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10 anni di STORIA dello spazio WOW FUMETTO

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Spazio Wow
Credit: blog.urbanfile.org - Spazio Wow

Lo spazio Wow Fumetto quest’anno compie 10 anni ma rischia di chiudere: qual è la sua storia e perché è un luogo unico?

10 anni di STORIA dello spazio WOW FUMETTO

C’è stato un tempo in cui le fabbriche erano costruite all’interno dei centri abitati. Al tempo non si aveva la percezione che i fumi che fuoriuscivano dalle ciminiere potessero far male, potessero nuocere alle persone e all’ambiente circostante. Non erano viste come luoghi inquinanti ma posti che generavano lavoro e davano benessere alle famiglie. Anche a Milano c’erano le fabbriche e tra queste una delle più importanti è sicuramente la Motta che aveva uno dei suoi stabilimenti in Viale Campania. Quando gli stabilimenti furono spostati fuori dalla città, anche questo subì la stessa fine e col tempo divenne un luogo abbandonato e fatiscente, fin quando nell’aprile 2011, complice una rivalutazione della zona, la costruzione di un complesso residenziale, di un parco, di un locale, fu aperto anche lo spazio Wow Fumetto che quest’anno compie dieci anni.

# C’era una volta la Motta…

credit: passipermilano.com

Angelo Motta è sicuramente una delle personalità di cui noi milanesi dovremmo andare fieri. Nato a Gessate, si trasferisce molto presto a Milano per imparare l’arte pasticcera, la sua passione e l’impegno lo portano in breve tempo ad aprire il primo forno e a inventare il panettone che è diventato un dolce tipico della tradizione natalizia e amato in particolar modo a Milano. I successi lo portano a mettere su un piccolo impero della pasticceria e quando apre uno stabilimento, il suo cognome diventa un marchio e una società per azioni.

Nei pressi di viale Corsica e vicino a uno dei licei storici di Milano (Donatelli) sorgeva lo stabilimento della Motta. Un imponente fabbrica da cui uscivano panettoni, merendine e gelati che però il passare degli anni e la necessità di spostare le fabbriche fuori dai centri abitati, lo fa diventare un luogo abbandonato.

# Dall’arte pasticcera a quella del fumetto

La sede del museo Wow
Credit: museowow.it – Ph: urbanfile.org – La sede del museo Wow

Dobbiamo aspettare qualche anno quando il comune rimette mano sulla zona e inizia a costruire un imponente complesso residenziale, un giardino che ospita una pista da skate, un locale (Boom Cafè) e dove all’ingresso svetta una scultura in pietra che raffigura il biscione meneghino. È proprio in questo punto che viene aperto un museo unico nel suo genere: lo spazio Wow Fumetto che ad aprile di quest’anno, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, compie dieci anni di attività. Il museo Wow Fumetto è uno spazio unico nel suo genere a Milano, un luogo che nasce con la chiara intenzione di fare cultura e di dare spessore a un genere lontano dalla letteratura classica, ma non per questo meno importante. 

# Lo spazio Wow Fumetto: uno spazio unico che andrebbe preservato

La sua mission è ripresa da analoghi luoghi che troviamo in giro per l’Europa, un luogo dove troviamo personaggi, storie, cimeli che hanno fatto la storia del fumetto, senza fare alcuna distinzione tra i personaggi più o meno amati e più o meno conosciuti. Un luogo ricco che vanta un patrimonio di 800.000 pezzi come giornali, riviste e materiale recuperato in giro per il mondo e portato nella nostra città a uso e consumo dei cittadini.

Oltre ad offrire spazi espositivi, dove si sono viste mostre dedicate al Lego, Diabolik, Tex Willer e altri, lo spazio offre la possibilità gratuita di consultare libri e riviste nella sua personale biblioteca dove troviamo 9000 pezzi. 

Attualmente, DPCM a parte, è in corso la mostra dal titolo “Amazing” dedicata ai personaggi della Marvel. Un progetto ambizioso che prende ispirazione dall’alta considerazione che hanno questi supereroi e dal successo che hanno avuto esposizioni simili soprattutto negli Stati Uniti. Infine dalle ultime informazioni, pare che si stesse progettando una mostra sui trent’anni di Crepax, ma purtroppo come sappiamo, per ora ci è impossibile sapere con certezza quando e se apriranno gli spazi espositivi.

Purtroppo non è solo questo il problema che sta affrontando lo spazio Wow, perdite economiche a parte, la Fondazione che si occupa del museo deve affrontare l’incertezza del rinnovo del contratto di locazione. Quando fu aperto il museo, ci si era accordati per dieci anni e poi furono aggiunti altri cinque, detto così si potrebbe pensare che ne abbiamo ancora di tempo, ma in realtà la vera paura è che al museo non venga riconosciuta la sua vera importanza e che per motivi politici si trovi costretto a chiudere i battenti per mancanza di aiuti regionali e statali.

Mi trovo spesso a passare vicino allo spazio Wow Fumetto e ricordo sempre con piacere le mostre che ho visto e l’emozione provata nel vedere oggetti e immagini che mi riportano direttamente alla mia infanzia. Io mi auguro che questa crisi sanitaria possa finire quanto prima, mi auguro di ritornare alla vita che c’era prima e che si possa tornare a vedere le bellissime iniziative di questo spazio che non merita assolutamente di vedere vanificati gli sforzi fatti per mantenere vivo l’importanza del fumetto.

Leggi anche: 7 FUMETTISTI milanesi che hanno creato PERSONAGGI noti in tutto il MONDO

MICHELE LAROTONDA

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L’APPARTAMENTO più COSTOSO di Milano è stato venduto. Chi l’ha comprato?

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credits: puccina23 IG - Attico San Babila

Dopo quindici anni, l’appartamento più costoso di Milano, all’angolo tra San Babila, corso Vittorio Emanuele e corso Europa, non è più sul mercato. Il super attico, che è stato per anni dimora di Maurizio Gucci e di sua moglie Patrizia Reggiani prima di trasferirsi nella casa di via Palestro, dove poi è avvenuto il suo omicidio, è stato comprato. Chi è il ricco acquirente? E come mai ci sono voluti quindici anni per vendere il lussuosissimo appartamento?

L’APPARTAMENTO più COSTOSO di Milano è stato venduto! Chi l’ha comprato?

# Un appartamento così lussuoso da fare invidia alle ville californiane

credits: corriere.it

1.770 mq, tre piani, attico con vita sull’intera città, terrazzo e piscina. Non è il set di un film hollywoodiano, ma l’appartamento più caro di Milano, il cui costo supera, secondo alcune valutazioni, i 20 milioni di euro.

La mega residenza si trova all’angolo tra corso Vittorio Emanuele, piazza San Babila e corso Europa. Si estende su tre piani: uno reso unico da ben 37 finestre che offrono una spettacolare vista su tutta la città, l’altro provvisto di un immenso terrazzo e infine l’ultimo, con un tetto di 800mq che ospita un giardino, una piscina, una cucina e un bar.

# Il nuovo proprietario del super appartamento

credits: gabbsullespine Ig

Dopo quindici anni e a poche settimane dalla decisione del giudice di mettere l’appartamento all’asta, si è fatto avanti un compratore. Il magnante in questione è Rishal Shah, fondatore e proprietario della società Jekson Vision, una multinazionale specializzata nel controllo e nella tracciabilità dei farmaci.

L’avvocato Giuseppe La Scala che, insieme alle colleghe Nadia Rolandi e Valeria Bano, ha seguito la vicenda giudiziaria dell’immobile, ha dichiarato che l’acquirente si è presentato senza l’intermediazione di un agente immobiliare. Sembra che l’imprenditore sia venuto a conoscenza della casa grazie alla sua rete di amicizie ed ha così fatto un’offerta per comprare lo sfarzoso appartamento, la cifra rimane segreta. Voci ufficiose sembrano inoltre sostenere che Shah abbia intenzione di aprire una sede della sua azienda proprio in Lombardia.

# Le grane giuridiche e il prezzo esorbitante avevano lasciato la casa sul mercato per anni

credits: corriere.it

Ma perché ci sono voluti così tanti anni perché un compratore si facesse avanti?

Sicuramente il costo esorbitante dell’appartamento non ha aiutato nella sua vendita, ma oltre al prezzo bisogna considerare una serie di grane legali che hanno accompagnato la casa per diversi anni. Circa quindici anni fa un imprenditore edile piemontese ristrutturò l’intera unità immobiliare, ma presto gli appartamenti furono pignorati per il mancato pagamento del mutuo e delle spese condominiali.

Continua a leggere: I 5 APPARTAMENTI più COSTOSI in VENDITA a Milano 

CHIARA BARONE

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La STRADA ARCOBALENO che sfida VIA LINCOLN: qual è la più colorata?

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Credits: www.paesionline.it

Non solo a Londra, a Burano o nei borghi liguri: le vie arcobaleno sono più numerose di quello che si può pensare. Si tratta di piccoli angoli di città sempre più prese dalla frenesia quotidiana, ma grazie ai quali si può respirare un’aria diversa, vivace e colorata.

Ed esistono due vie arcobaleno in città in cui nessuno si aspetterebbe di trovarle. Quale vince la sfida?

La STRADA ARCOBALENO che sfida VIA LINCOLN: qual è la più colorata?

# I colori delle città

Credits: www.paesionline.it

Vivere a colori non è un’esclusiva della londinese Portobello road o dell’isola veneziana Burano o dei vivaci borghi liguri.

Non se lo aspetterebbe nessuno, ma nel pieno centro di Milano c’è un “quartiere arcobaleno”. Stiamo parlando della coloratissima via Lincoln, vicino a Piazza 5 Giornate. Un vero e proprio angolo fiabesco fuori dal tempo in cui si susseguono villette colorate e una flora che fanno dimenticare di trovarsi nel frenetico centro meneghino.

Ma, le vie arcobaleno non finiscono qui. Anche nel cuore di Parigi c’è una strada che ricorda una galleria d’arte a cielo aperto, una degna concorrente del “quartiere arcobaleno” milanese.

# Via Lincoln rappresenta il progetto romantico di “quartiere giardino”

Credits: @solynou IG

Via Lincoln è senza dubbio la strada più colorata di Milano.

La storia del quartiere arcobaleno milanese inizia nel 1889 quando un gruppo di amici dà vita al progetto del “quartiere giardino”, un quartiere operaio in cui gli abitanti potessero vivere in piccole villette a prezzi accessibili. E, nel corso degli anni, gli stessi cittadini hanno iniziato a dipingere la facciata della propria casetta con un colore più brillante e vivace.

Oggi, via Lincoln rappresenta proprio questo progetto romantico: infatti, rimane “un’isola felice”, tranquilla, in mezzo alla frenesia di Milano centro. Un angolo che sorprende grazie alla sua armonia e ai suoi colori insoliti. Un luogo che, molto rapidamente, è stato in grado di attirare l’attenzione dei visitatori, diventando una vera e propria attrazione turistica.

# La via arcobaleno di Parigi: un’esplosione di colori in stile francese

Credits: @paris.explore IG

Realizzata nel 1857, Rue Crémieux è la strada parigina più variopinta.

Il suo lato eccentrico si sposa alla perfezione con il bon ton francese: ciò che si può osservare è un susseguirsi di case a due piani variopinte, tutte diverse le une dalle altre. Colori che non hanno nulla a che vedere con la moderna street art: si tratta di un’urbanistica molto elegante e multi-tono.

Sicuramente, è un luogo diverso rispetto alle altre mete parigine: non è mai stato una vera e propria attrazione turistica, rimanendo una meta per pochi intenditori che desiderano scoprire un lato diverso di Parigi, quello più pittoresco, meno caotico.

Ma questo fino all’avvento di Instagram. Infatti, grazie ai suoi colori accesi e alla sua atmosfera unica, questa via residenziale chiusa al traffico non poteva non diventare popolare sui social e richiamare a sé migliaia di aspiranti blogger.

# La gara delle vie arcobaleno: chi vince la sfida?

Credits: www.viaggiatorineltempo.com

Via Lincoln, a poca distanza da palazzi e grattacieli, offre una visione unica di Milano, tra aiuole profumate, alberi da frutto e meravigliosi roseti. Il panorama che offre fa dimenticare per qualche minuto dove ci si trova: le sue villette colorate e la fiorente vegetazione stupiscono chiunque. Questa via è un vero inno alla natura, alla poesia e al colore e, nonostante sia sempre più “presa d’assalto” da fotografi amatoriali, rimane un’oasi quasi segreta dove si possono respirare antichi profumi e ammirare una pagina di storia milanese.

Rue Crémieux è diventata famosa per la sua bellezza, per il suo essere una galleria d’arte a cielo aperto, per i colori pastello che la contraddistinguono. Una via lunga appena 145 metri con 35 case in stile parigino, simili alle tele di un pittore e circondate da una vegetazione che non capita di poter osservare in tutta Parigi.

Chi è il vincitore?

Fonte: www.paesionline.it, www.viaggiatorineltempo.com

Continua la lettura con: LOMBARD STREET: la VIA a forma di SERPENTE più famosa del mondo

ALESSIA LONATI

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Le otto città del MONDO che ti PAGANO per andarci a VIVERE

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Credits: lucafrankde IG - Niagara Falls

Siete stanchi di dover lavorare per vivere? Ecco 8 posti dove siete pagati per andare ad abitarci.

Le otto CITTÀ del MONDO che ti PAGANO per andarci a VIVERE

#1 Nella provincia canadese del Saskatchewan si ricevono 13.000 euro per viverci e lavorarci almeno 7 anni

Credits: churchmypassion IG – Saskatchewan

L’incantevole provincia di Saskatchewan, in Canada, che offre fino a 13.000 euro a tutti quelli che scelgono di abitare e lavorare lì per almeno 7 anni. Il clima non è certo dei migliori con inverni freddi, estati calde e secche e l’escursione termica che può facilmente raggiungere i 65 °C, ma forse si può soprassedere.

 

#2 La piccola comunità di Camdem, in Canada, offre fino a 2,8 ettari per chi crea almeno 24 posti di lavoro

Camdem, Nuova Scozia

La comunità di Camden, sempre in Canada, ha dedicato molta attenzione agli imprenditori e ai datori di lavoro. Infatti per chi si impegna a creare almeno 24 posti di lavoro l’amministrazione offre fino a 2,8 ettari di terreno per far partire la propria attività.

 

#3 In Alaska offrono 2.250 euro mensili per viverci almeno 180 giorni all’anno

Credits: 49thandwander – Alaska

Il governo dello Stato dell’Alaska ha dato il via a una politica per incentivare l’immigrazione perché a causa delle temperature rigide e le dure condizioni climatiche sempre meno persone decidano di viverci. L’offerta del piano prevede 2.250 Euro al mese per tutti quelli che si impegnino a vivere lì più di sei mesi e non abbiano precedenti penali.

#4 La città delle cascate del Niagara paga fino a 6.000 euro i laureati a condizione che rimangano a lavorare in zona

Credits: lucafrankde
IG – Niagara Falls

La città Niagara Falls, celebre per le sue cascate, offre sino a 6.000 euro ai laureati che decidano di vivere lì per almeno due anni tramite il programma Housing Incentive. L’unica condizione è che gli studenti rimangano a lavorare per un’azienda del luogo.

 

#5 Il comune di Detroit offre 18.000 euro a chiunque decida di vivere e lavorare in città, per ripopolarla e risollevare l’economia locale 

Credits: markthehall IG – Detroit

A causa della gigantesca crisi economica dei decenni scorsi, l’ex capitale dell’auto Detroit si è ritrovata in stato di semi abbandono. La scelta del governo federale è stata quella di offrire fino a 18.000 euro a tutti coloro che si trasferiscono nella città e iniziano a lavorare lì. L’obiettivo è quello di stimolare l’economia e aumentare la popolazione.

 

#6 Lo Stato del Kansas offre terreni a chi decide di andar a viverci, per ripopolare le città

Credits bt.warren IG – Kansas City

Lo Stato del Kansas ha iniziato a offrire terreni a tutti quelli che decidano di vivere lì per un determinato periodo, per far fronte al drastico calo degli abitanti degli ultimi anni.

 

#7 A Utrecht si riceve un compenso di 900 euro mensili per far parte di una ricerca sociale

Credits: sofiasousasilva – Utrecht

La città olandese di Utrecht ha iniziato a fare ricerche sul comportamento dei suoi abitanti corrispondendo loro uno stipendio di 900 euro mensili. Lo scopo di questa iniziativa è scoprire quanto i cittadini del posto siano disposti a spendere nel contesto locale.

 

#8 A Tristan da Cunha in Sudafrica, uno degli insediamenti umani più remoti al mondo, il governo propone offerte di lavoro con grossi incentivi

Credits: latestnews.plus IG – Tristan da Cunha

Tristan da Cunha è una minuscola isola del Sudafrica, uno degli insediamenti umani più remoti al mondo raggiungibile in cinque/sei giorni di navigazione. Per aumentare la popolazione, vi risiedono 250 abitanti, e far crescere l’economia locale, il governo locale incentiva offerte di lavoro con grandi benefici per tutti coloro che decidano di trasferirsi nell’isola. Le attività maggiormente diffuse sono l’agricoltura e l’allevamento.

 

Fonte: Italiani Emigrati

Continua le lettura con: Uno dei BORGHI più BELLI d’ITALIA affitta le CASE a un PREZZO SIMBOLICO

FABIO MARCOMIN

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L’egoismo dell’altruista (e viceversa)

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Divieti o obblighi si giustificano sempre con l’altruismo.
Ogni regola la si impone sempre in nome di fini elevati, del bene comune, degli effetti sugli altri. Ma se invece fosse l’egoismo la principale motivazione alla base di ogni regola sociale e della relativa sua applicazione o messa in discussione?

Anzi, spesso in ogni decisione politica è impossibile distinguere l’altruismo dall’egoismo, dipende solo da come viene formulato l’assunto. L’altruismo e l’egoismo sono la stessa cosa vista da due punti diversi: lo stesso concetto visto da un lato sembra un fatto egoistico, dal lato opposto sembra altruistico.
Anche perché altruismo ed egoismo non sono degli assoluti.

Ad esempio, il seggiolino antiabbandono sulle macchine è altruistico perché consentirebbe di salvare delle vite umane oppure è egoistico perché impone a tutte le persone che non potrebbero mai abbandonare il loro figlio in auto un costo e una limitazione alla loro libertà e responsabilità di genitore?

Questa vale per ogni imposizione preventiva. Quanto è realmente altruistico in nome di una propria paura limitare la libertà di azione degli altri?

Continua la lettura con: la fiducia a senso unico

MILANO CITTA’ STATO

🔴 I GREEN PASS: la proposta della Commissione europea e i molti nodi da sciogliere

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credits: ildomaniditalia.eu

La Commissione Europea ha dato ieri il via libera alla proposta dei Green Pass, passaporti vaccinali che permetterebbe ai cittadini europei, in possesso di alcuni requisiti, di tornare a viaggiare liberamente. Molti Paesi si sono dimostrati favorevoli ed altri hanno già iniziato a rilasciare alla popolazione vaccinata un certificato che ne attesta la somministrazione. Ma sono anche molti i nodi ancora da sciogliere, l’iniziativa infatti potrebbe incontrare diversi ostacoli. Scopriamo quindi quali sono i pro e i contro dei passaporti vaccinali.

I GREEN PASS: la proposta della Commissione europea e i molti nodi da sciogliere

# Che cosa sono i passaporti vaccinali?

credits: italiaatavola.net

Per prima cosa, è bene chiarire che cosa si intende quando si parla di “passaporto vaccinale”, “Green Pass” o “Certificato verde digitale”. Si tratta di un documento sanitario, cartaceo o digitale, comune a tutti gli Stati Membri che servirà ad attestare tre diverse “certificazioni”: il certificato di avvenuta vaccinazione, il certificato di tampone effettuato e con esito negativo oppure un certificato medico di attestata guarigione da Covid-19 negli ultimi 180 giorni.  

Questo certificato potrebbe entrare in vigore quest’estate quando, secondo i piani UE, il 70% della popolazione adulta avrà ricevuto il vaccino, in modo da ripristinare viaggi e turismo in tempo per le vacanze estive.

La proposta però sta ancora prendendo forma e deve passare attraverso un processo di approvazione che coinvolgerà il Parlamento ed il Consiglio Europeo.

# Verso una mobilità internazionale più libera

credits: ildomaniditalia.eu

Il passaporto vaccinale europeo non nasce come documento obbligatorio ed il suo scopo non è quello di imporre il vaccino. Il suo obiettivo è quello di facilitare gli spostamenti internazionali ed esentare chi ne sarà in possesso dalle restrizioni che i singoli stati impongono ai viaggiatori, come per esempio quarantena e tamponi obbligatori. Questo significa che tutti coloro che, per qualsiasi motivo, non saranno in possesso del Green Pass, potranno comunque viaggiare, ma saranno costretti a rispettare le varie limitazioni.

Lo scopo è quindi quello di dare una spinta al turismo, settore tra i più colpiti dalla pandemia. Il passaporto vaccinale andrebbe soprattutto a beneficio di quei Paesi la cui economia si basa su turisti e viaggiatori, come Grecia, Spagna e Italia.

Il Green Pass sembra essere quindi l’unico strumento in grado di ripristinare la mobilità europea e di gestire in modo più semplice gli spostamenti internazionali. Per questo motivo molti Stati, come Grecia, Croazia, Danimarca si sono dimostrati favorevoli ed altri, come Islanda e Cipro, hanno già iniziato a distribuire ai propri cittadini i certificati.

# L’ostacolo sanitario: il vaccino non blocca totalmente il contagio

Non tutti però sembrano essere così favorevoli al Certificato verde e sono in realtà molti i nodi ancora da sciogliere.

Il primo ha base scientifica. Il passaporto vaccinale si basa sull’ipotesi che le persone vaccinate non siano più contagiose, anche se vengono a contatto con il Virus. Finora però non ci sono certezze su questa capacità dei vaccini che, anche se bloccano i sintomi della malattia, non ne impediscono completamente la trasmissione. La giustificazione scientifica alla base della proposta sembra quindi venir messa in discussione, tanto che il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie si è dichiarato contrario. La direttrice del Centro, Andrea Ammon, ha dichiarato: “Abbiamo indicazioni che se una persona vaccinata viene infettata dal Coronavirus è contagiosa a un livello inferiore, quindi c’è apparentemente una riduzione nella trasmissione, ma non sappiamo fino a che punto”.

# Gli ostacoli giuridici: la difficoltà di accesso ai vaccini e il trattamento dei dati personali

Ci sono però anche altri ostacoli, di tipo giuridico, sulla strada del passaporto vaccinale. Le disuguaglianze nelle campagne vaccinali e la difficoltà di accesso al vaccino possono creare un effetto escludente e di disuguaglianza tra i cittadini dell’Unione. In merito a questo alcune perplessità arrivano anche dall’Italia, Assoturismo Roma Confesercenti esprime infatti seri dubbi a fronte delle poche vaccinazione che vengono realmente effettuate. Il documento apparirebbe quindi discriminante per chi non ha ricevuto il vaccino, non può o non vuole farlo.

Altro tipo di rischio sarebbe poi quello legato alla privacy dei dati personali. Il Garante per la protezione dei dati personali ha dichiarato che le informazioni relative allo stato vaccinale sono particolarmente delicate e un loro trattamento non corretto potrebbe determinare conseguenze gravissime. I problemi di sicurezza e la possibile presenza di certificati falsi, come era successo nel caso dei tamponi molecolari, sono sicuramente alcuni elementi da non sottovalutare e che necessitano di una completa regolamentazione.

Insomma, la strada verso il passaporto vaccinale è ancora lunga, ma soprattutto ripida e ricca di ostacoli. Nelle prossime settimane vedremo se questa proposta passerà e diventerà ufficialmente attiva per la tanto attesa estate 2021.

Fonti:internazionale.it , money.it

Continua a leggere: La UE vuole il PASSAPORTO VACCINALE, il garante della privacy dice NO. E tu? (Vota il sondaggio) 

CHIARA BARONE

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Non è ancora partita che già si allunga: ALTRE 4 FERMATE per la M4?

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Credits: metro4milamno.it - Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale

Si attende l’inaugurazione della prima tratta della linea blu ad Aprile di quest’anno, con l’apertura integrale nel 2023, ma già si pensa alle future estensioni. Vediamo dove potrebbe spingersi la quinta linea milanese.

Non è ancora partita che già si allunga: ALTRE 4 FERMATE per la M4?

# Continua la progettazione di nuove fermate sulla linea M4

Credits: metro4milamno.it – Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale

I capolinea previsti per la nuova linea metropolitana, la blu, sono rispettivamente Linate a est con possibile prolungamento di due fermate fino a Segrate e San Cristoforo Fs a ovest. Di quest’ultimo sono tornati a discutere gli amministratori locali insieme all’assessore del comune di Milano, Marco Granelli, i tecnici di regione Lombardia, Città Metropolitana e Metropolitana Milanese. Il commento del Sindaco di Buccinasco Pruiti: “Il prolungamento della M4 nel Sud ovest milanese è una scelta strategica per lo sviluppo della mobilità sostenibile, oggi divenuto sempre più urgente e indispensabile. Con molta soddisfazione, riprendiamo con tutti gli enti il percorso per realizzare le fermate della metropolitana sul nostro territorio: noi sindaci siamo orientati verso le ipotesi che consentiranno di raggiungere Trezzano sul Naviglio, con la prima fermata nei pressi di Buccinasco”.

Leggi anche: M4: approvato l’hub al capolinea ovest. Quando verrà realizzato?

# Le 6 ipotesi al vaglio nello studio di fattibilità

Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

Lo studio di fattibilità realizzata da Metropolitana Milanese contiene sei diverse ipotesi di prolungamento a ovest della linea M4 tra cui gli enti coinvolti dovranno decidere. La prima ipotesi, quella più conservativa, prevede una stazione da realizzare in superficie dove è presente il deposito dei treni a Ronchetto sul Naviglio, nei pressi dei confini comunali di Buccinasco e Corsico. La seconda prevede due fermate a Buccinasco, le altre quattro farebbero estendere la linea fino a Trezzano sul Naviglio. La scelta dei sindaci è ricaduta su una delle ultime quattro opzioni, con una prima fermata proprio all’interno del Comune di Buccinasco e altre tre stazioni successive con capolinea a Trezzano sul Naviglio.

Il passo successivo sarà quello di finanziare il “progetto di fattibilità tecnico ed economica, essenziale per accedere ad eventuali bandi pubblici e ministeriali per la realizzazione dell’opera”, con spese ripartite tra i diversi enti. Conclude il Sindaco di Buccinasco Pruiti: “Fondamentale il ruolo di regione Lombardia e del ministero dei trasporti e delle infrastrutture per finanziare le opere, anche utilizzando i fondi europei del Recovery Fund, in modo da non vanificare gli sforzi dei comuni”.

Continua la lettura con: 🛑 La M5 va oltre SAN SIRO: pronto lo STUDIO di FATTIBILITÀ per l’estensione di 11 chilometri 

FABIO MARCOMIN

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🔴 COVID: i disastrosi RECORD della Lombardia. Prima al mondo per mortalità, seconda per letalità

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Fonte: worldometers.info/coronavirus e Regione Lombardia - Morti milioni abitanti 16 marzo 2021

Il virus si è diffuso in tutto il mondo però i risultati sono molto diversi da un Paese all’altro. Se la Lombardia fosse una nazione sarebbe prima per numero di morti in rapporto alla popolazione e avrebbe uno dei più alti tassi di letalità. E questo nonostante sia il luogo che ha applicato misure restrittive come lockdown o obbligo di mascherina per più tempo. Ecco i dati nel dettaglio.

🔴 COVID: i disastrosi RECORD della Lombardia. Prima al mondo per mortalità, seconda per letalità

# Il più alto tasso di mortalità al mondo: 2.920 decessi ogni milione di abitanti, il doppio rispetto a Spagna e Messico. L’Italia senza la Lombardia sarebbe 9 posizioni più in basso in classifica

Fonte: worldometers.info/coronavirus e Regione Lombardia – Morti milioni abitanti 16 marzo 2021

Il dato più impressionante di questa pandemia è il numero di morti rapportato alla popolazione: ogni milione di abitanti la Lombardia ha il record di 2.920 decessi, il doppio rispetto a Spagna e Messico, davanti persino ai piccoli Stati di Gibilterra e San Marino che però non raggiungono nemmeno i 34.000 abitanti e che non consentono un confronto reale. La prima Nazione con almeno un milione di abitanti dopo la nostra regione è quindi la Repubblica Ceca che, con una popolazione simile, registra 700 decessi in meno ogni milione di residenti, l’unica sopra la soglia di 2.000. Tutte le altre, partendo dal Belgio con 1.942 fino al Perù con 1.482 rimangono sotto tale limite. Emerge però un altro dato eclatante: se l’Italia presa nella sua interezza si posiziona all’undicesimo composto della classifica di morti ogni milione di abitante con 1.705, epurata dei dati della Lombardia scenderebbe di 9 posizioni fino alla ventesima con 1.463 decessi ogni milione di abitanti.

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# Come letalità (morti su persone contagiate) la Lombardia si posiziona seconda dietro il Messico per tasso di letalità. L’Italia è al settimo posto, senza i decessi lombardi sarebbe all’undicesimo

Tasso di letalità 16 marzo 2021

Prendendo le stesse Nazioni della precedente classifica emerge però un altro numero poco confortante. Con il 5,36% di tasso di letalità la Lombardia è seconda solo al Messico al 9%, mentre tutti gli altri Paesi esclusa la Bulgaria sono sotto il 4%. Anche in questo caso l’Italia presa per intera segna un tasso del 3,16%, al netto dei decessi lombardi passa dalla settima all’undicesima posizione con il 2,72%. Numeri che pongono un interrogativo sul servizio sanitario lombardo nella gestione di cure e ricoveri dei pazienti affetti da Covid, anche rispetto al resto del Paese.

# La Lombardia è stato il territorio con il lockdown più duro e l’utilizzo obbligatorio delle mascherine più duraturo e restrittivo del mondo

Credits: iene.ediaset.it – Mascherine in piazza duomo

I risultati ottenuti sollevano ancora più interrogativi anche perchè arrivano dopo la scelta di salvare le vite a ogni costo, adottando le strategie più restrittive per salvaguardare la salute. La Lombardia è infatti il territorio nel mondo che ha adottato per più tempo le misure di lockdown più dure e di obbligo di utilizzo della mascherina all’aperto. Nonostante questo non è riuscita a limitare il numero di decessi causati dal Covid-19 o forse, come alcuni studi sperimentali hanno dimostrato, le stesse misure restrittive potrebbe essere state deleterie per l’andamento della pandemia e aver portato a far diventare la nostra regione la peggiore al mondo come tasso di mortalità.

Leggi anche: OBBLIGO MASCHERINE ALL’APERTO: Regione Lombardia la prima a introdurlo e l’ultima a toglierlo. Ripercorriamo I FATTI SALIENTI

Continua la lettura con:  Nuovi studi: LOCKDOWN e MASCHERINE sono INUTILI?

FABIO MARCOMIN

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Il VULCANO più PICCOLO del mondo si trova in ROMAGNA

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Credits: @lemurinviaggio vulcano monte busca

In Romagna c’è il vulcano più piccolo del mondo, si tratta del Vulcano Monte Busca che, come suggerisce il nome, si trova sul monte omonimo alto 740m. Più precisamente il vulcano si trova nelle colline romagnole tra la val Tramazzo e la val Montone , nel comune di Tredozio. La località precisa in cui è collocato si chiama Inferno, nome più che azzeccato.

Il VULCANO più PICCOLO del mondo si trova in ROMAGNA

# Vulcano o no?

Credits: @deossibus
vulcano monte busca

Non è difficile trovare il Vulcano Monte Busca perché, anche se la zona è priva di cartellonistica segnaletica, è localizzato su google maps. Si trova in un grande campo vicino a un casolare e si presenta come un ammasso di pietre da cui fuoriescono delle fiamme. Talmente è piccolo che sembra come se qualcuno avesse acceso un falò e fosse pronto a riunirsi intorno per cantare una canzone. In realtà, il Vulcano Monte Busca è una fonte di metano perpetua, che fuoriesce dal suolo, e che viene tenuta accesa per evitare spargimenti di gas. Sembrerebbe quindi non essere propriamente un vulcano, anche perché questo non sempre si incendia autonomamente. Ad esempio, quando capitano forti piogge, sono i locali a riaccendere la fiamma spenta dall’acqua, sempre per lo stesso motivo di evitare fuoriuscite di gas dannoso.

# La storia del Vulcano

Credits: @lemurinviaggio
vulcano monte busca

“Poscia da Portico un miglio discosto vedesi un luogo da gli habitatori del paese dimandato Inferno, ov‘è la terra negra et ponderosa, nella quale vi è un buco largo da piedi 4 ov’esce una fiamma di fuoco” è così che Leandro Alberti descrive il Vulcano Monte Busca nel 1588; e questo significa che la storia di questa fuoriuscita di metano è ben più lunga.

Nel 1939 si cercò anche di sfruttare la risorsa di metano, lo stesso Mussolini partecipò all’inaugurazione della Società Idrocarburi Metano che utilizzava “il vulcano” come fonte. Il giacimento cadde quasi subito in disuso, ma il Vulcano Monte Busca fu di grande aiuto agli abitanti del paese durante la seconda guerra mondiale, che lo usarono come fuoco per cucinare e per segnalare la propria presenza.

Continua la lettura con: EMILIA ROMAGNA: PRIMA in Italia per numero di PISTE CICLABILI

BEATRICE BARAZZETTI

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Un angolo di AMAZZONIA a Milano con il MIGLIO DELLE FARFALLE

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credit: Facebook @Bonvini 1909

A Milano arriva l’Amazzonia grazie al progetto “Il miglio delle farfalle”. Ma di cosa si tratta e dove verrà realizzato?

Un angolo di AMAZZONIA a Milano con il MIGLIO DELLE FARFALLE

Abbiamo già visto come sarebbero le grandi città mondiali se il lockdown durasse anni e la natura si riprendesse gli spazi, ma come sarebbe Milano ci fosse un piccolo angolo di Amazzonia? Il progetto “Miglio delle farfalle” intende rendere realtà questa apparente utopia, in cui uno dei corsi principali della città si arricchirebbe di piante e diverse specie di farfalle… insomma, un paradiso di biodiversità.

# Corso Lodi diventerà la piccola Amazzonia milanese

credit: Facebook @Bonvini 1909

Non fatevi ingannare dal vostro raziocinio, una piccola Amazzonia a Milano è possibile. Sotto al coordinamento di Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà e con il supporto della social street di Piazza San Luigi e dintorni, della casa editrice Topipittori e de Lacittàintorno, il progetto “Il miglio delle farfalle” trasformerà Corso Lodi, nello specifico il tratto tra via Tagliamento e Corvetto, in un viale costeggiato da una molteplicità di piante che attireranno una vastissima varietà di farfalle.

# Un colorato e poetico viale nel cuore della città

Il corso, che è una arterie cittadine più importanti e che collega efficientemente la periferia sud-est al centro città. Trafficatissimo e piuttosto grigio, il viale acquisterebbe un nuovo volto: più verde, più poetico e soprattutto più bello. Immaginate di camminare per un vialone costeggiato da piante e coloratissime farfalle, il tutto non in campagna o in una foresta ma nel pieno cuore pulsante della città.

# A Milano torna un po’ di campagna, ma il progetto ha bisogno dell’aiuto di molti

credit: ohga.it

“Là dove c’era l’erba ora c’è una città. E quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà?”: questa è la descrizione che Celentano fa dell’urbanizzazione milanese ne “Il ragazzo della via Gluck”. Oggi Corso Lodi continua ad essere un collegamento importante tra la campagna e la vitale città, eppure della campagna ha perso ogni elemento. “Il Miglio delle farfalle” intende riportare un po’ di campagna in città, creando un paradiso per la biodiversità e per gli occhi dei fortunati passanti. La bellezza della campagna torna in città e infatti tra i promotori del progetto spicca Bonvini 1909, un’attività che continua a proporre cartoleria e tipografia d’altri tempi.

Ma il progetto ha bisogno dell’aiuto di molti per essere realizzato; se si vuole partecipare alle prossime attività basta scrivere all’indirizzo lombardia@labsus.net, oppure semplicemente far circolare la colorata idea.

Dillo a tutti: a Milano sta arrivando l’Amazzonia.

Fonte: Bonvini 1909

Leggi anche: La rivoluzione di NoLo: da quartiere popolare a distretto dei creativi

ROSITA GIULIANO

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Roma d’oro: un GIOIELLIERE salverà uno dei TESORI della città

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Al via dal 1′ Marzo i lavori di riqualificazione dell’area sacra di Largo di Torre Argentina a Roma. Un progetto da 1 milione di euro offerto al Comune di Roma da Bulgari.

L’area Sacra di Torre Argentina

Cosa hanno in comune un grande brand della gioielleria e Largo di Torre Argentina? L’amore per le gemme. Ancora di più se sono di rara bellezza. Così Bulgari ha scelto di investire circa un milione di euro per la riqualificazione di un gioiello di Roma e grazie a questo atto di mecenatismo culturale l’AREA SACRA DI TORRE ARGENTINA sarà accessibile e visitabile per la prima volta in modo sistematico da romani e turisti.

Roma d’oro: un GIOIELLIERE salverà uno dei TESORI della città

Uno dei templi di Torre Argentina

Si tratta di uno di quei luoghi che basterebbe a un’altra città per farne una meta turistica. In quello che è stato giustamente chiamato un Largo, vi si trovano splendori più o meno nascosti e più o meno conosciuti che, a breve, troveranno una loro giusta valorizzazione. Parliamo di un’area che è il più esteso complesso di epoca repubblicana, ospita quattro templi romani, che vanno dal IV al II secolo a.C. e custodisce il basamento di tufo della Curia di Pompeo, una grande sala di oltre 400 mq. dove il Senato si riuniva e presso la quale avvenne l’assassinio di Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C., le famose “Idi di marzo”, come narrato da Cicerone.

Un gatto e sullo sfondo il Teatro Argentina

Il progetto, lanciato esattamente due anni fa, nel febbraio 2019, ha dato il via ai lavori all’inizio di Marzo di quest’anno. Saranno 365 i giorni di cantiere e poi Roma avrà restituita un’area archeologica inserita in un contesto di rara bellezza. Un ascensore porterà il pubblico a livello del sito, dove sarà allestito un percorso di visita appropriato, con passerelle per il pubblico, un’area museale e tutti i servizi necessari.

Ad affacciarsi sull’area sacra restano uno dei teatri più antichi della capitale, il settecentesco Teatro Argentina con la sua lucente facciata bianca, lo skyline degli antichi palazzi del Ghetto ebraico di Roma che risalgono al 1550, un altro dei tesori nascosti della Capitale, un piccolo quartiere ricco di testimonianze archeologiche e culturali, oltre che religiose.

Infine per gli amanti della lettura, in Largo Argentina troveranno la libreria Feltrinelli più fornita della capitale dove perdersi alla ricerca del libro perfetto, da leggere nel giorno perfetto, quello in cui avranno visitato Largo di Torre Argentina, una piccola ma grade gemma nascosta della capitale.

FRANCESCA SPINOLA

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MONTAGNATERAPIA: la medicina naturale per il corpo e per la mente

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MONTAGNATERAPIA: la medicina naturale per il corpo e per la mente

Oggi parlerò di montagna. Non mi dilungherò più di tanto nel ricordare i benefici che la montagna ci regala ogni volta che andiamo a trovarla. Li ripassiamo  brevemente insieme:  giovamento alla salute fisica e allo stile di vita. Non sarà mio compito ricordarvi che la montagna è un antidepressivo, abbassa l’ormone dello stress, aiuta a confrontarsi con i propri limiti, migliora autostima e fiducia in sé stessi. Ah, non vi voglio neanche ricordare che è un’arma molto potente nella lotta contro i pregiudizi.

Parlerò invece di inclusione. Perché è vero che la montagna richiede preparazione fisica, impegno, fatica. Come premio dà soddisfazione, aiuta a tenersi in forma, fa dimagrire, permette di godere di panorami mozzafiato ed è per lo più anche molto economica. Ma è interessante sapere che essa è riconosciuta come una medicina completamente naturale per tutti. Nel 2018, in Scozia, alcuni medici hanno prescritto “dosi di natura” ai loro assistiti, a conferma dell’evidenza scientifica di questa buona pratica.

Il Triveneto vanta da decenni esempi di collaborazione di volontari e di guide alpine con le più importanti associazioni a tutela delle persone diversamente abili. Questo, al fine di promuovere la montagnaterapia. Andiamo a vedere cos’è e chi sono queste associazioni.

# Il concetto di Montagnaterapia

Secondo una definizione comunemente condivisa, la montagnaterapia è un approccio a carattere terapeutico-riabilitativo e/o socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura ed alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche, psichiatriche, fisiche, emotive e cognitive. Ha l’obiettivo di migliorare la salute globale della persona affetta da questo tipo di patologie.

# Gli ambiti di azione della montagnaterapia

Sono quattro, per cui, gli ambiti della Montagnaterapia: salute mentale, dipendenze, disabilità psico-fisica e malattia oncologica. Per tutti è possibile svolgere varie attività: escursioni, trekking, arrampicata, speleologia e sport invernali.

Il termine “Montagnaterapia” è stato coniato ufficialmente nel 1999. Dopo i primi convegni tematici e la specializzazione di alcune associazioni, si deve al Convegno del Passo Pordoi nel 2007 l’inizio di un processo di “messa in rete” e di condivisione di realtà già attive in diverse zone del territorio nazionale. Ciò anche grazie allo sviluppo di internet.

# Passione per la montagna e aspetto sociale

Parla di questo un Accompagnatore Trentino di Media Montagna, Luca Stefenelli. Fondatore assieme al collega Gabriele di “Montanamente”, portale dedicato interamente alla montagna, Luca racconta dal sito: “Sono una guida escursionistica e credo nella Montagnaterapia. Camminare in un bosco abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Fa bene a tutti e in particolare alle persone con disabilità. Ho lavorato con rifugiati e richiedenti asilo, poi ho scelto la montagna per contribuire quotidianamente al benessere dei gruppi che accompagno”.

Il piacere di camminare insieme | Montanamente
Credits: @montanamente.com

Luca, infatti, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche – specializzazione in Diritti Umani – e aver svolto alcune esperienze lavorative inerenti alla laurea, decide di intrecciare due mondi che lo appassionano per cui si è formato. Per cui affianca all’accompagnatore del territorio di media montagna, l’aspetto sociale, ambito disabilità.

Collabora con diversi associazioni/enti che si occupano di disabilità come AnffasAbC Irifor (a sostegno di persone con difficoltà visive ed auditive), AIPD (a sostegno di persone affette dalla sindrome di Down), Open Alps (montagna accessibile). “Infatti anche il turista con disabilità ha bisogno di accedere alla montagna, non solo il residente” sottolinea Luca. “La montagna deve essere un luogo che favorisce il benessere e la crescita personale delle persone, anche le più vulnerabili”, continua.

Tra gli itinerari che ci propone, spicca il famoso vecchio sentiero della Grande Guerra che dal rifugio Lagazuoi (Cortina d’Ampezzo, Belluno) raggiunge la vetta a quota 2778 metri. E’ un percorso sterrato con caratteristiche che lo rendono idoneo a persone con mobilità ridotta o con carrozzina.

Credits: dolomiti.org – Il Rifugio Lagazuoi

# Sportabili – Predazzo: “Se posso fare questo, posso fare tutto”

A Predazzo, nella bellissima Val di Fiemme, troviamo invece l’Associazione Sportabili.

Nata nel 1997, prende vita grazie a un gruppo di volontari. Le attività dell’associazione si rivolgono in particolare ai bambini, ma anche ad adulti e anziani, con disabilità fisiche (amputati, para e tetraplegici, poliomielitici, ecc.), sensoriali (non-vedenti, sub-vedenti, non udenti, ecc.) ed intellettive (persone Down, ecc.) con interesse per le attività sportive e ricreative.  La Filosofia dell’Associazione si può raccogliere nella frase:

“Se posso fare questo posso fare tutto”

che implica l’importanza della pratica sportiva come trampolino di lancio per l’inserimento della persona con disabilità nella società che la circonda.

Sportabili
Credits: @sportabili.org

# Brainpower

Brainpower è un’associazione sportiva dilettantistica non a scopo di lucro, nata invece nel 2003 ad Alleghe, nel bellunese.

Credits: @Brainpowers.org

Avvalendosi di un sistema di insegnamento studiato e consolidato negli anni, messo in pratica da professionisti specializzati in apposite strutture dedicate, Brainpower, in collaborazione con alcune scuole di sci, ha creato il primo Ski Center per disabili del Veneto. Opera nei comprensori sciistici Ski Civetta (BL), Cortina d’Ampezzo (BL), San Vito di Cadore (BL) e, per lo sci di fondo, Enego (VI).

# Esperienza diretta: parla Pietro Martire

Di montagnaterapia parlo direttamente con uno dei miei più grandi amici, Pietro Martire. Pietro, classe 1979, si è infortunato giocando a calcio nel 2004 e da quel momento la sua vita è cambiata. Sotto tanti aspetti, è cambiata in meglio, perché la reazione che ha avuto al “colpo basso” che ha ricevuto, ha fatto emergere la sua volontà nel cercare il meglio dalla vita, in ogni momento. Gli ho chiesto la sua esperienza con la montagna dopo l’infortunio.

Pietro prima dell’infortunio, con il fedele amico Carlo
Pietro in pista oggi, con l’amico Carlo

“Quando gli amici mi hanno chiesto di andare in montagna dopo il rientro dalla riabilitazione, non me la sentivo. Hanno insistito, e mi hanno garantito che avevano trovato qualcosa per me. Mi hanno portato a Predazzo, presso l’associazione Sportabili. Mi hanno legato a una canoa, e ho fatto rafting” Da quel momento, Pietro è tornato ad amare la montagna più quanto non la amasse prima.

“Dopo il rafting, ho potuto fare un giro con una carrozzina 4×4 per raggiungere Baita Segantini. L’inverno successivo ho cominciato a sciare con il mio amico Carlo Zabeo, sulle piste di Alleghe. Questo è successo grazie a BrainPower, che mi ha dotato di uno slittino DualSki“.

Credits: @martire79 (IG) – Pietro ieri, con lo snowboard
Credits: @martire79 (IG) – Pietro oggi, con il Dualski
Pietro raggiunge Baita Segantini, lo “sfondo di Windows 7”

Pietro adora andare in montagna: “ormai, con la consapevolezza di riuscire ad andare senza problemi in montagna, sono tornato a godermi certi luoghi, certi panorami, che sinceramente pensavo di aver perso”. Sottolinea che “ormai tante baite sono state rese accessibili. Negli ultimi anni ho come l’impressione che siano stati fatti  più lavori di adeguamento in alta montagna che in città”.

# Dolomiti e montagnaterapia

Le possibilità sono varie e le associazioni investono, per quanto permesso, in strumenti innovativi che aumentano di anno in anno la gamma di prodotti al servizio dei clienti. Da canto loro, le guide alpine, studiano e perfezionano gli itinerari per permettere sempre a più persone il loro percorso.

Oggi le Dolomiti contano ben 23 percorsi aperti a tutti, che vanno dalla forcella di Lavaredo alla Baita Segantini (lo sfondo di Windows 7), passando per il rifugio Padova e il lago di Carezza. L’obiettivo del progetto, sviluppato in collaborazione con gli enti e le associazioni del territorio e grazie al finanziamento erogato dal Ministero dei beni culturali, è infatti quello di garantire il diritto universale di godere di una bellezza anch’essa universale come le Dolomiti. Tutti i percorsi sono stati mappati e descritti e si trovano sul sito Visit Dolomites.

Credits: @dolomitidasogno – Baita Segantini

Credits: montanamente.com, lavocedeltrentino.it

Continua la lettura con: FUGGIRE in MONTAGNA? Il RIFUGIO più ANTICO delle DOLOMITI è in cerca di un gestore

LUCIO BARDELLE

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La fiducia a senso unico

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corea del nord. Credits: http://www.asianews.it/

Lo Stato chiede fiducia ai cittadini, ma non ha fiducia nei cittadini.
Chi esercita un potere può ottenere fiducia in due modi. Il primo è dimostrare di avere la capacità di fare le cose. Andiamo da un medico e abbiamo fiducia in lui perché ha dimostrato di curare le persone.
Il secondo modo invece è quello di chi non ha capacità e cerca la fiducia attraverso la denigrazione degli altri. Una fiducia che si alimenta nella sfiducia: tanto più le persone pensano che le altre persone sono disoneste, stupide o ignoranti, tanto più sono disposte ad affidarsi in modo cieco a un’autorità superiore, anche se questa autorità non ha mostrato risultati degni di fiducia.

Un esempio è l’emergenza che stiamo vivendo. Dopo un anno la strategia fondamentale per contrastare il virus da parte dello Stato è sempre la stessa: agire sui cittadini limitando la loro libertà di azione. Più incerti invece sono i risultati ottenuti quando lo Stato ha dovuto dimostrare una sua capacità di fare le cose, come potenziare ospedali e terapie intensive, intervenire sui trasporti, riorganizzare le scuole, assistere i contagiati o sviluppare e diffondere metodi di cura efficaci sugli ammalati. 

Lo Stato non ha fatto niente per meritare la fiducia nei cittadini. Di contro ha mostrato di ricercare la fiducia alimentando il disprezzo dei cittadini verso altri cittadini, colpevoli di non rispettare le norme imposte. Divide et impera: dividi i cittadini per poterli governare meglio. 

Per rinstaurare un rapporto sano di fiducia e forgiare una società più evoluta bisogna che nasca un sentimento reciproco tra l’autorità e il cittadino. Dove il cittadino deve essere degno di fiducia fino a prova contraria, mentre chi ha potere la fiducia la deve conquistare sulla base del merito dimostrato.
Questo distingue la fiducia dalla fede.

Continua la lettura con: il crollo della società del terrore

MILANO CITTA’ STATO 

LONDRA come MILANO: avrà una MONTAGNETTA artificiale. E se Milano raddoppiasse, dove potrebbe fare un altro MONTE STELLA?

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Credits: pinterest

L’obiettivo del progetto è rinnovare un luogo iconico e riconoscibile di Londra da sempre, attraverso nuovi e inediti impulsi. Ecco come sarà e dove si potrebbe costruire a Milano.

LONDRA come MILANO: avrà una MONTAGNETTA artificiale. E se Milano raddoppiasse, dove potrebbe fare un altro MONTE STELLA?

# Marble Arch Hill vuole riportare i cittadini di Londra a vivere il centro svuotato dalla pandemia

Credits: pinterest

Marble Arch Hill, questo il nome della collina artificiale, sarà caratterizzato da un paesaggio naturale con erba e alberi. La struttura sarà infatti ricoperta da diversi strati di terreno indispensabili per la crescita della vegetazione, mentre sul versante meridionale della collina verrà costruito un sentiero per consentire ai visitatori la salita e la discesa dal piccolo macigno. L’obiettivo di questo progetto è fare in modo che i londinesi tornino a ripopolare il centro di giorno e di notte.

# Ospiterà anche un piazza e un hub polifunzionale per eventi, concerti e mostre

Credits: pinterest

Questo nuovo punto di aggregazione si potrà utilizzare come spazio per eventi, concerti ed esposizioni artistiche e culturali. Infatti in aggiunta al belvedere sulla città, che è la vera attrazione della collina, verrà realizzata una piazza che diventerà un hub polifunzionale. Il tutto preservando la tradizione e la storia del luogo.

# Quanto sarà alta e dove verrà realizzata

Credits: pinterest

La collina artificiale è stata progettata dallo studio di archittetura MVRDV in seguito al desiderio del Westminster City Council di rinnovare, valorizzare e suscitare un rinnovato interesse in questa zona visto anche lo spopolamento subito a causa dell’emergenza sanitaria. La struttura sarà alta 25 metri e verrà realizzata in un’area tra Oxford Street e Hyde Park, offrendo ai cittadini una vista impagabile sull’iconico Marble Arch progettato da John Nash nel 1828 e sul più grande parco urbano della capitale inglese.

 

Fonte: SiViaggia

# Agli antipodi della Montagnetta di San Siro, lo Scalo di Porta Romana potrebbe essere il luogo ideale per una collina gemella

Scalo di Porta Romana
Scalo di Porta Romana

Lo Scalo di Porta Romana è uno dei sette scali ferroviari che verranno rigenerati nei prossimi anni a Milano. Tra i punti salienti del progetto per l’area c’è la parziale copertura dei due binari della linea S9 con terra e verde.

Credits: ingenio.com

Si potrebbe sfruttare l’occasione per creare una vera collinetta artificiale, agli antipodi della Montagnetta di San Siro per la sua posizione geografica, da cui osservare dall’alto lo storico quartiere di Porta Romana, il moderno quartiere della Fondazione Prada e Symbiosis e praticare attività sportiva.

Continua la lettura con: Il PARCO del PORTELLO: al via i lavori per completare lo spazio VERDE più SCENOGRAFICO di Milano

FABIO MARCOMIN

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GIOVENTU’ BRUCIATA e METROPOLITANA: cos’hanno in comune?

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credit: vita.it

Spesso vivere ai bordi delle periferie in una città seducente come Milano è come avere una pizza sotto al naso senza poterla mangiare. Si parla tanto di problema periferia: ma cosa servirebbe davvero per rendere più armonico il rapporto tra cerchia dei navigli e dintorni?

GIOVENTU’ BRUCIATA e METROPOLITANA: cos’hanno in comune?

Sono cresciuta nella periferia Nord-Ovest di Milano, ne ho vissuto il cambiamento e la riqualificazione. Quello che prima era considerato come un ghetto, adesso sta iniziando ad attirare l’attenzione di moltissimi milanesi in cerca di casa. J-Ax anni fa ha scritto Sono nato ai bordi di periferia, dove vanno i tram ma non ci vai tue oggi anche nella periferia Nord-Ovest le cose sembrano cambiate, ma solo per certi versi: in tanti vengono a vivere qui, e continuano a venirci anche i tram. Appunto, i tram. La metropolitana qui sembra solo un fantasma che aleggia, senza manifestarsi mai. 

# “Il mondo fuori sembrava vivere una vita diversa dalla mia, dalla quale noi eravamo lontani”

credit: linkiesta.it

Quando ero piccola e mi spostavo solo a piedi, il mio quartiere mi sembrava una piccola città. Poi crescendo ho cominciato ad uscire dai confini rionali e ho iniziato a scoprire una città che non conoscevo e che sinceramente mi appariva molto distante dalla realtà che vivevo io: tutto era rapido, era vitale, come non lo avevo mai visto prima. Per tornare a casa ogni giorno prendevo il mio lentissimo autobus, dovendo arrivare da un capolinea all’altro per poter raggiungere il centro e facendo non molte meno fermate dello stesso bus per andare al liceo. Il mondo fuori dal mio quartiere sembrava vivere una vita diversa dalla nostra, dalla quale noi eravamo lontani. Milano non mi rappresentava affatto ma allo stesso tempo ne avevo bisogno. Dalla mia prospettiva adolescenziale questo era un motivo più che valido per voler cambiare città, per scappare da un luogo che non sentivo mi rappresentasse né mi valorizzasse.

# Il sogno infranto dell’M6: la periferia resta ai bordi insieme ai sogni dei giovani che la vivono

credit: blog.urbanfile.org

Con il tempo ho imparato a vivere Milano in modo diverso, sono riuscita a mettermi in contatto con il mondo che un tempo consideravo “fuori”, nonostante io sia ancora “dentro” alla periferia. Amo la mia città profondamente eppure il fuoco dell’ingiustizia continua ad ardere dentro di me e si è acceso ancora di più quando, osservando le mappe delle linee metropolitane M4 ed M6, ho constatato che per l’ennesima volta siamo stati tagliati fuori. Il progetto iniziale della linea M6 sembrava un sogno: entro il 2030 sarebbero iniziati i lavori per la metropolitana rosa che avrebbe finalmente collegato la mia confinata periferia in maniera veloce ed efficiente a tutto il resto della città. Ma probabilmente resterà un sogno, infatti la proposta iniziale – di 37 fermate – è stata ritenuta troppo costosa e chiaramente si è deciso di eliminare le fermate che coinvolgevano la zona Nord-Ovest, in poche parole? Addio metropolitana. E la cosa peggiore è che insieme alla periferia, a restare ai bordi sono anche i sogni dei ragazzi che ogni giorno faticano il triplo dei loro coetanei per realizzarsi.

# Gioventù Bruciata: è stato un incendio doloso?

credit: vita.it

Nel frattempo, mentre qui in periferia da anni girovaga il fantasma di questa tanto attesa metropolitana, il centro si riempie di fermate inutili, ad esempio moltissime fermate della M4 che costeggiano parallelamente la linea rossa. Nonostante ciò si potrebbe pensare: “Ci sono due fermate della metro nella periferia Nord-Ovest: Affori e Comasina. Certo, peccato che siano le uniche in un’area da servire grandissima, e che l’unico modo per arrivarci siano dei lentissimi e inaffidabili mezzi di superficie. E poi c’è chi giustifica la mancanza della metro con il passante ferroviario, che in realtà è un’arma a doppio taglio perché dovrebbe passare ma non si sa esattamente se passerà. Non sono rari i ritardi, gli scioperi o i treni soppressi… insomma non una vera garanzia in una città in cui il tempo è sempre troppo poco. Per non parlare poi di quanto sia azzardato e insicuro per il genere femminile prendere un treno dopo il calar del sole.

Ad oggi io non penso più di voler cambiare città, anzi, non penso neppure di voler cambiare quartiere. Adoro la vita di quartiere nonostante sia fondamentale per me essere sempre velocemente collegata al resto della città. Questo che può sembrare un problema personale in realtà accomuna tutti i giovani che vivono in rioni scollegati, tenuti ai bordi di una città vitale che però fanno fatica a vivere.

Il taglio delle fermate della M6 è stato fatto per ottenere una soluzione lowcost, più conveniente. Ma conveniente per chi? Sicuramente non per i tantissimi giovani che convivono, e continueranno a farlo ancora per chissà quanti anni, con le contraddizioni di una città che offre sempre più servizi e opportunità senza dare loro la possibilità di sentirvisi davvero inclusi. E a questo punto la domanda sorge spontanea: quella che viene definita Gioventù Bruciata, è forse il risultato di un incendio doloso?

Leggi anche: La TORRE BMW: il palazzo di PERIFERIA che sfida i grattacieli del CENTRO

ROSITA GIULIANO

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Nuovi studi: LOCKDOWN e MASCHERINE sono INUTILI?

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Credits: Micheal Lewitt - Eccesso mortalità 2020-2021 riparametrata sull'età media in Europa

Non esiste nessuna prova sperimentale di correlazione tra lockdown o mascherine e andamento dei morti Covid. Lo dimostrano nuovi studi. 

Nuovi studi: LOCKDOWN e MASCHERINE sono INUTILI?

# Numerosi studi dimostrano l’inutilità e addirittura la dannosità del lockdown e delle restrizioni

Credits: Micheal Lewitt – Eccesso mortalità 2020-2021 riparametrata sull’età media in Europa

#1 L’eccesso di mortalità è maggiore nei Paesi con lockdown più duri

Dall’analisi di Michael Lewitt sull’eccesso di mortalità in Europa nel 2020 e nel 2021, con le percentuali aggiustate all’età media della popolazione Europea, è emerso come i Paesi che hanno adottato lockdown più duri hanno registrato un tasso di mortalità in eccesso più alto: Italia al 12,1%, Belgio a 12,7% e Spagna al 14,6%. I Paesi con poche o nessuna misura restrittiva hanno registrato i tassi più bassi: Svezia +4,5%, Germania +2,9%, Norvegia e Finlandia negativo a -0,5%. Il commento del Dottor Matteo Martini:

Incrociando i dati sull’eccesso di mortalità generale in Europa si nota che i Paesi che hanno avuto un maggiore incremento sono quelli che hanno avuto misure di contenimento più dure: Italia, Spagna e, dall’autunno anche Inghilterra e Belgio (come severità delle restrizioni). Al contrario i Paesi con minime o nulle restrizioni hanno avuto il minore incremento di mortalità (Germania, Danimarca, Svezia etc.). La Francia si colloca a metà strada, sia per incremento di mortalità che per durezza delle restrizioni. Da notare che paesi come la Finlandia o la Danimarca hanno avuto addirittura un decremento nell’eccesso di mortalità, malgrado la presunta pandemia! Ciò dovrebbe comprendere che la correlazione con l’aumento di mortalità dovrebbe essere messa in relazione soprattutto con le misure di lockdown (con i relativi effetti diretti e indiretti) e non la presenza di un patogeno emergente.

#2 I decessi per milione di abitanti non dipendono dalle misure restrittive adottate

Credits: Ing. Giuseppe Caronia Fb

Da queste immagini riportati dall’Ing. Giuseppe Caronia si evidenzia come non ci sarebbe correlazione tra inasprimento delle misure restrittive e riduzione dei decessi. Nel grafico 1 è rappresentato uno scatter plot dove i pallini rappresentano i diversi Paesi, sulle ordinate ci sono decessi per milione di abitanti, sulle ascisse la “stringency index”, che misura il grado di restrizioni imposte. 

Credits: Giuseppe Caronio Fb – Eccesso mortalità standardizzato all’età

Il grafico 2 mostra i morti in eccesso ogni milione di abitanti a livello mondiale dell’anno 2020 sommati a quelli della frazione di anno in corso, standardizzato per età. Anche in questo caso si può notare come ad esempio Svezia e Germania siano sotto la media di oltre il 50%, mentre l’Italia con le misure restrittive più dure e la Florida senza alcuna restrizione da quasi un anno siano di poco sopra alla media e allo stesso livello. Ulteriore conferma dell’assenza di correlazione tra restrizioni e numero di morti.

Fonte: Giuseppe Caronia FB

#3 La ricerca di Nature non ha individuato alcuna correlazione tra lockdown e minor numero di morti per milioni di abitanti

Anche la ricerca pubblicata su Nature “Stay-at-home policy is a case of exception fallacy: an internet-based ecological study” arriva a identica conclusione: “In circa il 98% dei confronti effettuati utilizzando 87 diverse regioni del mondo non si è riscontrata alcuna evidenza che il numero di morti per milioni di abitanti si sia ridotto rimanendo a casa e quindi per merito del lockdown. Le differenze regionali nei metodi di trattamento e il decorso naturale del virus possono rappresentare anche importanti fattori in questa pandemia.”

Fonte: Nature

#4 Il mancato utilizzo di mascherine non influisce sulla crescita dei contagi

Credits: rationalground.com

L’utilizzo della mascherina dall’inizio della pandemia non ha influito sul numero di positivi giornalieri ogni 100.000 abitanti. La curva esposta nell’immagine sopra, che riporta i dati presi dal Center for Disease Control and Prevention, dal sito covidtracking.com e dalla società di consulenza First Trust Advisors, mostra come tra le Nazioni in cui è obbligatorio indossare la mascherina e quelle dove non vige tale obbligo non si registrano sostanziali differenze nell’andamento dei contagi.

#5 Il Financial Times mostra come la curva dei contagi di uno Stato no-mask come la Florida e altri Stati degli Usa sia identica, se non migliore

Credits: Financial Times

Rimanendo all’interno degli Stati Uniti d’America, il Financial Times mette a confronto le curve di contagi di alcuni tra gli Stati più e meno popolosi. Il dato sorprendente riguarda la Florida che, nonostante da Settembre abbia eliminato l’obbligo delle mascherine,  non esista nessun coprifuoco e scuole, ristoranti, pub, discoteche siano aperti, abbia registrato per la maggiore parte del tempo un andamento migliore della crescita di nuovi positivi rispetto gli altri Stati che hanno imposto l’utilizzo delle misure di protezione individuali, seguendo sempre lo stesso trend.

Queste numerose prove sperimentali dimostrerebbero come il dogma di lockdown e mascherine obbligatorie quale unico strumento per fermare l’epidemia da Covid-19 non abbia al momento trovato conferme. Al contrario numerosi studi e evidenze statistiche sembrano dimostrare l’inutilità e forse la dannosità di queste misure restrittive imposte dai governi della maggior parte dell’Europa occidentale. Italia compresa. 

Continua la lettura con: L’allarme di SCIENCE: se non apriamo tutto il Covid finirà tra 10-20 ANNI

FABIO MARCOMIN

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La M5 va oltre SAN SIRO: pronto lo STUDIO di FATTIBILITÀ per l’estensione di 11 chilometri

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San Siro - Bareggio

Non si ferma lo sviluppo di progetti per estendere la rete metropolitana milanese fuori dai confini comunali. Ecco cosa prevede lo studio di fattibilità in valutazione e di quanto potrebbe allungarsi la linea lilla.

La M5 va oltre SAN SIRO: pronto lo STUDIO di FATTIBILITÀ per l’estensione di 11 chilometri

# In valutazione lo studio di fattibilità per l’estensione della M5 di 11 km da San Siro Stadio a Bareggio

San Siro – Bareggio

La M5 potrebbe spingersi fino a Bareggio, a circa 11 km dal capolinea ovest di San Siro Stadio. Come dichiara il sindaco Linda Colombo “Durante un incontro con Città Metropolitana e Metropolitana Milanese ci sono state presentate sei ipotesi di prolungamento della M5, che ha attualmente il suo capolinea a San Siro. Tra queste, la più interessante per noi è quella che prevede una tranvia lungo lo Scolmatore”. Nell’analisi preliminare è emerso proprio che i bareggesi sarebbe coloro che avrebbero il maggior beneficio in quanto il Comune di Bareggio è quello servito peggio dai mezzi di trasporto pubblico in quell’area della Città Metropolitana di Milano.

Prolungamento M5 Settimo Milanese

Lo studio di fattibilità prevede che in caso di prolungamento la linea sarebbe obbligata a proseguire in superficie dopo il Comune di San Pietro all’Olmo per mancanza di spazio sotto la strada statale ex-S11. L’ipotesi più conservativa prevede 4 fermate che potrebbero estendere la linea M5 a ovest: Sant’Elena, Quarto Cagnino, Quinto Romano e il capolinea con deposito di Settimo Milanese.

# Gli ulteriori prolungamenti in fase di studio

Il prolungamento della linea M5 fino a Bareggio non è pero l’unico allo studio. Vediamo alcuni dei più fattibili.

#1 Due nuove fermate a est sulla linea M4 di prossima inaugurazione, da Linate a Segrate. Lo studio prevede una stazione intermedia “Idroscalo” oltre a quella di Segrate che servirà il “Westfield Center” e l’hub AV

Leggi anche: M4: approvato l’hub al capolinea ovest. Quando verrà realizzato?

#2 Il prolungamento della futura M4 a ovest da San Cristoforo-Buccinasco, con 6 ipotesi al vaglio

Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

#5 Lo sbinamento della M5 a nord, già finanziato con 15 milioni di euro, per portare la linea da Bresso a Cusano Milanino e Cinisello Balsamo

Sbinamento M5

# Le altre estensioni in costruzione o già finanziate

Oltre a questi nuovi progetti di sviluppo, ci sono altre linee certe di vedere la luce. Ecco quali sono:

#1 Due nuove fermate M1 a nord apriranno tra fine 2023 e inizio 2024

Credits: Urbanfile – Prolungamento Monza Bettola

L’estensione della linea rossa a nord vedrà l’inaugurazione nei prossimi anni di due nuove fermate, Restellone e Monza Bettola, per una lunghezza complessiva di 1,9 km. I lavori di scavo sono in fase avanzata e questa nuova tratta dovrebbe essere operativa entro l’inizio del 2024.

#2 M1 a ovest con tre nuove fermate fino a Baggio

Credits: Urbanfile – Prolumgamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi

In tutto saranno 3,5 km di estensione della linea M1, con deposito e parcheggio di interscambio oltre la tangenziale ovest. La linea rossa a ovest avrà 3 nuove fermate dal capolinea Bisceglie, le stazioni: Parri, Baggio e Quartiere degli Olmi. I lavori dovrebbero partire entro la fine di quest’anno.

#3 La linea M5 si estende di 13 km a nord con 12 fermate fino a Monza Polo Istituzionale

Credits: Urbanfile – M5 Bignami-Monza

La linea attraverserà per 13 km i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza. Dopo la stazione di Bignami, ora capolinea, verranno costruite altre 12 fermate, quasi raddoppiando la lunghezza attuale della M5. Il progetto ha già ottenuto la prima tranche di risorse finanziarie, approvate per intero e che verranno erogate annualmente, e i lavori dovrebbe partire tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Sarà la prima linea a collegare due province.

Continua la lettura con: Entro il 2030 la METRO CRESCERÀ del 34%: le 38 NUOVE FERMATE in arrivo

FABIO MARCOMIN

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CORSO SEMPIONE cambia VOLTO: ecco i PRO e i CONTRO del progetto

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credit: teleambiente.it - Parigi - Champs-Elisées

Il restyling di Corso Sempione appena cominciato ha già dato vita ad un vivace dibattito. Ecco i pro e i contro del progetto.

CORSO SEMPIONE cambia VOLTO: ecco i PRO e i CONTRO del progetto

E’ ufficiale, sono iniziati questo lunedì i lavori di restyling per il viale più chiacchierato del momento: Corso Sempione. Il primo cittadino Beppe Sala che ha annunciato recentemente la sua “svolta green” sta già iniziando a metterla in pratica. L’obiettivo? Far diventare Corso Sempione un grande viale, con una promenade e una ciclabile, che sia all’altezza delle altre metropoli europee come ad esempio gli Champs-Elysées a Parigi. Ma il progetto di riqualificazione green inizia a preoccupare i residenti e i proprietari dei locali limitrofi, che vedranno i posti auto attuali diminuire drasticamente. Cosa prevede concretamente il progetto che darà un nuovo volto a Corso Sempione?

# Corso Sempione come gli Champs-Elysées, ma più grande

credit: teleambiente.it – Parigi – Champs-Elisées

Le intenzioni del sindaco sono chiarissime: il Corso diventerà come gli Champs-Elysées a Parigi, ma più grande. Infatti mentre il viale parigino è largo “solo” 58 metri, quello di Milano sarà di ben 90 metri. Un vastissimo viale in cui ci saranno 4 corsie, due corsie per senso di marcia, e al centro verrà dato spazio alla mobilità green: i pedoni e i ciclisti. La promenade e la ciclabile in un grande corso che collega la periferia nord-ovest direttamente al centro città potrebbe essere una nuova attrazione turistica oltre che a rappresentare una svolta per la mobilità sostenibile del capoluogo meneghino.

La prima fase dei lavori, iniziata questo lunedì, mira ad eliminare le auto parcheggiate selvaggiamente sotto gli alberi, che verranno sostituiti da 270 nuovi posti auto: i primi passi saranno tracciare la segnaletica, delimitare gli spazi di sosta nella carreggiata e l’allestimento di dissuasori a protezione di alberi e panchine. Eppure il progetto sembra non piacere a tutti: quali sono i pro e i contro del nuovo volto di Corso Sempione?

# I contrari al progetto: “270 posti auto non sono sufficienti”

credit: milano.fanpage.it

Sala con questa mossa sembrerebbe proprio aver fatto all-in, puntando tutto su un progetto che però potrebbe costargli la partita. Infatti non tutti i milanesi sembrano soddisfatti, soprattutto i residenti e chi possiede un locale nei dintorni del viale. La zona di Corso Sempione, lockdown e coprifuoco a parte, è molto frequentata la sera e da anni è diventata un punto di riferimento per la vita notturna della città, questo anche grazie alla presenza di molti più parcheggi rispetto ad altre zone. La facilità di trovare parcheggio, tenendo conto anche del parcheggio selvaggio, è una forte attrattiva e diminuire i parcheggi a disposizione rischierebbe di influenzare negativamente la frequentazione di tutta l’area circostante. A queste preoccupazioni si aggiungono quelle dei residenti e a far loro da portavoce c’è in prima linea Alessandro De Chirico (FI): «Corso Sempione merita un intervento, ma prima sarebbe necessario realizzare un grande parcheggio per ospitare le tante macchine dei residenti. Noi dobbiamo difendere la libertà di movimento e i 270 posti auto lungo la careggiata non sono sufficienti».

# Il Parco si fonde con il Corso: più verde ma anche più turisti

credit: milano.corriere.it

Sull’altra sponda del fiume, a difendere invece il restyling green, ci sono moltissimi cittadini entusiasti della ventata internazionale e green che il progetto porterebbe in città. L’assessore alla mobilità Marco Granelli ne sottolinea i punti di forza: «Con questo progetto i cittadini avranno invece a disposizione una strada a quattro corsie ma anche nuove aree verdi e il collegamento con itinerari ciclabili in direzione centro-nord per collegare l’Arco della Pace, piazza Firenze, Cascina Merlata e il distretto Mind». Secondo molti il nuovo Corso Sempione aumenterà anche la frequentazione della zona, divenendo un’attrazione turistica e un luogo in cui respirare aria di Europa, oltre ad essere un’importante svolta per la mobilità sostenibile della città grazie all’interscambio di ciclabili che si verrà a creare. L’obiettivo più ambizioso sarebbe quello di estendere il Parco Sempione, il polmone verde del centro città, per farlo fondere con il viale stesso.

Il progetto da 4 milioni di euro, provenienti da fondi europei, dovrebbe essere terminato per la primavera dell’anno prossimo e già dopo solo qualche giorno ha iniziato a creare scompiglio. “Dove passeranno le ambulanze? E i pompieri?” esordiscono alcuni, “Ci sarà spazio sia per le auto che per il verde pubblico” rispondono altri. Intanto il dibattito è appena stato aperto e ci sarà ancora tanto da chiarire e su cui discutere.

Leggi anche: MILANO è pronta per il suo COLOSSEO VERDE

ROSITA GIULIANO

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🛑 Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: “È un obbrobrio” (immagini)

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Credits: Massimo Scarinzi FB

Linee ornamentali e dinamiche, decorazioni che prediligono la natura come forma di ispirazione… Dalla sua nascita, lo stile Liberty costituì un autentico tentativo di riforma di vita.

Anche a Milano non mancano palazzi progettati secondo questo stile, da Casa Berri Meregalli a Palazzo Castiglioni fino al palazzo Liberty in via Plinio. Ma proprio quest’ultimo ha cambiato identità: la sua facciata posteriore è stata dipinta completamente di nero, accendendo numerose polemiche tra i residenti.

È un addio definitivo alle tonalità grigie dei cementi ornamentali e al rosso ocra prima dominanti?

Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: “È un obbrobrio” (immagini)

# I residenti infiammano i social: “È uno scandalo che l’armonia di colori e di forme del quartiere sia deturpata da un edificio così nero”

Credits: www.milanotoday.it

Da qualche giorno sono iniziati i lavori di ristrutturazione del palazzo Liberty di via Plinio 2 che ospita l’albergo Demidoff. Ma, alla vista della facciata posteriore, completamente dipinta di nero, i commenti dei residenti hanno infiammato i social.

È veramente un obbrobrio e uno scandalo, dal punto di vista estetico, civile e umano, che l’armonia di colori e di forme del quartiere sia deturpata da un edificio così totalmente nero, impressionante nel suo carattere spettrale, simile a una casa dei morti o a un palazzo uscito da un incendio di guerra. Soprattutto considerati i tempi in cui stiamo vivendo”. E c’è anche chi lo ha definito “cupo“, “spettrale“, “funereo“, seppur una minoranza abbia manifestato apprezzamento per il restyling “total black”.

Una polemica che ricorda molto quella del 2019 riguardante la ristrutturazione del palazzo di via Farneti, a seguito della quale il Comune chiese ai costruttori di schiarire la tonalità della facciata.

# Un palazzo Liberty che ora stona nel contesto “vecchia Milano” in cui si inserisce

Credits: www.milanotoday.it

Una forte perplessità che nasce da quella che viene definita una scelta decontestualizzata, che sfavorisce e nasconde le caratteristiche e gli elementi di pregio di un palazzo che risale ai primi anni del ‘900, come tutti quelli circostanti.

Infatti, con il nero inchiostro della nuova tinteggiatura, gli eleganti decori liberty sono stati cancellati. Senza considerare che si inserisce in un contesto “vecchia Milano”, in cui i colori delle facciate hanno tonalità vivaci, brillanti, tendenti al chiaro. Non di certo nere.

E anche Massimo Scarinzi, assessore al commercio e alle attività produttive del Municipio 3, replica al restyling, auspicando un intervento migliorativo nei confronti di un palazzo simbolo dello stile Liberty, ma non più integrato con l’anima del quartiere.

# In assenza di vincoli, i proprietari sono liberi da obblighi nei confronti della Sovrintendenza

Credits: mianews.it

Ed ecco quindi la domanda più gettonata: “Chi ha potuto autorizzare un intervento così radicale?”

Ebbene, nessuno. Infatti, la presenza di vincoli monumentali o paesaggistici richiederebbe il passaggio dalla Sovrintendenza per qualsiasi operazione. Ma, in loro assenza, sta alla volontà del proponente sottoporre il progetto alla Commissione Paesaggio. E, nel caso del palazzo Liberty di via Plinio, ci si trova proprio nel secondo caso: non è obbligatorio richiedere nessuna particolare autorizzazione e i proprietari si sono avvalsi di questa libertà.

Ma forse, e solo in questo caso, sarebbe stato meglio concederne di meno. Chissà se la rivolta dei residenti basterà per compiere un passo indietro…

Fonte: mianews.it

Continua la lettura con: Piazza CASTELLO: che fine ha fatto il progetto di RESTYLING?

ALESSIA LONATI

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🛑 Lombardia ARANCIONE prima di Pasqua? I dati che ci fanno sperare

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Milano arancione: Foto di Paolo Liaci (c)

Oggi rossi, forse arancioni fra un po’ passando per l’arancione rinforzato e nel frattempo qualcuno è bianco. Un po’ come quando da piccoli si giocava a “Strega comanda color”: la strega comandava un colore e per gli altri era arrivato il momento di correre, con l’unica differenza che in questa partita, non si può scappare.

Dopo il nuovo decreto del 15 marzo che ha visto molte regioni diventare rosse, c’è chi ancora spera di poter tornare arancione prima di Pasqua.

Vediamo perchè.

Lombardia ARANCIONE prima di Pasqua? I dati che ci fanno sperare

# La partita è ancora da giocare

C’è chi si è già arreso e non vuole più giocare e chi invece una speranza ce l’ha ancora: riuscire a tornare in zona arancione prima delle festività pasquali.

Limitare gli spostamenti e creare zone rosse dove ci sono dei focolai potrebbe essere il modo per essere rigidi ora, sperando di riaprire fra poco.

Se entro il 26 marzo i dati mostreranno un miglioramento le regioni rosse potrebbero passare alla zona arancione, permettendo quindi a negozi, parrucchieri, centro estetici e molte altre attività di riaprire.

Si sa, le persone spendono qualcosa in più durante le feste e questo sarebbe una buona occasione per tutti coloro che possiedono un’attività di risollevare il guadagno di questi mesi, quasi inesistente.

# Strega comanda color…..rosso

Credit: leggioggi.it

Il 15 marzo c’è stato un passaggio di colore.

In base all’indice Rt e alla condizione del sistema sanitario molte regioni sono passate in zona rossa: Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Molise, Puglia, Trento.

Alcune di queste regioni però, hanno superato la soglia di Rt 1.25 di poco e quindi sperano ancora di poter ritornare al di sotto dopo queste due settimane di restrizioni, tra queste troviamo: Lazio, Lombardia e Veneto.

Ce la faremo? Ma soprattutto, se torneremo al di sotto di 1.25 (la Lombardia il 15 marzo aveva 1.3), si cambierà colore o si terranno queste misure direttamente fino a dopo le feste? C’è poi anche un altro dato: il tasso di positività, che misura il numero di positivo sui tamponi eseguiti, è tornato a calare in Lombardia. Siamo attorno all’8%. Considerando che il tasso critico è il 10%, aumentano le possibilità di guardare con ottimismo al futuro. 

# Strega comanda color…arancione?

Dall’ultima ordinanza emessa dal ministro della salute Roberto Speranza devono trascorrere due settimane.

Se il controllo del 19 marzo sarà solo di passaggio, quello del 26 potrebbe cambiare le carte in tavola.

Se i valori saranno in discesa ci potrebbe essere un passaggio nella zona arancione e la conseguente riapertura di alcune attività con una nuova ordinanza.

Il 29 marzo potremmo quindi rivedere in queste regioni negozi, parrucchieri e centri estetici aperti….anche se per poco.

# Zona rossa nazionale a Pasqua

Draghi è stato chiaro: il virus si sta espandendo, servono misure restrittive oggi, per salvare l’estate.

É così che sembra irremovibile la zona rossa nazionale dal 3 al 5 di aprile, compresi quindi i giorni di Pasqua e Pasquetta. 

Da questa zona rossa nazionale per Pasqua saranno esentate le regioni che in quel momento si troveranno in zona bianca: per il momento solo la Sardegna.

Il 6 aprile scade il decreto del 15 marzo, sarà il momento di decidere quali cambiamenti apportare e quale regole mantenere.

Di che colore saremo? Strega comanda color…….

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ARIANNA BOTTINI

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