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🛑 “DAD è solo mio papà”: la PROTESTA A COLORI dei bambini di Milano

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credits: andrea cherchi fb

Niente più cartelli “andrà tutto bene” appesi ai balconi, al loro posto manifesti di protesta sui cancelli d’ingresso delle scuole. I bambini sono stanchi della Didattica a Distanza e invece di disegnare arcobaleni come segno di speranza, adesso usano i pennarelli per scrivere che “la DAD non è scuola”. Sono moltissime le proteste pacifiche e piuttosto silenziose che stanno avvenendo in tutta Italia. Sicuramente quella più colorata è quella della scuola primaria di via Bergognone a Milano. 

“DAD è solo mio papà”: la PROTESTA A COLORI dei bambini di Milano

# Cartelli colorati e zainetti per dire NO alla didattica a distanza

credits: la fedeltà.it

L’Italia si è tinta di scuro. Tutte le regioni, eccezion fatta per la bianca Sardegna, si sono colorate di rosso o arancione scuro, colori che hanno determinato la chiusura di tutte le scuole di ordine e grado. Così bambini e ragazzi si sono ritrovati nuovamente chiusi in casa, costretti a seguire le lezioni a distanza.

Dopo l’occupazione delle scuole da parte dei liceali e le manifestazioni in piazza di studenti e genitori, adesso un messaggio sembra arrivare dai più piccoli. Nella scuola primaria di via Bergognone a Milano sono stati appesi cartelli sui cancelli chiusi a manifestare tutta la stanchezza e la delusione dei bambini costretti alla didattica a distanza. “DAD è solo mio papà”, “la DAD non è scuola”, “Noi le regole le abbiamo rispettate” e tante altre frasi sono state scritte con matite e pennarelli sui cartoncini, spesso plastificati in modo da resistere alla pioggia, affiancati da tutti gli zainetti che, stando a casa, hanno perso la loro utilità.

# Il malcontento di genitori e figli

credits: andrea cherchi fb

La protesta colorata, che da Milano si sta espandendo in tutta Italia, ha lo scopo di ribadire quanto la scuola sia un servizio essenziale e di riportare all’attenzione i problemi che bambini e genitori si vedono costretti ad affrontare ogni giorno. Le difficoltà degli adulti nel gestire i figli, ma anche il desiderio dei bambini e dei ragazzi di frequentare la scuola e viverla insieme a coetanei ed insegnanti.

La mancanza di socialità provoca spesso disturbi psicologici nei bambini, come ansia e nervosismo, e la relazione con i pari è imprescindibile in un’ottica didattica, educativa e formativa. “L’infanzia viene negata, l’educazione sterilizzata e i bisogni affettivi passano in second’ordine” così parlano i genitori e la sensazione generale è che dopo un anno si sarebbe potuto fare di più e meglio.

Una mamma, promotrice di una di queste proteste, afferma: “Vogliamo segnalare questa assurda discriminazione fra adulti che si incontrano sui luoghi di lavoro, quando potrebbero operare da remoto, e bambini a cui è negato l’incontro a scuola”.

# A Bergamo abbracciano la scuola

credits: primabergamo.it

Sulla scia di cartelloni e zainetti, a Bergamo, i bambini dell’istituto Papa Giovanni di Monterosso hanno deciso di abbracciare la propria scuola. Esatto, proprio abbracciare. Sabato 13 marzo grandi e piccini si sono dati appuntamento fuori dai cancelli scolastici e, nel rispetto delle regole di distanziamento, aiutandosi con dei nastri colorati, hanno creato una catena umana intorno all’edificio, proprio come in un abbraccio. Un gesto forte e potente per dire alle autorità che il diritto all’educazione non si risolve nella versione digitale e surrogata della didattica.

Nel frattempo, in questi giorni, Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico, da sempre sostenitore del ritorno in aula, si è dimesso per affiancare il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi in modo da ideare nuove soluzioni per non farsi trovare più impreparati. Speriamo che con questo aiuto in più si riesca una volta per tutte a risolvere la crisi scolastica, ormai al centro di polemiche e proteste da un anno.

Continua la lettura con: UNIVERSITÀ: un anno di stop nel SILENZIO. Gli studenti: “Siamo in fondo alla lista”. 

CHIARA BARONE

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Antichi ROMANI e ROMANI di oggi a confronto: in cosa sono CAMBIATI nel corso dei SECOLI?

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Antichi romani e romani de Roma a confronto: cibo, abbigliamento, divertimenti, vita di coppia, quanto sono cambiati i romani nel corso dei secoli?

Chi non ricorda il piccolo Gallo Asterix e il suo inseparabile compagno di avventure Obelix che, rivisitando la sigla S.P.Q.R. (Senatus PopulusQue Romanus) esclamavano Sono Pazzi Questi Romani! Ma come erano veramente gli antichi romani e come sono i romani di oggi?

Antichi ROMANI e ROMANI di oggi a confronto: in cosa sono CAMBIATI nel corso dei SECOLI?

Mosaico del Gladiatore. Villa Borghese. Roma

Partiamo dalla PANCIA. E’ noto che per i romani la cucina è importante. Mangiare bene viene prima di tutto e se per gli antichi romani l’orto era la fonte principale di cibo, con una tavola imbandita di molte verdure e poche proteine, oggi a Roma domina il carboidrato.

# La cucina romana

Un banchetto

Difficilmente mancano in una tavola romana i maccarone m’hai provocato e mo’ me te magno,  per dirla alla maniera di Alberto Sordi. Spaghetti cacio e pepe, alla gricia, alla carbonara, rigatoni alla pajata e all’amatriciana aprono lo stomaco per prepararlo ad accogliere secondi proteici, dalla coda alla vaccinara, ai saltimbocca alla romana, alla trippa e alle costine scottadito, per finire con la porchetta della vicina Ariccia.

Un’abbondanza che somiglia a quella degli antichi romani ricchi, quelli che sdraiati sui triclivi banchettavano così: iniziavano con la gustazio, gli antipasti di uova, pesce, verdure, pasticci di carne, focacce, per passare alle primae menses, il piatto forte di pesci o cacciagione, presentati interi e poi porzionati dagli schiavi. Per finire con le secunde menses, i dessert di frutta fresca e secca, formaggi e insaccati conditi con miele e mostarde varie.

E se all’epoca si mangiava soprattutto nelle taberne, perché a parte le ville degli abbienti le case del popolo non avevano cucine, oggi a Roma si mangia soprattutto cibo consegnato a domicilio. Dal sushi al poke hawaiano, passando per il ramen, i burritos e la pizza, il romano si è impigrito e ha scelto, forse suo malgrado, il cibo pronto. Resta solo una domanda: chi paga? Perché a Roma si fa “alla romana”, 50 e 50!

# Lo svago

 Impero Romano e gladiatori. Chi non fa questa associazione pensando ai giochi e allo svago nell’Antica Roma? Su tutto dominava il piacere per i ludi gladiatori, i combattimenti con i gladiatori che si chiamano così perché avevano il gladio, un pugnale corto da combattimento. Erano per lo più schiavi venduti all’impresario, oppure erano prigionieri di guerra o condannati a morte. Solo il 20 per cento di loro combatteva di propria volontà e questi erano pagati profumatamente. I ludi gladiatori piacevano così tanto che Cesare arrivò a possedere circa 3000 gladiatori che si allenavano in varie scuole di cui la più famosa era quella di Capua, dove si formò anche Spartaco.

I gladiatori non ci sono più, tranne quelli di fronte al Colosseo pronti a farsi fotografare con i turisti, ma l’amore per le scazzottate ha contagiato anche i romani contemporanei. Ogni occasione è buona per tirare di boxe e la rissa è spesso dietro l’angolo. C’erano poi i ludi circensi, caratterizzati soprattutto dalle corse di cavalli. Al tempo di Augusto si facevano dentro Roma ben 12 corse al giorno, a quelli di Caligola 34 e con Domiziano si è arrivati addirittura a 100. Per finire c’erano i Ludi scenici, il teatro e le sue rappresentazioni. A Roma c’era il Teatro di Pompeo che era sotto l’attuale Campo dei Fiori, il Teatro di Marcello, l’unico ben conservato, il Teatro di Balbo, scomparso. Nato per mettere in scena pratiche religiose, il teatro diventa il luogo degli incontri promiscui, del chiasso e della decadenza dei costumi. La cosa interessante è che gli spettacoli erano finanziati quasi sempre dall’Impero ed erano molto costosi (per es. l’Imperatore Claudio, che regnò per 10 anni, spese per i giochi 760.000 sesterzi circa 1 milione e mezzo di euro).

Oggi a Roma, come in molte altre parti del mondo, i teatri sono chiusi, lo sono i cinema e le sale da ballo. I concerti sono fermi, gli spettacoli sospesi, i circhi chiusi e così il divertimento si è spostato negli skate-park o sulle piste ciclabili, nei campetti di basket, beach volley e paddle per gli amanti dello sport. Roma è invece diventata “da bere”, con la moda degli aperitivi per i più sedentari. Ci si ritrova davanti ai locali, nelle piazze e agli angoli di strada con un bicchiere in mano,  un gruppo di amici, il sole che tramonta e questo basta a fare la Movida romana.

 # La grande bellezza

Ovidio nella sua Ars amatoria già parlava di seduzione e lo faceva pensando sia agli uomini che alle donne. Perché se una cosa a Roma non è cambiata dall’antichità ad oggi è la voglia di apparire belli.  Le antiche romane si truccavano di nascosto dagli uomini per sembrare naturalmente attraenti. Il loro make-up era fatto di fondotinta tossici estratti da lastre di piombo macerate nell’aceto, di cipria di polvere di argilla e osso macinato, di contorno occhi di grasso animale e antimonium, di ombretto di malachite e azzurrite, di lustrini scaglie di pietre preziose. C’erano poi gli unguenti per idratare il corpo, le polveri per colorare il viso, le melasse per fare la ceretta e la pietra pomice per lo scrab. Tutti questi prodotti a quanto pare erano utilizzati sia dagli uomini che dalle donne. Proprio come oggi. Tranne che le ragazze romane di adesso preferiscono affidarsi ai tutorial delle loro beniamine social, le influencer, e hanno lasciato alle mani esperte dell’estetista solo i clienti di sesso maschile. D’altronde già Svetonio raccontava di Augusto imperatore che si depilava usando gusci di noci arroventate.

# Terme, spa e dintorni

 Fra gli antichi romani i più fortunati avevano la vasca in casa, in muratura o metallo, pochi l’acqua corrente. Chi era povero lavava solo mani e piedi durante nove giorni, mentre un bagno completo se lo concedeva solo al decimo, il giorno di mercato.C’erano poi le terme pubbliche, con il loro frigidarium, calidarium e tepidarium che, aperte a tutti, erano un luogo di socializzazione dove si chiacchierava, si passava il tempo e si leggeva. A Roma ce ne erano tante e oggi le più grandi sono le Terme di Diocleziano e quelle conservate meglio le Terme di Caracalla. Di certo oggi a Roma non si va più alle Terme come nell’antichità ma l’usanza di immergersi piace ancora molto ai romani che scelgono fra week end in centri termali o giornate in Spa, ma anche scappatelle notturne in una delle tante “pozze naturali” sparse per il Lazio.

 # La moda

Abbigliamento tipico antica Roma

 Se le donne dell’Antica Roma indossavano Tuniche, la inferior, una lunga sottoveste, la superior, con le maniche, la stola con il collo a V e le pieghe lunghe fermate da cinture di cuoio, le romane di oggi sicuramente seguono le mode delle influencer, sono meno stilose delle milanesi, ma rimangono curate preferendo il casual.  Vale tutto per gli uomini che allo stile gladiatore ancora guardano con interesse.

# La vita di coppia

 Se due romani dell’Antica Roma convivevano per un anno potevano considerarsi sposati, almeno fino ad Augusto che ha abolito questo tipo di coppia di fatto. Altrimenti c’era una sorta di compravendita della donna da parte dell’uomo che la sposava. L’adulterio era punito e le donne non bevevano vino per non perdere i freni inibitori. Il marito faceva anche le veci del padre che otteneva la patria potestà sulla donna. Un mondo un po’ machista? Si ma, udite, udite, esisteva una sorta di divorzio, un sistema per ripudiare la moglie o il marito che si basava su una semplice formula da scrivere o da ripetere di fronte a testimoni “TUAS RES TIBI HABETU”. Insomma con un semplice riprenditi le tue cose, la coppia scoppiava e liberi tutti!

Continua la lettura con: Roma 2100: sommersa come Atlantide

FRANCESCA SPINOLA

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JESOLO sfida MIAMI: con le Wave Towers avrà uno SKYLINE da VERTIGINI

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Jesolo è senza ombra di dubbio una delle località storicamente più vibranti di tutto il litorale adriatico. Per volontà delle amministrazioni locali, nel corso degli ultimi anni si sta assistendo a un cambiamento radicale dell’urbanistica del suo centro, e non solo.

JESOLO sfida MIAMI: con le Wave Towers avrà uno SKYLINE da VERTIGINI

Negli anni ‘80 e ‘90, Jesolo era la Mecca degli amanti della musica techno. Dopo il tramonto dell’era d’oro di Jesolo come fulcro della movida veneta, è successo qualcosa: gli investimenti immobiliari hanno cambiato la forma di tutto il lido di Jesolo.

# Un nuovo look per Piazza Brescia: Isola Blu

Credits: @industrieedili (IG)

In un primo periodo, dove una volta sorgevano i templi della disco music, si è data vita a una serie di residence signorili. Oggi, dopo alcuni anni di ville, villette e villaggi in stile isole Canarie, si sta ritornando alla versione “Jesolo-Miami” dell’Alto Adriatico.

Un progetto già in fase di esame sui tavoli della Regione, prevede infatti la costruzione di due grattacieli residenziali turistici, di 13 e 16 piani, alle spalle di piazza Brescia.

Credits: @industrieedili (IG)

Dopo le torri di piazza Drago, è la volta delle “Wave Towers” di piazza Brescia, per una Jesolo che torna a rialzare il suo skyline. Si tratta di due colossi avveniristici di forte impatto, protesi verso il cielo, con piscine e giardini, realizzati dalla “Industrie Edili Spa”, società che raggruppa vari immobiliaristi veneti.

Credits: @industrieedili (IG)

# Piazza Nember: L’Hotel Las Vegas cambia pelle

Jesolo – Lo storico Hotel Las Vegas

Un altro importante progetto prevede invece la ristrutturazione dello storico Hotel Las Vegas, che diventerà un lussuoso 5 stelle a firma dell’architetto Piero Lissoni

Per l’hotel  sono previsti: demolizione, ricostruzione, modifica della sagoma, mantenimento della cubatura. Due piani interrati destinati a parcheggio dell’albergo, la sistemazione del tratto di via Mascagni, dall’arenile a via Verdi. Il tutto al fine di realizzare, dopo l’estate, un nuovo albergo a 5 stelle che riqualificherà ulteriormente l’offerta ricettiva della località turistica.

Si tratta di interventi previsti dal vecchio piano regolatore che adesso sono arrivati al traguardo.

Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia e l’assessore all’urbanistica, Giovanni Scaroni, spiegano che «sono progetti che risalgono a diversi anni fa e che oggi stanno completando il loro iter di approvazione. Per la città si tratta di opere importanti da parte dei privati nell’ottica di una continua riqualificazione urbanistica e turistico-ricettiva della località balneare».

Credits: nuovavenezia.it

Continua la lettura con: I primi GRATTACIELI di Milano: i “GEMELLI DIVERSI” di Piazza Piemonte

LUCIO BARDELLE

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Nel PALAZZO dei DIAMANTI si dice che ci sia nascosto un TESORO

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Credits: eddyfiocchi IG - Palazzo dei Diamanti

Uno dei più celebri edifici rinascimentali d’Italia cela un segreto che non portò bene a uno dei suoi custodi, vittima di una tragica vicenda. Ecco cosa narra la leggenda.

Nel PALAZZO dei DIAMANTI si dice che ci sia nascosto un TESORO

# Il Palazzo dei Diamanti è uno dei più celebri edifici rinascimentali d’Italia grazie alle sue 8.500 bugne di marmo a forma di diamante

Credits: ettab862 IG – Palazzo Diamanti Portale entrata

Il Palazzo dei Diamanti è uno dei più celebri edifici rinascimentali in Italia, caratterizzato dal suo particolare rivestimento “diamantato”, e tra le icone storico-architettoniche di Ferrara. Le bugne a forma di punta di diamante sono in totale 8.500, anche se alcune fonti ne riportano 12.000, e creano un effetto prospettico particolarissimo, anche grazie all’inclinazione delle stesse e al colore dei blocchi di marmo bianco e rosato che variano per creare giochi di luce. Oltre a questo si aggiunge il fatto che le pietre sono sovrapposte a file sfalsate e lavorate in modo che i giunti appaiano scanalati e arretrati l’uno rispetto all’altro.

Credits: eddyfiocchi IG – Palazzo dei Diamanti

Questo storico edificio, oggi sede di mostre d’arte d’alto livello, è stato realizzato alla fine del 1400 e si affaccia sul Quadrivio degli Angeli, un incrocio dove si incontrano due degli assi principali dell’Addizione Erculea, il maxi progetto che diede un nuovo impianto alla città rendendola la prima città moderna d’Europa.

# La leggenda della pietra della corona nascosta in una bugna e la drammatica vicenda di uno dei custodi del segreto

Credits: vinc.bo IG – Lato Palazzo dei Diamanti

Il Palazzo dei Diamanti non è solo importante per la sua architettura, ma anche per alcune affascinanti leggende. Una di queste narra di un diamante della corona del Duca Ercole I d’Este, che aveva commissionato l’edificio, nascosto all’interno di una delle bugne delle pareti esterne. L’esatta posizione era conosciuta solo dal duca e dal capomastro addetto ai lavori, che pagò a caro prezzo la conoscenza di questo segreto. Infatti, per non rischiare che potesse comunicare a nessuno l’ubicazione della pietra preziosa, il signore di Ferrara convocò segretamente lo sfortunato operaio e ordinò di accecarlo e tagliargli la lingua. Per ricompensare la famiglia del capomastro di questo ingiusto torto, sembra che Ercole I d’Este fece in seguito pervenire una discreta somma in oro.

 

Fonte: Fedetails, Turismo.it

Continua le lettura con: La CNN incorona FERRARA

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il crollo della società del terrore

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Una delle caratteristiche dei tempi attuali è la diffusione del terrore. Il terrore attira l’attenzione e ha grande capacità di proliferazione.
Fa vendere giornali, medicine, innesca una serie di business legati allo stato di pericolo e di emergenza. Il terrore aumenta anche il potere dell’autorità che viene vista come salvifica e unico baluardo di difesa contro i rischi della vita.

Ma una società fondata sul terrore è un gigante dai piedi d’argilla. Nabucodonosor aveva visto nel sogno questo gigante con la testa d’oro, il busto d’argento, la pancia di bronzo e i piedi misti di ferro e di argilla. Un grosso masso, “non tagliato da mani umane”, cadeva sui piedi facendo crollare il colosso. E questa pietra divenne una montagna che riempì il mondo intero.

Il colosso simboleggiava il regno dell’uomo che se rincorre potere e ricchezza è destinato a crollare in qualunque momento. Mentre invece la montagna rappresenta il regno della Natura ed è destinata a resistere per sempre. Questo indica i diversi valori che si possono seguire e su cui si possono fondare le civiltà: valori effimeri o valori naturali.

Il mondo babilonese è questa fede nell’uomo che può sovrastare la natura attraverso la scienza e il progresso tecnologico. La pietra mostra che un evento relativamente piccolo ma imprevedibile se ci sono valori fragili rischia di far crollare tutto.

Interpretare un fenomeno naturale utilizzando la leva del terrore e costruendo una serie di infrastrutture su cui alimentare ricchezza, potere e interessi effimeri significa costruire qualcosa che va contro le leggi della natura. E anche se sembra potente e invincibile è un mondo invece destinato a  crollare in qualunque momento.

Esattamente come un enorme colosso con la testa d’oro ma con i piedi di argilla.

Continua la lettura: il prezzo della vita non vissuta

MILANO CITTA’ STATO 

Ma le auto non dovevano volare? Ho un SOGNO: Milano SENZA MACCHINE

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Credit: @milano_photogroup

Quando ero piccola c’era sempre questa grande aspettativa sul futuro, qualsiasi fosse il tema di cui si parlava c’era un po’ la sensazione che, per come stavano andando veloci le tecnologie e le scienze in quel momento, ci si sarebbe potuti aspettare di tutto.

Sentivo spesso dire dai grandi “Eh che ne sai, magari nel 2020 o 30 le auto voleranno”. Ed eccoci qua, nel famoso “2020 o 30”.

Le macchine non volano e sono sempre le stesse: 4 ruote, un volante e un motore inquinante.

Milano, la città del futuro, la città che non si ferma mai, una delle città meglio collegate al mondo è comunque la seconda città italiana con più macchine. Se ne contano 1.807.123, quasi due milioni di macchine che, a parer mio, dovrebbero essere tolte.

Ecco perchè.

Ma le auto non dovevano volare? Ho un SOGNO: Milano SENZA MACCHINE

# L’inquinamento dei veicoli a motore

Credit: @luigialloni

L’inquinamento dei veicoli a motore deriva soprattutto dai gas di scarico che producono con la circolazione, in particolare con la produzione delle polveri sottili e, nel caso dei veicoli con motore termico, attraverso i fumi emessi dal tubo di scappamento.

La combustione in questa tipologia di veicoli non avviene in modo perfetto, non producono infatti solo anidride carbonica e vapore acqueo ma anche tante componenti dannose per l’ambiente. É proprio il gas di scarico che viene eliminato ad essere uno dei responsabili della formazione di nebbia e smog nelle grandi città.

La circolazione dei veicoli ha inoltre effetti inquinanti pericolosi per la salute dell’uomo. Oltre a rendere l’aria della città più pesante e meno pulita, gli effetti della circolazione dei veicoli a motore non fanno altro che aggiungersi a tutti i problemi dell’intero pianeta, dall’effetto serra al riscaldamento globale.

In questi problemi la Lombardia mette il carico da novanta, è infatti la regione più inquinata d’Europa.

# Città nel mondo che vivono senza auto

Credit: @ghentphotography

Quella di avere delle zone car free è un’intenzione ormai consolidata nel mondo e infatti ne troviamo già degli esempi.

Primo tra tutti Vauban, un quartiere alla periferia di Friburgo, in Germania.

Qui non circolano automobili, ad eccezione della via principale, percorsa dal tram che porta al centro della città. Tutto qui è raggiungibile a piedi o con le biciclette.

Il centro ha proporzioni davvero piccole ma è comunque un progetto con un obiettivo molto grande: realizzare una città a misura d’uomo, riducendo le emissioni di gas serra e puntando ai benefici ambientali e di salute che una città senza auto può dare.

Quello di Vauban non è l’unico esempio di zona car free nel mondo.

Nessun veicolo a motore è ammesso infatti anche sull’isola di Hydra, in Grecia. Gli unici mezzi consentiti sono i taxi d’acqua o gli asini.

La mancanza di traffico automobilistico è proprio uno dei fattori che permette di godersi a pieno la bellezza dell’isola.

Anche nel centro storico di Ghent in Belgio, da ormai 25 anni è vietato transitare con le automobili. L’area car-free ha incentivato lo sviluppo di infrastrutture ciclistiche e ha migliorato la rete dei trasporti pubblici, rendendo la città molto più piacevole per tutti.

# Le città possono vivere senza auto e dovranno imparare a farlo

Questi sono solo esempi di piccole zone che hanno preso la decisione di bandire le auto dalle loro strade. Sono solo quartieri, centri e piccole isole ma questo cambiamento può avvenire anche più in grande.

Le città possono vivere senza auto e molto presto dovranno imparare a farlo.

In molte città ci sono già dei progetti avviati verso questa direzione.

Ad aprire la strada è Oslo. La capitale norvegese ha dichiarato di voler arrivare ad essere la prima città del pianeta senza auto.

Anche Amsterdam percorrerà la stessa strada e non è difficile crederci dato che già viene considerata “la città delle biciclette”.

Vien da sé che eliminando le auto anche le strade subiranno dei cambiamenti, ma come? Per prima cosa i parcheggi del centro cittadino inizieranno a scomparire. In parallelo, verranno pian piano eliminati anche i posti per le macchine vicini ai marciapiedi, permettendo così di rifarli dando uno spazio più ampio ai pedoni e alle biciclette.

# Sogno una Milano senza macchine

Credit: @milano

Milano, la città del futuro, la città che non si ferma mai, una delle città meglio collegate al mondo è comunque la seconda città italiana con più macchine in Italia. Se ne contano 1.807.123, quasi due milioni di macchine che, a parer mio, dovrebbero essere tolte.

Sogno una Milano senza macchine e credo sia una delle città in cui questo progetto può essere realizzato.

Come sarebbe Milano senza macchine? L’aria sarebbe più pulita, ci sarebbe più spazio sulle strade e ci sarebbe più silenzio, quel silenzio di cui tanto ci siamo stupiti nel primo lockdown.

Questo cambiamento porterebbe anche un grade apporto alla situazione climatica; non cambierebbe il mondo forse ma potremmo dire di aver dato il nostro contributo e perché no, fare da esempio per altre metropoli come la nostra.

In fin dei conti siamo nel 2020, non siamo riusciti a far volare le macchine, ma non potremmo toglierle?

Fonti: energit.itesquire.com

Continua la lettura: I 7 MOTIVI per essere OTTIMISTI sul FUTURO di MILANO

ARIANNA BOTTINI

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Il PALAZZO delle BOLLE: storia e immagini della casa più COSTOSA e DESIDERATA del mondo

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Quando diciamo a qualcuno di aprire gli occhi perché “sta vivendo in una bolla” intendiamo che sta vivendo nel suo mondo, lontano dalla realtà che lo circonda.

C’è chi di questo detto ne ha fatto una delle case più desiderate e costose al mondo.

Vediamola insieme.

Il PALAZZO delle BOLLE: storia e immagini della casa più COSTOSA e DESIDERATA del mondo

# La storia della casa più desiderata al mondo

Credit: @larusmiani

Dove poteva essere la casa più costosa e desiderata del mondo se non in Costa Azzurra?

Ci troviamo Théoule-sur-Me, sulla baia di Cannes, è qui che tra il 1975 e il 1989 è stato costruito il famoso Palazzo delle Bolle.

Venne progettato dall’architetto ungherese Antti Lovag per l’industriale francese Pierre Bernard.

Alla morte di quest’ultimo, nel 1992, l’immobile viene acquistato dallo stilista Pierre Cardin, passaggio che farà acquisire a questo palazzo la sua fama attuale.

Lo stilista infatti, trasformò lo spazio in una perfetta location per eventi scenografici e sfilate di alta moda.

#1200mq di bolle

Credit: @diegocalvoibiza

IL complesso è formato da 8500 mq di superficie totale, 1200 di casa, due piscine, un giardino, spazi calpestabili sul tetto e un anfiteatro che affaccia direttamente sulla scogliera con posti a sedere per 500 persone.

Non stupisce che i maggiori vip abbiano scelto proprio questa bolla per passare una vacanza rilassante a distanza di sicurezza dalla vita mondana.

# Una casa senza spigoli

Credit: @sundayamenities

Le sfere di terracotta che compongono il Palazzo delle Bolle rispecchiano perfettamente la filosofia architettonica di Antti Lovag, secondo cui le linee rette sono “un’aggressione alla natura”.

Ogni casa ha infatti la forma di una bolla ma non è tutto, perché anche l’interno segue questa filosofia: non ci sono spigoli, né angoli, né tantomeno linee rette ma solo linee curve e forme arrotondate. 

L’obiettivo dell’architetto ungherese era quello di creare una casa in cui tutto fosse rotondo: dagli appartamenti alle stanze interne, fino ad arrivare alle piscine.

# Gli arredi unici

Credit: @myfornitureisfrench

Gli appartamenti ricordano la struttura delle caverne: i soffitti sono ad arco, le finestre ad oblò, tutte le pareti sono fatte in pietra e ogni piccolo suppellettile segue le forme tondeggianti di questo mondo fantastico creato in Costa Azzurra.

Gli arredi di queste bolle moderne sono unici nel loro genere e rispecchiano completamente la personalità del famoso stilista: stravaganti, fuori dagli schemi e con un’attenzione cromatica pazzesca.

Ognuna delle 10 camere da letto è stata decorata da un artista famoso come Patrice Breteau, François Chauvin e Gerard Cloarec; a dimostrarlo i mobili ricercati e le statue uniche che arredano ogni angolo del Palazzo delle Bolle.

# Vivere in una bolla ha il suo prezzo

Credit: @palaisbulles

Vivere in una bolla ha il suo prezzo, ed è da capogiro.

Lo stilista Pierre Cardin aveva deciso di affittarla per soggiorni brevi e per feste esclusive alla modica cifra di mille dollari, a notte!

Dopo la morte dello stilista francese però, il palazzo delle bolle è stato messo in vendita e, nonostante il prezzo di quasi 400 milioni di euro che si annovera il premio di prezzo più alto mai raggiunto in Europa per una proprietà, sembra già aver trovato il suo compratore.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: La CASA più COSTOSA d’Italia si trova a MILANO

ARIANNA BOTTINI

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CHERNOBYL 35 anni dopo: il TRIONFO della NATURA (malgrado le RADIAZIONI)

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Credits: corriere.it Chernobyl

Chernobyl è stato luogo del più grande disastro nucleare della storia, un’emergenza ambientale globale causata da un’esplosione pari a 500 volte più potente di Hiroshima. La notte del 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45, il reattore n°4 “Lenin” si incendiò causando distruzione in tutta la zona e non solo. Si sono contati circa 300 mila morti, migliaia di neonati malformati in tutta Europa, 2800 km quadrati d’acque, flora e fauna contaminati. Eppure, contro ogni aspettativa, nonostante le radiazioni siano ancora presenti, nella zona è tornata la natura. È diventata la terza riserva di piante e animali più grande in Europa.

CHERNOBYL 35 anni dopo: il TRIONFO della NATURA (malgrado le RADIAZIONI)

# La post-apocalisse che non si aspettava nessuno

Credits: corriere.it
Chernobyl

Non un deserto post-apocalittico ma un’immensa oasi verde, è questo che bisogna aspettarsi ora cercando foto di Chernobyl. E si perché, grazie agli appostamenti fotografici di un gruppo di scienziati che sta studiando la zona di interdizione di Chernobyl, la cosiddetta CEZ (Chernobyl Exclusion Zone), si è scoperto che flora e fauna si sono appropriati dell’intera area. Sono comparse specie di animali selvatici mai viste nella zona, come il pony mongolo, il bisonte europeo e i lupi, non più cacciati, si sono moltiplicati, sono diventati ben 7 volte di più di quelli che erano. Linci, cervi, cinghiali che circolano per le strade sovietiche, alberi che spuntano dai balconi, uno scenario naturale probabilmente molto bello. Eppure nessuno si sarebbe aspettato di associare la parola “bello” a Chernobyl, testimone del grande disastro. Abbiamo potuto assistere (anche se non fisicamente perché agli uomini è ancora vietata la possibilità di ingresso nell’area) ad un trionfo della natura, una rinascita ambientale e ad una biodiversità capace di catturare più carbonio.

# Non dimentichiamoci delle radiazioni

Credits: lifegate.it
La fauna selvatica è tornata a popolare la Chernobyl Exclusion Zone

Sicuramente sorpresi di ciò che avvenuto, non bisogna però dimenticarsi delle radiazioni che sono ancora presenti e che di certo non sono diventate innocue. Secondo l’ingegnere ex-nucleare Alex Sorokin, gli effetti delle radiazioni sugli organismi viventi si accumulano nel tempo. Non si riesce infatti a stimare quanto effettivamente queste specie animali vivano o se vengano colpiti da tumori causati ancora dalla radioattività presente nella zona, anche se lo si ipotizza.

# Le radiazioni hanno un effetto meno rilevante della presenza dell’uomo

Credits: georgofili.info
Chernobyl

La Chernobyl verde è un miracolo, ma ci fa ben ragionare. È stata l’assenza dell’uomo che ha portato a questo trionfo della natura. Ciò significa che le radiazioni siano un fattore meno rilevante, che queste non abbiano impedito a piante e animali di riprendersi i propri spazi ma l’uomo sì. Il botanico di fama mondiale, Stefano Mancuso, spiega che con tre decenni d’isolamento e divieto di qualunque attività umana, la natura ha potuto svilupparsi senza alcun impedimento.

L’Ucraina, oggi, chiede all’Unesco di dichiarare Chernobyl Patrimonio dell’Umanità.

Fonti: georgofili.info

Continua la lettura con: L’INVASIONE della NATURA: così cambierebbero Parigi, NY, Roma e Venezia (Immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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A giorni sono attesi i piccoli alati di Giò e Giulia, i celebri FALCHI del PIRELLONE

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Credits: @pyna_parry IG

Un attico a 125 metri d’altezza con una vista mozzafiato su tutta Milano… Stiamo parlando del tetto del Pirellone, nonché nido d’amore di Giò e Giulia, i due falchi pellegrini urbani che dal 2014 sono entrati nel cuore di tutti i milanesi, diventando delle vere celebrità.

Ogni anno scelgono proprio la cima di uno dei grattacieli simbolo di Milano per nidificare e far nascere i propri cuccioli. E, anche in questo 2021, è arrivata la buona notizia direttamente dalla loro fanpage Facebook.

A giorni sono attesi i piccoli alati di Giò e Giulia, i celebri FALCHI del PIRELLONE

# Giò e Giulia: i due falchi pellegrini più amati dai milanesi

Credits: www.orobie.it

Nel 2014, durante i lavori di ristrutturazione del Grattacielo Pirelli, è stato scoperto il nido d’amore ad alta quota dei falchi pellegrini più amati dai milanesi, Giò e Giulia.

Così, ogni anno, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, la coppia è attesa da tutti i suoi fan. E i due falchi puntualmente tornano, esattamente dove vanno sempre, nel luogo perfetto dove far nascere i propri piccoli grazie alla sua preminenza rispetto alle piazze che lo circondano.

# La bella notizia del 2021: nasceranno dei nuovi falchetti milanesi

Credits: milano.repubblica.it

E, anche in questo 2021, è arrivata una bella notizia direttamente dalla fanpage Facebook dedicata ai due falchi: il 4 marzo è stato depositato il primo uovo e, il 6 marzo, le uova sono diventate due.

Ora, i futuri genitori dovranno alternarsi per covare le loro uova, nell’attesa che i piccoli falchetti milanesi doc nascano.

# Una diretta streaming 24 ore su 24

Credits: @delfratec IG

Ma quando nasceranno i falchetti del Pirellone? Solitamente, dalla deposizione alla schiusa delle uova passano in media 33 giorni, quindi si ipotizza nasceranno nella prima settimana di aprile.

E, come gli scorsi anni, potremo osservare 24 ore su 24 la vita e l’amore ad alta quota di questa coppia di falchi pellegrini, grazie alle webcam installate dalla Regione Lombardia.

Fonte: www.mentelocale.it

Continua la lettura con: Quando il GRATTACIELO PIÙ ALTO d’Italia era a Cesenatico

ALESSIA LONATI

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SCIARE a Milano: il progetto della prima PISTA indoor d’Italia

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Lo Ski Dome di Arese, la pista da sci coperta, sembra essere tornato al centro del dibattito che riguarda la riqualificazione dell’ex Area Alfa Romeo, situata tra i comuni di Arese, Lainate e Garbagnate Milanese. Non è la prima volta che questo progetto fa la sua comparsa, ma con le Olimpiadi Milano-Cortina che si avvicinano, l’idea di una pista da sci alle porte di Milano torna alla ribalta. Si riuscirà a realizzarla?

SCIARE a Milano: il progetto della prima PISTA indoor d’Italia

# La pista da sci coperta torna sulla scena dopo essere stata accantonata nel 2019

credits: 4actionsport.it

Un impianto da sci coperto, lungo 350 metri, largo 60 e con un dislivello di circa 60 metri. Una pista da sci sempre ricoperta di neve che secondo le stime costerebbe intorno ai 50 milioni di euro. Questo è il progetto che potrebbe interessare l’ex Area Alfa Romeo di Arese.

È il 2016 quando nella provincia milanese si parla per la prima volta di sci indoor, ma dopo tre anni, nel 2019, l’idea viene accantonata.

Sembra però che le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 abbiano dato una nuova spinta a questo progetto che è subito tornato al centro del dibattito politico per quel che riguarda la riqualificazione dell’ex area industriale.

# La strada è ancora lunga: tra iter burocratici e controlli operativi

credits: milanotoday.it

L’11 marzo scorso la Giunta Regionale ha approvato l’aggiornamento dell’atto integrativo all’Accordo di Programma mirato alla riqualificazione complessiva dell’intera area. Questo significa che per il momento le certezze sono poche, ma c’è sicuramente una possibilità per lo Ski Dome di entrare a far parte del progetto di riqualificazione.

Riparte quindi l’iter burocratico che coinvolgerà tutti gli enti, pubblici e privati, interessati alla riconversione dell’area. A livello operativo, il primo passo è la convocazione del Collegio di Vigilanza che avrà il compito di definite tempi, interventi e risorse da impegnare nell’ampio progetto di riqualifica.

Il Collegio, nello specifico, dovrà approfondire la possibilità dell’installazione di strutture funzionali allo svolgimento delle Olimpiadi 2026, analizzare le tematiche relative all’accessibilità dell’area in riferimento ai mezzi di trasporto pubblico locale e, infine, individuare le risorse finanziarie per coprire i costi di intervento e gestione.

# I benefici che potrebbe portare lo Ski Dome

credits: dovesciare.it

Il sottosegretario della Regione Lombardia con delega allo Sport, alle Olimpiadi 2026 e ai Grandi Eventi, Antonio Rossi, ha affermato che lo Ski Dome potrebbe aprire importanti prospettive sportive e turistiche per Milano. Ha aggiunto che “potrebbe assumere un’interessante valenza in chiave olimpica” in quanto potrebbe essere utilizzata per allenamenti mirati e per i test delle squadre olimpiche e paraolimpiche.

Sarebbe un importante polo di attrazione per gli amanti dello sci, specialmente nel periodo più caldo quando è possibile sciare solo su pochi ghiacciai alpini. Inoltre, potrebbe diventare un punto di formazione per i tecnici dello sci alpino.

Insomma, la strada sembra essere ancora lunga, ma nei prossimi mesi si deciderà se la pista da sci coperta riuscirà dopo cinque anni dalla sua ideazione a realizzarsi.

Fonte: dovesciare.it 

Continua la lettura con: Dado contro Futura. Il LOGO delle OLIMPIADI: Milano quale sceglie? (vota e vedi i risultati)

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

ROMA 2100: SOMMERSA dall’acqua come ATLANTIDE

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Credit: @lestradediroma

Roma, la città eterna, la prima e unica ad avere mantenuto questo appellativo per oltre due millenni.

E se non fosse così eterna come crediamo? Può sembrare una domanda assurda; nessuno ha mai pensato ad un mondo senza Roma, eppure potremmo trovarci di fronte a questo scenario.

Se non si ferma il riscaldamento globale, nel 2100 Roma potrebbe infatti scomparire, sommersa dall’acqua liberata dallo scioglimento dei ghiacciai.

ROMA 2100: SOMMERSA dall’acqua come ATLANTIDE

#Gli effetti del riscaldamento globale

Credit: singularityhub.com

Il riscaldamento globale esiste, è finito il momento in cui ci si interrogava su quanto fosse vero, esiste ed è stato preso sottogamba per decenni restituendoci un conto a dir poco infuocato.

In passato, con 2-3 gradi in più di temperatura atmosferica, il mare era 16 metri più alto.

Partendo da questo dato si può andare a prevedere quale sarà il futuro del nostro pianeta.

Giusto per fare un esempio: se il livello dei mari si alzasse di 1 metro Venezia sarebbe la prima a finire sott’acqua.

Il livello dell’acqua di mari e oceani si alza principalmente per effetto della fusione dei ghiacciai che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide e ogni anno continua ad aumentare in modo spaventoso.

Il livello del mare si alza di circa 3,2 mm ogni anno, quindi entro il 2100 il mare potrebbe salire dai 26 ai 77 centimetri a seconda delle temperature e il dato degli oceani è ancora più alto.

# La capitale potrebbe essere sommersa

Credit: @lestradediroma

Si parla sempre e solo di Venezia ma cosa attende tutto il resto dell’Italia? L’area a rischio inondazione in Italia è infatti di 5.686,4 km quadrati.

Fra 85 anni il nostro paese perderà gran parte del suo patrimonio paesaggistico, dato che l’innalzamento del livello del mare di 28-60 centimetri e i movimenti tettonici porteranno alla sommersione di 5500 chilometri quadrati di pianure costiere.

Se non si mette un freno al riscaldamento globale, nel 2100 Roma potrebbe scomparire per sempre.

Lo scioglimento dei ghiacciai porterebbe ad una crescita eccessiva del Tevere che trasformerebbe Roma in una città sommersa dall’acqua.

# La cartina geografica del futuro

Credit: deviantart.com

Jay Simons, disegnatore slovacco, ha immaginato il nuovo mondo tra 80 anni ed ecco che davanti a noi troviamo uno scenario degno di un film apocalittico.

Le nuove cartine sono davvero spaventose: Roma diventerebbe una città sottomarina completamente sommersa dall’acqua ma non solo. Gran parte dell’Emilia Romagna, della pianura Padana e della Toscana sarebbero completamente cancellate.

Nell’ipotesi di Jay Simons, in meno di 100 anni le acque si innalzerebbero di quasi 90 metri, dato, per il momento, non supportato dalla realtà.

Quella dei Simons è infatti più una provocazione che un’ipotesi, un tentativo di aprire gli occhi al mondo.

Se i dati continuano a rimanere costanti questa non sarà la situazione fra 80 anni ma sappiamo veramente come si muovono i dati? Possiamo veramente prevedere il nostro del nostro pianeta?

La strada sembra essere già segnata, è un percorso lento ma molto probabilmente ormai inarrestabile.

Al momento possiamo dire che per ottenere un innalzamento così elevato servono centinaia di anni ma, anche se fosse, possiamo accettare che questo sia il futuro del nostro paese e di tutto il mondo?

Fonti: funweek.it

Continua la lettura con: Il MARE a Milano? Che cosa succederebbe se tutti i GHIACCIAI si sciogliessero

ARIANNA BOTTINI

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Piazza CASTELLO: che fine ha fatto il progetto di RESTYLING?

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Credits: Urbanfile - Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello

Il progetto di restyling era stato approvato a dicembre del 2019, ma ad oggi non si è visto nessun cantiere all’opera. Ecco la situazione attuale e come dovrebbe diventare in futuro. Immagine copertina da UrbanFile.org

Piazza CASTELLO: che fine ha fatto il progetto di RESTYLING?

# La situazione oggi in Piazza Castello: sciatteria e incuria

Credits: Urbanfile – Piazza Castello

Non è certo un bel biglietto da visita la sistemazione attuale di Piazza Castello che, dopo la rimozione dell’Expo Gate, ha visto l’inserimento di alberi in vaso alternati a panchine, purtroppo oggi malconce e senza alcun intervento di manutenzione. La fortuna, se così si può dire, è l’assenza di turisti complice la pandemia da Covid-19.

Ma è tutta l’area intorno a dare l’idea di una sciatteria diffusa, da via Beltrami ai lati della piazza fino a largo Cairoli. Da ormai 6 anni, da quando si è concluso Expo2015, le condizioni di questa area in pieno centro storico non sono degne di Milano.

Fonte: Cantiere Urbanfile

# Il progetto è stato approvato nel 2019. Forse quest’anno partiranno i lavori, ma solo per la parte di Piazza Castello

Credits: Urbanfile – Restyling Piazza Castello

Il progetto definitivo di restyling di Piazza Castello è stato approvato alla fine del 2019 e ad oggi non si è mossa foglia. L’ultima notizia è l’avvenuta aggiudicazione un mese fa dei lavori, ma al momento è tutto fermo. Secondo il cronoprogramma il primo lotto d’intervento riguarderebbe quest’anno le aree di piazza Castello e via Beltrami, senza purtroppo una data certa.

Credits: Urbanfile – Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello

La riqualificazione proposta dagli architetti Genuizzi, Strambio, Banal e Ragazzo, rivista dopo le modifiche richieste dalla soprintendenza, prevede un triplice filare alberato sulla piazza, 184 nuove alberature e delle aiuole, la rivisitazione della pavimentazione di via Beltrami da calcestre a Granito bianco di Montorfano e di Beola grigia. Purtroppo i marciapiedi che circondano la piazza rimarranno in asfalto.

# Per il rinnovo di largo Cairoli al palo anche il progetto

Credits: milanoweekend.it

Per il rinnovo di largo Cairoli invece nessuna novità. L’intervento avrebbe previsto nel progetto originario lo spostamento della statua di Garibaldi su un basamento circolare di granito bianco come quello già presente in via Dante e la rimozione dell’aiuola, al fine di facilitare il transito pedonale estendendo la superficie calpestabile. Ancora per anni quindi la circolazione non verrà modificata e non verrà pedonalizzato il tratto di strada tra via Dante a Piazza Castello.

Continua la lettura con: Le 4 PIAZZE di Milano che saranno TRASFORMATE entro fine anno: ecco come diventeranno

FABIO MARCOMIN

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La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

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Il fiume Brenta è uno dei più importanti corsi d’acqua del Veneto.

Il Brenta, o “La Brenta”, come viene chiamato nei primi chilometri di corso, nasce in Trentino, tra i laghi di Caldonazzo e di Levico. Percorre le province di Trento, Vicenza, Padova e Venezia e sfocia nel mare Adriatico. Gode di storia millenaria, ne è stato modificato più volte il percorso originario. E’ stato oggetto di vicissitudini ingegneristiche durante tutta la Repubblica Serenissima e teatro di alluvioni spettacolari.

La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

Nel secolo scorso, nelle falde di tutta la pianura padana l’acqua potabile abbondava. L’acqua, soprattutto dal Brenta, è stata prelevata e trasportata nelle case tramite la rete idrica. Ma lo sviluppo industriale e agricolo hanno provocato un forte inquinamento aggravato dalla crisi climatica e dall’aumento della popolazione. Ciò ha comportato il danneggiamento delle fonti di acqua potabile all’origine.

Sono emersi infatti, nel tempo, problemi legati alla necessità di prendersi cura dell’ambiente e delle aree che filtrano, proteggono e producono l’acqua potabile: falde acquifere, aree umide, sorgenti, fiumi, e foreste. La mancanza in passato di un piano di gestione integrato ha comportato inoltre l’aggravarsi delle problematiche ambientali e gestionali.

Oggi il Brenta è un punto di riferimento fondamentale per l’approvvigionamento idrico, ma non solo, del popolo veneto.

L’area fluviale del medio Brenta, la sezione per cui che va da Bassano del Grappa a Padova, è riconosciuta a livello europeo e inserita all’interno della Rete Natura 2000. Si parla di un bacino che serve circa 1,5 milioni di persone. Oltre ad essere una delle principali fonti di acqua potabile della regione, è un sito ambientale di grande importanza naturalistica e turistico-ricreativa.

Credits: parcofiumebrenta.it

# Parco Fiume brenta: il Progetto

Nell’area del Medio Brenta, gli abitanti di 15 comuni hanno avviato un percorso virtuoso di salvaguardia delle fonti, di potenziamento della raccolta di rifiuti lungo il fiume e di valorizzazione della ciclovia. Così facendo, hanno aderito e dato vita a un nuovo modello, attualmente unico in Italia, di cura del patrimonio naturale: il Parco Fiume Brenta.

Parco Fiume Brenta è promosso da Etifor, Etra, Veneto Acque, il Consiglio di Bacino Brenta, il Comune di Carmignano di Brenta, Veneto Agricoltura e l’Università di Padova.

Partner co-finanziatore, LIFE Brenta 2030. Ad occuparsi dello sviluppo, degli aspetti normativi e della promozione di un cambio culturale all’interno degli enti è Etifor, spin-off dell’Università di Padova, impegnato da anni su scala internazionale nella gestione e valorizzazione del patrimonio naturale.

# Life Brenta 2030

Il progetto LIFE Brenta 2030 propone una modalità economico-sociale pionieristica tutta italiana. Il Progetto prevede una partecipazione “dal basso”, coinvolgendo direttamente i cittadini dei comuni interessati. Ne parla L’ad di Etifor, Alessandro Leonardi: “In Italia solo una piccolissima percentuale del fatturato del settore idrico viene reinvestita sull’ambiente e per la protezione delle fonti. Questo, con forte ritardo rispetto alla Direttiva Acque dell’Ue, che ci chiede di farlo dal 2006. Parco Fiume Brenta nasce in risposta a queste esigenze ed entra nel vivo nel 2021 con il coinvolgimento dei cittadini e con un network di amministrazioni locali, aziende e agricoltori che rappresenta un esempio di cooperazione territoriale piuttosto raro”.

Oggi la legge permette di destinare una piccola parte della tariffa idrica come contributo diretto alla salvaguardia delle fonti. Questo consente ai cittadini di mitigare e compensare gli impatti.

# Bere acqua del rubinetto e adottare un albero

Credits: etifor.com

Secondo quando delibera lo staff di Life Brenta 2030, “bere dal rubinetto diventa così un atto doppiamente responsabile: non si producono rifiuti di plastica e ci si prende cura del territorio”. Non solo, i cittadini possono partecipare anche in maniera più attiva al miglioramento dell’intero ecosistema adottando uno o più alberi dal portale per le riforestazioni in crowdfunding wownature.eu. Questo consente di scegliere tra 19 specie autoctone, selezionate dal team di Etifor, in grado di ripristinare la biodiversità e di filtrare al meglio l’acqua nelle falde.

I cittadini dei comuni co-finanziatori potranno inoltre usufruire gratuitamente di:

  • percorsi di educazione ambientale per le scuole elementari e medie
  • attività per migliorare la sostenibilità delle aziende agricole all’interno dell’area
  • partecipazione alle giornate ecologiche di raccolta rifiuti
  • un presidio ambientale integrato lungo l’asta del fiume che permetterà di rendere le aree più pulite e sicure per tutti

# Etifor: “il modello è replicabile in tutto il nostro Paese”

Questo modello, in un Paese come il nostro caratterizzato dall’enorme quantità di bacini idrici naturali, è replicabile in qualsiasi territorio. Questo sarà possibile se si innesca un cambiamento culturale nelle istituzioni e negli enti che fanno parte di questa filiera. L’impegno di Etifor, oltre a concretizzarsi sul campo, si muove anche in questa direzione.

Credits: parcofiumebrenta.it, greenport.it

Continua a leggere: 10 MAGNIFICI LAGHI del Trentino-Alto Adige che (forse) non conosci

Lucio Bardelle

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Dormire in una TENDA di GHIACCIO in Italia: si può fare

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Credits: @virgilio_it spirit igloo village

Le persone quando vanno in vacanza sono sempre più alla ricerca di posti nuovi da ammirare, ma soprattutto di luoghi dove poter vivere un’esperienza unica. Allo stesso tempo però non è detto che tutti siano disposti a prendere un aereo e farsi ore di viaggio, o addirittura partire in macchina o treno e metterci anche di più; per questo si sta diffondendo la così detta staycation, ovvero il fare vacanza nelle vicinanze di casa. Gli italiani a questo proposito non devono preoccuparsi, il Belpaese infatti offre tantissimi esperienze indimenticabili, tra queste dormire in un igloo. Ma dove si potrebbe fare?

Dormire in una TENDA di GHIACCIO in Italia: si può fare

# Ice hotel: una moda sempre più diffusa

Credits: @
bucketlistadventure_
icehotel, Northern Lights

La moda di costruire hotel di ghiaccio e Igloo Village e di vivere una notte da brividi, non nel senso della paura, si sta diffondendo sempre di più. Sembrerebbe sia una nuova tipologia di struttura ricettiva che si sta diffondendo in tutto il mondo, dalla Russia alla Romania, al Canada, Giappone e persino in Italia. Come era possibile dedurre, sono stati i paesi scandinavi a far partire quest’idea, considerata estrema dagli amanti dei tropici o dei caminetti. Abituati ad un clima rigido, svedesi e finlandesi hanno usato la loro risorsa primaria, la neve, per fini turistici.

# Lo Spirit Igloo Village

Credits: siviaggia.it
tenda di ghiaccioNon bisogna andare fino in Lapponia per vivere l’esperienza di dormire in una tenda di ghiaccio, nel paese di Piancavallo, nel Parco naturale delle Dolomiti friulane e in provincia di Pordenone, c’è infatti un villaggio di igloo. Si chiama Spirit Igloo Village e si trova a circa 1800 metri d’altezza. Si tratta di ben 25 costruzioni di ghiaccio nelle quali poter alloggiare. Ma non c’è da preoccuparsi per il freddo! Anche se le temperature di notte nella zona possono raggiungere i 20 gradi sotto lo zero, all’interno dell’igloo lo zero non lo si raggiunge mai, anzi il calore del corpo umano potrebbe portare la temperatura all’interno anche a 18 gradi. Le “tende” sono immediatamente vicine ad un rifugio, il quale offre colazione, pranzo e cena agli ospiti “congelati”.

Gli igloo si possono raggiungere o con le ciaspole o arrivando in seggiovia al rifugio vicino e poi con le racchette da neve. Una volta arrivati viene fornito tutto il necessario per la notte e poi, se in valigia si è messo un po’ di spirito di avventura e un po’ di sopportazione del freddo, si è pronti per una notte da sogno polare.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura: A un’ora da Milano si può DORMIRE nella CAMERA appesa a un ALBERO

BEATRICE BARAZZETTI

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Il prezzo della vita non vissuta

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Credits: lifegate.it

È uscito un pezzo di Alessandro Baricco (Mai più) in cui scrive che insieme ai morti della pandemia bisognerebbe calcolare anche le vite non vissute. E sostiene che questo approccio orientato alla sicurezza come ossessione stabilita da un’autorità suprema è figlio del novecento, della stessa cultura da cui sono nati i totalitarismi come comunismo e nazismo. Invece questa crisi sta dimostrando che la nostra epoca ha bisogno di un approccio diverso nella politica e nel senso della vita di una comunità. Come potrebbe essere questo approccio?

Innanzitutto bisogna uscire dalla dimensione quantitativa, tipica delle società di massa, per cui la persona si riduce a un numero e tutto viene misurato come numeri. Se cala il numero di morti allora la gente vive meglio, ma questo sillogismo non ha senso. Così come focalizzarsi sulla durata della vita invece che sulla qualità dell’esistenza.
Anche il fatto di non aver consentito ai malati Covid di concludere i propri giorni senza avere accanto i loro cari è stato una barbarie incredibile.

Lo stesso per l’economia. Alla logica del profitto e della crescita delle ricchezza bisogna integrare quella del valore creato e condiviso. Non a caso nei paesi scandinavi dove la qualità della vita è un imperativo le misure intraprese dai governi sono state più incentrate sul benessere quotidiano che sul dogma del rischio zero.

Forse la vera malattia che il virus ha messo in luce è quella del rapporto che nella nostra società le persone e la politica hanno con la vita umana. E la grande sfida che ci attende sarà la salvaguardia delle libertà individuali come unica via per consentire che ogni vita sia vissuta in modo unico e pieno.
Perchè il vero tema nella società odierna è di riuscire a inserire più vita nella vita invece che inaridirla riducendola a una omologazione statistica.

Continua la lettura con: la stupidità umana ci salverà dalla stupidità umana

MILANO CITTA’ STATO 

 

Dal 2024 da TORINO a GENOVA in TRENO in UN’ORA. E Milano resta ai tempi degli ANNI OTTANTA

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Credits: trains_of_italy IG

Il Terzo Valico sarà uno dei fattori principali per il miglioramento del servizio e la drastica riduzione dei tempi di percorrenza. Ecco tutti gli interventi previsti.

Dal 2024 da TORINO a GENOVA in TRENO in UN’ORA. E Milano resta ai tempi degli ANNI OTTANTA

# Oggi servono 2 ore per andare da Torino a Genova

Credits: luca.9095
IG – Intercity a Genova Brignole

Oggi da Torino a Genova si impiegano 2 ore con il treno Intercity e oltre 2 ore con il treno regionale. Rispetto a 30 anni fa non si è avuto alcun miglioramento nei tempi di percorrenza, ma anzi serve qualche minuto in più per collegare i due capoluoghi di regione. Fra qualche anno grazie agli ingenti investimenti sulla tratta ci sarà un netto miglioramento del sevizio e la durata del viaggio verrà sensibilmente ridotta

# Con Terzo Valico e Frecciarossa, dal 2024 si dimezzano i tempi di percorrenza 

Credits: trains_of_italy IG

Nel 2024 i torinesi potranno andare al mare in treno con tempi di percorrenza dimezzati, si passerà infatti dall’attuali 2 ore a 1 ora soltanto per raggiungere Genova da Torino e viceversa. Questo sarà possibile grazie alla realizzazione del Terzo Valico, nuova galleria in costruzione tra le due regioni di 27 km dove i treni potranno viaggiare fino a 250 km/h, a interventi sulla tratta storica dove i convogli passeranno dagli attuali 100 km orari ai 200 e ai lavori previsti sulla tratta Trofarello-Alessandria, alla stazione di Asti e tra Alessandria e Novi Ligure. Inoltre verranno introdotti un maggior numero di treni Frecciarossa, migliorando anche il confort di viaggio, e gli attuali in servizio sulla tratta verranno ammodernati per consentire di raggiungere la velocità di 200 km/h. 

Continua la lettura con: In arrivo il TRENO veloce 800 KM/H: da Milano si arriverebbe a Napoli in un’ora, a Venezia in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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La TORRE BMW: il palazzo di PERIFERIA che sfida i grattacieli del CENTRO 

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credit: press.bmwgroup.com

Da oltre 20 anni nei cieli della periferia milanese svetta un edificio pazzesco, che potrebbe far invidia ai grattacieli del centro città. Ma dove si trova?

La TORRE BMW: il palazzo di PERIFERIA che sfida i grattacieli del CENTRO 

I nuovi edifici costruiti in centro città con le loro torri stupiscono il mondo e attirano l’attenzione di turisti da ogni dove, ma non tutti sanno che nei cieli di San Donato svetta da oltre 20 anni l’opera di un architetto di fama internazionale, il giapponese Kenzo Tange, che fa invidia ai più moderni skyscrapers. Di che edificio si tratta e perché nonostante sia così pazzesco, resta tutt’oggi sconosciuto a molti?

# Un edificio che sorprende da oltre 20 anni

credit: Pinterest @Daniele Nepoti

Correva l’anno 1998 quando la BMW inaugurò la sede di San Donato in presenza delle più alte cariche cittadine e lombarde. Il palazzo ospitava oltre 260 dipendenti e aveva bisogno di essere spazioso e funzionale, così l’architetto progettò una struttura con una superficie di 12 mila metri quadri, sviluppata su 8 piani. I lavori, costati all’incirca 70 miliardi di lire, iniziarono nel 1996 e vennero conclusi nel giro di due anni, posizionando la prima pietra di un grande castello che è divenuto negli anni la BMW. Ai tempi il gruppo mirava ad essere competitivo a livello internazionale e per affermarsi sul mercato italiano la costruzione di una sede imponente e mozzafiato ha rappresentato un’efficace strategia di marketing.

 

# Dai bordi di periferia, la Torre BMW sfida i grattacieli del centro

credit: dywit.it

Nonostante siano passati oltre 20 anni dall’inaugurazione della torre BMW, i suoi elementi futuristici e le sue forme innovative non smettono mai di essere magnetici. Funzionale e spettacolare, il palazzo rappresenta gli elementi che la città ha in comune con la cultura giapponese. Eppure, anche se rappresenterebbe un rivale perfetto per i grattacieli del centro, non è mai stato sotto i riflettori e la motivazione potrebbe essere proprio la sua posizione geografica poco centrale.

# Non solo estetica: un grande impianto fotovoltaico che ricarica persino le auto elettriche parcheggiate

credit: press.bmwgroup.com

Ma la bellezza della torre non è solo estetica, è anche un esempio di responsabilità ambientale: da anni il palazzo è stato dotato di un impianto fotovoltaico composto da 750 pannelli solari che soddisfa il 6,5% del fabbisogno dell’intero edificio. E non è tutto. I posti auto sono dotati di un sistema di ricarica per auto elettriche che viene totalmente coperto dall’impianto fotovoltaico.

Insomma, un edificio che potrebbe far invidia ai conosciuti e fotografati grattacieli della Nuova Milano: modernità e innovazione architettonica, sostenibilità e spirito imprenditoriale. What else?

Fonte: BMW 

Leggi anche: COVA, il “castello Disney” di Milano: è il palazzo più bello della città?

ROSITA GIULIANO

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I nuovi CORSI DI LAUREA in partenza a Milano, alcuni esempi unici in Italia

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credits: aldossomonza.it

La proposta formativa degli atenei milanesi si è arricchita di nuovi corsi di laurea che offriranno sbocchi professionali davvero molto particolari e specifici pronti a soddisfare le nascenti esigenze del mercato. Vediamo i più interessanti e innovativi.

I nuovi corsi di laurea in partenza a Milano, alcuni esempi unici in Italia

# Nuove lauree in inglese alla Statale di Milano: il leit motive è la sostenibilità

credits: nel_paese_del_sole IG

La Statale già dall’anno accademico 2020/2021 offre ben sei nuovi corsi di laurea magistrale e ben cinque di questi interamente in lingua inglese.

Nell’area giuridica ci si può formare in Law and Sustainable Developement dove vengono fornite competenze giuridiche avanzate di diritto internazionale ed europeo orientate alla sostenibilità ambientale e agli aspetti economici correlati.

Sempre per chi è interessato ad approfondire le tematiche ambientali, ma in un’ottica integrata tra scienze economiche e sociali è nato il corso Enviromental Change and Global Sustainability. Agli studenti di questa disciplina saranno fornite tutte le competenze per gestire i cambiamenti climatici e le politiche di sostenibilità ambientale e potranno trovare impiego sia come responsabili ambientali in aziende private che in contesti istituzionali ed internazionali.

Chi invece preferisce orientarsi all’ambito aziendale e delle risorse umane può scegliere un altro corso interamente in inglese che permette ai propri laureati di gestire le risorse umane nei differenti ambiti organizzativi sia pubblici che privati. Si tratta del percorso Management of Human Resources.

# I nuovi corsi nell’ambito sanitario: la “biologia quantitativa”

credits: skuola.net

In ambito sanitario invece sono ben tre le nuove opzioni disponibili.

Biomedical Omics permetterà agli studenti di conoscere nuove prospettive di ricerca, diagnosi e terapia delle malattie attraverso le tecnologie “omiche”, cioè quelle che descrivono e analizzano un sistema biologico, in un contesto di medicina di precisione e personalizzata.

Management delle aziende sanitarie e del settore salute è il corso che permette di imparare a gestire aziende ed imprese dell’ambito sanitario. Questo è l’unico dei corsi elencati che si tiene in italiano.

Quantitative Biology permetterà ai propri studenti di conoscere tutti i segreti della biologia quantitativa che, attraverso le nuove tecnologie e computazione, permetterà loro di modellare i processi biologici per destinati alla scoperta di nuovi farmaci, biologia sintetica e ingegneria metabolica, solo a titolo di esempio.

# I nuovi corsi di laurea del Politecnico di Milano: Humanitas e Food Engineering

credits: polimi IG

Al Politecnico è in partenza il nuovo corso integrato con Humanitas University, chiamato Medtec School della durata di sei anni e tenuto interamente in inglese. Permetterà di ottenere contemporaneamente due lauree, una triennale in ingegneria biomedica rilasciata dal Politecnico e quella magistrale in medicina e chirurgia rilasciata da Hunimed.  I primi tre anni si svolgeranno al Politecnico mentre i successivi in Humanitas. Gli sbocchi professionali spaziano dall’ambito medico a quello di ricerca, biotecnologico o farmaceutico.

Di carattere completamente diverso è invece il percorso in Food Engineering che insegna tutto quello che c’è da sapere per gestire l’intera filiera alimentare dalla produzione alla distribuzione attraverso conoscenze chimiche, matematiche, fisiche, sociali e naturalmente ingegneristiche.

Continua la lettura con: I RECORD delle UNIVERSITÀ di Milano 

SILVIA FUSARI IMPERATORI

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L’ALBERO dei SINGLE: da 131 anni aiuta a trovare l’ANIMA GEMELLA

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Credits: @tothemooonandback_ albero dei single

La Germania è un popolo di single, la stessa Berlino è una delle città con il più alto numero di persone sole. Classificata un po’ come la capitale europea dei single, potremmo dire in realtà che è una cosa tipica delle città tedesche. Infatti, nonostante Berlino sia chiamata “la povera ma sexy” e ad essa è abbinata l’idea che sia una città perfetta per gli incontri occasionali, questa non rientra nella top 10 delle città tedesche con più numero di single. Forse anche per questo a circa 100 km da Amburgo, nella regione dello Schleswig-Holstein, c’è una quercia molto antica denominata da 131 anni Der Bräutigamseiche (l’albero dello sposo).

L’ALBERO dei SINGLE: da 131 anni aiuta a trovare l’ANIMA GEMELLA

# Attorno all’albero c’è una storia degna di un film

Credits: @bbcworldservice
matrimonio sotto la quercia

Minna e Wilhelm era due ragazzi innamorati, ma il padre della giovane non approvava la relazione. Era il 1890 quando i due iniziarono a scambiarsi lettere in segreto utilizzando la cavità presente nell’albero. Quando finalmente ebbero l’approvazione da entrambe le famiglie, la coppia decise di sposarsi di fronte all’albero che aveva custodito il loro amore. Da allora, molte persone decisero di affidare alla quercia le loro speranze di trovare l’anima gemella e la cavità dell’albero iniziò a riempirsi di biglietti di carta.

Per sognare ancora di più, all’albero è stato assegnato un indirizzo postale proprio e per 20 anni il signor Martens, postino, consegnava le lettere alla quercia. Un giorno l’uomo trovò una lettera indirizzata a lui e pensate un po’, il postino e la donna della lettera si sposarono.

# Come funziona

Credits: @eurin_tourismus
lettere da scrivere

La quercia, che precisamente si trova nella città tedesca di Eutin, riceve più di 1000 lettere all’anno. Come abbiamo detto, dal 1927 ha un indirizzo postale proprio, quindi non è difficile spedire le lettere. La cavità dell’albero dove vengono deposte, però, è abbastanza alta e, per facilitare il caro signore che ogni giorno si addentrava nei boschi a consegnare la posta, fu messa una scala. Nelle lettere solitamente le persone scrivono una descrizione di sé e chi le trova può decidere se rispondere o se rimetterle nella cavità. Una sorta di Tinder, o di qualsiasi app di incontri, ma molto più romantica e più antica. Si pensa che negli ultimi 131 anni la quercia abbia portato a circa 100 matrimoni!

La pianta fu però colpita da una malattia fungina e nel 2009 fu simbolicamente sostituita con un castagno di Himmelgeist, il secondo albero in Germania ad avere un proprio indirizzo postale. Fortunatamente alcuni arboristi si accorsero della malattia e riuscirono a impedire che l’infezione si diffondesse tagliando alcuni rami. Nonostante la “sostituzione” la quercia continua comunque a ricevere le sue lettere d’amore!

Fonti: berlinomagazine.com

Continua la lettura con: In Italia c’è l’albero più VECCHIO d’EUROPA: ha più di MILLE ANNI

BEATRICE BARAZZETTI

 

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🛑 Addio alla GOCCIA: la DISTRUZIONE in atto del BOSCO SPONTANEO di Milano

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Un’azione che sembra in contrasto con la “transizione ecologica” invocata dal Sindaco e che toglie agli abitanti dell’area una fonte naturale di produzione di ossigeno e un’oasi unica per la città. Ecco cosa sta succedendo e cosa verrà costruito al suo posto.

🛑 Addio alla GOCCIA: la DISTRUZIONE in atto del BOSCO SPONTANEO di Milano

# Iniziato il taglio degli alberi nel “Bosco della Goccia” in Bovisa

Credits: Stefano Fusi – Cartello taglio alberi la Goccia

La svolta di Sala con l’entrata nei “Verdi Europei” dovrebbe segnare un cambio di marcia nell’ottica di quella transizione ecologica da lui invocata come strada da seguire per il futuro della città, tanto da aver istituito e essersi assegnato una delega apposita a questa missione. Nei fatti però, nonostante questa delega sia operativa da oltre un anno, il processo di cementificazione e cancellazione di aree verdi non si è fermato.

Leggi anche: 🛑 Beppe Sala entra nei VERDI

L’esempio più lampante è la “Goccia della Bovisa”, un tempo area industriale di cui ancora ne rimane traccia per via dei gasometri, l’unico esempio di bosco spontaneo a Milano, con alberi che da oltre 30 anni danno ossigeno all’area e agli abitanti della zona oltre a contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico. Il Politecnico, che ha i diritti di edificazione essendo il terreno di suo proprietà, ha dato inizio al taglio di diversi alberi ad alto fusto per portare avanti il proprio progetto, approvato anche dal Comune di Milano, di costruire alcuni edifici ad uso dell’università. Anche se alcuni verranno verranno trapiantati, non è certo un buon segno se si vuole arrivare a 3 milioni di alberi piantati in tutta la Città Metropolitana di Milano e mostra come in questo caso si stia procedendo nella direzione opposta rispetto a quanto il Sindaco Sala si è prodigato a portare avanti.

Fonte: Gruppo Cantiere Urbanfile

# Il progetto di riqualificazione approvato a luglio scorso che cancella il bosco della “Goccia”

Nuovo campus in Bovisa

Il progetto è stato sin da subito contrastato dal comitato di quartiere perché prevede di fatto la cancellazione del bosco della “Goccia”, per la costruzione di un grande parco scientifico-tecnologico, con i due gasometri recuperati, uno destinato ad ospitare lo “Smart city innovation hub“, l’altro la “Fabbrica dello sport“, nuove residenze universitarie, un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia, oltre un’area verde pubblica di circa 40 mila metri quadrati.

Credits: Urbanfile – Deng, Dipartimento di Energia

Adesso nell’area sono già presenti circa 2.000 alberi, ma parte di questi è appunto in fase di abbattimento. Non era possibile preservare il bosco e ripensare il progetto con un differente consumo del suolo?

Continua la lettura con: La GOCCIA della BOVISA: storia e progetto di riqualificazione del più grande BOSCO SPONTANEO di Milano

FABIO MARCOMIN

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