C’è un modo adulto di stare al mondo, apportando valore agli altri, e un modo infantile, pretendendo l’aiuto degli altri.
Il modo in cui ci stiamo ponendo con l’Unione Europea è figlio di una cultura infantile, quella secondo cui ai nostri problemi ci deve pensare la Provvidenza.
Non diciamo “evviva l’Unione Europea” perchè l’Italia può portare un contributo di valore a ciò che le manca, come potrebbe essere un approccio più filosofico, umanistico ed estetico, al progresso, o comunque una ricetta di miglioramento. Noi non stiamo facendo così.
Noi stiamo dicendo siamo dei poveracci, non siamo capaci di fare due conti e di portare a casa il pane, per fortuna che c’è l’Unione Europea che ci riempirà il cappello che teniamo in mano: che brava l’Unione Europea che ci regala o ci presta un sacco di soldi.
Questa è una cultura da infantili, di pensare che ci sia la sovrastruttura della Provvidenza che siccome noi non siamo capaci di fare i nostri interessi ci penserà lei a farli.
La speranza è che questo modo di intendere da infantili l’Unione Europea sia in realtà solo una proiezione degli Stati che stanno perdendo il loro potere. Quando ciò sarà compiuto riprenderà il processo evolutivo che passa attraverso la proliferazione di un’autonomia a livello di persone e territori, che non se ne fregano degli altri ma che contribuiscono agli altri.
Un modo adulto di stare al mondo, basatosul tanto più ho avuto, tanto più mi viene naturale fare il bene per il resto della comunità.
“Perché sei ottimista per il futuro di Milano?” abbiamo chiesto sulla fanpage di Milano Città Stato, e abbiamo scoperto che la mentalità positiva dei milanesi e il supporto di chi ama Milano non ha confini.
I 7 MOTIVI per essere OTTIMISTI sul FUTURO di MILANO
Nonostante tutto il Paese sia stato fortemente pregiudicato dalla crisi socio-sanitaria in corso, la città più colpita d’Italia è stata indubbiamente Milano e la risalita sarà lunga e dolorosa. Ma i milanesi non si lasciano demoralizzare e pensano a nuove modalità per potersi rialzare velocemente. Abbiamo chiesto sulla pagina Facebook: “Perché sei ottimista per il futuro di Milano?”e hanno risposto in molti, confermando il fatto che lo sguardo positivo dei milanesi e l’amore per Milano non ha confini.
#1 “Perchè noi milanesi non siamo programmati per stare fermi”
credit: engage.it
I commenti che hanno accumulato più likes sono quelli che sottolineano la forza dellamilanesità. E non è una questione di nascita, chi si trasferisce a Milano dopo qualche mese inizia a vedere i primi cambiamenti, viene completamente travolto dal vortice energetico cittadino. L’energia a Milano è tutto, e infatti una ragazza giustifica il suo ottimismo sottolineando che Milano tutto può fare, fuorché fermarsi: “Perché noi milanesi non siamo programmati per star fermi.”
#2 “Perchè a parole ci lamentiamo ma continuiamo sempre a lavorare”
credit: istitutobeck.com
Un’altra caratteristica dei milanesi è la costanza: non solo c’è energia, ma un’energia che si prolunga nel tempo e che continua quasi per inerzia. Siamo abituati ai piaceri che la nostra città ci offre, ma restando fedeli all’insegnamento “prima il dovere, e poi il piacere”. “Il milanese si lamenta solo a parole e continua a lavorare”scrive un’altra ragazza. Non è certamente per la presenza di ostacoli sul percorso, che la corsa finisce.
#3 “Perchè Milano è un brand internazionale”
Credits: adviseonly.com
Altri invece si appellano alla nostra fama internazionale per spiegare la loro fiducia nel futuro: “Milano è un marchio conosciuto nel mondo, anche se si ingrigisce un po’, a livello internazionale sanno quanto vale“. Queste sono le parole di un ragazzo che, nonostante sottolinei il periodo grigio che la città sta vivendo al momento, spera nella sua città esaltandone il valore in quanto metropoli cosmopolita. La crisi non è certamente un’esclusiva italiana, e come il resto del mondo potrà in qualche modo rialzarsi, anche Milano ne sarà in grado.
#4 “Perché Milan ha el coeur in man”
progettoarca.com
C’è chi poi ha intenzione di lottare per la propria città perché si sente parte di una comunità e ne è profondamente innamorato. Una ragazza dichiara il suo amore per la città e lo considera il motore del suo ottimismo: “Per una sorta di sentimento patriottico, in due parole… amo Milano”. Anche grazie a questo sentimento comunitario, durante la crisi i milanesi hanno dimostrato quanto sanno essere solidali e generosi gli uni con gli altri. In tutto il resto del mondo si chiamerebbe solidarietà, ma qui si descrive così: Milan col coeur in man.
#5 Il cambiamento politico
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Moltissimi si appellano invece alla politica e alle elezioni comunali, sperando che la svolta a livello politico rappresenti un supporto concreto per la risalita della città. “I veri milanesi metteranno fine all’era Sala prima o poi” scrive un ragazzo e la sua insoddisfazione viene confermata da un altro concittadino che aggiunge: “Si spera di cambiare Sindaco”. Le elezioni per il nuovo sindaco dovrebbero basarsi su una sola ma fondamentale domanda: chi è più in grado di accompagnare la città nella risalita?
#6 “Perchè voi milanesi siete il motore dell’Italia” (il supporto di chi ama Milano da oltreconfine)
buongiornoslovacchia.sk
Visto che l’ottimismo non ha confini, un italiano trasferitosi a Cuba supporta la ripresa non solo della città ma dell’intero Paese: “Voi milanesi siete il motore dell’Italia”. Milano può essere un esempio di rinascita e un modello da seguire per tutte le città italiane che al momento si trovano in difficoltà e che magari non auspicano più in una ripartita. Ripartiamo noi per dimostrare che è possibile scrivere un happy ending.
#7 “Perchè Milanesi non si nasce, si diventa”: non ci manca neanche un ottimismo partenopeo
Milanesi non si nasce, ma si diventa. Come detto anche in precedenza, la milanesità è come una sindrome che inizia a manifestare i suoi sintomi sin da subito. Un ragazzo originario del Sud Italia, ma divenuto ormai un milanese acquisito, porta come esempio un detto partenopeo – “Perché ‘o napulitano se fa sicc ma nun more” – e lo adatta scherzosamente alla situazione meneghina “E ‘o milanese pare semp ca sta murenn ma po’ s’arripiglia.”
Per essere pessimisti ci sono tanti motivi, ma ce ne sono tanti altri per vedere il futuro di Milano con ottimismo e positività: sta a noi scegliere se vedere il bicchiere mezzo pieno, e continuare a lavorare per far sì che l’ottimismo non sia stato vano, oppure vederlo mezzo vuoto e abbandonarsi alla rassegnazione.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La nostra città è la più cara in assoluto nel settore immobiliare, sia che si scelga la formula dell’affitto che quella della vendita, a prescindere dal quartiere. Questa abitazione però è davvero per tutte le tasche.
La CASA in VENDITA al PREZZO più BASSO a Milano
# L’appartamento più economico è un monolocale di 20 mq a nord della città
Credits: immobiliare.it
Trovare un’abitazione a un prezzo accessibile a Milano è un’impresa ardua. Questo appartamento è l’eccezione. In uno stabile degli anni ’70 a nord della città, tra i quartieri di Turro e Rottole, si trova in vendita un monolocale ristrutturato a nuovo di 20 mq, al quarto piano con ascensore. Il tutto è racchiuso in poco spazio: ingresso su disimpegno e zona giorno/notte nell’unico locale oltre al bagno.
# Il prezzo? Bastano 55.000 euro
Credits: immobiliare.it
Se non avete troppe pretese o necessità di grandi spazi, questo appartamento potrebbe fare al caso vostro. Ben rifinito e già arredato con la cucina nell’angolo cottura, si può acquistare con soli 55.000 euro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A 11 km da Venezia c’è un posto, nella Laguna Veneta che racchiude tutti i colori dell’arcobaleno e i decori della schiuma delle onde.
Perché BURANO è così STRAORDINARIA
Quando ero bambina, mia madre mi raccontava spesso del suo viaggio di gioventù a Venezia, delle sue calli strette e del caldo d’agosto da cui difficilmente si trova ristoro, ma uno dei racconti più variopinti era quando parlava della piccola isola di Burano.
Moltissimi anni dopo, quando vi misi piede per la prima volta, quei ricordi smisero di avere i toni seppiati del tempo della memoria e ritrovarono i colori sgargianti delle iconiche case buranelle.
Credits Tabatta-pixabay – Burano
# L’isola dei mille colori
Burano si trova a 11km a nord-est da Venezia, alle quali è collegata tramite percorsi navigabili in soli 45 minuti di vaporetto pubblico. La popolazione attuale dell’isola è di meno di 3000 abitanti per poco più di 200 mila m²; essendo così piccina, per visitarla si impiegano poche ore, ma la visita ne vale la pena.
Credits Jeremy Bezanger-unsplash- Burano
Visitando Burano, infatti, non si può non rimanere affascinati dai suoi mille colori, dalle case vivaci che si riflettono nelle acque dei canali, dal campanile storto, dalla tranquillità che vi si respira, e dalla calma con cui le anziane signore ricamano l’originale merletto al tombolo. L’isola è una piccola oasi che sembra la perfetta ambientazione per una favola.
# Per riconoscere casa nei giorni di pesca nella nebbia
Le casette colorate sono forse il motivo che più spinge le persone a visitarla, e sono anche il ricordo che più resta impresso quando si lascia l’isola. Storicamente, le case erano dipinte con colori differenti per delimitarne la proprietà; tuttavia, la leggenda vuole che in passato i pescatori avessero colorato le loro case di colorì sgargianti per differenziarle le une dalle altre e poterle riconoscere da lontano anche nei giorni di nebbia, rientrando dal mare dopo la pesca.
# La storia di Burano
Credits Riley-unsplash – Burano
Burano, o la Boreana, deve il nome ad una delle porte di Altino, da cui venne fondata. Si dice che gli abitanti di Altino, per sfuggire alle invasioni barbariche, trovarono rifugio nelle piccole isole della laguna, dando loro il nome delle sei porte della loro città: Murano, Mazzorbo, Torcello, le ormai scomparse Ammiana e Costanziaco, e—ovviamente—Burano. Quando, fino al XV secolo, Torcello era una città, Burano ne era un vicus, ovvero una borgata.
Credits Tjaard Krusch-unsplash – Burano
Il nome deriva da “Porta Boreana”, cioè di Nord-Est, direzione da cui soffia la bora. Il centro abitato di Burano si divide tutt’oggi in cinque frazioni collegate da ponti: San Martino Destro, San Martino Sinistro, San Mauro, Giudecca, e Terranova, separate tra loro dai rispettivi canali: Rio Ponticello, Rio Zuecca e Rio Terranova.
Credits Cristina Gottardi-unsplash – Burano
Fin dai tempi della Repubblica di Venezia, la popolazione di Burano viveva prevalentemente di pesca e di agricoltura. Successivamente, grazie all’abilità delle merlettaie, Burano cominciò a crescere e a farsi conoscere non solo in laguna, ma anche nei paesi stranieri. Sebbene la lavorazione del merletto a Burano sia la principale attrazione per quanto riguarda la manifattura artigianale, la lavorazione del vetro a lume, tecnica nata nella vicina isola di Murano, è molto diffusa anche nelle altre isole della laguna, e passeggiando per le calli, non è infrequente trovare piccole botteghe dedite alla creazione di opere in vetro.
Credits valtercirillo-pixabay – Merletti burano
# Le leggende di Burano
Non v’è cultura tradizionale senza un po’ di folclore, e non v’è folclore senza leggende.
Si è già accennato alle storie secondo le quali i marinai dipingessero le loro case per ritrovarle nella nebbia, ma Burano ne racchiude molte altre.
Una, riguarda i Santi Patroni dell’isola di Burano. Si racconta che intorno all’anno Mille una cassa di pietra giunse sulle rive di Burano. Dove la forza di tutti gli uomini dell’isola fallì, l’innocenza di quattro bambini riuscì a portarla a terra, e al suo interno vi trovarono i corpi di S. Albano, S. Domenico, S. Orso, e un barilotto di vino: il Bottazzo di S. Albano. Da quel momento i tre santi, insieme alla già venerata Santa Barbara, divennero i patroni dell’isola. Ma non c’è storia senza conflitto: la leggenda prosegue raccontando dell’acre invidia dei muranesi, che rubarono il Bottazzo ritenendolo miracoloso; oggi infatti, la bottiglia di vino è custodita nella chiesa di S. Donato a Murano.
Photo by Ramon Perucho from Pexels – Burano
Ancora, leggenda nella leggenda, c’è la storia secondo la quale il braccio d’oro di Sant’Albano, che ne costituirebbe la reliquia, venne fuso durante gli anni della peste per far fronte alle spese, e sostituito da un braccio in rame che però, nel tempo, ne rivelò l’inganno. Per questo, fu chiamato “il braccio di pegola”, termine con cui i veneziani e i muranesi, schernivano gli abitanti dell’isola.
Credits Yurii Stoian-unsplah – Vicoli Burano
Infine, un ultimo mito riguarda la lavorazione del merletto. C’è chi dice, infatti, che tutto nasca da un giovane pescatore promesso sposo che, come un Odisseo lagunare, riuscì a resistere all’ammaliante canto delle Sirene. Come premio per la sua dedizione, la regina delle sirene, gli regalò un velo nuziale fatto con la spuma del mare. Quando la sposa indossò il velo, la sua bellezza suscitò l’invidia delle donne dell’isola, che tentarono di imitare il dono delle sirene utilizzando ago e filo, creando il merletto.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Molte delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese vengono prodotte qui, dal Parmigiano Reggiano ai prosciutti stagionati. Oltre a questo in città ha sede l’Autority europea più importante del settore alimentare. Ma non sono solo queste le ragioni del suo primato: scopriamole tutte.
Perché PARMA è la CAPITALE EUROPEA dell’alimentare
# Il regno del cibo italiano ha Parma come sua regina
Credits: barby_nous IG – Cattedrale di Parma
Parma è senza alcun dubbio la capitale della Food Valley d’Italia. Proprio da qui parte il tour nella sua provincia, e in quelle confinanti di Reggio Emilia e Modena, in quei luoghi d’eccellenze gastronomiche esportate in tutto il mondo. I prodotti più riconosciuti e apprezzati sono: il Parmigiano-Reggiano, il Prosciutto di Parma, il Culatello di Zibello, il Salame di Felino, il Fungo di Borgotaro. Oltre a questi tra i piatti che meritano un assaggio c’è la torta fritta, i cappelletti o anolini in brodo, la pasta fresca ripiena di stracotto cotti in brodo di carne, i tortelli d’erbetta, lo stracotto di carne.
# I musei del Cibo lungo “le Vie dei Sapori”: dal Parmigiano Reggiano al Culatello
Credits: sonia_paladini IG – Museo del Parmigiano Reggiano
Per celebrare il culto del cibo e tutti i prodotti prelibati del territorio parmense, all’interno del percorso delle “Vie dei Sapori” sono stati realizzati dei musei ad hoc per quelli più rappresentativi. Ecco quali sono:
il Museo del Parmigiano-Reggiano e il Museo del Prosciutto e dei salumi a Soragna, famosa anche per la sua “Rocca” costruita fra il XVI e il XIX secolo e un tempo residenza nobiliare
il Museo del Salame di Felino, prodotto tipico d’area, sostenuto dall’Amministrazione Comunale e ospitato nelle splendide cantine del Castello trecentesco, di proprietà privata e sede di un Ristorante di Charme, che si erge sui primi colli dell’Appennino fra la Val Parma e la Val Baganza.
i Musei del Pomodoro, della Pasta e del Vino alla Corte di Giarola, dentro le cantine e nella ghiacciaia della Rocca di Sala Baganza, al centro dell’area vinicola del Parmense.
il Museo d’Arte Olearia voluto da Ernesto Coppini presso la sede di San Secondo Parmense per promuovere la cultura dell’olivo in area padana
infine il Museo del Culatello, l’unico di iniziativa privata, presso l’antica Corte Pallavicina di Polesine, gestita dalla Famiglia Spigaroli.
# “Città Creativa UNESCO per la gastronomia” dal 2015 e sede della “European Food Safety Agency”
Credits: Esfa Twitter – European Food Safety Agency
Per certificare il primato di Parma come capitale della Food Valley italiana ci sono altri due elementi:
Nel 2002 la capacità d’innovazione nel campo della sicurezza alimentare e della ricerca del territorio è stata riconosciuta tramite la scelta di istituire in città la sede dell’Efsa (European Food Safety Agency)
Nel 2015 Parma è stata invece proclamata “Città Creativa UNESCO per la gastronomia” in Italia, conferendo lustro alla già straordinaria tradizione enogastronomica di tutta l’Emilia-Romagna, la regione che detiene il record europeo di prodotti Dop e Igp.
Credits: cibusparma IG – Cibus
Oltre a questo in città c’è la scuola dell’haute cuisine di Alma, di cui Gaulterio Marchesi è stato rettore, e ogni anno nei padiglioni della fiera si tiene Cibus, una delle più importanti manifestazioni fieristiche internazionali del settore alimentare.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dalla Nuova Stazione Tiburtina, all’abbattimento della Tangenziale Est, passando per la costruzione di torri, aree verdi, zone pedonali e snodi ferroviari, un’ampia area di Roma Est sta rinascendo come una fenice dalle ceneri.
A Roma tira vento di RIVOLUZIONE TIBURTINA
A Roma la chiamano la Rivoluzione Tiburtina. Si tratta di un progressivo processo di riqualificazione urbanistica che, partito ormai diversi anni fa con la realizzazione della Nuova Stazione Tiburtina e proseguito con l’abbattimento di un tratto sopraelevato di Tangenziale Est, sta lentamente prendendo la forma di un vero e proprio rinnovamento urbanistico. Da qui alla nascita di un quartiere fatto di torri, aree verdi, snodi ferroviari e passaggi pedonali il passo è breve.
# Come la Defense a Parigi e CityLife a Milano
Gli entusiasti dell’architettura e del design già lo paragonano al futuristico quartiere della Défense di Parigi o all’innovativo City Life milanese. Al momento la zona della Stazione Tiburtina, una delle più importanti porte d’accesso alla città, è un’area dove sono stati fatti i maggiori investimenti immobiliari degli ultimi anni, basti pensare alla nuova stazione ferroviaria, alla sede nazionale della BNL, al complesso di appartamenti uffici e negozi Città del Sole, alla futura sede di FS, solo per citarne alcuni. Ora sta per aggiungersi a tutto questo un nuovo quartiere che sorgerà lungo un asse lineare di circa un chilometro, fra la Stazione Tiburtina e Ponte Lanciani, e in molti già sognano il nuovo skyline di Roma Est.
# 13 Torri per un nuovo quartiere “lineare”
Ad oggi la buona notizia è che prosegue la riqualificazione dell’area attorno alla Stazione Tiburtina dopo l’abbattimento storico della Tangenziale Est. Il Tar del Lazio ha infatti respinto la richiesta di sospensione del progetto di riqualificazione del piazzale Ovest e secondo indiscrezioni pubblicate in anteprima dall’Agenzia di Stampa Dire su un riservatissimo studio elaborato da Abdr per FS, è al vaglio la prima proposta di variante urbanistica dell’area.
Dal progetto emerge che tra la stazione Tiburtina e Pietralata nascerà un nuovo quartiere super moderno, dotato di Tredici torri di altezza variabile, che non supereranno comunque i 90 metri, e “stecche” più basse e lunghe, ricoperte di cristallo. Un nuovo quartiere direzionale lineare, con al centro il nuovo quartier generale di Fs, schiacciato tra il fascio dei binari e un grande parco, con un asse pedonale tra le due file di modernissimi edifici. Ed infine la nuova stazione dei pullman regionali e internazionali.La proposta di Fs e Abdr, va così a completare il piano di assetto della stazione Tiburtina del 2000.
# Una proposta che fa gola agli Archistar
Secondo il progetto di Abdr il nuovo quartiere sarà lungo più di un chilometro e coprirà l’area da Pietralata a Ponte Lanciani. Nell’area sono già stati avviati i lavori di realizzazione di una Casa dello Studente dell’Università La Sapienza e a breve partirà il cantiere per i lavori della nuova sede dell’Istat mentre già si parla di costruire ulteriori edifici dell’università. Quella presentata da Fs con lo studio Abdr è però ancora una proposta urbanistica, con un concept architettonico che probabilmente già fa gola a tanti archistar, quelli che certamente non vorranno perdere l’occasione di contribuire alla creazione del nuovo volto di un pezzo importante di Roma Est.
FRANCESCA SPINOLA
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nel 2010, a circa un’ora di auto da Milano in direzione Malpensa, è stato inaugurato il Museo del Volo dove, esattamente 100 anni prima, sorgevano le officine aeronautiche Caproni.
VOLANDIA: un volo nella storia dell’aeronautica a un’ora da Milano
# Un luogo per onorare la storia dell’aeronautica delle industrie lombarde
Credits: @volandiamuseodelvolo IG
L’idea è nata nel 2006 con l’intento di onorare e raccontare la storia dell’aeronautica delle più importanti industrie lombarde come, appunto, Caproni, Siai Marchetti, Aermacchi e Augusta.
In collaborazione con i comuni limitrofi, si avviò questo ambizioso progetto che, inizialmente, non aveva tutti i fondi necessari. Ma grazie ad un business plan e al lavoro di ben 200 volontari, si arrivò alla sua apertura.
# Volandia non ha mai ricevuto finanziamenti statali, ma ora è un polo di interesse internazionale
Credits: @hangaritaly IG
In principio era possibile ammirare una trentina di velivoli ed un migliaio di modellini. Poi, nel 2012, venne aperta una nuova area espositiva dedicata all’aviazione civile, a cui si aggiunsero esemplari del calibro del bimotore americano Douglas Dc 3.
Ma non è finita qui. Nel 2018 ampliarono con la collezione Bertone che consisteva in un patrimonio di 76 vetture come Lamborghini, Lancia e la storica Alfa Romeo.
Il coronamento, che ha reso il museo un polo di interesse internazionale fra i più grandi d’Europa, è avvenuto nel 2019. Infatti, è in occasione del cinquantesimo anniversario dell’allunaggio che Volandia ha presentato il nuovo padiglione dell’astronomia insieme al celebre astronauta Paolo Nespoli.
Ciò che balza all’occhio è scoprire che il progetto non ha mai goduto di finanziamenti statali, ma è cresciuto grazie al sostegno del territorio, dei collezionisti, dei volontari e di chi ci ha creduto fortemente.
# Passeggiare nella storia, provare simulatori di volo… Ecco perché andare a Volandia è un’esperienza imperdibile
Credits: @vale_pesca91 IG
Vi consiglio vivamente di andarci, magari in una giornata di sole poiché l’area si aggira sui 250 mila metri quadri, di cui solo 60 mila al coperto.
Passeggerete nella storia immaginando le mirabolanti imprese dei primi aviatori. Saprete dei voli pioneristici arrivando fino al “convertiplano” che esprime la perfetta fusione fra volo orizzontale e verticale. Potrete provare i simulatori di volo. Insomma, vi divertirete.
Non è obbligatorio andarci solo se in compagnia dei bambini. Portate voi stessi e regalatevi un momento di stupore.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano è la città che offre il maggior numero di facoltà in Italia. Le università tra cui poter scegliere sono moltissime e attraggono un insieme eterogeneo di studenti. Nonostante ciò attorno a questi poli universitari e ai loro studenti riecheggiano molti stereotipi, simpatici e non. Ecco i 7 stereotipi che mi è capitato di sentire sui principali atenei milanesi.
Gli STEREOTIPI sulle UNIVERSITÁ MILANESI
#1 Bicocca: l’università degli insegnanti
credits: unimib.it
L’università Bicocca offre un’ampia scelta di corsi di studio e per questo la sua comunità studentesca è molto variegata, eppure questa multidisciplinarietà non è sempre tenuta in considerazione dagli outsiders. “Studi alla Bicocca? Cosa fai, Scienze dell’Educazione?”. Sembra che il campus sia in realtà un grande collegio docenti in cui tutti vogliono fare gli insegnanti, i professori o al massimo gli educatori.
#2 Cattolica: quelli che fanno l’esame di Teologia
credits: dipartimenti.unicatt.it
Il classico quesito che ruota attorno agli studenti della Cattolica è “Ma hai dovuto dare esami di Teologia?!“. Eh si, perché non è un solo esame, il corso più amato dagli studenti va seguito in ogni anno! Piace talmente tanto agli universitari che, ad esempio, anni fa uno studente bocciato all’esame di Teologia ha accettato con filosofia di doverlo rifare e ha riempito il muro dell’Università con bestemmie.
#3 Bocconi: Il ritrovo dei ricchi snob
credits: viasarfatti25.unibocconi.it
La Bocconi è conosciuta per essere l’Università più costosa d’Italia e i suoi studenti sono proprio per questo motivo spesso categorizzati come “ricchi snob”. I bocconiani ci tengono sempre a sottolineare che non è così “…alla Bocconi vengono anche tanti studenti non ricchi…” eppure questi studenti sembrano un po’ come una religione: nessuno li vede però tutti sanno che esistono.
#4 IULM: l’università delle ragazze
credits: masterx.iulm.it
La IULM è un ateneo con una doppia anima: lingue e comunicazione. Due facce in realtà della stessa medaglia e forse proprio per questo motivo raggruppa quasi esclusivamente una parte della società: le donne. Non si è ancora capito se con accezione positiva o negativa, ma viene definita una colonia al femminile.
#5 Statale: Café Littéraire di artisti e intellettuali
Università Statale
Qualsiasi facoltà si scelga tra le molteplici offerte della Statale, da quel momento in poi, non è ancora chiaro il perché, si verrà visti con attorno un’aura di intellettualismo. Insomma l’Ateneo è una sorta di moderno Café Littéraire in cui si raggruppano artisti e intellettuali di ogni tipologia.
#6 San Raffaele: la voglia di salvare il mondo
credits: unisr.it
Facoltà, specializzazioni o corsi di formazione? L’Università San Raffaele li offre tutti e tutti soddisfano le voglie umanitaristiche degli studenti. C’è solo una garanzia: se da piccolo tutti volevano fare l’astronauta e tu invece il filantropo, questa è la facoltà adatta a te.
#7 Politecnico: laboratorio dei Mc Gyver
Politecnico
Guardati da tutti gli altri universitari un po’ come una categoria a parte, gli studenti del Politecnico si individuano subito: smania aggiustatutto, creatività e ottima capacità di problem solving. Se dovessimo descriverli con un’unica parola: Mc Gyver.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I bitcoin stanno battendo ogni giorno nuovi record.
Ormai un bitcoin vale come un piccolo appartamento in città. Perchè quella dei bitcoin e delle criptovalute possa diventare una vera rivoluzione manca un elemento fondamentale. Finora le criptovalute sono figlie di una cultura mercantilista, mentre quello che occorre è inserire un elemento di cultura umanista, tipica dell’Italia. Per capire la differenza prendiamo a riferimento la finanza tradizionale.
Le quote di un’azienda nel mondo anglosassone vengono denominate “shares”, che significa “divisione”. Tu entri in un’azienda perchè vuoi una parte del tesoro. Questo è un approccio mercantilista. Ma non è la nostra cultura. In italiano la “share” si chiama “azione”. Non si entra nell’azienda con l’obiettivo di prendere una parte del tesoro ma si entra per fare azione. Tante più azioni hai tanta più azione puoi fare.
È questo che manca nel mondo delle criptovalute. Anche perchè si tratta di un mondo che in realtà ha in sé una filosofia straordinariamente politica. Il fondamento è che distribuire la ricchezza e il potere a livello di singole persone crea un universo di ricchezza e di tutela molto superiore rispetto a quello di concentrare ricchezza e controllo nelle mani di pochi.
Manca a quel mondo il concetto di “azione”. Il mondo cripto italiano perderà se si manterrà una sottonicchia del mondo mercantile di stampo anglosassone che è altra cultura rispetto alla nostra. Invece riuscirà a essere protagonista se ci saranno alcuni super ricchi che, come i nostri grandi ricchi che hanno fatto la grande Italia del Rinascimento, cercheranno di creare o di finanziare un nuovo modello di cultura e di politica per introdurre nella società le stesse caratteristiche filosofiche di libertà, di autonomia e della condivisione del potere che hanno determinato il successo delle criptovalute.
Se accadrà questo, l’Italia sarà l’avanguardia di un nuovo pensiero politico con in mano anche le risorse necessarie per fare questa trasformazione.
Continua la lettura con: “Vanità, decisamente il mio peccato preferito”
I treni percorrono tutta la linea in meno di 20 minuti e portano i passeggeri all’aeroporto più grande del mondo. Ecco dove è stata realizzata.
La METRO più VELOCE del mondo: viaggia a 160 KM/H
# La “Daxing Aiport Express” a Pechino è la metro più veloce di tutte: solo 19 minuti per percorrere 41,4 km
Credits: Xinhua – Beijing Daxing International Airport
La nuova linea blu “Daxing Aiport Express” collega Pechino con l’Aeroporto Internazionale di Daxing, il più grande al mondo. Lunga 41,4 km, i suoi treni raggiungono la velocità record di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale, trasportando i passeggeri da una parte all’altra della città in soli 19 minuti.
Credits: travelourplanet.com
Ad oggi sono due le fermate Caoqiao e Cigezhuang oltre il capolinea dell’aeroporto, a lungo termine la linea raggiungerà la stazione Lize Business District di Fengtai, rendendo il trasferimento al centro città più veloce e facile.
# I treni sono a guida autonoma e nei vagoni c’è anche la business class
Credits: ariportsdata.net – Stazione di Caoqiao
I treni della nuova linea metropolitana sono senza conducente e dispongono anche di carrozze di classe business, dotate di tavoli pieghevoli e luci di lettura individuali, mentre le carrozze di seconda classe sono più spaziose dando la possibilità ai loro passeggeri di viaggiare in tutta comodità.
Credits: wikimedia.org – Interni Business Class
In totale, si stima che ogni treno possa trasportare 1500 passeggeri. Inoltre, ci sono strutture speciali per persone disabili e punti di ricarica USB e viene utilizzata l’illuminazione a LED per risparmiare energia.
Il video del viaggio da Caoqiao Station all’aeroporto internazionale di Daxing
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Arriva la milanesità in un edificio. Milano Verticale sarà il luogo in cui relax, lavoro e alta cucina cercheranno di convivere.
Arriva MILANO VERTICALE: la MILANESITÀ in un palazzo
Ad Aprile aprirà un nuovo spazio polifunzionale, Milano Verticale, che oltre ad essere un meraviglioso hotel a 4 stelle, sarà anche un innovativo hub urbano in cui si incontrano design, creatività ed enogastronomia. Sarà una rivoluzione per il settore alberghiero, ma non solo. Vediamo perché.
# Nel cuore della “nuova Milano” un grande hub polifunzionale
credit: internimagazine.it
Ideato da Vudafieri-Saverino Partners, sarà situato tra via De Cristoforis e via Rosales, esattamente nel cuore del rinnovamento urbano milanese rappresentato da Porta Nuova, Garibaldi e Corso Como. La struttura si sviluppa su 12 piani e metterà a disposizione dei suoi ospiti 173 camere alle quali si aggiungono 4 Penthouse Suite, dei superattici dotati di ogni comfort, dalla piscina Jacuzzi alla terrazza panoramica. Il rooftop di 530 mq e i Penthouse possono restare separati oppure essere uniti, creando una grande location esclusiva di oltre 900 mq con una vista a 360 gradi sullo SkyLine milanese.
# Un’innovativa concezione dello spazio urbano
credit: internimagazine.it
Nonostante il design e l’eleganza degli spazi, Milano Verticale non è stato ideato per essere semplicemente uno dei tanti hotel di lusso in città. Propone infatti un’innovativa concezione dello spazio urbano: un hub in cui esperienze sociali, ludiche e lavorative si fondono insieme. E’ stato concepito per essere un’estensione della città stessa, in continuo dialogo non solo con gli ospiti dell’hotel, ma anche con i cittadini stessi. Il piano terra sarà il cuore di questo incontro, creando continuità tra lo spazio pubblico e privato, insieme agli spazi adibiti alla ristorazione: un Bar con giardino, l’Osteria contemporanea e un ristorante fine dining. Insomma uno spazio elegante che unisce le necessità del milanese moderno: lavorare, rilassarsi e mangiare bene.
# La tradizione meneghina reinterpretata in chiave moderna
credit: gruppouna.it
La modernità della location e del design interno incontrano la tradizione meneghina, rappresentata dal giardino interno di oltre 1000 mq che intende richiamare i giardini milanesi nascosti per la città, quelli che non si vedono ma una volta scoperti sorprendono. La milanesità è stata scelta anche per i materiali utilizzati, dal ceppo lombardo ai marmi policromi.
credit: internimagazine.it
La struttura si è posta un obiettivo piuttosto ambizioso: raccontare una storia meneghina tutta nuova, seppure legata alla tradizione. Sarà all’altezza delle aspettative dei cittadini milanesi?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Cortina d’Ampezzo è teatro di uno dei più singolari mondiali di sci della storia. Dal 7 al 21 febbraio infatti, la Regina delle Dolomiti, ospita il suo secondo Mondiale di Sci Alpino. Il campionato, a causa della pandemia in corso, prevede severe misure al fine di limitare i contagi, imponendo a tutte le categorie di persone che potranno essere presenti, delle regole che vanno ben oltre gli “ormai famosi” suggerimenti a cui siamo abituati.
Per il Campionato è stato elaborato un complesso protocollo COVID, validato dal Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, che fa della prevenzione del contagio il focus dello sforzo organizzativo della Fondazione Cortina 2021, blindando letteralmente la zona interessata dalla kermesse.
I partecipanti sono stati “isolati” secondo il principio delle “bolle”, proposto dalla FIS, gruppi di lavoro omogenei cioè, che hanno dovuto limitare al minimo i contatti e la condivisione di spazi fisici durante l’evento. Secondo questo principio atleti, medici e giuria, hanno dovuto occupare spazi diversi da quelli dei giornalisti, dello staff dell’organizzazione, delle Forze dell’Ordine. Spettatori, ovviamente, ridotti all’osso.
Sembra di fatto una prova generale per proiettarsi verso quello che si spera sarà uno spettacolo molto più coinvolgente e aggregante: i Giochi Olimpici del 2026. Da lunedì tutta l’attenzione della valle si proietterà proprio su tale data e su costruire tutto ciò che manca per arrivare all’appuntamento in piena forma. Ma vediamo come Cortina e il Veneto cambieranno volto con le Olimpiadi. Le opere in programma sono soprattutto tre.
Le 3 grandi novità del VENETO con le OLIMPIADI del 2026
Se la competizione in corso vede come priorità organizzativa la prevenzione dei contagi da Covid-19, le Olimpiadi vorranno avere altri obiettivi primari, tra cui la valorizzazione del territorio e l’aumento del prestigio delle zone dove le stesse si svolgeranno. L’Olympic Agenda 2020 fissa infatti 40 linee guida, che hanno come parole chiave sostenibilità, flessibilità, reversibilità e riuso, contenimento del consumo di suolo ed efficienza gestionale ed economica, insieme alla creazione di un valore a lungo termine.
Come già detto in un’altra puntata, le Olimpiadi si svolgeranno all’interno di 4 cluster distribuiti tra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige (Milano, Cortina, Valtellina, Val di Fiemme) e in una città, Verona, la cui Arena romana ospiterà la cerimonia di chiusura.
Un miliardo di euro è quanto verrà destinato, con decreto del Mit pubblicato in Gazzetta Ufficiale il primo febbraio 2021, alle opere infrastrutturali previste per la competizione. Di questo miliardo, 325 milioni finiranno proprio in Veneto.
#1 Il nuovo volto di Cortina
Credits: @lacooperativadicortina (INSTG) Cartolina vintage di Cortina d’Ampezzo
Forte dell’esperienza maturata con i giochi Olimpici del 1956, (e di alcune delle strutture realizzate a suo tempo) Cortina prevede di mettere a disposizione innanzitutto gli spazi per un terzo Villaggio Olimpico a Fiames (dopo quelli di Milano e di Livigno), che ospiterà anche il Media Centre montano temporaneo.
Saranno tre le sedi previste per altrettante competizioni sportive:
lo Stadio Olimpico, che aveva aperto l’edizione 1956. 3.100 posti di capienza ristrutturati per i campionati mondiali di curling del 2009, ospita nuovamente questa disciplina.
Credits: @greengardenluminarie (INSTG) – Palazzo del Ghiaccio di Cortina
Il comprensorio delle Tofane accoglie tutte le gare di sci alpino femminile.
Lo Sliding Centre Eugenio Monti, in funzione dal 1956 al 2010, sarà riqualificato per ospitare le gare di bob, slittino e skeleton: sarà anche aumentata la sua capienza a 9.000 posti.
Il territorio sarà inoltre interessato da due interventi particolarmente importanti di carattere infrastrutturale: le varianti alla statale di Alemagna negli abitati di Longarone e di Cortina.
#2 Variante di Longarone
Credits: @Vajont (INSTG) Longarone vista dalla diga del Vajont
La cittadina di Longarone, non distante da Belluno, è sede di uno snodo stradale di importanza vitale. La rete autostradale italiana, in particolare la A27 Venezia-Belluno, finisce, in direzione nord, proprio qui. Chi vuole raggiungere “la montagna”, prima il Cadore e poi Cortina d’Ampezzo, deve proseguire per la strada statale 51 “di Alemagna” e l’innesto su di essa a Longarone, diventa spesso problematico a causa degli altissimi volumi di traffico, soprattutto nei momenti di alta stagione (sia in inverno che in estate). Un investimento di 270 milioni è previsto appositamente per la creazione di una variante che servirà ad eliminare il traffico all’interno del centro urbano. L’intervento darà una risposta alle esigenze dei residenti, a quelle del turismo e a quelle dell’economia locale, in quanto nella adiacente area produttiva troviamo le sedi di aziende di spicco a livello internazionale.
#3 Variante di Cortina
Proseguono in parallelo anche i lavori di progettazione della variante di Cortina, una delle infrastrutture più attese per le Olimpiadi invernali 2026, che darà un connotato moderno e sostenibile alla cittadina montana, permettendo di riorganizzare completamente la mobilità del centro abitato. Il costo stimato per il progetto è di circa 200 milioni di euro. Riassumendo le parole del Governatore del Veneto Luca Zaia, si sta cercando di stringere i tempi per arrivare ad una soluzione veloce e sostenibile, perché il territorio in cui si deve intervenire è particolarmente sensibile e fragile, sotto vari profili, a cominciare da quello idrogeologico, paesaggistico e agrario. Si parla infatti di uno degli otto siti veneti Patrimonio dell’Umanità e l’impegno di tutti gli attori coinvolti a risolvere i problemi lascia ben sperare.
Zaia continua affermando che “dobbiamo essere in grado di arrivare pronti con tutto quanto serve all’appuntamento principale per la nostra montagna nei prossimi anni. Dobbiamo saper cogliere l’opportunità di questo evento affinchè quello che realizziamo non sia solo per le olimpiadi, ma sia soprattutto il motore per la sostenibilità futura del nostro territorio.
Il 2026, e gli anni di preparazione che lo precederanno – aggiunge Zaia – possono anche costituire il momento di un nuovo rinascimento per tutta la montagna, prima martoriata dalla tempesta Vaia e oggi messa in croce dal Covid”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Con il Lazio in zona gialla sono tanti i musei e le gallerie che a Roma hanno riaperto i battenti. Per gli affamati di arte e bellezza la scelta è ampia. Tra tutte le offerte svetta un poker di altissimo livello.
“Ci siete mancati”: a Roma riaprono i musei con un POKER D’ASSI
# Di nuovo al via il sistema Musei di Roma Capitale
Ormai da due settimane sono di nuovo aperti al pubblico tutti i musei di Roma Capitale: i Musei Capitolini,Museo di Romaa Palazzo Braschi,Museo dell’Ara Pacis,Museo di Roma in Trastevere,Galleria d’Arte Moderna,Musei di Villa Torlonia,Museo Civico di Zoologia,Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco,Museo Napoleonico,Museo Pietro Canonica a Villa Borghese,Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese,Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina,Museo di Casal de’ Pazzi,Museo delle Mura,Villa di Massenzio. Lo segnala il Sistema Musei di Roma Capitale, per informazioni e prenotazioni visita il sito di MUSEI IN COMUNE.
Augurandovi di tornare in sicurezza ad ammirare arte e bellezza a Roma, abbiamo scelto per voi:
#1 JOSEF KOUDELKA. RADICI. Evidenza della storia, enigma della bellezza. Ara Pacis
Come tornare alle radici della storia attraverso le immagini di un grande fotografo. La mostra è organizzata da Contrasto e Magnum Photos, e resterà alMuseo dell’Ara Pacis fino al 16 maggio. Con oltre cento spettacolari immagini panoramiche, l’esposizione del maestro ceco documenta il suo straordinario viaggio alla ricerca delle radici della nostra storia. Sarà l’estratto di un’inedita e personale riflessione sull’antico, sul paesaggio e sulla bellezza compiuta lungo trent’anni di vita, toccando diciannove diversi paesi e visitando più di cento siti archeologici tra i più rappresentativi per la storia del Mediterraneo.
#2 IL MAUSOLEO DI AUGUSTO: Rivivi l’età d’oro di Roma
Dopo moltissimi anni riapre al pubblico il monumentale Mausoleo di Augusto. Al termine di un lungo progetto di recupero e restauro, una delle più imponenti opere architettoniche della romanità e il più grande sepolcro circolare del mondo antico sarà nuovamente accessibile ai visitatori dal 1° marzo. Di ritorno dalla campagna militare in Egitto, conclusasi con la vittoria di Azio del 31 a.C. e la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio, nel 28 a.C. Ottaviano Augusto diede inizio alla costruzione del Mausoleo nell’area settentrionale del Campo Marzio all’epoca non ancora urbanizzato. Già in precedenza occupato dai sepolcri di alcuni uomini illustri, lo storico greco Strabone descrisse il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”. Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Le visite, gratuite con prenotazione obbligatoria, saranno possibili fino al 21 aprile. Dal 22 aprile la visita sarà arricchita da contenuti multimediali con realtà virtuale e aumentata. L’ingresso sarà gratuito fino al 31 dicembre 2021 solo per i residenti a Roma.
#3 NAPOLEONE E IL MITO DI ROMA ai Mercati di Traiano
In occasione del bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, il condottiero, l’imperatore, ma anche il mecenate e l’amante dell’arte, è a lui, che ilMuseo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traianodedica la prima mostra della riapertura. Sarà visitabile dal 4 febbraio e fino al 30 maggio. La mostra, dedicata agli scavi promossi da Bonaparte a Roma, analizza il contesto culturale e letterario della seconda metà del XVIII secolo (neoclassicismo e l’estetica del sublime) e dedica approfondimenti ad aspetti urbanistici, quali ad esempio gli scavi del settore centrale della Basilica Ulpia, la Colonna Traiana valorizzata dal Governo Napoleonico di Roma, l’Egittomania di Napoleone e molti altri aspetti di grande rilevanza, relativi all’annessione di Roma all’Impero dal 1809 al 1814. In quegli anni Roma diventa città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso.
#4 CI SIETE MANCATI: con queste tre parole riapre la GALLERIA BORGHESE
La Galleria Borghese, riaperta al pubblico da lunedì 1 febbraio con l’iniziativa “Ci siete mancati”, che inizialmente doveva durare solo due settimane, ha ora esteso gli eventi fino alla fine del mese. Dato il grande seguito che hanno avuto gli approfondimenti sulle vicende, la riscoperta e il ritorno nella collezione del cardinale Scipione Borghese del nuovo acquisto della Galleria Borghese, la Danza campestre di Guido Reni, il Museo ha deciso di estendere questa iniziativa a tutto il mese di febbraio. L’appuntamento con la direttrice Francesca Cappelletti, in alternanza con uno storico dell’arte o restauratore del Museo, è tutti i giorni alle ore 12 nella sala XIX, dove il quadro è stato allestito per contestualizzare l’opera accostandola a quelle di artisti bolognesi, da Lanfranco a Domenichino a Viola, fondamentali per comprendere la fase di sperimentazione sul paesaggio come genere pittorico nei primi anni del Seicento.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La nostra è una società che più di tutto premia la vanità.
Tra un virologo che preferisce fare il suo mestiere e curare le persone e uno che è mosso dalla vanità di apparire in tv, la nostra società premia il secondo.
Non solo. Tra un virologo che in tv dice cose vere e uno che per vanità spara allarmi sensazionalistici, la nostra società premia il secondo.
“La vanità è decisamente il mio peccato preferito” diceva il diavolo nel film “l’avvocato del diavolo”, intendendo che è il vizio che tira fuori il peggio della natura umana.
Una società fondata sulla ricerca ossessiva del consenso e dell’appagamento della vanità è una società diabolica.
E’ stata individuata al largo dell’Alaska un’antica piramide sottomarina. E’ una nuova pista per il ritrovamento della Città di Atlantide?
Scoperta una PIRAMIDE SOTTOMARINA: si tratta di ATLANTIDE?
Tra tutte le antiche leggende, quella di Atlantide è sicuramente tra le più affascinanti. In bilico tra la realtà e la fantasia, ogni anno spinge gruppi di ricercatori e appassionati a giocare alla caccia al tesoro. Documentari e film hanno narrato le più disparate ipotesi sulla sua esistenza, ma soprattutto, sulla sua posizione geografica che resta tutt’oggi ignota.
# Atlantide: dalle Colonne d’Ercole all’Alaska
credit: wikipedia
Il primo a parlarne fu Platone, che la descrisse come un’isola fantastica, quasi utopica, situata al di là delle Colonne d’Ercole (l’odierno stretto di Gibilterra). Nonostante questa antica geolocalizzazione, ancora non si può dire con certezza dove fosse situata. Recentemente due famosissimi cacciatori di UFO, Blake e Brett Cousins, hanno scoperto grazie a Google Earth una misteriosa struttura al largo dell’Alaska. Sarà davvero un reperto Atlantideo?
# E’ possibile raggiungere la piramide dal proprio divano di casa
credit: ambientebio.it
I due “archeologi virtuali” hanno pubblicato un video sul loro canale YouTubenel quale spiegano come arrivare al “reperto” dal proprio divano di casa. Basta semplicemente saper utilizzare Google Earth per poter raggiungere la piramide sottomarina che, sempre secondo i due improvvisati archeologi, sarebbe una prova dell’esistenza di Atlantide nelle coste dell’Alaska. Che sia una scoperta sensazionale è innegabile, infatti l’antica piramide svetta distintamente a sud-est dello stato americano, nei pressi dell’isola di Chicagof.
# Mai dire mai: un’ipotesi poco probabile ma molto affascinante
credit: evolutiontravel.eu
Altre ipotesi di ricercatori alternativi affermano che sulla stessa isola di Chicagof ci sarebbero altre antiche costruzioni, che vengono attribuite alla civiltà di Atlantide. Altri invece ipotizzano che siano costruzioni aliene.
Tuttavia, oggi le tecnologie facilitano il lavoro ai ricercatori, che anche grazie a Planet Earth e simili individuano antiche strutture in ogni angolo del pianeta. L’ipotesi atlantidea è dunque poco probabile ma molto affascinante: cambia le carte in tavola e apre nuove piste di indagine per il ritrovamento dell’antica città, sia per gli appassionati che per i professionisti. Come si suol dire: “mai dire mai”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il primo ministro inglese propone un nuovo progetto: un tunnel sottomarino che colleghi la Scozia e l’Irlanda del Nord. Lo scopo è quello di rendere più rapidi i commerci e rafforzare i collegamenti all’interno del Regno Unito che, dopo la Brexit, tanto unito non sembra più. Come è stata accolta questa proposta?
Un TUNNEL SOTTOMARINO tra Scozia e Irlanda del Nord: la Gran Bretagna cerca di non perdere pezzi
# Dal ponte al tunnel, Boris Johnson non molla e ripropone l’idea di un collegamento tra le regioni
credits: rtl.it
È il 2018 quando Boris Johnson propone per la prima volta l’idea di un collegamento tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Suggerisce un ponte che, però, viene presto definito dagli esperti impossibile da realizzare in quanto il mar d’Irlanda nei mesi freddi è spesso in tempesta. La struttura sarebbe quindi rimasta chiusa per più di tre mesi all’anno e i costi sarebbero stati di circa 25 miliardi di euro. L’idea, insomma, viene bocciata.
Ma BoJo non si lascia scoraggiare e ripropone un collegamento, questa volta sottomarino, un tunnel, come quello della Manica. La galleria coprirebbe 25 miglia, cioè circa 40 km, ed ospiterebbe sia i binari del treno sia una carreggiata per le auto e i camion.
# Le decisioni post-Brexit causano tensioni politiche e limitazioni economiche
credits: italianidublino.com
Il collegamento, più che avere una valenza economica, ne racchiude una simbolica e politica. Dopo la Brexit infatti le diverse regioni del Regno Unito sembrano scontrarsi. La Scozia reclama a gran voce l’indipendenza, chiedendo all’Europa di lasciare la luce accesa e non dimenticarla. Ma anche i rapporti tra Inghilterra e Irlanda del Nord si sono fatti più tesi dopo gli accordi entrati in vigore dal 31 dicembre 2020. Nel patto post-Brexit è stata infatti presa la decisione di tenere integrato il porto di Belfast al mercato europeo, sganciandolo da quello britannico e di fatto creando una frontiera doganale con il resto del Regno Unito.
L’intento di Johnson sembra essere quello di creare un collegamento fisico, per colmare le rotture ideologiche.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“Non ci basta mai”. É così che i due artisti di strada italiani Wally e Alita, in arte Orticanoodles, annunciano sui social il loro nuovo capolavoro.
Nuovo MURALE capolavoro a MILANO
# Chi sono gli Orticanoodles
Pseudonimo di due artisti di strada italiani, Walli e Alita, gli Orticanoodles sono tra i primi fautori della stencil art in Italia.
Hanno preso forma in un laboratorio situato nel quartiere Ortica di Milano per poi espandersi sempre di più, trasformando la loro attività in un collettivo di più di 20 artisti.
Il loro obiettivo? Farsi sentire, vedere, ammirare, urlando al mondo messaggi formato gigante.
Le opere più recenti sono basate sul nuovo concept dello stencil on stencil, dove i ritratti di leader storici e personaggi famosi si sovrappongono alle parole, rendendo i loro murales molto più di belle opere d’arte.
I loro lavori si sono estesi in varie zone delle città facendo girare il loro nome ormai in tutto il mondo. Alcune opere fanno parte di progetti di riqualificazione voluti dal comune, altri sono commissioni di aziende che si affidano alla street art per trasmettere la loro identità.
# Il nuovo capolavoro
Credti: @orticanoodles
“Non ci basta mai”. É così che i due artisti di strada italiani Wally e Alita, in arte Orticanoodles, annunciano sui social il loro nuovo capolavoro.
Il murale si trova in via Borsieri 5, quartiere Isola, nasce dall’incontro con le opere dello sculture Francesco Messina ed è un tributo alla ballerina Aida Accolla, spesso modella del maestro Messina con Carla Fracci e Luciana Savignano.
Questo murale però non è l’unico che porta la firma degli Orticanoodles, si aggiunge infatti alla lunga lista di capolavori realizzati da questo gruppo che sembra puntare sempre più in alto.
# Altre loro celebri opere: La Madonnina in versione street art
Credit: @orticanoodles
Grazie agli Orticanoodles la ‘Madunina’ si è trasferita agli inizi di settembre nel quartiere Ortica di Milano, in via Pitteri 23.
Il maxi murale che ritrae la Vergine simbolo della città di Milano è stato dipinto sulla facciata del palazzo proprio di fronte all’edificio in cui lo stesso gruppo aveva dipinto la navata centrale e le guglie del Duomo qualche mese prima.
Divisa in strisce verticali, la Madonnina è stata realizzata in una scala di colori dal giallo al bianco proprio per rievocare la doratura che contraddistingue la statua originale.
L’opera si aggiunge al progetto Or.Me (Ortica Memoria) che punta a trasformare il quartiere della periferia Est di Milano in un museo a cielo aperto, con la speranza che possa essere il baluardo della forza della street art.
# Il cuore che pulsa
Credit: @heartsofcities
Molti sono i lavori commissionati da aziende che trovano nella street art una nuova forma di comunicazione.
Ne è un esempio il murale dedicato alla musica in via Conchetta, commissionato da Porsche in occasione della Music Week.
“Music is a never ending journey” è il titolo dell’opera che raffigura un gigantesco cuore pulsante posto al centro di un cosmo musicale ispirato a diversi generi e strumenti musicali.
Quale sarà il prossimo capolavoro di questo gruppo di artisti?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le regioni hanno comunicato i dati, adesso sta al governo decidere la nuova ripartizione dell’Italia nelle ormai ben note zone gialle, arancioni e rosse. Oggi, dopo aver sentito il parere tecnico del CTS, Comitato Tecnico Scientifico, verranno comunicati gli eventuali cambi di colore che interesseranno diverse regioni. Tra queste anche la Lombardia che sembra essere proprio in bilico tra la permanenza nel giallo e l’ingresso nell’arancione. Cosa dicono i dati?
Lombardia in bilico tra zona arancione e gialla
# Rt torna a cavallo di 1. Ma terapie intensive sotto il 30% e curva di contagi e decessi verso i minimi
credits: regionelombardia.official IG
Secondo gli ultimi dati, Milano registra un indice Rt leggermente sopra la soglia dell’1, più precisamente dell’1.08, mentre in Lombardia l’indice sembra essere di 1.04. Numeri che indicano un lieve aumento dei casi, seppur contenuto e costante, non sembrano esserci infatti balzi marcati. I dati di mercoledì 17 affermano che nella Regione, su 38.296 tamponi, 1.764 erano positivi: il rapporto tra test effettuati e positivi è del 4.61%.
Insomma, i dati non parlano proprio chiaramente e se alcuni numeri fanno sperare in una permanenza nella “più libera” zona gialla, altri fanno temere un passo indietro, entrando in quella arancione. Anche il Direttore generale del Welfare della Regione, Marco Trivelli, ha affermato che da un lato il tasso di occupazione delle terapie intensive è sceso sotto il 30%, ottimo dato che indica l’assenza di pressione ospedaliera, ma dall’altro ha dichiarato “è vero che i numeri sono in ascesa e il tema delle varianti è molto preoccupante”.
A spaventare di più infatti sono proprio le tanto discusse varianti che nella Regione lombarda hanno portato alla creazione di piccole zone rosse nei quattro comuni di Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù.
# La “febbre del giallo” delle regioni e la bianca speranza della Val d’Aosta
credits: ilgiorno.it
Il governatore Attilio Fontana sembra essere fiducioso, convinto che la Lombardia abbia i numeri e le carte in regola per restare in zona gialla. In una sua dichiarazione ha mosso inoltre una richiesta al governo centrale, chiedendo che le decisioni vengano anticipate in quanto i dati vengono presentati già il martedì.
Ma la Lombardia non è l’unica ad essere ignara per quel che riguarda il proprio destino. In bilico anche Lazio, Friuli e Piemonte, i cui governatori, come Fontana, ribadiscono di avere i numeri giusti per poter rimanere in zona gialla.
Diversa invece la situazione in Abruzzo dove, dopo la stretta delle provincie di Pescara e Chieti, l’intera regione sembra essere a rischio di indietreggiare in zona rossa.
Non ci sono solo notizie negative però, in mezzo ad un’Italia dai colori così accesi infatti, potrebbe iniziare a farsi strada il bianco. La Valle d’Aosta potrebbe far diventare realtà il sogno della zona bianca, la zona a rischio più basso dove la vita pre-covid non sembra più così lontana. Prima di aggiudicarsi questo primato però, la Regione dovrà confermare che, per la terza settimana consecutiva, sta registrando meno di 50 persone positive su 100mila abitanti.
# Il nuovo Governo Draghi si rimbocca le maniche e pianifica correzioni e modifiche
credits: it.sputniknews.com
Nel frattempo, il nuovo Governo Draghi potrebbe apportare qualche modifica per quanto riguarda l’applicazione delle misure restrittive. Nel fine settimana infatti il Premier incontrerà il ministro della Salute, Roberto Speranza, e la ministra agli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, per fare il punto sull’andamento della pandemia e per valutare eventuali modifiche. Sembra che proprio il sistema di divisione potrebbe essere cambiato in modo da garantire maggiore aderenza ai dati più attuali.
In agenda anche il riassetto del CTS e l’istituzione di una cabina di regia di ministri che avrà il compito di valutare i nuovi provvedimenti, confrontandosi con l’intero Esecutivo. Lo scopo è quello di evitare delle sovrapposizioni di voci che, come accaduto spesso nei giorni scorsi, può in qualche modo destabilizzare le regioni. La cabina avrà inoltre il compito di affiancare ai provvedimenti, per così dire sanitari, quelli di tipo economico: per ogni chiusura dovranno essere predisposti immediati ristori.
Resta infine da decidere quale strumento utilizzare per attuare le nuove disposizioni, la scelta è tra il famoso Dpcm, Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che abbiamo imparato a conoscere negli scorsi mesi, o il più tradizionale Decreto.
Insomma, potrebbe cambiare la forma, ma anche la sostanza, nella speranza così di poter presto tutti seguire il candido esempio della Val d’Aosta.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Procedendo per tentoni verso un nemico sempre più enigmatico, a volte si ha la fortuna di fare un passo in avanti. Che sia il caso delle lampade che purificano l’aria?
Nelle SCUOLE di Milano le prime LAMPADE CHE ELIMINANO IL VIRUS purificando l’aria
#A Milano le prime scuole che utilizzano il “Progetto Apollo”
Il Plesso Scolastico di Piazza Bacone a Milano è il primo ad inaugurare e utilizzare il “Progetto Apollo” di Ensto Italia: un’innovativa soluzione di illuminazione che sanifica l’aria 24 ore su 24 eliminando tutti i batteri e quindi il virus.
L’istituto milanese è il primo edificio scolastico italiano a dare via alla sanificazione mentre allievi e personale sono all’interno degli spazi.
# Come funzionano le lampade
Credit: milan.corriere.it
La sanificazione avviene sia a livello superficiale dell’apparecchio, ma anche attraverso una ventola.
La ventola di cui sono dotate fa infatti passare l’aria attraverso dei filtri realizzati con nanomateriali (tra cui titanio e argento), che si attivano tramite la luce e aggrediscono virus e batteri decomponendoli. L’aria purificata viene poi rimessa all’interno dell’aula.
Questi dispositivi innovativi sfruttano il meccanismo della fotocatalisi, un principio fisico e naturale e proprio per questo non dannoso per le persone.
# Basta alle finestre aperte durante le lezioni
Appurata l’importanza di far circolare continuamente l’aria, aprire le finestre periodicamente con 2 gradi fuori e 20 bambini dentro l’aula non sembrava la soluzione ottimale.
Con Apollo si evita questo problema. Queste lampade infatti, sono in grado di sanificare circa 60 metri cubi d’aria all’ora senza rilasciare sostanze chimiche o immettere raggi UV nei locali.
Questo permette di fare lezione con le finestre chiuse e procedere solo al cambio dell’ora al riciclo dell’aria.
# L’asso nella manica contro il virus?
A novembre queste dispositivi hanno finito il ciclo di certificazioni tra cui anche quella dell’abbattimento del virus Covid.
Queste lampade potrebbero consentire la riapertura in sicurezza di tutte le strutture scolastiche nella Lombardia e in tutta Italia.
Questo principio, se di successo, potrebbe essere usato per gli uffici, nei bar e per tutti gli ambienti chiusi che al momento fanno tanta paura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: principesavoia iG - Hotel Principe di Savoia
Tra conferme e new entry ecco le strutture alberghiere top in città. Una di queste conferma il massimo riconoscimento. Ecco quali sono.
Forbes: 12 HOTEL di Milano tra i MIGLIORI del MONDO
# Gli hotel premiati sono quasi tutti in centro. Confermate le 5 stelle all’unica struttura alberghiera che aveva già ottenuto il riconoscimento in passato
Come ogni anno, la Forbes Travel Guidepremia i migliori hotel al mondo: dodici di questi sono milanesi. Sul totale di 283 hotel a cui sono state assegnate le cinque stelle, il riconoscimento più alto, Milano conferma una delle sue strutture alberghiere già premiate in passato. Tra i 576 premiati con le quattro stelle Milano ne ha dieci e poi, tra i 483 segnalati come “raccomandati”.
Vediamo quali sono nel dettaglio.
#12 Magna Pars, il primo hotel à parfum
Credits: frauschirrabloggt IG – Magnapars Suites
Il Magna Pars Suite è il primo hotel à parfum, nel cuore del quartiere del design, nato negli spazi dell’ex fabbrica di profumi della famiglia Martone è uno degli alberghi a 5 stelle più ricercati dagli stranieri. Da Forbes ha ricevuto una “raccomandazione”.
#11 Westin Palace, uno stille classico a due passi dalla “city”
Credits: chiarapanariti IG – Westin Palace
Il Westin Palace, che affaccia su Piazza della Repubblica, ha un design contemporaneo e elementi di richiamo classico che convivono in una perfetta armonia di forme e cromie, entrando in sintonia con il dinamico scenario del quartiere di Porta Nuova che lo ospita. Il primo tra i dieci hotel milanesi premiato da Forbes con le 4 stelle.
#10 Park Hyatt, il lusso nel centro di Milano
Credits: crazycatladyldn IG – Park Hyatt
Il Park Hyatt Milano sorge nel luogo più esclusivo della città, di fronte all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele e a pochi passi dal Duomo. Al suo interno il ristorante VUN Andrea Aprea, premiato con 2 stelle Michelin.
#9 Palazzo Parigi, lo stile maestoso tipico del lusso francese
L’hotel 5 stelle Palazzo Parigi è caratterizzato da uno stilo maestoso tipico degli edifici di lusso della capitale francese. Volumi esagerati, preziose opere d’arte e antichi arredi, i marmi e legni pregiati, il giardino secolare.
#8 Me Milan Il Duca, l’hotel moderno con la terrazza vista “skyline”
Credits: aroundyou___ IG – Me Milan Il Duca
Il Me Milan è un hotel elegante e moderno caratterizzato da una terrazza all’ultimo piano con vista sullo skyline di Milano. Situato direttamente in Piazza della Repubblica, l’hotel è stato progettato dall’architetto milanese Aldo Rossi, il primo italiano a vincere il Premio Pritzker.
#7 Principe di Savoia, lo storico albergo milanese con affaccio sui giardini di Piazza della Repubblica
Credits: principesavoia iG – Hotel Principe di Savoia
L’Hotel 5 stelle Principe di Savoia è lo storico albergo milanese che si affaccia sui giardini di piazza della Repubblica. All’esterno una struttura esterna in ferro battuto e vetrate si estende in verande laterali lungo tutta la facciata e evoca l’architettura della galleria Vittorio Emanuele.
#6 Four Seasons, il lusso nel Quadrilatero della Moda
Credits: gallery_europe IG – Four Seasons
Il Four Season Hotel Milano è situato in un ex convento del XV secolo in pieno centro di Milano, nel pieno del Quadrilatero della Moda. Al suo interno anche una Spa di lusso di recente creazione con ben 7 sale destinate a trattamenti viso e corpo, pool, jacuzzi e area benessere.
#5 Excelsior Gallia, con una delle suite più belle e costose al mondo
Situato a lato della Stazione Centrale c’è l’Hotel Excelsior Gallia, un gioiello dell’architettura e uno dei più esclusivi d’Italia. All’ultimo piano è stata realizzata la Katara Royal Suite da 20.000 euro al giorno, meta prediletta delle star internazionali, che con i suoi 1000 mq di lusso sfrenato è stata classificata come una delle Suite più belle al mondo vincendo il “World’s Leading Hotel Suite”.
#4 Bulgari, un’oasi di verde a 5 stelle in pieno centro
Ph. credits: thefork.it
Un progetto realizzato dall’architetto Antonio Citterio & Partners, l’Hotel Bulgari è un’oasi di tranquillità in città. Immerso tra le vie del Quadrilatero della Moda ospita un giardino di 4000 mq.
#3 Baglioni, uno dei boutique hotel più noti di Milano
Credits: blue_jacket_club IG – Hotel Baglioni Milano
Un altro hotel 5 stelle nel cuore della città è il Carlton Baglioni che unisce eleganza della location, funzionalità degli spazi ed eccellenza dei servizi. Uno dei boutique hotel più noti grazie alla sua posizione privilegiata con accesso pedonale diretto da Via della Spiga.
#2 Armani Hotel, lo stile inconfondibile di “Re Giorgio”
Credits: tramontanancc IG – Armani Hotel
L’Hotel a 5 stelle Armani riflette in pieno lo stile di “Re Giorgio”: sofisticato, elegante e contemporaneo. Un vecchio palazzo razionalista di fine anni ’30 trasformato in hotel da un’eleganza senza tempo, ricercata, sinonimo del Made in Italy.
#1 Mandarin Oriental, il connubio tra design milanese e orientale premiato con 5 stelle da Forbes
Il Mandarin Oriental di via Andegari è l’unico hotel milanese a cui sono state assegnate 5 stelle da Forbes. Unisce l’eleganza del design milanese a un intramontabile lusso orientale. Ospitato in quattro prestigiosi edifici del XVIII secolo, al suo interno il ristorante “Seta” premiato con 2 stelle Michelin.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.