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Una VITA IN VACANZA: 10 LUOGHI in cui si può VIVERE SENZA (quasi) LAVORARE

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credit: internationalliving.com

Quanti sognano una vita in vacanza ma pensano che non potranno mai viverla? In questi 10 posti è possibile vivere una vita di alta qualità a prezzi molto contenuti.

Una VITA IN VACANZA: 10 LUOGHI in cui si può VIVERE SENZA (quasi) LAVORARE

Se prima della pandemia il sogno più diffuso era “farsi una vacanza”, adesso le persone vogliono decisamente cambiare vita. Probabilmente passare tanto tempo in casa ha fatto riflettere molti su cosa li rendesse insoddisfatti della propria vita. L’Annual Global Retirement Index ha stilato una lista dei migliori posti in cui rifugiarsi nel 2021, prendendo in considerazione i costi della vita in generale, in particolar modo degli affitti, e la sanità. Ecco i 10 luoghi più economici in cui ci si potrebbe rifugiare senza (quasi) lavorare.

#10 Vietnam

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In Vietnam il rapporto qualità della vita e prezzi è veramente ottimo. Non solo è un vero e proprio paradiso terrestre, ma la città più costosa del Paese è Ho Chi Minh City, in cui gli affitti costano mediamente da 300 a 600 euro. In generale la vita ha dei prezzi veramente bassi, infatti il costo della vita si aggira in media intorno ai 700-1100 euro.

#9 Malta

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Trasferirsi a Malta significa rivoluzionare completamente il proprio stile di vita, ma senza allontanarsi troppo da casa. Situata nel cuore del Mediterraneo, riserva sorprese sia a chi ama rilassarsi in spiaggia e sia a chi brama l’avventura e le nuove scoperte. L’isola offre divertimento notturno, storia e natura con affitti da 600 euro per un bilocale. La sanità è gratuita e il costo medio della vita è di 1800 euro.

#8 Francia

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Sempre rimanendo in Europa, la Francia offre opzioni per ogni budget. Dalla Provenza, alla splendida città di Parigi, sino alle coste bretoni, la Francia ha paesaggi e stili di vita che soddisfano ogni richiesta, certo bisognerà stare attenti a quanto si intende spendere. Il costo della vita in alcune zone può arrivare sino a 1600€ per i pensionati, mentre per le coppie i costi sono mediamente di 2000€. Il vero risparmio è però sugli affitti, infatti si possono trovare bilocali a soli 150 euro.

#7 Malesia

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Tra spiagge paradisiache, natura selvaggia e città tutte da scoprire, la Malesia è uno dei paesi con il rapporto qualità-costo della vita migliori. Se può sembrare difficile integrarsi in un paese così diverso rispetto all’Europa, in realtà i malesiani sono molto accoglienti con chi viene da fuori e ci sono moltissime organizzazioni che si occupano di trovare alloggi e di integrare i nuovi arrivati. La prima lingua non ufficiale è l’inglese, quindi anche per la lingua non ci sono particolari problemi. Inoltre la sanità è gratuita e il costo medio della vita è di 1400€, considerando che per affittare una casa con 3-4 stanze, piscina, palestra e vista mare costa solo 600-800€.

#6 Ecuador

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Nonostante si chiami come l’Equatore, qui non fa così caldo come si pensa. La temperatura infatti è piuttosto mite, si potrebbe definirla un’eterna primavera. L’Ecuador potrebbe rivelarsi il paradiso per gli over 65, perché per questa categoria riserva moltissime agevolazioni: trasporti pubblici a metà prezzo e biglietti aerei notevolmente scontati. L’assicurazione sanitaria costa all’incirca 40 euro e per affittare un appartamento di due locali bastano 300 euro. Per vivere una vita all’insegna del bel tempo e del buon cibo, qui bastano 1000€.

#5 Portogallo

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Guardando ancora nel nostro continente, il Portogallo sembrerebbe essere un’ottima opzione. Tra città bellissime e spiagge mozzafiato, offre uno stile di vita tipicamente europeo ma a prezzi molto bassi. A parte la città di Lisbona, che è la più costosa, i prezzi nel resto del paese sono molto appetibili: un trilocale in un condominio con piscina costa all’incirca 800€ e il costo della vita si aggira mediamente intorno ai 1200€. E la sanità? Se ci si registra in un centro medico locale può essere scontata, se non addirittura gratuita.

#4 Colombia

credit: vanityfair.it

Le grandi città colombiane sono moderne e cosmopolite, unendo il comfort alle spiagge caraibiche. Tutto questo sembrerebbe molto costoso, ma in realtà un appartamento in centro a Bogotà o a Medellìn costa meno di un appartamento in periferia a Milano, infatti i prezzi medi sono di circa 400€ al mese. Il costo della vita è di soli 800 euro e anche l’assicurazione sanitaria ha dei prezzi molto bassi: dai 30 ai 60 euro mensili.

#3 Messico

credit: vanityfair.it

Il Messico, paese pieno di energia vitale e in cui ogni regione riserva cibi e segreti differenti, è nella top 3 dei paesi con la qualità di vita a prezzi più bassi. Qui ci sono due tipologie di residenze: temporanea oppure permanente. Il caso della residenza temporanea, che non si può prolungare per più di 4 anni, richiede che si abbia un reddito di 1300€ al mese, oppure 70.000€ in banca. Quella permanente invece si ottiene se si guadagnano almeno 1600€ mensili oppure se si possiedono 84.000€ in banca. Nonostante queste rigide restrizioni, la sanità è gratuita e i prezzi sono veramente bassi: si può affittare un bilocale con 600€ e il costo medio della vita è di circa 1500€.

#2 Panama

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Panama offre i servizi di una grande città, viste sull’oceano spettacolari e un clima caldo tutto l’anno. Questo è un paradiso per tutti, ma soprattutto per i pensionati. Infatti basta una pensione di 800€ mensili per poter accedere a tutti gli sconti: 25% di sconto sulle bollette elettriche, 50% di sconto sui biglietti per film e spettacoli, 25% di sconto sulle tariffe aeree, 20% di sconto sui farmaci, 25% di sconto sui pasti nei ristoranti. La sanità costa all’incirca 80€ al mese e per affittare un bilocale a Panama City bastano 700€. Il costo medio della vita a Panama? Circa 1700€.

#1 Costa Rica

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Al primo posto secondo l’Annual Global Retirement Index c’è una perla tropicale, che attira ogni anno milioni di turisti per le sue splendide spiagge e il clima perfetto. E’ la Costa Rica, in cui passare da essere un semplice turista ad essere un abitante non è poi così difficile. Infatti qui una casa con due camere sulla spiaggia costa circa 600€ al mese e la sanità viene pagata in base al reddito: dal 7 all’11% del reddito dichiarato. Vivere sulle spiagge costaricane ha il modico prezzo di circa 1700€.

Fonte: Vanity Fair e International Living

Leggi anche: Il FOREST BATHING: i 5 luoghi dove praticare in Lombardia il “BAGNO nel BOSCO”

ROSITA GIULIANO

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GREEN PEA: l’edificio futuristico dalla filosofia duty to beauty. Un esempio per Milano?

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credits: gamberorosso.it

Inaugurato a Torino lo scorso dicembre, Green Pea è il primo Green Retail Parkal mondo, un edifico che si estende per ben 15.000 mq ed ospita 66 negozi, un museo, ristoranti e molto altro. Un luogo dove materiali sostenibili, vegetazione e luce naturale fanno da cornice a una nuova esperienza d’acquisto basata sull’attenzione all’ambiente. Qual è la filosofia alla base?

GREEN PEA: l’edificio futuristico dalla filosofia duty to beauty. Un esempio per Milano?

# Duty to beauty: la filosofia attenta al pianeta che non rinuncia alla bellezza

credits: naturalmente_academylab IG

Dietro al progetto c’è Oscar Farinetti, già fondatore di Eataly, che ha raccontato la genesi dell’edificio e la filosofia che ne sta alla base. “Il 90% degli scienziati dice che il nostro modo di consumare è diventato incompatibile” ha affermato Farinetti, è quindi giunta l’ora di rivoluzionare il modo di agire e di pensare il consumo.

Una filosofia improntata alla durabilità, con lo scopo di promuove la convinzione che il ciclo di vita dei prodotti sia un aspetto che necessita di una particolare attenzione: bisogna creare oggetti che possano durare a lungo e che, una volta giunti a fine vita, possano essere riutilizzati o riciclati.

Il motto dell’intero progetto è from duty to beauty, cioè dal dovere alla bellezza, ed incoraggia l’idea che il rispetto dell’ambiente e i consumi sostenibili possano essere non solo un dovere morale, ma anche un piacere. Lo scopo è far sì che le persone si adoperino per fare scelte consapevoli, ridurre e differenziare i rifiuti, utilizzare fonti rinnovabili, insomma: prendersi cura del nostro Pianeta con piacere e coscienza, senza rinunciare al bello.

# Ma perché il nome Green Pea, pisello verde?

credits: valentinafarassinoarchitetto IG

Il piccolo legume è particolarmente legato alla Terra, vera protagonista dell’intero progetto. Infatti, non solo nasce dalla terra, ma è un prodotto che, come la Terra, è sferico, ha bisogno di acqua ed è verde, come il nostro Pianeta dovrebbe essere. Pertanto, ogni prodotto venduto all’interno di Green Pea è reso unico proprio dalla presenza di un piccolo pisello verde, a garanzia della sua produzione nell’armonia e nel rispetto della natura.

# La bellezza del legno e la solidità dell’acciaio rendono l’edificio Green al 100%

credits: boutiqueparcogrande IG

L’idea di rispetto ambientale e armonia con la natura contraddistingue l’intero progetto e, facendo da filo conduttore, lega l’architettura e il design dell’edificio ai negozi e alle attività presenti al suo interno.

Gabriele Gerbi, ingegnere ed energy designer del progetto, ha sottolineato come la sostenibilità ambientale andasse rispettata anche nella costruzione dell’edificio.

Molti di voi si ricorderanno le terribili tempeste che nell’ottobre del 2018 hanno distrutto le foreste della Val di Fiemme trentina e del Bellunese. Vi starete chiedendo cosa c’entrino, ebbene, sono proprio quegli alberi i protagonisti dell’esterno di Green Pea, con il legno di questi boschi sono state infatti create delle lamelle frangisole che ricoprono l’esterno dell’edificio.

La costruzione è inoltre sostenuta da uno scheletro d’acciaio, 100% riciclabile, ed è resa rigogliosa da un sistema di terrazze con piante ad alto fusto. Infine il tetto è stato trasformato anch’esso in un giardino attrezzato che ospita una serra bioclimatica.

# Tra negozi ed Ozio Creativo, ambiente e società si incontrano senza scontrarsi

credits: otiumpeaclub IG

L’edificio si sviluppa su cinque piani, ognuno dedicato ad un diverso settore: la casa, l’abbigliamento, l’energia, il movimento e il tempo libero. All’interno di Green Pea infatti si possono trovare non solo più di sessanta negozi, ma anche un museo, diversi ristoranti, una piscina, una spa e un luogo dedicato all’Ozio Creativo, dove ci si può riappropriare del proprio tempo con spensieratezza, stimolando la creatività.

All’interno del museo si può scoprire il funzionamento delle nuove fonti rinnovabili, impegnate proprio nella realizzazione del progetto. Green Pea è infatti alimentato da pozzi geotermici, pannelli fotovoltaici ed energia eolica, fonti energetiche che garantiscono un’alta efficienza e allo stesso tempo riducono le emissioni di CO2.

Un edificio a misura di ambiente che vuole essere da esempio per un nuovo modo di vivere in armonia con il Pianeta. Che ne dite, si potrebbe fare anche a Milano?

Fonti: ad-italia.it

Continua a leggere: Il CEMENTO GREEN che si ILLUMINA di notte e PULISCE l’aria 

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

3 NOVITÀ in arrivo per la GALLERIA VITTORIO EMANUELE II

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Credits: @map_of_italy

La Giunta ha approvato le linee di indirizzo del futuro bando per la concessione di alcune unità immobiliari attualmente in disuso e per la riqualificazione di spazi della Galleria Vittorio Emanuele II.

Questa approvazione prende spunto dalle manifestazioni di interesse per alcuni spazi nel complesso monumentale e nasce dal desiderio di iniziare un percorso di valorizzazione di questo patrimonio immobiliare.

Vediamo come potrebbe cambiare la Galleria con questo bando.

NOVITÀ per la GALLERIA VITTORIO EMANUELE II

“Intendiamo procedere nel percorso di valorizzazione economica della Galleria e abbiamo individuato alcune unità vuote da tempo e da riportare all’utilizzo per il completo rilancio del complesso immobiliare” afferma l’assessore al Demanio, Roberto Tasca.

Dopo questo anno difficile si sente il desiderio e la necessità di creare un nuovo inizio, così l’avviso pubblico prevede il restauro di alcuni spazi e la loro restituzione ad una fruizione pubblica.

Vediamo quali sono alcuni luoghi che potrebbero cambiare grazie al futuro bando.

# La sala dell’Orologio, lo scrigno della Milano anni ’30

Credits: blog.urbanfile.org

Tra i luoghi che potrebbero riaprire al pubblico attraverso la gestione di privato troviamo la Sala dell’Orologio, posta sopra l’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II.

Per ammirare lo splendore di questa sala dovremmo tornare indietro agli anni Trenta, quando tutti gli orologi della città venivano sincronizzati da questa sorta di cabina comando.

Questo spazio di 1.860 mq affaccia sul duomo, diviso tra la terrazza panoramica e la sala principale, si possono vedere ancora i segni del passato: dai pavimenti originali in seminato alla veneziana alla centrale di regolazione degli orologi pubblici datata 1932, anno in cui venne inaugurata.

Il bando per la sua concessione ha una base d’asta di 490 mila euro all’anno di affitto, più i costi dei lavori necessari per farla tornare in vita.

Sono anche previsti ulteriori lavori di ripristino con la creazione di un ascensore esterno a carico del futuro affittuario. Il Comune potrà utilizzare la sala a scopo convegnistico e di rappresentanza 50 giornate l’anno.

Dopo anni di ricerche si spera di trovare qualcuno che possa riportare in vita lo scrigno della Milano degli anni ’30.

# Cobianchi, lusso sotto il Duomo

Credits: @mauro_c._passeggiandopermilano

Altro spazio da recuperare è il Cobianchi, inaugurato nel 1924 come primo albergo diurno meneghino.

L’ingresso per questo edificio di quasi mille metri quadri è una scala semicircolare che dai portici della Galleria Vittorio Emanuele conduce sotto il livello stradale.

Questo pezzo di storia offriva alla borghesia milanese diversi servizi: dalle sale di scrittura e incontri alla la pulizia di cappelli da uomo.

Nelle offerte sotterranee non potevano mancare i bagni di lusso con barbieri pronti ad accudire la borghesia milanese prima degli eventi serali.

Nell’epoca dell’industrializzazione, l’albergo diurno Cobianchi offriva una modernità senza uguali.
A dimostrarlo è il costo di realizzazione: 4 milioni di lire, corrispondenti a 4 miliardi odierni.

La proposta formulata al Comune prevede la realizzazione di ingenti opere di riqualificazione edilizia ed impiantistica, oltre a quelle necessarie per il recupero e la conservazione dell’arredo storico vincolato presente negli spazi, per un importo stimato in 1,8 milioni di euro. Il canone annuo è valutato in 200mila euro.

# Librerie Feltrinelli

Questa storica presenza cui si accede dall’Ottagono della Galleria e da piazza Duomo cederà al Comune una porzione della sua volumetria attuale.

Per 149 metri quadri di quello spazio ha manifestato il suo interesse il ristorante Savini per trasformarlo in un teatro-cabaret, mentre altri 100 metri quadri saranno a disposizione del Comune per un meeting-point civic.

Fonti: blog.urbanfile.org

CONTINUA LA LETTURA CON : 6 cose che vi stupiranno sulla GALLERIA Vittorio Emanuele

ARIANNA BOTTINI

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Una nuova FERMATA della METRO sulla M2?

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Fermata Cascina Melghera

La richiesta arriva dell’amministrazione comunale di Cernusco sul Naviglio, che eguaglierebbe il record di fermate di metropolitana di Cologno Monzese e Gorgonzola tra i comuni della Città Metropolitana di Milano. Vediamo perché è stata proposta e dove verrebbe realizzata la stazione.

Una nuova FERMATA della METRO sulla M2?

# Da 2 a 3 fermate nel Comune di Cernusco sul Naviglio

Credits: structurae.net – Fermata Cernusco sul Naviglio

La richiesta di aggiungere una nuova fermata alla linea M2 arriva dall’amministrazione comunale di Cernusco sul Naviglio, per passare dalle due attuali a tre, nell’ambito della fase di pubblicazione del Pums della Città Metropolitana di Milano. Il Pums, Piano urbano della mobilità sostenibile, è “lo strumento di pianificazione che si propone di soddisfare la domanda di mobilità delle persone e delle imprese” nei 1.575 kmq di territorio che comprende Milano e tutti i comuni dell’hinterland. In questa fase è infatti possibile fare, sia da parte di cittadini e enti, osservazioni al Piano di mobilità: quella di Cernusco sul Naviglio è di avere una terza stazione della metropolitana. 

# Dove verrebbe posizionata la nuova stazione della linea M2

 
Credits: wikipedia.org – M2 con nuova fermata

Il punto prescelto per la realizzazione della nuova stazione della linea M2, in direzione nord-est, sarebbe all’altezza di Via Melghera tra la fermata di “Cascina Burrona” del Comune di Vimodrone e quella di “Cernusco sul Naviglio” nei pressi di Cascina Melghera. Diventerebbe la prima stazione del paese arrivando dal centro di Milano e si aggiungerebbe alle altre due fermate: “Cernusco sul Naviglio” e “Villa Fiorita”. Non ci sarebbe bisogno di scavare tunnel o costruire manufatti nel sottosuolo in quanto la stazione sarebbe totalmente in superficie come tutte quelle presenti sul ramo esterno della linea verde, da Cimiano fino al capolinea di Gessate.

Una posizione strategica perché in grado di rispondere a numerose esigenze di quella parte di territorio comunale, incluso anche il complesso immobiliare di prossima realizzazione in via Melghera. In quell’area oggi è ancora presente uno degli alberghi incompiuti lascito dei Mondiali di calcio degli anni ’90, tenuti in Italia, un altro ecomostro come quello abbattuto dal Comune di Milano all’interno del Parco Agricolo Sud dall’allora giunta Pisapia.

Fonte articolo: primalamartesana.it 

Continua la lettura con: ALLARME ESTENSIONE M5: “Pronta per le Olimpiadi? Scordiamocelo”

FABIO MARCOMIN

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Il PARCO del PORTELLO: al via i lavori per completare lo spazio VERDE più SCENOGRAFICO di Milano

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Credits: @guigoklopper IG

Con la sua collina e il percorso a spirale, i suoi laghi artificiali e i sentieri che si innalzano su pendii ripidi rappresenta il parchetto più creativo e forse più scenografico di Milano. E soprattutto non è compiuto: si assisterà ora  all’ampliamento del parco del Portello, o Parco Industria dell’Alfa Romeo.

Saranno realizzati 10.000 mq di nuovo verde che porteranno ad un’estensione complessiva di 73.000 mq.

Il PARCO del PORTELLO: al via i lavori per completare lo spazio VERDE più SCENOGRAFICO di Milano

Credits: @guigoklopper IG

Sono iniziati i lavori per completare il parco del Portello, uno spazio verde che fin da subito si è configurato come porta d’accesso alla città per coloro che arrivano dall’aeroporto o dalla fiera di Rho. Porta d’accesso quanto mai scenografica grazie alla costruzione di un’ambientazione originale. 

Il nuovo intervento fa parte del “Piano Integrato di Intervento Portello”, di cui è a capo Iper Montebello S.p.A. che ha realizzato anche gli altri lotti del parco.

# Un progetto ispirato alle “Fasi della Luna” che crea continuità paesaggistica e percettiva

Credits: @__giana_ IG

Il Parco del Portello, pensato per dare continuità tra passato e presente, fu progettato da Charles Jencks e Andreas Kipar e sviluppato da LAND Italia sugli spazi dove sorgevano gli stabilimenti dell’Alfa Romeo. La sua forma è particolare: si ispira al diagramma delle “Fasi della Luna” di Athanasius Kircher, dove il ciclo lunare è rappresentato da una doppia spirale per entrambi gli emisferi terrestri.

Il parco vuole costituire una continuità, anche storica, con la Montagnetta di San Siro: anche le due collinette sono state costruite con macerie e terra di scavo e ad essa sono collegate da una passerella. Si divide in più aree: la prima è la collina della “preistoria”, con la sua forma ad esse. La sua forma riprende la prima grande struttura dell’universo, le spirali delle galassie. La collina più imponente, che guarda verso il centro della città è dedicata al “presente”, con un percorso che si sviluppa su una doppia elica culminante nel suo punto più alto (22 metri). In cima si trova una fontanella e una scultura metallica del DNA, in omaggio al tema della vita. Il “Time Garden”, invece, è lo spazio più raccolto e protetto del parco, con delle lastre bianche e nere a segnare la rotazione della Terra, le quattro stagioni con dei setti metallici, i 28 giorni del ciclo lunare in dei cerchi, i 12 mesi dell’anno come parole ritagliate nel metallo, i 365 giorni dell’anno e le onde del battito cardiaco, segnate sul pavimento tra lastre bianche e nere.

Con il futuro ampliamento sarà in grado di completare il “polmone verde” che si estende lungo viale Serra, tra via Traiano e viale Scarampo.

E, anche in questo caso, si parla di continuità sia dal punto di vista paesaggistico che percettivo.

# Un nuovo accesso al parco, con un’espansione del verde

Credits: www.mi-lorenteggio.com

Ciò che verrà realizzato sarà un nuovo accesso al parco che riesca a garantire una connessione con l’area già presente, con un percorso a spirale in salita e piazzole di sosta ombreggiate con panchine.

Non solo: cinquanta tra aceri, liriodendri, tigli, gelsi e sofore si alterneranno a 1.500 mq di aiuole colorate con piante erbacee e arbustive.

Verrà creato anche un muro di contenimento ad angolo retto partendo dalla fine dell’esistente che affaccia su viale De Gasperi e incastonato di elementi decorativi.

# L’intervento permetterà di riqualificare uno spazio inutilizzato entro questo autunno

Credits: @il_manu_riva78 IG

I lavori saranno conclusi in autunno e permetteranno ai cittadini di accedere anche all’ultima parte del parco. E, secondo l’assessore Maran, si “porterà finalmente a compimento un parco di elevata qualità paesaggistica, andando a riqualificare uno spazio inutilizzato“.

Fonte: www.mi-lorenteggio.com

Continua la lettura con: Dalla Fiera a CITYLIFE: le mille facce del Portello, il quartiere del cambiamento

ALESSIA LONATI

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Il Monte Amiata: il DINOSAURO ROSSO di Milano

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Credits: permilano.it

A Milano da anni c’è un dinosauro, ma pochi lo conoscono. Dove si trova?

Il DINOSAURO ROSSO di MILANO: il RE delle PERIFERIE

Molteplici scenari apocalittici che riguardano la città di Milano sono stati immaginati, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato davvero un dinosauro. In realtà questo di cui tratteremo oggi non è un dinosauro vivente, ma lascia allo stesso modo sbalorditi. Ma dove è possibile vederlo? E perché è così pazzesco?

# Un “dinosauro rosso” di periferia

Conosciuto da non molti milanesi ma apprezzatissimo a livello internazionale, il “dinosauro rosso” si trova in zona Gallaratese, nei pressi della stazione metropolitana San Leonardo. Si tratta del complesso residenziale del Monte Amiata e per entrare è infatti necessario chiedere permesso a chi, all’interno del dinosauro, ci vive.

Credits: permilano.it

L’edificio è stato progettato dagli architetti Carlo Aymonino e Aldo Rossi alla fine degli anni ’60 ed è stato concepito seguendo il paradigma del “frammentismo”. Aymonino infatti concepiva la città come un intreccio complesso e diversificato, così, allo stesso modo è stato progettato il Monte Amiata, che colpisce proprio per la sua forma e i suoi colori insoliti.

# Una sola regola: un ordinato disordine

credit: Instagram @somewhereinmilan

Cinque edifici di colore principalmente rosso, ma non solo, compongono l’intrecciato corpo del dinosauro e osservando l’edificio non si può che perdersi nella sua complessità. Gli architetti hanno scelto come regola principale quella di limitare al minimo le regole, eppure un ordine all’interno di questo caos cromatico c’è. Ed è proprio questa copresenza di ordine e disordine a stupire la scena internazionale di architetti e urbanisti, che invidiano alla nostra città questi palazzi di periferia tutt’altro che ordinari e incolori.

# La microcittà utopica nella città

credit: le-strade.com – Monte Amiata (1967-1972)

Ma perché un complesso residenziale periferico ha il nome di un Monte?

Per rispondere a questa domanda è necessario tornare indietro sino a quando il complesso non era neppure un’idea: al dopoguerra. E’ proprio in questi anni che l’omonima società mineraria decide di acquistare il terreno su cui il complesso poi sorgerà, consapevole che sia destinato all’edilizia economico-popolare. Nonostante la consapevolezza, quando si parla di edilizia popolare non si pensa certo ad un complesso multicolore e multiforme che ha tra i suoi obiettivi principali quello di rappresentare una microcittà utopica. Quest’idea fuori dal comune venne ad Aymonino, che progettò appositamente un complesso a forma di ventaglio all’interno del quale ci fosse spazio per piazze e spazi pubblici, come ad esempio il teatro all’aperto e i giardini, destinati all’aggregazione sociale.

Gli elementi colorati si contrappongono a quelli totalmente bianchi realizzati da Aldo Rossi e il contrasto cromatico rappresenta esattamente quello che gli architetti intendevano creare: un paradosso; Nelle periferie dove solitamente domina l’alienazione, hanno voluto creare una comunità che ruota attorno a spazi condivisi.

 

Fonte: Le strade

Leggi anche: La CASA CUBISTA di via Doberdò: la più assurda di Milano

ROSITA GIULIANO

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10+1 parole inglesi entrate nello SLANG milanese

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Foto LaPresse - Claudio Furlan 28/7/2019 Milano, Italia CronacaMilano, monopattini elettrici in sharing: un'invasione silenziosaNella foto: monopattini in Piazza Duomo

Inserite spesso per comodità, a volte per testare l’interlocutore.

10 parole inglesi entrate nello slang milanese

Call

Traduzione: fissiamo una riunione a distanza preferibilmente via skype o via zoom.

Drink

Il pensiero fisso di chi lavora a Milano.

Pitch

Deriva dall’Elevator Pitch, significa una descrizione di un business o di un progetto che deve essere più breve del tragitto in ascensore. In ascensore a Milano non si parla, è rimasto solo il pitch.

Amazing

Questo articolo è amazing.

Design

A Milano tutto è design.

Credits matteochincarini IG – Interno Adi, Museo del design

Smart

Work, City, Car, a Milano tutto è smart.

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Un tempo ci si prestavano le cose. Tieni, ti dò la mia bicicletta, prendi pure, figurati. Poi qualcuno che può diventare un business. 

Credits: greencity.it

Networking

Nel resto d’Italia si dice cazzeggiare.

Easy

Traduzione: mollami.

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La parola d’ordine di Milano degli anni dieci.

Speciale Pandemia

L’emergenza sanitaria ha ancora più arricchito lo slang milanese (e in generale italiano) di parole inglesi. La parola principe è stata lockdown. Speriamo di non usarla più, anche perchè la traduzione è terribile. 

Continua la lettura con: 5 parole che sembrano milanesi ma non lo sono

MILANO CITTA’ STATO

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Milano al centro

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Milano è al centro. È la sua natura, la sua caratteristica distintiva, il suo nome. Mediolanum significa al centro delle terre, della pianura, delle acque, sempre al centro in qualunque sua versione etimologica. 
La sua forza è sempre stata questa. Un centro di interessi, di traffici, crocevia di incontro tra le genti del Mediterraneo e quelle dell’Europa continentale. Troppo mediterranea per essere europea, troppo europea per essere italiana. 

Milano è al centro. Tranne in una cosa. Nella politica. O meglio, nella politica attuale.
Perchè in passato anche in quella Milano era stata al centro. Non nei giochi di palazzo ma nell’aspetto più radicale della politica, quello della filosofia e delle idee.
Milano è stata al centro della nascita di nuovi progetti, qualunque partito o movimento moderno in Italia ha avuto origine a Milano. Si ricordano tutti di fascismo o Forza Italia, ma si trascura che qui sono nati anche il Socialismo riformista, la Lega e la Democrazia Cristiana i cui albori sono stati siglati in un palazzo non lontano dall’Università Cattolica.

Milano al centro del pensiero ma nella periferia della politica. 
Non solo perché i governi degli ultimi anni hanno dilatato la distanza con la capitale morale. Ma anche e soprattutto per la stessa presenza, o meglio, assenza di Milano nella politica, anche per colpa di chi la dovrebbe rappresentare. 
Se si guardano le scelte di chi ha esercitato il potere sul territorio, sia come sindaco che come governatore della Regione, è difficile interpretarle con la priorità degli interessi di Milano. Anzi. Spesso Milano è stato strumento di altro, di battaglie ideologiche, di carriere, di interessi di partito. Pensare che un governante che sia espressione di un partito possa mettere al primo posto le esigenze di Milano è ingenuo. La verità è che il “bene di Milano” non può essere la priorità di persone che rispondono a partiti o a governi estranei a Milano. 

E il risultato è evidente. La città che era traino del Paese ora è stata messa al margine, priva di poteri e ridimensionata nei suoi orizzonti. Il Covid è un alibi.
L’unica strada possibile per rilanciare Milano trasformando questa situazione in una grande opportunità di trasformazione è una sola: rimettere Milano nella sua posizione naturale. Al centro degli interessi di chi la governa per dare origine a una comunità unita, libera finalmente dalle divisioni strumentali di interessi di partito o personali.
Per tornare a essere un centro di riferimento per gli altri, Milano deve rimettere al centro se stessa. Questa l’occasione storica che nessun amministratore si può permettere di perdere. 

Continua la lettura con: impariamo da mamma orsa

MILANO CITTA’ STATO 

1 MILIARDO di EURO per realizzare l’AUTO dei SOGNI nella Motor Valley d’Italia

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Credits: classxhsilkroad.it

Un futuristico centro di innovazione, un experience center all’interno della Motor Valley, per la supercar a emissioni zero. Quando partirà il progetto e quali sono gli obiettivi delle aziende coinvolte.

1 MILIARDO di EURO per realizzare l’AUTO dei SOGNI nella Motor Valley d’Italia

# Presentata la joint Venture tra l’americana Silk Ev e Faw. Obiettivo: far nascere un polo all’avanguardia nella produzione di auto di alta gamma full electric e plug-in

Credits: regione.emilia-romagna.it – Bonaccini in videoconferenza con i presidenti delle due aziende

Martedì 3 febbraio, come annunciato dal Presidente regionale Bonaccini, c’è stata la presentazione ufficiale della Joint Venture tra l’americana Silk Ev e Faw, il più grande produttore di auto del Paese asiatico, relativa al progetto di investimento nella Motor Valley in Emilia-Romagna. L’obiettivo è far nascere un polo all’avanguardia dove progettare e produrre auto di alta gamma full electric e plug-in.  

Le vetture saranno ideate e sviluppate in Emilia-Romagna, dove Silk EV ha la sua sede centrale, mentre la produzione su larga scala avverrà sia in terra emiliana per i modelli a zero emissioni e phev di alta gamma, che a Changchun, dove ha sede il quartier generale di FAW.

# Ancora top-secret l’ubicazione del futuristico centro di innovazione e produzione. L’investimento complessivo è di 1 miliardo di euro

Credits: formulapassion.it – Impianto di produzione Ferrari nella Motor Valley

La scelta del sito per il nuovo impianto produttivo ancora non è stata fatta, anche se le ultime indiscrezioni sembrano aver circoscritto l’area alle province di Bologna o Modena. Non sarà però un semplice impianto di produzione, ma di un vero e proprio experience center all’interno della Motor Valley, completamente interconnesso per un investimento complessivo di 1 miliardo di euro. Nella joint venture è previsto anche un secondo sito centro di innovazione a Changchun, focalizzato sulla produzione dei modelli S5 e S3.

Il designer responsabile della nuove linee di automobili ha invece un nome: Walterd de Silva. Rimane ancora un altra scelta decisiva da fare, quella del brand da associare ai nuovi modelli di auto: se in Cina è certo che si legherà al brand Hongqi, per la distribuzione in Italia e nel resto del mondo ancora si sta discutendo.

# La Motor Valley è un distretto industriale con oltre 90.000 addetti con un fatturato di 16 miliardi di euro

Credits: reddit – Motorvalley

Il nuovo centro di produzione andrà a far compagnia alle 16.500 aziende già presenti nella Motor Valley: un distretto industriale unico al mondo con oltre 90mila addetti, 16 miliardi di fatturato annuo e un export di 7 miliardi. È da qui che escono i modelli di auto e moto tra i più desiderati al mondo: Lamborghini, Ferrari, Maserati, Pagani e Ducati.

Fonti: Regione Emilia-Romagna, Il Sole24ore

FABIO MARCOMIN

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Le 5 MERENDINE preferite dai BAMBINI MILANESI

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credits: @_perce.neige_

Qual era la vostra merendina preferita? La domanda, semplice ed efficace, apre e chiude la nostra riflessione odierna, che verte su un tema alquanto goloso. Non si può parlare di merendine restando svincolati dagli anni’80, dove i bimbi di allora erano golosamente tentati dalle tante pubblicità a tema fra un cartone animato e l’altro. Anche oggi la merenda dolce rappresenta probabilmente il più gioioso fra i momenti della giornata di un bambino.

Ma quali sono le merendine che, ieri o oggi, rappresentano al meglio il gusto dei bimbi milanesi? Proviamo a elencarne qualcuna.

Le 5 MERENDINE preferite dai BAMBINI MILANESI

# La storia delle merendine nasce durante il boom economico

La storia delle merendine italiane nasce in pieno boom economico con il mottino, un panettone in miniatura considerato il patriarca di una vasta gerarchia di dolciumi, mentre negli anni’60 con l’ideazione del buondì il business più edulcorato che vi sia ebbe una vera e propria impennata, creando, di fatto, il mercato di un nuovo prodotto di consumo, lo snack dolce “continuativo”, definitivamente esploso negli anni a seguire come alternativa rispetto a prodotti “ricorrenza” delle festività (panettoni, pandori o colombe).

#5 Ciambella Mr Day

credits: @leliaevincenzo

I fattori decisionali per la scelta delle merendine erano sempre i soliti. Quella che si inzuppava meglio nel latte o quella da scuoiare e farcire con Nutella. Fra queste ultime, non possiamo non annoverare la Ciambella. Una sottospecie di frittella (o graffa, come la chiamano al sud) con zucchero a velo, ricca di burro e decisamente stopposa. Per mandarla giù l’accoppiata prevalente era con succo di pera o di arancia, che impedivano il formarsi di una palla di zucchero nell’esofago. Non molto comoda da deglutire, insomma, ma indubbiamente sfiziosa.

#4 Saccottino Mulino Bianco

credits: buonitaly

Molti inorridiranno e si domanderanno come sia possibile che il Saccottino, amatissimo da generazioni di adolescenti, si sia meritato solo il 4° posto in questa golosa classifica.

Le scelte, per quanto ardue, vanno fatte, per cui ci sentiamo di escludere dal podio il nostro morbido compagno di colazione. Con una specifica, però: fra le tante varianti, a Milano si sceglieva prevalentemente quelli con confettura, al posto del più goloso Saccottino al cioccolato (che avrebbe scalato di certo qualche posizione in classifica).

#3 Girella Motta

credits: @_perce.neige_

Medaglia di bronzo per la simpatica girella. Sfizioso involtino fatto di due creme al cioccolato (bianco e al latte) dentro un involucro quasi della stessa consistenza di un velcro industriale. Le cronache riportano che quando uscì la confezione con il 25% di farcitura in più ci furono orde di bambini entusiasti che scesero in strada manifestando giubilo per il signor Motta (che poi oggi sarebbe il signor Bauli, ma i bambini questo non lo sapevano).

#2 Kinder colazione + Ferrero

credits: @ilmegliodelfit

“Con i 5 cereali , di Kinder colazione più”. Impossibile dimenticare il ritornello, vero? Solo l’inizio dello spot-canzone fa venire l’acquolina in bocca, vero?

Il Kinder colazione + se la batte alla grande con la prima classificata, ed oltre alla irresistibile morbidezza, ciò che lo distingueva era la confezione scoppiettante, da far esplodere a sorpresa vicino alle orecchie del compagno di banco o del fratellino/sorellina (e facendo al contempo arrabbiare mamma o maestra). Semplicemente divino inzuppato nel latte, era ottimo anche consumato da solo. “Con quel gusto di cacao / che ti tira un po’ su…”

#1 Yo Yo Motta

credits: @fantastici_anni_80_90

La Motta, che come anticipato negli anni fu acquisita assieme a buona parte dei marchi dalla Bauli (Alemania, Doria e Bistefani fra le altre) vince il premio per aver sfornato la miglior merendina. Sappiamo per certo che a Milano lo Yo Yo era la merenda numero 1. Forse grazie al suo essere outsider per aver sdoganato le forme classiche delle colleghe, o semplicemente per quell’invitante colata di cioccolato sulla sommità, lo Yo Yo ha simboleggiato una vera e propria mafia infantile legata al proibizionismo del baratto.

Per una dritta su storia o geografia, bastava un tegolino. Ma se avevi bisogno di un vero e proprio miracolo per passare un’interrogazione o un compito in classe non c’era scampo. Il secchione ti aiutava. Ma dovevi sganciare i tuoi Yo Yo. Quello che ti aveva messo nello zaino tua mamma più i tre che ti eri rubato, ovviamente.

E ora, come sempre, tocca a voi. Qual era (o qual è) la vostra merendina preferita?

Continua la lettura con: I più GRANDI DOLCI del mondo sono stati fatti a MILANO

CARLO CHIODO

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I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

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Credits: @visatasemarang

Ci sono luoghi così belli nel mondo che non sembrano neanche veri, così colorati da far invidia a qualsiasi pittore famoso.

Che sia stata la natura o la mano dell’uomo a crearli non importa, l’unica cosa che rimane è lo stupore.

Ecco i 10 luoghi più colorati del mondo da vedere almeno una volta nella vita.

I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

#1 Il campo di tulipani di Keukenhof (Olanda)

Credits: @devil_red_black

Da metà marzo a metà maggio una parte dell’Olanda si trasforma in un immenso tappeto di fiori.

Quando si pensa ai tulipani il pensiero va subito ai Paesi Bassi e viceversa ma questa coppia invincibile non c’è da sempre. I bulbi arrivarono sul Mare del Nord soltanto nella seconda metà del Cinquecento dalla Turchia. Fecero così tanto furore che moltissime persone si indebitarono perdendo casa e averi pur di avere sempre dei tulipani freschi.

Il luogo più famoso dove poter ammirare le fioriture dei tulipani è il parco di Keukenhof in cui ogni hanno sono piantiti circa 7 milioni di bulbi.

#2 Chefchaouen, “La perla blu” (Marocco)

Credits: @kellyshaer

La perla blu” risale al XV secolo quando i profughi ebrei in fuga dall’Inquisizione spagnola si stabilirono qui in gran numero, portando con sé la loro tradizione di dipingere le cose di blu, un modo per ricordare Dio in cielo.

Ogni cosa di questo centro abitato è dipinta di questo blu acceso: dai pavimenti ai muri, dalle porte alle finestre; la luce è così forte che quando il sole risplende c’è quasi da coprirsi gli occhi.

Questo luogo così magico è effettivamente una perla blu, un piccolo centra abitato che crea un mondo a sè all’interno della città, eliminando la distanza tra terra e cielo.

#3 La “montagna dei setti colori” (Perù)

Credits: @sensazionecolore

Chiamata “montagna dei setti colori“, porta il nome geografico di Vinicunca ed è una montagna di 5200 metri sul livello del mare che fa parte delle Ande.

Vinicunca è rimasta a lungo nascosta sotto uno spesso strato di ghiaccio, che una volta sciolto, ha fatto emergere un mondo nuovo.

Si pensa che questi colori derivano da materiali come ferro, dolomite, zolfo e rame che si sono depositati sul terreno.

Rimane un posto unico e incontaminato anche per il percorso di trekking impegnativo che serve per raggiungerlo. Ad accompagnarvi in questo percorso faticoso molto spesso saranno gli alpaca, animali molto comuni in Perù e ormai amati da tutti anche in Europa.

#4 Kampung Pelangi, il “Villaggio Arcobaleno” (Indonesia)

Credits: @visatasemarang

Soprannominato il “Villaggio Arcobaleno”, questo posto non è sempre stato così. Fino a qualche anno fa l’unico colore di questo villaggio ormai in stato di degrado era il grigio.

Questo cambiamento lo si deve al 54enne Slamet Widodo che ha tratto ispirazione da altre città per portare l’arcobaleno a Kampung Pelangi, suo villaggio nativo.

Grazie a lui più di 200 abitazioni si sono trasformate in opera d’arte dai colori pastello permettendo a questo villaggio colorato di conoscere finalmente il turismo.

#5 I fiori di ciliegio del Parco di Hitsujiyama (Giappone)

Credits: @prax_5

Situato ai piedi del Monte Fuji, questo parco contenente quasi mezzo milione di piantine colorate è diventato famoso per i suoi fiori di ciliegio. É a questi fiori infatti, che dobbiamo il manto dai toni del rosa da fine aprile a inizio maggio.

#6 Retba, il lago rosa (Senegal)

Credits: @bazar.de.belleza

Situato nella penisola di Capo Verde, questo lago straordinariamente rosa rappresenta una delle stranezze naturali più ammirate da tutto il mondo.

La causa di questo colore sono ancora sconosciute ma si presume derivino dalla presenta di un batterio che popola le zone con un alto tasso di salinità.

Questo batterio non è dannoso per l’uomo e per questo è possibile nuotare in questo lago dei sogni.

#7 Burano (Italia)

Credits: @colorsfrom_burano

Burano è una delle isole dell’arcipelago della Laguna Veneziana. Si trova a nord di Venezia ed è famosa per la produzione dei merletti.

Ciò che rende unico questo centro abitato sono le case colorate che rendono la passeggiate per le sue vie indimenticabile.

Una leggenda narra che le facciate delle case di Burano sono colorate perché i marinai del luogo le pitturavano per poterle riconoscere nei giorni di nebbia.

#8 I campi di colza di Luoping (Cina)

Credits: @xmagicaroundtheworldx

Luoping si trova nella prefettura di Qujing, nella regione dello Yunnan ed è famoso per i campi di colza che in questa regione si tingono di giallo creano un paesaggio straordinario.

La colza viene usata per produrre olio, combustibile, miele e le parti della piante che restano inutilizzare vengono date in pasto ai maiali. Il periodo perfetto per visitare questo paesaggio strepitoso è in primavera.

#9 Terrazzamenti di Riso, Yuanyang (Cina)

Credits: @adventurers_lifestyle

Le risaie a terrazze di Yuanyang sono situati a sud delle Montagne Ailao, sono state incavate dalla popolazione Hani e permettono di sfamare milioni di persone.

Il momento perfetto per andare è dopo il raccolto ossia da gennaio a marzo, quando i terrazzamenti sono già stati irrigati così da poter apprezzare tutte le nuvole riflesse in questi immensi specchi d’acqua.

 #10 Campi di lavanda, Provenza (Francia)

Credits: @jw_snapshots

Uno degli spettacoli imperdibili della Provenza sono i campi fioriti della lavanda.

La fioritura della lavanda va da metà giugno a metà agosto ma varia da zona a zona e dal clima di quell’anno.

Questi campi attirano turisti da tutto il mondo non solo per le foto uniche che si possono fare ma anche per la possibilità di partecipare alle feste della raccolta di questa pianta.

Fonti: focus.it

CONTINUA LA LETTURA CON: 10 VIAGGI post Covid che ci CAMBIERANNO LA VITA

ARIANNA BOTTINI

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L’appello dei SINDACI: “Porre limiti alla responsabilità indiretta nel governo delle città”

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credits: anci.it

Dopo la condanna della Sindaca di Torino Chiara Appendino, numerosi sindaci si sono indignati e hanno manifestato solidarietà alla collega. Quello che i primi cittadini richiedono alle Istituzioni centrali sono dei provvedimenti che definiscano chiaramente le responsabilità. Cosa chiedono nello specifico? E che cosa dice la giurisprudenza?

L’appello dei SINDACI: “Porre limiti alla responsabilità indiretta nel governo delle città”

# Tragedia di piazza San Carlo: la condanna della Sindaca Appendino

credits: lastampa.it

Chiara Appendino, Sindaca di Torino, è stata condannata a un anno e sei mesi di reclusione per la tragedia del 3 giugno 2017, quando, in piazza San Carlo, durante la proiezione della finale di Champions League, la folla in allarme e la calca provocarono più di 1500 feriti e tre morti. Il Tribunale ha emesso la sentenza, dichiarando colpevole la Sindaca e altri quattro imputati, l’ex capo di Gabinetto, l’ex Questore, l’ex presidente di Turismo Torino e l’architetto che lavorò all’evento.

Appendino ha commentato la sentenza su Facebook, sostenendo da un lato di non voler certo sottrarsi alle proprie responsabilità, ma dall’altro di provare amarezza per dover rispondere a tragici fatti scatenati dal gesto criminale di una banda di rapinatori. Secondo la Sindaca bisognerebbe aprire una discussione sul difficile ruolo dei sindaci e sulle loro responsabilità.

# L’appello dei primi cittadini: norme più chiare, altrimenti non ci saranno più candidati

credits: comuni_anci IG

È così che il dibattito sulle responsabilità penali che gravano sui sindaci si è riaperto. I primi cittadini si trovano molto spesso coinvolti e, a volte, condannati per eventi tragici che si verificano nei loro comuni. Negli ultimi anni, molti sono stati chiamati a rispondere per morti o danni causati da eventi naturali, per esempio Marta Vincenzi, Sindaca di Genova, condannata a tre anni per l’alluvione del 2011 o gli ex sindaci di Ventotene, condannati per il crollo di un masso che causò la morte di due ragazzine in gita con la scuola.

3.500 sindaci hanno firmato un appello al Parlamento scritto da Antonio Decaro, presidente dell’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, e sindaco di Bari. Quello che i primi cittadini chiedono è una revisione delle norme su cui si fondano le responsabilità dei sindaci che, come si legge nella richiesta, “pagano personalmente e penalmente per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze”. Ciò che chiedono sono norme che definiscano e delimitino chiaramente le responsabilità, sostenendo che altrimenti non ci saranno più cittadini disposti a candidarsi, come già sta accadendo nei piccoli comuni.

# Cosa dice la giurisprudenza? Manca una netta divisione delle responsabilità

credits: inx.webhousemessina.com

La responsabilità penale dei sindaci si basa su due articoli, 50 e 107, del Testo unico degli enti locali, anche se bisogna dire che ogni caso è a parte. Il primo definisce il sindaco come organo responsabile dell’amministrazione del Comune, il secondo invece distingue tra i poteri di indirizzo e quelli di concreta gestione, delineando così le responsabilità dei dirigenti. Questo però senza escludere che il sindaco debba controllare l’operato dei suoi dirigenti e intervenire se necessario. Non sembra dunque molto chiaro dove finisce la responsabilità degli uni e inizia quella degli altri.

Tornando alla vicenda della Sindaca di Torino, anche l’avvocato di Appendino sottolinea come l’imputata si sia limitata ad emettere una delibera per una manifestazione, la cui organizzazione spettava a Turismo Torino, un ente sì pubblico ma con una propria struttura e una propria dirigenza. Resta anche il fatto che, come in realtà accade nella maggioranza dei casi, il comportamento della folla e la tragedia erano imprevedibili.

Fonte: ilsole24ore.com 

Continua la lettura con: Non solo Morgan: 5 CANDIDATI (assurdi) a SINDACO di Milano

CHIARA BARONE

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In Italia si costruiranno MICROROBOT che andranno in giro nel CORPO UMANO: ecco COSA FARANNO

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Credits: biomedicalcue.it

Finanziato dal Consiglio europeo della ricerca con 1,5 milioni di euro, il progetto “Celloids” avviato dall’Istituto Italiano di Tecnologia sarà ultimato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Quali sono le caratteristiche innovative dei microrobot e quali aiuti potranno dare in campo medico.

In Italia si costruiranno MICROROBOT che andranno in giro nel CORPO UMANO: ecco COSA FARANNO

# Celloids porterà microrobot nel corpo umano per procedure mediche non invasive

Il progetto “Celloids” finanziato dal Consiglio europeo della ricerca con 1,5 milioni di euro, avviato dall’Istituto Italiano di Tecnologia e che sarà ultimato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si pone l’obiettivo di “sviluppare dei microrobot da inviare all’interno del corpo umano per eseguire procedure mediche non invasive.” Sarà il ricercatore Stefano Parigi dell’Istituto di BioRobotica dell’ateneo pisano a coordinare la ricerca che ha un orizzonte di 5 anni. 

# Quanto sono grandi e qual è la loro caratteristica innovativa

I microrobot prodotti avranno una dimensione inferiore al millimetro e “per riuscire ad attraversare aperture molto più piccole della loro dimensione e a infilarsi nei minuscoli interstizi presenti nei tessuti biologici” saranno in grado di modificare la loro forma in modo autonomo. Il commento del ricercatore Stefano Palagi: “La caratteristica innovativa di questi microrobot è la capacità di modificare autonomamente la propria forma e di adattarsi all’ambiente circostante. Muoversi e orientarsi in autonomia dentro il corpo umano apre la strada a procedure mediche rivoluzionarie, come il monitoraggio continuativo dall’interno del corpo per scopi diagnostici o interventi non invasivi in organi molto delicati“.

# Avranno un corpo liquido con uno sciame di particelle auto-propellenti e sfrutteranno i meccanismi di movimento delle “ameboide”

La composizione dei microrobot sarà “un corpo liquido composto da uno sciame di particelle auto-propellenti”. Per spostarsi nell’organismo sfrutteranno “i meccanismi di movimento delle “ameboide“, delle cellule che viaggiano in modo naturale attraverso i tessuti corporei.” Oltre a questo saranno capaci di captare “gli stimoli ambientali e i segnali di controllo esterni”, e di trovare il giusto orientamento mentre si muovono tra “mezzi complessi simili ai tessuti biologici.”

Il coordinatore del team di ricerca ha spiegato la filosofia alla base dei suoi progetti: “Nella mia attività di ricerca ho sempre cercato di imitare le capacità di movimento dei microrganismi e delle cellule viventi per realizzare dei microrobot che potessero muoversi come queste cellule“.

Fonte articolo: SkyTg24

FABIO MARCOMIN

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Una tradizione curiosa: i LABIRINTI del Veneto

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Turismo.it

Attraverso isole, vicoli e stradine, scopriamo insieme i cinque più ammalianti labirinti del Veneto, un viaggio del quale si conosce la meta, ma non la strada per raggiungerla.

Una tradizione curiosa: i LABIRINTI del Veneto

Conosciamo tutti i labirinti. Che si tratti di viaggi dal sapore antico tra le rocce greche o solo il passatempo della domenica scarabocchiando la Settimana Enigmistica, chiunque si è imbattuto in un labirinto almeno una volta nella vita. Da quasi cinquemila anni. 

Anticamente, il labirinto era un semplice disegno unicursale, cioè costituito da un unico percorso che conduceva al centro. Successivamente diventa sinonimo di dedalo, chiaramente influenzato dal nome del mitico costruttore del Labirinto di Creta.

E per quanto quello di Cnosso sembri essere il labirinto più famoso della storia, basta muoversi per lo Stivale per rendersi conto che l’Italia è costellata da intricati e suggestivi dedali tanto da—letteralmente—perdervisi dentro. Oggi vi presenterò cinque tra i più incantevoli labirinti presenti in Veneto. 

@castellodisanpelagio

# 1 – Villa Zaborra, Due Carrare (PD): i tre labirinti a tema

Conosciuta anche come il Castello di San Pelagio, Villa Zaborra ospita non soltanto il Museo del Volo, con meravigliose scorci della storia d’amore tra l’uomo e l’aria, ma anche ben tre labirinti, ognuno con un proprio tema: il Labirinto del Minotauro, che unisce la mitologia agli affascinanti labirinti delle Ville Venete, il Labirinto Africano, arricchito con animali, specchi d’acqua e maschere rituali, e il Labirinto del “Forse che sì forse che no”, con al centro un gioco di specchi che crea un senso di straniamento, e che prende il nome dall’omonimo romanzo di D’Annunzio, il quale partì proprio da questa meravigliosa villa per il volo su Vienna.

 

# 2 – Villa Pisani, Stra (VE): il labirinto del corteggiamento

Detta anche la Nazionale, Villa Pisani è uno dei più celebri esempi di Villa Veneta di tutta la Riviera del Brenta. Mentre le mura ospitano la sede di un museo nazionale che conserva opere d’arte e arredi del Settecento e dell’Ottocento, i suoi incantevoli e rigogliosi giardini ospitano un piccolo e curato labirinto in siepi di bosso, realizzato nel Diciottesimo secolo come luogo di divertimento e corteggiamento: all’interno della torretta centrale, infatti, una dama mascherata attendeva il cavaliere che, alle prese con il complesso percorso, fosse riuscito a raggiungerla.

@villapisanistra

# 3 – Villa Barbarigo, Valsanzibio (PD): il labirinto dei vizi capitali

Una delle più antiche Ville Venete seicentesche, Villa Barbarigo è immersa in uno splendido giardino ricco di alberi da ogni parte del mondo, da statue, fontane, e da un grande labirinto quadrato in siepi di bosso. Questo dedalo, voluto fortemente dal Cardinale San Gregorio Barbarigo, ospita piante risalenti a oltre quattrocento anni fa, è caratterizzato da un forte significato simbolico: i suoi vicoli ciechi, che costringono i visitatori a tornare sui loro passi, rappresentano i vizi capitali che portano a rivedere la propria condotta in cerca della salvezza, in questo caso il centro e punto più alto del labirinto.
L’intero giardino venne realizzato dalla famiglia Barbarigo come voto a Dio in occasione della peste del 1631, che fu nefasta per il territorio veneziano. Il labirinto, in particolare, intendeva trasmettere un messaggio positivo, una metafora di come la vita sia complicata, eppure di come vi sia sempre una via d’uscita. 

ValsanzibioGiardino.com

# 4 – Fondazione Giorgio Cini, isola di San Giorgio Maggiore (VE): il labirinto Borges

Anticamente chiamata Isola dei cipressi per l’abbondanza di questi alberi, questa piccola isoletta della laguna veneziana deve il suo nome alla dedicazione di una chiesetta sorta già nel 790, mentre il termine Maggiore serviva a distinguerla da un’altra isola, San Giorgio in Alga. Poco prima dell’anno Mille l’isola venne bonificata per potervi costruire il Monastero di San Giorgio Maggiore, a fianco della chiesetta che venne poi trasformata nella Basilica la cui facciata progettata dal Palladio, è splendidamente visibile da Piazza San Marco.
Alle spalle dei due chiostri del monastero, sorge il Labirinto Borges, il più giovane tra quelli qui raccontati: viene infatti realizzato nel 2011 in onore dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, ed è ispirato al suo racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”. Con oltre 3000 piante di bosso, vicoli e dedali, il Labirinto Borges è una meraviglia che dà il meglio di sé se vista dall’alto: infatti, da questa prospettiva, è possibile individuare numerosi simboli e parole, tra cui proprio il nome “Borges”. 

@fondazionegcini

# 5 – Parco di Sigurtà – Valeggio sul Mincio (VR): il labirinto della torre

A pochissimi passi da Verona si trova uno dei più bei giardini d’Italia. Aperto nel 1976, al suo interno si possono trovare centinaia di piante, fiori specchi d’acqua, un castelletto, e anche un grande labirinto, formato da oltre 1500 siepi di tasso alte più di due metri. Inaugurato nel 2011, questo labirinto è stato realizzato da Giuseppe Inga Sigurtà e dal designer di labirinti Adrian Fisher, e ha una superficie rettangolare che si estende per circa 2500 metri quadrati. Al centro del dedalo, meta finale di chiunque provi a perdersi nei suoi meandri, si trova una torre ispirata a quella del parco di Bois de Boulogne a Parigi, e presenta due scale contrapposte e una cupola dalla quale si può ammirare la magnifica geometria del percorso e l’intero panorama del giardino di Sigurtà. 

Sigurta.it

Fonte:Sgaialand, Parco Giardino Sigurtà, Fondazione G. Cini, Castello di San Pelagio 

 

 

Continua la lettura con: Le 7 meraviglie del LAGO di COMO

Giada Grasso

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L’ASSE del GOVERNO si sposta a NORD: 9 MINISTRI su 23 sono lombardi. Vediamo chi sono

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Credits: ansa.it

Il neogoverno Draghi è principalmente Made in Lombardia: 9 ministri su 23 sono infatti lombardi. Ma chi sono? Vediamo i loro brevi ritratti con gli aspetti più curiosi. 

L’ASSE del GOVERNO si sposta a NORD: 9 MINISTRI su 23 sono lombardi. Vediamo chi sono

Rispetto al governo precedente la principale differenza è quella geografica. Colpisce la provenienza dei ministri: 18 su 23 sono del Nord Italia, mentre nel precedente governo la maggioranza assoluta dei ministri erano del Sud. Rispetto al Conte bis i ministri del Lombardo Veneto passano da 3 a 13. 

# Governo Draghi principalmente Made in Lombardia

Il governo Draghi ha iniziato a rimescolare le carte del gioco ancor prima che la partita sia cominciata. Se si considerasse l’Italia come una bilancia, per numero di ministri questa penderebbe indubbiamente a Nord. Nel governo precedente, invece, la provenienza dei ministri era sbilanciata in modo opposto: 12 avevano origini meridionali (13 contando anche il primo ministro), 8 settentrionali e 2 laziali. La regione con più ministri era la Campania, che arrivava a quota 4. Nel nuovo governo, su 23 ministeri, 18 hanno origini settentrionali, due rappresentano il centro: Giovannini e il premier Draghi. Solo tre sono del Sud. Ben 9 vengono dalla Lombardia, 4 dal Veneto, 2 dall’Emilia-Romagna e i restanti 3 hanno origini liguri, piemontesi e friulane. La regione che vanta il maggior numero di ministri, in netto vantaggio rispetto alle altre, è la Lombardia. Ma chi sono i nove ministri che rappresenteranno la regione Lombardia?

#1 Marta Cartabia – La ministra rock

credit: iodonna.it

Originaria di San Giorgio su Legnano (Milano), amante della musica rock e della montagna, Marta Cartabia è la nuova ministra della giustizia. Già da subito nell’occhio del ciclone, il suo curriculum però la difende egregiamente: una profonda conoscenza del diritto internazionale e comparato, oltre a vantare diverse cattedre in università di tutto il mondo, dalla Francia agli Stati Uniti. Nel 2011 la Cartabia è entrata nella storia, divenendo la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Corte costituzionale. #LAROCKETTARA

#2 Lorenzo Guerini – Mr Wolf

credit: corriere.it

Per il ministero della difesa nessuna new entry, viene riconfermato Lorenzo Guerini. Ex sindaco della sua città natale, Lodi, di cui è profondamente innamorato, ha dimostrato negli anni di essere un perfetto Mr. Wolf nel Partito Democratico. Infatti la sua capacità di aggirare le polemiche lo ha reso famoso ed è stato Renzi a paragonarlo a Forlani, soprannominandolo Arnaldo. #MRWOLF

#3 Giancarlo Giorgetti – Il Talleyrand della Lega

credit: ilmessaggero.it

Il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti è entrato nella squadra di Draghi come ministro allo Sviluppo Economico. Nato in provincia di Varese, Giorgetti è conosciuto per essere non solo l’ombra di Matteo Salvini, ma uno tra i pochi rappresentanti moderati del suo partito. Se dovessimo descriverlo con una parola, l’aggettivo #DIPLOMATICO gli calzerebbe a pennello.

#4 Roberto Cingolani – Lo scienziato

credit: open.online

Cingolani è indubbiamente tra i nuovi ministri più chiacchierati. Fisico, docente universitario ma soprattutto milanese. Uomo dalle mille risorse, viene considerato da molti come un vero e proprio visionario. Il nuovo ministro alla Transizione ecologica ancora deve muovere i primi passi nel Consiglio e già fa parlare di sè. #LOSCIENZIATO

#5 Maria Stella Gelmini – La multitasking

credit: affariitaliani.it

Bresciana di nascita ed ex ministro dell’Istruzione, dopo 10 anni torna al Governo in qualità di ministro degli Affari regionali e autonomie. Tra tutti i ministri dell’istruzione che ci sono stati in Italia, lei è stata la più giovane con soli 35 anni. Avvocato, mamma di una bambina e consigliere comunale a Milano, in questo momento particolare ricoprirà un altro importante ruolo, mediando tra le Regioni e lo Stato. #LAMULTITASKING

#6 Vittorio Colao – Il manager sportivo

credit: repubblica.it

Come la Gelmini, anche Colao ha origini bresciane. Dopo l’esperienza alla guida della Task Force per la ripartenza nella Fase 2, il manager è stato scelto da Draghi per guidare la transizione digitale. E in effetti sembrerebbe calzare alla perfezione questo abito: dopo aver studiato alla Bocconi e ad Harvard, Colao si è da sempre dimostrato un grandissimo sostenitore del “digital first”. Ma non è solo un uomo in carriera, infatti ama lo sport e in particolare il windsurf. Ha tutte le carte in regola per avviare una vera e propria rivoluzione digitale nel Paese. #ILMANAGERSPORTIVO

#7 Elena Bonetti – La femminista

credit: milanosud.it

Riconfermata alle Pari Opportunità la mantovana Elena Bonetti, esponente di Italia Viva, è pronta per tornare a servire il proprio Paese. Durante il governo Conte II, il suo Family Act è stata l’unica riforma approvata. Grande sostenitrice dell’imprenditoria femminile e impegnatissima contro la violenza sulle donne, la Bonetti è pronta a liberare nuove opportunità. #LAFEMMINISTA

#8 Massimo Garavaglia – Il musicista

credit: ilmessaggero.it

Soprannominato anche lo “Sgara“, Massimo Garavaglia è il nuovo ministro al Turismo. Nato in provincia di Milano, è un leghista della prima ora. Ha iniziato la sua carriera come sindaco di Macallo con Casone ma si è formato nel capoluogo meneghino, alla Bocconi. Ma oltre alla politica la sua passione è sempre stata la musica, e non tutti sanno che da giovane suonava nel gruppo dialettale “Gamba de legn”. #ILMUSICISTA

#9 Maria Cristina Messa – La ricercatrice

credit: gazzettadelsud.it

Maria Cristina Messa, nata a Monza, è la nuova ministra dell’Università. E’ stata la prima donna a capo di un’università Milanese, guidando la Bicocca dal 2013 al 2019. Dopo anni di ricerca in campo medico, la neoministra ha debuttato anche in politica e si prevedono grandi cambiamenti da una donna che ha sapientemente valorizzato la ricerca e l’innovazione. #LARICERCATRICE

Per il momento non vi sono certezze, ma si auspica che questo cambio di governo comporti un miglioramento concreto.

Leggi anche: “Vorremmo un DRAGHI anche a Milano per RIVOLUZIONARE la CITTÀ”

ROSITA GIULIANO

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La soluzione più efficace contro l’INQUINAMENTO? Mezzi pubblici GRATIS. Ecco perchè

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credit: Instagram @idriss_ela_

Diminuire il numero di automobili in circolazione sembra un’utopia. Una proposta fuori dal coro da parte della pagina Aria di Milano: mezzi pubblici gratis. Ma è fattibile? E che effetti potrebbe avere?

La soluzione più efficace contro l’INQUINAMENTO? Mezzi pubblici GRATIS. Ecco perchè

Milano è tra le città più inquinate non solo d’Europa, ma di tutto il mondo. Per risolvere il problema la pagina di lotta allo smog Aria di Milano, prendendo ispirazione da esempi di successo in alcune città europee e statunitensi, fanno una proposta forte: rendiamo gratuiti i mezzi pubblici. Genialità o follia? Vediamo perché sarebbe necessario e come la proposta potrebbe attuarsi anche a Milano.

# Trasporti pubblici gratis: quali sarebbero i vantaggi?

credit: chiamamilano.it

La mobilità cittadina dovrebbe essere un diritto di cui tutti, allo stesso modo, possono usufruire. Avere la possibilità di spostarsi per la città senza dover necessariamente pagare il biglietto permetterebbe anche ai meno abbienti di poter raggiungere il posto di lavoro, i servizi e le attività ricreative, senza svuotare il portafogli. Questo è il primo motivo per cui rendere gratuiti (e dunque accessibili a tutti) i trasporti pubblici sarebbe un passo verso una città dell’uguaglianza. Il secondo motivo, ma non meno importante, è la riduzione drastica dell’inquinamento urbano.

# La situazione milanese al momento è drastica e i dati parlano chiaro: ridurre il traffico è una priorità

Credits: milanofanpage.it – Inquinamento a Milano

Non lo affermano solo teorie esposte sul web da fanatici del surriscaldamento globale, a dirlo sono i dati. La situazione a Milano è piuttosto drastica: pochi mezzi pubblici in circolazione e quelli presenti sono spesso vecchi e pieni. Non solo il servizio erogato non è all’altezza di una grande città come Milano, il costo dei biglietti dalla primavera 2019 è addirittura aumentato da 1.50€ a 2.00€. Negli Stati Uniti, i dati del governo dimostrano che i trasporti sono responsabili del 29% delle emissioni di gas a effetto serra, e di questa percentuale ben il 59% sono emesse dai trasporti privati e dai camion. Ridurre il numero delle automobili in circolazione risulta quindi una priorità che potrebbe essere indubbiamente agevolata con la gratuità dei trasporti pubblici. Ma come è possibile, in termini economici, sostenere questo cambiamento?

# “Sarebbe bello, ma non è attuabile.” – Le soluzioni oltreconfine

credit: lastampa.it – trasporti gratuiti a Tallinn

Gli esempi di città che hanno adottato questa soluzione sono molti, sia in Europa che negli Stati Uniti. Eclatante è l’esempio dell’Estonia, che ispirandosi al piano già in atto dal 2013 nella capitale Tallinn, dal 2018 ha reso i trasporti pubblici gratuiti in tutto il Paese. Dalla scorsa estate anche il Lussemburgo ha seguito l’esempio estone scegliendo di erogare il servizio gratuitamente per i tram, i bus e persino i treni.

L’opportunità di avere una città più pulita e di offrire ai propri cittadini uno stile di vita più sano e paritario ha allettato molti sindaci europei, ad esempio in Francia e in Polonia, ma anche negli Stati Uniti. La città di Olympia ci è riuscita a Gennaio e moltissime altre stanno tentando di rendere attuabile il nuovo sistema, ad esempio Worcester, nel Massachussets. Poco distante da Worcester, la cittadina di Lawrence ha effettuato un test temporaneo, rendendo gratuiti gli autobus per qualche mese e i risultati sono stati sorprendenti. Nonostante la temporaneità del servizio, l’utilizzo dei mezzi pubblici è aumentato in poco tempo del 20%, a dimostrazione del fatto che molte persone non ne usufruiscono per ragioni economiche.

Gli esempi riportati dimostrano che a livello economico è possibile rendere gratuiti i trasporti pubblici, purché ci siano dei cambiamenti compensatori. Il consigliere comunale di Seattle, Kshama Sawant, ha proposto un sistema di mobilità urbana gratuito anche nella sua città affermando che le entrate perse potrebbero essere coperte dalla tassazione delle grandi imprese inquinanti.

Ma questa è solo una delle tante soluzioni che a livello internazionale si stanno trovando e Milano dovrebbe seguirne le orme, diventando un esempio per tutta l’Italia, come è successo in Estonia.

Fonte: ARIA di Milano

Leggi anche: La SUPER MAPPA dei TRASPORTI di Milano

ROSITA GIULIANO

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Una FESTA in più: allo studio in Germania un sistema per compensare le festività che cadono nei weekend

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Credits: @varcan_floyd_and_friends (INSTG)

Parliamoci chiaro, chi è contento quando una festività cade di sabato o di domenica? Il 2021 si prospetta in questo senso un anno avverso, infatti molti giorni di festa capitano proprio nei fine settimana. Ecco quindi che dalla Germania arriva una proposta: giorni festivi extra per compensare quelli “persi”. Perché non proporlo anche in Italia?

Una FESTA in più: allo studio in Germania un sistema per compensare le festività che cadono nei weekend

# I lavoratori attendono con ansia le festività, ma quest’anno molte ricadono nei fine settimana

credits: milanostampa.it

Il 2021 sembra essere un anno critico per le festività: il 25 aprile, il primo maggio, Ferragosto, Natale sono solo alcune di quelle che cadranno di sabato o domenica.

In Germania, come presumibilmente ovunque, la maggior parte dei lavoratori aspetta trepidante le feste, pregustandosi quei giorni di vacanza di cui dispongono senza usufruire delle ferie. Sembra quindi essere un vero problema la perdita, per così dire, di quelle tanto agognate giornate di pausa.

# Istituire il lunedì successivo di vacanza: la proposta verrà discussa in parlamento

credits: talitosch.travels.memori IG

È così che alcuni politici tedeschi, soprattutto socialdemocratici di SPD, si stanno battendo perché vengano istituiti giorni festivi extra quando le festività ricadono nei fine settimana. Dirk Wiese, il vicepresidente dell’SPD, ha dichiarato che “sarebbe un riconoscimento se il lunedì successivo fosse dato come vacanza ai dipendenti”.

Una proposta sicuramente un po’ bizzarra, soprattutto dal punto di vista di molte aziende, più che mai in difficoltà a causa del Coronavirus, ma che verrà comunque discussa in Parlamento nelle prossime settimane.

# Un lavoratore felice lavora meglio: il benessere dei dipendenti e delle aziende

credits: mark-up.it

I sostenitori della proposta sottolineano come le giornate di pausa fornite dalle festività siano essenziali per l’equilibrio psico-fisico dei lavoratori. La portavoce dei Verdi per la politica del mercato del lavoro sostiene fermamente che le vacanze siano importantissimi giorni di relax per i lavoratori.

A causa della crisi scatenata dal Covid, quest’anno si prospetta particolarmente faticoso e la pressione sui lavoratori sarà maggiore rispetto al normale: sono quindi necessari i giorni di festa “compensatori”.

Sono ormai diversi anni che le aziende mettono in atto numerosi interventi di welfare per i propri dipendenti. Recenti studi hanno infatti dimostrato come l’investimento sul benessere dei lavoratori faccia bene anche all’azienda: un dipendente felice e rilassato lavora meglio ed è più produttivo. La proposta tedesca potrebbe quindi avere anche effetti positivi sulle imprese.

Che ne pensate? Si potrebbe proporre anche in Italia?

Fonte: berlinomagazine.com

Continua a leggere: 7 LOCALITÀ vicine a Milano dove trascorrere delle magnifiche VACANZE DI PROSSIMITÀ 

CHIARA BARONE

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Il BAR più ECONOMICO di Milano. Un caffè? 50 centesimi

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Credits: Francesca Cento - Bar mio caffè

Nella città più cara d’Italia c’è un bar dove una tazzina di caffè non supera i 50 centesimi. Ecco il suo segreto e dove si trova.

Il BAR più ECONOMICO di Milano. Un caffè? 50 centesimi

# Milano è da anni la città più cara d’Italia e anche sul caffè non scherza: può sfiorare i due euro. Ma c’è un’eccezione nel centro di Milano

credit: comunicaffe.it – Pasticceria Marchesi in Galleria Vittorio Emanuele II

In media il costo di un caffè a Milano non scende mai sotto 1 euro e più ci si muove verso il centro più il prezzo tende a essere più alto anche per via del a location: da Cracco e Marchesi in Galleria e da Lavazza in Piazza San Fedele si paga € 1,30, così come le nuove piccole torrefazioni dedicate agli specialty coffee, da Starbucks in Cordusio si arriva € 1,80. Ma dal 2017 c’è un eccezione, dietro piazza del Duomo: Bar Mio Caffè. Ecco il loro segreto.

# Il segreto? I proprietari comprano i chicchi di caffè dal Centro America e li tostano direttamente al bar

La società milanese “Il Caffè del mio bar” ha aperto a giugno 2017 il suo primo locale a due passi dal Duomo in via Gonzaga 7, in seguito altri due a Sesto San Giovanni. Laura Fabio è una dei soci e spiega come i loro bar riescano a tenere il prezzo di un caffè a soli 50 centesimi: “Vendiamo la tazzina a 50 centesimi. Come ci riusciamo? Siamo noi i produttori diretti del caffè: lo compriamo dal Centro America, lo tostiamo, lo impacchettiamo e in tutti questi passaggi riusciamo a risparmiare tanto da poter vendere il prodotto finale a 50 centesimi e ad aver anche un piccolo guadagno“. 

 

Fonte articolo: Milano Corriere

Continua la lettura con: Il BAR più ECONOMICO d’ITALIA: un caffè a 20 CENTESIMI

FABIO MARCOMIN

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Ce la misurano di continuo, ma non è come sembra: le verità inaspettate sulla TEMPERATURA del CORPO

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credits: orizzontescuola.it

Mai come in questo momento storico la nostra temperatura corporea è diventata un parametro fondamentale per consentire l’accesso o meno in locali pubblici, supermercati, aeroporti, ristoranti, ospedali. Una temperatura uguale o superiore a 37,5° è la soglia da non superare, ma in quanti di noi conoscono quale dovrebbe essere la temperatura del corpo considerata “normale”?

Ce la misurano di continuo, ma non è come sembra: le verità inaspettate sulla TEMPERATURA del CORPO

La nostra temperatura corporea si adatta sempre in base all’ambiente in cui ci troviamo ma varia anche in base all’età, al sesso o al tipo di cibi consumati.

Nel nostro sistema nervoso centrale è presente l’ipotalamo, definito il centro della termoregolazione. E’ lì che risiedono un gruppo di neuroni specializzati che fungono da termostato. Questo termostato biologico è settato su 37° circa. Quindi a prescindere dalla temperatura percepita o rilevata nell’ambiente esterno, la temperatura a cui lavorano le nostre cellule è quella di 37°. Se intervengono variazioni nell’ambiente molto freddo o molto caldo, l’ipotalamo si attiva per ripristinare la temperatura corretta di 37°. I messaggi all’ipotalamo arrivano grazie a speciali termorecettori presenti nella nostra pelle e grazie alle variazioni di temperatura del sangue che irrora l’ipotalamo. Nella pelle ci sono recettori

Quale viene considerata una temperatura corporea normale?

 In un adulto, la temperatura è considerata normale quando è compresa in un intervallo di 36,4-37,2°CL’allenamento, la corsa o il camminare a passo spedito aumentano la temperatura corporea. La temperatura corporea varia nel corso della giornata, ad esempio è più alta nel tardo pomeriggio e alla sera rispetto al mattino appena alzati.

I neonati e i bambini piccoli hanno una temperatura corporea più alta rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, perché la superficie del loro corpo è maggiore rispetto al loro peso e il loro metabolismo è più attivo. 

A quali valori si parla di febbre?

credits: @luca.sottoilmare (INSTG)

La febbre viene definita quando in un adulto la temperatura corporea supera i 37,2-37,5°C. La febbre rappresenta un importante meccanismo di autodifesa dell’organismo nei confronti di virus e batteri. E’ proprio grazie all’aumento della temperatura corporea che vengono accelerate tutte le reazioni metaboliche corporee con lo scopo di utilizzare le riserve energetiche e migliorare la risposta del sistema immunitario.

Le persone anziane hanno una temperatura corporea più bassa

La sensazione di freddo, anche d’estate può dipendere dall’età. Numerosi studi dimostrano che con l’avanzare dell’età la nostra temperatura corporea media diminuisce. Negli anziani è importante pertanto monitorare la temperatura corporea perché tra quelli di età superiore agli 85 anni potrebbero avere una temperatura corporea in condizioni normali che raggiunge i 35°. Questo è importante da sapere, perché gli anziani potrebbero effettivamente avere la febbre a temperature più basse rispetto ai giovani adulti.

Uomini e donne hanno temperature corporee diverse

Il famoso detto “mani fredde, cuore caldo” potrebbe avere senso. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet ha dimostrato che la temperatura corporea interna delle donne è, in media, di 0,4 gradi superiore a quella degli uomini (36,5 contro 36,1). Ma le mani delle donne sono mediamente più fredde rispetto a quelle degli uomini.

Un cappello potrebbe non essere sufficiente per aiutarti a trattenere il calore corporeo

Quando da piccoli nostra madre ci correva dietro per farci indossare il berretto se le temperature esterne erano rigide o tirava vento, in realtà è una premura da conservare anche da adulti. La maggior parte del calore corporeo viene infatti disperso proprio attraverso la testa. Per mantenere al caldo tutto il corpo bisogna iniziare innanzitutto tenendo al caldo la testa. Ogni parte del corpo non coperta perde calore e riduce la temperatura in modo proporzionale. 

Dire una bugia può far cambiare la tua temperatura

Pinocchio aveva il naso lungo e perennemente freddo. Se menti, il tuo naso non si allungherà ma diventerà più freddo. L’”effetto Pinocchio” è stato realmente analizzato da un gruppo di ricercatori spagnoli che grazie alla termografia hanno dimostrato l’ansia provocata da una bugia fa diminuire la temperatura del naso e rende più calde le aree intorno alla fronte.  

Consumare Peperoncino fresco può aumentare la temperatura corporea

Del peperoncino e del suo ruolo straordinario per aumentare le nostre difese a livello delle mucose nasali ne abbiamo parlato in un precedente articolo (dobbiamo farcela da soli).

Il piccante del peperoncino rappresenta un’ottima strategia per stare più caldi. Ne beneficia anche il metabolismo un po’ sopito di chi trascorre molte ore in casa al chiuso. Il meccanismo d’azione analizzato in uno studio pubblicato su Physiology and Behavior ha dimostrato che la temperatura interna dei partecipanti è aumentata, mentre i parametri di quella cutanea è risultata più bassa.

Il piatto migliore per eccellenza sarebbe quindi lo spaghetto aglio olio e peperoncino (usare quello fresco e non quello secco che risulta essere più irritante a differenza di quello fresco che ha effetti cicatrizzanti anche sulla mucosa gastrica). Gli autori dello studio teorizzano che questa maggiore produzione di calore insieme a una diminuzione delle sensazioni di appetito possa essere molto utile nelle persone che stiano cercando di controllare il proprio peso anche a cena in quanto favorirebbe un sonno più ristoratore grazie al triptofano della pasta e alle sostanze naturalmente soporifere contenute nell’aglio. Un altro rimedio della tradizione macrobiotica utilissimo per riscaldarci quando la sensazione di freddo arriva fin dentro alla ossa è la zuppa di miso. 1 cucchiaio  di pasta di miso sciolto in acqua calda da sorseggiare anche lontano dai pasti. Oppure una tisana preparata con stecche di cannella oppure anice stellato. E’ fondamentale assicurarsi che non vi siano carenze ad esempio ferro. L’anemia è una dei motivi principali per i quali le persone sentono molto freddo. Il ferro è uno degli elementi chiave per il corretto funzionamento della tiroide.

Un cuore freddo può proteggere il cervello

Esiste un tipo di trattamento di emergenza utilizzato in caso arresto cardiaco. Viene definita ipotermia terapeutica. Gli operatori sanitari utilizzano dei dispositivi che portano la temperatura corporea del paziente a circa 31,6-33,8 una volta che il cuore riprende a battere. Questo approccio tempestivo aiuta a ridurre i potenziali danni al cervello e aumenta le possibilità di ripresa.

La temperatura corporea può aiutare a individuare l’ora del decesso

Nelle indagini forensi il calore corporeo è uno dei parametri utile a stimare da quanto tempo una persona è morta. Dopo la morte, il calore corporeo si disperde in modo progressivo e lentamente. Questo processo è chiamato algor mortis (latino per “la freddezza della morte”).  Tuttavia vari fattori influenzano la temperatura corporea, quindi non è una tecnica totalmente affidabile o accurata.

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DEBORA CANTARUTTI

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Olimpiadi 2026: le grandi opere che trasformeranno il TRENTINO ALTO ADIGE

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Credits" @tesero

Le amministrazioni locali delle due province autonome di Trento e Bolzano si muovono in vista del 2026: quali progetti sono stati approvati e che migliorie saranno apportate al territorio?

Olimpiadi 2026: le grandi opere che trasformeranno il TRENTINO ALTO ADIGE

La ventata di orgoglio che porta a un territorio l’assegnazione di un evento sportivo come le Olimpiadi invernali non è certo da sottovalutare. Ne sanno qualcosa le amministrazioni locali del Trentino-Alto Adige che, nonostante il momento non proprio favorevole per lo sport, a causa dei blocchi dovuti alla pandemia in corso, non stanno perdendo tempo e hanno cominciato a dar vita ai vari progetti infrastrutturali legati all’evento.

# Le quattro aree delle Olimpiadi invernali 2026

È particolarmente interessante come questi progetti vedano interessati Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, in quanto la kermesse sportiva vedrà sfilare i propri eventi in ben 14 passerelle: le sedi di gara saranno infatti distribuite in quattro aree: Milano, Valtellina, Cortina d’Ampezzo e val di Fiemme.

Come successo in altri momenti storici per lo sport italiano (vedi stesse olimpiadi di Cortina del 1956, o i Mondiali di calcio 1990) è auspicabile che almeno parte dei progetti messi in piedi possano servire a un miglioramento futuro del territorio, anziché esaurire la loro utilità al termine della competizione, nonostante verranno privilegiati gli interventi temporanei e sostenibili in accordo con le linee guida dell’Olympic Agenda 2020.

# Le opere

Un miliardo di euro è la somma stanziata dal Mit per le opere infrastrutturali nelle varie sedi. È stato infatti pubblicato in data 1 febbraio 2021, nella Gazzetta Ufficiale, il decreto del Ministero delle infrastrutture e trasporti del 7 dicembre 2020 che identifica le opere infrastrutturali da realizzare al fine di garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali.

Un breve focus sulle opere previste in Trentino-Alto Adige.

# Bolzano: gli interventi sulla viabilità

La giunta provinciale di Bolzano ha approvato un primo gruppo di opere infrastrutturali che saranno finanziate, come già indicato, con fondi statali. I progetti nel territorio saranno in prevalenza legati a un miglioramento della viabilità.

Questi progetti riguardano un pacchetto di interventi destinati a migliorare nello specifico i collegamenti tra Val Pusteria, Valdaora, autostrada del Brennero A22, Anterselva, la Strada Statale per Cortina e la stazione ferroviaria di Dobbiaco. Il tutto tramite l’ampliamento di strade già esistenti, demolizione e ricostruzione di ponti e creazione di nuovi tratti stradali.

Val Pusteria

Ne parla il presidente della Provincia di Bolzano e della regione autonoma del Trentino-Alto Adige, Arno Kompatscher: “Dopo l’inserimento di queste opere nel decreto ministeriale, abbiamo potuto adottare la delibera che dà il via alla progettazione. Oltre ai benefici per la viabilità e per la qualità della vita, l’implementazione porta anche contratti per i progettisti, per l’economia locale e assicura posti di lavoro“. Il presidente aggiunge che “vogliamo migliorare i collegamenti con le stazioni ferroviarie e i centri di mobilità intermodali, i collegamenti transfrontalieri con il Tirolo orientale, Belluno e l’autostrada del Brennero”.

Il valore totale dei suddetti interventi, nello specifico, è stimato in circa 56 milioni di euro, a cui si sommano altri interventi previsti nel territorio per raggiungere lo stanziamento totale previsto dal MIT per il Trentino Alto-Adige che ammonta a ben 234,2 milioni di euro.

# Val di Fiemme: pattinaggio, fondo e trampolino

La Val di Fiemme ospiterà ben 3 sedi delle Olimpiadi, entrambe selezionate in quanto particolarmente prestigiose. Sedi che avranno bisogno di una parziale riqualificazione:

  • La pista di pattinaggio di Piné. Sarà rinnovata e completamente coperta. Fornirà un impianto per il pattinaggio di velocità, con una capienza di 5.000 posti a sedere per allenamenti e competizioni d’élite.

    Credits: @instatrentino
  • Centro Sci di fondo di Tesero. Capienza fino a 30000 persone, gare in diurna e in notturna, queste ultime possibili grazie ad un avveneristico impianto di illuminazione

    Credits: @tesero
  • Predazzo – Trampolino ‘G. Dal Ben’. 3000 metri quadri, 5 trampolini, 20000 spettatori.

    Credits: @visitpredazzo – Trampolino “G. Dal Ben”

# Bus Rapid Transit

Altro progetto previsto, destinato a migliorare il sistema della mobilità della valle, è quello del Bus Rapid Transit, per il quale sono disponibili 60 milioni di euro, 38 dei quali destinati per realizzare opere infrastrutturali, 20 circa serviranno invece per il rinnovo del parco macchine, attualmente composto da 35 autobus attestati a Predazzo. Il progetto, fortemente innovativo, prevede corsie riservate e sistemi semaforici di controllo del traffico per cercare di far preferire il mezzo pubblico rispetto a quello privato, a garanzia della regolarità e della velocità del servizio. Tra i punti a favore del progetto vi sono la rapidità di realizzazione (3 anni per l’intero progetto), la facilità di inserimento in contesti urbani, la capillarità dell’accessibilità, l’assenza di barriere architettoniche e la possibilità di integrazione con il futuro potenziamento della rete stradale, affiancata da una potenziale evoluzione del BRT in Metrotramvia extraurbana.

Fonti: ladige.it, Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento, Milanocortina2026.org, ildolomiti.it

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LUCIO BARDELLE

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