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Il LUNA PARK che si muove senza elettricità

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@olacance

Un luna park unico al mondo: si muove senza elettricità. Vediamo la sua storia e come funziona.

Il LUNA PARK che si muove senza elettricità

Avete presente quelle caramelle croccanti fuori e morbide dentro? Da bambina io ero l’opposto: dietro a boccoli ramati e occhioni vispi, si nascondeva una vera despota. La signora incontrastata delle giostrine della scuola materna, che fingeva non fosse ancora arrivato il suo turno, che distraeva i compagni per poter fare un altro giro, e che piangeva a comando quando non riusciva ad accaparrarsi un turno extra alle altalene. Ero, ovviamente, anche una vera irriducibile del luna park domenicale del centro città. Se solo avessi avuto la possibilità di passare per Nervesa della Battaglia, probabilmente non avrei mai più fatto ritorno a casa. 

Nel piccolo comune della provincia di Treviso si trova l’Osteria ai Pioppi, una deliziosa osteria immersa nel pioppeto della collina tra Nervosa e Santa Croce. Ma se state ancora cercando di capire perché da bambina avrei adorato questo posto, è perché questo posto è speciale. Probabilmente unico al mondo.

@gabrieles79

In questa osteria, infatti, c’è un parco giochi artigianale, le cui attrazioni sono state tutte interamente costruite a mano con pezzi di riciclo dal signor Bruno Ferrin, che ci ha messo l’anima, il cuore, ma soprattutto l’ingegno. Queste attrazioni infatti, non hanno bisogno di elettricità o motori per funzionare, tanto che il parco è conosciuto proprio per le sue “montagne russe senza elettricità”. Come la più divertente lezione di fisica, le attrazioni dell’Osteria ai Pioppi sfruttano leggi come quelle di gravità, moto, inerzia, o forza, e divertono bimbi e non solo da due generazioni.

@loladeluca

# La storia

Negli anni Sessanta, il signor Ferrin, che di mestiere faceva il rappresentante di lieviti per pane, decise di costruire una frasca—una piccola osteria a conduzione e familiare—insieme alla moglie proprio in quel pioppeto sulla collina, e il 15 giugno 1969 nacque l’Osteria ai Pioppi. «I primi [clienti] sono stati due ragazzi.—ricorda il signor Ferrin—E da li cominciano uno, poi quattro, dieci, venti persone a fermarsi. In due-tre ore abbiamo finito tutto. Che entusiasmo la sera!»

@stefi_agnoletto

In un’intervista che riecheggia le immagini del passato, il signor Ferrin racconta di come, dal saldare due ganci di ferro tra loro, si ritrovò a costruire la prima attrazione di quello che sarebbe diventato il parco giochi dell’osteria: un’altalena. «Un desiderio? Mi piacerebbe tanto tornare bambino. Ogni volta che costruisco una giostra penso: “Se fossi piccolo Ai Pioppi mi divertirei tantissimo!”.»

«In verità però mi sento ancora un po’ bambino. Con tutte le idee che ho per la testa, potrei costruire giostre almeno per altri 50 anni!» (@aipioppi)

# Il luna park

L’accesso al luna park è gratuito, sebbene riservato ai clienti dell’Osteria ai Pioppi, un ristoro dove si trovano piatti della tradizione regionale, buoni, casalinga, e a prezzi modici.
Al momento, le attrazioni all’interno del parco sono quaranta, tutte frutto della dedizione e passione del suo creatore, e sono disponibili per diverse fasce di età, dai 3 ai sedici anni. Si va dalle funi con cui lanciarsi, scivoli lunghissimi, tappeti elastici fino alle gabbie dove con il peso del corpo ci sposta fino a fare un giro della morte completo. Bisogna ricordare però che quello che per decenni ha divertito diverte grandi e bambini è un luna park non convenzionale: dato che alcune attrazioni hanno bisogno di spinte adeguate e di forza per funzionare, mentre altre possono essere difficili da comprendere per i più piccoli, gli adulti collaborano insieme ai bambini, creando un’esperienza di gioco unica.

@gunman107

Al momento, l’osteria e il parco sono chiusi per la consueta pausa invernale, e si spera possano riaprire alla fine del mese di marzo 2021. Da amante dei parchi divertimento nonostante non sia più quella bambina alla scuola materna, sarò sicuramente una dei primi clienti della nuova stagione. Immersa com’è nella campagna trevigiana, fare un salto all’Osteria ai Pioppi e al suo unico parco giochi è una di quelle esperienze che val la pena vivere. «{…} lo amo troppo. Questo ambiente, quest’aria, il silenzio: senti solo il rumore delle foglie che si muovono e gli uccellini che cantano. Quando passo le giornate qui e arrivo a casa alla sera, io sento che ho vissuto.»

Osteria Ai Pioppi

Fonte: Osteria ai Pioppi, Around Family.

 

Continua la lettura con: il PRIMO LUNA PARK milanese

GIADA GRASSO

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Il PARCHEGGIO trasformato in una TERRAZZA sul MARE

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Credits: @giobbepelle IG - Piazzale Kennedy Rimini

Fa parte di un progetto complessivo che sta rivoluzionando tutta la città. Ecco il nuovo belvedere panoramico sulla riviera romagnola.

Il PARCHEGGIO trasformato in una TERRAZZA sul MARE

# Il progetto “Parco del Mare” che sta rivoluzionando Rimini e vuole provocare un massiccio cambiamento culturale e sociale

Credits: Ciclisti Urbani Rimini FB – Progetto Parco del Mare

Da qualche anno Rimini ha deciso di rivoluzione i 15 km del suo lungomare: via le auto, spazio alla mobilità sostenibile, alle piste ciclabili, ampie passeggiate, palestre a cielo aperto e tanto verde. Il progetto denominato “Parco del Mare” realizzato dallo Studio Miralles Tagliabue di Barcellona punta a sostituire la grigia infrastruttura esistente, dominata da parcheggi e strade, con un nuovo parco lineare davanti alle spiagge: in sintesi, sarà una infrastruttura ambientale e funzionale, dedicata al wellness, al fitness, alla qualità della vita, alla alimentazione sana.

Il suo obiettivo principale è di provocare un massiccio cambiamento culturale e sociale e di attirare un numero molto maggiore di turisti e visitatori, non solo nella stagione estiva ma durante tutto l’anno. 

# Il parcheggio diventa un belvedere panoramico

Credits: emiliaromagnanews24.it – Parcheggio Piazzale Kennedy

Uno dei primi luoghi che sono stati trasformati nell’ambito del progetto “Parco del Mare” è stato il piazzale Kennedy, fino a qualche anno fa adibito a parcheggio auto, senza identità, con verde poco curato. Oggi è diventato uno dei punti preferiti da riminesi e turisti.

Credits: mattia90rn IG – Piazzale Kennedy dopo la trasformazione

Il progetto architettonico ha previsto un involucro che parte dolcemente dal parco e sale fino a circa 7 metri di altezza, dove si trovano due zone di belvedere sul mare, ad altezze differenti.

Credits: caminberlin IG

Al centro dello spazio costruito è stata creata una grande piazza rialzata con giochi d’acqua, fruibili ed attraversabili, e tante sedute a gradoni concentrici per poter utilizzare lo spazio come sosta o per assistere in futuro a eventi organizzati dalla città.

Credits: blasphemouschancellor IG

Questa nuova area verde metterà al centro i concetti di “fruibilità” e “accessibilità”: rampe di collegamento con pendenze inferiori all’8% raccordano i vari dislivelli, rendendo le zone percorribili anche da disabili. Inoltre l’area è posta nell’intersezione fra due delle piste ciclabili più importanti della città: la Linea 1 e la Linea Verde della Bicipolitana.

# Due vasche di laminazione sotto il piazzale aiuteranno a risolvere il problema degli scarichi a mare

Credits: lanuovarimini.it

Come previsto dal Piano di Salvaguardia di Balneazione Ottimizzato dell’amministrazione comunale, che ha l’obiettivo di fare diventare Rimini la prima città costiera a risolvere il problema degli scarichi a mare, sono state costruite due maxi vasche di laminazione e accumulo sotto il piazzale. Altri interventi simili sono previsti in tutta la città. Grazie alla capacità complessiva di 39.000 metri cubi, le vasche serviranno a trattenere la pioggia e a ridurre, il più possibile, gli scarichi in mare.

Fonte: Ciclisti Urbani Rimini

FABIO MARCOMIN

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🛑 L’annus horribilis della LOMBARDIA: per PIL, occupazione e imprese CROLLO come in GUERRA

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credits: repubblica.it

Uno studio effettuato dall’Osservatorio Economia e Territorio ha rivelato l’impatto devastante che il Covid-19 ha avuto sull’economia lombarda. La CNA, Confederazione Nazionale Artigianato, della Lombardia ha commentato questi dati, proponendo alcune soluzioni per la ripresa. Quanto è stato realmente forte l’impatto del virus sull’economia regionale? E che conseguenze ci sono state per Milano?

🛑 L’annus horribilis della LOMBARDIA: per PIL, occupazione e imprese CROLLO come in GUERRA

# Una caduta dei principali indicatori economici paragonabile a quella di un regime di guerra

credits: it.dreamstime.com

I dati più recenti, elaborati dall’Osservatorio Economia e Territorio, stimano una caduta del PIL del -9,8%, consumi al -11,1 percento e -8,2% degli investimenti. Indicatori paragonabili a quelli di un regime di guerra.

Le ultime proiezioni prevedono per il 2021 una ripresa del PIL del 3,9%, comunque insufficiente per un ritorno ai livelli pre-covid. Il peggioramento della situazione economica ha avuto una chiara corrispondenza nella contrazione dei consumi da parte delle famiglie. Proprio per questo motivo il presidente della CNA Lombardia, Daniele Parolo, ha sostenuto la necessità di rigenerare fiducia nelle famiglie e nelle imprese, così da aumentare la domanda interna, vero distinguo per una ripresa economica solida.

Anche l’export è diminuito, -13,4%, soprattutto nei primi nove mesi del 2020, con una perdita di circa 12,7 miliardi di euro. In quest’ambito, l’unico settore che si è salvato, registrando un aumento dello 0,7% è quello agroalimentare, mentre tra i comparti più colpiti troviamo moda, casa, metallurgia e metalli. Infine, in Lombardia l’occupazione si è ridotta, nel complesso, di oltre 73.000 unità.

# Anche l’economia milanese ha subito grossi colpi

credits: attribute.com

La forza di Milano sta nell’importante numero di persone che attrae ogni giorno: tra lavoratori pendolari, turisti e professionisti in viaggio d’affari, nella metropoli entrano quotidianamente 1,7 milioni di persone. Questo, almeno, prima della pandemia, oggi a Milano sono rimasti solo i milanesi.

Per molti mesi gli hotel sono rimasti vuoti, i bar e i ristoranti hanno tenuto le serrande abbassate, così come i negozi. La pandemia è stata spietata con il macro-settore dei servizi e se si mettono insieme fiere, eventi, shopping, alberghi, pubblici esercizi e spettacolo, la perdita stimata di fatturato in un anno, febbraio 2020-2021, è di 11 miliardi. Gli ultimi dati disponibili risalgono a fine ottobre 2020, ma parlano chiaro Milano è in perdita: -1,5 miliardi nel settore alberghiero, -2,1 miliardi in quello fieristico e un calo di 3,4 miliardi nell’abbigliamento, queste sono solo alcune cifre.

In parallelo si registra un altro fenomeno: un incremento del fatturato per negozi e pubblici esercizi dell’hinterland. I lavoratori pendolari, rimasti infatti a casa in smartworking, hanno riversato i propri consumi non più in città, ma nei rispettivi comuni. Questo mutamento, secondo i più esperti, non sarà transitorio e, al contrario, comporterà una nuova rivitalizzazione delle periferie.

# Next Generation EU e il piano di rilancio dell’economia regionale

credits: domusdust IG

Le speranze per una ripresa economia robusta sono affidate al Next Generation EU, il piano dell’Unione Europea che prevede la destinazione di fondi per sostenere la rinascita economica e sociale dei Paesi Membri. Entro la fine del prossimo aprile ogni Paese dovrà preparare un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza che darà appunto diritto a ricevere questi fondi.

Secondo Parolo, le piccole e medie imprese, che nel Nord Italia rappresentano il 50% di quelle su tutto il territorio, possono essere un elemento trainante per la ripresa economica del paese. Anche il segretario di CNA Lombardia, Stefano Binda, ha sostenuto che servirebbero circa 56miliardi per una rinascita di piccole e medie imprese, commentando che si riuscirebbe così a “mettere a terra, concretizzare e far diventare realtà la finanza messa a disposizione dall’Unione Europea”.

Fonti: ilgiorno.itcorriere.it 

Continua a leggere: Come cambieranno i prezzi delle case in Lombardia quest’anno? Le PREVISIONI degli ESPERTI città per città 

CHIARA BARONE

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Il CAPODANNO CINESE: 5 curiosità che pochi conoscono tra cucina, miti e leggende

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Credits: Istituto Confucio dell'Università degli Studi di Milano

In molti avranno sentito parlare del Capodanno cinese o, almeno una volta, si saranno imbattuti nei festeggiamenti che animano la Chinatown milanese. Ma in quanti conoscono davvero le origini di questa festa, i suoi miti e le sue leggende?

Il CAPODANNO CINESE: 5 curiosità che pochi conoscono tra cucina, miti e leggende

# Una festa ricca di colori e divertimento

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

Mancano pochissimi giorni al Capodanno cinese che quest’anno cade il 12 febbraio e, di solito, nelle Chinatown italiane c’è un grande fervore per i preparativi alla parata e ai festeggiamenti. Milano, considerata l’epicentro della migrazione cinese in Italia, non è di certo da meno. Sarà capitato a molti di voi di imbattersi in lanterne rosse e decorazioni con caratteri cinesi, ma quest’anno anche il suo quartiere di Paolo Sarpi deve fermarsi e rimandare a tempi migliori le iniziative che animano da anni le vie cinesi.

Nell’attesa di potervi invitare a partecipare a laboratori di calligrafia e di carta intagliata, l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano vi guiderà alla scoperta di quel che ancora non sapete sulla più importante festività del calendario cinese, dando il benvenuto all’anno del Bue insieme.

#1 La fortuna si nasconde in cucina. Ecco alcuni piatti tipici del Capodanno cinese

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

Conosciuto anche come Festa di Primavera – in cinese 春节 Chunjie – ha origini che risalgono a 3500 anni fa e, come ogni festa tradizionale che si rispetti, è caratterizzata da numerose leggende.

Come per il cenone di San Silvestro, in Cina i festeggiamenti cominciano la sera della vigilia di Capodanno con una cena a base di piatti tipici. Infatti, come noi di solito prepariamo pietanze portafortuna, i cinesi non sono da meno. Al posto del cotechino con le lenticchie, troviamo quei piatti che, per via del loro significato o per giochi di omofonie linguistiche, nascondono una simbologia legata alla fortuna e all’abbondanza. Tra questi, non possono mancare i ravioli – in cinese 饺子 jiaozi –  per via della loro forma che ricorda i lingotti d’oro. Anche il pesce non manca mai sul banchetto di Capodanno, perché in cinese 鱼yu di “pesce” si pronuncia esattamente come il carattere 余yu di “abbondanza”. E, sempre per una questione di omofonia linguistica, anche gli gnocchi cinesi rientrano nel menù del primo dell’anno: il loro nome cinese 年糕niangao si pronuncia come la frase “ogni anno più in alto” dove nian significa “anno” e 高gao “alto”.

#2 Due settimane di tradizioni e scaramanzie: allontanare i demoni per augurare la buona sorte

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

I festeggiamenti della Festa di Primavera continuano per due settimane, durante le quali è buona abitudine compiere attività di buon auspicio. La tradizione prevede che la casa venga minuziosamente pulita per scacciare i demoni cattivi e preparata alle fortune dell’anno venturo. Inoltre, vengono acquistati e regalati vestiti nuovi e non mancano mai i riferimenti al colore rosso negli abiti e nelle decorazioni che ornano abitazioni e strade. I quindici giorni di festeggiamenti si concludono con la Festa delle Lanterne – in cinese 元宵节Yuanxiao Jie – che si svolge il quindicesimo giorno del nuovo anno, in coincidenza con la prima luna piena dell’anno. Insomma, è chiaro che il colore rosso non manca mai. Da cosa deriva questa usanza?

#3 L’usanza del colore rosso: la leggenda del mostro Nian e le buste rosse

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

La tradizione legata al colore rosso affonda le sue radici nella leggenda del mostro Nian. Si racconta che alla vigilia del nuovo anno, le persone fuggivano dal proprio villaggio verso montagne remote, per salvarsi dal feroce mostro, che usciva dalla sua tana alla ricerca di raccolto, bestiame e umani. Un anno, un anziano signore rimase nel villaggio e trovò un rimedio per mettere in fuga il mostro: iniziò a bruciare bamboo per fare suoni scoppiettanti – lo stesso rumore che oggi è riprodotto dai petardi – e appese fuori dalle abitazioni e per le strade lanterne di colore rosso. Scoprì così che Nian era terribilmente spaventato da questo colore e dai rumori forti. Da quel momento, ogni anno alla vigilia, vengono scoppiati petardi e le strade e le abitazioni vengono decorate con lanterne rosse e scritte portafortuna.

Inoltre, è usanza che gli adulti della famiglia regalino ai più giovani delle buste rosse 红包hongbao (hong “rosso” e bao “borsa”) contenenti denaro, come augurio di buona fortuna e prosperità.

#4 Le scritte portafortuna e le premonizioni dei segni zodiacali

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

Passeggiando per le vie di qualsiasi città o villaggio cinese durante il periodo del Capodanno è impossibile non imbattersi in strisce di carta rossa appese agli stipiti delle porte delle case o dei negozi. Solitamente le scritte sono dipinte con inchiostro nero o oro e riportano versi benaugurali, di solito in rima.

È interessante come, secondo il calendario cinese, a ogni anno corrisponda un animale dello zodiaco cinese, che segue un ciclo di 12 anni. Il 2021 sarà l’anno del Bue che, secondo gli astrologi, è un segno affidabile, forte e determinato.

#5 “Diamo il benvenuto all’anno del Bue”: un evento a cui non si può mancare

Credits: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

Ma le curiosità sul Capodanno cinese non sono solo queste. Se volete scoprirne altre, tra cui l’origine della Festa di Primavera e della mitologia dell’oroscopo cinese, non perdete l’incontro di venerdì 12 febbraio, organizzato dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Ore 18.00 in diretta sul canale YouTube dell’Istituto Confucio. Per maggiori informazioni: www.istitutoconfucio.unimi.it

Continua la lettura con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

VALENTINA TALIA

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Le 7 qualità del MILANESE VERO

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Una specie che si sta estinguendo: i milanesi, quelli nati e cresciuti qui. Quando mi capita di dirlo c’è gente che rimane stupita come se chi vive a Milano fosse quasi solo gente che arriva da fuori. Ma esiste un’identità del milanese Doc? E in che cosa consiste?

Le 7 qualità del MILANESE VERO

1. Siamo meneghini

La maschera che rappresenta il milanese è Meneghino. Meneghino, da “Domenico”, è il servitore dei signori. Dove questo potrebbe essere ritenuto offensivo, a Milano è un motivo di orgoglio. Il milanese è bravo a servire, forse il più bravo di tutti. Perchè ritiene servire l’altro come un atto di grande dignità. Servire il cliente, servire il datore di lavoro, servire il Paese. Il milanese vero rispetta le regole e non considera una vergogna il rendersi utile agli altri. Anzi. Forse è perchè nei secoli abbiamo ricevuto ogni tipo di “signore” e di dominatore. C’è chi con il signore di turno ha un rapporto conflittuale, chi ha diffidenza, chi cerca di fregarlo. Il milanese lo serve e servendolo bene costruisce la sua libertà, obbligando ogni “signore” a dare valore alla città. Se non lo fa siamo pronti a qualunque cosa, anche a una rivoluzione.

2. Non siamo imbruttiti

Il milanese è sobrio, ama l’ “understatement”. Il milanese vero è tutto il contrario dell'”imbruttito” che è invece uno che fa il milanese senza esserlo. Il milanese non ostenta, non fa il ganassa, fa più che dire. Gli piace vincere, aver successo, ma ama goderne con discrezione, senza magnificarsi con gli altri. Lo stesso nel modo di parlare, di vestire o di presentarsi: i milanesi veri non sono appariscenti, amano il bello non ciò che stupisce. Ha più cura dei cortili che delle facciate. Cosa insolita in Italia.

Leggi anche: il vero milanese non è l’imbruttito

3. Siamo pragmatici, calvinisti, un po’ asburgici

Il milanese vero si sente qualcosa di diverso. Con l’Italia abbiamo un rapporto contraddittorio, di appartenenza disincantata. Ogni milanese vero in fondo in fondo non si sente italiano: non per conflitto ma perchè sentiamo di essere qualcosa di più. Siamo cittadini d’Europa, figli di una cultura mitteleuropea, tra le infinite dominazioni sentiamo sempre forte il legame con la tradizione asburgica. Anche la religione a Milano è diversa. Il rito ambrosiano la rende distinta e sotto sotto la mentalità calvinista ci identifica di più di quella cattolica. Tutto questo si traduce in un sano pragmatismo nell’affrontare le questioni della vita.

4. La voglia di fare

Il milanese vive di azione. L’impegno, la cura nelle cose sono dei motivi di gratificazione. Anche i momenti di svago e il tempo libero sono vissuti in modo attivo. L’aperitivo, il week end, le ferie sono essi stessi dei progetti. Darsi da fare ovunque ci troviamo è il nostro tratto distintivo.

5. Siamo altruisti “mascherati”

Milano ha il cuore in mano. Una definizione che resiste nei secoli. Ma l’altruismo del milanesi è sobrio, nascosto, modesto. Si aiuta perchè ci si sente bene a dare una mano a chi è nel bisogno, non per farsi belli agli occhi degli altri. E’ difficile trovare un vero milanese che non compia atti di sincera generosità. Ma è ancor più difficile venirne a conoscenza. Quando facciamo il bene siamo mascherati, come Zorro, come i supereroi. 

6. Usiamo Milano come criterio di valore

I milanesi veri sono persone curiose, aperte al mondo: amiamo viaggiare e confrontarci con persone di ogni cultura. Siamo così da sempre. Però ogni volta che conosciamo un nuovo paese o una nuova cultura cerchiamo sempre di avere un criterio per l’analisi. Abbiamo un criterio estetico, sempre presente, ma non solo. Ovunque siamo e chiunque incontriamo portiamo con noi anche Milano, come base di confronto. Ci serve per ancorare qualunque concetto a qualcosa di concreto e di relativo.

7. Il vero milanese non esiste

Chi siamo quindi? Una minoranza così piccola che si può dire che il vero milanese non esista. Il vero milanese è un fantasma, il vero milanese non è nemmeno per forza nato a Milano. E se lo è si identifica con il nonno o il prozio che veniva da fuori. Il vero milanese è veneto, pugliese, sardo, siciliano, svizzero, austriaco, cinese, marziano. O meglio: il vero milanese è il barista, il tassista, il manager, lo studente erasmus, il pierre, la ballerina, il portinaio, la musicista, è chi si mette a destra sulle scale mobili. Il vero milanese è chi arriva a Milano e si sente parte della comunità, il vero milanese è chi con la sua diversità rinforza l’identità della nostra città.  

Continua la lettura con: quello che le milanesi amano delle milanesi

ANDREA ZOPPOLATO

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Il PONTE PEDONALE più RIVOLUZIONARIO del mondo

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Credits: vincent.callebaut.org

L’obiettivo principale del progetto è realizzare un paesaggio commestibile con serre partecipative sul tetto panoramico: prevista la produzione di 90.000 kg di frutta e verdura fresca ogni anno. Sarà autosufficiente grazie alle energie rinnovabili e combatterà l’inquinamento urbano. Il progetto nel dettaglio.

Il PONTE PEDONALE più RIVOLUZIONARIO del mondo

# L’avveniristica struttura “Green Line” partecipa al concorso internazionale Reinventing Cities – C40 

Credits: vincent.callebaut.org

L’avveniristico progetto “Green Line” è opera dello studio di architettura “Vincent Callebaut Architectures” nell’ambito della partecipazione al concorso internazionale di design Reinventing Cities – C40 organizzato da Ceetrus. Una “passerella abitata” a Parigi che funzionerebbe con energia rinnovabili e migliorerebbe anche la connessione del villaggio di Bercy con quartiere Masséna tra il 12 ° e il 13 ° arrondissement di Parigi attraversando la Senna.

Credits: vincent.callebaut.org

Tra le altre prerogative del ponte c’è il riciclo dei propri rifiuti, la lotta l’inquinamento atmosferico urbano e la produzione di frutta e verdura fresca.

# La struttura a doppio arco prende ispirazione da uno scheletro di pesce

Credits: vincent.callebaut.org

La struttura primaria è costituita da due doppi archi: un doppio arco che collega le banchine basse per una lunghezza di 155 metri e un doppio arco che collega le banchine alte per una lunghezza di 220 metri. La struttura secondaria è costituita da tre piani sospesi sulla struttura primaria. Gli spazi interni così generati sono liberi da tutti i punti portanti, pareti e condotti. Integrano i doppi ponti consentendo l’innervazione di reti fluide e l’integrazione di fioriere.

Credits: vincent.callebaut.org

Concepita come antidoto all’inquinamento urbano, la Green Line a emissioni zero fa del design un suo punto di forza. La struttura a doppio arco prende ispirazione da uno scheletro di pesce e tutto il ponte è progettato per una costruzione graduale in modo da ridurre al minimo il disturbo ai residenti locali.

# Diversi tipi di giardini e orti per una superficie di 3.500 mq e quasi 90.000 kg di frutta e verdura prodotti ogni anno

Credits: vincent.callebaut.org

La Green Line presenta diverse tipologie di giardino, tuttavia, il suo obiettivo principale è un paesaggio commestibile con serre partecipative sul tetto panoramico. Il progetto propone un totale di 3.500 metri quadrati di orti e frutteti, con specie autoctone commestibili, per contribuire a sensibilizzare sull’eco-gastronomia e sul movimento Slow Food.

A regime si prevede una produzione in permacultura di 25 chili di frutta e verdura al mq, circa 87.500 chilogrammi ogni anno: cavolo riccio, bietola, asparagi, taccole, mirtilli e altri fiori commestibili. Questi verranno poi cucinati direttamente nei ristoranti realizzati sul ponte, offrendo viste panoramiche mozzafiato verso la Bibliothèque Nationale de France, il Tours Duo e il Tour progettato da SOM a Bercy -Charenton.

# Una passerella pedonale totalmente autosufficiente: pannelli solari, turbine eoliche e un impianto a biogas

Credits: vincent.callebaut.org

Seguendo i principi dell’autosufficienza, la proposta della passerella prevede: 3.000 metri quadrati di pannelli solari ibridi sul tetto per alimentare le strutture e i ristoranti sul ponte, 56 turbine eoliche a levitazione magnetica assiale che alimentano gli impianti di illuminazione e un impianto biogas integrato nelle celle del ponte che converte le parti non commestibili delle piante e i rifiuti organici in calore ed energia elettrica.

# Lotta all’inquinamento dell’aria e dell’acqua

Uno degli obiettivi più importanti di questo ponte è aiutare la capitale francese nella lotta all’inquinamento, atmosferico e quello delle acque della Senna.

Per il primo il progetto vede la realizzazione di una foresta di oltre 20.000 piante, arbusti e alberi che ricoprono il ponte pedonale e il giardino sulla banchina. Questa rivegetazione intensiva è in grado di catturare fino a 125 tonnellate di CO2, NOx e particelle fini all’anno nell’atmosfera della capitale, trasformandole in ossigeno attraverso la fotosintesi.

Per il secondo, la filtrazione dell’acqua, il “giardino degli anfibi” sfrutta le radici delle piante lagunari. L’acqua piovana viene raccolta sia negli impianti sanitari che nei bacini di acquaponica, colonizzati dai pesci che vi vengono a nidificare e a deporre le uova, per irrigare i frutteti e gli orti con oligoelementi. Le acque grigie vengono raccolte e riciclate in brevi cicli in fertilizzante naturale.

Continua la lettura con: Il PONTE SOSPESO tra gli ALBERI più LUNGO del MONDO

FABIO MARCOMIN

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5 cose che ODIAMO di Milano

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odi et amo (credit: Andrea Cherchi)

Avviso ai lettori. Questo articolo contiene concetti non particolarmente lusinghieri su Milano. Se siete parte di quel gruppo di persone che ritengono Milano al di sopra del bene e del male, e che pur di dimostrare il vostro amore incondizionato alla città sareste disposti perfino a difendere il monumento di piazzale Amendola detto “l’incidente stradale“, allora è importante sappiate che questo articolo non fa per voi. Questi cinque punti sono emersi dalla chat della redazione di Milano città stato: non siamo d’accordo su ogni singolo punto ma siamo tutti d’accordo sullo spirito di fondo di questo articolo. Perchè essere innamorati di Milano non significa rinunciare all’idea che possa essere sempre migliore, anche riconoscendo i suoi difetti. Chiarito questo, ecco a voi le 5 cose che più odiamo di Milano e che ci piacerebbe che questa città si lasciasse dietro le spalle insieme a questo balordo 2020.  

5 cose che ODIAMO di Milano

#1 Odiamo la mentalità NIMBY

Iniziamo subito tirandocela da veri milanesi, con un termine molto international. Nimby è l’acronimo di “not in my backyard”, ossia fatelo pure ma non dietro casa mia. Si tratta di una mentalità che si oppone a opere e attività di interesse pubblico che hanno o potrebbero avere effetti negativi sulla propria area di residenza. Di solito si accompagna a un atteggiamento ipocrita da due pesi e due misure: si critica e si danno lezioni morali agli altri ma guai a prendersi una minima responsabilità delle proprie azioni. 

#2 Odiamo la SUPPONENZA

Intendiamo non quell’arroganza bonaria, ma quell’atteggiamento rigido che sconfina nella prepotenza. Che poi non è lontana dal punto precedente, spesso è parte integrante alla mentalità NIMBY, all’atteggiamento ipocrita, ma rispetto al punto precedente si esprime più in una forma individuale. Si è implacabili con gli errori degli altri, ma molto accondiscendenti verso quelli propri. Che anzi non esistono. E la prepotenza porta a considerare come proprio non solo ciò che è proprio, ma anche ciò che è pubblico o degli altri. 

#3 Odiamo l’IDOLATRIA IDEOLOGICA

Riteniamo che il bello di Milano sia il buonsenso, il suo pragmatismo calvinista, la capacità di giudicare le buone azioni sulla base degli effetti che producono non in base a chi le commette o a dei principi ideologici. Già, qui casca l’asino: l’idolatria ideologica si sta diffondendo a macchia d’olio in una città che per sua natura dovrebbe esserne immune. L’ideologia sta diventando ormai il criterio principale per definire il bene e il male di tutto ciò che succede: dall’apertura di una ciclabile a un tizio che se ne va in giro su un monopattino elettrico. Funziona? Serve? Che conseguenze ha? sono ormai diventate delle domande senza senso. Meglio scontrarsi come ultras per partito preso.  

Credits: Andrea Cherchi – In Monopattino a Milano

#4 Odiamo lo STORYTELLING

Un’altra cosa che negli ultimi anni è andata fuori controllo, tanto da finire ovunque. Quest’ansia dello storytelling, in una città dove sempre più il progetto sta diventando più importante della sua effettiva realizzazione, la Milano dei rendering, delle week, dei rebrand, dei naming che fanno rinascere i quartieri, dei claim che rendono straordinarie delle opere modeste, dell’effetto Wow, la città dove conta la rappresentazione anche se priva di sostanza. A te che leggi, non ti viene mai la nausea di questo? 

#5 Odiamo la FUGA da Milano 

Nel weekend. Nelle feste comandate. Al primo pericolo di lockdown. La morale è sempre la stessa: appena è possibile molti sentono questo desiderio irrefrenabile di scappare da Milano. Per poi ritrovarvi a scrivere su Facebook quanto vi manca Milano. 

Credit: liguria24.it

Ci fermiamo qui. Anche se nella chat erano spuntati altri motivi di odio, dallo smog alle auto sui marciapiedi, dal provincialismo che fa temere il confronto critico con il resto del mondo al conformismo di avere o di fare ciò che si ritiene più figo. Si potrebbe andare avanti ma preferiamo fermarci qui. L’unica cosa che ci resta da dire è che noi amiamo Milano. La amiamo così tanto da odiarla. 

Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero

MILANO CITTA’ STATO

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Gli esperti della presunzione

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Mai come in questo periodo la frase di Hawking si sta dimostrando reale: “ll più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranzama l’illusione della conoscenza”.
Lo specchio della nostra epoca: si spaccia la conoscenza come qualcosa di riconosciuto quando invece è spesso qualcosa ancora tutto da dimostrare.

Non è l’ignoranza che è nemica della conoscenza anche perché l’ignoranza è ciò che innesca la conoscenza. Invece ciò che blocca la conoscenza è la presunzione di conoscenza. La stessa abiura di Galileo è nata perché la Chiesa presumeva di conoscere le cose.

L’ultimo anno siamo stati dominati dalla diffusione di una conoscenza non verificata. La stessa pandemia è stata una continua successione di tentativi spacciati come conoscenza acquisita quando in realtà erano sempre delle presunzioni di conoscenza. Un virus nuovo e sconosciuto invece di alimentare dubbi e interrogativi per agevolare il processo di scoperta, ha richiamato esperti non della conoscenza ma della presunzione. Esperti che innalzano a dogma inattaccabile ciò che viene presunto.

E questo è diventato il leitmotiv che si è diffuso in ogni ambito che è diventato una passerella in cui ognuno diffonde la propria presunzione, bloccando di fatto l’arrivo a una conoscenza vera.

Continua la lettura con:Nome omen: la mitologia dei draghi

MILANO CITTA’ STATO

La PORTA del PARADISO: il lungo viaggio verso l’INFINITO

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credit: Instagram @tianmenshan

A 1.519 metri sopra il livello del mare si trova la Porta del Paradiso. Ma dove si trova e quali fatiche è necessario superare per raggiungerla?

La PORTA del PARADISO: il lungo viaggio verso l’INFINITO

Per chi è religioso, arrivare in paradiso significa aver vissuto una vita di buone azioni e moralismi. Dante percorse tra le tre cantiche un lungo cammino, e dopo aver faticato tanto riuscì a varcare le porte del paradiso. Anche per raggiungere la Porta del Paradiso di cui parleremo oggi è necessario faticare, e non solo spiritualmente. Vediamo perché e soprattutto dove si trova.

# Il tragitto che porta al paradiso 

credit: 361magazine.com

Per raggiungere la Porta del Paradiso bisogna come primo step prendere un aereo diretto in Cina. Una volta atterrati si deve raggiungere la città di Zhangjiajie, nella provincia centrale di Hunan, dopodiché si hanno due opzioni ma in nessuna di queste sarà un viaggio semplice: si può scegliere di prendere l’autobus, che però non è particolarmente adatto a chi soffre il mal d’auto dato che ci sono ben 99 tornanti da affrontare, oppure si può prendere la funivia. Questa opzione può sembrare la più semplice, ma per arrivare in paradiso i cammini non possono essere privi di fatiche, infatti la Tianmen Mountain Cable è tra le funivie più lunghe del mondo. Il viaggio è indubbiamente osteggiato eppure qualsiasi sia il percorso che si decide di intraprendere, il viaggio toglierà il fiato.

# 999 gradini: un’eterna scalinata che porta alla “luce intensa”

credit: projectnerd.it

Dopo aver attraversato una valle in cui la padrona è la natura selvaggia, si arriva finalmente a destinazione… o quasi.

Quando le fatiche sembrano finite, inizia la vera scalata verso il paradiso. Infatti la Porta si trova a un’altitudine di 1.519 metri sul livello del mare e per raggiungerla non c’è altro modo se non risalire una scalinata che sembra eterna. I gradini della scalinata sono 999 e non è affatto un numero casuale, secondo la cultura cinese il numero 999 rappresenterebbe proprio l’eternità. Percorrendo la scalinata si vedrà la cima, sulla quale si trova una cavità naturale dalla quale proviene una luce intensa, come se fosse la porta d’accesso al paradiso.

# Ma alla fine la fatica sarà ricompensata dal “paradiso”, uno dei più bei panorami del mondo

credit: magazinepragma.com

Una volta arrivati in cima ci si trova davanti ad un panorama strabiliante poiché il monte è come una balconata che si affaccia su uno dei paesaggi più belli al mondo. Le scelte a questo punto possono essere tre: godersi il panorama e poi tornare giù ripercorrendo i 999 scalini, oppure proseguire con altri due avventurosi percorsi, il “Cammino della fede” oppure la passeggiata del drago avvolto a spirale”. Entrambi consistono in passerelle ad alta quota che offrono scenari spettacolari per i più temerari.

Non è importante come si decide di raggiungere la Porta del Paradiso perché in ogni caso sarà proprio come descrive la tradizione: un’enorme fatica che verrà ripagata con una valida ricompensa.

E voi siete pronti a faticare per aprirvi le porte del paradiso?

Fonte: Si Viaggia

Continua la lettura con: Il POZZO più PROFONDO del mondo: l’accesso al CENTRO DELLA TERRA o all’INFERNO?

ROSITA GIULIANO

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I GRATTACIELI del futuro sono in LEGNO: seguirà questa strada anche Milano?

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Credits: @madarkitekter

Mad arkitekter vince il concorso per la costruzione del grattacielo residenziale Woho a Berlino-Kreuzberg, posizionandosi all’interno di un mondo orientato al futuro grazie al legno. Se l’architettura punta letteralmente sempre più in alto con i suoi edifici da anni, è ormai chiaro che per poter continuare sia necessario rendere l’architettura più sostenibile.

Vediamo ora insieme la lista dei progetti presenti e futuri. Ci sarà posto anche per Milano?

I GRATTACIELI del futuro sono in LEGNO: seguirà questa strada anche Milano?

#Il grattacielo in legno più alto della Germania

Credits: @madarkitekter

Lo studio di architettura Mad arkitekter, con sede a Oslo, ha vinto il concorso per la costruzione del grattacielo residenziale WoHo a Berlino-Kreuzberg, in Schöneberger Straße.

Il progetto della compagnia norvegese ha convinto la giuria per avere inserito design rivoluzionario all’interno del contesto urbano come quello di Berlino, fondendosi perfettamente con l’ambiente e permettendogli così di posizionarsi in testa alla lista dei 14 progetti europei che gareggiavano con lui.

Secondo Jonny Klokk, architetto e partner responsabile di Mad Arkitekter, l’edificio sarà “un’interpretazione di un tipico quartiere di Kreuzberg, in formato verticale”.

# Il progetto

Credits: @madarkitekter

Il grattacielo di 98 metri, con i suoi 29 piani, sarà l’edificio in legno più alto in Germania. Solo il basamento sarà costruito in cemento armato.

Il 15% dei 18.000 metri quadrati di spazio è previsto per le infrastrutture sociali, il 25% per le attività commerciali ed il 60% per appartamenti in affitto, appartamenti in cooperativa e condomini.

Quello di Mad Arkitekter sarà un grattacielo aperto al pubblico; il primo piano offrirà infatti negozi e panetterie così come gli altri piani dell’area di base ospiteranno asili e scuole con mense e parco giochi. Sono previste anche strutture per i giovani come le aule studio, per non dimenticare i bar e le saune all’ultimo piano che daranno la possibilità alla vita di strada di salire di livello.

# Costruzioni verso l’alto per compensare la carenza di alloggi

Credits: @madarkitekter

A Berlino è in corso la discussione di costruire verso l’alto per compensare la carenza di alloggi, in un momento in cui i prezzi dei terreni sono in aumento. La residenza WoHo soddisferà il progetto di sviluppo verticale della città. Tuttavia, l’amministrazione del Senato non ha ancora annunciato la data di inizio della costruzione.

# I progetti di grattacieli in legno

Molti sono i progetti di grattacieli in legno, le nuove costruzioni puntano sempre più  in alto ma non è più un segreto che ci sia la necessità, per non dire il dovere, di creare edifici sostenibili.

I dati parlano chiaro: una grande percentuale dell’emissione di gas serra delle città sono provocate dagli edifici, percentuale spaventosa a cui va aggiunta anche la quantità di CO2 nell’aria che arriva dai materiali di costruzione.
L’utilizzo del legno  avrebbe come conseguenza la cattura di CO2 da parte degli edifici e la riduzione dell’inquinamento dell’aria.
Il legno unisce in sé tradizione e innovazione portando dei vantaggi unici; essendo molto leggero infatti, permette di avere delle fondamenta più piccole e va da sé che per costruire un edificio con questo materiale siano necessari macchinari meno rumorosi e più leggeri di quelli tradizionali.
Di conseguenza un palazzo in legno ha un’impronta ecologica fino al 75% inferiore rispetto a quella di un edificio tradizionale.
 
Vediamo alcuni dei progetti più importanti.

# MjosaTower

Credits: @woodexperience2021
Completata nel 2019, la Mjøsa Tower (o Mjøstårnet) è l’edificio in legno più alto al Mondo. Un grattacielo alto ben 85,4 m per 18 piani.
Sorge in Norvegia, vicino Oslo, grazie al progetto di Voll Arkitekter che crea un edificio simbolo della bioedilizia che si fa promotore della sostenibilità in architettura.

# HoHo

Credits: @handler_gruppe
Progettato per essere il più alto al mondo, HoHo è un grattacielo in legno alto ben 84 metri distribuiti su 24 piani. Nato a Vienna, è un’icona dell’architettura sostenibile.
Pensata come una piccola città verticale ospiterà uffici, appartamenti e un albergo.
 
Ideata inizialmente per primeggiare, presentandosi come la regina delle torri sostenibili, in corso d’opera si è dovuta scontrare con un altro edificio, anche lui in corso di realizzazione.
Alto solo 40 cm in più, il Mjøstårnet già citato sopra ruba il trono al grattacielo HoHo a quasi duemila chilometri di distanza.

# Tour Hyperion

Credits: @lieuxdevie_ldv
Disegnata dall’architetto francese Jean-Paul Viguier, alta quasi 60 metri, la torre Hypérion viene inaugurata a Bordeaux.
L’architetto definisci la costruzione a secco dell’edificio “rapida e pulita e particolarmente adatta alla costruzione in zone urbane e dense di popolazione”.
 
Questi sono solo alcuni dei grattacieli in legno presenti nel mondo; non mancano infatti progetti ancora più ambiziosi in via di costruzione a Vancouver, Australia, Tokyo e molti altri.
 
In questa lista non si legge però il nome di Milano, cosa aspettiamo?
 

Continua la lettura con :  La TORRE BOTANICA: il nuovo grattacielo che cambia COLORE in ogni stagione

ARIANNA BOTTINI

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A Milano la SCUOLA del FUTURO

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credits: vanityfair.it

La scuola del futuro, ICS Milan International School, nasce all’angolo tra viale Ortles e via Gargano, nel Sud di Milano, in una zona di rigenerazione urbana, dove i recenti interventi stanno velocemente riqualificando l’intero quartiere. Ma in che cosa consiste questa nuova scuola?

A Milano la SCUOLA del FUTURO

# La filosofia della Città Leggera: formare oggi i cittadini di domani

credits: globeeducate.com

La filosofia alla base del progetto di questa scuola è quella della Città Leggera, una città nuova e del futuro. Il progetto è quello di costruire con gli studenti la città del 2050, un luogo governato da una gestione intelligente, che ritorni ad essere come la Polis greca, diventando spazio di relazione ed aggregazione intorno a un progetto comune. L’idea è quella di costruire una città in cui i cittadini siano in grado di riappropriarsi dello spazio urbano, fruibile da tutti nel rispetto della comunità e dell’ambiente.

Per poter realizzare questo progetto è indispensabile partire dai bambini e dai ragazzi e dalla loro educazione: i giovanissimi di oggi saranno infatti i cittadini di domani e le loro risorse intellettuali e creative sono essenziali per la costruzione della città che verrà.

# La didattica, tra abilità di problem-solving, apprendimento esperenziale e sviluppo del pensiero critico

credits: pmtsi.com

Il progetto scolastico accompagna i giovani dai 2 fino ai 18 anni, offrendo in questo modo un percorso completo.

La didattica si basa sull’apprendimento esperenziale che vuole sviluppare nei giovani studenti capacità di problem-solving e un pensiero critico e creativo. Le modalità d’insegnamento sono basate sui principi del Design Approach, un approccio che valorizza il metodo progettuale, l’apprendimento tramite “il fare” e la cooperazione con gli altri, allo scopo di sviluppare competenze che siano in grado di trasformare un problema in un’opportunità di crescita.

Il programma di studi viene svolto in lingua inglese, ma, in quanto scuola paritaria, recepisce le indicazioni nazionali per il curricolo emanate dal MIUR per mantenere salde le radici con la cultura italiana.

# Valorizzazione del singolo, didattica trasversale ed estetica sono solo alcuni dei punti chiave di questo progetto

credits: ics_milan IG

L’edificio scolastico è stato costruito basandosi sull’ascolto di bambini e ragazzi a cui è stata posta la domanda “come immagini la tua scuola ideale?”. Le risposte hanno espresso il desiderio di abitare uno spazio vivo e creativo, che potesse essere luogo di incontro e sperimentazione anche una volta terminate le lezioni. Ed è così che è nato questo complesso, definito dal Managing Director Stefano Paschina, “un luogo ricco di stimoli culturali, di idee che nascono e si sviluppano, di futuri talenti che crescono”.

I valori di questo progetto sono: progettualità, bellezza, trasversalità e valorizzazione dell’individuo, il tutto in un’ottica che punta a mantenere le radici con la cultura italiana. Tramite quindi un metodo di problem-solvingun’estetica degli spazi, una didattica trasversale, che migra da una disciplina all’altra, e una valorizzazione delle differenze, questo percorso formativo sembra poter formare i futuri cittadini di cui abbiamo bisogno, nella speranza che questi valori possano presto concretizzarsi nelle nostre città.

Fonti: icsmilan.itvanityfair.it 

Continua la lettura con: La VITTORIA degli STUDENTI MILANESI: si ritorna a scuola 

CHIARA BARONE

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La METROMARE, la metropolitana della riviera romagnola: fermate attuali e nuove estensioni

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Credits: startromagna.it - Tracciato MetroMare

La “metropolitana di superficie” della riviera romagnola collega Rimini a Riccione, lungo 9,8 km e 17 fermate. Come funziona e i progetti di sviluppo futuri.

La METROMARE, la metropolitana della riviera romagnola: fermate attuali e nuove estensioni

# Il tracciato attuale è di 17 fermate lungo 9,8 km interamente in sede protetta 

Credits: photo_transport_emilia_romagna Alex2910 IG – Metromare Riccione station

Il Metromare detto anche “Trasporto Rapido Costiero” è il servizio di Bus Rapid Transit della riviera romagnola inaugurato alla fine del 2019 che affianca la ferrovia Bologna-Ancona. È esercitato da bus su gomma a basso impatto ambientale ibridi e a metano che viaggiano in corsia riservata, come una metropolitana di superficie.

Credits: wikipedia.org

Il tracciato attuale è di 17 fermate, compresi i due capolinea di Riccione e Rimini dove avviene l’interscambio con le rispettive stazioni ferroviarie. Il tragitto di 9,8 km viene percorso in 23 minuti e l’attuale frequenza è di un passaggio ogni 20 minuti.

# Approvata e finanziata la tratta di 4,2 km fino a Rimini Fiera. Il progetto originario prevede il prolungamento a est fino a Cattolica, allo studio l’estensione a ovest fino a Santarcangelo di Romagna 

Credits: wikipedia.org – Stazione Kennedy

Il progetto di estensione del tracciato a ovest, dalla Stazione ferroviaria di Rimini alla fiera, è stato approvato e finanziato con 49 milioni di euro. Il tracciato aggiuntivo del Metromare sarà lungo 4,2 km e i passaggi avranno una frequenza di 7 minuti e mezzo. Allo studio l’ulteriore prolungamento ad ovest fino alla stazione di Santarcangelo di Romagna, mentre quello a est da Riccione in direzione di Cattolica è già previsto dal progetto originario.

# Entro l’anno i filobus sostituiranno tutti i bus ibridi e a metano in esercizio sulla linea

Credits: chiamacitta.it – Test Filobus

A fine 2020 sono iniziati i collaudi da parte della commissione del Ministero delle Infrastrutture per testare il funzionamento dei primi tre filobus snodati da 18 metri Exquicity costruiti dall’azienda belga Van Hool, attrezzati anche per il trasporto bici. A regime sono previsti in totale 9 filobus che andranno a sostituire gli attuali bus ibridi e a metano. Entro la prima parte del 2021 i primi mezzi dovrebbero entrare in funzione.

Continua la lettura: Via al progetto di METRO PEDONALE URBANA. DOVE verrà fatta e perchè potrebbe rilanciare una VECCHIA IDEA per Milano

FABIO MARCOMIN

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Dopo M1, M4 e M5 un altro ritardo: rinviato il RESTYLING di CORSO SEMPIONE

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Credits: www.chiamamilano.it

Doveva diventare un’arteria di passaggio ciclopedonale oltre che automobilistico, ma i lavori, che sarebbero dovuti iniziare nelle prime settimane del 2021, non sono ancora partiti. E così, anche il tanto atteso restyling di corso Sempione subisce una brusca frenata e viene rinviato.

Dopo M1, M4 e M5 un altro ritardo: rinviato il RESTYLING di CORSO SEMPIONE

# L’idea della giunta è eliminare la “sosta selvaggia” lungo i filari alberati

Credits: www.citydoormilano.it

Dopo aver discusso sul rinvio del prolungamento della M1, la cui apertura slitta al 2024, sul ritardo dell’estensione della M5, di cui si legge “Pronta per le Olimpiadi? Scordiamocelo”, e sullo slittamento da gennaio a (forse) aprile dell’apertura della M4, ora tocca a corso Sempione.

L’idea per il “nuovo” corso Sempione era quella di “riqualificare l’asse stradale ed il suo parterre alberato”. È la giunta comunale a presentare nel 2019 la proposta per questo progetto i cui lavori costeranno 4 milioni di euro e saranno finanziati dai fondi europei Pon Metro.

L’obiettivo? Eliminare il degrado e la “sosta selvaggia” lungo i filari alberati, ma anche creare più parcheggi per i residenti. Quindi, ricreare una sorta di Champs-Élysées.

# L’impresa vincitrice è inadempiente: revocato l’appalto

Fu la MM S.p.A., società di ingegneria italiana che ha, tra gli altri, progettato e realizzato la metropolitana milanese, ad indire la gara d’appalto. Ma, come si apprende dall’assessore ai lavori pubblici, Marco Granelli, l’impresa vincitrice è risultata inadempiente “su alcuni aspetti formali, preliminari all’avvio dei lavori, come l’indicazione puntuale degli impegni” assunti partecipando alla gara.

E così, MM e Comune di Milano hanno revocato l’aggiudicazione dell’appalto, contattando l’impresa arrivata seconda in graduatoria. Ovviamente, un accordo formale ha bisogno di tempo per essere ufficializzato, ma, in più, la società esclusa “ha avviato una corrispondenza tramite avvocati”, aprendo la possibilità di andare a giudizio.

# Un ritardo che fa esultare il centrodestra

Credits: blog.urbanfile.org

Nell’attesa, il Comune ha autorizzato la MM a procedere con l’unica operazione possibile: apporre la nuova segnaletica “per la sosta e per la difesa del verde”. E, intanto, gli esponenti di centrodestra esultano: non avevano mai visto “di buon occhio” il progetto, accusando Palazzo Marino di “eliminare 700 posti auto”.

Resta solo una domanda questa volta: inizieranno davvero i lavori o si andrà incontro ad altri ritardi?

Fonte: www.milanotoday.it

Continua la lettura con: Le 5 TRASFORMAZIONI che rivoluzioneranno Milano

ALESSIA LONATI

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VENEZIA al nuovo governo: tre richieste più l’autonomia per il territorio

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credit: gamberorosso.it

Il sindaco di Venezia ha accolto con grande soddisfazione la nomina di Draghi a presidente del consiglio. In un’intervista illustra quali siano le tre priorità per il suo territorio insieme alle linee guida del Recovery Fund. La vera riforma è una sola: l’autonomia per i territori. 

VENEZIA al nuovo governo: tre richieste più l’autonomia per il territorio

Brugnaro su Draghi presidente del Consiglio: «Grandissima scelta»

Grandissima scelta! Draghi! Finalmente…grande Mattarella! Incrociamo le dita…tifiamo Italia“ il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha testimoniato la sua soddisfazione, su Twitter, per la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di assegnare a Mario Draghi, ex presidente della Bce (Banca centrale europea), il compito di provare a formare un nuovo Governo.

Il tema riveste un’importanza fondamentale per il presente e il futuro di una città come Venezia, protagonista in questi ultimi due anni delle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Dapprima, a causa delle inondazioni straordinarie di cui è stata vittima nel mese di novembre 2019 (di simili non se ne registravano dal 1966). Poi, per merito del Mose, il sistema di dighe mobili atto alla difesa della città, entrato in servizio in questi ultimi mesi, dopo ben 18 anni dall’inizio dei lavori di costruzione. Nel mezzo, la pandemia in corso, che ha messo in ginocchio tutta l’industria locale del turismo, su cui Venezia basa gran parte della propria economia.

#1 Un ristoro qualificato per la filiera del turismo

Sono questi i temi principali dell’intervista al Sindaco Brugnaro, rilasciata a Il Gazzettino. Nell’intervista, il Sindaco elenca in maniera precisa le richieste che avanzerà al nuovo Governo, motivandone la specificità rispetto ai sindaci di altre città. I turisti sono scomparsi da mesi dalla città, per i motivi già citati (inondazioni del novembre 2019 prima, pandemia poi). L’economia della città è ferma. Brugnaro chiede al Governo “una misura particolare per un ristoro qualificato rispetto alla strategia della filiera turistica di Venezia che va dal mondo della ricettività a quello delle tante persone collegate, come gli addetti dello spettacolo e della cultura, includendo anche i trasporti lagunari”.

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

“Ristori diversi da quelli previsti per le altre città, perché” continua Brugnaro “Venezia ha costi altissimi, i nostri conti stavano in piedi con il turismo”. Il Sindaco elenca le perdite subite dall’ACTV (azienda dei trasporti locali) nell’anno 2020 (80 milioni di euro) e quelle previste per il 2021 (60 milioni). L’azienda, oltre alle linee automobilistiche del territorio, gestisce anche le linee di navigazione utili ai turisti, ma soprattutto necessarie per la gente che vive a Venezia e nelle sue isole. I cittadini locali hanno bisogno dei battelli e di un sistema di trasporti efficiente. “Il turismo tornerà, ne sono certo, ma nell’attesa non si può disperdere un patrimonio pubblico” sentenzia Brugnaro.

#2 Bonifica di Marghera

Brugnaro continua l’intervista rispondendo a domande più che precise su alcuni temi scottanti. I dubbi che vengono sollevati durante l’intervista riguardano la mancata firma su provvedimenti riguardanti alcune attività basilari del territorio come i 157 milioni previsti per la bonifica dell’area di Marghera o il provvedimento sui passaggi delle grandi navi da crociera davanti a San Marco. “Dove sono i provvedimenti? I ministri sono spariti”

#3 Fondi per il MOSE

Venezia, uno dei più grandi centri economici della storia, vista dallo spazio
Venezia, uno dei più grandi centri economici della storia, vista dallo spazio

I soldi per far alzare le paratoie del MOSE ci sono o non ci sono?

Il costo di una movimentazione del sistema Mose si aggira sui 300 mila euro. Dice Brugnaro che “serve un provvedimento urgentissimo e immediato per liquidare le risorse al Commissario del Mose: 500 milioni di euro che il precedente governo non è riuscito a scrivere in un emendamento, gliel’hanno dichiarato inammissibile”.

# Recovery Fund per Venezia: al primo posto l’autonomia 

Il Sindaco viene infine interrogato sulle aspettative, da parte di Venezia, relative al Recovery Fund. “Ci si aspetta prima di tutto una interlocuzione con il governo, che finora non c’è stata….come Città Metropolitana abbiamo  presentato una lista di progetti per 3,7 miliardi di euro, ovviamente una lista di sogni da realizzare entro il 2026…nelle grandi riforme non possono esserci solo la giustizia e la scuola. Deve esserci l’autonomia. L’autonomia del Veneto, l’autonomia del territorio

Fonte: Il Gazzettino

Lockdown, COPRIFUOCO, “la speranza è l’ultima a morire”: il SIGNIFICATO di parole e modi di dire della PANDEMIA

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Credits: cultura.biografieonline.it - vaso di Pandora viene aperto

Durante questo triste e angosciante periodo abbiamo fatto amicizia (forzata) con molte parole o modi di dire che ritornano ogniqualvolta accendiamo un qualsiasi telegiornale o apriamo un quotidiano. Ma qual è il loro vero significato?

Lockdown, COPRIFUOCO, “la speranza è l’ultima a morire”: il SIGNIFICATO di parole e modi di dire della PANDEMIA

#LOCKDOWN: isolamento carcerario

Questa parola, che è diventata tanto pesante quanto triste, è un prestito integrale che la lingua inglese ci ha cortesemente concesso.
Deriva dall’unione della parola ‘lock’, che significa chiusura e ‘down’, che significa giù.                                                                                                                                É un vocabolo di origine americana di carattere specialistico con due significati. Il primo si collega alla misura temporanea di sicurezza con cui alcuni tra i detenuti più pericolosi venivano messi isolati in una cella.

Questa accezione deriva dal verbo ‘to lock somebody down’, cioè confinare qualcuno in cella, che si differenzia dal verbo ‘to lock somebody up o away’ che significa rinchiudere qualcuno in prigione.

La seconda accezione si collega con le situazioni di pericolo in cui, per problemi di sicurezza, viene impedito di entrare o uscire da un’area o un edificio. Da molti anni questo vocabolo è frequente nelle cronache americane a causa delle (purtroppo) ricorrenti sparatorie di massa nelle scuole o edifici pubblici.

Ognuno di questi luoghi possiede infatti un lockdown protocol o procedures da attuare in caso di activate shooter situation.

Il temibile vocabolo è entrato nelle nostre vite in modo prepotente però dal gennaio del 2020, momento in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha iniziato ad utilizzare la parola lockdown per indicare le misure di contenimento per il Covid-19 attuate a Wuhan in Cina.

#Forse non tutti sanno che …

Credits: Treccani.it

Il termine è diventato a tutti gli effetti un neologismo e per questo è stato inserito nella apposita sezione del vocabolario Treccani a partire dal maggio del 2020.
Durante le comunicazioni di governo non è mai stato utilizzato tale vocabolo, nonostante la sua già citata diffusione. La motivazione è data dal fatto che per tradizione, nei comunicati ufficiali, sono sempre preferiti vocaboli italiani o romanzi piuttosto che vocaboli stranieri.

Per questo motivo è spesso adottato il termine ‘misura di contenimento’ anche se l’unica parola che potrebbe rendere efficacemente nella nostra lingua il significato di lockdown è ‘confinamento’. Se infatti pensiamo che ‘confinare’ significa costringere qualcuno a stare in un luogo chiuso, separato, ci rendiamo conto di quanto calzi a pennello con la descrizione di quanto abbiamo vissuto.

#COPRIFUOCO: spegnere ogni fiamma per prevenire incendi

Anche questo termine può tranquillamente dare la mano a quello trattato precedentemente.
Viene dall’unione tra la parola coprire e la parola fuoco. L’etimologia deriva da un’usanza medievale attuata in alcune città in cui, per prevenire gli incendi, veniva imposto lo spegnimento di ogni tipo di fiamma usata sia per il riscaldamento che per l’illuminazione durante le ore notturne.
In questo modo si cercava di ridurre il rischio di incendi accidentali che molto spesso accadevano durante le ore notturne e che erano quelli che causavano più danni.
Per sua natura si collega notoriamente alle ore notturne, motivo per cui è stato largamente ripreso durante la seconda guerra mondiale.                                                            Durante questo periodo infatti vigeva l’obbligo dello spegnimento di ogni luce artificiale per ridurre al minimo ogni bagliore che sarebbe potuto essere utilizzato dai caccia bombardieri come bersaglio.

#LA SPERANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE: l’ultima dea che consola i moribondi

Credits: cultura.biografieonline.it – vaso di Pandora viene aperto

Anche questo proverbio appartiene alla schiera del leit motiv di questo periodo.
Ma da dove deriva?
La sua origine non è ben nota. Si sa che gli antichi romani affermavano che ‘la speranza è l’ultima dea’ per significare che la speranza è l’ultima dea che siede al capezzale dell’uomo morente.
Si fa infatti riferimento al mito della dea Speranza che rimaneva tra gli uomini a consolarli anche quando tutti gli altri dei avevano abbandonato la terra per recarsi sul monte Olimpo.

Secondo invece un’altra fonte il detto deriva dal mito greco del vaso di Pandora che, secondo la mitologia, conteneva tutti i mali del mondo.
Tale vaso fu donato a Pandora da Zeus che però aveva offerto il dono con la clausola che non dovesse mai essere aperto.
Pandora però, in seguito, a causa della sua immensa curiosità, non resistette e liberò quindi tutti i mali del mondo.

Pare che in fondo al vaso fosse rimasta solo la speranza che non aveva fatto in tempo, contrariamente agli altri, ad uscire prima che il vaso si richiudesse. Il mondo quindi diventò un luogo desolato e tremendo finchè Pandora non aprì nuovamente il suo dono per far uscire anche l’ultima dea, la Speranza.

L’augurio è che il tremendo vaso di Pandora targato anno 2020 si chiusa senza mai più aprirsi.

Continua la lettura con : Il DESIDERIO più GRANDE dei MILANESI per il 2021? La FINE del Covid

GIULIA PICCININI

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Nome omen: la mitologia dei draghi

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Drago Fafnir, Duilio Forte, 2010. Copertina: Drago Fafnir (http://www.atelierforte.com/blog/2010/09/27/fafnir-2/)

Nella mitologia norrena il drago custodisce il tesoro.
Nel ciclo dei nibelunghi c’è il Drago Fafnir, in islandese “colui che abbraccia” il tesoro, che alla fine viene ucciso da Sigfrido che si impossessa dell’anello. Ma prima di morire Fafnir ammonisce Sigfrido che l’anello sarebbe stata la sua rovina. E così inizieranno a uccidersi per l’anello del potere.

Tolken, che era uno studioso di miti norreni, nell’Hobbit riprende il tema del drago e dell’anello che interpreta come il potere. Il drago custodisce il potere e l’anello è ciò che scatena la guerra anche nel Signore degli Anelli.

Draghi ha passato tutta la vita dove si custodiva il tesoro. Ed è sempre stato custode dell’anello del potere. Ora vogliono andare tutti con lui, come se attraverso di lui tutti quanti potessero finalmente mettere le mani sul vero potere che non stati in grado di avere o di esercitare. Più che lui quello che tutti vogliono è il suo anello.

Se dovesse accadere quello che raccontavano i miti Draghi deve stare molto attento.

Continua la lettura con: Mario Draghi, il federalismo fiscale può aiutare i conti pubblici

Copertina: Drago Fafnir (http://www.atelierforte.com/blog/2010/09/27/fafnir-2/)

MILANO CITTA’ STATO 

 

IL MURALE che trasforma un palazzo in una LIBRERIA GIGANTE (immagini)

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Sembra una libreria gigante ma è un palazzo: scopriamo insieme la libreria a cielo aperto di Utrecht.

IL MURALE che trasforma un palazzo in una LIBRERIA GIGANTE (immagini)

# Il progetto iniziale prevedeva una faccina sorridente

Credits: sololibri.net

Sembra un grandissimo scaffale di una biblioteca, in realtà è un gigantesco murale ideato e realizzato da Jas Is De Man in collaborazione con Deef Feed. I due artisti hanno trasformato quella che era un’anonima facciata di un edificio in centro città in una libreria gigante.

L’idea di trasformare la parete del palazzo a tre piani è nata dagli inquilini dello stesso edificio, tra questi alcuni amici dell’artista Jas Is De Man. Il progetto iniziale prevedeva una grande faccina sorridente, ma una libreria si adattava decisamente meglio alla forma dell’edificio. Il murale, realizzato con la tecnica trompe l’oeil raffigura gli scaffali di una libreria che conservano alcune delle opere letterarie più belle mai scritte.

La trasformazione è sbalorditiva: i mattoncini hanno preso nuova vita e le finestre degli appartamenti ormai si mimetizzano tra i grandi titoli.

# I libri preferiti dei condòmini

Credits: siviaggia.it

I libri che troviamo a scaffale sulla splendida parete non sono libri scelti casualmente ma i preferiti degli abitanti della palazzina. L’artista prima di iniziare ha infatti domandato loro un elenco dei loro libri più amati che avrebbero voluto vedere dipinti.

Così quella che era una semplice facciata anonima di un palazzo come tanti diventa un mezzo per raccontare la storia di questo vicinato fatto di persone e culture da ogni parte del mondo. Questa parte della città di Utrecht infatti è popolata da comunità di culture diverse e l’artista ha voluto dare alla sua opera un grande valore di inclusione.

Lo dimostra anche la scelta dei titoli rappresentati tra cui troviamo Harr Potter di J. K. Rowling, Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, ma anche le opere di Khaled Hosseini e Jane Austen.

# Libri da tutto il mondo

Credits: collater.al

Nella libreria a cielo aperto troviamo titoli scritti in ben otto lingue diverse, con copertine coloratissime; su alcuni libri ci sono solo delle immagini, come quella del libro rosso che indica un cucchiaio, e altri sono invece posizionati in disordine, dal lato delle pagine un po’ come tutte le libreria che abbiamo in casa.
Tra le coste dei libri ne spicca una, la cui copertina è di un bel blu acceso con le scritte in oro, che reca il nome dell’artista Is De Man e l’anno di realizzazione, 2019.

Non è mancata poi sullo scaffale, la raffigurazione di un grande mappamondo, simbolo della multiculturalità che contraddistingue la comunità locale.

# Un’opera unica nel suo genere

Credits: collater.al

Quella di Utrecht rappresenta sicuramente un’opera unica nel suo genere, non solo per la bellezza del murale che aggiunge un enorme valore estetico al quartiere ma soprattutto per la scelta di rispettare e valorizzare il contesto culturale e sociale attraverso l’arte.

Per ammirarlo dovrete recarvi in città all’angolo tra Amsterdamsestraatweg e Mimosastraat, non dimenticate di portare con voi una macchina fotografica per poterlo immortalare.

 

Fonti:siviaggia.it

Continua la lettura con : 100 MURI di Milano messi a disposizione per gli STREET ARTIST

ARIANNA BOTTINI

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L’incantevole paese della PUGLIA dove si può comprare casa a UN EURO

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credits: filitalia.international IG

A Biccari, un piccolo paese in provincia di Foggia con poco più di 2.500 abitanti, le case sono messe in vendita a partire da 1 euro. La notizia fa il giro del mondo ed arrivano più di 9.000 richieste. Da dove nasce questa iniziativa?

L’incantevole paese della PUGLIA dove si può comprare casa a UN EURO

# La proposta: case in vendita a partire da un euro

credits: huffingtonpost.it

L’iniziativa parte dal primo cittadino, Gianfilippo Mignogna, al fine di combattere lo spopolamento costante che interessa Biccari, piccolo comune del foggiano, che ha visto negli ultimi anni, come tanti altri paesi italiani, la sua popolazione diminuire drasticamente.

Sono state quindi messe in vendita una quindicina di case abitabili, ma abbandonate e dimenticate. Ovviamente, quelle in vendita a un euro sono quelle che necessitano di una sistemazione, mentre quelle già pronte e che non hanno bisogno di alcun intervento arrivano a costare fino a 15mila euro.

# Più di 9.000 richieste arrivano da tutto il mondo

credits: thegundermangroup IG

Una proposta del genere non poteva di certo passare in sordina, la rivista Forbes e la CNN hanno pubblicato quest’annuncio scrivendo “non crederete quanto sia economico trasferirsi in questa cittadina da sogno!”.

Ed è così che oltre 9.000 richieste hanno raggiunto il Comune di Biccari, spingendo anche altri proprietari ad aderire al progetto, il “catalogo” infatti, prima composto solo da quindici abitazioni, sta aumentando. Molte richieste sono giunte da Stati Uniti, Irlanda e Belgio, ma anche da Argentina e Brasile, insomma gli stranieri, innamorati del nostro Bel Paese, non vogliono farsi scappare un’occasione simile.

# Altre iniziative del sindaco: le Bubble Room

credits: coopbiccari.it

Il sindaco Mignogna non è nuovo a iniziative del genere che puntano ad aumentare il turismo del paesino. Qualche tempo fa infatti ideò le Bubble-room, piccole case a forma di bolle semi-trasparenti realizzate a ridosso del lago Pescara e poco lontane dal centro abitato. Una bella iniziativa che ha contribuito ad aumentare i vistatori e che permette di dormire in mezzo alla natura, sotto le stelle ma a pochi passi da tutte le comodità cittadine.

L’intento dell’amministrazione comunale è quindi quella di fare uscire il Comune di Biccari dall’isolamento e creare nuove opportunità per il piccolo borgo. Mignogna ha affermato: “dobbiamo fare in modo che all’isolamento fisico non corrisponda anche un isolamento culturale e sociale”.

Fonte: esquire.com

Continua la lettura con: La moda delle MINI CASE in Italia: i 5 modelli più di successo, da quelle in LEGNO a quelle SU RUOTE 

CHIARA BARONE

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La STRADA più CORTA del MONDO: 2 metri e 5 centimetri

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Credits: r101.it

In un una piccola cittadina nel nord della Scozia c’è una strada da Guinness World Record. Ecco dove si trova.

La STRADA più CORTA del MONDO: 2 metri e 5 centimetri

# Bastano due passi per percorrerla tutta, ma quasi tutti ne ignorano l’esistenza

Credits: daily-echoed.com

Siamo a Wick, una piccola cittadina di circa 7.000 abitanti nel nord della Scozia, esattamente a Ebenezer Place. Qui si può vivere un’esperienza unica anche se brevissima, perché bastano letteralmente due passi per percorrere i due metri e 5 centimetri di lunghezza della strada più corta del mondo. Primato certificato dai giudici del Guinness World Records.

 
Ebenezer Place 1

I motivi per cui quei due metri e cinque centimetri sono spesso ignorati dai viaggiatori è che quel breve tratto di strada è inglobata nella più grande Union Street ed è occupata interamente dal portone di ingresso dell’Hotel Mackays.

# C’è solo un civico, quello dell’hotel sui cui è affissa la targa della via

Credits: largest-smallest.info

L’hotel al numero 1 di Ebenezer Place, primo e ultimo civico della strada, è stato costruito nel 1883 e affaccia direttamente sulla strada più corta del mondo. Il titolare dell’albergo non poteva certo immaginare che in futuro il suo edificio sarebbe stato protagonista di un record mondiale. Gli stessi turisti che ogni anno si recano in questo luogo per chiedere alla reception della struttura alberghiera dove si trovi Ebenezer Place, non si accorgono di averla attraversata un attimo prima.

Nel 1887, essendo la via occupata completamente dall’ingresso dell’hotel,  l’amministrazione comunale di Wick chiese di appendervi la targa per rendere visibile l’indirizzo. In quella data, la strada più corta del mondo, è stata inserita ufficialmente nei registri cittadini.

Fonte articolo: Si Viaggia

Continua la lettura con: Il VOLO AEREO più corto del mondo: un viaggio di 53 SECONDI

FABIO MARCOMIN

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Il PLOGGING: il nuovo SPORT SUPERTRENDY che migliora la città

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Credits: www.triplepundit.com

Si sta diffondendo in tutto il mondo il plogging, un’iniziativa svedese che dal 2016 unisce lo sport alla cura dell’ambiente che ci circonda. Si farà strada anche a Milano?

Il PLOGGING: il nuovo SPORT SUPERTRENDY che migliora la città

# Più in forma: fisico e città

www.madiventura.it

Parola che deriva dall’unione dei termini “running” e “plocka upp”, espressione svedese che significa “raccogliere”, il plogging è un esercizio ecologico che spinge le persone a raccogliere la spazzatura mentre fanno jogging o mentre camminano a passo svelto.

L’ideatore di questa attività è Erik Ahlström, un giocatore multisport che, dopo essersi trasferito a Stoccolma, ha iniziato a pulire i luoghi che frequentava facendo “sport della spazzatura”, diffondendo poi la sua routine in tutta la Svezia attraverso eventi popolari.

Oggi questo sport è diffuso in 100 paesi diversi e praticato da più di 20.000 persone.

# Il plogging può avere un grande impatto sulla nostra vita

Credits: www.triplepundit.com

Il 33% della popolazione esce per una corsa almeno 3 giorni a settimana e, se aggiungesse la raccolta rifiuti durante il suo percorso, potrebbe avere un grande impatto immediato sulla cura dell’ambiente.

Infatti, i plogger escono in strada con un sacco della spazzatura e raccolgono i rifiuti che trovano sul loro cammino, continuando a praticare sport.

# Prendersi cura di se stessi e della natura. Ecco i vantaggi

Credits: www.ohga.it

Con il plogging puoi prenderti cura sia di te stesso sia della natura che ci circonda.

Il nostro corpo trae beneficio dallo sport, acquisendo maggiore energia, tonificando i muscoli, rafforzando le ossa e bruciando calorie. Perché non incorporare la raccolta dei rifiuti dalla strada? Così facendo si riuscirebbe a dare “un extra all’attività” motoria, migliorando il territorio in cui si vive e prendendo maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali che ormai caratterizzano la nostra quotidianità.

Quindi, perché non ampliare questo nuovo sport in una Milano più green?

Fonte: www.ambientebio.it

Continua la lettura con: Milano tra le prime al mondo nell’INQUINAMENTO dell’ARIA. Le nostre 10 proposte per tornare a RESPIRARE

ALESSIA LONATI

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