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I 7 paesi dell’hinterland preferiti dai milanesi per comprare casa

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centrostudipim - Città Metropolitana di Milano

La scelta di andare a vivere fuori Milano è dettata principalmente da questioni economiche e dalla possibilità di avere metrature più ampie a parità di prezzo e più verde fruibile. Un recente studio di Casa.it ha individuato in quali comuni dell’hinterland si concentra maggiormente la ricerca dei milanesi. Scopriamo quali sono e i valori immobiliari medi rilevati nel 2024. 

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I 7 paesi dell’hinterland preferiti dai milanesi per comprare casa

#7 Paderno Dugnano: si punta sulla metrotranvia

comunepadernodugnano IG

Al settimo posto tra i paesi più ricercati per comprare casa nell’hinterland di Milano troviamo Paderno Dugnano. Comune di 47.375 abitanti, parte dell’area omogenea Nord Milano, nei prossimi anni sarà collegato alla città con la nuova metrotranvia da costruire tra Comasina M3 e Limbiate. Il prezzo medio per l’acquisto di un’abitazione è di 2.089 euro al mq.

#6 Cologno Monzese: il paese record per le fermate della metro

Credits: Liceo Artistico Brera – Murales Cologno Monzese

Al sesto posto troviamo Cologno Monzese, dove trova spazio il polo televisivo Mediaset, uno dei comuni con il maggior numero di fermate della metropolitana: Cologno sud, centro e nord. Fa parte della zona Adda Martesana, ha una popolazione di 46.890 abitanti e i valori immobiliari medi si attestano a 2.310 euro al mq.

#5 Abbiategrasso: il più esteso e tra i più economici comuni dei dintorni

Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso

Abbiategrasso è il comune dell’hinterland con la superficie più estesa, 47,78 kmq, per numero di residenti si piazza invece al 14esimo posto con 32.490. Al quinto posto tra quelli più ricercati per una casa fuori Milano, famoso per il suo Castello Visconteo di matrice duecentesca, è anche uno tra quelli più economici in classifica con un prezzo medio di 1.749 euro al mq.

#4 Rho: tra i comuni meglio collegati a Milano

Ph. @rho_nel_mondo

In quarta posizione c’è il comune di Rho, che con 50.598 abitanti è in quarta posizione anche tra quelli più popolosi dell’hinterland, dove il costo medio di un immobile è di 2.182 euro al mq. Ospita i nuovi padiglioni del quartiere fieristico di Milano e insieme a Milano ha condiviso l’area di Expo2015, oggi MIND. Servita dai treni regionali, suburbani e dell’alta velocità, oltre dalla fermata della linea M1, è tra i comuni meglio collegati della prima cintura.

#3 Cinisello Balsamo: 2.000 euro al metro quadrato con la metro nel mirino

Credits: wikipedia.org – Cinisello Balsamo

Sul terzo gradino del podio troviamo Cinisello Balsamo, il secondo comune più grande dell’hinterland di Milano con 74.700 abitanti. Il suo nome deriva dall’unione di Cinisello e Balsamo, unificati per formare un unico paese a nord di Milano. Il prezzo medio di vendita è di 2.090 euro al mq. Collegata con Milano con il tram 31, fra qualche anno con la M1 e in futuro un po’ più lontano con la M5. 

#2 Legnano: 1.700 euro al metro quadrato per la Manchester italiana collegata a Milano con il passante

Credits: malpensa24.it – Legnano

Conosciuta come “Manchester italiana”, sono nati qui i primi cotonifici di Krumm e di Costanzo Cantoni, per il suo palio e il Castello di San Giorgio, Legnano si piazza in seconda posizione tra i comuni più ricercati per comprare casa nell’hinterland. La popolazione è di 60.303 abitanti e in media si spende 1.765 euro al mq. Qui è nata anche la compagnia teatrale dei Legnanesi e la cassoeuola. Si trova a mezz’ora di distanza da Milano, alla quale è collegata da una linea suburbana. 

Leggi anche: 7 motivi che rendono LEGNANO una città ricca di SORPRESE

#1 Sesto San Giovanni: 2.700 euro al metro quadrato per la più ricercata dell’hinterland

Credits ganeshel IG – Sesto San Giovanni

La medaglia d’oro del comune dell’hinterland più ricercato per andare a vivere è Sesto San Giovanni, forse anche perché usciti dal confine di Milano sembra sempre di essere in città. Sede di una delle più grandi ed estese concentrazioni industriali d’Italia nel XX secolo, oggi i terreni delle ex acciaierie Falck sono al centro di una delle più grande riqualificazioni d’Europa, è anche il più popoloso paese dell’area extraurbana milanese con 78.604 residenti. Ottimamente connessa a Milano, con treno, metropolitana e bus, si paga in media 2.760 euro al mq per comprare casa.

Leggi anche: Il PROGETTO delle EX AREE FALCK è tutto da RIFARE: come potrebbe diventare

Continua la lettura: I TRE QUARTIERI di Milano dove le CASE si sono RIVALUTATE più del 20%

FABIO MARCOMIN

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Quando il grattacielo d’Italia era a Cesenatico

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Credits: vittorianodco IG

Sfidò la capitale finanziaria nel pieno del boom economico. All’epoca fu anche il grattacielo in cemento armato più alto d’Europa. Ecco la sua storia incredibile.

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Quando il grattacielo d’Italia era a Cesenatico

# In pieno boom economico Cesenatico era la Formentera dell’epoca

Credits: cesenanotizie.net

Tra gli anni ’50 e ’60, nel pieno del boom economico, Cesenatico era alla pari di Forte dei Marmi e Viareggio tra le mete più cool. In particolare la località romagnola era la Formentera dell’epoca, si recavano in vacanza i vip, i grandi calciatori, le star dello spettacolo e i primi personaggi della televisione italiana. Per questo motivo Cesenatico e la Riviera meritavano un’opera avveniristica, che connotasse la località e che fungesse da faro per i turisti.

# La sfida a distanza con Milano: doveva superare il numero di piani del Pirellone

Credits: Cesena di una volta FB

L’edificio fu iniziato nel 1957, mentre a Milano era già in corso da un anno la realizzazione del grattacielo Pirelli, e per il sindaco di Cesenatico fu una sfida nella sfida, una gara nella gara. Saputo dell’altezza del grattacielo Pirelli fermo a 32 piani, chiese per campanilismo all’ingegnere Berardi di non fermarsi a 31 come da progetto. E così fu: i piani diventarono 35, tre in più del Pirellone, di cui 30 destinati a uso abitativo, per un totale di 120 appartamenti e due piani di corpi tecnici e un investimento totale di 200 milioni di lire dell’epoca

L’esatta denominazione del grattacielo è “Condominio Marinella II” perché il Marinella I si trova a Milano Marittima e, pur presentando una struttura architettonica molto simile arriva solo a 90 metri. Il suo progettista, l’ingegner Eugenio Berardi, scelse il nome di Marinella in onore di sua moglie.

# Con i suoi 118 metri è stato il grattacielo più alto d’Italia. Oggi tra le torri residenziale è al terzo posto

Credits: ldn.travel IG – Grattacielo Cesenatico dal basso

Il “Condominio Marinella II” fu terminato nel 1958 e, con i suoi 118 metri di altezza, ha detenuto il primato dell’edificio più alto d’Italia per due anni strappandolo alla Torre Breda di Milano. Nel 1960 infatti, anno di completamento del grattacielo Pirelli, la capitale finanziaria italiana si riprese il record. Oggi è il 19° grattacielo più alto del Paese, uno degli edifici in cemento armato più alti oltre a essere al terzo posto come torre residenziale

Tra il 2003 e il 2009 si sono svolte importanti opere di riqualificazione e consolidamento. Una curiosità: da rilevamenti topografici e satellitari effettuati durante lo studio dei lavori di ristrutturazione, nonostante i 60 anni di età, è emerso che il grattacielo è perfettamente dritto.

Continua la lettura con: La METROMARE, la metropolitana della riviera romagnola: fermate attuali e nuove estensioni

FABIO MARCOMIN

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Arriva il super treno a idrogeno: questa la sua velocità

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genos_nono IG - Cinova H2

Presentato alla fiera internazionale InnoTrans 2024 a Berlino, questo convoglio di nuova generazione rappresenta un notevole passo avanti nella mobilità sostenibile. Scopriamo come è progettato, come funziona e le prestazioni che può raggiungere.

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Arriva il super treno a idrogeno: questa la sua velocità

# Il treno veloce che arriva dal futuro

genos_nono IG – Cinova H2

Presentato all’InnoTrans 2024 di Berlino, Cinova H2 è il primo treno ad alta velocità alimentato a idrogeno della Cina, prodotto dalla CRRC Qingdao Sifang. Si caratterizza per un design aerodinamico ed elegante, con esterni realizzati in materiali leggeri e resistenti, il tutto pensato per ridurre la resistenza dell’aria e ottimizzare l’efficienza energetica.

genos_nono ig – Interno Cinova H2

Le carrozze offrono un ambiente moderno e spazioso, con ampie sedute ergonomiche e finestrini panoramici, e possono ospitare oltre 1.000 passeggeri.

Antoine Guy-Twitter – Cinova H2 schermi interattivi

Il convoglio è dotato di tecnologie avanzate come display informativi interattivi e sistemi di illuminazione intelligenti, offrendo ai viaggiatori un’esperienza sicura e tecnologicamente all’avanguardia​.

# Come funziona il sistema a celle di idrogeno

rollingstockworld.com – Antoine Guy/X – Caratteristiche treno

Il treno sfrutta un avanzato sistema a celle a combustibile a idrogeno, capace di generare energia elettrica attraverso una reazione chimica tra idrogeno e ossigeno: l’unico scarto prodotto è l’acqua pura. I motori sono alimentati dalle celle, mentre l’energia in eccesso viene immagazzinata in batterie per mantenere prestazioni elevate. Il riscaldamento e il raffreddamento dell’ambiente interno avviene tramite il sistema di recupero di calore e acqua, consentendo la massima efficienza anche nei mesi freddi e un’operatività con costi energetici ridotti​.

# 1.200 Km con una sola ricarica, raggiunge i 200 Km/h

Kirill Balberov-1520today – Cinova H2

Il Cinova H2 non punta solo alla sostenibilità e al comfort, ma anche alla velocità di ricarica e di viaggio. Le celle ad idrogeno utilizzate hanno una potenza di circa 960 kW che garantiscono al convoglio un’autonomia di ben 1.200 km con una sola ricarica di idrogeno, che si completa in appena 15 minuti, e di raggiungere la velocità massima di 200 km/h. Prestazioni competitive con i treni tradizionali, ma con il vantaggio di poter essere utilizzati anche su linee non elettrificate, come programmato in Lombardia sulla linea Brescia-Iseo-Edolo per la fine del 2024, contribuendo alla decarbonizzazione del trasporto ferroviario, ogni convoglio consente una riduzione del consumo di CO2 di ben 730 tonnellate, e migliorando l’efficienza del trasporto pubblico nelle aree poco servite.

 

FABIO MARCOMIN

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…e poi ti dicono che c’è anche lo sciopero dei mezzi

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No, non è la mia giornata. 

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Continua con: Stai aspettando la 68 dopo i tagli di ATM

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Il «Camden Town» di Milano: il mercatino più colorato della città

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manu_smart_life IG - Campagnolo Milanese

Ricorda le antiche botteghe di quartiere, ma anche le ambientazioni che si possono ritrovare nei caratteristici mercatini londinesi di Camden Town. Dove si trova, come è fatto e cosa si può trovare al suo interno.

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Il «Camden Town» di Milano: il mercatino più colorato della città

# Come essere a Camden Town, in un tripudio di colori

lilianagorla IG – Ingresso Campagnolo Milanese

In zona Lorenteggio c’è un mercatino che potrebbe trovarsi tranquillamente a Camden Town, Londra, per il suo stile particolare e i suoi colori accessi: il mercatino Campagnolo Milanese. Si è accolti da una volta di lucine colorate, il pavimento esterno è rosso, anche le sedie ai tavoli hanno colorazioni diverse, ci sono ceste di vimini appese, bancarelle con tendoni a righe, piante e fiori. Raggiungibile ancora più facilmente dopo l’apertura della fermata Bolivar sulla M4, è un ambiente pensato per chi ama fare acquisti all’aperto, in un contesto che ricorda le antiche botteghe di quartiere. 

# Un punto di riferimento per chi cerca prodotti freschi e stagionali

Questo mercatino offre una vasta gamma di prodotti che va dalla frutta e verdura ai fiori recisi, un punto di riferimento del quartiere per chi cerca prodotti freschi e stagionali. Ideale per fare una spesa sostenibile, in autunno si possono trovare ad esempio zucche e tartufi, mentre nella cella frigorifera prodotti come pesto e formaggi. È anche un’opzione interessante per chi è alla ricerca di cibo vegetariano e vegano, con piatti a base di polpette vegetali, riso e altre specialità stagionali, disponibili in un piccolo negozietto. C’è anche un angolo dedicato al verde. I banchi si dividono per fasce di prezzo: 1,98 euro, 2,48 euro e 3,98 euro al Kg.

# All’ora di pranzo si può anche rimanere a mangiare 

manu_smart_life IG – Campagnolo Milanese

Aperto dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 19:00, questo angolo verde è perfetto per una pausa pranzo alternativa, grazie alla possibilità di gustare un piatto personalizzato scegliendo tra gli ingredienti disponibili nelle bancarelle o nella ricca proposta di salato e dolce del corner gastronomia. Si può consumare direttamente al mercato accomodandosi in uno dei tavolini colorati oppure richiedere l’asporto.

Indirizzo: Via Tagiura 19

Spunto: milanohafame IG

FABIO MARCOMIN

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Il reticolo record dei binari di Milano: dove si trova, perché è così

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Gruppo Fb - Marco Nongio Nicola - Groviglio tram

Un groviglio di binari del tram che è diventato un marchio identificativo dell’intera area. Ecco dove si trova e a cosa serve.

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Il reticolo record dei binari di Milano: dove si trova, perché è così

# L’intricato groviglio di binari del tram di corso XXII Marzo

Tram Piazza Cinque Giornate

All’incrocio di uno degli assi di forza che entrano in città da est, corso XXII Marzo che prima ancor è viale Corsica, si trova un groviglio di binari da record. In piazza Cinque Giornate passano infatti diverse linee di tram, che poi proseguono su corso di Porta Vittoria e viale Montenero da un lato e viale Premuda dall’altro. Anche l’incrocio su corso di Porta Vittoria presenta una fitta ragnatela di binari, pur se non così complessa. Ma perchè sono così tanti e perché si intersecano così?

# I deviatoi verso viale Monte Nero e viale Premuda

Fabio Mastellone FB – Binari tram in corso XXII Marzo

Su corso XXII marzo transitano il 12 e il 27, su corso di Porta Vittoria anche il 19, su viale Montenero il 9 e su viale Premuda il 9 e il 19. I numerosi binari presenti all’incrocio, in questo caso su corso XXII marzo, servono sia per il transito del servizio regolare delle diverse linee ma anche come deviatoi. Ne sono presenti due: il primo con svolta a sinistra verso viale Monte Nero ed il secondo verso destra per viale Premuda, come si può vedere dalla foto scattata da Fabio Mastellone.

# Vengono utilizzati per deviare i tram diretti in centro

Gruppo Fb – Marco Nongio Nicola – Groviglio tram

I deviatoi vengono azionati dai graduati del Controllo Esercizio in caso di interventi sulla rete, che richiedono un’interruzione del servizio su una specifica tratta, o in caso di manifestazione che interessano il centro città. In queste occasioni, invece di far proseguire la marcia del tram sul percorso prestabilito, si possono deviare le linee in servizio: il 12 (Cimitero Maggiore-viale Molise) e il 27 (piazza Fontana-viale Ungheria) su viale Monte Nero/Lamarmora, il 19 (piazza Castelli-Lambrate FS M2) da viale Premuda.

Spunto: Gruppo Fb “I tram di Milano”

FABIO MARCOMIN

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L’ «Arena del Futuro»: in Lombardia l’autostrada che ricarica i veicoli mentre la percorrono

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Ideogram Ai - Carica a induzione

Una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il modo di ricaricare i veicoli elettrici, senza dover fermarsi a una colonnina. Scopriamo i vantaggi e limiti attuali e a che punto siamo con la sperimentazione.

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L’ «Arena del Futuro»: in Lombardia l’autostrada che ricarica i veicoli mentre la percorrono

# Nell’Arena del Futuro si sperimenta la ricarica a induzione

Circuito Arena del Futuro

Nell’ambito del progetto innovativo “Arena del Futuro”, si svolgono test avanzati sulla tecnologia di ricarica ad induzione per veicoli elettrici, nota come DWPT (Dynamic Wireless Power Transfer). Questa pista di prova ad anello, estesa per circa un chilometro e alimentata da una potenza elettrica di 1 MW, è situata in un’area privata che si collega all’autostrada A35 Milano-Brescia.

Si tratta di uno dei progetti più avanzati di sperimentazione a livello internazionale nel suo genere. Coordinato da A35 Brebemi e Aleatica, coinvolge un ampio network di aziende e istituzioni di spicco nel settore. Tra i partecipanti figurano nomi rinomati come ABB, Electreon, IVECO, Mapei, Pizzarotti, il Politecnico di Milano, Prysmian, Stellantis, TIM, FIAMM Energy Technology, oltre a importanti università come Roma Tre e Parma, e enti pubblici come i Vigili del Fuoco e il Ministero dell’Interno – Polizia Stradale.

# La tecnologia del Wireless Power Transfer

brebemi.it – Come funziona il sistema di ricarica wireless

Questa tecnologia di ricarica per veicoli elettrici permette di alimentare i mezzi in movimento, grazie a corsie speciali dotate di spire collocate sotto l’asfalto che trasferiscono energia direttamente durante il transito. Inoltre, è possibile ricaricare i veicoli anche mentre sono parcheggiati, attraverso un sistema chiamato Static Wireless Power Transfer. In entrambi i casi, i veicoli devono essere equipaggiati con un ricevitore in grado di raccogliere l’energia generata, utile sia per alimentare il motore sia per ricaricare la batteria​

# Un sistema di mobilità che sfrutta connettività 5G e intelligenza artificiale

Ricarica wireless

Un sistema di mobilità progettato per garantire “zero emissioni” mediante l’integrazione di diversi elementi: asfalto, centraline, cavi e veicoli elettrici. Questa rete è potenziata dalla connettività 5G e da applicazioni basate sull’intelligenza artificiale, che facilitano lo scambio di informazioni sul traffico e altre comunicazioni tra il veicolo e le piattaforme di gestione. Queste tecnologie contribuiscono a garantire la sicurezza in caso di emergenze, rendendo il sistema più reattivo e efficiente.

Fiat 500 sul circuito “Arena del futuro”

Attualmente sono di tre tipologie i veicoli testati sul circuito: una Fiat 500, una Jeep Renegade e un autobus Iveco. 

# I vantaggi della tecnologia e i limiti attuali

A che punto siamo. I primi test si sono tenuti a dicembre del 2021, a cui ha seguito nel giugno 2022 la presentazione ufficiale della tecnologia. Le prime analisi hanno rivelato diversi vantaggi legati alla ricarica per induzione. Tra questi si evidenziano:

  • una maggiore efficienza energetica del veicolo grazie alla possibilità di ricaricarsi durante il movimento;
  • una diminuzione delle dimensioni delle batterie senza compromettere la capacità di carico di merci e passeggeri;
  • un allungamento della vita utile delle batterie, poiché si eviterebbero picchi di ricarica dannosi.

Non mancano però problemi o limiti, siamo pur sempre in una fase di sperimentazione, tali da rendere questa tecnologia al momento non implementabile su larga scala e quindi commercializzabile, come ha spiegato da Gianluca Bertazzoli, direttore di E-mob, nel podcast “Processo alle auto elettriche” su Corriere.it: 

  • Il costo elevato: “l’installazione costa un milione di euro al chilometro, e siccome un’auto assorbe poca elettricità, occorrerebbe infrastrutturare praticamente l’intera rete stradale.”
  • Un possibile danno per la salute dei cittadini: “L’altro problema è collegato all’assorbimento di onde elettromagnetiche da parte dei passanti, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate”.

In futuro non servirà più collegare il cavo alla colonnina per fare il pieno di energia elettrica?

Continua la lettura con: «Via i caselli» sulla Milano-Torino: le 4 grandi innovazioni all’orizzonte per l’autostrada del futuro

FABIO MARCOMIN

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Le 7 cose più buone che si possono assaporare a Milano

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la_cucina_verde_di_arcangela ig - Ministra di zucca alla milanese

Benvenuti alla scoperta dei sette fra i cibi e le pietanze più gustose della cucina lombarda e milanese, fra le quali anche alcune sconosciute ai più…buon appetito!

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Le 7 cose più buone che si possono assaporare a Milano

#1 La michetta

rugol_milano IG – Michetta

Tutto o quasi in cucina parte dal pane e Milano non fa eccezione. La leggenda narra che ai tempi dell’impero austroungarico i nostri cugini a nord est delle Alpi, di stanza da queste parti per corsi e ricorsi storici, non amassero particolarmente il pane sbricioloso che si consumava all’epoca a Milano e questo fu il motivo per cui fecero in modo di diffondere un panino morbido e internamente molliccio a forma di rosa. Ma a causa della maggiore umidità di queste latitudini rispetto alla fredda Austria i prestinai locali tolsero la parte interna, dando così i natali alla prima vera michetta, il cui termine è un mix fra la micca (in dialetto ‘briciola’) milanese e il kaisersemmel austriaco. Nel 2007 la michetta milanese è stata consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi in seguito al conferimento del riconoscimento De.Co (Denominazione Comunale).

Leggi anche: Che fine ha fatto la michetta milanese?

#2 L’ossobuco

Credits: kung-food – Ossobuco alla gremolada

Il suo nome deriva dal lombardo ossbus (osso bucato), a indicare la parte del vitello che viene utilizzata per prepararlo. Trattasi infatti degli stinchi di vitello con dell’ottima carne morbida ai lati dell’osso e soprattutto il midollo, che gli conferisce quel sapore così delizioso e particolare amatissimo dai palati locali e non solo. Molto spesso l’ossobuco è accompagnato da una porzione di riso che ne fanno un alimento completo fra mix di carboidrati e proteine. Perché l’ossobuco sia degno della tradizione contadina, inoltre, ricordiamo che deve essere stato nutrito solo a latte e non deve superare i due quintali e mezzo di peso. Vietato poi dimenticarsi della gremolada, ovvero il condimento finale ottenuto da un trito di prezzemolo, aglio e scorza di limone.

Leggi anche: I SETTE “PIATTI della NONNA” che i milanesi amano di più

#3 I mondeghili

Credits nonnaemiliamodernatrattoria IG – Mondeghili

Restiamo sul tema carne, che in Lombardia per ovvi motivi la fa da padrone. E anche qui affondiamo le radici in dominazioni straniere ma in questo caso lasciamo da parte l’Impero austro-ungarico e sbarchiamo in Spagna, il cui regno caratterizzò la storia di Milano dalla metà del XVI sino al XVIII secolo. Il termine mondeghili deriverebbe infatti dal castillano albondingas, ovvero le polpette. Che dalle nostre parti sono rigorosamente di manzo e salsiccia di fegato, mortadella, pane ammollato in latte, uovo, aglio e noce moscata. Tradizione recita che debbano esser fritti nel burro rosso ottenuto con scalogno, vino rosso, pepe e aceto di vino bianco.

Leggi anche: I 7 piatti scomparsi della cucina lombarda

#4 La büsèca

Trippa

Trascrizione dialettale di un piatto tipico a base di trippa e fagioli, le origini di questa pietanza come spesso accade sono umili e di derivazione contadina/operaia. I primi consumatori di queste frattaglie in brodo cotte in un po’ di salsa di pomodoro erano i carrettieri che lavoravano lungo i navigli e che, specialmente d’inverno, ritrovavano le energie grazie a una scodella calda di büsèca. Un piatto decisamente amato della tradizione meneghina, forse anche troppo, tanto che un secolo fa gli stessi milanesi a un certo punto venivano apostrofati come busecconi ovvero “mangia-trippa”.

#5 I rostin negàa

laspiga629 IG – Rostin negàa

Restiamo sul dialetto e torniamo a parlare del vitello con questo piatto dal nome oltremodo curioso. I rostin negàa sono letteralmente ‘arrostini annegati’ e si riferiscono ai nodini di vitello rosolati nel burro con pancetta e rosmarino e cotti poi nel brodo di manzo, verdure e vino bianco. Fiamma al minimo, tempi lunghi e chiusura ermetica sono gli ingredienti essenziali per l’ottimale riuscita di questo piatto. Una volta questi arrostini venivano preparati nello stuin, un tegame basso in rame munito di coperchio pesante. E qui l’abilità del cuoco o delle mamme addette al pranzo di famiglia stava nell’operazione di controllo dei succhi rilasciati dalla carne grazie al sollevamento calcolato del coperchio: perché non era affatto semplice mantenere l’equilibrio tra l’umido, il lesso e il brasato.

#6 La minestra di zucca

la_cucina_verde_di_arcangela ig – Ministra di zucca alla milanese

La minestra o zuppa di zucca alla milanese è assieme alla cassœula il piatto di origine popolare per antonomasia, particolarmente diffuso nelle campagne che oltre a dare l’energia necessaria per lavorare la terra era un primo che poteva adattarsi a tutte le stagioni. Oggi si prepara con pasta corta o riso, zucca lessata, frullata e unita a un mix di latte e acqua, poi a fine cottura si aggiunge il Grana Padano grattugiato che dona ulteriore cremosità. Excursus sul vino: questa pietanza si abbina a un Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese.

Leggi anche: La Gastro-Parade: i PIATTI TIPICI di Milano più AMATI dai MILANESI

#7 La barbajada

Credits: nonnapaperina.it – Barbajada

Come non concludere con il dolce? Ecco a voi la barbajada, il dessert a metà tra una cioccolata calda e un dolce al cucchiaio concepita nel 1778 da Domenico Barbaja, impresario teatrale e fondatore di un famoso Caffè a due passi dalla Scala, il cui dolce è stato molto in voga durante la prima metà dell’Ottocento.. Si prepara con latte, caffè, cioccolato, zucchero e panna in proporzione più o meno densa. Una botta di energia (e calorie) di cui la Milano bene è andata pazza fino agli anni Trenta del Novecento e che oggi è (quasi) introvabile. Esattamente come la Michetta, anche la barbajada è stata insignita dalla Denominazione Comunale del 2008.

Per il conto in cassa… Grazie!

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CARLO CHIODO

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I due borghi dell’Hinterland di Milano considerati tra «i più belli d’Italia»

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Credits: cristinanasi IG - Cassinetta di Lugagnano

A 30 minuti dal centro città ci sono due borghi inseriti nel prestigioso elenco nazionale dei borghi più belli d’Italia. Andiamo alla scoperta dei loro tesori.

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I due borghi dell’Hinterland di Milano considerati tra «i più belli d’Italia»

#1 Morimondo, il borgo famoso per la sua abbazia cistercense e la cascine immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino

Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)

Il borgo di Morimondo, a 30 minuti dal centro di Milano è famoso per la sua abbazia cistercense, la cui costruzione è iniziata alla fine del 1100 e che prende il nome dall’abbazia di Morimond a Digione.

Credits: Gippi75 IG

Immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino  ospita ben 14 cascine, molte delle quali di derivazione diretta dalle grange fondate dai cistercensi, come Fallavecchia, Fiorentina, Monte Oliveto, Coronate, Basiano, Ticinello, altre sono diventate agriturismi.

 

Leggi anche: 5 + 1 primati e curiosità su MORIMONDO, il comune del “distanziamento sociale”

#2 Cassinetta di Lugagnano, il borgo delle “ville di delizia”

Credits: ale_tropea IG – Cassinetta di Lugagnano

Anticamente diviso in due borghi, i nuclei urbani di Cassinetta e Lugagnano sono situati sulle rive opposte del Naviglio Grande e collegati tra di loro da un ponte a schiena d’asino. Famoso per le “ville di delizia”, le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi: Trivulzio, Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini. 

Credits: tripadvisor – Chiesa Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate

Da vedere anche la chiesa di origine quattrocentesca, rimaneggiata nel Settecento, di  Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate.

 

Leggi anche: I 7 piccoli BORGHI più BELLI del NORD Italia

Continua le lettura: Il BORGO più BELLO d’Italia si trova a UN’ORA da Milano

FABIO MARCOMIN

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10 differenze della Milano di oggi con la Milano degli anni Novanta

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Anche a un sito proiettato al futuro capita di voltarsi dietro le spalle. E’ un attimo e ritorna in mente la Milano degli anni novanta, quando tutto sembrava possibile.

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10 differenze della Milano di oggi con la Milano degli anni Novanta

#1 Sono spariti i modellari

Chi faceva l’università negli anni novanta si ricorda della leggenda dei modellari. Erano i driver che portavano auto le modelle ai vari appuntamenti. Ci mettevano l’auto, pagavano la benzina, offrivano pranzi e aperitivi, senza ricevere una lira. Perchè lo facevano? Per i benefits (e per i soldi che gli davano i locali per portare le modelle). Anche se siamo fuori dal giro pare che siano spariti.

#2 Non si va più in discoteca

Forse in qualche modo legata con la scomparsa dei modellari c’è la crisi delle discoteche. Negli anni novanta per rimorchiare non c’era Facebook, internet era agli inizi, non restava che provarci in discoteca. La Milano degli anni novanta aveva queste code infinite fuori dalle discoteche e dentro c’era una ressa assurda. Un paio di generazioni hanno bruciato così i loro anni migliori.

#3 La tecnologia era all’età della pietra

All’inizio degli anni novanta si festeggiava ancora la grande invenzione del telefono senza fili in casa. Al posto di internet c’era il televideo. Poi sono apparsi i primi cellulari: pesavano dieci chili con un’autonomia di 5 minuti. Quindi ecco il web, con siti che si caricavano in mezzora e motori di ricerca, come Altavista, in cui apparivano pagine e pagine di link pornografici.

#4 E’ sparito il locale con i telefoni sui tavoli in zona viale Umbria

Sembrano passati secoli. Ma in Zona Umbria, non lontano dal vecchio Plastic (altra differenza, a quei tempi era in quella zona), c’era un bar supertrash. Si entrava e c’erano i tavolini numerati con sopra il tavolo un telefono. Serviva per mettersi in contatto con un altro tavolo se si vedeva qualche ragazza interessante. Praticamente aveva anticipato Facebook ma non ci capiva niente di business.

#5 Non c’è più il mito dell’interrail

Spazzato via dai voli low cost. A quei tempi andare in aereo era riservato ai figli di papà.

#6 Si andava sempre in pizzeria

Di etnico c’erano i cinesi, qualche giapponese e messicano. Il resto erano pizzerie e ristoranti italiani.

#7 I bambini giocavano a pallone in strada

Come causa di incidente stradale il selfie ha preso il posto del pallone.

#8 La musica era piena di chitarre

Dai Grunge al British Pop, di Oasis, Blur e primi Radiohead. Il trionfo delle chitarre, tastiere evanescenti, sassofono ucciso alla fine degli anni ottanta. E si faceva ancora musica seria.

#8 Si guardava MTV H24

Credits: sikiproduction.it
TRL-Mtv

Appena si tornava a casa la prima cosa che si faceva era accendere la tv su MTV. Era un mito, video a go gò e programmi che hanno segnato una generazione, come le code in Piazza del Duomo per TRL.

#9 L’economia cresceva ogni anno

Niente austerity, appena un anno di crescita negativa, in cui sembrava fosse arrivato il Medio evo. Per il resto boom costante, ogni anno qualche bella notizia con paesi tornati alla libertà, borsa a pieni giri fino alla follia delle dot com: bastava mettere in piedi un sito per sognare i miliardi.

#10 Milan e Inter spadroneggiavano in Europa

fifa club world cup
San Siro Curva Milan

Milano era il centro del mondo. Anche per lo sport. Milan e Inter spadroneggiavano in Europa, più il primo della seconda a dire il vero. I migliori giocatori del mondo venivano da noi, ai mondiali partivamo sempre come favoriti. Anche nel basket dominavamo. Tutti volevano venire in Italia e Milano era la città dei sogni.
E’ stato un decennio spettacolare. Dipende da noi aprire la strada a tempi ancora migliori, non solo nello sport.

Continua la lettura: La mitica scena musicale milanese degli anni novanta

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Atlantide esiste davvero in Italia: la «città sommersa» nel Tirreno

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Credit: @baiasommersa

Atlantide, l’isola leggendaria sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone. 

Nessuno saprà mai se l’Atlantide di cui parlava Platone esista davvero, ma c’è una piccola Atlantide, sotto le acque del Tirreno, che non ha mai lasciato alcun dubbio sulla sua esistenza. 

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Atlantide esiste davvero in Italia: la «città sommersa» nel Tirreno

# L’antica Baia 

Credit: romanoimpero.com

L’antica Baia era una lussureggiante città romana, luogo di villeggiatura di molti nobili che passavano qui le vacanze in completo relax a mollo nelle calde acque termali, famose per i tanti benefici. Costituita da numerose ville monumentali, era ritenuta un paradiso per l’ozio, il luogo perfetto per divertirsi e perchè no, destinazione ambita per numerose fughe amorose.

Baia era però anche famosa per la cultura che contraddistingueva i letterati e i filosofi che qui risiedevano. 

# La leggenda

Credit: @baiasommersa

Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, il nocchiere di Ulisse, che qui fu sepolto ma, leggenda a parte, non ci sono dubbi che il nome latino Baiae derivi dal termine “Balineae”, ossia bagni pubblici.

Come raccontano le prime testimonianze il primo nome della città, quello greco, fu Philopolis, perché città consacrata alla dea Venere. 

Fu allora una città evoluta, luogo di cultura, di arte e di edifici suntuosi finchè un giorno iniziò un violento bradisismo e il mare venne a coprire completamente la pianura in cui sorgeva la maggior parte della città. 

#La città sommersa 

Credit: @viaggistraordinariit

Nella baia di Pozzuoli, presso la piccola cittadina di Baia, esiste una vasta zona archeologica che molti ricordano per il Parco Archeologico delle Terme di Baia ma c’è una cosa, ancora più speciale, che contraddistingue questa zona: a causa del fenomeno bradisismico il mare ha sommerso e incredibilmente conservato molti edifici del periodo romano. 

La città sommersa di Baia è una frazione del comune di Bacoli, in provincia di Napoli, ed è situata presso l’area marina protetta dei Campi Flegrei, istituita nel 2002. 

L’area dei Campi Flegrei è interessata da secoli da fenomeni di Bradisismo, ovvero dei lenti movimenti di sollevamento (bradisismo negativo) o di abbassamento (bradisismo positivo) del terreno in aree localizzate della crosta terrestre. 

È proprio per questo fenomeno che il parco sommerso di Baia si trova sottacqua: negli ultimi 2000 anni infatti, il fenomeno ha causato un inabissamento della costa di 6-8 metri.   

# L’impero romano sott’acqua

Credit: @baiasommersa

I primi reperti sono stati rinvenuti negli anni Venti, ma solamente nel 1980 ci fu il primo scavo archeologico subacqueo.  

Oggi, il parco sommerso di Baia ospita il ninfeo di Punta Epitaffio, una sala per banchetti risalente all’epoca di Claudio le cui statue, recuperate dai fondali, sono conservate ora nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei ma non solo. 

A costellare i fondali ci sono diverse sculture, affreschi e numerose colonne, il tutto in ottimo stato. 

Osservare questo spettacolo dal vivo è possibile e per farlo, ovviamente, bisogna immergersi. 

Una volta sott’acqua lo spettacolo è da togliere il fiato: sculture, mosaici, colonne e affreschi sono lì, uno dopo l’altro, quasi intatti, come se il tempo si fosse fermato. 

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Scoperta una PIRAMIDE SOTTOMARINA: si tratta di ATLANTIDE?

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il “parco giochi più bello della Lombardia” è sopra la metro di Milano

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lorenamambretti IG - Viale Argonne

L’apertura delle prime sei fermate della M4 è stata l’occasione per l’inaugurazione di uno dei parchi giochi più belli della Lombardia. Vediamo come è stato realizzato e la suddivisione degli spazi.

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Il “parco giochi più bello della Lombardia” è sopra la metro di Milano

# Un chilometro di parco giochi 

Planimetria parco

Viale Argonne, una delle arterie storiche di Milano, è stato oggetto di un progetto di riqualificazione che ha interessato sia la superficie che il sottosuolo. Nel sottosuolo, si trova il passaggio della nuova linea metropolitana blu. In superficie, invece, sorge uno dei parchi giochi più belli della Lombardia. Il responsabile del progetto Giovanni Pirro ha sottolineato come oggi non sia più possibile concepire la realizzazione di un’opera, specialmente in una grande città, senza tenere conto dell’impatto ambientale e della qualità della vita dei cittadini. Lo stesso è successo durante la pianificazione della fermata della metropolitana Argonne, con il viale soprastante arricchito con un grande parco giochi adatto a tutte le età e a diversi gusti lungo circa 1 km, affiancato da strade che scorrono in entrambi i sensi di marcia: una corsia da un lato del parco e l’altra corsia dall’altro lato. È stata inoltre ricreata la vegetazione ornamentale, sopra il tunnel ferroviario, con 13 diverse specie arboree di media taglia e 10 specie arbustive.

# Utilizzato un materiale speciale per la pavimentazione dell’area

A realizzarlo la stessa Webuild, che sta completando la M4 fino a San Cristoforo Fs, che ha siglato una partnership con il Politecnico di Milano per progettare un materiale speciale per la pavimentazione dell’area. Si tratta di una mescola cementizia in grado di rendere il suolo drenante, permettendo il completo assorbimento dell’acqua piovana.

# Da Piazzale Susa a Piazza Acquabella

Maps – Parco viale Argonne

Il parco si estende da Piazzale Susa ai confini con Piazza Acquabella e tutte le sue aree sono recintate, garantendo ai bambini un ambiente di gioco sicuro e tranquillo. Lungo tutta la striscia del parco corre una pista ciclabile, in entrambi i lati, che i bambini possono utilizzare anche per giocare con monopattini e roller. Inoltre, non mancano tavoli e panchine per chi desidera rilassarsi.

# Campetti da calcio, pallavolo, basket e persino bocce e il “giga frisbee”

Credits: metrom4.webuildgroup.com
Parco Angonne

Il parco offre giochi adatti a tutte le età: dispone di un’area dedicata ai bambini da 0 a 3 anni e di spazi per i bambini più grandi. Inoltre, ci sono un campo da calcio di 29 metri e un’area dove si può giocare a basket e pallavolo. 

Il parco giochi include anche un campo di bocce, aree attrezzate con tavoli da ping pong e una zona fitness. Ogni attrezzo nella zona fitness è dotato di un QR Code che consente di scaricare una guida per gli esercizi. 

Credits: booking.com – Parco Argonne

Al centro spicca la struttura ludica più attrattiva, il “Giga Frisbee”, un gioco di arrampicata in rete di corda con due cerchi di acciaio tubolare. Il diametro è di 16 metri, mentre l’altezza massima è 2,80 metri. 

Continua la lettura con: Milano ha il parco periurbano più grande d’Europa

Articolo di BEATRICE BARAZZETTI aggiornato dalla redazione

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Il nuovo 28: il progetto del futuro tram milanese

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Credits: www.dezeen.com

Nel 1928, il Tram Ventotto rivoluzionò il parco tranviario milanese. Ad oggi, i tram iconici di Milano ancora in circolazione sono 125 e conservano la propria immagine originale, combinandola con aspetti tecnologicamente innovativi. Ma Tedeschi, un famoso designer italiano, ha progettato un nuovo concetto di tram per Milano. Sarà rilanciato nel 2028?

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Il nuovo 28: il progetto del futuro tram milanese

# Il futuro tram milanese reinterpreterà lo stile del simbolico Ventotto

Credits: www.designboom.com

Seguendo le orme del collega Andrea Ponti, che ha pensato ad un nuovo tram per Hong Kong, il designer italiano Arturo Tedeschi ha progettato il futuro tram milanese.

Basato sui concetti di efficienza, design e sicurezza, si chiamerà Tram Passerella. Sarà un tram che reinterpreta lo stile e le proporzioni dello storico Ventotto nato nel lontano 1928. L’obiettivo? Creare un “design più amichevole”.

# Il “Tram Passerella”

Credits: www.dezeen.com

L’idea di Tedeschi nasce nel periodo del Covid. L’idea mira a unire elementi e proporzioni tradizionali con dettagli innovativi, “come nel fashion design”.

Infatti, sono proprio le proporzioni e lo stile del Ventotto a fare da base di partenza per Tedeschi, che vuole aggiornare la forma e la dotazione tecnologica.

# Un lunghissimo corridoio con materiali di qualità e pregio

Credits: www.dezeen.com

Guardando all’interno del nuovo tram si capisce subito da dove deriva il suo nome. Infatti, il suo lunghissimo corridoio è stato pensato come una vera e propria passerella che si sviluppa da un’estremità all’altra con geometrie avvolgenti.

Poi, sono particolari anche le singole sedute: ricordano quelle dei giornalisti durante gli eventi modaioli. Invece, al centro, ci saranno dei cerchi ben incorporati e inseriti nel design complessivo: segneranno l’area nella quale i passeggeri potranno sostare in piedi. Un po’ come succede nelle metropolitane.

Ovviamente, i materiali saranno tutti di grande qualità e pregio. Basti pensare ai bordi dorati che decoreranno sia i plexiglass che i cerchi che i montanti dei finestrini.

# La rivoluzione digitale e del design sarà anche all’esterno

Credits: www.dezeen.com

Neanche il tetto sarà causale, ma sarà attraversato da strisce dinamiche che rimandano alla grafica del futurismo italiano, enfatizzando velocità, trasporto e tecnologia. In questo modo, apparirà attraente anche dai balconi delle case di Milano.

Ma non solo: l’esterno sarà completamente digitale. Un display dinamico integrato alla carrozzeria del veicolo informerà i passeggeri sulle prossime fermate e fornirà pubblicità accattivanti.

# La moda può essere la risposta alle esigenze del mondo di oggi?

Credits: www.dezeen.com

Tedeschi vuole una certa ricercatezza stilistica anche per i tram. Considerando soprattutto che ci troviamo a Milano.

Infatti, non si può dimenticare che “la moda è stata l’antidoto nei primi anni ’80, quando la città ha superato uno dei momenti più bui della sua storia: gli anni di Piombo”. In quell’occasione, la città reagì e tornò a fiorire anche grazie alle industrie della moda e del design.

Il progetto potrebbe diventare realtà nel 2028, in occasione del centenario del Ventotto?

Continua la lettura con: L’EVOLUZIONE del TRAM a Milano

ALESSIA LONATI (Articolo originale riadattato dalla redazione)

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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?

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La metro Milano-Monza è a rischio? Arriva una doccia fredda sul progetto: è stato respinto il ripristino dei fondi.

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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?

# Respinta la richiesta di ripristinare i fondi per la metro a Monza

Bocciata la richiesta di ripristino dei fondi per il completamento della metropolitana M1 e M5 tra Milano e Monza. La decisione è stata presa dalla Commissione Trasporti del Parlamento nazionale che ha bocciato l’emendamento per ripristinare i 7 milioni del buco per realizzare il polo metropolitano M1-M5 fino a Monza, che erano stati tagliati con la Legge di Bilancio. 

# «Un colpo basso del Governo contro i pendolari», «No, il taglio non preclude la realizzazione dell’opera»

M5 a Monza: il tracciato definitivo
M5 a Monza: il tracciato definitivo

Come ormai accade per ogni cosa in Italia, anche la costruzione di una metropolitana diventa ostaggio dello scontro politico. Perché dalle parole dei rappresentanti delle parti politiche sulle vicenda emerge un muro contro muro. La Sinistra lo definisce “un colpo basso”, che secondo Silvia Roggiani, firmataria dell’emendamento e segretaria regionale del PD lombardo, «penalizza la mobilità sostenibile tra Milano e Monza». Ribatte il senatore Massimiliano Romeo della Lega che «si tratta di tagli lineari, dovuti alla spending review, che hanno coinvolto tutti i Ministeri» e che «il Ministero dei Trasporti troverà nel corso dell’anno le giuste compensazioni (stiamo parlando di 7 milioni in tre anni) e che non precludono minimamente la realizzazione dell’opera».

Continua la lettura con: Monza, la nuova terra promessa dei milanesi

MILANO CITTA’ STATO

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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?

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La rete milanese sta continuando la sua espansione, con il completamento della M4 fino a San Cristoforo FS. Resta però un difetto sostanziale? La fatica ad uscire dai confini comunali. Dal 2011, quando la linea M2 ha raggiunto il Forum di Assago, non è stata aperta alcuna fermata nell’hinterland e soprattutto nessun parcheggio di interscambio dedicato. Questa la proposta per venire incontro alle legittime richieste di collegamento tra Milano e chi arriva da fuori. 

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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?

# Meno di 7.000 posti auto dedicati agli utenti della metro ai capolinea delle 5 linee

Mappa Parcheggi Atm

Atm gestisce 22 parcheggi, quasi tutti in corrispondenza di fermate metropolitane, a cui si aggiunge quello al capolinea M3 di Comasina gestito da un’altra società. Non tutte le stazioni capolinea hanno però parcheggi dedicati, tra questi San Cristoforo Fs con il parcheggio a Molinetto di Lorenteggio di poco più di 130 posti auto già presente per il capolinea del tram 14, Sesto 1° maggio Fs, Linate Aeroporto e Assago Forum dove sono presenti parcheggi destinati rispettivamente a chi deve prendere un volo o a chi va a vedere spettacoli teatrali, concerti o partiti, e quello di RhoFiera con posti auto anche a servizio di chi prende il treno, va in Fiera o a MIND.

Sono poco meno di 6700 posti, contando quelli dei capolinea gestiti da ATM e quello di Comasina, a cui ne sono previsti circa 300 nel futuro parcheggio di interscambio interrato “San Cristoforo-Merula”: in totale 7.000 posti auto.

# Ogni giorno entrano a Milano oltre 600mila auto

Traffico fantasy

7.000. Un numero davvero esiguo se confrontato con quello delle auto che ogni giorno entrano a Milano: oltre 600mila. Alcuni parcheggi sono stati realizzati per servire i precedenti capolinea, come Famagosta o Molino Dorino, ma tutti in città e se si vuole ridurre drasticamente l’afflusso di veicoli in entrata è fondamentale costruire maxi parcheggi di interscambio oltre i confini comunali e ampliare quelli già esistenti. Anche nell’ipotesi di lasciare quotidianamente fuori da Milano un terzo dei veicoli servirebbero almeno 200mila posti, quasi 30 volte la disponibilità attuale.  

Le tre azioni da mettere in campo per ridurre la congestione del traffico

#1 Ampliare tutti i parcheggi di interscambio esistenti

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

La prima azione già programmabile è quella di aumentare sensibilmente la capienza dei parcheggi fuori Milano (Cologno nord e Gessate sulla M2) ad almeno 20mila posti ciascuno, lo stesso con quelli ai confini ma sempre dentro la città come San Donato e Comasina M3. 

#2 Realizzarne di dedicati nei capolinea fuori Milano

Credits orcoshrek IG – Mediolanum Forum

Andrebbero poi previsti parcheggi ex novo per servire Assago Forum M2, Rho Fiera e Linate, geograficamente oltre la città. 

#3 Far terminare fuori città tutte le linee metropolitane con maxi parcheggi di interscambio 

Urbanfile – Estensioni Metro

Infine per i nuovi progetti di prolungamento:

  • un parcheggio nei pressi del futuro deposito di M1 oltre la tangenziale ovest, la linea si allunga di tre fermate da Bisceglie;
  • uno dedicato solo agli utenti della metropolitana nel futuro interscambio M1-M5 a Bettola, attualmente ne è previsto uno da 2.500 utilizzabile anche dai clienti del nuovo supermercato;
  • uno a Segrate per la M4 che si estende da Linate, separato da quello per stazione ferroviario e centro commerciale di Westfield.
  • uno lungo il prolungamento della linea M5 verso Monza, attualmente ne è previsto uno da circa 400 posti all’altezza della fermata Monza Brianza.

Per i progetti allo studio o necessari servirebbero inoltre altri parcheggi a:

  • Settimo Milanese, per la possibile M5;
  • Pescheria Borromeo e Paullo per la M3;
  • Vimercate dove è prevista la metrotranvia da Cologno nord;
  • Paderno Dugnano per un possibile prolungamento di M3 o per la metrotranvia;
  • a Ronchetto sul Naviglio, Buccinasco o Trezzano sul Naviglio, in base a dove si estenderà la M4 a sud ovest;
  • per la futura M6 a MIND, Ponte Lambro e/o Opera;
  • un altro in caso di estensione verso il Comune di Rho o di Arese della M1.

Continua la lettura con: M6, M7 fino all’M11: i percorsi delle sei linee della metro che…ancora non ci sono

FABIO MARCOMIN

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Stai aspettando la 68 dopo i tagli di ATM

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È un bus o è un miraggio?

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Le perplessità dei milanesi sul villaggio olimpico

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Dovrebbe essere una delle opere simbolo delle prossime Olimpiadi. Il Villaggio Olimpico all’ex Scalo Romana. Inizialmente destinato ad ospitare gli atleti dei Giochi Invernali, accoglierà gli studenti a conclusione dell’evento. La sua costruzione procede addirittura in anticipo sui tempi. Però più prende forma, più sono i milanesi che storcono il naso. Ancora una volta per le nuove strutture di Milano, come ad esempio le uscite della M4, a rendere perplessi è l’aspetto estetico.

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Il villaggio olimpico rischia la figuraccia? «All’esterno sembra un carcere»

# Il complesso destinato agli atleti olimpici in costruzione nell’ex Scalo Romana: sarà lo studentato più grande d’Italia

Credits: Skidmore, Owings & Merrill – Rendering Villaggio Olimpico

L’elemento principale della rigenerazione dell’ex Scalo Romana è il Villaggio olimpico: 1.400 posti letto destinati agli atleti olimpici e paraolimpici durante le Olimpiadi Invernali 2026 di Milano-Cortina. Si compone di sei edifici a stecca, in blocchi di tre, la cui consegna è prevista per l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale. Nel 2027 è prevista la sua conversione in studentato da 1700 letti, il più grande d’Italia. 

scaloportaromana.it – Rendering Villaggio Olimpico

Nella realizzazione del complesso è stato scelto di mantenere lo stile industriale che caratterizzava quest’area della città, sull’altro lato di Ripamonti e procedendo verso ovest sono presenti altri edifici a stecche, vetrerie e opifici convertiti in abitazioni, e richiamare i due corpi bassi recuperati nell’ex scalo, quelli utilizzati un tempo dagli operai per la manutenzione dei treni. 

# Come un carcere?

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Gli edifici sono ormai visibili a tutti camminando lungo via Ripamonti e via Lorenzini. Nella nostra ultima visita al cantiere abbiamo potuto osservarli più da vicino e se l’effetto dal vivo è meno terrificante di quello che si può vedere dalle foto, si tratta comunque di un intervento esteticamente discutibile.

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Al netto della forma, che poteva essere migliorabile ma rimangono comunque edifici pensati in stile industriale, a creare perplessità è il colore. Al posto di una cromatura più calda, come prevista nei rendering, è stato scelto un grigio chiaro intervallato dal bianco. Dall’effetto un po’ deprimente.

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico altra vista ripamonti ferrovia

A questo si aggiungono le piccole finestrelle senza sfoghi all’esterno, che restituiscono l’immagine di un carcere o di un ospedale. L’unica eccezione dovrebbe essere sul lato di via Ripamonti dove è prevista una struttura fatta di passerelle esterne comunicanti.

Christian Busato – Villaggio Olimpico

Va detto che tutti gli studentati realizzati negli ultimi anni in città hanno adottato la stessa scelta delle finestre piccole, spesso senza balconi: da Aparto al Politecnico in Corvetto fino al CampusX a Novate, forse per motivi di sicurezza. Se fosse così su questo aspetto non ci sarebbero state quindi tante alternative vista la destinazione d’uso definitiva del Villaggio Olimpico. Nell’attesa di vedere il risultato finale i milanesi però non sono affatto soddisfatti del progetto. Vediamo le reazioni sui social. 

# I commenti dei milanesi

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Ecco alcuni dei commenti dei milanesi sotto a un post del gruppo facebook di settore, Cantiere Urbanfile:

  • «Un esempio di come non si deve fare un edificio. Potrebbe vincere il premio del peggior carcere. No comment su sviluppatore, architetti, progettisti.» – Ivan Sal
  • «Sicuri che non è il carcere di Opera?» – Carlo Picasso
  • «Olimpiadi di Mosca 1980?» – Marco Ferrari«Sembra un ospedale.»  – Frederick Sony Nelson Ciccone
  • «Agghiacciante» – Ivan Albarelli
  • «Come a Berlino est nei tempi bui… speriamo nel contorno!!!» – Pierluigi Crespi
  • «Neanche le più brutte case popolari sono così brutte» – Marcello Doati
  • «Esteticamente orribile, prefabbricati stile casermoni sovietici, bella immagine di Milano nel mondo»  – Sergio Angelo Pizzuti
  • «Un container sopra l’altro. Terrificante. Obbrobrioso.»  – Andrea Ludovico
  • «Grigio sempre tutto grigio e che grande sforzo architettonico davvero senza parole.»  – Alberto Colombo
  • «Questo orrore dovremo anche tenercelo. Nemmeno la decenza di fare un complesso gradevole alla vista, era quasi meglio la spianata desolata dello scalo di Porta Romana.»  – Fabio Mastellone

FABIO MARCOMIN

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I 7 luoghi di Milano dove i milanesi non vogliono andare

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Abbiamo chiesto ai milanesi quali sono i luoghi di Milano dove non si deve andare. Le risposte sono state a volte sorprendenti.

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I 7 luoghi di Milano dove i milanesi non vogliono andare

# «Ogni angolo di Milano nasconde pericoli»

Milano, la capitale economica d’Italia, è in cima a molte classifiche che non vorremmo vedere. Secondo l’ultimo report pubblicato da Il Sole 24 Ore, la nostra città è la più pericolosa d’Italia.

Stando ai dati forniti dalla banca dati interforze del dipartimento di Pubblica sicurezza, Milano ha registrato nel 2023 un totale di 230.394 reati, con una media di 7.093 reati ogni 100.000 residenti. Siamo primi per furti, secondi per rapine e terzi per violenze sessuali.

In un contesto simile, non sorprende affatto che una porzione dei milanesi abbia tenuto a risponderci con affermazioni come: «Ogni angolo di Milano nasconde pericoli», oppure: «La lista è lunga…»

Al contrario, c’è anche chi ha tenuto a far sentire un’altra campana: «Milano è una metropoli come tutte le altre, ma non è affatto pericolosa come la dipinge la propaganda di destra. È in atto una campagna politica d’odio contro Milano. Io ci vivo da 63 anni e vado dovunque, sia di giorno che di sera.»

La maggior parte dei milanesi ci ha risposto identificando luoghi e servizi specifici, ecco i 7 principali.

#1 Via Padova

A nord-est della città, Via Padova è una delle vie più lunghe e storiche di Milano ed è caratterizzata da una popolazione multiculturale e da una grande varietà di attività commerciali. Da qualche decennio ormai, ha acquisito una reputazione negativa, principalmente a causa della presenza di episodi di “microcriminalità”: il quotidiano Repubblica conta ben 479 fatti sinistri in cinque anni.

In particolare, la linea 56 del tram, che si muove tra Loreto (M1 e M2) a Crescenzago (M2) e percorre questa via, è frequentemente segnalata per furti e comportamenti molesti.

#2 La 90/91

la paura fa novanta, la 91 paura, certo.”, canta il rapper (milanesissimo) Ernia, nella sua Puro Sinaloa. Come noto, la 90/91, che forma un anello attorno a Milano, è una delle linee più problematiche del servizio pubblico.

I passeggeri lamentano frequentemente furti e scippi, soprattutto durante le ore di punta, quando i mezzi sono affollati, mentre la sera i mezzi che battono la linea si trasformano nel “posto caldo” di tanti milanesi sfortunati. Non è raro, prendendo la linea dopo la mezzanotte, trovarvi qualcuno anche munito di materasso. Pur non dubitando delle intenzioni dei meno fortunati, è evidente il motivo per cui la 90/91 si trova su questa lista.

#3 Via Giambellino

Via Giambellino, situata nella periferia sud-ovest di Milano, è da sempre descritta come un’area caratterizzata da degrado e insicurezza. Qui il Comune di Milano si è attivato per tempo, con il recente arrivo della M4 e il progetto di riqualificazione il quartiere, per ora ancora di diritto in questa lista, sembra destinato a uscirne presto.

#4 Via Gola

Via Gola è anche il titolo di una canzone dei Coma Cose, quella che fa “Per raggiungere il Nirvana a volte serve un’overdose di fucile, Pam Pam”. Non molto distante dalla Darsena e comunque compresa tra il Naviglio Grande e Via Ascanio Sforza, è arcinota per i suoi murales e, soprattutto, per la condizione della sue case popolari: un terzo delle abitazioni Aler sono occupate abusivamente, nello specifico 237 alloggi su un totale di 689.

Via Gola è spesso teatro di episodi di violenza e furto e ciò la rende una delle vie di Milano da evitare, soprattutto di notte. La Regione ha stanziato 20 milioni per la riqualifica del complesso popolare, ma il progetto sembra essersi arenato sullo scontro politico: gli assessori lombardi chiedono al Comune maggiore sorveglianza perché l’investimento sia sensato.

#5 Snodi pericolosi: Darsena, Lotto/San Siro, Maciachini

Nelle zone ritenute pericolose appaiono anche quelle fermate della metropolitana o dei mezzi di superficie che possiamo considerare zone di snodo.

Vengono citate, in particolare, Porta Genova/Darsena, Lotto/San Siro e Maciachini, ma si possono aggiungere le stazioni, come Garibaldi e Centrale, e alcune fermate del passante, come Lancetti.

La ragione è piuttosto chiara: dove c’è più gente c’è maggiore micro-criminalità. Anche la soluzione è chiara, quantunque non semplice da praticare: aumentare il numero di agenti di Polizia. E se per zone come Centrale e Darsena, comunque, tanto è già stato fatto è legittimo dire che sono pochi i milanesi che hanno mai visto forze dell’ordine a Maciachini, Lancetti o Lotto.

#6 Piazzale Selinunte

A proposito di Lotto l’ultima zona, forse la più pericolosa, tra quelle in cui i milanesi sconsigliano di andare per il fattore (in)sicurezza è lì a pochi passi: Piazzale Selinunte

Situato nella zona sud-ovest di Milano, a due passi anche dall’area residenziale di San Siro, Piazzale Selinunte è un vero e proprio ghetto nel quale non ha senso andare: in primis non c’è nulla di interessante, in secundis è molto pericoloso. Tutto ciò, ovviamente è inaccettabile, tanto per la città di Milano, che non può tollerare aree di questo tipo se vuole essere un faro per il paese, quanto per i molti abitanti onesti di Selinunte.

Da anni la politica comunale, di qualunque colore, parla di riqualificare la zona, aumentare la sicurezza, mettere le telecamere… ma nulla si traduce in fatti. Tutto sommato, non è la zona di Milano che richiede l’intervento più urgente?

#7 Area C prima delle 19:30

E nella lista appare anche l’Area C. Per un motivo diverso: evitare il ticket o, peggio, una multa salata. Prima delle 19:30 è bene non mettere piede, o meglio ruota, dentro l’area C. Il costo dell’accesso è di 7,5 euro, le multa nel caso in cui non ci si accorga di essere entrati vanno dagli 80 ai 335 euro, il parcheggio non c’è e la zona del Centro è ben servita dai mezzi pubblici. Che si sia critici o meno di area C, entrarci in macchina prima delle 19:30 è da evitare.

Continua la lettura con: La Milano del futuro sarà «decentrata»: area C per turisti e periferie al centro? I quartieri su cui scommettere

MATTEO RESPINTI

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La Metro A si estende: queste le nuove fermate

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Metro A prolungamento

Un piccolo passo in avanti per estendere la linea metropolitana A della Capitale, inaugurata nel 1980, di alcune fermate. Questo il progetto e l’ipotesi di sviluppo futuro.

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La Metro A si estende: queste le nuove fermate

# Aggiudicata la gara per il prolungamento della Metro A

Ufficio stampa Rai – Sedute metro

Dopo l’avvio della riqualificazione delle stazioni, di alcune si sono già visti i primi risultati, si è registrato un passo in avanti per estendere l’attuale tracciato della linea aperta nel 1980. A comunicare la notizia è stato alcuni giorni fa l’Assessore ai trasporti della Capitale, Eugenio Patané. È stata infatti aggiudicata la gara per la progettazione del prolungamento della Metro A verso ovest. Attualmente ha una lunghezza di 18,4 km e 27 stazioni, con capolinea Anagnina a sud-est e Battistini a ovest.

Leggi anche: Roma si muove: dal giardino verticale al “bianco dinamico” si rinnovano le stazioni della metro A. Si muoverà anche Milano?

# Un nuovo tracciato di 2 km e due stazioni 

Eugenio Patanè Fb – Prolungamento MA Roma

Il tratto oggetto della progettazione è quello che parte da Battistini e prevede due fermate, Bembo e Torrevecchia-Montespaccato, a distanza di 1 km l’una dall’altra per un totale di 2 km di nuova linea. Ognuna viene dotata di parcheggio di interscambio nelle relative stazioni, rispettivamente di 450 e 2100 posti.

Leggi anche: A Roma il primo metro della metro “vietato” ai cellulari: da fare anche a Milano?

# Prevista la predisposizione per allungare la linea fino al Grande Raccordo Anulare

moveteroma.it – metro_MetroA-Nord, 

Nel futuro capolinea è previsto un deposito per 6 convogli e anche la predisposizione per prolungare ulteriormente il tracciato fino al Grande Raccordo Anulare. Nell’immagine la proposta che recupera il progetto elaborato nel 2010, da aggiornare, come riportato da “MoveteRoma!”, un’iniziativa nata dalla società civile per promuovere una visione organica della mobilità romana. La precedente amministrazione aveva infatti sviluppato un progetto di fattibilità tecnico-economica per collegare quest’area di Roma, dalla fermata Battistini a oltre il Gra, con una funivia.

Leggi anche: La LINEA C di ROMA riprende la CORSA: le FERMATE in costruzione e future

FABIO MARCOMIN

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Appena nata già si allunga: le 4 nuove fermate all’orizzonte della M4

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Credits: giornaledeinavigli.it - Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

A quasi 10 anni dal completamento della linea M5 il 12 ottobre è giunta l’apertura integrale della linea M4 che ora va da Linate fino a San Cristoforo Fs. Tutto bene quel che finisce bene? Non in questo caso: già si pensa a come estendere il percorso. Questi i progetti approvati e quelli sul tavolo.

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Appena nata già si allunga: le 4 nuove fermate all’orizzonte della M4

# M4 punta fuori (dai confini comunali): verso est già approvato il piano di fattibilità per altri 3,1 km e 2 fermate

Credits segratecitylab – Hub segrate

Il progetto più avanzato prevede l’estensione della linea ad est: per altri 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica, anche se ai 420 milioni di euro già finanziati ne servono altri 44 milioni di extra costi dovuti all’incremento delle materie prime.

Credits mm – Planimetria stazione ferroviaria Segrate Porta Est

Il tracciato parte da Linate, passa sotto il bacino artificiale dell’Idroscalo, in un pezzo “sottomarino”, per terminare alla stazione di Segrate che diventerà la Stazione di Porta Est per l’Alta Velocità. I passi successivi saranno nell’ordine: progetto definitivo, esecutivo, indizione bando e avvio lavori. Al netto della necessaria copertura finanziaria integrale, l’inaugurazione non avverrà prima del 2032.

Leggi anche: La “Grande Porta dell’Est”: nel futuro di Milano un grande Hub Metro-Ferroviario

# Direzione Sud-Ovest: sei ipotesi per portare la M4 fino a Trezzano sul Naviglio

Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

In direzione sud-ovest, oltre la futura stazione di San Cristoforo FS, ci sono invece 6 ipotesi di prolungamento allo studio. Una di queste spingerebbe la linea fino a Trezzano sul Naviglio con fermate con fermate che toccherebbero i comuni di Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone.

Gli altri scenari prevedono il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico.

Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco

Dalle ultime informazioni trapelate da Comune di Milano e Regione Lombardia l’ipotesi più probabile sarebbe quella di una sola fermata aggiuntiva dal costo di 150 milioni di euro. Pare esclusa una stazione sfruttando i binari del deposito. Al momento non è stata presa nessuna decisione. Da tempo però non ci sono aggiornamenti.

Continua la lettura con: Quante città hanno la metro in Italia?

FABIO MARCOMIN

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