Cosa ama un milanese di Roma? Forse quello che la rende diversa da Milano.
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Le 7 cose che un milanese ama di Roma
#1 La grande bellezza
pexels-kelly-Roma dall’alto
È indiscutibilmente così bella da togliere il fiato. Chi ci è stato lo sa quanto sia difficile contenere tutta questa bellezza e quanto sia complicato riuscire a vederne il più possibile. Stupenda come una dea.
#2 La spontaneità
pexels-leeloothefirst- In giro per Roma
Non serve organizzare eventi, week, serate, è sufficiente stare fuori all’aria aperta il più possibile, del resto il clima mite lo consente. Si resterà coinvolti in questa indolente atmosfera caciarona e un po’ pigra, basta rilassarsi ma anche armarsi di buone scarpe da ginnastica.
#3 Gli scorci
Coppedè – VisitLazio
Roma non è solo Colosseo, Vaticano e Fontana di Trevi. Chi può, dovrebbe uscire dagli schemi e andare oltre, cosa cui il milanese, con la sua innata curiosità, non si sottrae affatto. Forse chi arriva da Milano viene più meravigliato dalle bellezze scoperte, come il quartiere Coppedè, il ghetto ebraico o il Mercato di Porta Portese.
#4 La cucina
ristorantecontroluce IG
Ricca, saporita, irresistibile. Purché lontano dai ristoranti turistici, tutti deludenti, vale la pena addentrarsi fra viuzze e stradine in Trastevere, al Testaccio, ma anche in centro nei posti giusti dove assaggiare gricia, amatriciana carbonara o carciofi alla giudia. Basta chiedere al tassista, non delude mai.
#5 Un viaggio attraverso i secoli, ma non solo
giuseppe_alessio_rm IG – Colosseo Quadrato Eur
Con una storia che abbraccia oltre 2 millenni, Roma non può che affascinare e stupire sempre. Il suo fascino va però oltre i suoi antichi monumenti perché è anche una città moderna, basta andare all’Eur e scoprire bellezze completamente diverse ma altrettanto stupefacenti.
#6 Aree verdi
Credits xlizziexx-pixabay – Villa Borghese
Sono tantissime e tutte da visitare. Dalle ville come Villa Borghese, il cuore verde di Roma, ai parchi come quello di Villa Doria o ancora i giardini come quelli Vaticani o di Campo Marzio. Non a caso è la città più verde d’Europa con la maggior concentrazione di spazi verdi urbani.
#7 Le persone
Boldi si finge romano in Tifosi (1999). Credits: @romanzogiallorosso (INSTG)
I romani sono allegri, spontanei e sempre pronti alla battuta. Fateci caso, le battute romane sono lapidarie, come sentenze inappellabili cui è impossibile replicare. Se un romano ti dice “chi nasce tonno nun po’ mori’ quadro” Che gli rispondi? Impossibile.
E poi “daje”, “eccalla'”, “aho”, sono irresistibili intercalare senza cui i romani “nun ponno vive” e che a un milanese piacciono “Na cifra”.
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Nel cuore di Milano, tra storia e avanguardia, riapre le porte il nuovo flagship store firmato Louis Vuitton nella sua storica sede milanese dopo tre anni di restauro.
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Il nuovo mega luxury store di Louis Vuitton che celebra le case di ringhiera
# Un palazzo che racchiude la storia di Milano
Credits Louis Vuitton – Interno Louis Vuitton
Louis Vuitton riapre al numero 2 di via Montenapoleone, nei suggestivi spazi del tardo neoclassico Palazzo Taverna Radice Fossati (1835), completamente trasformato da un architetto di fama mondiale: sono 4.600 metri quadri su quattro piani di pura meraviglia.
Cuore del nuovo store è la corte di una tipica casa di ringhiera, con piante rigogliose che scendono dai suoi ballatoi, curate dal paesaggista milanese Marco Bay, dove ad ogni piano accolgono le collezioni della maison. Si tratta di un progetto che omaggia la città di Milano, reinterpretando con eleganza la tipica casa milanese con balconate verdi affacciate su un lucernario che inonda di luce gli ambienti e moltiplica lo stupore. Infatti, è a dir poco suggestivo il soffitto, trasformato in un lucernario in vetro: entrando, i raggi del sole possono inclinarsi secondo le ore, movimentando una scenografia di linee, disegni e foglie di gelsomini.
# C’è persino la miniatura del Duomo riprodotta con cura nei dettagli
Credits Louis Vuitton – Negozio Montenapoleone
Al guida del progetto c’è Peter Marino, che da tempo disegna le boutique Vuitton in giro per il mondo. Per lo spazio dalla metratura quasi raddoppiata, l’architetto francese ha scelto l’eccellenza della manodopera locale, dalla falegnameria alle pietre lavorate nei laboratori lombardi: si possono contare fino a 15 varietà minerali, tra queste il tipico Giallo di Siena usato per tradizione in Lombardia. In un solo spazio, si intrecciano epoche, stili e materiali che definiscono il patrimonio culturale e artigianale della città. Palazzo Taverna sorge all’ingresso di Via Montenapoleone, con la sua iconica facciata caratterizzata da colonne ioniche e timpani. Fu costruito nel 1835 su progetto di Ferdinando Albertolli, ma oggi ospita il negozio di Louis Vuitton di Milano, una dimora che richiama la nobiltà, simbolo dell’intero quartiere noto come Il Quadrilatero della Moda.
Ogni dettaglio dei nuovi spazi esprime i legami tra Louis Vuitton e l’Italia con un tributo a Milano, non solo nelle sue architetture tipiche ma anche nei suoi simboli, come la miniatura del Duomo riprodotta con cura, dalle guglie alle decorazioni gotiche. L’illuminazione ne valorizza la silhouette, richiamando uno dei simboli più rappresentativi della città.
# Ogni spazio richiama le storiche dimore milanesi come Necchi Campiglio e Palazzo Bagatti Valsecchi
Al primo piano si trovano le calzature e qui il soffitto è ispirato agli androni milanesi con un disegno lineare in stucco e gesso. Da non perdere è la scala ispirata alla Villa Necchi Campiglio di Portaluppi: ogni dettaglio di questa scala rimanda all’architettura milanese, dalla struttura sospesa del gradino al semiarco che accoglie la chiave di volta, entrambi richiami alla maestosa scalinata di Palazzo Bagatti Valsecchi.
La stanza dedicata al prêt-à-porter femminile richiama Casa Corbellini-Wassermann, un’altra creazione di Portaluppi. Il salone privato, riservato agli appuntamenti, è rivestito di pannelli metallici, in tonalità che vanno dal bianco all’oro, realizzati dall’artista americana Elisabett Gudmann. Ogni ambiente e ogni spazio, dall’atrio centrale al vano scala, ospita un’ampia collezione di arte contemporanea. Tra gli artisti e maestri italiani in mostra: Mimmo Paladino, Carla Accardi, Peter Halley e Alfonso Clerici. Grande la cura è stata messa nella scelta degli arredi, che sfoggiano pezzi di Luciano Frigerio, Gio Ponti, Ico Parisi, Osvaldo Borsani e Angelo Mangiarotti.
# Il primo flagship store italiano della maison francese con ristorante, guidato dal tre stelle Michelin Da Vittorio, e un caffè
maurizio_inparis IG - Ristorante LV Milano
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maurizio_inparis IG - Esterno Ristorante LV Milano
maurizio_inparis IG - Altra vista Ristorante LV Milano
maurizio_inparis IG - Ristorante LV Milano
Ma la vera rivoluzione è che per la prima volta in Italia il flagship ospita anche un ristorante e un caffè in collaborazione con il ristorante Da Vittorio che è una vera eccellenza da tre stelle Michelin. Il ristorante è situato dove un tempo sorgeva il cortile centrale di Palazzo Taverna, che punta sul concetto di luxury snacking con piatti semplici e generosi. Un’esperienza sensoriale che unisce moda, design e alta cucina.
# In anteprima la collezione Casa in occasione della Design Week
Credits Louis Vuitton – Collezione casa
Ma non finisce qui: in occasione della Milano Design Week, lo store di Milano rivela in anteprima la collezione Casa di Louis Vuitton, esposta anche nello scenografico Palazzo Serbelloni, che sarà visitabile fino al 13 aprile. Al lancio questa settimana la Signature Collection, mentre la collezione Objets Nomades avrà uno spazio di vendita permanente.
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Il profilo Instagram il.baronsha dedicato 3 reel ai 30 paesi vicini a Milano considerati “orribili”, con una motivazione ironica e provocatoria. Il risultato? Oltre mezzo milione di visualizzazioni. Quali sono questi paesi e, scherzi a parte, quali idee potrebbero contribuire a un loro rilancio?
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I «paesi orribili vicino a Milano»: le 5 idee per rilanciare i pustass dei dintorni
# La lista dei “postacci” vicini a Milano
Credits: Google Maps
Quali sono i posti orribili nei dintorni di Milano? Questa la domanda che si pone il.barons su Instagram a cui dà una risposta provocatoria. Escludendo quei luoghi che, più che paesi, sono vere e proprie città, in alcuni casi anche molto belle (come Brescia e Bergamo), i “posti orribili” menzionati da il.barons, risultano questi:
I video de il.barons sono chiaramente ironici, tanto che le ragioni con cui una località viene aggiunta alla lista sono assolutamente surreali e demenziali. Nell’ironia, però, i 3 reel sollevano un tema molto interessante: tante località “intorno a Milano” sono spesso trascurate e sottovalutate dai milanesi, anche se diverse di queste, in realtà, nascondono una gran potenziale inespresso. Ecco alcune idee per rilanciare, o raccontare meglio , i “postacci” intorno a Milano.
#1 Rivitalizzazione del patrimonio culturale specifico
Busto Arsizio
Molti di questi paesi vantano un patrimonio storico e culturale unico, magari piccolo, ma sicuramente caratteristico. Investire nella valorizzazione di chiese, ville storiche o musei locali potrebbe attrarre visitatori e stimolare un senso di identità tra i residenti. Eventi come rievocazioni storiche, festival culturali e mostre potrebbero animare le piazze e riportare l’attenzione sulla bellezza di questi luoghi.
Ecco due esempi:
Busto Arsizio: qui si potrebbe investire nella valorizzazione della storica Villa Marinoni, una residenza nobiliare che ha bisogno di restauro. Eventi culturali e concerti nella villa potrebbero riportare alla luce il suo fascino storico.
Abbiategrasso: la chiesa di Santa Maria Nuova e il Castello Visconteo potrebbero diventare fulcri di eventi culturali, come festival medievali che rievocano la storia locale.
#2 Utilizzo e sviluppo di spazi verdi e attività all’aperto
Gorgonzola
Un miglioramento degli spazi verdi, o un miglior utilizzo degli spazi già esistenti, e la creazione di aree ricreative potrebbero rendere più accoglienti i comuni. Parchi attrezzati, percorsi ciclo-pedonali e aree picnic incoraggerebbero le famiglie a trascorrere tempo all’aria aperta, mentre eventi sportivi e manifestazioni nel verde potrebbero attrarre visitatori.
Ecco due esempi:
Sesto San Giovanni: potrebbe essere utile potenziare il Parco Nord, già esistente, con percorsi ciclabili e eventi sportivi come gare di corsa o giornate di fitness all’aperto.
Gorgonzola: Creare un percorso naturalistico lungo il naviglio della Martesana, completo di aree picnic e punti di osservazione per il birdwatching, potrebbe attrarre famiglie e appassionati di natura.
#3 Migliore promozione di ristorazione, cucina e prodotti locali
Rho
Ogni paese ha le sue specialità culinarie e prodotti tipici che meritano di essere scoperti. Un circuito enogastronomico che promuova ristoranti, trattorie e mercati locali potrebbe non solo valorizzare la gastronomia ma anche favorire l’economia locale. Eventi come sagre e festival del cibo rappresenterebbero un’ottima occasione per attrarre turisti.
Ecco due esempi:
Melzo: potrebbe organizzare una Festa della Patata per celebrare la sua tradizione agricola e attirare visitatori, valorizzando i prodotti locali attraverso mercati e degustazioni.
Rho: riprogettare il mercato del sabato per includere anche prodotti artigianali e street fooddi qualità potrebbe incentivare l’afflusso di visitatori nei weekend.
#4 Progetti di collaborazione con artisti e creativi
Legnano
Dare spazio a artisti e creativi locali per sviluppare installazioni artistiche e progetti di arte pubblica potrebbe trasformare i paesi in veri e propri musei a cielo aperto. Street art, murales e performance artistiche potrebbero rinfrescare l’immagine di questi luoghi, rendendoli più dinamici e attrattivi.
Legnano: realizzare un festival di street art che coinvolga artisti locali e internazionali per creare muralesnei punti nevralgici della città, rendendola un museo a cielo aperto.
Treviglio: creare un progetto di arte partecipativa, dove gli abitanti possono contribuire alla creazione di opere d’arte nei parchi e nelle piazze, potrebbe rafforzare il senso di comunità.
#5 Rinforzare l’identità originale: narrazione avvincente e marketing social
Cinisello Balsamo
Spesso quello che manca è un’identità. Chi ci vive tende a qualificarsi con riferimento a Milano, sminuendo le doti caratteristiche del luogo in cui vive. Invece le diversità andrebbero rinforzate e valorizzate: con una forte e originale presenza online e sui social media ogni paese potrebbe attrarre un pubblico più giovane e moderno. Campagne di marketing che enfatizzano le peculiarità e le attrazioni locali, accompagnate da contenuti visivi accattivanti, potrebbero fare la differenza nel modo in cui questi comuni sono percepiti.
Cinisello Balsamo: potrebbe sviluppare un’app mobileche guidi i visitatori attraverso i punti d’interesse storici e culturali, combinando elementi di realtà aumentata per arricchire l’esperienza.
Nerviano: utilizzare i social mediaper raccontare le storie degli abitanti e le tradizioni locali, creando campagne virali che attirino l’attenzione su eventi e manifestazioni.
Questi paesi “nei dintorni di Milano”, che Il.barons ha chiamato, ironicamente, “orribili” vicino a Milano non devono rimanere prigionieri di un’immagine negativa. Con idee creative e un approccio innovativo, è possibile trasformare questi luoghi in mete affascinanti e attrattive, ripristinando il loro buon nome. Non resta che mettersi all’opera!
MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 12 aprile 2025)
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Il Merlata Bloom è stato inaugurato quasi un anno e mezzo fa, il 15 novembre 2023. Quale sarà la grande novità all’orizzonte che potrebbe rilanciare lo shopping center? Si tratterebbe di una prima assoluta per l’Italia.
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La grande novità in arrivo al Merlata Bloom: il «campione dei prezzi dimezzati»
# Pillole di Merlata Bloom
Nhood Services Italy – Merlata Bloom Milano
La struttura è stata realizzata dallo studio internazionale CallisonRtkl e si contraddistingue per i rimandi tra gli ambienti privati aperti e le parti esterne pubbliche, ma anche per il dominio della luce naturale. È stata inaugurata nel novembre del 2023 ed ospita 210 negozi, 43 ristoranti, tutto in 70mila metri quadrati.
# Un nuovo colosso in Italia: il «campione dei prezzi dimezzati»
Ci sono poi delle novità in arrivo. Merlata Bloom ha annunciato l’arrivo di un importante retailer multibrand, alla sua prima apertura in Italia. Secondo le indiscrezioni, si tratterebbe di HalfPrice, il colosso multibrand già presente in numerosi paesi europei come Polonia, Austria e Repubblica Ceca.
Con oltre 130 negozi all’attivo, questa catena offre prodotti di marca a prezzi scontati, tra cui abbigliamento, accessori, cosmetici e articoli per la casa. Ora è pronta ad espandersi anche in Italia con il primo punto vendita a Milano, presso il Centro Commerciale Merlata Bloom. Ma scopriamo di più sul prossimo arrivo.
# Halfprice e i suoi marchi di qualità
Ph. @milanopanoramica IG
«Il nostro è un concept di vendita al dettaglio con sconti costanti». Questa la mission ufficiale dell’azienda: offrire il miglior rapporto qualità prezzo, collaborando con brand e designer di fama internazionale. Tra i marchi disponibili, nei suoi store, ci sono Calvin Klein, Michael Kors, Pinko, Reebok, Fila, Valentino, Prada, Chloe e Moschino.
Gli articoli in negozio sono soggetti a ribassi regolari e i prodotti in saldo vengono segnalati con appositi adesivi.
# Fervono i preparativi: ma quando aprirà i battenti?
Ph. @milanopanoramica IG
L’inaugurazione della nuova superstar di Merlata Bloom è prevista per questa primavera e i preparativi sono già in corso. La giornata di selezione si terrà presso l’area food del centro commerciale, dalle 9:30 alle 13. L’evento inizierà con la registrazione dei candidati e la presentazione delle aziende coinvolte, seguita dai colloqui conoscitivi con i recruiter.
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Panzeri iniziò come cantante, esibendosi in un gruppo che dava spettacolo nei locali milanesi, poi passò alla composizione di musiche e parole delle canzoni per alcuni dei più famosi interpreti della sua epoca.
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Mario Panzeri, il paroliere e compositore milanese del prima canzone vincitrice a Sanremo
# I brani “discussi” nell’epoca del fascismo: “Pippo non lo sa” e “Maramao perchè sei morto”
ilnotiziario.net – Mario Panzieri
L’iconica canzone “Pippo non lo sa”per i più è un brano leggero leggero, che andava di moda poco meno di un secolo fa, quando il sottofondo delle melodie era lo scricchiolio dell’attrito tra la puntina e il disco. Era un mondo in bianco e nero, e “Pippo” sembrerebbe una canzone innocua, banale, che narra di questo signore, un po’ scemotto, che, convinto di essere bello e aitante, cammina impettito e soddisfatto, mentre la gente ride di lui. Invece nell’epoca del fascismo divenne una canzone “pericolosa”, in quanto il regime, che aveva la coda di paglia, sosteneva che il Pippo generato dagli autori, fosse il segretario del partito fascista Achille Starace, che amava passeggiare impetttito in divisa.
Era il 1940 e, l’anno prima, un’altra canzone diventò iconica, attirando però le ire del Duce: parliamo di “Maramao perchè sei morto”. Fu composta in un momento troppo vicino alla morte del gerarca fascista Costanzo Ciano, padre di Galeazzo, per non insospettire il regime. Tanto che sul monumento eretto in fretta per il defunto, alcuni studenti scrissero “Maramao perchè sei morto”.
A far sclerare la censura musicale di allora, fu poi quel, “Il tamburo della banda D’Affori”, nel 1943, con quel malizioso “è il tamburo principal della banda d’Affori, che comanda 550 pifferi”, questa canzone venne messa al bando perchè il testo ricordava troppo le allusioni alla composizione della Camera dei fasci.
Dietro a questi tre brani c’è la mano (e la penna) di Mario Panzeri, paroliere e compositore nato a Milano l’11 ottobre 1911. A dire il vero c’era anche il prezioso contributo di Giuseppe Gaetano Rastelli, in arte Nino, autore pure lui di canzoni di grande successo e milanese, classe 1913.
# La vittoria alla prima edizione del Festival di Sanremo con “Grazie dei fior” cantato da Nilla Pizzi
wikiepedia.org – Vittoria a Sanremo Nilla Pizzi
Panzeri attraversò un’infanzia difficile, per la perdita dei genitori ancora bambino e venne cresciuto dalla famiglia di uno zio, che gli diede un’educazione all’insegna della cura di ciò che piace. In particolare nell’ambito artistico. Panzeri iniziò come cantante, esibendosi in un gruppo che dava spettacolo nei locali milanesi, poi passò alla composizione di musiche e parole delle canzoni che faceva cantare da altri.
Dei brani indigesti al regime fascista abbiamo già parlato. Nel ventennio Panzeri scrisse anche canzoni che ancora oggi rimangono nella memoria di molti: “Birimbo Birambo” e “Fiorellin del prato” su tutte. Nel 1951 il brano “Grazie dei fior”, proprio di Panzeri e mandato al successo da Nilla Pizzi, vince la prima edizione del Festival di Sanremo.
Il compositore milanese sforna poi successi che rimangono nella storia della musica:“Papaveri e papere”, “Aveva un bavero”, “Casetta in Canada”,“Come prima”, avviando l’era degli “urlatori” e “Lettera a Pinocchio”.
# Le canzoni si successo scritte per Caterina Caselli, Gigliola Cinquetti e Orietta Berti
Panzeri
Arrivano gli anni sessanta e il mondo si fa sempre più “Beat”, arriva quella che gli esperti definiscono la “British invasion” e Panzeri non si fa cogliere impreparato, riponendo nel cassetto gli abiti “polverosi” delle melodie degli anni quaranta, colmi di swing, per vestire quelli della generazione che preparerà il Sessantotto. Così è l’autore di “Nessuno mi può giudicare” e “L’uomo d’oro”, entrambi della Caselli, poi “La tramontanta”, di Antoine, e “La pioggia” della Cinquetti.
Poi, come dimenticare “Fin che la barca va” e “Io tu e le rose” interpretate da Orietta Berti. Anche il successo di Gianni Nazzaro, “Quanto è bella lei”, è stata scritta da Mario Panzeri.
La sua carriera di compositore durò dal 1937 al 1982, 45 anni in cui ha contribuito a sfornare brani iconici.
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Doveva essere una grande festa. Si tramutò in una delle più grandi tragedie nella storia di Milano.
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12 aprile 1928. Viene inaugurata la Fiera Campionaria: 20 morti
Fontana delle Quattro Stagioni – Credits: @paolomaggioni82 IG
Insieme a quelle dell’Hotel Diana e di Piazza Fontana è considerata una delle tre grandi stragi del novecento milanese. Era il 12 aprile 1928. Doveva essere un giorno di grande festa per Milano: si inaugurava la gloriosa Fiera Campionaria.
Tutto ebbe luogo nella splendida piazza dove si trovava l’ingresso della grande fiera: piazza Giulio Cesare. Dove appena un anno prima era stata inaugurata la bellissima Fontana delle Quattro Stagioni di Renzo Gerla.
Credits: @virtualedo IG
Quel giorno, però, c’era anche altro oltre la folla, l’ingresso della fiera e la fontana. Una bomba. Era stata posizionata probabilmente contro re Vittorio Emanuele III che avrebbe presenziato alla cerimonia. Gli attentatori calcolarono male i tempi e la bomba esplose prima dell’arrivo del corteo. Invece del re, persero la vita venti persone tra la folla.
Non si riuscì a risalire agli autori della strage anche se inizialmente, come spesso avviene quando non si sa che pesce pigliare, vennero accusati degli anarchici. E come spesso accade, anche allora i primi indiziati vennero scarcerati, a parte uno di loro, Umberto Ceva, che si avvelenò. Un’altra inquietante somiglianza con ciò che accadde dopo la terza strage milanese del Novecento: piazza Fontana.
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A Milano esistono due realtà. Quella che si racconta e quella reale. Vale per ognuno di noi e, facendo la somma, diventa tipico di tutta la città. I detrattori la definiscono fuffa. Comunque sia, al di sotto della narrazione ufficiale si nasconde altro. Cose inconfessabili che i milanesi ci hanno rilasciato sottovoce, guardandosi attorno con sospetto, per sfuggire ai temibili guardiani dell’amministrazione comunale…
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In certi ambienti di Milano è vietato dire… queste sette cose
# … che Milano non è più così bella da vivere
Traffico fantasy
Porta Nuova, CityLife, Expo, le Champions, la città dei 15 minuti, le week… Quando si parla di cose di Milano viene automatico fare la voce del Milanese Boomer, di quello che si vanta soprattutto di quello che non ha mai fatto. Sicuramente in certi ambiti Milano ha fatto passi siderali negli ultimi due decenni, ma quello che non si dice è il prezzo di tutto questo. Attirare i capitali internazionali significa diventare meno sostenibile per chi non ha grandi risorse, ad esempio. E cercare di rendere la città più vivibile per i ciclisti può far diventare la città un inferno per chi è costretto a muoversi in auto. Altro esempio. O, infine, la città del quarto d’ora può sembrare d’oro per chi abita in centro, ma un ghetto per chi vive in periferia. Terzo esempio. Per questo sottovoce, ma neanche poi tanto, sono molti i milanesi che si lamentano che Milano non è più bella da vivere come in passato.
# … che Milano non è sicura
Milano come Gotham City?
Lo dicono anche i dati: Milano è prima in Italia per il numero di reati denunciati in rapporto alla popolazione, quasi 7.093 denunce ogni 100mila abitanti . Eppure si tende sempre a fare finta che non è così: è “colpa dei milanesi che denunciano” o, comunque, è “solo un problema di percezione”, come si sente ripetere da chi amministra la città. La verità, anche se non si può dire, è che girare per Milano quando si fa sera è un’esperienza da brividi. Per tutti e ovunque, ormai.
# … che nei ristoranti italiani in cucina sono quasi tutti stranieri
Credits: @berberepizzeria Berberè
Se si va all’estero si tende a prendere in giro gli abitanti locali che non si rendono conto che nelle pizzerie di italiani veri ce ne sono pochi. E che quasi sempre si dicono italiani persone che provengono da altri luoghi. E la qualità della pizza ne risente. Eppure, quando siamo a Milano, tendiamo a far finta di niente che questo ci capita sotto il nostro naso. Se si va a vedere in cucina, sono molto pochi i ristoranti di cucina milanese o italiana che hanno nostri connazionali. Eppure gli unici a sottolineare quanto sia difficile rispettare una cucina autentica con persone di altre nazioni sono i giapponesi: provate a dire a un giapponese che vive a Milano che avete mangiato sushi. Vi dirà che quasi sicuramente quello che avete preso per giapponese, era cinese. E guardate l’espressione. Ma noi milanesi non lo possiamo dire per non fare la figura del razzista culinario.
# … che a Milano ci sono troppi immigrati irregolari
Ph. Image by Jakub from Pixabay
Idem come sopra. I milanesi sono felici che la città sia internazionale, variegata, multiculturale. Però spesso, così come siamo molto aperti e tolleranti con chi viene da fuori, allo stesso modo tendiamo a diventare chiusi e ostili contro chi su questo tema prova a sollevare interrogativi. Senza considerare chi si preoccupa dell’eccesso di stranieri disadattati e irregolari che bighellonano in città, anche la semplice affermazione che “di milanesi a Milano se ne vedono sempre meno” rischia di essere tacciata di razzismo, con conseguenti brutte etichette che ammorbano la conversazione.
Cambiamo tema, che è meglio. Il lavoro nobilita l’uomo, soprattutto a Milano. Nel senso che il lavoro esprime quanto vali, almeno negli aperitivi. Ma Milano è la città dell’aperitivo, dove la domanda che lavoro fai viene quasi prima a come ti chiami. E se provi a rispondere sono disoccupato, vedrai occhi sgranati come se avessi detto di non sentire gli odori al tempo del Covid. La verità (ufficiale) è che a Milano i disoccupati non esistono. Perché se anche il lavoro manca, la fantasia di inventarsene uno almeno quella ci deve essere. Altrimenti meglio dirigersi al casello di Melegnano.
# … che Milano è provinciale
Metro chiusa
Milano dice di essere una metropoli internazionale, ma spesso le mancano le infrastrutture e i servizi tipici delle vere capitali globali: la chiusura notturna di metropolitana, negozi e ristoranti è solo uno degli esempi che si possono fare. Alla sua vivacità economica e culturale, si affiancano mezzi di superfice sempre meno frequenti,spazi verdi limitati e un’urbanizzazione caotica che rischia di compromettere lo sviluppo sostenibile della città. Per dimensioni è vero che è una metropoli in miniatura. Ma come servizi e, a volte, come mentalità, quella che è certa è la miniatura.
# … che molte ciclabili sono inutili
Chiudiamo con un altro tema super censurato: la mobilità. Nella Milano dei nostri tempi regna la religione delle biciclette. Nel senso che tutti amiamo andare in bicicletta, ma a Milano nel momento in cui inforchi i pedali ecco che entri a far parte di una casta intoccabile. Vale ormai più del lavoro che fai: bicicletta is a state of mind. Ed è impossibile provare a difendere i diritti di chi usa altri mezzi di trasporto, soprattutto degli sciagurati che guidano roba con quattro ruote alimentata a combustibile fossile! Eppure, molti milanesi che vivono le strade della città, vedendo bici in strada, sui marciapiedi, su qualunque cosa che non sia la “magnifica” ciclabile costruita accanto, non possono che chiedersi in cuor loro: ma questa cosa delle ciclabili non sarà mica una faccenda politica?
Milano spinge sempre sull’acceleratore. Proviamo a immaginare come sarà tra 10 anni quando questi progetti saranno ultimati.
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«Fiumi verdi», scali rigenerati, Green Circle, quartieri dei giovani: tra 10 anni Milano sarà così
#1 I centri della cultura: BEIC, Magnifica Fabbrica e Bosco della Musica
La BEIC, Biblioteca Europea di Informazione e Cultura
Beic
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Credits Comune di Milano - BEIC vista esterna
Urbanfile - Cantiere BEIC
A Porta Vittoria è in costruzione un tempio del sapere contemporaneo, in sostituzione della Biblioteca Sormani, con 30.000 mq con spazi digitali, forum, piazza verde e un archivio robotizzato. I lavori per la BEIC sono già avviati e dovrebbero concludersi nella seconda metà del 2027.
La Magnifica Fabbrica del Teatro alla Scala
Credits Comune di Milano – Interno Magnifica Fabbrica
All’estremo est della città è attesa per la costruzione della Magnifica Fabbrica: 66.000 mq nell’area ex Innocenti dove il Teatro alla Scala produrrà scenografie, costumi, musica. Un hangar culturale in legno e acciaio, incastonato tra il Parco della Lambretta, attualmente in fase di raddoppio, e le nuove architetture industriali. L’amministrazione comunale sta cercando di recuperare i fondi per realizzare tutto l’intervento, nel frattempo potrebbero essere avviati i cantieri per i magazzini.
Il Bosco della Musica
Rendering vista laterale Bosco della Musica
Più a sud, in zona Santa Giulia nei pressi della stazione ferroviaria di Rogoredo, sta sorgendo il Bosco della Musica, nuovo campus del Conservatorio: con studentato, coworking, auditorium e spazi verdi. I lavori, che riguardano una superficie di oltre 13mila mq e un investimento intorno ai 47 milioni di euro, dovrebbero concludersi nel 2026, consentendo così l’accoglienza di circa 600-800 studenti.
Rimaniamo sempre a Sud Est. Per anni è stata terra di veleni, bonifiche incompiute e promesse mancate. Oggi Santa Giulia sta tornando protagonista affermandosi come il Quartiere delle Olimpiadi. Dopo il completamento del centro direzionale con gli edifici Spark, tra la sede Sky e la stazione di Rogoredo, ora i lavori si concentrano nella porzione nord del quartiere. Al centro di questa trasformazione c’è il PalaItalia, arena da 16.000 posti per l’hockey su ghiaccio durante le Olimpiadi Invernali 2026, poi palazzetto per concerti e altri eventi sportivi.
MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA VIsual
Intorno, uno nuovo quadrante con:
3.500 abitazioni;
uno maxi store Esselunga;
un mall commerciale diffuso;
un laghetto artificiale;
un waterfront;
un parco urbano da 270.000 mq.
Nel 2027 dovrebbe essere inaugurata una metrotranvia che attraversa il quartiere, la soprannominata Metro 13, con fermata anche al PalaItalia, mettendo in collegamento Repetti M4 con Rogoredo M3. Tutto il progetto di rigenerazione è previsto in completamento per il 2032.
Sorto sull’area dell’Expo 2015, MINDsi estende su circa un milione di metri quadrati tra Milano e Rho.Il progetto, guidato da Lendlease e Arexpo, mira a creare un ecosistema urbano integrato, sostenibile e all’avanguardia.Tra le principali realizzazioni e progetti in corso:
Human Technopole: centro di ricerca avanzata in biomedicina e genomica, con l’ultimo edificio in costruzione, il South Building, di dieci piani e 61 metri di altezza, dedicato a laboratori e spazi pubblici.
Campus dell’Università Statale: in costruzione su 210.000 mq, con 5 edifici principali, quasi 50.000 mq tra laboratori didattici e dipartimentali, 5.500 mq di area verde da destinare a orto botanico e primo anno accademico nel 2027. Partiti i cantieri per uno dei due studentati, Genesis di 646 posti nei pressi del campus e dell’Albero della Vita, e Synapsis, da 506 posti, di fronte all’ospedale Galeazzi;
West Gate: area di 300.000 mq che prevede uffici, residenze, un Mobility Hub e l’edificio in legno più alto d’Italia, Zenith, con 13 piani fuori terra e 56 metri d’altezza,
Innovation Hub: spazio dedicato a startup e aziende innovative, con l’obiettivo di favorire la collaborazione e lo sviluppo tecnologico;
MIND Village: quartiere sostenibile che ospita già circa 60 aziende, tra cui AstraZeneca, Bio4Dreams e Rold, operanti nel campo dell’innovazione scientifica e tecnologica.
Campus Bovisa-Goccia: il rinascimento della Goccia
Rendering Bovisa Goccia
Il Politecnico di Milano, sulla base del masterplan firmato da Renzo Piano, prevede la trasformazione l’area della Goccia in un campus universitario e parco scientifico-tecnologico. Questi gli interventi principali:
recupero dei gasometri: uno destinato allo “Smart City Innovation Hub”, che può ospitare circa 1.000 startup, l’altro alla “Fabbrica dello Sport”.
parco urbano: 40.000 mq di verde con l’aggiunta di 1.000 alberi, raddoppiando il numero attuale e bonificando il bosco spontaneo;
Edifici universitari: 2 residenze da 500 posti letto, 3 edifici per aule, una sala ipogea e un edificio a zero emissioni per il Dipartimento di Energia.
Il completamento del progetto è stato posticipato al 2027, a causa dei tempi più lunghi per le bonifiche e alla necessità di trovare ulteriori risorse, con alcune aree già operative come quelle destinate alle start up, le scuole civiche e le residenze universitarie.
Corso Buenos Aires: da arteria commerciale a boulevard verde
Comune di Milano - Rendering corso Buenos Aires
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Comune di Milano - Rendering corso Buenos Aires
Corso Buenos Aires è oggetto di un’importante riqualificazione che mira a renderla più vivibile e sostenibile.Il progetto prevede la trasformazione dell’arteria in un boulevard alberato, con spazi più ampi per pedoni e ciclisti.
allargamento dei marciapiedi per migliorare la fruibilità pedonale;
creazione di aiuole verdi e piantumazione di nuove alberature;
potenziamento la pista ciclabile esistente con nuova colorazione e cordoli in pietra;
eliminazione delle barriere architettoniche per una maggiore accessibilità;
riduzione del traffico veicolare per favorire la mobilità dolce.
I lavori sono in corso sia nel tratto a carico del Comune di Milano, finanziato con fondi del PNRR, che in quello a carico dei privati prospicente alle Corti di Baires. La conclusione dei cantieri è programmata tra l’estate e la fine del 2025.
Piazzale Loreto con LOC si trasforma da snodo trafficato ad agorà verde
Loc – Piazzale Loreto
Piazzale Loreto, storicamente un caotico snodo di traffico, si prepara a cambiare volto in modo radicale.Il progetto LOC – Loreto Open Community, vincitore del bando internazionale C40 Reinventing Cities, prevede la trasformazione dell’area in una piazza verde e accessibile, unendosi alla riqualificazione di corso Buenos Aires.
Cosa prevede il progetto:
3.900 mq a verde, con aiuole e 500 tra arbusti e alberi, sui 9.200 complessivi;
lo spostamento del traffico all’esterno, ai margini della piazza;
la costruzione di 3 nuovi edifici, con terrazze verdi sui tetti, destinati ad uso commerciale, uffici e svago;
al centro una sorta di agorà con gradoni e un anfiteatro, dove si potrà assistere a concerti, mercati e manifestazioni di vario tipo.
1,2 km di piste ciclabili;
stalli per biciclette, bike sharing e colonnine per la ricarica dei veicoli.
Il progetto è promosso da Nhood Italy, con un team di progettazione che include Metrogramma Milano, MIC-HUB, Studio Andrea Caputo, Arcadis Italia, LAND, Temporiuso e Squadrati Srl. Al momento si attende i permessi da parte di Palazzo Marino per avviare i cantieri, poi sono attesi circa 2 anni di lavori.
La Green Circle sull’anello della 90/91
forestami – Milano Green Circle
Un altro fiume verde, che si connette alla nuova piazzale Loreto e di conseguenza anche al rinnovato corso Buenos Aires, è laGreen Circle: un anello verde di 30 km che connetterà il centro con la periferia, lungo le tracce delle antiche mura spagnole e degli assi radiali. Un progetto di forestazione urbana e mobilità dolce sostenuto anche dalla Fondazione Armani, che contribuito a realizzare una prima parte da piazzale Brescia a piazza Bolivar. Il progetto contempla la piantumazione di 350 alberi e oltre 60.000 arbusti ed erbacee perenni entro la stagione agronomica 2026/2027.
#5 Il Settebello degli scali ferroviari rigenerati
Ex scali Milano
Sono il vero campo da gioco su cui si gioca il futuro di Milano. Sette scali ferroviari dismessi, sparsi tra centro e periferia, per un totale di oltre 1,2 milioni di metri quadrati da trasformare. Verde, residenze, cultura, studentati.
Lo scalo più esteso, con una superficie di 468.000 mq, pronto a diventare il nuovo cuore verde e culturale della città. Farini ospiterà il futuro campus dell’Accademia di Brera e sarà attraversato da un parco che unisce Isola al quartiere Bovisa. Un progetto iconico, firmato dallo studio OMA di Rem Koolhaas.
Campus Brera – Mate
Cosa è previsto:
300.000 mq di parco urbano;
Campus dell’Accademia di Brera, con lavori già in corso e sviluppato della riconversione di ex fabbricati delle Dogane e delle Poste in una nuova sede per le attività didattiche e di laboratorio negli e di uno studentato da 400 letti;
la nuova sede di Unicredit tra il 2030 e il 2035;
aree residenziali, commerciali e direzionali.
Scalo Porta Romana
scaloportaromana.com – Nuovo masterplan
L’ex scalo a sud della città, di 190.000 mq, il più avanti con i lavori. Ha come suo elemento centrale il Villaggio Olimpico per Milano-Cortina 2026, ormai pronto. Dopo l’evento il complesso di sei stecche è destinato a 1.700 studenti, diventando il più grande studentato d’Italia, mentre attorno è previsto un nuovo quartiere con residenze, housing sociale e il 50% degli spazi per un grande parco al centro e lineare nel resto dell’area.
Scalo San Cristoforo
Oma – San Cristoforo
Qui è previsto un parco lineare acquatico lungo il Naviglio, che ricollegherà natura e città. Si tratta delle intervento più green della rigenerazione, su una superficie di 140.000 mq, con spazi pedonali, piste ciclabili e aree per il tempo libero. Una sorta di polmone blu-verde. Il progetto è in definizione.
Scalo Lambrate
Tre Piazze Lambrate
Un nuovo distretto green dell’innovazione, dove la creatività incontra l’ecologia, grazie al progetto firmato dallo studio Outcomist di Lambrate Streaming. Previsti 41.000 mq di parco con 900 alberi, tre piazze-giardino e 307 nuove abitazioni a prezzi accessibili.. La fine dei lavori è fissata tra il 2027 e il 2028.
Scalo Greco-Breda
Progetto Innesto Scalo Greco
Primo quartiere a zero emissioni in Italia, un modello per la Milano del futuro, distribuito su una superficie di 60.000 mq. “L’Innesto” punta su edilizia circolare, energia rinnovabile e housing sociale con 400 appartamenti in affitto e 300 posti letto per studenti. Una nuova comunità urbana dove la sostenibilità non è un’opzione ma la regola. I primi lavori sono iniziati nel 2024.
Scalo Rogoredo
Piano attuativo Rogoredo
Una zona che punta sulla qualità della vita, tra nuove residenze, verde e spazi per la socialità. Il progetto è ancora in fase di sviluppo ma mira a valorizzare il legame con il quartiere e a integrare le funzioni urbane già presenti. Si sviluppa su una superficie di 26.450 mq e prevede:
edifici residenziali e aree verdi;
collegamento con il quartiere esistente;
spazi pubblici per il tempo libero.
Scalo Porta Genova
Mad – Scalo Porta Genova
Il futuro dello scalo di Porta Genova deve attendere la dismissione della stazione ferroviaria dedicata ai passeggeri, con molta probabilità all’inizio del 2026 e al più tardi nel 2027. In passato erano stati avanzati progetti di rigenerazione, come Agroscalo, pensato per integrare l’agricoltura urbana con il recupero degli spazi dismessi, ma ad oggi non ci sono novità all’orizzonte.
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Nell’attesa di sapere il percorso della futura M6, la politica sembra concentrata sull’estensione di quelle attuali oltre i confini comunali. Vediamo i progetti in corso per prolungare la linea M5 a ovest.
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La M5 non si ferma a San Siro: i progetti allo studio per arrivare nel profondo Ovest
# Le alternative per prolungare la linea verso ovest
Enrico Fedrighini FB
La linea M5 non fermerà la sua corsa a San Siro. Nell’estate del 2024 è stata effettuata un’indagine geognostica nel Parco di Trenno in vista della progettazione del prolungamento. Dal 2019, anno dell’avvio di un primo studio di fattibilità, si stanno esplorando diverse ipotesi.
Prolungamento M5 Settimo Milanese
La più breve prevede un tracciato di 2,5 km e due fermate, Quarto Cagnino e Quinto Romano, quella più lunga di 4,5 km con altre due fermate e capolinea a Settimo Milanese nei pressi dell’uscita della tangenziale ovest.
# Si studia per portare la M5 fino a Bareggio e addirittura fino a Magenta
Milano-Magenta M5
Esiste poi un progetto più ambizioso per spingersi fino a Magenta, per un totale di quasi 20 km di nuovo tracciato. In questo caso sono in valutazione sei alternative, con Bareggio che ne trarrebbe il maggior beneficio a circa 11 km dal capolinea ovest di San Siro Stadio.
Da Settimo Milanese la prosecuzione verso Magenta secondo le intenzioni attuali sarebbe comunque come metrotranvia. Lo studio di fattibilità avviato nel 2021 prevede che la linea sarebbe prosegua in superficie dopo il Comune di San Pietro all’Olmo per mancanza di spazio sotto la strada statale ex-S11.
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2025: l’anno di fine lavori per i cantieri aperti lungo la strada commerciale più lunga di Milano? Dovrebbe. Vediamo cosa è stato fatto e dove sono in corso i lavori nell’ultimo reportage di Urbanfile
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Il «boulevard verde» di Milano al rush finale: il punto sui cantieri di corso Buenos Aires
# Il viale che cambia: da rotatoria a boulevard europeo
Comune di Milano - Corso Buenos Aires rendering trasformazione
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Comune di Milano - Rendering corso Buenos Aires
Corso Buenos Aires si rifà il look. Punta a diventare un lungo boulevard verde, unendo la futura agorà verde di piazzale Loreto (si attendono ancora i permessi a costruire ndr) a Porta Venezia con un’unica promenade pedonale e ciclabile. I cantieri del Comune sono attivi nel tratto tra piazza Oberdan e via Melzo, mentre quelli privati, a scomputo oneri, sono stati ultimati sul lato dispari tra via Petrella e via Pergolesi e sono ora in corso sul lato pari.
Il progetto punta ad armonizzare i due estremi del corso, creando un nuovo asse estetico e funzionale, più europeo. Si tratta di una rivoluzione che intende trasformare la strada dello shopping in uno spazio urbano da vivere.
# Più spazio a verde e pedoni
Urbanfile - Lavori corso Buenos Aires
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Urbanfile - Lavori corso Buenos Aires
Urbanfile - Vasche Buenos Aires
Urbanfile - Altra immagine cantiere Buenos Aires
Urbanfile - Allargamento marciapiedi
L’intervento prevede l’allargamento dei marciapiedi, rifatti in pietra, la rimozione delle barriere architettoniche e l’inserimento di nuove aiuole verdi e vasche per alberi. Dove la strada lo consente le vasche sono più grandi e ospitano alberi alti fino a 5 metri. Nei tratti dove lo spazio sottostante è limitato per la presenza della linea M1, si scelgono arbusti e cespugli. Ogni aiuola è dotata di impianto di irrigazione, e lungo il corso sono previste panchine, rastrelliere per biciclette e nuove sedute urbane. Si tratta di una trasformazione che non è solo estetica ma climatica: la depavimentazione e il verde aiutano a combattere le isole di calore. Nell’ultimo reportage di Urbanfile si può vedere la situazione aggiornata dei cantieri.
# Il completamento della doppia pista ciclabile con cordoli in pietra e colorazione rossa
Urbanfile - Ciclabile Buenos Aires in costruzione
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Urbanfile - Cordoli in pietra
Urbanfile - Ciclabile Buenos Aires in costruzione
Non solo pedoni e alberi: il progetto include anche il consolidamento dell’itinerario ciclabile, con alcuni tratti che devono essere ancora costruiti. La pista attuale, doppia e realizzata tra la carreggiata stradale e il marciapiede allargato, viene valorizzata con nuova colorazione rossa e delimitata da cordoli in pietra per una maggiore sicurezza, al posto di quelli provvisori. I cantieri di tutto il progetto dovrebbero terminare entro la fine del 2025 per essere pronti in tempo per le Olimpiadi Invernali del 2026.
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L’installazione del 2019 ha coinvolto un intero edificio di via Tortona con una nuova facciata che sembrava aprirsi attraverso una grande zip. L’opera si è sviluppata anche all’interno di Opificio 31 e ha previsto altri sorprendenti squarci del pavimento in cemento e delle pareti in pietra. Da ogni apertura fuoriusciva una luce azzurra dall’aspetto etereo.
La discussa e irriverente opera di Maurizio Cattelan “L.O.V.E.”, la maestosa mano con il dito medio alzato, collocata in Piazza Affari davanti alla sede della Borsa, è stata installata nel 2010 come opera temporanea poi trasformata in permanente. Ogni anno, in occasione del Fuorisalone, diventa luogo di incontro e di svolgimento di numerosi eventi.
#3La poltrona di Pesce – 2019
E’ un pezzo fra i più iconici del design italiano. E’ la Up 5&6 di Gaetano Pesce, la poltrona realizzata dall’architetto e designer nel 1969. Nella versione extra-large, è alta circa 8 metri, ed è approdata in piazza del Duomo in occasione del Fuorisalone 2019.La poltrona, che stilizza un corpo femminile, nella sua versione “installazione” appare trafitta da centinaia di frecce, per rappresentare una metafora della violenza sulle donne.
#4 New Spring – 2017
Ph. credits designerblog
In un ambiente oscuro, sottili tubi bianchi crescono dal pavimento fino a biforcarsi e curvarsi come rami di un salice piangente. Tra le fronde, al posto dei fiori, bolle di sapone e vapore. In un’allegoria naturale il gioco di luce e materia, fragilità e delicatezza.
#5 La Time Machine – 2017
Ph. credits Archivio FuoriSalone
Per la Milano Design Week 2017, il Tom Ford del furniture design (così lo ha definito il The Guardian) è sbarcato a Milano e ha festeggiato il suo decimo anno di carriera con l’installazione che gioca con il tempo: la “Time Machine“. Lee Broom ha reinterpretato in chiave moderna il carosello. Ne ha disegnato uno bianco e ha sostituito i cavalli con i suoi pezzi iconici rieditati in edizione limitata.
#6 Nidi d’uomo – 2008
Ph. credit Patrizia Pozzi
Quest’opera si è presentata come una grande oasi verde nel cuore di Milano, un’installazione di eco-design allestita in occasione del Fuorisalone del 2008. Un grande nido in legno con uova trasparenti e sculture in mosaico di pinguini, orsi e tartarughe realizzate da Trend, su ispirazione della Cracking Art, e a guardare l’immagine del pinguino il lavoro sembra molto simile a quello realizzato dal movimento artistico.
#7 Sentiero dei nidi di ragno – 2015
Una micro collezione di ceste che intendeva ricreare un’ambientazione domestica tipica sarda. All’interno del Circolo Marras, è stata racchiusa una grande voliera di metri 5 x 5 avvolta con del tulle con all’interno i nidi sospesi e dei meccanismi rotanti. I nidi-cesta disegnati nel 2005 da Annalisa Cocco e Roberta Morittu, sono stati in questo caso reinterpretati dallo stilista sardo attraverso l’uso dei suoi tessuti e una palette di colori che ricordano le sue collezioni. Hanno animato l’installazione una cinquantina di diamantini svolazzanti.
#8 Aqua, la Visione di Leonardo -2019
Aqua. Foto Cristina Arduini (C)
E’ l’opera con cui si è reso omaggio a Leonardo da Vinci in occasione dei 500 anni dalla morte. Si tratta di un’installazione molto scenografica che comprende un grande specchio d’acqua sotto cui camminare, immergendosi in un ambiente inaspettato, uno schermo Led che mostra una Milano del futuro, una navicella che sembra arrivare dallo spazio.
Allestito nei cortili della storica sede e in uno dei più begli orti dell’Università Statale di Milano, è un progetto che esplora le potenzialità della presenza materica del legno, in quanto composto da una struttura realizzata con 1600 elementi in legno impilati e ruotati.
#10 Il giardino urbano di Via della Spiga – 2014
Ph. credits event report
Ungiardino urbano illuminato da oltre 30 alberi. L’installazione a cielo apertoTree of light, realizzata dall’Associazione Amici di Via della Spiga con il patrocinio del Comune di Milano, ha inaugurato l’edizione del Forisalone del 2014 confermando l’intenzione di fare di Milano una città più sostenibile nel suo cammino verso Expo 2015.
VALENTINA PETRACCA (Ultimo aggiornamento: 11 aprile 2025)
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Immagine postata da Alessia Marullo sul gruppo Zona 8 Milano - Proposte Azioni e Petizioni
Proposta pubblicata da Alessia Marullo sul gruppo Facebook Zona 8 Milano – Proposte Azioni e Petizioni indirizzata a Giulia Pelucchi, Giovanna Russo e Fabio Galesi.
Vorrei portare all’attenzione di Giulia Pelucchi Giovanna Russo e Fabio Galesi questa soluzione per il cavalcavia del Ghisallo. Quello in foto è il progetto di green wall più grande del mondo, si trova a Vancouver, Canada.
In pratica, grazie all’uso di piante rampicanti come ad esempio l’edera, pianta a bassa manutenzione, si andrebbe a creare naturalmente nel tempo un green wall, ossia “muro verde”, che attraverso processi di fotosintesi assorbono le particelle di pm2 nell’aria abbassando notevolmente i livelli di inquinamento atmosferico causato dal traffico veicolare e allo stesso tempo ad abbellire la struttura impedendo anche l’imbrattamento dei muri con graffiti non autorizzati.
Credo che per la realtà cittadina sia una soluzione più adatta per un piano green rispetto al non falciare le aiuole per preservare la biodiversità, azione che ha come solo risultato un effetto visivo di trascuratezza, problemi allergici e il non poter godere di piccoli spazi verdi che, in alcune zone del municipio 8, sono gli unici presenti.
Di seguito link di un articolocon proposta di piano strategico della città di Treviso in cui vengono evidenziati studi scientifici ed effetti positivi di questo tipo di installazioni, e un articolo in cui si parla della proposta “great green wall”di Stefano Boeri, in cui si spiega l’importanza di questo tipo di installazioni nel tessuto urbano. Spero si possa prendere in considerazione per il cavalcavia sopracitato.
ALESSIA MARULLO
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Provo a inoltrarla anch’io.
IL POSTINO
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Splende il sole sul Milano. Finalmente. Si fa il cambio di stagione: dai locali al chiuso a quelli all’aperto. Questi sono i top (con recensione media).
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I 7 locali top per un aperitivo all’aperto a Milano (primavera 2025)
#7 Spirit
Ph. @spiritdemilan IG
Uno dei locali simbolo di Milano. Dove la città più moderna si unisce a quella del suo glorioso passato. Con la bella stagione si può vivere al meglio il suo ampio spazio esterno. Insieme all’aperitivo bisogna tenere conto delle spettacolari serate a tema. Si spazio dallo swing al dialetto. Recensione media Google: 4.3/5
Indirizzo: Via Bovisasca, 57/59
#6 Frizzi e Lazzi
Ph. @frizzielazzimilano IG
Uno degli aperitivi più divertenti di Milano. Ci si gode l’aria aperta nel grande cortile dove ci si dimentica di trovarsi a Milano. Un classico cortile della Vecchia Milano sul Naviglio Pavese, perfetto per ricaricarsi prendendosi un break dalla Milano più affannata. I prezzi sono super onesti: i cocktail vanno dai 5 agli 8 euro, le birre medie alla spina vengono 6 euro. Recensione media Google: 4.3/5
Indirizzo: via Evangelista Torricelli 5
#5 Ceresio 7
Credits aleildevi IG – Ceresio 7
Tra i locali all’aperto ci deve essere per forza un rooftop. Quello ormai più iconico è Ceresio 7, sulla via omonima proprio al numero 7. L’attico permette di osservare lo skyline cittadino di Porta Nuova fino ad arrivare alle montagne alpine, quando l’aria è più tersa. Ci sono anche due piscine che creano un’atmosfera unica. Molto glam. Recensione media Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Ceresio, 7
#4 Librosteria
milano_sguardi_inediti IG – Librosteria
Chi ama bere e leggere un libro può unire le sue due passioni nella Librosteria nel Borgo degli Ortolani, a sud di Chinatown. Un mix tra un’osteria e una libreria di libri usati: questo grazie alla condivisione degli spazi con la libreria Baravaj. Ci si può sedere all’interno e nel dehor esterno affacciato sulla piazzetta pedonale con aiuole. Recensione media Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Cesare Cesariano, 7
#3 Tranvai
Ph. @tranvaibar IG
Cosa sarebbe Milano senza i tram? A Milano c’è il tram più antico ancora in circolazione, una sauna tram e… non poteva mancare un tram che fa locale. O viceversa. Il nome non poteva che essere questo: tranvai. Attorno al tram-cucina si trova uno splendido dehor con pergolato per un cocktail o una birra in compagnia, molto frequentato anche da famiglie con figli.Recensione media Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Tirano c/o Naviglio della Martesana Angolo Via Gianfranco Zuretti 63
#2 Mandarin Garden
Ph. @mo_milan IG
Lo spettacolare e raffinato garden bar di uno degli hotel più lussuosi di Milano: il Mandarin. In pieno centro di Milano, dietro la Scala, ci si ritrova in un’oasi urbana, con una corte esterna con divani, tavoli da bistrot, luci soffuse e tanto verde. I cocktail sono realizzati dal team di mixologists guidato da Guglielmo Miriello. Il sottofondo musicale ha un mood tra i più eleganti di Milano. Recensione media Google: 4.5/5
Indirizzo: Via Andegari 9
#1 Rita’s Tiki Room
Ph. @ritastikiroom IG
Che cos’è un Tiki Bar? Sono dei locali a tema esotico, che servono cocktail elaborati e richiamano esteticamente le atmosfere tropicali. Il Rita’s Tiki Room grazie al suo Summer Garden è ormai da anni il punto di riferimento per le belle serate di Milano. All’esterno ci sono due dehors: uno affacciato direttamente sul Naviglio mentre, durante i mesi estivi, la corte interna del palazzo ospita un giardino con divanetti di vimini e una grande surfboard utilizzata come social table. Con più di 350 etichette, tutta la lista di drink è da provare, dai frozen drinks ai classici tiki. Le proposte culinarie sono di ispirazione cantonese, con influenze thailandesi, caraibiche, giapponesi.Recensione media Google: 4.6/5
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E chi lo avrebbe mai detto? Serpeggia il malcontento eppure i nuovi dati incoronano Milano. Terza in Europa per numero di milionari: i nuovi primati della ricchezza di Milano.
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Altro che Dubai o New York: è Milano la terra promessa dei ricchi del mondo
# Milano cresce e arriva al terzo posto: Londra e Parigi sentono il fiato sul collo
Ph. Maklay62
In un’Italia che arranca, in un mondo che sembra diventato ogni giorno più fragile, a molti sembra che anche Milano stia perdendo smalto. Invece non è così. A dirlo è l’ultimo studio di Henley & Partners rilanciato dal Corriere della Sera. Milano è in crescita, almeno nelle scelte dei super ricchi. Altro che Dubai: in dieci anni, dal 2014 al 2024 i milionari a Milano sono aumentati del 24%. Ogni quattro è spuntato uno nuovo di zecca. A livello mondiale Milano scala posizioni arrivando all’undicesimo posto nella classifica delle metropoli in grado di attrarre più ricchi e super ricchi. Non solo: i milionari in città sono 115mila, i miliardari sono 17. Risultati che la portano in terza posizione in Europa, dopo Londra e Parigi, entrambe in calo rispetto a Milano. E’ il momento per loro di guardarsi alle spalle. Ma torniamo a Milano: qual è la ragione di questo successo straordinario?
# Non solo flat tax (per ricchi stranieri)
Ph. tumisu
Il fattore fondamentale è quello fiscale: la flat tax per i nuovi residenti ad alto reddito, introdotta dal governo Renzi nel 2017. Ma questa da sola non basta a spiegare perché i super ricchi del mondo scelgano Milano rispetto ad altre parti d’Italia che offrono la stessa agevolazione. Dallo studio emerge che Milano piace anche per la combinazione tra opportunità di business e notorietà internazionale. Una combinazione che viene certificata anche da uno studio di Assolombarda.
La sezione lombarda di Confindustria ha presentato uno studio per la quarta edizione di “Your Next Milano” che mostra come la città sia quella che ha recuperato di più nel periodo post Covid, segnando un +8,7% di PIL dal 2019 ad oggi. Milano supera così Amsterdam (+8,1%), Berlino (+6,9%), New York (+4,4%), Barcellona (+1,9%), Londra (+0,1%) e Parigi che è ancora sotto rispetto al periodo pre Covid (-2,6%).
# Da 22 anni Milano è la più ricca d’Italia
Ph. ChiemSeherin
Non solo: sempre secondo Assolombarda Milano risulta la nona città più attrattiva per investimenti esteri, a pari merito con San Francisco. Nel 2023 hanno aperto a Milano 49 nuove multinazionali estere. Trascinante poi il mercato immobiliare: nel primo semestre dl 2024 gli investimenti nel settore hanno superato il miliardo di euro. In questo Milano ha pochi rivali: restano indietro Amsterdam (400 milioni), Barcellona (700 milioni) e San Francisco (900 milioni).
Ma l’immobiliare non è l’unica luce. Risplende anche la stella del turismo. Nel 2023 sono arrivati a Milano 8,5 milioni di persone. Tra gli altri primati di Milano ci sono anche quello di città che esporta di più (le imprese milanesi valgono il 9,3% delle esportazioni italiane), in una regione da record che copre un quarto dell’intero export nazionale. Non sorprende poi il dato sulla ricchezza: l’area metropolitana da 22 anni è la prima provincia italiana per reddito pro capite. Nel 2.023 ogni milanese ha guadagnato in media 66.000 euro (dato Istat).
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Nei dintorni di Milano, a massimo un paio d’ore dalla città, ci sono numerose ville storiche e meravigliosi giardini che sono perfetti per una gita fuori porta all’insegna della bellezza e della scoperta della storia.
Raggiungere queste meraviglie è ancora più comodo grazie alla libertà offerta da un auto. Se vuoi un viaggio senza vincoli e nel massimo del comfort, il noleggio auto low cost a Milano è sicuramente la soluzione ideale per partire senza pensieri e visitare più destinazioni in un solo giorno.
Andiamo subito alla scoperta delle cinque ville e giardini imperdibili facilmente raggiungibili nei dintorni di Milano.
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Le ville e i giardini più belli da visitare in auto partendo da Milano
#1 Villa Reale di Monza: arte e storia tra i Giardini Reali
giacomoghilardi IG – Villa Reale Monza
La Villa Reale di Monza, costruita tra il 1777 e il 1780 su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, è sicuramente una delle ville più conosciute vicino a Milano. Si tratta, infatti, di uno dei più importanti esempi di architettura neoclassica in Italia. Venne commissionata dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo e da sua madre Maria Teresa d’Austria come residenza estiva per la corte asburgica. La struttura si articola in tre corpi principali disposti a “U”, tipici delle ville settecentesche, e vanta oltre 700 stanze.
L’edificio è circondato da un vasto parco di circa 730 ettari, noto come Parco di Monza. Si tratta, infatti, del più grande parco recintato da mura in Europa, con una cinta muraria originale di circa 14 km. Al suo interno, potrai passeggiare tra giardini inglesi, ammirare splendidi specchi d’acqua e rilassarti tra boschi secolari.
Oltre alla sontuosa villa, nel parco sono anche presenti delle cascine storiche, degli antichi mulini e il celebre Autodromo Nazionale di Monza, sede del Gran Premio d’Italia di Formula Uno.
#2 Villa Carlotta sul Lago di Como: eleganza e panorami unici
Credits: @bi.nicoletta Villa Carlotta Tremezzina
Un’altra famosa villa comodamente raggiungibile da Milano è Villa Carlotta, situata a Tremezzo sulle sponde del Lago di Como. La villa venne costruita alla fine del XVII secolo e rappresenta un esempio caratteristico dell’architettura barocca dell’epoca. Ospita un vasto giardino botanico di circa 70.000 metri quadrati che, ogni primavera, può vantare una meravigliosa fioritura di rododendri e azalee in oltre 150 varietà.
Qui puoi passeggiare tra stupendi sentieri ombreggiati a picco sul lago scoprendo numerose piante esotiche accanto a interessanti sculture e fontane che arricchiscono il paesaggio. Al suo interno, la villa racchiude una fantastica collezione di opere d’arte di artisti del calibro di Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez.
Se vuoi scoprire questo meraviglioso luogo, ricorda che l’apertura è solamente stagionale generalmente da marzo a ottobre. Assicurati, quindi, di consultare il sito ufficiale prima di organizzare la visita.
#3 Villa della Porta Bozzolo: un angolo di barocco nel varesotto
villadellaportabozzolo IG
A circa un’ora di auto da Milano, nel cuore della Valcuvia, si trova la splendida Villa della Porta Bozzolo, una testimonianza eccezionale dell’architettura barocca lombarda. Costruita nel XVI secolo come residenza di campagna per la famiglia Della Porta, la villa è stata successivamente oggetto di un’importante trasformazione nel corso XVIII secolo.
Come la Villa Reale di Monza, anche Villa della Porta Bozzolo è caratterizzata da struttura a “U” con un meraviglioso cortile d’onore. Gli interni sono decorati con affreschi rococò, attribuiti alla scuola di Pietro Antonio Magatti, che raffigurano delle scene mitologiche e allegoriche. Le sale più belle da non perdere sono quella da ballo, adornata con paesaggi illusionistici, e le camere da letto che vantano ancora degli arredi d’epoca.
Non puoi visitare questa villa, senza fermarti ad ammirare il suo fantastico giardino all’italiana, progettato su più livelli con eleganti terrazzamenti, delle scalinate scenografiche e fontane ornamentali. Villa della Porta Bozzolo è attualmente gestita dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) ed è aperta al pubblico da mercoledì a domenica.
#4 I Giardini di Palazzo Estense a Varese: la piccola Versailles lombarda
hanna_d72 IG – Giardini Palazzo Estense
I Giardini di Palazzo Estense a Varese sono noti anche come la “piccola Versailles di Lombardia” e ti offriranno un’esperienza unica tra fontane, aiuole geometriche e una vista panoramica sulla città. Il Palazzo Estense, ospitato all’interno del parco, è stato costruito nel XVIII secolo per volere del duca Francesco III d’Este ed è un altro esempio di architettura barocca lombarda. Attualmente è la sede del municipio di Varese e il suo salone principale è visitabile solamente in occasione di eventi speciali.
I giardini, invece, sono aperti al pubblico tutto l’anno e sono perfetti per una passeggiata o una pausa rilassante in mezzo alla natura.
#5 Villa Melzi a Bellagio: un capolavoro sul lago
Credits: eccolecco.it – Villa Melzi
Ritornando sulle sponde del Lago di Como, esattamente a Bellagio, troviamo Villa Melzi, un esempio emblematico di architettura neoclassica italiana. L’edificio venne costruito tra il 1808 e il 1810 su commissione di Francesco Melzi d’Eril, vicepresidente della Repubblica Italiana sotto Napoleone. Tutto intorno alla villa si estendono i giardini all’inglese progettati da Luigi Canonica e Luigi Villoresi i quali offrono una gran varietà di piante esotiche assieme a meravigliose sculture e a stupende viste panoramiche sul lago.
All’interno del complesso sono presenti anche una cappella neoclassica e un museo allestito nell’orangerie che ospita reperti storici e opere d’arte. L’apertura dei giardini è stagionale, con date variabili generalmente tra marzo e ottobre. Abbi cura, quindi, di consultare il portale ufficiale della villa prima di organizzare la tua visita.
Nei pressi di Milano puoi scoprire numerose ville e giardini che ti faranno evadere completamente dalla frenesia del capoluogo lombardo. Per rendere il viaggio ancora più esclusivo, puoi prendere in considerazione il noleggio auto di lusso nelle città italiane con cui puoi trasformare ogni spostamento in un’esperienza di puro comfort e stile.
Non ti resta che scegliere la meta che preferisci e partire alla scoperta di questi angoli di paradiso a pochi chilometri dalla città.
REDAZIONE
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Il sogno della neve si accompagna da sempre a quello del mare. La montagnetta ha ospitato nel lontano Natale del 1984 delle gare di sci, mentre al parco Sempione è stata organizzata una decina di anni fa una prova del campionato del mondo di sci di fondo. A questo punto manca solo osare dove volano le aquile: costruire una pista da sci indoor per sciare tutto l’anno. In realtà esiste un progetto e anche il luogo dove si potrebbe realizzare.
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Campionati italiani di sci al Monte Stella
11 aprile. Si accende il sogno di una pista da sci a Milano. Ma non finirà bene
# La pista da sci coperta: lunga 350 metri, larga 60, con un dislivello di 65 metri
credits: 4actionsport.it
11 aprile 2016.A Milano si parla per la prima volta di sci indoor. Viene presentato il progetto di unimpianto da sci coperto, con tre piste da sci. Non solo: c’è anche un ristorante con vetrate con affaccio sulla zona dell’arrivo, un’area commerciale con negozi legati agli sport invernali e un albergo a quattro stelle.
La pista principale doveva essere lunga 350 metri, larga 60 metri e con un dislivello di 65 metri. Ai suoi lati le altre due piste, entrambe lunghe 100 metri. Un impianto simile a quello esistente a Dubai che consentirebbe di sciare tutto l’anno. Il costo iniziale si aggirava attorno ai 50 milioni di euro.
La pista da sci indoor sarebbe stata costruita di fianco al centro commerciale Il Centro di Arese, progettato dall’architetto Michele De Lucchi, uno dei centri commerciali più grandi d’Europa. Dopo tre anni di discussione il progetto sembrava accantonato. Ma con le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 si è tornato a parlare di questo progetto.
# Rilanciato per le Olimpiadi ma bocciato dal sindaco di Arese
credits: milanotoday.it
L’11 marzo 2021 la Giunta Regionale ha approvato l’aggiornamento dell’atto integrativo all’Accordo di Programma mirato alla riqualificazione complessiva dell’intera area. Questo significava far rientrare lo Ski Dome di entrare a far parte del progetto di riqualificazione.
Si è avviato così l’iter burocratico che coinvolge tutti gli enti, pubblici e privati, interessati alla riconversione dell’area, con la valutazione del Collegio di Vigilanza che ha approfondito la possibilità dell’installazione di strutture funzionali allo svolgimento delle Olimpiadi 2026, analizzare le tematiche relative all’accessibilità dell’area in riferimento ai mezzi di trasporto pubblico locale e, infine, individuare le risorse finanziarie per coprire i costi di intervento e gestione.
Dopo alcuni mesi però la fiammella dello Ski Dome sembra essere stata spenta. Forse definitivamente. La sindaca di Arese Michela Palestra ha gelato ogni speranza annunciando che la pista non sarà realizzata. A meno che non arrivi un colpo a sorpresa.
Decisiva una riunione che ha avuto luogo in Regione Lombardia il 18 ottobre 2022, alla presenza della proprietà, dei rappresentanti regionali e dei sindaci coinvolti nell’atto integrativo, che da tempo chiedevano aggiornamenti sulla riqualificazione di quell’area.
Il problema? Il progetto dello SkiDome non ha trovato un investitore, così è stato tolto dall’ordine del giorno per ciò che concerne la riqualificazione della zona. Quindi tra le righe non si è chiusa ogni possibilità: basterebbe trovare un investitore. E pensare che di vantaggi per l’opera ce ne sarebbero parecchi.
# I benefici che potrebbe portare lo Ski Dome
credits: dovesciare.it
Il sottosegretario della Regione Lombardia con delega allo Sport, alle Olimpiadi 2026 e ai Grandi Eventi, Antonio Rossi, aveva in passato affermato che lo Ski Dome potrebbe aprire importanti prospettive sportive e turistiche per Milano. Aggiungendo che “potrebbe assumere un’interessante valenza in chiave olimpica” in quanto potrebbe essere utilizzata per allenamenti mirati e per i test delle squadre olimpiche e paraolimpiche.
Sarebbe un importante polo di attrazione per gli amanti dello sci, specialmente nel periodo più caldo quando è possibile sciare solo su pochi ghiacciai alpini. Inoltre, potrebbe diventare un punto di formazione per i tecnici dello sci alpino.
Insomma, la strada sembra essere ancora lunga, ma resta il sogno che compaia all’orizzonte un investitore che porti alla luce la la pista da sci coperta di Milano.
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