Home Blog Pagina 500

🛑 ALLARME ESTENSIONE M5: “Pronta per le Olimpiadi? Scordiamocelo”

0
Credits: Urbanfile - M5 fino a Monza

L’associazione di cittadini Hq Monza lamenta il silenzio delle istituzioni: il progetto  definitivo doveva essere pronto a fine 2019, ma non se ne ha più notizia e prima del 2022 difficilmente ci sarà la gara di appalto. In una nota viene evidenziata la situazione di stallo.

🛑 ALLARME ESTENSIONE M5: “Pronta per le Olimpiadi? Scordiamocelo”

# L’associazione di cittadini Hq Monza lamenta il silenzio degli enti istituzionali responsabili della realizzazione dell’opera

credit: mobilita.org

La gestione dell’emergenza pandemica e le lentezza burocratiche stanno producendo preoccupanti rallentamenti al progetto di prolungamento della linea M5 fino a Monza. In una nota l’associazione di cittadini Hq Monza fa il quadro della situazione: “Presi come siamo da discussioni – pur molto serie – su rosso, arancione e giallo, qui ci stiamo dimenticando totalmente del lilla“.

Del progetto definitivo che doveva essere pronto alla fine del 2019 non si ha più notizia: “Sul prolungamento della M5 sino al nord di Monza, i sindaci di Milano e Monza si confermano ciclicamente ottimisti, ma proprio nessuno – nemmeno loro – ha un’idea concreta dei tempi di realizzazione. Manca un cronoprogramma pubblico, con impegni chiari e scadenze precise. I cittadini come noi sono fermi alla promessa di completare il progetto definitivo entro il dicembre 2019: è già passato più di un anno, promessa non mantenuta

# Impossibile inaugurare la linea in tempo per le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina: “Ogni piccolo intoppo rischia di far saltare qualche rata dei 900 milioni del finanziamento statale

Purtroppo le voci che filtrano è che il progetto definitivo non sarà pronto prima dell’estate 2021 e che la gara non partirà prima della primavera del 2022, secondo quanto riportato nella nota dall’associazione: “Esiste in realtà un “cronoprogramma fantasma” del quale si parla, in via informale e con morbida elasticità, tra gli uffici pubblici coinvolti: in ambienti tecnici dicono che il progetto definitivo sarà pronto, forse, a luglio 2021. Poi ci vorranno almeno otto mesi per la procedura di approvazione, un meccanismo burocratico molto lento perché, nonostante le promesse, questa opera non è tra quelle classificate come urgenti. Arriveremo così al marzo 2022, quando dovrebbe essere lanciata la gara d’appalto europea. Ricorsi e contestazioni a parte, chi avrà l’incarico avrà bisogno di mesi per stendere il complicato progetto esecutivo finale, poi potrà iniziare i lavori. Ricordiamo che solo per le gallerie grezze 20 metri sottoterra, le “talpe” avranno bisogno di almeno 5 anni di tempo“.

L’amara conclusione della portavoce dell’Associazione HQMonza Isabella Tavazzi che mette una pietra sopra sulla possibilità di inaugurazione della linea entro le Olimpiadi 2026 di Milano-Cortina: “C’è amarezza per le solite lungaggini, ma soprattutto c’è preoccupazione perché a questo punto ogni piccolo intoppo rischia di far saltare qualche rata dei 900 milioni del finanziamento statale che ha, quello sì, scadenze precise fissate a bilancio. A proposito: ricordate l’impegno annunciato per realizzare il prolungamento della M5 in tempo per le Olimpiadi Invernali 2026? Ebbene, scordiamocelo”.

# Cosa prevede il progetto: 13km e 12 fermate da Bignami a Monza Polo Istituzionale

Credits: Urbanfile – M5 Bignami-Monza

Il prolungamento delle linea lilla dall’attuale capolinea di Nord di Bignami sarà di 13 km, raddoppiando la lunghezza attuale, per 12 fermate complessive: Testi Gorky, Bassini, Rondinella Crocetta, Matteotti, Monza Bettola, Campania, Marsala, Monza Fs, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo, Polo Istituzionale.

Credits: Urbanfile – Prolungamento M1 Monza-Bettola

Nella stazione di Monza Bettola la M5 incrocerà la linea M1, nel nuovo hub che comprenderà un nuovo mall commerciale, che è ancora in fase di realizzazione e i cui lavori stanno battendo tutti i record di ritardi: per l’estensione di poco meno di 2 km e le 2 sole fermate di Restellone e del capolinea si va avanti da oltre 9 anni e non si arriverà a conclusione prima del 2023. Nel suo percorso attraverserà i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza.

Leggi anche: 9 ANNI per un CHILOMETRO E MEZZO: il TRISTE PRIMATO della M1

Fonte articolo: Milano Today

Continua la lettura con: Entro il 2030 la METRO CRESCERÀ del 34%: le 38 NUOVE FERMATE in arrivo

FABIO MARCOMIN

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Riapre la TRIENNALE. Le idee di BOERI: venerdì BY NIGHT e SEI MESI in GIARDINO

0

Il 2 febbraio riapre la Triennale. Boeri è entusiasta: “cerchiamo di stare dentro ai vincoli che ci vengono dati e di usare al meglio lo spazio”

Riapre la TRIENNALE. Le idee di BOERI: venerdì BY NIGHT e SEI MESI in GIARDINO

Il primo sito espositivo milanese a riaprire dopo la lunga chiusura è la Triennale, che dal 2 Febbraio tornerà a far sognare i visitatori in piena sicurezza. Quali saranno le novità e il piano anti contagio pianificato dal presidente Boeri? 

# La riapertura è stata inaspettata. Boeri: “per noi è una gran soddisfazione”

credit: milano.repubblica.it

Nonostante i 3 mesi di chiusura, Boeri non si è fatto cogliere impreparato e non appena gli è stato consentito ha rapidamente organizzato un piano per poter riaprire: “a dire la verità pensavamo che saremmo stati chiusi fino a metà marzo” ha confessato in un’intervista all’AGI. Il via libera, inaspettato e repentino, ha sorpreso il presidente della Triennale che però non vede l’ora di riaprire, infatti ha affermato: “Non dico che non ci speravamo più, ma avevo il timore che i tempi fossero ancora più lunghi. Quindi per noi è una gran cosa, una gran soddisfazione.”

# Il piano anti contagio? Ingressi contingentati e prenotazioni online

Il piano che il presidente ha pianificato insieme agli esperti della sicurezza prevede un massimo di 210 visitatori simultanei, con ingressi contingentati e prenotazioni consigliate su Viva Ticket. Non solo gli ingressi saranno contingentati ma anche suddivisi per aree. In Triennale al momento ci sono due mostre: “Una – spiega il presidente Boeri – è quella stupenda di Enzo Mari e l’altra, molto interessante della fotografa Claudia Andujar che ha lavorato in Brasile sulla popolazione degli Anomani nella giungla”. Potranno accedere alla mostra di design di Mari ben 75 persone, 60 alla mostra della fotografa e i restanti 75 visitatori saranno riservati al Museo permanente del Design.

# Sei mesi di giardino tra eventi e sicurezza

Bagni Misteriosi Triennale – Parco Semprione

Non solo mostre però, infatti Boeri ha annunciato che saranno aperti anche il caffè e lo store. Ma la vera attrazione per questa nuova stagione di eventi sarà l’area esterna, perfetta per la primavera-estate: “Stiamo lavorando moltissimo sul giardino della Triennale. L’idea che ho è farlo diventare un luogo dove si può fare, in totale sicurezza, musica, teatro, mostre, dibattiti. E questo già dai primi di maggio, fino a ottobre: sei mesi di giardino. Lì sicuramente faremo una festa” ha spiegato Boeri.

# Una notte al museo: apertura serale il venerdì

Ma se il giardino verrà sfruttato prevalentemente a partire dalla primavera, c’è una novità che probabilmente partirà sin da subito: venerdì sera al museo. Il presidente ha infatti affermato che la chiusura durante il weekend porterà di certo meno visitatori ma che è stata già trovata una soluzione per includere anche chi durante le giornate settimanali lavora: “Stiamo pensando di aprire fino alle 22, faremo una sperimentazione di venerdì per capire come va. Per adesso iniziamo dalle 11 alle 20. Poi vediamo”. Nonostante le restrizioni Boeri resta positivo ed è comunque molto contento di poter riaprire rispettando le regole vigenti, all’AGI ha infatti spiegato che “cerchiamo di stare dentro ai vincoli che ci vengono dati e di usare al meglio lo spazio. Se è possibile restare aperti fino alle 22 cercheremo di farlo […] Noi facciamo del nostro meglio e poi certo quando si riaprirà anche il sabato e la domenica, saremo felici. Sarà un momento bello, però per adesso va già bene così”.

Sicuramente Boeri ha centrato in punto l’obiettivo, soddisfacendo i bisogni dei cittadini. Infatti poter passeggiare nuovamente tra i giardini della Triennale e passare una serata al museo, farà riacquisire ai milanesi quel senso di normalità che da tempo stavano cercando di ritrovare.

Fonte: Yahoo! Notizie

Leggi anche: Che FINE ha fatto il MUSEO delle TORTURE?

ROSITA GIULIANO

ZAI LIFE: il progetto più rivoluzionario di Verona

0
Zai Life: vetro, acciaio e prati d'erba sui tetti per l'ex Manifattura Tabacchi

Nuova vita a Verona. Questo l’impatto che darà alla città il nuovo progetto di riqualificazione urbana.

ZAI LIFE: il progetto più rivoluzionario di Verona

Ho sempre adorato transitare per l’autostrada A4 in direzione Milano

Ho sempre adorato transitare per l’autostrada A4 in direzione Milano, partendo dal casello di Dolo, giusto a ridosso di Mestre. Fino a Milano, ogni 30 chilometri c’è una città: Padova, Vicenza, Verona, Brescia…Bergamo…4 corsie…barriera di Milano! Non mi servono né cartelli autostradali, né contachilometri: mi guardo intorno e capisco quanti chilometri ho fatto, mi basta riconoscere i paesaggi e capisco dove sono. Da piccolo accompagnavo mio papà nelle sue missioni di lavoro, e mi capitava spesso di percorrere l’A4; ai tempi l’obiettivo era Verona, dove avevano sede alcuni dei suoi fornitori chiave. Il ricordo più bello è l’ultimo tratto della A4, a Verona, prima del casello d’uscita, perché dall’autostrada si potevano vedere le insegne di molte aziende alimentari che avevano costruito il business proprio lì, a ridosso dell’autostrada. Mi permetto di nominarle, perché a un bambino rimangono impressi i nomi di Bauli, Melegatti, Motta, Sammontana, Vicenzi, Sanson.

La Variante 29 per rilanciare Verona

Il tempo cambia tutto e nel corso degli ultimi decenni, le cose sono cambiate anche a Verona. Se le insegne storiche visibili dall’autostrada sono ancora lì, invecchiate e sbiadite, le aziende della zona hanno subito enormi cambiamenti: tante sono state assorbite da multinazionali, altre si sono fuse con le vicine di casa. Alcune, però, non esistono più, e hanno lasciato interi isolati della zona industriale vuoti e abbandonati. Ciò non ha lasciato di certo immobile chi ha nella mente il cambiamento e infatti, proprio in questi giorni, grazie alle 145 manifestazioni di interesse presentate dai privati e allo strumento urbanistico “Variante 29“, si sta cercando di ridare vita a queste aree degradate della città di Romeo e Giulietta.

ZAI Life – Zona Altamente Innovativa

La Zai (Zona industriale artigianale) storica, già ribattezzata come Zai Life (Zona Altamente Innovativa) per le grandi potenzialità di sviluppo che la caratterizzano, è in assoluto la parte delle città che, pur mantenendo la sua vocazione artigianale-industriale, deve rispondere a nuove esigenze commerciali ma anche residenziali, per diventare prosecuzione naturale del centro cittadino.

Le idee e proposte illustrate risultano molto innovative: un mix funzionale che è esattamente ciò che serve alla Zai per diventare città a tutti gli effetti: quote di residenziale, commerciale e turistico ricettivo. E il verde, elemento che, secondo le indicazioni dell’amministrazione, deve qualificare ogni proposta progettuale. Le proposte interessano una superficie totale di ben 112 mila metri quadrati.

Tour alla scoperta della ZAI

A seguito di un tour nell’area ZAI del sindaco Federico Sboarina, sono state presentate le proposte in diretta streaming, dal sindaco stesso e dall’assessore alla Pianificazione urbanistica Ilaria Segala. Presenti anche il professor Paolo Galuzzi del Politecnico di Milano che collabora alla stesura della Variante 29 e il dirigente dell’Urbanistica Arnaldo Toffali.

Campi sportivi, edifici scolastici, case di riposo da realizzare in spazi che sono abbandonati ormai da tempo, senza nuovo consumo di suolo. Cantieri che potrebbero partire già nel 2022 e ridare vita a più di 1 milione di metri quadri, ossia un terzo di tutti i ‘vuoti’ cittadini, parte di questi concentrati proprio in ZAI Life.

I siti e le relative proposte

Tra le tantissime proposte, ne spiccano di certo un paio molto interessanti.

#1 L’ex edificio industriale in via Morgagni 20

Via Morgagni – Verona, sopralluogo del Sindaco

è stata presentata una proposta innovativa che ha trovato l’interesse dell’amministrazione, perchè propone un mix di funzioni oggi assenti dal quartiere. La notevole altezza di una parte dell’edificio è infatti pronta a sfidare il coraggio degli arrampicatori, con una parete di roccia coperta usufruibile tutto l’anno. Il resto del fabbricato diventerebbe invece un vero e proprio birrificio per la produzione artigianale della bevanda, con la possibilità di uno spazio dedicato alle degustazioni, anche all’aperto.

#2 Ex sede dell’Olivetti

Strada dell'Alpo 1 Verona
Ex sede di Olivetti SpA – Verona

Sede cittadina dell’Olivetti prima, casa delle aste giudiziarie poi, fino a deposito di riso. Dismesso da quindici anni, l’edificio in strada dell’Alpo 1 è pronto al salto di qualità. La proprietà è disposta a più soluzioni, dallo sport ai servizi alla persona, dal co-working ad attività per il quartiere, calibrate sia alle esigenze delle pianificazione urbanistica, che alle nuove richieste del quartiere.

Questa sarà l’area che si trasformerà di più – ha detto il sindaco Sboarina -. Sono tantissimi gli spazi e gli stabilimenti nel cuore della Zai storica che hanno avuto una loro storia ma che ora sono abbandonati e che non aspettano altro che tornare ad avere un ruolo nel tessuto urbano. Davvero interessanti e di varia natura le proposte che sono arrivate per questa porzione di territorio, che è esattamente ciò di cui la città ha bisogno per fare un ulteriore salto di qualità. Uno sviluppo la cui regia e controllo sono sempre in capo all’amministrazione – ha sottolineato il sindaco-, perché la rigenerazione che vogliamo deve inserirsi correttamente e in modo armonioso nel contesto, senza generare alcun impatto negativo. Prende forma la nostra visione di città, dal Central Park scendendo dalla fiera, per arrivare ad una Zai completamente nuova, viva e riqualificata“.

Fonti:

Veronasera.it

tgverona.it

Continua la lettura con: A Verona la PRIMA PISTA CICLABILE che si ILLUMINA con il buio. Un’idea da portare a Milano?

LUCIO BARDELLE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

 

 

Il CASTELLO di Bran: la vera storia della casa di DRACULA

0
credits: 0yepablo IG

Il castello di Bran sorge a pochi chilometri dalla cittadina di Brasov, in Romania, sul confine tra la Transilvania e la Valacchia. La fortezza turrita, realizzata in stile medievale gotico, è uno dei luoghi più visitati della nazione ed attrae ogni anno frotte di turisti, incuriositi anche dalla leggenda vampiresca che aleggia sul castello.

Il CASTELLO di Bran: la vera storia della casa di DRACULA

# Il castello di Bran: la residenza di Vlad III, soprannominato l’Impalatore

credits: fotografulcalator IG

Il castello di Bran è comunemente rappresentato come la residenza del conte Dracula, protagonista del romanzo gotico ottocentesco di Bram Stoker. L’autore, nel libro, racconta infatti la storia del misterioso e terrificante Dracula, un vampiro che vive proprio in Transilvania in un castello vicino ai Carpazi.

La descrizione che Stoker fa dell’ambiente e dell’abitazione del conte, sembra essere molto veritiera e trovare un concreto riscontro nella realtà. L’associazione è immediata: il castello del vampiro dev’essere il castello di Bran. Tale credenza è in realtà solo immaginaria, Stoker infatti, autore irlandese, non visitò mai la Romania.

La leggenda però si diffonde e si arricchisce di particolari. La figura del conte vampiro viene ricondotta a quella di Vlad III, soprannominato l’Impalatore per via della sua predilezione a impalare i nemici, che occupò il castello a metà del 1400. Questa rimane una supposizione, anche se bisogna ammettere che qualche legame tra il vampiro e la figura di Vlad c’è sicuramente.

# La vera storia del castello. Le sue funzioni nel tempo: da fortezza a dogana, da residenza reale a museo.

credits: romaniapitoreasca IG

Leggende a parte, vediamo dunque qual è la vera storia del castello.

Andrea II di Ungheria fa costruire ai cavalieri teutonici, nel 1211, una fortezza per proteggere il confine della Transilvania dagli invasori. Negli anni successivi, gli abitanti di Brasov, paese vicino, trasformano l’edificio in un vero e proprio castello, ultimandolo definitivamente nel 1388. Prima dell’occupazione da parte del già citato Vlad III, la costruzione riveste diverse funzioni tra cui quella di dogana e poi di avamposto. Alla morte dell’Impalatore, il castello viene comprato dai Sassoni e nel 1920 diventa residenza dei sovrani del Regno di Romania. Durante la dittatura comunista la famiglia reale, costretta all’esilio, lascia il castello che, nazionalizzato, diventa un museo. Solo nel 2009 le autorità rumene, dopo lunghe trattative, riconsegnano la proprietà all’ex famiglia reale.

# Il castello oggi: orde di turisti ripopolano l’antica residenza reale ed ammirano i vecchi appartamenti.

credits: fotomonik IG

Il castello di Bran ha mantenuto la sua funzione di museo ed è oggi uno dei luoghi turistici più visitati della Romania. I visitatori possono ammirare all’interno la corte e gli appartamenti reali, tra le stanze più belle la biblioteca, l’armeria e la stanza della musica della Regina Maria. Soltanto una sala offre un breve resoconto di come sia nato il mito dei vampiri in Romania.

Il castello si trova nell’omonima località di Bran ed è facilmente raggiungibile sia con la macchina che con i mezzi. La fortezza è aperta tutti i giorni e gli orari di apertura variano a seconda dei periodi dell’anno. Per informazioni sempre aggiornate si può visitare direttamente il sito del castello.

Fonte: Harbersbazaar.com

Continua la lettura con: 7 STORIE curiose del CASTELLO SFORZESCO

CHIARA BARONE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Le MILLE LINGUE d’Italia: i ceppi principali e le loro curiosità

0
Lingue italiane

Forse il più ricco e variegato patrimonio europeo: le lingue italiane appartengono alla grande famiglia delle lingue romanze. Ecco dove si trovano e le loro peculiarità.

Le MILLE LINGUE d’Italia: i ceppi principali e le loro curiosità

# Per alcuni autori le lingue d’Italia sono il patrimonio linguistico più ricco e variegato in Europa

Credits: wikipedia.org – Lingue romanze in Europa

Per alcuni autori le lingue d’Italia si possono considerare come il patrimonio linguistico più ricco e variegato all’interno del panorama europeo, quasi tutte derivanti dal ceppo indoeuropeo e appartenenti alla famiglia delle lingue romanze, con la presenza di varietà albanesi, germaniche, greche e slave. L’italiano è risaputo discendere storicamente dal toscano letterario, in letteratura ha iniziato la sua diffusione verso il XIII secolo grazie a scrittori come Dante, Petrarca e Boccaccio per evolversi poi nella lingua italiana corrente.

# Sono 14 i raggruppamenti principali delle lingue romanze d’Italia

Gran parte delle lingue romanze e le loro varietà parlate entro i confini italiani ad esclusione della lingua italiana sono spesso chiamate “dialetti” nella letteratura specialistica italiana e comprendono questi 14 gruppi principali: lingua francoprovenzale, lingua occitana, lingue gallo-italiche, lingua veneta, dialetto sudtirolese, lingua friulana e lingua ladina, lingua slovena, dialetto toscano, dialetti italiani mediani, lingua napoletana, lingua siciliana, lingua sarda, lingua corsa.

Tutte si possono ricondurre a 6 macro-suddivisioni geografiche. Ecco quali sono:

#1 Le lingue retoromanze, friulana e ladina, sono riconosciute ufficialmente

Nelle due province autonome di Trento e Bolzano sono le lingue retoromanze a fare da padrone:

  • La lingua friulana parlata nelle province di Gorizia, Pordenone, Udine e in alcuni comuni di quella di Venezia è anche riconosciuta ufficialmente come “lingua della comunità regionale” dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
  • La lingua ladina, riconosciuta come coufficiale dalla provincia autonoma di Bolzano e  nella provincia autonoma di Trento, è parlata nei comuni ricompresi nell’area dolomitica.

#2 Le lingue settentrionali, dette anche “altoitaliane” o “padane”, sono diffuse dal Piemonte all’Emilia-Romagna

Nelle lingue settentrionali sono compresi due gruppi principali e due secondari:

Il gruppo gallo-italico è sicuramente il più variegato e diffuso, perché oltre al ligure, piemontese, lombardo, emiliano e romagnolo nel Nord Italia ci sono il gallo-piceno, galloitalico di Sicilia e galloitalico di Basilicata, con alcuni anche in Sardegna. Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità con gli idiomi gallo-romanzi con il comune sostrato storico celtico.

La caratteristica più vistosa del gruppo veneto è la struttura sillabica che non tollera geminate, suono consonantico più lungo delle consonanti ordinarie, in nessuna posizione.  Sono 8 le varianti principali, tra cui veneto centrale o meridionale, quello lagunare, quello orientale, occidentale e il dalmata.

Oltre a questi ci sono l’occitano parlato nell’ovest del Piemonte e il franco-provenzale in Valle d’Aosta, che scontano gli influssi francesi.

#3 Le varianti toscane spaziano dalla Corsica al nord della Sardegna

Il toscano è costituito dalle varietà toscane e da quelle parlate in Corsica e nel nord della Sardegna, con caratteristiche molto simili alle lingue settentrionali pur non essendo una lingua appartenente alla Romania occidentale. Addirittura nei paesi lungo la dorsale appenninica tra la Toscana e l’Emilia sono presenti ancora delle parlate di transizione tra il sistema toscano e il sistema gallo-italico, le gallo-toscane, tra le persone più anziane.

#4 Le lingue centrali sono parlate principalmente nel Lazio, in Umbria e nella Marche. Il dialetto romanesco solo nella capitale

Le lingue centrali racchiudono i dialetti parlati in 3 regioni italiane: in gran parte del Lazio, in Umbria, in alcune zone della provincia di Grosseto e nelle province di Ancona, Macerata e Fermo nelle Marche. Si suddividono in due gruppi:

  • Il gruppo italiano mediano che è forse quello di più difficile classificazione e include: i dialetti umbri, marchigiani, della tuscia-viterbese e quelli Cicolano-aquilano-reatino e dialetto ciociaro fortemente influenzati dalle lingue del gruppo meridionale.
  • Il dialetto romanesco, molto diverso dall’antico dialetto di Roma che aveva influenze meridionali è orientali, è parlato quasi esclusivamente nella capitale e ha subito influssi dal toscano.

#5 Le lingue meridionali si dividono in due: gruppo meridionale nel napoletano e gruppo meridionale estremo nel restante mezzogiorno

Il gruppo italiano meridionale, diffuso soprattutto nel napoletano, è caratterizzato dall’indebolimento delle vocali non accentate, le atone, e la loro riduzione alla vocale indistinta, soprattutto nella parte nord delimitata da una linea che unisce Sora, Avezzano, L’Aquila e Accumoli.

Il gruppo meridionale estremo che comprende siciliano, il calabrese centro-meridionale ed il salentino, presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata e assente nelle altre lingue e dialetti italiani che è il differente esito della pronuncia delle vocali. Oltre a questo l’assenza totale delle mute e delle vocali centrali. Tra queste lingue il siciliano, pur avendo una forte identità, non è riconosciuto come lingua a livello nazionale.

#6 La lingua Sarda, in pericolo di estinzione, è la più conservativa di tutte

La lingua Sarda è ufficialmente riconosciuta sia dalla Regione Autonoma della Sardegna, che dallo Stato come una delle sue dodici minoranze linguistiche storiche. Costituita da un continuum di dialetti interni ricompresi in due tradizioni ortografiche: quella logudorese, nella zona centro-settentrionale, e quella campidanese, in quella centro-meridionale. È da tutti gli studiosi considerata la lingua che nei secoli si sia meno discostata dal latino: questo fa della lingua Sarda la più conservativa di tutte le lingue romanze.

Continua la lettura con: Parole del milanese intraducibili in italiano

FABIO MARCOMIN

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

La CASA nei BUS: una coppia milanese lancia la nuova frontiera del mercato immobiliare

1
credit: camperlife.it

Il London Bus: l’esempio italiano della bus-mania già diffusa nel mondo. Le case nei bus saranno una nuova frontiera per il mercato immobiliare?

La CASA nei BUS: una coppia milanese lancia la nuova frontiera del mercato immobiliare

Nessun sogno, se si lavora duramente per realizzarlo, è impossibile. Lo sanno bene Silvia e Roberto, una coppia milanese che ha costruito una residenza estiva in un vecchio autobus londinese, portando in Italia una tendenza già diffusa in tutto il mondo.

# I sogni son desideri

credit: camperlife.it

Tutto è iniziato dal sogno della coppia di costruire una residenza estiva partendo da un vecchio autobus e il destino li ha condotti sino ad un bus londinese dotato ancora di targa e tabella originali: n. 148, destinazione Notting Hill. 

Fin da piccoli ci hanno insegnato che i sogni son desideri e che l’impegno può far arrivare molto lontano: “tu sogna e spera fermamente dimentica il presente e il sogno realtà diverrà”.

Così, anche per la coppia milanese il sogno è divenuto realtà. Dopo un lungo restauro, il bus si oggi trasformato in una splendida casa all’interno del campeggio Ponte Barberino, in Val di Trebbia.

# Il London Bus: una gigante casa rossa a soli 18.000€

credit: Instagram @londonbuspontebarberino

Le dimensioni del gigante rosso sono sorprendenti: è lungo 8 metri e alto 4,50, sviluppato su due piani. Il piano superiore è stato destinato alla zona notte, con due camere da letto e un bagno, mentre quello inferiore ospita la cucina e la zona living. La posizione del bus ha permesso ai proprietari di sfruttare sia l’interno che l’esterno, costruendo una grande terrazza esterna dedicata al relax in contatto con la natura circostante. Il costo complessivo per il restauro di questa casa vintage è stato di circa 18.000€, davvero un affare se si considera il magnifico risultato. Il London Bus, infatti, è piaciuto tantissimo e continua ad attirare moltissimi curiosi che vi si recano per ammirare la strana residenza.

# La Bus-Mania: la nuova frontiera del mercato immobiliare

Gypsy – credit: thesprouce.com

Non appena il campeggio riaprirà, sarà possibile tornare a visitare il London Bus ma la bus-mania a quanto pare non è una novità della Val di Trebbia. Può sembrare un’idea da film ma in tutto il mondo ci sono persone che decidono di costruire quotidianamente case, sia fisse che mobili, in vecchi autobus ristrutturati.

Outside Found – credit: outsidefound.com

Ad esempio una coppia statunitense ha deciso di approfittare della possibilità di lavorare in smart working per trasferirsi in una bus house, chiamata Outside Found, che consente loro di vivere viaggiando con una spesa di “soli” 30.000$.

Anche per i sedentari la bus-mania offre mille opzioni. Il Gypsy, nonostante possa spostarsi, resta solitamente parcheggiato nei pressi di Washington e offre ai suoi proprietari un’esperienza unica e fuori dall’ordinario pur restando sempre nella stessa location.

Insomma, costruire abitazioni anche molto spaziose in vecchi autobus sembra proprio essere un’ottima occasione per spendere meno ma avere di più. Residenza estiva, casa mobile oppure abitazione fissa? Voi quale preferireste?

Fonte: London Bus, Cbs News

Continua la lettura con: La “pietrificazione dei sogni”: la casa più SURREALE d’Italia

ROSITA GIULIANO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

INDIA: l’immunità di gregge raggiunta prima dei vaccini?

0
credits: rainews.it

L’India, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, con un picco di quasi 100.000 casi giornalieri a settembre, sembra registrare ora un netto calo nei nuovi casi di Covid-19. Secondo gli esperti il Paese sta andando incontro a una possibile immunità di gregge, anche se la campagna vaccinale è solo al suo inizio. Quali sono le cause di questo incoraggiante fenomeno?

INDIA: l’immunità di gregge raggiunta prima dei vaccini?

# Dopo un primo lockdown, l’India ha tenuto tutto aperto, raggiungendo un picco di contagi a settembre 

credits: unita.news

Iniziamo facendo un passo indietro, per comprendere come l’India abbia fronteggiato la crisi pandemica negli scorsi mesi.
Lo stato Indiano è stato sicuramente uno dei paesi più colpiti dal Covid-19, più precisamente, il secondo paese al mondo in termini di casi totali. Il picco, raggiunto lo scorso settembre, registrava 97.895 nuovi casi in 24h. Questo boom di contagi è da ricondurre sia alla fine del lockdown di inizio giugno, sia alle conseguenti, seppur graduali, riaperture innescate dalle esigenze economiche. L’India, infatti, quinta potenza economica mondiale, a causa della pandemia ha subito un calo del 24% del Pil.

I 120milioni di disoccupati che affollavano le metropoli cittadine, rimasti bloccati in città con il lockdown, sono tornati nelle campagne dalle famiglie diventando veicolo di contagio: è proprio in queste zone che, negli scorsi mesi, si sono registrati i numeri più alti di casi e di morti. La fragile situazione sanitaria non ha certo aiutato, l’India infatti ha investito solo l’1% del Pil nelle infrastrutture mediche e ospedaliere, e nelle zone rurali sono particolarmente scarsi medicinali, macchinari e personale sanitario.
Ma cosa sta accadendo negli ultimi mesi?

# Verso un’immunità di gregge? I dati sembrano incoraggianti

credits: assefa.com

Dal picco di settembre, sembra che il paese abbia assistito a una continua decrescita nel numero di contagi, fino a raggiungere qualche giorno fa 10.974 nuovi casi in 24h, su un totale di un miliardo e 340 milioni di abitanti. È possibile che l’India si stia avvicinando all’immunità di gregge anche senza il vaccino?

Uno studio del Council of Medical Research indiano sostiene che almeno il 25% della popolazione sia stato finora infettato. Tale ricerca afferma che in alcune zone si sia vicini al raggiungimento dell’immunità di gregge, vale a dire quella quota di persone contagiate, e di conseguenza immuni, oltre la quale il virus muore, non riuscendo più a riprodursi. Le statistiche indicano che le aree metropolitane sono quelle più vicine al raggiungimento di questa soglia. Si stima infatti che a Delhi tra il 45 e il 50% degli abitanti sia già stato contagiato, a Mumbai il 57% e a Pune l’85%.

# Le città affollate, la difficoltà nel mantenere le distanze e la giovane età degli abitanti ha agevolato la diffusione del virus rendendo molte persone immuni

credits: bbc.com

La comunità scientifica ipotizza che ci siano una serie di fattori dietro alla drastica diminuzione dei casi e alla quasi raggiunta, e tanto agognata, immunità di gregge.
La prima spiegazione risiede nelle affollate zone metropolitane, dove il virus si è potuto diffondere con maggiore facilità rispetto ad altre zone, bisogna infatti ricordare che l’India è il secondo paese più popoloso al mondo e che la maggior parte degli abitanti risiede o lavora in città. Nelle metropoli è per questo spesso difficile mantenere la distanza di sicurezza e le norme igieniche non vengono sempre rispettate. Una seconda spiegazione è da far risalire al fatto che molte persone vivono in uno stato di estrema povertà e non possono permettersi di lavorare da casa. Infine, l’età media della popolazione, molto giovane, incide sicuramente sulla decrescita dei casi e delle morti, il 50% degli abitanti ha infatti meno di 25 anni.

In India, dove risiede il 60% della produzione vaccinale, per il momento solo il personale sanitario è stato sottoposto a vaccinazione. La campagna vaccinale non sembra c’entrare quindi con il calo dei contagi. Sembra pertanto che questo paese stia andando veramente incontro ad un’immunità di gregge, ciononostante la campagna di immunizzazione verrà comunque portata avanti a livello di massa.

Fonte: Corriere.it

Continua la lettura con: Lo SCHERMO che INDIVIDUA il Covid in un istante 

CHIARA BARONE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

 

La fine dei dinosauri

0

C’era un tempo in cui i signori del pianeta erano i dinosauri.
La loro forza era derivata dalle loro dimensioni. Finchè proprio le loro dimensioni sono state il motivo della loro rovina a vantaggio di creature meno forti, più piccole e molto più intelligenti.
Con la fine dei dinosauri si è passati dall’era della forza a quella dell’intelligenza. Potrebbe essere lo stesso processo che sta accadendo alla società umana.

C’è uno scontro in atto. Ogni tipo di conflitto nasce quando un potere viene messo in discussione da un potere emergente. Lo scontro in atto è tra chi ha il potere e chi non l’ha mai avuto.
Da un lato c’è il potere tradizionale esercitato dai governi e dai gruppi di potere istituzionali che agiscono in nome del popolo ma spesso contro il popolo. Gruppi di potere che stanno venendo messi in discussione da forme di potere diffuso e incontrollabile.

Il potere tradizionale ha messo nelle mani di singoli disorganizzati forme di potere che possono scalzare il potere tradizionale. Forse si sta verificando la profezia di Lenin che, riprendendo Marx diceva che il capitalismo avrebbe venduto la corda con cui sarebbe stato impiccato.
La stessa legge che serve a opprimere e a preservare lo status quo, consente di trovare uno strumento di difesa per quelli stessi che si vuole opprimere o tenere fuori dal potere.

Questo accade in ogni ambito e sta scoppiando in modo evidente sui mercati finanziari. Dove chi ha inventato i meccanismi di speculazione per distruggere aziende e piccoli risparmiatori ora è sotto il contrattacco dei piccoli risparmiatori.
I dinosauri del mercato sono gli Hedge Funds che avendo grande potere di acquisto possono determinare i valori delle azioni scommettendo sul rialzo o sul ribasso.
Solo che tramite Reddit e altre piattaforme social i piccoli trader hanno deciso di comportarsi come un hedge funds, di scommettere su titoli decretandone il rialzo o il ribasso improvviso. Lo hanno fatto con GameStop, portando il suo valore da 3 fino a 500 dollari. I piccoli trader decidendo di operare tutti allo stesso modo hanno fatto quello che di solito fanno gli Hedge Funds. Non solo: lo hanno fatto scatenando una battaglia proprio  contro gli Hedge Funds perché scommettono sul rialzo di titoli su cui gli Hedge Funds sono in posizione ribassista. Si tratta di una battaglia dei piccoli trader che stanno scatenando contro i dinosauri usando le stesse armi con cui i dinosauri dominano i mercati. Sostituendo alla forza dei dinosauri l’intelligenza del governo delle informazioni diffuse. 

Il vero potere è quello delle informazioni. Con internet ogni editore può arrivare a milioni di persone ma ora ognuna di quel milione di persone può arrivare anch’essa a tutte le altre.
I grandi editori che hanno approfittato della loro posizione di monopolio anche per diffondere fake news o notizie strumentali ad altri interessi, adesso si appellano alla regolamentazione contro i singoli utenti che diffondono news liberamente e secondo i propri interessi.

Come ne usciremo da questo conflitto?
Questi colossi possono mantenere il loro potere solo con una dittatura, inserendo delle norme a senso unico.
Ma forse il processo in atto è lo stesso che ha segnato la fine dei dinosauri. Forse dall’era del controllo e del potere si passerà a quella dell’intelligenza diffusa.

Continua la lettura con: La naturale evoluzione di una nazione è dare più autonomia alle sue parti

MILANO CITTA’ STATO

Dopo i cantieri M4 le PALME a SAN VITTORE

0
Credits: Urbanfile - Palme in San Vittore

La scelta dei tecnici di M4 di piantumare alcuni filari di palme nel sagrato della Basilica di San Vittore al Corpo sta già sollevando polemiche. Ecco cosa prevede il progetto complessivo.

Dopo i cantieri M4 le PALME a SAN VITTORE

# Come le aiuole di Piazza del Duomo, anche sul sagrato della Basilica di San Vittore al Corpo ci saranno le palme: dubbi da entrambi gli schieramenti

Credits: Urbanfile / Direzione Quartieri e Municipi 

Tutti ricordano le polemiche per l’inserimento di palme e banani nelle aiuole di Piazza del Duomo come scomputo oneri previsti dalla trasformazione dell’ex Palazzo delle Poste di Cordusio nella “Starbucks Roastery”. Il progetto dell’aiuole è stato tra l’altro da poco rinnovato per altri tre anni. Nella riqualificazione complessiva dell’ambito Sant’Ambrogio-San Vittore, a seguito della conlcusione dei lavori di scavo della linea M4 è stata fatta la stessa scelta da parte dei tecnici della nuova metropolitana con l’inserimento di palme ad alto fusto sul grande sagrato dell’omonima basilica e l’ingresso del Museo della Scienza e Tecnologia in via San Vittore.

Da maggioranza e opposizione non mancano le perplessità. L’assessore Pd all’urbanistica del Municipio 1 si dimostrato perplesso: “Pur apprezzando e sostenendo la scelta di nuove piantumazioni nell’area non penso che si sposino alle caratteristiche architettoniche della piazza”. L’esponente di Forza Italia in Municipio 1 Federico Benassati esprime invece totale contrarietà alla scelta delle palme: “ben poco si sposano con il contesto urbano di Milano, come è già stato per piazza del Duomo“. Da Palazzo Marino, il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale parla di “fissazione inspiegabile della giunta per le palme”.

Leggi anche: Anche se non ci piacciono, W la città delle palme

# Nella riqualificazione del sagrato della chiesa ci saranno 30 palme e pietra di Luserna e cubetti in porfido per il rinnovo della pavimentazione

Sistemazione Piazza San Vittore

Nel progetto di riqualificazione del sagrato in San Vittore è prevista la piantumazione di 30 palme posizionate in cinque file da sei, tre filari sul lato di sinistra della chiesa di San Vittore al Corpo e due sul lato di destra. La piazza che fino ad oggi non ha visto alcun tipo di alberatura o vegetazione, vedrà anche il rinnovo della pavimentazione prevista con l’utilizzo della pietra di Luserna e cubetti in porfido posizionati in maniera regolare e non a ventaglio.

# Cambio della viabilità in via San Vittore: trasformata in parte a senso unico con una corsia ciclabile e marciapiedi allargati

Credits: Urbanfile

Il progetto cambierà anche la viabilità di tutta la zona. “Via San Vittore diventerà a senso unico di marcia in direzione bastioni fino a via de’ Togni, per residenti, mezzi pubblici e biciclette, con il doppio senso assicurato nell’ultimo tratto, da viale di Porta Vercellina solo per i mezzi di soccorso diretti all’ospedale San Giuseppe.” In aggiunta a questo verrà realizzata una corsia ciclabile in direzione opposta al senso di marcia verso il centro, lungo tutta la via. I marciapiedi verranno allargati e saranno ripristinate le alberature tranne che, purtroppo, nel tratto di via San Vittore che costeggia la vecchia Pusterla dove saranno riposizionate piante in numero ridotto rispetto alla situazione precedente gli scavi.

Fonte articolo: Urbanfile

Continua la lettura con: La M4 sarà la METRO più BELLA? Il nuovo BANDO e le STAZIONI ARTISTICHE che ci piacerebbe vedere a MILANO

FABIO MARCOMIN

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Il Consiglio d’Europa: “il VACCINO NON può essere OBBLIGATORIO”

0

Il Consiglio d’Europa, principale organizzazione di difesa dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, il 27 gennaio ha approvato il testo sul “Vaccino Covid-19: considerazioni etiche, legali e pratiche”. Qui, tra le altre, appare la raccomandazione per gli Stati membri ad una corretta informazione sulla non obbligatorietà della vaccinazione.

Il Consiglio d’Europa: “il VACCINO NON può essere OBBLIGATORIO”

# Gli Stati membri devono garantire ai cittadini “informazioni trasparenti sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali dei vaccini”

Credits: www.fondazioneveronesi.it

Dal testo si apprende che ogni cittadino deve sapere che “la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressione per farsi vaccinare, se non desidera farlo da solo“.

In più, anche per favorire una scelta ragionata da parte di ognuno di noi, gli Stati membri devono “adottare misure tempestive ed efficaci”, in grado di contrastare la disinformazione riguardo ai vaccini Covid-19. A questo riguardo, i Paesi dell’Unione vengono sollecitati a “distribuire informazioni trasparenti sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali dei vaccini”.

# “Nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato”

Credits: www.ansa.it

Il Consiglio d’Europa pretende che gli Stati membri garantiscano che “nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato”. Questa dichiarazione è in relazione allo sfondo lavorativo, ma anche personale e lucrativo.

# La trasparenza nelle comunicazioni: un dibattito sempre più acceso

Credits: www.avvenire.it

In ultimo, ma non per importanza, è necessario riportare quanto sollecitato dal Consiglio relativamente alla trasparenza dei contenuti dei contratti con i produttori di vaccini. Infatti, gli Stati membri devono rendere questi “pubblicamente disponibili per il controllo parlamentare e pubblico”. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora molto lunga e caratterizzata da continue discussioni, sia in Italia che negli altri Stati europei.

Fonte: www.secondopianonews.it

Continua la lettura con: Le 4 FASI del PIANO VACCINALE anti-covid in LOMBARDIA

ALESSIA LONATI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

IDROVIA Padova-Venezia: l’opera mai realizzata vedrà la luce con il Recovery Plan?

0

Un’opera ferma da decenni potrebbe ripartire a razzo, grazie al Recovery Fund.

IDROVIA Padova-Venezia: l’opera mai realizzata vedrà la luce con il Recovery Plan?

“Non se ne è mai fatto nulla. Soldi buttati al vento”

Da piccolo accompagnavo spesso mio papà nel suo lavoro. Guidava il suo furgoncino, un Fiat 238 verde pisello, alimentato a GPL, lungo tutte le strade del Veneto, e quando non andavo a scuola ero sempre con lui. Sono passati 30 anni, ma ancora ricordo che quando si transitava sui cavalcavia dell’Idrovia, gli chiedevo sempre: “papà, perché c’è questo cavalcavia, se sotto non ci sono né fiumi, né strade, ma solo campi?” E la risposta era sempre: “Perché sarebbe dovuta nascere l’idrovia che collega Venezia a Padova, ma non se ne è mai fatto nulla. Soldi buttati al vento”.

L’Idrovia Padova-Venezia

L’opera: 26 chilometri di canale navigabile

L’opera consiste nella costruzione di un canale navigabile lungo circa 26 chilometri che collega la zona industriale di Padova alla Laguna Veneziana. E’ nella mente dei veneti fin dagli anni ’60, ma ad oggi ne è stato realizzato il 10%. Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) cita testualmente che “Il completamento dell’opera è subordinato alle decisioni politiche nazionali e locali“, cosa che normalmente in Italia si traduce in “se siamo fortunati la vedremo completata”. L’idrovia Padova -Venezia, ferma dagli anni Settanta, è costata all’epoca 47 miliardi delle vecchie lire (circa 24 milioni di euro) per la costruzione (parziale) e 6 milioni di euro per la manutenzione (straordinaria). Per completarla dai progetti presentati e avallati anche dalla Regione, ora servirebbero altri 500 di milioni di euro.

Fondi del Recovery per realizzarla

Ma qualcosa, proprio quest’anno, sembra volersi smuovere. Il momento potrebbe essere quello giusto per realizzarne il completamento. L’occasione è ghiotta: sindaci e comitati dell’area fra Venezia e Padova alzano addirittura la posta in gioco: si realizzi un’opera che porti ad un canale navigabile di classe V in modo da dare una svolta ambientale al trasporto. Questo potrebbe essere realizzato grazie ai fondi del recovery fund.

A farsi portavoce della richiesta è il sindaco di Vigonovo (VE) Andrea Danieletto, assieme al Comitato Opzione Zero (http://www.opzionezero.org/).

“Si tratta – spiega Mattia Donadel per Opzione Zero– di fare un salto di paradigma e pensare che è arrivato il momento di cambiare completamente la mobilità delle merci in Veneto e in tutta l’area orientale della Pianura Padana e trasportarle da ruota sull’acqua collegando il Porto di Venezia a città come Vicenza o Mantova. In quest’ottica l’Idrovia non deve più servire solo a trasportare le piene del Brenta o del Bacchiglione in sicurezza verso la foce, ma deve servire anche a realizzare delle strade d’acqua. Con battelli anche a energia elettrica si ridurrebbero drasticamente le emissioni di Co2. I soldi ci sono e i progetti anche. Si spendano per una rivoluzione ambientale”.

Buone novità arrivano anche dal Parlamento. Roberto Caon, parlamentare, da anni segue la vicenda. ”Il governo -spiega Caon- ha dato parere favorevole al mio ordine del giorno, nell’ambito della discussione della manovra economica che prevede l’impiego dei fondi Next Generation Europe per il completamento dell’idrovia Padova-Venezia”. “L’idrovia -sostiene Caon- lascerà in eredità a figli e nipoti un territorio più sicuro, con un’infrastruttura destinata a durare nel tempo e in grado di salvaguardare un’ampia parte del Veneto da alluvioni e inondazioni”.

Idrovia Padova-Venezia, ora si punta sul canale navigabile

Fonti: https://www.agenziapo.it/idrovia/idrovia-padova-venezia

Continua la lettura con: Il FAVOLOSO progetto della METROPOLITANA SUBACQUEA di Venezia

Lucio Bardelle

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

Assurdità e stranezze dei MEZZI PUBBLICI di Milano

1
credits: trammilano IG

Milano è una città logica, concreta e razionale. Tranne in una cosa: nei mezzi pubblici.

Assurdità e stranezze dei mezzi pubblici di Milano

I tram sono maschili, gli autobus sono femminili

Vengono definiti entrambi con il loro numero, in questo come in tutte le altre città. Però c’è una particolarità. Se il numero lo si dice al maschile significa che si tratta di un tram, se è al femminile è un autobus. L’1 è un tram, la 61 è un autobus. Autobus femminile? Sembra un’assurdità, ma la ragione è che in origine gli autobus contrassegnati di lettere e non da numeri come i tram. L’articolo femminile è rimasto anche quando la lettera è stata sostituita dai numeri.

Occhio ai numeri doppi

Le circolari hanno numeri doppi. 90/91. Si chiamano così, con entrambi i numeri. Poco importa se si prende la 90 o la 91, si dice la “90/91”. Una corre in senso orario e l’altro in senso antiorario. Bisogna fare attenzione perchè passano sulla stessa via ma se sbagli puoi finire sul versante opposto della città.

I numeri dei tram

Credits: @amilanopuoi
Piazza Cordusio

Il numero di un tram è scritto davanti in alto, su un lato e dietro. Ma sotto, davanti e sul posteriore c’è un altro numero a caratteri cubitali. E’ il numero di matricola dei vecchi tram. Anche se è inutile è scritto così grande che c’è chi lo confonde con il numero di linea. 

C’è la metro 5 ma non la metro 4

A Milano siamo così veloci che abbiamo fatto la linea cinque, dieci anni prima della linea quattro.

La trasformazione magica del passante

E’ un normalissimo treno che quando entra a Milano si trasforma in un passante. Fino a quando esce dalla città e torna ad essere uno dei milioni di treni che circolano nel mondo.

Abbiamo anche la filovia!

Credits: fanpage.it

La 90/91 ha un’altra stranezza, oltre ad avere il numero doppio. Insieme alla 92/93 sono le filovie di Milano. Per non farci mancare nulla la filovia la dovevamo mantenere. Se ci pensate non ha senso: o metti il tram o metti l’autobus.

Il mistero dei biglietti in uscita

L’incognita dei biglietti in uscita sulla metropolitana: in certe fermate non esiste, in altre se non lo usi rimani rinchiuso a vita. Lo scopri solo davanti alle sbarre.

Continua la lettura con: 7 Misteri e curiosità su Milano

IVAN SAL

Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

Il futuro a CAVALLO della CASERMA di Piazzale Perrucchetti

0
Credits: milanotoday.it

Un nuovo progetto per Milano riguarda la rinascita della Caserma di Piazzale Perrucchetti a Milano. Riqualificare la zona e non solo. Quali sono i motivi per la quale si deve fare?

Il futuro a CAVALLO della CASERMA di Piazzale Perrucchetti

# Che ne sarà della Caserma? La proposta: una scuola di equitazione

Provo grande disagio nel vedere in che stato è ridotta la Caserma Santa Barbara che ha ospitato i gloriosi Reparti della Artiglieria a Cavallo, ora parzialmente utilizzata dal Primo Trasmissioni e come base logistica del progetto Strade Sicure. All’interno della caserma esiste ancora una scuola di equitazione, parte di una gloriosa tradizione che ha onorato Milano. Per questo motivo ci sono dei punti fondamentali da tenere in considerazione e sono:

  • La caserma è all’interno della città, il che vuol dire che abbiamo una scuola di equitazione dentro la metropoli.
  • Alcune aree della caserma sono in stato di abbandono senza alcun utilizzo, sia militare che altro.
  • La scuola di Equitazione svolge funzione sociale importante dando appoggio ai corsi di Ippoterapia fortemente voluti dalla moglie del Generale Dalla Chiesa, quella Emanuela Setti Carraro che perse la vita insieme al marito nella strage di Via Carini a Palermo per opera della mafia siciliana.
  • L’esercito è da sempre, in Italia, l’unica vera fucina di talenti negli sport equestri.
  • Una considerevole aerea della caserma verrebbe sistemata e resa funzionale per la scuola.
  • Avremmo un tipo di scuola unica in Europa.
  • Una scuola simile vuol dire istruzioneeducazione sportiva ma anche posti di lavoro.
  • Aiuterebbe Milano a non perdere suddetta scuola che rischia il trasloco definitivo in altra sede fuori da Milano (e dalla Lombardia).
  • Si avrebbe una ulteriore rivalutazione della zona.
  •  La Caserma, una volta in aperta campagna, è raggiungibile dal centro di Milano con poche fermate di metropolitana.
  • L’esercito ne gioverebbe in termini di immagine e prestigio

# Un’occasione da non perdere. Un invito al Comune e alle forze Armate

Credits: milanotoday.it

Per questi ed altri motivi legati ad essi mi chiedo se il Comune, in concerto con le forze Armate, sia intenzionato a cogliere al volo una simile opportunità o preferisca lasciare che Milano, dopo le varie privazioni subite durante il COVID a favore di altre città extralombarde, perda anche questa incredibile opportunità.

Continua la lettura con 5 PROGETTONI che si potrebbero FARE a Milano

ROBERTO BINAGHI

 

La naturale evoluzione di una nazione è dare più autonomia alle sue parti

0
maestro, discepolo (the karate kid)

Pensiero del giorno. 

Far crescere qualcuno significa farlo diventare autonomo. È un principio naturale. Il fine del genitore è portare il figlio all’autonomia. Una volta che diventa autonomo il ruolo del genitore si esaurisce e il figlio può dare il suo contributo alla famiglia e in società. 

Solo chi è autonomo infatti si può porre in modo utile per la sua comunità. Perchè se non si è autonomi nella sfera del privato, si proietta in società la propria mancanza di autonomia e si cerca nella società ciò che non si è riusciti a realizzare nel proprio privato. In questo caso si hanno persone che compensano la propria deficienza prendendo dalla società invece che contribuendo ad essa. 

Lo stesso vale per un insegnante: il traguardo lo raggiunge quando l’allievo può camminare con le sue gambe nella disciplina che gli è stata insegnata. Ossia quando è diventato autonomo. Questo vale in ogni campo e si può estendere in natura: mamma tigre può tornare ad occuparsi di se stessa quando i tigrotti sono diventati autonomi e possono cavarsela da soli. 

Una regola universale che si può estendere anche al governo degli Stati. Per evolvere qualunque Stato deve procedere attraverso una progressiva autonomia delle sue parti. Perchè più le parti diventano autonome più possono contribuire allo Stato e alle altre parti. Ma se non lo diventano rimangono in uno stato di dipendenza che non fa crescere né loro né la nazione nel suo complesso. 

La dimostrazione di questo è che se si guarda ciò che è accaduto nei paesi che stanno crescendo di più negli ultimi decenni, la costante è una progressiva autonomia delle parti, in particolare delle città e dei territori più evoluti. In Cina e in India si stanno creando zone di autonomia speciale, spesso coincidenti con le aree urbane. Anche in Europa il processo è lo stesso: in Gran Bretagna si è aumentata l’autonomia di Londra, in Francia quella di Parigi, in Spagna Madrid. Altri paesi hanno fatto lo stesso in passato, come Austria, Germania, Russia, per non parlare della Svizzera la cui costituzione si basa proprio sulla tutela dell’autonomia delle singole parti. E’ un processo che avviene naturalmente in ogni paese in evoluzione.

Pure l’Italia deriva la sua grandezza dall’autonomia che alcune sue parti sono state capaci di raggiungere. La ricchezza dell’Italia è data dalla grandezza e unicità di Venezia, di Milano, di Roma, è data dalla sua straordinaria varietà che nei secoli si è ottenuta attraverso le diverse forme di autonomia nel suo territorio. 

L’Italia di oggi sembra però dirigersi verso un processo contrario, di rinuncia all’autonomia dei singoli e delle parti per dare più controllo a un’autorità centrale.
Per voglia di potere o per paura di crescere?

MILANO CITTÀ STATO 

5 CASTELLI SPETTACOLARI in VENDITA in Italia

0
Credits: francisyork.com

Non solo appartamenti e ville di lusso, anche manieri e castelli sono pronti a trovare acquirenti nel nostro Paese. Scopriamone alcuni tra i più maestosi e dal prezzo inaccessibile.

5 CASTELLI SPETTACOLARI in VENDITA in Italia

#1 Castello di Montalto Pavese (Pv): da 1 milione di euro

Credits: francisyork.com

Si tratta di un’enorme residenza signorile risalente alla fine del ‘500 e costruita sulla cima di una collina a 1.200 metri d’altezza da cui si gode un panorama suggestivo. Dalla terrazza si ha infatti una vista magnifica sulla natura circostante, sui due bellissimi giardini che circondano l’edificio e sui boschi nelle vicinanze.

Credits: lionard.it

Ha una superficie abitabile di ben 6.500 mq e al suo interno vanta saloni riccamente affrescati e arredati, salotti raffinati, stanze da pranzo eleganti e un teatro. Il prezzo solo su richiesta, a quanto pare non inferiore al milione di euro.

#2 Castello di Oramala a Val di Nizza (Pv): 1,2 milioni di euro 

Credits: sothebys.com

A Val di Nizza, borgo della Valle Staffora, si trova un altro importante maniero, tra i più visitati dai turisti, costruito dalla famiglia Malaspina nell’XI secolo. Abbarbicato su uno sperone roccioso a oltre 750 metri di altezza, è in vendita sul sito di Sotheby’s.

Credits: buonviaggioitalia.it

La rocca vanta oltre 9.600 metri quadrati abitabili, circondata da 108 ettari di parco, in cima alla torre vi è un bellissimo terrazzo che offre una incantevole vista a 360° sulle valli del pavese. Il prezzo per aggiudicarselo è di 1 milione e 200 mila euro

#3 Il castello dell’Antica Posta in Umbria: 1,4 milioni di euro

Credits: casa.it

A metà strada tra Spoleto e Terni, troviamo il Castello dell’Antica Posta, un suggestivo edificio nato sulle rovine di un antico “castrum” romano, noto fin dal Medioevo e realizzato precedentemente, con lo scopo di controllare e difendere un tratto della via Flaminia spesso frequentato dai briganti. Oltre 1000 mq di superficie interna, quattro appartamenti e due suite per un totale di otto camere, 2 ettari di terreno e la corte all’interno della cinta delle mura.

Credits: casa.it

La corte all’interno delle mura comprende anche un pozzo di epoca medievale. Per l’intera struttura la cifra richiesta è di 1.380.000 euro.

#4 Il castello Brunelleschi a Castelfiorentino di 35.000 mq, vicino a  Firenze. La trattativa è riservata

Credits: gabetti.it

È un antico maniero costruito a Castelfiorentino da una famiglia nobiliare nel XV secolo progettato del Brunelleschi, con una superficie interna di 35.000 mq ed esterna 1.200 ettari agricoli a vigneti e oliveti. Tutta l’intera tenuta è in vendita, incluse anche le 25 case coloniche, un borgo con una villa settecentesca e una cappella nel bosco. 

Credits: gabetti.it

Il fascino del castello è dettato oltre che dai saloni affrescati, dal loggiato con quattro arcate, della merlatura guelfa e dal suo grande cortile interno con l’intonaco a graffite, anche dagli ospiti che vi hanno soggiornato: i papi Leone X, Clemente VII e Paolo III Farnese, personaggi illustri come Lorenzo Il Magnifico e il Re d’Italia Vittorio Emanuele III. Le trattative sono riservate.

#5 Il castello in vendita più grande della Lombardia, vicino a Milano, costa 10 milioni di euro

Credits: lionard.it

Una superficie interna di 8.800 mq, circondato da un bellissimo e rigoglioso giardino all’italiana. Interamente protetto da mura di origine medievale e dal tipico fossato e immerso in uno spettacolare parco di cinque ettari, questo castello fiabesco è il più grande della Lombardia. La torre merlata, sulla quale è ben visibile lo stemma del casato, esalta il fascino alla facciata del castello.

Credit: lionard.it – Interni castello

Al suo interno la cappella dedicata a Santa Vittoria con dettagli gotici e tardo-romanici, l’enorme piscina ricavata da una vasca dell’Ottocento e numerose stanze e sale decorate in stile neoclassico. Non lontano da Milano è una rarità a livello nazionale, sia per la sua maestosità e sia per le perfette condizioni di conservazione e ristrutturazione, oltre che per il prezzo: 10 milioni di euro.

Fonti: Siviaggia, Sothebys , Gabetti

FABIO MARCOMIN

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità

5 CARATTERISTICHE TIPICHE dei milanesi rese celebri da 5 PERSONAGGI ICONICI

0
credit: ciakmagazine.it

La milanesità di oggi è un romanzo scritto a più mani: ecco i 5 personaggi iconici che ne hanno ideato lo scheletro. Spoiler: anche se sono simbolo dell’essere milanese, nessuno di loro è nato a Milano. 

5 CARATTERISTICHE TIPICHE dei milanesi rese celebri da 5 PERSONAGGI ICONICI

#1 Walter Chiari: il milanese scanzonato 

credit: images.vogue.it

Walter Chiari nasce come Walter Michele Armando Annicchiarico nel 1942 a Verona da genitori pugliesi e a tre anni la famiglia si trasferisce a Milano dove il giovane Walter si mette in evidenza in numerose discipline sportive, prima tra tutte la boxe con la quale si laureò campione lombardo nel 1939. La sua sportività lo contraddistinse per tutta la vita regalandogli un fisico atletico che, abbinato a una faccia da guascone, gli permise di inanellare una serie infinita di conquiste femminili. Nel frattempo il giovane Walter aveva deciso, dietro sapiente consiglio di un produttore teatrale, di cambiare il cognome con un più semplice e leggibile Chiari, nome d’arte che lo accompagnerà per sempre e con il quale si fece conoscere in tutto il mondo. Sì, perché Chiari nonostante un iter studentesco non impeccabile ebbe modo di imparare piuttosto bene l’inglese e la cosa gli permise, una volta affermatosi come attore, di lavorare anche all’estero e portare il proprio estro anche oltreoceano. America e Australia accolsero Walter al punto che la sua popolarità gli permise di portare a segno numerose conquiste amorose anche con donne straniere. Ma fu a Roma che ebbe modo di lavorare e conoscere una splendida Ava Gardner che non seppe resistere al suo fascino e con lui visse una turbolenta relazione nonostante l’attrice fosse sposata.
Chiari pur non rinunciando a sottolineare le proprie origini pugliesi ebbe sempre modo di sfoderare un accento milanese che lo contraddistinse per tutta la vita. Abilissimo caricaturista e improvvisatore indomabile era famoso per recitare a teatro partendo con il testo studiato per poi divagare con l’ispirazione della serata così da rendere ogni spettacolo unico. Non desideriamo divagare sulla sua vita e sulle ombre che lo accompagnarono fino alla morte ma ci piace sottolineare la sua incredibile bravura nell’interpretare personaggi del quotidiano con tutte le ansie, le paure e i tic tipici dei vari personaggi che amava portare in scena. Uomo estremamente sensibile e forse troppo fragile per un sistema che imponeva ritmi incalzanti Chiari ha saputo dimostrarsi eclettico e di grandissimo talento, purtroppo e ingiustamente quasi dimenticato una volta passato a miglior vita. La sua milanesità che usciva nella sua parlata e nelle sue gags rimane un chiaro esempio di uomo del sud che si è perfettamente integrato e ha regalato a Milano gran parte del suo talento. Scanzonato

#2 Piero Mazzarella: il milanese sarcastico

Credits: https://www.themacguffin.it – Pozzetto e Mazzarella in una scena di “Un povero ricco”

Nato nel 1928 in Piemonte da genitori siciliani è un altro perfetto esempio di chi arriva a Milano e ne assorbe tutta la cultura e le tradizioni arrivando ad essere uno dei massimi esponenti del teatro dialettale milanese. Una presenza scenica importante dovuta a un fisico sin da giovane un po’ rotondetto e una parlata scandita da sospiri e pause che lasciavano il pubblico sempre in sospeso per la battuta successiva, Mazzarella si divide tra cinema, teatro di qualità e performance teatrali dialettali dove porta il personaggio di Tecoppa, creatura del maestro di teatro Ferravilla e che contiene in sé tutte le caratteristiche dell’uomo cresciuto nei sobborghi disagiati di una Milano che non c’è più. Carico di cinismo e di sarcasmo oltre che di indomita voglia di sbarcare il lunario senza faticare, il Tecoppa rivive con Mazzarella una stagione indimenticabile. Piero ha regalato anche al cinema alcune interpretazioni memorabili e sarà sempre molto critico con le generazioni che lo seguiranno tacciandole di scarso impegno e dedizione a un’arte, quella dell’attore teatrale, che richiede una totale profusione di energia per potersi esibire sul palco nel ruolo richiesto affinché possa essere credibile e, al tempo stesso, soddisfare le esigenze del pubblico. Devoto

#3 Dogui: il milanese imbruttito

il dogui, il principe

Il Cumenda per eccellenza. Eppure anche lui non è nativo di Milano bensì di Bergamo anche se la famiglia, orfana del padre di Guido Nicheli, così registrato all’anagrafe, si sposta a Milano nel ‘37 con il Dogui che aveva da poco compiuto i tre anni. Ufficialmente odontotecnico si dà da fare in gioventù per arrotondare dato che una vita da semplice stipendiato non gli è né sarai mai sufficiente. Amante dei viaggi e delle serate mondane ha modo di conoscere alcuni rappresentanti dello storico Derby e con loro muove i primi passi sul palcoscenico. Da sempre caratterizzato dalla sua parlata milanese con le vocali aperte oltre misura Nicheli si rende protagonista di alcune interpretazioni che, per quanto marginali, lasciano un segno indelebile di tutti gli spettatori. Sfacciato sul set come nella vita non riuscirà mai a seguire interamente né una né l’altra carriera seguendo uno stile di vita al limite. Alcune sue battute recitate in un inglese personalizzato sono tutt’oggi un cult. Morirà a 73 anni e lascerà come proprio testamento una frase che è diventato il suo epitaffio: “See you later”. IL CUMENDA

#4 Teo Teocoli: il milanese incontenibile

Il Teo nazionale, straordinario imitatore e showman è nativo di Taranto (1945) anche, se come gli altri, arriva a Milano in tenera età. Inizialmente insegue la carriera di cantante entrando anche a far parte dei “Quelli” che poco tempo dopo cambieranno il nome in Premiata Forneria Marconi. L’incontro con Celentano e il suo Clan segna un passaggio importante della sua carriera anche se il successo, dopo lunghi anni di gavetta spesi tra il Derby e molti teatri e locali lombardi, arriva con la televisione. Prima le piccole emittenti private, poi i vari canali a diffusione nazionale dove si impone come cabarettista e imitatore straordinario. Pur annoverando molti personaggi che spaziano da nord a sud e toccando persino l’America (Ray Charles e Clinton tra questi) è con i personaggi di Milano che tocca l’apice. Chi ha la fortuna di incontrarlo per strada o al bar può gustarsi qualche sua battuta, quasi sempre con parole o frasi in milanese, spesso frutto di racconti di personaggi conosciuti durante la sua gioventù spesa in zona via Gluck, tanto famosa per la canzone di Adriano Celentano. Incontenibile

#5 Renato Pozzetto: il milanese spontaneo

credit: ciakmagazine.it

Nato in provincia di Varese nel 1940 ha duettato per anni con il compagno di lavoro Cochi per poi prendere il volo nell’olimpo della celluloide grazie alle sue recitazioni sempre molto caratteristiche e dove il milanese, a volte un po’ bauscia, l’ha sempre fatta da padrone. Orgoglioso del suo titolo di geometra e affezionato alle sue zone di origine, insieme a Dogui ha fatto fortuna con uno stereotipo che è diventato il simbolo del milanese nel mondo. Ha accettato, e vinto, anche la sfida di recitare parti impegnative e dopo una lunga assenza dallo schermo è ritornato sia in coppia con il fidatissimo Cochi che come attore in varie produzioni. Aspettiamo tutti la sua ultima interpretazione guidato da Pupi Avati che, come in altre circostante, ha saputo collocare grandi artisti in ruoli spesso atipici rispetto alle loro caratteristiche. Elamadooooonnnaaa

Leggi anche: Le 7 PAROLE che si usano in tutta ITALIA ma che arrivano da MILANO

ROBERTO BINAGHI

copyright milanocittastato.it

Riproduzione vietata al sito internet che commette violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte 

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

AMBURGO si compra il porto di TRIESTE

0

Il primo porto ferroviario d’Europa acquista la maggioranza del primo porto ferroviario d’Italia. Per il sindaco ci sono grandi opportunità all’orizzonte.

AMBURGO si compra il porto di TRIESTE

Il porto di Trieste acquistato dai tedeschi

Sono in corso in questi giorni, grazie ad uno studio condotto dalla Camera di Commercio Venezia Giulia Trieste Gorizia, le strategie e le azioni per aumentare la competitività della Venezia Giulia. Lo studio è partito prima dell’inizio della pandemia, i suoi dati sono poi stati modificati per un necessario cambio di schema. Tra le altre cose lo studio rivela le potenzialità del territorio, dimostrando che Trieste è il primo porto d’Italia.

Proprio per questo un porto grande ed importante come quello di Amburgo, grazie ad HHLA (Hamburger Hafen und Logistik AG, società pubblica tedesca controllata dalla Libera Città Anseatica di Amburgo) ha scelto Trieste per i propri traffici. L’operatore colosso tedesco ha sottoscritto un accordo per divenire entro fine anno azionista di maggioranza della Piattaforma logistica di Trieste, appena costruita e inaugurata.

Porto di Trieste
Il moderno Porto di Trieste

Il sindaco: all’orizzonte grandi opportunità per la città

Il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, comunica che “sabato arriverà in piattaforma logistica la prima nave di HHLA con centinaia di camion”. Aggiunge inoltre che “la città vede all’orizzonte grandi opportunità. Abbiamo portato a termine lavori grandiosi: abbiamo creato un centro congressi, l’immaginario scientifico, il museo del mare. Tutto questo consentirà di creare opportunità di lavoro la città secondo la mia opinione è pronta a correre”.

L’operazione sancisce l’alleanza tra il primo porto ferroviario d’Europa (quello della Città Stato di Amburgo) e il primo porto ferroviario d’Italia (Trieste).

Fonti: https://www.triestecafe.it/it/news/cronaca/trieste-e-pronta-a-correre-strategie-per-la-venezia-giulia.html

Continua la lettura con: Le 7 CITTÀ di MARE più BELLE d’ITALIA

LUCIO BARDELLE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

Le 5 MICRONAZIONI più ROMANTICHE del mondo

0
credits: wikipedia

Il bisogno di fuggire dalle regole imposte dalla società e la volontà di assaporare il gusto della libertà e dell’autonomia hanno fatto nascere le micronazioni, piccoli territori che vorrebbero essere riconosciuti come Stati indipendenti. Andiamo a scoprire quelle più affascinanti.

Le 5 MICRONAZIONI più ROMANTICHE del mondo

#1 Repubblica di Conch: uno Stato in risposta ad un blocco stradale

credits: wikipedia

La Repubblica di Conch si trova sull’isola di Key West in Florida ed è famosa per il modo in cui è nata. Nel 1982 la US Border Patrol, la polizia di frontiera americana, aveva istituito un blocco stradale sulla strada per Key West. Tutti i viaggiatori venivano perquisiti alla ricerca di droga o immigrati e questo danneggiava fortemente il turismo per la città. Quando il consiglio comunale della di Key West denunciò il fatto e non ricevette risposta dal governo federale degli Stati Uniti, il sindaco dichiarò l’indipendenza della città: era il 23 aprile 1982. Il posto di blocco e la stazione di ispezione sono stati rimossi ma la città è diventata ancora più famosa ed oggi attira molti turisti.

#2 Principato di Hutt River: una fattoria diventata provincia autonoma

credits: wikipedia

Hutt River era considerata la micronazione più popolosa (13.000 abitanti), situata nell’Australia occidentale. Si è autoproclamata provincia autonoma il 21 aprile del 1970 a causa di una disputa sulla produzione di grano tra il proprietario terriero Leonard Casley e lo Stato australiano. Il principato riconosceva la regina Elisabetta II come proprio capo di Stato, mentre il capo del governo era Ian Casley. La provincia possedeva una propria Zecca, un servizio postale e speciali targhe per le auto. Il 3 agosto del 2020 però la micronazione si è ufficialmente dissolta.

#3 Akhzivland: la micronazione hippy

credits: wikipedia

Akhzivland si trova tra Nahariya e il confine con il Libano, sulla costa occidentale israeliana. La micronazione fu fondata dal santone Avivi, in risposta al governo israeliano che aveva inviato dei bulldozer per demolire la casa in cui viveva il santone. Questo doveva essere un luogo di pace e spensieratezza ma nel tempo ha attirato molti turisti che hanno deturpato l’atmosfera selvaggia del posto.

#4 Ladonia: la protesta di un artista può creare una micronazione

credits: wikipedia

Ci troviamo in Svezia, dove nel 1980 l’artista svedese Lars Vilks creò due sculture all’interno di una riserva naturale. Quando qualche anno dopo il consiglio locale trovò le opere decise di demolirle. L’artista non reagì in modo pacato alla distruzione del suo lavoro e così decise di recintare la zona e dichiarare l’indipendenza di quel luogo oggi conosciuto come Ladonia. Oggi lo Stato è una monarchia costituzionale ed ha circa 17.000 cittadini, ma nessuno di essi è residente.

#5 Repubblica di Whangamomona: nata dalla rivalità di due squadre di Rugby

credits: wikipedia

Whangamomona è una città-stato in Nuova Zelanda, nel Distretto di Stratford. Nel 1989 la Nuova Zelanda ridisegnò i confini regionali: Whangamomona doveva fare parte della regione di Manawatu-Wanganui, ma i residenti vollero continuare a fare parte della regione di Taranaki. Il motivo principale? La rivalità fra le due squadre regionali di rugby. Il 1º novembre 1989 dichiararono quindi l’indipendenza. La città continua a celebrare il “Republic Day” annualmente ed allo stesso tempo eleggere democraticamente il presidente.

Continua la lettura con: SEALAND: lo stato della libertà

ANDRA STEFANIA GATU

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO

Riproduzione vietata a chi commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Il più grande IMBALSAMATORE del mondo era di MILANO

0
museo gorini. Credits: @necrologi_italia (INSTG)

Detto “il Pietrificatore” per via della tecnica da lui inventata per conservare perfettamente i corpi per un tempo indefinito, lo scienziato Paolo Gorini ha progettato e fatto realizzare il primo forno crematorio moderno, copiato da Parigi e Londra. A Lodi si trova il “macabro” museo che accoglie i suoi più importanti reperti, tra mummie e corpi pietrificati.

Il PIÙ GRANDE IMBALSAMATORE del mondo era di Milano

# Paolo Gorini, detto “il Pietrificatore” 

Credits: wikipedia.org – Paolo Gorini

Paolo Gorini matematico e scienziato, conosciuto per essere il famoso preparatore di cadaveri e parti anatomiche secondo un procedimento segreto da lui stesso inventato e sperimentato, era apprezzato in tutto il mondo. Soprattutto per le sue scoperte sulla conservazione delle sostanze organiche e in particolare per il metodo di conservazione meglio noto come “pietrificazione.” Nel 1872, ormai noto a livello internazionale per i suoi ottimi preparati anatomici, venne chiamato a Pisa per pietrificare la salma di Giuseppe Mazzini, ma non poté fare altro che “disinfettarlo” per la tumulazione essendo morto già qualche giorno prima.

# La “formula segreta” di essicazione dei cadaveri

mano femminile pietrificata – museo gorini

Nel 2005 è stata recuperata e resa pubblica la formula “segreta” dei preparati goriniani, che prevedeva una base di bicloruro di mercurio e muriato da iniettare dall’arteria femorale del cadavere esangue, permettendo la totale essiccazione del corpo intero o di sue parti, consentendone una conservazione praticamente indefinita. In sostanza questo procedimento consentiva di “mineralizzare” le sostanze organiche, ovvero di riprodurre artificialmente un processo simile a quello che permette la formazione dei fossili. 

# Il museo a Lodi con la collezione anatomica

Museo anatomico Gorini

Il macabro e affascinante museo che raccoglie i risultati delle sue scoperte sulla conservazione delle sostanze organiche è ospitato nell’Ospedale Vecchio di Lodi, oggi sede dell’Azienda Sanitaria della Provincia di Lodi. Inaugurato nel 1981 contiene una piccola ma preziosa collezione anatomica, in particolare gli ultimi reperti anatomici preparati da Paolo Gorini tra il 1842 e il 1881.

Credits: novabbe.com – Teste pietrificate al Museo Gorini

I reperti si possono dividere in due grandi categorie: i preparati a secco, ovvero senza l’immersione in spirito, depellati, con chiaro intento didattico e le pietrificazioni che invece non rivelano particolari invisibili e interni, ma rappresentano le esatte fattezze del defunto addirittura nel colore dei capelli e dei peli perfettamente conservati.

Vi sono anche due mummie con una serie di lastre radiografiche eseguite sulle salme per illustrare la presenza dei visceri ed indicare le vie di iniezione dei liquidi mummificanti.

# L’invenzione del forno crematorio nel 1876, copiato anche da Parigi e Londra

Nel 1874 iniziò a sperimentare un nuovo sistema di distruzione dei cadaveri attraverso la combustione, progettando il primo forno crematorio moderno nel 1876, grazie al quale incontrò un successo insperato. Il primo forno, così come progettato dallo scienziato, fu costruito presso il cimitero di Riolo nel 1877 e nella notte fra il 5 e il 6 settembre dello stesso anno avvenne la prima cremazione. Sempre nel 1877 ne venne edificato uno a Milano dall’architetto Maciachini, e dopo essersi diffuso negli anni successivi in altre città italiane, arrivò anche in Europa: a Parigi nel cimitero Pére Lachaise nel 1887 e a Londra nel cimitero di Woking nel 1888.

Continua la lettura:10 curiosità sulla metro di Milano che pochi conoscono

FABIO MARCOMIN

Riproduzione vietata al sito internet che commette violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte       

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)       

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Le 5 CITTÀ ITALIANE dove si VIVE più a LUNGO

0
Film: Cocoon

Quali sono le città che hanno trovato l’elisir di lunga vita? Ecco la classifica delle città italiane in cui la popolazione vive più a lungo. Fonte: In Italia

Le 5 CITTÀ ITALIANE dove si VIVE più a LUNGO

#1 Ravenna: il mistero del DNA di lunga vita

credit: hotel-bb.com

Tra le città più longeve d’Italia c’è Ravenna, che si aggiudica un posto in classifica con un indice di vita medio attorno agli 83 anni. Sono le donne a portare la città romagnola sul podio, per gli uomini invece la media è di circa 77 anni. Si è cercato a lungo di trovare il mistero di questa lunga vita inspiegata e per alcuni studiosi la risposta sarebbe molto piccola, invisibile ad occhio nudo: il DNA. Il segreto sarebbe proprio una particolarità genetica degli abitanti della zona che però ancora non è stata del tutto chiarita. Ciò che è certo è che se in una sola famiglia, sia i genitori che i figli superano i 100 anni in piena salute, una ragione ci deve essere e questa potrebbe essere la strada giusta per scoprire davvero il segreto di lunga vita.

#2 Macerata: buon vino e cibo salutare per un organismo sano e longevo

credit: touringclub.it

Le Marche sono state individuate come la regione del centro Italia più longeva. Come a Ravenna, anche tra i maceratesi sono le donne a detenere il primato, con un indice di vita media che si aggira intorno agli 82.60, mentre gli uomini hanno un dato medio che arriva “solo” a 76.80 anni. Il segreto della regione? L’elisir di lunga vita marchigiano sembrerebbe essere proprio il buon vino e il cibo sano. Una corretta alimentazione, aiutata anche dalla genuinità dei prodotti, permette all’organismo di mantenersi in salute più a lungo. E non è finita: secondo l’indice ISTAT i dati continueranno ad aumentare proprio grazie al virtuosismo alimentare della regione che non solo non è in calo ma è addirittura in crescita.

#3 Ancona: un porto sicuro in cui vivere (e mangiare) bene

credit: destinazionemarche.it

Restando nelle Marche, anche Ancona si trova tra le città italiane con un alto indice di vita media. Qui la vita media delle donne è di circa 83 anni mentre per gli uomini restiamo intorno ai 77 anni. Il segreto della lunga vita è regionale quindi e non cittadino, come una grande isola felice in cui ricercare il proprio paradiso per vivere a lungo. Inutile dunque comprare creme anti-age quando la soluzione potrebbe essere una: trasferirsi.

#4 Siena: il cuore della longevità toscana

credit: lonelyplanetitalia.it

In generale in tutta la Toscana negli ultimi anni si è innalzato rapidamente l’indice di longevità, ma Siena è sicuramente la città con gli indici migliori di tutta la regione. Il miglior dato? 86 anni per le donne. Per quanto riguarda gli uomini la media è più bassa e resta intorno agli 80 anni, che comunque è un ottimo indice. Secondo i dati ISTAT, la Toscana è la regione italiana in cui si vive meglio in tutta la penisola e c’è un continuo miglioramento: oltre il 15% della popolazione ha superato i 75 anni, oltre il 10% in più rispetto a dieci anni fa. Il segreto toscano non è stato ancora accertato ma anche secondo questa regione il motivo potrebbe essere l’alimentazione sana e la qualità dei prodotti locali.

#5 Treviso: la città degli ultracentenari

credit: wetourguide.it

Anche Treviso si trova tra le città più longeve d’Italia e le cronache locali confermano i dati. Solo qualche anno fa è divenuto celebre il caso di due sorelle piuttosto fortunate, entrambe ultracentenarie. Con ben 113 anni una e 100 l’altra, hanno attirato l’attenzione di un’equipe di scienziati svizzeri che hanno iniziato subito ad analizzare il loro DNA per capire se il segreto della longevità fosse di natura genetica. Come a Ravenna, anche in questo caso l’elisir di lunga vita non sarebbe il buon vino ma un buon corredo genetico.

Non ci sono ancora prove scientifiche che spieghino con certezza le ragioni della longevità ma se desiderate trasferirvi potrete sempre affidarvi ai dati e alle cronache locali, scegliendo una di queste bellissime città italiane.

Fonte: In Italia

Continua la lettura con: Le 7 CITTÀ MIGLIORI dove andare a vivere in EUROPA per chi ha meno di 40 ANNI (Times)

ROSITA GIULIANO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  


TLAPSE | Your Project in Motion