2 agosto. Dopo oltre una settimana di decessi azzerati o quasi, si registra un rialzo. Sono 8 le persone decedute con il Covid in Lombardia (ieri era stato uno). E’ l’unico dato in controtendenza nella giornata. Nel resto d’Italia non si sono avuti decessi.
Calano invece i contagi in regione: sono 38 i nuovi positivi, scesi dai 55 di sabato, con tutte le province entro i dieci nuovi contagi. Nove persone rimangono in terapia intensiva e sono 164 i nuovi guariti. In tutta Italia i nuovi positivi sono 239: la Lombardia è terza dopo Emilia Romagna (+49) e Veneto (+45).
Nel mondo i Paesi più colpiti per numero decessi si confermano: USA, Brasile, Messico e India. In Europa aumentano i contagi ma i morti giornalieri restano ovunque al di sotto dei 10, ad eccezione della Romania con +34
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Riteniamo vi siano alcuni buoni motivi per i quali non debba esserci una pioggia di soldi al Sud grazie al Recovery Fund. Per la delicatezza delle argomentazioni consigliamo a tutti una lettura completa affinché ci si renda conto che non è un attacco al meridione.
10 BUONI MOTIVI per non destinare al SUD la maggior parte del RECOVERY FUND
#1 50 anni di spreco di denaro pubblico
Da troppo tempo non si eliminano gli sprechi: sono più di 50 anni che vengono elargiti soldi a pioggia seguendo progetti più o meno credibili con risultati scarsi, impalpabili e a volte disastrosi tra opere incompiute e costi per infrastrutture ancora da completare ma il cui costo è lievitato alle stelle. Una situazione fattuale e che a stento tende a cambiare.
Il manifesto elettorale di Valeria Ciarambino, candidata alla Presidenza della Regione Campania per il Movimento 5 Stelle
#2 Il Nord è la macroregione più colpita dal Covid-19
Citando una frase del premier Conte che si rifà al numero di vittime: il nord è la macroregione più duramente colpita dal Covid19 e come tale merita di ricevere più soldi.
#3 Uno vale Uno? Se si dividono gli aiuti per abitanti, il grosso spetta al Nord
Uno vale uno: un principio fondante della maggioranza di governo. Se uno vale uno perchè si dovrebbero avere criteri diversi dal numero di abitanti per suddividere le risorse? Se si dividono gli aiuti europei per il numero di abitanti la fetta più grande dei fondi europei devono andare al Nord che ha la metà degli abitanti dell’Italia.
#4 “Prima le fabbriche”: i poli produttivi sono nel settentrione
Si dovrebbe riprendere il mantra della ricostruzione: “prima le fabbriche”. In questo caso la maggioranza dei poli produttivi sono al nord e questo è il momento di far ripartire l’economia. Inutile sperare in un finanziamento strutturale epocale quando in primis urge mettere carburante nella locomotiva prima ancora di ristrutturare i vagoni.
#5 Vanno premiati i virtuosi
Fino a prova contraria per incentivare a fare meglio si devono premiare i virtuosi e non chi è in deficit. Fintanto che non ci sarà un aggiustamento dei costi pubblici e soprattutto in una situazione di emergenza per tutta l’economia, è un principio di sana economia che i fondi debbano essere destinati in primis a chi è capace di generare più ricchezza e lavoro.
#6 La mancanza di solidarietà dei rappresentanti politici del Sud verso le regioni più colpite ha danneggiato il clima nazionale e l’immagine dell’Italia
La mancanza di solidarietà dimostrata dai vari politici delle regioni del Mezzogiorno che dovrebbero parlare a nome del popolo italiano ha penalizzato anche all’estero l’immagine di alcune regioni che anzi meritano un maggiore sforzo collettivo per riabilitare la credibilità fondamentale per un nuovo slancio economico.
#7 Il vero cambiamento sarebbe responsabilizzare il Meridione
In soldoni, nel sud Italia esistono raffinatissime menti che purtroppo sono abituate a veicolare la loro astuzia in modo “deviato”, dovendo far proliferare l’arte di arrangiarsi. Siamo tutti certi che estro e spunti inimmaginabili a chiunque altro possano e debbano essere il fattore trainante di una serie di Regioni, che meritano una ricetta diversa da un’assistenzialismo per fini elettorali e una classe dirigente spesso abile solo con la parlantina.
#8 Il Sud deve imparare a valorizzare il suo splendido territorio
Relativamente al punto precedente siamo tutti certi che uno sviluppo sostenibile e una valorizzazione della natura e delle opere presenti in meridione possano e debbano fare del Sud Italia la regione dove tutti in Europa, e non solo, possano sognare di passare il tempo libero da turisti e investire, come luogo dove poter vivere con una qualità della vita stessa impareggiabile.
#9 Siamo stufi che la criminalità si accaparri i fondi pubblici
Perché siano stufi di vedere la criminalità che, ogni volta che ci sono delle elargizioni pubbliche, ne approfitta squagliando come neve al sole i fondi attribuiti e lasciando il resto dei cittadini con un pugno di mosche in mano.
#10 Deve cambiare l’immagine del Sud assistenzialista nei confronti del mondo
L’immagine del Meridione deve assolutamente cambiare in Italia e all’estero: mai più che da Stati in Europa e nel mondo ci possano additare come poco credibili. Dobbiamo tutti lavorare per una impennata di orgoglio e per un cambiamento culturale che sdogani tutte le realtà, e sono tantissime, che virtuosamente lavorano nella parte meridionale dell’Italia e che possano essere il faro per una primavera del sud, se non spazzando via ma almeno arginando i fenomeni endemici di una parte del Paese, che ora più che mai deve dimostrare al mondo che rispetto e fiducia si devono guadagnare, non pretendere.
ROBERTO BINAGHI
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Sono il trend dell’estate 2020: le vacanze di prossimità. Sotto la spada di Damocle del Covid, dei rischi di zone rosse e di focolai, meglio non allontanarsi troppo. Queste sono sette località ideale per trascorrere delle vacanze a un tiro di schioppo da Milano.
7 LOCALITÀ vicine a Milano dove trascorrere delle magnifiche VACANZE DI PROSSIMITÀ
#1 Stresa (Lago Maggiore)
Gemma del Lago Maggiore, con alcune delle isole lacustri più belle d’Italia, Stresa è una meta ideale per una vacanza di prossimità per i milanesi amanti dell’acqua, della montagna e della cultura.
A meno di 100 chilometri da Milano, Stresa fa parte della sfera culturale della nostra città, tanto da condividere il patrono ed il relativo giorno. Si trova sul Lago Maggiore che, da sempre, è una delle destinazioni turistiche preferite dei milanesi.
La cittadina fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che esiste dal 1992 e, per via dell’importante cornice lacustre che ne caratterizza il territorio, viene detta la provincia azzurra.
Già dal XVII° Secolo, i Borromeo, feudatari di quei luoghi, migliorarono le strutture dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, che da allora furono dette Borromee e che ospitano il palazzo della famiglia a tutt’oggi, assieme a degli incantevoli giardini botanici.
Lungo tutto il XIX° e durante la prima parte del XX° Secolo, molte famiglie nobili di tutta Europa scelsero Stresa per le loro vacanze, dando la stura ad un turismo di alto livello e, successivamente, con l’apertura della strada napoleonica, nel 1806, ad attività turistiche maggiormente diffuse tra la popolazione.
#2 Valdidentro
Credits: milanosguardinediti.com – Bagni e vecchi e nuovi
Valdidentro, composta dall’unione dei borghi alpini di Isolaccia, Pedenosso, Semogo e Premadio, è un territorio ricco di natura, testimone di un affascinante passato che vale la pena di essere ammirato sotto ogni punto di vista, così come i suoi dintorni.
Tra le principali attrazioni, vanta: la Cascata Crap de Scegn, la Valle di Fraele con le due torri medievali e i suoi laghi alpini, la Chiesa di San Martino e la sua cinta fortificata, la Cima Piazzi la vetta più alta dell’Alta Valtellina, la Chiesa di San Gallo – la più bella di tutta la Valtellina, la “Vasca di Leonardo”, l’Husky Village di Arnoga – un angolo di Alaska in Italia, il Forte Venini – avamposto militare a 1730 metri d’altezza, Livigno – il “piccolo Tibet” nel cuore delle Alpi e la cucina valtellinese.
La sponda bresciana offre un panorama ricco di attrazioni storico/culturali, ma anche percorsi ed attività per gli amanti dello sport. Queste sono le sue principali attrazioni: Sirmione, Villa Bettoni, Isola del Garda, Salò, il Vittoriale degli Italiani, Muslone, il Santuario di Montecastello, Tremosine e il Sentiero dei Contrabbandieri.
Sicuramente più dedita al divertimento, coi suoi parchi a tema e locali, la sponda veronese è tutta da scoprire. Queste sono le sue mete da sogno: Peschiera del Garda e le sue isole fortificate, Gardaland – il parco di divertimenti per eccellenza in Italia, il Parco Termale Villa dei Cedri, il pittoresco borgo di Lazise, Sant’Ambrogio di Valpolicella, Punta San Vigilio, le Torri del Benaco, Malcesine e Arco.
Credits: rivistatastevin.it – Golf Club Colline Gavi
Tra le infinite distese di vigneti che ricordano la Borgogna e le verdi e gialle colline di uliveti e girasoli simil Toscana, quando arrivi a Gavi, piccolo paese con meno di 5.000 abitati, a circa 100 km da Milano, sembra di essere in un altro mondo.
Tra natura, vigneti, tartufi e cibi straordinari è anche la base giuste per girare per quella terra incantevole che è il Monferrato.
Surf, kite surf, windsurf, vela. Il paradiso degli sportivi sulla punta del lago di Como, dove tira sempre una brezza fresca e il lago è più pulito. Non solo: un’ampia spiaggia, tanto verde, ciclabili, sentieri e il battello. Un treno parte ai venti di ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale, si arriva a Colico dopo un’ora e trentasette minuti. Per chi lo vuole usare come base per vacanze di prossimità è comodo per raggiungere belle località come Chiavenna, Tirano o Madesimo.
#7 Varenna-Bellagio, la “perla del lago di Como”
the rockefeller foundation, Bellagio
Trekking, paese caratteristico, la perla del lago di Como, il gelato di Bellagio. Stesso treno dalla Centrale (ai venti di ogni ora, a partire dalle 6.20), si arriva a Varenna-Esino dopo un’ora e tredici minuti. Cinque minuti e si è sul lungolago da dove si possono prendere battelli e traghetti per Bellagio. Come base per una breve vacanza Varenna e Bellaggio sono perfette per girare il lago o per salire sui monti tra i due rami del lago. Perfetto per una vacanza d’altri tempi: il soggiorno al lago era una delle mete più esclusive per l’aristocrazia europea di ottocento-inizio novecento.
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Uno studio dell’ufficio britannico di statistica (ONS) ha pubblicato i dati sulle morti Covid nelle grandi città europee. Lo studio dell’ONS ha confrontato il numero di morti dei primi mesi del 2020 con quelli del periodo 2015-2019.
🔴 Milano è la QUARTA città europea con il più alto numero di morti Covid (+149%)
Al primo posto c’è Madrid: è la grande città europea che ha avuto il più alto numero di morti per Covid. La settimana più drammatica è stata quella del 27 marzo quando a causa del Covid-19 sono morte quattro volte più persone della media.
Lo studio dell’ONS ha confrontato il numero di morti dei primi mesi del 2020 con quelli del periodo 2015-2019. In Spagna la seconda città più colpita dalla pandemia è Barcellona.
Per quanto riguarda il totale in Europa, al secondo posto c’è Birmingham (incremento nei decessi del +249,7%), poi Londra (226,7%).
In Italia Milano, con un incremento di persone decedute del 149% è prima e in Europa si posiziona al quarto posto complessivo.
Da diversi giorni si moltiplicano le richieste di giornali del Sud e di ministri del Governo Conte per indirizzare la maggior parte dei fondi del Recovery Fund alle regioni del Sud. Come Milano Città Stato abbiamo ripetutamente invitato i nostri leader del territorio a prendere una posizione, per non lasciare che i fondi europei vengano indirizzati a livello geografico ma, invece, siano utilizzati per rilanciare l’intero Paese. Anche perchè non ci sembra giusto che i fondi concessi in seguito a un’emergenza sanitaria che ha colpito soprattutto le regioni del nord siano utilizzati in modo assistenzialista per sussidiare altre regioni. In un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, il sindaco Sala risponde al nostro appello condividendo la nostra posizione.
Sindaco Beppe Sala, oggi iniziano le sue vacanze. Una manciata di giorni per decidere se ricandidarsi o meno. A che punto siamo?
«Continuo a interrogarmi. Devo confessare che il concetto di “conferma” non mi è molto congeniale. Nella mia vita professionale ho sempre creduto nell’idea di cambiamento. In queste settimane sto lavorando a un progetto di evoluzione della città e mi sto confrontando con le sue ambizioni. Voglio capire se queste idee sono in grado di sorreggere il bisogno di cambiamento che è evidente anche a Milano. In tutto ciò, però, vorrei anche godermi la mia vacanza ligure fra mare e bicicletta». (…)
Ci parli allora della sua visione del futuro di Milano.
«Il futuro di Milano parte dal suo presente. La nostra è una città che deve recuperare nell’oggi il suo dinamismo, che è la sua vera natura. In senso generale, poi, il futuro di Milano è verde. Lo dico come impegno, lo dico come convinzione, lo dico anche come utilità. A Milano lavoriamo molto sulla transizione ambientale, perché siamo convinti che sia il modo per riequilibrare un sistema che produce differenze e penalizzazioni. Siamo certi che la transizione è un fatto sociale e che dobbiamo guidare questo processo, altrimenti a pagarne le spese saranno sempre i più svantaggiati».
Un processo lungo.
«Non si cambia in poco tempo, questo deve essere chiaro a tutti. Ma le politiche che riguardano energia, mobilità, acqua, abbattimento degli inquinanti e cambiamento di stili di vita vanno iniziate da subito e, soprattutto, vanno di pari passo con le politiche sulla casa, sulla trasformazione del lavoro e sulla giustizia sociale. Milano è probabilmente il luogo più avanzato in Italia e uno dei più avanzati nel continente per mettere in pratica questo cambiamento epocale». (…)
Una defiscalizzazione differenziata (a vantaggio del Sud) non è compatibile con l’Unione Europea
Passiamo agli «amici». Nei giorni scorsi il ministro Provenzano ha parlato di sgravi fiscali al Sud. Il governo si è dimenticato del Nord?
«Il ministro Provenzano è tornato su un tema che avevo affrontato nelle scorse settimane, dove (con una semplificazione non certo mia) si è parlato di “gabbie salariali”. Nessuno ha intenzione di penalizzare il Sud, ma è evidente che questo governo rischi di guardare più al Sud che al Nord. Nel merito, mi sento di dire che la soluzione è trovare un equilibrio tra Nord e Sud, ma stiamo attenti a buttare lì proposte sulla fiscalità. Prendiamo l’Unione europea: stiamo chiedendo da anni un’armonizzazione fiscale sullo spazio del continente. Quindi è compatibile pensare una defiscalizzazione differenziata all’interno di un singolo Paese?».
Si è chiesto perché le parole di Provenzano non abbiano suscitato polemiche mentre a lei sono saltati al collo?
«Perché ora tutto ciò che nasce da Milano viene visto con grande attenzione. Milano ha avuto uno straordinario successo e ha suscitato qualche invidia. Detto ciò, Milano è diventata grande grazie al contributo di tutti. Sarebbe sbagliatissimo fare i risentiti e rinchiuderci in noi stessi. Non è nel nostro dna».
Cosa ha provato quando De Luca ha detto che a Milano, dopo gli aperitivi sui Navigli, si sono fermati a contare i morti?
«Ho pensato che io non sono così e non voglio essere così. Anche a me capita di essere polemico, però non credo che in un momento del genere, di fronte a tanta gente che ha sofferto, uno si possa permettere di dire queste cose. Lo dico più da milanese che da sindaco».
Credits: milano.repubblica.it - Mascherine la chiuso
Nuova ordinanza del Presidente Fontana. La principale novità è sui posti a sedere sui mezzi pubblici che tornano interamente disponibile. Nessuna linea morbida sulle mascherine: si dovranno indossare al chiuso almeno fino al 15 settembre.
🔴 Mezzi pubblici in Lombardia: si potranno usare tutti i posti a sedere. Resta l’OBBLIGO MASCHERINA al chiuso fino al 15 settembre
# Ordinanza firmata da Fontana: i mezzi pubblici tornano alla normalità, ma l’obbligo mascherine al chiuso rimane fino e metà settembre
Nuova ordinanza della Regione contro la diffusione del Covid firmata dal presidente Fontana. Dal primo agosto aumenta il numero di persone che potranno salire sui mezzi pubblici, ossia treni, autobus, tram e metro. Sui mezzi pubblici resta obbligatorio indossare la mascherina o indumenti idonei a coprire naso e bocca.
Per i mezzi di trasporto pubblico locale interurbano è consentita l’occupazione del 100% dei posti a sedere e del 50% dei posti in piedi; lo stesso per i mezzi metropolitani, bus e tram urbani e per i treni utilizzati per i servizi ferroviari di trasporto pubblico regionale.
Mezzi pubblici a parte, l’ordinanza, firmata dal governatore Attilio Fontana prevede il mantenimento dell’obbligo di utilizzare la mascherina al chiuso almeno fino al 15 settembre, mentre all’aperto è necessaria nel caso in cui non sia possibile garantire il distanziamento sociale. E’ comunque obbligatorio averla sempre con sé.
Credits: BBC - Ministero della Salute della Svezia - Curva dei decessi in Svezia per Covid
Mentre i Paesi che hanno impostato l’emergenza Covid su lockdown e isolamento sono ora nel timore di una nuova ondata, la Svezia con una politica opposta sta mostrando risultati straordinari. Anche senza lockdown, mascherine o distanziamento sociali, la sua curva decessi e contagi registra un calo vistoso e la sua economia è la prima a mostrare segni di ripresa. Due importanti testate internazionali, Bloomberg e il Financial Times, ipotizzano che sia proprio quello svedese il modello vincente nella lotta al Covid.
# L’epidemiologo Tegnel: “Le curve stanno calando e le curve per i malati gravi stanno iniziando ad avvicinarsi allo zero”
Mentre altri paesi affrontano nuovi focolai, gli ultimi dati Covid-19 della Svezia suggeriscono che sta rapidamente portando il virus sotto controllo. “Che la Svezia sia scesa a questi livelli è molto promettente“, ha detto l’epidemiologo di stato Anders Tegnell ai giornalisti a Stoccolma martedì. L’agenzia sanitaria della Svezia afferma che da quando ha raggiunto il picco alla fine di giugno, il tasso di infezione è fortemente diminuito. Ciò è dovuto a un aumento dei test nel periodo. “Le curve stanno calando e le curve per i malati gravi stanno iniziando ad avvicinarsi allo zero“, ha detto Tegnell.
Credits: BBC – Ministero della Salute della Svezia – Curva dei decessi in Svezia per Covid
# “Con i numeri che diminuiscono molto rapidamente in Svezia, non ha senso indossare una mascherina in Svezia, nemmeno sui trasporti pubblici“
Tegnell ha anche affrontato il tema delle mascherine per il viso, che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda alle persone di utilizzare quando non è possibile il distanziamento sociale. “Con i numeri che diminuiscono molto rapidamente in Svezia, non ha senso indossare una maschera in Svezia, nemmeno sui trasporti pubblici“, ha detto. Tegnell ha costantemente sostenuto che l’approccio della Svezia è più sostenibile rispetto agli improvvisi blocchi imposti altrove. Con il rischio che Covid-19 rimanga in circolazione per anni, dice che chiudere completamente la società non è un’opzione a lungo termine.
Nel frattempo, molti paesi che pensavano di aver portato il virus sotto controllo stanno ora assistendo a una seconda ondata. Tegnell ha definito questa crescita in altri paesi come “preoccupante“. “La tendenza positiva si sta invertendo, con un aumento del numero di casi in Spagna, Romania e Belgio, tra gli altri“, ha detto.
# Nessun obbligo mascherine anche in altri Paesi del nord Europa
Sul tema mascherine la Svezia non è l’unica a non prevederne l’obbligo, infatti negli gli altri Paesi del nord Europa, come la Norvegia e la Danimarca non esiste neanche nei locali o nei mezzi di trasporto, ed è molto raro che vengono indossate. A questi paesi si aggiunge il governo olandese che ha scelto di lasciare la discrezionalità alle singole città sull’eventuale adozione obbligatoria o meno di questo dispositivo di protezione. Nonostante questo contagi e decessi continuano a calare.
# Il modello svedese
Il modello svedese è partito dall’assunto che per fronteggiare un virus che risulta mortale quasi esclusivamente per persone molto anziane e malate, la cosa migliore da fare è mettere in protezione anziani nelle RSA (unico obbligo attuato nel Paese contro il Covid) ed evitare l’arrivo di malati Covid negli ospedali.
Anche perchè puntare sul lockdown significa solo rimandare la circolazione del virus nel tempo, deprimere l’economia e introdurre nelle persone una mentalità di paura e di terrore nell’attesa di nuove ondate. I punti base del modello svedese sono:
nessuno stato di emergenza
nessun limite alle libertà dei cittadini
non ha previsto nessuna regola di distanziamento sociale
non ha obbligato i cittadini all’utilizzo delle mascherina, nè al chiuso nè sui mezzi di trasporto
le scuole sono rimaste aperte
si sono limitati solo gli eventi a grande quantità di pubblico
# Il Financial Times: le aziende svedesi hanno avuto risultati molto superiori a quelle degli altri Paesi. “Non ho mai visto nella mia carriera una proporzione così alta di aziende che battano le aspettative degli analisti!”
Credits: Financial Times/Bloomberg – I profitti delle aziende svedesi oltre le aspettative
Alle valutazioni di Bloomberg si affiancano quelle del Financial Times che, come ripreso da Business Insider,mostrano ottimi segnali per l’economia svedese, in netto outperforming rispetto a tutte le controparti europee. A confermare il trend sono stati i dati delle trimestrali presentate nelle scorse settimane delle principali aziende del Paese, da giganti come Ericsson ed Electrolux passando per le banche come Handelsbanken e protagonisti della componentistica come Assa Abloy. Tutti hanno vantato profitti ben al di sopra delle aspettative di mercato, anche se in alcuni casi questo trend si sia limitato e sostanziato in un calo più contenuto delle attese. Come dichiarato dal chief equity strategist Esbjorn Lundevall presso SEB “Non ho mai visto nella mia carriera una proporzione così alta di aziende che battano le aspettative degli analisti a livello di profitti. Nel caso del secondo trimestre dell’economia svedese, possiamo dire che siamo praticamente al 90% abbondante“.
Alrik Danielson, chief executive del marchio manifatturiero SKF ha dichiarato “L’aver mantenuto la società aperta, le scuole aperte, non significa che non siamo stati colpiti dalla pandemia. Ma significa certamente che non siamo stati costretti, di colpo, a non poter più uscire di casa. Non serve un genio dell’economia per capire che questo ha certamente aiutato le imprese”.
# Il boost all’economia favorito dalla predisposizione psicologica degli svedesi nel non aver paura
Questi grafici mostrano un paio di evidenze interessanti. Primo, i numeri giunti dalle trimestrali sono stati tali da aver spinto alcuni economisti a rivedere del tutto le stime del Pil svedese per il 2020, portandolo a livelli certamente non di crescita ma di un netto grado di resilienza all’impatto globale della pandemia rispetto alla media dei Paesi europei.
Molti psicologi ritengano che un fattore abbia realmente offerto un effetto boost all’economia, più di qualsiasi direttiva del governo o delle autorità sanitarie: l’orientamento psicologico ad affrontare l’emergenza senza aver paura di andare a scuola, in ufficio, in fabbrica ma anche al ristorante, al bar o in giro per negozi, ha fatto da detonatore per l’economia. La seconda evidenza è che questo tipo di impatto psicologico si fa notare nel grafico relativo agli utili aziendali, i quali hanno visto vincitrici assolute le aziende con forte vocazione al mercato interno.
Il tema della scuola è sempre al centro dell’attenzione perché nonostante il Ministro dell’Istruzione Azzolina abbia confermato il rientro per tutti dal 14 settembre, salvo diverse indicazioni delle singole regioni che possono decidere di posticipare l’inizio dell’anno scolastico, le difficoltà per gli studenti per rispettare le normative di sicurezza per il Covid non saranno poche. Tutto questo nonostante non si sia registrato nessun decesso per la fascia di età tra 0 e 19 anni. Qual è il rischio reale che possano però rivelarsi vettori di contagio? Per capirlo ci sono i risultati di uno studio pubblicato su Science svolto nei paesi che hanno riparto le scuole (o che non le hanno mai chiuse). Ma procediamo con ordine.
🔴 In Italia ZERO MORTI per COVID dai 10 ai 19 anni. Uno studio di Science sui paesi con le SCUOLE APERTE: basso il rischio che gli studenti portino il virus a casa
# Su 35.132 decessi nessuno tra i ragazzi dai 10 ai 19 anni, 4 sotto i 10 anni
Come mostra l’immagine la fascia di persone in età scolastica non è a rischio di gravi conseguenze per il Covid. Il cluster di maggiore attinenza alla popolazione studentesca, dai 10 ai 19 anni, non presenta fino nessun decesso collegato direttamente o indirettamente al Covid. Sotto i 10 anni invece si hanno 4 dei 35.132 morti totali registrati in Italia.
Questo dato dimostra ancora di più che le precauzione che stanno venendo prese non riguardano una tutela degli studenti ma sono finalizzate a evitare che gli studenti possano diventare veicoli di trasmissione del contagio verso chi è a più rischio, ossia anziani con patologie croniche.
Ma se gli studenti non sono a rischio per sé ma come veicolo di trasmissione, che dati abbiamo che lo siano veramente? Uno studio empirico internazionale pubblicato dalla rivista Science svolto sui Paesi che hanno aperto le scuole o che non le hanno mai chiuse mostra il rischio di trasmissione del virus dagli studenti agli adulti.
# Science: più di venti paesi hanno riaperto le scuole al più tardi a inizio giugno, ma non ci sono dati che provano un effetto sui contagi
All’inizio di giugno più di venti paesi hanno deciso di riaprire le scuole (altri, tra cui Taiwan, Nicaragua e Svezia, non le hanno mai chiuse). È stato un enorme esperimento. Alcune scuole hanno imposto forti limitazioni al contatto tra i bambini, mentre altre hanno lasciato che gli alunni giocassero liberamente. In alcuni casi le mascherine erano obbligatorie, in altri facoltative. Alcune scuole hanno chiuso temporaneamente ogni volta che uno studente contraeva il covid-19, mentre altre sono rimaste aperte anche dopo il contagio di molti bambini e insegnanti, limitandosi a imporre la quarantena alle persone infette e a chi era entrato in contatto con loro.
A distanza di due mesi quali risultati si possono ricavare?
Science ha analizzato le strategie per la riapertura – dal Sudafrica alla Finlandia, passando per Israele – e sono emerse alcune tendenze incoraggianti. Nel complesso sembra che la combinazione di obbligo di indossare la mascherina, suddivisione degli studenti in piccoli gruppi e rispetto del distanziamento fisico riesca a garantire la sicurezza delle scuole e delle comunità. Risultato: è raro che i bambini si contagino tra loro o portino il virus a casa.
Alla luce di questi risultati si potrebbero sollevare perplessità su alcune delle misure decise dal governo per riaprire le scuole “in sicurezza”. Ricordiamo quali sono.
#1 Sostituzione dei banchi: mentre ancora non si sono spente le polemiche sul prezzo che sembra spropositato rispetto a quello di mercato, si dibatte anche sulla natura dei nuovi banchi che andranno a sostituire quelli vecchi, per consentire il distanziamento tra gli studenti. I nuovi banchi dovrebbero essere muniti di sei ruote e omnicomprensivo di leggìo di plastica con alla base un ripiano per riporre libri o altri oggetti utili per la didattica.
#2 Obbligo mascherine per tutti: le mascherine dovranno essere indossate da tutti gli studenti, sia da quelli della scuola primaria che da quelli della scuola secondaria, fino al raggiungimento del proprio banco all’interno delle aule oltre che per tutti gli spostamenti fuori dall’aula. Nel caso in cui in classe ci fossero studenti con condizioni patologiche di immunodepressione, la mascherina sarà obbligatoria anche all’interno dell’aula. Il Commissario Arcuri ha annunciato che lo Stato fornirà le scuole di circa 11 milioni di mascherine gratuite ogni giorno.
#3 Misurazione temperatura corporea: le scuole potranno disporre della misurazione della temperatura per docenti e studenti e potranno impedire l’accesso a chi avrà una temperatura corporea superiore a 37,5°. Anche chi ha un semplice raffreddore deve stare a casa per un numero di giorni da definire.
#4 Spazi e distanziamento: si dovranno pensare percorsi di entrata e di uscita differenti per garantire la distanza di almeno un metro tra gli studenti ed evitare ogni rischio di assembramento.
#5 Le aule: si dovrà garantire uno spazio individuale di due metri quadrati, compreso lo spazio occupato dal banco. Lo spazio tra la cattedra e i banchi più vicini dovrà essere di almeno due metri.
Una lacuna ancora da colmare: in caso di contagio non esiste ancora un protocollo di sicurezza. Il MIUR infatti non l’ha ancora per il rientro a scuola, anche se il Ministro Azzolina ha anticipato che, nel caso in cui ci fosse uno studente positivo, il tampone verrebbe esteso all’intera classe e gli studenti dovranno momentaneamente stare a casa. Ma ancora non è stata confermata una procedura ufficiale. Partirà finalmente dalle scuole la strategia delle tre T (test, tracciamento, trattamento) utilizzata con successo in altri Paesi e finora ancora applicata marginalmente e occasionalmente dal nostro Governo?
Credtis: ourworldindata.org - Tassa di letalità covid
Come emerge dal grafico disponibile su Our World Data il Case Fatality Rate (CFR) che monitora il rapporto tra decessi confermati e casi confermati mette l’Italia in testa a questa classifica poco invidiabile. Prima di vedere nel dettaglio, la domanda che viene da porsi è: ora tutta l’attenzione in Italia è su come limitare i contagi. Ma non sarebbe corretto focalizzarsi sui protocolli di cura della malattia per abbassare il tasso di mortalità, portandolo al livello degli altri Paesi?
🔴 Covid: ITALIA sempre PRIMA per indice di LETALITA’. Mettiamo più attenzione ai protocolli di CURA?
# Il nostro paese registra il 14% di tasso di letalità (morti/numero di casi). La Svezia è al 7%, la Germania vicina al 4%
Nonostante il lockdown prolungato, più che in tutti gli altri Paesi, le mascherine obbligatorie ovunque, molte attività che ancora non sono ripartite e le altre che operano in regime di distanziamento sociale stringente, l’Italia non è riuscita a contenere l’indice di letalità sotto una soglia accettabile.
Persino la Spagna è riuscita ad arrestarsi al 10%, quattro punti percentuali meglio di noi, la Svezia che ha rinunciato alle politiche di prevenzione, favorendo la diffusione dei contagi, ha un’indice di mortalità dimezzato rispetto all’Italia. Ancora meglio lo fa la Germania che è al 4,4%, quasi il 70% di meno del tasso italiano. Quale sono le cause di questa situazione e a che conclusioni si può giungere?
# In Italia: massima attenzione mediatica e politica ai contagi, ma poca alle cure
Essendo il tasso di letalità il rapporto tra le morti per Covid e le persone contagiate, è evidente che il focus dell’azione di ogni Paese doveva essere quello di identificare il prima possibile uno o più protocolli di cura efficaci e implementarli su tutto il territorio. Nel caso condividendo le best practice a livello internazionale. Così facendo si sarebbero ridotti i contagi tra le persone più fragili e si sarebbero sottoposto un minor numero di pazienti a terapie efficaci che avrebbero portato alla guarigione in tempi più rapidi senza intasare gli ospedali. Come hanno fatto tutti i grandi Paesi, con la Germania capace più di tutti in Europa di realizzare una rete di controllo di contagiati e di cura a domicilio dei malati, evitando il rischio di mandare gli ospedali in sofferenza e di trasformarli a loro volta in focolai di contagio su persone già malate.
Basta seguire giornali o organi di informazione in altri paesi per notare come all’estero ci sia più attenzione su come vengano curati i malati rispetto all’Italia dove tutta o quasi l’attenzione sembra sia concentrata sulla prevenzione dei contagi, di cui il lockdown totale è la massima espressione. Strumenti di prevenzione che spesso però comportano un differimento nel tempo del problema più che una sua risoluzione.
Risoluzione che invece potrebbe arrivare dall’adozione di metodi più efficaci e condivisi nella cura di questa patologia, soprattutto se non si riesce ad attivare su scala nazionale un sistema cosiddetto delle 3 T (Test, Tracciamento, Trattamento), che garantisce una gestione e un controllo sulla diffusione dei contagi, oltre che di trattamento dei positivi.
Il rilancio di Milano da parte del Sindaco rischia di ridursi a uno storytelling bello, ma di poca sostanza per la ripresa economica. Come dovrebbe muoversi per risvegliare la città?
GHE PENSI MI: SALA lasci da parte le scelte ideologiche e usi il BUONSENSO
# Il rilancio della città passa per lo spazio gratis concesso ai ristoratori all’esterno, non da piste ciclabili approssimative
Beppe Sala e la sua giunta hanno il condivisibile obiettivo di rilanciare l’economia della città. Tra le iniziative più azzeccate ci sono la decisione di lasciare mettere i tavolini di bar e ristoranti all’esterno evitando tassazioni e consentire che i locali non siano penalizzati dalla capienza limitata dal distanziamento sociale. A fronte di questo però ci sono altre scelte che rischiano di rivelarsi contraddittorie se non controproducenti per il rilancio economico.
Ad esempio prendiamo la mossa di disegnare delle ciclabili ricavate dalle corsie delle automobili. Eliminando centinaia di parcheggi e inventando tratti di ciclabili messe lì a caso.
# Quali sono le conseguenze?
L’eliminazione di centinaia di parcheggi ha aumentato a dismisura il traffico delle automobili. Provare per credere: dove è stato fatto, sembra di essere sotto gli acquisti di Natale pur non essendoci molte macchine in giro. Il tema vero è che mentre la scelta dei tavolini all’aperto è ispirata dal buonsenso, quella delle ciclabili è di tipo ideologico. Una “battaglia” che fa prendere applausi, che gli farà guadagnare voti, che consentirà al sindaco di apparire credibile nella sua nuova veste green ma che rischia di non avere senso in una città come la nostra.
Il tema vero è che le ciclabili non sono e non potranno mai essere collegate tra loro in modo efficace e strutturale a causa della conformazione della città. Prima ancora delle ciclabili il problema per chi gira in bicicletta è ben altro: chiunque si avventuri per la città in bicicletta trova ovunque buche, binari del tram pericolosi, spesso inutilizzati, e pavè dissestato. E per quanto riguarda le ciclabili, chiunque percorra i nuovi tratti, spesso tirati per i capelli per come sono stati realizzati, rischia sportellate di chi scende dall’auto o di ritrovarsi in situazioni che vanno dalla gimcana alla pista di Harry Potter che scompare dentro una colonna o in una siepe. Forse il sindaco è convinto che le nostre strade saranno riempite da un esercito di neo Brumotti che si eserciteranno in evoluzioni su due ruote mentre gli automobilisti scompariranno per magia.
Chi è scettico è pregato di avventurarsi in bicicletta in corso Venezia e Buenos Aires specie di pomeriggio per prendere coscienza di come sia stata studiata nei dettagli questa ondata green che cavalca l’odio contro le automobili senza però avere un progetto serio in alternativa, sia per il presente che per il futuro. Nessuno crede che la soluzione sia la macchina selvaggia ma in questo momento forse bisogna rendersi conto che l’emergenza Covid ha cambiato non solo il mondo ma anche Milano.
# È finita la fase dei render, il Sindaco deve assumersi il coraggio di scelte impopolari
Forse è finita la fase delle belle parole, dei render e dei sogni di un pianeta illibato, ma ora i milanesi hanno altro in testa: il lavoro, l’economia, gli sghei, perché l’affitto non si paga con una pista ciclabile o con un albero piantato in un parco. È il momento in cui il sindaco, forse per la prima volta nel suo mandato, deve assumersi il coraggio di scelte meno accettabili secondo l’ideologia mainstream del mondo dei salotti e agire con pragmatismo facendo ciò che è meglio per un’emergenza economica che rischia di rovinare la vita di molti dei suoi cittadini, compresi quelli che sognavano una città senza automobili e piena di alberi di ciliegio. È il momento in cui si deve avere il coraggio di tollerare tutto, anche la circolazione delle auto, quello che possa incentivare la ripresa dei consumi, perché la spesa crea volàno, e valorizzare Milano in quello che l’ha resa grande: la capitale del lavoro e degli affari.
Le città del futuro saranno sicuramente green ma molto dipende dalla conformazione originale e il relativo adattamento possibile e compatibile. Genuflettersi sulla retorica del reinventarsi, come l’uscita scomposta della Viceministra all’economia Castelli che suggerisce ai ristoratori di cambiare mestiere, è quanto di più lontano Milano abbia bisogno. Beppe, il buon Beppe Sala è pronipote di quel Manzoni che citava: “Milanesità, è l’attitudine innata o acquisita di distinguere l’utile dall’inutile. Essere ambrosiano è quasi una filosofia che si identifica nel culto dell’efficienza e del decoro”. Bisognerebbe ricordarglielo più spesso, soprattutto adesso, senza che si lasci prendere la mano con progetti strampalati fatti da chi Milano non la conosce affatto. Sia come conformazione che come cultura e tradizioni.
ROBERTO BINAGHI
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Il progetto di ArtLine prende sempre più forma e ormai sono poche le opere d’arte che mancano per comporre il progetto di Roberto Pinto, che ha voluto realizzare a Citylife un Parco d’Arte Contemporanea a cielo aperto. L’ultima opera arrivata è il “Beso” di Wilfredo Prieto.
Il BACIO DI PIETRA: l’ultima opera d’arte nel Parco d’Arte Contemporanea di CITYLIFE (FOTO GALLERY)
# Il “Beso”: due pietre di 30 tonnellate che simboleggiano un bacio all’ingresso del parco
Bacio Gigante - Credits: Alberto Fanelli
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L’opera di Prieto rimanda ai baci che costellano la storia dell’arte: due massi di tonalite delle Dolomitiche al naturale combaciano perfettamente e fanno da contrasto con lo sfondo dei grattacieli.
Dovevano essere massi erratici, ovvero quello che in geologia significa blocchi di pietra trasportati dai ghiacciai lontano dal loro luogo d’origine, quindi modellati dalla natura e non artificialmente dall’uomo. Perché il senso dell’opera “Beso”, oltre a rimandare alle centinaia di baci che costellano la storia dell’arte, sta nel contrasto fra la pietra grezza e millenaria delle Dolomiti e il paesaggio antropizzato dei grattacieli sullo sfondo, fragile e fugace.
# All’alba del 29 luglio i massi sono state inseriti nel Parco d’Arte Contemporanea
Il laboratorio specializzato nella lavorazione della pietra a cui ha deciso di affidarsi l’artista, ha terminato la ricerca della coppia di massi che “al naturale” combacia perfettamente solo qualche mese fa dopo quattro anni di ricerca in Val di Genova, a sette metri di profondità.
L’unica differenza riguarda il peso che Wilfredo Prieto aveva chiesto fosse di 100 tonnellate e che invece è solo di 30. A causa dell’emergenza sanitaria non potrà nemmeno essere presente all’inaugurazione di settembre quando il progetto Artline, che sta prendendo forma nel verde di Citylife dal 2016, svelerà altre due opere: la scritta di Maurizio Nannucci “New Times for Other Ideas / New Ideas for Other Times”, già installata sulla facciata del Palazzo delle Scintille e ancora spenta, e il rudere di Adrian Paci in via di costruzione davanti all’asilo, una casa scoperchiata ma raffinatissima, dove all’interno cresceranno 4 alberi tipici del Mediterraneo.
In attesa della festa ufficiale, il “Beso” è fruibile da tutti, secondo la filosofia del progetto curato ideato e curato da Roberto Pinto: un museo d’arte contemporanea a cielo aperto che a regime ospiterà 20 sculture site specific realizzate da 12 artisti a chiamata e otto giovani under 40 che hanno vinto un concorso. Prieto è fra questi, a lui è stato assegnato il posto d’onore all’ingresso del parco, dove le due rocce di 3 metri per 7 sono state montante su un piedistallo, già affondato sotto il prato, decentrandole appena rispetto all’asse del viale come chiesto dalla sovrintendente, per dare quell’effetto di naturalezza e imperfezione voluto dall’artista.
Credits: https://public.tableau.com/profile/isaia.invernizzi - Impatto del Coronavirus di bilanci dei Comuni
Milano è la città con il bilancio più in rosso, tra tutti i Comuni d’Italia. Gli altri seguono a distanza siderale. Eppure la politica sembra avere una sola priorità: destinare il Recovery Fund al Sud.
Covid: MILANO è il comune in Italia che HA PERSO PIU’ SOLDI
# I dati: Milano la città che ha subito le perdite più gravi nel proprio bilancio comunale
Credits: https://public.tableau.com/profile/isaia.invernizzi – Dati perdite Comuni
Il danno d’immagine è stato sin da subito evidente, quando ad inizio pandemia la nostra città era diventata la “città appestata”, che tutti volevano evitare e che il lockdown con lo stop a tutti gli eventi, alle attività lavorativa e all’arrivo di turisti ha subito i peggiori danni economici. Non solo all’economia reale, ma anche nel Bilancio comunale a cui sono venute meno le entrate derivanti dal pagamento di biglietti e abbonamenti al trasporto pubblico, la tassa di soggiorno, la tassa di occupazione del suolo pubblico per le manifestazioni e quella relativa alle affissioni pubblicitarie. Vediamo i numeri delle perdite nei Bilanci.
Come riportato dal sito “Public Tableau”, su lavoro di Isaia Invernizzi giornalista de L’Eco di Bergamo, realizzato estrapolando i dati del Ministero dell’Interno, abbiamo:
Milano prima con 261 milioni di euro di debito
Roma seconda, a distanza, con 183 milioni di euro di perdite
Torino terza con 57 milioni di euro di debito
Venezia quarta con 54 milioni di euro di perdite
Firenze quinta con 49 milioni di euro di debito
Napoli sesta con 40 milioni di euro di mancate entrate
Genova in settima posizione con 34 milioni di euro
# Con che logica stampa e governo spingono per destinare i fondi europei al Sud?
La prima città del sud è Napoli, al sesto posto, con perdite nel bilancio 7 volte inferiori a quelle del Comune di Milano e guardando i dati con le città del mezzogiorno che hanno subìto più perdite il distacco è ancora più abissale. Infatti troviamo Palermo con 18 milioni, Bari con 14, Cagliari con 9,6, Potenza con 3,1 e Catanzaro con 2 milioni.
Questi dati non includono l’economia reale generata sui territori in una città che produce l’11% del Pil nazionale e una regione che ne produce il 22%, che vantano rispettivamente 40 e 56 miliardi di residuo fiscale già dirottato ogni anno al Sud Italia e quindi è incomprensibile come stampa e politici di ogni partito spingano perché i fondi in arrivo dall’Europa ovvero Recovery Fund e prestiti vengano destinati in massima parte al mezzogiorno.
Se l’area più produttiva d’Italia non riceve sostegno economico adeguato, come potrà garantire in futuro il gettito che sostiene mezzo Paese? Non sarebbe opportuno destinare gran parte delle risorse della Comunità Europea a progetti concreti che riportino in alto il livello di produttività nel Nord Italia a vantaggio di tutti? In caso contrario si lasci per i prossimi anni almeno una parte del residuo fiscale sui territori per gestirlo in autonomia e consentire la rinascita della “locomotiva” del Paese.
Basta poi attraversare il sottopassaggio pedonale (un tempo letto del naviglio) per arrivare nei pressi di piazza XXV Aprile: nell’estate 2020, dalle vetrate del vecchio teatro Smeraldo all’arco di Porta Garibaldi, la piazza è animata di Eataly All’Aperto: pizza, drink e tante proposte preparate dalle cucine dei ristorantini di Eataly o da quella di Viva, il ristorante gestito dalla chef Viviana Varese.
# Porta Garibaldi e Isola
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Lido Bam
Ratanà
Credits: artslife.com - Artico
Credits: repubblica.it - Rob de matt
Credits: repubblica.it - Rob de matt
Basta proseguire lungo corso Como per arrivare in Gae Aulenti e ai giardini della Biblioteca degli Alberi, che presentano ancora qualche ricordo della fioritura primaverile. In un angolo del parco, nell’area Cedri, è stato allestito il Lido BAM, con sdraio a noleggio e spazi riservati; ma in qualsiasi altra zona del parco è possibile accomodarsi sulle panchine, sul prato o sui gradoni che dalla piazza rialzata scendono verso via Gaetano de Castillia. La zona è animata da alcuni chioschi, fra cui le biciclette della focacceria Fiordiponti, con fugassa del Tigullio, e del ristorante Ratanà, con mondeghili e schiscette. Per chi preferisce sedersi a tavola ci sono proprio gli spazi all’aperto di Ratanà in via Gaetano de Castillia 28, con specialità lombarde servite in un giardino di aromi e giochi d’acqua.
Nel pieno del quartiere Isola si fa invece una sosta alla gelateria Artico, in cui scegliere fra le tante varianti di cioccolato e i gusti alla frutta di stagione; mentre con una passeggiata appena oltre la circonvallazione, nel quartiere Bovisa, si raggiunge il Rob de Matt in via Enrico Annibale Butti 18: il locale, nato per l’inserimento lavorativo di persone con patologie psichiatriche, è oggi apprezzato per i suoi cocktail, le birre artigianali, le proposte di piccola cucina e l’ampio giardino dedicato.
Credits: agrodolce.it - Il Tempio del futuro perduto
Credits: agrodolce.it - Il Tempio del futuro perduto
Credits: agrodolce.it - Gusto 17
Rimanendo a sud della stazione di Porta Garibaldi ci si sposta verso via Paolo Sarpi: da alcuni anni la zona è arricchita di locali e ristoranti con cucina non solo orientale. Il tour può cominciare con uno sguardo d’insieme da Ceresio 7 in via Ceresio 7, dove la cucina di Elio Sironi è abbinata a cocktail originali ma soprattutto a due terrazze con piscina, affacciate sulla skyline di Milano. Al livello del suolo, l’esplorazione comincia invece con il chiosco Mimì Gourmet al centro di piazzale Baiamonti, dove si servono panzerotti e crudi di mare; e prosegue all’aperto lungo via Paolo Sarpi con i cocktail di Otto al n. 8, gli spuntini caldi o freschi della Ravioleria al n. 27, i calici delle Cantine Isola al n. 30, le birre artigianali della Buttiga al n. 64 o del B Locale via Albertini 4.
Spostandosi di un centinaio di metri verso sud si arriva alla piazzetta di via Cesariano, colorata dai murales di Pao e animata da locali come la Librosteria e il Cafè Popolare; mentre a nord, lungo le mura del Cimitero Monumentale, vale la pena entrare a esplorare il Tempio del Futuro Perduto in via Luigi Nono 9: il tempio racchiude molteplici iniziative, come una biblioteca, uno spazio per mostre, un giardino che comprende resti affascinanti di archeologia industriale. Proprio nel giardino, durante i weekend estivi del 2020, si tiene il rifugio urbano, esperimento di cucina popolare che vede alternarsi alla griglia chef specializzati in cibi vegetariani, etnici, prodotti locali e provenienti dal mondo bbq americano. Per la successiva pausa gelato si consiglia di passare dal Massimo del Gelato in via Castelvetro 18 o da Gusto17 in via Cagnola 10.
# San Siro
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Credits: chiamamilano.it - Parco delle Cave
Credits: chiamamilano.it - Parco delle Cave
Parco di Trenno
Credits: Urbanfile - Bosco in città
Credits: Urbanfile - Bosco in città
Mare Culturale Urbano
Ci si sposta verso ovest per alcuni dei parchi più belli di Milano – il parco delle Cave, il parco di Trenno, il Bosco in Città – tutti perfetti per una pedalata o un picnic in famiglia; ma in zona si trova anche Mare Culturale Urbano. La cascina di via Giuseppe Gabetti 15 da alcuni anni è stata adattata a contenitore di iniziative artistiche: la sua stagione più vivace, visti gli ampi spazi all’aperto, è proprio quella estiva. Nel 2020 la programmazione comprende djset, cinema all’aperto in cuffia, karaoke e il mercato agricolo settimanale (ogni sabato mattina) – ma anche la possibilità di sedersi in cascina per assaggiare piatti come le busiate con sugo di mare, i ravioli di vitello tonnato, la crostatina frangipane.
Non esiste estate a Milano senza le serate sui Navigli. Negli ultimi anni, complice l’influenza del Fuorisalone, l’interesse si è allargato fino a comprendere i dintorni della stazione di Porta Genova e di via Tortona: anche nel 2020, nel cortile di via Bergognone 34, va in scena lo Stabilimento Estivo Base. Fra sdraio e tavolini si svolgono serate di cinema, di musica e di poesia – ogni domenica sera c’è inoltre l’aperitivo all’italiana, con calici di vino, cocktail classici e musica anni ’80. Per una cena vera e propria ci si può spostare nel giardino lussureggiante di Alfresco in via Savona 50, con piatti mediterranei e arredamento shabby chic; mentre il gelato si prende da Gusto17 in via Savona 17, che propone sorbetti di stagione e creme dai sapori classici o creativi.
Dall’altro lato della stazione, nello spazio che durante l’Expo era occupato dal Mercato Metropolitano e prima ancora dalla Fiera di Sinigaglia, nel 2020 è stato invece allestito Ride: un’iniziativa che comprende un palco per eventi musicali, un’area coperta con una mostra e un mercatino, e una zona food truck con specialità giapponesi, messicane e mediterranee.
Da qui, la passeggiata lungo il Naviglio Grande può toccare un classico dei cocktail come Rita in via Angelo Fumagalli 1, allargarsi verso i gelati di LatteNeve in via Vigevano 27 e condurre fino alla Darsena e a Porta Ticinese: da non perdere è l’ampio giardino di E/N Enoteca Naturale, gestita in collaborazione con Emergency con particolare attenzione ai vini naturali. Per chi preferisce mantenersi a sud della Darsena è invece consigliato affacciarsi sui tanti cortili di via Giovenale 7, che ospitano i drink e la cucina delle Fonderie Milanesi, il ristorante Al Cortile e il cocktail bar Officina.
# Porta Romana
La polleria di Giannasi in Piazza Buozzi
Cascina Cuccagna
Un Posto a Milano
Panificio Longoni
Anche le vie che collegano Porta Romana e piazzale Lodi possono regalare diverse soddisfazioni gastronomiche. Prima tappa è di norma il chiosco di Giannasi in piazza Buozzi: diventata famosa per il pollo arrosto, la nota rosticceria su strada propone in realtà una gran varietà di piatti pronti – fra i più amati ci sono gli stick di polenta fritta, non particolarmente leggeri ma irresistibili a ogni temperatura. Per il pane e per la caffetteria il luogo in cui fare una pausa è il panificio di Davide Longoni in via Tiraboschi 19: grazie alle concessioni temporanee del comune, ora è possibile gustare la merenda o l’aperitivo sotto gli aceri dell’ampio viale.
Non può infine mancare una visita alla Cascina Cuccagna, per fare acquisti di prodotti bio in bottega o al mercato settimanale, o per gustare i pranzi, le cene e gli aperitivi a chilometraggio ridotto del ristorante Un Posto a Milano.
# Naviglio Martesana
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Prossima fermata
Credits: corriere.it - La Buttiga
Credits: corriere.it - La Buttiga
Tranvai
Tranvai
Credits: clubmilano.net - Cascina Martesana
Credits: clubmilano.net - Cascina Martesana
Il naviglio che attraversa i quartieri a nord est di Milano non è meno affascinante dei suoi omologhi più conosciuti; anzi, la passeggiata lungo la ciclabile e i parchi che circondano il Naviglio Martesana può essere particolarmente rilassante, se si evitano i momenti di maggiore affollamento. Per dare inizio al tour si può partire da via Melchiorre Gioia: qui, al n. 131, si trova la gelateria Prossima Fermata, che propone un cioccolato fondente particolarmente cremoso e sorbetti con piccoli frutti di stagione; mentre al n.194, proprio nel punto in cui il naviglio si interra, si trova l’ampio dehors del birrificio artigianale La Buttiga.
Lungo il naviglio si inanellano poi piccoli locali e ristoranti circondati da verde: discreto successo negli ultimi anni è stato riscosso da Tranvai in via Gianfranco Zuretti 75, che serve caffè, drink e panini all’esterno di uno storico tram 1522, e dalla Cascina Martesana in via Luigi Bertelli 44, che propone birre e sangria, piadine e taglieri. La Cascina Martesana dispone di ampi spazi all’aperto e persino di un giardino nascosto, con uno spazio per proiezioni, un orto aromatico, tanti divanetti: negli anni scorsi l’accesso era riservato ai soci, mentre nell’estate 2020 è necessario solo indossare la mascherina.
# Milano Est
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Credits: yelp.it - Balera dell'Ortica
Arena Milano Est
Credits: cucinaitaliana.it - T’Imo
Credits: cucinaitaliana.it - T’Imo
Cascina Biblioteca
Cascina Biblioteca
I quartieri di Milano est, poco raggiunti dalla metropolitana, vengono spesso trascurati. Ma non vuol dire che non riservino iniziative interessanti: la Balera dell’Ortica in via Amadeo 78 è per esempio da alcuni anni un obiettivo sicuro per chi desidera ballare, giocare a bocce ma anche mangiare i piatti della tradizione italiana, dagli arrosticini abruzzesi allo gnocco fritto romagnolo – il menu varia di settimana in settimana e comprende sempre proposte vegetariane. Novità del 2020 è invece l’Arena Milano Est via Riccardo Pitteri 60, allestita nel cortile del teatro dei Martinitt: la programmazione prevede la proiezione di film all’aperto e la presenza di food truck, ogni sera dalle 19 in poi.
Spostandosi a sud si scopre invece T’Imo, l’agriristoro della Cascina Santambrogio in via Cavriana 38, inaugurato da poche settimane: le proposte gastronomiche sono semplici ma sempre arricchite dalle erbe aromatiche coltivate nella food forest che circonda la cascina. Un paio di chilometri più a nord, ai confini del Parco Lambro, si trova invece la Cascina Biblioteca in via Casoria, 50: di giorno un luogo per l’accoglienza di bambini e adulti disabili, la sera un punto di ritrovo per gli amanti della cucina biologica e per spettacoli di stand up comedy. Eccezionale l’allestimento: cena e aperitivo vengono serviti con vista su un vagone ferroviario di fine anni ’20, attentamente ristrutturato.
# Milan Sud
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Credits: flwaless.life - Al Garghet
Credits: flwaless.life - Al Garghet
Credits: sopravvivimilano.it - Erba Brusca
Shambala
Shambala
La zona sud di Milano è quella di confine con il Parco Agricolo Sud: ed è qui infatti, fra le risaie, gli aironi e il gracidare delle rane, che si trovano alcuni fra i migliori ristoranti cittadini con ampi spazi all’aperto. Per chi ama le ricette tradizionali, dal riso saltato alla cotoletta a orecchia d’elefante, ci sono le proposte di Al Garghet in via Selvanesco 36. Per chi preferisce una cucina più innovativa, ma sempre legata al territorio e in particolare all’orto poco distante, c’è l’Erba Brusca all’alzaia Naviglio Pavese 286, e infine, per chi all’ambiente di una cascina ristrutturata vuole abbinare sapori orientali e un giardino di bambù c’è Shambala, in via Ripamonti 337.
# Food Tour
Chi trascorrerà le ferie a Milano avrà soprattutto la possibilità di riscoprire la città in un periodo eccezionalmente meno affollato e meno frenetico: quale miglior occasione per scoprire o riscoprire le meraviglie artistiche, oltre che quelle gastronomiche? La città di Milano può contare su una vasta rete di guide turistiche autorizzate: alcune di loro propongono food tour standard o su misura, per singoli, famiglie o gruppi più numerosi. Fra quelle già testate e consigliate ci sono MilanoArte e Fiamma Tours – ma sono diverse le guide e le agenzie in grado di mescolare con successo arte e cultura gastronomica, alla scoperta dei quartieri della città.
Mai come quest’anno i milanesi trascorreranno buona parte dell’estate in città: fra voli cancellati, autostrade intasate e il rischio di una quarantena lontani dal rifugio ormai collaudato, molti preferiranno non allontanarsi troppo da casa, e comunque non per molte settimane. In realtà l’epidemia ha rafforzato una tendenza di lungo corso: già da tempo agosto a Milano non è più sinonimo di serrande abbassate e desolazione. Nel 2020 come negli anni passati, molti locali e ristoranti si limiteranno a chiudere per le settimane centrali di agosto, altri rimarranno sempre aperti. Manca ancora parecchio a quando si potrà trascorrere l’estate pagaiando sulla cerchia dei navigli, ma anche adesso le attività estive a Milano non lasciano certo a desiderare: basta scegliere un punto di partenza e lanciarsi nell’esplorazione della città metropolitana estiva.
ESTATE in città, la GUIDA per sopravvivere a Milano divisa PER QUARTIERI
# Il centro storico
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Per chi ancora non lo ha fatto, è d’obbligo una visita a una piazza Duomo molto meno affollata del solito. I dintorni sono perfetti per un gelato: nel giro di poche centinaia di metri si trovano alcune delle migliori gelaterie cittadine. Fra le vie di origine romana che uniscono via Torino e corso Magenta si trova Ciacco in via Spadari 13, rinomato per i tanti gusti intensi e privi di ingredienti di origine animale; mentre dal lato opposto del centro si può fare una sosta da Pavé Gelati e Granite in via Cesare Battisti 21 o da Alberto Marchetti in viale Monte Nero 73: il primo è apprezzato per le granite e i gusti particolari come la sbrisolona e la mandorla con scorze di limone, il secondo prepara creme dal sapore piemontese come il bonet e il meliga e lime, oltre a un’ottima panna montata a mano.
# Brera
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Eataly
Dal Duomo e dalla Galleria è naturale che la passeggiata si sposti verso Brera: qui i ciottoli e i tanti ristorantini con tavoli all’aperto, data la scarsità di turisti, sono tornati a essere animati dalla clientela locale. In piazza San Marco si cena o si fa aperitivo con vista da Clotilde Brera, grazie alla terrazza che si affaccia sui tetti del quartiere. Spostandosi verso via Monte di Pietà si può accedere ai cortili riparati del bistrot e del ristorante stellato Seta, diretti dallo chef Antonio Guida. Proseguendo la camminata verso nord si raggiunge il suggestivo Tombon de San Marc: la chiusa dell’Incoronata segnava un tempo l’ingresso in città del naviglio Martesana, mentre oggi ospita in uno scenario suggestivo i tanti tavoli del pub Carlsberg e dei locali che lo circondano.
Dopo aver prolungato lo stato di emergenza fino al 15 ottobre, unici in Europa, nuova mossa del Governo in opposizione ai principi democratici e di libertà. Ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva disposto nei giorni scorsi di togliere il segreto e dare pubblica accessibilità ai verbali del Comitato Tecnico Scientifico durante l’emergenza sanitaria. C’è qualcosa da nascondere?
🔴 Il GOVERNO ricorre al CONSIGLIO DI STATO contro la decisione del TAR di togliere il segreto dai verbali del CTS. Cosa ci sarà di così inconfessabile?
# La desecretazione dei verbali con sentenza del 13 luglio da parte del Tar del Lazio
Come avevamo riportato in questo articolo il Tar del Lazio aveva stabilito la desecretazione dei verbali sulla gestione dell’emergenza Coronavirus debbano essere resi noti. La sentenza era stata: “I giudici amministrativi della Prima sezione quater hanno accolto il ricorso di tre avvocati della Fondazione Einaudi, che avevano chiesto l’accesso civico ai verbali del Comitato tecnico scientifico anti-Covid.”
# Pubblicazione degli atti del Comitato Tecnico Scientifico? Il governo rifiuta la sentenza del TAR e ricorre in appello
Dopo la “certificazione”, con ultima votazione alla Camera il 29 luglio 2020, della proroga dallo stato di emergenza fino al 15 ottobre, come riporta “la Repubblica” arriva il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che obbligava il Governo a rendere pubblici gli atti che hanno portato alla situazione attuale. Che cosa si nasconde in quei verbali di tanto pericoloso da rendere pubblico?
“Abbiamo ispirato la nostra richiesta al solo diritto alla conoscenza” ha commentato Giuseppe Benedetto presidente della Fondazione Einaudi che aveva presentato la richiesta al TAR di rendere pubblici i verbali. “Facciamo un appello perché con un gesto di apprezzabile e intelligente apertura agli italiani la presidenza del consiglio ripensi la sua posizione.”
Estensione Metro + Stazione Alta Velocità a SEGRATE: finanziato lo studio di fattibilità
# 400.000 euro per finanziare la seconda fase del progetto di fattibilità del’Hub Segrate Porta Est integrata con M4
Uno stanziamento di 400.000 euro per finanziare la seconda fase del progetto di fattibilità tecnica ed economica del nodo di interscambio ‘Hub metropolitano Segrate Porta Est Milano – Prolungamento M4 a est di Linate’. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale delle scorse ore su proposta dell’assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi. Ne dà notizia il Pirellone.
“Stanziamo – spiega Terzi – 400.000 euro sul milione di euro necessario per completare questa fase progettuale da affidare a Metropolitane Milanesi Spa. A questi si aggiungono i 110.000 euro precedentemente stanziati per lo studio di fattibilità. Il progetto valuterà le modalità migliori per riqualificare il trasporto pubblico nell’est milanese. In accordo con gli altri soggetti in campo, intendiamo quindi completare la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica di tutto l’Hub metropolitano Segrate Porta Est Milano comprensivo del prolungamento della linea M4 a est di Linate, compiendo un ulteriore passo in avanti nella direzione giusta“.
# Ass. Trasporti della Regione Terzi: “L’obiettivo è realizzare una stazione di Porta per l’Alta Velocità ferroviaria, in analogia a Milano-Rogoredo e Rho-Fiera. Determinante prevedere il prolungamento della M4 tra Linate e Segrate”
“L’obiettivo – prosegue Terzi – è realizzare una stazione di Porta per l’Alta Velocità ferroviaria, in analogia a Milano-Rogoredo e Rho-Fiera, che possa servire l’asse ferroviario ad est di Milano. La linea AV Milano-Brescia è una realtà, la sua prosecuzione verso Venezia lo sarà nei prossimi anni con i lavori sulla tratta Brescia-Verona. Il nuovo Hub metropolitano di Segrate Porta Est, in sostituzione dell’attuale fermata ferroviaria di Segrate, si candida a diventare un nodo di interscambio tra treni suburbani, treni a lunga percorrenza, treni ad Alta Velocità e trasporto pubblico locale. In quest’ottica è determinante prevedere il prolungamento della M4 tra Linate e Segrate. Il tutto dovrà integrarsi con le trasformazioni urbanistiche previste nella zona, attraverso un efficientamento anche della mobilità stradale e ciclopedonale. Un lavoro rilevante che andrà a potenziare l’accessibilità dell’aeroporto di Linate, uno dei principali scali a livello nazionale”.
La delibera approva lo schema di accordo tra Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Comune di Segrate, Sea S.p.a., Westfield Milan S.p.a. per il finanziamento e l’affidamento a MM S.p.a. dell’incarico di redazione della seconda fase del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’Hub metropolitano Segrate Porta Est Milano – Prolungamento M4 a est di Linate. Lo scorso 16 luglio il progetto si è aggiudicato un cofinanziamento dell’Unione europea nell’ambito del programma “CEF ‐ Connecting Europe Facility ‐ 2019 CEF Transport MAP call” per un importo pari a 1.250.500 euro.“
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Innovazione digitale nell’azienda dei trasporti pubblici milanese. Dal 29 luglio 2020 infatti si potranno pagare tutti gli abbonamenti, settimanali, mensili, annuali con carta di credito o PayPal, direttamente tramite l’app senza doversi recare negli Atm Point.
# La digital revolution di Atm si estende anche al rinnovo dell’abbonamento
Atm estende il mobile payment anche per l’abbonamento, permettendo così ai passeggeri di avere tutto a portata di smartphone. Si tratta di una digital revolution già avviata, ma che ha accelerato i suoi tempi per stare al passo con l’emergenza coronavirus che ha cambiato il modo di viaggiare dei passeggeri e necessita di maggiore sicurezze. Atm aveva già implementato in tutte le 113 stazioni metropolitane un sistema di conteggio automatico dei passeggeri ai tornelli. Sistema idea per gestire il flusso dei viaggiatori e contingentare, dove necessario, gli ingressi alle fermate più affollate, ora prosegue nella sua mission che prevede il miglioramento della travel experience ed il desiderio di ridefinire la relazione con i propri passeggeri.
Relazione che si fa sempre più digitale a partire proprio dal processo di acquisto e dal rinnovo dell’abbonamento. Arriva così la nuova versione dell’App Atm Milano che consentirà ai passeggeri di rinnovare tutti gli abbonamenti, siano essi settimanali, mensili o annuali, con carta di credito o PayPal senza doversi recare ai distributori automatici o agli Atm Point.
# Le nuove funzioni dell’app Atm
La nuova versione dell’App si configura come un vero e proprio Touch Point personalizzabile con attiva la possibilità di impostare i promemoria sulla scadenza degli abbonamenti e della tessera elettronica che, in maniera invariata, continua ad essere valida per 4 anni. Una notifica sullo smartphone e una mail avviseranno in anticipo della scadenza: per la tessera elettronica 45 giorni prima, per l’abbonamento annuale sia 30 giorni prima sia a una settimana dalla scadenza, mentre per il mensile e il settimanale l’alert arriverà rispettivamente 6 e 4 giorni prima.
Dopo essersi registrati sull’App Atm Milano, se si è già registrati all’area riservata sul sito www.atm.it si possono usare le stesse credenziali, basterà cliccare su “Abbonamenti” per accedere alla nuova sezione. Una volta salvata la tessera elettronica si potrà rinnovare il proprio titolo di viaggio settimanale, mensile o annuale, decidere la durata della validità e pagare con carta di credito o PayPal. Completato l’acquisto, sarà necessario attivare l’abbonamento ai totem presenti in tutte le 113 stazioni della metropolitana, come già avviene per chi ricarica l’abbonamento dal sito Atm o ai parcometri diffusi in città.
La user experience rinnovata dell’App permette anche di scegliere e acquistare una nuova tipologia di abbonamento in base alle proprie esigenze di mobilità, selezionando la propria tariffa in maniera immediata anche attraverso la consultazione della mappa di tutto il sistema tariffario. Queste novità rientrano nel piano di sviluppo dell’Azienda che conferma e rilancia gli investimenti nell’innovazione tecnologica, indispensabili per rispondere alle nuove sfide e anche ai recenti nuovi scenari che vedranno comunque il trasporto pubblico sempre centrale nelle scelte strategiche delle smart cities.
# Nuova app e piattaforme digitale per i servizi di Como e quello extraurbano gestiti da Atm
Atm ha inoltre sviluppato nuovi strumenti tecnologici anche per i servizi che gestisce a Como e in Brianza: per la funicolare di Como-Brunate, un’attrazione utilizzata molto nel periodo estivo, è stata realizzata una piattaforma per prenotare l’orario allo sportello per l’acquisto del ticket. È stata infine lanciata la nuova App NET, azienda del Gruppo Atm che gestisce il servizio urbano ed extraurbano nell’area di Monza e Brianza, che offre la possibilità di prenotare il proprio posto a bordo sulla linea interurbana Z301 oltre a permettere di consultare tutte le linee e gli orari del servizio NET.
Dopo la controversa ciclabile di Porta Venezia, in Corso Buenos Aires, il Municipio 1 vuole introdurre nuove preferenziali che fungano anche da ciclabile, nel percorso della Cerchia dei Navigli già congestionato dai lavori della M4. Una proposta in linea con la visione del Sindaco Sala, di puntare sulle piste ciclabili per perseguire la strade del “green” ad ogni costo.
# La proposta del Municipio 1: nella cerchia dei Navigli raddoppio delle preferenziali, per ciclisti taxi e mezzi di servizio pubblico, e riduzione a una sola corsia per le auto private
Anche il Municipio 1 si sta muovendo per chiedere più spazio per le biciclette, nell’area più congestionata della città, proponendo a Palazzo Marino per la Cerchia dei Navigli una rivoluzione della mobilità. Con un raddoppio delle preferenziali: due corsie, una per ogni direzione al posto di quella che oggi corre in senso orario, che si allargherebbero fino a occupare quattro metri di carreggiata per lato. È lì, che bus, taxi e moto potrebbero viaggiare accanto, però, ai ciclisti che pedalerebbero in una ulteriore sezione segnata con una striscia tratteggiata sull’asfalto.
E le auto? In questa visione sostenibile del cuore della città, i motori non verrebbero banditi dalla circonvallazione interna, ma sarebbero ridimensionati potendo spostarsi ancora in senso antiorario come avviene adesso, ma solo lungo un’unica corsia centrale. Potrebbe essere solo un sogno, quello disegnato dall’ordine del giorno che ieri sera è stato discusso e approvato dal parlamentino del centro. E non solo perché in molti tratti della Cerchia dei Navigli in questo momento ci sono già i cantieri della linea 4 del metrò. Quella del Municipio è una richiesta che dovrà passare prima al vaglio tecnico degli uffici che dovranno misurarne la fattibilità e poi dal giudizio politico della giunta.
# Le proteste dell’opposizione a Palazzo Marino “Aumenterà solo la congestione del traffico e l’inquinamento e priverà la zona di parcheggi“
Se il centrosinistra, capofila in Municipio 1 e a Palazzo Marino, è favorevole a questo tipo di proposte, al contrario del centrodestra si sono scatenate subito le proteste. Dal leghista Alessandro Morelli a Forza Italia “Aumenterà solo la congestione del traffico e l’inquinamento e priverà la zona di parcheggi” sino all’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza. L’assessore all’Urbanistica e alla Mobilità del Municipio 1 del Pd che ha immaginato la rivoluzione, però, Mattia Abdu, conferma la direzione strategica: “Rivedere la mobilità della Cerchia dei Navigli in epoca post Covid significa mettere al primo posto la qualità del trasporto pubblico e garantire la sicurezza di chi va in bicicletta. Anche adesso c’è una ciclabile creata nel 2010, ma è discontinua e non sicura anche a causa del parcheggio abusivo”
# Il funzionamento della doppia corsia preferenziale
Ma come funzionerebbe la doppia corsia preferenziale? L’ordine del giorno propone di mantenere il senso unico di marcia per le auto in un unico spazio centrale da largo d’Ancona a corso di Porta Nuova. Stiamo parlando di vie come Carducci, De Amicis, Molino delle Armi, Santa Sofia, Sforza, Visconti di Modrone, San Damiano, Senato, Fatebenefratelli. In questo stesso itinerario, invece, i percorsi riservati a bus, a taxi e moto diventerebbero due, in entrambe le direzioni ai lati della carreggiata. La larghezza dovrebbe essere di quattro metri per poter accogliere anche le bici con il modello bike lane: una corsia disegnata con un segno di vernice a terra come quella di corso Buenos Aires. Non ovunque ci sarebbero le dimensioni. Tanto che, per dire, in alcune vie strette come Pontaccio si ipotizza una Zona a traffico limitato o di invertire il senso di strade intorno. O ancora, in via Carducci, da piazzale Cadorna a largo d’Antona, il Municipio chiede di valutare un “doppio senso promiscuo aperto a auto privare, taxi, motocicli e trasporto pubblico”, con una ciclabile tracciata in entrambe le direzioni. Itinerari per le due ruote che, in altri punti più ampi, verrebbero protette dalle macchine in sosta.
Nonostante le evidenze dei problemi generati dalla realizzazione di piste ciclabili con una semplice verniciatura dell’asfalto e senza una logica apparente, come dimostra il caso di Corso Buenos Aires, che ha portato a incidenti e difficoltà negli spostamenti in un momento, in cui la ripresa delle attività è già resa difficile dalle regole di distanziamento sociale previste dalle normative di sicurezza per il Covid, si prosegue sulla stessa strada
Da milanesi preoccupa soprattutto come sembra si stia ignorando quella che sarà la sfida principale di Milano nei prossimi mesi, che non riguarda la mobilità, ma la rinascita di una comunità che vede a rischio un terzo delle sue attività commerciali e un crollo economico e occupazionale ancora maggiore di quello che stiamo vivendo.
Credits: milano.repubblica.it - Via Melzo, il Bosco orizzontale
Un gruppo di architetti ha ideato un sistema componibile di pedane mangiasmog, drenanti e fatti con materiali di riciclo per ridisegnare e mettere in sicurezza gli spazi all’aperto per pedoni, ciclisti e auto, come soluzione alla gestione del distanziamento sociale per i locali obbligati a spostare all’esterno lo spazio per i clienti. Al momento è un progetto su carta sottoposto agli uffici comunali, con l’idea che diventi di tema pubblico e di sviluppo e che potrebbe trovare la prima applicazione in Via Melzo durante il Salone del Mobile 2021.
Il BOSCO ORIZZONTALE in via MELZO: “TERRAZZE VERDI” su strada con pedane MANGIASMOG
# “Valet”: un sistema componibile di pedane mangiasmog, drenanti e fatti con materiali di riciclo per ridisegnare e mettere in sicurezza gli spazi all’aperto per i pedoni
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Credits: milano.repubblica.it - Via Melzo, il Bosco orizzontale
Credits: milano.repubblica.it - Via Melzo, il Bosco orizzontale
Una pedana leggera, appoggiata sulla carreggiata e facilmente rimovibile, per ridisegnare lo spazio urbano senza interventi invasivi, allargando i marciapiedi e trasformando gli incroci in piccole piazze per far posto ai dehors che l’estate post Covid ha visto proliferare. Un supporto insomma, uniforme ma modellabile, che diventa un sistema di terrazze circondate dal verde dove alberi bassi proteggono dal rumore e piccole piante favoriscono il distanziamento sociale fra i tavoli. Si chiama “Valet” la proposta di un gruppo di architetti guidati dallo studio Vudafieri Saverino Partners, con Lorenzo Noè e Stefano Rigoni, per dare una risposta veloce, ma strutturale, al dilagare disordinato dei tavolini all’aperto. “Volevamo fare qualcosa che incentivasse la vita in strada dopo i mesi di lockdown, aprendo un dibattito culturale sull’uso dello spazio esterno in una città ancora assediata dalle auto” raccontano gli architetti.
E’ nato così un sistema di matrici componibili come un puzzle alla cui realizzazione sta lavorando lo studio ricerche di Italcementi: moduli sagomati, drenanti e mangia smog, fatti con materiale di riciclo, che si possono tagliare a seconda del posto in cui vengono posizionati e che, a differenza delle pedane in legno, sono molto più resistenti. Alti come il marciapiede, offrono uno spazio all’esterno dove la vita della città si può estendere comodamente, dai tavoli di un bar alla panchina davanti alla biblioteca, fino a un’area giochi per bambini.
# Il test potrebbe partire in via Melzo durante il Salone del Mobile 2021
Il progetto per ora è stato applicato alla viabilità di via Melzo, “una strada che ben conosciamo – raccontano Vudafieri e Saverino, soci di due ristoranti che si affacciano sulla via -. Ma il modello può essere replicato altrove, pensiamo al quartiere Isola o alle strade dietro Porta Romana“. Il primo prototipo dovrebbe essere pronto per il Salone del Mobile 2021. “Non è un progetto di arredo urbano, ma di paesaggio urbano: l’idea è ridisegnare i profili stradali riducendo la larghezza della carreggiata e i limiti di velocità delle auto, immaginando una convivenza più equilibrata fra macchine e pedoni, bici e monopattini. Scherzosamente l’abbiamo chiamato il bosco orizzontale“. Discusso con i residenti e i commercianti di via Melzo, il rendering è stato sottoposto anche agli uffici dell’assessorato alla Mobilità, ma per ora resta un disegno sulla carta e un invito ad aprire una discussione su un tema a cui la pandemia ha dato un’accelerata, proponendo una soluzione che sfrutta la leva dell’urbanistica tattica, massima flessibilità a basso costo. La stessa con cui Palazzo Marino ha realizzato le nuove piste ciclabili. Secondo una prima stima realizzare 10 metri quadrati di pedane compresi i vasi e le piante – uno spazio per 3 tavolini – costerebbe 1000 euro.
Lo stato di emergenza approvato dal 31 gennaio al 31 luglio e “non prorogabile”, ha consentito al Governo di istituire il lockdown e governare con poteri straordinari e applicando misure di restrizione delle libertà dei cittadini superando, viene prorogato, unica in Europa, di ulteriori 3 mesi e mezzo fino ad almeno il 15 ottobre 2020.
Il governo aveva provato a estenderlo fino al 2021 grazie a un articolo inserito nel “decreto rilancio”, ma dopo varie discussioni con anche il coinvolgimento della Presidenza della Repubblica, il 28 luglio in Parlamento è lo stesso Conte a comunicare la decisione del governo. Vediamo quali conseguenze può determinare questa proroga.
🔴 Breaking News. Lo STATO DI EMERGENZA “non prorogabile” viene prorogato fino al 15 ottobre: l’Italia resta sotto la SPADA DI DAMOCLE di restrizioni illimitate
Unica in Europa, l’Italia resta in stato di emergenza. Questa la decisione del governo che con comunicazione in Parlamento il 28 luglio realizzata da Conte annuncia la decisione di prorogare lo stato di emergenza che al momento dell’istituzione era stato definito “non prorogabile”.
Nella pratica cosa significa?
Lo Stato d’emergenza attribuisce al governo dei “poteri straordinari” o “speciali”. In particolare su questi aspetti:
Nuove zone rosse e possibile lockdown su parte o tutto il territorio
Lo Stato d’emergenza consente di istituire nuove “zone rosse”, ovvero totalmente confinate e chiuse agli scambi con l’esterno. Non c’è limite geografico: in teoria tutta Italia può tornare in lockdown su decisione del governo.
Scuola: saltare appalti e procedure standard
Il provvedimento permetterà di acquistare tutto il materiale necessario saltando alcuni passaggi per l’affidamento degli appalti che seguono percorsi agevolati.
Blocco dei voli e delle frontiere
Lo stato di emergenza consente anche di bloccare i voli da e per gli Stati che vengono ritenuti a rischio, oppure di individuare nazionalità che non sono ammesse in Italia. Allo stesso modo si può agire per limitare la circolazione alle frontiere del Paese.
Lavoro a casa per i dipendenti pubblici
Per la durata dello stato di emergenza i dipendenti pubblici e quelli privati possono rimanere in smart working. Nella pubblica amministrazione, per una norma già contenuta nel decreto Rilancio i dipendenti rimarranno in smart working fino al 31 dicembre.
# L’altra faccia della medaglia: rischi ancora più gravi per l’economia e per il futuro degli italiani con la spada di damocle dello stato di emergenza per altri tre mesi e mezzo
Quali le conseguenze più rischioso di un atto unico in Europa? Lasciare l’Italia come unico Paese in stato d’emergenza certo può avere ricadute negative sull’immagine della nazione in particolare sulla sua capacità di gestire un’emergenza che altri Paesi hanno già risolto in tempi più rapidi. Ma non solo questo. Gli effetti peggiori sono quello di spostare nel tempo le condizioni di serenità necessarie per poter rilanciare l’economia.
In una situazione di incertezza e di continua emergenza difficile immaginare che l’economia si possa riprendere con investimenti con orizzonti più estesi. Se anche l’economia dovesse riprendere a pieno ritmo già è stata stimata una perdita di PIL dell’11% e il deficit supererebbe il -11%, il dato peggiore tra gli Stati europei. La possibilità prevista dal Governo di introdurre un nuovo lockdown rischia di rinviare ulteriormente il momento della ripresa.
A questo si aggiunge ancora una generale incertezza nella gestione di una possibile seconda ondata, insieme a una mancanza di un piano strategico per far fronte all’emergenza economica con o senza i fondi di aiuto dell’Europa.
Forse di tutto questo il Governo avrebbe dovuto tenere conto per decidere con responsabilità e visione di insieme nell’interesse dei cittadini.
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