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🔴 BEPPE SALA: “Il settore pubblico italiano deve essere riformato!”

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Credits: inews24.it - Beppe Sala

Pubblichiamo articolo de “Il Giorno” – Sala: “Parte della città è ferma per chi lavora da casa”

Non arretra, il sindaco Giuseppe Sala. Né sulla necessità di superare il lavoro a distanza né sulla necessità di avere salari differenziati in base al diverso costo della vita nelle varie regioni.

🔴BEPPE SALA: “Il settore pubblico italiano va riformato!”

# Il Sindaco: “Se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa

Quanto al lavoro da casa, Sala torna a ribadire la sua posizione dai microfoni di Sky: “È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, però non consideriamola normalità. Se dovessimo considerarlo normalità – prosegue il primo cittadino – dovremmo ripensare la città e ripensare la città richiede tempo. Mi dicono che difendo bar e ristoranti: certo che li difendo, ma non penso solo a loro, penso ai taxi, a tutto il mondo dello spettacolo, gente che normalmente non ha un contratto, vive se lavora. Che fanno queste persone se la città è vuota?“. Quindi il tema dei salari, che nei giorni scorsi ha innescato la reazione risentita del Meridione. Stavolta Sala parla ai microfoni Rai. “Ogni città ha le sue peculiarità ed è necessario affrontare la questione. Se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa. Faccio tre osservazioni. La prima è che nel mondo del privato tra Nord e Sud ci sono differenze di retribuzione significative, lo Svimez parla di un 20%. Ma se si tocca il pubblico questo diventa un tabù. Di pubblico non si può discutere e questo diventa un problema. In Italia ci sono 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici e tutti noi spesso ci lamentiamo di come funziona il sistema pubblico, ma se si tenta di ipotizzare qualcosa che vada verso una riforma delle regole c’è l’alzata di scudi. C’è una contrattazione nazionale che definisce le regole con cui viene gestito il lavoro pubblico ma c’è anche una contrattazione locale ed è a quella a cui io mi riferisco. A Milano abbiamo siglato con i rappresentanti sindacali e i nostri dipendenti un accordo integrativo che mira a concedere una variabilità nello stipendio in funzione della performance che per un dipendente pubblico deve voler dire una cosa, il servizio al cittadino“.

# Il segretario Cgil Milano: “Milano deve contribuire ad unire il Paese e non a dividerlo di più

E sul tema interviene anche Massimo Bonini, segretario della Cgil di Milano: “L’argomento non va preso dal punto di vista Nord e Sud. Tra il Nord e il Sud del Paese ci sono già troppe disuguaglianze e Milano deve contribuire ad unire il Paese e non a dividerlo di più“.

Fonte articolo originale: Il Giorno

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Il TEST RAPIDO COREANO sperimentato IN VENETO e a breve IN LOMBARDIA

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Credits: corriere.it - Test coreano

Fonte: intervista di Laura Cuppini a Roberto Rigoli, primario di Microbiologia all’Ospedale di Treviso e vicepresidente nazionale dei microbiologi:  per “Il Corriere” – Articolo: Il test rapido coreano sperimentato in Veneto (e forse anche in Lombardia)

Il TEST RAPIDO COREANO sperimentato IN VENETO e a breve IN LOMBARDIA

# I risultati arrivano in meno di 10 minuti

Un test che fornisce una risposta in meno di 10 minuti: positivo a Sars-CoV-2, negativo a Sars-CoV-2. Si tratta di un test rapido prodotto in Corea del Sud che viene già utilizzato in Veneto e ha il vantaggio di evidenziare la presenza del virus.

Sul Corriere della Sera, il primario di Microbiologia all’Ospedale di Treviso e vicepresidente nazionale dei microbiologi, Roberto Rigoli, chiarisce sul suo funzionamento: “Non è sensibile agli anticorpi, come i test precedenti, ma al germe stesso. Abbiamo chiesto alla ditta sudcoreana di spedirci alcuni dispositivi in prova perché riteniamo che il test rapido possa rappresentare un approccio diagnostico nuovo necessario per affrontare i nuovi focolai: nelle ultime settimane le manifestazioni del virus si sono spostate dagli ospedali al territorio. In Veneto assistiamo alla comparsa di focolai, legati soprattutto a casi di importazione da altri Paesi, come il caso dell’imprenditore tornato dalla Serbia o al più recente rientro di persone dal Kosovo“.

# Come funziona e quanto costa

Il test costa 12 euro, contro i 18 di un normale tampone. Lo sta sperimentando l’Ulss 2 della Marca Trevigiana che, ha annunciato il presidente Luca Zaia, “metterà i dati a disposizione dell’Istituto Spallanzani di Roma e al Ministero della Salute affinché si prenda in considerazione la possibilità di inserire il test diagnostico nel Piano di sanità pubblica“.

Il test viene eseguito nel seguente modo: si effettua il tampone rinofaringeo esattamente con la stessa modalità che viene indicata nella metodica classica; il tampone viene stemperato in una provetta con un liquido che stabilizza l’antigene; infine vengono depositate alcune gocce su di un supporto (simile a quello utilizzato per il test di gravidanza) comunemente chiamato “saponetta”. Il liquido inizia a migrare e, se è presente l’antigene virale, questo viene catturato in una zona dove precedentemente sono stati fissati anticorpi specifici verso Covid-19. In caso di positività il legame genera una reazione cromatografica che genera una banda rossa facilmente rilevabile ad occhio nudo” spiega Rigoli. Il test è stato provato su oltre un migliaio di soggetti. “È uno screening per cui non facciamo diagnosi definitiva: i casi positivi vengono confermati con la biologia molecolare. La velocità dell’analisi ci consente però di isolare immediatamente il positivo». Stanno utilizzando il dispositivo Treviso, Vicenza e Trento. Anche in Lombardia dovrebbe partire presto uno studio.

# Professor Rigoli, il test dà risultati veritieri?

Sì, su un migliaio di campioni analizzati in doppio, cioè con la controprova della biologia molecolare, abbiamo avuto solo un falso positivo e nessun falso negativo. Però dobbiamo procedere con il lavoro perché finora abbiamo testato solo 40 positivi, per avere dati più consistenti dobbiamo arrivare almeno ad analizzare in doppio 100 soggetti positivi. Il punto è che di soggetti infetti, per fortuna, ce ne sono pochi in circolazione“.

# Che differenza c’è tra i dispositivi per la ricerca di anticorpi e quelli che rilevano la presenza del virus?

I primi mostrano se c’è stata l’infezione, ma non sono in grado di escludere l’eventuale presenza del virus. Al contrario, il test che stiamo utilizzando in Veneto dà una risposta sulla situazione attuale del paziente, ovvero se nel suo rinofaringe c’è il virus“.

# Chiunque può eseguire il test rapido, anche a domicilio?

No, si tratta di un tampone, quindi serve una preparazione per prelevare il campione correttamente. Non può farlo un semplice cittadino, ma certamente è uno strumento utile per i medici di famiglia, che possono sapere in tempo reale se un paziente con sintomi ha l’infezione da coronavirus in atto“.

# Il test rapido è in grado di valutare la quantità di carica virale presente?

No, ma identifica solo i soggetti in cui è presente il virus in quantità rilevante, quindi fa una sorta di “selezione” di quelli che valutiamo come falsi positivi, ovvero le persone con una carica virale talmente bassa da non poter essere ritenute contagiose. Per il momento lo stiamo utilizzando nei pazienti che arrivano nei Pronto soccorso, per evitare loro ore di attesa: finora era necessario aspettare i risultati degli esami di laboratorio, che richiedono tempo. Pensiamo a un paziente grave o a una donna che sta per partorire: poter intervenire immediatamente fa la differenza“.

Fonte articolo originale: Il Corriere

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L’IMMUNITA’ al Coronavirus SCOMPARE IN POCHI MESI: tre importanti ripercussioni

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Credits: corriere.it

Pubblichiamo articolo di Cristina Marrone per “Il Corriere” – Coronavirus, l’immunità sembra perdersi tre mesi dopo l’infezione

L’IMMUNITA’ al Coronavirus SCOMPARE IN POCHI MESI: tre importanti ripercussioni

Una donna di Pozzuoli di 84 anni che mesi fa si è ammalata di Covid-19 è risultata di nuovo positiva a Sars-Cov 2. La paziente è ricoverata al Covid-center dell’Ospedale del Mare per una grave astenia e ha scoperto con sorpresa di essere positiva al tampone. Lo era già stata lo scorso 19 aprile con sintomi non particolarmente gravi, tanto che era stata curata a casa e un mese dopo, con il doppio tampone negativo, era stata dichiarata guarita. Ora però la doccia fredda. Un caso simile era successo ad aprile a Negrar in provincia di Verona quando una donna dimessa dopo la guarigione da Covid-19 si era di nuovo riammalata con febbre e tosse.

# Ci si può riammalare?

Ci si può dunque riammalare di coronavirus? “Non conoscendo bene la risposta immunitaria potrebbe essere» sintetizza Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici italiana. I casi di una seconda infezione sono segnalati in tutto il mondo anche se non è sempre così chiaro se si tratta davvero di una nuova malattia, oppure se il virus, magari annidato nella profondità dei polmoni sfugge al rilevamento con tampone o se frammenti virali indugiano nel corpo a lungo dopo la scomparsa dei sintomi. Una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista BMJ Global Health ipotizza addirittura che l’immunità acquisita non solo potrebbe non essere protettiva, ma potrebbe addirittura favorire reinfezioni con sintomi più gravi.

# La potenza immunitaria diminuisce con il tempo

Un nuovo studio non ancora sottoposto a revisione paritaria condotto dal King’s College di Londra non porta buone notizie sulla durata dell’immunità che sembra invece indebolirsi drasticamente nel giro di pochi mesi. I ricercatori hanno studiato 90 ex pazienti e hanno visto che il livello di anticorpi raggiunge il suo picco dopo circa tre settimane dalla comparsa dei sintomi per poi gradualmente diminuire. Tre mesi dopo l’infezione soltanto il 17% di chi ha contratto il virus mantiene la stessa potenza di risposta immunitaria, destinata a ridursi in certi casi fino a non essere neppure più rilevabile. Un’altra ricerca pubblicata da poco su Nature va nella stessa direzione: si è visto chei livelli di anticorpi protettivi diminuiscono di oltre il 70% in convalescenza e in alcuni soggetti non sono più rilevabili.

# Che cosa sappiamo

Per ora sappiamo con qualche certezza che la maggior parte di chi si ammala di Covid-19 sviluppa anticorpi entro 19 giorni. Pare anche che questi anticorpi siano neutralizzanti, cioè in grado di respingere attacchi futuri del virus. Ancora non sappiamo quanto dura l’immunità che concedono. Se dovessimo far fede a questo studio diremmo «mesi». La speranza è quella che il SARS-CoV-2, invece, si comporti come gli omologhi coronavirus SARS e MERS che rispettivamente producono anticorpi protettivi per 2 anni e 34 mesi. Il problema ulteriore legato a questo specifico virus è che la stragrande maggioranza delle persone o non presenta sintomi o si ammala in modo blando: in questo caso non sappiamo se la risposta immunitaria indotta, di cui la presenza di anticorpi è una spia, sia davvero protettiva o se queste persone rischiano una nuova infezione. Per avere maggiori certezze sulla durata della protezione non resta che continuare gli studi epidemiologici e ripetere i test sierologici per la rilevazione di anticorpi a scadenza fissa, ad esempio ogni tre mesi per chi fosse risultato positivo alle IgG.

# Le conseguenze sul vaccino

Stando alle conclusioni degli scienziati sia dell’università londinese sia di quella cinese il virus potrebbe dunque tornare a infettare di nuovo le stesse persone, anno dopo anno, come accade nelle influenze più comuni. Un’ipotesi da confermare attraverso ulteriori test clinici, ma che comunque dovrà essere tenuta in considerazione anche per le implicazioni che potrà avere sull’efficacia probabilmente temporanea di un eventuale futuro vaccino. E anche l’immunità di gregge sembra molto lontana. “La produzione di anticorpi da parte di chi si ammala ha riguardato in effetti nei nostri casi solo un breve periodo – ha confermato la dottoressa Katie Doores, responsabile dello studio inglese -. E se l’infezione genera livelli di anticorpi così limitati nel tempo, anche la copertura di un futuro vaccino teoricamente avrà una durata limitata e una dose potrebbe non essere sufficiente“. Esistono altri quattro tipi di coronavirus in circolazione diffusa, che causano il raffreddore comune. “Una cosa che sappiamo di questi coronavirus è che le persone possono essere reinfettate abbastanza spesso, l’immunità quindi non dura molto a lungo e dai primi studi sembra che Sars Cov-2 possa rientrare in questa categoria” ha affermato il professor Stuart Neil, coautore dello studio. “Dobbiamo sperare che il vaccino agisca sulle cellule di memoria, mantenendo una risposta immunitaria permanente così da non doverlo rifare nel tempo” chiarisce Clerici. “Gli anticorpi possono anche scomparire ma se il nostro sistema immunitario memorizza il virus, quando ne viene a contatto riproduce le difese“.

# Il ruolo delle cellule T

Gli anticorpi sono però sono solo una manifestazione della risposta immunitaria, ma il cuore della risposta adattativa, quella che viene dopo la “prima linea” di difesa sono le cellule T» aveva ricordato il professor Alberto Mantovani dopo la pubblicazione di una ricerca del Karolinska Institutet e del Karolinska University Hospital di Stoccolma (Svezia) che ha mostrato che molte persone malate di Covid-19 in modo lieve o asintomatico — e che dunque non si sono, in moltissimi casi, mai rese conto di aver contratto la malattia — hanno sviluppato la cosiddetta “immunità mediata da cellule T” al nuovo coronavirus, anche se non risultano positivi agli anticorpi nei test sierologici. Secondo i ricercatori, in altre parole, ciò significa che probabilmente più soggetti nella popolazione hanno sviluppato immunità al SARS-CoV-2 rispetto a quanto suggerito dai test anticorpali. I linfociti T sono un tipo di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infette da virus e sono una parte essenziale del sistema immunitario. I risultati indicano che circa il doppio delle persone ha sviluppato l’immunità delle cellule T rispetto a quelle in cui siamo in grado di rilevare gli anticorpi.

Fonte: corriere.it

# 3 importanti ripercussioni che potrebbero derivare da questa scoperta

#1 Possibile indizio in più che il virus sia già circolato molto di più prima dell’emergenza sanitaria
Se gli anticorpi spariscono in tempi brevi, ovvero nel giro di pochi mesi, potrebbe essere un’ulteriore prova che il virus si sia diffuso molto di più anche prima dell’emergenza, quando ancora non venivano eseguiti tamponi e test come negli ultimi mesi e le terapie intensive erano vuote.

#2 Vaccino e immunità di gregge più improbabili
Viene messa in discussione anche l’immunità di gregge, perché se la copertura anticorpale durasse veramente solo alcuni mesi, con le persone passibili di nuove infezioni “di ritorno”, questo si ripercuoterebbe sull’efficacia del vaccino che sarebbe molto limitato e di dubbia utilità.

#3 Comportamento simile agli altri Coronavirus e ai virus di raffreddamento (come l’influenza)
Diversi ceppi di Coronavirus provocano solamente banali raffreddori, quindi l’infezione non viene nemmeno percepita dal “contagiato”. Pertanto è possibile che con la propagazione diffusa il virus si indebolisca con le diverse mutazioni, o si esaurisca con il tempo oppure dovremmo conviverci tenendo conto che i protocolli di cura sono stati perfezionati e le capacità dei reparti di terapie, in caso di estrema necessità, sono state di molto aumentate.

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VAL SERIANA e VAL DI SCALVE: le incredibili attrazioni per godersi una vacanza tra le Prealpi Bergamasche

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Cascate Vertova

Un’occasione unica per scoprire i panorami mozzafiato tra le Prealpi Bergamasche, in un viaggio incontaminato alla scoperta di cascate, miniere, parchi archeologici e molto altro, a poca strada da Milano. 

 

VAL SERIANA e VAL DI SCALVE: le incredibili attrazioni per godersi una vacanza tra le Prealpi Bergamasche

# Il massiccio della Presolana: la regina incontrastata dell’alpinismo bergamasco

Presolana

Con i suoi 2521 metri domina l’intera vallata e regala una incredibile emozione ogni volta a si guarda, con numerosi percorsi che portano in vetta è la regina incontrastata dell’alpinismo bergamasco. Offre una serie di camminate e arrampicate dalla più facile e percorribile anche da bambini fino a tracciati di difficoltà elevata che mettono a dura prova anche gli alpinisti più esperti. Nulla è paragonabile a lei considerando che dista poco più di 100 km dal centro di Milano.

# Cascate della Val Vertova, perfette per sfuggire alla calura estiva

Cascate della Val Vertova

Salendo in Val Seriana, sorpassata Cazzaniga si arriva a Vertova e da lì si risale il fiume omonimo che nel suo tratto iniziale forma numerose cascate e polle d’acqua che sono di grande richiamo non solo paesaggistico me perfette per sfuggire alla calura estiva. Senza dover sfidare i più coraggiosi che si cimentano in tuffi di oltre 10 metri è possibile immergersi nelle limpide acque e lasciarsi rinfrescare.

# Miniera di Schilpario, un viaggio sotto le montagne

Tutte le Orobie sono state sfruttate sin dai tempi più remoti per l’estrazione di minerali compreso, per un breve periodo, la pechblenda dalla quale ricavare l’uranio nella vicina Valgoglio. Di tutte queste miniere, ormai non più attive, si è coltivata la memoria storica mantenendo alcuni percorsi della miniera di Schilpario che organizza visite guidate. Un patrimonio unico per entrare in contatto con un mondo fatto di tanta fatica, grande pericolo e sacrificio ma, ormai, dedicato fortunatamente solo al piacere di scoprire un’Italia che non esiste più.

# Parco archeologico di Parre, dove ammirare i resti della cittadina fondata 3.200 anni fa e abitata fino all’epoca romana

Parco archeologico di Parre

Inaugurato nel settembre del 2013, il Parco archeologico e Antiquarium Parra Oppidum degli Orobi ospita una selezione dei reperti rinvenuti del corso degli scavi archeologici effettuati a Parre originariamente chiamata Parra, fondata 3200 anni fa e abitata fino all’epoca romana. E’ possibile ammirare scene di vita quotidiana, dalla filatura, la macinatura dei cereali, l’utilizzo di vasellame oltre a scoprire i vari aspetti della popolazione di quei tempi comprese la scrittura e la ritualità.

# Trionfo e ballata macabra di Clusone, per ricordare che nessuno è superiore alla morte

Ballata Macabra

Presente all’esterno dell’oratorio dei Disciplini di Clusone la ballata macabra fu dipinta dal pittore locale Giacomo Borlone de Buschis tra il 1484 e il 1485. Tema ricorrente del tardo medioevo, la ballata macabra, in genere, rappresenta la morte e il fatto che nessuno possa evitarla, spesso usando proprio tali pitture per ricordare come nessuno sia superiore ad essa e di come si livellino le classi sociali nell’atto conclusivo della vita. Di tutte le ballate presenti nel continente quella di Clusone è sicuramente tra le più rappresentative.

# Il Salto degli Sposi: una terrazza naturale con vista su tutta la Val di Scalve

Salto degli Sposi

Tra storia e leggenda questa località riporta alla seconda metà del 1800 e alla tragica fine di due novelli sposi trovati morti abbracciati nel dirupo davanti alla terrazza naturale che dal Passo della Presolana consente la vista di tutta la val di Scalve, una vallata meravigliosa che per le sue caratteristiche morfologiche è rimasta scarsamente popolata rimanendo quindi una oasi naturale adatta per la conservazione delle moltissime specie animali e floreali delle Orobie.

# Diga del Gleno: era l’unica al mondo mista a gravità ed archi multipli

Diga del Gleno

Costruita tra il 1916 e il 1923 era motivo di orgoglio per essere l’unico esempio al mondo di diga mista a gravità ed archi multipli. Il primo dicembre del 1923, dopo che alcune piogge torrenziali avevano già evidenziato dei difetti di progettazione e costruzione la diga cedette liberando gli oltre 6 milioni di metri cubi d’acqua che cancellarono l’intero paese di Bueggio e portarono in fondo alla vallata a ridosso del lago d’Iseo oltre 300 vittime, pare oltre 350 stando agli ultimi conteggi effettuati. Della struttura originaria rimangono l’invaso originario e i due montanti laterali a monito di come non si debba mai pensare di essere superiori alla natura da amare e rispettare.

# La Via Mala, il fascino di una via di collegamento tra le più suggestive di tutta la Lombardia

Credits: valdiscalve.it – Via Mala

Quella che una volta era la strada che collegava la Val di Scalve con il lago d’Iseo è ormai percorribile solo per un tratto inferiore ai tre km ma che consente di assaporare tutto il fascino di una via di collegamento tra le più suggestive di tutta la Lombardia. Si percorre a piedi o in bicicletta un tratto ricavato tra orridi e bagnato dal fiume Dezzo che con il suo scorrere regala un sottofondo naturale estremamente suggestivo.

# La cucina bergamasca: salumi, formaggi e distillati 

Cucina molto sostanziosa, adatta per chi la montagna la vive intensamente, è ricca di salumi e formaggi oltre che dominata dal principe della tavola orobica, il casoncello. Un tipo di pasta ripiena che trova in molti dei paesi di queste valli numerose declinazioni che cambiano nel ripieno, una volta rigorosamente conditi con burro fuso ma ora abbinati a infiniti tipi di condimento più o meno delicati. Ovviamente la polenta che nelle fresche serate estive diventa una ottima compagnia alle numerose leccornie prodotte in valle. Distillati e amari prodotti in queste valli coadiuvano la digestione mentre i più temerari possono continuare con torte e dolci che ovviamente non mancano.

# Flora e fauna: dal gallo forcello, simbolo del Parco delle Orobie, al Gipeto, l’avvoltoio europeo con la più grande apertura alare

Durante le passeggiate è assolutamente normale ammirare specie di fiori e piante tipiche della zona. Ma il grande richiamo è dato dalle specie animali alcune delle quali assolutamente molto frequenti da osservare. Dalle farfalle alle marmotte, dalle capre selvatiche ai più timidi camosci fino agli stambecchi e cervi. Non rari gli avvistamenti dell’aquila reale, poiane e gheppi oltre al gallo forcello che è anche il simbolo del Parco delle Orobie. Ricordiamo che in vetta è stato avvistato l’orso bruno mentre per i più fortunati è possibile vedere il gipeto, l’avvoltoio europeo che vanta la più grande apertura alare tra i volatili presenti.

# I Rifugi: Tagliaferri, il Magnolini o il Cima Bianca alcuni tra i più conosciuti

Credits: wikipedia.org – Rigugio Tagliaferri

Il Tagliaferri, il Magnolini o il Cima Bianca, solo per citarne alcuni. Pur ridotti nelle loro funzioni sono comunque operativi per offrire viveri e supporto per chiunque decida di incamminarsi per i moltissimi sentieri tracciati nelle valli. Una tradizione che vive nonostante tutto e che offre oltre al ristoro una moltitudine di racconti di queste montagne grazie ai sempre presenti uomini di montagna che per tutta l’estate si divertono a vivere all’aria aperta respirando ossigeno e una natura spesso incontaminata.

# I numerosi eventi estivi

Pur privati di numerosi appuntamenti causa Covid la val Seriana e di Scalve offrono un numeroso e fitto programma di incontri ed eventi che permettono di conoscere tradizioni e cultura locale. Le numerose prologo disseminate sul territorio sono sempre pronte per fornire qualunque tipo di indicazione

# La palestra di roccia “Biagio Ferrari” omologata per le gare nazionali e a disposizione dei turisti

Palestra di Roccia

Una palestra di arrampicata omologata per gare nazionali e che offre percorsi per bambini e adulti. Un luogo tra i tanti presenti, tra parchi giochi e centri sportivi, a completa disposizione dei turisti che hanno la fortuna di soggiornare in questi luoghi.

# La pesca alla mosca

Pesca alla mosca

Tra fiume Serio e fiume Dezzo è difficile decidere quale sia il miglior posto dove cimentarsi con la pesca alla mosca. Certo è che, ovviamente muniti della regolare licenza e dei permessi rilasciati in loco, posizionarsi nell’acqua e lanciare la lenza in questi fiumi non può essere considerato sport ma poesia. Un esercizio fisico svolto in una cornice che difficilmente ha eguali e non solo in Italia.

ROBERTO BINAGHI

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🔴 ZANGRILLO: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

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Credits: ilmessaggero.it

Pubblichiamo articolo de “Il Messaggero” – Zangrillo: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

Zangrillo: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

È un mese che in Lombardia non si muore più di Covid, l’emergenza è finita da 2 mesi. Alberto Zangrillo primario del San Raffaele di Milano, ribadisce la sua convinzione che la situazione si sia normalizzata negli ospedali e mette in guardia, dal suo punto di vista, contro gli eccessi: Evitiamo di portare al panico e alla morte sociale. Oggi, spiega, “la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars-CoV-2, trascuriamo da almeno 5 mesi“. Per quanto riguarda la comunicazione quotidiana dei decessi da Covid per Zangrillo si tratta di “un modo di comunicare scorretto che non rispecchia la realtà, dice il primario facendo un esempio. “Il nonno di Pierino è coinvolto in un grave incidente stradale sulla tangenziale di Milano. Viene portato in emergenza in pronto soccorso, laddove oltre alle manovre di rianimazione, viene sottoposto, come tutti i pazienti, che entrano in un ospedale italiano, al tampone orofaringeo. Purtroppo, nonostante le cure, il nonno di Pierino, nel frattempo risultato Covid positivo, dopo due giorni viene a mancare in conseguenza del grave trauma subito. La causa di morte del nonno è chiara a tutti ma purtroppo verrà addebitata al virus“.

Ci interroghiamo tutti i giorni – continua Zangrillo – sul perché di questi dati di cui non abbiamo alcun riscontro nella pratica clinica giornaliera. Ci siamo informati presso gli organismi competenti ed abbiamo ricevuto la conferma“. Allo stesso tempo “tutti sanno che in Italia l’eccesso di mortalità da Sars-Cov-2 è fortunatamente azzerato da due mesi. Concludendo: Attenzione, distanziamento massima prudenza, rispetto delle regole ma rispettiamo anche la verità, conclude.
Oggi, aggiunge, “il quadro clinico del grande malato Italia è nelle mani del Comitato tecnico scientifico, formato da illustri colleghi con cui non voglio entrare in conflitto. Ho riconosciuto a loro il grande merito di aver suggerito in tempi esatti un doloroso ma necessario lockdown. Ora vorrei che le loro indicazioni tenessero in maggior considerazione le evidenze cliniche attuali. In questo momento storico c’è bisogno di condivisione, coraggio e lucida visione di un quadro globale. Oggi la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars-Cov-2, trascuriamo da almeno 5 mesi“.

Fonte articolo: Il Messaggero

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🔴 Dati 14 luglio. LOMBARDIA: 3 vittime, 30 nuovi positivi (solo 3 a Milano). Nuovo minimo dell’emergenza

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Foto: Andrea Cherchi (c)

14 luglio 2020. Altra giornata con ottimi dati, più per la Lombardia che per l’Italia dove invece i decessi aumentano. Tre decessi in Regione (17% del totale nazionale) e trenta nuovi contagi, siamo a un nuovo minimo nell’emergenza. La metà dei positivi risulta dai test sierologici e 9 sono debolmente positivi su 5.636 tamponi. Tranne Bergamo (+12) tutte le province sono entro i +5 nuovi positivi (A Milano città sono appena 3). In terapia intensiva rimangono 27 persone (-3 rispetto a ieri), mentre sono +86 i nuovi guariti. Restano ricoverati non in terapia intensiva 176 persone. 

Italia. I decessi giornalieri aumentano in Italia: sono +17 (+14 fuori dalla Lombardia) dai tredici di ieri. I contagi calano ancora: +114 dai +169 di ieri. 

Mondo. In Unione Europea la Romania (+30) resta sempre prima per decessi giornalieri, seguita dall’Italia (+17).  

Nel mondo al primo posto risulta l’India (+574), davanti al Messico con +485, seguono gli USA. Migliora la situazione in Brasile. Anche a livello di contagi giornalieri risulta prima l?india con +26.000. 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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OBBLIGO MASCHERINE ALL’APERTO: Regione Lombardia la prima a introdurlo e l’ultima a toglierlo. Ripercorriamo I FATTI SALIENTI

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Finisce oggi 14 luglio 2020 la lunga querelle sull’utilizzo dei dispositivi di protezione su naso e bocca nei luoghi pubblici all’aria aperta. Una vicenda iniziata il 4 aprile e che sembrava non potesse mai finire. Tutte le mosse del presidente Fontana.

OBBLIGO MASCHERINE ALL’APERTO: Regione Lombardia la prima a introdurlo e l’ultima a toglierlo. Ripercorriamo i FATTI SALIENTI 

# 21 marzo 2020: il picco dei decessi e dei contagi in Lombardia (con ancora nessun obbligo di mascherine in Regione)

21 marzo. Il giorno più duro nell’emergenza Covid. 546 decessi in un giorno in Lombardia. Lo stesso giorno si è avuto anche il picco dei nuovi contagi: 3.251 nuovi positivi. Dal giorno dopo, il 22 marzo, i decessi iniziano a calare. Senza che siano stato ancora introdotto nessun obbligo sulle mascherine. 

# Il 4 Aprile 2020 Regione Lombardia introduce obbligo di mascherine all’aperto (quando contagi e decessi sono già dimezzati rispetto al picco)

Solo il 4 aprile, quando ormai contagi e decessi giornalieri risultano già dimezzati rispetto al picco del 21 marzo, il consiglio regionale introduce l’obbligo della mascherina per chi esce di casa o almeno di “protezioni per naso e bocca, come foulard o sciarpe”.

L’obbligo inizialmente era previsto da domenica 5 fino al 13 aprile nonostante non fosse arrivata nessuna indicazione in merito dal Consiglio Superiore di Sanità. Infatti il Presidente Franco Locatelli, ha negato che la misura lombarda fosse stata ispirata dal Consiglio stesso o dal Comitato tecnico-scientifico e sosteneva che “Sull’uso delle mascherine c’è un grande dibattito anche nella comunità scientifica perché non ci sono evidenze fortissime. Sappiamo che sono utili per prevenire il contagio di chi è infetto, ma la misura fondamentale è il rispetto del distanziamento sociale». La misura è stata presa inoltre nonostante la carenza dei dispositivi di protezione nelle farmacie.

Leggi anche: 🔴 Breaking News: in Lombardia scatta l’OBBLIGO MASCHERINA (o di sciarpa o foulard)

# Il 3 giugno 2020 Fontana dichiara: “Credo sia giusto portarla ancora finché non avremo la certezza che il virus è sconfitto”

Intervistato a Mattino 5 il governatore lombardo afferma che l’obbligatorietà in Lombardia sarebbe rimasta fino all’arrivo di un vaccino in grado di proteggere dal coronavirus. “Quelli credo siano comportamenti, stili di vita, che forse andranno tenuti anche nel momento in cui ci si avvicinerà al contagio zero perché finché non ci sarà la possibilità di avere un vaccino che ci garantisca dal ripresentarsi del virus, credo che qualche attenzione la si debba tenere”. Rispondendo sulla diversità di opinione riguardo al suo collega veneto Zaia aggiungeva: “Io sono più prudente perché ho parlato con tanti medici e tanti scienziati che dicono che la mascherina è il principale mezzo di attraverso il quale si evita il contagio, e tenuto conto che è fastidiosa ma non così drammaticamente fastidiosa e che ci consente una vita praticamente normale, io credo sia giusto portarla ancora finché non avremo la certezza che il virus è sconfitto.

Con le successive ordinanze estende l’obbligo fino al 14 giugno 2020.

Leggi anche: 🔴 Fontana porta la Lombardia sempre più fuori dal mondo: mascherine OBBLIGATORIE fino al vaccino

# Nuova ordinanza del 14 giugno: mascherine obbligatorie fino al 30 giugno, un unicum in Europa

Nonostante il calo drastico della curva dei contagi e il riscontro che il maggior numero di positivi si fosse riscontrato nelle RSA, il 14 giugno Fontana decide di prolungare di ulteriori 15 giorni l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, facendo della Regione Lombardia l’unico luogo in Europa a mantenere queste misura restrittiva.

Leggi anche:
🔴 Lombardia: esteso l’OBBLIGO di MASCHERINA anche all’aperto almeno fino al 30 giugno (unici in Europa)
🔴 “Nelle RSA il 30% POSITIVI al tampone”: sempre più chiara la causa dei morti record in Lombardia

# Ulteriore proroga fino al 15 luglio: nemmeno il caldo torrido aveva fatto cambiare idea alla Regione Lombardia

Zangrillo, primario dell’Ospedale San Raffaele e responsabile del reparto terapie intensive, a fine giugno dichiarava che “il virus c’è e non è mutato, ma nella sua interazione con l’ospite è andato incontro, attraverso il fenomeno dell’omoplasia, a una perdita della carica rilevata in laboratorio, quindi è un’evidenza a cui corrisponde una mancanza di malattia“. Queste e altre rassicurazioni non erano sufficienti per togliere l’obbligatorietà nell’utilizzo delle mascherine all’aperto per i cittadini lombardi e quindi veniva ulteriormente prorogata fino al 15 luglio.

Leggi anche:
MASCHERINE nell’afa: in Lombardia estensione obbligo all’aperto fino ad almeno il 15 LUGLIO
Il Primario del San Raffaele, Zangrillo: «Ora dobbiamo ripartire, altrimenti moriamo. Ma non di Covid»

# Ieri 13 luglio è arrivato lo stop: l’utilizzo delle mascherine all’aperto diventa facoltativo dal 15 luglio

Quando forse non ci sperava più nessuno, anche se l’ipotesi ha trovato sempre più conferme in questi ultimi giorni, la Regione Lombardia ha deciso di adeguarsi al resto d’Italia e d’Europa. Oggi infatti verrà emanata l’ultima ordinanza a riguardo a firma del governatore Fontana che renderà facoltativo l’utilizzo del dispositivo a protezione di bocca e naso all’aperto, salvo che non sia possibile mantenere il distanziamento sociale, mentre rimarrà obbligatorio nei luoghi chiusi e sui mezzi di trasporto pubblico.

La Repubblica del 14 luglio pubblica: Le mascherine-flop. Il 90% delle mascherine prodotte in Lombardia sarebbero rimaste invendute. 

Leggi anche: 🔴 Breaking News. Lombardia: STOP all’obbligo di mascherine all’aperto

FABIO MARCOMIN

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🔴 SPIAGGE LIBERE a caro prezzo: le prime MAXI MULTE per chi non ha prenotato

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Credits: ilmattino.it - Polizia locale in spiaggia

Pubblichiamo articolo de “Il Mattino” – Covid, blitz dei vigili nella spiaggia libera di Ancona: maxi multe a chi non ha prenotato

🔴 SPIAGGE LIBERE a caro prezzo: le prime MAXI MULTE per chi non ha prenotato

Erano stati ampiamente annunciati, eppure per molti i controlli nelle spiagge libere sono stati una sorpresa. Amara. Non pochi i bagnanti costretti a rinunciare al sabato a Portonovo ad Ancona perché non avevano prenotato il posto con l’app. Un uomo si è impuntato, proprio non voleva andarsene: alla fine i vigili l’hanno “espulso” con una sonora multa da 400 euro, ridotta a 280 se pagata entro 5 giorni. L’aveva promesso la comandante della polizia locale, Liliana Rovaldi: “Chi non rispetta le regole se lo ricorderà a lungo“. Detto e fatto, anche se quella è stata l’unica sanzione del primo sabato di controlli massicci in una baia “militarizzata”: oggi si replica.

Centinaia le ispezioni nelle spiagge libere, dalla zona del molo alla Capannina, ma anche nel parcheggio di Mezzavalle, per collaborare con gli steward nella verifica delle prenotazioni, obbligatorie sotto il Conero, tramite l’app iBeach.

Fonte: Il Mattino

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L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO

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Credits: corriere.it - Conte e Rutte

Il giallo italiano: entro il 15 ottobre va presentato un documento di centinaia di pagine, ma non c’è nemmeno ancora il gruppo di lavoro interministeriale che dovrà stenderlo. Nell’attesa invitiamo le istituzioni cittadine o regionali a far fare un passo in avanti a Milano, per fare inserire dal governo nel piano alcuni progetti fondamentali per rilanciare la città e scongiurare nuove emergenze vengano inseriti nel piano da inviare all’Europa.

L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO

# Il gruppo interministeriale che dovrà stendere al piano ancora non esiste

Tutte le Nazioni europee avranno da rispettare delle condizioni per ricevere risorse in favore della ripartenza economica post Covid-19, anche chi le invoca per gli altri. E per l’Olanda saranno dure da rispettare almeno tanto quanto lo sono per l’Italia. Da settimane Mark Rutte insiste per rafforzare al massimo il proprio controllo sugli esborsi del Recovery Fund: il premier dell’Aia esige che un gruppo ristretto di governi, se non un governo solo, abbia il potere di bloccare i versamenti a un Paese beneficiario se quest’ultimo non avrà attuato certe riforme indicate a Bruxelles. A questo proposito, entro il 15 ottobre l’Italia deve presentare un documento di centinaia di pagine, ma non c’è nemmeno ancora il gruppo di lavoro interministeriale che dovrà stenderlo.

Fonte: Il Corriere

# I progetti da inserire nel piano per ottenere i fondi europei

Vista la difficoltà del governo nel costruire la squadra che dovrà mettere nero su bianco le riforme o i progetti verso cui dovranno essere destinate le risorse in arrivo dall’Europa, ci sono alcuni progetti imprescindibili per rilanciare Milano e scongiurare nuove emergenze da inserire nel piano e che potrebbero agevolare l’approvazione del piano stesso da parte della Commissione Europea e di tutti i paesi membri. 

#1 La Circle line:
chiudendo quella interna in costruzione sul percorso della linea S9 e realizzando una metropolitana sopraelevata che, seguendo il percorso delle tangenziali, intersechi e colleghi le attuali linee metropolitane, unendo le periferie della città senza dover andare in centro, come nelle principali capitali europee.

Leggi anche:
Una FUTURISTICA METROPOLITANA a levitazione magnetica: l’idea giusta per la nostra CIRCLE LINE?
CIRCLE LINE: tutta la verità sul progetto più sognato dai milanesi

#2 Il treno veloce per collegare Milano a Genova in 40 minuti:
per evitare il ripetersi dell’odissea dei lombardi che in treno o in auto hanno provato a raggiungere la Liguria, con passeggeri fatti scendere dai treni, autostrade ad una sola corsia e km di coda. 

Leggi anche: LIGURIA da INCUBO: traffico in TILT per cantieri in autostrada, turisti fatti SCENDERE dai treni per rispettare il distanziamento nei posti a sedere

#3 TAV ultraveloce di collegamento tra le città e i principali luoghi di interesse delle regioni del nord: laghi, monti e mari
Una super-metropolitana di collegamento tra le città della Lombardia e TAV, treni ad alta velocità di collegamento tra Lombardia e le altre regioni del nord, come Veneto e Friuli, mirando anche ai mercati al di là della frontiera.

Leggi anche:
Una METROPOLITANA REGIONALE per collegare le città lombarde
Milano in MENO TEMPO: le linee progettate e quelle che servirebbero per raggiungere Milano con più velocità

#4 L’alta velocità Milano-Parigi-Berlino:
inserendosi nel progetto di Parigi e Berlino di unirsi con un treno speciale ad alta velocità di sole 4 ore, anche Milano dovrebbe cogliere l’occasione per creare un’asse di collegamento con le altre due economie d’Europa. Un progetto affascinante che permetterebbe di rilanciare Milano a livello europeo.

Leggi anche: Il triangolo sì: aggiungiamo Milano al triangolo dell’alta velocità con Berlino e Parigi

#5 istituzione di area ZES, Zona Economica Speciale
sgravi fiscali e semplificazioni amministrative per tutte le aziende fuggite dal fisco italiano. Con la Lombardia area ZES per 5 anni, un nuovo sistema fiscale sperimentale, si potrebbe copiare l’efficienza di alcuni Paesi che ad oggi sono attrattivi per le imprese, come Olanda Irlanda o Lussemburgo, per riportare le aziende in Italia e far ripartire l’economia della regione più colpita dall’emergenza sanitaria.

Leggi anche: 
La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus
SALVINI: Milano sia ZES (città stato) per poter ripartire. Ora manca solo SALA

#6 Incremento posti di terapia intensiva e scorte medicali per i lombardi:
per prevenire eventuali nuove ondate di Covid 19 o nuovi virus. Se la sanità lombarda si è sempre aperta a persone di altre regioni, a posteriori di questa emergenza, occorre potenziare le strutture per i lombardi, nonché dotare ogni persona di scorte medicali, come le mascherine, tuttora pagate di tasca propria.

Leggi anche:
🔴 Apre l’ospedale all’ex Fiera di Milano: interamente finanziato dai privati

#7 Impianto antismog per purificare l’aria di tutti i centri più inquinati:
essendo la Pianura Padana l’area più inquinata d’Europa e Milano la città più problematica si potrebbe mirare ad avere una città a inquinamento zero. L’aria che si respira da qualche mese dal centro città alla periferia milanese, è sensibilmente più pulita, grazie al lockdown e ci piacerebbe che fosse così anche in futuro senza bisogno di misure restrittive. Il progetto sarebbe uno tra i più innovativi a livello mondiale e punta a purificare l’aria dei centri più inquinaticon impianti di ventilazione localizzati in punti strategici del territorio che facciano muovere le particelle inquinanti fuori regione.

Leggi anche: Città leader contro l’inquinamento

Leggi anche: Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

# Il 50% dei fondi europei da impiegare in Lombardia oppure si conceda l’autonomia 

I nostri governanti dovrebbero indirizzare i fondi proprio alle regioni più colpite, in nome dell’emergenza sanitaria e visto che quelli destinati all’Italia sono circa 150 miliardi, e la Regione Lombardia è stata quella che ha registrato il 50% di contagi e decessi, la nostra regione dovrebbe ricevere 75 miliardi da investire sul territorio. Se come sembra le risorse previste saranno all’incirca 16 miliardi, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo il residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree. A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre a noi. 

Leggi anche:
Fermi tutti! I FONDI EUROPEI arrivano per l’emergenza Covid, esatto? Il 50% dovrà essere impiegato in LOMBARDIA: i 10 PROGETTI da finanziare
Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

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Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

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Credits: idealo.it - Bagaglio a mano in cabina

Pubblichiamo articolo di “Next Quotidiano” – Dal 15 luglio si può portare il bagaglio a mano in cabina sull’aereo

Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

# Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM

Dal 15 luglio chi viaggia in aereo potrà portare il bagaglio a mano. Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM che entra in vigore oggi a mezzanotte e si potrà quindi tornare a imbarcarsi con un trolley da sistemare sulle cappelliere. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Era stata l’Enac, il 26 giugno scorso, a comunicare le restrizioni sui voli sollecitate dal ministero della Salute, specificando che «ai passeggeri è consentito portare a bordo solo bagagli di dimensioni tali da essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato perché per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l’utilizzo delle cappelliere». Una disposizione che sarà eliminata dal Dpcm, sia pur delegando alle compagnie la possibilità di rimodulare le regole. In particolare potrà essere portato il trolley a bordo, ma in caso di sovraffollamento dell’aereo il gestore potrà stabilire quale tipo di bagaglio dovrà essere imbarcato in stiva. Se ci saranno indumenti che non vengono indossati sarà invece obbligatorio custodirli in buste sterilizzate messe a disposizione dalla compagnia, così come avviene adesso per le borse oppure le scarpe quando si va in palestra o dal parrucchiere.”

# Ci sono modifiche anche alle “regole d’ingaggio” per viaggiare in treno

Per chi viaggia in treno rimane l’obbligo di sedere sulle poltrone alternate, ma se i posti sono in fila verticale si potrà non rispettare la distanza di un metro. L’azienda di gestione dovrà però garantire un sistema di aerazione «rinnovato». Sono stati i tecnici del ministero per i Trasporti guidato da Paola De Micheli a suggerire la modifica e — a meno di un rifiuto da parte del titolare della Salute—la norma sarà inserita nel Dpcm.

Fonte: Nextquotidiano e Corriere della Sera

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7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

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In questi mesi abbiamo vissuto con la paura che, a ridosso dell’estate, chiudessero nuovamente le regioni più colpite dal Covid 19, ovvero quelle del nord Italia. Così, ho pensato a dove sarei fuggita per godermi una settimana di relax fuori dalla mia amata metropoli, Milano. Sembrerà strano ma, a poco più di un’ora di strada dal capoluogo lombardo, esiste un posto in cui ti sembra di essere davvero lontano.
Tra le infinite distese di vigneti che ricordano la Borgogna e le verdi e gialle colline di uliveti e girasoli simil Toscana, quando arrivi a Gavi, piccolo paese con meno di 5.000 abitati, a circa 100 km da Milano, sembra di essere in un altro mondo.

 

7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

#1 Primo giorno: affittare una villetta con piscina immersa nel verde

Il relax comincia da casa. Sui numerosi siti di affitti e B&B sono esplose le richieste sui laghi del nord tanto quanto in queste zone distanti dalla metropoli, ma vicine in termini di tempi di percorrenza, senza dover imbattersi nei tratti autostradali liguri. Ce n’è per tutti i gusti: villette con piscina, camere in dimore storiche, appartamenti in agriturismi con piscina: il fattore comune è il verde, la pace e la tranquillità del luogo.

#2 Secondo giorno: Visitare la cantina di Bruno Broglia con degustazione

Se vai a Gavi, non puoi non andare a vedere l’azienda agricola La Meirana! Si tratta dei vigneti più antichi di Gavi dal 972 d.C.. La Meirana è il nome della tenuta acquistata e condotta dalla famiglia Broglia dal 1972, sessantacinque ettari di vigneti che si ammirano dalla sommità di una collina in cui si trova anche la cantina. Numerosissimi sono i premi a livello internazionale assegnati: da prenotare quindi la visita, oltre che l’imperdibile esperienza della degustazione, all’ombra di un romantico gazebo con vista mozzafiato su una distesa infinita di vigneti. Al termine della visita, il rifornimento di vini per la settimana di vacanza, e non solo, è d’obbligo.

#3 Terzo giorno: Giocare al golf Colline del Gavi

Credits: rivistatastevin.it – Golf Club Colline Gavi

Golfisti o neofiti, il Golf Colline del Gavi o Colf Club del Piemonte è unico nel suo genere. Un’oasi per gli amanti del golf. Campo 18 buche, un campo pratica e un executive 9 buche per chi deve imparare. Il campo immerso nel verde è impegnativo e avvincente con ostacoli d’acqua, bunker in fairway con sponde alte e la natura gioca la sua parte: non è difficile scorgere leprotti e cerbiatti. La Foresteria appena aperta è dotata di camere con tutti i comfort per soggiorno completo nel nome del golf.

#4 Quarto giorno: Pranzare o cenare tra i vigneti

Cosa c’è di più romantico di un pranzo/cena immersi nella natura? Tra Gavi e dintorni non mancano di certo ristoranti, trattorie e bar in cui la cucina tradizionale ne fa da padrona. Sapori tradizionali e genuini, che lasciano un senso di soddisfazione e piacere come solo la cucina italiana sa offrire. Al ristorante Da Marietto si mangia proprio divinamente: dall’insalata russa fatta in casa ai celebri e tradizionali “Ravioli del Marietto”. La fantastica location immersa nei vigneti fa da contorno all’esperienza culinaria da accompagnare con vino Bruno Broglia.

#5 Quinto giorno: Andare a cercare tartufi

Tra le esperienze da non perdere nella zona, c’è quella della ricerca dei tartufi. Si parte dal centro di Gavi a bordo di una Jeep, due tartufai esperti e i loro cani. Se fortunati, dopo una giornata immersi nel verde, si torna a casa con il bottino che si vede ai ristoratori locali, chiudendo con un aperitivo con degustazione vista vigneti. Un’esperienza particolare e unica.

#6 Sesto giorno: Fare shopping a Serravalle

Credits: nuveen.com – Serravalle Outlet

A soli 15 minuti, Serravalle Designer Outlet. Una giornata di shopping possiamo concedercela dopo i nostri 5 giorni nel quel di Gavi. In tempi di Covid, purtroppo o per fortuna, l’outlet è spesso deserto e lo shopping, lontano da resse e code davanti ai negozi tipiche anche del periodo estivo, risulta sicuramente più piacevole anche se pur sempre dotati di mascherine.

#7 Settimo giorno: Visitare Gavi

Credits: museiamo.com – Forte di Gavi

Romantico e suggestivo il paese di Gavi da vedere passeggiando per la città o noleggiando una bicicletta, prima del rientro a Milano. Da Forte di Gavi, una fortezza costruita dalla Repubblica di Genova sul preesistente castello appartenuto ai Marchesi di Gavi, all’antica Chiesa di San Gioco: anche la visita culturale della vacanza è fatta.

SILIVA BOCCARDELLI

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🔴 Breaking News. Lombardia: STOP all’obbligo di mascherine all’aperto

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Stop all’obbligo di mascherine all’aperto: la Lombardia si unisce al resto d’Italia.

Resta infatti l’obbligo solo nei casi in cui non si possa avere la giusta distanza tra le persone. A partire da mercoledì 15 luglio indossare la mascherina in esterno diventerà facoltativo, a meno che non si possa assicurare il distanziamento interpersonale anti-contagio.

Resta invece l’obbligo per i luoghi pubblici chiusi e i mezzi di trasporto, come nel resto dell’Italia. E’ quanto prevede la nuova ordinanza regionale che sarà firmata martedì 14 luglio dal presidente Attilio Fontana dopo aver preso atto delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico riunito lunedì pomeriggio in Regione.

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NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

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Credits: tg24.sky.it - Divieto uso deodorante

Pubblichiamo articolo di Gianmarco Corradin per “Berlino Magazine” – Covid, provocazione dell’azienda dei mezzi di Berlino (BVG): “Non usate il deodorante”

NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

# La BVG, l’azienda di trasporto pubblico Berlinese, “suggerisce” ai suoi utenti di non usare il deodorante

A Berlino come in altri Paesi europei vige l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici. Tuttavia l’innalzamento delle temperature e il progressivo allentamento delle misure più restrittive possono indurre l’utilizzatore medio ad abbassare la mascherina e scoprire il naso.

La BVG, Berliner Verkehrsbetriebe, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico di Berlino, famosa sui social per i suoi post/tweet sarcastici, non si è lasciata sfuggire l’occasione: ha suggerito ai suoi utenti di non utilizzare il deodorante.

In questo modo il caldo e il cattivo odore delle persone scoraggerebbero qualsiasi tentativo, volontario o involontario, di abbassare la mascherina. La BVG si è resa famosa per il suo umorismo sui social quando un anno fa suggeri all’UNESCO di aggiungere alla lista dei patrimoni dell’umanità le linee del trasporto pubblico di Berlino. O ancora, quando propose al presidente degli Stati Uniti d’America di accettare una proposta di lavoro come autista.

# Il ritorno alla normalità comporta anche un numero maggiore di gesti involontari

È indubbio che il ritorno alla quotidianità comporti il ritorno a ritmi più frenetici e ad azioni ripetitive. La BVG ha notato questo comportamento soprattutto all’interno dei suoi mezzi pubblici, dove l’utilizzatore medio, vuoi per sbadataggine o per il caldo, tende ad abbassare la mascherina al di sotto del naso, favorendo la possibile diffusione del virus. L’azienda quindi si è sentita in dovere di far notare tale comportamento nel suo caratteristico stile sarcastico. Umorismo a parte, il non utilizzo della mascherina è noto sia agli operatori della BVG e sia all’amministrazione Berlinese. Proprio per questo la BVG ha cambiato i termini del servizio introducendo esplicitamente l’obbligo di utilizzo della mascherina e per i trasgressori c’è il rischio di incorrere in una sanzione di 50 Euro.

# La Germania ha gestito la pandemia in maniera ottimale, facendo registrare un basso tasso di contagi/mortalità se paragonato agli altri paesi europei

La Germania è uno dei paesi che in Europa ha gestito meglio la pandemia di Covid-19. Se questo sia dovuto alle misure adottate dal governo, al comportamento responsabile dei tedeschi, o semplicemente al caso ancora non è chiaro. I dati tuttavia ci dicono che il tasso di mortalità da Covid-19 in Germania è pari al 4,6%. Il tasso di contagiati rispetto alla popolazione invece è pari allo 0.23%. Un dato davvero confortante se paragonato con il dato italiano dove il tasso di mortalità da Covid-19 è del 14.4% e il tasso di contagi per popolazione è dello 0.4%. Oggi la situazione contagi in Germania è abbastanza tranquilla ma variegata. Al noto focolaio scoppiato nell’azienda Tonnies nel Reno-Westfalia si affiancano Land in cui si registrano zero contagi. Per quanto riguarda Berlino l’unico dato preoccupante sono i 44 contagiati in un condominio nella zona est della capitale registrati il 23 giugno scorso.

Fonte: berlinomagazine.com

FABIO MARCOMIN

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FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

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Credits: startmag.it - Macron

Pubblichiamo traduzione articolo di “Le Monde” – Coronavirus : des tests sérologiques rapides désormais accessibles en pharmacie

FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

# Le farmacie autorizzate a eseguire test rapidi per il Covid-19 dall’11 luglio

In base un decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale francese, le farmacie sono autorizzate, da sabato 11 luglio, a eseguire test rapidi di orientamento diagnostico (TROD) che consentono di sapere, in pochi minuti, se sono stati prodotti anticorpi contro SARS-CoV-2.  “Eccezionalmente (…), i farmacisti (…) possono eseguire test rapidi di orientamento diagnostico sul sangue per la rilevazione di anticorpi contro la SARS-CoV-2“, secondo il testo del decreto, “Applicabile fino al 30 ottobre“. I test sierologici di TROD consistono nel prelevare una goccia di sangue pungendo la pelle, di solito sulla punta di un dito, quindi mettendola in contatto con un reagente. Il risultato appare in pochi minuti. Fino ad ora, potevano essere eseguiti solo da un laboratorio di analisi mediche, in città o in ospedale.

# 51 test autorizzati, per rilevare anticorpi IgC e IgM

Un test TROD positivo significa che sei stato esposto al virus e che hai sviluppato o stai sviluppando una risposta immunitaria. Un elenco dei 51 test autorizzati di questo tipo è stato pubblicato dal Ministero della Salute. Alcuni rilevano solo anticorpi IgG, per immunoglobuline G, che si formano almeno quattordici giorni dopo essere stati a contatto con il virus, mentre altri indicano anche la presenza di IgM ovvero immunoglobuline M, prodotta in precedenza, che può essere rilevato circa una settimana dopo l’infezione. Un risultato positivo deve essere confermato in un laboratorio biologico mediante un esame del sangue e un esame di laboratorio al fine di specificare la realtà della risposta immunitaria e, possibilmente, un test virologico (RT-PCR) per verificare se il virus è ancora presente nel corpo e quindi se c’è o meno il rischio di infettare altre persone.

Fonte articolo originale: LeMonde

# Dal 10 luglio Francia fuori dall’emergenza sanitaria

Mentre in Italia lo stato di emergenza sanitaria potrebbe essere prorogato al 31 dicembre, in Francia si è concluso formalmente con la mezzanotte di venerdì 10 luglio. L’Assemblea nazionale, su proposta del governo, aveva votato inizialmente la legge sullo stato di emergenza il 24 marzo 2020, a sostegno dei decreti del 17 marzo. In ragione del limite massimo di due mesi per tale condizione speciale, aveva poi dovuto approvare una legge di proroga, dell’11 maggio 2020. La legge di proroga dell’11 maggio tracciava anche le linee generali della fase 2, cioè il deconfinamento. Nel percorso legislativo, il 2 maggio, il Senato francese – pur composto da rappresentanti locali e degli enti locali e con funzione sostanzialmente consultiva – aveva comunque apportato modifiche alla proposta di legge del governo poi votata dall’Assemblea nazionale. In primo luogo, ne aveva accorciati i termini, facendo terminare lo stato di emergenza il 10 anziché il 23 luglio come inizialmente previsto. La nuova fase che si è aperta con il 10 luglio non costituisce però un superamento completo delle condizioni speciali, ma organizza un regime transitorio in cui al governo francese è permesso sino al 30 ottobre di adottare misure puntuali per esempio sui trasporti oppure sugli assembramenti, o per assicurare il monitoraggio sulla circolazione del virus, con campagne sierologiche.

Fonte: startmag.it

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I “Paysages Nourriciers”: ORTI SOLIDALI nei parchi cittadini per sfamare gli indigenti

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Credits: gamberorosso.it

Pubblichiamo articolo di Livia Montagnoli per “Gambero Rosso” – Paysages Nourriciers: 50 orti solidali in tutta la città di Nantes per far fronte alla crisi

I “Paysages Nourriciers”: ORTI SOLIDALI nei parchi cittadini per sfamare gli indigenti

# I paesaggi nutrienti di Nantes. Spazio agli orti solidali per sfamare gli indigenti

50 orti in tutta la città e 10.000 piante affidate alle cure dei giardinieri municipali, con l’obiettivo di sfamare gli indigenti. Succede a Nantes, dove il progetto ribattezzato Paysages Nourriciers (paesaggi nutrienti) prende forma in queste settimane per rispondere alla crisi sociale aperta dall’emergenza sanitaria, che ha ulteriormente compromesso le sorti delle famiglie più povere. E dunque si rendeva necessario avere un bacino produttivo cui attingere per garantire l’approvvigionamento di cibo gratuito a chiunque ne abbia necessità nel Comune di Nantes, come spiega il sindaco Johanna Rolland sposando l’iniziativa: “Le associazioni che normalmente forniscono aiuti alimentari hanno visto crescere il numero di richieste in modo esponenziale. Sono moltissime le famiglie che non hanno più accesso a cibo sano e di qualità, tanti hanno perso il lavoro, la precarietà del momento ci riguarda tutti”. Durante il lockdown il Banco Alimentare ha continuato a rifornire le associazioni solidali di prodotti freschi e confezionati da distribuire, ma l’aumento contestuale della domanda di frutta e verdura locali ha fatto diminuire il consueto surplus destinato alle donazioni.

# Contrastare l’insicurezza alimentare. 250 I giardinieri al lavoro

Quindi “è compito dell’amministrazione affrontare su vasta scala il problema dell’insicurezza alimentare”, spiega ancora il sindaco. Così l’amministrazione cittadina ha autorizzato la sperimentazione promossa dal Centro comunale d’azione sociale in collaborazione con la società di servizi che si occupa della manutenzione del verde pubblico, ora alle prese con la semina e la coltivazione di veri e propri orti urbani solidali, 250 sono i giardinieri coinvolti). Patate, pomodori, zucchine che trovano spazio in parchi e giardini pubblici, nei fossati del castello di Nantes, nelle aree verdi che circondano il Municipio e nelle aiuole delle piazze della città. Iniziando da circa due ettari di terreno ricavati dal “vivaio” municipale, che all’inizio di giugno sono stati seminati con l’aiuto dei volontari dell’associazione EmpowerNantes, coadiuvati da giovani agricoltori.

# I numeri dell’operazione: 25.000 metri quadri di superficie, 25 chili di ortaggi per famiglia

Entro l’autunno forniranno una tonnellata di patate, cinquecento zucche e fagioli; ma il progetto mette a coltura anche verdure per l’estate – dai pomodori alle zucchine, alle bietole – e prodotti per l’inverno, come il mais, che cresceranno in molte aree verdi già individuate, una cinquantina negli undici distretti della città, per 25.00 metri quadri di superficie complessiva, e segnalate sulla mappa dei Paysages Nourriciers, coinvolgendo centri commerciali, scuole, musei, il centro congressi di Nantes. Con il merito di sollecitare un consumo stagionale dei prodotti della terra e coinvolgere attivamente la cittadinanza in un progetto aperto alla partecipazione di tutti, la raccolta si protrarrà da luglio a ottobre, mentre la semina termina in questi giorni, modulato sui principi della permacoltura e senza il ricorso a pesticidi. Entro l’autunno, se il clima sarà favorevole, l’obiettivo è quello di raggiungere 25 tonnellate di ortaggi da distribuire gratuitamente alle persone in difficoltà. L’intenzione è quella di garantire a mille famiglie un approvvigionamento di 25 chili di ortaggi ciascuna.

Fonte: gamberosso.it

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Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

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Credits: Emanuele Valeri/EPA - Lido di Castel Porziano - Roma

Pubblichiamo traduzione articolo di Angela Giuffrida per “The Guardian” – Coronavirus brings tension and prejudice to Italy’s beaches

Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

# I turisti lombardi discriminati dagli albergatori di altre regioni italiane

Le tensioni stanno scoppiando sulle spiagge e i turisti lombardi hanno segnalato casi di discriminazione nella prima stagione estiva in Italia da quando è iniziata l’epidemia di Coronavirus. I residenti di Codogno, nella provincia di Lodi, la prima città della regione lombarda gravemente colpita nel Paese ad essere messa in quarantena, hanno affermato che i tentativi di prenotare vacanze altrove in Italia sono stati respinti dopo aver rivelato che avrebbero viaggiato da una precedente “zona rossa”. Tra questi c’era Davide Passerini, che vive a Codogno ma è sindaco della cittadina di Fombio, un’altra zona messa in quarantena presto. La sua prenotazione di un alloggio per un fine settimana in Toscana gli è stata respinta dopo che il proprietario ha scoperto che era di Codogno. “Anche se si tratta di episodi rari, il pregiudizio ti fa sentire molto amaro“, ha detto Passerini. “È il risultato dell’ignoranza tra coloro che non capiscono che le persone provenienti dalle prime zone rosse oggi hanno probabilmente meno probabilità di portare il virus perché il livello di contagio in questi luoghi è ora vicino allo zero ed è stato per lungo tempo tempo. Ma nella mente di alcune persone, Codogno rimane sinonimo di malattia infettiva.” La scorsa settimana, durante una telefonata a un programma radiofonico italiano, una coppia di un’altra zona colpita dal virus ha parlato di essere stata respinta alla reception di un hotel con la scusa che la struttura era al completo.

# Sale la tensione nelle spiagge italiane per il distanziamento sociale

Allo stesso tempo, gli animi si stanno scaldando mentre le persone si spingono per lo spazio su spiagge pubbliche affollate, dove le regole di sicurezza sono raramente osservate. Su una spiaggia di Ostia, vicino a Roma, lo scorso fine settimana una donna di 20 anni è stata schiaffeggiata dopo aver chiesto a un vicino di spiaggia di spostare il suo asciugamano perché non c’era una distanza di sicurezza tra di loro. Marina Marzari, una psicologa veneta, ha affermato che la sua recente esperienza in una spiaggia nelle Marche è passata dal “paradiso all’inferno” in poche ore mentre i grandi gruppi scendevano durante il giorno. “È stata la folla più densa che abbia mai visto“, ha detto. “Non c’erano mascherine e nemmeno la minima distanza veniva rispettata. È davvero pericoloso.” Marzari ha chiamato diverse volte la polizia locale ma ha detto che nessuno è venuto a pattugliare la spiaggia. “Abbiamo fatto tutti sacrifici negli ultimi mesi ma ci sentiamo presi in giro dopo essere rimasti a casa per così tanto tempo, come quando usciamo e vediamo queste situazioni dove non viene garantita la sicurezza. Se mi ammalo a causa di qualcosa di simile, sporgerò denuncia contro lo Stato.

# Le autorità locali stanno prendendo delle contromisure

Le norme di sicurezza negli stabilimenti a gestione privata, dove le persone possono noleggiare lettini e ombrelloni, sono state più facili da mantenere. Anche se i requisiti sono simili per le spiagge libere – le persone possono riunirsi in gruppi di non più di quattro persone, mantenendo una distanza di 1,5 metri dagli altri e i giochi sulla spiaggia sono vietati – sono stati più difficili da applicare. Ma alcuni territori stanno prendendo delle contromisure.

Le autorità di Ischia, un’isola al largo di Napoli, la scorsa settimana hanno imposto una legge di esclusione, nota come daspo in Italia, che vieterà l’accesso alla spiaggia, a coloro che infrangono le norme di sicurezza, per il resto della stagione estiva. Enzo Ferrandino, sindaco di Ischia, ha dichiarato ai giornali locali: “Il diritto di andare in spiaggia in sicurezza deve essere difeso. Lo dobbiamo a coloro che meritano un po’ più di rispetto in un’isola che a volte si lascia sopraffare dall’egoismo.“A Bordighera, cittadina balneare della Liguria, sono stati assunti steward per pattugliare le spiagge pubbliche e una azione simile è in programma da parte delle autorità di Salerno, in Campania.

# La velocità di trasmissione del virus è rallentata ma “c’è una forte ansia sociale” e “Quindi trattiamo tutti come una potenziale fonte di infezione

La velocità di trasmissione del coronavirus in Italia è notevolmente rallentata da quando le restrizioni di blocco hanno iniziato ad essere allentate a maggio, nonostante l’emergere di cluster in tutto il paese che sono stati principalmente dovuti a infezioni importate. Le persone sono state in grado di viaggiare tra le regioni dall’inizio di giugno. Ma mentre i cittadini si adattano alla convivenza con il virus, i giudizi sul rischio hanno polarizzato gli atteggiamenti e il comportamento delle persone.Quando c’è una forte ansia sociale, questo è tipico“, ha detto Giuseppe Pantaleo, psicologo sociale dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Quindi trattiamo tutti come una potenziale fonte di infezione, il che ha qualche giustificazione in quanto i dati sono ancora così terribili in altri paesi, o andiamo all’estremo opposto e neghiamo totalmente il rischio“.

Fonte articolo originale : The Guardian

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La FUGA degli STUDENTI dalle università lombarde

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credit: Huffington Post

Record di richieste al Programma Erasmus Plus dagli studenti delle università. Ma il dato preoccupante è che all’orizzonte non si vedono arrivi dall’estero nei nostri atenei e a rischio sono anche quelli dalle altre regioni italiane.

La fuga degli studenti dalle università lombarde

# Dagli studenti dell’Università di Bergamo record di 24% di richieste di partecipare al programma Erasmus plus

Gli studenti lombardi, o meglio gli studenti che studiano in Lombardia – da anni gli atenei regionali sono polo d’attrazione per giovani, da tutta Italia e anche dall’estero, guardano avanti. Proprio loro che sono già stati così duramente colpiti dall’emergenza Covid, sono pronti a far le valigie e trascorrere un semestre di studio in un’università europea con il programma Erasmus+. Nonostante le restrizioni alla mobilità e ai viaggi tuttora in corso e nonostante l’incertezza degli scenari legati al rischio di una nuova ondata di contagi. A livello regionale le candidature al programma di scambi universitari sono aumentate dell’8% con punte del 24% proprio fra gli studenti dell’università di Bergamo, la città-simbolo della tragedia sanitaria.

# I numeri del piano “Erasmus plus” in Lombardia. Le mete più ricercate: Spagna, Francia e Germania

Per il prossimo anno accademico, i 23 istituti di istruzione Superiore della Lombardia hanno ricevuto nel complesso 14.114 domande di mobilità Erasmus per studio, con un aumento pari all’8,4% delle candidature rispetto al 2019. Ottime le performance di tutti gli Atenei di Milano: primo della regione il Politecnico di Milano con 5.518 domande da parte degli studenti (+17%), a seguire l’Università Commerciale Luigi Bocconi, dove si sono candidati 2.705 studenti (+4%), terza La Statale con 1.749 domande di mobilità per studio (+6%). Nel capoluogo lombardo si registrano dati in crescita anche nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con 1.436 nuove candidature e nella Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm, dove si sono candidati a partire 801 studenti. Sorprende il dato dell’Università degli Studi di Bergamo, città particolarmente colpita dall’emergenza Covid-19, dove sono state presentate 639 candidature Erasmus, +24% domande rispetto al 2019. “I dati che arrivano dalla Lombardia – commenta Flaminio Galli, Direttore Generale dell’Agenzia Erasmus+ Indire – evidenziano l’interesse degli studenti ad andare avanti nelle attività di mobilità per studio in ambito europeo. Nonostante l’emergenza sanitaria e i limiti alle mobilità, nella regione c’è voglia di guardare avanti e cogliere ancora tutte le opportunità di formazione e scambio di conoscenze offerte dal Programma, che resta uno strumento importantissimo per la costruzione di una forte identità europea e per una maggiore inclusione sociale“. In generale, i primi Paesi di destinazione della mobilità sono Spagna, Francia, Germania. Lo studente Erasmus ha in media 23 anni e per il 58% dei casi è donna. La durata del soggiorno all’estero per la mobilità a fini di studio è di oltre cinque mesi.

Fonte: corriere.it

# Il piano della Regione Sicilia prevede 1200 euro per ogni fuorisede che si iscrive negli atenei dell’isola. Alla Bocconi quasi il 70% non sono lombardi

Se gli arrivi di studenti stranieri sono al palo, complice anche la mancanza di date e modalità di riapertura degli atenei in Italia rispetto agli altri Stati europei, Milano rischia di perdere anche le iscrizioni dei giovani che stanno frequentano le università cittadine e di quelli che avevano l’intenzione di farlo: solo la Bocconi ha 1.800 studenti ovvero il 68% che sono fuorisede. Le regioni italiane, grazie ai 290 milioni per il diritto allo studio previsti dal “Decreto Rilancio”, possono fare investimenti per il prossimo anno accademico a favore dei propri cittadini. Nello specifico: “un intervento integrato che riduce le tasse e aumenta le borse di studio oltre a prevedere una serie di incentivi di contrasto al digital divide e di sostegno alle famiglie colpite dalla crisi“. Tra le prime regioni a muoversi in questa direzione c’è la Sicilia, che per l’anno prossimo promuove un incentivo di 1200 euro per ogni studente che sceglierà di tornare dal Nord o dall’estero, iscrivendosi in un’ateneo dell’Isola. I fondi andranno agli atenei che in cambio dovranno azzerare le tasse

Già nei mesi del lockdown il governo regionale ha approvato delle misure a favore dei fuorisede, quali il contributo da 400 euro agli idonei distribuito dall’Ersu Palermo e il bonus affitti di 500 euro per i fuorisede rimasti sull’isola. Lo stesso bonus di 800 euro per gli studenti iscritti in un ateneo all’estero o fuori regione e con ISEE inferiore ai 23.500 euro, inoltre, va in questa direzione. Di questi fondi aggiuntivi, negli scorsi mesi hanno beneficiato in circa 10 mila studenti, a fronte dei 54 mila siciliani fuorisede per motivi di studio.

# La voce contraria di Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e Presidente della Crui

Una mossa che, secondo l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, non influisce sulla “libera scelta dello studente: i sistemi regionali – spiega in un articolo del Sole24ore – devono valorizzare le opportunità offerte dal proprio territorio e dal proprio sistema universitario. Stiamo parlando – conclude l’assessore – di una misura a favore delle famiglie che l’anno prossimo non potranno mantenere i loro figli fuori”. Di diverso parere i rettori degli altri atenei fuori dalla Sicilia a nome di Ferruccio Resta presidente della Crui, Conferenza dei Rettori delle Università italiane Ferruccio Resta: “la mobilità studentesca è un valore, sia essa nazionale o internazionale, e che fermarla non favorisce il sistema.”

Fonte: catania.liveuniversity.it

FABIO MARCOMIN

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La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

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Una delle notizie che girano sui social, soprattutto in certi gruppi di alcune zone d’Italia, è che Milano e la Lombardia ricevano dallo Stato più di quanto versano. E’ proprio così? Il Sole 24 ore ha cercato di dipanare ogni dubbio.

Pubblichiamo analisi di “infodata de IlSole24ore” Quanto dà Milano all’economia italiana? E quanto riceve? 

La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

# PIL pro-capite di 47.000 euro, pari a quello di Londra

Credits: infodata.ilsole24ore.com – Pil per abitanti in Europa

Secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto europeo di statistica l’area metropolitana della città è in effetti una delle aree con il maggior Pil per abitante di tutta l’Unione Europea. Nel 2016, ultimo anno per cui abbiamo questi dati, esso è arrivato a 47.000 euro: equivalente a quello di Londra, un po’ inferiore rispetto a Parigi e tutto sommato nella prima dozzina di aree più ricche del continente. Si tratta di valori che, secondo la definizione Eurostat, riguardano “aree che agglomerano almeno 250.000 abitanti”. Essi poi sono a parità di potere d’acquisto, e quindi tengono già in conto il fatto che lo stesso euro a Milano compra una minore quantità di beni o servizi rispetto, per esempio, ad Atene. Nelle zone più ricche, in effetti, il costo della vita tende a essere maggiore e per fare un confronto più accurato fra il tenore di vita reale è necessario includere anche stime di questo fenomeno.

# Milano la migliore fra le grandi località italiane: l’unica con saldo migratorio positivo

È poi certamente vero che Milano sia un luogo attraente per le persone, quanto meno da un punto di vista migratorio. Fra tutte le province quella che include la città lombarda risulta prima per numero di trasferimenti di residenza a partire da altre località italiane, e molto in alto anche per quanto riguardo gli arrivi dall’estero: tanto che nel 2018 quasi un abitante su cinque era di origine straniera. Se le persone si spostano da luogo all’altra è perché, pare ragionevole assumere, si aspettano che lì la loro fortuna sarà migliore. Dunque anche i numeri di sceglie di stabilirsi a Milano sono un ulteriore segnale che la città sembra offrire una qualità della vita generale migliore – tutto considerato – che in diversi altri luoghi. E da questo punto di vista Milano appare come la migliore fra le grandi località italiane: in effetti l’unica a mostrare un saldo demografico decisamente positivo. Per fare qualche confronto, la popolazione complessiva è aumentata di circa 20.000 abitanti nel 2017, mentre fra le altre principali località metropolitane la prima a seguire – a molta distanza – è stata Bologna con un +2.000. Tante altre, spesso nel meridione ma a includere anche Genova e soprattutto Torino, sono risultate invece proprio in calo per migliaia e migliaia di persone l’anno.

# La città metropolitana prima per percentuale di impiego nelle grandi aree

Anche guardando al lavoro la provincia di Milano appare come una fra le favorite. Nel 2018 lì aveva un impiego un filo meno del 70% dei 15-64enni, – il settimo risultato in assoluto – contro il 58% nazionale e il 39% – per citare un caso opposto – a Napoli. Non fra le migliori in assoluto ma comunque superiore a quella del meridione anche l’offerta di servizi socio-educativi per l’infanzia come gli asili nido, dove “in tutti i grandi comuni del Centro-nord la disponibilità di posti è superiore al 33% della popolazione target, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%”. Per esempio, ricorda il comunicato Istat, per ogni cento bambini fra zero e due anni ci sono circa 35 posti a Milano contro i meno di 15 di Bari o Reggio Calabria. Almeno in questo caso, comunque, altri capoluoghi fanno meglio: troviamo infatti 40 posti o più a Venezia, Bologna, Firenze e Roma.

# Cosa ricevono indietro Milano e la Lombardia dall’Italia? 

Per capirlo bisogna analizzare il residuo fiscale. In occasione del referendum autonomisti di Veneto e Lombardia del 2017, il sito di analisi economica lavoce.info ha pubblicato un’analisi che ha cercato di calcolare proprio questo: “la differenza tra il contributo che ciascun individuo fornisce al finanziamento dell’azione pubblica e i benefici che ne riceve sotto forma di servizi pubblici”, spesso chiamata con il nome tecnico di “residuo fiscale”. Si tratta, in estrema sintesi, di capire per ogni abitante se il denaro versato allo Stato in tutte le sue forme è maggiore o minore di quello che torna indietro per i servizi pubblici. Il calcolo non è semplice e ci sono modi diversi di farlo includendo o escludendo alcuni aspetti specifici. Tuttavia un po’ tutte le analisi concordano nel dire che in generale l’Italia è caratterizzata da un ampio trasferimento di risorse dal Nord al Sud, con qualche eccezione per le aree a statuto speciale, e in Lombardia questo sembra valere più che altrove.

# La Lombardia regione che più versa e meno riceve, Milano l’area con il residuo fiscale più alto 

Per esempio sempre secondo alcuni studi citati su lavoce.info il trasferimento di risorse al Sud varrebbe circa 30 miliardi di euro l’anno, o in base ad altre stime 5.600 euro per ogni lombardo, in media, nel periodo 2013-2015. Si tratta dei valori di gran lunga più elevati per le regioni italiane che dimostrano come la Lombardia è il territorio che più versa e meno riceve indietro. Si tratta peraltro di valori regionali e quindi non fanno riferimento alla sola Milano: poiché si tratta di un’area metropolitana il cui Pil per abitante è circa il 25% maggiore rispetto alla regione in cui si trova, con tutta probabilità il residuo fiscale reale per abitante è in effetti ancora maggiore. Il sistema fiscale italiano infatti è progressivo, a intendere che i ricchi pagano una fetta di tasse più che proporzionale rispetto ai poveri, e quindi il residuo fiscale tende a fluire dalle une alle altre aree.

Ciascun calabrese, per citare il caso opposto, ha ricevuto in media 5.500 euro l’anno sotto forma di servizi pubblici in più rispetto a quanto ha contribuito, con valori decrescenti fino alle Marche – in cui il saldo è praticamente neutro, e poi appunto negativi molte aree del settentrione e la Lombardia in particolare.

Leggi anche: Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

# La spesa pubblica pro-capite più alto nelle regioni a statuto speciale. La redistribuzione del residuo è maggiore verso le regioni del mezzogiorno, che sono tutte beneficiarie delle risorse

Sul fronte della spesa pubblica il livello pro capite è più elevato nelle regioni a statuto speciale rispetto a quelle a statuto ordinario. Evidentemente le consistenti risorse finanziarie di cui beneficiano le regioni a statuto speciale hanno garantito livelli di spesa maggiori. Allo stesso tempo anche le regioni più piccole come Liguria, Umbria, Basilicata, Molise, Abruzzo mostrano livelli di spesa pro capite maggiori, dovuti presumibilmente alla indivisibilità di alcuni beni pubblici e a diseconomie di scala. Le regioni del Mezzogiorno complessivamente mostrano un livello di spesa leggermente più basso rispetto alle altre. Per quel che concerne i residui fiscali sono evidenti invece i flussi redistributivi verso le regioni con reddito pro capite più basso, verso quelle a statuto speciale e verso quelle di piccole dimensioni. Le regioni del Mezzogiorno sono tutte beneficiarie della redistribuzione.

La redistribuzione delle risorse è data da tre diverse componenti: la necessità di garantire a tutti i cittadini i medesimi servizi connessi a diritti fondamentali come salute e istruzione, la messa a punto di iniziative per lo sviluppo economico di aree a basso reddito, nonché l’utilizzo di meccanismi di ripartizione delle risorse basate su criteri storici””

Fonti:
IlSole24ore – parte 1
IlSole24 ore – parte 2

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7 STORIE curiose del CASTELLO SFORZESCO

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Credits: Andrea Cherchi - Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco è uno dei luoghi più visitati dai turisti in visita a Milano, nonché meta obbligata per ogni scolaresca e per ogni milanese che si rispetti. Quanti infatti non hanno visitato almeno una volta nella vita il castello? Quanti non hanno mai passato una domenica pomeriggio d’estate seduti in un prato di una delle corti interne?

Nonostante quindi il Castello Sforzesco sia un luogo davvero noto, vi lanciamo una sfida. Sapevate tutte queste curiosità?

7 STORIE curiose del CASTELLO SFORZESCO

#1 La sconcia fanciulla

tosa che si rasa

In una delle prime sale del castello si può notare un particolare bassorilievo. Raffigura una ragazza nell’atto di radersi il pube. Originariamente tale effige era situata come ornamento di uno degli ingressi della città, per la precisione a Porta Tosa. “Tosa” in dialetto milanese significa ragazza ed è probabile che il nome derivasse da tale immagine, come può essere che in realtà Tosa sia una contrazione del nome Tonsa, cioè rasata. Chi era dunque costei? Ci sono varie versioni popolari circa l’identità della “sconcia fanciulla”. C’è chi dice che fosse una prostituta, proprio perché la rasatura del pube era un’usanza tipica delle meretrici che lo facevano per eliminare i pidocchi. Ci sono altri invece che sostengono che in realtà si tratti di Beatrice di Borgogna, moglie di Federico Barbarossa, che nel 1162 rase al suolo Milano. Talmente odiata dai milanesi fu questa donna che probabilmente fu raffigurata nei panni di una prostituta.

Leggi anche: Al Castello c’è la TOSA PORNO: la sua storia e il suo significato irriverente

#2 La Stanza del tesoro

Pochi sono a conoscenza del fatto che il castello possiede una Stanza del Tesoro. Per accedervi bisogna passare dal Cortile della Rocchetta e si giunge così in questa stanza molto protetta. Di chi era questo tesoro? La storia dice che il legittimo proprietario era Ludovico il Moro, Duca di Milano e che questa sala fosse utilizzata come un moderno caveau. Qui infatti erano stati messi tutti i danari del Conte che, per inciso, non dovevano nemmeno essere così pochi, considerando che egli pensava di utilizzarli per espandersi in tutto il Nord Italia. Purtroppo del tesoro non se ne conosce la fine, però si è conoscenza dell’uso a cui era adibita la sala grazie alla scoperta di un ingegnoso sistema antifurto ante litteram. Per essere ancora più sicuro Ludovico decise poi di mettere all’ingresso del suo caveau personale un grande affresco, a monito dei ladri.

#3 L’Affresco senza testa

In fronte alla sala del Tesoro si può dunque ammirare questo affresco molto particolare. Esso raffigura un personaggio mitologico, a cui però manca interamente la testa. Tale affresco fu scoperto nel 1890 quando Luca Beltrami iniziò i lavori di ristrutturazione. Che cosa raffigura? Negli anni sono state fatte varie congetture. Inizialmente i critici avevano dato la paternità di tale opera a Leonardo Da Vinci e ritenevano che il personaggio fosse Mercurio, oggi invece essi sono tendenzialmente d’accordo a ritenere l’autore il Bramantino e il soggetto Argo dai Cento occhi. Egli era un gigante mitologico che non dormiva mai perché per riposare gli era sufficiente chiudere un occhio a rotazione. Nel mito si narra che Zeus si fosse innamorato della ninfa Io ma, sapendo che sua moglie Era sarebbe stata gelosa, la trasformò in una giovenca. Era si fece regalare tale animale e la affidò ad Argo perché la sorvegliasse. Zeus allora incaricò Ermes di liberare Io. Ermes riuscì a fare addormentare completamente il gigante, lo uccise e liberò la prigioniera. La dea Era allora, addolorata, prese gli occhi di Argo e li distribuì sulle code dei pavoni. Argo quindi rappresenta un guardiano e senza dubbio la sua posizione in fronte al tesoro non è casuale.

#4 La sottoscrizione pubblica per portare il Castello all’antico splendore

I milanesi in passato non amavano il castello perché rappresentava il simbolo dell’oppressione, del potere. La storia infatti conta svariati tentativi di saccheggio, di attacco e persino di demolizione da parte dei cittadini. Anche gli storici abitanti del maniero che si sono succeduti, non trattarono certo il luogo con il rispetto dovuto. Le nobili sale affrescate infatti sono state nel tempo adibite a refettorio, a stalle, a fienile e ad altri usi poco consoni. Nel 1521 la Torre del Filarete era stata addirittura adibita a deposito di munizioni e quando a causa di un fulmine si verificò un’esplosione essa provocò ingenti danni alle murature.

Nonostante quindi il castello sia stato bistrattato dai suoi proprietari e dai cittadini, quando nel 1893 fu indetta una sottoscrizione pubblica per riportare il complesso all’antico splendore molti furono i cittadini che parteciparono mostrando la convinzione che, in fondo, senza il castello Sforzesco si sarebbe perso un importante simbolo della città. Fu così che i lavori iniziarono, guidati dall’architetto Luca Beltrami, e riportarono il castello alle attuali sembianze.

#5 Il cunicolo segreto verso Santa Maria delle Grazie

Credits: manoxmano.it – Cunicolo segreto

La leggenda narra che nei sotterranei del castello vi sia un passaggio segreto che condurrebbe fino alla chiesa di S Maria delle Grazie. Sarebbe stato costruito da Ludovico Sforza per due motivi: poter fuggire dal castello in caso di pericolo e per poter accedere velocemente alla chiesa in cui era stata seppellita Beatrice D’Este, l’amata moglie. In realtà nel sottosuolo un cunicolo esiste ma la sua apertura è bloccata da una frana di pietre, che non è mai stata rimossa. Anche in corrispondenza della chiesa vi è un cunicolo anch’esso bloccato quindi molto probabilmente la leggenda, come sempre, ha una base di verità.

#6 La quattro Torri del Castello

Credits: Andrea Cherchi – Castello Sforzesco

La cinta del Castello conta oggi quattro torri: due a pianta quadrata e due a pianta cilindrica. Queste ultime contenevano enormi serbatoi di acqua potabile. Tali serbatoi erano fondamentali perché mantenevano una ottimale pressione nell’impianto idrico della città.

La torre del Filarete, primo biglietto da visita del Castello, deve il suo nome all’architetto Antonio Averulino, detto il Filarete che fu molto attivo a Milano. Egli nel 1452 progettò e costruì tale torre. Purtroppo, come abbiamo visto, tale torre ebbe vita breve in quanto nel 1521 crollò per effetto di una esplosione. Quella che oggi possiamo vedere è il risultato dell’abile ristrutturazione del Beltrami che inserì un orologio, la statua di Sant’Ambrogio, il bassorilievo di Umberto I a cavallo e gli stemmi di Francesco, Galeazzo Maria, Gian Galeazzo, Ludovico il Moro, Massimiliano e Francesco I.

Un discorso a parte merita la Torre di Bona. Il 26 dicembre 1476 Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, morì pugnalato. La moglie, Bona di Savoia, decise quindi di trasferirsi nel luogo più sicuro del Castello, la Rocchetta, e decise di fortificarla con un’alta torre. Tale torre, messa all’incrocio tra le ali nord-est e sud-est le consentiva di controllare tutto l’edificio. Anche questa torre subì il triste destino di molte altre e fu danneggiata in modo irrecuperabile dai dominatori stranieri. Anch’essa fu restaurata ad opera di Beltrami che la rialzò e la dotò di merli, come la possiamo vedere tutt’oggi.

#7 Le storie di fantasmi

Credits: it.blastingnews.com – La Dama Velata

Come tutti i castelli che si rispettano, anche il nostro possiede una nutrita schiera di fantasmi. Isabella D’Aragona, Biancamaria Scapardone, Bona di Savoia, Bianca Sforza non sono che quattro delle innumerevoli donne che hanno vissuto tra le mura e periodicamente tornano ad infestare le sale. C’è però una donna che si differenzia dal gruppo delle blasonate: pare che una dama velata, vestita di nero, più volte nella storia sia stata avvistata nel Parco Sempione di sera. Tale fanciulla pare si avvicini agli uomini irretendoli e portandoli in luoghi nascosti. Questi uomini si innamorerebbero a tal punto di lei da perdere il senno.

Pronti a tornare al Castello Sforzesco?

GIULIA PICCININI

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IL MURO INVISIBILE ATTORNO A MILANO: come la nostra città sta venendo tagliata fuori DAL RESTO DEL MONDO

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fonte: Ivg.it

In questo ultimo periodo dopo la ripresa dal lockdown ci siamo resi conto che Milano è tagliata fuori non solo dal resto del mondo ma anche dal resto del Paese e questo non è dovuto ai disordini del Covid ma soprattutto da qualcos’altro di mai risolto. Il virus ha messo in luce parecchi problemi cronici che abbiamo non solo a Milano ma in Italia, con assenza di programmazione nella manutenzione e scarsa trasparenza e le grandi infrastrutture sempre viste come uno strumento per attrarre voti, a differenza dei paesi più avanzati con fondi pensione e banche d’investimento che si stanno muovendo rapidamente con sempre più interesse su questo settore.

Ecco 5 situazioni che stanno letteralmente tagliando fuori la nostra città dal resto del mondo.

IL MURO INVISIBILE ATTORNO A MILANO: come la nostra città sta venendo tagliata fuori DAL RESTO DEL MONDO

#1 Il lento decollo degli aerei da Linate e Malpensa

Milano è sempre stata l’unica “capitale finanziaria” ad avere due aeroporti entrambi usati sotto la loro soglia massima di capacità operativa: Linate per ragioni politiche, vedi decreto Delrio, Malpensa perché non ospita alcun hub ma solo voli point-to-point. I due aeroporti si fanno concorrenza anche oggi e stiamo vedendo la ripresa del traffico aereo solo su Malpensa mentre Linate riapre dal 13 luglio, anche se a scartamente assai ridotto.

La maggioranza dei voli in partenza da Malpensa sono di Alitalia, che verranno trasferiti a Linate gradualmente da fine luglio e al momento sono operativi solo verso le principali città europee e il Sud Italia. In più, come voli internazionali sono solo disponibili voli per Doha, Dubai e Kuwait City.
Forse, data l’attuale situazione del mercato aereo sarebbe stato forse più saggio tenere aperto intanto uno dei due scali in quanto i costi di gestione di entrambe le strutture richiedono un notevole transito di persone, di decolli e atterraggi.

Leggi anche: La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli). 

#2 Autostrada in Liguria con lavori ovunque e autostrade ad una sola corsia

Viaggiare da Milano a Genova e in tutta la Liguria è diventato impossibile, tanto che ogni giorno vengono registrate decine di chilometri di code sulle autostrade, sia interne che quelle di collegamento con la Lombardia, a causa dell’unica corsia per senso di marcia dovuti agli innumerevoli lavori di manutenzione. Il ministro delle infrastrutture ha affermato che la situazione di disagio dovrebbe perdurare fino all’11 luglio dopodiché dovrebbero essere garantite almeno due corsie per senso di marcia.
Questa situazione è la diretta conseguenza della mancata cura programmata delle nostre infrastrutture che portano soltanto ritardi e danni economici rilevanti ed inutili. La sicurezza viene prima di tutto ma perché non è stato fatto prima? L’unica nota positiva è l’annuncio che il pagamento del pedaggio su 150 km di rete autostradale dovrebbe essere sospeso, almeno nel week end, mentre continuano gli scontri a livello politico quasi in clima da campagna elettorale tra il presidente di regione Toti e il Ministro delle infrastrutture De Micheli. 

Leggi anche: LIGURIA da INCUBO: traffico in TILT per cantieri in autostrada, turisti fatti SCENDERE dai treni per rispettare il distanziamento nei posti a sedere

#3 L’odissea del trasporto di biciclette a bordo dei treni

Ipotizzare una pedalata in Valtellina usufruendo dei treni messi a disposizione di Trenord è un alquanto difficile: la prenotazione dei biglietti online con adibito trasporto biciclette è complicata e mancano le carrozze attrezzate. Un ostacolo che mette un freno al turismo regionale interno di prossimità soprattutto per chi parte da Milano.

Leggi anche: Milano spinge il “BIKE TO WORK”: semaforo verde alle BICICLETTE sui MEZZI PUBBLICI

#4 Sospesi nuovi progetti di estensioni della metro o di nuove linee

Sembra ci siano problemi di natura economica per il prolungamento della linea M3 fino a Paullo e si pensa quindi ad una metro leggera di 4 km solo fino a Peschiera, la M2 verso Vimercate è stata bocciata dalla regione e dal Governo per mancanza di garanzia sui fondi e la situazione è in stallo, mentre per il prolungamento della M1 fino a Baggio sono state stanziate le risorse e pertanto verrà realizzato. Quindi per Baggio sì, mentre per Vimercate no.
Tornando sui recenti scandali avvenuti in ATM e alla mancata trasparenza di alcune situazioni, bisognerebbe porsi alcuni interrogativi sull’opportunità di strutturarla finanziariamente quotandola in borsa implementandone la trasparenza. Se l’azienda andasse effettivamente bene anche i privati sarebbero disposti ad investirci.

Leggi anche: 🔴 BOCCIATO il prolungamento della LINEA METROPOLITANA M2

#5 Progetti che forse non verranno mai realizzati

Tra i tanti progetti utili alla mobilità cittadina e internazionale, che forse non verranno mai realizzati, troviamo: il prolungamento della tangenziale Est fino ad Olginate con un costo stimato di 1.200 milioni di euro e nessuna risorsa disponibile, la Superstrada Vigevano-Malpensa con un impegno finanziario previsto di 419 milioni ma solo 220 messi a disposizione da parte di Anas, il mancato quadruplicamento ferroviario della Milano-Chiasso per agevolare il traffico merci e passeggeri non solo tra Milano e l’alta Brianza e il comasco, ma anche tra l’Italia e il Nord Europa, e una circle line metropolitana come hanno le principali città europee. 

In conclusione, Milano dovrebbe meritare qualcosa di più e sicuramente a livello infrastrutturale ed è assai lontana dall’idea di città internazionale: è circondata da un muro invisibile che è senz’altro più evidente oggi a causa del Covid, ma in realtà è sempre esistito. Speriamo che l’avvicinarsi delle Olimpiadi Invernali del 2026 possano imprimere uno slancio alle opere incagliate e in progetto e che nel frattempo si risolvano le questioni legate alla normale circolazione verso le destinazioni più gettonate dai milanesi.

MATTIA GAVA

LA SCUOLA POLITICA DI MILANO CITTA’ STATO (Clicca per informazioni)

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