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🔴 Mascherine obbligatorie all’aperto: Regione Lombardia valuta di levare l’obbligo

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Credits: oceanasian.org - Mascherine recuperate in mare

Martedì 14 luglio l’ordinanza attualmente in vigore andrà in scadenza e in queste ore in Regione si stanno facendo le considerazioni sull’opportunità o meno di prorogare la misura. 

C’è molta tra i cittadini attesa per la decisione di Regione Lombardia sull’eventuale proroga dell’ordinanza che prevede l’obbligo di indossare la mascherina, o qualsiasi altro indumento che copra naso e bocca, in situazioni all’aperto sul territorio regionale. Un provvedimento su cui il presidente Attilio Fontana ha sempre confidato molto, anche sollevando critiche da medici o virologi sulla loro efficacia all’aperto.

Leggi anche: Fontana: mascherine obbligatorie fino al vaccino

Secondo fonti regionali, riportate dal sito varesenoi.it, “l’intendimento di massima, al momento, sarebbe quello di eliminare l’obbligo della mascherina all’aperto”.

Nessun dubbio, invece, sull’obbligo di utilizzare il dispositivo di protezione nei luoghi chiusi: sarà confermato e si dovrà continuare a indossare la mascherina in negozi, esercizi pubblici e in tutti i luoghi non all’aperto

All’aperto invece quest’obbligo potrebbe presto cadere anche se il presidente Fontana resta molto cauto. Le prossime ore saranno fondamentali per prendere una decisione definitiva che dia ai cittadini lombardi un livello minimo di libertà, simile a quello dei cittadini di altre regioni e dei paesi confinanti. 

Fonte: varesenoi.it

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🔴 La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli

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otto stelle

Doveva aprire a settembre, poi ad agosto, quindi la mossa del governo: Linate deve aprire il 13 luglio. Così sarà: ma c’è un solo ma. Domani, Linate riapre ma sapete quanto saranno i voli? Zero. L’unico aeroporto al mondo aperto ma dove non vola nessuno. Ma procediamo con ordine per una delle classiche farse all’italiana, che rischiano di costare caro ai contribuenti lombardi. 

Leggi anche: Linate anticipa la riapertura

🔴 La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli

Come riporta il Corriere della Sera, “domattina alle 6 a Linate ci saranno tutti. Gli agenti della Polizia di Stato, i finanzieri e gli uomini dell’Agenzia delle dogane, il personale dell’Enav (i controllori del traffico dei nostri cieli), gli addetti dell’handling, lo staff di Sea, la società di gestione dell’aeroporto milanese. Domattina a Linate ci saranno tutti. O quasi. Perché a mancare saranno i passeggeri e i voli. Al «Forlanini» andrà in scena la riapertura fantasma: per ben due giorni — salvo sorprese operative dell’ultima ora — non decollerà o atterrerà alcun aereo con a bordo i viaggiatori”.

Tutto ampiamente previsto. Quando a inizio luglio il governo aveva imposto la riapertura dello scalo milanese, la SEA e il sindaco Sala avevamo sollevato obiezioni. Sia per la rapidità della decisione che non avrebbe consentito alle compagnie aeree di organizzarsi sia per l’incertezza sulle disposizione antiCovid che avrebbero rischiato di limitare il numero di voli. 

Le prime compagnie, tutte straniere, dovrebbero iniziare a decollare solo dopo il 15 luglio, garantendo inizialmente appena otto voli al giorno, tra arrivi e partenze. Dal 24 luglio, con l’arrivo di Alitalia, si dovrebbe arrivare a un numero maggiore. 

Il problema sono i costi. Anche senza voli, infatti, le spese sono alte a mantenere in funzione lo scalo. Spese che ricadono su SEA e quindi, in ultima analisi, sui contribuenti lombardi che attraverso il Comune e la Regione partecipano alla società. 

Ricapitolando, Linate riapre, ma il 13 e il 14 luglio non ci saranno voli, il 15 ne sono previsti otto operati da Lufthansa (quattro movimenti con Francoforte), Iberia (due con Madrid) e Air Malta (due). Il 24 luglio Alitalia sposta i collegamenti previsti dalla continuità territoriale con la Sardegna: 32 voli — tra decolli e atterraggi — per Cagliari (16), Olbia (10) e Alghero (6). Mentre dal primo agosto Alitalia opererà su Linate con tutte le altre rotte nazionali e internazionali attive fino al 31 luglio a Malpensa. EasyJet si ripresenterà al «Forlanini» il 31 luglio con il collegamento per Londra-Gatwick, mentre la britannica British Airways per ora fissa il ritorno il 2 agosto. La Sas prevede di ripristinare la tratta Linate-Stoccolma dal 16 agosto, il giorno dopo toccherà — al netto di modifiche — al diretto per Dublino (con Aer Lingus). Mentre bisogna aspettare il 31 agosto per rivedere al city airport Air France (per Parigi) e Klm (per Amsterdam). Sempre ad agosto Alitalia attiverà al «Forlanini» i nuovi voli verso Palma di Maiorca, Ibiza, Minorca, Corfù, Creta e Rodi.

Sea chiedeva di prorogare il fermo di Linate almeno fino a settembre-ottobre. Per motivi economici e perché i cantieri per il rifacimento del terminal del «Forlanini» riducono lo spazio a disposizione e rendono difficile far rispettare il distanziamento sociale. Richiesta bocciata da Roma, “a dimostrazione — sottolinea maliziosa una fonte romana — che «qualcuno, nella Capitale, non ama Milano». La riapertura anticipata costerà alle casse di Sea — e quindi anche a quelle pubbliche — qualche milione di euro in più”, conclude il Corriere. 

Fonte: La beffa dell’aeroporto di Linate di Leonard Berberi per il Corriere della Sera

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🔴 Dati 11 luglio. LOMBARDIA: 4 vittime (7 in Italia), 67 nuovi contagi (25 “debolmente positivi”), 192 guariti, -17 ricoveri

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Foto: Andrea Cherchi (c)

11 luglio 2020. Giornata con ottimi dati per la Lombardia e l’Italia. Quattro decessi in Regione e sessantasette nuovi contagi, vicini a un nuovo minimo, di cui oltre un terzo (25) si tratta di debolmente positivi, su 7.055 tamponi. Dice Gallera, “I dati di oggi si caratterizzano per un sensibile aumento delle persone guarite (+192 rispetto a ieri) e per il continuo calo dei ricoveri nei reparti dei nostri ospedali che attualmente ospitano 173 pazienti, 17 in meno di ieri. L’aumento di due unità registrato nelle terapie intensive (29 rispetto ai 27 posti letto covid occupati ieri) e’ determinato dall’aggravamento del quadro clinico di due pazienti, che risultano positivi al Coronavirus ma che sono ricoverati per patologie diverse. 

Tra le province solo Brescia (+16) e Milano restano sopra i 10 nuovi positivi con +26 (+15 in città). Nove province sono sotto i cinque. 

Italia. I decessi giornalieri calano anche in Italia: sono +7 (+3 fuori dalla Lombardia) dai dodici di ieri. I contagi scendono sotto i 200: +188 dai +276 di ieri. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+47) e Lazio (+19). Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid si conferma inferiore allo 0,5% dei decessi totali della giornata. Il dottor Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino dichiara: “il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è finita. Ma viene comunicato il contrario“. Leggi l’intervista.

Mondo. In Unione Europea solo la Romania (+24) resta sopra i +10 decessi giornalieri. Scende anche l’UK (+48). 

Nel mondo al primo posto si conferma il Messico con +665, seguono gli USA con +545 e l’India con +535. Sopra i 100 decessi nelle ultime 24 ore ci sono anche Iran (+188), la Russia (+188), Sud Africa (+140) e il Brasile che migliora con +152. A livello di contagi giornalieri tornano in testa gli USA (+30.000), seguito dall’India (+26.000), seguita da Brasile (+17.000) e Sud Africa (+12.000). 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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🔴 Il dottor BASSETTI: “Il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è FINITA. Ma viene comunicato il contrario”

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dott. Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino

In un’intervista ad agi.it il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino è categorico: “L’emergenza Covid in Italia è finita“.
Parlando da medico “la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre, se così sarà, mi pare francamente un po’ spinta”.
“Io ho visto cosa fanno in Francia, in Spagna, in Germania… solo noi diamo tutta questa enfasi, e diamo l’impressione all’estero di essere ancora in mezzo al disastro.” 
“Dobbiamo uscire da questo cul de sac altrimenti ne pagheremo le conseguenze per i prossimi 20 anni”

Pubblichiamo l’articolo di Paolo Giorgi per www.agi.it: L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid” (qui l’articolo originale)

L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid”

“Stiamo dando al mondo l’idea di essere ancora in pieno dramma, che tutti i sacrifici non sono serviti a niente. Mentre è vero il contrario: il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è finita. Ma viene comunicato il contrario, un atteggiamento veramente alla Tafazzi”. Lo sottolinea all’AGI l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, che da settimane con altri esperti batte il tasto di un’emergenza ormai più comunicativa che sanitaria.

“Io lo dico da medico – spiega Bassetti – e non voglio fare politica, però anche la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre, se così sarà, mi pare francamente un po’ spinta. Decidere oggi a luglio cosa succederà tra sei mesi non ha molto senso, in molti paesi si danno scadenze temporali più ravvicinate, anche di mese in mese, poi semmai si proroga. Ma anche qui, il messaggio che passa è che siamo in emergenza, come a marzo, invece sono due situazioni assolutamente imparagonabili”. 

Un problema comunicativo che “riguarda tutti”

I numeri, rileva l’esperto, parlano chiaro: “Avevamo oltre 4.000 ricoverati in terapia intensiva, oggi sono 60 in tutta Italia, un paese di 60 milioni di abitanti. Invece continuiamo a leggere ‘salgono i contagi’ senza approfondire i numeri, quanti di questi sono asintomatici, quanti sono più seri, quanti i ricoverati. Sappiamo però che la ‘vasca’ dei ricoveri si sta svuotando, e continua a calare malgrado questi 200 contagi al giorno. Si sottolineano solo i dati negativi, omettendo di sottolineare, ed è veramente tafazziano, che siamo stati i primi a contrastare l’onda e ci siamo riusciti bene”.

Il problema comunicativo, secondo l’infettivologo, riguarda tutti: “Le istituzioni, nazionali e locali, i mass media, e anche purtroppo noi ‘esperti’. La cosa che sconcerta è che tutte le sere si continua a dare un bollettino di guerra, che viene rilanciato in apertura da tutte le testate. Io ho visto cosa fanno in Francia, in Spagna, in Germania… solo noi diamo tutta questa enfasi, e diamo l’impressione all’estero di essere ancora in mezzo al disastro. Quando l’emergenza si stabilizza che senso ha dare un bollettino giornaliero? Si crea solo paura nel pubblico, che in gran parte come sappiamo si limita a leggere i titoli, con il rischio di creare l’effetto ‘al lupo al lupo’ per quando, speriamo di no, si potrà ripresentare un’emergenza vera”.

“Ora basta – ribadisce Bassetti – lo dico anche per la nostra categoria, e contro i nostri interessi: torniamo a parlare d’altro, delle altre malattie, dei problemi e delle qualità, che sono tante, del nostro servizio sanitario. Dobbiamo uscire da questo cul de sac altrimenti ne pagheremo le conseguenze per i prossimi 20 anni”

Articolo di Paolo Giorgi per www.agi.it: L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid” (qui l’articolo originale)

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Da LONDRA un’idea per Milano: usare la METRO PER RISCALDARE LE CASE

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Un progetto unico al mondo che riduce le bollette e le emissioni di carbonio, migliorando la qualità dell’aria e rendendo le città più autosufficienti nella produzione di energia elettrica.

Da LONDRA un’idea per MILANO: usare la metropolitana per riscaldare le case

# Fino a 2.220 case riscaldate con bolletta ridotta del 10% rispetto al classico teleriscaldamento

Il rivoluzionario Bunhill 2 Energy Center, il primo del suo genere al mondo, fornisce un progetto per la “decarbonizzazione” del calore in potenziali schemi futuri a Londra e nel mondo, riducendo le bollette del riscaldamento e le emissioni di carbonio, migliorando la qualità dell’aria e rendendo le città più autosufficienti nella produzione di energia elettrica.

Una tecnologia all’avanguardia sopra una stazione della metropolitana in disuso, un tempo nota come City Road. Un grande ventilatore sotterraneo estrae aria calda dai tunnel della linea metropolitana dal basso che viene utilizzata per riscaldare l’acqua, pompata agli edifici del quartiere attraverso una nuova rete da 1,5 km di tubi sotterranei. Il centro energetico e le nuove tubature aggiungono altre 550 case e una scuola elementare alla rete di teleriscaldamento di Bunhill Heat and Power esistente e danno al sistema il potenziale per riscaldare fino a 2.200 case. Le bollette del riscaldamento per gli inquilini comunali collegati alla rete saranno ridotte del 10% rispetto ad altri sistemi di riscaldamento comuni, che a loro volta costano circa la metà dei sistemi autonomi che riscaldano le singole case.

La ventola di due metri, installata in un pozzo di ventilazione a sei piani a metà tunnel della metropolitana di Londra, può essere usata anche a flusso invertito per aiutare a raffreddare le gallerie della metropolitana nei mesi estivi.

# Un’occasione di riqualificazione dell’arredo urbano

Bunhill 2 Energy Centre, Islington, London

La rifunzionalizzazione del pozzo di ventilazione abbandonato dell’ex stazione della metropolitana di City Road, una sottostazione di mattoni squallida, soffocato in cartelloni pubblicitari e parapetti e spazi inutilizzati, è stata anche l’occasione di rimettere mano all’arredo urbano soprastante come insegne, lampioni, telecamere a circuito chiuso.

A seguito di una consultazione con la comunità locale, oltre ai pianificatori e i consiglieri del quartiere, lo studio Cullinan ha assemblato una struttura prefabbricata, rivestita con materiali attraenti e immersa in un paesaggio migliorato per minimizzare l’impatto visivo e ambientale e usando i principi del buon design urbano: l’architettura è stata pensata per richiamare le linee di edifici esistenti, rafforzare i bordi e ridefinire gli angoli delle strade.

Sono stati scelti materiali adatti a resistere a graffiti, urti e graffi, e colori che richiamano le architetture della zona oltre a quelli tipici utilizzati nelle metropolitana di Londra.

Fonte: cullinanstudio.it

FABIO MARCOMIN

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SERBIA: dopo le proteste in piazza, il governo CANCELLA il COPRIFUOCO

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Credits: euronews.it - Scontri in Serbia

Pubblichiamo articolo di Cristiano Tassinari per “Euronews”: Serbia: dopo le proteste e gli scontri, Vučić cancella il coprifuoco

SERBIA: dopo le proteste in piazza, il governo CANCELLA il COPRIFUOCO

# Terza notte di proteste, a Belgrado, anche se stavolta sono state manifestazioni pacifiche

 

Niente scontri tra manifestanti e polizia, come invece era accaduto nelle due notti precedenti. Centinaia di persone si sono semplicemente sedute di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento serbo. Il presidente Aleksandar Vučić ha deciso, infatti, la cancellazione del coprifuoco, come misura anti-Covid-19, inizialmente previsto per questo fine settimana, da venerdì pomeriggio fino a lunedì mattina.

# Vučić: “Chi lancia sassi vuole danneggiare la Serbia

Dopo alcuni giorni di silenzio, interviene lo stesso Vučić, in visita a Parigi. “Vi chiedete se la posizione della Serbia è dura perché qualcuno lancia dei sassi? Non è una situazione piacevole, ma non posso lamentarmi e piangere. Chi l’ha fatto, l’ha fatto di proposito non solo per ferire qualche agente di polizia, ma procurare gravi danni alla Serbia“.

# Le proteste continueranno

Le nuove restrizioni imposte da Vučić sono state il motivo scatenante delle proteste dei giorni scorsi a Belgrado e in altre città serbe come Novi Sad e Niš. Anche dopo la cancellazione del coprifuoco, i cittadini rinfacciano, però, al presidente una gestione “di finta normalità” della vicenda-Coronavirus, strumentalizzata a dovere per ottenere la vittoria alle elezioni del 21 giugno scorso.

Fonte: Euronews

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SALA: “È sbagliato che un dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria”

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Credits: corriere.it - Beppe Sala

Pubblichiamo articolo de “Il Giorno“: Milano, Sala ipotizza gabbie salariali tra nord e sud e difende le periferie .

SALA: “È sbagliato che un dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria”

Premette che “è un discorso difficile da fare“, ma subito dopo aggiunge: È chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso“. Il sindaco Giuseppe Sala dialoga tramite Facebook con una dirigente dei Giovani del Pd, Melania Toscano, sugli alti costi della vita a Milano per i giovani, apprende che Melania è arrivata a Milano quattro anni fa da Reggio Calabria e fa un ragionamento che porta alle “gabbie salariali’’, soluzione ancora tabù per una buona fetta di militanti del centrosinistra. Certo, Sala non parla esplicitamente di gabbie salariali ma le sue parole ne ricalcano la classica definizione: Un sistema di calcolo dei salari che mette in relazione le retribuzioni con determinati parametri quali, ad esempio, il costo della vita in un determinato luogo. In Italia le gabbie salariali sono state in vigore tra il 1954 e il 1969 (formalmente il 1972)“.

“Non va come i giovani sono pagati a Milano”

Il sindaco, poco prima, aveva ammesso che “esiste una questione relativa al costo della vita nella nostra città. La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano. Dietro lo stage e altre formule del genere, si nasconde un po’ di sfruttamento giovanile“. Secondo Sala, in tempi di emergenza coronavirus, è il momento di affrontare i problemi: “O ora o mai più. La cosa che non possiamo fare è tornare allo status quo precedente il più in fretta possibile“.

Le periferie milanesi non sono come quelle di Roma o Torino

I giovani del Pd, poi, lo sollecitano sulla riqualificazione delle periferie milanesi e il sindaco rilancia: “Ho vissuto a Roma, ho vissuto a Torino e le periferie milanesi non sono come quelle delle città che ho citato. Non voglio essere sprezzante nei confronti di altri sindaci o di altre città, c’è obiettivamente molto da fare, ma consiglierei a tutti di farsi un giro per altre realtà italiane e capire quanto noi abbiamo“. Quanto al futuro in tempi di crisi, il sindaco si dice “preoccupato“, almeno nel breve periodo, “per una fase spero non lunghissima, in cui ci saranno rischi occupazionali. Ma sono molto positivo per Milano: tra cinque anni sarà ancora meglio di adesso“.

Fonte: IlGiorno

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STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

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Credits: Filippo Attili - Ufficio Stampa Palazzo Chigi

Pubblichiamo articolo di Alessandro D’Amato per “nextquotidiano.it” 

l governo prorogherà lo stato di emergenza per COVID-19 fino al 31 dicembre 2020. Il Messaggero scrive che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di estendere il provvedimento che termina in teoria il 31 luglio in modo da poter ancora emanare, se ne ce fosse bisogno, nuovi Dpcm, i decreti del presidente del Consiglio che hanno accompagnato gli italiani durante la fase 1 e 2 del Coronavirus. La spinta arriva dal Comitato tecnico scientifico e anche al Ministero della Salute sono consapevoli che sarà un passaggio necessario.

STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

# La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra la prossima settimana

Lo stato d’emergenza COVID-19 verrà quindi prorogato fino al 31 dicembre anche perché la pandemia, in arretramento in Italia, non sembra invece arrestarsi nel resto del mondo e questo potrebbe rendere necessarie ulteriori “strette” sia in previsione della seconda ondata che per prevenirla. La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra che la settimana prossima andranno a fargli visita per discutere del rilancio del Paese. Dalla Lega di Matteo Salvini, per esempio, trapela freddezza: “Non ne vedremmo l’esigenza“, è la risposta davanti a questa evenienza. Di fatto l’indirizzo dell’esecutivo va in questa direzione. D’altronde, in molti hanno notato come in sede di conversione degli ultimi decreti siano stati tolti tutti i riferimenti temporali per citare la formula “fino alla fine dello stato d’emergenza“. Una fattispecie – non contemplata in Costituzione, ma regolamentata da una legge del ‘92 – che viene dichiarata dal consiglio dei ministri su proposta del presidente. E’ considerata – e la proroga segue questo solco – una misura anche di prevenzione ovvero “al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia“.

Il “non detto” che spinge alla cautela è dettato dal timore che a settembre ci possa essere una seconda ondata di Covid, quella di ritorno, o che, nei migliori dei casi, i focolai che iniziano a puntellare il Paese si estendano in aree più vaste. C’è poi un altro aspetto: l’ombrello dello stato d’emergenza conferisce alla Protezione civile un ruolo ancora più centrale. In vista, per esempio, del ritorno a scuola. Ma se si parla con i tecnici e gli esperti, non si vedono molte alternative. Pensiamo ad esempio a tutti i provvedimenti che si stanno studiando e che dovranno essere applicati in tempi molto rapidi per la ripresa delle lezioni, dal distanziamento all’obbligo della mascherina in determinate condizioni se l’andamento dell’epidemia non sarà rassicurante: senza lo scudo dello stato di emergenza, c’è il rischio di paralizzare gli interventi.

D’altra parte, sia pure nell’ambito di legislazioni differenti, anche altri paesi come la Spagna, sono ricorsi alla dichiarazione dello stato di emergenza. Il tutto tenendo gli occhi costantemente sulla curva dei nuovi contagi, in lieve risalita: sono 229 nelle ultime 24 ore e 193 il giorno precedente, più della metà in Lombardia, per un totale di 242.363 dall’inizio dell’emergenza. L’ultimo bollettino quotidiano dei decessi, stabili, è di 12 morti e porta a 34.926 il numero totale delle vittime. I dati avvalorano il trend segnalato dal Rapporto Istat-Iss, che conferma il graduale esaurimento della spinta mortale del virus a maggio. A livello medio nazionale, i decessi totali di maggio risultano lievemente inferiori alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019. Solo nell’area ad alta diffusione dell’epidemia persiste ancora in maggio un lieve eccesso di mortalità (3,9%). “Il primato spetta alla Lombardia”, dove a maggio si osserva l’eccesso di decessi più marcato (8,6%), sebbene sia considerevolmente inferiore all’incremento del 190% riscontrato nella stessa regione nel mese di marzo e al 112% del mese di aprile.

# Il divieto di ingresso in Italia per 13 paesi

Intanto ieri sera è arrivata la lista sul divieto di ingresso in Italia per 13 Paesi extraeuropei “a rischio”, che potrebbe allungarsi con il passare delle ore e con i contagi ancora in risalita. La nuova ordinanza che torna a stringere le maglie delle frontiere arriva dal ministro della Salute, riguarda nazioni sparse in tutto il mondo e ancora in piena fase dell’emergenza Covid, dall’America Latina fino al Medioriente e all’estremo Est asiatico, perché – spiega Speranza – “nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi“. E sui rischi di una nuova ondata il premier Conte, che si dice “fiducioso” nell’attenzione degli italiani, tranquillizza: “se ci dovesse essere, il Paese è attrezzato per mantenerla sotto controllo“. Per scongiurare il moltiplicarsi di nuovi cluster, si fa sempre più stringente la sorveglianza di linee, aeroporti e passeggeri, così come diventano sempre più attente anche le precauzioni negli altri punti di snodo fondamentale del Paese: a Termini un cittadino di origini bengalesi, che tossiva e stava male, ha attirato l’attenzione degli agenti della Polfer di Roma mentre si trovava su un treno di ritorno dall’Emilia Romagna e dopo essere stato fermato è risultato positivo al Covid. L’uomo è stato denunciato per aver violato l’isolamento fiduciario ed è ora ricoverato nella Capitale.

Episodi come questi aumentano i timori sul rischio di focolai generati da persone appena arrivate in Italia, come accaduto nel Lazio e in Toscana, e positive al virus. Dopo aver già respinto a Malpensa e Fiumicino oltre 160 cittadini bengalesi provenienti da Doha, ora l’ordinanza di Speranza – firmata dopo aver sentito i ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e dei Trasporti – allarga pesantemente il ‘blocco’ e riguarda il divieto di ingresso e transito in Italia per chi nei quattordici giorni antecedenti ha soggiornato o è transitato in 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana. Anche il ministro Boccia ha una posizione netta: “Continueremo a bloccare i voli per tutti i Paesi non in sicurezza, ma – dice – non daremo mai agli altri degli untori, non faremo quello che è stato fatto a noi“. Non solo. Sotto stretto controllo sanitario ci sono tanti aerei con tratte intercontinentali, come quelli provenienti dal Qatar e un volo charter da Delhi, entrambi poi atterrati a Fiumicino. Ad essere attenzionati, dunque, non ci sono soltanto le partenze e le triangolazioni che passano per quei Paesi della nuova black list ed è previsto un potenziamento delle precauzioni negli hub mentre l’aeroporto milanese di Linate aprirà il 13 luglio.

Fonte: nextquotidiano

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Alla scoperta di STRESA, la località PIÙ MILANESE del Lago Maggiore

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Gemma del Lago Maggiore, con alcune delle isole lacustri più belle d’Italia, Stresa è una meta ideale per una vacanza di prossimità per i milanesi amanti dell’acqua, della montagna e della cultura.

Alla scoperta di STRESA, la località PIÙ MILANESE del Lago Maggiore

# Con Milano condivide il Santo Patrono

A meno di 100 chilometri da Milano, Stresa fa parte della sfera culturale della nostra città, tanto da condividere il patrono ed il relativo giorno. Si trova sul Lago Maggiore che, da sempre, è una delle destinazioni turistiche preferite dei milanesi.

# La provincia azzurra

La cittadina fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che esiste dal 1992 e, per via dell’importante cornice lacustre che ne caratterizza il territorio, viene detta la provincia azzurra. La dislocazione della cittadina, che ha una popolazione circa 5.000 abitanti, è risultata strategica fin da quando, in epoca romana, congiungeva l’allora Mediolanum con quello che oggi è il Passo del Sempione.

# Famosa per le Isole Borromee: Isola Bella e Isola Madre

Già dal XVII° Secolo, i Borromeo, feudatari di quei luoghi, migliorarono le strutture dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, che da allora furono dette Borromee e che ospitano il palazzo della famiglia a tutt’oggi, assieme a degli incantevoli giardini botanici.

# Fino all’inizio del novecento era meta di vacanza della nobiltà europea 

Lungo tutto il XIX° e durante la prima parte del XX° Secolo, molte famiglie nobili di tutta Europa scelsero Stresa per le loro vacanze, dando la stura ad un turismo di alto livello e, successivamente, con l’apertura della strada napoleonica, nel 1806, ad attività turistiche maggiormente diffuse tra la popolazione.

# Ha ospitato le prime edizioni di Miss Italia e l’antenato del Festival di Sanremo

Fra i suoi primati Stresa annovera quello di aver ospitato alcune tra le prime edizioni di Miss Italia, nonché uno dei più antichi antenati del festival di Sanremo, ossia le “Settimane Musicali di Stresa”. Nel 1935, la cittadina è stata sede di uno sfortunato tentativo diplomatico e, nel 2004, ha ospitato una riunione del Gruppo Bilderberg.

# Montagna + Lago + Cultura in pochi chilometri

Oltre a vantare una tradizione turistica antica ed importante è stato uno dei primi luoghi turistici nel senso moderno del termine, Stresa può offrire qualcosa di interessante ad ogni tipologia di turista, potendo contare sulla stazione sciistica del Mottarone per gli amanti degli sport invernali, sulla sua dimensione lacustre per gli sport d’acqua, oltre ad una serie importante di dimore storiche, palazzi antichi, giardini e strutture ricettive di pregio.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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5+1 BAGNI MILANO dove trascorrere le vacanze sentendosi a casa

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bagni milano pietra ligure

Non ci sono solo Milano Marittima o la spiaggia dei milanesi in Sardegna a farci sentire meno la nostalgia della nostra città. Forse non tutti sanno che esistono dei “bagni Milano” in località di vacanza. Non solo in Italia. Eccoli in ordine da ponente a levante dove è più facile trovare propri concittadini.  

 

5+1 BAGNI MILANO dove trascorrere le vacanze sentendosi a casa

#1 Bagni Milano (Pietra Ligure)

Prezzi abbordabili, “il proprietario del bagno Claudio è molto simpatico e disponibile”, molto buono il ristorante, soprattutto per il pesce e per il celebre fritto misto.

#2 Bagni Milano (Celle Ligure)

bagni milano celle

“Discreti, gentili ed efficienti”. “Si mangia bene, si beve bene con prezzi ragionevoli”. “Assolutamente da provare per non vuole spendere troppo e trovarsi tra amici”.

#3 Bagni Milano (Varazze)

Bagni Milano Varazze

I bagni sono i classici liguri su una spiaggia di sabbia. Prezzo competitivo per la zona, 
“gli ombrelloni non sono molti per cui dopo qualche giorno ci si conosce e si forma una bella “comunità” in cui i bambini hanno più facilità di conoscersi e divertirsi”.
“Il gestore Roberto è persona molto simpatica e disponibile”

 

#4 Bagni Milano (Cavi di Lavagna)

 
bagni milano cavi

Anche se non è rinomata come altre perle del golfo del Tigullio, Cavi di Lavagna ha due grosse particolarità. La prima è che ospita forse le spiagge più vaste e più comode da raggiungere dell’intera riviera di Levante. La seconda è la posizione: tra Chiavari e Sestri Levante, da qui si può rapidamente andare a Portofino o alle Cinque Terre, anche via vaporetto. I Bagni Milano sono una istituzione da decenni. 

#5 Bagno Milano (Forte dei Marmi)

bagno milano forte

Uno degli stabilimenti più accoglienti del Forte. “Arrivi, ti salutano e ti trovano la tenda. Posto meraviglioso e molto spazioso. Cosa dire del pranzo, te lo portano sulla tenda. Tutto ottimo in primis gli spaghetti con le arselle. E poi l’aperitivo, elegantissimo”.
“Prezzi bassi, davvero bassi per la qualità percepita”.

#5+1 Milano Beach (Maiorca)

milano beach muro (Maiorca)

Va bene, non è la spiaggia di Es Pujols, la vera spiaggia di Milano a Formentera, però non poteva mancare un tocco esotico con Milano Beach sull’isola di Maiorca alle Baleari. 

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La TENTAZIONE TEDESCA: dividere l’ITALIA IN DUE

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Credits: Berlino_Brandeburgo_Lapresse1280

Pubblichiamo intervista di Federico Ferraù a Antonio Pilati per “ilsussidiario.net“: SCENARIO/ La tentazione tedesca di dividere l’Italia in due

La TENTAZIONE TEDESCA: dividere l’ITALIA IN DUE

L’ennesimo provvedimento varato “salvo intese”. Vuol dire che tutto può ancora cambiare. Il decreto semplificazioni, quello che dovrebbe far ripartire i cantieri, è solo virtuale. Nel frattempo l’economia non aspetta più e muore. Lo dicono gli ultimi dati Istat e Bankitalia. “Per semplificare si dovrebbe innanzitutto derogare, mentre, invece, il decreto legge in corso di approvazione prende la strada opposta: regola troppo, prevede cascate di altre norme e regolamenti”. Non lo hanno detto Salvini o Meloni, ma Sabino Cassese nel suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera.

Viene un sospetto. Ne abbiamo parlato con Antonio Pilati, già presidente della Fondazione Rosselli e commissario dell’AgCom, scrittore e opinionista.

# Pensavamo che il governo prendesse tempo perché non sapeva cosa fare.

La scarsa attitudine operativa del governo è ormai un’evidenza. Far ripartire il paese dopo tre mesi di chiusura è un compito molto complesso, ma non mi pare che questo governo, che mette insieme due forze politiche con visioni del mondo spesso incompatibili, sia in grado di portare a termine il lavoro.

# Per incapacità o per scelta?

Alcuni, soprattutto il premier, hanno la convinzione tutta politica che rimandare è meglio che fare.

# Perché secondo lei?

Comincerei col dire che alcuni nodi non si compongono perché le visioni del mondo di Pd e 5 Stelle hanno storie e ideologie totalmente diverse.

# Eppure c’è chi pensa a un progetto organico, a cominciare dalle prossime regionali.

Il Pd è l’erede di una visione industriale, produttivista, mentre i 5 Stelle, soprattutto dopo la morte di Casaleggio, sono diventati un partito assistenziale, disinteressato alla produzione della ricchezza. Qualcuno dovrà crearla, ma è un problema che non li riguarda.

# E in questa situazione rinviare è facile. Però?

Però si creano dei grossi problemi. Perché dipendiamo sempre di più dall’Ue.

# Gualtieri intende addirittura accelerare la riduzione del debito mediante gli avanzi primari di bilancio per non farsi trovare inadempiente quando tornerà in vigore il Patto di stabilità. Le pare possibile?

I nostri governanti, esponenti dell’ortodossia europea, Gualtieri in modo particolare, vogliono che l’Ue continui a sostenerci, e per questo sono rigidi custodi dei parametri europei. L’aiuto europeo però non è incondizionato.

# Lo sappiamo bene. In cambio, la Germania vuole avere rassicurazione che la spesa sia sotto controllo e non sia sprecata.

Infatti. Ma se continuiamo a spendere male i soldi che non abbiamo, le iniezioni di liquidità che arrivano dagli acquisti di titoli di stato da parte della Bce servono a poco: solo ad aumentare il rapporto debito/Pil.

# Dove vuole arrivare?

È presto detto. La tecnica del rinvio adottata dal governo rischia di entrare in contrasto con la volontà dell’Ue. Che è darci dei soldi controllando che siano spesi bene. Il Mes serve a questo. Il punto, però, è che la situazione italiana è così grave che rinviare i provvedimenti è molto pericoloso, e crea preoccupazione anche nei partner europei.

# Tutto questo significa che il partito del vincolo esterno, Conte e il Pd, non riesce a far bene neppure il suo lavoro?

Direi che il partito del vincolo esterno non riesce a rispondere alle attese di chi governa il vincolo esterno. L’Europa chiede interventi efficaci e tempestivi.

# Secondo un’indagine di Bankitalia, un terzo delle famiglie ha risparmi solo per tre mesi, mentre il 40% ha difficoltà con le rate del mutuo. A che cosa preludono questi dati?

Secondo me, ed è il punto che viene sottovalutato dal governo, annunciano una crisi sociale ed economica gravissima. La gente non ha prospettive, non trova lavoro ed esaurisce i risparmi.

# E allora?

Non credo che questo faccia molto piacere all’Ue. Bruxelles ha bisogno di un’Italia anche debole, ma che stia in piedi. Se l’Italia perde tempo e spreca soldi in monopattini, non fa ciò che l’Europa chiede e crea un rischio di tracollo che nessuno ha voglia di vedere. Nel Nord Italia – a Verona, Bergamo, Brescia – terminano molte filiere produttive tedesche. Se salta questo retroterra produttivo, la Germania ci rimette.

# Che conclusioni dobbiamo trarne?

Questo governo non è adeguato nemmeno dal punto di vista dell’Ue.

# Le sue previsioni?

Premessa: l’Europa è sempre riuscita a venire a capo, sia pure indebolendosi, delle crisi in cui si è venuta a trovare. Non sto discutendo il come. Ma ho l’impressione che questa sia più difficile da gestire delle precedenti.

# Scenario numero uno.

L’Italia è un paese di fragile struttura, è stato costruito male quando è stata fatta l’unità e le linee di frattura sono sempre state evidenti. Si sono sanate nel periodo del miracolo economico, ma oggi potrebbero riemergere.

# Una per tutte? Giova ripeterlo, anche se lo sappiamo.

La frattura tra il Nord produttivo e il Sud assistito. Quello che invece sappiamo ma tendiamo a dimenticare è che la Germania è il paese che di fatto ha dato il via alla guerra nell’ex Yugoslavia riconoscendo prima di tutti gli altri Slovenia e Croazia. Sappiamo dove sono collocati i suoi interessi produttivi.

# Ebbene?

A qualcuno potrebbe venire in mente che è più facile salvare il Nord “padano” che tutta l’Italia. Una situazione di crisi sociale ed economica drammatica, come i dati lasciano pensare, può diventare una situazione di rottura. Questo è lo scenario estremo.

# E l’altro?

È quello di un progressivo impoverimento del paese. Con misure molto pesanti per rimetterne in piedi l’economia.

# Non da parte di questo governo, viste le premesse.

Se la situazione continua a peggiorare e diventa drammatica, non sarà più questo governo a occuparsene. Ma a quel punto la domanda sarà: quali misure bisognerà prendere? Come si rimette in sesto un bilancio che alla fine di quest’anno vedrà un calo dell’11% del Pil?

# Chi può farlo? Un nuovo Monti? O un governo di larghe intese?

Oggi, credo, nessuno lo sa. Forse neppure Mattarella.

# Per essere espliciti: la tattica del rinvio serve a farci commissariare dall’Ue?

Non so se è un disegno, ma certo non funziona: è completamente fuori misura rispetto alla gravità della situazione. Lei citava i dati di Bankitalia; chi siede al governo vede e conosce queste cifre ma non le metabolizza, perché pensa soltanto all’elezione del presidente della Repubblica.

# E a beneficiare i dipendenti pubblici.

Ma i sacrifici domani non lasceranno fuori nessuno. La Grecia insegna. O no?

# Rinviare conviene: finora è servito a rimanere in sella…

A rimanere in sella e a mandare l’Italia verso il precipizio.

Leggi articolo originale su: ilsuddisario.net: SCENARIO/ La tentazione tedesca di dividere l’Italia in due

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Lo SCAMBIO DI APPARTAMENTI di diversa grandezza. Un’idea per MILANO?

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La Happy Rizzi House, la casa più felice del mondo, a Braunschweig, in Bassa Sassonia.

Una soluzione di successo a Berlino potrebbe aiutare a risolvere il problema casa in modo alternativo, per chi ha fretta di cambiare e non riesce a trovare l’appartamento più adatto alle mutate esigenze di vita lavorativa e di famiglia.

Lo SCAMBIO DI APPARTAMENTI di diversa grandezza. Un’idea per MILANO?

# I berlinesi stanno sperimentando un sistema per trovare un appartamento con facilità

Il problema del ricerca di un appartamento, soprattutto quando ci sono modifiche nella composizione del nucleo familiare, è spesso di difficile soluzione. Quando le famiglie si allargano o si restringono, oppure ci sono coinquilini che se ne vanno, le esigenze cambiano, ma capita che gli inquilini siano costretti ad accontentarsi del proprio appartamento anche se non è più adatto alla loro situazione.

Per questo dal 2018 alcune società edilizie berlinesi offrono agli inquilini la possibilità di scambiarsi online gli appartamenti che stanno affittando e la situazione potrebbe migliorare. Dopo soli 2 mesi dall’apertura di Das Wohnungstauschportal, il portale per scambiarsi appartamenti, sono online 1.033 appartamenti e 4.767 persone hanno mostrato interesse per un appartamento diverso dal proprio ed è già avvenuto anche il primo scambio tra due affittuari con un bilocale di 50 metri quadri e un trilocale di 76. In un giorno si sono trasferiti e se anche prima a Berlino era possibili scambiarsi gli appartamenti, ora che può avvenire online le probabilità di trovare l’appartamento giusto sono cresciute.

# Come funziona lo scambio

Per poter aderire a questa iniziativa occorre prima di tutto essere affittuario di una delle abitazioni gestite dalle compagnie edilizie Degewo, Gewobag, Hogowe, Stadt und Land, Gesobau o Wohnungsbaugesellschaft Mitte ed avere un contratto di affitto ancora valido. La procedura prevede: la creazione di un account su inberlinwohnen.de, l’inserimento dei propri dati personali e quelli relativi al contratto di locazione, la pubblicazione di una proposta di scambio e la definizione del tipo di appartamento che si sta cercando. Trovato e selezionato l’abitazione desiderata, chi ha fatto la proposta riceverà un’email e dopo aver visitato la casa ed essere accordato con l’altro affittuario, basterà informare dello scambio la compagnia edilizia, sempre attraverso il portale. Le quote dell’affitto rimarranno inalterate, ognuno pagherà quanto pagava l’altro precedentemente.

Fonte: berlinomagazine.it

# Potrebbe funzionare anche a Milano?

Anche nella nostra città trovare l’appartamento più adatto alle proprie necessità è un’attività che richiede tempo, burocrazia e costi di varia natura come anticipi e caparre. A questo si aggiunge l’organizzazione della visita con l’agenzia immobiliare e la ricerca estenuante di un nuovo appartamento. Se anche Milano facesse sua questa idea si potrebbero incentivare più cittadini a rimanere, in quanto anche questo processo di cambio di abitazione si adeguerebbe ai rapidi cambiamenti che la vita e la città impongono.

FABIO MARCOMIN

 

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La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna

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Credits: @marianoaresuphotography IG

Se per caso vi dovesse capitare di sentire qualcuno che sta raccontando che quest’anno vorrebbe andare a fare una gita alla “Spiaggia dei Milanesi” non dovete alzare gli occhi al cielo pensando: “Oh caspita, che modo buffo per chiamare l’Idroscalo!”. In realtà chi vi sta comunicando il suo programma non ha nessuna intenzione di rimanere in territorio lombardo, la meta prescelta infatti è ben oltre i nostri amati confini, per l’esattezza dista da Milano 795 km.

La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna

# Lido di Orrì: la bellezza selvaggia della Sardegna

Tortolì, cittadina situata nella costa centro orientale della Sardegna, possiede una piccola spiaggia incantevole chiamata comunemente: “Spiaggia dei Milanesi”, anche se il suo nome ufficiale è Lido di Orrì. Si trova nell’Ogliastra, terra di una bellezza selvaggia come molte zone della Sardegna. Siamo ben lontani dagli ambienti chic di Porto Cervo e Porto Rotondo, qui la natura è ancora in gran parte incontaminata e questo è il motivo per cui accontenta vari tipi di turisti: dagli amanti del mare a chi cerca una vacanza immersa nella tranquillità non modaiola.

Di tratta di una piccola spiaggia lunga 250 metri, caratterizzata da sabbia chiara, punteggiata da qualche scoglio. Il mare è cristallino, il fondale basso e sabbioso e determina una gamma di colori che vanno dall’azzurro al verde. L’accesso alla spiaggia non è comodo né immediato e nei periodi di alta marea non è raro infradiciarsi gli abiti per giungere sulla riva. La cala che la avvolge è tranquilla e riparata, circondata dal verde. Degli scogli delimitano il lato sud insieme al promontorio di Punta Musculedda.

# Perché si chiama “Spiaggia dei Milanesi”?

Il motivo risale a molti anni fa: una famiglia milanese decise di costruire una villetta con accesso diretto a tale spiaggia. Nel tempo tale villetta è rimasta l’unica con tale raro privilegio, motivo per cui le persone del luogo hanno iniziato a chiamarla facendo riferimento a questa quanto meno “intraprendente” famiglia.

# Come arrivare alla meta

Bisogna procedere lungo la Strada Statale 125 in direzione di Tortolì, prendere l’uscita per il paese e poco prima di entrarvi, svoltare a destra seguendo le indicazioni per il Lido di Orrì. Superato quest’ultimo, troverete uno spiazzo sterrato: a quel punto dovrete attraversare un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea, camminare lungo gli scogli e poi saltare direttamente sulla spiaggia.

 

GIULIA PICCININI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Wall Street Journal: “New York e l’Italia settentrionale potrebbero essere vicine all’IMMUNITA’ DI GREGGE”

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Traduzione dell’articolo del “Wall Street Journal” Herd Immunity May Be Closer Than You Think di Allysia Finley: “I test sugli anticorpi potrebbero sottovalutare significativamente il numero di nuove infezioni da coronavirus”

Wall Street Journal: “New York e l’Italia settentrionale potrebbero essere vicine all’IMMUNITA’ DI GREGGE”

# Il Coronavirus era già diffuso da tempo

Alcune delle prime ipotesi su Covid-19 non reggono più, e potrebbe essere una buona notizia per il futuro progresso del virus. Ci sono ragioni per pensare che il nuovo Coronavirus abbia iniziato a diffondersi prima di quanto si fosse capito in precedenza, aumentando la possibilità che l’immunità del gregge sia più vicina di quanto si pensi. Le autorità cinesi dicono di aver individuato per la prima volta un caso a Wuhan a novembre, ma Pechino non ha bloccato la provincia di Hubei fino al 23 gennaio. Per due mesi sono stati effettuati voli diretti da Wuhan verso 30 città al di fuori della Cina, tra cui Londra, New York, Parigi, Roma e San Francisco.

L’Icahn School of Medicine di Mount Sinai ha recentemente eseguito i test per gli anticorpi Covid-19 su campioni da pazienti di New York City a febbraio e marzo. Hanno trovato che l’1,4-3,2% dei pazienti del pronto soccorso e lo 0,9%-1,6% degli altri pazienti tra le settimane del 23 febbraio e il 15 marzo sono risultati positivi agli anticorpi.
Poiché gli anticorpi possono richiedere alcune settimane per svilupparsi, ciò suggerisce che alcuni newyorkesi erano già infettati all’inizio di febbraio o addirittura a fine gennaio. Eppure è curioso che la prevalenza degli anticorpi abbia mostrato pochi cambiamenti da una settimana all’altra fino alla fine di marzo, dopo che le infezioni confermate nella regione sono aumentate.

# Gli studi che proverebbero che zone calde, come New York e l’Italia settentrionale, sarebbero vicine all’immunità di gregge

Allora perché un’epidemia di Covid-19 non si è verificata fuori da Wuhan per mesi, senza allontanamenti sociali e serrate? Nuovi studi suggeriscono che le mutazioni potrebbero averlo reso più virulento.

  • Uno studio del Los Alamos National Laboratory ha scoperto che una mutazione di una sola lettera nel gene 614, che sembra essere emersa in Europa prima di marzo, ha alterato la forma del picco del virus, permettendogli di attaccarsi più facilmente alle cellule. Il sequenziamento genetico dei campioni di virus mostra che il ceppo G614, che ha travolto l’Europa e New York a marzo, ha seminato la maggior parte delle infezioni americane. Il ceppo D614, che non ha questa mutazione, è comparso sulla West Coast all’inizio dell’inverno. La variante G614 ha superato il ceppo D614 nella maggior parte dei luoghi, anche se è arrivato più tardi, il che suggerisce che potrebbe essere più contagioso.
  • In un altro studio, gli scienziati cinesi hanno mescolato 11 ceppi virali raccolti da pazienti cinesi tra il 22 gennaio e il 4 febbraio in vitro con cellule umane. A 24 ore, la “carica virale” di un ceppo che ha imperversato in tutta Europa a marzo era 19 volte superiore a quella dei ceppi con le varianti genetiche trovate nei primi casi statunitensi, sulla costa occidentale, a gennaio e febbraio. L’aumento della carica virale in vitro è stato significativamente correlato con una più rapida replicazione e un maggior danno cellulare. Lo studio cinese suggerisce che alcuni europei e americani potrebbero essere stati infettati da un ceppo più blando che non ha causato sintomi gravi. Questo può aiutare a spiegare perché i flare-up non si sono verificati fuori Wuhan all’inizio dell’inverno. E i due studi presi insieme sollevano l’intrigante possibilità che siano state esposte e infettate più persone di quante ne ipotizzano comunemente gli epidemiologi. Questo sembra particolarmente probabile dal momento che gli scienziati stanno scoprendo che molti casi asintomatici o lievi non sviluppano anticorpi specifici per Covid-19. Uno dei motivi è che alcune persone hanno l’immunità delle cellule T dai coronavirus del passato che può aiutarle a sconfiggere il nuovo virus senza sviluppare anticorpi.
  • Diversi studi hanno scoperto che anche le persone che non sono mai state infettate da Covid-19 hanno comunque una “memoria” delle cellule T – i combattenti del sistema immunitario – delle passate infezioni da coronavirus, che attaccano il nuovo virus. Un’équipe dell’Istituto di immunologia di La Jolla ha rilevato la presenza di cellule T residue in circa la metà dei campioni di sangue raccolti tra il 2015 e il 2018.
  • Studi recenti hanno anche scoperto che molte persone con sintomi lievi o nulli che risultano positive al test Covid-19 non mostrano anticorpi quando vengono analizzati. I pazienti con sintomi lievi producono una risposta anticorpale più debole rispetto a quelli che si ammalano più gravemente. La maggior parte dei test anticorpali sono preparati per ridurre al minimo i falsi positivi, ma di conseguenza sono meno sensibili. Queste persone, tuttavia, sono state trovate ad avere cellule T potenti e durature che possono scongiurare future infezioni. Un piccolo studio condotto il mese scorso in Francia ha scoperto che sei degli otto contatti familiari stretti di pazienti malati non hanno sviluppato anticorpi, ma hanno sviluppato cellule T specifiche per Covid-19.
  • Un nuovo studio svedese ha rilevato che i pazienti moderatamente malati hanno sviluppato sia anticorpi specifici per Covid-19 che cellule T. Ma il doppio degli individui sani che hanno donato sangue durante la pandemia e dei membri asintomatici della famiglia dei pazienti malati ha generato i linfociti T specifici di Covid-19 rispetto agli anticorpi. “Le cellule T della memoria specifica della SARS-CoV-2 si riveleranno probabilmente fondamentali per la protezione immunitaria a lungo termine contro la COVID-19“, conclude lo studio. “L’osservazione che la maggior parte degli individui con COVID-19 asintomatico o lieve ha generato risposte altamente funzionali e durature delle cellule T della memoria“, non di rado in assenza di anticorpi, “ha inoltre suggerito che l’esposizione naturale o l’infezione potrebbe prevenire episodi ricorrenti di COVID-19 grave“.

In breve, i test anticorpali possono sottovalutare significativamente il numero di persone che sono già state infettate da COVID-19, soprattutto se hanno avuto un ceppo più lieve. Se è così, è possibile che alcuni dei primi punti caldi, come New York City e l’Italia settentrionale, abbiano già un certo grado di immunità di gregge. Lo stesso potrebbe accadere presto anche in altri luoghi.

Articolo del “Wall Street Journal” Herd Immunity May Be Closer Than You Think di Allysia Finley

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Sentirsi al MARE a MILANO: 10 posti dove respirare atmosfere da vacanza (MAPPA)

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Midnight in Darsena di Woody Allen
Midnight in Darsena di Woody Allen

Il mare a Milano è da sempre il sogno proibito dei milanesi. In attesa di avere la fermata della metro Genova Porto dopo Porta Genova, vediamo 10 luoghi dove respirare atmosfere da borghi di mare stando in città. 

 

Sentirsi al MARE a MILANO: 10 posti dove respirare atmosfere da vacanza

Fuorimano OTBP

il cortile del fuorimano

Come dice il nome, a Milano c’è un posto fuorimano. Fuorimano ma è a Milano. In zona Bicocca, è un locale dove sembra di trovarsi in riviera, con un cortiletto esterno dotato di piccola piscina. Nel locale si possono svolgere tante attività, dai giochi di società all’ascolto di musica. In Via Roberto Cozzi 3 (Bicocca). 

Bagni Misteriosi

bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi – Teatro Parenti

Un autentico gioiello, unico al mondo. In zona Porta Romana ci si ritrova proiettati fuori dal mondo, in un universo di arte, cultura e intrattenimento, anche grazie ai numerosi spazi che la circondano, dal Teatro Parenti ad altre sale ognuna con una sua creatività unica. In Via Carlo Botta, 18 (Porta Romana)

La Buttiga Beer Room Martesana

Nell’ottocento la Martesana era considerata la riviera di Milano  e lungo le sue rive si possono trovare molti angoli incantevoli degni di un paese di mare. Un esempio è la splendida atmosfera che si respira in questa beer room ideata dai ragazzi della Buttiga. Delizioso lo spazio all’aperto sotto il pergolato di glicine e di fianco al canale della Martesana che offre un bello spunto per un aperitivo o una cena veloce. Via Melchiorre Gioia 194, inizio Naviglio Martesana. 

Piscina Ponzio

Sontuosa struttura sportiva scoperta inaugurata il 28 luglio 1929. L’ingresso si trova in una palazzina realizzata in stile razionalista, a uso di spogliatoio a rotazione, da cui essa si accede al vasto parco, contenente una bassa vasca rotonda destinata ai bambini, e la vastissima vasca rettangolare destinata agli adulti. Centro Balneare Romano, in via Ampère, 20 (Città Studi).

Mare Culturale Urbano

Il mare a Milano c’è. E’ un mare culturale in zona San Siro che ospita soprattutto d’estate iniziative culturali in un’atmosfera da borgo marino tra fiumi di birra e, spesso, performance dal vivo. In via Giuseppe Gabetti, 15 (San Siro)

Idroscalo

surf all'idroscalo
surf all’idroscalo

Se a Milano manca qualcosa ce lo costruiamo. Perfino il mare. Il mare di Milano è l’Idroscalo, celebre per i suoi giochi d’acqua e le manifestazioni sportive. Sì, si può perfino fare surf. 

Aperitivo all’aperto (Arco della Pace/Largo La Foppa)

Sentirsi a Santa Margherita o a Formentera in centro a Milano. E’ possibile soprattutto all’Arco della Pace o in Largo La Foppa (MM Moscova) dove diversi locali si aprono sul vasto spazio esterno. 

Rooftop (Ceresio 7)

Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)
Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)

Da qualche anno la moda dell’estate è la serata in terrazza o sui rooftop. A Milano ce ne sono per tutti i gusti, dalla terrazza Martini al Ceresio 7, forse il più estivo per via delle due piscine. Via Ceresio 7 (Monumentale). 

Darsena 

In questa lista non può mancare lo storico “porto” di Milano. La Darsena, riqualificata ai tempi di Expo, è forse la capitale estiva di Milano. Svetta in posizione eccellente il locale Vista Darsena e l’estensione dei Navigli consente di godersi passeggiate con sensazioni da lungomare. 

Lido BAM

L’ultimo pezzo di mare aperto a Milano. E’ il Lido BAM, alla Biblioteca degli alberi. Sembra di stare sul lungomare di Tel Aviv, circondati dai grattacieli di Porta Nuova. Presto verrà ampliata la zona acqua e verranno introdotte nuove innovazioni in un’atmosfera unica. 

Continua la lettura con: le migliori spiagge raggiungibili in poco tempo da Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

È stata dura ma… 7 BUONI MOTIVI per essere OTTIMISTI sul futuro di Milano

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Credits: Andrea Cherchi

È inutile negarlo, il Covid-19 è stata una vera e propria batosta per Milano. La pandemia ha colpito duramente la città e dopo anni di successi e primati, Milano si è scoperta fragile, indifesa e impreparata ad affrontare un evento di tale portata. In molti si chiedono se sia solo una battuta di arresto o la fine definitiva delle smisurate ambizioni di una città che, come un moderno Julian Sorel, voleva uscire dal provincialismo italiano e diventare una vera capitale europea, moderna, efficiente e competitiva sul piano internazionale. La situazione è sicuramente molto difficile ma ci sono almeno 7 buoni motivi per essere ottimisti e puntare sulla rinascita di Milano.

È stata dura ma… 7 BUONI MOTIVI per essere OTTIMISTI sul futuro di Milano

#1 I milanesi (siamo fantastici)

Il fattore chiave da cui ripartire. Sono tante le qualità dei milanesi che hanno reso grande questa città e che potranno costituire il combustibile indispensabile per dare la spinta propulsiva necessaria per la rinascita della città. Dalla laboriosità tipica di Milano, che trasforma le lamentele in voglia di fare, allo spirito imprenditoriale inteso come capacità di creare valore, dal forte senso di responsabilità, che porta i milanesi ad agire in prima persona per migliorare la loro città, alla capacità di autocritica e di imparare dai propri errori. 

2. Assenza di rivali

Se è vero che l’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio Milano e la Lombardia, è anche vero che in questa situazione si è evidenziata la pochezza di tutte le possibili alternative a Milano. Anche nei giorni più bui dell’emergenza Covid in cui Milano si trovava in ginocchio, nessuna città o regione è stata capace di mostrarsi all’altezza della grande mentalità di Milano e di fare ciò che ha reso grande Milano: tendere una mano in aiuto di chi si trovava in difficoltà. Anzi, mostrando tutte una assenza di leadership, ne hanno approfittato per gettare discredito sulla città e per godere della sua sofferenza. E questo vale non solo per i territori, ma anche per personaggi o istituzioni:  nessuno è stato capace di emergere come leader e avanzare delle proposte per guidare il rilancio di Milano e della Lombardia, i territori più colpiti. Ora più che mai è evidente che solo Milano può salvare non solo se stessa, ma un Paese ormai allo sbando. 

Leggi anche: Non vogliamo i milanesi! Monta la rivolta al sud

3. Siamo caduti così in basso che ora possiamo solo risalire

“Più giù di così non si poteva andare, più in basso di cosi, c’è solo da scavare, ma salirò, salirò fino a quando sarò solamente un puntino lontano, lontano”. Cosi cantava Daniele Silvestri nel 2002 e cosi si sente anche Milano, che con la crisi indotta dal Covid-19 ha toccato il suo punto più basso degli ultimi anni. Ora può solo risalire e tornare ad essere la stella più brillante d’Italia.

4. Le olimpiadi 2026

Milano accoglierà le olimpiadi invernali “Milano-Cortina 2026” e questa sarà un’occasione importante per rilanciare e trasformare la città. Sono infatti molte le opere previste per ripensare gli impianti sportivi e le infrastrutture della città in modo da accogliere al meglio le manifestazioni olimpiche e i visitatori da tutto il mondo. I progetti più importanti che cambieranno il volto della città in vista di Milano-Cortina 2026 sono: il Villaggio Olimpico, che verrà realizzato nella zona dell’ex Scalo Ferroviario di Porta Romana, il Palaitalia, nel quartiere di Santa Giulia alla periferia Sud-est della città, la riqualificazione del Palasharp, che dovrebbe diventare la Milano Hockey arena già nel 2021, e il restyling di Piazza Duomo, per ospitare le premiazioni delle gare milanesi.

Leggi anche: Olimpiadi: i lavori che trasformeranno Milano

5. Ospedali più forti che mai e riforma del sistema sanitario

Durante la pandemia, gli ospedali lombardi sono riusciti a far fronte all’emergenza raddoppiando i posti di terapia intensiva e decuplicando quelli di degenza Covid. Ora la Regione ha stanziato un piano straordinario da 225 milioni di euro per ridisegnare la rete ospedaliera nell’era post Covid e rafforzare i posti letto di terapia intensiva, di sorveglianza sub intensiva e di degenza con l’obiettivo di garantire una risposta adeguata in caso di recrudescenza del virus senza compromettere l’operatività della rete ospedaliera per le altre patologie.

Inoltre l’emergenza Covid ha messo in luce alcune debolezze del sistema sanitario lombardo, in primis la medicina territoriale e di prevenzione, e ha così innescato un processo di revisione e riforma del modello esistente, con lo scopo di ripristinare il ruolo della medicina di base e di prevenzione per garantire continuità e assistenza nelle cure ai malati cronici.

6. Rafforzamento dello spirito di coesione lombardo

L’emergenza Covid ha aumentato la coesione tra Milano e il resto della Lombardia, soprattutto contro la Schadenfreude, la felicità per le disgrazie degli altri, dimostrata dal resto dell’Italia nei confronti dei lombardi. Un po’ come le truppe della Lega Lombarda unite a difesa del Carroccio riuscirono a sconfiggere il nemico comune Federico Barbarossa nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, anche in questo caso il rafforzamento dell’unione tra lombardi può aiutare Milano e la Lombardia a riconquistare la consapevolezza del loro valore e della loro importanza e far rinascere l’orgoglio di una regione che rappresenta l’Italia che ce la fa nel mondo.

7. La fine degli imbruttiti

Con la crisi del Covid-19, Milano è stata costretta a fare un bagno di umiltà e a ripensare ai limiti del suo sviluppo frenetico. La città si è riscoperta più umana e ora punta ripartire con lentezza, “un passo alla volta”, esplorando la possibilità di seguire un modello di sviluppo alternativo, più autentico e meno patinato, centrato sui valori della condivisione e della collettività partecipativa. Riprendendo le parole di Filippo Del Corno, l’assessore alla cultura del comune di Milano, “Milano può essere più dinamica ma meno frenetica, più autentica e meno patinata, più vivace e meno bulimica”. Insomma più valori veri, meno “figa e fatturato”.

LAURA COSTANTIN

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Il piano per trasformare un MILIONE di DISOCCUPATI in STARTUPPER

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Credits: webitamag.it - Startup

Pubblichiamo articolo di Riccardo Luna per “la Repubblica“.

Il piano per trasformare un MILIONE di DISOCCUPATI in STARTUPPER

Mille e settecento nuove aziende al giorno

Il tema della disoccupazione post covid è troppo serio per essere trattato con una battuta. Infatti Chris Locke fa sul serio quando dice che vuole provare a trasformare in due anni un milione di disoccupati in altrettanti startupper con un corso di venti settimane, lanciando mille e settecento nuove aziende al giorno. Se non fosse una delle figure chiave dell’innovazione europea la cosa la potremmo anche liquidare così. Epperò Chris Locke è il capo di Rainmaking, base a Copenaghen e uffici in nove paesi del mondo dove dal 2007 accelera startup su cui investe assieme a grandi aziende. I numeri: ha accelerato 850 startup, ne ha fondate direttamente 27 e ne ha già vendute 9. Insomma quando tre settimane fa ha scritto su un blog il suo piano (RISE: rialzarsi) tutti hanno capito che non scherzava.

“Invece di licenziare i vostri dipendenti, aiutateli a diventare imprenditori”

Rivolgendosi ai capi delle grandi aziende colpite dal covid-19, ha detto: “Invece di licenziare i vostri dipendenti, aiutateli a diventare loro stessi imprenditori“. Il suo modello è quello che fece la Nokia una decina di anni fa, quando era ancora un colosso delle telecomunicazioni ma era sul punto di collassare licenziando subito 40 mila persone. “Allora aprì dei centri in Europa, Stati Uniti ed India per aiutare quelli che stavano perdendo il lavoro a ricollocarsi e creò il progetto “Bridge”, il ponte, per sostenere i dipendenti con spirito imprenditoriale a realizzare la propria startup“.

“Molte aziende di successo sono nate durante una recessione”

“Bridge” ebbe un impatto formidabile: si dice che grazie a quel programma siano nate più di mille startup tra le quali alcune che sono diventate unicorni come Supercell e Rovio. Insomma Locke vuole rifare il “Bridge” di Nokia ma molto più grande visto il numero di licenziamenti causati dalla crisi economica della pandemia. Ma è il momento giusto per lanciare una startup mentre anche le startup esistenti faticano a restare a galla? Locke ne è convinto, dice che Uber, Airbnb, Disney e Microsoft sono nate durante una recessione. E’ un piano oggettivamente folle eppure ha un senso perché scommette sul valore del capitale umano di chi perde il lavoro: “Le aziende in crisi, dice, possono pagare una buona uscita e condannarli ad un futuro in cui dovranno mandare il curriculum a chiunque, oppure pagare questo corso (1200 euro per 20 settimane) e invitarli a crearsi un lavoro, magari realizzando il sogno che hanno sempre avuto“. Sarà dura ma non si può non sperare che un po’ abbia ragione

Leggi qui l’articolo originale di Riccardo Luna: laRepubblica.it

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🔴 Dati 7 luglio. LOMBARDIA: 13 decessi, 53 nuovi contagi (4 a Milano). +458 i guariti. Italia (+30) ancora prima per decessi giornalieri in UE insieme alla Romania

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Credit: Andrea Cherchi (c)

7 luglio 2020. Giornata con luci e un’ombra sul fronte Covid. L’ombra è il numero di decessi che risalgono in Regione (13) e in tutta Italia (30). Passiamo alle luci. Forte calo dei nuovi positivi, al minimo di 53 in Lombardia, di cui solo 4 a Milano. Alto il numero dei guariti: +458 persone nelle ultime 24 ore. 

Dati Lombardia. Risalgono i decessi in tutta la Regione: sono tredici dai tre di ieri. In forte calo i contagi: sono 53 (di cui 7 “debolmente positivi” e 29 dopo i test sierologici che stanno venendo fatti a tappeto), dai 111 di ieri, su 3.380 tamponi effettuati (circa 2.500 meno di ieri). Ancora due province sopra i 10 nuovi positivi: Bergamo +29 (anche per la vasta operazione di test sierologici) e Brescia +17. Tutte le altre sono entro i cinque, compresa la città metropolitana di Milano. Restano 229 ricoverati Covid (quattro meno di ieri), di cui 36 in terapia intensiva (come ieri). Ben 458 persone risultano guarite nelle ultime 24 ore. 

Italia. I decessi giornalieri crescono: sono +30 (17 fuori dalla Lombardia) dagli otto di ieri. I contagi scendono sotto i 200: +138 dai +208 di ieri. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+31), Veneto (+14) e Toscana (+19). Sette regioni segnano nessun nuovo positivo. 70 restano in terapia intensiva mentre ci sono ormai meno di 1.000 ricoverati causa Covid. Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid si conferma inferiore allo 0,5% dei decessi totali della giornata. 

Mondo. In Unione Europea torna anche l’Italia sopra i 10 decessi nelle ultime 24 ore insieme alla Romania (+31) e la Svezia (+11). Risale anche l’UK (+155). 

Nel mondo i decessi totali nelle ultime 24 ore segnano un rialzo dopo il minimo di ieri. Al primo posto torna il Brasile con +537, nel giorno in cui anche il premier Bolsonaro risulta positivo al Covid. Segue il Messico con +480, l’India con +444 e gli USA con +300. Sopra i 100 decessi nelle ultime 24 ore ci sono anche Iran (+200), Russia (+198), UK (+155) e Iraq (+118). A livello di contagi giornalieri passa in testa l’India (+19.000), seguita da Brasile (+17.000) e USA (+15.000). 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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“Milano GIGANTE coi piedi d’argilla”: 300.000 posti di lavoro A RISCHIO in città

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Pubblichiamo articolo di Andrea Gianni per “Il Giorno“. 

“Milano GIGANTE coi piedi d’argilla”: 300.000 posti di lavoro A RISCHIO in città

il 72% delle imprese ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali

Il problema, grazie al blocco dei licenziamenti e agli ammortizzatori sociali, è solo rimandato a settembre. Secondo una stima della Cgil di Milano, la crisi economica conseguente a quella sanitaria potrebbe provocare fino a 300.000 disoccupati nell’area metropolitana su una forza lavoro di 1.7 milioni di persone. E le avvisaglie del terremoto emergono anche da un sondaggio realizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e contenuto nel rapporto “Milano produttiva 2020“. Nella Città metropolitana di Milano, nel settore dell’industria, il 72.4% delle imprese intervistate sta affrontando la situazione sul fronte occupazionale con gli ammortizzatori sociali, il 6.9% con una riduzione dell’organico, il 16.9% con il rinvio delle assunzioni previste, il 6.6% con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza. Solo il 21% non ha dovuto ridurre la forza lavoro.

L’87% nell’artigianato hanno ridotto gli impieghi

Cambiando settore, il quadro resta a tinte fosche. Nell’artigianato solo il 16.9% delle imprese ha mantenuto lo stesso assetto occupazionale. Nei servizi sale al 26.3%. Nel commercio, dove è alto il numero di imprese a conduzione familiare, al 30.2%. Il primo passo per affrontare la crisi è stato quindi il mancato rinnovo dei contratti a termine, il prossimo sarà quello dei licenziamenti. Anche perché circa un quarto delle imprese lamenta problemi finanziari e di liquidità. Quadro allarmante che emerge anche da una ricerca Sda Bocconi su un campione di 300 imprese manifatturiere. Il 20% prevede riduzioni di organico. Il 60-70% ha usufruito degli ammortizzatori sociali. L’80% prevede che “la domanda di mercato rimarrà incerta e instabile per molti mesi”. Il 22% prevede che diminuiranno le nuove assunzioni di giovani e neolaureati. Per il 50% i contratti diventeranno ancora più flessibili. Il 74% vede all’orizzonte un massiccio utilizzo dello smart working.

“Un Gigante dai piedi d’argilla”

E in questo scenario Milanocapitale economica d’Italia, è un “gigante con i piedi d’argilla” secondo il professore di Demografia alla Cattolica Alessandro Rosina. Parla di una “città che si proietta verso l’alto” ma non ha consolidato le due basi. E i fattori che potrebbero far crollare il “gigante“ sono legati alla demografia, agli squilibri e al welfare. “Nei Paesi più sviluppati – spiega – la ripartenza dopo la crisi economica di dieci anni fa è stata legata a un aumento della natalità, cosa che a Milano non è avvenuta“. Una città attrattiva per giovani di tutta Italia ma sempre più anziana, dove le donne hanno sempre meno figli. E il confronto impietoso è con una metropoli come Berlino. “Il tasso di abbandono prematuro degli studi è preoccupante – prosegue Rosina – così come quello dei giovani che non studiano e non lavorano. L’emergenza coronavirus potrebbe accentuare queste fragilità, riducendo la natalità, peggiorando le condizioni dei giovani e aumentando le diseguaglianze”.

Andrea Gianni per “Il Giorno

Nel commercio e nei servizi Milano perde più del resto d’Italia 

Se a livello generale il calo stimato del Pil nel 2020 a Milano sarà pari a -7,7%, mentre in Italia del 12,8%, è il settore del commercio e dei servizi quello in cui la città subisce un calo superiore a quello medio nazionale: nel caso del commercio si registra il – 6,7% contro il -4%; nel caso dei servizi il -8,8% contro il -7,2%. 

Fonte: IlSole24ore

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CICLABILE di PORTA VENEZIA: le modifiche per risolvere alcune criticità

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Alla fine del lockdown è apparsa in fretta e furia una pista ciclabile in Porta Venezia, con l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze di mobilità che vedono un accesso minore sui mezzi pubblici e una necessità di trasferire parte di questo flusso di cittadini su due ruote. Un progetto però tutt’altro che esente da critiche sia da parte degli automobilisti che da parte di pedoni e ciclisti e nonostante sia stato rivisto presenta ancora molte problematiche. La nostra proposta per risolvere alcune criticità.

Leggi anche: La CICLABILE di PORTA VENEZIA: green dream o incubo metropolitano?

CICLABILE di PORTA VENEZIA: le modifiche per risolvere alcune criticità

#1 A doppia corsia sul lato destro

Un soluzione immediata e basso costo per risolvere le criticità della ciclabile che parte da piazza San Babila e termina in piazzale Loreto, dovrebbe essere quella di realizzarla a doppia corsia e posizionarla sul lato destro, in direzione periferia in modo che sia molto meno invasiva e decisamente più protetta per i ciclisti.

#2 New jersey in plastica a protezione dei ciclisti

Per mettere in maggiore sicurezza ciclisti e pedoni, in attesa dell’arrivo di fondi per lavori più strutturali, si potrebbero posizionare delle barriere utilizzando i new jersey in plastica, soluzione economica ed eseguita con attrezzatura rimovibile e riutilizzabile per altri lavori. I rendering in alto illustravano visivamente il risultato finale.

# Già che ci siamo… il pavé dissestato in Ticinese e Porta Romana

Un’altra situazione critica, nel quadrante sud della città, è quella del del pavé dissestato in Ripa Ticinese e in Corso di Porta Romana dove la soluzione dei new jersey può consentire di mettere in sicurezza i ciclisti e non bloccare la circolazione dei mezzi senza fare lavori inutili o provvisori, in attesa di liquidità per interventi duraturi.

In questo modo si supererebbe la pericolosità dei cordoli gialli e bassi per chi utilizza moto e scooter o chi gira in bicicletta senza usare le apposite corsie oltre a essere comunque poco visibili e decisamente non fornendo la giusta protezione a chi circola nelle ciclabili. In un secondo tempo si potranno prevedere ad esempio aiuole o altro delimitatori di corsie più funzionali, nel frattempo è meglio provvedere a sistemare le molte cose urgenti il tempi rapidi. Le cose fatte bene fanno la differenza.

ROBERTO BINAGHI

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