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L’attacco di SALA alle Città Stato (estratto dal libro Società: per azioni)

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Premessa. Nel suo nuovo saggio, “Società: per azioni”, il sindaco Sala dedica alcune pagine all’idea di città stato. La sua posizione è nettamente critica. Qui sotto riportiamo il testo e in fondo una nostra replica. Per esprimere un giudizio obiettivo vi segnaliamo che su questo link di wikipedia potete vedere la lista di tutte le città stato attuali nel mondo: Lista delle città Stato. Come vedete tra le città stato ci sono alcune delle città più internazionali e aperte del mondo, come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore. Fatta questa premessa potete giudicare voi stessi il senso delle parole di Sala.

L’attacco di SALA alle Città Stato (estratto dal libro Società: per azioni)

A questo livello di sviluppo delle connessioni e dei commerci, che assumono una dimensione planetaria, non è possibile pensare alle città (a quelle di rilevanza internazionale nello specifico) come Città-Stato. La Città-Stato greca, da Atene a Sparta a Micene, rappresenta l’origine della politica occidentale. È evidente che non si tratta più di una forma adatta alla contemporaneità. Chiunque concepisca una metropoli come una Città-Stato ne predetermina la chiusura, l’isolamento, l’irrilevanza e un freno fatale allo sviluppo della società e delle azioni, cioè all’espressione dell’umanità che fiorisce e prospera.
Non la Città-Stato, ma la Città-Mondo è il perno di un mutamento di prospettiva. La Città-Mondo rappresenta in sé stessa il mondo: chiunque vi è incluso, chiunque ha diritto di cittadinanza, purché intenda e dunque abbia la possibilità di inserirsi nella logica attiva del benessere comune. Ma la Città-Mondo è qualcosa di più: è un aggregato di culture ed esistenze, proteso alle connessioni e al commercio con tutto il pianeta, capace di esercitare l’apertura e lo scambio con le altre Città-Mondo, insieme alle quali fa parte di una rete globale in costante movimento. La vita della Città-Mondo, e lo si vede con precisione di giorno in giorno, non coincide con la superficie geografica cittadina.
La Città-Mondo indica le finalità strategiche dell’agire sociale, gli obiettivi che sono a loro volta gli elementi essenziali per una connessione tra le varie città di rilevanza mondiale, capaci insieme di incidere sulla qualità della vita di tutto il pianeta. I principali obiettivi e le fondamentali risorse della Città-Mondo definiscono il quadro di un’apertura che ha bisogno di essere tradotta in un programma politico. Si possono citare la messa in crisi delle gerarchie di genere e di età, la riduzione drastica delle diseguaglianze, gli standard di equità sociale declinati in termini di formazione e abitazione e salute, il raggiungimento di emissioni zero, il policentrismo urbano, il superamento delle gerarchie spaziali città-campagna e centro-periferia e natura-cultura. Finalità sociali che, perseguite come vita politica della metropoli, consentono di raggiungere la partnership piena con altre Città-Mondo.
Questi e altri obiettivi strategici potranno essere perseguiti solo se si darà luogo a un ripensamento completo delle funzioni della città. Le città sono ancora fin troppo fondate sui princìpi della polis greca, cioè la Città-Stato. Ma quei princìpi erano basati su gerarchie spaziali e sociali oggi totalmente anacronistiche, quali il primato della città sulla campagna, del maschio sulla femmina, dell’anziano sul giovane, della rendita sul lavoro, del cittadino sullo straniero, della guerra sulla pace.
La fondazione delle Città-Mondo può minare dalle fondamenta quel modello a partire dall’architrave principale: la politica. 
La politica ha avuto una funzione essenziale nel governo della città. La parola stessa, politica, viene da polis. In quanto politica fondata sulla struttura di una città localizzata e chiusa, è inadeguata a governare gli ambiti sociali del nostro tempo aperto e connesso. Se priva di complesse relazioni con il resto del mondo, la città diventa uno spazio angusto, un cortile che imprigiona. Senza quel mondo, che coincide con il pianeta, la città rischia di ridursi alla mitologia autocentrata e reclusa che nel contemporaneo ama definirsi sovranista.
La politica fondata sulla Città-Stato diviene così il governo del passato. La forma storica da prediligere e perseguire nel presente non è più la polis o la Città-Stato, ma la Città-Mondo.
E i princìpi di governo societario non possono più afferire alla politica dell’isolamento dell’antica città e degli Stati che si escludono reciprocamente, ma alla politica planetaria.
Le città del pianeta sono a questo punto più che il nostro futuro: sono già il presente.

BEPPE SALA (estratto dal libro Società: per azioni)

LA NOSTRA REPLICA: “Sala ha preso un granchio”

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L’ITALIA con il CAPPELLO IN MANO: è questo che vogliamo?

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Austria, Olanda, Danimarca e Svezia annunciano battaglia contro il finanziamento a fondo perduto. Il primo ministro austriaco, Kurz, è categorico: “”No aiuti all’Italia, li sprecherebbe come fatto con il bonus vacanze“. E anche dalla Germania si alza l’allarme: “Si aiutano i Paesi a prescindere da quanto sono stati colpiti dal virus”, scrive il Frankfurt Allgemeine Zeitung. Tutto questo accade dopo mesi in cui in Italia si dibatte sul tipo di aiuti da ricevere dall’Europa, tra MES e Recovery Fund. Ma siamo sicuri che sia questo che vogliamo per il nostro Paese: vivere con il cappello in mano a chiedere aiuto al resto d’Europa? 

L’ITALIA con il CAPPELLO IN MANO: è questo che vogliamo?

# Austria, Olanda, Danimarca e Svezia contro i sussidi dell’Europa al nostro Paese: “No aiuti all’Italia, li sprecherebbe come fatto con il bonus vacanze”

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz in un messaggio su Twitter, mentre è in corso il Vertice Ue in videoconferenza, scrive: “Il Recovery Fund non deve portare a un’unione del debito attraverso la porta sul retro. Deve esserci un limite temporale. Inoltre si deve discutere chi paga quanto, chi beneficia di più e quali condizioni sono legate agli aiuti” sottolineando la volontà dell’Austria di coordinarsi con Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, gli altri tre paesi del gruppo dei “frugali” che guardano con scetticismo al piano economico proposto dalla Commissione europea di 500 miliardi in sussidi non rimborsabili e 250 miliardi sotto forma di prestiti. Il cancelliere spera in un avvicinamento delle posizioni sul Recovery, ma ha insistito sul fatto che gli aiuti, soprattutto se a fondo perduto, debbano essere condizionati e soggetti a controllo. In particolare la paura espressa dal cancelliere austriaco e dagli altri Paesi, è che l’Italia sprechi gli aiuti in politiche come il “bonus vacanze”. 

Fonte: agi.it

# Covid: autentico danno per l’economia oppure un alibi per aiutare chi è in difficoltà?

Al blocco dei paesi del centro e nord Europa l’Italia ribatte chiedendo solidarietà per quanto è stata colpita dal Covid. In effetti l’emergenza sanitaria ha colpito duramente il nostro Paese ma è davvero questa la causa dei nostri problemi economici e finanziari? A mettere in dubbio la correlazione Covid – aiuti europei è il Frankfurt Allgemeine Zeitung, che si chiede: “Che cosa c’entra il pacchetto di aiuti con la pandemia?”. Secondo un suo dossier, avvalorato anche dai dati dell’istituto tedesco per l’Economia IW, sembra che non ci sia una connessione tra Covid e aiuti europei. Riceverebbero aiuti molto alti se rapportati al PIL anche paesi scarsamente toccati dall’emergenza sanitaria, come la Bulgaria a cui sono destinati aiuti per il 16% del Pil, la Croazia con il 15%, la Grecia con il 14% o la Romania con il 10%. Sensibilmente di più di nazioni molto colpite come il Belgio o la Francia con il 2%. Secondo il FAZ il Covid sarebbe un alibi per aiutare economie in difficoltà. Potrebbe essere così anche per l’Italia? Quale sarebbe allora la causa dei nostri problemi?

# Stare in Europa con il cappello in mano: è questo che vogliamo?

Quello che dice il FAZ per l’Europa pare sia evidente anche all’interno dell’Italia. Non è un mistero che gli aiuti del governo e le future risorse dell’Europa siano indirizzate in gran parte verso le aree del Paese economicamente più deboli, invece che verso le zone che sono state più colpite dal virus che, come sappiamo, si è concentrato per il 50% nella Regione Lombardia. Anche quando il governo italiano ha distribuito aiuti economici alle regioni, tramite decreti e col ricorso al debito, i comuni più colpiti dal Covid del nord sono stati meno finanziati rispetto a quelli del sud. Alla conferenza stampa per illustrare l’arrivo dei fondi europei il primo ministro italiano ha illustrato una serie di opere che si potranno realizzare con quei fondi, tutte concentrate in regioni che risultano meno toccate dalla pandemia. Anche nei comportamenti interni il governo italiano sembra dare ragione al FAZ e ai dubbi degli europei: più che a sostenere i territori colpiti dal virus, gli aiuti servono a sostenere le aree che hanno problemi economici strutturali.  

Leggi anche: Il Covid ha colpito il Nord? Il governo aiuta il Sud

Ma la vera domanda è: serve finanziare a fondo perduto le aree economicamente meno sviluppate? Nel grafico qui sopra si vede come in 20 anni è cambiato il PIL procapite PPP (quindi a parità di potere d’acquisto) in alcune nazioni, rispetto all’Italia. Come si vede, da vent’anni il nostro Paese è fermo, superato nella crescita anche da economie considerate deboli come quella del Portogallo, cresciuta di quasi il 10% più di noi, o della Grecia, cresciuta del 15%. La fonte è IMF e i dati sono PreCovid: tutto lascia immaginare che a emergenza sanitaria conclusa il gap tra l’Italia e gli altri Paesi sarà ancora più ampio. 

La priorità della nostra politica sembra quella di mettere le mani su 170 miliardi di aiuti europei, tra fondo perduto e prestiti agevolati, che si aggiungono all’extra debito accumulato nei primi mesi del 2020 che dovrebbe aver portato il nostro debito pubblico dal 130% circa, dove veleggiava da alcuni anni, a superare il 160% con forti rischi che possa avvicinarsi a quota 200% entro la fine dell’anno. 

Debito e aiuti dell’Europa: è questo ormai il senso della politica economica del nostro Paese, ormai da anni. Una strategia più da cappello in mano che da rilancio per l’economia. Una strategia che come dimostra il grafico sopra, da vent’anni produce solo fallimenti. Ma come si è arrivati a questo punto?

# Il fallimento della politica assistenzialista: invece di prenderne atto per riformarci, si sta trasformano l’intera Italia in un paese da assistere

La politica economica degli ultimi decenni è evidente: si basa sull’assistenzialismo, con il trasferimento di risorse dalle categorie produttive e dai territori più efficienti a chi invece è in uno stato di bisogno. 

In nome della solidarietà i settori, come quello pubblico, e i territori che producono di meno sono quelli che ricevono di più. Chi è in avanzo finanzia chi è in disavanzo, con il risultato di disincentivare progressivamente chi produce di più e di incentivare chi è in uno stato di bisogno a rimanerci e a pretendere sempre di più. 

Questa strategia contraria alle leggi elementari dell’economia ha portato il Paese ad incrementare tassazione e spesa pubblica, alimentando al tempo stesso il debito dello Stato in una spirale di riduzione degli investimenti in infrastrutture e in attività redditizie. 

L’emergenza Covid sembra davvero un alibi molto pericoloso per il futuro del Paese: sta diventando l’occasione per fare diventare identità dell’intera nazione la mentalità assistenzialista che porta l’Italia a essere in Europa il Paese che pretende aiuto dagli altri. 

Come se ne esce?

O l’Italia trasforma la sua mentalità, dando un assetto di buonsenso al suo sistema economico, lasciando più risorse e più libertà alle categorie più produttive (imprese e lavoratori autonomi) e assegnando autonomia ai territori più efficienti, responsabilizzando invece chi è in deficit, oppure abbiamo davanti a noi un destino da eterni bisognosi che agiscono in Europa da assistiti. Se non da parassiti.

Leggi anche: I dieci effetti di Milano città stato più votati dai milanesi: al primo posto portare Milano a livello delle PRIME AL MONDO

ANDREA ZOPPOLATO 

 

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Fase 2: come MUOVERSI A MILANO in maniera intelligente

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Credits: Andrea Cherchi - Mobilità a Milano

Nel “tempo sospeso” coincidente con la fase di emergenza sanitaria più acuta legata alla pandemia da Covid-19 la mobilità è drasticamente calata in conseguenza del lockdown, e questo ha portato il Comune di Milano a rivedere le restrizioni e le regole relative all’accesso e alla circolazione delle auto in città.

Ora le cose stanno ritornando alla normalità, e questo è ormai da qualche settimana chiaramente percepibile a Milano, dove le strade semideserte e le circonvallazioni decongestionate in modo quasi surreale appaiono nuovamente trafficate: tutto ciò comporta un cambiamento delle regole che è bene avere presente per non incorrere in contravvenzioni. Un altro valido escamotage per evitare spiacevoli disguidi è quello di pianificare in anticipo i propri spostamenti, affrontando prima di muoversi il problema parcheggio. Da questo punto di vista parcheggiare con MyParking può essere molto utile: online dal 2007, questa piattaforma aggregatrice riunisce oltre 500 strutture di parcheggio situate presso le principali città, stazioni ferroviarie, aeroporti e porti italiani e consente di assicurarsi un posto auto presso parcheggi qualificati prenotandoli e pagandoli anticipatamente online, sempre a prezzi molto competitivi.

Già dal 18 maggio, ad esempio, è tornato valido il divieto di circolazione nelle corsie preferenziali riservate al trasporto pubblico; e a partire dal 3 giugno è rientrato in vigore il divieto di circolazione dei veicoli nelle Zone a Traffico Limitato (ZTL), ossia nelle aree in cui accesso e circolazione sono consentite soltanto in determinati orari e solo a specifiche categorie di utenti o a particolari tipi di mezzi di trasporto. In questo momento, però, sono ancora esclusi da questa restrizione i veicoli utilizzati da persone che lavorano in ambito sanitario.

Novità in vista anche per quel che riguarda area C, ossia la zona del centro storico di Milano con restrizioni di accesso per alcune tipologie di veicoli, che coincide con la Zona a traffico limitato Cerchia dei Bastioni ed è delimitata da 43 varchi con telecamere (7 dei quali sono a uso esclusivo del trasporto pubblico). Le limitazioni legate a quest’area, attualmente sospese, torneranno attive a partire dal 15 giugno, data a cominciare dalla quale lo torneranno anche le soste riservate ai residenti – quelle delimitate dalle righe gialle – e le aree di sosta a pagamento, circoscritte dalle strisce blu.

Per quanto concerne infine area B la situazione, almeno al momento, resta invariata. Rimangono dunque sospese le restrizioni previste per la zona che coincide con gran parte del territorio di Milano istituita alla fine di febbraio dello scorso anno: una zona a traffico limitato caratterizzata, da quel momento, da divieto di accesso e di circolazione per i veicoli più inquinanti e per quelli di lunghezza superiore ai 12 metri che trasportano merci, attiva dalle 7:30 alle 19:30 dal lunedì al venerdì. Con lo scoccare dell’emergenza sanitaria le restrizioni legate a questa zona sono state sospese, e il sito del Comune ci informa ora che lo rimarranno fino a nuovo ordine. Sarà determinante, a questo proposito, monitorare l’evoluzione del traffico e della situazione ancora delicata dal punto di vista sanitario per prendere eventuali nuovi provvedimenti, agevolando sino ad allora l’accesso alla città a chi preferisce muoversi in auto ed evitare i mezzi pubblici, sui quali oggi è possibile spostarsi solo mantenendo adeguate distanze dagli altri passeggeri.

Non va dimenticato, tuttavia, che per muoversi in maniera snella in città una scelta sempre intelligente è quella di valutare i parcheggi d’interscambio che si trovano in corrispondenza di molte aree periferiche e che permettono, una volta lasciata l’auto in una struttura sicura, di proseguire il viaggio in metropolitana per spostarsi rapidamente coprendo anche lunghe distanze senza doversi scontrare con le difficoltà in cui, allo stato attuale, si potrebbe invece incappare scegliendo di spostarsi con i mezzi di superficie.

REDAZIONE 

 

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Le trasformazioni della ROTONDA DELLA BESANA: da cimitero al MUBA, il museo per i bambini

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cimitero della bisana

Nell’immaginario collettivo molti ricordano la Rotonda della Besana come un antico lebbrosario, sovrapponendoci forse l’immagine di quello che era invece il Lazzaretto, che non era neanche poi così lontano… ma molto più antico.

Le trasformazioni della ROTONDA DELLA BESANA: da cimitero a museo per i bambini

In realtà siamo alla fine del ‘600 e qui c’era un cimitero annesso all’ospedale Maggiore della Ca’ Granda (l’attuale Università degli Studi). Ci troviamo in quella che era all’epoca piena campagna fuori dalle vecchie mura medioevali che correvano più o meno lungo l’attuale via Francesco Sforza. Si può ancora vedere la porta, detta della Meraviglia, e l’annesso ponticello, da cui, superato il naviglio dell’ospedale i carretti raggiungevano il camposanto.

cimitero della besana
La Porta della Meraviglia

Lo splendido porticato in barocchetto lombardo dalle eleganti forme curve fu innalzato nei primi anni del ‘700 non tanto per funzioni estetiche, o per celare qualcosa o qualcuno al loro interno, ma più semplicemente per isolare il complesso dalle acque stagnanti circostanti.

La città si ingrandisce e il cimitero viene a trovarsi ben presto all’interno del complesso delle mura spagnole e nel 1792, a fronte delle legislazioni sanitarie austriache (che saranno poi confermate da Napoleone) che non volevano cimiteri in città, fu dismesso.

Dopo i più disparati utilizzi, come spesso capitava, e tanta incuria, arriviamo ai giorni nostri.

Da cimitero al MUBA

Questo passato un po’ lugubre oggi sembra davvero molto molto lontano. Il Giardino della Rotonda della Besana è uno spazio verde vivissimo, ristrutturato qualche anno fa, dove d’estate si organizzano concerti, mostre, aperitivi e lezioni di yoga mattutine.

Ma non è tutto! Avete mai sentito parlare della storia di Roberto Piumini che racconta che qui abita una creatura magica, il folletto Bambilla, amico dei bambini e della natura. Che sia proprio questa storia ad aver dato l’idea di creare un luogo interamente dedicato ai più piccoli?

cimitero della besana

cimitero della besana
Chiesa sconsacrata di San Michele Arcangelo ai Nuovi Sepolcri

Da qualche anno infatti, in quello che era lo spazio centrale, dove era stata eretta la Chiesa di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri, oggi sconsacrata, è presente il MUBA, alias Museo dei Bambini, un grande spazio tutto per loro… con giochi, tanti libri da leggere e colorare, laboratori di didattica e di scoperta e utilizzo di colori, forme e materiali. Un luogo unico che ancora una volta dimostra come Milano sia una città all’avanguardia e proiettata al benessere di tutti i suoi cittadini, anche di quelli ancora piccoli.

 

ROBERTO BRACCO

 

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Leggi anche:
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* Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
* Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
* Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
* “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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La formula di LUCIANO FLORIDI: la rivoluzione della BUONA POLITICA

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Credits: alessioporcu.it - Luciano Floridi

In una lunga chiacchierata, Luciano Floridi, professore di Etica dell’informazione all’Università di Oxford, ci ha raccontato come in questo momento storico abbiamo l’opportunità di rifondare le basi della politica e dare uno scossone alla nostra società. Se non saremo in grado di farlo, le generazioni future non ce lo perdoneranno.

La formula di LUCIANO FLORIDI: la rivoluzione della BUONA POLITICA

La pandemia da Coronavirus ha fatto emergere e messo chiaramente in luce la debolezza e la mancanza di competenza e preparazione di molti leader politici. Ma potevamo veramente aspettarci qualcosa di diverso? Al momento del bisogno, le classi dirigenti prive di una visione e di progetto politico a lungo termine e votate da elettori incuranti delle competenze necessarie per governare un Paese hanno semplicemente mostrato la loro inadeguatezza. La crisi non è una bacchetta magica che rende improvvisamente “migliore” e “capace” una classe dirigente mediocre e priva di competenze, al limite rende solo i cittadini più indulgenti e tolleranti verso le inadeguatezze dei propri governanti. Ma quindi ha ancora senso parlare di impegno politico e qual è il ruolo che la politica deve assumere per tornare ad essere rilevante e avere un forte peso nella società? Ne abbiamo parlato in questa intervista con Luciano Floridi, professore di Etica dell’informazione all’Università di Oxford, che nel suo nuovo libro “Il verde e il blu. Idee ingenue per migliorare la politica” mette la filosofia al servizio della politica e propone qualche idea concreta per affrontare le grandi sfide di oggi.

# Prof. Floridi, quali sono a suo avviso le debolezze e le mancanze della società che questa pandemia ha messo in luce?

Quando si tratta di affrontare sfide difficili e importanti, come la gestione di una pandemia o il problema ambientale, la buona volontà dei singoli da sola non basta. Tanto più il problema è complesso, tanto più la struttura organizzativa della società deve essere adeguata ed articolata in modo tale da poter affrontare le grandi sfide di oggi in modo progettuale e concepire soluzioni appropriate.

Nella seconda metà del ‘900, lo Stato è stato estromesso dalla maggior parte dei progetti sociali per paura di quanto si era verificato nei primi del ‘900, quando lo Stato era entrato prepotentemente nella gestione delle questioni sociali. Gli effetti di questo distacco si sono visti nella gestione di crisi importanti come quella ambientale, che non possono essere affrontate dai singoli cittadini ma nemmeno dai singoli Stati. Oggigiorno le crisi sono globali e richiedono soluzioni globali. Proprio per questo è necessario un ritorno alla buona politica, che deve essere in grado di portare avanti quelle istanze e quei progetti sociali che richiedono una vera leadership e un coordinamento più ampio e globale che solo la vera politica può offrire. I cittadini hanno percepito questa esigenza e sono nati dei movimenti, come quello delle Sardine in Italia, che chiedono alla politica di impegnarsi e fare di più.

# In questo scenario, come vede il rapporto tra Stato e cittadini?

I cittadini devono avere l’opportunità di contribuire al progetto sociale fin dall’inizio, e in particolare come effetto di questa pandemia i cittadini dovrebbero essere messi in grado di contribuire direttamente alla ricostruzione dello Stato sociale. Allo stesso modo, lo Stato e la pubblica amministrazione dovrebbero “avvicinarsi” ai cittadini e rendere facile l’esercizio dei loro doveri. Lo Stato va rifondato sulla base dei principi della partecipazione, della fiducia, e delle solidarietà. Se io cittadino contribuisco ad elaborare le leggi e le regole del Paese in cui vivo, sarà più difficile che poi mi tiri indietro nel rispettarle.

# Ma in concreto quali strumenti potrebbero essere utilizzati per favorire questa cultura della partecipazione e della fiducia?

Gli strumenti digitali possono essere estremamente utili a questo scopo. La Comunità Europea organizza periodicamente delle consultazioni pubbliche (https://ec.europa.eu/info/about-european-commission/service-standards-and-principles/transparency/consultations_it) per dare ai cittadini l’opportunità di contribuire al processo legislativo, dalla fase di preparazione fino alle nuove proposte legislative e alle valutazioni dell’efficacia delle leggi in vigore. I cittadini possono partecipare alle consultazioni pubbliche e ai vari meccanismi di feedback previsti lungo tutto l’arco del ciclo di elaborazione delle politiche, e possono inoltre consultare i documenti correlati e i contributi pervenuti. In genere si parte con una bozza iniziale che viene rifinita gradualmente e gli strumenti digitali ci vengono in aiuto proprio nel gestire e portare avanti questo processo, che ovviamente richiede anche un coordinamento centrale.

L’idea di base è quella di mettere in condivisione l’intelligenza comune al fine di prendere le decisioni migliori e coinvolgere i cittadini nel processo decisionale, in modo tale che si sentano coinvolti e quindi responsabili nel seguire e rispettare le decisioni prese. Sembra una procedura lontana dagli interessi reali, ma immaginiamo una partecipazione aperta a tutti a livello di quartiere, o comunale, per esempio. Potrebbe essere un buon modo per attrarre le persone alla politica a partire da quello che le tocca immediatamente.

# Possiamo pensare di utilizzare questi strumenti anche per aprire delle consultazioni sui piani elaborati dai Comitati tecnici per affrontare tematiche complesse?

Assolutamente sì, anzi è proprio quello che andrebbe fatto. Nella maggior parte dei casi, i piani delle task force sono percepiti dai cittadini come delle decisioni prese e calate dall’alto. Ad esempio oggi in Italia si potrebbe aprire una consultazione sul piano prodotto dalla task force di Colao. In questo modo, i cittadini potrebbero contribuire con le loro idee e proposte ai progetti elaborati dai tecnici e si sentirebbero più partecipi e coinvolti. Il piano della task force non sarebbe più solo il piano elaborato da esperti chiusi nelle loro stanze ma diventerebbe anche il loro piano.

La co-partecipazione e il co-design aiuta a far sentire tutti proprietari del prodotto finale.

# Ma non si rischia di avere troppo “rumore di fondo”, ovvero troppe persone che vogliono dire la loro magari senza nemmeno essere qualificate nel farlo?

Come dicevo prima, è necessario un coordinamento centrale che vagli tutte le proposte. Ma l’ascolto è fondamentale per progettare delle buone soluzioni politiche.

Le faccio un esempio molto banale. Se voglio affrontare i problemi della piccola-media impresa italiana, parlo con l’imprenditore di Padova per capire di che cosa ha bisogno realmente e provo a costruire assieme a lui delle soluzioni ad-hoc. A quel punto, non solo gli dò quello di cui ha bisogno, ma lo coinvolgo e lo “aggancio” nel rispettare delle regole condivise, esplorando insieme i limiti del fattibile.

# Come è cambiato o come cambierà il rapporto tra i cittadini e la politica? Quali sono le debolezze del rapporto tra i cittadini e la classe politica che la pandemia ha messo in luce?

La politica non faceva un buon lavoro prima e non lo ha fatto durante l’emergenza da Coronavirus. Una classe dirigente mediocre non può diventare improvvisamente capace e competente per affrontare una sfida imprevista e complessa, e con questo mi riferisco soprattutto alla Gran Bretagna, che conosco più da vicino, ma non solo, si pensi anche all’amministrazione Trump.

Purtroppo c’è un forte rischio che nella “nuova normalità” dopo la pandemia, il rapporto tra i cittadini e la politica non si evolva e si ritorni alla stessa situazione di prima. La politica oggi rifugge da qualsiasi impegno nei confronti della società e non si occupa di progetti sociali che coinvolgono le comunità. Dobbiamo recuperare questo aspetto e rimuovere gli ostacoli che impediscono ai cittadini di partecipare attivamente al processo decisionale. Per fare questo, la politica deve fondarsi su idee concrete e costruttive, a disposizione di chiunque voglia usarle e aperte ai contribuiti dei cittadini; solo in questo modo è possibile far emergere e metter in condivisione l’intelligenza e la buona volontà comune. Se questo non succederà, avremo sprecato un’occasione veramente unica. Oggi abbiamo l’opportunità di rifondare meglio le basi della nostra politica e dare uno scossone alla società. Se non lo faremo, le generazioni future non ce lo perdoneranno.

# Cosa ne pensa delle forme di partecipazione politica attraverso i partiti?

Lo scontro tra partiti è una cosa datata e questo è uno dei fattori che ha portato i cittadini a staccarsi dalla politica. La maggior parte delle persone, e quindi degli elettori, vuole solo fare le cose bene e in modo concreto. Salute e ambiente potrebbero essere due ambiti da cui partire per coinvolgere di nuovo i cittadini nella politica, dato che sono ambiti che toccano da vicino tutte le persone.

# Un’ultima domanda. Quali sono le competenze da mettere in campo ora per far “rinascere” la nostra società?

Innanzitutto sono necessarie persone dotate di visione strategica, ovvero in grado di immaginare gli scenari futuri e capaci di indirizzare e guidare le azioni e le scelte verso una direzione favorevole.

Inoltre sono necessari quelli che possiamo chiamare “esperti di circoli virtuosi”, ovvero tecnici in grado di disegnare meccanismi utili e necessari per perseguire la direzione indicata dalla visione e in più capaci di auto-rinforzarsi e mantenersi nel tempo. Anche in questo caso possiamo fare un esempio banale, i pagamenti digitali non solo facilitano la vita delle persone, evitando code e perdite di tempo, ma allo stesso tempo permettono di combattere l’evasione e quindi hanno un effetto positivo anche per le casse dello Stato. I processi che funzionano sono quelli in cui il risultato del processo rinforza il processo stesso. Niente di nuovo, è quello che ci insegna anche la natura, e il buon senso.

LAURA COSTANTIN

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Riparte l’industria degli eventi: MILANO resta AL PALO

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Credits: milanotoday.it - Fuorisalone

Il settore degli eventi in Italia vale l’1,7% del PIL, con Milano che da sola ne organizza il 10% nazionale, e in quasi tutto lo stivale è ripartito dopo lo stop causato dall’emergenza Covid in deroga al DCPM come previsto dal governo. La Regione Lombardia ancora una volta ha deciso di aspettare, causando un enorme danno all’economia milanese.

Riparte l’industria degli eventi: MILANO resta al palo

# Il DCPM 11 giugno stabiliva la ripartenza degli eventi il 14 luglio, con deroghe in capo alle regioni

Il settore degli eventi in Italia vale l’1,7% del PIL, offre lavoro ad una forbice tra 50.000 e 100.000 persone e, nel 2019, ha visto partecipare oltre 28 milioni di persone.
Senza contare l’indotto legato ai pernottamenti in albergo, ai consumi dei partecipanti quando sono in trasferta ed a tutte le altre componenti della filiera.  Con il DPCM del 11 giugno è arrivata la doccia fredda: contrariamente a quanto si prevedeva, il testo del decreto rimanda al 14 luglio la ripartenza del settore, unico ad essere escluso dalla Fase 3. Con una postilla però: le Regioni possono decidere di derogare a questa disposizione alla luce di valutazioni autonome della situazione epidemiologica

Ed è cosi che nei giorni immediatamente successivi, 16 Regioni su 20 hanno imboccato questa strada facendo ripartire uno dei settori che ha visto il proprio fatturato completamente azzerato. Quasi tutte le ordinanze regionali, adottando le linee guida ed i protocolli proposti al governo da Federcongressi, non prevedono limitazione al numero di partecipanti agli eventi, unica condizione è che vengano rispettate le norme sul distanziamento sociale e sul divieto di assembramento.

# La Regione Lombardia una delle poche a lasciare fermo il settore degli eventi, nonostante Milano sia leader in Italia e tra le prime al mondo

Quando si parla di eventi Milano è leader incontrastata in Italia, con alcune manifestazioni come il Salone del Mobile e l’EICMA uniche al mondo, infatti ne ospita ogni anno circa 45.000, il 10% di tutti gli eventi nazionali. L’industria degli eventi in città è complementare a tutti i settori più trainanti come moda, design, turismo, architettura, farmaceutica, real estate, finanza. La ripartenza del settore sarebbe stata quindi una boccata d’ossigeno per l’economia della città e per l’Italia intera.

Purtroppo per ora Milano non potrà farlo perché dipende ancora dalle decisioni di Regione Lombardia, una delle 4, insieme a Piemonte, Valle d’Aosta e Trentino, che hanno deciso di non derogare al decreto disposto del Presidente del Consiglio. Quindi si ritroverà in condizione di svantaggio anche nei confronti delle altre regioni che hanno già derogato l’apertura del settore e che potrebbero drenare mercato anche in ottica internazionale. Questa è l’ennesima dimostrazione che senza un’autonomia, alla pari delle altre città internazionali, Milano si troverà sempre a dipendere da scelte altrui senza nessuna voce in capitolo rischiando di scivolare sempre più nell’anonimato.

LUCA BENSAIA

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ORIA e San Carlo: un collegamento insospettabile

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Una figura importante come San Carlo Borromeo ha avuto un effetto assai significativo sul suo tempo, anche al di là di semplici confini geografici, come dimostrato anche da un suo importante progetto culturale.

Anche quando delle situazioni imprevedibili lo hanno portato al centro della scena lontano dalla “sua” Milano, il Borromeo ha agito con umiltà e umanità (fedele al suo motto cardinalizio), che recitava Humilitas.

Cosa lega Oria, nel brindisino, a Carlo Borromeo?

Nello specifico, il collegamento tra Oria, città nel brindisino, (peraltro, Brindisi annovera anche Via San Carlo Borromeo, a riprova dell’impatto e del legame forte tra il Santo e la zona) ed il Cardinale Borromeo dimostra esattamente quanto asseriamo.

Nel 1562, Filippo II di Spagna assegnò il feudo di Oria (si trattava, nello specifico, di un Principato) al Conte Federico Borromeo, fratello del Santo. Tuttavia, il Conte Federico morì poco dopo di malattia, senza eredi, per cui il feudo passò a Carlo. Quest’ultimo, anche se non ebbe mai a recarsi personalmente sul posto (fu infatti il suo Procuratore a prendere possesso del feudo il 21 aprile del 1565), richiese sempre rapporti dettagliati ai suoi uomini presenti in loco.

La gestione del feudo di Oria voluta da San Carlo Borromeo fu assai apprezzata dalla popolazione locale; era però destinata a durare poco, in quanto, nel 1569, il Borromeo stesso decise di cederlo al Re di Napoli per la bella cifra di 40mila scudi, che fu poi adoperata per alleviare gli effetti di una carestia che affunestò Milano in quel periodo.

La vendita del Principato è anche commemorata da uno dei cosiddetti “Quadroni di San Carlo” presenti in Duomo (vengono esposti ogni novembre, dato che il giorno 4 di quel mese ricorre appunto S. Carlo) precisamente quello intitolato Il Santo vende il Principato d’Oria.

All’indomani della canonizzazione del Borromeo, Oria ed alcune città vicine elevarono il Santo al rango di Compatrono. Diversi Seminari sono a lui dedicati ed il suo culto è assai sentito nell’area fra Brindisi, Taranto e Lecce.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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San Siro: l’area verde dell’ippodromo non si tocca (e a difenderla arriva anche il FAI)

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Mentre continuano le trattative per definire cosa ne sarà del vecchio/nuovo stadio di calcio di San Siro, arrivano buone notizie per quanto riguarda le aree degli Ippodromi milanesi.

San Siro: l’area verde dell’ippodromo non si tocca (e a difenderla arriva anche il FAI)

Snaitech, proprietaria del complesso dell’Ippodromo di San Siro (che comprende le piste per corse del trotto e del galoppo e i centri di allenamento del galoppo di Trenno e della Maura), ha notificato al Consiglio di Stato l’atto di rinuncia a procedere relativamente all’appello presentato contro i vincoli di carattere storico-artistico posti nel 2004 sul Comprensorio Ippico di San Siro e nel 2017 sull’area dell’ex Ippodromo del Trotto.

“Rinunciando formalmente a portare avanti due ricorsi che hanno radici lontane ed erano maturati in un contesto completamente diverso dall’odierno – spiega Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech – vogliamo mandare un messaggio forte al quartiere e alla città. Come abbiamo sempre detto, Snaitech vuole continuare a investire e lavorare per dare seguito alla straordinaria tradizione ippica della città e del quartiere di San Siro”.

Da tempo si sospetta che Snaitech voglia smantellare il comprensorio ippico – una città nella città dedicata all’allenamento dei cavalli da corsa ma anche patrimonio storico, architettonico e culturale di valore inestimabile, comprendente un parco botanico con 55 specie tra alberi secolari e piante rare e palazzine degli anni Venti in stile Liberty – per fare speculazione edilizia. La rinuncia alla battaglia legale per eliminare i vincoli esistenti (rigidissimi) è significativa, anche se in molti vedono la mossa di Snaitech come unica possibile dopo che il Comune di Milano si era costituito parte civile in difesa della tutela del verde ippico.

Ad applaudire prima l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, per la delibera della Giunta di Milano dello scorso 5 giugno 2020, n. 665, con la quale il Comune di Milano aveva deciso di costituirsi avanti al Consiglio di Stato, e ora la decisione di Snaitech, è anche il FAI, Fondo Ambiente Italiano. “Si tratta di scelte molto importanti, che oltre a ribadire la necessità della tutela di una memoria architettonica e di un disegno urbanistico storico, risalente agli anni Venti del secolo scorso, comportano, a nostro avviso, l’affermazione del valore di uno specifico settore, quello legato all’ippica, che è parte dell’identità di Milano e della sua eccellenza”, si legge sul sito www.fondoambiente.it.

Il complesso dell’Ippodromo di San Siro fu inaugurato nell’aprile del 1920 e dichiarato monumento di interesse nazionale nel 2004. “Nei suoi edifici trovano sede conoscenza storica e saperi tradizionali, professionalità e cultura, che potrebbero essere forieri di nuovi sviluppi funzionali alla città contemporanea: nuove attività sportive e ricreative, nuovi servizi sociali e culturali, nuove imprese e nuovi spazi aperti al pubblico”, ha ricordato il Presidente FAI Andrea Carandini nella lettera inviata al Comune di Milano.

VALENTINA SCHENONE

 

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🔴 Sala contro lo Smart working: “torniamo al lavoro!”

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Nel suo consueto video quotidiano il sindaco Sala si scaglia contro lo smart working. La sua posizione è che bisogna “tornare a lavorare”, sia per evitare l’effetto “grotta” di protezione per chi ha lo stipendio garantito, sia perché lo ritiene una flessibilità e non una modalità di lavoro. Concetto ribadito anche nella conferenza stampa a Palazzo Marino, in risposta alle numerose critiche sul suo profilo social.

🔴 Sala contro lo Smart working: “torniamo al lavoro!”

 

# Sala su Facebook: “E’ il momento di tornare a lavorare”

Le parole del Sindaco nel suo consueto video quotidiano di oggi 19 giugno: “Un consiglio mi sento di darlo, io sono molto contento del fatto che il lockdown ci abbia insegnato lo smart working, e ne ho fatto ampio uso in Comune, ma ora è il momento di tornare a lavorare perché l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli. Tutto ciò va contestualizzato nella situazione sanitaria. Vi suggerisco di leggere quello che dice in un’intervista il professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri, dice che la carica virale oggi è molta bassa. Semplificare è rischiosissimo e non lo voglio fare, sminuire il potenziale problema è altrettanto rischioso ma riflettiamoci“.

Sala guarda a chi ha più difficoltà: “Questa è una realtà per cui soprattutto per le parti più deboli dal punto di vista del lavoro, i giovani e le donne, c’è una seria ipoteca per il futuro, quindi dobbiamo occuparcene. Sto cercando di fare il possibile per ridurre la perdita di lavoro che sta avvenendo della nostra città e creare nuove occasioni di lavoro“.

# Le critiche: “Lavoriamo anche più che in ufficio”, “con lo smart working si riduce il traffico”, “e ai figli chi ci pensa?”

Tra chi evidenzia di “lavorare molto di più da casa”, oppure “Altro che “effetto grotta”: lavorare a casa non significa “lavorare per finta”. È questa mentalità che rende l’art.1 Cost. inattuato“. C’è chi sottolinea le carenze dei servizi pubblici e delle aziende e, al tempo stesso, i benefici che la città trae dal lavoro da casa di tanti cittadini: “Che delusione sentir dire queste cose come fossimo negli anni ’70. Da un sindaco di una città uccisa dal traffico che potrebbe solo giovarsi dello smartworking“. O anche: “I lavoratori in smartworking sono anche quelli che devono curare i loro figli perché nessuno si è preso la briga di pensare a loro e non ha neanche pensato di riaprire le scuole“.

Fonte: corriere.it/economia

# Il nuovo rilancio di Sala nella conferenza stampa a Palazzo Marino: lo smart working è un lusso che non tutti si possono permettere

Nella prima conferenza stampa “post-covid”, organizzata dall’associazione Cronisti in a Palazzo Marino in Sala Alessi, il Sindaco ha spiegato meglio il suo pensiero rispondendo al giornalista Fabio Massa di affaritaliani.it: “Noi stiamo assistendo a un crollo molto significativo dei beni di consumo nel mondo. Dopo le vacanze le aziende devono trovare un equilibrio: vedremo licenziamenti. E credo che le aziende lavoreranno anche sugli spazi. […] Ed è quindi necessario che oggi si sia molto poco egoisti. A chi mi critica vorrei dire che vedrò i precari dello spettacolo. Vaglielo a dire a loro, di continuare lo smartworking. Bisogna essere poco egoisti e pensare che una città non cambia pelle un giorno con l’altro. […] Ma se la gente sta in casa qualche ripercussione c’è. Lo smartworking è una leva di flessibilità non una modalità normale. […] Lo ripeto: non sono concettualmente contro lo smartworking. C’è tutto un mondo che vive sul fatto che gli altri si muovono. […] Ma ci stiamo dimenticando che i lavoratori sono il 40 per cento della popolazione italiana? Se poi per avere consenso bisogna dire solo cose gradevoli e carine allora io non ci sono. Il tema del consenso per me adesso è davvero irrilevante. Io continuerò a dire quel che penso

Fonte: affararitaliani.it

# Quando Ichino ha detto “Smart working? Per dipendenti pubblici spesso è vacanza

Ichino, giuslavorista e già parlamentare, non è stato leggero nell’affrontare il tema dello smart-working nella pubblica amministrazione: “Nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento. Si sarebbe potuto estendere a questi settori il trattamento di integrazione salariale“, ovvero la cassa integrazione che per i dipendenti pubblici non c’è, visto che il datore di lavoro è lo Stato. L’idea di Ichino era quella di «destinare il risparmio a premiare i medici e gli infermieri in prima linea, oppure fornire i pc agli insegnanti, costretti a fare la didattica a distanza con i mezzi propri». 

# La nostra proposta: un gesto di solidarietà dai garantiti ai non garantiti

Una proposta che avevamo già avanzato, come gesto di solidarietà nei confronti dei liberi professionisti, dei dipendenti privati senza cassa integrazione e di chi in generale è rimasto senza reddito, per ridurre al contempo l’esposizione al debito pubblico e rinsaldare l’unità nazionale, per la quale avevamo ricevuto numerose critiche. Un’idea non così assurda, visto che ad esempio l’Uruguay ha applicato un taglio del 20% dello stipendio dei suoi dipendenti pubblici sopra i 1.800 dollari per sostenere i precari e in tutti coloro che si sono ritrovati in difficoltà economica durante l’emergenza Coronavirus.

Lo smart-working non può essere la soluzione definitiva ed è indubbio che svantaggia di più il libero professionista o il lavoratore precario, che si trova a lavorare senza orari, rispetto al dipendente pubblico che deve essere tendenzialmente disponibile negli “orari di sportello”, svincolato di solito da obbiettivi da raggiungere. Per questo va ripensata sia la modalità di smart working nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita e dell’efficienza sia del privato che del pubblico, con il lavoro in presenza che dovrà essere rivalutato anche per mantenere in vita l’economia delle attività commerciali che ruotano attorno a uffici e imprese.

Fonte: corriere.it

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“Siamo tutti sulla stessa barca”. C’è un’eccezione: i DIPENDENTI PUBBLICI. La proposta: una parte del loro stipendio per aiutare i non garantiti

FABIO MARCOMIN

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Altro ATTACCO a Milano dal sud: “basta con la COLONIZZAZIONE LINGUISTICA”

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Credits: gianlucadimarzio.com - Gattuso vittorioso in Coppa Italia

La vittoria del Napoli in coppa guidata da Gattuso ha rinfocolato un’altra forma di revanscismo contro il nord e milano in particolare: quello linguistico. 

Altro ATTACCO a Milano dal sud: “basta con la COLONIZZAZIONE LINGUISTICA”

# Proseguono gli attacchi contro la capitale economica del Paese: l’ultimo è il revanscismo linguistico

In questi ultimi mesi Milano è stata oggetto di attacchi per i motivi più disparati in particolare da rappresentanti politici e abitanti di alcune regioni del Sud. Ripercorriamoli: 
– il Ministro del Sud Provenzano che afferma “Milano non restituisce nulla all’Italia”,
– gli insulti ai cittadini “infetti” provenienti dal Nord del Paese in vacanza al sud prima del lockdown,
– la disparità di aiuti economici nei confronti dei paesi lombardi più colpiti dal virus rispetto a quelli del sud,
– la minaccia della chiusura dei confini a milanesi e lombardi da parte dei presidenti di Campania e Calabria,
– la richiesta di certificati di negatività al virus richiesti inizialmente da Sardegna e Sicilia,
– la richiesta di estendere la chiusura della Lombardia per tutta l’estate, fatta da uno dei membri della task force governativa contro “l’odio in rete”.

L’ultimo “attacco” in ordine di tempo è un revanscismo linguistico nei confronti delle cadenza e parlata del nord. Revancismo che già circolava sui social ma che la vittoria del Napoli guidato dal calabrese Gattuso in Coppa Italia contro la Juventus ha rinfocolato. L’accusa è che la parlata settentrionale sia diventata uno standard sinonimo di professionalità, mentre quella meridionale viene svilita dai “media settentrionali” per prassi e utilizzata solo in contesti comici e per rappresentare la mafia, e che addirittura alcuni rappresentanti del mezzogiorno si vedano “obbligati” a impostare a camuffare il proprio accento per sembrare credibili.

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# Il pensiero strisciante sulla presunta colonizzazione linguistica del nord 

Un post riproposto su Facebook da un autore napoletano (Delgado), prende spunto dalla vittoria di Gattuso da sempre orgoglioso di pensare nel suo dialetto calabrese prima di parlare e di essere orgoglioso della sua provenienza meridionale, e ha messo in luce un fatto: il sud punta il dito contro il nord per una presunta colonizzazione linguistica.
Il concetto che si vuol far passare è che siccome parte dei cittadini del mezzogiorno che viene al nord decide di uniformarsi linguisticamente nei confronti della città di arrivo, questo processo sia un’imposizione voluta dai milanesi per rendere la loro “parlata” uno standard nazionale a qualsiasi latitudine cancellando ogni tipo di inflessione e cadenza diversa.
Ecco cosa scrive Delgado:
Siamo così abituati all’accento, all’inflessione, alla cadenza del Nord, che non ci accorgiamo di quanto la lingua italiana si sia plasmata intorno a un modo di parlare settentrionale diventato pressoché standard. Dalle radio milanesi alle tv di Cologno Monzese, passando per Sky e finendo con le pubblicità, è tutto un “perchè” e “settimana prossima”: le parole scorrono velocissime sulla bocca dei commentatori sportivi e dei giudici di X Factor, sempre rapidi, precisi, efficienti.
La parlata, la cadenza, l’accento meridionale, al contrario si ascoltano in contesti comici, spesso stereotipati, nelle fiction sulla malavita (perché la Mafia al Nord non esiste), nelle pubblicità su mozzarella e altri prodotti tipici, nei comici made in sud, insomma dal Lazio in giù quando si apre la bocca in tv o si fa ridere o si minaccia di commettere un crimine.
E il risultato è che molti meridionali camuffano maldestramente il proprio accento, soprattutto in quei contesti in cui bisogna dimostrare di essere efficienti e professionali. Penso a quei pochi ex calciatori meridionali che commentano le partite, magicamente perdono l’accento e ne assumono uno nuovo, un modo di parlare che li fa somigliare agli ex colleghi del nord, una mimesi linguistica che racconta di una sudditanza di lunghissimo corso. […]
In un Paese dove la “parlata” settentrionale è percepita come sinonimo di professionalità, e quella meridionale è inferiorizzata per prassi, io uno come Gennaro Gattuso lo stimo. Va alla conferenza stampa di presentazione del Napoli e rivendica le sue origini, sbattendo in faccia a tutti il suo persino pensare in calabrese.
Mi ha ricordato chi portava avanti una sua personalissima battaglia linguistica e contro gli stereotipi, il gigante Massimo Troisi quando durante un’intervista disse: “io penso in napoletano, sogno in napoletano, vi dovete sforzare di capire il napoletano”.
 
I commenti a riguardo del post sono ancora più pesanti e di disprezzo:
  • “nessuno sa parlare bene in italiano come i Siciliani, che tra l’altro possono essere considerati bilingue dal momento che il siciliano è una lingua (che andrebbe valorizzata, ma ci si sta lavorando). Questo per dire che non bisogna credere a certi stereotipi, non è vero che al Nord conoscono meglio la lingua italiana…”
  • “A me non piace la parlata milanese, non sempre voglio dire. Il più delle volte è fastidiosa..”
  • “Concordo. Sono fiorentino e il dialetto napoletano mi piace da morire. La mia prima volta a napoli ho perso la voce da quanto ho riso parlando coi napoletani. Non mi piace che alla TV si parli meneghino. Riguardando programmi degli anni 70 scopro che i conduttori e giornalisti non avevano inflessioni. Dei veri professionisti!”
  • “E il ” Tutto bene” usato come fastidioso intercalare …..”
  • “Al nord non conoscono i congiuntivi..”
  • “anche il passato remoto….se parlano di quando erano bambini usano comunque il passato prossimo”
  • “Questo vezzo di dire: “settimana prossima” senza l’articolo è una milanesata recente, fino ad un paio di anni orsono non esisteva, è parente stretto di “assolutamente si”, “assolutamente no”, “un attimino”, “piuttosto che” e di tante altre cacofonie utilizzate in quello slang insopportabile da apericena sui navigli che però fa tanto figo e lascia sottintendere chissà quali grandi dinamismo, modernità e fregnacce simili.”
Fonte: facebook

# Una spiegazione dal Comitato per la salvaguardia dei patrimoni linguistici

Nell’analisi della contrapposizione linguistica nord contro sud il CSPL, il Comitato per la Salvaguardia dei patrimoni linguistici, prova a dare una spiegazione di questo fatto: “Sappiamo tutti che in media l’economia del Sud è più povera di quella del settentrione. Pertanto, il fatto che al Nord, grazie ad esempio al maggiore sviluppo economico e all’immigrazione da altre regioni, si sia affermato maggiormente l’uso della lingua italiana ha fatto sì che le lingue regionali del Meridione pur avendo un maggior numero di locutori rispetto a quelle del Nord Italia siano generalmente associate all’arretratezza economica e culturale. Si può dire quindi che anche dal punto di vista linguistico ci sia contrapposizione tra il Nord industrializzato e maggiormente italofono e il Sud.” La conclusione è che: “Questo spiega, ad esempio, il fatto che molti emigrati dal Sud, specialmente in Lombardia, cerchino rapidamente di fare proprio l’italiano regionale del posto, e in particolar modo quello milanese, considerato tra gli “italiani regionali” più prestigiosi del Paese a causa del ruolo economico di Milano.”

Quindi se c’è una colpa di questa “predominanza linguistica”, a chi va ascritta? Ai milanesi e lombardi o a chi cerca di perdere la sua tradizione culturale?
E vista la sequela di attacchi, non è questa una delle occasioni con cui si riversa contro Milano e contro la Lombardia, un astio poco dignitoso visto il momento che sta passando la Lombardia?
Da ultimo, se si parla di diffusione della lingua parlata sui media, siamo così sicuri che il servizio televisivo nazionale, la Rai, sia così colonizzata dalla “parlata settentrionale”. 
Perchè la sensazione a Milano è proprio l’opposto: quella di una esagerata diffusione dell’intercalare romano. Anche se per nessun motivo al mondo scadremmo con il definirla una colonizzazione linguistica. O sbagliamo?
 

FABIO MARCOMIN

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Meglio TARDI che MAI: 5 COSE che la Regione sembra fare per il verso giusto con il Covid

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Credits: salesianilombardiaemilia.it - Palazzo Regione Lombardia

Siamo sempre stati inflessibili nel commentare l’operato della Regione Lombardia nella gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, sottolineando gli errori a nostro avviso commessi: dalla delibera sulle Rsa, alla mancanza di una strategia di tamponi, tracciamento e isolamento, alle lacune nella comunicazione dei dati. Ora si intravede un cambio di rotta, forse tardivo ma almeno apprezzabile sotto alcuni aspetti, anche se restano alcune cose da migliorare.

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Meglio TARDI che MAI: 5 COSE che la Regione sembra fare per il verso giusto con il Covid

#1 La presa d’atto indiretta degli errori con la “svolta a U” sui ricoveri RSA del 4 giugno 

Con la famigerata delibera dell’8 marzo che aveva di fatto permesso la diffusione del contagio nelle RSA, dando la possibilità di inviare i malati Covid meno gravi presso le strutture di degenza dove infatti si sono registrati il 30% dei contagi e solo a Milano 1.200 morti, il 4 giugno si è assistito ad una marcia indietro che si può leggere come una presa d’atto indiretta degli errori commessi con l’atto firmato in giunta.
Da inizio giugno finalmente le Rsa non possono più prendere in carico i pazienti affetti dal Covid 19 dimessi dagli ospedali. E gli anziani asintomatici che vivono ancora a casa, ma che necessitano di essere ospitati in una casa di riposo, potranno farlo solo a seguito di screening delle Ats anche attraverso interviste telefoniche, per accertare le loro condizioni di salute. In caso di un utente sospetto Covid 19 e constatata l’impossibilità di isolamento domiciliare dovranno essere cercate strutture adeguate per ospitarlo. Inoltre, per consentire l’ingresso di nuovi degenti nelle RSA è previsto il tempestivo trasferimento negli ospedali con reparti attrezzati degli ospiti delle case di riposo affetti da Covid 19, salvo i pazienti terminali, in stato terminale o in condizioni particolarmente compromesse da impedire il loro trasferimento. La condizione necessaria è però che la residenza sanitaria sia in grado di garantire tutte le misure per contenere il contagio.

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#2 L’accordo con il Sindaco di Bergamo per l’esecuzione di test sierologici con tampone in 48 ore 

Dopo il balletto sui test sierologici, all’inizio vietati dal sistema regionale, poi ammessi ma senza riconoscimento di validità per avere il diritto di richiedere un successivo tampone, con Sala costretto a rivolgersi in Francia per analizzare i campioni dei dipendenti ATM, la Regione li ha finalmente inseriti nel sistema sanitario di screening. Il 15 giugno, come annunciato dal Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, è iniziato un piano di prelievi ematici per 50.000 cittadini bergamaschi su una popolazione di 122.383 sviluppato dal Comune e sostenuto da diversi soggetti privati, sotto la supervisione della Regione Lombardia e dell’Ats. Le fascia di età coinvolta è quella tra i 18 e 64 anni, ovvero la popolazione attiva, con eventuale estensione ad altre fasce successivamente. La dotazione iniziale è di 50 mila test sierologici e fino a 20 mila tamponi.

Dopo questo primo accordo, con Fontana che ha dichiarato la massima collaborazione di Regione e ATS per combattere un eventuale ritorno dell’epidemia, ci auguriamo che venga replicato anche a Milano e in tutte le altre province lombarde.

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#3 I dati in tempo reale sull’origine dei contagi

Da alcuni giorni la Regione Lombardia, tramite l’assessore al Welfare Giulio Gallera, sta dando finalmente risposta alla prima delle 5 domande poste da noi un mese fa ovvero quella sulla provenienza dei nuovi contagi.

Nello specifico avevamo chiesto:
CHI SI STA AMMALANDO? A oltre tre mesi dall’inizio della pandemia chi si sta ammalando? Dove si stanno originando i nuovi contagi? Nelle RSA? In famiglia? In strada?

Dal 12 giugno infatti queste informazioni vengono rese pubbliche quotidianamente, assieme ad altre quali la quota di positivi risultanti da test sierologici, la percentuale di positivi tra “civili” e operatori, la forza attuale del virus che sono utili a comprendere la reale evoluzione dell’emergenza sanitaria della Lombardia.

Da questi dati è possibile produrre una fotografia della situazione attuale:

  • molti positivi sono risultati in seguito a tampone post test sierologico
  • il 25,6% dei cittadini risulta positivo al test sierologico
  • solo il 10% dei positivi al test sierologico sono ancora infetti
  • la maggioranza dei nuovi contagi hanno una carica infettiva debole e risalente alle settimane passate
  • i nuovi contagi provenienti dall’ambiente familiare sono prevalenti, mentre quelli nelle Rsa sono residuali

Queste considerazioni sembrano quindi confermare che la Lombardia è arrivata alla coda finale dell’emergenza e che la situazione risulta essere sotto controllo, senza ambiti di criticità, perché la maggior parte dei positivi si riferisce a contagi pregressi e solo il 10% dei positivi al test sierologico ha ancora una carica infettiva.

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#4 Ampliamento platea di persone sottoposte a tampone e avvio di una campagna massiccia di test e tracciamento

L’iniziale ritrosia nell’effettuare maggiori controlli sulla popolazione per verificare la presenza del virus ha visto un cambio di approccio negli ultimi giorni con un aumento delle persone sottoposte a tampone e l’avvio di una massiccia campagna di screening con prelievi ematici ovvero test sierologici. Ora infatti vengono sottoposti a tamponi: cittadini che si rivolgono al servizio di emergenza urgenza, pazienti in fase di ricovero, coloro che manifestano sintomi anche lievi, e i loro contatti, persone segnalate alle ATS dai medici di base o dai datori di lavoro, in seguito ai test sierologici. Lo screening sierologico viene effettuato invece a cittadini in quarantena, contatti di sintomatici, operatori sanitari, forze dell’ordine, personale dei tribunali che in caso di presenza degli anticorpi da Covid-19 vengono sottoposti a tampone per accertare la presenza del virus e quindi la possibilità di contagio.
Pur se in ritardo, questa decisione di aumentare e diversificare le modalità di controllo della diffusione del virus è da apprezzare, purché venga mantenuta nel tempo.

#5 Stop al piano socio sanitario che si è dimostrato fallimentare nell’affrontare il Covid

Uno dei problemi dei pessimi risultati in termini di contagi e decessi registrati della Regione Lombardia, con i morti che hanno raggiunto il 50% sul totale nazionale, è stato il cambio di paradigma degli ultimi 20 anni del sistema sanitario regionale. Infatti a differenza del Veneto e dell’Emilia Romagna, che hanno un’estesa e capillare rete di medicina territoriale con maggiore presenza di gruppi assistenza sanitaria e di operatori sanitari negli strutture pubbliche in percentuale alla popolazione, il sistema lombardo ha puntato su ospedalizzazione estrema, la maggior parte delle prestazioni più remunerative affidate al privato e lo smantellamento della medicina di prossimità. Questo ha fatto in modo che tra i medici di base e gli ospedali non ci fosse nessun filtro, trasformando gli ospedali prima e le RSA poi in centri di propagazione dell’infezione, insieme all’assenza di dispositivi di protezione per pazienti e operatori sanitari.
Il piano del sistema sanitario in fase di approvazione e al momento stoppato avrebbe previsto una prosecuzione dell’attuale paradigma gestionale con un’ulteriore accelerazione dell’ospedalizzazione e lo smantellamento della medicina di prossimità.

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# Cosa serve ancora alla Regione per imprimere una svolta decisiva al suo operato?

Questi passi in avanti possono essere decisivi per gestire la coda dell’emergenza sanitaria e sono anche un riconoscimento, pur se non esplicitato pubblicamente, degli errori commessi sinora. Se è apprezzabile quello che la Regione Lombardia sta facendo per rimediare al passato, quello che serve ora è un ulteriore scatto in avanti che preveda: una comunicazione formale e trasparente su tutti i dati in possesso sulla gestione dell’emergenza meglio se in modalità open-data, un protocollo da usare ora e in avanti per essere preparati a un’eventuale nuova ondata in autunno e in generale per tutte le future epidemie in regione che potrebbero presentarsi negli anni futuri. In ultimo, visto lo stop all’approvazione del piano sanitario, servirebbe ripristinare la rete di servizio assistenziale di prossimità utile a far fronte a emergenze come quella da Covid-19 e per meglio rispondere alle esigenze dei cittadini nei territori: a tal proposito si potrebbe prendere spunto dalla critiche mosse dai tecnici regionali, nel rapporto del 2010 conseguente all’influenza suina per fortuna di debole impatto in Italia, sulle azioni da intraprendere per chiudere le falle del piano contro le epidemie. 

Concludiamo poi con un’ultima fondamentale inversione a U che auspichiamo venga fatta dalla Regione: smetterla con l’atteggiamento paternalistico centrato su imposizioni e obblighi sui cittadini, tipo mascherine obbligatorie anche da soli all’aperto, e avviare invece un rapporto civile e maturo, da pari a pari, basato sul rispetto, sulla trasparenza e su un reciproco senso di responsabilità.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dalle acque di scarico la prova definitiva: il VIRUS a Milano già a DICEMBRE

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Credits: mmspa.eu - Fognature Milano

Già ad Aprile avevamo raccolto numerose testimonianze che segnalavano la presenza del virus in città prima di Natale. Ora arriva la prova definitiva: lo studio sulle acque reflue dell’Istituto Superiore di sanità certifica la presenza del Covid-19 nei condotti fognari della città a Dicembre.

Leggi anche: Coronavirus a Milano? Già a fine DICEMBRE

🔴 Dalle acque di scarico la prova definitiva: il VIRUS a Milano già a DICEMBRE

# Le prove certe dallo studio dell’Istituto Superiore di Sanità

A dicembre il Coronavirus era già presente a Milano. La scoperta arriva da uno studio in via di pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato attraverso l’analisi di acque di scarico raccolte in tempi antecedenti al manifestarsi della COVID-19 in Italia. Nel dettaglio sono stati prelevati 40 campioni nei depuratori di centri urbani del nord Italia da ottobre 2019 a febbraio 2020, utilizzati come sentinella della circolazione del virus nella popolazione, e 24 campioni di controllo per i quali la data di prelievo settembre 2018 – giugno 2019 consentiva di escludere con sicurezza la presenza del virus: dall’analisi emerge come nelle acque di scarico dell’area metropolitana siano state riscontrate tracce del SARS-CoV-2 .

Giuseppina La Rosa, del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha condotto lo studio in collaborazione con Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria ha dichiarato: “Dal 2007 con il mio gruppo portiamo avanti attività di ricerca in virologia ambientale e raccogliamo e analizziamo campioni di acque reflue prelevati all’ingresso di impianti di depurazione. […] I risultati, confermati nei due diversi laboratori con due differenti metodiche, hanno evidenziato presenza di RNA di SARS-Cov-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18/12/2019 e a Bologna il 29/01/2020.”

# Dalla Francia e dalla Spagna altre indagini che avvalorano lo studio italiano

La possibilità che il coronavirus fosse presente in Europa già nel 2019 era stata accertata anche da indagini in altri Paesi. In Francia era stato rintracciato il microrganismo che provoca il Covid-19 nelle acque della Senna e dall’analisi retrospettiva su campioni di pazienti ospedalizzati in Francia che identificavano un positivo al SARS-CoV-2 in un campione respiratorio, ovvero clinico, risalente alla fine di dicembre 2019. In Spagna un recente lavoro ha rinvenuto RNA di SARS-CoV-2 in campioni di acque reflue raccolte nella metà di gennaio a Barcellona, circa 40 giorni prima della notifica del primo caso autoctono. 

Fonti:
ansa.it
torino.repubblica.it

# La conferma dei nostri dubbi sulla presenza del virus a dicembre e le tre domande che questa scoperta solleva

I numerosi commenti raccolti sotto un nostro articolo, che ipotizzava che il Coronavirus circolasse già a Gennaio, raccontavano di esperienze personali di cittadini con i sintomi del virus a dicembre e questo ci ha fatto retrodatare di un mese la presenza del virus in città. Anche un’intervista di una professionista milanese rilasciata al Corriere, che risultava avere gli anticorpi già a febbraio con sintomi pesanti prima di Natale, testimoniava a favore della nostra tesi. Lo studio dell’ISS, oltre a confermare quanto già avevamo intuito, solleva numerosi interrogativi, tra cui:

  • se il virus circolava almeno già da dicembre, come mai si è avuta l’impennata di decessi dopo il suo annuncio pubblico?
  • quanto si è già diffuso tra la popolazione a Milano prima del lockdown?
  • se per oltre due mesi nonostante la circolazione del virus non si è avuto un pesante impatto sull’indice di mortalità né sul servizio sanitario, potrebbe essere che la convivenza con il virus possa riprendere in modo più sereno e senza eccessivi allarmismi o regole di protezione?

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FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 18 giugno. LOMBARDIA: 36 decessi, 216 nuovi contagi, indice positivi/tamponi torna sotto al 2%

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Credit: andrea Cherchi

18 giugno 2020. Aumentano ancora i decessi del giorno, mentre scendono i contagi, soprattutto come indice positivi/tamponi che torna sotto al 2%.  

Tornano a calare i contagi giornalieri: +216 dai +242 di ieri, con 11.475 tamponi per un indice positivi/tamponi che passa dal 2,1% di ieri all’1,9% di oggi. La quota di nuovi contagi in Lombardia sul totale nazionale è al 65%

I decessi aumentano: 36 dai 14 delle 24 ore precedenti. A livello nazionale la quota della Lombardia nei decessi giornalieri è al 45%.

Origine dei contagi. Giulio Gallera: “Fra i positivi di oggi, 54 casi sono determinati da una positività al test sierologico, con una sintomatologia risalente ad oltre due settimane fa. Inoltre, 11 riguardano gli ospiti nelle RSA e 5 gli operatori sanitari.
Continua il calo dei pazienti ricoverati nei reparti di degenza ordinaria, che si assestano a quota 1.673 (- 123 rispetto a ieri) mentre le terapie intensive registrano una situazione di stallo sostanziale”.

Leggi anche: 🔴 “Nelle RSA il 30% POSITIVI al tampone”: sempre più chiara la causa dei morti record in Lombardia

Dagli ospedali. Calano di 123 i ricoveri: restano ricoverati non in terapia intensiva 1.673 persone. In terapia intensiva c’è un ricovero in più (ieri erano stati -10) per un totale di 60 persone ancora in cura. I guariti in un giorno sono stati 505

Situazione delle province. Due le province sopra i 50 nuovi positivi: Bergamo e Milano. Nella Città Metropolitana i nuovi contagi sono +52,  mentre in città sono stabili a +18. Tutte le altre province, tranne Brescia con 41, sono sotto i 20 nuovi positivi. Cinque province sono sotto quota 10: Cremona, Lecco, Mantova, Lodi e Monza e Brianza.

Italia. I decessi giornalieri risalgono a 66 dai 43 di ieri. I nuovi contagi sono stabili a  +331 dai +329 di ieri. Altre 1.089 persone hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore. 5 persone in più nella terapia intensiva.

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)
3/5: +526 (+0,6%)
4/5: +577 (+0,7%)
5/5: +500 (+0,6%)
6/5: +634 (+0,8%)
7/5: +689 (+0,8%)
8/5: +609 (+0,7%)
9/5: +502 (+0,6%)
10/5: +282 (+0,3%)
11/5: +364 (+0,4%)
12/5: +614 (+0,4%)
13/5: +394 (+0,4%)
14/5: +522 (+0,6%)
15/5: +299 (+0,3%)
16/5: +399 (+0,4%)
17/5: +326 (+0,4%)
18/5: +175 (+0,2%)
19/5: +462 (+0,5%)
20/5: +294 (+0,3%)
21/5: +316 (+0,3%)
22/5: +293 (+0,3%)
23/5: +441 (+0,5%)
24/5: +285 (+0,3%)
25/5: +148 (+0,1%)
26/5: +159 (+0,2%)
27/5: +216 (+0,3%)
28/5: +382 (+0,4%)
29/5: +354 (+0,4%)
30/5: +221 (+0,2%)
31/5: +210 (+0,2%)
1/6: +50 (+0,05%)***
2/6: +187 (+0,2%)
3/6: +237 (+0,2%)
4/6: +84 (+0,1%)
5/6: +402 (+0,4%)
6/6: +142 (+0,1%)
7/6: +125 (+0,1%)
8/6: +194 (+0,2%)
9/6: +192 (+0,2%)
10/6: +99 (+0,2%)
11/6: +252 (+0,3%)
12/6: +272 (+0,3%)
13/6: +210 (+0,2%)
14/6: +244 (+0,3%)
15/6: +259 (+0,3%)
16/6: +143 (+0,2%)
17/6: +242 (+0,3%)
18/6: +216 (+0,2%)
Totale: 92.518

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)
3/5: +42 (+0,3%)
4/5: +63 (+0,4%)
5/5: +95 (+0,7%)
6/5: +222 (+1,5%)
7/5: +134 (+0,9%)
8/5: +94 (+0,6%)
9/5: +85 (+0,6%)
10/5: +62 (+0,4%)
11/5: +68 (+0,5%)
12/5: +62 (+0,4%)
13/5: +69 (+0,5%)
14/5: +111 (+0,7%)
15/5: +115 (+0,7%)
16/5: +39 (+0,3%)
17/5: +69 (+0,4%)
18/5: +24 (+0,2%)
19/5: +54 (+0,3%)
20/5: +65 (+0,4%)
21/5: +65 (+0,4%)
22/5: +57 (+0,4%)
23/5: +56 (+0,4%)
24/5: 0 (0%)***
25/5: +34 (+0,2%)
26/5: +22 (+0,1%)
27/5: +58 (+0,4%)
28/5: +20 (+0,1%)
29/5: +38 (+0,2%)
30/5: +67 (+0,4%)
31/5: +33 (+0,2%)
1/6: +19 (+0,1%)
2/6: +12 (+0,1%)
3/6: +29 (+0,2%)
4/6: +29 (+0,2 %)
5/6: +21 (+0,1%)
6/6: +27 (+0,2%)
7/6: +21 (+0,1%)
8/6: +32 (+0,2%)
9/6: +15 (+0,1%)
10/6: +32 (+0,2%)
11/6: +25 (+0,1%)
12/6: +31 (+0,2%)
13/6: +23 (+0,1%)
14/6: +21 (+0,1%)
15/6: +8 (+0,05%)
16/6: +9 (+0,05%)
17/6: +14 (+0,1%)
18/6: +36 (+0,2%)
Totale: 16.516

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
3/5: +118 (+0,6%)
4/5: +186 (+0,9%)
5/5: +144 (+0,7%)
6/5: +243 (+1,1%)
7/5: +182 (+0,8%)
8/5: +201 (+0,9%)
9/5: +178 (+0,8%)
10/5: +104 (+0,5%)
11/5: +114 (+0,5%)
12/5: +136 (+0,6%)
13/5: +105 (+0,4%)
14/5: +169 (+0,7%)
15/5: +66 (+0,3%)
16/5: +75 (+0,3%)
17/5: +110 (+0,5%)
18/5: +71 (+0,3%)
19/5: +102 (+0,4%)
20/5: +48 (+0,2%)
21/5: +83 (+0,3%)
22/5: +73 (+0,3%)
23/5: +88 (+0,3%)
24/5: +64 (0,3%)
25/5: +46 (+0,2%)
26/5: +38 (+0,1%)
27/5: +68 (+0,3%)
28/5: +76 (+0,3%)
29/5: +74 (+0,3%)
30/5: +62 (+0,3%)
31/5: +32 (+0,1%)
1/6: +18 (+0,07%)***
2/6: +45 (+0,2%)
3/6: +37 (+0,2%)
4/6: +31 (+0,2%)
5/6: +99 (+0,3%)
6/6: +59 (+0,2%)
7/6: +43 (+0,2%)
8/6: +29 (+0,1%)
9/6: +46 (+0,2%)
10/6: +27 (+0,1%)
11/6: +71 (+0,3%)
12/6: +88 (+0,3%)
13/6: +97 (+0,3%)
14/6: +45 (+0,2%)
15/6: +52 (+0,2%)
16/6: +42 (+0,2%)
17/6: +61 (+0,3%)
18/6: +52 (+0,3%)
Totale: 24.018

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
3/5: +41 (+0,4%)
4/5: +48 (+0,5%)
5/5: +50 (+0,5%)
6/5: +91 (+1,0%)
7/5: +86 (+0,9%)
8/5: +101 (+1,1%)
9/5: +98 (+1,1%)
10/5: +54 (+0,6%)
11/5: +52 (+0,6%)
12/5: +51 (+0,5%)
13/5: +63 (+0,6%)
14/5: +66 (+0,6%)
15/5: +30 (+0,3%)
16/5: +34 (+0,3%)
17/5: +56 (+0,6%)
18/5: +24 (+0,2%)
19/5: +49 (+0,5%)
20/5: +8 (+0,1%)
21/5: +38 (+0,4%)
22/5: +35 (+0,3%)
23/5: +40 (+0,4%)
24/5: +32 (0,3%)
25/5: +27 (+0,3%)
26/5: +14 (+0,1%)
27/5: +41 (+0,4%)
28/5: +39 (+0,4%)
29/5: +32 (+0,3%)
30/5: +25 (+0,2%)
31/5: +13 (+0,1%)
1/6: +8 (+0,1%)***
2/6: +12 (+0,1%)
3/6: +14 (+0,1%)
4/6: +16 (+0,1%)
5/6: +52 (+0,4%)
6/6: +29 (+0,2%)
7/6: +23 (+0,2%)
8/6: +15 (+0,1%)
9/6: +17 (+0,1%)
10/6: +10 (+0,1%)
11/6: +34 (+0,2%)
12/6: +56 (+0,3%)
13/6: +38 (+0,2%)
14/6: +21 (+0,2%)
15/6: +23 (+0,2%)
16/6: +18 (+0,2%)
17/6: +16 (+0,2%)
18/6: +18 (+0,2%)
Totale: 10.208

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Leggi anche: Covid: Le 5 DOMANDE di noi lombardi alla Regione (o alla Protezione Civile)

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Un MEGA DRIVE-IN al Parco Nord: la storia del cinema sotto le stelle

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Una selezione di pellicole della storia del cinema saranno proiettate nel mega Drive-In realizzato al Parco Nord in un’area di 4.000 mq, per permettere ai milanesi di restare con il naso all’insù dalla propria automobile o bicicletta in totale sicurezza per gustarsi lo spettacolo cinematografico davanti a un maxi-led wall di 200 mq con audio wireless. La prima proiezione sarà il 24 giugno con Grease, appuntamento in Via Senigallia 18.

Un MEGA DRIVE-IN al Parco Nord: la storia del cinema sotto le stelle

# Dal 24 giugno al 16 agosto, il meglio del cinema con una donazione di soli 2 euro

La programmazione di Drive-In Milano prevede proiezioni tutte le sere, dal mercoledì alla domenica dal 24 al giugno al 16 agosto, con spettacolo unico alle ore 21:30 mercoledì, giovedì e domenica e un doppio show alle 20:30 e alle 23:30 venerdì e sabato. L’ingresso al parco sarà gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito dedicato e basterà una donazione da 2 euro per ogni macchina/bici presente che verranno devoluti a favore del Fondo Mutuo Soccorso del Comune di Milano. Saranno proiettati film anche pluripremiati agli Oscar: dall’action alla fantascienza, dal fantasy alla comicità italiana oltre ad alcuni master pièce degli anni 1990 e 2000, grazie alla collaborazione con Unipol Biografilm Collection e I Wonder Pictures.

 

Il progetto è firmato da Access LiveCommunication, agenzia di LiveCommunication di GroupM, Max Up, Us Up e Radio Italia con il supporto degli sponsor Urban Up e Unipol, main e hosting sponsor dell’area di via Senigallia. Gli organizzatori hanno dichiarato che: “In un momento di particolare difficoltà per tutto il comparto degli eventi live abbiamo deciso di unire le forze tra operatori del settore dando un segnale concreto di ripartenza a Milano e ai suoi cittadini con un progetto innovativo, molto romantico nella sua essenza e capace di rispettare le norme sul distanziamento. Al progetto si sono unite molte aziende private e anche il Comune di Milano ha inserito Drive-In Milano nel palinsesto estivo della città. Ancora una volta la sinergia fra Pubblico e Privato è stata efficace e ha permesso di regalare ai cittadini attività ludiche senza che la collettività debba impegnarsi con risorse che oggi sono da destinare ad altre priorità”.

# Il palinsesto culturale del Comune di Milano “Aria cultura” a supporto degli operatori dello spettacolo dal vivo

Drive-in Milano è inserito nel palinsesto culturale “Aria cultura” coordinato dal Comune di Milano che accompagnerà operatori dello spettacolo dal vivo, organizzatori e cittadini per tutto il periodo estivo, dal 15 giugno al 21 settembre con un unico calendario di iniziative dedicate alla danza, al cinema, al teatro, alle arti performative, alla lettura, alle collezioni e alle mostre d’arte promosso dal sito del Comune di Milano e i canali social. L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno commenta: “Drive-In Milano è un’iniziativa che fonde spettacolo e solidarietà, promuovendo l’arte del cinema e senza dimenticare chi, durante e a causa dell’emergenza sanitaria, si è trovato in situazione di difficoltà. L’ingresso gratuito, grazie alla generosità e alla lungimiranza dei partner privati, e un contributo minimo ma simbolicamente importante, destinato al Fondo del Comune di Milano, sono infatti un modello che sarebbe bello venisse condiviso e ripreso da altri operatori della nostra città.”

Dopo la notizia dell’inaugurazione questa settimana della stagione di Arianteo, il cinema all’aperto di Milano con l’aggiunta della neonata location del giardino della Triennale oltre a quelle storiche di Palazzo Reale e Conca dell’Incoronata, e altre sale cinematografiche all’aperto e al chiuso, il Drive-IN è un altro segnale positivo di ripresa della quotidianità per i cittadini e di respiro per gli operatori dello spettacolo dopo la fase più critica dell’emergenza Coronavirus.

Leggi anche: A MILANO riaprono i CINEMA ALL’APERTO: quali sono e i primi film in calendario

Fonte: MilanoToday

FABIO MARCOMIN

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🔴 Novità: I dati di Regione Lombardia sull’ORIGINE dei NUOVI CONTAGI. Il 25% dei cittadini ha gli ANTICORPI

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Da quando è iniziata la pandemia e soprattutto da fine maggio quando abbiamo richiesto pubblicamente mancavano informazioni sui nuovi contagi. Gli unici dati erano quelli di sintesi che venivano comunicati quotidianamente dalla Regione: si sapeva cioè quanti erano i nuovi positivi ma senza avere un’idea su chi fossero e sull’origine dei contagi. Da alcuni giorni finalmente Regione Lombardia ha attivato un servizio di informazione che consente di avere in tempo reale i dati sui nuovi positivi. Questo chiarisce sulla dinamica dell’epidemia e, sotto molti aspetti, tranquillizza sul suo possibile decorso.  

🔴 Novità: I dati di Regione Lombardia sull’ORIGINE dei NUOVI CONTAGI. Il 25% dei cittadini ha gli ANTICORPI

Il 28 maggio avevamo richiesto una maggiore trasparenza alla Regione Lombardia, riguardo la gestione dell’emergenza sanitaria, e sembra che almeno indirettamente stiano rispondendo alle nostre richieste. Soprattutto in merito al nostro primo quesito ovvero:

# Nuovi contagi: chi si sta ammalando?

CHI SI STA AMMALANDO? A oltre tre mesi dall’inizio della pandemia chi si sta ammalando? Dove si stanno originando i nuovi contagi? Nelle RSA? In famiglia? In strada?

L’assessore al Welfare Giulio Gallera a partire dal 12 giugno, accanto al report ha iniziato a introdurre informazioni riguardanti la provenienza dei contagi, la quota di positivi risultanti da test sierologici, la percentuale di positivi tra “civili” e operatori, la forza attuale del virus.

Questo è il quadro della situazione in base alle nuove informazioni disponibili:

#1 MOLTI POSITIVI IN SEGUITO A TAMPONE POST TEST SIEROLOGICO: l’aumentato numero di positivi è determinato dall’ampliamento della platea delle persone sottoposte a tampone e dalla massiccia campagna di screening con prelievi ematici (test sierologici). I destinatari dei tamponi sono cittadini che si rivolgono al servizio di emergenza urgenza, ai pazienti in fase di ricovero, a coloro che manifestano sintomi anche lievi, e ai loro contatti, segnalati alle ATS dai medici di base o dai datori di lavoro, in seguito ai test sierologici. I destinatari dello screening sono cittadini in quarantena, contatti di sintomatici, operatori sanitari, forze dell’ordine, personale dei tribunali

#2 IL 25,6% DEI CITTADINI RISULTANO POSITIVI AL TEST SIEROLOGICO: su 264.024 prelievi ematici a 161.695 cittadini, sono risultati positivi 41.250 (il 25,6%), mentre su 102.329 operatori i positivi sono 13.402 (12,6%)

#3 IL 10% DEI POSITIVI AL TEST SIEROLOGICI SONO ANCORA INFETTI: poco meno del 10% dei cittadini e dell’1% degli operatori finora sottoposti ai test sierologici e risultati positivi, vengono confermati contagiati dopo il tampone

#4 LA MAGGIORANZA DEI NUOVI CONTAGI HANNO UNA CARICA INFETTIVA DEBOLE E RISALENTE A SETTIMANE PASSATE: la maggioranza di positivi riscontrano un presenza debole del virus in quanto l’infezione è presente da tempo e pertanto non si tratta di nuove insorgenze

#5 NUOVI CONTAGI DA AMBIENTE FAMILIARE: i positivi si riferiscono in prevalenza a contagio intrafamiliare e in maniera residuale a pazienti e operatori sanitari dei vecchi focolai delle RSA

#6 NUOVI CONTAGI NELLE RSA: il numero di operatori e degenti delle RSA positivi, sul dato totale di 244 comunicato il 15 giugno, erano rispettivamente 8 e 12

#7 SITUAZIONE IN PROGRESSIVO MIGLIORAMENTO: gli esperti delle ATS non evidenziano situazioni critiche, soprattutto se si considera il fatto che siamo a un mese dal termine del lockdown

Leggi anche: Covid: Le 5 domande di noi lombardi alla Regione (o alla Protezione Civile)

Fonte: lombardianotizie.online.it

FABIO MARCOMIN

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Covid-19, DONAZIONI dagli Stati europei: la GERMANIA la più GENEROSA, l’ITALIA la più AIUTATA

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In attesa della liquidità garantita dagli strumenti quali il MES, il fondo SURE e il piano Next Generation Europe, per risollevare l’economia dei Paesi europei colpiti dal Covid-19, le singole nazioni hanno effettuato principalmente donazioni di mascherine protettive e altre forniture mediche quali anche operatori sanitari per ridurre l’impegno finanziario degli Stati più in difficoltà in questo comparto di spesa e affrontare meglio l’emergenza sanitaria, oltre al sostegno finanziario al Bilancio UE. Lo studio dell’European Solidarity Tracker, come riportato da Berlino Magazine, fa luce su questi flussi di denaro solidale sotto forma di aiuti di vario tipo. 

Fonte: Berlino Magazine

Covid-19, DONAZIONI dagli Stati europei: la GERMANIA la più GENEROSA, l’ITALIA la più AIUTATA

# Tutti gli aiuti economici delle Nazioni: Germania in testa con distacco

Tutta l’Europa ha visto una forte contrazione dell’economia in conseguenza delle misure di lockdown e della riduzione del commercio globale con la chiusura delle frontiere, con Paesi che hanno saputo attutire meglio il colpo e altri che hanno subito il contraccolpo peggiore. Le trattative tra gli Stati dell’Unione Europea hanno portato alla creazioni di un ampio piano di aiuti con MES, fondo SURE e Next Generation Europe che non saranno però immediatamente operativi. Nonostante questo gli aiuti europei sono arrivati, sotto forma di donazioni: di forniture mediche e personale sanitario, per il sostegno finanziario al Bilancio UE, come impegno di risorse dichiarate alla stampa dai leader politici, dalla società civile e da donatori privati.

Secondo lo studio dell’European Solidarity Tracker nel periodo tra il 4 marzo e il 30 maggio 2020 i Paesi che hanno inviato più aiuti sono stati: la Germania con 49 milioni, la Francia con 25 milioni, l’Ungheria e Lussemburgo con 21 milioni a testa e la Repubblica Ceca con 15 milioni. L’Italia è a 8 milioni

Nell’elenco dei Paesi che hanno ricevuto più aiuti l’Italia è prima con 45 milioni, più del doppio della Francia che è seconda con 19 milioni, la Croazia con 16 e l’Ungheria con 11. 

# Da chi è condotto lo studio dell’European Solidarity Tracker

L’European Council on Foreign Relations – ECFR – è il think-tank internazionale pluripremiato, fondato nel 2007, che ha condotto lo studio dell’European Solidarity Tracker. L’obbiettivo di questo gruppo di lavoro è realizzare una ricerca indipendente all’avanguardia sulla politica estera e di sicurezza europea e fornire uno spazio di incontro sicuro per i responsabili delle decisioni, gli attivisti e gli influenti per condividere le idee. L’European Solidarity Tracker documenta una fitta rete di mutuo soccorso e cooperazione in tutta Europa e illustra il ruolo fondamentale che l’UE ha svolto durante la crisi del coronavirus. Lo studio identifica 4 tipi di solidarietà:

  • medica, come forniture e personale medico e la ricezione di pazienti covidi-19 per cure da altri stati membri.
  • economica: sotto forma di sostegno finanziario ed economico per affrontare l’impatto immediato sulle economie europee e dare il via alla sua ripresa economica
  • dichiarata: gli impegni economici dichiarati dai leader europei
  • a livello personale: iniziative transnazionali della società civile e donazioni private a cause paneuropee

L’European Council on Foreign Relations si è impegnato a creare un’istituzione paneuropea che potesse combinare la credibilità dell’establishment con vivacità intellettuale, contando ad oggi su di una rete di uffici distribuita in sette capitali europee con dipendenti da più di 25 paesi diversi e un team di ricercatori associati nei 27 Stati membri dell’UE.

Fonte: Berlino Magazine

FABIO MARCOMIN

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7 chicche curiose di VIA MELZO, la “via arcobaleno” di Milano

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Conosciuta fino a poco tempo fa come “la via arcobaleno” di Milano, nel cuore della zona più gay friendly della città, per la presenza del famoso locale Lelephant, chiuso nel 2017, oggi via Melzo è la via del gourmet internazionale con una varietà di offerta enogastronomica incredibile, con cucine da tutto il mondo, degustazioni e luoghi magici, fra chicche architettoniche dello stile Liberty da togliere il fiato.

7 chicche curiose di VIA MELZO, la “via arcobaleno” di Milano

#1 La Biblioteca Venezia (l’ex cinema Dumont, il primo di Milano)

Credits: amilanopuoi.it – Biblioteca Venezia

Inaugurata il 7 marzo del 2001, la Biblioteca di Porta Venezia ha sede in un piccolo palazzo che è una straordinaria testimonianza del Liberty a Milano. L’edificio fu costruito a partire dal 1908 nello stile floreale così in voga all’epoca, dagli architetti Tettamanzi e Mainetti come sede di uno dei primi cinematografi d’Italia, dei fratelli Galli, dall’elegantissimo nome francese che lo rendeva molto di moda, il cinema Dumont. Della costruzione originale rimane oggi la facciata in stile liberty, mentre l’interno è stato smembrato per diventare in parte un autosilo e solo per quel che resta la bella biblioteca che oggi dà valore culturale a tutta la zona, all’ombra della grande magnolia che le sta davanti. Via Melzo (angolo via Frisi). 

#2 Stamberga: il negozio-galleria-libreria “che non c’era”

Credits: thecreativebrothers.com – Stamberga

Io sono un ex manager, di quelli pazzi, malati“. Si presenta così Marco Beretta, vent’anni di carriera in una multinazionale, lunghe permanenze in Cina, esperienze a New York e anche in Africa: alla fine non ne poteva più e ha scelto di ritirarsi nella sua “Stamberga”. Era il 2012 quando è tornato in Italia, si è messo in proprio, portando con sé oltre duemila fotografie, che gli erano già valse l’interesse di una galleria d’arte cinese che gli ha fatto fare la prima mostra personale a Pechino. Ma è a Milano che oggi si possono ammirare questi suoi scatti in grande formato, che catturano l’anima di monaci buddhisti immortalati in templi di alta suggestione visiva. La collezione più corposa si chiama Spiritus e in essa i monaci sembrano fantasmi, spettri inquietanti o salvifici che abitano luoghi arcani, in un’atmosfera magica. Stamberga è nata nel 2014 e rappresenta totalmente le anime di Marco. “È la libreria che non c’era, la galleria che non c’era, il negozio del tè che non c’era” chiosa Marco, con la luce negli occhi, mostrando volumi pregiati, riviste internazionali da tutto il mondo, e l’angolo del tè “Auberge Tè Bleu“, in omaggio a Parigi e all’Inghilterra del 1830, quando si importavano in Europa le foglie pregiate dall’Oriente e si vendevano in negozi dagli scaffali in mogano, con caratteristici recipienti di legno, che Marco ha voluto ricostruire identici per il suo corner. Via Melzo 3. 

#3 La teiera eclettica, dove “i libri incontrano il té” 

Credits: lefelicitapossibili.it – La Teiera Eclettica

Pensata come una bottega all’antica, piena di scaffali con barattoli di latta, sacchi di farina, buste di tè, biscotti, tazze e tazzine di ogni dimensione e colore, La Teiera Eclettica non è solo negozio, perché, attraversato il punto vendita, si apre la sala degustazione, preceduta da una cucina che sembra quella della casa della nonna. Qui possiamo sentirci a casa, e non è difficile, grazie alla calda e generosa accoglienza di Barbara, che da quindici anni ha deciso di svoltare, abbandonando l’ufficio dove lavorava e mettendosi in proprio, con l’aiuto del marito Steven, che l’accompagna in quest’avventura. Troverete più di duecento tipi di tè e tisane da tutto il mondo e numerosi eventi culturali – concerti, letture, incontri – abbinati a degustazioni. Ogni mese si ripete la serata “I libri incontrano il tè”, in cui si riunisce un nutrito gruppo di appassionati lettori che di volta in volta presentano libri che abbiano a che fare con il tè o con i suoi Paesi produttori e poi, tra una tazza e un biscottino, se li raccontano e li commentano. Tutti gli eventi – concerti, incontri, letture – sono gratuiti e comprendono una degustazione. Via Melzo 30. 

#4 Pasta fresca Brambilla: il laboratorio bistrot di pasta fresca 

Pasta Fresca Brambilla

Da quarant’anni con “le mani in pasta”! Aperto nel 1969 dalla signora Maria Rosa Brambilla, il laboratorio artigianale produce un vasto assortimento di pasta fresca all’uovo: tagliatelle e pappardelle tagliate al coltello sul momento, ravioli e cappelletti chiusi a mano uno a uno sull’asse di legno come si faceva una volta, lasagne al ragù o di verdure pronte da infornare, gnocchi di patate e molto altro. Dall’ottobre 2013 il laboratorio diventa anche bistrot proponendo pranzi e aperitivi serali a base di pasta fresca cucinata al momento, accompagnata da una selezione di vini e birre artigianali, per veri buongustai. Via Melzo 2. 

#5 Casa Guazzoni: il gioiello liberty

Credits: partecipami.it – Casa Guazzoni

Per gli amanti del Liberty, questo edificio è un gioiello imperdibile, insieme al suo dirimpettaio Palazzo Galimberti. Fu costruito nel 1906 su progetto dell’architetto Giovanni Battista Bossi per il Cavalier Giacomo Guazzoni, capomastro di mestiere, che in virtù della sua professione curò personalmente l’esecuzione dei lavori.

Il palazzo ha un corpo doppio a forma di “L” con un solaio in cemento armato tra cantina e pian terreno mentre la struttura è composta da muri portanti in mattoni. L’architetto Bossi creò una ampia gamma di decorazioni in cemento con una originale tecnica di multipli ripetuti. La ricchezza del decoro crea un effetto dichiaro-scuro che caratterizza la facciata insieme ai balconi in ferro battuto di notevole fattura, la cui bellezza risplende proprio su via Melzo. Anche il portone del cortile e le scale riprendono nei ferri battuti i motivi dei balconi e questo unito ai decori pittorici dell’epoca crea un meraviglioso effetto di eleganza e leggerezza tipici dello stile Liberty. Angolo via Malpighi

#6 Ristorante Warsà e i sapori d’Africa

Ristorante Warsà

Storico ristorante eritreo, da quasi trent’anni è la meta ideale per chi va alla ricerca di sapori esotici, sia a pranzo che a cena. Al Ristorante Warsà si mangia con le mani e si gustano i sapori dell’Africa in un ambiente etnico e genuino, comodamente seduti sui cuscini, attorno ai tipici tavolini bassi. La portata tipica è lo zighinì con injera, il piatto nazionale eritreo, un piatto unico composto da una salsa piccante elaborata con verdure e aromi cui si aggiungono manzo e pollo, accompagnato con Injera, un pane sottile a fermentazione naturale, preparato al momento con farina di granturco, di mais e di riso, da usare al posto delle posate. Per i vegetariani, c’è la versione senza carne a base di verdure, ugualmente prelibata. Via Melzo 16. 

#7 Kanpai, Izakaya d’Italia

Credits: vivimilano.corriere.it – Kanpai

Inaugurato a gennaio 2018, unisce la cucina tradizionale giapponese a una grande offerta di cocktail d’ispirazione orientale, insieme agli immancabili whisky e sakè. Il ristorante è uno dei pochi Izakaya d’Italia, ovvero un luogo che vende bevande accompagnate dal cibo, secondo la tradizione nipponica di una tavola genuina dove condividere un pasto con poco sushi e tante pietanze cucinate. La cucina è affidata allo chef Masaki Okada, cui si abbinano i cocktail di Samuele Lissoni, bartender brianzolo che mette un tocco di Giappone in ogni sua preparazione: dai grandi classici ai nuovi twist fino ai Signature c’è sempre un profumo o una tecnica di preparazione che orientale. Via Melzo 12. 

ALBERTO OLIVA

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🔴RAPPORTO ISS sui MORTI COVID-19 in Italia: 50% in Lombardia, età media 80 anni, 0,26% aveva meno di 40 anni

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L’ultimo rapporto sulle caratteristiche dei pazienti morti a causa del Coronavirus in Italia, rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità e basato su un campione di 32.938 decessi su un totale di 34.371, restituisce un quadro completo con elementi ad oggi mancanti. Vediamo le informazioni più rilevanti.

🔴 RAPPORTO ISS sui MORTI COVID-19 in Italia: 50% in Lombardia, età media 80 anni, 0,26% aveva meno di 40 anni

#1 AREA GEOGRAFICA: Il 50% dei morti in Lombardia, poi Emilia Romagna con il 12,7% e Piemonte con l’8,6%. Oltre l’85% al nord

Il dato scontato è quello sulla Lombardia che assomma il 49,6% dei decessi in Italia, tra le regioni più colpite anche se a distanza in termini numerici, sono tutte al Nord Italia: l’Emilia-Romagna con il 13%, il Piemonte con l’8,6%, il Veneto con il 6% e la Liguria con il 4,7%. Le regioni del nord superano l’85% dei decessi totali. 

#2 ETA’: L’età media dei decessi è di 80 anni, dei contagiati è 60 anni

È di 80 anni l’età media dei pazienti morti e risultati positivi al Coronavirus, con una prevalenza tra gli uomini con il 58% rispetto alle donne con il 42%. Osservando l’età media dei deceduti questa risulta più alta di 20 anni rispetto all’età media dei pazienti che hanno contratto l’infezione. L’età media delle donne morte di COVID-19 è più alta, 85 a 79, rispetto quella degli uomini.

#3 PATOLOGIE CORRELATE. I deceduti avevano in media 3 patologie preesistenti: ipertensione, problemi cardiaci e diabete le più diffuse

Da un’analisi delle cartelle cliniche di 3.438 pazienti deceduti è stato identificato un numero medio di 3 patologie preesistenti sia negli uomini sia nelle donne come fattore condizionante il decorso della malattia. L’ipertensione arteriosa in ambo i sessi, seguita dai problemi cardiaci soprattutto per gli uomini e dal diabete di tipo 2 per entrambi i sessi sono risultate le patologie più frequenti. Un numero consistente di pazienti ricoverati presentavano inoltre problemi precedenti ai reni e malattie a carico del sistema respiratorio.

#4 SINTOMI: Il 92,4% dei casi della diagnosi al momento del ricovero erano sintomatici al Covid-19

Il 92,4% dei pazienti ricoverati per Covid-19 erano sintomatici e i sintomi più ricorrenti osservati tra i deceduti erano febbre, difficoltà a respirare e tosse, mentre meno frequenti diarrea e l’emissione di sangue con i colpi di tosse. Solo il 6% circa dei casi i pazienti non mostravano sintomi riconducibili alla COVID-19 al momento del ricovero.

Il 97% dei casi ha avuto come complicanza l’insufficienza respiratoria, confermando i polmoni come l’organo più colpito, mentre l’86% dei pazienti ha ricevuto come terapia la somministrazione di antibiotici per trattare complicanze come le polmoniti atipiche, il 60% invece è stato sottoposto a terapie antivirali. 

#5 CLASSI DI ETA’: 1,1% sotto i 50 anni, 0,26% sotto i 40 anni

Il tempo registrato intercorso dalla manifestazione dei primi sintomi alla morte, sulla base del campione analizzato, è di 11 giorni, con il tempo dal ricovero alla morte più lungo tra i pazienti trasferiti nei reparti di terapia intensiva. A conferma della letalità del virus in prevalenza sugli anziani, su 32.938 deceduti solo 366 avevano un’età inferiore ai 50 anni ovvero l’1,1% del campione, 83 di questi avevano meno di 40 anni quindi lo 0,26% del campione.

Fonte: IlPost

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 16 giugno. LOMBARDIA: 9 decessi, si dimezzano i nuovi contagi (+143). L’Italia non più prima in UE per morti giornalieri

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credit: andrea cherchi (c)

16 giugno 2020. Migliora la Lombardia anche in relazione al resto d’Italia. Morti sempre sotto i 10 (sono 9, scesi al 25% del totale in Italia), si dimezzano i nuovi contagi (da 259 a 143) scendendo al 68% del totale in Italia. Cala anche l’indice positivi/tamponi e restano in terapia intensiva 69 persone (-25 da ieri). In Italia contagi in rialzo in Emilia e Piemonte. Dopo tanto tempo l’Italia non risulta più il paese in UE con più morti giornalieri (superato dalla Svezia). 

Forte calo nelle ultime 24 ore dei contagi giornalieri: +143 dai +259 di ieri. Aumentano i tamponi: 7.044 dai 6.637 di ieri. Cala pertanto anche l’indice positivi/tamponi che passa dal 3,9% di ieri al 2,0% di oggi. La quota di nuovi contagi in Lombardia sul totale nazionale cala al 68% dall’85% di ieri. 

I decessi restano sotto i 10: 9 dagli 8 delle 24 ore precedenti. A livello nazionale la quota della Lombardia nei decessi giornalieri scende al 26% dal 30% di ieri.

Origine dei contagi: “È importante sottolineare che dei 143 positivi segnalati oggi un numero rilevante si riferisce a infezioni di vecchia data. Nello specifico 54 sono da attribuire allo screening sierologico regionale (di cui 18 risultati ‘debolmente positivi’). Allo stesso modo altri 24 casi sono stati riscontrati ‘debolmente positivi’ su test effettuati dietro segnalazioni di medici di famiglia, Ats e ospedali, a cittadini e ospiti di Rsa, segno di un finale di coda dell’infezione. Molto significativo, inoltre, il dato dei ricoverati in terapia intensiva che diminuisce di ben 25 pazienti”.

Leggi anche: 🔴 “Nelle RSA il 30% POSITIVI al tampone”: sempre più chiara la causa dei morti record in Lombardia

Dagli ospedali. Calano di 116 i ricoveri (ieri -98): restano ricoverati non in terapia intensiva 1.902 persone. In terapia intensiva si liberano 25 posti (ieri erano stati invariati) per un totale di 69 persone ancora in cura. I guariti in un giorno sono stati 877 (ieri +264). 

Situazione delle province. Tutte le province sono sotto i 50 nuovi positivi. Nella Città Metropolitana i nuovi contagi sono +42 (ieri +52),  mentre in città scendono a +18 (da 23). Tutte le altre province, tranne Varese con 22, sono sotto i 15 nuovi positivi. Sei province sono sotto quota 10: Cremona, Lecco (0), Pavia, Lodi, Sondrio e Monza e Brianza.

Italia. I decessi giornalieri risalgono a 34 dal minimo di ieri di 26. I nuovi contagi scendono ancora a +210 dai +303 di ieri. Altre 1516 persone hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri 640). 30 persone hanno lasciato la terapia intensiva (ieri -2). Insieme alla Lombardia restano sopra i 10 nuovi contagi solo l’Emilia Romagna e il Piemonte. Sette regioni non registrano nessun nuovo contagio: Campania, Molise, Valle d’Aosta, Basilicata, Puglia, Trentino Alto Adige e Calabria. 

Mondo. In calo la curva dei i decessi giornalieri mondiale (vedi immagine sotto): ieri ci sono stati 3.415 decessi, il livello più basso da fine marzo. Per il terzo giorno di seguito nessun paese conta più di 1000 morti giornalieri, anche se salgono a otto i paesi con oltre 100 morti giornalieri. In Unione Europea l’Italia con 34 viene superata dalla Svezia che ieri ha registrato 48 morti giornalieri. Il resto d’Europa è sotto i 10 decessi nelle ultime 24 ore.  
Il primo paese per decessi nelle ultime 24 ore è il Brasile (+713), seguito dagli USA (+511), poi il Messico (+439). Sopra i 100 morti ci sono anche UK (+233), Russia (+193), Pakistan (+110), Iran (+115) e India (+100). Per numero totale di morti, primi gli USA (118,4 mila), poi Brasile (44,1 mila) e UK (41,9 mila). Al quarto posto c’è l’Italia (prima in UE), davanti a Francia e Spagna. 
Per contagi giornalieri primo il Brasile (+18mila), poi gli USA (+17mila) e la Russia (+8mila). In UE passa al primo posto la Svezia (+940), po la Polonia (+407), il Portogallo (+300), la Romania (+250) e l’Italia (+210). Gli altri Paesi sono sotto quota 200. Per contagi totali gli Stati Uniti sempre al primo posto: oltre 2 milioni e 187 mila positivi, seguono Brasile (con 891mila) e Russia con 545mila. Poi India, UK, Spagna e Italia.

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DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)
3/5: +526 (+0,6%)
4/5: +577 (+0,7%)
5/5: +500 (+0,6%)
6/5: +634 (+0,8%)
7/5: +689 (+0,8%)
8/5: +609 (+0,7%)
9/5: +502 (+0,6%)
10/5: +282 (+0,3%)
11/5: +364 (+0,4%)
12/5: +614 (+0,4%)
13/5: +394 (+0,4%)
14/5: +522 (+0,6%)
15/5: +299 (+0,3%)
16/5: +399 (+0,4%)
17/5: +326 (+0,4%)
18/5: +175 (+0,2%)
19/5: +462 (+0,5%)
20/5: +294 (+0,3%)
21/5: +316 (+0,3%)
22/5: +293 (+0,3%)
23/5: +441 (+0,5%)
24/5: +285 (+0,3%)
25/5: +148 (+0,1%)
26/5: +159 (+0,2%)
27/5: +216 (+0,3%)
28/5: +382 (+0,4%)
29/5: +354 (+0,4%)
30/5: +221 (+0,2%)
31/5: +210 (+0,2%)
1/6: +50 (+0,05%)***
2/6: +187 (+0,2%)
3/6: +237 (+0,2%)
4/6: +84 (+0,1%)
5/6: +402 (+0,4%)
6/6: +142 (+0,1%)
7/6: +125 (+0,1%)
8/6: +194 (+0,2%)
9/6: +192 (+0,2%)
10/6: +99 (+0,2%)
11/6: +252 (+0,3%)
12/6: +272 (+0,3%)
13/6: +210 (+0,2%)
14/6: +244 (+0,3%)
15/6: +259 (+0,3%)
16/6: +143 (+0,2%)
Totale: 91.960

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)
3/5: +42 (+0,3%)
4/5: +63 (+0,4%)
5/5: +95 (+0,7%)
6/5: +222 (+1,5%)
7/5: +134 (+0,9%)
8/5: +94 (+0,6%)
9/5: +85 (+0,6%)
10/5: +62 (+0,4%)
11/5: +68 (+0,5%)
12/5: +62 (+0,4%)
13/5: +69 (+0,5%)
14/5: +111 (+0,7%)
15/5: +115 (+0,7%)
16/5: +39 (+0,3%)
17/5: +69 (+0,4%)
18/5: +24 (+0,2%)
19/5: +54 (+0,3%)
20/5: +65 (+0,4%)
21/5: +65 (+0,4%)
22/5: +57 (+0,4%)
23/5: +56 (+0,4%)
24/5: 0 (0%)***
25/5: +34 (+0,2%)
26/5: +22 (+0,1%)
27/5: +58 (+0,4%)
28/5: +20 (+0,1%)
29/5: +38 (+0,2%)
30/5: +67 (+0,4%)
31/5: +33 (+0,2%)
1/6: +19 (+0,1%)
2/6: +12 (+0,1%)
3/6: +29 (+0,2%)
4/6: +29 (+0,2 %)
5/6: +21 (+0,1%)
6/6: +27 (+0,2%)
7/6: +21 (+0,1%)
8/6: +32 (+0,2%)
9/6: +15 (+0,1%)
10/6: +32 (+0,2%)
11/6: +25 (+0,1%)
12/6: +31 (+0,2%)
13/6: +23 (+0,1%)
14/6: +21 (+0,1%)
15/6: +8 (+0,05%)
16/6: +9 (+0,05%)
Totale: 16.466

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
3/5: +118 (+0,6%)
4/5: +186 (+0,9%)
5/5: +144 (+0,7%)
6/5: +243 (+1,1%)
7/5: +182 (+0,8%)
8/5: +201 (+0,9%)
9/5: +178 (+0,8%)
10/5: +104 (+0,5%)
11/5: +114 (+0,5%)
12/5: +136 (+0,6%)
13/5: +105 (+0,4%)
14/5: +169 (+0,7%)
15/5: +66 (+0,3%)
16/5: +75 (+0,3%)
17/5: +110 (+0,5%)
18/5: +71 (+0,3%)
19/5: +102 (+0,4%)
20/5: +48 (+0,2%)
21/5: +83 (+0,3%)
22/5: +73 (+0,3%)
23/5: +88 (+0,3%)
24/5: +64 (0,3%)
25/5: +46 (+0,2%)
26/5: +38 (+0,1%)
27/5: +68 (+0,3%)
28/5: +76 (+0,3%)
29/5: +74 (+0,3%)
30/5: +62 (+0,3%)
31/5: +32 (+0,1%)
1/6: +18 (+0,07%)***
2/6: +45 (+0,2%)
3/6: +37 (+0,2%)
4/6: +31 (+0,2%)
5/6: +99 (+0,3%)
6/6: +59 (+0,2%)
7/6: +43 (+0,2%)
8/6: +29 (+0,1%)
9/6: +46 (+0,2%)
10/6: +27 (+0,1%)
11/6: +71 (+0,3%)
12/6: +88 (+0,3%)
13/6: +97 (+0,3%)
14/6: +45 (+0,2%)
15/6: +52 (+0,2%)
16/6: +42 (+0,2%)
Totale: 23.905

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
3/5: +41 (+0,4%)
4/5: +48 (+0,5%)
5/5: +50 (+0,5%)
6/5: +91 (+1,0%)
7/5: +86 (+0,9%)
8/5: +101 (+1,1%)
9/5: +98 (+1,1%)
10/5: +54 (+0,6%)
11/5: +52 (+0,6%)
12/5: +51 (+0,5%)
13/5: +63 (+0,6%)
14/5: +66 (+0,6%)
15/5: +30 (+0,3%)
16/5: +34 (+0,3%)
17/5: +56 (+0,6%)
18/5: +24 (+0,2%)
19/5: +49 (+0,5%)
20/5: +8 (+0,1%)
21/5: +38 (+0,4%)
22/5: +35 (+0,3%)
23/5: +40 (+0,4%)
24/5: +32 (0,3%)
25/5: +27 (+0,3%)
26/5: +14 (+0,1%)
27/5: +41 (+0,4%)
28/5: +39 (+0,4%)
29/5: +32 (+0,3%)
30/5: +25 (+0,2%)
31/5: +13 (+0,1%)
1/6: +8 (+0,1%)***
2/6: +12 (+0,1%)
3/6: +14 (+0,1%)
4/6: +16 (+0,1%)
5/6: +52 (+0,4%)
6/6: +29 (+0,2%)
7/6: +23 (+0,2%)
8/6: +15 (+0,1%)
9/6: +17 (+0,1%)
10/6: +10 (+0,1%)
11/6: +34 (+0,2%)
12/6: +56 (+0,3%)
13/6: +38 (+0,2%)
14/6: +21 (+0,2%)
15/6: +23 (+0,2%)
16/6: +18 (+0,2%)
Totale: 10.174

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Leggi anche: Covid: Le 5 DOMANDE di noi lombardi alla Regione (o alla Protezione Civile)

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Il successo della STRATEGIA URUGUAIANA: no lockdown, tamponi a tappeto e PATTO DI SOLIDARIETÀ per i lavoratori non protetti

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fonte. instagram (postalesdeluruguay)

Il piccolo stato sudamericano dell’Uruguay, stretto tra Brasile e Argentina dove i contagi e decessi da Covid-19 stanno avanzando insieme alla crisi economica, ha trovato una ricetta che sembra dare i suoi frutti per contenere sia l’emergenza sanitaria che quella della tenuta dei conti e delle finanze dei cittadini. Queste sono le mosse che rendono l’URUGUAY il paese sudamericano migliore nell’emergenza Covid.

Il successo della STRATEGIA URUGUAIANA: no lockdown, tamponi a tappeto e PATTO DI SOLIDARIETÀ per i lavoratori non protetti

#1 Nessuna quarantena obbligatoria o lockdown, tamponi a tappeto e ricorso limitato agli ospedali. Il successo della strategia uruguaiana: 23 decessi su 3,5 milioni di abitanti

L’Uruguay con i suoi 3,5 milioni di abitanti ha registrato ad oggi solo 848 positivi al Covid-19 e 23 deceduti e inoltre dal 4 giugno ha raggiunto l’obbiettivo del “contagio zero”: da allora nessun nuovo malato segnalato. Leggendo anche il tasso di mortalità si nota come anche questo sia inferiore agli altri Stati del continente ormai nuovo epicentro della pandemia come dichiarato dall’OMS: quello dell’Uruguay si ferma a 0,6 ogni 100.000 persone, il Brasile è al 12,2, il Cile al 4,5 l’Argentina all’1,1. L’altro dato sorprendente è che nei primi due mesi dell’emergenza dal 13 marzo al 17 maggio, come riportato del ministero della Salute, sono stati oltre 1.500 i decessi in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e questa riduzione di mortalità generale sta proseguendo ancora.

I risultati sono ancora più eclatanti tenendo conto il governo che il neo-presidente Luis Lacalle Pou si è rifiutato di decretare la quarantena obbligatoria, nonostante le pressioni dell’opposizione, e ha agito in questo modo:

  • ha chiuso le frontiere e sospeso lezioni, funzioni religiose, eventi sportivi e manifestazioni artistiche senza però imporre il confinamento obbligatorio. Al contrario ha invitato i cittadini a rimanere a casa attraverso una forte campagna di sensibilizzazione, con il risultato che il 90 per cento l’ha fatto, seppure oltre un terzo non ha rinunciato alle riunioni con i familiari. La maggioranza degli esercizi commerciali e le attività economiche si sono, in gran parte, fermati spontaneamente.
  • ha disposto una rilevazione a tappeto e a domicilio con 41.000 test ovvero il triplo per milione di abitanti rispetto ad Argentina, Brasile e Paraguay
  • ha fatto in modo che ci fosse un ricorso minimo agli ospedali, per evitare che divenissero essi stessi focolai di infezione, promuovendo l’assistenza porta a porta.

Il successo della strategia Lacalle è stata favorita da due fattori fondamentali: il primo è che quasi il 100% degli uruguaiani ha accesso all’acqua potabile, necessario per applicare almeno le più elementari regole di prevenzione, il secondo è che l’opposizione, nonostante le iniziali perplessità, ha sostenuto il piano sanitario del governo.

#2 Il patto di solidarietà tra i dipendenti pubblici e chi non ha garanzie

La sintonia tra governo e opposizione ha consentito l’approvazione in tempi rapidi di un fondo speciale per l’emergenza, finanziato grazie a un taglio del 20% degli stipendi del comparto pubblico del Paese: del presidente, dei ministri, dei parlamentari e degli impiegati pubblici con salari mensili superiori ai 1.800 dollari. Questa liquidità ha consentito di sostenere economicamente precari o comunque cittadini non coperti da garanzie, che si sono dovuti fermare e non hanno potuto lavorare durante la fase acuta dell’emergenza Coronavirus, che il resto del Continente deve ancora affrontare. Si è realizzato un vero patto di solidarietà tra le parti sociali più protette dallo Stato e quelle meno tutelate, come avevamo proposto ad aprile per far fronte all’emergenza economica in Italia. Oltre a questo grazie all’ottima gestione dell’emergenza sanitaria, le scuole stanno già riprendendo a funzionare, partendo da quelle rurali, così come gli uffici pubblici e l’economia sta tornando a pieno regime, mentre ad agosto potrebbe riprendere il campionato di calcio.

Fonte: avvenire.it

# La nostra proposta di taglio degli stipendi del pubblico impiego: l’Uruguay insegna che è una strada percorribile

Nel pieno della crisi economica, che di certo ora non si è arrestata ma che anzi si presenterà con più forza a settembre quando alcuni decreti esauriranno la loro forza, con fatturati a zero per la maggior parte delle imprese o delle piccole partite iva, i dipendenti privati che non percepivano lo stipendio attendendo invano il pagamento della cassa integrazione, avevamo lanciato questa proposta: ridurre la retribuzione al di sopra di un tetto minimo dei dipendenti pubblici, esclusi quelli impegnati in prima fila nell’emergenza economica, in misura uguale al calo del PIL per aiutare i non garantiti e le imprese a ripartire.

Vista l’esperienza dell’Uruguay e la grave situazione economica in Italia di chi lavora nel privato ovvero imprese, liberi professionisti o dipendenti che hanno ricevuto pochi aiuti o non li hanno ricevuti affatto, rilanciamo la nostra proposta del taglio parziale delle retribuzioni dei dipendenti pubblici superiore a una cifra simile a quella dell’Uruguay, per un periodo limitato di tempo, necessario a ridurre il ricorso al debito che graverà sulle spalle di tutti i cittadini e dare un aiuto concreto a chi non ha tutele finchè l’emergenza economica non sarà rientrata.

Lo stato sudamericano ha approvato tramite il suo governo questa operazione, l’ideale però sarebbe che i dipendenti pubblici decidessero in autonomia di destinare temporaneamente una parte del loro stipendio a favore delle imprese più colpite, senza un’imposizione, per dare dimostrazione di una reale solidarietà e unità nazionale che darebbe un grande slancio per fare ripartire tutti insieme al paese, senza lasciare indietro nessuno. 

Leggi anche: “Siamo tutti sulla stessa barca”. C’è un’eccezione: i DIPENDENTI PUBBLICI. La proposta: una parte del loro stipendio per aiutare i non garantiti

FABIO MARCOMIN

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