Nella stessa settimana in cui Milano ha aumentato il biglietto dei mezzi pubblici da 1,5 a 2 euro, un’altra città ha mostrato che l’Europa si muove in direzione contraria. Seguendo l’esempio di Vienna Berlino ha deciso di dimezzare il prezzo dei trasporti pubblici. L’obiettivo è di incentivare il trasporto pubblico, migliorando così traffico e ambiente.
L’iniziativa è stata presa dal sindaco della città stato di Berlino Micheal Müller che, addirittura, desiderava far diventare gratis il trasporto pubblico nella città. Come ha fatto Vienna, anche Berlino dimezzerà l’abbonamento annuale dagli attuali 761 euro a 365. Questa mossa costerà circa 100 milioni di euro in mancati incassi, metà a carico della città stato, e non inciderà sugli alti standard del servizio che assicura metro 24h, con una frequenza elevatissima e priva di tornelli.
La necessità di ridurre i prezzi dei biglietti dei mezzi pubblici si sta diffondendo in tutta la Germania grazie al successo di una petizione popolare promossa da “Clever Cities” che mira a fare finanziare la riduzione dei prezzi dei biglietti attraverso riallocazione di imposte e sgravi sui carburanti inquinanti. Il Governo Federale sta considerando di introdurre mezzi di trasporto gratuiti come mezzo per migliorare la qualità dell’aria e centrare così i target posti dall’Unione Europea.
Ma il caso più eclatante è stato quello di un’altra città stato: Vienna. La capitale austriaca ha infatti ridotto l’abbonamento annuale da 449 a 365 euro fin dal 2012 con la conseguenza di un forte rialzo nell’utilizzo dei mezzi pubblici e nella vendita di abbonamenti, passati da 373.000 a 822.000 nel giro di cinque anni che ha fatto portato Vienna ad avere più abbonamenti dei mezzi pubblici che auto.
Si tratta di una strada ampiamente percorribile, anche se non sarà un processo banale: la partenza a Ottobre con il Referendum Day, non rimane che accompagnarci in questo viaggio. Chi voglia darsi da fare in modo attivo invece che lamentarsi rimanendo sorpreso per questo e altri problemi derivanti da assenza di risorse e di poteri per Milano, ci scriva: info@milanocittastato.it (Oggetto: CI SONO ANCH’IO). Non sarà facile, ma ce la faremo.
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Intervista a Edward Caley, CFO di una multinazionale in Italia da 24 anni.
Venendo da Londra, il suo punto di vista latore di un’esperienza di vita in quella che probabilmente è la città più importante del mondo (comunque al 1° posto nell’ultimo Global Power City Index, Milano è 31esima ndr) non poteva mancare nel novero delle Interviste Mondiali di Milano Città Stato.
Sono CFO, Direttore Amministrativo e Finanziario di un gruppo multinazionale.
Perché in Italia? Perché a Milano?
Mi sono trasferito a Milano per un secondment di lavoro nel settembre del 1995, con un contratto di 18 mesi. Milano era l’unica meta offerta dalla multinazionale per cui lavoravo e c’era, al tempo, una consolidata tradizione di scambi di personale junior tra Londra e Milano.
Cosa ti aspettavi?
Mi aspettavo soprattutto crescita professionale. Quanto offertomi era uno step interessante di crescita professionale e, visto che parlavo un italiano basico, potevo anche migliorarlo. Conoscevo l’Italia, ma non Milano, e questo rappresentava un plus interessante.
Cos’hai trovato?
La differenza principale è stato passare da una vera metropoli a una città più piccola e molto meno internazionale. Trovai Milano accogliente, senza essere troppo stressante o invasiva.
Le differenze con Londra?
Milano è molto più piccola di Londra, facilmente percorribile da un lato all’altro e molto più democratica. Fare un abbonamento a San Siro non è caro. Chi è stato a vedere una partita di calcio in UK, anche partite minori, sa cosa dico. I mezzi pubblici sono buoni e, rispetto a Londra, molto meno cari. A Londra entrare in discoteca è un affare di stato: sei in competizione con arabi e russi miliardari. A Milano basta essere vestiti in maniera decente e ‘costruire’ un gruppo di amici con un numero accettabile di ragazze ed entri ovunque. Anche la fruizione della cultura è più semplice: scoprii di poter andare a vedere l’opera all’Arena di Verona o a teatro con uno sforzo economico possibile ai più e senza prenotare mesi prima.
Hai avuto problemi linguistici?
Sono partito avvantaggiato avendo già delle basi di italiano, ma poi ho velocemente fatto passi da gigante. Oramai potrei definirmi bilingue se non fosse per l’accento brit rimasto. Quello che ho sempre apprezzato dell’Italia è che la gente è felice di vedere uno straniero che parla italiano e ti vengono incontro aiutandoti. Se comparato ad altre nazioni, dove se non parli perfettamente si innervosiscono (Francia) o ti vogliono per forza parlare in Inglese (Paesi Bassi), l’italiano medio è felice di insegnare la sua lingua.
Hai avuto problemi con la burocrazia?
Negli anni ho potuto assaporare via via tutti i problemi possibili con la burocrazia italiana, ma li ho risolti. La cosa che trovo più frustrante è che l’esperienza dipende dall’impiegato che trovi quel giorno dietro a quello sportello e da come si è svegliato quella mattina. Almeno a Milano si può avere più fortuna il giorno dopo, ma un povero straniero bloccato in un paesino dove l’impiegato da cui dipende il suo documento magari è sempre di cattivo umore o impreparato (e non ammetterà mai la sua ignoranza) potrebbe trovarsi in una situazione kafkiana.
Cosa ti piace di Milano e dell’Italia? Cosa non ti piace? E cosa pensi dei milanesi e degli italiani?
Milano è relativamente meritocratica, se comparata al resto della penisola. Non è una città dalla bellezza ovvia, ma poi entra sottopelle e conquista. Si lascia vivere ed i servizi funzionano. I milanesi e gli italiani in generale sono troppo conformisti e prevedibili. Il senso dell’umorismo italiano ed il mio sono molto lontani, eufemisticamente parlando. L’Italia ha un andamento economico tragico da 25 anni e pare nessuno sappia come porre rimedio. Gli italiani hanno una genialità inespressa e zavorrata dalla loro stessa nazione e duole vedere tanta intelligenza sprecata. Viaggiando molto mi accorgo che l’Italia è sempre il fanalino di coda nelle innovazioni tecnologiche, probabilmente per problemi burocratici. Almeno la sharing economy a Milano funziona ed è una città molto innovativa sotto questo aspetto.
Hai intenzione di fermarti qui?
Sono 24 anni che vivo qui e non prevedo di tornare in UK.
Quali iniziative dovrebbe intraprendere il comune per la tua comunità? Vi sentite rappresentati? Ne sentite il bisogno o vi piacerebbe esserlo?
Il Comune di Milano è molto carente nelle comunicazioni con le comunità europee in generale, non solo con i britannici. Non ci sentiamo rappresentati. Si fa tanta attenzione ai migranti africani e sudamericani, ma gli europei sono ignorati. Non c’è abbastanza informazione sui diritti degli europei in Italia.
Cosa manca a Milano?
Il mare! O anche un fiume. Manca l’acqua, intesa come plus da vivere in città, come il Tamigi a Londra o il Cam a Cambridge. Tra le cose rimediabili: serve più verde, bisogna sviluppare ancora di più la rete dei mezzi pubblici e fare delle vere piste ciclabili, come in Olanda. Solo allora si potrà premere su un minore uso delle auto. E infine: riapriamo sti Navigli!
Quali sono i luoghi preferiti da te e dai tuoi concittadini? Ne avete di caratteristici della vostra cultura? Ne vorreste altri?
Quando sono arrivato c’erano pochi pub, ma ora l’offerta di ristoranti e bar internazionali è ampia e di qualità.
La tua comunità ha rapporti con le altre comunità?
Facciamo un po’ gruppo tra english speaking, quindi americani, irlandesi, australiani, eccetera, vengono assorbiti in un grande gruppo. Abbiamo addirittura un folto gruppo di anglosassoni tifosi interisti abbonati da oltre 20 anni. Quando sono arrivato andavo spesso anche in trasferta e posso dire “Io c’ero” a tutte le partite che hanno segnato la marcia verso il Triplete. Ero anche a Madrid.
Vi sentite milanesi? Se sì, in che misura?
Rispetto agli italiani mi sento milanese, ma rispetto ai milanesi mi sento europeo. Molti milanesi nascono e crescono qui e sono un po’ provinciali.
Conosci l’iniziativa di Milano Città Stato? Pensi possa migliorare la vita della sua comunità?
La conosco tramite altre persone italiane. Non vedo connessioni dirette con la mia vita.
Esiste o conosci o vorresti un’iniziativa del genere nel tuo Stato di provenienza?
Londra ha una sua certa autonomia, paragonabile a quella di una contea: ma non è città stato*.
SIMONA FRIGNANI
*In realtà Londra è una Città Stato proprio perchè è una “città contea”, ossia senza organi di mediazione con il governo centrale. Per informazioni sulle Città Stato si veda la lista di wikipedia: Città Stato del Mondo
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La meravigliosa Terrazza di via Palestro è il prossimo angolo di Milano che Le Cannibale insieme al magazine Modalità Demodè vi invitano a scoprire.
In consolle il dj Rollodexx mentre a lato della terrazza i Giardini Pubblici Indro Montanelli faranno da sfondo ad un appuntamento estivo che mescola arte e musica portandole oltre al tramonto.
“Terrazza d’Artista” é la festa dedicata al centenario del Bauhaus. Un evento durante il quale il fotografo Federico Torra e i due artisti contemporanei Alessandro D’Aquila e NO CURVES presenteranno in anteprima alcune loro opere che rendono omaggio alla scuola d’arte, architettura e design ideata da Walter Gropius con una loro personale interpretazione del movimento.
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Fate un salto alla Leica Galerie Milano, e più precisamente al Leica Store Milano. C’è l’inaugurazione della mostra Fly Me to the Moon.
Esattamente il 16 luglio 1969, partiva la missione dell’Apollo 11, con Neil Armstrong a bordo: proprio lui avrebbe mosso il primo passo sulla luna! Riuscite ad immaginare che emozione?
La mostra è visibile fino al 7 settembre, ma voi non perdetevi l’inaugurazione: ne vederete delle belle!
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Una quindicina di anni fa ho vissuto per sei mesi a Stoccolma. Nella capitale svedese non ho mai sentito la necessità di usare l’auto. I mezzi pubblici funzionavano a meraviglia, la metropolitana pulita come un hotel di lusso, strade in condizioni perfette dove era bellissimo circolare in bici o anche solo passeggiare, confortati dalla luce delle abat-jour che gli abitanti ponevano accanto alle finestre per contribuire a dare luce all’esterno.
In caso di sciopero della metro l’amministrazione rimborsava ai cittadini il costo dei taxi che, tra l’altro si trovavano ovunque e a prezzi accessibili. La città sembrava fare di tutto per incentivare i cittadini a usare i mezzi pubblici e la dimostrazione dello scarso successo che avevano le auto era l’assenza di benzinai in città.
Lo stesso mi è capitato a Berlino. In teoria era una città fantastica per le auto. Strade larghe, vialoni infiniti e privi di traffico, parcheggi disponibili dappertutto, quasi sempre gratuiti, un’autostrada urbana che scorre dentro la città. Eppure anche a Berlino solo di rado mi toccava prendere l’auto, anzi era sempre l’ultima soluzione. Perché la metropolitana era il mezzo più veloce che consentiva di raggiungere qualunque luogo, anche grazie alla perfetta integrazione tra U-Bahn, metro sotterranea, e S-bahn, metro sopraelevata, oltre alla circle line che univa tutte le periferie con le decine di linee della metro. La metro correva 24 ore al giorno con frequenza rapidissima, quasi mai capitava di attendere sulla banchina. Anche a Berlino i taxi erano dappertutto a un costo quasi stracciato. C’era perfino la possibilità delle corse da un euro: prendevi un taxi, indicavi la direzione e venivi portato fino al limite del costo di un euro. Metodo ideale per percorrere tanti brevi tragitti.
Entrambe le città erano un paradiso delle auto, senza traffico e con parcheggi ovunque, eppure nessuno usava l’auto.
Nemmeno a Milano uso l’auto. Ma qui il motivo è opposto. Non la uso non perché sia agevole muovermi con i mezzi pubblici o sulle due ruote, anzi. Ad andare in bici o in scooter si rischia la vita su strade sconnesse, tra buche, pavé divelto e binari che sbucano dal nulla. Se si gira in metro la sera l’ansia è ricordarsi di prendere l’ultima metro, per non parlare delle attese sulla banchina la domenica o per la follia dell’orario estivo. E in caso di acquazzone trovare un taxi diventa impossibile e se lo trovi ti costa un occhio.
A Milano l’auto non si usa non perché si hanno a disposizioni opportunità migliori, ma perché qui è un inferno. Tra traffico per strade che si restringono sempre di più, parcheggi impossibili e il rischio di multe salatissime. Già, le multe. Le multe italiane sono la cosa meno costituzionale che esista visto che 50 euro per un ricco sono uno scherzo ma per chi ha uno stipendio normale sono un dramma. A Berlino le multe sono ridicole, in Svizzera sono proporzionali al reddito. Altro segno di qualcosa che è duro accettare, ma la verità è che da noi se si vuole raggiungere una politica comune lo strumento è quello della repressione dei comportamenti contrari, attraverso multe e sanzioni.
Un tipo di politica da città di paesi arretrati, dove è facile ottenere dei risultati ingabbiando la vita delle persone con divieti e punizioni. D’altra parte questa è una conseguenza logica: in una città che non ha nessuna libertà o autonomia dal governo centrale, diventa automatico ridurre a sua volta libertà e opportunità per i cittadini. Una logica che facendo perno sul meccanismo della punizione fomenta un atteggiamento negativo e divisivo tra i cittadini oltre che una frustrazione nell’individuo che reprime la sua innata libertà di azione.
Esempi di questo modo di agire sono molti. Prendo l’ultimo caso, il nuovo progetto di Corso Sempione. Dove oggi parcheggiano le auto tra il viale e il controviale verranno costruite delle ciclabili. Si perderanno così 500 posti auto in poche centinaia di metri. Iniziativa lodevole quella delle piste ciclabili ma perchè non fare qualcosa anche per chi viene danneggiato da questo provvedimento? Le 500 auto che restano tagliate fuori che fine faranno? E si è calcolata la perdita di indotto per i locali di una zona che viene scelta anche per la relativa facilità di parcheggio? Quindi ancora una volta il prezzo del perseguimento del fine politico viene pagato creando problemi che si dovrebbero compensare, ad esempio costruendo nuovi parcheggi a costi accessibili, riducendo così la libertà di azione di alcuni cittadini.
Milano città stato significa l’opposto. Non per l’obiettivo che rimane in questo caso quello di una città car free, ma per la modalità di raggiungerlo. Significa avere poteri che consentono di aumentare opportunità e libertà dei cittadini, in cui il fine politico si persegue perché si fa tutto il possibile per rendere più conveniente circolare senza auto, esattamente come avviene al di là delle Alpi. Dove i taxi sono liberalizzati, costano poco e li trovi ovunque, i mezzi urbani e interurbani sono integrati e raggiungono ogni destinazione, le corse hanno alta frequenza e le puoi prendere anche di notte, le strade sono in perfetto stato e ci sono tante aree di verde pubblico. Non solo. Sono città dove non si fa la guerra alle auto, ma si creano tutte le condizioni per farle lasciare a casa o fuori dalla città, come costruire grandi parcheggi gratuiti in prossimità delle fermate della metro oppure le si fa correre interrandole in tunnel o lungo arterie scorrevoli attorno alla città.
Queste sono città al servizio del cittadino, figlie di un’autonomia responsabile estesa a livello locale, dove la strada per l’attuazione di qualunque visione politica passa sempre attraverso l’aumento di libertà per il cittadino invece che la sua riduzione con gabelle, multe e punizioni.
da noi se si vuole raggiungere una politica comune lo strumento è quello della repressione dei comportamenti contrari, attraverso multe e sanzioni. Milano città stato significa l’opposto. Non per l’obiettivo che rimane quello di una città car free, ma per la modalità di raggiungerlo CHE AUMENTA LA LIBERTA’ DEL CITTADINO SENZA CONTRAPPOSIZIONI TRA CITTADINI DI SERIE A E CITTADINI DI SERIE B.
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Nella sala più protetta del Castello Sforzesco, all’interno del Cortile della Rocchetta, era nascosto il tesoro di Ludovico Il Moro, che era protetto da un ingegnoso sistema antifurto.
La sala era proprio la Sala del Tesoro, oggi Sala Beltrami, a cui si accede dal Cortile della Rocchetta. All’ingresso del caveau il Duca aveva fatto realizzare a monito contro i ladri anche un affresco di grandi dimensioni. Poco dopo la sua morte, questo affresco venne ricoperto da un intonaco per proteggerlo. Solo cinquecento anni dopo, durante il restauro del 1893, l’affresco venne riscoperto praticamente intatto, salvo il volto del personaggio profondamente danneggiato.
Il mistero aleggia sull’identità del personaggio ritratto e sull’autore dell’affresco. Per molto tempo si credeva che l’autore fosse Leonardo Da Vinci ma successivamente prese piede l’ipotesi che l’autore fosse il Bramante e Leonardo fosse, invece, il personaggio ritratto. Oggi la versione più accreditata è che il progetto fosse del Bramante ma opera del Bramantino che ritrasse Argo, il titano dai cento occhi.
Chi era Argo?
Secondo la mitologia greca Argo era un gigante a cui Era aveva affidato la ninfa Io, l’amante di Zeus, trasformata in giovenca. Argo sembrava un guardiano perfetto: grande, grosso, dai cento occhi che gli consentivano di non dormire mai perchè li faceva riposare a rotazione. Zeus però a escogitare soluzioni era un vero dio e per liberare la sua ninfa incaricò il fido Ermes che, camuffato da pastore, andò da Argo e gli raccontò una storia talmente avvincente da farlo cadere addormentato in tutti i suoi occhi.
Ermes uccise il gigante e liberò la ninfa Io. Ma neppure da morto Argo poté avere pace. La dea incavolata nera, strappò gli occhi dalla testa di Argo e li distribuì sulle piume dei pavoni che si trovano anche immortalati nell’affresco.
Il mistero dunque rimane: perchè Ludovico Il Moro scelse come custode del suo tesoro un guardiano così sgarrupato?
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Nel giorno dell’entrata in vigore dell’aumento del prezzo del biglietto dei mezzi pubblici urbani da 1,5 a 2 euro, il sindaco Sala ha inviato una lettera aperta ai cittadini in cui motiva la sua scelta.
La lettera di Sala: l’aumento del biglietto serve per migliorare il trasporto pubblico e per tutelare meglio l’ambiente
Nella lettera il sindaco spiega che “Mezzi pubblici il più possibile efficienti e puntuali sono la condizione per avere una Milano capace di crescere, di rispettare i suoi impegni, di assicurare un ambiente più pulito a noi e ai nostri figli.”.
La decisione di aumentare il biglietto ha come effetto quello di avere “Per la prima volta con lo stesso biglietto potranno muoversi 4,2 milioni di abitanti di Milano e di altri 212 comuni lombardi. Non solo. L’abbonamento annuale non cambierà di prezzo e abbiamo prodotto un articolato sistema di vantaggi riservati agli under 30 anni, a chi è più disagiato”
“Ma, direte, e l’aumento del biglietto?”
Così ha risposto il sindaco: “Rivendico il diritto e anche il dovere di un sindaco di guardare al futuro della città e di reperire i mezzi necessari per continuare a mantenere Milano al livello raggiunto oggi e anche a migliorarlo. (…) Guardare avanti, puntare a un futuro migliore, più equo e più rispettoso dell’ambiente: questi sono gli obiettivi che ci siamo proposti e questo è il mio modo di intendere il mestiere di sindaco. […]
“Ogni euro che incasseremo in più si tradurrà, e questo è un mio impegno, in qualità del nostro sistema”.
In sintesi quindi la linea del sindaco è che ci vogliono più risorse per rendere più efficiente il sistema dei trasporti pubblici e introdurre adeguate politiche per migliorare le condizioni ambientali del nostro territorio.
I punti di forza della riforma: la strategia alla londinese di integrazione con l’hinterland
Negli ultimi 7 anni (dal 2011 al 2018) la rete del trasporto pubblico (vetture x km percorso) è cresciuta del 9%, 12 milioni di km percorsi in più ogni anno, oltre a M5 e alla prossima M4 è entrato nel vivo il piano da 1 miliardo di euro per una rete di trasporti 100% elettrica entro il 2030 grazie a nuovi bus e tram.
ATM incassa da biglietti e abbonamenti solo il 50%, mentre il resto arriva dalla fiscalità generale, dai trasferimenti di stato e regione, che continuano a diminuire (la Regione ha tagliato complessivamente circa 70 milioni di euro), mentre il Comune di Milano ha raddoppiato il proprio contributo da 70 a 140 milioni di euro. In altre parole, il comune di Milano finanzia con circa 100 euro per ogni abitante il trasporto pubblico. Paradossalmente, più il servizio è utilizzato, più costa alle casse pubbliche. (Fonte: GenitoriAntismog)
In queste condizioni il STIBM (Sistema Tariffario Integrato dei mezzi pubblici) e il relativo aumento tariffario, dai biglietti agli abbonamenti mensili, si pone come fine di favorire gli abitanti dell’hinterland. Per quanto riguarda l’abbinamento espresso tra aumento del costo del biglietto e necessità dell’ambiente, cosa che sembra un controsenso logico, i punti a favore dell’intervento sarebbero:
Una maggiore fidelizzazione dei passeggeri (dal 2020 è previsto l’abbonamento pluriennale scontato e tessera a vita) incentivando gli abbonamenti e sfavorendo i biglietti singoli
Una integrazione tra tutti i mezzi (tram, bus, metropolitane, treni, linee extraurbane) degli operatori di trasporto sul territorio (in futura sulla tessera si avranno anche i mezzi in sharing)
Un auspicato aumento sul numero dei passeggeri in entrata e uscita dal Comune di Milano, riducendo contestualmente il flusso di mezzi privati
Il principale punto di riferimento della riforma è la creazione di un sistema tariffario integrato sul modello londinese dal quale il prossimo anno verrà mutuata anche la Oyster Card in salsa milanese (tessera prepagata dei trasporti che calcola in automatico la miglior tariffa in base ai percorsi fatti, sulla scorta di quello che viene fatto con il pagamento contactless, ma con il calcolo addirittura su base mensile e non giornaliero), che non so se lo sapete, ha il proprio software sviluppato per il 90% da una società milanese.
I punti deboli della riforma: alcune idee su come si potrebbe compensare l’aumento del biglietto
“Ogni euro che incasseremo in più si tradurrà, e questo è un mio impegno, in qualità del nostro sistema” ha dichiarato il sindaco nella sua lettera. Su questo punto però esistono degli interrogativi ancora irrisolti. In particolare da cittadini avremmo apprezzato un impegno maggiore a introdurre compensazioni immediate all’aumento del biglietto in termini di maggiore servizio, soprattutto per colmare le principali lacune che i viaggiatori della metro lamentano.
In particolare ecco cosa avremmo apprezzato che la giunta facesse per compensare l’aumento del prezzo del biglietto:
Costruire e rendere gratuiti grandi parcheggi presso i capolinea per rendere più conveniente l’abbandono dell’auto per chi prende la metropolitana
Introdurre agevolazioni consistenti per la sostituzione del parco auto inquinanti con auto ibride/elettriche
Rendere tutte le piste ciclabili realmente utilizzabili senza improvvise interruzioni
Aumentare la cifra di 23 milioni stanziata per la sostituzione di tutte le caldaie private a gasolio (dovrebbe esser circa 3.500 a far data 2017) e accelerarne la dismissione ed il divieto prima del 2023, che risulta essere l’obbiettivo attuale
Fare estendere da ATM l’orario di funzionamento della metropolitana, soprattutto nelle ore notturne nel fine settimana
Aumentare la frequenza dei treni della metro e abolire l’orario estivo, in coerenza con quanto lo stesso sindaco ha detto di non amare le eccezioni, come quella di abolire i limiti all’area C nel mese di agosto.
Ci sarebbero sufficienti risorse, a quanto pare no…ma forse manca anche la volontà politica. Sicuramente se Milano fosse già Città Stato e avesse quindi risorse di altro tipo, avrebbe potere e risorse per realizzare politiche meno conservative e più coraggiose.
Se Milano fosse città stato si potrebbe fare una vera politica ambientale: ci sarebbero risorse per rendere gratis i mezzi pubblici per i residenti
Nel mondo, in alcuni stati e città, si sta sperimentando la gratuità dei mezzi pubblici. Se Milano acquisisse l’autonomia e le risorse di una regione, potrebbe disporre tra gli 8 e gli 11 miliardi di euro in più ogni anno, a seconda del criterio utilizzato di suddivisione delle risorse con il resto della Lombardia. In questo caso potrebbe farsi carico agevolmente in teoria anche dell’intero ricavato dei biglietti, di circa 450 milioni di euro all’anno, ossia pari a circa il 5% delle risorse extra a disposizione come città regione. Milano potrebbe così essere d’avanguardia nella lotta all’inquinamento sperimentando il servizio di trasporto pubblico gratis per tutti i residenti della Città Metropolitana, magari portando a € 3 il biglietto per i turisti, dando un incentivo incredibile a sostituire il mezzo privato con il servizio pubblico. Le risorse sarebbero in questo caso sufficienti per migliorare il servizio, il comfort e magari per prendersi in carico la gestione di tutto il sistema suburbano indegno di Milano e della Lombardia a causa di TreNord e di chi la gestisce.
Quindi, come arriviamo ad ottenere queste risorse ed i relativi benefici? Votando l’autonomia!
REFERENDUM DAY A OTTOBRE: TUTTI PRONTI A VOTARE
Si tratta di una strada ampiamente percorribile, anche se non sarà un processo banale: la partenza a Ottobre con il Referendum Day, non rimane che accompagnarci in questo viaggio. Chi voglia darsi da fare in modo attivo invece che lamentarsi rimanendo sorpreso per questo e altri problemi derivanti da assenza di risorse e di poteri per Milano, ci scriva: info@milanocittastato.it (Oggetto: CI SONO ANCH’IO). Non sarà facile, ma ce la faremo.
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Pensiero libero, creatività e volontà nel portare Innovazione, sono questi i connotati di una STARTUP. Dall’inglese “partire, mettersi in moto”, così viene definita una nuova impresa appena costituita. Una Startup èun’attività imprenditoriale innovativache risponde al bisogno delmercato, con soluzioni smart e tecnologiche.
Sempre più giovani scelgono di inventarsi il lavoro: molti di loro sono Startupper, attenti osservatori che applicano le loro competenze al fine di sviluppare business capaci di scalare i mercati nazionali ed internazionali.
Milano è l’unica città in Italia pronta all’innovazione e mostra vivo entusiasmo nell’accogliere queste iniziative. Le opportunità qui corrono veloci e per uno Startupper èun privilegio sviluppare il progetto in questo capoluogo tecnologico.
“Prima di sviluppare una Startup è fondamentale crearne il valore. Bisogna avere la consapevolezza dei propri strumenti”
Si va dai sei mesi ad un anno di tempo per impostare il progetto e dare inizio alla fase di sviluppo. Questa è la Business Idea, prima fase. Richiede un’analisi strutturata del settore di riferimento, accompagnata dalla selezione del team di lavoro per garantire un’ottima fase di sviluppo. Sono necessari dei test per verificare la funzionalità delprogetto perché spesso capita che ci si innamori della propria idea, non tenendo conto della scarsa richiesta nel mercato.
Nella ricerca dei profili si fa affidamento agli Head Hunter (sono degli scovatori di professionisti e talentuose risorse). L’obiettivo è creare la giusta sinergia nella squadra inserendo profili complementari che presentino delle aree comune di interessi.
Nella seconda fase si converte l’idea in progetto. Viene elaborato il Business Model (modello di Business) e l’Execution (piano d’azione) con cui entrare nel mercato.
In questa fase entrano in gioco organi che prendono il nome di incubatori edacceleratori. Hanno l’obiettivo di accelerare lo sviluppo dell’impresa e sono volti a fornire una vasta gamma di servizi di supporto, come ad esempio corsi di formazione e un ufficio ove operare.
Le giornate sono ritmate da numerosissimi pitch: consistono nella presentazione delprodotto ad eventuali investitori,il momento della verità in cui lo Startupper dovràdimostrare l’efficacia dell’impresa, il mercato che andrà a coprire ed i sviluppi futuri.
Quando il prodotto avrà preso forma definitiva si entrerà cosi nella terza fase: dall’inglese, la Seed-Stage (fase di semina), in cui bisognerà ottenere visibilità ed aggredire il mercato. A questo punto entrano in gioco i BusinessAngel. Sono Investitori informali, con competenzefinanziarie e strategie d’impresa. Il loro contributo non è solo economico, ma si estende anche a livello amministrativo. Molto spesso sono partecipi nelle attività dell’impresa, aiutando nella parte gestionale ed offrendo la loro rete al fine di avvicinare ulteriori investimenti.
Ad un anno dal lancio, validato il prodotto nel mercato si entra nella penultima fase, Early-Stage in cui si è trovato il metodo per scalare il mercato e si è raggiunto un elevato potenziale di sviluppo. Il processo è raggiungibile solo all’adempimento di un determinato ricavato e grazie al contributo di una squadra di lavoro ben strutturata che ha permesso la più chiara definizione del prodotto finale. A tal punto è possibile accedere a degli investimenti senza offrire garanzie. Questa forma di finanziamento prende il nome di Venture Capital.
La luce in fondo al tunnel che ogni Startupper segue si chiama Exit, la fase finale come suggerito dal termine stesso. Arriva con la crescita e l’aumento del valore all’impresa. Consiste nella strategia di uscita degli investitori:questi vendono le loro quote sul mercato con la conseguente quotazione in Borsa. L’altra alternativa è cedere le quote ad un gruppo industriale, oppure ad un grande imprenditore.
Dal 2012 ad oggi è stato fatto tanto in Italia per le Startup grazie alle 16 policy didefiscalizzazione, che favoriscono l’incremento di nuove attività sul territorio.
Serve però un netto miglioramentonella pubblica amministrazione.
È necessaria una mentalità aperta da parte di questi organi, favorendo ad esempio la promozione della municipalità.
“Il territorio deve presentare attrattiva e facilitare lo Startupper in modo da non andare incontro ad una dispersione di capitale umano ed allo spostamento di sedi legali all’estero”
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Un meraviglioso giardino nascosto ai piedi di una villa liberty di fine ‘800 circondata da alberi secolari…
Un luogo fiabesco, in cui non troverete principi, principesse e fate,ma il Le Cannibale Party per una delle sue ultime feste gratuite estive.
Ballate sotto le stelle, in un angolo della città dal sapore differente, una giornata d’estate con musica e food trucks sotto l’ombra degli alberi, immersi in piscina con il sound dei djs Palomar e UABOS.
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La linea M5 è sicuramente una linea metropolitana all’avanguardia, che svolge una funzione fondamentale trasportando oltre 35.000.000 di persone all’anno, ma non è tutto rose e fiori.
COSA VA
Tecnologia e innovazione sono certamente un vanto per questa linea:
Guida driverless, ovvero senza conducente e con gestione remota dalla sala di controllo ATM
Le cosiddette “barriere anti-suicidio” che si aprono contestualmente all’apertura delle porte del treno e che servono appunto per evitare la caduta volontaria (o involontaria) di persone all’arrivo del treno in stazione, con il conseguente investimento
Tornelli con porte ad altezza uomo e a chiusura rapida per evitare lo spiacevole salto del tornello e limitare l’accodamento per ridurre l’evasione tariffaria (sistema che ATM sta implementando gradualmente anche nelle altre linee di metropolitana)
COSA NON VA
Gli ormai risaputi problemi di progettazione del tracciato, in seguito all’unificazione dei due tratti (Bignani-Porta Garabaldi e Porta–Garibaldi –San Siro) in un’unica linea e del sali-scendi con una curva a raggio stretto tra Isola e Monumentale, per permettere ai treni di passare tra edifici e stazioni della linea metropolitana M2 Garibaldi e Stazione FS Porta Garibaldi: questo ha causato problemi di usura di binari e ruote con i conseguenti forti rumori e vibrazioni provenienti dai treni in transito (sono stati eseguiti degli interventi manutentivi, ma una soluzione definitiva ancora non è stata trovata)
La dimensione ridotta di treni e stazioni, essendo M5 una “metropolitana leggera” ovvero ad impatto minore rispetto alle “metropolitane pesanti” come M1-2-3, combinata ad un numero insufficiente di treni ed una frequenza massima, inadeguata ai picchi di affluenza,di un treno ogni 3 minuti soprattutto nel caso frequente di eventi allo Stadio di San Siro (partite di calcio e concerti)
MA PERCHÉ LA LINEA M5 PUÒ CONSIDERARSI UNA “LINEA DI FUOCO”?
Posti i problemi evidenziati: treni a dimensione ridotta e bassa frequenza per i grandi eventi, esiste un altro enorme problema ovvero la climatizzazione che unito alla mancanza di finestrini, per la tipologia di treni, può condurre realmente a situazioni tragiche.
La situazione: 28 Giugno, Concerto a San Siro, 40° gradi esterni, treni pieni, ma non troppo, e aria condizionata al massimo… quale risultato? Quello visto nella foto di copertina: UNA VERA SAUNA!
Vetri appannati
Tutti i passeggeri madidi di sudore
Difficoltà di respirazione
Visi rossi dal caldo e bianchi in coloro che hanno iniziato a sentirsi male con rischi di collassi e svenimenti
Può essere questa una degna linea metropolitana che garantisce sicurezza ai suoi viaggiatori?
La gravità dell’esperienza (situazione di caldo insopportabile e difficoltà di respirazione mai provata in precedenza) è che si verifica costantemente anche nei periodi più freschi dell’anno, con temperature esterne di 25 gradi, al solo riempimento delle carrozze.
Al ritorno del concerto ho potuto scegliere il tram 16 ricondizionato con aria climatizzata all’interno, ma chi era obbligato a prendere la linea metropolitana…come avrà trascorso il viaggio?
QUALI SOLUZIONI SI POSSONO APPRONTARE?
Le soluzioni possono essere varie e nessuna esclude l’altra:
Installare impianti di condizionamento più performanti e potenti
Valutare sistemi alternativi di ricircolo dell’aria all’interno delle carrozze
Aumentare la frequenza dei treni soprattutto per gli eventi, scendendo a passaggi ogni 90” (possibili con questa linea addirittura passaggi ogni 75” ) come sarà per la linea M4 che prevede però un parco rotabile di 47 treni (un record), a fronte dei soli 21 della M5 (nemmeno con l’aggiunta dei 12 treni previsti per il prolungamento verso Monza sarebbero sufficienti) che avrebbe quindi bisogno di treni aggiuntivi
Prolungare ulteriormente l’orario di chiusura della linea in occasione degli eventi, oltre a quello già in essere che è già comunque migliore rispetto agli orari standard
Una cosa è certa: viaggiare con rischio di collassi, svenimenti e malori vari non può e non deve essere più tollerato!
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Il project-financing è la modalità con la quale si è scelto di finanziare la linea M4 (la linea M5 aveva vinto il “Transport Deal of the Year 2015” M5, un premio per le eccellenze mondiali in ambito finanziario, appunto grazie anche al project-financing.). Da Cityrailways.it: “Il valore dell’opera è pari a circa 1.869 M€ (totale costo dell’investimento comprensivo degli oneri finanziari e al netto IVA): il governo la finanzierà per il 46,6% (871M€, netto IVA), il Comune per il 20,24% (378M€), mentre per il 33,16% interverranno i privati (620 M€).” Il Comune di Milano ha assegnato la concessione ad una società mista, 2/3 pubblica e 1/3 privata, per la costruzione e gestione dell’intera tratta della Linea 4, la SPV LINEA M4 SpA”.
NUOVI COSTI EXTRA E STANZIAMENTI INTEGRATIVI DI RISORSE
La costruzione di un’infrastruttura pubblica come un linea metropolitana comporta spesso rimodulazioni in corso d’opera, di stazioni, tracciato, risorse finanziarie a causa di impedimenti nel sottosuolo (come pozzi, ritrovamenti archeologici), richieste dei cittadini o nuove necessità intervenuti: anche la linea M4 non è sfuggita a questa regola.
Uno dei maggiori problemi di questa linea è l’assenza di interscambi e/o interscambi diretti tra le linee, evidentemente per ridurre i costi soprattutto quelli a carico dei privati, altrimenti è inspiegabile come il tracciato iniziale non prevedesse addirittura nemmeno l’interscambio diretto a San Babila.
Se con il tracciato definitivo la M4 ha interscambio diretto con M1, pur con passaggio dai tornelli e doppia timbratura (che con il nuovo sistema tariffario non comporterà fortunatamente costi per l’utente, in quanto si potrà accedere più volte in metropolitana con lo stesso biglietto), eincrocia la M2 a Sant’Ambrogio, sempre con uscita dai tornelli e in questo caso passaggio in superficie all’interno della Pusterla (i tecnici hanno comunicato che in realtà l’interscambio sarà sotterraneo, ma non ci sono le prove), la M3 non avrà un vero interscambio: per connettersi alle due linee si dovrà passeggiare all’aperto per un decina di minuti e questo anche nonostante un extra-costo di 100 milioni di euro.
M3-M4, L’INTERSCAMBIO CHE NON C’È
La situazione rasenta il ridicolo: il general contractor non aveva inserito l’interscambio nel tracciato, il Comune a seguito anche di varie sollecitazioni (compresa la raccolta firme di cittadini) ha provveduto a modificare la linea, la collettività ha dovuto versare ulteriori 100 milioni di euro (che sarebbero state a carico del general contractor) con questo risultato finale: non ci sarà interscambio!
Si dovrà percorrere Via Pantano in superficie, sembra addirittura con un sistema meccanizzato quale tapis roulant, per poi giungere in Piazza Missori o in Statale e scambiare con l’altra linea metropolitana. (Fonte Urbanfile.org)
Pertanto la connessione sarà all’aperto e si può tranquillamente immaginare la scomodità in caso di agenti atmosferici sfavorevoli oltre ai disagi di gruppi di passeggeri che sciamano a intermittenza sulla strada per portarsi da una linea all’altra.
Nell’immagine il tragitto per connettersi alle due linee metropolitane…davvero non si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio? Forse sì, ma non con la carenza di risorse pubbliche, motivo per cui si è scelto il project-financing.
QUINDI COME SI POTREBBE FARE PER IL FUTURO?
La soluzione è sempre la stessa, per poter risolvere il problema in modo strutturale. Milano deve essere gestita come una città-stato, potendo decidere in autonomia ed avere le risorse a disposizione per realizzare le migliori e più funzionali infrastrutture di trasporto pubblico, senza dover sempre dipendere da soggetti forti esterni, pubblici o privati, che vincolino il progetto ad interessi estranei alla comunità oppure trovando una diversa formula che sia win-win tra pubblico e privato.
Un esempio da prendere in considerazione è Madrid, che come comunidad autonoma (ossia come regione) trattiene il 50% di imposte e tasse generate sul suo territorio: se anche Milano replicasse la situazione della capitale spagnola riuscirebbe a progettare e costruire 5 linee di metropolitana OGNI ANNO con materiali di qualità, rispetto a quelli scadenti delle ultime linee, design d’avanguardia e avendo ancora capitale per altri investimenti pubblici.
Inoltre Milano Città Stato avrebbe accesso diretto a finanziamenti europei, come ha fatto appunto Madrid per rimodernare e ristrutturare alcune linee, senza ulteriori passaggi attraverso altri enti.
L’AUTONOMIA SI PUÒ REALIZZARE?
Si, è ampiamente fattibile, anche se non sarà un percorso semplice: la partenza a Ottobre con il Referendum Day, non rimane che accompagnarci in questo viaggio. Chi voglia darsi da fare in modo attivo invece che lamentarsi rimanendo sorpreso per questo e altri problemi derivanti da assenza di risorse e di poteri per Milano, ci scriva: info@milanocittastato.it (Oggetto: CI SONO ANCH’IO). Non sarà facile, ma ce la faremo.
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Al Circolo Magnolia arrivano i GOD IS AN ASTRONAUT!
Capaci di dare vita ad un Post-Rock strumentale dalle atmosfere malinconiche con un impatto musicale devastante, la Band si è ritagliata nel corso degli anni un posto di tutto rispetto a livello mondiale, quasi da essere considerata un punto di riferimento per tutti gli amanti del genere.
Il loro mix unico e inconfondibile di sonorità ha reso i loro album in studio delle vere e proprie pietre miliari del Post Rock facendo avvicinare al genere persone di ogni età e cultura musicale.
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L’area di Porto di Mare ha una dimensione di oltre 1.200.000 mq, con una discreta accessibilità: a breve distanza vi sono ben tre fermate della M3: Porto di Mare, Rogoredo e San Donato, nonché la Stazione FS di Rogoredo; l’area è accessibile col bus 77 che dalla fermata M3 Lodi, costeggiando Porto di Mare lungo Via San Dionigi (e con una fermata all’altezza del Centro Ippico), raggiunge poi Chiaravalle; vi sono inoltre diversi accessi dall’Autostrada del Sole e dalla Tangenziale Est; l’aeroporto di Linate non è distante, e sarà agevolmente accessibile tramite la futura metro tranvia che collegherà la Stazione M4 Forlanini con la Stazione M3 Rogoredo.
E’ tuttavia un’area complessa dal punto di vista idrogeologico, per cui occorreranno ulteriori approfondimenti sul campo, per meglio posizionare soprattutto le attività ludiche e sportive, come vedremo meglio più avanti.
COSA PREVEDE IL PGT
Nel nuovo PGT, nell’area in parte soggetta ai vincoli del Parco Sud, sono previste:
– lungo Via Fabio Massimo, nello spazio tra “Open Agri” ed il Parco Cassinis, una Grande Funzione Urbana (GFU) per la localizzazione di rilevanti funzioni per servizi pubblici e/o di interesse pubblico e/o generale, per attrezzature pubbliche, nonché per funzioni, anche private, aventi carattere strategico;
– lungo Via San Dionigi e sino al Centro Ippico Ambrosiano, un Ambito di Rigenerazione Ambientale, per insediamenti produttivi, artigianali ed innovativi, ambientalmente sostenibili;
– una fascia non ancora perfettamente individuata, che dovrebbe collegare “Open Agri” con la punta di Porto di Mare, ove si incrociano Via Sant’Arialdo con Via San Dionigi, a vocazione prevalentemente agricola, e comunque con vincolo del Parco Sud, che così viene ampliato.
LA VISIONE
Il fotomontaggio rappresenta un momento di Woodstock: la collina sul lato sinistro, il ristorante rotante sullo sfondo (ce ne sono diversi in Europa, Asia e Stati Uniti) dietro ad una qui un po’ troppo ingombrante tribuna coperta, il cui posizionamento nell’idea progettuale, come vedrete tra poco, sarà ai due lati del palco, mentre la collina sarà al centro.
Woodstock ha rappresentato il primo grande momento giovanile dello stare insieme, quello stare insieme, evocato dai cittadini del Municipio 4 che hanno risposto al questionario del 2017: lo “stare insieme”, luoghi di aggregazione, sentiti come la miglior risposta di medio e lungo periodo per vincere il diffuso attuale senso di insicurezza.
Ricordiamo che la stessa parola “porto” indica un luogo di arrivo e di accoglienza.
IL PROGETTO
Questa immagine rappresenta una visione complessiva dell’idea progettuale: al centro un’area per grandi eventi musicali, con la collina da creare ed un’area pianeggiante, le due tribune coperte ai lati, il palco base (sul quale verranno di volta in volta montati gli allestimenti da parte dei gruppi musicali); sul retro del palco un parcheggio per gli autocarri che portano gli allestimenti, per gli automezzi degli artisti e per gli eventuali mezzi di sicurezza.
L’area concerti può anche essere utilizzata per organizzare festival musicali specializzati (ad esempio, di musica etnica), eventi teatrali, anche con un pubblico più ridotto che non quello dei grandi concerti, eventi culturali, come ad esempio un festival della poesia.
L’ACCESSO DEL PUBBLICO
L’accesso per gli spettatori può avvenire, per chi viene con i mezzi pubblici, dalla promenade e dal percorso pedonale tra gli edifici della Grande Funzione Urbana, collegata alla fermata della M3 Porto di Mare, mentre chi arriva con automezzi è previsto un grande parcheggio naturale, alberato, posto più in basso, e confinante con un parco sportivo, nella zona dell’ex discarica, che non può certamente essere utilizzata per coltivazioni di alcun tipo, ma che qualcuno in un’assemblea pubblica al Municipio aveva tempo fa proposto per coltivazioni biologiche.
La promenade è un percorso che collega la grande funzione urbana con l’area concerti, ma è anche l’inizio di una serie di percorsi verso e dentro il parco (ad esempio: percorso vita – salute; percorso emozionale per i bambini, con giochi, da realizzarsi sul lato sinistro della promenade; percorso sportivo, che porta verso il parco sportivo; percorso musicale, con piazzole ove improvvisare momenti musicali; ed infine, percorso con aree per pic-nic, molto richieste dai cittadini). Sullo sfondo, un portale, qui immaginato come l’Arco di Trionfo, che dà accesso al parco ed all’area concerti.
La promenade può essere anche utilizzata per sfilate d’auto d’epoca, sfilate di moda, giochi di gruppo, per altre occasioni insomma di stare insieme.
Svetta sulla promenade il ristorante ruotante di accenato prima, che qui ha proporzioni eccessive, perché vi sono vincoli aeroportuali da rispettare, ma che dà molto bene l’idea che si vuole concretizzare.
Infine, nella parte iniziale della promenade, potete osservare uno strano edificio colorato, della dimensione di un ottavo di sfera, che rappresenta un video museo digitale attivo della musica, che conterrà una grande sala avvolgente ed immersiva, in cui saranno digitalmente proiettati, in realtà aumentata, i grandi concerti che hanno fatto la storia del rock, ma non solo, sulla falsariga del coinvolgente museo francese per Van Gogh.
Nella immagine che segue, di fronte alla Grande Funzione Urbana, si può vedere quello che abbiamo battezzato convento della musica.
Si tratta di un edificio conico (nell’immagine ne sono state sottodimensionate le proporzioni rispetto alle dimensioni dei cittadini), all’interno del quale vi sarà uno spazio per manifestazioni musicale per un pubblico di circa 500 unità, con un palco adeguato, più alcuni spazi utilizzabili da musicisti che intendano isolarsi per alcuni giorni, per comporre (da qui la denominazione, un po’ provocatoria, di convento).
LA GRANDE FUNZIONE URBANA
Cosa è previsto:
una serie di edifici, di forme differenti, a formare due cortine tra il parcheggio posto lungo Via Fabio Massimo ed il parco ove abbiamo posto il Convento della Musica; collegata con la fermata M3 Porto di Mare da un sottopasso da creare;
la parte verso il parco è di altezza limitata, con porticati nella parte interna, e tetti verdi fruibili per attività diverse, quali ad esempio attività di ristorazione, mostre ed eventi culturali, magari anche matrimoni;
la parte lungo il parcheggio ha invece alla sua base una piastra, con spazi aperti e con negozi, e porticati; così che tra le due linee di edifici si crea un percorso pedonale, una sorta di centro di inclusione in cui sia possibile passare il tempo libero, godendo di servizi di ogni genere, oppure una sorta di centro commerciale diffuso, o una specie di leisure park come ve ne sono diversi in Inghilterra, pur con dimensioni molto maggiori. Ad esempio, una piscina coperta, un’area termale e palestre coperte multi attività un centro medico (richiesto da molti nel questionario del 2017), una unità medica specializzata in music therapy, un nido, una scuola di ballo, attività artigianali per la realizzazione e la riparazione di strumenti musicali, sale prove e sale registrazione, oltre a bar e ristoranti, e forse anche un posto per le forze di controllo del territorio (vigilanza urbana, polizia o carabinieri).
Le costruzioni sopra la piastra, più alte sul lato strada, che avranno i tetti verdi, ma non fruibili dal pubblico, ma solo dai residenti, non la occuperanno tutta, in modo da creare ulteriori spazi fruibili e verdi, ad esempio per attività di co-working per le start-up innovative che potrebbero esservi domiciliate. La destinazione dei piani alti potrebbe essere prevalente ad uffici, ma senza escludere uno studentato, di cui a Milano si sente la mancanza, nonostante le numerose iniziative in corso, ancora insufficienti rispetto alle necessità.
L’AMBITO DI RIGENERAZIONE AMBIENTALE
Nell’Ambito di Rigenerazione Ambientale, sono state proposto due soluzioni, che potrebbero sostituire le costruzioni cadenti e malsane attualmente esistenti, non le cascine, che sono in buono stato.
La previsione è di realizzare una scuola dei mestieri: laboratori artigianali e laboratori per start-up innovative nel campo ambientale ed agrario, oltre ad attività di tipo agricolo, come indicato nelle due immagini: un grande vivaio al centro, una serra per la coltivazione di erbe a scopo terapeutico, con un ambiente naturale fruibile per cure speciali, ed una serra protetta per la coltivazione della cannabis a scopo esclusivamente terapeutico.
Gli edifici della prima immagine sono stati pensati con forme architettoniche tipiche delle cascine lombarde, come nella foto che segue.
Nelle due immagini non compare la previsione di orti urbani nella parte di area che confina con Open Agri. Orti urbani aperti per momenti di relax e di attività naturali. Nella Fabbrica del Vapore è stato realizzato l’Orto delle Idee, qui potremmo realizzare spazi per le Idee nell’Orto.
PROBLEMI DI CONNESSIONI E VIABILISTICI
Un problema a cui trovare soluzione è quello della viabilità, in quanto non ancora realizzati alcuni punti programmatici dell’accordo di programma “SANTA GIULIA”, quali la già citata metro-tranvia che collegherà la stazione M3 Rogoredo con la Stazione M4 Forlanini, il completamento della variante Paullese (lotti II e III), e lo svincolo di Mecenate della Tangenziale Est.
Inoltre dovranno essere effettuati interventi viabilistici relativi agli accessi, per facilitare l’eventuale flusso autoveicolare lungo le vie Fabio Massimo (da allargare rinunciando ad un tratto della parte di GFU confinante) e Sant’Arialdo, prevedere una uscita della tangenziale est nelle vicinanze (è in previsione l’abbattimento del cavalcavia Corvetto) ed in ogni caso la realizzazione di un breve tratto di strada che, dalla stazione di servizio nei pressi della stazione M3 Porto di Mare, consenta l’accesso all’area dei concerti all’aperto.
CONCLUSIONI
Il senso dell’iniziativa: aprire un dibattito costruttivo, aperto e realmente partecipativo, sul destino di quest’area, che necessita di qualcosa di più che non una pianificazione sulla carta, e neppure di “rammendi”, o concessioni pluriennali di edifici degradati, ai limiti dell’abitabilità, senza fognature né allacciamenti regolari, spesso con importanti presenze di amianto, come sembra preferire l’attuale Amministrazione Comunale.
Senza una visione ed una pianificazione complessiva non si attirano capitali ed investitori per far rivivere una delle più grandi aree degradate di Milano, città con una crescente vocazione internazionale e di modernità, che qui non è per nulla rappresentata.
Conclude Bruno Cappuccio, coordinatore di Visioni Urbane
Noi ci speriamo. E con questo regalo che facciamo a Milano, vogliamo anche in qualche modo rendere a Milano quello che ci ha donato nei lunghi anni del nostro essere milanesi, nati o importati, sia in termini di opportunità che di servizi.
Bruno Cappuccio, di professione consulente di direzione aziendale, coordinatore di “VISIONI URBANE”, un “salotto visionario” di “volontariato attivo, creativo e partecipativo”, composto da professionisti di diverse provenienze, competenze ed esperienze lavorative, che si sono riuniti per offrire a Milano, idee, proposte e progetti di sviluppo per la città.
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A volte si ha voglia di vestirsi bene, mettersi in tiro ed uscire per un aperitivo open wine in una location elegante, nel pieno centro di Milano.
Il Botinero vi accoglie a braccia aperte (ricordatevi di accreditarvi!), con una selezione di vini unica ed inedita, con un buffet gourmet e tanto divertimento.
Ricordatevi di sfoderare i vostri vestiti migliori!
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Purtroppo non possiamo più dire “Ma che freddo fa, ma che freddo fa” perché l’estate è arrivata e la sentiamo eccome!
Eppure, canteremo comunque tutte le hit di Nada, compresa “ma che freddo fa, ah-ah”, perché arriva al Castello Sforzesco con un concerto/evento in cui parteciperanno anche John Parish, Zen Circus e Motta.
La decana del cantautorato pop italiano torna per deliziarci e per presentare l’ultimo album “E’ un momento difficile, tesoro”.
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L’Internazionale e il Milan vogliono uno stadio tutto loro. In questi giorni presenteranno il masterplan che collocherà il nuovo progetto presumibilmente a fianco a San Siro. Il tema è se Milan e Inter avranno il loro stadio sembra quasi certo l’abbattimento del glorioso stadio San Siro. E se, invece, questa si rivelasse una straordinaria occasione di rilancio per lo stadio e per l’intera città?
Un nuovo FUTURO per lo stadio San Siro
Milano ha bisogno di un grosso centro per organizzare concerti in stile Sydney Opera House, ma pure di uno Stadio Comunale dove organizzare partite di rugby (come un’Italia–Nuova Zelanda), partite di calcio di qualificazione europee o mondiali, femminili o maschili, ospitando l’Inter femminile, famosa perché ci gioca Regina Baresi, figlia di Beppe Baresi.
L’Opera House di Sydney ha 5738 posti, ma San Siro può contenere 80000 persone: levando dei settori per i concerti si arriverebbe a 60000 posti, tra seduti ed in piedi. Manca qualcosa del genere, che farebbe guadagnare, facendo un rapido calcolo, 60.000 x 60 euro = 3.600.000 euro lordi a concerto per 25 concerti l’anno: quanto fa? Novanta milioni lordi di euro di incassi all’anno, senza considerare l’aggiunta di uno spazio multifunzionale con ipermercati, outlet, negozi, ristoranti, pub, hotel: un indotto considerevole.
Un’altra idea: candidare Milano per il mondiale di calcio di club
L’iniziativa dei nuovi stadi potrebbe fare da volano per ospitare una edizione del mondiale di calcio di club, con un’edizione realizzata tutta a Milano, negli stadi di Inter, Milan e a San Siro, che ospiterebbe anche la finale.
Ospitare i Mondiali di Calcio per Club potrebbe essere un’altra buona idea, visto che tra il 2021 passerà a 24 squadre, cercando tramite le varie leghe calcistiche intercontinentali di assicurarci il voto per organizzare questo grande evento e invitando il Presidente della FIFA Gianni Infantino a Milano.
Nella storia si sono disputati 3 Mondiali per Club a San Siro, negli anni 1981, 1983 e 1987, quando si chiamava Mundialito.
Disputatosi a Milano dal 1981 al 1987 a cadenza biennale (fatta eccezione per il 1985, quando venne sostituito dalla Super Coppa Misura), nacque con l’idea di base di invitare solo i club vincitori della Coppa Intercontinentale. Fu allora scelta Milano perché per coincidenza era la sede dell’emittente televisiva preposta alla trasmissione, nonché una delle quattro città al mondo a vantare due squadre che avessero vinto tale competizione. Le altre città ad avere due squadre ad aver vinto almeno una Coppa Intercontinentale erano Madrid (Real e Atlético), Montevideo (Peñarol e Nacional) e Avellaneda (Independiente e Racing).
Di fatto la competizione consistette nella partecipazione fissa di Inter e Milan (nelle prime due edizioni era appena stata promossa dalla Serie B alla Serie A), contornati da ospiti di lusso nazionali (la Juventus, che se all’epoca della sua partecipazione nel 1983 non aveva in realtà ancora vinto la Coppa Intercontinentale) e internazionali (Peñarol, Santos, Feyenoord, Flamengo) che costituivano un grande richiamo mediatico.
La terza edizione ebbe un respiro meno “mondiale” delle precedenti, in quanto parteciparono solo squadre europee, fra le quali solo Inter e Milan avevano conquistato la Coppa Intercontinentale.
Nonostante il successo di pubblico e la natura di grande evento televisivo, il fatto che fosse a inviti ne impedì il riconoscimento a livello ufficiale.
L’arena di San Siro: non più solo Scala del Calcio
San Siro non dovrà andare distrutto, anzi: può diventare una formidabile macchina da soldi per Milano, ospitando concerti per le rockstar nazionali o internazionali (con gli sponsor che pagano la rockstar più una quota sui biglietti), dedicato a partite della nazionale stile Wembley, di calcio, rugby, Inter o Milan femminile, affittandolo per eventi quali moda, design, creando eventi di musica classica e lirica con tenori del calibro di José Carreras, Placido Domingo, Andrea Bocelli, sul solco del gigante Pavarotti Big Luciano.
Così sarebbe un modo per creare a Milano una grande arena interdisciplinare di richiamo per tutto il mondo. Non più solo Scala del Calcio.
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Milano è stata sotto numerose dominazioni: i romani, i longobardi, l’imperatore germanico, i francesi, gli spagnoli e gli austriaci. Tutti hanno lasciato una loro impronta sulla città con numerose opere che ne hanno forgiato l’identità, chi più (come Napoleone) e chi meno (come gli spagnoli). Chi si è rivelato ancora meno generoso sono stati i piemontesi.
Vero che Milano è stata per soli tre anni parte del Regno di Sardegna, dal 1733 al 1736, però forse avrebbero potuto lasciare qualcosa di meglio di una campana. Anche perchè in realtà non era neppure opera loro.
L’unico lascito ufficiale dei Savoia alla intera Lombardia si può ammirare al Castello Sforzesco. Si tratta di una campana restaurata che aveva origini precedenti ai Savoia. Non solo, fu distrutta proprio dai Savoia: era infatti collocata sulla Torre di Bona e serviva ai difensori del castello per dare l’allarme in caso di pericolo. In quel caso il pericolo erano le truppe piemontesi guidate da Carlo Emanuele III che presero d’assalto il Castello a colpi di bombarda di cui uno colpì in pieno la campana.
Una volta conquistata la città, il castellano ad interim, il Marchese Vittorio Amedeo di Seyssel, provvide a recuperare i resti della campana e a farla rifondere al milanese Bartolomeo Bozzo.
La nuova campana non fu solo restaurata ma fu decorata con scene festose, figure sacre e stemmi del Marchese d’Aix e della famiglia della moglie, e le trascrizioni in latino narrano la storia della campana che “essendo stato il castello francese espugnato dalle armi sarde, ricostruita dalle rovine, questa campana lesa da un proiettile è dedicata a Carlo Emanuele”.
Bartolomeo Bozzo è stato uno dei più celebri e pregiati fonditori di Milano, attivo nel settecento. Quindi la campana dei Savoia in realtà era una campana antecedente ai Savoia che un fonditore milanese ha restaurato e decorato in onore allo stesso re che l’aveva distrutta.
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Il Gattò è un locale in cui si va per sentire musica, bella musica, musica particolare, suonata da maestri delle sonorità!
Con la serata Lac Observation se ne vedranno delle belle, perché chi prima suonava la segamusicale ed i fiati con gli WOW, ed ora crea colonne sonore aliene, fatte di canzoni lo-fi sghembe che arrivano da un passato ancora non scritto…
Insomma, one man show che vi farà strabuzzare gli occhi!
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Il mantra, la giustificazione quasi automatica pronunciata dai politici per coprire l’incapacità nel portare a termine un obbiettivo, nel conseguire un cambiamento significativo per il proprio paese, regione e città è sempre quella: “le leggi sono vecchie e sbagliate, vanno cambiate”.
Questa situazione si ripete ad ogni livello e si ripercuote su ogni strato della popolazione. Mettendo in conto che la cattiva politica è dovuta in parte alla mancanza di volontà (tralasciando conflitti di interessi personali e di terzi) ed in parte a leggi inadeguate, delle regole aggiornate e concordate tra tutti gli stakeholders favorirebbero azioni più concrete.
L’unica soluzione a mettersi al tavolo con tutti i portatori d’interesse, in questo caso della città metropolitana, per riscrivere regole, leggi e procedure di ogni settore.
CONDITIO SINE QUA NON: OTTENERE L’AUTONOMIA
L’autonomia non è un vezzo, nemmeno una velleità secessionista, tutt’altro: è uno strumento atto a rafforzare le singole identità di un territorio unito da un percorso comune.
Per autonomia, è giusto ribadirlo ogni volta, si intende gestionale e finanziaria, quindi rimanendo pienamente inseriti all’interno dello Stato con il quale sarà possibile colloquiare direttamente così come con le altre città italiane, europee e del mondo.
L’iter per ottenerla è chiaramente definito dallo Statuto della Città Metropolitana ed è previsto dalla nostra Carta Costituzionale: sia in termini di autonomia degli enti locali, sia per quanto riguardo i requisiti per ottenere un determinato status, che in questo caso sarebbe quello di “città regione”, ovvero una popolazione residente, nel territorio che esprime la richiesta, di almeno 1 milione di abitanti. Milano sfiora i 1,4 milioni di abitanti nel suo Comune e la Città metropolitana supera i 3,2 milioni.
QUALI SONO GLI ATTORI IN SCENA
Tutti i settori che incidono nella vita sociale di una città sono passibili di modifiche normative al loro interno, ma vediamone uno alla volta insieme ai loro attori:
Economia e Lavoro:
Camera di Commercio
Sindacati
Imprenditori
Commercianti
Liberi Professionisti
Artigiani
Associazioni di Categoria quali Confcommercio, Confartigianato etc..
Commercialisti
Cultura
Musei
Fondazioni
Mostre
Eventi
Università
Docenti
Studenti
Sociale
Associazioni
Volontariato
Volontari
Luoghi di assistenza
Turismo
Operatori
Associazioni di categoria
Lavoratori
Agenzie turistiche
Istruzione
Studenti
Docenti
Università
Enti di formazione privati
Giustizia
Avvocati
Magistrati
Associazioni di categoria
Internazionale
Le città nel mondo
Le diverse popolazioni residenti
Le imprese straniere
Le associazioni culturali
L’autonomia potrebbe far nascere una vera costituente in grado di riformare la cosiddetta “macchina amministrativa” e adeguarla ai tempi, permettendo a Milano di passare dal ruolo di città globale ma al contempo chiusa al mondo, a causa dei limiti normativi, a una vera città-mondo alla pari delle città più influenti.
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