Calcutta non è solo una città dell’India, è anche il nome d’arte di Edoardo D’Erme, uno dei cantautori del momento!
Finalmente Calcutta arriva a Milano, con un concerto tanto atteso! Non vedevamo l’ora di cantare a squarcia gola che “sai che la Tachiprina 500, se ne prendi due diventa mille”!
Calcutta ha sfornato successi, uno dietro l’altro, sia come cantante che come autore per altri colleghe, tra cui Nina Zilli e Francesca Michielin! Non perderti questo concerto, 1. perché Calcutta è bravo, 2. perché so che conosci tutte le canzoni, 3. perché i concerti sono sempre entusiasmanti!
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Ormai tutti conoscono l’Holi Dance Festival, quella festa coloratissima in cui non importa come ti vestirai, perché tornerai a casa e sarai pieno zeppo di colori!
E’ bene rinfrescare la memoria ogni tanto… L’Holi Dance Festival è anche chiamato festa dei colori. Quanto entrerai a Parco Forlanini ti verranno dati dei sacchetti pieni di pigmenti colorati (tranquillo, non sono tossici).
Sul palco inizieranno a suonare, e tu ballerai, ti scatenerai e quando vorrai lancerai in aria, o ai tuoi amici, i colori e BOOM, un’onda colorata invaderà tutto il parco!
Non pensare nemmeno di metterti dei vestiti carini: maglietta bianca e pantaloni vecchi e comodi!
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Tutti abbiamo giocato a nascondino. Quanta rabbia quando mi trovavano immediatamente… cosa che sicuramente non accadeva a Liu Bolin!
Liu Bolin è un artista, che ha fatto del mimetismo la sua forma espressiva, ed ora il Mudec ospita la mostra fotografica dedicata alle sue performance artistiche.
Il titolo è: “Visible Invisible” e mostra il mimetismo che Bolin mette in atto grazie alla tecnica del body painting. Così perfetto ed accurato, da risultare pienamente integrato con lo sfondo.
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Leonardo e Alessandro, tra i maschi, Sofia e Giulia, tra le femmine, sono i nomi più scelti dai genitori milanesi nell’ultimo anno.
#2 Il cognome più diffuso?
Hu è il cognome più diffuso tra gli uomini, Rossi quello più registrato dalle donne. Hu è anche il cognome più diffuso tra i nuovi nati, seguito da Mohamed, Chen, Zhou, Russo, Ahmed. Seguono più in basso i tradizionali Rossi e Bianchi. Ormai molto meno diffuso Fumagalli, nonostante in passato fosse uno dei cognomi meneghini più illustri e importanti.
#3 L’età media?
Il cittadino tipo di Milano è quarantenne. Per classi d’età la più affollata è quella che comprende i nati tra il 1966 e il 1975. I quaranta-cinquantenni sono 228.915 tra cittadini italiani e stranieri, su un totale di 1.364.814 residenti circa.
#4 Single o sposati: chi sono di più?
A Milano i single sono la maggioranza tra la popolazione adulta. Al primo posto tra le grandi città italiane.
#5 Professione?
La professione più dichiarata dai milanesi e dalle milanesi sulla carta d’identità è quella dell’impiegato (dopo quella del pensionato).
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Nel Medioevo esistevano i Comuni, che erano una sorta di piccoli stati indipendenti uniti da legami dinastici (Sforza, De Medici, Bolgia, Doria, Mancini, ecc) e dalla Chiesa che dava a tutti una lingua e una religione. L’Italiano iniziò a diffondersi a partire dal 1200 ad opera della scuola Siciliana (in quel tempo la Sicilia era Normanna).
Le città stato antiche: la nascita della civiltà moderna
Era un’Italia che si era risollevata dalle invasioni barbariche ed arabe e assisteva al dominio delle Repubbliche Marinare e delle prime banche feudali. Un periodo di prosperità in cui nasce l’Umanesimo, Giotto rivoluziona la pittura, Leonardo rivoluziona la tecnologia, Galileo Galilei rivoluziona la scienza.
Con la potenza economica delle quattro Repubbliche Marinare (Genova, Venezia, Pisa, Amalfi) i traffici commerciali si fanno più intensi, Marco Polo scrive il Milione, opera epocale che estende gli orizzonti del mondo, con le cronache del suo viaggio dalla Repubblica di S. Marco fino alla Cina del Kublai Khan. A Genova nasce Cristoforo Colombo, colui che cercando una nuova rotta per raggiungere le Indie, scoprì un immenso continente, l’America.
Queste città-stato diedero un impulso decisivo alla civiltà occidentale fino al Congresso di Vienna.
In Italia un nuovo modello di città-stato
Al giorno d’oggi, città-stato non significa indipendenza o un impulso secessionistico, tutt’altro. Significa ricevere dal governo nazionalela possibilità di gestirsi in autonomia per poter meglio rispondere alle necessità del territorio e all’esigenza di connessione con le altre grandi città del mondo. Una prerogativa che secondo la Costituzione (art.132) potrebbe spettare solo a quelle più grandi, come Milano, Roma, Torino e Napoli, anche se in realtà potrebbe spettare anche a città che hanno una forte tradizione identitaria, come Genova, Verona, Venezia, Firenze, Pisa, Perugia, Bologna, Palermo, Catania o Bari.
Milano potrebbe godere di un’autonomia simile al Cantone svizzero di Zurigo, con aziende/imprese che potrebbero, ad esempio, avere vantaggi ad avere la sede in città ma le unità produttive a Bari o in un’altra città con condizioni più competitive. Suddividere il territorio italiano per città stato autonome consentirebbe di fare eccellere ognuna di loro in alcuni aspetti distintivi. Parlando di commerci, a Milano farei la Borsa Mondiale delle industrie del design e della moda, a Genova la Borsa Internazionale dei trasporti marittimi e di tutto ciò che riguarda il mare (cantieristica, compagnie dei container, logistica,ecc). A Napoli farei la Borsa Internazionale dell’agroalimentare, dell’itticoltura, del fast food (Parmigiano Reggiano, Mc Donald’s, Findus, ecc). A Torino farei la Borsa Internazionale dei trasporti (RFI, FNM, OBB, TVA,FCA, BART, ecc). A Roma la Borsa Internazionale dei musei, dell’arte, delle case produttrici di film, pubblicità, ecc. A Catania la Borsa Internazionale dei titoli elettronici e hightech. A Firenze la Borsa Internazionale delle banche, poste, assicurazioni. A Bologna la Borsa Internazionale delle fiere (Ente Fiera Milano, Fiera Bologna, un centro congressi stile Las Vegas, Fiera Francoforte, Fiera Norimberga, ecc). A Cagliari la Borsa Internazionale del turismo. Questo porterebbe le città a collaborare molto di più tra di loro rispetto ad ora, dove invece tutte sono come monadi separate tra loro, all’interno di uno stesso sistema paritario e omologante.
L’idea di suddividere le borse del commercio tra i diversi luoghi, invece che accorparle tutte assieme, consentirebbe di potenziare la specializzazione su base geografica e dell’identità locale e, al contempo, di ridurre il rischio di sistema, legato ad esempio a crolli in un settore che spesso vanno a cascata su tutti gli altri.
Le città stato saranno la carta vincente per l’Italia del futuro
In un mondo in cui si sta diffondendo ovunque la logica dell’autonomia delle città, dalla Spagna alla Germania, dall’Austria alla Russia, dall’India alla Cina, l’Italia potrebbe usare questa come carta vincente per due ragioni. La prima è che siamo la patria delle città stato moderne. La seconda è che siamo il paese della diversità e se riusciamo a fornire un modello più avanzato di città stato e di differenziazione amministrativa e commerciale, potremo offrire il meglio rispetto agli altri hub internazionali e sfruttare al massimo l’immenso potenziale di attrazione delle nostre città.
La vera sfida, infatti, ormai non è più tra città della stessa nazione oppure tra stati o tra regioni. La sfida del mondo contemporaneo è quella diretta a città portuali come Rotterdam o New York, industriali come il distretto di Hong Kong o San Pietroburgo, finanziarie come Bruxelles o Lussemburgo o la stessa Londra. In un mondo in rapida trasformazione dove tutto corre a una velocità clamorosa rispetto a pochi anni fa, solo la dimensione di città può consentire la snellezza per cogliere tutte le opportunità del cambiamento.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
“A Milano anche i gelsi fanno l’uva” è un antico detto della tradizione milanese. In milanese si dice: A Milan, anca i moron fann l’uga.
Si intende in questo modo colorito la capacità di Milano di dare sempre nuovi frutti, riuscendo ad ottenerli anche in modo creativo o non convenzionale e, comunque, riuscendo sempre a fare di necessità virtù.
Per comprendere la metafora bisogna sapere che il gelso era una pianta tradizionale della Lombardia, caratteristica del suo paesaggio, coltivata per fornire ai bachi da seta (i bigatt) le foglie con le quali si nutrono. Il gelso è caratteristico perchè ha un legno gramo e non dà frutti apprezzabili dall’uomo, per questo viene preso ad esempio di qualcosa che solo Milano riesce a ricavarne qualcosa di buono.
I gelsi sono andati via via scomparendo, sostituiti dal pioppo canadese che viene utilizzato per la fabbricazione della carta.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA, COLLABORARE ALL’ESTENSIONE INTERNAZIONALE DEL PROGETTO EDITORIALE SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
According to ANSA, the Italian national wire service, those firms whose owners were born abroad are on the rise in Italy, and especially in Milan; they are growing by 2% and 3% respectively.
According to the relevant data from the Chambers of Commerce in Milan, Monza-Brianza and Lodi, the firms whose owners were not born in Italy grew by 20% at the national level and by 34% in Milan during the last five years.
In Italy, 10% of the overall company is ‘foreign’ (they are about 600 thousand in number, for a total of about one million employees). In Milan, this percentage rises to 16% (50 thousand firms, with 102 thousand employees).
Considering Milan, the foreign country the majority of the entrepreneurs are from is Egypt, having eight thousand registered companies (out of sixteen thousand in the whole of Italy), followed by China with 6 thousand registered companies, Morocco with 3 thousand, and then Romania, Albania and Bangladesh with 3 thousand as well.
The only dissonance in this symphony lies in the fact that the aforementioned growth ratios does not concern firms being established by persons who were born within the EU, but only owners coming from emerging or developing economies.
Cosa fanno la sera gli studi di architettura? Solitamente presentano i progetti, stampano le tavole, fanno i modellini…oggi no.
Oggi lo studio DC10 Architects rimane aperto per tutti e si anima con un aperitivo ed una festa.
Perché ha voglia di far conoscere a tutti noi quel che fa, ha voglia di festeggiare con noi facendoci vedere dove e come nasce il design e l’architettura moderna e contemporanea!
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Teatro d’eccezione. A Milano un imperdibile The Boys in the Band è andato in scena giovedì 13 giugno. Che cosa sta succedendo al Teatro milanese da qualche tempo? Attori giovani che studiano, ci credono, sanno recitare e sanno entrare nel loro personaggio con passione e bravura. E con The Boys in the Band abbiamo assistito ad uno dei rari connubi riusciti fra location e azione scenica. Regia impeccabile. Da non perdere.
SPAZIO TEATRO 89
In scena dal 13 al 19 giugno allo Spazio Teatro 89 di Milano, con un cast di attori giovani e di grande talento: Francesco Aricò – Micheal, Gabrio Gentilini – Donald, Ettore Nicoletti – Hank, Federico Antonello – Larry, Angelo di Figlia – Emory, Michael Habibi Ndiaye – Bernard, Samuele Cavallo – Alan, Yuri Pascale Langer – Cowboy, Paolo Garghetino – Harold.
The Boys in the Band, lo spettacolo icona del Movimento LGBT è stato tradotto e adattato da Costantino della Gherardesca. Regista Giorgio Bozzo, che ha deciso di realizzarne la versione Italiana: “Un documento storico, dobbiamo ricordarci che un anno dopo la messa in scena ci sono state le proteste di Stonewall, nel 1969.”
The Boys in the Band è un’opera teatrale del drammaturgo statunitense Mart Crowley, generalmente considerato uno dei testi fondamentali del teatro LGBT. Il dramma ha debuttato a New York nel 1968 ed è rimasto in scena per oltre mille repliche. La nuova traduzione dall’inglese, curata da Costantino della Gherardesca, è arrivata giusto in tempo per Pride Month 2019.
LA TRAMA
In un appartamento su due piani all’altezza della 50th a New York un gruppo di amici omosessuali ha organizzato una festa di compleanno per Harold, che compie 32 anni. La storia comincia con l’arrivo a casa di Michael, il padrone di casa, di Donald e via via degli altri invitati, Larry, Hank, Bernard e Emory. A sorpresa, però, si presenta anche Alan, un vecchio amico dei tempi del college di Michael, a New York per lavoro, che dice di aver disperata necessità di parlare con lui. Alan rimane coinvolto, suo malgrado, in un crescendo di bevute, screzi, battute pesanti che culminano con l’arrivo di un giovane midnight cowboy – una marchetta assoldata come regalo di compleanno – e infine di Harold, il festeggiato. Ed è proprio quando l’atmosfera si è fatta elettrica che Michael costringe tutti i convenuti a partecipare a un gioco che si rivela brutale per molti di coloro che vi prendono parte. Ma non sarà lui ad essere il vincitore della serata.
Calendario Repliche
giovedì 13 giugno 2019 ore 20:30 venerdì 14 giugno 2019 ore 24:00 sabato 15 giugno 2019 ore 21:00 domenica 16 giugno 2019 ore 21:00 martedì 18 giugno 2019 ore 21:00 mercoledì 19 giugno 2019 ore 21:00
Tante sono le ipotizzabili origini del suo nome: ad forum per un possibile mercato, ad fontem, per una probabile ricca fonte d’acqua, per una espressione medioevale, Sancta Iustina a foris indicante la Chiesa di Santa Giustina.
Parliamo di Affori, quartiere un tempo molto periferico, poiché situato oltre la cerchia dei comuni dei Corpi Santi, antico abitato già citato in testi ufficiali nel 1346, situato su importanti strade di collegamento tra Milano e Como. Borgo prevalentemente agricolo, con numerose cascine che sfruttavano tutto l’anno l’acqua delle risorgive per l’irrigazione, consentendo una coltura a marcite. Diffusa era anche la coltivazione del gelso, incoraggiata nel contado milanese dagli Sforza e soprattutto da Lodovico il Moro, e il conseguente allevamento di bachi da seta.
Nel 1686 Pier Paolo Corbella divenne prima feudatario di Affori e successivamente marchese dello stesso feudo, acquistato dalla famiglia nobile dei Rossi di Parma. Egli comprò un grande terreno su cui sorgevano i ruderi della villa dell’arcivescovo Giovanni Visconti, costruita nel 1350 e un tempo lussuosa, per far quindi costruire una nuova villa, all’epoca detta Villa Corbetta e oggi nota come Villa Litta, circondata da un ampio parco (più ampio di quello attuale), destinata a diventare un luogo di ritrovo per la nobiltà milanese. La villa era utilizzata anche come residenza estiva: un tempo Affori era una località di villeggiatura per chi voleva allontanarsi da Milano.
Nei secoli Affori si sviluppò e la sua economia cominciò a non dipendere solo dall’agricoltura. Il 9 febbraio 1808 il comune di Affori, con altri trentaquattro, venne aggregato a Milano.
Tuttavia tale unione fu breve: il ritorno della dominazione austro-ungarica, che non gradiva una grande Milano come potenziale concorrente di Vienna, sancì nuovamente la separazione nel 1816.
Successivamente, nel 1869, Affori, Bruzzano, Bresso e Dergano formarono il comune di “Affori e uniti” con 6514 residenti, ma già nel 1884 Bresso tornò ad essere autonoma. Il 14 agosto 1912 la denominazione del comune tornò più semplicemente Affori.
10 motivi per amare AFFORI
#1 VILLA LITTA
Un gioiello del ‘600, una incantevole villa incastonata in un parco all’inglese, nascosta da secolari alberi, si offre in tutto il suo splendore all’improvviso.
L’edificio era utilizzato come residenza estiva e come luogo di ritrovo della nobiltà milanese nel tardo Seicento e per tutto il Settecento, con feste, sfarzo ed eventi mondani tipici dell’epoca.
Nell’Ottocento divenne uno dei più importanti salotti intellettuali di Milano, abitualmente frequentata dal Manzoni e dal pittore Francesco Hayez.
All’inizio del Novecento (1905) la villa passò all’amministrazione provinciale prima di divenire proprietà del Comune di Milano nel 1927. Circondata da un parco all’inglese, la dimora è oggi costituita da un edificio principale a tre piani, dal quale si allungano brevi corpi laterali, a delimitare una piccola corte delle carrozze: su questa si apre un portico, riproposto sul lato opposto, verso il parco. Le facciate presentano contenuti elementi decorativi a fasce e cornici, con alcuni balconi dalle elaborate ringhiere in ferro. Anche gli ambienti interni sono caratterizzati da particolare ricchezza decorativa. Degno di nota è il salone principale o “Salone delle Arti”, teatro di periodiche manifestazioni culturali.
#2 IL PLATANO DI NAPOLEONE
Ad Affori c’è uno stupendo esemplare oramai più che centenario (187 anni circa) di Platanus Acerifoli, situato all’incrocio tra via Astesani e via Affori. L’albero pare risalga all’epoca della conquista napoleonica, quando diversi platani furono posti a dimora anche nei giardini di residenze storiche. Alcuni di questi si possono ancora ammirare nei giardini della Guastalla, nel parco di Villa Litta ed nel Parco Sempione. Si racconta che il Platano di Affori sia stato piantato in onore di una nobildonna milanese per cui Napoleone aveva perso la testa.
#3 TORRE MEDIOEVALE
In Via Gaetano Osculati, troviamo la torre medievale Divia Osculati (secolo XIV), utilizzata come torre di guardia ma che in origine faceva parte del complesso dell’antica Chiesa di Santa Giustina, ancora visibile con la facciata su Via Enrico Cialdini. Questa parte era il nucleo principale del borgo che si sviluppava lungo un antichissima strada che proveniva da Dergano.
#4 CASA ECONOMICA
In Via Pellegrino Rossi 52 si trova Casa Gigiotti Casa Economica dell’architetto Zanotti edificata nel 1926 un tempo rossa ora tendente al rosa.
#5 CHIESA DI SANTA GIUSTINA
Graziosa chiesa che possiede un bellissimo dipinto del 1500 realizzato da un allievo di Leonardo da Vinci e che è una piccola copia della più famosa Vergine delle Rocce. Al centro dell’antico borgo circondata da case d’epoca.
#6 PARCO NORD
Enorme polmone verde, il più grande parco di Milano, rigoglioso e ben curato, fruibile per svolgere varie attività.
#7 VILLETTE ANNI 30
Diverse sono le ville in stile anni 30. Graziose costruzioni che ospitano oggi diversi bar e ristoranti.
#8 SEDE LEGA NORD
Sede del movimento, luogo simbolo di un movimento di notevole rilevanza nella storia recente del paese, in via Bellerio.
#9 BANDA D’AFFORI
Forse ciò che più di tutto ha reso noto il quartiere, il Corpo Musicale Gaetano Donizetti, meglio noto come “La Banda d’Affori“, fondato nel 1853 e ricordato per la canzone dialettale milanese “Il tamburo della banda d’Affori” del 1942, con parole di Nino Rastelli e Mario Panzeri e musica di Nino Ravasini, di cui rimase celebre il ritornello:
«L’è lù l’è lù, sì sì l’è propi lù: / l’è il tamburo principal della banda d’Affori, / Che comanda cinquecentocinquanta pifferi»
Molti hanno visto nel ritornello un’allusione al fascismo (cinquecentocinquanta era approssimativamente il numero di componenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni), per cui il motivetto ebbe larga diffusione in ambienti antifascisti.
#10 STAZIONE
Importante snodo ferroviario dove si incrociano le ferrovie nord e la linea gialla del metro.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Cielo-cielo-cielo-manca. Erano i tempi che i bambini si scambiavano le figurine della Panini, le partite si giocavano tutte la domenica pomeriggio alla stessa ora in tutta Italia e prima del fischio finale si assisteva a un incremento degli spettatori.
Erano gli anni settanta e a San Siro ogni domenica a un quarto d’ora-dieci minuti prima della fine di ogni partita si aprivano i cancelli per fare entrare gratis le persone. Era una consuetudine di chi era addetto ai cancelli, anche se ufficialmente lo facevano per lasciare uscire chi era dentro. “Alle 4 e 35 prima non si può. Se mi beccano finisco nei guai”, era la loro frase tipica alle insistenze dei ragazzini che fremevano per entrare a ufo.
Se giocava alla nazionale o le partite di coppa di Milan e Inter, la diretta della partita alla televisione veniva oscurata a Milano per spingere le persone ad andare allo stadio.
Attorno al campo i popolari erano tutti posti in piedi.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA, COLLABORARE ALL’ESTENSIONE INTERNAZIONALE DEL PROGETTO EDITORIALE SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Milano è bella da ovunque la guardi… pensa osservarla dal 39° piano del Palazzo della Regione Lombardia!
In occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, il Belvedere di Palazzo Lombardia apre le porte al pubblico per coinvolgerlo in un viaggio alla scoperta degli itinerari di “Leonardo in Lombardia”.
Il 39esimo piano di Palazzo Lombardia esporrà la riproduzione del celebre Aliante di Leonardo da Vinci, oltre che darvi la possibilità di vedere Milano dall’alto!
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
You Are Leo è un’esperienza in Virtual Reality che ti manderà fuori di testa!
Hai mai immaginato di vivere ai tempi di Leonardo da Vinci? Come era Milano a quel tempo? Come si vestivano le persone?
Beh, ora con You Are Leo è tutto possibile!
Quando indosserete il visore VR a Piazza Duomo, vedrete che la piazza si restringerà, persone ricoperte di mantelli saranno immerse nelle attività più varie, e la voce di Leonardo vi guiderà per la città, mentre parla delle sue invenzioni, lavori e del procedere dell’Ultima Cena.
Tutta questa passeggiata eccezionale in Virtual Reality, dura circa 1.30 h, e si svolge su turni: alle 11.00, alle 16.30 ed alle 18.30.
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Nel cuore pulsante della movida milanese, all’angolo tra Via Giangiacomo Mora e Corso di Porta Ticinese, sorge oggi una scultura in bronzo con accanto una scritta: «Qui un tempo sorgeva la casa di Gian Giacomo Mora, ingiustamente condannato a morte nel 1630». Se oggi, passandoci davanti, ci accostiamo per capire di cosa si tratta, i milanesi di qualche secolo fa non azzardavano neanche ad avvicinarsi. Scopriamo il perché.
UNA TRAGICA FAKE NEWS: L’ “INFAME” MORA
La storia di questo angolo cittadino ha origini molto antiche e piuttosto inquietanti che risalgono ai tempi dell’epidemia di peste che divorò Milano nel 1630. Ed, in particolare, è la storia di Giangiacomo Mora, vittima innocente di una falsa delazione che dovette pagare con la vita.
Caterina Rosa, un’umile donna che abitava lì vicino, dichiarò alle autorità di aver visto un uomo spargere un unguento nero alle porte e ai muri della città e che, dunque, sarebbe stato il colpevole dell’atroce epidemia. Dapprima le guardie arrestarono Guglielmo Piazza, commissario di sanità, poiché l’inchiostro nero sulle sue mani fu scambiato per unguento pestilenziale. Dopo aver dichiarato la propria innocenza, costui accusò a sua volta il barbiere Giangiacomo Mora che, tra le varie sostanze del suo mestiere, ne aveva anche creata una per lenire le ferite degli ammalati di peste. In effetti le guardie la trovarono nella sua bottega e per questo lo accusarono di essere un untore. Dopo tante torture, il processo si concluse con la morte dei due indagati e la distruzione della casa-bottega di Mora. Sopra le macerie venne eretta come monito a chi l’avrebbe guardata una “colonna infame”, che da il nome alla vicenda, accanto alla quale un’iscrizione latina ricordava l’infamia degli “untori”, i propagatori di peste.
DA SIMBOLO DI INFAMIA A OPERA CONTRO LE INGIUSTIZIE
Se la lapide con l’iscrizione latina é ancora oggi conservata al Castello Sforzesco, della colonna infame non abbiamo nessuna traccia e neanche qualche descrizione, nonostante sia stata protagonista del romanzo “la colonna infame” di Alessandro Manzoni. Possiamo immaginarne l’aspetto solo per qualche stampa postuma in cui è raffigurata con una palla posta all’estremità. Infatti la colonna fu rimossa nel 1778, ormai divenuta simbolo di uno dei tanti errori che il superficiale sistema giudiziario del tempo aveva commesso. Solo nel 2005, in occasione della ricostruzione dell’attuale palazzo, la celebre vicenda è stata riportata all’attenzione posizionando una scultura contemporanea dell’artista Ruggero Menegon che richiama la forma della colonna con un gioco di pieni e vuoti.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Al Cinema Beltrade vi attende un film di Manuela Cannone ed Emanuela Moroni, che vi piacerà così tanto che lo vorrete subito rivedere!
Amaranto è un racconto in cinque tappe della vita di un essere umano.
Ma di che si tratta? Si tratta si un film che ripercorre le vite più anticonvenzionali, quelle delle persone che per un motivo o per un altro si sono trovate a vivere in modi particolari e fare cose particolari.
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
La tendenza nelle città del mondo è di favorire la mobilità e la sicurezza di pedoni e ciclisti, per aumentare la vivibilità delle stesse e limitare il numero e la velocità delle auto circolanti sul suolo cittadino. Milano non è da meno anche se ci sono alcuni effetti collaterali da risolvere.
COME LAVORANO LE AMMINISTRAZIONI
Le azioni messe in campo dalle ultime amministrazioni milanesi hanno visto l’introduzione di sistemi di road pricing (Ecopass, AreaC) o di pura limitazione del traffico a determinate categorie di veicoli quali AreaB, oltre alle classiche ZTL. La riduzione dei veicoli verso il centro cittadino ha agevolato l’altro piano riguardante la mobilità, nello specifico:
Zone 30: ampliamento marciapiedi con conseguente eliminazione del numero di stalli per i parcheggi e riduzione di carreggiata per il transito dei mezzi
Zone pedonali: divieto d’accesso totale a qualsiasi mezzo salvo quelli autorizzati per necessità di vario genere
Piste ciclabili: realizzazione di percorsi ciclabili, prevalentemente in sede protetta, con relativo restringimento di carreggiata e eliminazione di corsie per i mezzi motorizzati
Il risultato ha consentito in certi casi la riduzione del traffico, ma non sempre una riduzione dei rumore acustici e dell’inquinamento, sia a causa di questi interventi sia di altri fattori.
DOVE MILANO SI E’ FERMATA: LE 10 VIE PIU’ INGOLFATE
Gli ultimi interventi di realizzazione di piste ciclabili nel quadrante Repubblica-Pisani ha comportato consistenti disagi alla circolazione prima, durante e a conclusione dell’intervento. Il restringimento e l’eliminazione di corsie veicolari e la regolazione dei flussi semaforici per auto, velocipedi e pedoni ha causato e continua a farlo, code e pesanti rallentamenti con il conseguente aumento dei tempi di percorrenza, ma non solo in questa zona.
Ecco infatti un elenco delle situazioni più critiche:
#1 Via Luigi Nono #2 Via Procaccini #3 Viale D’Annunzio/piazza XIV Maggio #4 Via De Amicis #5 Piazza Napoli #6 Piazza Repubblica #7 Via Lunigiana #8 Buonarroti-Conciliazione #9 Via Lunigiana #10 Viale Majno
Inoltre va ricordata la situazione di Porta Genova, da noi raccontato in questo articolopoche settimane fa.
PISTE CICLABILI SÌ, PISTE CICLABILI NO?
Il mondo è composto spesso di fazioni, e anche la mobilità ha le sue: pro-bici, pro-auto, pro-pedoni, pro-tram, no-bici, no-auto etc… La soluzione però difficilmente si trova agli estremi, per questo la politica deve studiare e proporre il giusto compromesso che possa esaudire nel miglior modo i desiderata di ogni categoria.
È indubbio che le aree pedonali e zone 30 consentono un migliore qualità della vita ai pedoni, così come le piste ciclabili consentono di viaggiare in maniera più sicura, ed è altrettanto vero che strade sufficientemente larghe consentono una fluidità di traffico maggiore.
La difficoltà risiede appunto nel valutare i singoli interventi, dentro un piano d’azione integrato, per accertarsi effettivamente se una strada è già troppo stretta per far spazio ad una pista ciclabile o se l’elevato flusso di veicoli su un’importante arteria stradale possa sopportare l’eliminazione di corsie in favore del passaggio di ciclisti.
Non tutte le città sono fatte per le piste ciclabili, così come non tutte le strade di una città sono adatte a far transitare i velocipedi in sede riservata.
E ADESSO?
L’integrazione della mobilità green è uno degli obbiettivi che tutte le città del mondo dovranno aspirare a raggiungere, essendo le città il contesto deputato ad ospitare il maggior numero di abitanti nel prossimo futuro, sia che questo avvenga favorendo velocipedi, pedoni o auto elettriche. Gli interventi votati all’inseguimento di questo obbiettivo, già conclusi o di futura realizzazione a Milano, non potranno esimersi da un’analisi ex-post, relativa ad esempio all’effettivo transito dei ciclisti sulle piste ciclabili, e possibilmente da un’analisi ex-ante sfruttando tutte le migliori tecnologie per prevedere l’effettiva necessità dell’intervento e la ricaduta sul traffico veicolare.
Le città sono da considerarsi alla stregua di organismi viventi e come tali andrebbero trattate.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Intervista a Yessica Avelar, educatrice salvadoreña in Italia da 20 anni e profondamente segnata dalla città di Milano.
Nel lavoro che ha portato avanti negli ultimi anni è stata riconosciuta come Ambasciatrice dei Diritti Umani da parte di Associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza ONLUS, venendo premiata al Pirellone dove tra gli altri ha incontrato la sua amica Gothy Lopez.
Attiva da anni nella vita della comunità di El Salvador a Milano, Yessica non poteva proprio mancare nel novero delle Interviste Mondiali di Milano Città Stato.
First Things First, nome ed età?
Sono Yessica Zuleima Avelar Aviles e ho 31 anni. Porto due nomi e due cognomi com’è tipico di El Salvador, dove le persone mantengono il cognome materno e quello paterno. In realtà il rispettare questa tradizione oggi è considerato opzionale: prima quasi tutte le famiglie la seguivano, ora la scelta è libera.
Qual è la tua città natale?
Sono nata a San Marcos, un sobborgo della capitale San Salvador.
Il tuo lavoro?
Ora sono operatrice sindacale per il SICET, mi occupo di tutelare l’edilizia pubblica e privata occupandosi di emergenze abitative, cercando di tutelare gli inquilini prima di tutto. Io nasco come educatrice, avendo studiato Scienze dell’Educazione alla Cattolica. Il mio lavoro mi porta a interagire con gente di varie culture, soprattutto arabi e singalesi, e riesco a fare tesoro della mia istruzione. Dietro le richieste di case popolari c’è sempre una forte problematica sociale, chi è operatore deve saper tutelare e trattare l’aspetto umano. Inoltre, collaboro con associazioni attive nella formazione e ho da poco partecipato a un progetto portando nelle scuole medie e superiori la tematica dell’immigrazione, dopo un’esperienza nelle comunità religiose latinoamericane, concentrandomi molto su quella salvadoreña.
Come mai hai scelto l’Italia e in particolar modo Milano?
Sono in Italia perché avevo già qui nonna e zia – l’immigrazione salvadoreña è tipicamente femminile. Immigrare negli Stati Uniti era praticamente impossibile, mentre per l’Europa c’erano vie legali, anche grazie alla rete familiare. Sono arrivata qui nell’agosto del 1999, con mamma e papà, e abbiamo scelto Milano perché era, e credo sia ancora, la città che accoglieva meglio e che dava più opportunità, sia in generale sia nel particolare del tipo di lavoro che scelgono le famiglie salvadoreñe.
Quali sono le differenze con El Salvador, e tra Milano e San Salvador?
La mia famiglia è emigrata giusto in tempo, ormai El Salvador è in una forte crisi economica e sociale: ce ne siamo andati prima del tracollo. Sono tornata lì due volte, a 14 anni e l’anno scorso. Percepivo già un distacco la prima volta tra me e i miei coetanei rimasti in El Salvador, mi mancava Milano che ormai era parte di me. L’ultima volta lì non potevo neanche andare in giro da sola, ed era scioccante.
Hai avuto problemi linguistici?
Mi piace dire di parlare itagnolo. Non è così semplice in realtà per uno spagnolo imparare l’italiano, ed è davvero difficile disimparare la grammatica spagnola. Io stessa penso ancora in spagnolo pur sapendo più vocaboli in italiano, la struttura grammaticale che ho in testa è quella spagnola. E i falsi amici me li trascino ancora dietro. Facevo parte della prima generazione di bambini immigrati, le scuole quindi non erano pronte, a differenza di oggi. La mia preparazione grammaticale non è stata ottima, me la sono dovuta cavare da sola, pur andando al classico. È stata una scelta rischiosa: proprio come piace a me.
Hai avuto problemi con la burocrazia?
Mio padre è arrivato col visto lavorativo, inoltre quando siamo giunti in Italia avevamo già una casa e i nostri documenti sono stati regolarizzati nel giro di un anno, i tempi tecnici. Quindi direi di no.
Cosa ti piace di Milano e dell’Italia? Cosa non ti piace? Cosa pensi dei milanesi e degli italiani?
Difficile dirlo, i miei primi 10 anni qui in Italia li ho vissuti solo a Milano. Non mi piace la Milano turistica, è una città che ho esplorato a fondo e adoro le vie più tipiche, le particolarità e le differenze che ancora si vedono tra quartiere a quartiere. Mi piace, alla sera dopo il cinema, immergermi nella Milano notturna e silenziosa, che mi dà uno sguardo più completo e tranquillo su tutto quanto. Oggi Milano rischia di perdere questa sua anima, inoltre non mi piace questo andazzo che mi pare stia ghettizzando certi quartieri a vantaggio di altri. Milano è bella tanto in centro quanto in via Padova, al Gallaretese o a Quarto Oggiaro, e i problemi vanno affrontati senza voltarsi dall’altra parte. Oggi la globalizzazione ci sta portando ad annullare le particolarità, mantenerle sarà una grande sfida. Lo stato del dialetto milanese è un buon termometro per valutare a che punto siamo. Devo dire che ora che vivo a Caronno Pertusella (in provincia di Varese, ndr), guardando Milano da fuori mi rendo conto ancora meglio di questi processi. Anche se poi sono qui per lavoro tutti i giorni.
Hai intenzione di fermarti a Milano?
Non so se ho intenzione di fermarmi, essendo già stata migrante sarei pronta ad adattarmi ad altri contesti culturali. Mi sento una cittadina del mondo e non mi spaventa pensare di andarmene da qui o addirittura di tornare in El Salvador, se mi facesse sentire più tutelata.
Quali iniziative dovrebbe intraprendere il Comune per la tua comunità? Vi sentite rappresentati?
Il Comune ha tantissimi progetti per le comunità in generale, non si può dire che non sia attento a queste dinamiche e che chiuda le porte: è che molte iniziative non vengono concretizzate. Noi salvadoreñi non siamo rappresentati politicamente né a Milano né tantomeno in Italia. Milano dovrebbe dialogare molto di più con le seconde generazioni, i bambini si sentono pienamente italiani, ma hanno una ricchezza in più derivata dal loro essere in dialogo con un’altra cultura. Io stessa infatti mi sento sia salvadoreña sia italiana.
Cosa manca a Milano?
Appunto il salto quantico del coinvolgere le seconde generazioni. Capendo che ognuna di loro ha una sua particolarità, persino quelle che vengono definite culture latinoamericanehanno sì un terreno comune, ma sono in fondo mondi opposti, diversissimi tra loro. Posso fare un esempio: i pochi imprenditori latinoamericani attivi a Milano tendenzialmente sono peruviani, un atteggiamento derivato dalla loro cultura, i salvadoreñi sono molto più timorosi. Questa cosa in noi permane, ci manca il coraggio imprenditoriale, e i pochi tentativi che ci sono stati in tal senso sono andati male. I peruviani hanno aperto molti ristoranti dedicati alla loro cucina, un ottimo magnete per aprire le porte a tutti i milanesi, un qualcosa che dovremmo fare anche noi. In più, le varie comunità tendono ad avere rapporti solo al loro interno, servirebbero progetti aggregativi. I ragazzi che hanno studiato qui sognano il loro futuro in Italia. Milano ha bisogno di crescere nel suo rapportarsi, non più in maniera assistenziale, ma coinvolgendoli attivamente: chi è qui da 20 o 30 anni ha ovviamente una consapevolezza diversa rispetto a chi è appena arrivato.
Quali sono i tuoi luoghi preferiti e quelli dei tuoi concittadini? Ne avete di caratteristici della vostra cultura? Ne vorreste altri?
La comunità salvadoreña è a maggioranza cattolica, quindi i luoghi di incontro e di aggregazione sono le chiese, o il Parco Lambro e il Forlanini che dopo la messa sono diventati il luogo di ritrovo, per mangiare insieme e apprezzare lo stare all’aperto, cosa alla quale noi sudamericani siamo molto legati. Per chi non è religioso i gruppi di aggregazione sono quelli che si occupano di danza o di sport, soprattutto calcio, occasioni di riscatto nonché di fuga dal mondo delle gang. Il nostro Consolato purtroppo non è un punto di incontro, a differenza, per esempio, di quello dell’Ecuador per gli ecuadoriani, che ha un sacco di progetti. La comunità salvadoreña fuori Milano, invece, a Como o a Varese per esempio, sono più piccole e interagiscono di più con la cittadinanza, partecipando anche alle feste di paese. Un piccolo aneddoto a conclusione: una volta un’anziana signora che conobbi a Linate mi disse “se non ci vediamo, ci vediamo a Palestro”, che in effetti in passato era per noi un punto di riferimento.
Conosci l’iniziativa di Milano Città Stato? Pensi possa migliorare la vita della tua comunità?
Conoscevo l’iniziativa di Milano Città Stato, mi ha incuriosito e ogni tanto leggo qualche articolo, perché non si parla solo di politica ma un po’ di tutto e in maniera completa. Penso possa essere un bene se Milano gestisse in autonomia le sue risorse, ma molto dipende dal tipo di libertà a cui ambisce e da chi governerà la città perché a quel punto poteri e responsabilità diventeranno maggiori. Pensando alla mia comunità, mi vengono in mente le Città Santuario negli Stati Uniti, che hanno poteri diversi rispetto allo Stato, è un aspetto interessante il capire come e quando le città si differenziano. In una Milano autonoma, un migrante potrebbe lavorare meglio e avere più risorse, dato che già ora i servizi per gli immigrati si trovano tendenzialmente in città. Questo Milano già lo fa, fuori città è tutto diverso e cambia l’atteggiamento col migrante.
Esiste o conosci o vorresti un’iniziativa del genere in El Salvador?
Nell’ultimo periodo sto avendo un graduale ritorno alle radici, mi sto per la prima volta interessando alla politica salvadoreña e ho letto di proposte di autonomia per la capitale San Salvador. In alcune città ci sono progetti sanitari ed educativi ad hoc. Da noi però implementare qualcosa del genere sarebbe pericoloso, rischierebbe di creare città di Serie A e di Serie B, e in El Salvador i tempi non sono maturi. Per altri Paesi sarebbe certamente una cosa positiva.
Un’opera che legheresti a Milano?
Il Quarto Stato. Sono rimasta colpita la prima volta che l’ho visto, l’ho trovato imponente e a mio parere rappresenta le lotte personali che Milano porta avanti rispetto all’Italia: una città non immune da razzismo, ma piena di visionari.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Il Colibrì è un posticino preziosissimo per chi ama gli ambienti genuini, tranquilli, vivaci e alla mano. E’ un luogo in cui fare serate danzanti, aperitivi e bere un cocktail o due.
Ma il Colibrì è un luogo ancora più magico, perché qui si parla anche di libri, letture, poesie e romanzi. Questa volta si parla del libro di Silla Ferradini, “I Fiori Chiari, il romanzo della beat generation, ma anche di beat, hippie, capelloni e via dicendo.
Il tutto, accompagnato dalla sonorizzazione di Andrea Viti: ex bassista degli Afterhours
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Avete mai sentito parlare del “suono delle città”? È la cifra acustica delle città contemporanee, che viene sempre più spesso analizzata e utilizzata dai sound designer più di frontiera nel tentativo di cogliere la colonna sonora di ogni singola metropoli, da San Francisco a Shangai. Clacson, campane, sirene, rombi di motore e pneumatici sull’asfalto ogni anno vengono celebrati, insieme ai suoni della natura, ogni 18 luglio nel World Listening Day, durante il quale sempre più città anche in Italia organizzano le cosiddette soundwalk, ovvero “passeggiate sonore” da seguire con telecamera o registratore alla mano.
Bene, anche noi ne abbiamo fatta una – su richiesta di alcuni residenti – che ci ha rivelato una situazione davvero paradossale. Certamente tutti abbiamo un’opinione su quale sia la via più rumorosa di Milano, giacché quasi ogni strada che porta da un luogo strategico all’altro ha un diabolico, inevitabile, terrificante problema di traffico. Ma esiste una via di NoLo in cui si concentrano tutti i (peggiori) rumori e odori della città, del presente e anche un po’ del passato.
Questa via è una camera a gas
Il rombo del traffico, il suono dei clacson e i fumi delle auto bloccate in prossimità di un semaforo, le marmitte dei motorini che sfrecciano sui marciapiedi travolgendo i pedoni, lo sferragliamento dei treni che passano ad alta velocità e lo stridio prolungato ed assordante di quelli in frenata, l’odore acre del fumo delle vecchie locomotive a vapore, gli eccessi di una movida selvaggia e completamente fuori controllo… Certo, per un sound designer sarebbe il paradiso, ma vi piacerebbe vivere in un posto così?
Sicuramente no. Eppure è proprio questa la realtà quotidiana di chi vive in via Popoli Uniti, la via che collega Via Ferrante Aporti a viale Monza, dove una serie di infelici circostanze si sono magicamente riunite per rendere questo tratto di strada una rumorosissima camera a gas.
In primo luogo il traffico: una strada troppo stretta che funge da nodo cruciale per portare le auto dal centro in viale Monza, e quindi fuori città, parcheggi invadenti e a tratti irregolari che scoraggiano le auto ad allinearsi su due corsi per velocizzare l’uscita; moto e biciclette che, appunto per evitare la colonna, si mettono a correre sui marciapiedi causando pericoli per i pedoni.
Il fattore FS
E poi, dalla parte opposta, il fattore FS, ovvero la ferrovia, dove sfrecciano i treni ad alta velocità e stridono le ruote di quelli in frenata. Non sollo quelli moderni, ma anche le locomotive storiche a vapore ospitate dalla Fondazione FS. Caratteristico sicuramente percorrere tratte turistiche seduti su cent’anni di storia e avvolti da nuvole di vapore, peccato che per essere in forma la mattina del viaggio le locomotive debbano rimanere in funzione anche tutta la notte, originando un fumo acre e denso che scortica le narici e mette a dura prova i polmoni di chi vive lì vicino. E a poco vale la consolazione di poter guastare alla famosa Osteria della Stazioneottimi piatti di cucina friulana: per quanta cura metta l’Oste nella selezione delle materie prime, gli gnocchi di polente alle nocciole e carbone rimangono sempre un po’ indigesti.
Se ci aggiungiamo la presenza di un locale notturno molto frequentato dagli appassionati di musica latina con relativi schiamazzi e atti vandalici in strada, l’imbrattamento dei muri con scritte di dubbio gusto e furti frequenti, il quadro è completo. In via Popoli Uniti non si fanno mancare proprio nulla. Ma è davvero inevitabile che chi vive in città debba rassegnarsi a sopportare tutto questo? Non ci troviamo nemmeno in una landa desolata: a un passo c’è uno dei più multietnici e creativi quartieri di Milano, che nell’ex pasticceria Giovanni Cova & C, da anni in abbandono, ha appena concluso la prima edizione di BienNolo, la biennale d’arte contemporanea di NoLo.
La soluzione di Milano CIttà Stato: il brain storming di quartiere
Non stiamo nemmeno parlando di problemi che si trovano solo qui. Se guardiamo la mappa 2018 del rumore di Milano, è facile rendersi conto che il 42% dei residenti si trova suo malgrado oltre i livelli di guardia indicati dall’Oms come potenzialmente dannosi, ovvero a rischio di malattie cardiovascolari, ansia, disturbi del sonno, problemi di attenzione e cognitivi. Dell’inquinamento dell’aria non stiamo nemmeno a parlarne, basta andare a consultare un po’ di dati sul sito di ARPA Lombardia.
Traffico, inquinamento, rumore, treni, schiamazzi e atti vandalici sono problemi che tutte le città si trovano ad affrontare, l’unica differenza è che in questa via si concentrano proprio tutti insieme. Perché allora non partire da qui per provare a individuare delle soluzioni ad hoc, ma soprattutto buone pratiche che possano essere estese ad altre zone della città?
Perciò, quando i residenti ci hanno contattati, siamo andati a vedere e li abbiamo aiutati a identificare i problemi principali, invitandoli a suggerire delle soluzioni che non arrecassero un danno ad altre vie o ad altre zone. Il prossimo passo sarà di supportarli in queste richieste con le autorità competenti.
Qualche esempio di problemi e possibili soluzioni:
Riportare le auto al semaforo su tre corsie in uscita
Semaforo con angolo cieco da via Popoli Uniti a Viale Monza in cui ci sono auto in divieto di sosta presso l’incrocio che determina pericolosità in uscita e restringimento della carreggiata aumentando il traffico sulla strada, con relativo inquinamento. Si tratta non solo di disagi per i residenti e per chi transita nella via ma anche un punto di grande pericolosità, come provano i diversi incidenti anche molto gravi che si sono verificati in questo incrocio.
SOLUZIONE: Per intervenire chiediamo di mettere una zebratura in concomitanza dell’incrocio per rendere più evidente il divieto. Chiediamo anche una maggiore presenza di controlli della polizia locale per parcheggi abusivi
Rendere più fluido il passaggio delle auto
La strada è stretta però se le auto si dispongono su due file il traffico riesce ad essere più filante. Però spesso non lo fanno.
SOLUZIONE: Tracciare una linea segnaletica sulla carreggiata che indirizzi le auto su due colonne, invece che su una sola, rendendo così più fluido il passaggio.
3.Traffico anche sui marciapiedi
Segnaliamo il livello di pericolosità determinato dai marciapiedi stretti e con cattiva manutenzione in cui si ha violazione del codice della strada da parte di moto, motorini e biciclette che usano i marciapiedi per superare il traffico congestionato della via, causando spesso incidenti con i pedoni.
SOLUZIONE: anche in questo caso si chiedono controlli e passaggi frequenti da parte della polizia locale. Se possibile montando anche delle telecamere. Si chiede anche di procedere alla manutenzione dei marciapiedi, ora fortemente disastrati.
Lo smog a livelli insostenibili
Altro punto critico è che il traffico congestionato dal semaforo rende l’aria inquinata e irrespirabile, anche perchè la strada è stretta e forma una cappa senza circolazione.
SOLUZIONE: In questo caso chiediamo con urgenza di inserire dei sistemi di misurazione su questo tratto per valutare il livello di inquinanti e il potenziale pericolo per la salute, invitando altresì ad adottare tecnologie di riduzione dell’inquinamento, ad esempio l’uso di soluzioni fotocatalitiche, di filtri da esterno o di altre strumenti certificati che possono essere utili nella riduzione degli inquinanti
Effetto imbuto nell’ingresso di Popoli Uniti
Le auto che arrivano da Ferrante Aporti entrano nel mezzo di via Popoli Uniti dove c’è uno spiazzo che è ristretto dalle auto in divieto di sosta, obbligando quelle sulla carreggiata a disporsi su una sola corsia.
SOLUZIONE: Anche in questo caso bisognerebbe tracciare una zebratura rendendo più evidente il divieto di sosta, oltre ad aumentare controlli e multe. Ancora meglio della zebratura sarebbe creare un’isola nello spiazzo, in modo non solo da impedire il parcheggio abusivo, ma anche per abbellire lo spiazzo stesso.
Responsabilità al locale contro atti vandalici di loro clienti
Altro fattore critico è la presenza di un locale notturno molto frequentato dagli appassionati di musica latino americana che specie nei week end provocano disagi e atti vandalici sulla strada.
SOLUZIONE: Chiediamo un controllo dell’annonaria per incontrare i titolari invitandoli a una presa di responsabilità attivando strumenti di maggiore controllo sulle persone che frequentano il locale, anche sull’area antistante.
Il problema rumore per chi vive vicino alla ferrovia
Dall’altro lato di via Popoli Uniti (del condominio sul lato nord) si aprono i binari della ferrovia in un tratto in cui i treni frenano per arrivare alla stazione o accelerano in uscita, sollevando rumori molto forti per lo stridere sui binari, amplificati in particolare dai Treni dell’Alta Velocità.
SOLUZIONE: in tutte le città civili i tratti di ferrovia che passano in città, specie quelli in prossimità delle stazioni, hanno delle barriere anti rumore. Il Comune dovrebbe inserire la realizzazione di barriere antirumore nell’accordo fatto con gli ex scali ferroviari o quantomeno le Ferrovie devono intervenire per realizzarli riducendo il disagio per i cittadini che vivono vicino alla ferrovia.
Treni a vapore
Dall’altra parte di Popoli Uniti c’è anche un magazzino che ospita locomotive a carbone che fanno un servizio turistico fino a Como. Alzano un fumo terrificante, specie perchè in quel tratto vengono messe in funzione a lungo per testare il funzionamento.
SOLUZIONE: Il comune dovrebbe premere sulla fondazione che gestisce il servizio di fare partire il servizio al di fuori del centro abitato.
Palazzi imbrattati
I muri dei palazzi sulla strada sono imbrattati con scritte e tag.
SOLUZIONE: chiediamo per evitare una continua azione vandalica a intervenire invitando a realizzare dei murales artistici sui palazzi che danno sulla via, modalità che in altre aree della città ha consentito di bloccare l’attività incessante di imbrattamenti dei palazzi.
Sperimentazione per risolvere il problema in modo strutturale
Per il problema traffico si potrebbe anche testare nel breve termine un’inversione del senso di marcia di via popoli uniti, in senso unico da Viale Monza fino alla ferrovia, unendo così in uno stesso senso di marcia i due tratti della via.
Si potrebbe allo stesso modo invertire la direzione in via Varanini che così insieme a Via Sauli consentirebbe un maggiore deflusso.
Strade o quartieri in difficoltà? Contattateci
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi. E invitiamo altre strade o zone di Milano che devono risolvere qualche problema a contattarci.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Ai magnifici sette della canzone milanese è dedicato un murales all’Ortica, all’incrocio con via San Faustino, opera del collettivo di artisti Orticanoodles.
I magnifici sette sono Giorgio Gabor, Ivan della Mea, Dario Fo, Enzo Jannacci, Giorgio Stehler, Nanni Svampa e Ornella Vanoni.
La rivoluzione apportata dalla scena musicale milanese ha avuto inizio alla fine degli anni ’50 quando Angela e Gianni Bongiovanni aprirono un ristorante in via Monte Rosa 84.
Per attirare i clienti decisero di invitare dei musicisti per allietare il pubblico. Era il ristorante Gi-Go che nel 1962 cambiò nome, diventando Derby Club perchè non lontano dall’ippodromo.
Il Derby per quasi vent’anni divenne una delle principali fucine di talenti musicali e della comicità di tutta Italia.
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO? SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA, COLLABORARE ALL’ESTENSIONE INTERNAZIONALE DEL PROGETTO EDITORIALE SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)