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I MAGNIFICI SETTE della musica milanese: dal Derby all’Ortica

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Ai magnifici sette della canzone milanese è dedicato un murales all’Ortica, all’incrocio con via San Faustino, opera del collettivo di artisti Orticanoodles.

I magnifici sette sono Giorgio Gabor, Ivan della Mea, Dario Fo, Enzo Jannacci, Giorgio Stehler, Nanni Svampa e Ornella Vanoni.

La rivoluzione apportata dalla scena musicale milanese ha avuto inizio alla fine degli anni ’50 quando Angela e Gianni Bongiovanni aprirono un ristorante in via Monte Rosa 84.

Per attirare i clienti decisero di invitare dei musicisti per allietare il pubblico. Era il ristorante Gi-Go che nel 1962 cambiò nome, diventando Derby Club perchè non lontano dall’ippodromo.

Il Derby per quasi vent’anni divenne una delle principali fucine di talenti musicali e della comicità di tutta Italia.

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I GAPPISTI a Milano: cosa dovrebbero rimettere a posto

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I gappisti sono una gang clandestina che va in giro a mettere a posto Roma, intervenendo su buche, segnaletica, fontane, riparando quello che non riesce a fare l’amministrazione. Ieri dopo aver rischiato la vita sul pavé è venuta l’idea di questo articolo.
Leggi anche: I gappisti, la gang clandestina che ripara Roma (illegalmente)

Cosa dovrebbero rimettere a posto I GAPPISTI a Milano

Riposizionare sui marciapiedi le parigine divelte

Una volta cadute non si capisce chi bisogna chiamare per rimetterle al loro posto.

Sincronizzare gli orologi comunali

A Milano regna l’anarchia: ogni orologio segna l’ora che gli pare.

Ripulire i giardini dalle erbacce

Una delle poche cose che i municipi avrebbero il potere di fare.

Via cartacce e rifiuti tra i binari

Credits: Il Giorno
Credits: Il Giorno

La terra di nessuno per l’AMSA.

Ripulire dai rifiuti le rive dei Navigli (specie sotto i ponti) e lungo il Lambro

Lambro
Lambro

Serve un aiuto per gli Angeli dei Navigli.

Cancellare imbrattamenti dei palazzi e tag abusivi

Serve un aiuto per Retake Milano.

Sistemare il pavé

buca pavé
buca pavé

Il pavé sconnesso è la prima causa di incidenti a Milano.

Riparare le buche lungo i binari del tram

Con pavé o asfalto vicino ai binari si formano delle feritoie molto pericolose per chi va su due ruote.

Togliere i binari morti

A Milano ci sono 18 chilometri di binari che non sono più utilizzati.

Completare le ciclabili o tracciarle dove non ci sono

Una gang clandestina ha tracciato una ciclabile sul cavalcavia Bussa. In certi punti servirebbe fare lo stesso.

Riempire le buche

Ogni volta che piove l’asfalto diventa una gruviera.

Togliere foglie e detriti dai tombini

Prima causa di allagamenti quando piove.

Staccare gli adesivi sui pali

Rimettere in funzione le fontane senz’acqua

“Perchè a Milano ci sono tutte queste fontane senz’acqua?” (cit.)

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I mille volti del PALAZZO DEL SENATO

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Il Palazzo del Senato in via Senato 10 è un luogo curioso. Per i suoi numerosi cambi di casacca e per la strana installazione opera di Mirò. Ma procediamo un passa alla volta.

I mille volti del Palazzo del Senato

Il palazzo è una tra le poche opere realizzate dagli spagnoli quando governavano Milano ancora visibili in città. Nasce come “Collegio Elvetico”, istituzione fondata da San Carlo per la formazione del clero svizzero, costruito a inizio del seicento su un preesistente monastero per volontà di Federico Borromeo: «per ospitarvi studenti svizzeri, provenienti da terre appartenenti alla diocesi di Milano, i quali vi erano preparati a svolgere la funzione di parroci in Valtellina e nei Grigioni, terre « infette » di eresia».
Le forme grandiose e solenni rimandano ai principi della controriforma. L’edificio si articola attorno a due cortili porticati molto scenografici, con due ordini di logge architravate: qello inferiore è dorico mentre il superiore è ionico.

Alle corti classiche si contrappone l’originalità della facciata concava, opera nel 1632 di Francesco Maria Richini (1632) che anticipa il Barocco.
Quando gli Austriaci arrivarono in città soppressero il collegio riconvertendo il palazzo da luogo religioso a politico. Lo trasformarono nel palazzo di governo (1786), mentre Napoleone lo rese il palazzo del Senato del Regno d’Italia, fino al 1814.

Dal 1886 è diventato la sede dell’archivio di Stato di Milano, uno dei più importanti per il patrimonio conservato.

Di fronte alla facciata è collocata la scultura in bronzo “Mère Ubu”, che venne donata alla città dall’artista spagnolo Joan Miró.

Curiosità: il palazzo del Senato ospitò, durante l’età napoleonica, la prima buca delle lettere di Milano.

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Tutti Giù in Ostello

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Voi sapete cantare? Se vi sentite usignoli, se azzeccate le note senza sforzo e sapete andare a ritmo, complimenti: fate parte di una piccola fetta della popolazione! 

Ma, sappiate che non siete gli unici, e l’Ostello Bello ve lo proverà con la sua serata di concerti!

MèSA è una ragazza che ha la musica nel sangue. Nasce a Roma e, dopo aver imparato il barrè, inizia la sua vita come cantautrice ed il suo “Oh Satellity” è così bello che fa venire i brividi.

A seguire c’è Il pigiama, un progetto musicale italo-francese che supporta e si inserisce nel movimento dei cantautori tristi. Ed infine, c’è Edwige, un progetto artistico di Emenuela Mereu (cantante, fotografa e psicologa), una cantautrice i cui testi nascono sulle note del cellulare, con la musica di Vittorio Belvisi.

Ecco, domenica potete sentirli tutti cantare all’Ostello Bello. Non mancate!

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Ghe Pensi Mi

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Se vi piacciono i cocktail bar che vi fanno sentire a casa, parte di una bella comunità, della vita di quartiere, il Ghe Pensi Mi è il luogo perfetto per voi. Come riconoscerlo? Semplice, la folla che si raduna davanti: giovani e meno giovani, incamiciati e capelloni.

Non importa che giorno della settimana sia, al Ghe Pensi Mi trovi sempre qualcuno con cui condividere le gioie e i dolori della giornata. Ma è anche vero che se ci passi il martedì, troverai un’offerta a prova di fegato: il 2×1: prendi una birra e la seconda è in regalo.

Ottimi anche i cocktail, fatti con tutti i crismi del caso, e la bottigliera lo testimonia: una buona selezione di gin, whisky e bourbon fanno scattare subito l’ora di un Negroni. Ma chiedete pura la lista perché qui le proposte sono diverse e tutte molto interessanti.

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LORENTEGGIO MON AMOUR

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Che cosa potrebbe spingere il viandante a recarsi nel quartiere del Lorenteggio? Ho scelto 10 motivi di attrazione per il quartiere reso celebre dalla cronaca nera e da JAX.

 

LORENTEGGIO MON AMOUR

#1 Il Mercato Lorenteggio, con la Macelleria Equina Da Vito

Forse il progetto più innovativo di rilancio di un mercato comunale in città. All’interno la superstar è la Macelleria Equina da Vito, dove si sceglie la carne e la cucinano al momento in un ambiente informale. Via Lorenteggio, 177

#2 San Protaso, la chiesetta miracolosa

La chiesetta delle lucertole nello spartitraffico di via Lorenteggio. Chiesa considerata miracolosa perchè nella sua storia millenaria è sopravvissuta, talvolta in modo rocambolesco, a diversi tentativi di distruzione.
Si dice che Barbarossa si fosse fermato in questa chiesetta per pregare e dentro si trova un affresco della Madonna che più passa il tempo e più si dice che riaffiori con colori più forti.

Leggi anche: La chiesetta miracolosa sullo spartitraffico

#3 GOGOL & Co., il library café

Library Café meraviglioso, con dehor, molto attivo nell’ambito culturale di quartiere. Spesso fanno concertini dal vivo, degustazioni di vino, presentazioni di libri. In via Savona 101.

#4 Pasticceria Castelnuovo, i dolci come una volta

Torte e pasticcini artigianali in una storica (1945) pasticceria familiare dallo stile rétro, con foto di celebrità ai muri. In via dei Tulipani 18

#5 PalaUno, la Scala del Beach Volley

Aperto da 24 anni, ospita 3 campi da beach volley con sabbia riscaldata, 5 campi da calcio a 5 con erba sintetica di ultima generazione. Largo Antonio Balestra, 5

#6 Agorà, il tempio dell’hockey

Palazzetto da 4.000 posti, la più capiente struttura della Lombardia per gli sport su ghiaccio. In via dei Ciclamini, 23

#7 El Vinatt

In via Tolstoj, una storica enoteca a gestione famigliare. Quando si entra si sa che si uscirà soddisfatti.

#8 Sapori stellari

Esperienza unica, a livello visivo, a livello gustativo e a livello uditivo…
perché ascoltare beppe che spiega con passione ti riempie il corpo di gioia, oltre che di cibo. In via savona 127/a

#9 Kimkameamea Cafè

Un bar come ai vecchi tempi a conduzione familiare. Ascoltano tutti i clienti per consigli e gusti. In via Lorenteggio 120

#10 Il quartiere ebraico

La zona Lorenteggio comprende via Soderini, al centro del quartiere ebraico. In zona puoi trovare la migliore carne Kosher.

PS. La MM4 (tra un po’)

A CURA DI ARIANNA RICOTTI
(con un ringraziamento speciale a Jay Jalillo Daniele Vella Elisabetta Do  Andrea La Mela Daniele Accardo Loredana Malchiodi Igor Belloli  Cristiana Leone Simone Viola )

Leggi anche:
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IL Concerto

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Domenica 9 giugno vai in Piazza Duomo per un appuntamento da pelle d’oca. Sto parlando di quell’evento che è entrato nel cuore di tutti i milanesi.

E’ un modo diverso per godersi la piazza più bella, per promuovere la musica sinfonica e classica.

Sono ormai 5 anni che la Filarmonica della Scala ed il suo direttore regalano la possibilità di assistere ad un momento magico e speciale. Andateci: vi rimarrà nel cuore!

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Milano fa ALL IN sulle COSTRUZIONI: scelta corretta o poco lungimirante?

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il parco di Tempelhof, Berlino ricavato da un ex aeroportoo
tempelhofer feld

2004. Vivevo a Berlino quando fu annunciata la chiusura di Tempelhof. Era il “city airport” nel cuore della città, diventato famoso per il ponte aereo di Berlino in piena guerra fredda e considerato il terzo più grande edificio al mondo, dopo il Pentagono e il Palazzo del Parlamento di Bucarest. Un luogo gigantesco di proprietà della compagnia pubblica “Berliner Flughäfen”, l’azienda partecipata dalla città stato di Berlino che gestisce gli aeroporti della capitale, corrispondente alla nostra SEA.

aeroporto di tempelhof
aeroporto di tempelhof

Che cosa fare al posto dell’aeroporto: uffici, case o, magari, una montagna?

I berlinesi erano molto affezionati all’aeroporto simbolo della loro libertà e in un referendum del 2008 hanno votato per la sua riapertura. Ma la città stato di Berlino ha detto no alla volontà popolare, anche perché espressa da un basso numero di votanti, e sfidando diversi intoppi legali ha proseguito nella sua decisione valutando diversi progetti di riconversione. Tra questi forse il più affascinante era il Berliner Berg, il progetto di costruire al posto dell’aeroporto una montagna di oltre mille metri formata dal terreno trasportato dai fondali del vicino Mar Baltico. Un Monte Stella dieci volte più alto.

Leggi anche: La storia del Monte Stella

Che fare dunque di questo spazio? Proviamo a immaginarci cosa sarebbe successo da noi. Immaginiamo lo smantellamento di Linate, anzi di uno spazio ancora più grande di proprietà di una partecipata del Comune. Uno spazio che avrebbe fatto gola ai costruttori e che avrebbe potuto portare denaro sonante alle casse del Comune.

Vale più un parco o un grattacielo?

Invece, nella Berlino povera di soldi ma sexy e ricca di parchi si è fatta una mossa clamorosa. Al posto dell’aeroporto non si sarebbe costruito nulla. E’ nato così il Tempelhofer Feld, dal 2010 il parco pubblico più vasto di Berlino con i suoi 386 ettari di prati, giardini percorsi dalla più vasta pista per ciclisti e corridori della città.
Penso a Tempelhof quando vedo i progetti per gli ex scali ferroviari. Si tratta di progetti spesso intriganti ma che dopo l’esperienza berlinese mi lasciano sempre un retrogusto amaro, quello di un’occasione persa.
Innanzitutto per l’impatto ambientale che a Berlino si è tradotto in un arricchimento per tutta la città che è diventata ancora più attrattiva e vivibile, e che sarebbe stato ancora più vitale in una Milano così affamata di giardini o parchi pubblici. Ma credo che l’occasione persa rischia di essere la strategia di puntare tutto o quasi sull’edilizia, per altre due ragioni.

tempelhofer feld
tempelhofer feld

#1 Il numero di case aumenta più del numero di cittadini (e dei loro stipendi)

Quando si parla di Milano e dei suoi successi quasi sempre si fa riferimento ai numerosi progetti immobiliari. Porta Nuova sta per fare il bis, gli ex scali, Porta Romana, in parole semplici Milano è un cantiere. All’orizzonte appariranno sempre più palazzi e quartieri residenziali e commerciali e sui social circolano un’infinità di rendering e di master plan.
Secondo le previsioni, Milano è la città d’Europa dove si concentrano i maggior investimenti nel settore immobiliare da qui a dieci anni. I render sono affascinanti, sembra tutto molto bello. Però ci sono due interrogativi che chi ama la città di dovrebbe porre. Il primo è: esiste una domanda in grado di assorbire questo boom dell’offerta?
In una città che dal 1971 ad oggi ha perso quasi un quarto dei suoi residenti (quasi 400.000) e dove si calcola in circa 70.000 il numero di appartamenti sfitti è difficile oggi immaginare che tutte le nuove costruzioni riusciranno ad essere assorbite dal mercato.

fonte: 02blog
fonte: 02blog

Una delle critiche che erano piovute addosso all’amministrazione Moratti era che aveva realizzato dei piani urbanistici prevedendo un aumento dei residenti fino a 2 milioni. Un obiettivo che pareva irraggiungibile e che appare altrettanto irraggiungibile anche adesso che si persegue e, anzi, si incrementa il numero di nuove costruzioni sull’area urbana. Aumentare l’offerta augurandosi di trainare così l’aumento della domanda è una strategia tipica degli anni ottanta che sa più di finanza che di economia reale. E se si aggiunge il fatto che Milano presenta anche tra i più alti rapporti al mondo tra costo degli affitti e stipendi, i rischi di trovarsi davanti a una bolla insostenibile sembrano plausibili: se l’offerta cresce molto di più del numero di abitanti e degli stipendi, chi comprerà le nuove case?

se l’offerta cresce molto di più del numero di abitanti e degli stipendi, chi comprerà le nuove case?

#2 Milano punta tutto sull’edilizia, le altre città d’Europa ragionano da incubatori

L’assenza di domanda non è il solo interrogativo legato al mercato delle costruzioni. La seconda domanda è: conviene investire il futuro di una città nel settore delle costruzioni?
Il settore dell’edilizia infatti presenta delle caratteristiche tipiche rispetto ad altri settori industriali. La principale caratteristica è l’orientamento al breve termine. Un palazzo, infatti, genera ricchezza al momento della sua costruzione ma, da quel punto in poi, l’impatto sull’economia si esaurisce. Al contrario di quello che accade per ogni nuova impresa, specie quelle dei settori tecnologicamente più avanzati, il settore immobiliare produce effetti positivi solo nel breve termine. Puntare tutto sulle costruzioni è rischioso, come hanno già vissuto sulla propria pelle la Spagna e la stessa Italia con la crisi del 2008, quando sono state entrambe travolte dallo scoppio della bolla immobiliare senza riuscire a riemergere per la debolezza in settori anticiclici e con effetti prolungati nel tempo.

La Spagna ne ha tratto tesoro e ha favorito la nascita di un nuovo ecosistema di start up e imprese innovative a Barcellona e Madrid, ponendosi così allo stesso livello di tutte le principali città d’Europa che dall’inizio del nuovo millennio stanno perseguendo una strategia comune: puntano tutte soprattutto sull’affermazione di un ecosistema di start up e di nuove aziende tecnologiche orientato ai mercati internazionali.
Questa la strategia viene perseguita da tempo da Berlino, Londra, Parigi, Stoccolma, Amsterdam, Dublino, Vienna, Tallinn e, più di recente, Lisbona, Madrid e, da qualche tempo, la stessa Atene.

Mentre a Milano sorgono grattacieli, le grandi città europee si sfidano creando parchi tecnologici, grandi incubatori, agevolazioni per capitali venture e iniziative che favoriscono la nascita e l’attrazione di nuove imprese. Tornando a Berlino, il parco di Tempelhof è il simbolo di una strategia opposta che la capitale tedesca sta da anni adottando rispetto a Milano: invece di favorire gli investimenti immobiliari e alimentare un mercato fatto di affitti alti e di rendite, Berlino ha limitato la speculazione immobiliare, inserendo limiti temporali alla compravendita, e ha mantenuti gli affitti volutamente bassi per consentire a giovani imprenditori di poter avviare la loro attività senza sostenere costi troppo alti di struttura. Il risultato è che Berlino guida un’economia in crescita costante dal 2009 senza vedere grossi rischi all’orizzonte dati da una eccessiva dipendenza da un settore fortemente ciclico e di breve gittata come quello immobiliare.

Mentre a Milano sorgono grattacieli, le grandi città europee si sfidano creando parchi tecnologici, grandi incubatori, agevolazioni per capitali venture e iniziative che favoriscono la nascita e l’attrazione di nuove imprese.

Milano ha scelto di attirare i grandi gruppi internazionali del real estate che a Milano hanno trovato a Milano la loro Mecca. Il rischio è di non vedere che, all’ombra dei grattacieli, sempre più startupper, laureati e ricercatori se ne vanno attirati da città dove forse circolano meno rendering e master plan, ma dove ci sono capitali e condizioni più ospitali per fare impresa nei settori più innovativi e di maggiori potenzialità per il futuro.  Dove un grande parco ha più valore del più bello dei grattacieli.

Leggi anche: il parco orbitale: a Milano il più grande parco urbano del mondo

il progetto di parco orbitale

ANDREA ZOPPOLATO

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A Londra la PISCINA più straordinaria del mondo: un’idea per uno dei prossimi grattacieli di Milano?

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piscina londra. Tratto da: www.siviaggia.it
piscina londra. Tratto da: www.siviaggia.it

A Londra verrà realizzata la piscina più spettacolare del mondo. Un progetto che potrebbe stimolare la fantasia dei nostri costruttori sia per la posizione, in vetta a un grattacielo, sia per le modalità con cui verrà costruita, anch’esse davvero suggestiva. Ma procediamo con ordine.

Una delle sfide tra le città stato mondiali è quella delle attrazioni. In particolare si misurano sull’altezza, con le città stato che si superano a colpi di grattacieli di altezza siderale. E la sfida dell’altezza riguarda anche le piscine. Cosa c’è di più eccitante che fare un bagno in piscina sulla vetta di un grattacielo?

Chi pensa questo avrà presto la sua meta dei desideri. A Londra stanno per cominciare i lavori per una infinity pool sul tetto di un grattacielo, con vista a 360° sullo skyline della città. Una piscina che promette di superare per impatto Marina Bay Sands di Singapore e battere ogni record, a 220 metri d’altezza nel cuore di una metropoli.

L’intero edificio è in fase di avvio dei lavori e ospiterà un hotel di lusso con accesso diretto alla piscina. Ma l’altezza non è il solo motivo di stupore. 

Gli ospiti si immergeranno tramite una scenografica scala a chiocciola in una vasca d’acqua da 600.000 litri nella piscina già denominata “Infinity London“ che si ispira alle porte dei sottomarini. 

Nella piscina non vi sono punti d’accesso, se non una scala a chiocciola rotante che sale dal fondo della piscina quando qualcuno vuole entrare o uscire, quasi come fosse uscita da un film di James Bond. Non basta: oltre ai lati, anche il fondale sarà trasparente. Così, gli ospiti dell’hotel – alzando gli occhi – vedranno persone intente a nuotare sopra le loro teste.

Al posto del vetro sarà utilizzato il polimetilmetacrilato, che trasmette la luce ad una lunghezza d’onda simile a quella dell’acqua, il che significa che la piscina apparirà completamente trasparente. L’acqua sarà riscaldata in modo sostenibile, utilizzando l’energia di scarto dal sistema di condizionamento d’aria dell’hotel.

Proviamo a immaginare se a Milano si costruisse qualcosa del genere: cari costruttori, pensateci!

Fonte: La piscina più bella del mondo – siviaggia.it

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🇸🇻 Gothy Lopez, artista: “A Milano ho tracciato il mio DESTINO”

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gothy lopez
Credits: Attilio Pirino

Intervista a Gothy Lopez, artista salvadodoreña di fama internazionale. Espone i suoi lavori in America Latina ed in Europa, ma per vivere ha scelto Milano.

In occasione di Open House, a cui partecipa già da tre anni,  mostra al pubblico della chiesa di Santo Stefano la sua pala d’altare, “Il Fuoco della Carità” (2016), dedicata a Santa Maddalena di Canossa.

Leggi anche: Open House a Milano

E davanti al suo meraviglioso dipinto, abbiamo colto l’occasione per farle qualche domanda.

gothy lopez

Perché trasferirsi  in Italia e perché proprio a Milano?

Mi sono trasferita in Italia nel 2004 perché è la culla dell’arte, che è la mia passione e il mio mestiere. A Milano perché ci abitano i miei fratelli.

Cosa si aspettava di trovare qui a Milano e che cosa ha trovato?

Mi aspettavo di trovare l’arte, ma ho trovato molto di più. Ho scoperto tutto ciò che Milano ha da offrire e ne sono rimasta entusiasta. Cibo, moda, storia e cultura, ma soprattutto la multiculturalità che nel mio paese è difficile da trovare.

Quali sono le differenze con il suo stato e la sua città?

Io provengo da un paese molto piccolo. Tutto è ridotto rispetto all’Italia che ha città, come Milano, molto più grandi, cosmopolite e soprattutto con un’altra storia. Culturalmente sono molto ricche e la conservazione dei beni culturali, nonostante tutte le problematiche che ci sono, è considerata importante. Nel mio paese manca questa attenzione all’arte: pur avendo un patrimonio artistico molto ricco del periodo preispanico, non ci sono le risorse, e nemmeno l’interesse, per scoprirlo e valorizzarlo.

Ha incontrato problemi linguistici?

All’inizio ovviamente si.  Sono venuta senza sapere una parola d’italiano e ci sono voluti sei mesi per impararlo abbastanza bene per comunicare. Ancora oggi rimane qualche problema di comprensione in alcune frasi, ma tutti noi, che parliamo lo spagnolo come lingua madre, siamo avvantaggiati.

Ha avuto problemi con la burocrazia?

Tantissimo. Ho scoperto che l’Italia è un paese estremamente burocratico, tutto è macchinoso e non si capisce cosa devi fare e da chi devi andare. Sicuramente ci sono tante cose in più che in altri paesi non ci sono, è una società molto organizzata e come tale richiede un’organizzazione particolare da parte di chi la vive. Nei Caraibi fai tutto liberamente e velocemente, ma non sei tutelato come qua.

Cosa le piace dell’Italia e di Milano?

Dell’Italia mi piace tantissimo l’arte, il patrimonio culturale artistico. Il cibo e la cucina sono fantastici. L’Italia ha tantissime cose che mi piacciono. Di Milano mi piace il fatto che, a differenza delle altre città italiane, è più viva e internazionale. Qui c’è coabitazione di persone di diverse parti del mondo a differenza di Firenze, per esempio, dove si va solo come turisti. Questa è una grandissima ricchezza per Milano e deve essere ben interpretata per diventare un valore aggiunto per la cittadinanza.

Cosa le piace degli italiani e dei Milanesi?

Beh i Milanesi si sono quasi estinti… (ride). In realtà lavorando anche nell’ambito educativo ho potuto conoscere anche qualche milanese.  Sono persone di grande cultura, con tanto da raccontare, da dire e che all’improvviso si trovano in una realtà che cambia più velocemente di quanto immaginino e alcune volte fanno fatica a capire cosa sta succedendo.  Però sono persone molto positive da questo punto di vista.

Leggi anche: “Milano è una città piena di VISIONARI”

Gli italiani in generale sono stati molto accoglienti. Io non ho mai avuto nessun problema. Non so se il motivo sia la mia professione, per cui l’artista viene visto con occhi diversi perché ha già un livello intellettuale e culturale diverso. Però a me è sembrato che comunque gli italiani abbiano molta apertura da questo punto di vista.

Ha intenzione di fermarsi a Milano ?

Per adesso sì. Anche perché qui mi sono sposata e ho un figlio piccolo, quindi bene o male ho tracciato qui il mio destino senza accorgermene. Nei prossimi anni penso proprio di rimanerci, ma tutto può accadere. Comunque si ha sempre nostalgia di tornare nel proprio paese, non sai come e quando, ma si ha questa idea, speranza , quasi come un sogno, difficile da spiegare.

Quali iniziative dovrebbe intraprendere il comune per la sua comunità? Vi sentite rappresentati dalle istituzioni?

La nostra comunità salvadoreña è molto piccola rispetto ad altre, ma perché già in partenza siamo un campioncino nel mondo, solo 5/6 milioni. Nonostante ciò abbiamo una forte idea di comunità e in questi ultimi anni soprattutto si sta facendo lo sforzo di avere una rappresentanza in Lombardia. Sarebbe la prima associazione legalmente riconosciuta. Già stiamo portando avanti contatti  con il Comune di Milano nella richiesta di spazi in cui fare corsi di lingua, ecc..  Io penso che un bisogno molto grande sia uno spazio fisso e stabile in cui avere un centro culturale per insegnare, per esempio, anche lo spagnolo agli italiani. Sarebbe davvero un bello scambio di sapere e cultura. Abbiamo tanto da dire del nostro paese a livello linguistico, artigianale, gastronomico, …

Quali rapporti ha la vostra comunità con il consolato e l’ambasciata di riferimento?

Con il consolato abbiamo più rapporti burocratici. Ogni tanto si tenta di superare questa fase più formale, organizzando attività di coinvolgimento, ma manca il budget economico. Sarebbe bellissimo, per esempio, organizzare una mostra a Palazzo Reale sull’arte salvadoreña. Le idee ci sono, ma i fondi no. Per questo ci si limita a fare l’ordinario, purtroppo.

Cosa manca a Milano?

Milano ha tutto. Penso sia una delle città che ha più offerta in tanti ambiti a differenza di tanti altri posti d’Italia. Se proprio devo trovare qualcosa, penso manchino centri di aggregazione veri e propri, insomma qualcosa che valorizzi la realtà multiculturale per farla diventare un punto di forza.

Quali sono i posti di Milano preferiti da lei e i suoi concittadini?

Di solito ci riuniamo intorno a chiese e oratori. Il nostro è un paese molto religioso e con molte radici cristiane. Penso che questo sia un punto di aggancio con l’Italia: uno sfondo religioso in comune. Per esempio questa chiesa di Santo Stefano è uno dei miei posti preferiti.

La sua comunità ha rapporti con le altre comunità o ne sente l’esigenza?

Sicuramente abbiamo rapporti con le altre comunità che parlano la lingua spagnola. Ma non solo. Grazie ad alcuni centri di aggregazione, come la chiesa di Santo Stefano, entriamo in contatto con la comunità filippina  e quella dello Sri Lanka. È molto importante che tra comunità straniere ci sia comunicazione.

Vi sentite milanesi?

Si tantissimo. È evidente soprattutto quando si torna nel paese di origine e ci si rende conto che i ritmi sono diversi. Il senso è di spaesamento. Ormai è dal 2004 che sono qui. Dopo un periodo così lungo è inevitabile diventare milanesi, si imparano e si assorbono tante cose, buone e cattive.  In generale siamo diventati milanesi più di quanto ci sentiamo.

Pensa che un’iniziativa come Milano Città Stato sia presente anche nel suo paese?

No. Ma a differenza di Milano i nostri paesi sono molto meno interculturali e quindi è diverso il contesto in cui iniziative come queste potrebbero nascere.

Un piatto che la lega a Milano?

Senza dubbio il risotto alla Milanese.

 

LETIZIA DEHÒ

 

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7 difetti della scena GASTRONOMICA di Milano

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scena gastronomica

Se avessi dovuto scrivere questo pezzo soltanto 15 anni fa, l’avrei dovuto chiamare “i 215 difetti della scena gastronomica milanese”. Per fortuna il tempo e soprattutto la globalizzazione hanno ridotto i numerosi problemi che affliggevano il mondo della ristorazione meneghina.

Un salto nel passato: Milano, anno 2000

Ad inizio anni 2000 tutto ciò che si poteva trovare nel capoluogo lombardo erano pizze margherite (rectius: piadine con pomodoro a pH 1 e cagliata al posto della mozzarella) bruciacchiate a 9 mila lire cadauna (quasi il triplo della media nazionale, sic!) e kebab indigeribile persino per un verme delle sabbie (perdonatemi la citazione eccessivamente nerd).

Per quanto riguarda il caffè la situazione oscillava tra il catastrofico e l’apocalittico. Esso era sempre “lunghissimo”, amaro, bruciato e maleodorante. Il sapore ricordava quello del cherosene (forse perché i chicchi venivano torrefatti nel postbruciatore di un motore a reazione?)

Personalmente penso di aver bevuto caffè migliori in Giordania e Bielorussia che non nella Milano dei primi anni 2000.

Back to Milano 2019 d.C.

Oggi per fortuna invece la città ospita un nutrito florilegio di coffee specialist che offrono una serie pressoché infinita di monovarietà e metodi di estrazione alternativi ed il livello medio ha compiuto “un grande balzo in avanti”.

L’odierna offerta gastronomica milanese è assolutamente stupefacente per ricercatezza, varietà e qualità. A Milano si possono trovare pizzerie napoletane (ai livelli delle migliori di Napoli), pasticcerie francesi (di livello francese), ristoranti pugliesi (di livello pugliese) e persino la “crescia sotto la cenere”, una specialità tipica dell’Umbria nordorientale che sta diventando rara persino nella madrepatria perché nessuno vuol più perdere tempo a cuocerla in modo tradizionale.

Nonostante il quadro idilliaco (o quasi) sopra descritto rimangono alcuni piccoli difettucci (per fortuna molti di essi sono piuttosto nugali) che si spera possano risolversi in breve tempo.

1 – Il cappuccino

Il cappuccino, pilastro irrinunciabile della colazione all’italiana, sembra ancora una preparazione aliena al milieu gastronomico milanese. Quasi ovunque è troppo bollente e la schiuma è solo uno strato di pochi millimetri intorno al bordo della tazza, come se questo sottile strato di schiuma servisse a celare la brodaglia imbevibile che giace sotto di esso.

2 – Fast food

Rispetto alle megalopoli mondiali sotto questo profilo Milano è purtroppo ancora piuttosto indietro. Di seguito alcune delle principali catene che mancano a Milano:

Chick-Fil-A, Jack in the Box, Chipotle (l’assenza più dolorosa per quanto mi riguarda), Taco Bell, Dunkin Donuts, Shake Shack, Taco Bell, Dairy Queen, 7 Eleven (per gli Slurpee ovviamente), Wendy e Subway.

3 – Porchetta

Essendo cresciuto in Umbria, per me la porchetta è una specie di “religione” (astenersi da battute facili, please) dove il consumo medio è di circa 1kg a settimana (nei periodi di dieta). A Milano purtroppo una buona porchetta è introvabile (non rara ma proprio introvabile), e quella che si trova é sempre fredda, stantia, rinseccolita e senza sapore.

4 – Pizza al taglio

La pizza al taglio non sembra ancora essere ancora entrata nel DNA della città. Non si capisce perché i miei concittadini non considerino un piacere della vita il portarsi a casa un bel metro quadro di pizza per pochi spicci. Qui, la pizza al taglio si trova o nelle forme di un prodotto “gourmet” con condimenti fantasiosi (quindi prezzi altissimi a fronte di una qualità nel migliore dei casi discutibile) o sotto forma di pizzoni giganti di 80 cm di diametro con ingredienti very very cheap. Manca quella sana “classe media” di pizze in teglia quadrata con ingredienti semplici e gustosi (patate e mozzarella, rossa col prezzemolo, bianca all’olio o al burro, cipolle, stracchino e pancetta, rossa stracarica di mozzarella, ecc.) e a prezzi accessibili (8-15 euro/kg e non 6 euro per un pezzettino micragnoso; li mortac…[autocensura!]

5 – Carbonara

Altra cosa introvabile a Milano. Finora in poco più di 2 anni ne ho provate 6 ognuna in un ristorante diverso. Voto medio: zero (3 su 6 valevano anche meno di zero). Ovviamente ci sono molti ristoranti romani a Milano, uno in particolare serve i migliori tonnarelli cacio e pepe del mondo; ma con riferimento alla carbonara sembra di essere in Tanzania (absit iniuria verbis). So bene che si tratta di un piatto relativamente costoso perché il guanciale buono costa, le uova ed il pecorino idem (e tutti sappiamo che quando si parla di carbonara la quantità di condimento è a sua volta una qualità), ma all’ombra della Madonnina tutti sembrano fare le cose vergognosamente al risparmio. Poco, ci si può sempre armare di pazienza e olio di gomito (due ingredienti indispensabili in cucina quanto nella vita quotidiana) e prepararsela in casa.

Il medesimo discorso di cui sopra vale per l’amatriciana, ma non voglio infierire ulteriormente.

6 – Etnico 2.0

Con la dicitura di cui sopra mi riferisco a quei ristoranti etnici un po’ fuori dal circuito tradizionale (cinese, tailandese, messicano, mediorientale, ecc.). In tutte le grandi città del mondo si pensi a Londra, Parigi e New York) ci sono dei ristoranti etnici ancora più di nicchia come ad esempio: basco, ungherese, creolo/caraibico, russo, portoghese, georgiano (a mio avviso buonissimo) ecc.

7 – (il prezzo dello) street food

L’offerta di street food a Milano è tutto sommato discreta – ovviamente lontanissima dalle città che hanno una tradizione consolidata come Roma, Napoli, Palermo (e per estensione tutta la Sicilia) o finanche Parigi in cui il cibo di strada sono le ostriche – i prezzi però il più delle volte oscillano tra il folle e l’improponibile. Si parla di circa 3,5 euro per un supplì comprato in strada (a Roma ne ho trovati di gran lunga migliori ad 1 euro), 4-5 euro per un arancino, per la pizza al taglio vedi sopra, panzerotti a 9 euro, ecc. Persino a New York dove i prezzi degli affitti sono stellari, la città pullula di parlor e cart con una buona offerta di street food ad un prezzo abbordabile (per un paio di dollari si può portare a casa un bell’hot dog o un pezzo di pollo fritto).

LORIS COTTONI

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Serata SuperFiciale? Fantastico!

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SuperFiciale è un ristorante particolare, un posto che ti piacerà dalla A alla Z, e dove tutto puoi trovare, tranne superficialità.

Tutto merito di Cesare Maretti, l’estroso chef toscano che ha curato in ogni dettaglio, riqualificando questo ex cinema e mantenendone integra l’unicità (ci sono gli stucchi alle pareti, il grande camino e lampadari di modernariato!)

Anche il menù è curato e variegato: troverete sempre piatti gourmet, freschi, biologici e stagionali. Ed i prezzi? Tranquilli: sono del tutto nella norma, anzi!

La vera novità è: prezzo fisso e menù a sorpresa! Sempre diviso tra carne, pesce e vegetariano. A cena il prezzo è 30 Euro, ma se volete scoprire di più, potete ordinare 5 portate a 40 Euro. Per me SuperFiciale è un appuntamento fisso, e sono sicura che lo diventerà anche per te!

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La rivoluzione di Milano: modello di CITTA’ IBRIDA dove arti e scienze si fondono

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arte e scienza
Foto di Andrea Cherchi/Semplicemente Milano

Ad un Novecento caratterizzato dalla massima specializzazione delle discipline, Milano oggi risponde con una “rivoluzione concettuale” in cui si riprendono i principi rinascimentali della multidisciplinarietà e della contaminazione. A Milano sta nascendo un modello di città ibrida dove arti e scienze si fondono.

4 LUOGHI DA VEDERE DOVE ARTI E SCIENZE SI FONDONO

# 1. Bosco Verticale: una meraviglia architettonica per un progetto di riforestazione metropolitana

arte e scienza

Due edifici a torre nel quartiere Isola sui cui balconi sono state piantate più di 2000 specie arboree.

Obiettivo: conciliare l’estetica architettonica con un progetto ecologico all’avanguardia per  incentivare l’espansione del verde, essenziale per la salute del corpo e della mente, nell’area metropolitana.

Risultato: una proposta così audace da vincere nel 2014 l’International Highrise Award e potersi vantare del titolo di “grattacielo più bello e innovativo del mondo”.

 

# 2. Torre Unicredit: architettura e finanza sopra Piazza Gae Aulenti

arte e scienza

Unicredit ha scelto il grattacielo più alto d’Italia ed uno dei più fotografati di Milano come sede di rappresentanza. Non è un caso. Qui la finanza gioca il ruolo da protagonista e sfrutta l’architettura per dare vita ad una magia che affascina ed intimorisce allo stesso tempo (provate a passarci sotto!). Il messaggio di Unicredit, una delle più importanti banche italiane operante anche a livello internazionale, è forte e chiaro.

 

#3.  Palazzo della Borsa: un contrasto concettuale tra arte vs borsa

arte e scienza

Il Palazzo della Borsa, o Palazzo Mezzanotte , è spesso oggetto di accesi dibattiti. Soprattutto dopo il 2010, quando una provocatoria scultura dell’artista Maurizio Cattelan raffigurante una mano di marmo di Carrara con il solo dito medio alzato è stata posta di fronte alla facciata. Ma sorge un dubbio: il dito medio è rivolto alla Borsa, o è la Borsa che lo fa a tutti noi?  Milano è pronta ad accogliere le sfide  che si giocano tra diverse discipline e questo ne è un chiaro esempio.

Leggi anche: Storia e significato del più celebre dito di Milano

 

#4.  Lambrate: il design district come modello di inclusione e rigenerazione urbana

arte e scienza

Posizione periferica, edifici industriali e atmosfera informale non spaventano  il quartiere di Lambrate che in pochi anni è diventato una delle mete imperdibili per gli amanti del design. Se il “Salone del Mobile” è il momento clou in cui centinaia di mostre e installazioni si insediano negli spazi a disposizione (capannoni industriali, loft, ex officine, locali commerciali), la ricostruzione del quartiere è attiva tutto l’anno soprattutto grazie all’azione di numerosi writer e artisti. I loro graffiti decorano muri spogli e cadenti, dando a Lambrate un’altra faccia e un’altra vita. La street art  sembra essere il  partner perfetto  per il risanamento della zona.

UNA FINESTRA SUL FUTURO   

Ma cosa può fare ancora Milano per diffondere l’approccio ibrido e giocarsela con le migliori città al mondo in termini di efficienza, sostenibilità e innovazione?

#1.  Tecnologie innovative dappertutto

arte e scienza

Se nella contaminazione tra arti e scienze Milano ha il coltello dalla parte del manico, perché non sfruttare questa sua visione multidisciplinare anche in altri ambiti? Per esempio la gestione della città richiede ancora tanto lavoro di svecchiamento. Parcheggi, traffico, rifiuti e sanità non tengono passo ai ritmi milanesi. La soluzione:  Intelligenza Artificiale, Cloud e Data Center, 5G.  Il futuro di Milano è ibridare la tecnologia al tessuto urbano per vedere risultati efficaci nel più breve tempo possibile.

 

#2. Trovare coraggio!

arte e scienza

È innegabile che tanta tecnologia spaventi un po’ tutti. Già ci immaginiamo passeggiare sereni per le vie del centro quando all’improvviso un drone taxi ci sfiora la testa. Beh… non sarebbe proprio questo il futuro tanto auspicato. Ma siamo sempre un po’ troppo pessimisti. Quello che conta è invece che Milano si metta in gioco ed elabori modelli sempre nuovi per crescere e migliorare, anche sbagliando se necessario. Perché se l’ibridazione di scienze e arti l’ha portata così lontano, lo farà ancora di più la tecnologia. Ci vuole solo un pizzico di coraggio.

    

LETIZIA DEHÒ

 

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Che lunedì è senza Frida?

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Frida è un locale indescrivibile: così unico e bello, che non ci si può non andare almeno una volta. E’ un locale che ha cambiato la storia di un quartiere.

Frida nasce 10 anni fa, da un’ex area industriale, sfruttandone al massimo i grandi spazi e diventando presto un punto di incontro. Frida non è solo un cocktail bar ed un ristorante paradisiaco, è anche un luogo dove incontrare persone interessanti.

Uno spazio dedicato all’arte, perchè chiunque abbia un estro artistico, può esporre le sue creazioni. Il giardino esterno è ti fa sognare, e se riesci a trovare un tavolino libero e gustarti uno (o due, o tre…) degli 80 cocktail proposti, non puoi che essere felice.

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Elettricità a costo zero da STRADE e BINARI: le tecnologie per rendere Milano leader nell’energia pulita

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Festival delle luci di Berlino. pavegen.com photo: David Heerde
Festival delle luci di Berlino. pavegen.com photo: David Heerde

Una delle invenzioni più interessanti degli ultimi anni è stato un insieme di tecnologie (tecnologia piezoelettrica) e riciclo di scarti industriali (gomma), per brevettare delle traversine atte alla produzione di energia elettrica al passaggio di un treno, metro, tram. Pure stando fermi in deposito si produce energia con il peso del mezzo kgf e la pressione atmosferica di 1 bar a livello del mare del piano. La stessa tecnologia applicata alle auto, pullman, camion, produce energia con la pressione delle ruote sul manto stradale o, se sono traversine, dal peso del treno (assi) che scarica sulle rotaie le quali scaricano sulle traversine. Tutta questa energia in serie o parallelo viene convogliata in una centrale di smistamento, per poi essere venduta.

Le traversine che producono elettricità a costo zero

greenrail
greenrail

Un’idea innovativa, e tutta italiana, viene da Greenrail, una startup fondata nel 2012 da Giovanni Maria De Lisi e incubata all’interno di Polihub, che ha sviluppato una soluzione di traversa ferroviaria che punta sulla sostenibilità. Le traverse Greenrail sono costituite da un nucleo interno in calcestruzzo rinforzato e un rivestimento esterno ottenuto da una miscela di gomma ricavata da pneumatici fuori uso e plastica riciclata.

Una composizione che consente, stando ai dati dell’azienda, di riutilizzare fino a 35 tonnellate di questi materiali per ogni chilometro di linea ferroviaria. Contribuendo quindi a una gestione più sostenibile dei rifiuti. Il prodotto è stato inoltre progettato con una particolare cura ai dettagli tecnici. a partire da un isolamento elettrico ottimizzato e una serie di soluzioni che consentono di ridurre le vibrazioni e il fenomeno di polverizzazione della massicciata. Tutto ciò comporta una maggiore durata della traversa e minori costi legati alle manutenzioni che, stando alle stime, possono essere ridotti del 200-250% rispetto alle tradizionali traverse in calcestruzzo.

Ma non è tutto qui. Oltre ad essere sostenibili e resistenti, le traverse Greenrail possono anche contribuire alla produzione di energia rinnovabile. Come? Il prodotto può integrare nella propria struttura moduli piezoelettrici, pannelli solari e sensori intelligenti. Greenrail Piezo è infatti in grado di produrre elettricità, mentre Greenrail Solar può produrre e raccogliere energia solare. Grazie poi all’integrazione di sensori intelligenti, Greenrail LinkBox consente di comunicare dati diagnostici al fine di migliorare la sicurezza dell’infrastruttura.

Asfalto intelligente

fonte: greenme.it
fonte: greenme.it

Dieci mesi dopo un primo studio teorico e un primo test pratico Innowatech, una società israeliana ha creato un dispositivo piezoelettrico in grado di generare energia elettrica dal movimento delle autovetture. I primi test sono stati condotti con l’installazione di nanogeneratori piezoelettrici su una striscia di dieci metri di asfalto, i generatori in questo modo potrebbero generare circa 2000Wh di energia elettrica. In particolare la tecnologia prevede l’installazione di generatori sotto cinque centimetri di asfalto e un tratto di 1 km di strada ad una sola corsia sarebbe in grado di generare circa 200KWh, mentre una a quattro corsie produrrebbe circa 1MWh di energia elettrica, che è sufficiente per alimentare 2.500 famiglie. Un interessante progetto che potrebbe essere facilmente ampliato e fornire considerevoli quantità di energia semplicemente recuperandola. Sono numerose le passate scoperte che vedono considerare la pavimentazione stradale e l’asfalto delle strada come una potenziale infrastruttura su cui implementare diverse tecnologie sostenibili.

Come l’asfalto in grado di purificare l’aria grazie a del biossido di titanio, il quale a contatto con la luce solare e le particelle dei pericolosi fumi di scarico li trasformerebbe in innocui nitrati. O l’utilizzo del calore assorbito dall’asfalto per riscaldare acqua o ancora lo sviluppo al MIT di una speciale pellicola fotovoltaica in grado di produrre energia elettrica. Una tecnologia, quella piezoelettrica, che ormai non può più essere criticata in materia di efficienza energetica. “La tecnologia che abbiamo adottato è basata su materiali piezoelettrici che permettono la conversione di energia meccanica esercitata dal peso del passaggio di veicoli in energia elettrica. Per quanto riguarda la strada in questione su cui sono installati i generatori, i guidatori non se ne renderanno nemmeno conto”, spiega Edery-Azulay capo del progetto della Innowatech. La società ha già individuato che Israele ha circa 250 chilometri di strade adatte questa tecnologia piezoelettrica, analisi che individua particolari volumi di traffico e massa dei veicoli.

“La tecnologia consente inoltre la fornitura di energia elettrica ai vari “consumatori” che si trovano lungo le strade, come ad esempio semafori, cartelloni pubblicitari illuminati, autovelox della polizia, sistemi di comunicazione o di segnaletica stradale”, continua la Edery-Azulay. Inoltre le condizioni meteo non hanno alcun effetto sulla produzione di energia elettrica di questa tecnologia e non richiede la stesura di alcun speciale asfalto. Numerose utility di tutto il mondo stanno seguendo da vicino il progetto esprimendo un interesse senza precedenti nella nella tecnologia innovativa in fase di sviluppo in Israele. “Il successo dei test di questa settimana è una tappa importante in questa rivoluzione tecnologica”, ha commentato Alex Wisznicer, CEO della Israel National Road Company, e continua: “Viviamo in un piccolo paese che ha un grande vantaggio in termini di ricerca e di conoscenza rispetto a molti paesi di tutto il mondo che cercano modi per risparmiare energia. E siamo lieti di aiutare chi vuole cooperare con noi per nuovi sviluppi”.

livello mondiale

Facciamo un calcolo.

La tangenziale di milano è lunga: est  29,4 km, ovest 33 km, est esterna 32 km, nord 20km, tratto da Rho–Sesto san Giovanni 17 km. Il totale è 131,4 km.

Su 1 Mwh al Km in 4 corsie quanto si produce? 131,4 Mwh che in euro, sono ; 131,4 Mwh x 0,48 kwh = 131400 Kwh x 0,48 kw/euro = 63072 x 14 ore= 883008 kw/euro x 365 = 322.297.920 euro anno! Calcoli approssimati.

 

DANIELE VASTA

 

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A Milano i canoni d’AFFITTO transitorio sono alti più del doppio rispetto a quanto stabilito dalla legge

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foto Andrea Cherchi (c)
foto Andrea Cherchi (c)

Lo sapevi che… a Milano, oltre ad altre città ad alta intensità abitativa, i contratti transitori hanno dei canoni concordati e non possono essere liberamente pattuiti?

Secondo la normativa, infatti, in via generale, nei contratti di locazione di natura transitoria il canone è oggetto di libera pattuizione. Tuttavia fanno eccezione determinate città “ad alta tensione abitativa”, ovverosia “Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Catania, Palermo, i Comuni con esse confinanti e i capoluoghi di Provincia”. Per i contratti qui stipulati, infatti, il canone deve corrispondere a quello determinato con appositi accordi territoriali.

Questo significa che un contratto che ha durata inferiore al classico 4 + 4  deve avere un canone di locazione stabilito in base alla rendita catastale: a conti fatti questo canone è circa la metà dei canoni richiesti sul libero mercato.

Tuttavia spesso viene proposto di firmare un contratto transitorio che non rispetta il valore stabilito dal canone concordato ma è in linea con i prezzi di mercato, scommettendo sul fatto che chi firma questi contratti non è consapevole di questo aspetto o non ha potere di opporsi.
In caso di dubbi, può essere utile verificare con associazioni dei consumatori/ uffici legali.

MILANO CITTA’ STATO

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London Calling – UK Party

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Quali saranno le hit degli anni ’20 di questo secolo?

Proprio non riesco ad immaginarlo, quel che so è che le mie hit preferite, quelle che non smetterei mai di ascoltare e ballare, sono quelle del secolo passato…

E sembra che il BASE abbia i miei stessi gusti… godiamoci gli anni d’oro, dai 60s ad oggi, di quella musica che arriva da un’isola che ha rivoluzionato il nostro modo di vestire, parlare e ascoltare.

Dalle note suonate in cortile (The Demis live) alla geografia sonora del Dj Set notturno, in viaggio tra Londra, Belfast, Edimburgo.

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IL SOLE SPLENDE SU MILANO: mille firme per il referendum sull’autonomia

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Da Il Sole 24 ore: Milano cerca mille firme per diventare città-stato

Milano, 31 maggio 2019. Sulla home page de ilsole24ore.com esce la notizia: Milano cerca mille firme per diventare città-stato.

Nell’articolo di Sara Monaci si riportano i tratti salienti dell’iniziativa di Milano Città Stato promossa da questo sito.
“A settembre partirà la raccolta firme per fare di Milano una città autonoma, staccata dalla Regione Lombardia e in grado di gestire i fondi nazionali e internazionali. Occorrono mille firme, in base allo statuto della città metropolitana, e poi il referendum consultivo potrà essere indetto. È l’iniziativa dell’associazione Milano Città Stato, che attualmente conta nel suo sito 60.000 fans e 10.000 lettori unici al giorno”

La situazione: Milano oggi non è libera di fare (praticamente) nulla

La città che produce quasi l’11% della ricchezza nazionale, oggi non ha libertà di agire in modo autonomo pressoché su nulla.
Allo stato attuale Milano da sola non può:
– riaprire i navigli, neppure per un piccolo tratto
– alzare il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici di 50 centesimi
– eseguire lavori di riqualificazione in un qualunque parco cittadino
– ristrutturare palazzi d’epoca, intervenire su monumenti
– modificare qualunque elemento urbano di una certa rilevanza
– decidere come destinare le risorse “assegnate” dallo stato
– inserire sue normative sul lavoro o sul commercio
– trattenere e/o gestire almeno una parte delle risorse generate sul territorio
– avere rapporti istituzionali diretti con il governo di Roma

Per ognuno di queste e altre decisioni che ricadono sul suo territorio, la competenza è assegnata infatti alla Regione o allo Stato, spesso tramite la Sovrintendenza (Ministero dei Beni Culturali).

Il grado di autonomia di Milano è pari a quello di qualunque altro degli oltre 7.000 comuni italiani e si discosta largamente dall’autonomia concessa invece alle grandi città europee.

Leggi anche: Di chi è Milano? Dei milanesi o di Roma

Come Milano può ottenere autonomia

Per ottenere maggiore autonomia ci sono diverse strade.
#1 C’è la possibilità che il parlamento approvi delle leggi speciali, applicabili solo sul territorio milanese, sul modello di quando successo a Parigi.
Vedi: Parigi: una legge su misura per diventare ancora più grande

#2 C’è la possibilità di intervenire sull’Unione Europea rivendicando il diritto alla “buona amministrazione” e alla “libera circolazione dei beni” e quindi di ottenere di poter applicare sul suo territorio solo leggi europee e leggi autonome.
Vedi: E ora Milano città stato: se non lo fa Roma lo si può chiedere all’Europa

#3 Infine c’è l’iter previsto dalla Costituzione: l’articolo 132 dispone che qualunque territorio con almeno un milione di abitanti possa ottenere lo status di Regione. L’articolo 119 (III comma) prevede poi che una volta diventata regione, Milano potrebbe accedere a forme più elevate di autonomia.
Il solo problema per innescare questo iter è che occorre una richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere poi suggellata dalla volontà popolare, ossia da un referendum.
Il limite maggiore sembra dunque questo: dover ottenere una richiesta formale da parte dei rappresentanti politici del territorio suggellata poi da un referendum popolare.
Difficile immaginare che accada tutto questo, secondo le norme nazionali esistenti. Vero. Però ci viene in soccorso la città metropolitana di Milano con quel suo piccolo margine di autonomia concesso dallo Stato e che si esprime in un documento: lo Statuto della città metropolitana.

Una via agevolata per l’autonomia dallo Statuto della città metropolitana

Una delle poche concessioni fatte dallo Stato alle città metropolitana è quella di potersi dotare di uno statuto che rappresenti la modalità di gestione amministrativa del territorio in coerenza con la Costituzione.
Il 22 dicembre 2014 è stato approvato lo Statuto della città metropolitana che, un po’ a sorpresa, prevede un iter accelerato per una possibile richiesta di maggiore autonomia al parlamento.
L’Articolo 7 riporta che “gli strumenti di partecipazione popolare riguardano materie rientranti nelle attribuzioni deliberative, consultive o di proposta della Città metropolitana“.
L’articolo 10 precisa che “l’iniziativa popolare (…) può essere esercitata da un numero di cittadini pari allo 0,5% dei residenti nei comuni facenti parte della Città metropolitana“, o in alternativa “attraverso l’approvazione dello schema di deliberazione da parte di almeno sei Consigli comunali che rappresentino almeno un decimo della popolazione residente nell’intera Città metropolitana“.
L’articolo 11 recita che “Sulle materie di esclusiva competenza della Città metropolitana possono essere indetti referendum popolari con finalità consultive, propositive e abrogative. Le proposte di referendum devono essere corredate da almeno 1.000 firme autenticate di cittadini proponenti“. Aggiungendo che “E’ indetto referendum propositivo di competenza della Città metropolitana, o riguardo ai quali la Città metropolitana possa esprimere una proposta o un parere, quando ne faccia richiesta il 3% dei cittadini elettori ovvero un quinto dei comuni rappresentativi di un quinto della popolazione residente”.

Quindi, fermiamoci un attimo. Questo significa che si possono proporre dei referendum propositivi su competenze della Città metropolitana e dunque anche sulla sua facoltà di chiedere allo Stato di diventare Regione o, comunque, di avere ampliata la sua autonomia.
E sono previste delle soglie molto basse per avviare il referendum: basta un quinto dei comuni che dovrebbero esprimersi a favore del referendum.
Ma c’è di più.
L’articolo 12 prescrive un quorum ridotto, ossia che “il referendum propositivo o abrogativo si intende valido al raggiungimento del 50% dei votanti che hanno partecipato all’ultima elezione del Sindaco e del Consiglio Metropolitano. Il referendum consultivo si intende valido al raggiungimento del 30% dei votanti di cui sopra“.
Ancora più forte il comma successivo che stabilisce che l’esito del referendum propositivo o abrogativo è vincolante. Entro 60 giorni dalla data di proclamazione dell’esito favorevole del referendum, il Consiglio metropolitano è tenuto a prenderne atto con apposito provvedimento, assumendo ogni ulteriore atto necessario a dare attuazione all’esito del referendum”.
Sì, avete capito bene: l’esito del referendum è vincolante. A quel punto il Consiglio metropolitano deve dare attuazione della volontà popolare.

Cosa può succedere, allora?

Lo Statuto della città metropolitana rappresenta un modello di amministrazione partecipata amplificando le potenzialità dello strumento referendario. Quindi, rappresenta un’opportunità per i cittadini della città metropolitana di poter esprimere la loro volontà su temi generali, tra cui quello di decidere il tipo di autonomia che si vuole per la loro città.
Cosa può comportare tutto questo?
Se c’è volontà popolare, lo Statuto rende più facile approdare all’autonomia, seguendo questi passi:
1. Individuare se c’è una volontà popolare di avere più autonomia e capire quale sia il tipo di autonomia desiderato (legge speciale o milano regione)
2. Redigere un testo e farlo approvare da Costituzionalisti
3. Presentare il testo all’organo di verifica della Città metropolitana che controllerà la correttezza formale (non sostanziale)
4. Coinvolgere cittadini o comuni del territorio per richiedere l’appoggio sul referendum
5. Superato il quorum procedere alla richiesta formale del referendum
6. Se il referendum ha esito positivo al di sopra del quorum (30% dei diritti al voto), si avvierà in modo automatico la richiesta da parte della città metropolitana agli organi dello stato per dare esecuzione alla volontà popolare (seguendo l’iter previsto dall’articolo 132 della Costituzione).

Primo passo ora: raccogliere 1000 firme per presentare la proposta di referendum alla Città Metropolitana di Milano. 

Chi vuole aiutarci in questo viaggio, scriva qui: info@milanocittastato.it

ANDREA ZOPPOLATO

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10 motivi che rendono il CENTRO di Milano unico al mondo

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piazza Mercanti
piazza Mercanti

Cosa c’è di speciale, interessante, straordinario nel centro di Milano?

10 motivi che rendono il CENTRO di Milano unico al mondo

#1 Quello che non si conosce del Duomo

il cielo sopra milano

Oltre ad essere la Chiesa più antica tra le grandi chiese del mondo, la più grande cattedrale gotica del pianeta e l’edificio al mondo con il più grande numero di statue al mondo, è anche una delle chiese con più segreti sula terra. Quanti di voi sanno rispondere a queste dieci domande (cliccare per le risposte)?

1. Perchè è stato costruito il Duomo?
2. Quale monumento celebre nel mondo è in realtà un plagio di una delle statue del Duomo?
3. Qual è la statua horror che spaventa i bambini?
4. Tra le statue dei santi sul Duomo c’è anche quella di due atleti impegnati in un’attività sportiva: quale?
5. E chi è il famigerato personaggio politico ad avere una sua statua sul Duomo?
6. Quante sono le Madonnine nel cielo di Milano?
7. Perchè la Madonnina ha un’alabarda?
8. Quando la Madonnina è stata coperta di stracci e perchè?
9. Nel Medioevo il Duomo era considerato una delle quattro meraviglie di Milano. Quali erano le altre tre?
10. Qual è l’oggetto risalente alla crocifissione di Gesù che si può venerare una volta all’anno in Duomo?

Leggi anche: 10 curiosità e stranezze sul Duomo che sorprendono anche i milanesi

#2 Museo Poldi Pezzoli e la originalità delle case museo milanesi

La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli
La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli

Tipiche di Milano sono le spettacolari case museo che si trovano in città. La regina delle case museo milanesi è il Poldi Pezzoli di via Manzoni. Conserva una delle più importanti raccolte artistiche italiane ed è una tra le case museo più famose nel mondo, in cui si possono ammirare capolavori di Tiepolo, Canaletto, Michelangelo, Perugino, Botticelli e molti altri per cui ci sarebbe ovunque la fila per vederle.

#3 San Maurizio: la Cappella Sistina di Milano

foto Andrea Cherchi (c)
foto Andrea Cherchi (c)

La chiamano la Cappella Sistina di Milano per la presenza del più vasto ciclo milanese di affreschi. Sono in gran parte opere del Luini, il discepolo prediletto di Leonardo Da Vinci.

#4 Il Castello Sforzesco:il più grande in pieno centro di una città europea

Eretto nel XV secolo da Francesco Sforza, fu, tra il Cinquecento e il Seicento, una delle principali cittadelle militari d’Europa. È uno dei più grandi castelli d’Europa nonché uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Al suo interno si possono ammirare capolavori di rilevanza mondiale come la Pietà del Michelangelo e la sala delle asse di Leonardo.

#5 L’Ambrosiana

Museo e Pinacoteca in un palazzo incantevole con opere di valore mondiale, come il Codice Atlantico di Leonardo, la Canestra di frutta del Caravaggio, una Madonna del Botticelli o il Ritratto di Musico di Leonardo.

#6 Le piazze nascoste

piazza belgioioso
piazza belgioioso
sant'alessandro
sant’alessandro
Piazza San Fedele
Piazza San Fedele
piazza Mercanti
piazza Mercanti

Meravigliose.

#7 La Scala

Il tempio della lirica mondiale. Assistere un’opera alla Scala è un’esperienza ambita in tutto il mondo.

#8 Il Quadrilatero della moda

via montenapoleone
via montenapoleone

La Mecca della moda e degli amanti dello shopping, con via Montenapoleone diventata una delle vie dello stile più note al mondo. Da considerare che proprio alle sue spalle si apre anche il quadrilatero del silenzio con i suoi luoghi unici al mondo.

#9 Brera

Brera
Brera

Uno dei quartieri simboli dell’identità milanese. E’ stato quartiere trasgressivo, di artisti, poi della grande borghesia della città. Con i suoi luoghi icona come la Pinacoteca o i palazzi storici rappresenta una vetrina di classe e di cultura di Milano.

#10 Le sue chiese uniche al mondo

sant’ambrogio 

Sant’Ambrogio, San Bernardino alle ossa, Santa Maria in San Satiro, Santa Maria delle Grazie con l’Ultima Cena, Santa Radegonda, San Sepolcro. Ognuna di loro sarebbe una delle più grandi attrazioni in qualunque città al mondo.

ANDREA ZOPPOLATO

Un ringraziamento speciale a: Andrea Poli , Giacomo Nicolella MaschiettiEmanuele BonFederico BertoliniLilli GuacciNicoletta CicalòMartina AdamuccioMonica Piacentini, Luca Manenti, Jaime Gomez, Antonella BlandinoRadu Nino ChakLuisa Dell’AcquaFederica PodioAlessandro SterzaSergio Cirillo

 

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Il Festival dell’Amore

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A Milano e, più precisamente, alla Triennale, c’è un festival particolar e potete capirlo anche solo dal titolo: Festival dell’Amore.

E sì, si parlerà di amore, ma non dell’amore inteso come “ti amo, cucciolotto. Ti amo, patatina” e via dicendo. Dalle 19.00 alle 21.00 ospiti come Stefano BoeriLuca DondoniSyria e Boosta parlano di sentimenti, natura, biodiversità, favole per innamorati e musica per amare.

Dalle 21.00 all’1.00 gli ospiti cambiano, ed entrano in scena Greta MenchiSofia ViscardiMorgan, con interviste ed infine un Dj Set for lovers, by Vespa.

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