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7 DESIDERI da esaudire quando potremo uscire dalla Lombardia

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grotta della poesia

A meno di colpi di coda del Covid, sembra ormai cosa certa: il 3 giugno cadranno le frontiere delle regioni e si potrà tornare a muoversi nel nostro Paese, forse addirittura anche fuori. Queste sono le prime 7 esperienze che ci piacerebbe tornare a vivere uscendo dalla Lombardia.

Leggi anche: 🔴 Breaking News. Dal 3 giugno l’Italia riapre le frontiere per chi arriva dall’Unione Europea


7 DESIDERI da esaudire quando potremo uscire dalla Lombardia


#1 Un piatto di pesce a Boccadasse

Boca d’azë è un antico borgo marinaro che fa parte del quartiere Albaro di Genova, famoso per le sue case a tinte pastello, le persiane verdi, la piccola spiaggia di ciottoli, la zona del porto, ma soprattutto per i suoi ristoranti di pesce da gustare in riva al mare. Prima di accomodarsi, consigliata una visita panoramica sulla terrazza accanto alla Chiesa di Sant’Antonio. Doverosa infine una passeggiata sul bordo del mare lungo corso Italia che collega Boccadasse con il centro di Genova

Leggi anche: Milano ha la stessa bandiera dell’Inghilterra: entrambe hanno copiato Genova

 


#2 Un calice nelle Langhe

Il territorio delle langhe, tra le province di Cuneo e di Asti, è uno spettacolo per corpo e spirito. I boschi, i castelli medievali nei borghi storici, le Rocche del Roero, Patrimonio dell’Umanità, le colline della Langa del Barolo e del Barbaresco, cantine centenarie… Non resta che sedersi e gustare un calice immersi nel profumo di mosto.

 


#3 Snorkeling nel Salento

Nei pressi di Otranto si trovano due dei fondali salentini più belli: sono la Grotta della poesia e il Mulino d’Acqua. Più che in mare qui sembra di essere in piscina da tanto le acque sono cristalline e trasparenti. La Grotta della Poesia è composta da una serie di insenature sotterranee scavate nella roccia, dove ammirare una fauna marina variopinta, mentre il Mulino d’Acqua, una tranquilla caletta con un vecchio mulino, è raggiungibile solo attraverso un sentiero a picco sulla scogliera. Il mare qui toglie il fiato e regala la vista, tra le varie specie, delle lumache di mare.

 


#4 Uno spritz a Venezia

Voglia di colore e folclore, tra bacari e bar storici. Per esempio al mercato di Rialto, dove lo si gusta seconda la ricetta autentica, accompagnandolo con baccalà mantecato e sarde in saor. Lo spritz lo dobbiamo ai soldati dell’Impero Austriaco, che un giorno decisero di spruzzare (spritzen in tedesco) il vino con l’acqua gassata. Negli anni ’20 l’acqua venne poi sostituita con l’Aperol.
La ricetta originale dello Spritz veneziano, riconosciuta dall’International Bartenders Association, è 6 centilitri di prosecco, 4 centilitri di Aperol e 1 splash di soda water.

 


#5 Cinque terre: il sentiero azzurro e le case colorate di Riomaggiore

Rimazzô, in ligure, è uno degli splendidi borghi delle 5 terre, patrimonio dell’Umanità dal 1997 e terra di natura e di antichi villaggi di pescatori. Riomaggiore è inerpicato tra due ripide colline terrazzate. Le sue case colorate e costruite in verticale sono tra gli scenari più fotografati dal mondo. Qui è perfetto perdersi tra i caruggi inseguendo i profumi della fügassa, la focaccia alla genovese, e le arbanelle, le acciughe sotto sale.
Perché terre? Un tempo Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore erano isolati e raggiungibili solo per mare, o per terra attraverso sentieri tortuosi. Un grande classico è il sentiero azzurro che collega tutti i cinque paesi in un percorso mozzafiato (questa estate è aperto solo tra Monterosso e Corniglia). 

 


#6 Camminare tra i girasoli della campagna senese

In Val d’Orcia, tra Pienza, Montepulciano e S. Gimignano, nel Mugello: queste ampie distese di campi di girasoli, a ridosso delle fattorie, sono uno spettacolo per gli occhi e lo spirito. Per godere dei colori accesi dei girasoli il periodo migliore e tra fine giugno e inizio luglio. In questo periodo è possibile inoltre assistere allo strano fenomeno detto fata Morgana. Si tratti di un’illusione ottica dovuta alla particolare distribuzione dell’indice di rifrazione della luce del sole, una specie di miraggio che permetterà di vedere i campi di girasoli e la loro immagine riflessa come in uno specchio d’acqua….

 


#7 Un giro in barca sul lago di Braies

Di rara bellezza e incastonato nel parco naturale di Fanes-Sennes-Braies, tra le Dolomiti, è un lago naturale dalle acque trasparenti, circondato da imponenti montagne che ne fanno da cornice. La sua creazione è dovuta allo sbarramento del rio Braies a causa di una frana che si staccò dal Sasso del Signore.
Qui oltre ai numerosi sentieri escursionistici, alle ferrate e alle arrampicate è d’obbligo una attraversata del lago sulle piccole imbarcazioni in legno che si possono noleggiare.

 

Altri desideri da esaudire? 

BARBARA VOLPINI

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La curiosa storia dei 5 FIUMI INTERRATI di Milano

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Milano è una città d’acqua. Si trova lungo la “linea dei fontanili”, quel tratto di terra in cui nel sottosuolo si incontrano strati geologici di differente permeabilità che permettono alle acque più profonde di raggiungere la superficie. Non a caso, sono ben 5 i grandi corsi d’acqua che raggiungono o sfiorano la città: l’Olona, il Lambro, il Seveso, oltre a Ticino e Adda. A questi si aggiungono anche torrenti minori. Tranne il Lambro, tutti i fiumi naturali che attraversano Milano sono stati interrati e passano sotto il livello stradale.

Vediamo quali sono e qualche loro curiosità (Nota: i Navigli sono canali artificiali costruiti solo intorno al Quattrocento)

La curiosa storia dei 5 FIUMI INTERRATI di Milano

#1 Olona

Come Parigi ha la Senna e Londra il Tamigi, così Milano ha l’Olona. È il principale fiume della città che per molti secoli vi ha portato acqua e benessere, ma oggi scorre sotterraneo e alquanto ignorato nella zona ovest di Milano.

Famoso per le sue cascate, l’Olona lungo 71 km scorre interamente in Lombardia e nasce a 548 metri nell’area naturale protetta del Parco Regionale Campo dei Fiori, in provincia di Varese. Attraversa poi tutta l’alta pianura milanese e raggiunge Rho prima e Pero poi. Arrivato in Piazzale Lorenzo Lotto* (refuso corretto), prosegue il suo percorso fino in Piazza De Angeli, una volta detta La Maddalena. Da qui, sin dall’antichità, fu deviato verso la città. Si diramava poi per formare la cosiddetta Isola di Brera, tra le attuali via di Giorgio Washington e Vincenzo Foppa, per riunirsi prima di sfociare nella Darsena con il famoso canale chiamato “ramo darsena”.

Olona_in_via_Carlo_Troya

Solo nel 1919 fu costruita nell’attuale Piazza Tripoli la deviazione verso il fiume Lambro Meridionale delle acque dell’Olona, che sarebbero dovute normalmente entrare nel “ramo darsena”. Questa nuova strada era utilizzata soprattutto nelle annate di secca per dare acqua al fiume Lambro, che al tempo era un collettore di fogna della città e per questo era anche chiamato “Lambro Merdario”.

olona milano celtica

La prima opera di copertura dell’Olona avvenne nel 1935 su una parte del “ramo darsena”, tra le attuali via Valparaiso e viale Coni Zugna, dove poi fu costruito l’attuale Parco Solari. Poi con l’espandersi e l’industrializzarsi della città, le acque del fiume diventano tra le più inquinate e si inizia l’opera di tombinatura per tutti gli anni 50 e 70, fino a che l’Olona scomparse sotto le strade di Milano dove ancora oggi scorre tranquillo.

Piccola nota: per evitare inondazioni dell’Olona nel suolo cittadino, è stato costruito un canale artificiale detto “deviatore Olona” che sposta le acque in eccesso verso Corsico e le immette nel Lambro.

#2 Seveso

E’ uno dei più noti fiumi cittadini, soprattutto per le sue ricorrenti esondazioni. Il Seveso è lungo 52 km e nasce a Cavallasca, in provincia di Como, sul monte Sasso a 490 metri. Da qui poi passa da Bresso e raggiunge Milano in Zona Niguarda. Ai tempi dei romani, il fiume proseguiva fino al centro storico cittadino penetrando da Piazza San Babila per alimentare le terme Erculee. Le sue acque arrivavano fino a sud est di Milano e si immettevano nel fiume Lambro dopo aver percorso il moderno canale Cavo Redefossi all’altezza delle successive mura spagnole.

Questo percorso fu modificato nel 1471, quando vennero terminati i lavori del Naviglio della Martesana. I due corsi d’acqua si incrociarono precisamente all’altezza di via Giacomo Carissimi e il Naviglio della Martesana diventa foce del Seveso.

Anche in questo caso il fiume venne gradualmente interrato nel corso del 1900, proseguendo nella copertura dal centro verso la periferia, prima fino a Niguarda poi fino al confine comunale con Bresso. Oggi ci sono 9 km di fiume coperto.

Piccola nota: Il Seveso ha richiamato l’interesse di tutta Europa con un incidente avvenuto il 10 luglio 1976, passato alla storia come “disastro di Seveso“. Un incidente avvenuto nell’azienda ICMESA di Meda causò la dispersione di una nube di una sostanza chimica fra le più tossiche, la diossina TCDD. Questo veleno colpì tutti territori lungo il fiume Seveso, in particolare il comune omonimo.

Leggi anche: Covid e Seveso: la Lombardia come nel disastro del 1976

#3 Torrente Pudiga

Attraversa la città metropolitana e poi il Parco delle Groane. È l’ultimo affluente dell’Olona, in cui si immette precisamente all’altezza di piazza Carlo Stuparich, in zona San Siro. Scorre ancora oggi nel sottosuolo di via Espinasse, via Accursio e sotto la circonvallazione filoviaria.

Il suo percorso è stato totalmente interrato con i lavori avvenuti tra il 1955 e il 1967.

 

#4 Torrente Merlata

Nasce a Baranzate dall’unione di altri due torrenti Nirone e Guisa. Attraversa poi i quartieri di Gallaratese e Lampugnano, arriva nella zona a sud del Montestella e qui si unisce al Pudiga e, dunque, poi all’Olona. Così come il Pudiga, anche il Merlata è uno dei tanti corsi d’acqua che rimangono nel sottosuolo di Milano perché coperti negli anni 50 del secolo scorso.

Piccola nota: il torrente dà il nome alla celebre Cascina Merlata.

#5 Torrente Bozzente

Un torrente che a tratti è ancora visibile. Prende avvio nel territorio tra Varese e Como, per poi procedere in direzione di Lainate. Sottopassa l’Autostrada dei Laghi e il Canale Villoresi. Entrato in territorio di Rho, scorre quasi interamente sotto il livello stradale per poi riapparire nei pressi della stazione di Rho. Confluisce infine nel fiume Olona. Anche il Bozzente è stato in parte vittima dell’opera di copertura delle acque avvenuta nel secolo scorso.

Continua la lettura con: Milano ha 5 fiumi 

LETIZIA DEHO’

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

10 IDEE di RINASCITA per commercianti e imprenditori (chi lo è e chi lo vuole diventare)

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La piccola biblioteca libera (Foto: Andrea Cherchi (c)

La città di 3 mesi fa era la capitale mondiale della Moda e del Design, era la metropoli futuristica dei nuovi landscape, era il bagno di folla alle mostre, ai vernissage, agli happyhour e nelle vie dello shopping internazionale, era aerei da e per il mondo, e taxi che zigzagavano nel traffico caotico. Il Covid ha spazzato via tutto. Ma non la voglia di rinascere.

Dicono che dopo ogni crisi ci sia un’opportunità di rinascita e che nel momento di difficoltà esca la parte più creativa di ognuno di noi. Ecco 10 idee adottate all’estero, in Italia o aancora solo sulla carta, nella speranza che servano da spunto per il lancio verso una nuova vita.


10 IDEE di RINASCITA per commercianti e imprenditori (chi lo è e chi lo vuole diventare)

#1 Adozione a distanza di bar e ristoranti

Foto: Andrea Cherchi (c)

Secondo il Centro Studi Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, il 14,5% dei ristoranti si è attrezzato con servizi di delivery, per supportare la vendita da asporto. Ma l’apertura, ormai prossima, non è priva di limitazioni che fanno temere gli esercenti. Per supportare la categoria, tante le iniziative degne di nota:

#da Fipe arriva la piattaforma ristoacasa.net, nata per dare visibilità ai ristoranti che offrono il servizio di delivery e che conta già oltre mille esercizi
#Adoptaunbar è una campagna di solidarietà creata da un gruppo d’imprenditori spagnoli. I clienti, dopo aver selezionato il loro locale preferito, possono scegliere e comprare bevande o pasti in anticipo, per poi consumarli una volta che tutto sarà finito
# da Hack For Italy, competizione del mondo tech, nasce invece Prometto di Tornare, progetto qualificato primo nella categoria Save Business. Acquistando un buono sconto o un coupon da sfruttare dopo la riapertura, gli utenti contribuiscono a mantenere operative le attività che sono state costrette a chiudere
# da New York arriva invece una bella idea di sostegno alla ristorazione, i dining bonds, acquistabili tramite la piattaforma supportrestaurants.org Come funziona? Si compra un buono che si può utilizzare fino a una determinata data di scadenza. Per regalare o auto-regalarsi una cena in previsione di tempi migliori
# in Italia Cucina Continua funziona in maniera simile

Idea che ha fatto breccia anche tra i parrucchieri: acquisti un taglio o un trattamento con un forte sconto, pagandolo subito, e lo userai su prenotazione all’apertura.

#2 I ristoranti nei parchi

Non ancora adottata, potrebbe essere un’alternativa per chi, davanti al proprio locale, non ha ampi spazi da sfruttare con dehors e tavolini. Organizzando una sorta di delivery a metro zero tra il locale e i clienti seduti comodamente en plein air, si potrebbero condividere parchi cittadini e adibirli a magnifici ristoranti nel verde.

#3 Campi sportivi convertiti in palestre

Ph. credits: napoli.repubblica.it

Le palestre, per quanto ampie, non consentono ancora distanziamenti efficaci, tanto più che sono ambienti chiusi e non sempre perfettamente areati. Ma se la palestra si trasferisse in un campo da calcio all’aperto? L’idea è venuta ai dirigenti dello stadio Arturo Collana, un impianto sportivo polivalente di Napoli. 

#4 I party in case virtuali

Il mondo dell’intrattenimento è in ginocchio, forse il settore più colpito. La ripresa per ora è impraticabile ma se Maometto non va alla montagna, la montagna potrebbe andare da Maometto. Come ha fatto Comehome: la piattaforma digitale nata per connettere i suoi utenti e farli incontrare nella vita reale, si adatta perfettamente alle nuove esigenze, trasformando i party a casa in virtuali.

#5 Take away e delivery a go-go

Offrire questi due servizi a Milano ormai è un must di sopravvivenza. Da Cracco a Ciacco, il delivery, in particolare, non è sinonimo solo di spesa, pizza, sushi, ristorazione classica. Negli ultimi tempi lo è anche per anche di aperitivi, macellerie, gelato e vino. Per esempio Winelivery è l’enoteca 2.0, da divano, come la definiscono Francesco Magro e Andrea Antinori, i due founder partiti da Milano.
E nei settori extra alimentari, ci sono le librerie.
C’è poi chi le consegne le fa via taxi… Si tratta di Wicky Priyan, il ristorante di corso Italia 6, che recapita a domicilio a Milano le sue prelibatezze, gratis per ordini sopra i 120 euro e con un costo di consegna di 15 euro per ordini di importo inferiore.


#6 La riapertura dei mercati agricoli

Sabato 16 maggio 2020 apre il Mercato Agricolo dei Navigli, mentre si stanno esaminando le richieste del Mercato della Terra alla Fabbrica del Vapore e di quello di piazza Sant’Eustorgio. “Con questo provvedimento”, dice l’assessore all’Agricoltura del Comune di Milano Pierfrancesco Maran, “riportiamo un servizio importante nei quartieri e sosteniamo le attività dei tanti agricoltori che lavorano con passione offrendo prodotti di qualità e a km zero. Confidiamo che, come già visto nella gestione dei mercati comunali, anche in questo caso saranno rispettate le norme di sicurezza”. Aggiunge l’assessore alle Attività produttive e Commercio, Cristina Tajani: “La riapertura dei mercati agricoli affianca e implementa la ripresa sperimentale di 26 mercati scoperti a Milano avvenuta la settimana scorsa. Questa ripartenza permetterà ai produttori di riprendere la vendita diretta dopo mesi di stop e ai consumatori di conoscere direttamente il produttore di ciò che si acquista. Un rapporto umano recuperato che è già garanzia di qualità.”

#7 Le piazze trasformate in Drive-in

Ph. credits: living.corriere.it

Piazze, ma anche spazi come i parcheggi, potrebbero tornare ad essere il fulcro della vita di quartiere, anche in vista dell’orientamento preso dal Comune di Milano nel documento intitolato “Milano 2020. Strategia di adattamento”. Un esempio di drive-in che già l’anno scorso ha aperto i battenti è a Bovisa.

#8 I personal shopper virtuali

Certi prodotti vanno toccati, provati, sentiti. Lo sa bene chi non riesce proprio a immaginarsi di comprare intimo e vestiti online. La soluzione può essere quella di adottare figure come i personal shopper virtuali, cioè in collegamento diretto con il cliente. Certamente, questo può essere uno strumento offerto dalle grandi case di moda con clientela esigente e altospendente.
Anche Gianluigi Cimmino, patron del gruppo Yamamay, ha optato per questa formula: “Ci siamo inventati una specie di televendita. In pratica un nostro commesso dall’interno del negozio con foto e videochiamate mostra al cliente i capi, cercando di fargli capire la vestibilità, il colore e il tessuto. Dopodiché, se il cliente decide di acquistare la merce, potrà andare a ritirarla nel punto vendita più vicino alla sua abitazione”.

#9 Il semaforo da bottega

C’è chi cerca di far ripartire il proprio business e chi pensa ad inventare nuovi prodotti. E’ il caso dell’azienda bresciana che ha inventato il semaforo da bottega, per entrare e uscire da negozi e uffici ai tempi del Coronavirus e del distanziamento sociale.

#10 La realtà aumentata

L’augmented reality, la virtual reality, i visori di mixed reality (con cui s’intendono entrambe le tecnologie) cercano spazio nel mercato da anni, ma di fatto non erano ancora decollati, proprio per la necessità dell’esperienza reale che prima dell’emergenza sanitaria si cercava a tutti i costi.
Tra le applicazioni più apprezzate fino ad ora, ci sono i giochi, i training nell’ambito industriale, la manutenzione nei settori ad alta tecnologia, ma oggi anche il mondo del lusso potrebbe essere interessato al loro utilizzo. Per esempio, con club virtuali per gli acquirenti di marchi particolari o viaggi e party virtuali esclusivi.


Ma si può partire senza un sorriso?

La creatività italiana non ha limiti e nasce per i commercianti il corso per imparare a sorridere con gli occhi. Momenti di formazione per rapportarsi alla clientela con le nuove modalità imposte dall’emergenza”: lo organizza on line Confcommercio di Pordenone.

BARBARA VOLPINI

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🔴 Breaking News. Dal 3 giugno l’Italia riapre le frontiere per chi arriva dall’Unione Europea

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Credit: telenews

Il 3 giugno si potrà ricominciare a muoversi non solo tra regioni. Nel decreto e nel successivo Dpcm che saranno varati nelle prossime ore dal governo, è prevista la possibilità dal 3 giugno di entrare in Italia dai Paesi dell’Unione europea, dell’area Schengen compresa la Svizzera.

Per chi arriverà in Italia non sarà più obbligatoria la quarantena con isolamenti per 14 giorni. Obiettivo della misura è far riprendere il flusso turistico inserendo una data certa per incentivare le prenotazione per la prossima stagione estiva. 

Non è ancora certo se l’apertura delle frontiere varrà anche in uscita, per gli italiani che vorranno andare all’estero, anche se sembra probabile. La stessa Commissione europea, infatti, si sta impegnando per coordinare la riapertura tra i paesi membri dell’Unione Europea. Sarà l’Agenzia UE per le malattie (l’ECDC) a tenere sotto controllo il territorio e a bloccare il flusso di viaggiatori tra aree con alta densità del contagio. 

Dal 3 giugno dovrebbero essere riaperte tutte le frontiere tra paesi membri. Resteranno invece chiuse almeno fino al 15 giugno le frontiere europee esterne. Dopo quella data la Commissione europea deciderà se levare il blocco o estenderlo. 

Fonte: Repubblica

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🔴 Breaking News. Lunedì 18 in Lombardia riaprono BAR, RISTORANTI E PARRUCCHIERI

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Credit: ANSA/Mourad Balti Touati

Anche la Lombardia anticipa le riaperture previste per il 1 giugno. Lo annuncia il Presidente Fontana al termine del confronto con il Governo: 

“Una buona notizia, il premier Conte ha recepito le linee guida delle Regioni. Un passo avanti decisivo e importante per arrivare finalmente lunedì alla riapertura di una serie di attività produttive”. 

Fontana aggiunge che: “Domani (sabato ndr) adotteremo provvedimenti che garantiranno la ‘ripartenza’ in sicurezza di ristoranti, bar, parrucchieri e altre attività in Lombardia e nel resto d’Italia. Tutti lo dovranno fare utilizzando il buon senso e rispettando le regole per garantire la salute pubblica”

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🔴 Dati 15 maggio. Lombardia: 115 morti. Nuovi contagi in calo, AI MINIMI a Milano (solo 30 in città)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

15 maggio 2020. I risultati migliori arrivano sul fronte contagi: in Lombardia sono 299 nelle ultime 24 ore, vicini ai minimi da inizio marzo. In particolare crollano a Milano che segna il punto più basso per nuovi positivi. E questo malgrado un numero di tamponi che resta alto. Numero record di guariti in un giorno: +3.808. Tutte le province lombarde sono sotto quota 100 nuovi contagi (non era mai accaduto da inizio marzo). 

Forte calo dei nuovi contagi in 24 ore:  +299 dai 522 di ieri, nonostante un numero di tamponi che resta elevato a +12.161, seppur in calo dai +14.080 di ieri. 

I decessi restano stabili, sempre sopra quota 100: 115 morti dai 111 di ieri. 

Dagli ospedali. Prosegue il calo dei ricoveri: -113 dai -189 di ieri. In terapia intensiva si scende di altri 21 (ieri erano -10) per un totale di 276 ancora in cura. I guariti aumentano di 3.808 (ieri erano stati 653).

Situazione delle province. Per la prima volta dall’inizio dei conteggi, tutte le province lombarde sono sotto quota 100 nuovi contagi. La città metropolitana scende al minimo di sempre con +66 dai +169 di ieri. A Milano città si dimezzano in un giorno: a +30 da +66 di ieri, anche questo rappresenta il numero minimo da inizio marzo. Scende sotto i 100 nuovi casi anche Brescia (+60 da +106). Tutte le altre province sono sotto quota 40 contagi giornalieri. Sotto quota 10 ci sono Mantova (+6) e Sondrio (+1). 

Italia. I morti nelle ultime 24 ore scendono a 242 dai 262 di ieri. Calano anche i contagi giornalieri in 24 ore: +789 dai +999 di ieri. Altre 4.917 persone hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri 2.747). -47 in terapia intensiva (ieri -38). 

Mondo. A livello mondiale per morti nelle ultime 24 ore, in base agli ultimi dati disponibili (ore 18.30) l’Italia si conferma al quarto posto, dietro a USA, UK e Messico. Sopra ai 100 ci sono anche Spagna, Russia, Brasile e Svezia. Con 5 soli decessi nelle ultime 24 ore la Germania vede il ritorno alla normalità. Russia sempre prima per nuovi contagi (+10.598) che prosegue i tamponi a tappeto, circa 200.000 al giorno (6,4 milioni totali) posizionandosi al terzo posto per contagi totali (dopo USA e Spagna). Dopo la Russia per numero di contagi giornalieri si confermano anche oggi oltre i 3000 contagi giornalieri USA, UK e Brasile.  

 

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)
3/5: +526 (+0,6%)
4/5: +577 (+0,7%)
5/5: +500 (+0,6%)
6/5: +634 (+0,8%)
7/5: +689 (+0,8%)
8/5: +609 (+0,7%)
9/5: +502 (+0,6%)
10/5: +282 (+0,3%)***
11/5: +364 (+0,4%)
12/5: +614 (+0,4%)
13/5: +394 (+0,4%)
14/5: +522 (+0,6%)
15/5: +299 (+0,3%)***
Totale: 84.119

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)
3/5: +42 (+0,3%)***
4/5: +63 (+0,4%)
5/5: +95 (+0,7%)
6/5: +222 (+1,5%)
7/5: +134 (+0,9%)
8/5: +94 (+0,6%)
9/5: +85 (+0,6%)
10/5: +62 (+0,4%)
11/5: +68 (+0,5%)
12/5: +62 (+0,4%)
13/5: +69 (+0,5%)
14/5: +111 (+0,7%)
15/5: +115 (+0,7%)
Totale: 15.411

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
3/5: +118 (+0,6%)
4/5: +186 (+0,9%)
5/5: +144 (+0,7%)
6/5: +243 (+1,1%)
7/5: +182 (+0,8%)
8/5: +201 (+0,9%)
9/5: +178 (+0,8%)
10/5: +104 (+0,5%)
11/5: +114 (+0,5%)
12/5: +136 (+0,6%)
13/5: +105 (+0,4%)
14/5: +169 (+0,7%)
15/5: +66 (+0,3%)***
Totale: 21.966

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
3/5: +41 (+0,4%)
4/5: +48 (+0,5%)
5/5: +50 (+0,5%)
6/5: +91 (+1,0%)
7/5: +86 (+0,9%)
8/5: +101 (+1,1%)
9/5: +98 (+1,1%)
10/5: +54 (+0,6%)
11/5: +52 (+0,6%)
12/5: +51 (+0,5%)
13/5: +63 (+0,6%)
14/5: +66 (+0,6%)
15/5: +30 (+0,3%)***
Totale: 9.281

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Psicologia: siamo affetti da “Sindrome della CAPANNA”?

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Credits: Andrea Cherchi - Tramonto in terrazza

Se non è stato facile abituarsi a restare a casa, a lavorare e studiare da remoto, a non vedere gli amici per mesi ma incontrarli in videocall, sta risultando ancora più difficile ricominciare a riprendere la vita normale post-lockdown. Secondo gli psicologi, è tutto nella norma. L’idea di tornare all’esterno può mettere ansia. Cambiare fa paura.

Psicologia: siamo affetti da “Sindrome della CAPANNA”?

#1 “Sindrome della capanna”: di cosa si tratta

Gli esperti la chiamano “sindrome della capanna”, o anche “sindrome del prigioniero”, e si riferiscono proprio a quel misto di confusione e insicurezza, di ansia e paura di uscire di casa, di incontrare altra gente, di trovare un mondo profondamente diverso da quello in cui si era abituati a vivere. In generale, è la paura della ripartenza.

I sintomi più frequenti: mancanza di voglia di uscire, insonnia, irascibilità.

Sta diventando sempre più diffusa in seguito alle restrizioni imposte con l’emergenza Covid 19, ma questa sindrome è da sempre stata molto comune, per esempio, in alcuni stati degli Usa dove la popolazione è costretta a rimanere in casa per mesi per affrontare in sicurezza gli inverni molto rigidi e prova un senso di straniamento e angoscia all’arrivo della primavera quando torna ad avere contatti diretti e più stretti con il mondo e gli altri. Lo stesso effetto lo ha chi esce da un periodo di malattia molto lungo o di ospedalizzazione prolungata.

#2 Motivazioni

La “Sindrome della capanna”, come accennato sopra, è dovuta a molti fattori. Senza dubbio però, ora è amplificata dalla realtà post-Covid: uscire con mascherine, trovare ristrettezze e controlli serrati in stile ospedale nei luoghi pubblici, non sapere cosa si può e cosa non si può fare.

Il nido domestico ci ha protetto per mesi dal fantasma di un virus letale che poteva colpire chiunque e ovunque. Ma adesso, che si può uscire, l’atmosfera che si respira è faticosa e incerta. La realtà esterna è percepita come ansiogena, come soffocante e ciò spinge le persone a restare a casa, ad evitare incontri, ad autoisolarsi. Come spiega Roberto Ferri, presidente della Società italiana di Psicologia dell’emergenza, al fattoquotidiano.it: “Si tratta di una paura generata non solo dal rischio di ammalarsi, pensiamo a quella di salire su un autobus o di entrare in banca, ma anche da quello di contagiare i propri cari, i genitori anziani, i figli, gli amici. E poi c’è la paura di non ritrovare fuori il mondo che conoscevamo prima“.

#3 Soggetti più a rischio

Nella situazione attuale, tra i soggetti più a rischio ci sono sicuramente gli anziani, meno propensi a cambiare abitudini in così poco tempo e meno allenati ad affrontare le novità. Questa sindrome interessa però anche tutti quei soggetti più sensibili, chi è per natura più ansioso, chi ha subito recentemente un lutto o chi vive da tempo situazioni di depressione.

Ottima reazione, invece, la sta avendo chi è da sempre abituato al cambiamento, alle novità, chi ha uno spirito curioso e un cervello esplorativo.

#4 Allarme nel mondo

Nelle scorse settimane, tra i primi a lanciare l’allarme è stato il Collegio Ufficiale di Psicologi di Madrid. Un team di ricercatori spagnoli aveva segnalato che a soffrire di questo disturbo ci sono più persone di quante si possa immaginare in tutto il mondo. In effetti, si pensi che solo in Italia sono circa un milione di persone a soffrirne.

#5 Come superare la sindrome

Parola chiave, gradualità. Rimanere chiusi in casa potrebbe solo contribuire ad accrescere le nostre paure e portarci a problemi peggiori in seguito. Bisogna riabituarsi al mondo esterno gradualmente. Ogni piccolo passo quotidiano sarà essenziale per verificare che il mondo non è sempre una minaccia.

Fonti: fattoquotidiano.it, ilgiornale.it lamentemeravigliosa.it

LETIZIA DEHO’

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VIA COL COVID: le 10 iniziative del governo che potrebbero spazzare via le nostre aziende

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I decreti di Marzo e Maggio, insieme ad altre azioni impostate dal governo, rischiano di compromettere il tessuto produttivo del nostro paese. In nome del rischio zero per la salute si sono adottate restrizioni che non hanno eguali nel mondo e che determinano più costi e meno ricavi per le nostre aziende di numerosi settori, pregiudicando la loro sostenibilità. Le elenchiamo come grido d’allarme per i nostri governanti e per l’opinione pubblica: se non si interviene con dei correttivi rischiamo di chiudere la fonte principale di lavoro e di finanziamento dei servizi pubblici

VIA COL COVID: le 10 iniziative del governo che potrebbero spazzare via le nostre aziende

#1 Ristoranti, bar e negozi: meno tavoli e persone, con maggiori costi per la sicurezza

Le regole per bar e ristoranti saranno le più stringenti e il consiglio se possibile è di far accomodare i clienti all’aperto, sfruttando al massimo gli spazi esterni, come i dehors. La capienza dei locali all’interno invece sarà molto limitata: tra un tavolo e l’altro dovranno esserci almeno due metri quadrati, e quattro per ciascun cliente. Se i clienti sono allo stesso tavolo e il bar o ristorante è dotato di separatori in vetro o plexiglass, la distanza tra loro potrà essere ridotta anche a un metro e mezzo. Molto probabile anche la prenotazione obbligatoria per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale, niente buffet, mascherine obbligatorie per i clienti prima e dopo i pasti. Obbligo di mascherine anche per i dipendenti. I locali dovranno mettere a disposizione prodotti igienizzanti per la disinfezione delle mani. Esempio di costi: un locale di 100mq potrà ospitare 25/35 persone circa contro le 80 abituali e con un minimo 12/15 dipendenti i soli costi per riaprire saranno di 5.000 euro, a cui aggiungere 300 euro al mese per i guanti, mascherine e liquido igienizzante per 150 euro al mese, 250 euro per la sanificazione, 1.500 euro per dieci divisori in plexiglass e 45.000 per pagare i dipendenti ogni mese.

Le regole per i negozi sotto i 25 metri quadrati, è permettere l’ingresso ad un solo cliente alla volta. Se la porta del negozio è unica, il negoziante dovrà assicurarsi che i clienti non si incrocino. Se ci sono due porte, una verrà destinata all’ingresso, l’altra all’uscita.

Per i negozi di abbigliamento, che dovranno essere sanificati ogni giorno, saranno obbligatori mascherine e guanti per chi prova un capo. Le cabine ad ozono per la sanificazione di cabine e vestiti costeranno dai 3.000 euro in su.

Per i parrucchieri e gli estetisti, oltre a tutti i dispositivi di sicurezza previsti – mascherine, guanti, visiere – resta valida la regola di un un solo cliente alla volta: la prenotazione del servizio sarà obbligatoria e gli strumenti di lavoro dovranno essere sempre sanificati. Dipendenti e clienti dovranno indossare guanti e mascherine.

Le stime parlano di fatturati ridotti fino al 80% oltre a costi in crescita. 

#2 Per gli imprenditori rischio di responsabilità penali nei confronti dei dipendenti in caso di Covid

I datori di lavoro rischiano un processo penale nel caso in cui un loro dipendente si ammalasse di Covid-19 sul posto di lavoro pur avendo posto in essere le misure necessarie per contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 dettate dai protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 24 aprile 2020: con l’equiparazione tra infortunio sul lavoro e contagio da Covid-19, meritevole di ricevere la copertura assicurativa Inail, potrebbe portare al coinvolgimento dell’imprenditore sul piano penale per i reati di lesioni o di omicidio colposo, nel caso di decesso, senza contare le richieste di risarcimento. Questo significa più costi di spese generali e di assicurazione, spese legali in caso di contenzioni e il rischio di dover lasciare a casa i dipendenti per ridurre i rischi.

# 3 Le spiagge come ambulatori

Ai tempi del coronavirus si andrà al mare con la mascherina, dal momento dell’arrivo fino a quando si raggiungerà l’ombrellone o la postazione assegnata. Saranno create delle “piazzole” per gli ombrelloni o i lettini singoli che garantiranno la distanza di sicurezza, dalle altre postazioni e dalla battigia: 5 metri di distanza tra le file degli ombrelloni, 4 metri e mezzo di distanza tra quelli della stessa fila, 2 metri tra le sdraio o i lettini di un ombrellone e le attrezzature dell’ombrellone accanto e tra lettini o sdraio, quando non sono all’interno dell’area di un ombrellone.

Le spiagge saranno a numero chiuso: gli accessi verranno contingentati dai gestori e viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie, percorsi di entrata in spiaggia e di uscita distinti, tavoli dei ristoranti e dei bar distanziati e piscine all’interno degli stabilimenti balneari. Pulizia almeno una volta al giorno delle varie superfici, degli arredi delle cabine e delle aree comuni, sanificazione frequente delle attrezzature, dispenser di gel disinfettanti per le mani a disposizione dei clienti in luoghi facilmente accessibili.

#4 Turismo estero alla larga dell’Italia

L’obbligo della mascherina anche all’aperto, divisori ai tavoli dei bar e dei ristoranti e mascherine anche per i clienti, ombrelloni distanziati e entrate a numero chiuso nelle spiagge con mascherina, guanti per accedere sui mezzi pubblici, ingressi contingentati in tutte le attività commerciali compresi negozi di abbigliamento. Tutte misure che allontaneranno turisti italiani e stranieri a visitare le città italiane anche per fare shopping e luoghi di villeggiatura.

#5 Gli eventi, gli spettacoli teatrali, i cinema: nessuna pianificazione all’orizzonte

Al momento chi lavora nel settore del design, della moda, del teatro, del cinema e degli eventi in generale non ha a disposizione un documento che regolamenti la nuova stagione di eventi. Gli eventi fieristici saranno un miraggio quest’anno con il Salone del Mobile, Vinitaly e Cibus già rinviati al 2021, le fashion week autunnali non si sa ancora se saranno tenute con misure di distanziamento e protezione o se saranno solamente in digitale, gli spettacoli teatrali non sono stato affatto considerati nemmeno per organizzare i posti a sedere del pubblico, lo stesso per cinema e i concerti quasi tutti slittati al prossimo anno. Per molti il rischio è che quest’anno sia tutto cancellato, con l’indotto di lavoratori a rischio di rimanere senza un’occupazione.

Si stimano perdite di fatturato oltre il 60%, impatto che ricadrà anche su agenzie di comunicazione e fornitori di servizi.

#6 Il mondo della formazione privata: non si sanno date e quello che si potrà fare

Chi potrà tenere corsi formativi, seminari, lezioni, in quale modalità, quali ambienti saranno consentiti, da quando si potranno tenere riunioni o meeting formativi, di chi sarà l’obbligo di vigilare sul rispetto delle normative di sicurezza se la formazione verrà fatta in luoghi ricettivi come gli alberghi? Tante domande senza risposte, tenendo conto le scuole non riprenderanno prima di settembre ma gli stipendi saranno regolarmente pagati, mentre chi fa formazione nel settore privato deve programmare il calendario, impostare le campagne di marketing, attivare i canali di vendita per potere generare reddito è inconcepibile non avere nessuna indicazione. Al momento chi può si organizza tramite l’e-learning, ma non potrà essere una soluzione sostenibile a lungo per contenere l’emorragia di licenziamenti del settore.

#7 La concorrenza sleale al contrario: export penalizzato dalla minore competitività per le nostre aziende

Credits: luca gualtieri – Investimenti in logistica

Nella tabella in alto si vede la differenza di competitività sull’export, mettendo a confronto gli investimenti sulla logistica tra Italia e Germania: solo con questo parametro il nostro Paese perde in condizioni normali 70 miliardi di euro. Aggiungiamoci che a causa del lockdown più duro di tutti le altre Nazioni l’Italia ha subito un calo della produzione del 29,3%, più alto degli altri Stati Europei, contro il 16,8% della Francia, il 14,2% della Germania e il 12,6% della Spagna: questo dato si rifletterà sull’export in quanto avremo meno prodotti da vendere oltre confini.

La burocrazia mette il carico da novanta, incapace ab origine di mettere nelle condizioni le imprese di avere regole snelle per il contenimento dei costi fissi e la gestione delle pratiche necessarie alla nascita dell’attività e al quotidiano funzionamento, imponendo strumenti di controllo come gli studi di settore o la fiscalità più alta d’Europa con una tassazione reale fino al 65%, rende l’impresa italiana incapace di competere.

#8 Nessun aiuto strutturale dal governo alle imprese:
prestiti non vengono concessi e contributi a fondo perduto pochi e insufficienti

Confindustria ha chiesto aiuti a fondo perduto ma dal governo arrivano solo 6 miliardi per le microimprese. Si partirà da un minimo di 2.000 euro per chi ha un fatturato bassissimo fino ad arrivare a un massimo di 40 mila euro, la media sarà 5.000 euro, per le imprese che nel corso del 2019 hanno fatturato 5 milioni di euro. Rischio esclusione per 2,5 milioni di piccole aziende imprese individuali, con o senza dipendenti. I soldi  andranno solo a 1,6 milioni di microimprese, ma il bacino dei grandi esclusi è molto più vasto. Secondo l’ultima indagine dell’Istat in Italia ci sono 4 milioni e 398mila imprese. I soldi a fondo perduto, come si diceva, andranno solamente a 1,6 milioni di loro. Le piccolissime, ma anche le medie e le grandi sono tagliate fuori. 

#9 Trasferimenti sulle aziende dei costi sociali delle pubblica amministrazione

Negli 85 miliardi di nuovo debito tra il decreto di Marzo e di Maggio ci sono 3 miliardi per l’assunzione di 16.000 insegnanti e 10.000 infermieri, che comporteranno un’ulteriore aggravio della spesa pubblica a lungo termine, la quale vede ad oggi per la cassa integrazione dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato, le pensioni inclusa la componente assistenziale, le politiche attive e passive per il lavoro, la scuola, le università e l’innovazione un totale di spesa improduttiva di circa 62 miliardi di euro ogni mese.

Questi maggiori costi saranno a carico delle imprese, le quali perderanno tra il -12,7% e il -18% di fatturato tra 2020 e il 2019, con settori in caduta anche dell’80% e mentre si continua a sostenere il settore pubblico quello privato non avrà nessun paracadute e questo si riflette nelle previsione del PIL: -9,5% la stima migliore, -20% quella peggiore.

#10 La totale incertezza dell’assenza di diritti e di tutele dalle ingerenze di uno “Stato Padrone”

Le aziende sanno che in qualunque momento lo Stato può chiudere il rubinetto delle risorse, può richiudere tutte le attività quando vuole e in più non ci sono tempi certi per nessuna cosa: ad esempio le casse integrazioni che le imprese stanno anticipando e probabilmente lo stato potrebbe non pagare neanche, i prestiti, i bonus e i contributi a fondo perduto ancora da ricevere, tanti settori non sanno se, come e quando riapriranno. Si vive costantemente sotto la mannaia di un debito pubblico fuori controllo con una stima prudenziale della Commissione Europea del 160% che potrebbe sfiorare il 200%, si deve sottostare a una burocrazia assurda e all’assenza di investimenti che faranno uscire tutte le imprese italiane dal mercato, alcuni dati: -26,3% di calo della produzione contro la metà degli altri Stati europei, ultimo Paese per deficit con -11,1%, disoccupazione al 12%. A questi dati si aggiunge una gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha causato ad oggi oltre 31.000 morti, appena dietro Regno Unito e USA, nonostante il lockdown più lungo e restrittivo di tutti i Paesi.

Ma l’ingerenza dello Stato Padrone nella vita delle aziende pare non avere limiti: si è aperto un dibattito nel governo se imporre alle aziende che ricevono prestiti garantiti di inserire nei loro CDA dei funzionari dello Stato. 

Fonti: 
La gestione del COVID e dei suoi effetti: l’Italia a confronto con gli altri paesi. Siamo tra i MIGLIORI o tra i PEGGIORI?
La CLASSIFICA dei paesi che hanno saputo fronteggiare meglio il Covid. L’Italia? Fanalino di coda

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 14 maggio. Lombardia: decessi ai massimi nella settimana (+111), in rialzo anche i nuovi contagi (oltre il 50% di tutta Italia)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

14 maggio 2020. Giornata in controtendenza. Decessi ai massimi da una settimana (da 69 di ieri a 111). Crescono anche i contagi (+522), oltre il 50% del totale Italia, ma l’andamento segue il trend dei tamponi. Le terapie intensive scendono finalmente sotto i 300 ricoverati. 

Nuova crescita dei contagi in 24 ore:  +522 dai 394 di ieri, anche se ormai il trend pare seguire quello dei tamponi, cresciuti anche loro da +10.919 a +14.080. 

I decessi toccano il nuovo massimo da una settimana, tornando sopra quota 100: 111 morti dai 69 di ieri. 

Dagli ospedali. Prosegue il calo dei ricoveri: -189 dai -215 di ieri. In terapia intensiva si scende sotto i 300 ricoverati: altri meno 10 (ieri erano -15) per un totale di 297 ancora in cura. I guariti aumentano di 653.

Situazione delle province. La città metropolitana torna a crescere da +105 ai +169 di oggi. A Milano città sono stabili a +66 da +63 di ieri. Tornano sopra i 100 nuovi casi Brescia (+106 da +94). Tutte le altre province si confermano sotto quota 50 contagi giornalieri. Sono sotto quota 10: Mantova (9).

Italia. Il trend della Lombardia incide sui risultati dell’Italia. I morti nelle ultime 24 ore risalgono a 262 dai 195 di ieri. I contagi giornalieri in lieve crescita in 24 ore: +999 dagli 888 di ieri, più del 50% sono in Lombardia. Altre 2.747 persone hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri 3.502). -38 in terapia intensiva. 

Mondo. A livello mondiale per morti nelle ultime 24 ore, in base agli ultimi dati disponibili (ore 18.30) l’Italia risale al qarto posto, dietro a USA, UK, Brasile e Messico (353). Sopra ai 100 ci sono anche Spagna, Francia ed Ecuador. Solo 7 decessi e 186 nuovi positivi in Germania. Russia sempre prima per nuovi contagi (+9.974) che prosegue i tamponi a tappeto (6,2 milioni) e mantiene un relativo basso numero di decessi giornalieri (93 nelle ultime 24 ore). Dopo la Russia per numero di contagi giornalieri ci sono oltre i 3000 contagi giornalieri USA, UK e Brasile.  

 

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)
3/5: +526 (+0,6%)
4/5: +577 (+0,7%)
5/5: +500 (+0,6%)
6/5: +634 (+0,8%)
7/5: +689 (+0,8%)
8/5: +609 (+0,7%)
9/5: +502 (+0,6%)
10/5: +282 (+0,3%)***
11/5: +364 (+0,4%)
12/5: +614 (+0,4%)
13/5: +394 (+0,4%)
14/5: +522 (+0,6%)
Totale: 83.820

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)
3/5: +42 (+0,3%)***
4/5: +63 (+0,4%)
5/5: +95 (+0,7%)
6/5: +222 (+1,5%)
7/5: +134 (+0,9%)
8/5: +94 (+0,6%)
9/5: +85 (+0,6%)
10/5: +62 (+0,4%)
11/5: +68 (+0,5%)
12/5: +62 (+0,4%)
13/5: +69 (+0,5%)
14/5: +111 (+0,7%)
Totale: 15.296

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
3/5: +118 (+0,6%)
4/5: +186 (+0,9%)
5/5: +144 (+0,7%)
6/5: +243 (+1,1%)
7/5: +182 (+0,8%)
8/5: +201 (+0,9%)
9/5: +178 (+0,8%)
10/5: +104 (+0,5%)
11/5: +114 (+0,5%)
12/5: +136 (+0,6%)
13/5: +105 (+0,4%)***
14/5: +169 (+0,7%)
Totale: 21.900

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
3/5: +41 (+0,4%)***
4/5: +48 (+0,5%)
5/5: +50 (+0,5%)
6/5: +91 (+1,0%)
7/5: +86 (+0,9%)
8/5: +101 (+1,1%)
9/5: +98 (+1,1%)
10/5: +54 (+0,6%)
11/5: +52 (+0,6%)
12/5: +51 (+0,5%)
13/5: +63 (+0,6%)
14/5: +66 (+0,6%)
Totale: 9.251

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 I 10 comuni del milanese con più CONTAGI

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Credits: malpensa24.it - Legnano

Nella Regione con più contagi in Italia la Città metropolitana di Milano è risultata l’area che ha registrato i numeri più alti con 21.731 alla data del 13 maggio 2020. Tolta Milano e i suoi 9.185 positivi, qual è la classifica dei primi 10 comuni del milanese con più contagiati?

🔴 I 10 comuni del milanese con più CONTAGI

#10 Melegnano:  257 contagiati su 18.337 abitanti (37° più popolato nella città metropolitana)

Credits: 7giorni.info – Melegnano

#9 Pioltello: 277 contagiati su 37.055 abitanti (10° più popolato nella c.m.)

Credits: cittametropolitana.it – Pioltello

#8 Bresso: 297 contagiati su 26.300 abitanti (20° più popolato nella c.m.)

Credits: wikipedia.org – Bresso

#7 Abbiategrasso: 301 contagiati su 32.626 abitanti (16° più popolato nella c.m.)

Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso

#6 Paderno Dugnano: 402 contagiati su 46.375 abitanti (7° più popolato nella c.m.)

Credits: paderno7onair.it – Paderno Dugnano

#5 Rho: 424 contagiati su 50.602 abitanti (5° più popolato nella c.m.)

Comune di Rho

#4 Sesto San Giovanni: 463 contagiati su 81.393 abitanti (2° più popolato nella c.m.)

Credits: wikipedia.org – Sesto San Giovanni

#3 Cologno Monzese: popolazione , contagiati 512 contagiati su 47.749 abitanti (6° più popolato nella c.m.)

Credits: wikipedia.org – Cologno Monzese

#2 Legnano: contagiati 542 contagiati su 60.531 abitanti (4° più popolato nella c.m.)

Credits: malpensa24.it – Legnano
 

#1 Cinisello Balsamo: 589 contagiati su 76.646 abitanti (3° più popolato nella c.m.)

Credits: wikipedia.org – Cinisello Balsamo

#NOTA: TRA I 10 COMUNI CON PIU’ ABITANTI NELLA CITTA’ METROPOLITANA RISULTANO FUORI DAI PRIMI DIECI PER CONTAGI: ROZZANO E SAN GIULIANO 

FABIO MARCOMIN

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7 posti dove andare in ESILIO (se le cose si mettessero male male)

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Ipanema (kamillatravels - Instagram) •
Dopo aver visto Conte promettere miliardi qualche dubbio sulla tenuta dei paese c’è venuto. Rischi di default? Timori di svolte autoritarie? Pericoli di fallimenti a catena e di rivolte sociali? I sette luoghi dove poter andare in esilio, come De Gaulle, Mazzini o Garibaldi. Contribuendo da remoto alla rinascita dell’Italia.
 

Leggi anche: Conte ha fatto i conti? I SETTE punti del decreto che mettono a rischio il futuro del paese

7 posti dove andare in ESILIO (se le cose si mettessero male)

#1 Svizzera: sulle orme di Cattaneo

Lago di Zurigo – 1 maggio 2020 (Da: instagram – @gr8l)

Pochi chilometri e sei già in salvo. La terra promessa di Cattaneo (chissà se per l’Italia avessimo seguito quello che diceva lui?), un simbolo di libertà che nei secoli ha accolto legioni di perseguitati per le loro idee. Si parla anche l’italiano, ha una struttura autenticamente federale, dove il Comune è al centro e il governo federale è quasi evanescente, il contrario dell’Italia. Sistema fiscale che premia chi lavora e chi fa impresa, tasse che si trasformano in servizi efficienti, è il luogo giusto per non soffrire troppo di nostalgia, pronti a rientrare in un battibaleno se le cose in Italia dovessero volgere al meglio.
PIL Pro capite: 82.756 dollari
Debito pubblico/PIL: 33%
Obblighi anticovid: limitati o assenti
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 5°

Leggi anche: Svizzera, il Paese a cui tutte le città stato guardano

#2 Germania: nella stanza dei bottoni

Credits: dagospia.com – Cittadini all’aperto a Monaco

Se ancora c’erano dubbi il Coronavirus li ha spazzati: saranno poco empatici, rigidi e chi ne ha più ne metta, ma ancora una volta si sono rivelati maestri di organizzazione, nella buona e nella cattiva sorte. A Berlino la comunità degli italiani supera ormai quella di una città medio-grande ed è destinata ad aumentare ancora. Stato federale, con tre città stato (Berlino, Brema e Amburgo), in cui l’autonomia ha un’importanza fondamentale fin dai tempi del Sacro Romano Impero. Dopo la scoppola della seconda guerra mondiale è diventata una terrà di libertà: fondamento della Germania è la fiducia nei cittadini, ha dichiarato la Merkel. Se si vuole tornare in incognito in Italia ci si può mimetizzare da turista alemanno.
PIL Pro capite: 50.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 62%
Obblighi anticovid: limitati o assenti (dipende dagli stati)
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 27°

 

#3 Inghilterra: come Mazzini, De Gaulle e Gandhi

Londra 2018 (foto di Martina Mazzotta)

Dopo la Brexit si è fuori il pericolo anche della burocrazia di Bruxelles. La libertà dei cittadini è un valore così fondamentale che non c’è obbligo neppure di portare la carta di identità. Con la riforma di fine anni novanta Londra è di fatto una città stato, nominalmente una città contea, con grande autonomia dal governo centrale. Un Paese da sempre al centro del mondo, icona delle democrazie del mondo occidentale. Tanti patrioti si sono ritrovati esuli in Inghilterra, come Mazzini, De Gaulle o Gandhi.
PIL Pro capite: 43.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 86%
Obblighi anticovid: attualmente chiusi i negozi 
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 7°

 

#4 Francia: nella tradizione degli antifascisti

Durante il fascismo era diventata l’approdo preferito per gli antifascisti. Anche dopo la fine della guerra mondiale, i cugini d’Oltralpe hanno ospitato esuli in fuga per motivi politici. Per territorio, cucina e cultura è forse il luogo all’estero dove possiamo sentirci più a casa. L’unico neo è il rischio che se il banco dovesse saltare in Italia, la Francia potrebbe seguirci a ruota.
PIL Pro capite: 42.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 100%
Obblighi anticovid: restrizioni medie
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 64°

#5 Brasile: per gli avventurieri

Ipanema (kamillatravels – Instagram)

 Il Sudamerica luogo da sempre preferito per gli scappati di patria. Per chi non vuole rischiare di venire riacciuffato, può fare come Garibaldi o Battisti. Lì è facile per chiunque fare perdere le proprie tracce per sempre. Il Brasile è forse il luogo più indicato. Per chi non ha paura di passare dalla padella alla brace c’è l’Argentina.
PIL Pro capite: 9.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 84%
Obblighi anticovid: restrizioni medie
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 144°

 

#6 Svezia: la patria dei diritti civili e della libertà individuale

Stoccolma, GamlaStan, 22 aprile (Fonte: Instagram)

E’ diventata il punto di riferimento per chi durante il lockdown è rimasto incantato dalla libertà totale lasciata ai suoi cittadini, perfino nei giorni più bui.

Una nazione che sai che qualunque cosa succeda i diritti e la libertà delle persone non potranno mai essere messi in discussione.
Un’alternativa ancora più sicura (economicamente) è la Norvegia, con un fondo sovrano da  fantastiliardi. Sempre al nord una variante più esotica, ma molto amata dai libertari è l’Estonia. Dove tutto è possibile con un clic, perfino la residenza fiscale.
PIL Pro capite: 55.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 39%
Obblighi anticovid: nessuno
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 22°

#7 Malta: la nuova frontiera dei libertari

Credit: Instagram (@maltalovers)

Vicina all’Italia, sole, mare, è il Paese d’Europa più densamente popolato. Grazie anche ai molti che scappano attirati dal clima e ancor più da un sistema fiscale che per chi arriva dall’estero è tra i più vantaggiosi d’Europa. 

PIL Pro capite: 31.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 46%
Obblighi anticovid: limitati 
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 42°
 

#7+1 Italia: per chi non abbandona la nave che affonda

Ph. credits: dimorestoricheitaliane

Per chi invece non accetterà mai di abbandonare la nave che affonda, anche l’Italia offre al suo interno delle soluzioni. Anche se le cose si mettessero male ma proprio male, il nostro Paese offre angoli dove vivere di quel che la natura offre, facendo come Cincinnato in attesa che qualcuno si ricordi di te e venga a chiamarti per salvare il Paese. 

PIL Pro capite: 35.000 dollari
Debito pubblico/PIL: 140% (ultima previsione: 158,6%)
Obblighi anticovid: altissimi
Indice della libertà economica (Index of Economic Freedom): 74°
 
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Conte ha fatto i conti? I SETTE punti del decreto che mettono a rischio il futuro del paese

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Credit: Altarimini.it

A fronte di interventi una tantum per supportare la parte produttiva del Paese, nel Decreto “Rilancio Italia” ci sono interventi strutturali che, aggiunti a quelli del decreto di Marzo, rischiano di generare costi e nuovi debiti permanenti, che potrebbero fare da zavorra per il futuro del Paese. Analizziamo questi sette punti.

Conte ha fatto i conti? I SETTE punti del decreto che mettono a rischio il futuro del paese

#1 La cifra senza coperture: 55 miliardi di debito che dovremo restituire con gli interessi

Alla conferenza stampa del decreto è mancata solo una risposta alla domanda più importante: chi paga? Certo, è un’emergenza, ma rispondere con un debito che si aggiunge ai 30 miliardi del decreto di Marzo, arriviamo a 85 miliardi, al netto degli interessi, che un giorno dovremo ripagare. ll decreto legge Rilancio destina risorse per un ammontare pari a circa un decimo del bilancio dello Stato, quasi il doppio dell’ultima manovra di bilancio: 25% alla Cassa integrazione e ai lavoratori autonomi, 20% alle imprese, altri 10% agli enti locali, 10% alla sanità, quasi 10% a turismo e commercio, e le quote restanti ad agevolazioni fiscali e a erogazioni a favore di categorie diverse, come colf e badanti. L’intera collettività dovrà accollarsi il debito relativo, anche chi non ha avuto e non avrà entrate a lungo. A questo si aggiungono le mancate entrate allo Stato derivanti dalle imposte e tributi che aziende e partite iva non pagheranno quest’anno per la stop alla produzione ed ogni tipo di attività. Senza considerare già tutto il debito pregresso, a livelli record nel mondo: si prevede ormai il 200% del debito/PIL entro fine anno. 

Leggi anche: Perchè l’Italia va male?

#2 Gli interventi per la sicurezza su negozi attività commerciali, imprese e spiagge: meno profitti, con ricaduta su tasse e PIL

La capienza di bar e ristoranti all’interno sarà limitata: tra un tavolo e l’altro dovranno esserci almeno due metri quadrati, e quattro per ciascun cliente. Si stimano perdite del 60% del fatturato. I negozi di abbigliamento sotto i 25 metri quadrati potranno permettere l’ingresso ad un solo cliente alla volta e avranno alti costi fino a che l’emergenza non sarà finita, solo per la sanificazione serviranno macchinari dal costo minimo di 3.000 euro. Le spiagge saranno a numero chiuso: gli accessi verranno contingentati dai gestori e viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie e questo limiterà notevolmente l’arrivo di turisti. I datori di lavoro infatti rischiano un processo penale nel caso in cui un loro dipendente si ammalasse di Covid-19 sul posto di lavoro pur avendo posto in essere tutte le misure necessarie per contrastare e contenere la diffusione. 

Queste sono solo una minima parte delle misure restrittive, che almeno in parte rischiano di diventare permanenti, e causeranno un crollo dei fatturati e conseguenti meno tasse versate allo Stato e quindi ulteriore debito. Avevamo lanciato la proposta che, almeno per la fase due, l’Italia applicasse misure standard internazionali concordate con gli altri Paesi, per evitare di penalizzare le nostre aziende. Invece come spesso è accaduto, le imprese italiane risulteranno quelle più colpite al mondo dalle misure restrittive imposte dal loro governo. 

Leggi anche: Le regole di BERLINO per la fase 2: facciamo copia e incolla e le applichiamo anche da noi? (Evitando le task force)

 

#3 Nessuna iniziativa strutturale per salvare il turismo: perdite stimate per il settore di 120 miliardi 

Per il turismo si parla di misure una tantum che risultano chiaramente insufficienti a fronteggiare una crisi epocale. Uno degli assi portanti del Paese, beneficerà solo di Tax credit vacanze come credito alle famiglie con un Isee non superiore a 40.000 euro, 80 milioni tra fondo turismo per l’investimento immobiliari di Sgr e per la promozione oltre a 50 milioni per la sanificazioni delle strutture. L’imposizione di misure restrittive e l’assenza di turismo straniero e l’80% in meno di quello italiano provocherà perdite per 120 miliardi di euro solo per il 2020, ad oggi sono già stati persi 30 milioni di villeggianti. Per la particolarità del settore sarà uno degli ultimi a riprendersi a causa della paura dei turisti a viaggiare del nostro Paese e le perdite saranno a lungo termine.

Leggi anche: Frontiere chiuse per l’estate? Inizia la caccia ai TURISTI lasciati fuori dall’Italia

#4 Assunzione di nuovo personale pubblico per un valore di 3 miliardi

Saranno 16.000 i nuovi insegnanti assunti in più a Settembre con 1,5 miliardi a carico del spesa pubblica, a cui va aggiunto 1,5 miliardi di euro per assumere quasi 10 mila infermieri. Una manovra che risponde a un’esigenza sociale ma che, anche questa, si muove in modo pericoloso per la tenuta dei conti dello Stato. Ogni assunzione nel settore pubblico, dal punto di vista finanziario, rappresenta un ulteriore debito perché si tratta di una spesa supplementare che inciderà ogni anno per i prossimi decenni, che dovrà essere finanziata dalle tasse o da nuovo debito.  

#5 Invece di semplificare la burocrazia aumenta: procedure e ritardi negli aiuti rischiano di essere controproducenti

I fondi destinati all’aiuto di lavoratori e imprese sono in ritardo, la cassa in deroga e la cassa integrazione ancora deve arrivarne un quota consistente che nel frattempo molte aziende hanno dovuto anticipare per aiutare i propri dipendenti. I prestiti da 25.000 euro sono ancora bloccati e comunque andranno restituiti, i bonus per i liberi professionisti poco più di un contentino non è stato bonificato al 25% dei richiedenti e nonostante l’aumento di risorse la lentezza del sistema non è cambiata. La burocrazia continua ad essere un ostacolo enorme e quando i fondi saranno arrivati a destinazione, oltre ad avere creato un aumento del debito pubblico, la maggior parte delle imprese e delle partite iva avrà chiuso e tanti lavoratori saranno licenziati. La conseguenza è che la previsione di perdita del PIL sarà peggiore del 9,5% stimato dalla Commissione Europea perché in aggiunta al mancato gettito fiscale, i cittadini non avranno soldi per i consumi.

#6 Nessun intervento sul sistema fiscale: solo rinvio delle imposte con rischio di un collasso il prossimo autunno 

Un’occasione persa è non aver approfittato di questo momento per mettere mano a una riforma fiscale per portare il Paese a un livello di competizione simile agli altri. Invece del taglio delle tasse si è infatti puntato al semplice rinvio, con il rischio che il prossimo autunno molte imprese si trovino nell’impossibilità di pagare tutte le imposte accumulate. 

#7 Non ci sono investimenti strutturali per il settore produttivo

Per i settori dell’automobile, dell’edilizia, del turismo, della moda tanto per citare alcuni dei più importanti nel nostro Paese non è previsto nessuno investimento, per consentire alle imprese di mantenere i dipendenti e ricominciare a produrre reddito, e questo va a ricadere su tutto l’indotto. Nonostante i 55 miliardi in deficit, questi non contemplano misure per il rilancio economico e quindi una volta esauriti le imprese si troveranno in una condizione peggiore dell’inizio del lockdown perché non avranno compensato il mancato fatturato, non avranno coperto le spese sostenute e non avranno potuto investire per sviluppare il mercato. I dati sul tasso di disoccupazione previsto al 12% si dovrà ritoccare verso l’alto, così come il deficit sarà più pesante del -11,1% che ci ha relegato all’ultimo posto in Europa.

Leggi anche: La crisi rischia di far scoppiare RIVOLTE SOCIALI: i tre possibili scenari per venirne fuori

FABIO MARCOMIN

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10 OSPEDALI di Milano che meritano di essere raccontati

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ospedale dateo

Nel corso della storia milanese, la costruzione di ospedali fu quasi sempre la risposta a una particolare esigenza: laddove era necessario accogliere i bambini abbandonati si costruiva un befotrofio, se il numero dei poveri aumentava si costruivano strutture per accoglierli e assisterli, e infine quando una nuova epidemia dilagava nuovi ospedali venivano costruiti per accogliere i malati. Ma non fu sempre l’emergenza la ragione di un progetto ospedaliero: accadde anche che un ospedale venisse costruito da un grande magnate per accattivarsi il favore del popolo.
A Milano, la vita ospedaliera è sempre stata molto attiva e di grande interesse.


10 OSPEDALI di Milano che meritano di essere raccontati

#1 Ospedale Dateo

ospedale dateo

Il primo ospedale di cui si abbia notizia sicura a Milano fu un befotrofio, ovvero un istituto che accoglieva e allevava neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Lo si ricorda con il nome di xenodochio e fu fondato dall’arciprete Dateo nell’ VIII secolo. L’ospedale sorgeva nei pressi dell’attuale Piazza Duomo, più precisamente in via Silvio Pellico. Fu poi demolito insieme alla chiesa (San Salvatore in Xenodochio) che gli era stata costruita accanto.
La lapide celebrativa dedicata all’arciprete fondatore non è più visibile oggi, ma Milano ricorda comunque la sua persona nominando Piazza Dateo la piazza sulla quale sorgeva l’ex befotrofio provinciale. 

#2 Ospedale San Simpliciano

ospedale san simpliciano

Nel 1039 fu eretto l’ospedale S. Simpliciano, il primo costruito da privati cittadini. In particolare furono due laici, Lanfranco della Pila e la moglie Fraxia, che ne avviarono la costruzione per “ricevere, albergare e nutrire i poveri deboli”.
Poche sono le notizie sul luogo in cui si trovava esattamente questo ospedale: l’unica cosa che sappiamo è che era nei pressi del monastero di Santa Margherita nel Carrobbio di Porta Nuova (vicino all’attuale Piazza della Scala).
Dunque l’ospedale si chiama così non perché si trova vicino all’attuale chiesa di San Simpliciano (in Corso Garibaldi), ma perché era di proprietà del suo abate. Oggi, purtroppo, niente è rimasto di questo ospedale.

#3 Ospedale S. Nazaro

ospedale s nazaro

Nel secolo successivo una malattia dilagata in maniera epidemica dalla Francia chiamata “Fuoco di Sant’Antonio”, portò alla fondazione dell’ospedale di S. Nazaro, che solo successivamente fu chiamato Ospedale di Sant’Antonio, perché posto sotto la giurisdizione dei padri Antoniani. Oggi  la via su cui si affacciava l’ospedale prende il nome di Via Sant’Antonio.
Nota interessante: dal momento che per curare i malati da questa fastidiosa malattia era necessario spalmare sui pazienti un unguento ricavato dal grasso dei maiali, i monaci iniziarono ad allevarli e a farli circolare liberamente nelle vie della zona.
Da questa usanza l’ospedale acquisì l’appellativo di “Hospitale “porcorum”, ovvero ospedale dei maiali.
Ad oggi rimane solo la chiesa di Sant’Antonio, da sempre adiacente all’ospedale, e il vecchio chiostro, che è frequentato quotidianamente dagli studenti dell’Università Statale.

#4 Ospedale di Santo Stefano in Brolo

Ospedale di Santo Stefano in Brolo

Altro importante istituto ospedaliero fu quello di Santo Stefano in Brolo, fondato a metà del XII secolo e rimasto funzionante sino al 1692.
Diversi cronisti dell’epoca, il più celebre dei quali fu Bonvesin de la Riva, contarono nell’ospedale del Brolo più di 500 degenti e altrettanti malati non costretti a letto, a cui si aggiungeva uno stuolo di balie per l’allevamento di 350 bambini. Questo ospedale era infatti uno dei più grandi della città.

#5 Ospedale Ca’ Granda – Policlinico

Ospedale Ca’ Granda – Policlinico

Forse in nessun’altra parte del globo, un ospedale crebbe in proporzioni così vaste, funzionando e dilatandosi ininterrottamente per cinque secoli, dai tempi degli Sforza alla battaglia di Hiroshima.
L’ospedale della Ca’ Granda fu eretto nel 1456 sul terreno offerto da Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti agli amministratori degli ospedali milanesi. In realtà questo generoso gesto era dovuto a un motivo ben preciso: accattivarsi il favore del popolo che era ancora legato alla famiglia dei Visconti, sebbene questa avesse perso potere dopo il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria.
A realizzare l’edificio, che voleva essere eccessivamente monumentale per rappresentare appunto il grande potere degli Sforza, venne chiamato lo scultore e architetto Antonio Averulino da Firenze, detto il Filarete. Per la costruzione, che lo impegnò per ben nove anni, guadagnò il lauto stipendio di venti fiorini al mese.
L’edificio entrò in funzione nel 1473 con i suoi malati, i suoi trovatelli e la sua corte di faccendieri. Ma non solo. In realtà questo ospedale era un mondo completo, una sorta di città nella città con i suoi depositi per le vettovaglie, i parcheggi per i cavalli e i carri, i forni per il pane, le macellerie.
Nato come ospedale dei poveri, la struttura fu comunque fin dall’inizio adibita a nosocomio in cui si curavano i malati con speranza di guarigione.
Solo nei primi anni del Novecento l’Università Statale prese possesso di questi ambienti stanziandosi con la sede principale. Allora l’ospedale, denominato poi Policlinico, si spostò nella vasta zona vicina dove si trova tutt’ora.

#6 Ospedale Fatebenefratelli

Ospedale Fatebenefratelli

Si tratta di un’altra grande, importante e storica struttura ospedaliera.
L’Ospedale Fatebenefratelli fu voluto da Carlo Borromeo, l’arcivescovo di Milano in carica dal 1560 al 1584, e dal suo successore Gaspare Visconti che incaricò l’Opera Fatebenefratelli, da cui deriva il nome attuale dell’ospedale, di occuparsene.
Allora era stato denominato “Ospedale per convalescenti” e si trovava nell’area in cui è tutt’ora, ossia tra via Fatebenefratelli, Porta Nuova e via Moscova, una volta detta stradone di Santa Teresa. 

#7 Ospedale Luigi Sacco

Ospedale Luigi Sacco

Di fronte alla crescita esponenziale dei malati di tubercolosi, anche detta tisi, in seguito alla prima guerra mondiale, il Comune di Milano decise di avviare la costruzione del sanatorio di Vialba, che fu uno dei primi sanatori di pianura in Italia.
Ricoprì la medesima funzione per circa 40 anni, fino a quando nel 1971 fu convertito in ospedale generale provinciale.
Nel 1974 prese il nome del celebre medico Luigi Sacco e divenne uno dei poli dell’Università Statale di Milano.

#8 Ospedale Niguarda

Ospedale Niguarda

Voluto da Benito Mussolini, perché Milano necessitava di un grande ospedale generalista, venne costruito nel 1939 nel quartiere di Niguarda, da cui l’ospedale prende il nome, a nord di Milano. In realtà, il nome completo era Ospedale Ca’Granda di Niguarda per sottolineare il legame, amministrativo e logistico, con il grande ospedale Ca’ Granda, di cui abbiamo parlato sopra.

#9 Ospedale San Raffaele

Ospedale Fatebenefratelli

Si trova sul confine tra il Comune di Milano e quello di Segrate.  Fu fondato nel 1969 da Luigi Maria Verzè, che poi ne divenne storico presidente e rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele, e nel 1999 l’ospedale prese il titolo di “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”. Nel 2012 è entrato a far parte del gruppo ospedaliero San Donato.
A marzo del 2020, l’ospedale ha inaugurato un nuovo reparto costruito in tempi record (appena 10 giorni) specializzato nella cura dei pazienti affetti da Coronavirus.

#10 Ospedale Gaetano Pini

Ospedale Gaetano Pini

Si tratta del più antico istituto ortopedico d’Italia. Le sue origini risalgono al 1874 quando Gaetano Pini fondò la Scuola dei Rachitici. Solo nei primi anni del Novecento la struttura si rinnova e si allarga per diventare un vero e proprio ospedale ortopedico moderno. Inoltre il Gaetano Pini è stato la sede della prima cattedra di ortopedia dell’Università Statale di Milano, ed è ancora oggi uno dei centri di eccellenza per lo studio e la cura delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico.
È anche rinomato per la sofisticata strumentazione tecnologica di cui si avvale.

LETIZIA DEHO’

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La crisi rischia di far scoppiare RIVOLTE SOCIALI: i tre possibili scenari per venirne fuori

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Credits: trentotoday.it - Scontri cittadini e polizia

La situazione che fotografa lo stato dell’economia italiana vede una spesa pubblica per stipendi statali, pensioni, politiche per il lavoro e scuola di 62 miliardi al mese. Di contro un terzo delle aziende, che sono quelle che sostengono questa spesa, è a rischio fallimento nei prossimi mesi. In breve, il banco rischia di saltare. Quali sono i possibili scenari e cosa potrebbe succedere?

La crisi rischia di far scoppiare RIVOLTE SOCIALI: i tre possibili scenari per venirne fuori

# La fotografia del disastro economico: 62 miliardi di spesa pubblica, un deficit previsto di -11,1% e rapporto Debito/PIL al 200%

La situazione attuale vede 8 milioni di persone in cassa integrazione, oltre a 1 milione di nuovi poveri, con una spesa a carico dello Stato di 15 miliardi al mese, 3.2 milioni di dipendenti pubblici a tempo indeterminato in Italia che costano 13.3 miliardi di euro ogni mese, la spesa totale pensionistica inclusa la componente assistenziale raggiunge i 24.4 miliardi di euro mensili, per le politiche attive e passive per il lavoro sono destinati 918 milioni al mese, 4.7 miliardi per scuola, università e innovazione per un totale di spesa pubblica circa 62 miliardi di euro ogni mese, ai quali vanno aggiunti gli 80 miliardi tra il decreto “Cura Italia” e il “Rilancia Italia”.

Rimane solo una parte delle imprese che funzionano, secondo una ricerca un terzo sono a rischio di fallimento (270.000 solo nel commercio e servizi) e i per i restanti due terzi si prevede un calo fino a quasi il 20% del fatturato. Nel dettaglio si prevede tra i 348 e i 475 miliardi di fatturato nel 2020 in meno con una differenza tra il -12,7% e il -18% tra 2020 e 2019, con settori in caduta anche dell’80%. Le stesse imprese dovrebbero finanziare tutto il resto della spesa statale con la previsione di un debito pubblico record in rapporto al PIL con un stima prudenziale della Commissione Europea del 160% che potrebbe sfiorare il 200% se l’economia non riparte appieno entro pochi mesi, il calo del PIL almeno del 9,5%, il deficit al -11,1% e una disoccupazione al 12%.

Oltre a questo per le imprese si affacciano altri problemi perché, tralasciando l’impossibilità attuale di ottenere prestiti veloci anche solo di 25.000 euro per tamponare la situazione di emergenza, anche riaprendo correrebbero seri rischi. I datori di lavoro infatti rischiano un processo penale nel caso in cui un loro dipendente si ammalasse di Covid-19 sul posto di lavoro pur avendo posto in essere tutte le misure necessarie per contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 dettate dai protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 24 aprile 2020: con l’equiparazione tra infortunio sul lavoro e contagio da Covid-19, meritevole di ricevere la copertura assicurativa Inail, potrebbe portare al coinvolgimento dell’imprenditore sul piano penale per i reati di lesioni o di omicidio colposo, nel caso di decesso, senza contare le richieste di risarcimento. Per i ristoratori si aggiunge il fatto che per mantenere la distanza di 4 metri quadrati tra un cliente e l’altro, andrebbero incontro ad un calo del fatturato di almeno il 60%, senza contare la presenza di plexiglass divisori sui tavoli o l’obbligo delle mascherine.

Questa è la fotografia di un Paese sull’orlo del baratro. In questo contesto sono possibili tre scenari.

# Il primo scenario: riduzione delle spese statali e incentivazione del libero mercato

Il primo scenario è la ripresa dell’economia grazie anche all’aiuto dell’Europa e la difesa delle imprese con riduzione degli stipendi statali e delle pensioni, come avvenuto in Grecia, e una difesa della tassazione agevolata e incentivi alla privatizzazione come successo in Russia a fine anni ’90 e in Irlanda dopo lo scoppio della bolla immobiliare del 2008 oppure in Lettonia sempre dopo crisi dei mutui sub-prime.

La Russia dopo la superinflazione e il crollo del prezzo del greggio alla fine degli anni ’90 si ritrovò in una crisi profonda. Prima il prestito dal FMI di quasi 5 miliardi dollari per evitare l’imminente bancarotta, poi la risalita del prezzo del greggio al barile e infine il piano di rilancio del Ministro dell’Economia German Gref. Il piano messo in campo prevedeva sostanziali riforme nella previdenza sociale, un aumento della spesa pubblica con una concezione di welfare più liberale, incentivi alla privatizzazione, la creazione di infrastrutture finanziarie moderne e la semplificazione della burocrazia. La Russia riuscì anche a ripagare interamente debiti contratti dalla Russia negli anni Novanta con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Venne creato anche un fondo russo di stabilità e introdotto di un fondo assicurativo sui depositi bancari, che portò a una rapida crescita economica nei primi anni Duemila e attirò molti investitori dall’estero.

La rinascita della “Fenice Celtica” dopo la crisi del 2008 è da imputare in parte agli aiuti provenienti dalle istituzioni europee e dal FMI per circa 85 miliardi di euro divisi in tranche e in via principale ai vantaggi fiscali di cui godono le imprese con una corporate tax del 12,5%, ad oggi la più bassa dei paesi OCSE. Grazie a questo moltissime multinazionali hanno scelte di localizzare la sede europea in Irlanda: Facebook, IBM, Linkedin, eBay, Apple, Amazon, Google e Dell, diventando anche destinazione preferita per chi vuole lanciare una società nel Paese. Infatti, tante start up legate soprattutto al settore all’Hi-Tech sono partite da qui e la connessione tra capitali, incentivi statali, forza lavoro di qualità e una lingua che favorisce l’internazionalizzazione hanno spinto l’Irlanda a raddoppiare in pochi anni le esportazioni e la produzione industriale, riducendo la disoccupazione al 6,1% e vedendo la ripresa del mercato immobiliare.

Il governo della Lettonia dopo la bancarotta sovrana del 2008 è ricorso agli aiuti dell’FMI e ha implementato un rigido programma di austerità al fine di sanare gli squilibri interni, licenziando un terzo dei dipendenti statali e chiudendo metà degli enti pubblici e  privatizzando tutte le piccole e medie imprese di proprietà statali, lasciando solo un piccolo numero di grandi imprese statali politicamente sensibili. Il deficit pubblico fu ridotto quindi non aumentando le tasse ma tagliando le spese dal 44% al 36% del PIL

L’Italia con un primo aiuto di fondi europei e internazionali, che sia recovery fund, MES o altri strumenti, potrebbe ridurre i costi dello Stato compresi gli stipendi pubblici e azzerare la burocrazia per un determinato periodo contestualmente all’introduzione di una flat tax per le aziende sul modello irlandese o meglio ancora di un sistema economico a vantaggio del privato per favorire il libero mercato interno e esterno.

# Secondo scenario: default e statalizzazione delle imprese

La seconda strada è lasciare che lo Stato vada in default ciclico senza cambiamenti strutturali, ripartendo ogni volta “da zero”, puntando allo statalismo come il Venezuela e l’Argentina che però hanno la possibilità, a differenza dell’Italia, di stampare moneta.

Durante una delle sue ultime crisi alla fine degli anni ‘2000 il Venezuela aveva statalizzato alcune imprese internazionali attive della filiera di produzione petrolchimica, tra cui alcune  tre imprese siderurgiche di capitale italiano, lo stesso aveva fatto il governo di Buenos Aires. In entrambi gli Stati si sono assistiti negli ultimi decenni crisi e default, con svalutazione della valuta e crollo del potere d’acquisto, insolvenza verso FMI e gli altri stati riguardo a propri titoli di debito e numerose rivolte sociali nelle piazze. A questa situazione si è arrivati a causa di recessione, alta inflazione, grave disoccupazione e povertà in aumento e pertanto le Nazioni si sono viste obbligate ad allungare le scadenze dei debiti anche fino a 100 anni, mentre la nazionalizzazione delle imprese è avvenuta per evitare la fuoriuscita di ulteriori capitali all’estero. Il default ha consentito di far ripartire il Paese con ritmi elevati dopo ogni crisi, anche se con enormi diseguaglianze sociali, prima dell’ennesimo tracollo.

Questo modello non è applicabile fino a che l’Italia rimarrà all’interno dell’Unione Europea e con un’unica moneta, ma che si mise in atto nel 1992 quando ci fu la svalutazione della Lira che equivalse a ristrutturare il debito verso i creditori esteri. Nel caso dell’Italia la svalutazione fu innescata dalla impossibilità di pagare gli interessi sul debito nel regime a cambi fissi del Sistema Monetario Europeo (SME) e la conseguenza fu l’uscita dallo stesso SME.

# Terzo scenario: liberare i territori e lasciarli decidere come muoversi

Come dimostra la gestione dell’emergenza sanitaria, dove le Regioni hanno agito in parziale autonomia, vista anche la rigidità burocratica dell’apparato statale che a due mesi dal lockdown non è nemmeno i grado di distribuire i reagenti per i tamponi e le mascherine così come pagare la cassa integrazione ai lavoratori, si potrebbe lasciare la libertà necessaria ai territori per trattenere le entrate sul territorio, gestire le risorse e attuare le politiche più adeguate.

In questo modo gli enti più in difficoltà potranno richiedere un maggior intervento dello Stato, mentre quelli più solidi a livello socio-economico potranno sperimentare strumenti fiscali e economici per rendere più libero il mercato, creando ad esempio “Zone Economiche Speciali” o attuando un regime agevolato per tutte le imprese e le partite iva per garantire minori esborsi in un periodo di fermo come quello dell’emergenza attuale e rimettere in moto l’economia più in fretta e in sicurezza. Milano potrebbe richiedere di ottenere i poteri e le risorse per gestire in un unico ente tutta l’area metropolitana, come Città Regione, e creare una piattaforma di innovazione culturale, sociale e economica che arrivi a definire delle best pratice replicabili altrove in Italia.

L’ultimo scenario, viste le differenze intrinseche del nostro Paese, potrebbe essere quello più adatto alla situazione attuale, in cui lo Stato è in paralisi e al contrario gli enti locali riescono a rispondere rapidamente alle esigenze dei cittadini: responsabilità sui territori, semplificazione burocratica e valorizzazione delle identità.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Sileri: dal 1 GIUGNO si potrà USCIRE dalla Lombardia (FORSE)

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credit: europatoday.it

“Penso che dal primo giugno ci sarà la possibilità di spostarsi da una regione all’altra. E secondo me sarà possibile muoversi anche dalla Lombardia”, parla così Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, durante la trasmissione Circo Massimo su Radio Capital. E aggiunge: “i dati della Lombardia di martedì 12 maggio erano falsati”.


🔴 Sileri: dal 1 GIUGNO si potrà USCIRE dalla Lombardia (FORSE)

“Dal 18 maggio faremo un passo avanti e di questo ne sono sicuro e per fine mese ci sarà maggiore libertà“, dichiara Sileri.
“Ovviamente non posso garantire oggi la libertà del movimento fra diversi Regioni perché è un momento di osservazione; è una fase 2 molto iniziale e ci sono 12 regioni che hanno meno di 12 infetti. È come se all’Italia fosse stata data una lettera di dimissioni dopo una brutta malattia: bisogna aspettare queste due settimane e vedere come va. Noi dobbiamo essere pronti a non farci prendere alle spalle da eventuali altri contagi”.

Spiegava Boccia, Ministro per gli Affari regionali e Autonomie, qualche giorno fa: “Gli spostamenti interregionali dipendono dal sistema di monitoraggio. Poi, con ogni probabilità, ci sarà un meccanismo che consentirà di decidere chi può andare dove. La mia tesi è la seguente: se ci sono due Regioni limitrofe e con basso rischio, lo stesso rischio, allora ci si può spostare, ma non dal 18 maggio comunque, occorrerà più tempo. Ma è chiaro che chi è a basso rischio non può aprire a chi, invece, ha un alto rischio di contagio”.

Ma da quanto dichiarato oggi da Sileri si apre lo spiraglio di un allentamento più ampio e più vicino.

Fonte: milanotoday.it

BARBARA VOLPINI

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🔴 Dati 13 maggio. Lombardia: nuovi contagi dimezzati in un giorno (+394), stabili i decessi (69)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

13 maggio 2020. Nuovi contagi tornano vicini ai minimi: +394 dai 614. Morti stabili sotto i 70. Nuovi positivi in Italia dimezzati in un giorno. Nelle ultime 24 ore l’Italia è quinta per decessi e diciassettesima per nuovi contagi al mondo. 

Vistoso calo dei contagi in 24 ore:  +394 dai 614 di ieri, anche se motivato dai tamponi dimezzati: +10.919 dal nuovo record di ieri di +20.602

I decessi stabili: 69 morti dai 62 di ieri e i 68 di lunedì.

Dagli ospedali. Prosegue il calo dei ricoveri: -215 dai -175 di ieri. In terapia intensiva, scendono di altri 15 (ieri erano -19) per un totale di 307 ancora in cura.

Situazione delle province. La città metropolitana scende di nuovi vicino ai minimi a +105 dai +131 di nuovi contagi di ieri. A Milano città lieve rialzo a +63 dai +51 di ieri. Tornano sotto i 100 nuovi casi Brescia (+94 da +128) e Bergamo (+24 da +133). Tutte le altre province si confermano sotto quota 30 contagi giornalieri. Sono sotto quota 10: Lodi (8) e Sondrio (4).

Italia. Le terapie intensive scendono a 893 (-59 in 24 ore). I morti nelle ultime 24 ore risalgono a 195 dai 172 di ieri. I contagi giornalieri quasi si dimezzano in 24 ore: +888 dai 1.402 di ieri. Altre 3.502 persone hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri 2.452).

Mondo. A livello mondiale per morti nelle ultime 24 ore, in base agli ultimi dati disponibili (ore 18.30) l’Italia risale al quinto posto, dietro a USA (1.432), UK (494), Messico (353) e Francia (348). Sopra ai 100 ci sono anche Ecuador, Spagna, Svezia, India e Brasile. Russia sempre prima per nuovi contagi (+10.028) che prosegue con circa mezzo milione di tamponi al giorno (quasi 6 milioni) e mantiene un relativo basso numero di decessi giornalieri (96 nelle ultime 24 ore). Dopo la Russia per numero di contagi giornalieri ci sono oltre i 3000 contagi giornalieri USA, UK e India. Per numero di nuovi contagi nelle ultime 24 ore l’Italia scende al diciassettesimo posto nel mondo.  

 

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)
3/5: +526 (+0,6%)
4/5: +577 (+0,7%)
5/5: +500 (+0,6%)
6/5: +634 (+0,8%)
7/5: +689 (+0,8%)
8/5: +609 (+0,7%)
9/5: +502 (+0,6%)
10/5: +282 (+0,3%)***
11/5: +364 (+0,4%)
12/5: +614 (+0,4%)
13/5: +394 (+0,4%)
Totale: 83.298

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)
3/5: +42 (+0,3%)***
4/5: +63 (+0,4%)
5/5: +95 (+0,7%)
6/5: +222 (+1,5%)
7/5: +134 (+0,9%)
8/5: +94 (+0,6%)
9/5: +85 (+0,6%)
10/5: +62 (+0,4%)
11/5: +68 (+0,5%)
12/5: +62 (+0,4%)
13/5: +69 (+0,5%)
Totale: 15.185

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
3/5: +118 (+0,6%)
4/5: +186 (+0,9%)
5/5: +144 (+0,7%)
6/5: +243 (+1,1%)
7/5: +182 (+0,8%)
8/5: +201 (+0,9%)
9/5: +178 (+0,8%)
10/5: +104 (+0,5%)
11/5: +114 (+0,5%)
12/5: +136 (+0,6%)
13/5: +105 (+0,4%)***
Totale: 21.731

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
3/5: +41 (+0,4%)***
4/5: +48 (+0,5%)
5/5: +50 (+0,5%)
6/5: +91 (+1,0%)
7/5: +86 (+0,9%)
8/5: +101 (+1,1%)
9/5: +98 (+1,1%)
10/5: +54 (+0,6%)
11/5: +52 (+0,6%)
12/5: +51 (+0,5%)
13/5: +63 (+0,6%)
Totale: 9.185

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Lombardia e milanesi bersaglio della DISINFORMAZIONE: cosa c’è dietro?

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Credits: Simone Lunghi e Michele Lavazza - Assembramento sui Navigli

Durante quest’emergenza c’è un fattore che ha regnato al di sopra di tutto: la disinformazione. Utilizzando il dogma dei “due pesi e due misure” ha preso come bersagli la Lombardia e i cittadini milanesi, rappresentandoli, in forme diverse, come principali responsabili della diffusione del virus e dei cattivi risultati per il suo contenimento. Ma procediamo con ordine. 

Lombardia e milanesi bersaglio della DISINFORMAZIONE: cosa c’è dietro?

In questi mesi l’emergenza Coronavirus che ha visto Milano quale prima metropoli dell’occidente colpita e la Lombardia la regione con più contagi e morti, il 50% del totale in Italia, anche gli attacchi mediatici e la disinformazione le hanno individuate come bersagli. In aggiunta a questo è evidente che la strumentalizzazione politica sia volta ad indebolire la forza del territorio e l’immagine di eccellenza in Italia e nel mondo. Unendo i puntini sembra quasi vedersi un disegno poco pulito verso il territorio lombardo, vediamo alcune cose ancora da chiarire degli ultimi mesi.

#1 Chi doveva mettere a disposizione i dispositivi di protezione per ospedali e RSA?

Nello scenario dipinto dalla propaganda dei media il colpevole della mancanza dei dispositivi è uno solo: Regione Lombardia. Ma vediamo invece i fatti. Come prima cosa non si è ancora appurato di chi sia la responsabilità, se della Protezione Civile o della Lombardia, sulla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale quali camici, maschere facciali, mascherine, guanti, camici cappellini e calzari. Sia ospedali che RSA sono stati sprovvisti per lungo tempo e ancora oggi alcune realtà si trovano in difficoltà. All’inizio dell’epidemia l’indignazione dell’Assessore Gallera sull’invio di mascherine “ci hanno dato carta igienica” da parte della Protezione Civile, dispositivi di fatto inadatte da destinare a medici e paramedici oltre ad essere arrivate in ritardo rispetto a quanto previsto. Chi è, dunque, il vero colpevole?

#2 Mancano i reagenti per i tamponi 

Il refrain della Lombardia che non fa sufficienti tamponi è stato costante. Sicuramente ci sono delle responsabilità in Regione come suggerisce anche l’ultimo provvedimento regionale in base a cui verranno sottoposti a controllo solo persone sintomatiche e i relativi contatti sintomatici. Il numero ridotto di tamponi eseguiti in proporzione alla popolazione, in quanto a numero assoluto e persone testate, e la mancanza di reagenti per fare i tamponi hanno messo in cattiva la luce la Regione Lombardia e la sua incapacità di riuscire a fare approvvigionamento: notizia di questi giorni però è che anche il Veneto modello virtuoso in questa emergenza è rimasto a secco di reagenti. A quanto pare la Protezione Civile ha provveduto ad inviare esclusivamente i bastoncini con il cotone ma non il prodotto chimico di contrasto per effettuare l’esame. Finalmente il commissario Arcuri ha annunciato un bando per la produzione di reagenti necessari per i test. A distanza di due mesi e mezzo dall’inizio dell’emergenza: non era il caso di muoversi prima? E la colpa è della Regione?

#3 Le mascherine a 0,50 centesimi introvabili per i cittadini

Il supercommissario aveva annunciato la possibilità per i cittadini di acquistare le mascherine chirurgiche per proteggersi dal virus in 50.000 punti vendita in tutta Italia, tra farmacie e tabaccai, al prezzo calmierato di 0,50 euro più iva. Dopo la prima notizia di farmacie lombarde in cui erano introvabili, in tutto il Paese i farmacisti lamentano di non avere ricevuto nessuna fornitura. Il 12 maggio Arcuri ha comunicato che le regioni hanno in magazzino 55 milioni di pezzi: chi ha la vera responsbailità tra Governo e enti locali?

#4 Gli attacchi ai milanesi: gli assembramenti dei commercianti o sui navigli vengono condannati con ferocia (ma quelli dei giornalisti vengono consentiti)

Milano e i suoi cittadini è stata messa subito sotto la gogna mediatica di tutte le testate giornalistiche e telegiornali. Fin dall’inizio con la strumentalizzazione di #milanononsiferma e della volontà espressa dai milanesi di non arretrare di fronte alla pandemia: nell’immaginario si è trasmessa l’idea dei milanesi incivili e irresponsabili come causa dei contagi fuori controllo. Anche in questo caso, lo “state a casa” ripetuto come un’ossessione dai politici, i vip e i media ha innescato i “sceriffi da balcone”, scatenando lo scarico di responsbailità contro i cittadini indisciplinati per ogni rialzo dei contagi. 

Ma i Milanesi sono stati davvero indisciplinati durante la fase uno? Niente affatto. Le uniche ricerche credibili, seguite dall’Economist e dalle app che misurano la mobilità dei cittadini hanno dato come responso che i milanesi nella fase uno si sono rivelati come i più disciplinati al mondo, riducendo fino al 97% gli spostamenti. 

Leggi anche: Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

Ma ancora i milanesi sono rimasti il bersaglio prediletti della disinformazione. Ha meritato la prima pagina di tutti i principali organi di informazione l'”assembramento” sulle sponde dei Navigli di ragazzi intenti a fare l’aperitivo. Poco importa che le foto che circolavano erano tutte prese con teleobiettivi che schiacciavano le persone rappresentandole in pochi metri, quando erano qualche decina in oltre 250 metri. Tenendo conto che è opportuno tenere il distanziamento sociale e che comunque la maggioranza delle persone indossava le mascherine in quell’occasione, non si trattava affatto di un assembramento ma nonostante ciò tutti gli organi di comunicazione e politici compreso il Sindaco Sala ci sono andati giù pesanti con una condanna severa e con la minaccia di una nuova chiusura, nel caso in cui questi comportamenti venissero ripetuti.

Credits: Simone Lunghi e Michele Lavazza – Assembramento sui Navigli
Credit: Simone Lunghi (c)

L’intenzione della disinformazione pare chiara: colpevolizzare i milanesi che dopo due mesi e mezzo di lockdown osavano prendere una birra e additarli come responsabili di un’eventuale nuova chiusura in tutta Italia, coprendo così ogni responsabilità della classe governante. Peccato che proprio nella serata dell’11 maggio, ad attendere l’arrivo di Silvia Romano appena rientrata nel nostro Paese dopo la liberazione dal sequestro di 18 mesi in Africa, si è ritrovato un gruppo fitto di giornalisti irrispettoso di ogni minima distanza di sicurezza come previsto da DPCM intento a riprendere il ritorno nelle sua casa al Casoretto della volontaria. In sintesi, un assembramento di quelli che condannano gli assembramenti. Una “notizia ghiotta” che però non ha avuto nessuna traccia sugli organi di informazione e solo una, piuttosto timida, reprimenda del sindaco Sala.

Credits: corriere.it – Assembramento Casoretto per arrivo Silvia Romano

Già, il sindaco. Non solo i media ma anche i politici locali sono andati pesanti contro i cittadini. Il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala, omonimo del sindaco, non ha mancato nelle sue conferenze di additare i cittadini che “si vedono troppo in giro” come la causa di risultati che dopo settimane di lockdown stentavano a migliorare. Ma ancora più duro si è rivelato l’assessore Maran quando, dopo la multa di 400 euro ai commercianti in crisi che manifestavano con mascherina e distanza all’Arco della Pace, chiamato a commentare l’episodio ha dichiarato: “Se la sono andati a cercare“. 

Leggi anche:
Milano tra DUE FUOCHI: Regione e Governo uniti per togliere risorse alla città
Le mani di Roma sul TESORO della Lombardia

#5 La richiesta del ritorno della Sanità e di altre competenze regionali allo Stato Centrale

L’ultimo passo risale invece all’inizio, alle prime scaramucce tra regione e governo. Ma lo inserisco in fondo perchè può rappresentare “il fine che giustifica i mezzi“, ossia il punto di approdo di questa strategia di disinformazione.

A inizio Aprile il capo politico del M5S Crimi rivendicava un disegno di legge proposto nel 2013 per togliere le parole “tutela della sanità” dall’articolo 117 della Costituzione, che prevede sia regionale” per contrastare la disparità di trattamento tra i diversi enti regionali, mentre il vice segretario del PD Orlando affermava che “con 20 regioni che parlano 20 lingue diverse, credo sia necessario riconsiderare l’ipotesi della clausole di supremazia previste dalla riforma del 2016 ovvero di un ritorno delle competenze sanitarie allo Stato centrale”.

Non vorremmo che tutti questi fossero dei segnali per forzare la mano su un ridisegno istituzionale che partendo dalla Sanità porti sotto il controllo di Roma molte altre competenze e risorse ora in capo alla Regione, per rinforzare una concezione centralista e burocratica molto diffusa nella cultura politica del nostro paese. 

Dietro gli attacchi alla città e alla regione più avanzate del Paese si nasconde un altro bersaglio

Dopo mesi di attacchi costanti contro Regione Lombardia e cittadini milanesi sarebbe troppo ingenuo immaginare che non ci sia una motivazione profonda, una regia dietro questa disinformazione martellante. Forse l’attacco contro la città e la regione più avanzate del Paese è figlio della stessa cultura da lockdown, che chiude in casa le persone come unico modo per combattere il virus, e che impedisce alle imprese di poter esercitare liberamente la propria attività. Sotto attacco infatti non c’è il potere della lega, di Salvini, o di una forza politica. Sotto attacco c’è il valore della libertà, individuale e di impresa, come fondamento della società. Un valore che quando è stato calpestato ha sempre lasciato campo aperto a disastri epocali. 

Fonte: 🔴 “La Sanità torni in mano al governo! Questa la prima riforma dopo la crisi”. Una SANITÀ più “ROMANA” sarà migliore?

FABIO MARCOMIN

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🔴 POLIZIOTTI in rivolta contro il Governo: “siamo stufi di persegui(ta)re i nostri concittadini”

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Credits: radiocl1.it - Controlli in strada

A Regioni, Comuni, imprenditori e liberi cittadini si aggiunge ora la voce di membri delle forze dell’ordine a denunciare i metodi utilizzati dal governo durante l’emergenza Covid. Si tratta di un atto isolato o della manifestazione di un malcontento diffuso?  

🔴 POLIZIOTTI in rivolta contro il Governo: “siamo stufi di persegui(ta)re i nostri concittadini”

# “Siamo stufi di doverci “scontrare” quotidianamente con persone che hanno perso il lavoro, non hanno sostentamento ma famiglia a carico, che non sanno più come mantenere”

Parole pesanti pubblicate, come riportato da affaritaliani.it, sul forum di Poliziotti.it che raccoglie 500.000 operatori delle forze dell’ordine: “Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di Muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate. Invece, a distanza di oltre trent’anni è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti. Certo, sapevamo benissimo che fare questo lavoro comporta (anche) essere invisi, sapevamo che non andavamo incontro a scrosci di applausi come rockstar; indossare la GiaccaBlu non è da tutti e non è per tutti, sono più i rospi da ingoiare che i riconoscimenti per i quali gioire, ma sapevamo che era nel conto […]“.
Quello che non è nel “contratto” stipulato col giuramento fatto alla Repubblica e alla Costituzione è agire, operare fuori (se non addirittura contro) i suoi dettamiMa oggi? Oggi ci ritroviamo in una situazione in cui siamo (stati) trasformati in una quasi-milizia, costretti a persegui(ta)re i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a “chiedergli” di certificare la legittimità dei loro movimenti e decidere se sono plausibili o meno, da ultimo persino a valutare se e quali sono i loro congiunti! A questo siamo stati ridotti noi eredi del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza? […]

“Così non va bene! Non ci sta bene! Basta! Non siamo disposti a farci mettere in svendita. […] Siamo stufi di doverci “scontrare” quotidianamente con persone che hanno perso il lavoro, non hanno sostentamento ma famiglia a carico, che non sanno più come mantenere. Siamo consapevoli della situazione emergenziale a causa del Covid19, ma ancor più lo siamo dell’assurdità di certi provvedimenti amministrativi e di certe (deliranti) ordinanze emesse dalle autorità locali. […] molti viviamo il dramma della chiusura di piccole attività che contribuivano a farci arrivare a fine mese senza eccessivi patemi d’animo. E siamo testimoni dello stesso identico dramma che moltissimi nostri concittadini stanno vivendo […] Vi sembra normale tutto ciò? Non vogliamo essere “congiunti” di uno Stato Etico in stile Ddr, non vogliamo essere complici di questo sfascio sociale. Ne prendano atto, coloro che vivono nelle loro torri d’avorio. La vostra ignavia sta mettendo in serio pericolo la coesione sociale.” 

Fonte: affaritaliani.it

# Polizia contro lo Stato di Polizia 

Queste parole pesanti sono espressione di un malcontento diffuso tra le forze dell’ordine. In particolare molti sono stati a disagio quando si sono trovati costretti a multare con 400 euro i commercianti di Milano che all’Arco della Pace hanno manifestato in modo pacifico, con mascherina e distanza sociale, per richiedere di poter ricominciare a lavorare. 

Il tempo e gli sviluppi diranno se questa critica rimarrà un episodio isolato oppure se è un segnale di cui il governo dovrà tenere conto. Anche perchè per molti aspetti sembra che la misura sia colma. Il paese che ha adottato il lockdown più duraturo e repressivo tra tutte le democrazie, che ha limitato di più l’attività delle imprese, è anche l’unico ad essersi dotato di un modulo di autocertificazione cartaceo per giustificare i propri spostamenti. Tra i grandi Paesi europei, infatti, solo la Francia ha seguito l’esempio dell’Italia, però in forma digitale e meno stringente. Mentre in Spagna, Germania, Regno Unito o nelle altre democrazie del centro e nord Europa non esistono moduli di questo tipo.

Una ulteriore aggravante per l’Italia è la richiesta di autocertificazione anche per la fase due per andare dai propri familiari o, meglio congiunti, con l’obbligo di indicare luogo e nominativo della persona da raggiungere. 

In passato quando le forze dell’ordine non si sono rassegnate a eseguire gli ordini ma si sono messe dalla parte dei cittadini hanno sempre dato vita a riforme per una civiltà più libera e democratica. 

Fonte: pagellapolitica.it

FABIO MARCOMIN

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🔴 Da oggi TEST sierologici (a pagamento) in Lombardia. Sala polemizza: “sindaco responsabile ma senza alcun potere”

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Chiediamo da tempo che i cittadini milanesi e lombardi possano avere il diritto a fare i test sierologici per sapere se hanno contratto il virus e poter quindi eseguire i tamponi per avere la certezza di avere o meno gli anticorpi al Covid-19. Si potrebbe uscire in sicurezza senza il rischio di contagiare o essere contagiati e riprendere regolarmente il proprio lavoro. Dal 13 maggio, la Lombardia con una delibera rende disponibili i test per chiunque li voglia fare, senza definire un limite di prezzo nelle strutture private. Nel caso in cui il test risultasse positivo, verrebbe effettuato un tampone successivo per verificare se l’infezione è ancora in corso, con un prezzo massimo di 62,89 euro. Divampano subito le polemiche: perchè a pagamento? Perchè questo ritardo? Non avevano detto che i test sierologici non erano affidabili? Tra le critiche si aggiunge anche il Sindaco di Milano. 

Leggi anche: La telenovela di TAMPONI e TEST in Lombardia: si fanno, non si fanno, a che punto siamo?

🔴 Da oggi TEST sierologici (a pagamento) in Lombardia. Sala polemizza: “sindaco responsabile ma senza alcun potere”

La Regione Lombardia come da delibera e relativo allegato autorizza i test sierologici a tutto il sistema del privato accreditato senza, senza fissare un prezzo fisso ma fissandolo a 62,89€ per i tamponi successivi in caso di presenza del virus. Da notare anche l’obbligo delle aziende che sottopongono a test i loro dipendenti ad acquistare almeno il 10% di tamponi. Ossia in caso di 100 test sierologici devono garantire l’acquisto di almeno 10 tamponi.

Pertanto dal 13 maggio teoricamente in tutta la Lombardia, ambulatori o cliniche private potranno erogare i test, purchè abbiano un indice di attendibilità sopra il 95%. La delibera fa una cernita dei test in commercio, dando indicazione di usare o quelli in prelievo venoso o solo alcuni dei test “a goccia” ma solo se attendibili in base ai parametri previsti dalla sanità regionale. Viene comunque ribadito che “l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati.”

Vedi Delibera: 
DELIBERAZIONE N° XI / 3131 Seduta del 12/05/2020
Allegato a delibera sui test sierologici

# “Il Sindaco è responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, non avendo nessun potere”

Nel suo video quotidiano, il sindaco Sala si lamenta per le dichiarazioni ondivaghe della Regione: “La Lombardia tramite il suo assessore al welfare dice che c’è un’apertura affinché i privati facciano i test dicendo però che se li pagano loro 63 euro a test e che se ne prendano la responsabilità. Ora è un po’ bizzarro pensando alle parole di pochi giorni fa dello stesso Assessore che invita a non farli” perché inutili.

Ma c’è un altro aspetto che preoccupa il sindaco: la responsabilità che ricade su di lui. “Il Testo Unico dice una cosa importante sul ruolo del Sindaco e dice che il Sindaco è responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. E’ bizzarro perchè di fatto il Sindaco lo è non avendo nessun potere, ma rimane il fatto che molti dei miei cittadini richiedono di fare i test…ma vi dico di più: sono tanti i miei dipendenti del Comune di Milano che mi scrivono io rientro al lavoro se caro Sindaco mi fai test.

 

# Il Sindaco è “responsabile pur non avendo nessun potere”? Insistiamo: signor Sindaco, cosa aspetta a chiedere quel potere?

Le richieste fatte dal Sindaco sono condivisibili: è da tempo che noi chiediamo che venga fatta luce sui mancati tamponi, l’assenza di un sistema di tracciamento, l’impossibilità di fare test sierologici sia che i responsabili siano Regione, Protezione Civile o Governo, ma il tempo delle lamentele è finito per chi potrebbe agire diversamente.

Il Sindaco sottolinea l’impotenza nel gestire l’emergenza sanitaria perché, nonostante quanto previsto dal Testo Unico sugli Enti Locali, non ha allo stato nessun competenze e potere necessario. La nostra domanda o meglio il nostro invito da tempo è sempre quello: se la Regione ha tutti i poteri per gestire diversi settori della collettività dai trasporti alla sanità, dalle politiche del lavoro all’accesso ai fondi europei, invece che lamentarsi perché non si pretende di far diventare Milano anche’essa una Regione, acquisendo così il potere necessario per soddisfare i bisogni dei suoi cittadini?

Dal 2015 ci battiamo per rendere Milano una città-stato. Malgrado l’impegno scritto di Sala prima delle elezioni comunali, a procedere con l’iter per l’autonomia di Milano (Leggi: La lettera di Sala: Milano città stato? Mi impegnerò personalmente), una volta eletto il sindaco ha oscillato tra timide aperture e chiusure nette a un’autonomia della città in linea con le grandi città del mondo, senza dare mai avvio al percorso promesso in campagna elettorale. 

Leggi anche: 🔴 «NO a Milano città stato»: invitiamo il sindaco a fare chiarezza sul futuro di Milano

Speriamo che i danno che hanno colpito Milano anche a causa della totale dipendenza da organi esterni (Governo e Regione Lombardia) abbiano fatto capire al sindaco che su questo tema non si può scherzare. I tentennamenti del sindaco degli anni passati, i milanesi li hanno pagati in danni e inefficienze sanitarie, da domani rischiano di pagare un conto forse ancora più salato per l’emergenza economica.

Invece quindi di lamentarsi dell’assenza di poteri, utili per dare riscontro alle istanze e esigenze dei cittadini, perché Sala non chiede di far diventare Milano una Regione? Altrimenti per coerenza dovrebbe fare solo una cosa: accettare quanto viene imposto da chi ha il vero potere sulla città, senza sprecare fiato inutilmente.

Leggi anche: 
La REGIONE di MILANO: cosa cambierebbe se Milano diventasse una città regione
Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)
10 VANTAGGI che avremo con l’autonomia di Milano

FABIO MARCOMIN

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🔴 TAMPONI per tutti gli abitanti di Wuhan (11 milioni) in 10 giorni

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Credits: cinainitalia.it - Tamponi in Cina

Sei nuovi contagi in una popolazione di 11 milioni di abitanti? A Wuhan non si scherza: tamponi a tappeto in tempi record. Una strategia che sta venendo portata avanti anche dalla Russia, dopo Corea, Germania e altri paesi che stanno gestendo l’epidemia. 

🔴 Tamponi per tutti gli abitanti di Wuhan (11 milioni) in 10 giorni

# Cina e Russia viaggiano a un ritmo di controlli impressionante

Il dipartimento per la lotta al coronavirus di Wuhan ha chiesto ai distretti amministrativi della città di preparare un piano per l’effettuazione di test a tappeto a tutta la popolazione: 11 milioni di abitanti dovranno essere sottoposti a tampone entro dieci giorni. La decisione è stata presa dopo la scoperta di nuovi casi di contagio, per la precisione 6, emersi nei giorni scorsi nella metropoli cinese da cui tutto è partito. Si tratterebbe di persone che vivono nello stesso condominio, già in quarantena e asintomatiche, ma per evitare che la nascita di nuovi estesi focolai: “Sono state sette le province che hanno riportato nuove infezioni negli ultimi 14 giorni e i focolai individuati stanno aumentando” ha asserito il portavoce della Commissione sanitaria nazionale Mi Feng.

Fonte: ilsole24ore.it

La Russia non è da meno, da quando l’epidemia è sbarcata anche lì, seppur con un mese di distanza, il presidente Putin ha messo in atto una strategia di test senza precedenti: al ritmo di mezzo milione di tamponi al giorno i controlli hanno sfiorato la cifra di 6 milioni portando il paese a diventare il secondo al mondo per numero di contagi (oltre 234.000), ma riuscendo a tenere molto bassa la mortalità: 2.116 morti per un tasso di mortalità di 14 per milione contro i 511 per milione dell’Italia. 

Fonte: Worldometers.info

FABIO MARCOMIN

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