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10 cose che SORPRENDEREBBERO Leonardo Da Vinci se ritornasse a Milano oggi

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Sembra ieri ma sono già passati 500 anni da quando ci ha lasciato. E’ arrivato il momento che ritorni, perchè Milano ha bisogno di un genio.

10 cose che SORPRENDEREBBERO Leonardo Da Vinci se ritornasse a Milano oggi

#1 Che l’Italia non ha un’industria aeronautica

#2 Che l’Italia è unita

E Milano non è capitale

#3 Dove sono finiti i Navigli?

#4 Che il Cenacolo è ancora in piedi

#5 Chi ha messo la porta al posto dei piedi di Gesù?

#6 Che il capo di Milano non sta al Castello Sforzesco

#7 Perché il mio cavallo è fuori dalle mura

#8 Che potevano dedicarmi la piazza dov’è la mia statua

#9 I tram elettrici

#10 La sala energia dell’Arcadia di Melzo

 

MILANO CITTA’ STATO

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EXPO quattro anni dopo… che cosa è rimasto?

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l'ex Padigione dell'Uruguay ora in Via Saronnino a Origgio, Varese

Il Primo Maggio cade il quarto anniversario dall’inaugurazione della grande Esposizione Universale. Sembra ieri che Milano faceva il conto alla rovescia sulla inaugurazione e gli occhi del mondo (e dei malpensanti) erano puntati su traversie legali, ministri in livrea in arrivo, padiglioni incompleti.

EXPO 4 anni dopo: cos’è rimasto, a Milano, della grande esposizione? Noi abbiamo trovato almeno 10 punti che ne rappresentano l’eredità. 

#1. Qualche padiglione in giro per l’hinterland e un’area nuova

La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi. Molti sognano campus universitari avveniristici e grandi zone ricreative.
In totale, i padiglioni erano 54.

Al 1° aprile 2016 ne erano stati smantellati appena 26 – Austria, Bielorussia, Colombia, Corea del Sud, Indonesia, Iran, Malesia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Thailandia, Uruguay, Slovacchia, Ecuador, Germania, Kuwait, Israele, Turchia, Cina, Lituania, Oman, Giappone, Slovenia, Marocco, Argentina -. In corso, allora, c’era lo smontaggio di 14 strutture (le prime 4 in fase iniziale e le ultime 4 in fase finale): Azerbaijan; Brasile; Cile; Moldavia; Angola; Emirati Arabi; Francia; Belgio; Kazhakistan; Qatar; Russia; Regno Unito; Monaco; Irlanda.Con l’aggiunta degli stand di Algida, Birra Moretti, Don Bosco e Save the Children (fonte:Wilditaly.net).

Ancora un anno dopo, molti di essi giacevano raminghi e un po’ annoiati, ben fotografati anche da Elena Galimberti (galleria) che a Expo ha lavorato e si è innamorata del senso universale di questa manifestazione.

Altri, come nel caso del Padiglione dell’Uruguay, rivivono in nuove forme, sempre nel nostro paese. Avreste mai pensato di ritrovarlo, oggi, nelle vesti di ristorante etnico in Via Saronnino, 1 a Origgio, Varese!? (foto)

Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, lo scorso inverno, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.

foto di repertorio
foto di repertorio

A distanza di quattro anni pare che finalmente l’area abbia preso una direzione definita con il progetto Human Technopole e la nascita del distretto MIND.

Leggi anche: La Milano del futuro riparte dall’area Expo

#2. Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)

Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.


A dire il vero, la prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città. Così avvenne ed ora le panchine servono a tutti.

#3. Le code

Farà ridere, qualcuno sarà sdegnato, ma di fatto le code interminabili fuori dal Padiglione del Giappone sono entrate così nell’immaginario comune da aver introdotto – per fortuna – un buon costume (anche) negli italiani. Dopo essersi allenati per ore e ore, ora anche negli altri macro eventi di punta – su tutti, il Fuorisalone ad esempio con l’installazione AQVA- i milanesi attendono pazientemente il loro turno senza ‘scavallare.

#4. I visitatori internazionali

Ma quanto è bello (continuare) a sentire un sacco di lingue e idiomi da ogni parte del mondo, a Milano?

#5. Le nuove costruzioni

Expo ha lanciato la moda, Milano non si è più fermata.
Dopo il Bosco Verticale ecco la rinascita di Torre Galfa, le super suite di Libeskind alla ‘Fedez’ (foto) con vista sulle nuvole di Porta Nuova, la grande vela Zaha Hadid in compimento, il salvadanaio di Fondazione Prada, e poi Osservatorio Prada sopra Galleria Vittorio Emanuele, City Life, il bis di Porta Nuova… Milano tende verso l’alto, e tutti stanno con il naso in su.


#6. La darsena

Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…

#7. Nuovi quartieri

Via Padova ora si chiama NoLo.

Viale Monza include SoS  e Martesangeles, con la Silicon Valley nostrana.

I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico tra Piazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.

Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)

Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali. Quest’anno è diventata pure una Design District con tanto di prima Design Week. Proprio come Ventura-Stazione Centrale, e chi l’avrebbe mai detto!

#8. Da Padiglione Coca Cola a…

…un campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta.
Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui) è divenuto il cuore di un progetto articolato,’ParkMI’, composto da 240 giornate di attività ricreative, ludiche e sportive.

#9. L’Albero della Vita… in formato spiaggia (nel vero senso del termine)

Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, e non è stato ancora smantellato.

Qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.

Qualche estate fa – inimmaginabile a dirsi – il set della spiaggia all’aperto più lontana da Milano, ma più affollata dai milanesi. Con un ricco calendario di appuntamenti, tra concerti e proiezioni di partite di calcio, ha riadattato l’area Expo in un ‘parco Experience’ fuori dal comune (in effetti, siamo già a Rho).

 

#10. Il sindaco

Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.

PAOLA PERFETTI

Ops… Bad Gyal al Magnolia

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Il Raggeaton è ovunque ormai. Radio, tv, centri commerciali, quasi non se ne può più delle solite hit che hanno tutte lo stesso ritmo, le stesse parole…persino gli stessi video. 

Per questo motivo, lasciarsi sfuggire Bad Gyal, sarebbe un peccato davvero imperdonabile.

La Regina del rinascimento Latinx, vi farà ballare a suon di raggaeton, dancehall e urban, fra ritmiche dembow e cantati all’autotune. Quel barlume di novità, di mix strepitosi vi illumineranno fino all’alba.

È la tradizione che incontra la contemporaneità e tutto il resto non importa. A Bad Gyal si sa quel che piace: farvi fare festa.

E quindi muovetevi, scatenatevi e lasciatevi trascinare dal ritmo latino.

Quello che accade sul dancefloor, rimane sul dancefloor.

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Non ci sono solo le tasse e le multe: 10 IDEE CREATIVE per aumentare il gettito del Comune

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"un fiorino!"
"un fiorino!"

L’affaire della norma salva Roma ha scoperchiato il vaso di Pandora, abbiamo così scoperto con sorpresa che il Comune più indebitato d’Italia è quello di Milano, come abbiamo scritto in questo articolo: Sapete qual è il Comune più indebitato d’Italia? Milano

Debito Comuni. Fonte: Il Sole 24 ore
Debito Comuni. Fonte: Il Sole 24 ore

Siccome ci teniamo tutti a non finire gambe all’aria né a finire spennati da multe e gabelle varie, abbiamo pensato a dieci proposte per aumentare il gettito del Comune riuscendo così a ripagare gli interessi sul debito senza strangolare l’economia di Milano.

Non ci sono solo le tasse e le multe: 10 IDEE CREATIVE per aumentare il gettito del Comune

1. Quotarci in Borsa

La prima città al mondo che si quota in Borsa. Come asset si considera l’intero patrimonio comunale e artistico della città. Come ricavi si prende il gettito fiscale. I dividendi vengono maturati come quota calcolata sui maggiori introiti futuri, ad esempio 10% delle tasse locali. I milanesi avrebbero diritto a una partecipazione a sconto rispetto agli investitori istituzionali o di fuori città. Ci sarebbero limiti massimi alla partecipazione per evitare di avere grosse concentrazioni di capitali: Milano è una public company.

2. Emissione della criptovaluta Milano

Milano, Genova e Firenze hanno rivoluzionato la finanza mondiale all’epoca del Rinascimento. Per capirlo basta vedere quante Lombard street ci siano nel mondo. Nell’era della blockchain di cui tutti parlano, anche se molti a sproposito, Milano potrebbe porsi all’avanguardia creando una vera e propria criptovaluta. Altrimenti, una valida alternativa potrebbe essere quella di una ICO, fornendo dei token ai sottoscrittori.

3. Esproprio case sfitte oltre quota 10 dello stesso proprietario

A Berlino sta facendo molto rumore un’iniziativa popolare mirata all’esproprio di appartamenti sfitti di uno stesso proprietario al di sopra di una determinata quantità. Sembra che a Milano ci siano oltre 110.000 appartamenti sfitti, spesso di proprietà di compagnie di assicurazioni o di grandi società. Per aumentare il gettito dello stesso e, al contempo, per calmierare il prezzo degli affitti, il Comune potrebbe riprendersi gli appartamenti che non vengono messi a disposizione di persone e imprese del territorio.

4. Informatizzare gli spazi liberi su internet

Siamo quasi nel 2020, eppure la gestione degli spazi pubblici in concessione temporanea è ferma all’era dell’occupazione spagnola. Bisogna ancora presentarsi negli uffici, fare domanda ai vigili, perdersi tra trecento corridoi e spesso, anche per una banale occupazione di spazio pubblico di una sola giornata, si deve attendere l’ultimo giorno prima dell’utilizzo per sapere se sia stata concessa o respinta. Creiamo un sistema trasparente in cui tutti gli spazi comunali disponibili a occupazioni o eventi temporanei siano mappati e prenotabili in tempo reale. Questo aumenterebbe il gettito del Comune consentendo agli operatori di perdere meno tempo e di gestire meglio la propria attività.

5. Crowdfunding per spazi da riqualificare

E’ inutile nasconderci dietro a un dito. A Milano ci sono aree che fanno schifo, lasciate allo sbando. Potrebbe essere difficile per un Comune ultraindebitato intervenire, ma al contempo si potrebbe creare un sistema di crowdfunding per spazi o monumenti da rimettere a posto. In fondo anche la costruzione del Duomo ha avuto il supporto di una sottoscrizione popolare.

6. Benefits per eredità lascite al Comune

Ogni tanto appare la notizia di lasciti per il Comune da defunti senza eredi. Il Comune potrebbe fare una campagna per incentivare tutti i milanesi a destinare nella propria eredità un decimo del loro patrimonio alla città. In cambio potrebbe prevedere forme di gratificazione eterna, si potrebbe inserire il nome del donatore sotto le targhe delle vie, un po’ come fanno le chiese con le targhette sulle panche.

7. Marchio Milano

Nel mondo abbondano caffé, ristoranti, bar, perfino biscotti con il marchio Milano. Il Comune dovrebbe pretendere delle royalty per tutti coloro che utilizzano il nome di Milano. Potrebbe pensare anche a un sistema automatico tipo 1 euro ogni volta che chiunque al mondo menziona la parola Milano. Sarebbe un gettito colossale.

8. Rompere le scatole all’Europa e all’Italia

Il Comune di Milano deve rapportarsi con l’Unione Europea e con lo Stato italiano come fa ogni gruppo di pressione: considerandoli delle riserve di caccia. Invece di stare a lamentarsi o andare a Roma con il cappello in mano per elemosinare qualche spicciolo, Milano dovrebbe alzare la voce pretendendo da entrambi fondi e risorse, non perchè ne abbiamo bisogno ma perchè siamo tra i principali produttori di ricchezza nazionali e continentali.

9. Monumenti in adozione

Come per le guglie del Duomo, si potrebbe offrire ai milanesi la possibilità di allegare il proprio nome ai monumenti della città. A chi paga di più si potrebbe anche pensare di destinare una statua da inserire in uno spazio pubblico.

10. Diventare città stato

Forse la cosa più facile e di risoluzione strutturale del problema. C’è solo da firmare un atto della giunta e avviare l’iter previsto della Costituzione per diventare una città regione. In questo caso Milano avrebbe molti più fondi disponibili e potrebbe agevolmente ridurre se non azzerare il proprio debito, come ad esempio ha fatto Bolzano, unico Comune assimilabile a una città stato in Italia.

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Il PAESE DIPINTO al lago d’Orta: un’idea per un quartiere di Milano? (Gallery)

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Cosa ti puoi inventare se sei una piccola frazione senza particolari motivi di attrazione, per molti solo un parcheggio per Orta, ben più quotata località lacustre, o per il vicino ristorante di Cannavacciuolo?

villa crespi, ristorante di cannavacciuolo
villa crespi, ristorante di cannavacciuolo

Questo si deve essere chiesta l’amministrazione di Legro quando nel 1998 ha stabilito che ogni casa della piccola frazione dovesse far dipingere un affresco su una delle sue pareti.

Milano-Legro: 82Km, 1h e 7'
Milano-Legro: 82Km, 1h e 7′

Così Legro si è trasformato nel Paese Dipinto diventando una meta turistica quasi obbligatoria per chi visita il lago d’Orta.

orta san giulio
orta san giulio

Gli affreschi sono a tema, ispirati alle opere del poeta locale Gianni Rodari o di film girati nei pressi del lago d’Orta, come “Il balordo”, “L’amante segreta”, “Una spina nel cuore”, “La voglia di vincere” e “La stanza del Vescovo”.

Gli autori degli affreschi sono sia artisti affermati, italiani e stranieri, che studenti di licei artistici della zona.

Un’idea che potrebbe essere seguita da Milano per rendere più attraente uno dei suoi quartieri, come Lambrate, già un punto di riferimento dell’arte contemporanea, o come zone da valorizzare, come il Lorenteggio, il Gratosoglio o Quarto Oggiaro.

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FOTO

The Genius Experience

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“Leonardo & Warhol in Milano: the Genius Experience” è una mostra molto particolare. 

Dedicata a persone particolari, quelle che amano l’arte in tutte le sue sfaccettature e che non possono fare a meno di scoprire sempre cose nuove. A quelle persone che non vedono l’ora che ci sia u nuovo format espositivo per poterlo vedere. A quelle persone che amano l’Arte Classica, la Moderna, la Contemporanea. 

Questa mostra è una di quelle che ti lasciano con la bocca a penzoloni e la voglia di rifare il giro da capo!

L’installazione multimediale prevede una serie di immagini, molto suggestive, che accompagnano il visitatore nella Milano vissuta, ed immaginata da Leonardo da Vinci, fino alla visione di The Last Supper di Andy Warhol, l’opera con cui nel 1987 il creatore della Pop Art reinterpretò il Cenacolo leonardesco.

Bello vero?

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🔴 #VotoMilano: VOTA i tuoi preferiti tra questi 18 VANTAGGI che si possono ottenere con l’AUTONOMIA di Milano

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prospettive #VotoMilano

In accompagnamento allo storico sondaggio promulgato da Milano Città Stato, riguardante la scelta da parte dei cittadini milanesi del grado di autonomia da assegnare alla propria città, abbiamo pubblicato alcune card che informano il pubblico di quelli che sarebbero gli ambiti di primo intervento nel caso Milano riuscisse ad acquisire maggiori poteri decisionali sui propri destini.

——-VOTA SUBITO——-

Mentre il sondaggio è ancora nel suo pieno, vogliamo sapere da voi quali, tra le prospettive da noi indicate, ritenete essere le migliori dalle quali partire per rendere Milano la città dei nostri (e vostri) sogni.

Potete votarne fino a tre diverse.

 

#1 Mezzi pubblici gratuiti nei giorni di smog

prospettive #VotoMilano

 

#2 Libertà nel decidere come impiegare le risorse del bilancio comunale

prospettive #VotoMilano

 

#3 Libertà nel legiferare su temi come istruzione, economia, lavoro e burocrazia

prospettive #VotoMilano

 

#4 Possibilità di disporre direttamente dei fondi europei

prospettive #VotoMilano

 

#5 Creazione di distretti a fiscalità agevolata per sviluppare le imprese

prospettive #VotoMilano

 

#6 Apertura di una Circle Line sul percorso della tangenziale

prospettive #VotoMilano

 

#7 Avere una rappresentanza in Europa

prospettive #VotoMilano

 

#8 Apertura di 8 nuove linee metropolitane leggere verso l’Hinterland a Milano

prospettive #VotoMilano

 

#9 Possibilità per le imprese milanesi di competere direttamente con le imprese straniere

prospettive #VotoMilano

 

#10 Disporre di una politica ambientale comune per tutta l’Area Metropolitana con obiettivo inquinamento zeroprospettive #VotoMilano

#11 Investire e lavorare in modo sereno, riducendo il Rischio Italia

prospettive #VotoMilano

 

#12 Avere asfalto e pavè posati a regola d’arte

prospettive #VotoMilano

 

#13 Vivere in una città proiettata verso il mondo

prospettive #VotoMilano

 

#14 Disporre di una burocrazia semplificata rispetto a quella statale

prospettive #VotoMilano

 

#15 Avere una sanità con standard ancora migliori

prospettive #VotoMilano

 

#16 Possibilità di trattenere in città la gran parte delle risorse generate

prospettive #VotoMilano

 

#17 Investimenti in infrastrutture e collegamenti col territorio circostante

prospettive #VotoMilano

 

#18 Promulgare leggi sul lavoro in sinergia con la mentalità della città

prospettive #VotoMilano

 

Qual è il vostro Orizzonte di Gloria (scegli fino a TRE risposte)?

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Vedi i RISULTATI di #votoMilano, il SONDAGGIO SUL REFERENDUM PER MILANO CITTA’ STATO

 

#MilanoCittàStato #VotoMilano

Per saperne di più sul tema del sondaggio:
Cosa cambierebbe se Milano acquisisse l’autonomia di una regione? (a cura di Andrea Zoppolato)
Cosa cambierebbe se Milano acquisisse l’autonomia tramite delle leggi speciali? (a cura di Hari de Miranda)
Cosa dice l’Europa sull’autonomia delle città (a cura di Antonio Enrico Buonocore)
Competenze a confronto nei tre casi: situazione attuale, autonomia regionale ordinaria, autonomia regionale speciale (a cura di Fabio Marcomin)

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Cat Café, Gattoparco, Parco Gattile: la prima guida di Milano, città dei GATTI

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gatti

Tutti amano i gatti, anche chi dice di odiarli o di preferire i cani.
Milano e i suoi abitanti adorano i felini più orgogliosi del mondo animale: lo dimostrano le numerose colonie di gatti sparpagliate per la città, ma anche i locali dedicati a loro. Addirittura nel 2019 ha inaugurato il primo festival milanese sui gatti, La Città dei Gatti.

 

Per i veri cat lovers, Milano offre tanti luoghi d’interesse per trascorrere una giornata insieme a questi capricciosi felini. Luoghi come:

 

CATMINT CAT CAFÉ

gattiMilano conta ben due Cat Café, locali dove si può mangiare, bere e, intanto, accarezzare e giocare con tanti diversi gatti. L’idea del Cat Café è stata importata in Occidente dal Giappone e da qualche anno è giunta anche in Italia. Il Catmint Cat Café si trova vicino al Politecnico, in Via Poggi 2, e i suoi gatti sono pronti a tenere compagnia a tutti i clienti… annusando una volta ogni tanto i loro piatti.

 

CRAZY CAT CAFÉ

gattiIl primo Cat Café ad aprire a Milano è stato il Crazy Cat Café, non distante dalla Stazione Centrale. Il menu del locale è formato da gustosissimi brunch, merende e pranzi, da gustare mentre si accarezzano gatti trovatelli che prendono il loro nome da cantanti famosi: Bowie, Freddie, Patti, Mina, ecc…

 

CIMITERO MONUMENTALE

gattiIl museo “a cielo aperto” di Milano, il Cimitero Monumentale, ospita una delle 500 colonie feline della città. I suoi gatti rendono ancora più pittoresca l’esplorazione di questo luogo sacro, sia dal punto di vista spirituale che dal punto di vista artistico: potrete scorgerne diversi, mentre zampettano tra le tombe e le statue del cimitero.

 

LIBRERIA HELLISBOOK

gattiLa Libreria Hellisbook, in zona Farini, è una libreria indipendente specializzata in alcuni settori particolari, derivanti dalla passione delle sue due fondatrici: la storia, la vela e… i gatti, per appunto. Tra i suoi scaffali, gli amanti dei gatti troveranno sicuramente qualche chicca letteraria da leggere insieme ai propri amici a quattro zampe.

 

UNIVERSITÀ BOCCONI

gattiAnche in questa prestigiosa università, una delle più famose d’Italia, vive una colonia di gatti, accuditi non solo dai volontari di un’associazione, ma anche dai professori e dagli studenti dell’Ateneo.

 

GATTOPARCO

gattiIn Via Lombardini 5, tra il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, sorge un giardino condiviso nato per tutti coloro che vogliono condividere il loro amore per i gatti e la natura.

 

PARCO CANILE/GATTILE

Tra Ortica e Forlanini sorge un parco canile/gattile di 35.565 mq, dotato di tutte le necessità e le comodità di cui cani e gatti hanno bisogno. Dal mercoledì alla domenica, dalle 13.00 alle 17.00, il parco apre al pubblico in modo che le famiglie possano interagire con gli animali e, perché no, adottarne uno.

 

VANESSA MARAN

 

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Shutter Island a colazione

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C’è un posto a Milano in cui il cinema d’autore si unisce al mistero di un luogo segreto. Vai verso Ca’ Granda, lì ti tufferai nel mondo di Hollywood e Cinecittà, godendoti intramontabili film del passato.

Il tutto, in una cornice d’eccezione: il suggestivo antico Sepolcreto della Chiesa dell’Annunciata.

Questa volta la proposta è più che allettante: Shutter Island + colazioni inclusa, il tutto abbinato ad un luogo spettacolare, ti consentirà di scoprire una parte segreta di Milano e vivere un’esperienza unica rivedendo film che difficilmente trovi nei cinema o in tv.

Cosa aspetti? Corri a prenotare il tuo biglietto!

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C’è un Gallo a Milano e si chiama Ron!

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Il suo nome è Ron, Ron Gallo.

Anche se sembra un po’ spiantato, Ron Gallo è un musicista navigato.

Cresce con il blues, il rock ed il soul a Philadelphia, dove inizia a suonare con la sua band precedente, i Toy Soldier. Come sempre e da sempre, ha l’anima di chi suona il garage punk.

La sua personalità sopra le righe, spavalda e frizzante lo porta a trovare la sua via musica: un mix di glam, blues rock e punk. Strano? No, unico! E ora è pronto per voi milanesi, al Circolo Magnolia!

Ma, voi siete pronti per lui?

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Urban Practice: 6 cose fatte dal Comune di ANTIBES che sarebbero utili anche a Milano

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Quadro didascalico (Antibes- Juan Les Pins)
Quadro didascalico (Antibes- Juan Les Pins)

Non so voi, ma quando sono all’estero mi capita di osservare ciò che sarebbe bello importare da noi. Qualche volta mi succede di ammirare qualcosa del settore privato, molto più spesso, invece, mi sorprende l’amministrazione pubblica. Quando vivevo in Germania ciò che mi meravigliava era il funzionamento della burocrazia e dell’apparato pubblico, sempre al servizio del cittadino e orientato a un miglioramento continuo, un approccio che, ahimé, noto di rado in Italia.

Qualche giorno di vacanza ad Antibes-Juan Les Pins e volevo condividere con voi sei cose fatte dall’amministrazione locale che mi piacerebbero venissero imitate anche da Milano.

Urban Practice: 6 cose fatte dal Comune di ANTIBES che sarebbero utili anche a Milano

#1 I tombini livellati

tombino livellato (Antibes- Juan Les Pins)
tombino livellato (Antibes- Juan Les Pins)

A Milano mi muovo quasi solo su due ruote. E chi lo fa come me sa bene che cosa significhino i tombini sulle nostre strade. Sono sempre rialzati rispetto all’asfalto e creano delle sconnessioni fastidiose e pericolose che si cerca in tutti i modi di evitare.

tombino livellato (Antibes- Juan Les Pins)
tombino livellato (Antibes- Juan Les Pins)

In Francia, come ho notato anche in Germania, si presta molta più attenzione al manto stradale e, in particolare, ai tombini che sono perfettamente livellati all’asfalto. Se ci si possa sopra non si avverte il minimo sobbalzo. Non credo si tratti di un costo maggiore ma credo ci voglia soprattutto più cura.

#2 Asfalto antipioggia e senza buche

Stesso discorso per l’asfalto. Questi giorni sono stato poco fortunato e ha piovuto a dirotto. Quando succede a Milano l’asfalto si riempie di buche.

Girando per Antibes di buche non ne ho trovata mezza, invece ho notato un asfalto perfetto, spesso del tipo antipioggia che a volte si trova per qualche tratto d’autostrada. Ho anche notato che se devono riparare una buca, spesso sistemano un intero tratto inserendo asfalto più performante.

asfalto rifatto (Antibes- Juan Les Pins)
asfalto rifatto (Antibes- Juan Les Pins)

#3 La cura dei marciapiedi

Poche volte a Milano mi è capitato di imbattermi in lavori per migliorare i marciapiedi.

lavori sul marciapiede (Antibes- Juan Les Pins)
lavori sul marciapiede (Antibes- Juan Les Pins)

Ad Antibes invece ho trovato diversi microcantieri sui marciapiedi che mostrano una cura perfino superiore rispetto a quelli per intervenire sulla carreggiata. E sorprende anche in questo caso la qualità di asfalto utilizzato.

marciapiede rifatto (Antibes- Juan Les Pins)

In certi casi chi passeggia può perfino scegliere il tipo di superficie su cui camminare: asfalto o parquet.

asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)
asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)

#4 La promozione del luogo

Alcuni cantieri hanno attorno dei pannelli che reclamizzano manifestazioni o attrazioni del luogo. L’ho visto più volte quindi mi fa pensare che sia il Comune a richiedere a chi svolge dei lavori che venga fatta pubblicità al territorio.

Cantieri promozionali (Antibes- Juan Les Pins)
Cantieri promozionali (Antibes- Juan Les Pins)

Con tutti i cantieri che abbiamo penso che sarebbe straordinario utilizzarli per valorizzare la nostra città, pensiamo solo all’impatto di pannelli sui grattacieli in costruzione.

#5 Quadri davanti ai monumenti

I francesi sono dei maestri della mise en place. Qualunque cosa abbiano tra le mani riescono a trasformarla in modo magnifico. Guardate quello che hanno fatto con la Gioconda del nostro Leonardo, che non credo sarebbe considerata una così grande attrazione se fosse in qualcuno dei nostri musei. In questo i francesi sono un esempio da cui dovremmo imparare con umiltà, in particolare nella valorizzazione dei nostri monumenti. Nei pressi di monumenti o di scorci di particolare interesse di Antibes hanno posizionato delle immagini di dipinti che rappresentano l’interpretazione artistica di tali luoghi.

Quadro didascalico (Antibes- Juan Les Pins)
Quadro didascalico (Antibes)

Un piccolo espediente che serve ad aumentare l’attenzione su alcuni luoghi di interesse e al contempo trasmette l’idea di città d’artisti che l’amministrazione della città vuole trasmettere ai turisti.

#6 Luci colorate

A mio avviso uno dei maggiori punti di debolezza di Milano è la notte. Non solo per gli orari che rendono la città meno vivibile, ad esempio nei trasporti. Soprattutto trovo l’illuminazione della nostra città antiquata e inadeguata, incapace di valorizzare le straordinarie bellezze che si trovano a cielo aperto. In questo siamo anche peggio di Roma. Nell’uso delle luci i francesi sono dei giganti, non è un caso che la loro capitale sia la ville lumiere. Ho notato che hanno appena rifatto l’illuminazione sul lungomare di Juan Les Pins con dei lampioni d’avanguardia, che illuminano in basso e in alto, ma quello che mi ha colpito ancora di più è l’utilizzo di luci colorate perfino per valorizzare dei comunissimi alberi. Mi fanno immaginare come potrebbero diventare i nostri parchi, i viali alberati (pensiamo a corso Sempione, ora così sciatto) o molti nostri monumenti con un intelligente uso di luci che cambiano colore.

Questi sono solo alcuni esempi. Si parla tanto di best practice: sarebbe bellissimo se la nostra amministrazione studiasse di più le altre città del mondo e introducesse a Milano innovazioni grandi o piccole che possano portare benefici a chi vive e a chi la visita.

ANDREA ZOPPOLATO

I 500 anni di autonomia di CASTELL’ARQUATO, tesoro medievale in stile milanese

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A circa un’ora e mezza di auto da Milano, nel piacentino, sorge la cittadina di Castell’Arquato, un borgo che conta poco meno di cinquemila abitanti.

Fin dalla sua fondazione come cittadina (probabilmente a partire dal perimetro di un castrum, ossia un accampamento militare di epoca romana, come lascerebbe intuire anche l’antica denominazione di Communitas Castri Arquati) nell’VIII secolo d.C., Castell’Arquato fu vivace centro di attività, innanzitutto per via della sua felice posizione, molto vantaggiosa dal punto di vista logistico, come pure grazie all’alto grado di autonomia concesso dai vari podestà e, successivamente, dai vescovi. L’autonomia della cittadina venne poi pienamente sancita, attraverso la creazione di appositi organi di governo, nel 1220.

Risulta interessante notare anche come la storia di Castell’Arquato e quella di Milano siano legate. Già nel 1290, Alberto Scotti (degli Scotti Douglas, casato nobiliare locale di origine scozzese) conquista Castell’Arquato, costruendovi il Palazzo Ducale ed il Palazzo del Podestà (oggi ancora in piedi, praticamente immutati), legandosi poi alla famiglia Visconti di Milano. Dopo diversi capovolgimenti, l’autonomia del borgo venne mantenuta e potenziata dai Visconti, i quali si insediarono nuovamente, nel 1316 e governarono fino al 1446. La stesura di documenti attestanti l’autonomia del borgo, che furono la base di analoghe concessioni nei territori circostanti e la Rocca Viscontea, che domina la valle del fiume Arda, furono i lasciti più evidenti del governo dell’importante famiglia milanese sul borgo.

Rocca Viscontea
Rocca Viscontea

Il successivo governo degli Sforza su Castell’Arquato, iniziato nel 1447 sotto Francesco I, che fu anche signore di Piacenza e delle terre annesse, terminò circa tre secoli dopo, nel 1707, allorché la cittadina passò sotto il Ducato di Parma e Piacenza.

Le principali attrattive turistiche del borgo (i già citati Palazzi del Duca e del Podestà, nonché la Rocca Viscontea, la Collegiata ed il Torrione Farnese) sono tutte collegate allo straordinario stato di conservazione delle costruzioni medievali. Tuttavia Castell’Arquato non è da sottovalutare come addentellato della food valley, soprattutto in quanto si trova sulle terre che hanno dato vita a vini come il Barbera, il Bonarda, e l’Ortrugo.

cena a castell'arquato
cena a castell’arquato

ANTONIO BUONOCORE

Musica Elettronica al Gattò

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Sapete che esiste una nuova professione, il sound designer? Se vi chiedete chi sia, possiamo dirvi che è una persona talentuosa, che ha la musica nel sangue e che dà il sottofondo a film e cortometraggi.

In poche parole: è quello che fa Luca Maria Baldini. Un artista più che poliedrico, che sfrutta la passione per la musica elettronica mixandola a colonne sonore. Il risultato è eccezionale!

Classe 1985, ha realizzato colonne sonore per cortometraggi, installazioni e performance. Ha presentato i suoi lavori in gallerie e musei nazionali e internazionali, suonando sui migliori palchi italiani ed europei.

E’ un’occasione unica questa per sprigionare la vostra anima elettronica!

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Sapete qual è il Comune più indebitato d’Italia? MILANO! La città che produce più ricchezza rischia il PATATRAC

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Debito Comuni. Fonte: Il Sole 24 ore
Debito Comuni. Fonte: Il Sole 24 ore

Si sta scoperchiando il vaso di Pandora del debito dei Comuni.

Il decreto Salva Roma

Non sappiamo se sia il più grande, sicuramente è il più chiacchierato. Il debito di Roma, che sia Comune, Roma Capitale, Provincia, Città Metropolitana, Regione o Partecipate, è da oltre un decennio oggetto di dibattito politico e di salvataggi arditi. Nel 2009 con la legge di “Roma Capitale” il debito di Roma era stato rapportato a una bad bank e coperto per tre quinti da tutti gli italiani. Sembrava già troppo, invece no: nel decreto crescita approvato dal precedente governo è stata inserita una norma già definita “Salva Roma” con cui si trasferirà allo Stato tutto il debito della galassia romana.

Leggi anche: 12 miliardi di debiti di Roma passano allo Stato

O tutti o nessuno. Ma quali sono questi tutti?

Lo scorso 23 aprile Il Sole 24 ore ha pubblicato i dati comparati sul debito dei principali comuni italiani. Nell’articolo Non solo “salva Roma”: gli altri comuni con la mina debito il primo quotidiano finanziario del Paese mostra la situazione di sofferenza di diverse nostre città. Si parla di Napoli, Genova, Torino e Reggio Calabria, ma la tabella comparata mostra un dato sconosciuto ai più: il primo comune d’Italia per debito è Milano.

Fonte: Il Sole 24 ore
Fonte: Il Sole 24 ore

Come si vede nella tabella, Milano ha 3,7 miliardi di debiti, di gran lunga il più alto d’Italia. Debito molto alto anche se lo si calcola per abitante: ogni milanese ha 2.733 euro di debito comunale, secondi in Italia solo ai torinesi. Un debito che ci costa oltre 300 milioni di euro all’anno per interessi, ossia pari a sei volte l’incasso previsto dal Comune per l’aumento dei biglietti ATM.

IL debito DEL COMUNE ci costa oltre 300 milioni di euro all’anno per interessi, ossia pari a sei volte l’incasso previsto per l’aumento dei biglietti ATM.

E’ un dato che sconvolge e che spiega anche il declassamento del rating di Milano a BBB (quasi spazzatura) con previsione negativa, confermato anche nel settembre 2019, che era stato motivato dai media come dovuto principalmente al rischio Paese. Qui l’articolo: Milano, rating BBB con Outlook negativo: declassamento legato a sorti Italia. 

Altro che rischio Italia! E’ Milano che è a rischio fallimento. Un fallimento che si può scongiurare, almeno nel breve, attraverso tre scenari. Il primo è umiliante e ingiusto, il secondo disastroso, il terzo l’unico di buonsenso.

Primo scenario: un decreto “salva Milano”

Questo è lo scenario che a breve risolverebbe tutto. A spese degli italiani. L’intervento dello Stato per trasferire il debito di Milano a tutti gli italiani, esattamente come ha fatto e vuole fare ancora con il debito di Roma: sarebbe una partita di giro o, per dirla in modo più gergale, un magheggio truffaldino.

Sarebbe un intervento ingiusto perchè scaricherebbe sui cittadini dei comuni virtuosi il debito contratto dal Comune di Milano. Ma soprattutto sarebbe un intervento umiliante. Perchè è da incapaci irresponsabili risolvere i propri debiti scaricandoli sugli altri. Infine rappresenterebbe una soluzione nel breve, ma un incentivo ad aggravare la situazione nel lungo periodo: come dimostra Roma, Alitalia o ogni altro salva debiti effettuato dallo Stato, trasferire i debiti da un soggetto a un altro ha sempre l’effetto di incentivare nuovo debito nel soggetto insolvente.

è da incapaci irresponsabili risolvere i propri debiti scaricandoli sugli altri

Secondo scenario: andare avanti così

Si tratta dello scenario dello status quo attuale. Significa andare avanti cercando di tenere in pari i conti, confidando ogni anno di trovare le risorse addizionali per pagare i 300 e passa milioni di interessi. Visto che le leve per raccogliere proprie risorse per un Comune senza autonomia come Milano sono poche, questo scenario fa prevedere queste scelte obbligate per pagare gli interessi sul debito comunale:

  • taglio dei servizi, partendo ad esempio da quelli meno utilizzati, come bus e tram dopo le 20 o nei festivi, o la metro dopo le 21
  • aumento dei ticket di ingresso alla città (area B- area C)
  • aumento delle tasse locali (per residenti o esercizi commerciali)
  • introduzione di metodi creativi per finanziare il Comune (es. multe, ticket, addizionali)

Nella migliore delle ipotesi si riuscirebbe a pagare gli interessi però sottraendo risorse all’economia privata, col rischio di innescare una depressione. L’effetto più rischioso sarebbe quello di dover aumentare ancora di più il debito per incapacità di coprire gli interessi con le nuove imposte. In breve, questa soluzione è quella tipica italiana del tirare a campare che alla lunga porta ad aumentare il debito, riducendo i servizi e distruggendo l’economia.

Qual è allora l’unica soluzione di buonsenso per risolvere strutturalmente il problema del debito?

Terzo scenario: Milano città stato (o città regione o città autonoma o chiamatela come vi pare)

Come può la città che produce più ricchezza in Italia (10,6% del PIL), circa 180 miliardi all’anno, con un gettito per lo Stato superiore ai 40 miliardi di euro, come può rischiare la bancarotta per meno 4 miliardi di euro di debito?

La risposta è semplice: perchè la ricchezza che Milano produce è dello Stato, non di Milano. Questo perchè Milano ha la stessa autonomia di tutti gli altri comuni d’Italia, ossia pari a zero.

La dimostrazione che l’autonomia è la soluzione è prendere uno dei pochi esempi di comuni perfettamente virtuosi d’Italia. Bolzano. La città altoatesina ha festeggiato il 2018 raggiungendo “debito zero”, ossia non ha debiti verso lo Stato.

Leggi anche: Tasse leggere, il modello altoatesino. E Bolzano diventa uno dei primi comuni a debito zero

Qual è l’unica differenza sostanziale tra Bolzano e Milano, entrambe città ricche e produttive? Bolzano è l’unica città italiana che si può definire una “città stato”, insieme a un altro comune tra i più virtuosi come Trento. Bolzano infatti trattiene sul territorio gran parte delle risorse che produce e può amministrarsi in autonomia rispetto allo stato italiano.

Si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, a dare la colpa alla parte politica avversa o alle amministrazioni precedenti, a fingere di non capire o a trattare con superficialità il tema della città stato. La realtà è che l’unico modo per smettere di vivere con il cappello in mano e avere la dignità di poter gestire i propri debiti si chiama autonomia. La nostra Costituzione lo consente a qualunque territorio con almeno un milione di abitanti. Per avviare l’iter basta un atto di volontà della giunta di Milano. Quanto debito e nuove tasse ci vorranno per arrivare a farlo?

l’unico modo per smettere di vivere con il cappello in mano e avere la dignità di poter gestire i propri debiti si chiama autonomia. La nostra Costituzione lo consente. Per avviare l’iter basta un atto di volontà della giunta di Milano. Quanto debito e nuove tasse ci vorranno per arrivare a farlo?

Leggi anche: Milano città regione? Avrebbe 11 miliardi di euro in più all’anno

ANDREA ZOPPOLATO

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come#amburgo #madrid #berlino #ginevra #basilea #sanpietroburgo #bruxelles             #budapest #amsterdam #praga #londra #mosca #vienna #tokyo #seul#manila     #kualalumpur #washington #nuovadelhi #hongkong#cittadelmessico #buenosaires   #singapore

 

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Referendum per Milano: l’IDENTIKIT di chi sta votando e i retroscena del sondaggio sull’autonomia

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La storia d’Italia è stata fatta anche grazie a referendum che hanno affrontato temi che la politica non poteva o non voleva affrontare, come aborto, divorzio o l’adozione del sistema uninominale. Iniziative popolari che hanno in comune due caratteristiche:

1. Dare più potere e più libertà ai cittadini
2. Ricevere l’ostilità o l’indifferenza dalle principali forze politiche

Il referendum infatti è lo strumento che dà ai cittadini il potere di indicare se e cosa cambiare dello status quo che i politici non possono o non vogliono modificare.

Di questo ce ne siamo accorti anche noi quando abbiamo promosso il sondaggio #votoMilano per capire se i milanesi siano a favore di un referendum per dare più autonomia a Milano. E per verificare quale sia il tipo di autonomia preferito tra le diverse possibilità garantite dalla costituzione.

Informare i cittadini sulla possibilità di esprimersi su un referendum, ci sembrava un principio democratico condivisibile da chiunque, a prescindere dal parere dei singoli sull’autonomia della città di Milano.

Per questo abbiamo contattato i rappresentanti di tutte le forze politiche che in passato ci avevano fatto sapere di essere a favore dell’autonomia di Milano.
Ed abbiamo chiesto a ognuno di loro NON di esprimersi a favore dell’autonomia di Milano ma unicamente di segnalare sui social il sondaggio per chiedere un parere su un eventuale referendum.
Su 12 politici contattati solo uno ha segnalato in un post su Facebook l’esistenza del sondaggio (qui il suo post).

Dagli altri silenzio o scuse imbarazzate per spiegare che il loro partito non ama che si faccia un ulteriore passo verso il dare ai cittadini il potere di scelta sull’autonomia di Milano.
Curioso anche il comportamento dei media più attivi a Milano. Hanno segnalato il sondaggio i siti indipendenti, e a nostro avviso più credibili, come Semplicemente Milano, Milano Panoramica, Nati per vivere a Milano e Urban File.

Gli altri ci hanno risposto che non possono. Uno, in particolare, noto per l’atteggiamento irriverente, ci ha risposto che “se non è un’iniziativa del Comune non ne possiamo parlare“.

L’identikit di chi sta votando

Finora si sono espressi oltre 2.000 votanti che rappresentano un campione statisticamente significativo, al di sopra della maggior parte dei sondaggi politici normalmente realizzati (i principali istituti di ricerca utilizzano un campione tra i 600 a 1200 intervistati).

Google Analytics fornisce qualche informazione in più su chi sta votando:
Età: la fascia più rappresentata è quella tra i 25 e i 34 anni (22,9%). Segue quella tra i 35 e i 44 (19%). Più disinteresse tra i più giovani (dai 18 ai 24) col 5,7%.
Città: fuori Milano le città in Italia che hanno partecipato più al voto sono Roma (4,1%), Bologna (2,5%), Torino (2,1%) e Monza (2%). Tra le città straniere prima è Londra (0,4%) seguita da New York (0,1%). Quasi l’80% dei voti proviene dalla Lombardia.
Sesso: Maschi (52,1%), Femmine (47,9%)

Risultati provvisori

  • il 93% di chi ha votato è a favore di un referendum sull’autonomia della città 
  • il 95% è per dare più autonomia a Milano (in maggioranza sono per una “città regione” sul modello di Berlino, Madrid o Amburgo).

Vedremo se questo risultato che si profila al di là di ogni dubbio o interpretazione riuscirà a scuotere la coscienza dei più quotati politici della città o se semplicemente aumenterà l’imbarazzo del loro silenzio.

Da parte nostra, quello che faremo è mantenere come sempre la parola data: ci impegneremo con tutte le nostre forze a dare seguito alla volontà che è stata espressa, qualunque essa sia. Mettendo al di sopra di tutto il bene di Milano.

MILANO CITTA’ STATO

Se non hai ancora votato, puoi farlo cliccando qui: #VotoMilano: scegli il futuro di Milano

Kiss the Frog!

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Kiss the Frog è un nuovo evento/mostra realizzato dal Politecnico di Milano per raccogliere, in modo divertente e diverso dal solito fondi per creare un nuovo laboratorio. Una bella e giusta causa no?

 

Quello che vedrete a Kiss the Frog è un’esposizione di rane di Cracking Art: invaderanno l’università! Si arrampicheranno sui muri e si caleranno dalle pareti degli edifici.

Ricordatevi che potete anche acquistare le rannocchiette! Prendetene qualcuna, sono carine, sono simpatiche, sono colorate e specialmente sono per una buona e giusta causa!

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Musica Elettronica al Gattò

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Chi è il sound designer? Io non lo sapevo fino ad oggi… è una persona talentuosa, che ha la musica nel sangue e che dà il sottofondo a film e cortometraggi.

In poche parole: è quello che fa Luca Maria Baldini. Un artista più che poliedrico, che sfrutta la passione per la musica elettronica mixandola a colonne sonore. Il risultato è eccezionale!

Classe 1985, ha realizzato colonne sonore per cortometraggi, installazioni e performance. Ha presentato i suoi lavori in gallerie e musei nazionali e internazionali, suonando sui migliori palchi italiani ed europei.

E’ un’occasione unica questa per sprigionare la vostra anima elettronica!

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Ex Scalo FARINI: punti di forza e due fattori di debolezza del progetto che trasformerà Milano

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Alla fine il fantomatico masterplan Farini-S.Cristoforo è arrivato. Lo Scalo Farini inizia finalmente a prendere forma e, ad una prima occhiata, non parrebbe all’altezza delle aspettative: troppo poco verde, binari a vista, molti edifici bassi al posto delle torri iconiche a cui negli ultimi anni ci eravamo abituati.

I Limpidarium per acqua e aria più pulite

Ma partiamo dall’inizio. Questo è il progetto vincitore presentato da OMA, studio internazionale specializzato in architettura, urbanistica e ricerca transdisciplinare e Laboratorio Permanente, studio milanese che integra una visione architettonica contemporanea con una profonda attenzione al contesto urbano. Il progetto punta a inserirsi nella strategia del comune di Milano per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza urbana attraverso il ruolo delle alberature e degli specchi d’acqua che permettono di raffrescare l’aria per la città e ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute delle persone.

Nel caso del parco Farini, il Masterplan prevede un Limpidarium d’aria che ha l’obiettivo di ridurre l’effetto “isola di calore” generata dalla città e di depurare l’aria.

Nel caso del Parco San Cristoforo, invece, il Limpidarium d’acqua funziona come un filtro che, mediante un procedimento naturale, depura l’acqua e consente la creazione di piscine atte alla balneazione e ad attività nuove per la città di Milano.

Inoltre, in ogni aspetto funzionale del quartiere vengono adottate strategie ecologiche: dalla riduzione della domanda energetica degli edifici sulla base delle caratteristiche fisiche dei materiali e delle colorazioni delle facciate, allo stoccaggio e riuso delle acque meteoriche; dalla climatizzazione delle piazze e dei percorsi pubblici tramite corridoi ecologici, alla centralizzazione del sistema di raffrescamento e riscaldamento dell’intero quartiere.

Che fine ha fatto il grande parco?

Al primo impatto tuttavia questo progetto potrebbe apparire un po’ deludente. Forse perché avevamo fatto l’occhio ai rendering di Boeri presentati al pubblico nel 2017, che ci avevano abituato a immaginare un enorme parco sulla maggior parte della superficie dell’area, costellata da alcuni (pochi) boschi verticali ai margini, e nessuna traccia della ferrovia.  Ora invece ci troviamo con un masterplan deliberatamente anti-iconico, che prevede un parco di dimensioni molto meno generose, con una forma stretta e lunga che difficilmente potrà dare la sensazione immersiva di un grande parco urbano, e i binari che tagliano l’area i due parti distinte, collegate solo da due lunghi ponti pedonali. Ma non doveva essere il nostro Central Park?

Gli obiettivi del Comune: collegamenti e quartiere in continuità

Per comprendere la scelta occorre evidentemente collocarla nel contesto dell’Accordo di Programma sottoscritto nel 2017 e nel più ampio Piano di Governo del Territorio, che ha una prospettiva su scala metropolitana. L’obiettivo dichiarato del Comune infatti è quello di creare un nuovo collegamento ciclo-pedonale tra il Parco di Porta Nuova e il Parco Palizzi e oltre, in un continuum di verde che colleghi l’area di Farini a Porta Nuova e poi più in là fino ad arrivare a Mind, l’ex area Expo, e il parco di Farini si inserisce evidentemente in questa prospettiva.

L’altro obiettivo del Comune era quello di creare in questa zona un vero e proprio quartiere in continuità con quelli adiacenti, creando nuovi contesti abitativi caratterizzati da ampi spazi pubblici, verde attrezzato e mobilità dolce. E’ una strategia di sviluppo urbano per poter vivere e lavorare nel nuovo quartiere di Farini, creando spazi qualificati e soluzioni abitative accessibili a tutti i cittadini. In questo senso difficilmente una serie di poche torri alte e iconiche avrebbero potuto svolgere questa funzione, a meno di non voler destinare all’housing sociale (previsti nell’accordo di programma) appartamenti del valore di 10.000 euro al mq e spese condominiali da capogiro. Ovviamente questa scelta ha sottratto un po’ di superficie verde al parco vero e proprio, dal momento che anche viali e piazze più o meno alberate sembrano venire computate nel famoso 65% di verde (minimo) previsto dall’AdP.

Infine la ferrovia. Questo sembra in effetti il punto più critico del masterplan, come ha ammesso lo stesso Maran nell’incontro dello scorso 17 aprile. Risulta evidente infatti che i due ponti previsti difficilmente rispondono all’obiettivo di individuare un nuovo assetto urbanistico con funzione di “cerniera” fra i quartieri oggi separati dalla linea ferroviaria, che tali sembrerebbero rimanere. A meno che non sia previsto un intervento successivo che esula da questo masterplan, dal momento che tra i progetti del Comune è prevista una copertura parziale della linea ferroviaria in esercizio, tale da consentire significative connessioni trasversali prevalentemente sistemate a verde e spazi pedonali. Questa prospettiva darebbe chiaramente più respiro al parco e consentirebbe una connessione vera e propria delle due aree della città.

Infine è da considerare che la finalità del Concorso non era la redazione di elaborati analoghi ad un “Piano attuativo” né un progetto planivolumetrico dell’area, bensì la rappresentazione di una strategia di rigenerazione, con particolare riferimento alle aree pubbliche, le connessioni e le infrastrutture verdi. In questo senso evidentemente la strategia di prevedere diverse possibili soluzioni per altrettanti scenari economici di sviluppo della città è risultata vincente, così come la possibilità di procedere per fasi rendendo fruibile l’area nel più breve tempo possibile.

ROBERTA CACCIALUPI

Ps. Le due criticità principali sollevate dal Municipio 9

Dopo l’approvazione del progetto, abbiamo chiesto un parere al Presidente del Municipio 9, Giuseppe Lardieri, e ad altri consiglieri. Ci hanno risposto in modo univoco. Il progetto Farini avrebbe due limiti fondamentali:
Il primo è che non ha un centro di aggregazione. Rischia di non essere frequentato da chi non ci abita o ci lavora, come è capitato per la Bicocca.
Il secondo limite è che le aree verdi sono separate in due parti, divise dalla ferrovia: rischia di fare la fine di Rogoredo.

Dall’India al Costa Rica con YearOut

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yearout

YearOut è un’associazione Onlus che offre l’opportunità di fare esperienze di volontariato internazionale di breve e lunga durata.

Partecipa ad una delle giornate informative previste per il 27 aprile 2019 o il 18 maggio 2019 dalle ore 9.45 alle ore 16.00 presso la Fabbrica del Vapore, Lotto 15, per scoprire le differenti proposte di viaggio di volontariato e come partire.

yearoutDurante la mattinata saranno proprio coloro che hanno già partecipato ai progetti, attraverso supporti fotografici e video ad accompagnarvi con i loro racconti ed aneddoti attraverso zone rurali dell’India, in Tanzania presso una comunità Masai, per passare ai piedi del Kilimangiaro presso una piccola scuola che ha bisogno di ragazzi che insegnino inglese e diverse discipline.

Il viaggio proseguirà in Namibia, dove passerete per i parchi Nazionali in cui le specie in via di estinzione hanno bisogno di cure. In Costa Rica, dove sarà possibile lavorare a favore delle tartarughe marine e pulire le spiaggia dalla plastica.

Sia nei progetti sociali che in quelli ambientali avrai la possibilità di evadere dalla routine e di abbandonare i sentieri più battuti per scoprire nuovi popoli e nuovi luoghi da vicino.  

Ci rivolgiamo a giovani, e mendo giovani, che abbiano voglia di dare un contributo per il miglioramento di progetti di cooperazione allo sviluppo, di acquisire nuove competenze mettendosi alla prova, e nello stesso tempo fare un’esperienza indimenticabile.

Vi aspettiamo: è arrivata l’occasione ideale!

yearoutSabato 27 aprile 2019 o il 18 maggio 2019 lo staff di YearOut sarà a tua disposizione gratuitamente per accompagnarti virtualmente alla scoperta delle tante opportunità di volontariato internazionale.

Per ora non serve un biglietto aereo ma solo un po’ di curiosità!

Iscriviti al link sotto:

http://www.yearout.it/it/diventarevolontario/iscrizione.asp

 

Cosa aspettarti all’InfoDay?

Foto mozzafiato, storie di viaggio e racconti affascinanti, informazioni pratiche, un gruppo di persone simili a me, desiderose di aiutare gli altri e di fare nuove esperienze.

 

Cosa aspettarti da un viaggio di volontariato internazionale?

Esperienze che ti cambiamo la vita, nuove amicizie, un nuovo modo di mettersi alla prova e di vedere il mondo da una nuova prospettiva.

 

ALICE RIVA

 

 

We are the world: sette simboli di una Milano MONDIALE

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Milano è internazionale in molte sue espressioni, compresi alcuni dei suoi figli più celebri.

#1 L’uomo che ha rivoluzionato il tedesco


Primo fra tutti, Giovanni Trapattoni.
Classe 1939, il Trap è benvoluto anche in un mondo incazzato e settario come quello del calcio, che non ha mai abbandonato. Da centrocampista dell’Italia fermò Pelé in una partita memorabile. Da allenatore ha vinto dieci titoli in quattro diversi campionati nazionali (sette in Italia, uno in Germania, uno in Portogallo ed uno in Austria).

Certe sue interviste, in Germania e in Irlanda, hanno fatto la storia, come quella in cui dice: “Strunz ist ein Strunz!”. L’Isola di Smeraldo gli ha anche dedicato una canzone, nella quale il suo celebre intercalare “non dire gatto se non l’hai nel sacco” ha generato la frase “The cat is in the sack”.

#2 In orbita tra le galassie


Un altro milanese celebre nel mondo è l’ex astronauta Paolo Nespoli, nato nel 1957.
Graduato scelto dell’esercito in forza al IX Col Moschin, ha conseguito due lauree in Ingegneria, una a New York e una a Firenze. Presso il Politecnico della città statunitense, ha conseguito anche un Master.
In forza all’Agenzia Spaziale Europea dal 1991, ha accumulato, nelle sue missioni tra il 2007 ed il 2017, un totale di 313 giorni, 2 ore e 36 minuti, passati tra lo Shuttle, la Stazione Spaziale Internazionale e la Soyuz. Protagonista di una storia di Topolino nella sua versione fumettistica chiamata Paolo Nexp, figura anche nella storia a fumetti “C’è Spazio per tutti” a firma di Leo Ortolani, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e quella Europea. Gli è stato anche dedicato un asteroide.

#3 Sognare Milano in California


Matteo Bittanti, classe 1975, è stato fra i primi studiosi del medium videoludico a livello professionale in Italia. Noto anche come MBF, alla maniera dei nomi che era possibile inserire dopo aver completato le partite dei vecchi cabinati, ha vissuto e lavorato tra Milano e la California, in alcune università della quale ha tenuto docenze. Attualmente è in forza allo IULM.

#4 Il primo consolato in Italia


Il primo vero Consolato straniero in Italia, che espletò tutte le funzioni tipiche di una tale sede diplomatica dopo che il nostro Paese fu riunito nel 1861, è stato quello di Milano. Ancora oggi, è un punto di riferimento per i cittadini britannici in Italia, specie per quelli residenti al Nord. Prevediamo un superlavoro per lo staff del Consolato, comunque vada la Brexit.

#5 L’ufficio UE che nessuno conosce


Un’altra istituzione di respiro internazionale con sede a Milano è la Rappresentanza della Commissione Europea. L’Italia è uno dei pochi Stati membri UE che ha due sedi della Rappresentanza (l’altra è a Roma), entrambe molto attive nel “portare l’Europa in Italia” e coinvolgere la cittadinanza.
Analogamente a quanto accade per il Consolato Britannico, la sede milanese della Rappresentanza, che si trova nello splendido Palazzo delle Stelline, è competente per l’intero Nord Italia.
Data l’alta missione della Rappresentanza, il Palazzo delle Stelline, vero centro nevralgico di molte attività culturali milanesi di respiro internazionale potrebbe essere rinominato in Palazzo delle Dodici Stelle e via Magenta, ove tale Palazzo si trova, in Via Maistanca.

#6 La Fiera dei record


Sulla Fiera Campionaria, primo esempio del suo genere in Italia (fondata nel 1920, ha avuto la sua più recente evoluzione nella sua versione che dal 2006 ha sede a Rho), vera vetrina delle eccellenze italiane, capace di aprirsi anche all’allora Unione Sovietica, rimandiamo ad un nostro eccellente articolo.

#7 Dove l’Italia non perde mai

Il nome Inter, per esempio, è una contrazione di Football Club Internazionale Milano, laddove il Milan ha adottato la grafia in inglese del nome della città. In entrambi i casi, la matrice degli inglesi, inventori del calcio, è presente fin dal nome. Et nomina rera sunt. Milan e Inter sono da sempre degli alfieri del calcio italiano, dentro e fuori del Belpaese. Il Milan detto dei tre olandesi ha fatto la storia e l’Inter figura sempre bene nei vari ranking calcistici europei.
Come nelle leggende più avvincenti (solo che questa è vera), l’Inter è stata fondata nel 1908 da un gruppo di soci fuoriusciti dal Milan (che è stato invece fondato nel 1899).
Lo Stadio San Siro, che sorge in un piazzale dedicato ad uno storico presidente dell’Inter, è uno dei pochissimi in cui la Nazionale è imbattuta, è il secondo per numero di partite degli Azzurri ospitate (44, contro le 57 ospitate all’Olimpico di Roma) ed è da sempre un tempio del calcio. Già dagli anni ’50 del secolo scorso, precisamente nel 1955, la capienza di questo stadio raggiungeva i 100.000 spettatori, poi ridotti ad 85.000 per ragioni di sicurezza.
Dopo due grosse operazioni di restyling, una in occasione di Italia ’90 ed un’altra nel 2009, i posti sono stati ridotti a poco più di 80.000 e gli inconfondibili tre anelli dello stadio sono diventati un simbolo dello skyline di Milano.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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