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I 5 pilastri della RINASCITA MILANESE, secondo ALFIO BARDOLLA

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Alfio Bardolla, financial coach, imprenditore, investitore, autore di bestseller e founder di Alfio Bardolla Training Group, società di training quotata alla Borsa di Milano. Nato a Chiavenna nel 1972, ha scritto diversi libri dedicati alla crescita e alla libertà finanziaria.

Alla domanda “Se si dovesse ripartire da zero quale sarebbe la proposta o le proposte prioritarie per ricostruire una nuova Milano?” ecco cosa ha risposto.


I 5 pilastri della RINASCITA MILANESE, secondo ALFIO BARDOLLA

#1 Economia: federalismo fiscale e leggi proprie

Credo che per rilanciare l’economia, Milano abbia bisogno di un federalismo fiscale e di leggi proprie, ad esempio delle leggi particolari sulla Borsa, con la possibilità di legiferare cose più veloci che servono per la comunità locale, che è profondamente differente dal resto d’Italia.

Quindi credo che le risorse debbano essere destinate dal territorio, che conosce meglio le sue specifiche esigenze. Un altro punto problematico è la compagnia aerea di bandiera. Il fatto che Alitalia sia molto debole non permette all’Italia di essere uno scalo principale rispetto a tanti altri posti nel mondo.

Secondo me poi Milano dovrebbe essere in qualche modo una piccola Montecarlo, nel senso che deve diventare un fulcro di eventi e di moda, a cui aggiungere altre grandi manifestazioni come quelli sportive che portano un costante afflusso di persone e una costante visibilità sui media internazionali: ad esempio, so che dirò un’eresia, ma il Gran Premio di Monza forse dovrebbe essere fatto in giro per le strade di Milano perché questo porta visibilità a Milano Città. Ma ci sono tante altre piccole cose: il torneo di tennis più importante non dovrebbe essere a Roma, dovrebbe essere fatto a Milano.

Ci sono molte cose su cui Milano dovrebbe tornare ad essere una capitale importante di eventi: certamente, come detto, la moda, il Salone del Mobile, e poi bisognerebbe ridare vigore a una serie di fiere che nel tempo hanno perso smalto: lo Smau, il BIT e trovarne di nuove per fare in modo che Milano sia una capitale culturale anche da questo punto di vista.


#2 Istruzione: diventare un hub europeo della formazione

Ci vuole poi un marketing dell’istruzione. Io credo che la Bocconi da sola non possa fare un marketing internazionale ma ci debba essere un modello in stile americano che invogli a venire a studiare in Italia, e in particolare a Milano, perché attraente e a misura di studenti. Per questo servono delle infrastrutture e soprattutto serve il marketing: bisogna fare in modo che le persone che vengono a studiare moda o economia considerino Milano uno dei posti più ambiti in Europa e nel mondo e che ci siano dei sistemi per facilitare l’accesso degli studenti stranieri che decidono di vivere 6 mesi, 1 anno o 2 anni da noi.

Questo porta una ricchezza culturale incredibile: allo studente o alla studentessa che viene a studiare alla Marangoni, o in una qualunque altra scuola, e torna dopo 1 o 2 anni al suo Paese, rimarrà un legame viscerale con l’Italia. Che poi si trasformerà in business, in relazioni, in contatti, in lingua che viene parlata da persone che altrimenti non parlerebbero la nostra lingua. Ci vorrebbe anche uno sforzo grosso per fare in modo che la nostra lingua sia la seconda lingua in tanti Paesi, ad esempio nei paesi English speaking o, non so, in Russia, in Cina. I cinesi non parlano nessuna lingua e credo che l’italiano possa essere una seconda o una terza lingua. Ci vuole, però, un impegno del nostro Ministero per una strategia un po’ più globale.
Milano deve diventare un Hub d’istruzione d’Europa, deve diventare una meta di prestigio anche verticale per le università di Economia, e togliere questo primato a Londra e ad altre capitali.


#3 Ambiente: leader nella mobilità dell’ “ultimo miglio”, imitando i modelli nordici

Per salvaguardare l’ambiente bisogna agire sulla mobilità urbana, la mobilità di ultimo miglio. Credo che si debba guardare a modelli nordici, a modelli olandesi, a paesi che non abbiano al centro della loro mobilità mezzi come la bicicletta o il monopattino.


#4 Prossimità

Sulla prossimità secondo me mancano le informazioni sulle attività artigianali: manca un Alibaba locale. Sarebbe bello che Milano potesse diventare un Alibaba, con un modello italiano dove possiamo esportare tutta la nostra artigianalità nel mondo e quindi fare in modo che il piccolo artigiano, il piccolo commerciante o chi ha la piccola attività culinaria particolare, la possa esportare in tutto il mondo: cosa che sta succedendo. Basta vedere alcuni grandi ristoranti e alcuni grandi chef che in questo periodo di Covid hanno deliverato in tutto il mondo le loro pietanze. Ecco, credo che questa sia una parte importante. Si deve aiutare il piccolo artigiano a crearsi una finestra sul mondo così come Alibaba lo è per tante migliaia di microimprese cinesi.


#5 L’Italia: autonomia ai territori e competenza nei ministeri

Io credo che l’Italia abbia così tante sfide che gestirle tutte centralmente sia un grande problema. Abbiamo delle sfide gigantesche, soprattutto in campo economico. Penso che andrebbe data molta autonomia alle Regioni e bisognerebbe cercare di andare verso un modello più americano: un esempio, la Florida che gestisce una parte importante delle sue imposte. Questo non perché non si debba restituire una parte al governo centrale, ma credo che questo debba concentrarsi su compiti ben precisi e svolgerli al meglio. Cercando di fare tutto, si rischia che il risultato sia poi di uscire con delle norme assurde che magari danneggiano una parte della popolazione, perché non si è entrati in profondità o non si conosce la problematica locale.
Basta vedere alcune direttive uscite durante il covid-19, sintomo del fatto che non si ha una profonda conoscenza della parte imprenditoriale.

Credo che l’Italia debba smettere di avere politici di professione e credo che prima di poter diventare Ministro o prima di poter prendere decisioni, quelle persone debbano avere un mega curriculum in quell’ambiente. Non capisco come una persona possa diventare Ministro della Sanità, Ministro dell’Economia o Presidente del Consiglio senza aver un’esperienza adeguata nella gestione. Basta vedere la norma sulle banche, quello dà il magnitudo della inconsistenza e incapacità di chi è al Governo.
L’indicazione dovrebbe essere semplicemente questa: ci sono dei soldi e bisogna darli alle imprese velocemente.

Il meccanismo che c’è, che è stato studiato, non è un meccanismo agile che funziona e che risolve veramente i problemi della gente, ma li incasina. Quindi io sarei per un’Italia più vicina a un modello canadese in cui si va a vedere cos’ha fatto la persona nella sanità, il suo CV, ad esempio. Invece in Italia si considera solo il fattore politico, che dà la direzione, e poi c’è il tecnico che lavora operativamente.

Però il tema è questo: che direzione si può dare quando non si hanno spessore e capacità? Un Ministro degli Esteri che non parla inglese correttamente, un Presidente del Consiglio che ha fatto solo il professore universitario e l’avvocato, e non ha nessuna esperienza nel guidare un’industria o degli apparati burocratici con decine di migliaia di persone? Credo che si debbano mettere le persone giuste al posto giusto e che ci siano tante persone che lo farebbero anche gratis per aiutare il proprio Paese, tanti imprenditori di grande valore.

Mi sarebbe piaciuto vedere una task-force per l’economia che non fosse piena di grandi nomi di teorici di Harvard, ma composta per esempio da Armani, Renzo Rosso, Nerio Alessandri di Technogym. Mi sarebbe piaciuto vedere Pietro Sella, Diego Piacentini di Amazon, mi sarebbe piaciuto vedere gente che ha creato cose giganti, che possa capire veramente quali sono i problemi dell’industria, del commercio e delle attività produttive, ristorative o alberghiere del nostro Paese.

Quindi credo che questa situazione abbia fatto anche bene a tutti: ci siamo resi conto di avere delle persone al Governo che, per quanto mi riguarda, non sono state in grado di fare delle manovre adeguate alla necessità e anche con una scarsa capacità di copiare.

Io credo che copiare sia una cosa importante, bisogna andare e cercare di copiare dove si può trovare il meglio.
La Svizzera ha fatto delle norme immediate per il rilascio del denaro alle imprese: perché non l’abbiamo copiata?
Tanti altri Paesi hanno fatto delle cose molto veloci, molto forti che secondo me dovremmo copiare. Dovremmo copiare il sistema fiscale, dovremmo copiare il modo di relazionarsi del fisco con i cittadini, dovremmo copiare anche il modo con cui relazionarsi con la burocrazia, e il senso civico che l’italiano tipicamente non ha.
Ma credo che questo senso civico debba partire dalle istituzioni, debba partire anche dal fatto che si voglia rifondare una relazione cittadino-stato e non cittadino-suddito e stato che non si percepisce amico del cittadino. Ecco, credo che ci sia una grande attività di comunicazione che lo stato debba rifare per farci sentire che siamo cittadini non sudditi.


#Il messaggio per RinasciMilano, rigenera l’Italia: Milano ha sempre avuto il ruolo di leader e adesso deve guidare la rinascita italiana

Credo che il nostro Paese in questo momento abbia le abilità, la capacità, l’inventiva e anche la voglia di rifondare un Paese diverso da quello che abbiamo lasciato. E questo stop credo che abbia fatta bene a molte persone per capire che forse quello che facevamo, lo stress, la pressione, era correre forse un po’ troppo, soprattutto a Milano. Ci ha mostrato un altro modello di vita, dov’è possibile stare di più con i nostri cari, lavorare forse anche di più, ma magari con più qualità. Credo che RinasciMilano possa essere il simbolo e possa essere il drive di questo tipo di attività, per tutta l’Italia, perché se Milano riparte come motore, chiaramente tutta l’Italia si rimette in moto.

Milano ha sempre avuto il ruolo di leader e adesso deve guidare la rinascita italiana.

 

BARBARA VOLPINI

FABIO MARCOMIN

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Fase 2… di PICCHE

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Stasera la bisca clandestina di stasera è piena di rabbia e di fumo.

La partita di poker è inquinata dall’amara discussione sulla fantomatica Fase Due. Di picche. Questa banda di vecchiacci sderenati, che fino all’altrieri bivaccava nei pressi dei cantieri, adesso avverte la pulsione del popolo di Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e del Profeta Mansur. Si sentono oppressi. Vogliono andare, vogliono fare, vogliono partire, coi loro femori di titanio, i girelli e i cateteri, alla riconquista del mondo.

Pesa che il Ticino, le Alpi, il Po e l’Adige siano di nuovo muri invalicabili. Pesa la sensazione di essere intrappolati in una delle più belle regioni del più bel Paese del mondo, figa manca l’aria.

Il Longo, rinomato gastronomo milanese, è in ebollizione. “Ma se demòni l’è un congiunto? L’è il participio passato di congiungere, no? E pö, inn andà tücch à manovèlla, ormai si saranno pure disgiunti, ostia”!

Sullo svogliato tavolo da poker aleggia un’aria di scoramento.

“Sembra l’8 settembre”, dice sconsolata la ex tenutaria di casa chiusa Britton Rivelli D’Agogna, che nel 1943 era una sognante baldracca esordiente. Due carte.
“Già. Stesso tanfo di tradimento, stessa approssimazione… Sembrava dovesse finire, e invece”… A me una, grazie.
“E invece abbiam dovuto convivere coi repubblichini e coi tedeschi, per mesi. E adesso col virus”. Sto.
“E neanche allora ce l’han detto chiaro e tondo”… Vedo.
“Ah no, certo che no… com’era? Ah si, le forze armate però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza! Ma ci voleva tanto a dire quello che tutti sapevano? Che il peggio comincia adesso, che ci piaccia o no”? Vedo anch’io.
“Eh, ma sai come vanno queste cose, per non allarmare la popolazione dicono le cose un po’ alla volta…” fa il sempre succube Zambelli, lascio.
“…che è come prenderlo in culo un po’ alla volta, caro mio, ma alla fine sempre in culo te lo ritrovi”, rimbecca con elegante disincanto il Lauria. Full.

“Avvocato, la vedo un po’ distratto. Come va col pupo”?
“Il Marco? Bene. A parte i compiti di matematica, cazzo li odio. È’ tutto il giorno che riempio e svuoto vasche con rubinetti che perdono e lavandini coi tappi che saltano. Mi scoppia la testa”.
Il professor Guarnaccia, scandalizzato, sta per lanciarsi in una pippa infinita sulle proporzioni ma viene immediatamente zittito dall’Ettore, il marito della Genny, recentemente scampato ad un mezzo infarto, che approfittando del sonno pesante della moglie ex catechista s’è fatto un giro alla bisca.

La verità è che sì, da quando s’è iniziato a parlare di Fase 2, non riesco a non pensare ad altro che ad uscire un po’ da Milano.

E invece mi sento un coglione per averci sperato. Mi sento come un adolescente in una di quelle serate in cui esci col testosterone a mille e torni a casa col due di picche in tasca.

Qualche anno fa, per quattro soldi, mi sono tolto lo sfizio di una casetta in collina, in una frazione con 39 residenti premorti, i cui figli, residenti in città, sono già pronti con gli annunci mortuari in una mano ed il cartello “vendesi” nell’altra. Un investimento a perdere ma per passarci il weekend, per ospitare gli amici, per staccare un po’ da una vita che -ora sembra lontanissima- si sgranava in minuti, anziché in ore o giorni. Niente di pretenzioso, è una porzione di cascina ai margini del paesello, coi suoi bravi caminetti e le pentole di rame ed con un po’ di terreno attorno, un piccolo frutteto rinselvatichito e svariati, inutili, incontrollabili ettari di bosco dominati da una cosca di cinghiali intrattabili. Il tutto al costo di un garage in Area B.

Tutti la chiamavano proprio così, la “casetta”, finché non è iniziato l’isolamento.

Poi, via via che il tempo passava e le mura domestiche sembravano farsi più opprimenti (in realtà loro sono rimaste al loro posto. Siamo ingrassati noi. Questione di prospettive), la “casetta” ha scalato la gerarchia dei ranghi onirici, e da “casa di campagna” è salita a “cascina ristrutturata”, da lì a da “villa con parco” fino a “la tenuta”. A sentirne l’elegia, sembra Downton Abbey.

Ma è davvero una casetta, coi caminetti e le pentole di rame, immersa nel silenzio di un mare verde alle spalle d’una distesa di risaie a perdita d’occhio, che da metà maggio, con l’ossidazione, sembra un oceano viola a quadretti. Ora che la primavera è esplosa, posso solo immaginare il delirio di colori e di profumi della campagna, le prime visciole e le ciliegie in arrivo e tutto il resto.
Sarebbe il posto ideale per isolarsi e lavorare in smart working, insomma per fare niente di diverso rispetto a quello che già faccio qua da settimane, se non fosse che quest’incanto di posto è ad una ventina di chilometri dal confine lombardo, forse meno, appena al di là del Sesia.
Ma, stando alle disposizioni della “Fase Due” è come se fosse a Tunisi, o in Patagonia, o a Bora Bora.

Ovviamente mi sono domandato, come poterla raggiungere, e sono sprofondato in un delirio pianificatorio in stile militare studiandomi tutti i punti di accesso, terrestri e fluviali, per aggirare i controlli, che in zona mi riferiscono essere capillari e severissimi. Non nascondo di aver attinto anche ai miei amatissimi libri di storia, solo per constatare che il Monferrato non è mai stato invaso da ovest. Cazzo, mai. E’ circondato da fiumi non navigabili, i fiumi hanno ponti, i ponti hanno posti di blocco. E’ inespugnabile.

Ora, è ovvio che potrei inventarmi una scusa, e anche molto credibile, per andare lì.

Potrei inventarmi un congiunto, che so: una prozia, un propinquo, un addentellato di quelli che neanche la prova del DNA, ci vuole un notaio per capire se è entro il sesto grado o no. Potrei inventarmi d’aver lasciato là, prima della pandemia, un qualche documento originale importantissimo ed insostituibile; diversi locali si sono già offerti di manomettere la casa, rompere tubi e provocare cortocircuiti per simulare una situazione d’emergenza, ma come farei a giustificare la presenza in auto di due gatti e, se l’Eugenia non se lo riprende, del Marco, che almeno potrebbe farsi una corsa nei prati?

Potrei, è ovvio. Potrei sbattere gli occhioni e dire al carabiniere di turno “metta che si rompa l’auto e non riesca a tornare, chi si occuperebbe di loro”? “metta che mi viene un colpo, chi si occuperebbe di me”? “metta ‘sti cento euro in tasca e pensi alla salute”. Oppure potrei lanciarmi in un’invettiva benaltrista, tipo “ma invece di rompere i coglioni alla gente per bene, perché non va ad arrestare i delinquenti veri?”, o una filippica neomarziale, “lei si vergogni, con quell’uniforme in disordine”, ma non è nel mio carattere.

Non è nel mio carattere violare la legge, maledizione.

Faccio l’avvocato, la legge l’ho piegata e insozzata mille volte, ma quella è naja, è lavoro, e dall’altra parte c’è sempre stato qualcuno che l’ha piegata e insozzata peggio di me. No, il problema è che io sono milanese. Calvinista dentro. E per di più sono stato cresciuto da un milanese vecchio stampo, di quelli per cui “prima il dovere e poi il dovere: fatti piacere il dovere e ti diverti due volte”.

E poi mi conosco. Davanti all’agente che mi fa la morale, col ditino, insomma proprio lei che è avvocato dovrebbe dare il buon esempio, bla bla bla, duro cinque minuti, poi esplodo. Il misurato e pettinato professionista cede il posto ad uno scaricatore di porto empio e blasfemo, una bestia immonda, un licantropo, l’Idra di Lerna. Altro che multa, è roba da manicomio criminale.

Sicché sono qui e resto qui, rosico e sbavo, rogno e soffio come un mantice e sono incazzato come una tigre in gabbia, ma è il mio 8 settembre 1943: hanno illuso anche me, hanno tradito anche me, non ho più un re e niente in cui possa riconoscermi: ma ora è il mio turno, di ributtare i tedeschi a calci nel culo oltre le Alpi. Anche se i tedeschi, adesso, sono un cazzillo a forma di corona che manco si vede, e gli Alleati sono delle persone col camice verde.

È che la resistenza non la combatti dove ti piace, o quando ti piace, o facendo quello che ti piace.
Combatti dalla posizione che t’hanno assegnato.
E per il momento, il mio posto di tiro è ancora qui.

ANDREA BULLO

Altre storie dalla quarantena di Andrea Bullo:
Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA
Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE
Il Porconauta
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I CARBONARI della Quarantena
Addio, RENO
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Vado avanti e indietro per la casa come un LEONE IN GABBIA
Un incontro inaspettato. In SOFFITTA

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Dall’Olanda arrivano i TAVOLI IN SERRA: 5 RISTORANTI milanesi in cui starebbero da Dio

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serres separees mediamatic www.ad.nl

Dopo i Covid Table, i separatori in plexiglass proposti dal designer pugliese Antonio De Marinis, che hanno fatto molto discutere per la divisione troppo rigida dei commensali, arrivano dall’Olanda i Serres Séparées, i tavoli in serra.
Un’idea che potrebbe essere applicata anche a Milano: ecco i 5 ristoranti con spazi esterni meravigliosi in cui le serre starebbero da Dio.


Dall’Olanda arrivano i TAVOLI IN SERRA: 5 RISTORANTI milanesi in cui starebbero da Dio

In Olanda, come in diversi paesi del mondo, la regola di un metro e mezzo impedisce a molti imprenditori della ristorazione di riaprire le  porte nel breve periodo. Ma Willem Velthoven, fondatore e direttore di Mediamatic, associazione di arte e cultura di Amsterdam, racconta come il coronavirus possa essere anche di stimolo per adottare soluzioni creative: “Le questioni urgenti che ne derivano sono in qualche modo fonte d’ispirazione per noi”.

E’ così che nasce il nuovo progetto Serres Séparées, che offre alle persone l’opportunità di cenare ad Amsterdam in serre di vetro con vista sull’acqua.

Ph. credits: serres separees mediamatic www.ad.nl

Il progetto chiaramente non si adatta a qualsiasi realtà: ha bisogno di spazio, di location adeguate e crea un livello di cura e di servizio differenti, non adatte a realtà che puntano sui grandi numeri e sui turnover. C’è anche da dire che al momento nessun ristoratore abbia tanta fiducia nel futuro da credere in doppi turni di cena…

L’idea di utilizzare le serre per creare un’esperienza culinaria intima e sicura non è però così nuova. Con lo scopo di combattere il freddo e garantire una cena scenografica all’aperto, negli Stati Uniti, ma anche a Londra, Roma e Perugia, erano già stati adottati elegantissimi Igloo, spazi di design che permettevano a molti ristoratori di accogliere i loro clienti all’aperto anche nella stagione fredda.

Ph. credits: artandtravels.it

E Milano potrebbe adottare l’idea della serra o quella dell’igloo, come soluzione di distanziamento?

Certo che sì. Ecco 5 ristoranti in cui queste soluzioni di design si sposerebbero benissimo con i loro meravigliosi outdoor.

#1 Il ristorante dell’Hotel Bulgari

Ph. credits: thefork.it

Una cucina che fonde il concept italiano conteporaneo con quello classico, grazie allo chef stellato Niko Romito.

#2 4cento

Ph. credits: 4cento.com

Uno dei giardini più belli di Milano in cui si può cenare, ma anche ascoltare della buona musica grazie ai live e i dj set.

#3 Il Chiostro di Andrea

Ph. credits: ilchiostrodiandrea.it

Posto magico, nella quiete di un vero Chiostro, il ristorante dello Chef Andrea Alfieri si trova in zona Tribunale e offre una cucina italiana di altissima qualità.

#4 Shambala

Ph. credits: shambalamilano.it

Shambala, una locanda asiatica con grandi alberi in una vecchia cascina lombarda, nasce dal ricordo dell’atmosfera e dei colori dell’estremo oriente nel ’98.

#5 Terrazza Triennale – Osteria con Vista

Ph. crdits: osteriaconvista.it

La struttura realizzata interamente in vetro sulla sommità del Palazzo della Triennale e la terrazza con vista skyline sono protagoniste di uno dei migliori roof-top meneghini. Qui si gusta la cucina italiana nel format dell’osteria moderna.

BARBARA VOLPINI

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🔴 Dati 2 maggio. Lombardia: morti (47) e nuovi contagi (+533) ai minimi del lockdown. Ai decessi totali si aggiungono 282 morti non conteggiati ad aprile

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Foto: Andrea Cherchi (c)

2 maggio 2020. Prosegue il miglioramento in regione con il nuovo minimo di 47 morti (dagli 88 di ieri), anche se i dati ufficiali sono viziati dall’inserimento di altri 282 decessi avvenuti ad aprile che non erano stati conteggiati.  Ottavo giorno di fila dei contagi giornalieri sotto quota 100, che raggiungono il nuovo minimo del lockdown a +533. Migliora anche Milano anche se ha la metà di nuovi contagi della regione.

I contagi giornalieri sono ai minimi: +533 il numero più basso nel lockdown (ieri erano +737), con tamponi stabili rispetto a ieri (13.058 dai 13.701). Il numero totale di positivi in regione supera i 77.000.

Anche i decessi segnano un nuovo minimo: 47 morti nelle ultime 24 ore, in calo dagli 88 di ieri. Per le statistiche ufficiali però nella giornata di oggi sono stati inseriti anche 282 decessi avvenuti ad aprile ma che non erano stati conteggiati in precedenza. Il numero complessivo di morti in Lombardia sfonda pertanto la soglia dei 14.000.

Dagli ospedali. Il trend di alleggerimento degli ospedali che dura da quasi tre settimane, riduce però il tasso di discesa. In un giorno scendono di 99 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri erano diminuiti di 209). Si sono liberati altri 18 posti in terapia intensiva (ieri erano stati 42). In 10 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 869).

Situazione delle province. Migliora Milano anche se nella città metropolitana ci sono quasi la metà di nuovi contagi dell’intera regione: +249 dai +364 di ieri, mentre in città scendono a +115 dai +177 ieri. Tra la altre province solo Brescia ha più di 50 nuovi contagi: +70.  Mantova è a nove, Sondrio a zero.

Italia. Il conteggio dei 282 morti di aprile aggiunti oggi incide pesantemente sui decessi in Italia, che risultano: 474 nelle ultime 24 ore dai 269 di ieri. Però, togliendo il dato pregresso, i morti reali scendono invece a 192, numero minore nel lockdown. I nuovi contagi rimangono sotto quota 2.000, in leggero calo a +1.900 dai +1.965 di ieri. -39 in terapia intensiva (ieri -116). 1.620 persone sono state dimesse nelle ultime 24 ore (ieri 2.349).

Mondo. Nelle statistiche ufficiali l’Italia risulta al terzo posto al mondo per numero di morti nelle ultime 24 ore, dietro a UK (621 da 739) e USA (518). Calcolando il numero reale di morti nelle 24 ore (192) l’Italia scende invece al quarto posto, dietro anche alla Spagna. Sopra i 100 decessi giornalieri c’è anche il Messico. Per nuovi contagi nelle ultime 24 ore l’Italia risulta al sesto posto per dopo USA, Russia, UK, Spagna e Turchia. Aggiornamento ore 18.44.

Per gli ultimi dati: https://www.worldometers.info/coronavirus/

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)
1/5: +737 (+0,9%)
2/5: +533 (+0,6%)***
Totale: 77.002

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)
2/5: +47 (+0,3%)***
Totale: 14.189 (*nel totale si sono aggiunti 282 morti di aprile conteggiati solo il 2 maggio)

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)***
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
2/5: +249 (+1,2%)
Totale: 19.950

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)***
1/5: +177 (+2,1%)
2/5: +115 (+1,3%)
Totale: 8.450

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli di oggi:
Il caso virtuoso della LETTONIA: le tre mosse chiave per sconfiggere il covid senza danneggiare l’economia
VIDEOINTERVISTE E SFONDI: 10 chicche curiose dietro alle star della quarantena in collegamento da casa
5+1 TRUCCHI per prepararsi al RIENTRO in ufficio
7 SPIAGGE da sogno sui LAGHI della Lombardia

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Il caso virtuoso della LETTONIA: le tre mosse chiave per sconfiggere il covid senza danneggiare l’economia

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vilnius, 2 maggio 2020 (Da Instagram)

Con 871 contagiati e 16 decessi al 2 maggio 2020, in una popolazione pari a quella di Milano (che ha avuto circa 100 volte morti in più), la Lettonia si candida ad essere una delle nazioni che hanno gestito meglio la pandemia del coronavirus.

Ma quali sono le mosse-chiave che hanno consentito a questo piccolo paese del baltico di ottenere dei numeri cosi strabilianti? La risposta sta in tre semplici azioni.

Leggi anche: 🔴 Finalmente i DATI SU MILANO: 1.124 i morti. 4 sotto i 40 anni. Manca ancora un dato fondamentale

Il caso virtuoso della LETTONIA: le tre mosse chiave per sconfiggere il covid senza danneggiare l’economia

#1 «Equilibrio tra la necessità di mantenere le persone in salute e non danneggiare l’economia in modo irreparabile»

A differenza di molti altri paesi europei, la Lettonia si è mossa velocemente e non ha aspettato che il virus si diffondesse in tutto il paese prima di applicare le misure restrittive.

Il primo caso di Covid-19 nel paese baltico è stato registrato il 2 marzo e undici giorni dopo, quando i contagiati erano solo 13, il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza, vietando gli assembramenti con più di 200 persone e chiudendo scuole, cinema e teatri ma mantenendo fabbriche e negozi aperti. Adottare le restrizioni in una fase in cui i casi erano ancora pochi ha reso più efficace il contenimento del contagio, consentendo allo stesso tempo di mantenere in piedi la maggior parte delle attività economiche.

Il 29 marzo, quando ancora non si era verificato nessun decesso per coronavirus, il governo ha deciso di introdurre il distanziamento sociale, ma anche in questo caso in una forma soft e nel rispetto delle libertà dei cittadini: due metri tra una persona e l’altra ma con la possibilità di vedersi e uscire in due o all’interno dello stesso nucleo familiare.

In un’intervista al Sunday Telegraph, il primo ministro lettone Krisjanis Karins ha spiegato che lo stato baltico ha deciso di intraprendere un’azione concertata prima che i cittadini iniziassero a morire di coronavirus con l’intenzione di “cercare un equilibrio tra la necessità di mantenere le persone in salute e non danneggiare l’economia in modo irreparabile”.

 

#2 «Il nostro approccio è stato: fare i test, individuare i positivi e isolarli»

In aggiunta ad una chiusura soft ma tempestiva, la Lettonia ha anche implementato una massiccia campagna di test e tracciamento dei contagiati.

«Abbiamo seguito alla lettera le indicazioni degli epidemiologi sin dall’inizio» spiega sempre Krisjanjs nella sua intervista al Telegraph «Il nostro approccio è stato: fare i test, individuare i positivi e isolarli»

La Lettonia ha testato circa il 2.5% della popolazione ed è uno dei primi paesi al mondo nella classifica, ancora più significativa, del rapporto tra numero di test effettuati e numero di persone positive al coronavirus. Per ogni caso scoperto, infatti, la Lettonia ha effettuato 60 tamponi, contro i 13 della Germania e gli 8.8 dell’Italia. Per ogni caso positivo, inoltre, vengono tracciati a ritroso tutti i contatti al fine di garantire che tutti coloro che potrebbero essere stati infettati siano a loro volta testati e messi in auto-isolamento per 14 giorni.

Certamente per fare confronti tra la Lettonia e l’Italia o altri paesi bisogna tenere che il numero di abitanti e la densità di popolazione lettoni sono molto bassi. Gli abitanti di questo piccolo paese del baltico sono infatti solo 1.92 milioni e la densità è molto bassa, pari a 29.5 abitanti per chilometro quadrato. Per avere un termine di paragone, Milano ha circa lo stesso numero di abitanti (1.35 milioni) ma con una densità molto superiore, pari a 7653 abitanti per chilometro quadrato. Tuttavia è indubbio che la Lettonia è riuscita a mantenere una bassa percentuale di contagiati e ad avere tassi di mortalità estremamente più bassi rispetto alla maggior parte delle nazioni europee. “Con l’attuale tasso di mortalità del paese“ ha dichiarato il primo ministro “è come se nel Regno Unito fossero morte meno di 400 persone”.

#3 Protezione del personale sanitario

La Lettonia ha inoltre puntato molto sulle protezioni da fornire a medici ed infermieri e si è mossa velocemente per procurarsi il materiale sanitario necessario. Sempre il primo ministro ha infatti dichiarato che all’inizio della pandemia il paese si sentiva “mal preparato” ad affrontare l’emergenza, pertanto il governo si è subito attivato per aumentare le scorte di dispositivi di protezione individuale. L’acquisto dei dispositivi di protezione è stato centralizzato e sono state coinvolte le forze armate, che avevano già l’infrastruttura necessaria per effettuare gli acquisti centralmente e provvedere poi allo stoccaggio e alla distribuzione dei DPI.

Leggi anche: Vilnius l’iniziativa choc: lasciare ai locali gli SPAZI ALL’APERTO per garantire la distanza di sicurezza. Un’idea da testare a Milano?

LAURA COSTANTIN

Fonti

https://www.worldometers.info/coronavirus/country/latvia/

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New York Times: “con il Covid-19 il miglior modello è quello SVEDESE”. I 5 punti di una strategia unica al mondo

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Stoccolma. Credits: Anders Wiklund/TT News Agency, via Associated Press -

E alla fine è successo. Dopo esser stata criticata, la Svezia si prende la sua rivincita. Il New York Times le dedica un lungo reportage in cui racconta come, numeri alla mano, gli svedesi sarebbero quelli che hanno avuto ragione in Europa: “hanno minimizzato i decessi, senza mettere in difficoltà il proprio popolo”. Vediamo in che cosa il NY Times considera vincente il modello svedese.

New York Times: “con il Covid-19 il miglior modello è quello SVEDESE”. I 5 punti di una strategia unica al mondo

#1 Gli svedesi hanno continuato a vivere normalmente

Il New York Times respinge come motivazione il fatto del popolazione poco numerosa, Stoccolma ha il doppio della densità di Roma con 5200 abitanti per kmq e grande vitalità nelle sue strade. Il punto è un altro, dice il New York Times, il modello funziona forse per il senso di responsabilità dei suoi cittadini. Anche se c’è da sempre un po’ di pregiudizio positivo sui popoli nordici, Stoccolma non ha chiuso neanche i cinema, ma ha evitato solo i grandi assembramenti di oltre 50 persone, ha chiuso i musei e cancellato gli eventi sportivi. Non ha chiuso i ristoranti, né barbieri, né le scuole, né palestre, né i confini. Gli svedesi hanno continuato a vivere normalmente. Sono state dettate regole per il distanziamento sociale, che sono dei suggerimenti non degli obblighi.

#2 Se usi la mascherina all’aperto ti guardano come fossi un marziano

Come notano i giornalisti Thomas Erdbrink e Christina Anderson, i poliziotti non possono obbligarti, ma solo chiedere cortesemente di tenere un determinato comportamento, e se usi la mascherina all’aperto ti guardano come fossi un marziano (Citazione originale: Pedestrians wearing masks are generally stared at as if they have just landed from Mars). Anche perchè c’è una ragione secondo gli svedesi: imporre le mascherine significa alimentare un clima di terrore che rischia di distruggere i fondamenti di una società.

#3 Se chiudiamo oltre al danno c’è la beffa: perchè come si fa a far ripartire un’economia dopo averla distrutta? Come si fa a tirare su un popolo dopo averlo terrorizzato?

Se un ristorante è troppo affollato, e non rispetta le distanze sociali, non c’è la multa, il locale viene chiuso e poi riaperto dopo un’ispezione. Ovviamente anche in Svezia ci sono stati problemi, nella case di cura soprattutto con la carenza di dispositivi di protezione per gli operatori sanitari, ma negli ospedali non c’è stata nessuna emergenza di carenza di posti letto in terapia intensiva come affermato dal Ministro della Salute svedese. Ma in linea di massima la loro strategia ha avuto senso come ha spiegato il virologo Tegnel che è oramai diventato una star nel suo paese “se chiudiamo, oltre al danno c’è la beffa, perché poi come si fa a far ripartire un’economia dopo averla distrutta? Come si fa a tirare su un popolo dopo averlo terrorizzato e demoralizzato?” E infatti i suoi consigli sono stati seguiti dal governo che, ripetiamolo, ha fatto qualcosa di eccezionale: resistere alle pressioni internazionali per niente facile, e pensare al benessere del suo popolo. L’articolo si chiude col racconto dei ragazzi felici che si sono laureati e si baciano e abbracciano a Medborgarplatsten, mentre la polizia li osserva senza far niente.

Il grado di responsabilità e fiducia tra i cittadini si può raccontare con questa esperienza: “Sto cercando di non avvicinarmi troppo alle persone“, spiega Birgit Lilja, 82 anni, spiegando che era uscita di casa per ritirare di persona una nuova carta d’identità. “Ma mi fido di loro di stare attenti a me.

#4 L’economia perderà di meno delle altre nazioni

Indipendentemente dalle decisioni interne, la crisi globale colpirà l’economia export oriented della Svezia, e il governo prevede un contrazione del 7% quest’anno.
JP Morgan ha previsto che l’economia svedese si contrarrà meno dell’area dell’euro, con una contrazione del 2,4% nel primo trimestre di quest’anno e una contrazione del 13,7% nel secondo. Ciò si confronta con le proiezioni di una contrazione del 4% e del 17,3% per l’area dell’euro; 3,1% e 16,6% per la Germania; e 4% e 21,4% per la Francia, secondo i rapporti degli istituti bancari centrali.  Il ministro delle finanze, Magdalena Andersson ha detto detto “ovviamente parrucchieri, ristoranti e hotel sono meno colpiti rispetto ad altri Paesi“.

#5 La strategia di fondo: i dati dimostrano che se hai meno di 65 anni e non soffri di altre patologie, il rischio è quello di una brutta influenza

La strategia svedese è partita dall’assunto che la maggior parte delle persone di età inferiore ai 65 anni che contraggono il coronavirus, se non hanno importanti condizioni mediche preesistenti, lo sperimenteranno come un’influenza tipica o dura, o completamente asintomaticamente, e che il numero di persone che si ammaleranno a tal punto da richiedere un ricovero in ospedale o cure di emergenza saranno in numero inferiori rispetto ai letti necessari per prendersi cura di loro. Così facendo, tutte le piccole attività imprenditoriali quali ristoranti, bar, estetisti, parrucchieri, palestre etc.. sono rimasti aperti, pur con un fisiologico calo dei fatturati e solo chi poteva permettersi di lavorare in smartworking è rimasto a casa e ha limitato gli spostamenti, mentre grandi aziende e scuole hanno continuato regolarmente.

Fonte: Nytimes

Leggi anche:
La via SVEDESE nella lotta al virus: e se avessero ragione loro?
La via SVEDESE nella lotta al virus: “senza lockdown siamo vicini all’immunità di gregge”

FABIO MARCOMIN

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5+1 TRUCCHI per prepararsi al RIENTRO in ufficio

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disavventure da smart working: collegamento in mutande

Il fatidico 4 maggio si sta avvicinando e dopo settimane di isolamento quasi totale si incomincerà ad uscire e ad andare in ufficio. Ecco 5+1 stratagemmi per sopravvivere allo shock.

5+1 TRUCCHI per prepararsi al RIENTRO in ufficio


#1
Fare la prova vestito

Può essere utile vestirsi da ufficio per tutto un giorno prima di tornare al lavoro. Dopo settimane passate in pantofole e tuta, fra divano e letto, rincominciare a prendere il ritmo partendo dall’outfit è fondamentale.


#2 Riprendere i ritmi sonno-veglia corretti

Smettere di andare a dormire alle 3 e/o svegliarsi durante la notte per mettersi a leggere, guardare la tv. Insomma, riprendere ritmi “da lavoro” almeno qualche giorno prima per evitare di andare in ufficio e sembrare usciti da un film di zombie.


#3 Fai mente locale su dove si era rimasti

Molti sono rimasti attivi lavorando da casa ma molti hanno staccato totalmente. Urge ricordarsi le cose più semplici: dalla password del computer a quale cassetto abbiamo scelto per lasciarci le merendine! Consigliatissimo un giro di telefonate ai colleghi per rinfrescare la memoria sui punti caldi lasciati prima del lockdown.


#4 Riprendere la vecchia routine

Sono le piccole cose pratiche di tutti i giorni a cui bisogna riabituarci: fare benzina alla macchina, preparare la schiscetta, stirare le camicie…


#5 Prepararsi alla nuova routine da fase 2

Sappiamo che i nostri stili di vita nei prossimi mesi subiranno cambiamenti drastici, vi consiglio di fare scorta (ragionevolmente) di mascherine, gel igenizzante, guanti di lattice e di prepararvi mentalmente ad usarli. Inoltre per chi di voi dovrà prendere i mezzi pubblici studiate i nuovi orari, i nuovi percorsi nelle stazioni e ripetete come un mantra: mantenere 1 metro e mezzo di distanza da chiunque!


#
5+1 Leggere Milano città stato nelle pause caffè

Prestate senz’altro attenzione ai punti precedenti ma sappiamo tutti che l’unico modo per sopravvivere allo shock del rientro sarà leggere Milano città stato davanti alla macchinetta del caffè!

Buon Rientro 😉

FEDERICO POZZOLI

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🔴 Dati 1 maggio. Lombardia: ancora calo dei decessi (88), in rialzo i nuovi contagi (+737), soprattutto a Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

1 maggio 2020. Settimo giorno di fila dei contagi giornalieri sotto quota 100, anche se in lieve crescita dai minimi di ieri. I morti continuano a calare, per il secondo giorno consecutivo sotto a quota 100. In rialzo i contagi a Milano, anche se con dati viziati per risultati anche di giorni scorsi. Prosegue il miglioramento anche nel resto d’Italia.

I contagi giornalieri sono in rialzo: +737 dal livello più basso nel lockdown raggiunto ieri con +598, però con tamponi anch’essi cresciuti a 13.701 +11.048 di ieri.

I decessi nelle ultime 24 continuano a scendere, risultando per la terza volta nell’ultimo mese e mezzo sotto a quota 100: a 88 dai 93 di ieri, sempre più vicini al minimo nel lockdown.

Dagli ospedali. Il trend di alleggerimento degli ospedali ormai dura da quasi tre settimane. In un giorno scendono di 206 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri erano diminuiti di 286). Si sono liberati altri 42 posti in terapia intensiva (ieri erano stati 29). In 869 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 819).

Situazione delle province. L’unica provincia in tripla cifra resta Milano: nella città metropolitana sono +364 dai +216 di ieri, mentre in città toccano il nuovo minimo nel lockdown +177 da +56 di ieri. Rialzo che però non preoccupa perchè viene segnalato che un laboratorio ha inviato oggi alcuni dati di Milano e provincia risalenti ai giorni scorsi. Tre la altre province due sole hanno più di 50 nuovi contagi: Brescia (+68) e Pavia (+67). Lecco a +3, Sondrio a +1.

Leggi anche: 🔴 Finalmente i dati sull’ORIGINE dei contagi in lockdown: il 44% sono stati infettati nelle RSA, il 25% in famiglia

Italia. Dati buoni anche in Italia. I morti in Italia continuano a calare, sempre sotto quota 300: 269 nelle ultime 24 ore dai 285 di ieri. I nuovi contagi rimangono sotto quota 2.000: +1.965 dai +1.872 di ieri. -116 in terapia intensiva (ieri -101). 2.349 persone sono state dimesse nelle ultime 24 ore (ieri 4.693).

Mondo. L’Italia risulta il quarto paese al mondo per numero di morti nelle ultime 24 ore, dietro a UK (739), USA (604) e Spagna (281). Sopra i 100 decessi ci sono anche Brasile, Belgio e Messico. Al quinto posto per nuovi contagi, dopo USA, Russia, UK e Turchia.

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)***
1/5: +737 (+0,9%)
Totale: 76.469

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)***
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
1/5: +88 (+0,6%)***
Totale: 13.860

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)***
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
1/5: +364 (+1,8%)
Totale: 19.701

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)***
1/5: +177 (+2,1%)
Totale: 8.335

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli di oggi:
Frontiere chiuse per l’estate? Inizia la caccia ai TURISTI lasciati fuori dall’Italia
Le FAKE NEWS istituzionali: più infetti in Germania dopo la riapertura e treni per Napoli presi d’assalto dal 4 maggio
A 50km da Milano riaprono i ristoranti: la SVIZZERA accelera con la riapertura
EXPO 5 anni dopo… che cosa è rimasto a Milano?
5 anni fa EXPO 2015: 5 RICORDI della grande esposizione universale a Milano

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Frontiere chiuse per l’estate? Inizia la caccia ai TURISTI lasciati fuori dall’Italia

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credit: europatoday.it

L’allarme per il turismo in ginocchio a causa del coronavirus era già stato lanciato a febbraio, quando ancora ci si poteva spostare liberamente. Ora sappiamo con certezza che il turismo è uno dei settori più colpiti dall’epidemia, in Italia e nel mondo. Ma non ovunque allo stesso modo.

Frontiere chiuse per l’estate? Inizia la caccia ai TURISTI lasciati fuori dall’Italia

In Italia il settore del turismo vale tra il 12 e il 13 per cento del PIL ed occupa più di tre milioni di lavoratori. Negli ultimi anni, il turismo domestico (quello degli italiani in Italia) ha risentito pesantemente della crisi, mentre il turismo estero è cresciuto costantemente e fino ad oggi gli stranieri hanno rappresentato circa il 50% delle presenze totali. D’altronde il Bel Paese è sempre stata una delle mete preferite dai turisti, soprattutto del Nord Europa. Se guardiamo la provenienza dei turisti stranieri, infatti, la Germania è al primo posto con quasi 59 milioni, pari al 27% di quelle straniere totali. A grande distanza seguono Stati Uniti (14,5 milioni), Francia (14,2 milioni), Regno Unito (14), Paesi Bassi (11).  La Russia è al decimo posto (5,4 milioni) seguita dalla Cina con 5.3 milioni.

Mentre da Bruxelles la Commissione europea annuncia l’arrivo di “ulteriori misure” per aiutare il settore turistico in vista della stagione estiva, ci sono nazioni che hanno già cominciato ad organizzarsi, soprattutto per “accaparrarsi” la grossa fetta di turisti che quest’anno non potranno o non vorranno venire in Italia.

#1 Croazia: corridoi turistici Covid-free

Con Spagna, Italia e Francia temporaneamente chiuse, la Croazia punta a promuovere le sue spiagge e si propone al turismo internazionale come meta di vacanze sicure con l’obiettivo di intercettare i turisti del Nord Europa, in particolare tedeschi e svedesi.

Negli ultimi giorni sono infatti apparse sui giornali tedeschi alcune interviste al ministro del turismo croato, Gari Cappelli, in cui si celebravano i successi della Croazia nel contenimento del virus (poco più di 2mila casi accertati e 67 decessi) e la volontà di rendere accessibili le spiagge croate ai turisti stranieri, creando dei «corridoi» autostradali europei o dei ponti aerei che Croatia Airlines si impegna a realizzare. Unica condizione, una sorta di “passaporto Covid-19”, ovvero un certificato sanitario rilasciato nel Paese d’origine che attesti la negatività al virus.  A confermare il progetto è stato lo stesso Cappelli che, al termine del vertice tra i ministri del Turismo dell’UE, ha detto che è stata discussa la possibilità di istituire “corridoi turistici”, sempre tenendo conto delle considerazioni degli epidemiologi per la riapertura delle frontiere per la libera circolazione dei turisti.

Ad oggi la Croazia ha già raggiunto degli accordi bilaterali per la creazione di questi «corridoi» con Slovenia e Austria, Ungheria e Repubblica Ceca. Ma manca la Germania, la gallina dalle uova d’oro che con 3 milioni di turisti l’anno scorso ha contribuito al 15% degli introiti del settore in Croazia. “Il nostro premier è molto interessato a confrontarsi con la Germania su questo tema», ha dichiarato il ministro Cappelli al quotidiano Die Welt “Noi crediamo di poter garantire una stagione in sicurezza ai turisti, croati e stranieri, attraverso controlli rigorosi”.

#2 Turchia: certificazione Covid-Free

Anche il ministro del turismo turco, Mehmet Nuri Ersoy, è già attivo nel far ripartire il turismo internazionale verso il Paese in maggio. Per riavviare le attività turistiche, la Turchia punta ad istituire una sorta di passaporto sanitario e un nuovo programma di certificazione che rechi la dicitura “coronavirus free”.

Il programma di rilancio turistico include formazione per i lavoratori, piani per la sterilizzazione di veicoli, hotel, aeroporti e ristoranti e la certificazione sanitaria con la quale i turisti stranieri dovranno dimostrare di non avere il coronavirus. La stagione turistica dovrebbe riaprirsi gradualmente dopo maggio. “Nella prima fase mi aspetto arrivi dai paesi asiatici” ha dichiarato il ministro Ersoy “mentre nella seconda fase potrebbero arrivare turisti anche da Germania e Austria.  Russi e britannici, invece, molto probabilmente non si vedranno prima della fine di luglio”.

Ahmet Aras, sindaco della località turistica di Bodrum, ritiene che il piano sia realizzabile e possa andare a beneficio del Paese. “Supportiamo il programma di certificazione – ha dichiarato Aras – I turisti preferiranno alcune destinazioni rispetto ad altre e vogliamo essere pronti ad accaparrarci i flussi stranieri”. A questo scopo, il sindaco ha istituito una commissione per gestire il cambiamento e rilanciare una destinazione capace di muovere ogni anno 1,5 milioni di turisti stranieri.

#3 E l’Italia?

Gli alberghi riapriranno il 4 Maggio ma ad oggi per il turismo non è stato fatto granché, tranne qualche forma di finanziamento e la regolamentazione dei cosiddetti voucher “salva-vacanza“. Dario Franceschini, ministro della Cultura e del turismo, l’ha definito così: «un incentivo che consenta da un lato di dare liquidità e sostegno alle imprese e dall’altro di aiutare le famiglie con un reddito medio-basso ad andare in vacanza avendo sostegno economico».

L’Italia punta quindi a risollevarsi grazie al turismo domestico. Di strategia per ri-attirare gli stranieri e incentivare il turismo dall’estero, ad ora, nemmeno l’ombra. Anzi, si è prospettato il rischio che la prossima estate i confini dell’Italia possano rimanere chiusi, in entrata e in uscita. Già solo il fatto che ci sia questa possibilità tiene alla larga i turismi stranieri che stanno pianificando le loro vacanze.

Solo qualche località, come Sant’Antioco e Fano, ha provato a mettere in campo dei programmi per creare delle destinazioni turistiche Covid-free.  Eppure ci sono zone al Sud dove il Coronavirus è stato quasi debellato e che potrebbero diventare destinazioni turistiche sicure, pronte a ri-accogliere i turisti di tutto il mondo.

FONTI

 https://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/coronavirus-quali-le-conseguenze-per-il-turismo-in-italia

https://europa.today.it/lavoro/corridoio-turisti-germania-croazia.html https://www.eturbonews.com/571108/traveling-with-health-certificate-turkish-tourism-sets-rules-for-visitors/

LAURA COSTANTIN

 

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Le FAKE NEWS istituzionali: più infetti in Germania dopo la riapertura e treni per Napoli presi d’assalto dal 4 maggio

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Impennata dei contagi in Germania dopo l'allentamento? Non per il dailymail

Le fake news sono diventate uno dei principali nemici di politica e organi di informazione istituzionali. Il problema è chi controlla il controllore? Ossia cosa succede se a essere fucina di fake news sono proprio i politici e gli organi di informazione più accreditati? Vediamo due esempi delle ultime 24 ore.

Le FAKE NEWS istituzionali: più infetti dopo la riapertura in Germania e treni per Napoli presi d’assalto dal 4 maggio

#1 Più infetti dopo la riapertura. La Germania torna alla “fase uno”. FALSO

Coronavirus, contagi e morti ora spaventano l’Europa: Parigi e Berlino tornano alla “fase uno”. Questo titola La Stampa il 29 aprile. Una notizia rilanciata in prima serata in apertura da tutti i telegiornali e dalla maggior parte della stampa italiana è stata quella dell’aumento del tasso di contagio, il famoso indice R0 che indica quanto l’uscita dall’emergenza epidemica sia vicina. Questo era il titolo di apertura del TG1 “GERMANIA, PIÙ INFETTI DOPO LE RIAPERTURE”  e questa l’introduzione: “Preoccupazione in Germania. A poco più di una settimana dalle prime aperture cresce il tasso di contagio, torna al rapporto 1 a 1: ogni persona ne infetta un’altra. Mascherine obbligatorie sui mezzi pubblici.

Come spiega Berlino Magazine, nell’articolo “No, non è vero che i contagi in Germania stanno salendo” non è vero né che i contagi stanno salendo né che la Germania ha intenzione di tornare a una fase uno, in realtà già molto blanda se paragonata a quella italiana.

Partendo, infatti,dal presupposto che l’indice R0 attorno a 1 non è preoccupante, ma come dimostrano i dati del Robert Koch Institute il rallentamento del livello di contagiosità è in calo costante da quanto sono state allentate le misure e comunque al livello del 22 marzo, in Germania non hanno nessuna intenzione di ritornare indietro con le disposizioni precedenti.

Robert Kock Insititute

Al contrario tutte le informazioni di chi vive, ad esempio a Berlino, raccontano di un Paese che consente ogni tipo di attività all’aperto pur nel rispetto di un minimo distanziamento sociale e precauzioni quando dovute come le mascherine sui mezzi pubblici, così come sono aperte la scuola e tutte le principali attività commerciali e di ristorazione. Inoltre come riporta il dailymail la crescita dei contagi in terra tedesca sta registrando i dati più bassi dell’ultimo mese e mezzo.

Da considerare infine, riguardo all’articolo su La Stampa, che neppure la Francia ha deciso di tornare alla fase uno. Ha semplicemente modificato il calendario del ritorno a scuola.

Fonti: berlinomagazine.com e dailymail.co.uk

“lockdown” berlinese

# Fase 2, presi d’assalto i treni per Milano. FALSO

4 maggio: tutto esaurito per i treni da Milano a Napoli il 4 maggio, giorno di ingresso nella cosiddetta seconda fase. Notizia rilanciata anche dal corriere del mezzogiorno e dalle principali testate giornalistiche e telegiornali. Il presidente De Luca ha prontamente affermato “Ho espresso fortissima preoccupazione che arrivi di massa possano determinare espansione del contagio e vanificare i sacrifici fatti per due mesi dai nostri concittadini.”

Il messaggio del Mattino è chiaro: il governatore della Campania ha ragione nel chiedere la difesa dei confini della Campania da chi arriva dal nord.

La notizia puzza di bruciato. In particolare perchè per i trasferimenti da una regione all’altra nulla cambia con il 4 maggio: non si potevano fare prima e non si potranno fare neppure dopo. Visto l’esiguo numero di treni giornalieri la possibilità di esaurimento di biglietti non sarebbe stata da escludere, ma basta una rapida ricerca sul sito di Trenitalia per verificare l’infondatezza della notizia.

Scegliendo qualsiasi altro giorno per l’acquisto di un biglietto si può vedere, che posto più posto meno più ci si avvicina alla data partenza, le disponibilità non mancano. Inoltre le sedute sono alternate, quindi vi è il distanziamento sociale richiesto, ci saranno screening sanitari alla partenza e all’arrivo e il controllo dell’autocertificazione e quindi avere comprato un biglietto non garantisce la certezza di partire. Persino una tv locale campana ha smascherata questa “bufala”, aggiungendo come non c’è il tutto esaurito sui voli aerei in quanto non ci sono compagnie di volo in servizio ad oggi.

# Solo gli ultimi due esempi di un’informazione sempre più somigliante a una fiction politica

L’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown imposto tramite decreti di dubbia legittimità ha evidenziato ancora di più il ruolo di responsabilità degli organi di comunicazione, quali baluardi informativi verso i cittadini. La triste verità è che mentre tutti dichiarano di voler combattere contro le fake news messe in giro dai profili social di persone comuni, la disinformazione per fini politici sta raggiungendo livelli mai visti in una democrazia. Si è infatti passati dalla strumentalizzazione di notizie a inventarsi di sana pianta notizie false, pur di accreditare la versione della propria parte o del proprio padrino politico. 

Secondo diversi commentatori, la strategia dominante in atto nel nostri organi di informazione è quella della paura. Come è già capitato nei periodi più bui della nostra civiltà la paura è l’arma principale per poter accentrare più potere in poche mani, riducendo la libertà e i diritti ai cittadini. Sembra incredibile vedere in un Paese che ritenevamo libero, quante persone liberamente accettano di delegare la propria libertà e le decisioni sulla propria vita a un’autorità superiore. Autorità non eletta e, peraltro, non sempre lucida nell’esercizio del suo potere.

FABIO MARCOMIN

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A 50km da Milano riaprono i ristoranti: la SVIZZERA accelera con la riapertura

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Lago di Zurigo - 1 maggio 2020 (Da: instagram - @gr8l)

Nella vicina Svizzera l’allentamento delle misure per il contenimento del Coronavirus saranno anticipate rispetto a quanto previsto inizialmente, nonostante il rapporto abitanti-contagiati sia identico a quello italiano. Dall’11 maggio riapriranno scuole, negozi, ristoranti, musei e biblioteche e nello sport riprenderanno gli allenamenti.

Leggi anche: La SVIZZERA e il virus. Pochi divieti, ci si affida alla responsabilità individuale: «Non siamo la Cina»

A 50km da Milano riaprono i ristoranti: la SVIZZERA accelera con la riapertura

# Lo stato elvetico anticipa il calendario per far ripartire l’economia

Il 16 Aprile la Svizzera aveva annunciato il suo piano di ritorno alla normalità in tre tappe:
Prima tappa 27 aprile: riapertura attività come parrucchieri, saloni di bellezza e fisioterapisti ma anche negozi per il fai-da-te, centri per giardinaggio e fioristi, a patto che possa essere garantita la sicurezza di clienti e lavoratori.
Seconda tappa non prima dell’11 maggio: riapertura delle scuole dell’obbligo e dei negozi e dei mercati·
Terza tappa verso l’8 giugno: riapertura delle scuole post obbligo e delle università, ma anche di biblioteche, musei e giardini zoologici.

Nella sua seduta del 29 aprile 2020, il Consiglio federale ha valutato che i provvedimenti presi per combattere la COVID-19 stanno dando buoni risultati e ha deciso pertanto un ulteriore allentamento, facendo un passo in più rispetto a quanto precedentemente annunciato. Dall’11 maggio potranno quindi riaprire riaprire non soltanto i negozi, i mercati e le scuole dell’obbligo, ma anche i musei, le biblioteche e gli esercizi della ristorazione.

Ecco quindi il piano di rientro alla normalità della Svizzera:

  • Da lunedì 11 maggio 2020 potranno riaprire i negozi, i ristoranti, i mercati, i musei e le biblioteche
  • Dopo l’annullamento dell’appuntamento alle urne del 17 maggio, le cittadine e i cittadini svizzeri potranno tornare alle urne il 27 settembre.
  • Nelle scuole del livello elementare e secondario potrà riprendere l’insegnamento presenziale e nello sport di massa e di punta saranno consentiti gli allenamenti.
  • I trasporti pubblici riprenderanno a circolare secondo l’orario normale.
  • Quest’anno, per gli esami di maturità potranno essere prese in considerazione le note scolastiche; spetterà ai Cantoni decidere se effettuare esami scritti per la maturità liceale.
  • I nuovi allentamenti saranno accompagnati da una serie di piani di protezione. Le regole di distanziamento sociale e d’igiene dovranno essere rispettate anche in futuro.

Avanziamo più in fretta di quanto annunciato, ma non siamo nell’approssimazione“, ha sottolineato mercoledì durante la conferenza stampa di presentazione delle nuove misure il ministro della sanità Alain Berset.

Già dal 27 aprile erano entrati il vigore alcune misure per il ritorno alla quotidianità: gli ospedali possono effettuare tutti gli interventi e hanno potuto riprendere la loro attività anche studi medici, parrucchieri, saloni di massaggio, centri estetici, mercati di prodotti “fai da te”, negozi di giardinaggio e di fiori. Il rapporto abitanti-contagi è attorno a 1 ogni circa 300 persone, lo stesso che c’è in Italia.

Fonte: swissinfo.ch

Leggi anche: La SVIZZERA e il virus. Pochi divieti, ci si affida alla responsabilità individuale: «Non siamo la Cina»

FABIO MARCOMIN

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5 anni fa EXPO 2015: 5 RICORDI della grande esposizione universale a Milano

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1 maggio 2015: inaugurazione Expo (Foto: Andrea Cherchi)

Primo maggio 2015, primo maggio 2020. Cinque anni di gloria per Milano, potremmo dire, se non fosse per un 2020 iniziato sotto i peggiori auspici. Come festeggiare il lustro, allora? Con la riapertura dei parchi, un concerto in streaming e la speranza per la rinascita.
Non è esattamente ciò che ci si aspettava per il 1 maggio 2020, ma tant’è.
Ecco perciò una fotografia su ciò che fu Expo 2015, ciò che fu per Milano, e quale appuntamento ci attende per festeggiare l’anniversario.

5 anni fa EXPO 2015: 5 RICORDI della grande esposizione universale a Milano

 

Ph. credits: lifegate

#1 Il tema di Expo 2015

Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale, tenutasi a Rho Fiera Milano tra il 1° maggio e il 31 ottobre 2015. L’evento rientra nel quadro delle Esposizioni Universali e Internazionali organizzate sotto la supervisione del Bureau International des Expositions (BIE). Ogni 5 anni si tengono le “Expo Universali”. Per la prima volta nell’Expo di Milano si è scelto un tema specifico:  Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. 


#2 I numeri che ricordiamo: 21 milioni di visitatori

# 1,5 km, lungo i quali i visitatori hanno avuto la possibilità di visitare idealmente 134 Paesi
# 139 Partecipanti Ufficiali e 24 Partecipanti non Ufficiali
# 3.271 milioni di euro, il costo totale dell’evento. Nel dettaglio,1252 milioni derivanti da contributi pubblici, 944 milioni derivanti da ricavi gestionali reinvestiti e 1.075 da investimenti dei partecipanti
# 16% è la riduzione delle spese rispetto al budget iniziale, che non ha gravato sulla buona riuscita dell’evento. Per esempio, per i Giochi Olimpici di Londra nel 2012 i costi effettivi aumentarono del 76% rispetto alle previsioni, secondo uno studio della Saïd Business School dell’Università di Oxford
# 21 milioni, il numero di visitatori totali, di cui circa un terzo proveniente dall’estero. Più di 250, invece, le delegazioni estere

Ph. credits: clubmilano

#3 Effetti sul Pil e su Milano

Il valore dell’evento ha raggiunto, nel 2015, 4,1 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,25% del Pil totale italiano dell’anno. Expo Milano 2015 ha certamente saputo dare un enorme impulso al settore agroalimentare, al turismo e all’immagine del Paese all’estero. Grazie all’evento, l’esportazione italiana di cibo è cresciuta, secondo i dati della Confagricoltura, del 18%. Per non parlare, dell’attenzione che si è riversata sulla cucina italiana e sulle sue eccellenze.
In particolare, Milano ha goduto di effetti notevoli nel settore turistico in toto, nell’industria creativa e nella moda. Basti pensare che nel 2016 la città ha raggiunto i 5,6 milioni di visitatori.

#4 Gli elementi iconici

# la via principale con la sua fila di vele bianche
# il Palazzo Italia e le stecche sul Cardo, l’asse trasversale che con il Decumano definiva lo spazio espositivo
# i cluster tematici, ognuno dedicato a una filiera alimentare o a un’identità comune
# il pendio della Collina mediterranea, alta 12 metri che riproduceva alcune tra le più tipiche vegetazioni e colture dell’ecosistema mediterraneo.
# il Padiglione Zero, che riproponeva la morfologia delle crosta terrestre, con i rilievi e la grande valle centrale che ospitava lo spazio pubblico dell’arena
# i canali d’acqua che circondavano l’intera area con relative polemiche per la loro costruzione (solo in parte realizzata)
# la Cascina Triulza, un’antica costruzione rurale già presente all’interno del Sito Espositivo, patrimonio storico, architettonico e ambientale della Lombardia, rinata come casa della Società Civile
# l’Expo by Night, ricca di manifestazioni, musica e intrattenimento
# La Coda al Padiglione del Giappone: per entrare a visitarlo si perdeva l’intera giornata in coda
# l’Albero della Vita, alto 37 metri e costruito in acciaio e legno, luogo di spettacolo e icona globale

coda padiglione giappone

#5 Finisce il lockdown, si riaccende l’albero della Vita

Ph. credits: Flickr

A 5 anni da Expo Milano 2015, l’accensione dell’Albero della Vita non rappresenta solo la celebrazione di un anniversario, ma anche e soprattutto la parziale apertura di una città sofferente, la speranza che il periodo buio, come pochi se ne sono visti, sia vicino alla sua conclusione. Che questa sia la ripartenza di una nuova stagione di rinascimento culturale, umano ed economico per tutto il mondo.

Ph. credits: MediaKey

E lo si festeggia con un evento musicale: domenica 3 maggio 2020, si terrà presso l’ex area Expo, ora denominata Mind (Milano Innovation District), l’ Electronic Renaissance.
L’evento, ideato da Ilario Alicante, dj tra i massimi esponenti mondiali della musica elettronica, verrà chiaramente trasmesso in streaming sui canali social dell’artista e inaugurerà una raccolta fondi per la Croce Rossa Italiana- Comitato di Milano, per sostenere le sue attività durante questa fase di emergenza per il Covid-19.

BARBARA VOLPINI

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🔴 Dati 30 aprile. Contagi al MINIMO nel lockdown in Lombardia (598) e a Milano (56). I decessi in regione tornano sotto QUOTA 100

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Foto: Andrea Cherchi (c)

30 aprile 2020. In calo contagi e decessi in Lombardia. Migliora anche Milano città. Nuovo minimo dei contagi in Regione e a Milano dall’inizio del lockdown. I morti tornano sotto quota 100: è la seconda volta nell’ultimo mese e mezzo. In Italia decessi sotto quota 300 e nuovi contagi sotto a quota 2.000. In tutte le regioni il tasso di contagio è inferiore a R0.

I contagi giornalieri al livello più basso nel lockdown:  +598 (dai +786 di ieri), con tamponi in calo a +11.048 dai +14.472 di ieri.

I decessi nelle ultime 24 ore scendono per la seconda volta nell’ultimo mese e mezzo sotto a quota 100: a 93 dai 104 di ieri.

Dagli ospedali. Accelera ancora di più il trend di alleggerimento degli ospedali. In un giorno scendono di 286 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri erano diminuiti di 160). Si sono liberati altri 29 posti in terapia intensiva (ieri erano stati 21). In 416 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 304).

Situazione delle province. Migliora la situazione nuovi contagi in tutte le province: nella città metropolitana sono +216 dai +284 di ieri, mentre in città toccano il nuovo minimo nel lockdown +56 da +86 di ieri. Tutte le altre province sono sotto quota 70: Lodi e Lecco sotto 10.

Leggi anche: 🔴 Finalmente i dati sull’ORIGINE dei contagi in lockdown: il 44% sono stati infettati nelle RSA, il 25% in famiglia

Italia. Dati buoni anche in Italia. I morti in Italia scendono sotto quota 300: 285 nelle ultime 24 ore dai 323 di ieri. I nuovi contagi scendono sotto quota 2.000: +1.872 dai +2.086 di ieri. -101 in terapia intensiva (ieri -68). 4.693 persone sono state dimesse nelle ultime 24 ore (ieri 2.311).

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)
21/4: +960 (+1,4%)
22/4: +1.161 (+1,6%)
23/4: +1.073 (+1,5%)
24/4: +1.091 (+1,5%)
25/4: +713 (+1,0%)
26/4: +920 (+1,2%)
27/4: +590 (+0,8%)
28/4: +869 (+1,1%)
29/4: +786 (+1,0%)
30/4: +598 (+0,7%)***
Totale: 75.732

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
22/4: +161 (+1,3%)
23/4: +200 (+1,6%)
24/4: +166 (+1,3%)
25/4: +163 (+1,2%)
26/4: +56 (+0,4%)***
27/4: +124 (+0,9%)
28/4: +126 (+0,9%)
29/4: +104 (+0,8%)
30/4: +93 (+0,7%)
Totale: 13.772

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
22/4: +480 (+2,9%)
23/4: +277 (+1,6%)
24/4: +412 (+2,3%)
25/4: +219 (+1,2%)
26/4: +463 (+3,1%)
27/4: +188 (+1,0%)***
28/4: +278 (+1,4%)
29/4: +284 (+1,5%)
30/4: +216 (+1,1%)
Totale: 19.337

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
22/4: +161 (+2,3%)
23/4: +105 (+1,4%)
24/4: +246 (+3,4%)
25/4: +80 (+1,0%)
26/4: +241 (+3,1%)
27/4: +79 (+1,0%)
28/4: +149 (+1,8%)
29/4: +86 (+1,0%)
30/4: +56 (+0,7%)***
Totale: 8.158

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli di oggi:
Dall’AirBnB comunale al REDDITO DI INTRAPRENDENZA: 5 idee per rilanciare Milano dopo la crisi covid-19
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Dall’AirBnB comunale al REDDITO DI INTRAPRENDENZA: 5 idee per rilanciare Milano dopo la crisi covid-19

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Dato che, verosimilmente, non possiamo aspettarci interventi legislativi di tale portata da
consentirci di avere una maggiore flessibilità fiscale, proverò a ragionare di policy che
possiamo implementare immediatamente, senza dover dipendere dallo Stato centrale.
Non parlerò quindi di Zone Economiche Speciali, con fiscalità leggera per attirare aziende
straniere. Proverò ad agire su due altri fattori di attrazione per le imprese: il capitale umano e la capacità di innovare – che di certo già abbondano a Milano.

Dall’AirBnB comunale al REDDITO DI INTRAPRENDENZA: 5 idee per rilanciare Milano dopo la crisi covid-19

#1 Residenze universitarie

La nostra città è da tempo diventata una città universitaria (vi studia il 10% degli studenti italiani), grazie alla crescita di una quarantina tra università e centri di formazione specialistici, molti riconosciuti a livello internazionale.
Possiamo aumentare tale successo? Sì, aumentando ancora l’offerta di posti letto nelle residenze universitarie, andando a intercettare studenti stranieri. In che modo? Mediante partnership tra pubblico e privato, e magari attraverso un concorso internazionale di architettura che ponga come obiettivo la realizzazione di residenze universitarie a basso impatto ambientale e costi contenuti, ma comode e capaci di favorire lo studio e lo scambio di idee.

#2 AirBnB comunale e quartieri per i giovani

Una volta che abbiamo giovani formati e capaci, dobbiamo essere in grado di trattenerli: non è certo facile con gli affitti che abbiamo, combinati con stipendi relativamente bassi,
soprattutto in alcuni ambiti come lo spettacolo, l’editoria, la cultura, fondamentali per
mantenere la città vivace e innovativa davvero.
Serve un piano di edilizia residenziale convenzionata molto più forte degli attuali
progetti, che recuperi l’invenduto, prima ancora di colare ancora cemento. Una sorta di
AirBnB comunale, per affitti più lunghi. Occorre dare vita a quartieri creativi, ricchi di giovani in cerca di lavoro o coinvolti in attività di formazione superiore (master, dottorati), rivitalizzando alcune periferie diventate semplici dormitori. Naturalmente queste iniziative richiedono una gestione più efficace dell’ordine pubblico: se i comitati di quartiere iniziano a lamentarsi dei locali, del baccano, degli orari, non riusciamo a creare una realtà attraente.
Conviene allora una progettazione a 360 gradi e partecipata, discussa con i quartieri dove si andrà a intervenire.

#3 Una pubblica amministrazione amica delle imprese: unità di missione per sbrogliare la burocrazia

Passiamo ora alla creazione di lavoro. Non esistono leggi in grado di creare lavoro, ma solo aziende che assumono lavoratori – oppure v’è l’auto-impiego.
La PA deve rapidamente diventare efficiente, ma si scontra con un mercato del lavoro
rigidissimo, che rende difficile riconoscere incentivi, sindacati perennemente sul piede di
guerra di fronte a possibili proposte, età media avanzata e difficoltà quindi di padroneggiare
a fondo gli strumenti informatici.

Come se ne esce? Occorre costituire delle unità di missione costituite da nuovi assunti
e dagli impiegati più volenterosi. Le unità sono piccole, auto-organizzate di fronte a
obiettivi chiari, e messe in competizione tra loro. Le migliori vengono valorizzate e
ricompensate come da norme vigenti – meglio ancora se si riuscisse a derogare qui, con
qualche incentivo in più.
Che cosa facciamo fare alla nuova PA? Compito di queste unità di missione è sbrogliare la
matassa della burocrazia nei settori economici su cui vogliamo puntare il rilancio di
Milano. Occorre selezionarne pochi, identificando il potenziale della città, le esigenze
strategiche e provando anche ad agganciare i settori prioritari per lo sviluppo economico nei prossimi anni.
Ossia: bene moda e design, fintech e regtech; fondamentale lavorare sul sanitario in un
senso ampio, ossia di benessere fisico e psichico, non solo di ospedali e malattie.

#4 La regulatory sandbox per le startup

Infine, nel futuro saremo eliminati da qualunque mercato se non avremo sviluppato solide
competenze in ambito intelligenza artificiale: abbiamo il Politecnico di Milano, il CNR,
l’Università degli Studi e diverse società high-tech nel raggio di 30 chilometri.
Identificati i settori su cui concentrare energie e investimenti, la PA contribuisce a
semplificare i passaggi richiesti per le certificazioni, aiuta nel comprendere e rispettare le
norme. In sintesi, rilancio anche da queste pagine l’idea di “regulatory sandbox”,
strumento legale con cui si permette alle startup di entrare rapidamente sul mercato,
assistendole nei profili autorizzativi. La “sandbox”, uno spazio dove sperimentare con
clienti reali senza farsi troppo male, è un concetto caro agli innovatori, perché libera le
energie e la creatività poter testare subito le proprie idee, e perfezionarle con la pratica.
Lato economico (fintech quindi), dobbiamo pretendere che il MEF, che sta coordinando gli
sforzi per la regulatory sandbox, apra uno spazio dedicato a Milano, una vera e propria
rappresentanza. Per quanto concerne gli altri settori citati, ha senza dubbio senso una
regulatory sandbox per il medicale, connesso a pari realtà in Emilia-Romagna: dobbiamo
ragionare per domini, non per geografia, creare legami di qualità in tutto il Paese,
evitando la concorrenza tra campanili. Anche per l’intelligenza artificiale sarebbe di aiuto
un supporto legale e autorizzativo: perché i progetti siano da subito rispettosi della privacy e fedeli a principi etici condivisi. E magari un ponte con Torino non guasterebbe.

#5 Il reddito di intraprendenza

Per attirare talenti si lavora di concerto: le iniziative di sostegno abitativo si coniugano a una PA che fornisce rapidamente visti e permessi di soggiorno agli stranieri. Per rendere tutto più frizzante possiamo introdurre un reddito di intraprendenza: due anni per venire a
sviluppare a Milano la propria idea, sia una startup, un libro, uno spettacolo teatrale, un film.
La casa, i musei, e i trasporti li mettiamo noi. Si fanno delle call internazionali, magari a
tema, per restringere proposte e numero di candidati, e poi ospitiamo qualche centinaio di
persone capaci di portare esperienze da ogni parte del mondo, di catalizzare energie e
creare il giusto scompiglio.
Non accontentiamoci di innovazione, quando serve una rivoluzione.

ANDREA DANIELLI

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Coronavirus a Milano? Già a fine DICEMBRE

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Credits: Andrea Cherchi - Natale 2019

Se secondo l’analisi della task-force sanitaria della Regione Lombardia il Covid-19 circolava a Milano già il 26 gennaio, per molti cittadini la data può essere anticipata a prima del Natale 2019. Molti commenti riportati sotto il nostro articolo e un’intervista di una professionista milanese rilasciata al Corriere sembra dimostrare come il virus circolasse molto prima del cosiddetto paziente uno di Codogno, a fine febbraio. Questa notizia potrebbe modificare radicalmente il nostro rapporto con il virus.

Fonte:🔴 IL MESE 0 di MILANO: il virus circolava in città già il 26 gennaio

Coronavirus a Milano? Già a fine dicembre 2019

#1 “È iniziata con una febbre poco sopra il 37. Era il 22 dicembre”: il test d’immunità ha certificato il contagio

Una professionista milanese di 41 anni ha dichiarato al Corriere della Sera: “È iniziata con una febbre poco sopra il 37. Era il 22 dicembre. Poi la febbre è salita. La sera del 26 ha sballato i 39. Ho chiamato la guardia medica. Il giorno dopo, prescritto dal sostituto del medico di base, ho iniziato il primo antibiotico”. Dopo tre cure di antibiotici e successive “fitte violentissime tra le costole e alla schiena” il “primo sospetto di polmonite” il 6 gennaio.

Con la terza lastra del 5 febbraio viene certificata la guarigione, senza sospetti sull’infezione da Coronavirus, e la ripresa del lavoro durante la fase l’epidemia di Covid-19, col paziente ricoverato a Codogno in data 21 febbraio. Il tutto sarebbe potuto ricadere nel novero delle polmonite anomale se non fosse che il test sierologico ha certificato la presenza di anticorpi da Coronavirus. Si potrebbe trattare quindi di uno dei tanti casi sconosciuti di persone contagiate che hanno continuato a lavorare a Milano, in Lombardia e non solo: “Sono guarita e ho ripreso la mia vita di sempre. Ma credo che sia importante raccontare quel che mi è accaduto anche per dare un contributo alla conoscenza del virus“.

Fonte: Corriere della Sera

#2 “Già dopo l’epifania gli asili erano decimati”, “la peggiore influenza della mia vita”: altre testimonianze di casi sospetti fin da fine dicembre

Al post collegato all’articolo di ieri, IL MESE 0 di MILANO: il virus circolava in città già il 26 gennaio, molti lettori hanno testimoniato come, con alta probabilità, il virus avesse contagiato molte persone già alla fine dell’anno scorso o a gennaio. Ecco alcuni dei commenti al post:

  • Mariarosa T.
    Con tre gemelli da curare, già dopo L’Epifania gli asili erano decimati, con 3/4 dei bambini a casa per più di due settimane con 39/40 di febbre che non passava con nulla
    Io stessa ho avuto abbassamento pesante di voce con gola arrossata, affanno e tosse più pesante del solito, sicuramente l’ho avuto lì, anche perché ero in continuo contatto con loro
  • Barby L.
    I miei figli hanno fatto questa “brutta” influenza che è durata una settimana alla mia bimba di 6 anni con picchi a 40 di febbre e poi bronchite, dopo due giorni è toccato al piccolo di 3 anni, 10 giorni di febbre anche lui arrivata a 40. Asilo decimato e elementari pure. Marito ha fatto febbre normale a 37,5 con debolezza (ma si sa gli uomini no?) io ho avuto una tosse bruttissima bruciava a respirare ma poi è andata via da sola ora che ci penso ..gennaio. Senza febbre
  • Sonia O.
    Mio figlio di 16 anni a fine gennaio 5 giorni con oltre 39 di febbre e tosse…in classe assenti 23 su 29….poi ci siamo ammalati io e l’altro figlio con febbre più bassa
  • Lara K.
    Una mia cara amica ha avuto tutti i sintomi del Covid, e ne è uscita da sola, dopo che il medico le aveva detto che era ‘una brutta influenza‘, in quanto non si conosceva ancora la presenza di questo Coronavirus. Mi ha detto che non si è mai sentita così debole e senza un minimo di forze. Avremmo dovuto vederci per Capodanno. Il 31 Dicembre. Ha continuato ad avere i sintomi sino a fine Gennaio.
  • Yuki P.
    Mio figlio che prendeva la metro ha avuto 37,5 ed era debole con mal di gola ma senza placche nulla di più. I suoi compagni di rugby a turno sono stati male tanto da non avere i numeri per fare la squadra a gennaio!!! Mai successo in tanti anni e alcuni sono rimasti a casa con 40 di febbre tosse. Uno di loro ha anche pensato a metà febbraio ma se fosse covid ??? Ma in Italia dicevano che non c’era….
  • Daniela M.
    mi spiace no, non era la solita influenza perché avevano febbre che non passava con niente, ogni sera erano picchi altissimi e durante il giorno scendeva di poco pur con Tachipirina, nurofen o altro che fosse e soprattutto durava quasi due settimane. Un’influenza non dura due settimane, non sicuramente nei bambini.
  • Maria Emanuela U.
    “Anche io sono convinta di averlo avuto a fine gennaio perché era troppo pesante febbre che non avevo da anni debolezza e tosse da mancare l’aria rumore nei bronchi tipo come avessi dei vetrini nei polmoni catarro giallo verde, mentre respiravo a fatica. Il mio medico non ha fatto mai un tampone ma sono convinta di averlo preso cura con Tachipirina e aerosol al cortisone e antibiotico”
  • Saverio S.
    A Lodi è arrivata ancora prima. Mio figlio 19 anni ha fatto 3 giorni di febbre a 40 con tosse e problemi di respirazione, praticamente era uno straccio. Guarito dopo 10 giorni mai stato così in vita sua ritornato a scuola dopo quasi due settimane erano meno della metà in classe tutti a casa con stessi sintomi, professori compresi.”
  • Luca V.
    Conosco due persone di 45 anni circa che entrambe hanno fatto una pesantissima polmonite a metà/fine dicembre, ed entrambi mi han detto che non avevano mai fatto una polmonite del genere.”
  • Lorenzo Z.
    Secondo me da prima ancora. Io ho avuto la peggior influenza della mia vita a Natale, trascinata fino a metà gennaio, la tosse non passava con gli antibiotici (quando di solito passa in 3 giorni), e avevo perso il gusto in maniera netta.”

#UPDATE 21/12: le altre due prove della presenza del Covid fin dal 2019

#1 Uno studio dell’Istituto dei Tumori di Milano retrodata la presenza del virus alla fine dell’estate 2019

I risultati di una ricerca dell’Istituto dei Tumori, pubblicati a novembre del 2020, proverebbero che a Milano il Covid fosse già presente almeno dall’estate del 2019. Dall’analisi dei campioni di sangue di pazienti residenti in 5 regioni, prelevati durante uno screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020, è emersa nel 14% dei casi la presenza degli anticorpi del coronavirus già a settembre 2019. Siccome è necessario un certo periodo di tempo affinché si sviluppino, è probabile che il virus circolasse almeno alla fine dell’estate.

Per approfondire continua a leggere: Il Covid già a Milano nell’estate 2019

#2 Scoperto un bambino positivo a Milano il 21 novembre 2019

Secondo un’indagine pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Diseasese a inizio dicembre 2020, c’è la certezza di un bambino milanese affetto da Covid il 21 novembre 2019, Il bambino, che all’epoca aveva 4 anni, era stato ricoverato al pronto soccorso con sintomi respiratori e vomito il 30 novembre 2019. Un tampone orofaringeo che gli era stato fatto a quel tempo, analizzato successivamente, nella seconda metà del 2020, è risultato positivo al Coronavirus.

La dottoressa Silvia Bianchi, una delle ricercatrici: L’idea è stata di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano come morbillo e rosolia tra settembre 2019 e febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio“. 

Il presidente della facoltà di Medicina dell’università Statale di Milano Gianvincenzo Zuccotti, tra gli autori dello studio, ha specificato che il virus era autoctono: “Abbiamo fatto un’indagine epidemiologica per capire se il bambino e i suoi genitori avessero viaggiato, ma non si sono mai mossi dalla propria area a nord di Milano. È un’infezione presa a livello locale

Per approfondire continua a leggere: 🛑 Altra evidenza scientifica: COVID a MILANO già nel NOVEMBRE 2019

FABIO MARCOMIN

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A Vilnius l’iniziativa choc: lasciare ai locali gli SPAZI ALL’APERTO per garantire la distanza di sicurezza. Un’idea da testare a Milano?

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Credits: 10cose.it - Vilnius

Arriva da Vilnius, capitale della Lituania, un’idea creativa per far ripartire con tutte le precauzioni e in fretta la vita quotidiana: la proposta del sindaco di trasformare la città in un vasto caffè all’aperto, cedendo gran parte del suo spazio pubblico ai proprietari di bar e, allo studio, di ristoranti e altri negozi, consentendo una ripresa graduale osservando le regole di distanza fisica.

A Vilnius l’iniziativa choc: lasciare ai bar gli SPAZI ALL’APERTO per garantire la distanza di sicurezza. Un’idea da testare a Milano??

# Il primo cittadino di Vilnius: “La sicurezza pubblica è rimasta la massima priorità della città, ha affermato il sindaco, ma la misura dovrebbe aiutare i caffè a aprirsi, lavorare, conservare posti di lavoro e mantenere viva Vilnius

Il ministero della salute della Lituania ha imposto ai locali regole di distanziamento fisico e misure di sicurezza con un numero limitato di clienti contemporaneamente, obbligo delle mascherine in tutti gli spazi pubblici e i tavoli di caffè e ristoranti che devono essere posizionati ad almeno due metri di distanza. Nel centro storico di Vilnius, Senamiestis, patrimonio mondiale dell’UNESCO, le stradine rendono difficile posizionare più di un paio di tavoli all’esterno, per questo il Sindaco Remigijus Šimašius ha avuto questa idea: “Piazze, strade – i caffè nelle vicinanze saranno autorizzati a allestire tavoli all’aperto gratuitamente in questa stagione e quindi condurre le loro attività durante la quarantena. La sicurezza pubblica è rimasta la massima priorità della città, ha affermato il sindaco, ma la misura dovrebbe aiutare i caffè a aprirsi, lavorare, conservare posti di lavoro e mantenere viva Vilnius“.

La città è partita con diciotto spazi pubblici della città, compresa la sua piazza centrale della Cattedrale e ci sono già oltre 160 candidati che hanno accettato l’offerta di ampliare la propria attività su strada.

Fonte: theguardian.com

# Milano un test per l’Italia: consentire l’attività all’aperto a locali e negozi per aumentare la sicurezza

Il piano denominato “Milano 2020. Strategia di adattamento“, aperto alla discussione dei cittadini, propone una strategia di riapertura nell’osservanza delle misure di sicurezza e prevede al momento di:

  • facilitare la possibilità di posare tavolini per bar e ristoranti sulle aree di sosta ai fini di recuperare parte della capienza persa all’interno col distanziamento
  • favorire l’uso dello spazio pubblico all’aperto per eventi culturali e sportivi prevedendo facilitazioni e agevolazioni

“In particolare per attività commerciali e di somministrazione si prevede di introdurre il limite di velocità di 30 km/h in maniera diffusa in città, norma che consente anche l’incremento di spazi per tavolini a margine della carreggiata o in sostituzione dei posti auto.”

Credits: genitoriantismog – Un esempio dall’estero, tavolini al posto di parcheggi a bordo strada

Mutuando l’esempio di Vilnius si potrebbero attuare queste misure in modo più audace, le strade e piazze di Milano sono larghe abbastanza per poter ridurre il traffico veicolare e garantire a tutte le attività di esercitare anche all’aperto, così come i parchi, per consentire il ritorno alla piena attività di parrucchieri, bar, ristoranti, librerie, piccoli negozi che potrebbero venire riaperti, riducendo i rischi collegati alla minore distanza nei piccoli locali e alla maggiore contagiosità negli spazi chiusi

Usando un po’ di creatività e fantasia, fino a che l’emergenza sanitaria da Covid-19 non sarà rientrata, si può creare un modello di ripartenza dell’economia, rimanendo all’interno delle indicazioni espresse dalla task force.

FABIO MARCOMIN

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L’allarme: sui TRASPORTI PUBBLICI MILANESI il distanziamento sociale è impraticabile

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Credits: notizie.tiscali.it - Distanziamento sociale in banchina

Nel calendario di riapertura dell’Italia dal 4 maggio l’unica “strategia” di contenimento della diffusione di contagio dal Covid-19 prevista sembra fino ad ora essere il distanziamento tra le persone con le mascherine. Sta balzando alle cronache un problema ancora irrisolto: l’impraticabilità del distanziamento sociale obbligatorio anche sui mezzi pubblici. Questo infatti hanno scritto in una lettera inviata al ministro dei Trasporti, i presidenti di Atm, Arrigo Giana, e di Ferrovie Nord Milano, Andrea Gibelli.

Fonte: milano.fanpage.it

L’allarme: sui TRASPORTI PUBBLICI il distanziamento sociale è impraticabile

# Giana (ATM) e Gibelli (FNM) “l’offerta di trasporto sarebbe assolutamente insufficiente, anche a fronte di una domanda che, prevedibilmente, sarà inferiore rispetto alla situazione pre-emergenza

Credits: Claudio Furlan – LaPresse – Mezzi atm con segnaletica di distanziamento

Le misure di distanziamento fisico anche sui mezzi pubblici, nella regione e nella città in cui l’utilizzo è più diffuso che altrove in Italia sarà impraticabile e quindi l’unica vera misura di contenimento del contagio predisposta dal governo fa acqua.

Giana presidente Atm e Gibelli presidente di Ferrovie Nord Milano hanno dichiarato che “Il distanziamento ipotizzato di un metro per la Fase 2 limita la capacità del sistema dei trasporti di persone al 25-30 per cento del numero di passeggeri trasportati in condizioni di normalità” perché il limite deciso dal governo “riguarderebbe sia la capienza dei veicoli, sia quella dei luoghi di attesa dei mezzi, siano essi stazioni o fermate di superficie e l’offerta di trasporto sarebbe assolutamente insufficiente, anche a fronte di una domanda che, prevedibilmente, sarà inferiore rispetto alla situazione pre-emergenza“.

# Il problema di mantenere il distanziamento fisico di un metro

I lombardi e i milanesi in misura percentuale maggiore, oltre il 50%, prediligono l’utilizzo del trasporto pubblico locale per muoversi in città e recarsi sul luogo di lavoro e una fetta di popolazione non possiede nemmeno un auto e pertanto è obbligata ad utilizzarlo. Per questo motivo dal 4 maggio, con il rientro alla normale vita lavorativa si assisterà al sovraffollamento a ridosso delle aree di attesa delle stazioni e alle fermate, ottenendo un effetto contrario a quello desiderato” con “assembramenti non controllabili e pericolosi per la salute delle persone” oltre a “potenziali problemi di ordine pubblico“, tenendo conto che nessun dipendente di Atm o FNM avrà titolo di impedire la salita di un cittadino abordo dei mezzi.

Entrambi i dirigenti richiedono pertanto di mantenere esclusivamente l’obbligo di utilizzo delle mascherine da parte degli utenti oltre semplificazioni amministrative “intervenire con tempestività per adeguare e, ove necessario, diversificare l’offerta dei servizi di trasporto pubblico“.

# I limiti delle decisioni imposte da Roma dimostrano che c’è bisogno di autonomia locale, soprattutto per il servizio di trasporto più efficiente d’Italia

Le decisioni che arrivano dal governo centrale dimostrano per l’ennesima volta che spesso non sono funzionali alle esigenze di uno specifico territorio. L’emergenza Coronavirus non ha fatto altro che amplificare questo enorme problema, che può essere l’occasione per trasformarsi in un’opportunità di cambiamento istituzionali.

Il trasporto pubblico locale è un ambito che dovrebbe essere gestito in toto dagli enti che lo mettono a disposizione dei cittadini, per decidere ad esempio quali misure di sicurezza da adottare in un contesto critico come quello attuale, quali norme implementare per migliorare il servizio e quali risorse investire. A maggior ragione la città con il servizio di trasporto passeggeri più efficiente d’Italia, con ATM chiamata a gestirlo in altri capitale europee come Copenaghen, dovrebbe disporre di completa autonomia sotto tutti gli aspetti. Si potrebbe quindi partire da questo settore per rendere Milano una città più libera di agire per il meglio dei suoi abitanti, per poi chiedere a Roma di gestire da soli tutto quello in cui Milano si dimostra più capace?

FABIO MARCOMIN

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PROTESTA DEI COMMERCIANTI MILANESI: consegnate al Comune le chiavi delle loro attività

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Dopo il flashmob delle serrande, arriva la consegna delle chiavi a Palazzo Marino. “Consegneremo 2 mila chiavi di ristoranti, negozi di estetica, parrucchieri, sale cinematografiche al Comune per protesta”. Così ieri ha dichiarato Alfredo Zini, ristoratore e promotore dell’iniziativa svoltasi ieri mattina.

 

PROTESTA DEI COMMERCIANTI MILANESI: consegnate al Comune le chiavi delle loro attività

Ph. credits: Ansa/Matteo Corner

Una piccola delegazione di commercianti, in rappresentanza di circa 2 mila attività, è stata ricevuta, presso la sede del Comune di Milano, da Cristina Tajani, assessore al Commercio, e da Mario Vanni, capo di Gabinetto del sindaco.

“Non sappiamo se riusciremo a riaprire a giugno perché non sono chiare nemmeno le regole, abbiamo subito cali di fatturato del 70% e dovremo investire per adeguare le nostre attività a nuove misure di sicurezza”, aggiunge Zini, manifestando profonda preoccupazione nei confronti del futuro economico di Milano.

La protesta verte, oltre che sulle incertezze economiche e sull’approssimazione della direttiva, anche sulla disposizione di apertura, per la maggior parte delle attività, posticipata al 1 giugno. Ristoratori, gestori di locali, estetisti e parrucchieri, per decisione del governo, dovranno infatti mantenere chiuse le loro attività commerciali durante tutta la prima parte della fase 2 che partirà dal 4 maggio.

Il Comune, dal canto suo, risponde che l’amministrazione non può intervenire sulle riaperture, ma ha tutta l’intenzione di agevolare la ripartenza con azioni mirate. “Come Amministrazione stiamo già mettendo in campo tutti gli strumenti di nostra competenza per sostenere la ripartenza di questo settore: dall’abbattimento dei canoni occupazione suolo per chi metterà tavolini e sedute all’esterno delle proprie attività sino alla dilazione di Tari e altre imposte comunali. Le chiavi dovrebbero essere prese  in consegna dal Governo e dalla Regione che attraverso i loro provvedimenti possono garantire una più veloce riapertura delle attività”, dichiara Cristina Tajani.

Ricordiamo che solo il giorno prima un’altra azione di protesta contro le disposizioni del governo era stata messa in atto dalla stessa categoria: un’apertura straordinaria sotto il nome di “Risorgi Italia“, flash mob lanciato dal circuito Ho.Re.ca. in tutta Italia, che ha visto i ristoratori e i gestori di bar alzare le serrande, apparecchiare un tavolo all’esterno e accendere una candela.
La crisi è comunque molto forte in tutti i settori e le chiusure sono all’ordine del giorno, come dimostra questa foto Ansa.

Ph. credits: Ansa/Matteo Corner

I numeri 

Secondo quanto emerge da uno studio della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, nel 2019 i ristoranti a Milano città erano 5.856, i bar 4.878.
10.969 imprese, tra ristoranti, bar, mense e società di catering, linfa vitale per il tessuto commerciale meneghino.

Nell’area metropolitana, invece, sempre nel 2019, erano oltre 18mila le imprese della ristorazione. A Milano seguiva Sesto S. Giovanni con 408 imprese legate alla somministrazione di bevande e alimenti, Legnano con 312, Cinisello con 250, Rho con 242, Cologno con 200. (askanews)

Fonti: milano.repubblica.it ansa.it askanews

 

BARBARA VOLPINI

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L’ora più BUIA

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Dai bandito, giù dal letto.

Il Marco, sette anni, figlio della temibile Eugenia e rifugiato politico in casa mia, negato in matematica e geometria, paraculo agonista, socchiude un occhio caccoloso e pieno di sonno fingendosi morto. Pivello. Spalanco tende e finestre e pompo lo stereo al massimo con la sveglia militare.

Forza soldato, in piedi! Cosa vuoi per colazione, uova? No. Ottimo, alla cocque o sode? Non le voglio, le uova. All’occhio di bue, allora. Ma non mi piacciono, le uova! Ragazzino, ci sono solo uova. O te le mangi o te le tiro in testa. Sii ragionevole. Caffè? La mamma dice che non posso berlo. Perfetto, caffè. Lì c’è l’asciugamano, là c’è la doccia, qua il letto da rifare. Pedalare. Hai dieci minuti.

Il furbacchione fa per girarsi dall’altra parte.

Dilettante. Questa non è una stanza per gli ospiti qualunque, caro il mio babbone di minchia, questa è la Sentina. Questa è una camera premortuaria. Per molti dei miei amici è stata l’unica alternativa al coma etilico, chi ha rivisto il mattino in Sentina è un sopravvissuto. E per liberarmi di questi zombie, nella Sentina tengo sempre una pistola ad acqua (carica), che s’è rivelata utile anche quando le diatribe tra Donna Adelaide degenerano in rissa. L’hai voluto tu, gringo. Basta una raffica dritta sul volto e il Marco si schioda all’istante, scatta in piedi e sparisce in bagno.

Mentre preparo la colazione gridando dietro al Marco in stile Platoon, mi sorprendo ad immaginarmi -mio malgrado e comunque troppo tardi- nel ruolo di padre, anche se soltanto in affitto. Idea che, prima d’ora, per tutta una serie di circostanze che è superfluo riferire, non m’aveva mai sfiorato. Rifilandomi il pupo, l’Eugenia non aveva chiarito quanto dovesse durarne l’esilio, ma il numero di cambi che m’ha mollato davanti alla porta è sinistramente rivelatore. O il Marco ha problemi di incontinenza, o -come temo- l’Eugenia m’ha sganciato un siluro nucleare.

Fatto sta che il mestiere di padre non mi si addice e non ho molte idee.

In famiglia, la tradizione patrilineare è sempre stata quella di limitare i convenevoli alla più stretta essenzialità. Ogni festa del papà chiamo per gli auguri, ed il copione è immutabile: “Grazie, ti passo la mamma”. Fine della conversazione. Ma non lo biasimo: suo padre era tale e quale, e per di più ha passato tutta la vita in mare. Nulla lo disgustava di più di quell’orrenda cosa affollata e melmosa chiamata terraferma. Niente lo innervosiva di più del chiacchiericcio.

Io non so trattare coi bambini né a titolo di padre, né ad altro titolo.

Si presenta il Marco. Gli ho scovato da chissà dove un fossile di plumcake. “Mangialo alla svelta che ‘sto coso è sul punto di prendere vita”. Oggi vado al super e ti prendo i Ringo. (Ma li fanno ancora?), dio che ansia. Non so di cosa parlargli. Cosa devi fare oggi? Niente, dice il furbetto. Bene, allora ti organizzo io la giornata. Finita la colazione fili giù in cortile e fai ginnastica con la Pescantini. Mi fissa atterrito. No, la Pescantini no, ti prego. Tacere e obbedire. Ti porto giù io. Poi oggi pomeriggio vai dal professor Guarnaccia nel garage dei Comolli per le ripetizioni clandestine di matematica.

Il Marco mi fissa col labbro di sotto tremante. “Tu mi scherzi”.

Cerco di mantenere un’espressione autoritaria. “Ma piantala. Che pensavi, di essere in vacanza? O vuoi che ti riporti dall’Eugenia e, già che ci sono, magari le dico anche del tre in geometria”? (Lo so. È orribile. Ma sono pur sempre un avvocato. Fare il lavoro sporco mi viene naturale). Lo sguardo atterrito del Marco conferma: colpito e affondato. “Ecco bravo, così ti voglio. Ragionevole e collaborativo. Infila le scarpe e scendiamo”.

Nel corsello dei box, i (pochi) bambini del palazzo sono già allineati per la ginnastica mattutina sotto lo sguardo aquilino della Pescantini. I soliti maneggioni organizzano la giornata del palazzo. La nuova normalità. Devo dire, in tutta onestà, che non mi dispiace. Non manca l’ex prefetto Lauria, che emerge come un demone medievale da una fetida nuvola di fumo di stravecchio toscano. Tra le convulsioni del catarro, mi pare d’intuire che mi stia chiamando, e così è.

“Ha sentito la conferenza stampa”?

“Sì, ho anche letto il testo del decreto”.

“E”?

“E Fase due un cazzo, Lauria. Si possono visitare i parenti ma entro la regione. Niente fidanzati, amanti, amici. E comunque stare ad un metro di distanza. Funerali, massimo quindici congiunti -congiunti, eh, mica amici. Cene da amici sì, ma feste no. Si mangia ma non si ride. Si ride ma non si beve. Si beve ma non si vomita. Scuole chiuse, cinema teatri musei chiusi, autocertificazioni anche per andare al cesso… di tamponi, test, app, mascherine nemmeno l’ombra. Solito circo equestre. Il quattro maggio non cambia niente”.

“Questi esplodono”, dice preoccupato il Lauria.

“Temo anch’io. Che si fa?”

“Pane e circo, avvocato. Pane e circo, come sempre”, e se ne va trotterellando.

Mentre osservo il cimento ginnico mattutino,

noto che quel collaudato volpone di Marco, saltello su saltello, è andato ad imboscarsi nell’altro braccio dei box, fuori dal controllo ferreo della Pescantini. Sto per andare ad arpionarlo ma una telefonata di lavoro -ma chi è che rompe le palle alle otto di mattina pure durante la quarantena?- mi impedisce di ributtarlo nella giostra.

Faccenda pelosa, appalti truccati, soldi pubblici fottuti, dovrei concentrarmi ma sento montare soltanto una rabbia sorda. L’idea che alla fine di tutto questo strazio, dei contagi e della conta dei morti, dei divieti e delle attese, là fuori ad aspettarci non ci sia che la stessa merda di prima, le stesse facce, gli stessi discorsi, gli stessi boriosi tromboni nullafacenti, gli stessi furbetti egoisti mi fa impazzire.

La ginnastica è finita ed il Marco ritorna alla base. “Sei arrabbiato”? Sì, Marco, sono furibondo, ma non ce l’ho con te. Anzi, si, ce l’ho un po’ anche con te che sei andato a nasconderti durante l’ora di ginnastica -t’ho visto- e prendi zero in matematica, che cazzo di futuro pensi di darti se continui a fare il furbo? Mi fissa attonito. Dai, sali in casa che hai scuola on line e io devo lavorare.

Nel pomeriggio riporto giù il Marco a forza per le ripetizioni clandestine di matematica del professor Guarnaccia, che lo prende in consegna con lo stesso entusiasmo con cui si spinge una lavastoviglie in salita sulla ghiaia ad agosto. “È proprio negato”… C’è movimento in cortile. Accuratamente distanziate e sorvegliate a vista dal Lauria, alcune condomine stanno lavorando alle bordure del giardino condominiale, chi potando, chi interrando bulbi. Le vedove Speranza hanno organizzato una specie di concorso gastronomico condominiale, lo chiamerebbero pure Masterchef se soltanto le dentiere stessero al loro posto. Il professor Zambelli ha proposto di fare dei quadri viventi. Pane e circo.

Ma siamo tutti stanchi.

Abbiamo preso questa situazione come una scampagnata, all’inizio, un diversivo dalla solita routine. Ma siamo fermi in alto mare da troppo tempo e non si vede ancora terra. Pure la voglia di tornare alla normalità ci ha abbandonato. Vogliamo tutti qualcosa di nuovo, di diverso. Ma ancora non sappiamo cosa. Ancora non sappiamo quando arriverà il momento. L’ora prima dell’alba è davvero la più buia.

Nel tardo pomeriggio il Marco torna dalle ripetizioni e lo inchiodo a fare i compiti. Mi tempesta di domande. Fingo di correggerglieli mentre lui, in terrazzo, cerca di giocare coi gatti, che ostentano sprezzante indifferenza. Nessuno gli restituirà questo tempo rubato all’infanzia e questo pensiero m’accascia. Sui ricordi della mia ci campo ancora adesso. Dannata Eugenia, m’hai mollato una sola assurda. Finché eravamo io e ‘sti due gattacci infami era un’altra musica, ma avere la responsabilità di qualcuno è devastante.

Raccolgo le forze e raggranello tutto il buon umore che riesco a trovare, ma non è facile.

“Ti va di vedere un film di sottomarini stasera”?

“Tipo Cacca a ottobre rosso o Allarme rotto”?

Scoppio a ridere. L’ha fatto apposta, il volpone! Per tirarmi su il morale!
Sta’ a vedere che, mentre pensavo di dovermi prendere cura di lui, è lui che si prende cura di me.

Mai sottovalutare la determinazione di un bambino:

a ben vedere, passiamo tutta la vita a cercare di realizzare i sogni di quando lo eravamo noi. Magari tra quarant’anni si metterà lì a scrivere un racconto su questa guerra silenziosa e tra i vari personaggi ci sarà uno scemo coi gatti di cui avrà conservato un vago ricordo. Non voglio essere ricordato come un musone. “Dai bandito, la cena è pronta”!

Già. Non è mai troppo tardi o troppo presto, per prendersi cura di qualcuno.

#iorestoacasa

ANDREA BULLO

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