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Genitori contro figli: a Milano sembra di vivere nel SETTECENTO

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Genitori contro figli

Il Settecento è passato alla storia come uno dei periodi più felici della storia di Milano. Le riforme teresiane e giuseppiniane, improntate all’Illuminismo, trasformarono la città da cupa e mediocre provincia spagnola a una delle grandi capitali culturali europee. Questa transizione non fu certo facile: aristocrazia e clero opposero una tenace resistenza per non perdere i vecchi privilegi. Ed è proprio di questo che vogliamo parlare.

La storia del XVIII secolo, a Milano e in Europa, è segnata dal conflitto fra genitori e figli: conservazione contro innovazione, “Ancien Régime” contro Illuminismo, privilegi contro diritti universali. È impossibile non vedere similitudini con l’Italia di oggi, dove la questione intergenerazionale è all’ordine del giorno. Il paragone fra i due secoli è un invito all’ottimismo, dato che nel Settecento, dopo varie peripezie, furono i giovani a trionfare.

Una lezione dalla storia: mai carpire le ali a Milano

Iniziamo con una parentesi storica. Nel 1700 l’ultimo Asburgo di Spagna morì senza eredi, la casata si estinse e scoppiò la guerra di successione spagnola fra Asburgo e Borbone. I secondi ottennero il trono spagnolo, dovendo però rinunciare ai domini iberici in Italia: con l’ingresso trionfale del principe Eugenio di Savoia e il trattato di Rastadt del 1714 a Milano iniziò la dominazione austriaca. Fino alla metà del secolo il Nord Italia fu continuo teatro di guerra e il Ducato di Milano (che comprendeva la Lombardia occidentale, a cui, dopo la caduta dei Gonzaga, si aggiunse Mantova) vide brevi parentesi borboniche e sabaude. Finalmente nel 1748, dopo la fine della guerra di successione austriaca e la definitiva affermazione di Maria Teresa come Imperatrice d’Austria (ma non del Sacro Romano Impero, che andò al marito), Milano ebbe pace sotto l’aquila bicefala asburgica.

I nuovi dominatori si trovarono in mano una città sfinita dalle continue guerre, che, unite al malgoverno spagnolo seicentesco, ne avevano affossato l’economia. Maria Teresa, però, capì che Milano era una gallina dalle uova d’oro: se lasciata libera di esprimere a pieno le proprie potenzialità, avrebbe dato tantissimo all’Impero. La Lombardia divenne perciò il laboratorio politico degli Asburgo. Tramite governatori come il genovese Giovanni Luca Pallavicini e il trentino Carlo Giuseppe conte di Firmian, Maria Teresa e Giuseppe II iniziarono un programma di “riforme illuminate”.

Già qui iniziano i primi screzi: seppur entrambi convinti della necessità delle riforme, Maria Teresa voleva introdurle in maniera più graduale, mentre il figlio ribelle Giuseppe II voleva un cambiamento netto e repentino. Contro la volontà della madre incontrava segretamente gli illuministi francesi e addirittura l’arcinemico dell’Austria, Federico II di Prussia, e esortava continuamente l’imperatrice ad accelerare nel percorso delle riforme.

Lo Scontro Perenne tra Rivoluzione e Ancien Régime

Nel frattempo, a Milano, una nobiltà parassitaria e conservatrice tentava di ostacolare il cambiamento e rimpiangeva il periodo spagnolo. Simbolo di questa aristocrazia era il barone Gabriele Verri, capostipite di una famiglia divenuta nobiliare a fine Seicento. Magistrato e uomo politico, era riuscito a ricostruire con gli austriaci i legami che i suoi antenati avevano formato sotto la Spagna. Per ironia della sorte, proprio dai suoi figli, Alessandro e Pietro, nascerà l’Accademia dei Pugni, destinata a rivoluzionare la società milanese. Una sorta di Vivaio Settecentesco!

Nei suoi scritti, Pietro racconta l’estrema severità del padre: ogni fallimento negli studi era punito con la verga, non si poteva mancare alla quotidiana recita del rosario, ogni “sgarro” (persino portare i capelli lunghi…) significava dure punizioni. Come se non bastasse, a 25 anni Pietro iniziò una relazione con una donna sposata, Maria Vittoria Ottoboni Boncompagni, moglie del duca Serbelloni. Scoperto il fattaccio, Gabriele fece richiesta al governo austriaco e persino all’Imperatrice in persona di rinchiudere il figlio in una cella del Castello Sforzesco. Per fortuna di Pietro, anche Maria Vittoria era una nobildonna e lo salvò con abili escamotage politici. Simile sorte capitò a Cesare Beccaria: innamoratosi della sedicenne Teresa de Blasco, il padre fece intercessione ai vertici dell’Impero asburgico per bloccarne le nozze, che poi avvennero, ma i due sposi furono cacciati di casa e solo Pietro Verri riuscì a farli riconciliare con la famiglia Beccaria. Se queste erano le reazioni a qualche scappatella amorosa, si può ben capire quale fosse l’opposizione alle riforme teresiane. I nobili ottennero qualche successo riuscendo a far rimpiazzare il governatore Pallavicini con il più conservatore Beltrame Cristiani, e per realizzare il catasto teresiano ci vollero ben 40 anni: solo il giurista toscano Pompeo Neri, scelto da Maria Teresa proprio perché non lombardo, riuscì a portare a termine l’impresa.

Dall’altra parte della barricata c’erano invece i giovani. Affascinati dalle idee dei Philosophes francesi e dagli economisti inglesi, non solo supportavano il riformismo teresiano, ma spingevano per accelerare il cambiamento. Nel 1761 Verri, Beccaria e altri giovani talentuosi fondarono la già citata Accademia dei Pugni, e nel 1764 nacque la rivista Il Caffè. Lo scopo è semplice: rivoluzionare Milano e l’Impero Asburgico, diffondendo i principi dell’Illuminismo. Cancellare i privilegi della nobiltà e del clero, come la manomorta e il fidecommesso, affidare la riscossione delle imposte allo Stato invece che darla in appalto ai Fermieri, celebri per la loro corruzione (e, ovviamente, acerrimi nemici di Maria Teresa), eliminare gli innumerevoli dazi interni e pedaggi che rendevano difficilissima la circolazione delle merci, abolire istituti come il diritto d’asilo dei criminali nelle Chiese, sopprimere i conventi e le parrocchie non strettamente necessarie e limitare lo strapotere dei Gesuiti, che ormai si occupavano di tutto fuorché di carità cristiana, uniformare la legislazione nella Lombardia Austriaca rendendo chiare norme, diritti e doveri, incentivare l’istruzione per liberare il popolo dall’ignoranza: di questo parlavano Verri e i suoi sodali, e molte di queste proposte furono effettivamente accolte dal governo austriaco. Ma soprattutto è da qui che nacque il celebre Dei delitti e delle pene di Beccaria, in cui si chiedeva l’abolizione di pena di morte e tortura. Pubblicato inizialmente in forma anonima a Livorno, per sfuggire alla pur presente censura austriaca, il libro divenne un vero e proprio bestseller. Ora tutti cercavano di invitare Beccaria, dai pezzi da novanta dell’Illuminismo francese a sovrani illuminati come la zarina Caterina II di Russia: da provincia depressa dell’Impero spagnolo, Milano era diventata una delle capitali culturali d’Europa.

Da parte loro, gli Asburgo non si lasciarono scappare i loro talenti: Pietro Verri viene nominato prima nella giunta per la riforma fiscale, poi divenne membro del Supremo Consiglio dell’Economia assieme a Cesare Beccaria, per il quale gli austriaci istituirono ad hoc la cattedra di Scienze Camerali (di fatto, economia politica) presso le scuole palatine di Milano. Queste non furono eccezioni: gli Asburgo fecero entrare tutti gli illuministi milanesi nell’amministrazione dello Stato, e spesso toccò a loro realizzare praticamente le idee che avevano propugnato.

La nascita della Lombardia così come la conosciamo

Nel frattempo, la Lombardia Austriaca era in grande fermento. Con il catasto arrivò anche un’imposta fondiaria del 4%, uguale per tutti, anche per i nobili, e indipendente dalla resa effettiva dei campi.

Può sembrare poco, ma allora fu una rivoluzione. Il ricco possidente assenteista fu costretto ad occuparsi in prima persona dei propri terreni e a studiare i modi per farli fruttare al meglio. Fu così che la villa in stile “goldoniano” divenne cascina, al centro di una vera e propria impresa agricola, il cui proprietario razionalizza la produzione per ottenere un profitto superiore al 4%. Laddove c’era la mezzadria, quello che era il “podere” affidato al contadino venne invece dato in gestione a un affittuario, spesso borghese, che in cambio di un canone da versare al nobile gestiva il suo terreno con metodi capitalistici.

Qui si pongono le basi dell’industrializzazione lombarda. I filatoi seicenteschi di manzoniana memoria si trasformarono nelle prime industrie, dove i lavoratori a cottimo furono sostituiti da veri e propri operai. Gli incentivi fiscali promossi dal Conte di Firmian spinsero i grandi capitalisti francesi, svizzeri o tedeschi a investire in Lombardia. Con quasi un secolo di anticipo rispetto alla celebre Crespi d’Adda, i fratelli Rho fondarono una cittadella operaia all’avanguardia per l’epoca.

Non finisce qui: fu introdotta l’istruzione obbligatoria fino a 12 anni, si pose fine allo strapotere del clero, si creò una burocrazia moderna ed efficiente e si introdussero i “numeri civici” delle case come li conosciamo oggi.

Una chiamata alle armi

In poche parole, fu soprattutto grazie alla rivoluzione teresiana che la Lombardia da provincia arretrata divenne la locomotiva d’Italia e una delle regioni più avanzate d’Europa. E tutto questo fu possibile anche grazie a una generazione di giovani combattivi che decisero di essere protagonisti del cambiamento e rivoluzionare la vecchia, decadente società barocca: non fu facile, ma noi oggi ci ricordiamo di loro, non dei loro padri.

Allo stesso modo, i giovani italiani di oggi devono lottare contro una generazione che ha portato il Paese al declino, prendendosi tutti i privilegi e lasciando ai figli solo debiti e sacrifici. La spesa pensionistica arriva al 15,5% del PIL, mentre per i giovani entrare nel mondo del lavoro è un incubo. Come Verri e Beccaria ci insegnano, però, questo non vuol dire che non c’è nessuna speranza. Se i giovani sapranno essere combattivi e ambiziosi, e sfonderanno la porta del dibattito pubblico portando i loro valori, come uno Stato più leggero, un’amministrazione più efficiente e meno elefantiaca, l’importanza della ricerca nella società della conoscenza, la sostenibilità ambientale e la lotta all’inquinamento, l’introduzione di un vero federalismo che responsabilizzi gli enti locali, un’Università fatta per gli studenti e non per i professori e tanto altro, i vecchi saranno costretti a cedere e piano piano la chiave dell’Italia (e dell’Europa) passerà ai giovani. La battaglia sarà dura, ma non si può più rinviare: ne va del destino del Paese.

 

ANDREA PRADELLI

 

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Dormire nella casa degli unicorni

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Partiamo dal presupposto che questo sia uno di quegli eventi fatti apposta per collezionisti seriali di esperienze assurde. Detto ciò, sapevi che il 9 aprile ricorre la Festa Mondiale dell’Unicorno? (ebbene si, esiste…)

Per celebrarla, Booking.com offre a tre fortunati gruppi di ospiti la possibilità di realizzare il proprio sogno soggiornando in un appartamento da favola, completamente arredato a tema: la “Unicorn House”.

Si trova proprio nel centro di Milano e sarà disponibile durante la Design Week. L’esperienza è appositamente pensata in ogni minimo dettaglio per rendere omaggio al mitico unicorno, dai mobili alle lenzuola, passando per la facciata stessa dell’edificio, letteralmente ricoperta da stelle, nuvole colorate e arcobaleni scintillanti.

Per rendere il soggiorno ancora più spettacolare, Booking.com fornirà agli ospiti un kit di benvenuto e una lezione di cake design a tema con la famosa designer Eleonora di Simine di Nana&Nana Cakes.

Puoi prenotare in esclusiva su Booking.com solo per tre notti.

Le prenotazioni per le singole notti del 10, 11 e 12 aprile aprono alle 10:00 del 28 marzo e 1° aprile.

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NAVIGLI riaperti al 100%: il progetto per ripristinare il primo sistema di canali navigabili d’Europa

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foto di Andrea Cherchi (c)
foto di Andrea Cherchi (c)

Osservando con un po’ di attenzione una cartina geografica, balza all’occhio una particolarità: Milano, sebbene fondata su di una enorme falda acquifera, tra le grandi città europee è l’unica a non essersi sviluppata in riva al mare o lungo ad un importante fiume. Da Parigi a Londra, da Atene a Vienna, da Lisbona a Budapest, da Lione ad Amburgo, nessuna fa eccezione.

Milano invece, collocata a poca distanza da laghi e fiumi, non lontana dal mare, quale soluzione poteva trovare per ovviare a questa mancanza?

Il primo sistema di canali navigabili d’Europa

L’ingegno dei milanesi, da sempre gente pratica, li spinse ad utilizzare un ormai obsoleto e superato sistema difensivo, per farne corsi d’acqua: da qui nacquero la prima conca di navigazione al mondo e il primo sistema di canali navigabili d’Europa, canali utili sia per il trasporto che per l’irrigazione.

Un’opera di ingegneria idraulica unica che permise alla città di crescere, progredire e prosperare. Un’opera per cui esiste una domanda ufficiale da parte della Regione all’Unesco per riconoscerla come patrimonio dell’umanità.

Distruzione di una meraviglia

Corsi d’acqua che trasformano profondamente il paesaggio urbano, destando inoltre meraviglia e ammirazione a poeti, viaggiatori e pittori di tutto il mondo.

Per più di 800 anni i Navigli sono stati un tratto distintivo di Milano, qualcosa di indissolubile dalla città, con le loro storie e le loro leggende.

Purtroppo, una distorta idea di progresso, la speculazione edilizia, scarichi abusivi, ed una certa incuria, distrussero l’opera ingegnosa al cui miglioramento partecipò tra gli altri Leonardo Da Vinci.

Una mutata sensibilità verso le tematiche ambientaliste e paesaggistiche, una differente percezione dello spazio urbano, fanno da tempo pensare ad una totale riapertura.

Leggi anche: A Milano in barca

idea distorta

Riapertura parziale o totale?

Le città attraversate dall’acqua, posseggono un fascino unico, e una moderna visione  di mobilità tende a limitare il traffico automobilistico privato.

Milano punta sempre più a diventare una meta turistica e certamente la riapertura permetterebbe di ridistribuire la movida, ora concentrata in Darsena, rendendo molte zone, adesso desolatamente buie e poco valorizzate, molto più attraenti.

Si è parlato del progetto del sindaco per una riapertura parziale dei navigli che ha ricevuto però lo stop per mancanza di fondi. Riapertura da molti giudicata insufficiente.

A favore della riapertura integrale arriva a sorpresa l’Europa. Alla richiesta del sindaco per un aiuto sulla riapertura parziale, l’Unione Europea ha rilanciato: possiamo aiutarvi se la riapertura sarà totale. Cosa si intende per riapertura totale? Significa dare attuazione a entrambe le fasi di lavori previsti nel progetto di riapertura.

La riapertura parziale

Il primo obiettivo del progetto è ricostruire l’antica continuità idraulica della città: ripristinare le connessioni delle acque del Naviglio Martesana con la Darsena, la Vettabbia e il sistema di canali del Sud Milano.

I 5 tratti a cielo aperto
La prima fase dei lavori prevede la riapertura di cinque tratti per un totale di 2 km:

Tratto A Via Melchiorre Gioia
Con la realizzazione di una passeggiata a livello dell’acqua che consente di separare i percorsi ciclopedonali dal traffico.

naviglio gioia

Tratto B Conca dell’Incoronata
La sua riapertura valorizzerà la Conca, con il ripristino delle storiche porte leonardesche.

naviglio_Conca_Immacolata

Tratto C Via Francesco Sforza
L’affaccio sul Naviglio della Ca’ Granda, oggi Università Statale.

Tratto D Piazza Vetra e via Molino delle Armi
Presso il Parco delle Basiliche.

naviglio vetra
naviglio vetra

Tratto E Conca di Viarenna
Aprendo di nuovo all’acqua il passaggio sotto i bastioni, per completare la navigabilità sino alla Darsena.

La riapertura totale

La riapertura completa del canale navigabile avrebbe un’estensione totale di 7,7 chilometri, creando itinerari navigabili e ciclabili tra i fiumi Ticino e Adda.

Via San Marco, Tombun, Via Senato, Via Melchiorre Gioia fino a una rete che colleghi l’Adda con il Ticino: acqua come elemento di continuità dalle montagne al mare, con Milano al centro.

La riapertura sarebbe anche un progetto unico al mondo, portando l’esempio di una nuova visione urbanistica.

Grazie a pochi chilometri di canali riscoperti, si renderebbe possibile la futura navigazione da Locarno e Colcio fino a Venezia, attraverso la Darsena.

 

ANDREA URBANO

 

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Ostello Bello – Open Mic

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L’Ostello Bello di via Medici 4 non solo è stato giudicato come Miglior Ostello d’Italia secondo Hostelworld, ma grazie alla varietà e cura dei suoi eventi, ha la capacità di trasformare quotidianamente un luogo comune in una casa.

Le serate Open mic sono ormai considerate un must per il divertimento nella capitale meneghina. Se sei un musicista, un cantante, un performer, uno sperimentatore sonoro, è la serata giusta per te. Potrai testare le tue abilità davanti al pubblico migliore di Milano, quello di Ostello Bello.

Sali sul palco, impugna la chitarra. Il super impianto è pronto: a te non resta che lasciare tutti a bocca aperta.

Come funziona? Semplice. Ogni partecipante avrà a disposizione 15 minuti per esibirsi sul palco dell’Ostello.

Iscriviti dalle 20:00 alle 21:00 e avrai un posto assicurato in scaletta. All’impianto ci pensa Ostello, che metterà a disposizione anche una chitarra amplificata. È consigliato portare il proprio strumento.

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10 VANTAGGI che avremo con l’autonomia di Milano

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foto di Andrea Cherchi (c)
foto di Andrea Cherchi (c)

Rendere Milano più autonoma può sembrare un concetto filosofico, astratto, un intellettualismo che non incide sulla vita delle persone. Niente di più sbagliato: si tratta della scelta più importante proprio perchè è alla base di ogni possibile decisione che impatti il territorio. La questione è: preferiamo che le decisioni che riguardano Milano siano prese dai milanesi oppure da qualche organismo esterno?

In tutti i più grandi paesi si è scelto di dare l’autonomia alle città più rappresentative e più connesse con il mondo. Il caso estremo è rappresentato dalla Svizzera che prevede il principio di dare più poteri ai comuni e ai cantoni, riducendo al minimo i poteri del governo centrale. L’Italia ha scelto un modello opposto rispetto a quello svizzero: in Italia tutte le risorse e le principali leggi sono di competenza dello Stato centrale e della sua burocrazia. In realtà la nostra Costituzione consente che una grande città possa gestirsi in autonomia. Anzi, l’articolo 5 della Costituzione prescrive che  “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo“. Si tratta probabilmente di uno degli articoli meno osservati della Costituzione italiana. Ma quali vantaggi pratici si possono ottenere per Milano attraverso l’autonomia?

l’articolo 5 della Costituzione prescrive che  “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo“. Si tratta probabilmente di uno degli articoli meno osservati della Costituzione italiana

10 VANTAGGI che si possono avere con una Milano più autonoma

Milano gestirà i fondi europei

Oltre il 76% del bilancio UE è gestito in collaborazione con le amministrazioni nazionali e regionali. Se Milano avesse l’autonomia di una regione potrebbe concorrere all’assegnazione e alla gestione dei fondi europei. Considerando il grado di efficienza di Milano la città potrebbe invertire il grave deficit di fondi europei ottenuti dall’Italia con un guadagno per l’intero Paese.

Milano sarà un laboratorio di sperimentazione per il resto del Paese

Autonomia significa potersi dotare di leggi proprie e poter sperimentare su scala locale innovazioni sociali e politiche da estendere in caso di successo al resto del Paese. Questo avviene ad esempio nella città stato di San Pietroburgo, laboratorio di sperimentazione, in particolare per le politiche ambientali, utile per l’intera Russia. Anche la città stato di Amburgo in Germania ha una funzione di sperimentazione di iniziative per la sostenibilità e l’ecologie e rappresenta un modello di avanguardia per tutto il Paese.
In un Paese bloccato da decenni, Milano potrebbe dare una scossa mostrando in breve tempo l’efficacia di leggi o innovazioni sociali che si potrebbero replicare in altre parti d’Italia.

Milano potrà impiegare le risorse in modo più efficiente

Milano produce l’11% della ricchezza del Paese, quota che sfiora il 30% se si considera la grande Milano. Eppure dispone solo di risorse marginali perchè tutto quello che produce va allo Stato che poi restituisce al territorio una quota diretta (circa il 4%) e indiretta. Al momento Milano risulta la città in Europa con la maggiore differenza tra quanto produce e quanto riceve indietro dallo Stato.
Trattenere direttamente sul territorio una parte delle sue risorse consente due grandi vantaggi: la possibilità di verificare meglio come queste risorse vengono impiegate e avere uno stimolo a sviluppare l’economia in modo da ottenere più risorse per la comunità, invece di poter puntare solo come ora su multe o tributi locali.

Milano potrà parlare direttamente con il governo e con il Parlamento

Come mostrano le province autonome di Trento e Bolzano, il confronto diretto tra il territorio e il governo di Roma può dare molti vantaggi a livello locale. Questo avviene in tutte le democrazie più sviluppate: le città stato di Berlino, Amburgo, Madrid o San Pietroburgo possono parlare direttamente con il governo centrale in modo da poter avere un immediato riscontro sulle esigenze del territorio. Oggi il sindaco Sala non ha alcun diritto previsto dalle leggi esistenti di relazionarsi direttamente con il governo, ma deve sempre passare attraverso la Regione.

Milano potrà contare in Europa

Nel sistema legislativo attuale le leggi europee valgono più di quelle nazionali. Ciò significa che è fondamentale poter fare valere le proprie ragioni direttamente in Europa. E’ un dato di fatto che da decenni i nostri governi sono deboli a promuovere l’interesse del Paese e ancora di più a difendere i territori, come ha dimostrato la sconfitta dell’EMA. Milano autonoma come regione potrebbe avere suoi rappresentanti e uffici a Bruxelles per poter contare di più là dove si decidono le politiche che oggi hanno più impatto sulla città.

Ci sarà più responsabilità per l’amministrazione locale

Si parla di modello Milano quando in realtà, dal punto di vista amministrativo, il modello Milano non esiste. Non esiste perchè amministrativamente Milano non ha forme di autonomia né nella gestione delle risorse, viene stabilita dallo Stato, né nelle decisioni strategiche, vengono stabilite dallo Stato. Milano è prigioniera di poteri esterni e quindi il modello Milano ad oggi è solo un connubio tra pubblico e privato in cui il settore privato riesce ad ovviare ai limiti strutturali e decisionali che ha l’amministrazione comunale. Dare più autonomia alla sua amministrazione significa aumentare il suo potere e dunque anche la sua responsabilità, consentendole di fare cose che oggi non può fare senza l’avallo di Roma e, soprattutto, consentendo ai cittadini di verificare in presa diretta l’impiego di risorse e le scelte adottate sul territorio.

Milano potrà avere una risposta più pronta sul suo territorio

La Regione Lombardia è molto efficiente, questo è un dato di fatto. Però è un ente che pesa molto se si esce dai confini di Milano. Fuori Milano, se bisogna procedere a livello politico, si tende a guardare alla Regione, a Milano no. E’ come se la Regione fosse qualcosa di estraneo e viceversa: difficile che la Regione promuova una politica limitata alla città di Milano mentre è più facile che faccia qualcosa di specifico per altri territori lombardi. Milano città regione potrebbe investire risorse e attenzione focalizzandosi sulle esigenze del territorio.

Milano potrà fare scelte più concrete

Milano autonoma potrà decidere liberamente su molte scelte che riguardano il territorio su cui formalmente oggi il Comune di Milano non ha alcun potere, salvo quello di sollevare il dibattito politico- bla bla bla. Milano autonoma potrà decidere dove oggi non può farlo, come riaprire i Navigli, aumentare le linee della metropolitana, riqualificare aree e palazzi di rilievo nazionale, adottare politiche ambientali su tutta la città metropolitana, sviluppare la ricerca scientifica, consentire la crescita didattica delle sue università, decidere forme di sostegno per il lavoro e per le imprese, gestire politiche di welfare e di sicurezza specifiche per il territorio. Per fare tutto queste potrebbe avere la facoltà di decisione, di legislazione e i fondi necessari, senza chiederli ad altri, come oggi avviene su Regione o sul Governo.

Milano autonoma potrà decidere dove oggi non può farlo, come riaprire i Navigli, aumentare le linee della metropolitana, riqualificare aree e palazzi di rilievo nazionale, adottare politiche ambientali su tutta la città metropolitana, sviluppare la ricerca scientifica, consentire la crescita didattica delle sue università, decidere forme di sostegno per il lavoro e per le imprese, gestire politiche di welfare e di sicurezza specifiche per il territorio

Milano potrà essere un hub internazionale

Tutti gli stati più grandi d’Europa hanno degli aeroporti internazionali e delle città hub internazionali, definite città stato. Sono due concetti che rispondono alla stessa logica: esistono dei luoghi che rappresentano degli snodi internazionali, la porta di passaggio e di ingresso dal mondo a una nazione. Questo accade nel traffico aereo che richiede degli aeroporti internazionali con caratteristiche diverse da quelli che gestiscono il traffico locale, questo accade negli scambi commerciali, di investimento, dei talenti che hanno bisogno di punti in cui fare convergere interessi nazionali e internazionali. Per questo ci sono città stato che sono mercati aperti agli scambi internazionali. Anche per questo l’Italia non riesce ad attrarre imprese e investimenti come fanno gli altri Paesi: perchè ha un sistema omologato sulla dimensione locale degli scambi, senza eccezioni sul territorio.

Milano potrà essere protagonista del cambiamento in Europa

In un periodo storico in cui gli Stati nazione si mostrano in crisi, specie in Europa, Milano potrebbe diventare l’alfiere di una tendenza che si sta affermando a livello globale. Mentre in Italia si dibatte sull’autonomia regionale, nel resto del mondo il dibattito è sull’autonomia delle città. In Cina, in India, nelle Americhe si stanno moltiplicando i casi in cui i governi centrali accentuano l’autonomia delle città perchè sono lo strumento più efficiente di gestione delle risorse e di attrazione per i commerci internazionali.
Anche l’Unione Europea sta dando sempre più spazio a forme di collaborazione tra le città: in questo contesto Milano potrebbe diventare l’avanguardia di una reale rivoluzione di pensiero, di un’Europa delle città che potrebbe riflettere meglio la civiltà europea e le esigenze del mondo contemporaneo. Per questo rendere Milano autonoma è una questione non solo di interesse personale o di comunità, è soprattutto una questione di dignità di ogni cittadino. 

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ANDREA ZOPPOLATO

PAURA ALLA SCALA: spettatori restarono chiusi dentro per paura di un colpo di stato

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Dino Buzzati
Dino Buzzati

“Paura alla Scala” divenne un modo di dire diffuso a Milano dalla fine degli anni quaranta in poi. Deriva da un racconto breve di Dino Buzzati pubblicato sulle pagine dell’Europeo nel 1948 e che ebbe un fragoroso successo.

E’ la storia della borghesia della città che si reca al Teatro alla Scala di Milano per la prima de La strage degli innocenti. Al termine dello spettacolo, si fa largo la voce che dei rivoltosi stessero organizzando un colpo di stato che aveva per oggetto proprio la cattura della Milano bene all’uscita del teatro. Dalla voce si innesca la paranoia che spinge tutti i presenti ad arroccarsi all’interno del Teatro per difendersi dall’assedio. Dopo aver trascorso la notte, all’alba i reclusi prendono coraggio ed escono in strada dove ad attenderli ci sono solo i tram che sferragliano sui binari.

Il racconto di Buzzati si ispirava alla paura di una rivolta “rossa” che attanagliava la borghesia milanese in seguito all’attentato a Togliatti.

MILANO CITTA’ STATO

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Kiss the Frog

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Sono più di 50 le coloratissime rane che troverai al Campus Bovisa del Politecnico di Milano. Sono praticamente ovunque. Arrampicate sulle pareti degli edifici o sulle eleganti tettoie. Questa è la mostra intitolata Kiss the Frog e organizzata dall’ateneo con Cracking Art.

La chiave di lettura che si vuol dare alla provocazione artistica “bacia la rana”, è “rigenerazione”: da qui la scelta di questo animale, che attraverso il suo processo di metamorfosi rappresenta un simbolo emblematico di “metafora.”

Da una parte troviamo Cracking Art, che da anni condivide il concetto di arte che rigenera l’arte.

Dall’altra parte troviamo il Politecnico, che attraverso la ricerca che si svilupperà nel laboratorio finanziato con le mini sculture della mostra, darà un contributo fondamentale alle sfide dell’economia circolare.

L’esposizione, non a caso, è stata installata in un quartiere in forte rigenerazione come la Bovisa.

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì con orario continuato dalle 9.00 alle 18.00.

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PORTA NUOVA fa il bis: dal Nido Verticale a the Edge i nuovi progetti del cantiere più grande d’Europa

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Porta Nuova fa il bis

Porta Nuova non si ferma. Se avevate pensato che la riqualificazione di questa immensa area della città, con i suoi quasi 300.000 mq di superficie, avrebbe raggiunto con l’apertura del parco la sua fisionomia definitiva, vi sbagliavate di grosso. E io con voi.

Sappiamo tutti che la creazione di Porta Nuova è stata un’operazione immobiliare mastodontica da oltre due miliardi di euro, che ha dato origine al cantiere più grande d’Europa e a oltre venti nuovi edifici, molti dei quali si sono affermati come le principali icone architettoniche di Milano: la Torre Unicredit, il più alto grattacielo in Italia, la Torre Solaria, più alto grattacielo residenziale del Paese, il Bosco Verticale, giudicato il più bel grattacielo del mondo, e la Torre Diamante, vincendo nel suo complesso anche il MIPIM Awards 2018 come Best Urban Regeneration Project. Oramai il masterplan originario è stato quasi completamente realizzato, anche se mancano ancora alcuni importanti tasselli che dovrebbero essere completati entro i prossimi 3 anni.

Porta Nuova fa il bis

Chi comanda a Porta Nuova

I protagonisti di questa trasformazione sono stati i fondi di investimento e gli attori del settore finanziario-immobiliare, a dimostrazione di una crescita esponenziale di attrattività nella nostra città per i capitali esteri che affluiscono in Italia ormai in maniera stabile. Basti pensare che Milano è al 15esimo posto nel mondo tra le città più interessanti per il Real Estate, quintasecondo le valutazioni del colosso USA Hinesnella classifica europea preceduta da Londra, Parigi, Berlino e Dublino.

Come è noto, tutto il progetto del  è stato realizzato da Hines – Coima, che poi lo ha venduto in blocco al fondo Qatar Investment Authority (Qia). La quota che invece era in capo all’ex Fondiaria di Salvatore Ligresti, fallita ufficialmente nel 2012, è stata rilevata dal gruppo UnipolSai, ora impegnato nella valorizzazione dell’immenso e disordinato patrimonio lasciato dai Ligresti fra cui si distingue anche la torre Galfa, lo storico grattacielo di Milano progettato negli anni Cinquanta da Melchiorre Bega e poi rimasto nel più completo abbandono, che sta rinascendo come un hotel di lusso business oriented e residenze, di lusso pure quelle, da destinare all’affitto.

Porta Nuova fa il bisQuesti stessi attori sono anche i protagonisti della seconda fase nell’espansione di Porta Nuova, che coinvolge ora le aree limitrofe, in particolare la zona di Corso Como e quella ben più estesa di Gioia/Pirelli. Di fatto si sta realizzando quel famigerato Centro Direzionale, agognato fin dai lontani anni Cinquanta, il cui fallimento aveva condannato queste aree all’immobilismo e ad un vuoto urbano vertiginoso. E la strada è tutta in salita.

Mi capita ancora spesso di incontrare persone che mi parlano con nostalgia del Luna Park delle Varesine, parte della memoria storica di un’intera generazione. Ora le promesse disattese, direi fortunatamente, di quell’epoca prendono nuovo slancio attraverso grattacieli che si innalzano verso il cielo, riempiendo quei vuoti o anche solo restituendo nuova vita alle vecchie architetture malmesse. Con un minimo denominatore comune: la sostenibilità. Dal punto di vista ambientale ovviamente, con la costruzione di nuovi edifici o il riposizionamento di edifici storici in chiave di efficienza e sostenibilità energetica, ma anche intesa come salubrità per le persone che vi abiteranno, dall’aria alla luce, dall’acqua al suono. E nascono proprio qui i due progetti che si candidano ad ottenere le più recenti certificazioni internazionali che definiscono gli standard per le architetture più performanti.

Ma come sta cambiando, di nuovo, il volto di questa zona della città?

Il nido verticale

Nel cuore storico di Porta Nuova i piani immobiliari del gruppo UnipolSai, impegnato nella valorizzazione dell’immenso e disordinato patrimonio ereditato dall’ex Fondiaria di Salvatore Ligresti, sono un po’ in affanno. In ritardo di tre anni la realizzazione del Nido Verticale firmato da Mario Cucinella, che sarà pronta nel 2021 invece che nel 2018, come previsto inizialmente. I lavori sono in corso e stanno arrivando a livello strada, ma una volta ultimati ridisegneranno in misura significativa lo skyline dell’intera area.

L’edificio a forma ellittica tutto realizzato in legno e vetro (23 piani fuori terra per una superficie totale di 31mila metri quadrati) ospiterà una sala congressi di oltre duecento posti, gli uffici e all’ultimo piano uno sky restaurant nella serra-giardino panoramica con spazi per eventi pubblici e culturali, e punta alla sostenibilità. Il doppio involucro esterno sarà infatti in grado di isolare l’edificio in inverno e limitarne il surriscaldamento estivo, mentre il consumo di risorse dell’edificio sarà ridotto al minimo, grazie ai pannelli solari installati in punti strategici e ai sistemi di raccolta dell’acqua piovana integrati in fantastici elementi di design.

Porta Nuova fa il bis

Il rasoio

Prima o poi arriverà a compimento anche il famigerato “Rasoio”, l’orribile  e sfortunato edificio rimasto incompiuto a causa del fallimento del gruppo Ligresti, che dal 2010 deturpa il paesaggio con il suo invadente scheletro in via de Castillia 23. Questo, destinato ora a ospitare la nuova sede di UnipolSai Assicurazioni, è stato completamente riprogettato e orientato verso un’architettura più sostenibile, oltre che esteticamente più gradevole. Caratterizzato da una facciata prismatica che riflette la luce con un effetto cangiante, sarà rivestito da un grès porcellanato trattato con un materiale in grado di attivare un processo fotocatalitico “mangia smog”, che consentirà una riduzione di 36 chili di ossido di azoto all’anno equivalente, si stima, all’azione di oltre 120mila metri quadri di aree verdi (dato certificato dal Politecnico di Milano). Un film di silicio ad alte prestazioni posizionato in copertura sarà inoltre in grado di produrre l’energia richiesta, comportando una significativa riduzione di emissioni di CO2.

Porta Nuova fa il bisI nuovi edifici si inseriranno in un contesto molto dinamico caratterizzato dall’arrivo  di Unicredit e degli headquarter di società tecnologiche come Samsung, Google, Microsoft , Amazon e da ultima Ibm, che ha affittato il Pavillion recentemente acquisito da Coima. A cercare spazi sono soprattutto grandi aziende, italiane e internazionali, che chiedono edifici non solo di qualità, ma anche flessibili e adatti alle nuove tipologie di lavoro smart, dotati di aree verdi e di elementi di comfort per i dipendenti, anche allo scopo di attrarre i giovani talenti più brillanti.

Porta Nuova fa il bis

Corso Como Place

Nell’ultimo periodo Accenture starebbe puntando su Corso Como Place, in via Bonnet, l’ex sede Unilever che Coima sta riqualificando con finalità di locazione. Questo nuovo tassello, che vale 200 milioni di euro e dovrebbe essere completato entro il 2020, recupererà un isolato intero tra via Tocqueville e via Bonnet per oltre 22mila mq di superficie, e consentirà di ricucire le aree pubbliche attorno alla sede della Fondazione Feltrinelli e Microsoft House con corso Como e piazza Gae Aulenti. L’isolato include la torre anni ’50 di Francesco Diomede, Giuseppe e Carlo Rusconi Clerici di oltre 70 metri di altezza, alla quale verrà affiancato un edificio di oltre 4mila mq dedicato a commerciale e terziario, disegnando una piazza aperta e direttamente connessa a Corso Como e al quartiere di Porta Nuova.

Si parla dunque in questo caso di riqualificazione, benché sia previsto un significativo aumento dei volumi. Il complesso sarà il primo per uffici a Milano a ottenere tutta una serie di certificazioni internazionali che definiscono standard di sostenibilità degli edifici e di progettazione degli spazi studiati per il benessere psicofisico dei lavoratori.

Porta Nuova fa il bis

The EDGE

Ma la fame di uffici a Milano sembra non conoscere sazietà.  Di fronte alla Stazione Garibaldi il progetto Edge (Edifici Garibaldi Executive) è entrato nella fase dello sviluppo, con la promessa di essere pronto per maggio 2020. Al posto dell’unico blocco che costituiva l’ex hotel Executive, quello che fu il cuore del calcio mercato milanese, sorgeranno tre blocchi su dieci piani. Il punto di forza in questo caso saranno le aree esterne: 4.500 mq complessivi di cui 1.900 di verde, con una passerella che, da viale Sturzo, condurrà direttamente in via Tocqueville. Il progetto ha ricevuto il certificato Leed Platinum, che significa non solo un ridotto consumo energetico degli edifici, ma anche un basso impatto ambientale dei lavori di costruzione.

Porta Nuova fa il bis

La città all’asta

Ma i cambiamenti più significativi avranno come teatro la zona di Gioia/Pirelli, dove si costruisce o ricostruisce tutto da zero. In via Pirelli 33, dove c’era un cantiere abbandonato da anni, sta nascendo un grattacielo residenziale di super lusso da 15 piani, con 110 serre sui balconi e terrazze, di proprietà della società China Investment (per il 70 per cento dell’imprenditore Xiadong Zhu e per il resto dell’ex assessore regionale ai Trasporti Maurizio Del Tenno). Del progetto è interessante soprattutto per il fatto che sia prevista anche la riqualificazione di tutti gli spazi aperti che circondano l’edificio, in particolare la piazza antistante l’edificio collocata lungo via Pirelli, trasformata in una zona esclusivamente pedonale e servita da aree verdi e spazi per la collettività.

Porta Nuova fa il bis

Gioia 22

Nell’area attigua alla Biblioteca degli Alberi è invece a Coima a farla da padrona. Qui, al posto dell’ex torre Inps che è stata abbattuta, Coima sta realizzando l’edificio Gioia 22 per conto del fondo sovrano di Abu Dhabi (Abu Dhabi Investment Authority). Gioia 22 sarà caratterizzata da un’avveniristica architettura in vetro che, come un ventaglio, si aprirà verso l’alto, raggiungendo con i suoi 30 piani (una decina in più rispetto all’edificio preesistente) l’altezza di circa 120 metri. Sarà il primo edificio di queste dimensioni in Italia a rispettare lo standard Nzeb, vale a dire che il bilancio tra energia prodotta e consumata sarà vicino allo zero. La strategia energetica prevede l’integrazione in facciata di tremila i pannelli fotovoltaici che potrebbero soddisfare un fabbisogno energetico pari a quello di 306 abitazioni, l’utilizzo di illuminazione a Led controllata da sensori di luce diurna, e un sistema alimentato da acqua di falda sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento, con un abbattimento significativo della produzione di inquinanti.

Porta Nuova fa il bis

Gioia 20

Ma non si lavora solo per gli altri. In uno slancio di shopping compulsivo, Coima Sgr ha infatti messo le mani su buona parte dell’area che sta sull’angolo tra via Melchiorre Gioia e via Pirelli, come si evince facilmente anche dai nomi dei progetti in corso.

Proprio accanto a Goia 22, è in via di identificazione il progetto Gioia 20, all’incrocio tra Melchiorre Gioia, via Pirelli e via Sassetti, dove la società ha recentemente perfezionato il rogito per l’acquisto di due aree comunali e dei relativi diritti edificatori per complessivi 32.208 metri quadri e 78,9 milioni di euro di valore. La strategia prevede lo sviluppo entro il 2022 di due edifici di nuova generazione, per il design dei quali è in atto un concorso internazionale di progettazione a cui stanno partecipando studi di architettura da tutto il mondo.

Porta Nuova fa il bis

I piani non sono ancora definitivi, e si suppone potrebbero evolvere in seguito al recentissimo acquisto da parte di Coima dell’ex sede Telecom, all’indirizzo di via Pirelli 35, anch’esso prevedibilmente oggetto di una sostanziale opera di riqualificazione. Facendo gli opportuni calcoli, complessivamente Coima ha avviato nuovi progetti di rigenerazione urbana nel quartiere Porta Nuova per oltre 700 milioni. Inutile specificare che neanche un filo d’erba pubblico è previsto in tutti questi piani.

Porta Nuova fa il bisSe si sommano invece tutti gli interventi – come fa sapere lo stesso dice Manfredi Catella, ceo di Coima Res – si evince che lo sviluppo di Porta Nuova sta praticamente raddoppiando da un punto di vista dimensionale. Sommando i due edifici di Unipol, la torre Gioia22, i diritti acquistati in Melchiorre Gioia al numero 20, e ancora l’edificio riqualificato da Generali in via della Liberazione, dove verrà probabilemten trasferita la sede dell’Inter, più i complessi residenziali di via Pirelli e di corso di Porta Nuova, si arriva a oltre 200mila metri quadri. Tutti, senza eccezioni, destinati a residenze di lusso e a uffici, che saranno saldamente nelle mani di fondi di investimento stranieri e società immobiliari. Non c’è trippa per milanesi dunque, i quali magari avranno più opportunità di lavoro, ma poi in ufficio dovranno arrivarci col jet.

Ma non finisce qui. Ora i fari del Real Estate puntano sull’asta del prossimo 29 marzo relativa al palazzo comunale di via Pirelli 39, un edificio che il Comune ha deciso di vendere in previsione del trasferimento dei suoi uffici allo Scalo Farini, e  che fa gola a molti investitori italiani e internazionali per la posizione e le potenzialità di una riqualificazione. La base d’asta è di 87,5 milioni di euro, altri 18,6 milioni per i parcheggi antistanti che vengono concessi con diritto di superficie di 90 anni.

Venghino siori, venghino, la città è all’asta.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Once a week, a direct train to MOSCOW leaves the Rogoredo train station

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Image source: © the blog by Mr. Paolo Maggioni

It’s 4.37 in the morning on a Saturday. A direct train, bound to Moscow, is leaving the Rogoredo train station in Milano.

The train is actually coming from Nice, France, and is going to get to Moscow after more than 3.000 kilometres.

Concerning its leg of the journey in Italy, besides the Rogoredo station in Milan, this train stops in Bordighera, in San Remo, in the Piazza Principe station in Genoa, in the Porta Nuova station in Verona and in Bolzano.

This train takes 24 hours to get to the border between Poland and Belarus. After a journey lasting 40 hours, the train stops on Track 1 of the Belorusskaya station in Moscow.

For an engaging chronicle of a journey from Milan to Moscow, please see: “Milano – Mosca in treno” by Paolo Maggioni.

 

Translated by Antonio Enrico Buonocore

 

 

Watergrabbing. L’acqua nel XXI secolo

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L’acqua è sempre di più una risorsa contesa. Aumento della popolazione e dei consumi, inquinamento e cambiamento climatico stanno alterando gli equilibri idrici del pianeta.

Con l’espressione water grabbing, “furto dell’acqua“, ci si riferisce a situazioni in cui un attore di potere (un governo, una corporation, un’autorità) prenda il controllo o devii a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o intere nazioni, la cui sussistenza si basa proprio su quelle stesse risorse e quegli stessi ecosistemi che vengono depredati.

Emanuele Bompan, co-autore con Marirosa Iannelli del libro “Watergrabbing. L’acqua nel XXI secolo” e membro del Water Grabbing Observatory, parlerà delle principali sfide mondiali sul tema dell’accaparramento idrico.
A seguire saranno proiettate le foto del Premio World Press Photo Fausto Podavini, realizzate in Etiopia e Sud Africa.
Il fotografo insieme alla presidente del WGO si collegheranno via Skype dal Brasile per raccontare come stanno realizzando un nuovo reportage per documentare gli impatti delle dighe nell’area amazzonica.

La partecipazione all’incontro è gratuito prenotandoti su Eventbrite.

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Milano come Atene? Una testimonianza da brivido su come ci vedono dei giovani STRANIERI

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foto di andrea cherchi (c)
foto di andrea cherchi (c)

Riceviamo questa testimonianza che pubblichiamo (omettendo il nome di chi l’ha scritta su sua richiesta)

“VI racconto un caso che dimostra quanto sull’immagine internazionale di Milano ci sia ancora molto da lavorare e quanto, ahimè, l’immagine del milanese efficiente, produttivo ed europeo sia in parte uno stereotipo.

Ieri parlavo con una mia compagna di università del medio Oriente, che però ha vissuto anche a Londra. Mi raccontava della sua esperienza di lavoro in una delle più grandi compagnie di assicurazioni a Milano: in poche parole per lei gli italiani e i milanesi NON LAVORANO, lavoricchiano due ore poi prendono un caffè, poi vanno in pausa pranzo fino alle 15 , poi lavoricchiano un po’ e prendono un altro caffè. Tutto è disorganizzato e inefficiente e la parola produttività non sanno neanche cosa sia. I salari sono bassissimi e i giovani non italiani vengono discriminati: in generale i datori di lavoro e i lavoratori senior sfruttano i giovani per lavorare il meno possibile.

Anche la Bocconi viene vista come un’università sopravvalutata, lontanissima dall’eccellenza europea. I docenti sono mediamente mediocri, non sanno l’inglese, l’organizzazione è pessima e la qualità della didattica imbarazzante. Su quest’ultimo punto concordano quasi tutti gli studenti stranieri della Bocconi, fra i quali quasi nessuno vuole restare in Italia. Uno studente greco dice che Milano è uguale ad ATENE come mentalità.

In generale, Milano viene vista come noi vediamo Napoli. Caotica, inefficiente, arretrata. I milanesi sono visti come ignoranti, incapaci di parlare inglese, fannulloni, razzisti e riluttanti a rispettare le regole. 

Dopo avere sentito questi discorsi, mi è venuta voglia di sbattere la testa sul muro. Chiaramente queste visioni dipendono anche dallo stereotipo che uno straniero ha dell’Italia, ma qualcosa di vero c’è. La sensazione è che il “rinascimento milanese” sia stato in gran parte montato ad arte dai giornali e che in realtà Milano stia sprofondando assieme al resto d’Italia, marginale e lontanissima dall’Europa competitiva e produttiva. Credetemi, queste parole mi hanno umiliato e distrutto moralmente, perchè io vedevo Milano in maniera diversa, come l’unica città italiana che può essere competitiva in Europa. Dopo queste considerazioni, credo che la base su cui costruire è molto più fragile di quello che pensiamo e il cambiamento che serve molto più radicale.

A.M.

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Il MetLife Building di New York è una copia del PIRELLONE

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Pan Am Building - New York
Pan Am Building - New York

Gli americani sono bravi a copiare, si sa. Specie da Milano. E’ noto che la statua della Libertà rappresenta un “plagio” della Statua della Legge Nuova apposta sulla facciata del Duomo nel 1810, così come la Fearless Girl comparsa nel 2017 davanti a Wall Street è un chiaro richiamo al “dito” di Cattelan di Piazza Affari. Forse non tutti sanno che esiste anche un altro caso di plagio, ancora più evidente.

Leggi anche: La Statua della Libertà è un PLAGIO!
Leggi anche: New York COPIA ancora Milano

Il MetLife Building di New York è una copia del PIRELLONE

4 aprile 1960. Si inaugura a Milano il Grattacielo Pirelli, progettato nel 1950 da Giò Ponti, che per sei anni sarà l’edificio più alto d’Europa, con i suoi 127 metri di altezza, distribuiti su 31 piani, successivamente superato dalla Tour du Midi di Bruxelles.

grattacielo pirelli
grattacielo pirelli: l’originale

7 marzo 1963. Sulla Park Avenue a New York inaugura il Pan Am Building che prenderà poi il nome di MetLife Building, progettato dallo studio Emery Roth & Sons insieme a Walter Gropius e Pietro Belluschi. All’epoca stabilì un record: era il più grande palazzo al mondo a uso esclusivamente commerciale, con i suoi 59 piani.
Fin da subito fu evidente la sua incredibile somiglianza con il Pirellone anche se ufficialmente non è mai stato dichiarato come una sua copia.

Pan Am Building - New York
Pan Am Building – New York

Il Pirellone ai tempi non fu fonte di “ispirazione” solo per New York. Somigliano infatti molto al grattacielo milanese anche la torre del Banco Atlantico di Barcellona, il grattacielo della Lonza Group di Basilea ed il grattacielo Telefunken di Berlino.

Barcellona
Barcellona
basilea
basilea
Berlino
Berlino

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Capire il cambiamento climatico

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Il pianeta ci sta dando un ultimatum. Il Museo di Storia Naturale di Milano, in collaborazione con la National Geographic Society, presenta la mostra “Capire il cambiamento climatico”, offrendo al grande pubblico un’occasione di approfondimento e di riflessione su uno dei temi più urgenti e sentiti del mondo contemporaneo.

Attraverso quasi 300 scatti realizzati dai grandi fotografi della National Geographic, la mostra documenta le profonde trasformazioni che, a causa del riscaldamento globale, il pianeta Terra sta progressivamente subendo: dal ritiro dei ghiacci perenni ai fenomeni atmosferici estremi, quali episodi di siccità, incendi forestali, ondate di calore, alluvioni.

Per sensibilizzare maggiormente i visitatori invitandoli a prendere coscienza dello stato di salute del pianeta Terra, la mostra si avvale di un apparato di installazioni digitali e interattive, che renderanno l’esperienza di visita ancora più efficace e immersiva.

Puoi visitare la mostra da martedì a domenica, dalle 09:00 alle 17:30.

 

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Vivaio compie 7 anni e si regala l’ITALIA

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Oggi Vivaio compie 7 anni!

Come è nato Vivaio?

Vivaio è nato con l’intento di diffondere in una Milano, allora depressa e sfiduciata, una cultura “vivaista” fatta dalla voglia di concepire, supportare e realizzare progetti che possano rendere Milano grande nel mondo.
L’Associazione Vivaio si rivolge a persone di storie e di pensiero diversi, accomunate dalla gratificazione di fare qualcosa di bello e grandioso per la loro città.
“Ciò che ci anima è il pensiero che Milano ci abbia dato tanto ed è arrivato il momento di darle indietro qualcosa di altrettanto prezioso”, spiega uno dei fondatori di Vivaio, Andrea Zoppolato che in questo articolo ricorda come è nato Vivaio. 

Alcuni progetti che Vivaio ha aiutato a nascere

#1 Art for Air. Arte a servizio dell’ambiente: il primo murales al mondo con vernici antismog è stato realizzato dall’artista Fabrizio Modesti in via Console Flaminio a Lambrate nel giugno 2016. In collaborazione con Made in Lambrate.
murales anti smog – Made in Lambrate /Vivaio

#2 Art Night Out. Progetto di Nina Stricker presentato in Vivaio nel 2014 e realizzato come fuori salone dell’Affordable Art Fair di Milano a partire dal 2015.

#3 Bon – cibo buono che fa bene. Progetto imprenditoriale, nato alla fine del 2016 su iniziativa di Debora Cantarutti, per la realizzazione e diffusione di cibo buono e con effetti positivi sull’organismo.


#4 Bosco InvisibileProgetto finalizzato a trasformare gli edifici in strumenti per ridurre l’inquinamento dell’aria, attraverso l’utilizzo di pitture e di tecnologie anti smog. I primi progetti pilota sono stati realizzati in asili, scuole e palestre della città.


#5 Expop. Contest annuale di progetti visionari ad alto impatto sociale. Nato nel 2012 quest’anno raggiunge la VII edizione.

#6 Milano Città Stato. Progetto costituito a inizio 2016 per dare a Milano un’autonomia simile alle migliori città d’Europa e che diventi laboratorio di innovazione politica. Milano Città Stato è un sito internet (www.milanocittastato.it), una fanpage e l’associazione Milano, creata da Vivaio, che porta avanti l’istanza attraverso 9 progetti prioritari: https://www.milanocittastato.it/manifesto/i-progetti-di-milano-citta-stato/

#7 Made By Milan Srl. Start up innovativa a vocazione sociale che riunisce imprenditori con lo scopo di trasformare progetti di impatto sociale in progetti di business. Alcuni dei progetti di Vivaio vengono supportati anche economicamente da Made By Milan Srl.

#8 Mostra diffusa. A Milano la prima mostra dedicata a un artista ospitata in 30 locations nella stessa città. In collaborazione con Anime Nascoste.

#9 Parco OrbitaleProgetto per realizzare a Milano la più grande area verde urbana del mondo, che ha vinto prima edizione di Expop 2012. Di Giacomo Biraghi.

#10 Seeds and Chips. “We bring food & technology together, from farm to fork and beyond”.Di Marco Gualtieri, presentato in Vivaio nell’autunno del 2014 e inaugurato nel 2015.

#11 So Lunch. Piattaforma ideata da Luisa Galbiati dove chi è a casa all’ora di pranzo pubblica e offre quello che già cucina per la propria famiglia.

#12 Smart Cities Against Pollution. L’alleanza di 5 città internazionali per sviluppare tecnologie antinquinamento costituita a Milano nel luglio 2016 tra sindaci, assessori o delegati di Città del Messico, Tabriz, Pechino, San Pietroburgo.

#13 Vespiamo: lo Scooter Sharing Progetto ideato da Giulia Mattoscio, Giulia Neri, Mia Pivcevic, Alessandro Razzini e Riccardo Serafini, che ha vinto l’edizione di Expop 2014. Rispetto a servizi fino allora esistenti solo all’estero (a Barcellona), l’innovazione di Vespiamo è stato il principio dello scooter sharing, caratterizzato da un pick up e drop off estremamente semplici, istantanei, basati sullo stesso meccanismo che ha già determinato il successo del car e del bike sharing. Qui l’articolo su Wired: https://www.wired.it/economia/start-up/2014/07/01/vincitori-expop-2014-migliori-idee-futuro-milano/. Quell’edizione aveva il patrocinio del Comune di Milano che dopo un anno, il 15 luglio 2015, ha fatto partire un servizio simile.

#14 Vivaio Awards. I premi per chi fa grande Milano. Giunta alla terza edizione nel 2017.

#15 Vivaio Visionary Forum. Il primo forum internazionale dei visionari, concepito da Alberto Geneletti, che verrà realizzato in Triennale il 19 maggio 2017.

#16 Wooding. Laboratorio sperimentale creato da Valeria Mosca in Brianza per esplorare le infinite possibilità del cibo spontaneo. Progetto vincitore di Expop 2015.

http://www.raiplay.it/video/2017/03/-Wooding-da-mangiare—Linea-Verde-in-diretta-da-Sanremo-del-12032017-d22a8f7b-f321-410a-be0d-753e7ec3c2d8.html

La novità di quest’anno: Milano per l’Italia

In occasione del suo settimo compleanno, Vivaio ha deciso una svolta: estendere il raggio di azione da Milano all’Italia. Anzi, chiedendo a Milano di supportare il resto del Paese. La presa di coscienza è infatti quella di vivere in una città che è tornata a livello delle sue potenzialità ma che si trova in un Paese in difficoltà. Una difficoltà che è soprattutto di atteggiamento mentale. Vivaio si vuole impegnare ad attivare in altre città d’Italia persone che abbiano un atteggiamento costruttivo e responsabile nei confronti della loro comunità, metterle in rete e utilizzando Milano come “luogo delle opportunità“, ossia come piattaforma per dare slancio alle iniziative più meritevoli. Per maggior informazioni su Vivaio a Milano e in altre città, scrivere a: info@associazionevivaio.it

VIDEO AMARCORD: I PROGETTI DI VIVAIO 2016 VOTATI DAI CITTADINI

MILANO CITTA’ STATO

Aperitivo in Lingua

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Se il mondo ti sta stretto e non sai come sfogare il bisogno di conoscere gente nuova, raccontarti e perché no, perfezionare il tuo inglese, francese, spagnolo, sappi che esiste una realtà che ti consente di fare tutto questo.

E quale momento migliore, se non quello dell’aperitivo?

Tutti i mercoledì e i giovedì in RED La Feltrinelli insieme a tante persone che come te vogliono fare conversazione in lingua, ti aspettano gli insegnanti madrelingua di Prêt à Parler. L’insegnante guiderà la conversazione favorendo ciascuno ad esprimersi al meglio e stimolando il proprio livello di conversazione con argomenti diversi. La conversazione dura 1 ora e mezza e viene condotta durante un aperitivo dove, tra ottimi cocktail e bicchieri di vino, avrai la possibilità di chiacchierare in lingua e acquisire scioltezza.

Con 16 euro hai un drink, stuzzichini e puoi pagare direttamente alla cassa in RED La Feltrinelli. L’aperitivo Prêt à Parler ti aspetta ogni mercoledì alla Feltrinelli di Gae Aulenti e il giovedì in Viale Sabotino; dalle 19:00 alle 20:30.

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L’UE per l’Autonomia Locale: nasce l’Europa delle CITTA’

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In primo luogo va detto che il sistema dell’Unione Europea (UE) è un sistema di governance
multilivello.
Ciò significa che le decisioni, a seconda della loro origine e del loro campo di applicazione,
possono essere prese (ed in effetti lo sono) al livello di competenza più adatto e più vicino agli interessati.
I Trattati europei(1), modificati da ultimo a Lisbona nel 2009, racchiudono, nel principio di sussidiarietà (descritto in dettaglio all’Art.5 del TUE), la necessità e l’obbligo per l’UE di prendere le sue decisioni al livello più vicino possibile ai cittadini.

I diritti derivanti dalla cittadinanza europea

I cittadini dell’Unione Europea, oltre alla propria, hanno anche la cittadinanza dell’UE, che non sostituisce, ma rafforza quella del proprio Stato membro di appartenenza.
Essa consente infatti la libera circolazione all’interno dell’UE, ivi compreso il diritto di stabilimento e di studiare e lavorare in un altro Stato membro(2), garantendo eguaglianza di trattamento ed estendendosi, in alcuni casi specifici, alla protezione diplomatica(3). La cittadinanza europea conferisce anche il diritto di contattare le istituzioni europee e di ricevere una risposta nella stessa lingua(4).
Il cittadino è, dunque, sempre più al centro del discorso europeo. L’importanza della città e
del contesto di residenza si ritrova, ad ulteriore esempio, anche nel diritto che un cittadino di uno Stato membro residente in un altro possa essere eletto al Parlamento Europeo per la
Circoscrizione o il Dipartimento ove risiede. La cittadinanza è, in questo caso(5), più rilevante della nazionalità.

Esistono organi (per il momento consultivi, ma che sono tenuti obbligatoriamente ad esprimere pareri in determinati casi) quali il Comitato delle Regioni ed il Comitato Economico e Sociale, che hanno nella cittadinanza europea il loro motore. Senza i cittadini (e le loro istanze, i loro doveri, i loro diritti e le loro esigenze), tali Comitati non sarebbero neppure sorti. Nello specifico, il primo viene interpellato per tutte le questioni di rilevanza regionale, mentre il secondo raccoglie le istanze della società civile e dei rappresentanti delle parti sociali.

Europa per i cittadini

Dal 2008 esiste il Patto dei Sindaci, che è in costante crescita e che si propone di attivare
collaborazioni positive fra città sul risparmio energetico e sull’uso razionale delle fonti di
energia, comprese quelle rinnovabili.
Inoltre, tra i vari strumenti di finanziamento che l’UE mette a disposizione, esistono anche
specifici programmi, come quello denominato “Europa per i Cittadini”, che, per il momento, durerà fino al 2020 e che è tutto incentrato sulle possibilità di collaborazioni fra città, premiando soprattutto quelle idee che dispiegano i loro effetti anche al di là del periodo strettamente progettuale.

Merita anche dire che l’Unione Europea, fin dal suo motto, Unita nella diversità(6), lascia spazio alle particolarità e alle unicità locali. Tra gli Stati Membri dell’UE figurano infatti Paesi, quali ad esempio la Spagna e la Germania, che hanno articolazioni locali significative.
Spesso, in sede di Consiglio dei Ministri (i Ministri di tutti gli Stati Membri UE si riuniscono, secondo la competenza per materia(7)) siedono i Ministri competenti per regione, appunto nel caso di quei Paesi con una dimensione locale pronunciata. Alcuni accordi (come quello che disciplina la zona di St. Pauli ad Amburgo e quella di Christiania all’interno di Copenaghen) sono stati stilati direttamente fra la città e l’Unione Europea, in questi casi rappresentata dalla Commissione.

La stessa Commissione (si tratta, nello specifico, della Commissione Europea) che deve
necessariamente pronunciarsi, ed eventualmente agire nel proporre(8) nuove norme a livello UE quando almeno un milione di firme, proveniente da almeno 7 Stati Membri diversi, sottoscrive la necessità di nuove iniziative a livello legislativo. In italiano, questo strumento è stato tradotto come Iniziativa Legislativa Cittadina.
Tutto quanto finora illustrato, necessariamente per sommi capi, dimostra come le città siano state da sempre fra i motori del progresso, anche in Europa e come la UE abbia pienamente recepito l’importanza della dimensione multilivello e di quella glocal.
Con gli strumenti a disposizione, chiunque sia motivato a farlo può, da solo o insieme ad altri, a qualsiasi livello, proporre attività, valutare azioni, entrare in contatto con realtà e modelli e, più in generale, farsi ascoltare.
Siete pronti a fare la vostra parte per Milano?

Leggi anche: #votoMilano: il sondaggio per il referendum sull’autonomia della Milano

ANTONIO BUONOCORE
(1) Poiché sono due Trattati (ossia il Trattato sull’Unione europea, abbreviato in TUE, ed il trattato sul Funzionamento dell’Unione
Europea, abbreviato in TFUE) racchiusi in un’unica pubblicazione, di cui sono entrambi parte integrante, si parla di “Trattato di
Lisbona”. Gli Articoli del Trattato sono la fonte da cui discende tutto il diritto e tutta la normativa dell’Unione Europea.
(2) Negli ultimi due casi qui citati, ai cittadini che vogliano studiare o lavorare in altro Paese, fermo restando il mutuo
riconoscimento delle loro competenze e della loro professionalità, potrebbero venire richiesti adempimenti integrativi.
(3) Nel senso che, un cittadino dell’UE che si trovi in uno Stato terzo che non abbia una rappresentanza diplomatica o consolare
del suo Paese, potrà recarsi presso la rappresentanza diplomatica di un altro Stato Membro UE presente nel Paese terzo ed
aspettarsi trattamento analogo a quello che avrebbe ricevuto da una rappresentanza del suo Paese
(4) L’abolizione del prezzo di ricarica per i cellulari, contrario ai dettami del Mercato Interno UE, ha preso le mosse dai contatti che alcuni cittadini dell’UE avevano preso con le Istituzioni in merito.
(5) Il Parlamento Europeo è l’unica Istituzione europea democraticamente eletta, ed è ormai pieno codecisore nell’ambito del diritto e nella generazione delle norme dell’Unione Europea. Vigila anche sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà ed approva il bilancio UE
(6) Tale motto ha la sua traduzione in ciascuna delle 23 lingue ufficiali. Anche se, per una ragione di calcolo politico, i Trattati europei in vigore non lo indicano più come motto ufficiale, esso conserva intatta tutta la sua forza sociale e culturale.
(7) Si parla perciò di “Consiglio ECOFIN” per il Consiglio che riunisce i Ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati Membri, di
“Consiglio Agricoltura” per il consiglio che riunisce i Ministri dell’Agricoltura” e così via.
(8) La Commissione Europea ha il monopolio dell’iniziativa legislativa in ambito UE

 

Per saperne di più:
Cosa cambierebbe se Milano acquisisse l’autonomia di una regione? (a cura di Andrea Zoppolato)
Cosa cambierebbe se Milano acquisisse l’autonomia tramite delle leggi speciali? (a cura di Hari de Miranda)
Cosa dice l’Europa sull’autonomia delle città (a cura di Antonio Enrico Buonocore)
Competenze a confronto nei tre casi: situazione attuale, autonomia regionale ordinaria, autonomia regionale speciale (a cura di Fabio Marcomin)

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Pausa Pranzo in Museo

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La primavera è alle porte: le temperature più gradevoli invogliano a indugiare all’aria aperta; il sole inizia a spogliarsi della sua timidezza e a farsi sentire sulla pelle.

Gli amanti della lettura tornano a darsi appuntamenti subliminali in giro, su prati verdi al riparo da comitive chiassose, su panchine solitarie e impazienti, a volte anche sui sedili del tram o della metro, sbirciandosi a vicenda quali tesori e fiumi di parole contengono le pagine che sfogliano in grembo, con entrambe le mani.

Ma il tempo a disposizione per una dose di cultura quotidiana non sempre è sufficiente.

Fino al 17 aprile presso il Castello Sforzesco non perderti gli appuntamenti con Pausa pranzo in museo.
Ogni mercoledì, infatti, un conservatore dei Musei del Castello ti guiderà alla lettura di un’opera scelta in uno dei Musei o degli Istituti che si trovano al Castello Sforzesco.

Gli incontri sono liberi e rappresentano un’occasione per approfondire in mezz’ora la storia e la conoscenza di un’opera e per conversare con i curatori.

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La REGIONE di MILANO: cosa cambierebbe se Milano diventasse una città regione

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Una città stato è una città che gode di un grado più o meno ampio di sovranità. Le città stato interne a stati sovrani hanno lo status di regioni, distretti federali, comunità autonome, cantoni o stati, a seconda del tipo di ordinamento di cui fanno parte. La caratteristica comune è di coincidere con una delle parti di cui è suddiviso il territorio nazionale senza avere organi intermedi tra loro e lo stato centrale. Lo stato italiano è suddiviso in regioni: una città stato in Italia è una città con lo status di regione. A differenza dei principali paesi europei, allo stato attuale l’Italia non ha nessuna città stato ma solo città metropolitane che rappresentano un organo intermedio tra la regione e il comune.
Eppure la nostra Costituzione consente la possibilità a Milano di acquisire lo status di regione.

MODELLI INTERNAZIONALI

Milano potrebbe diventare una città regione (“Regione di Milano”) seguendo i più diffusi
modelli amministrativi esistenti a livello internazionale. Sono città-stato o città regione, città come Madrid, Berlino, Amburgo, Brema, Vienna, Bruxelles, Londra, Buenos Aires, Hong Kong, Città del Messico, Budapest, Mosca, San Pietroburgo o le città cantone della Svizzera.
Unica eccezione al modello di autonomia regionale è quello di Parigi che ha un’autonomia
dettata da leggi speciali.
L’ordinamento italiano consente di acquisire lo status di regione.

COME DIVENTARE REGIONE DI MILANO

Il principale riferimento è l’articolo 132 (parte II titolo V) della Costituzione italiana
che recita nel primo comma:

Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni
esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando
ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle
popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza
delle popolazioni stesse
[cfr. XI].
Questo meccanismo attiverebbe una nuova regione, la regione “Milano”, attraverso una
richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere
poi suggellata dalla volontà popolare. Vanno sentite le regioni, con parere obbligatorio ma
non vincolante, e deve prendere la forma di legge costituzionale. Quindi occorre che vi sia
intesa politica tra il governo locale della città e il parlamento nazionale.

Ottenuta l’autonomia ordinaria Milano può poi percorrere la strada prevista è dall’articolo 116 terzo comma, che consente alle regioni di ottenere forme speciali di autonomia
contrattandole con lo stato.
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo
comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo
alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono
essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione
interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge
è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa
fra lo Stato e la Regione interessata.
Si può ipotizzare che Milano dopo aver ottenuto lo status di regione potrebbe richiedere
questa forma di autonomia singolarmente o in modo congiunto con la regione Lombardia.

I PRINCIPALI VANTAGGI A DIVENTARE REGIONE DI MILANO (INVECE CHE OTTENERE L’AUTONOMIA CON LEGGI SPECIALI)

Rispetto alla situazione attuale, i vantaggi principali sono quelli di avere più competenze a livello cittadino. Al momento le principali decisioni sul territorio cittadino sono di competenza del Governo centrale che decide non solo il budget da assegnare alla città metropolitana di Milano ma anche come questo budget deve esser suddiviso tra le diverse spese. Milano deve passare attraverso lo stato per qualunque decisione riguardante una modifica territoriale che impatti sulla Sovrintendenza (che dipende dal Ministero), quindi sia che riguardi la riapertura dei Navigli che la ristrutturazione di un palazzo o l’apertura di un parco. Tutto questo invece potrebbe essere deciso in autonomia.
Anche sulle politiche del lavoro o di interventi sul bilancio Milano non ha alcuna autonomia
rispetto allo stato. Anzi, ha la stessa identica autonomia di qualunque altro comune d’Italia,
piccolo o grande, nonostante che Milano produca oltre il 10% del PIL nazionale. Diventare città regione significa anche poter avere competenze che ora sono assegnate alla Lombardia, come la gestione dei fondi europei, la promozione del territorio, l’istruzione o la sanità.
Rispetto all’ipotesi della legge speciale, il principale vantaggio è che diventare città regione
significa un intervento strutturale non modificabile nel medio termine da parte del governo.
Una volta diventata regione Milano non ha più bisogno di chiedere allo Stato nulla che non sia previsto dalla legge e dalla Costituzione.
La legge speciale invece comporta una decisione del governo e del parlamento che potrebbe risultare anche transitoria, in caso di cambio di governo o di strategia politica. Significa pertanto un modo per essere sempre dipendente dalla decisioni del governo centrale che in qualunque momento può intervenire a modificare o anche eliminare l’autonomia speciale con una semplice azione governativa.

Leggi anche: E’ tutto vero: si è aperta una nuova via per l’autonomia di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Milano BELLA PER SEMPRE: dieci innovazioni per trasformare eventi momentanei in strutture permanenti

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Installazione Marco Balich conca incoronata
Installazione Marco Balich conca incoronata

Milano è Boniek. Il giocatore polacco si rese celebre negli anni ottanta come bello di notte. L’ala della Juventus risplendeva nelle serate di coppa salvo appisolarsi quando si giocavano le partite del campionato durante il giorno.
Anche Milano risplende con intermittenza. E’ città di eventi, la città delle settimane in cui tutto succede e dopo tutto finisce. E’ così per la moda, il Design, per Sant’Ambrogio. Il ritornello che si sente ripetere di più quando Milano è in pieno evento è: che bella sarebbe se Milano fosse sempre così. Qualche idea per rendere permanente la sua bellezza ricca di make up.

Milano BELLA PER SEMPRE: dieci innovazioni per trasformare eventi momentanei in strutture permanenti

#1 Neverending XMas

Ogni Natale costruire un nuovo albero di Natale mangiasmog in una piazza diversa. Lasciandolo in vita alla fine delle festività.

#2 I tesori del Fuorisalone

Scegliere ogni anno l’installazione più bella del Fuorisalone e renderla permanente. Così la città sarebbe il palcoscenico di un “the best of” del Fuorisalone.

Installazione Marco Balich conca incoronata
Installazione Marco Balich conca incoronata

#3 Il festival delle luci

Era uno dei festival più attrattivi della città. Poi si sono spente le luci. Da ripristinare anche per l’indotto turistico.

LED Milano 2009
LED Milano 2009

#4 Il derby

Monetizzare il fascino dell’unico grande derby nello stesso stadio. Si potrebbe fare un derby ogni settimana, uno con le riserve che non giocano mai, uno con le giovanili, uno al femminile e numerosi con le vecchie glorie. Riservato ai turisti.

#5 La fiera dell’artigianato

Da trasformare in permanente: si potrebbe realizzare in un quartiere a sé.

#6 La prima della Scala

Far diventare la prima tutto l’anno, rendendola democratica.

#7 I quartieri gialli

La rivoluzione dei quartieri: abbattono i municipi e li sostituiscono riaffermando la loro identità distintiva.

#8 Le piste di pattinaggio (e pista da sci)

Anche a Ferragosto, come a Dubai.

#9 Un evento ogni giorno in Darsena

Senza eventi è piuttosto moscia.

#10 il Fuorisalone

La vera identità di Milano nel mondo.

MILANO CITTA’ STATO

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Dagli eroi della sesta giornata a Dario Argento: le cose che forse non sai delle 5 GIORNATE di Milano

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Se fossimo vissuti 171 anni fa a Milano, in un giorno come oggi probabilmente saremmo in una strada dietro a barricate improvvisate a sparare o a lanciare oggetti contundenti contro gli austriaci. Qualche giorno e saremmo riusciti a fare ciò che non è praticamente accaduto nella storia d’Italia: scacciare l’invasore straniero con una sollevazione popolare. 171 anni, oggi, si era nel bel mezzo delle 5 giornate, uno dei momenti più epici della storia di Milano. Una rivoluzione tradita dal re del Piemonte, ma questa è un’altra storia. Intanto godiamoci alcune curiosità che pochi conoscono.

Leggi anche: 18 marzo 1848: iniziano le 5 GIORNATE della rivoluzione dei milanesi. Ecco la cronistoria degli studenti del Berchet

Alcune cose che forse non sai delle 5 GIORNATE di Milano

#1 I resti dei caduti sono ancora in piazza V giornate

L’obelisco dell’omonima piazza, eretto a memoria dei caduti da Giuseppe Grandi, fu inaugurato nel 1895. Sotto l’obelisco c’è una cripta che contiene i resti dei caduti e che tutti gli anni, durante le 5 giornate, viene aperta al pubblico per visite.
piazza cinque V giornate milano est

#2 Le 5 giornate di Dario Argento

Nel 1973 Dario Argento ha realizzato un film sulle 5 giornate, il suo unico lavoro non horror. Attore protagonista è Adriano Celentano che interpreta un piccolo delinquente di nome Cainazzo. Il film fu un successo al botteghino. https://www.mymovies.it/film/1974/lecinquegiornate/

#3 Radetzky e la cotoletta superstar

Per molti milanesi Radetzky è un noto locale della movida. Ma in realtà è soprattutto il nome del feldmaresciallo a capo degli 8.000 soldati austriaci che presidiavano Milano nel 1848 all’inizio dei combattimenti. Un giovane comandante di 82 anni!! Al quale però dobbiamo un risultato importante per l’affermazione di un nostro piatto storico: pare che a margine di un suo rapporto siano state trovate delle note che indicavano come la nostra cotoletta alla milanese si differenziasse, per il fatto che fosse impanata e con l’uovo invece che semplicemente infarinata, dal “suo” Wiener Schnitzel.

#4 Obbligatorio fumare

Le proteste dei milanesi quell’anno cominciarono in gennaio con uno “sciopero del fumo“. L’obiettivo era quello di colpire le casse erariali austriache che, come avviene oggi, imponevano una tassa sul tabacco. In tutta risposta i soldati austriaci invasero le strade, sigaretta in bocca, picchiando e obbligando con la forza la popolazione a fumare.

#5 Il vecchio ospedale in soccorso

Per accogliere i corpi dei caduti nei combattimenti di quei giorni, fu riaperto il Sepolcreto dell’Ospedale Maggiore di Milano, chiuso circa 200 anni prima per questioni igieniche. Dal 2015 il Sepolcreto, oggi gestito dalla fondazione Ca’Granda, è stato messo in sicurezza ed è visitabile insieme all’archivio storico. C’è anche la possibilità di cenare nel bel cortile che unisce i due ambienti.

#6 “Gli eroi della sesta giornata”

“Gli Eroi della sesta giornata” è la definizione coniata nel 1848 e ripresa in un articolo contro alcuni politici e magistrati da Leonardo Sciascia nel 1987, con la quale si definirono gli opportunisti che il 23 marzo scesero nelle piazze, anche armati, per celebrare la vittoria e l’indipendenza. Un modo tutto meneghino insomma, di definire l’italica abitudine a salire sul carro dei vincitori.

#7 La Vittoria del XXII marzo: il tributo di un quartiere

Laddove sorge ora l’obelisco di Piazza 5 giornate sorgeva Porta Tosa prima e la più conosciuta Porta Vittoria poi, che da ancora oggi il nome al corso che parte dalla piazza verso il centro. La Vittoria alla quale fu intitolata la porta è proprio quella del 1848, ottenuta il XXII marzo, nome del corso che parte dalla piazza verso la periferia. Porta Vittoria fu demolita per far spazio all’obelisco, rimangono oggi i caselli daziari ai lati della piazza. Molte vie prospicenti sono intitolate ai caduti delle 5 giornate come ad esempio, via Manara, intitolata a quel Luigi Manara che vinse la battaglia per la conquista di Porta Tosa

#8 Verdi e “la musica del cannone!”

A Giuseppe Verdi, rientrato a Milano da Parigi alla notizia dello scoppio dei moti rivoluzionari, venne chiesto da un volontario del fronte, Francesco Maria Piave, di scrivere musica per commemorare il successo. Questa fu la sua risposta: “Tu mi parli di musica! Cosa ti passa per in corpo? Tu credi che io voglia occuparmi di note, di suoni? Non c’è né ci deve essere che una musica grata agli orecchi del Italiani del 1848. La musica del cannone! Io non scriverei una nota per tutto l’oro del mondo: ne avrei un rimorso immenso consumare della carta da musica, che è sì buona per far cartucce”

LUCA BENSAIA

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