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Un naso rosso ci salverà. A Carnevale torna il FESTIVAL più Internazionale di Milano

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milano clown festival

Vi siete mai chiesti cosa vedono i bambini in una bolla di sapone? Per noi adulti non è che il simbolo di qualcosa di effimero destinato a evaporare in niente, mentre per loro dentro c’è un mondo, pieno di sogno, gioco, immaginazione, che merita di essere inseguito per ore. E’ forse questa la magia racchiusa in ogni bimbo, la capacità di scorgere cose che gli adulti hanno perso di vista e di esprimere le proprie emozioni con una naturalezza che noi, da troppo tempo, abbiamo dimenticato.

milano clown festival

Un po’ come i Clown. Che sono personaggi  sopra le righe, abituati a vivere nel proprio mondo, surreale e fantastico, e che sanno giocare con i sensi, con gli oggetti, con il silenzio, senza temere di mostrarsi per quel che sono. Forse per questo i bambini li adorano, mentre a noi, a volte, fanno un po’ paura. Perché ci mettono di fronte alle nostre insicurezze, alla nostra crescente incapacità di comunicare, e un poco ci fanno sentire fuori posto.

Ma per quattro giorni l’anno, durante il Carnevale Ambrosiano, Milano tutta entra in questo mondo magico ed è disposta a perdervisi. Favoloso, colorato, affollato e in totale libertà, il Milano Clown Festival è l’unica realtà internazionale dedicata al Clown e al nuovo Teatro di strada, che la nostra città ospita dal 2006, ma che è quasi più famosa all’estero che tra i milanesi. Una kermesse concentrata in quattro giorni fitti di appuntamenti con spettacoli a rotazione all’aperto e al chiuso, dal mattino alla sera, per un totale di oltre 150 eventi tutti ad ingresso libero, tra teatri, tra teatri, piazze, pub, sagrati di chiesa e luoghi segreti, ma anche tendoni da circo tirati su nel quartiere Isola, dove il festival è nato.

milano clown festival

Sembra passata una vita da quando, anni fa, ci spostavamo in piccoli gruppi tra gli spazi aperti o nascosti dell’Isola, a volte sotto la pioggia battente, scoprendo uno spettacolo dopo altro, una meraviglia dopo l’altra, immergendoci a poco a poco in questa strana realtà che sembrava troppo incredibile per passare inosservata. Partito dalla piccola Scuola di Arti Circensi e Teatrali in via Sebenico, oramai il Clown Festival di Moriss (alias Maurizio Accatato) ha conquistato infatti buona parte della città, raggiungendo anche quelle realtà più discrete in cui maggiore è il bisogno di magia: case della carità, case dell’accoglienza, ospedali pediatrici. Ma il suo cuore è sempre all’Isola, e batte senza sosta tutti i pomeriggi in ogni angolo di questo quartiere.

milano clown festival

Varcato il tendone del circo poi, davvero sembra di entrare in un mondo fantastico, abitato da esseri strani che non soggiacciono alle leggi della convenzionalità, ma acquistano una fisicità quasi ultraterrena facendo con il loro corpo cose che noi umani non riusciamo nemmeno a comprendere. C’è più plasticità e poesia nelle dita di una mano di questi artisti di quanto ognuno di noi forzati del tapis roulant potremmo mai pensare di raggiungere. E non perché i clown non abbiano un’anima, ma perché hai sempre la sensazione che te la stiano offrendo sulla punta delle dita, senza nulla chiedere in cambio se non un pizzico di complicità.

milano clown festival

Matti? Forse un po’, del resto per ogni artista un po’ di follia è necessità. E una volta entrati in questa realtà fatta di colori, apparentemente avulsa dalla normalità e da qualunque logica economica – giacché  il Festival è fatto solo per amore e si chiude spesso in perdita – ci si sorprende a sbirciare dentro la nostra vita quotidiana, tutta piena delle piccole necessità di ogni giorno e delle preoccupazioni macinate a ritmi sempre più veloci, fino a farci assalire da un dubbio inconfessabile: non è che invece i matti siamo proprio noi?

Ma è un attimo, ed il Festival finisce, violento e rapido come un ciclone. Dobbiamo solo riuscire a custodire dentro un po’ di quella magia fino all’anno prossimo.

milano clown festival

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Romanticismo in bella mostra

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Una buona dose di romanticismo salverà il mondo. Ma qui il sentimentalismo non c’entra.

La mostra Romanticismo è frutto di una sinergia tra Gallerie d’Italia – Piazza Scala e il Museo Poldi Pezzoli, che hanno avuto la geniale idea di consentire ai Milanesi (e non solo) di ammirare le oltre 200 opere selezionate con un solo biglietto, così da visitare entrambe le sedi. Milano ha da sempre svolto un ruolo fondamentale: vera e propria fucina romantica,ha attratto poeti, musicisti e artisti da ogni parte d’Italia.

La mostra a cura di Fernando Mazzocca, è la prima dedicata al contributo che l’Italia diede al movimento che ha cambiato la sensibilità e l’immaginario del mondo occidentale nel corso della prima metà dell’Ottocento. L’esposizione mette in luce i linguaggi individuali di artisti tra loro molto diversi, che animarono il Romanticismo senza costituire uno stile univoco, alimentando gli ideali di spontaneità, di individualità e di verità interiore.

Gli orari di accesso alla mostra delle Gallerie d’Italia sono il martedì e la domenica dalle 9:30 alle 19:30, il giovedì fino alle 22:30, mentre il lunedì è giornata di chiusura. Il Museo Poldi Pezzoli è aperto dalle 10:00 alle 18:00, il giovedì fino alle 22:30, ed è chiuso il martedì.

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Ingresso: da 11€

10 ristoranti STRANIERI a Milano da provare almeno una volta nella vita

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Dicono che a Milano si mangi la migliore cucina del mondo. Qui sono arrivati grandi chef internazionali, qui si trovano ristoranti stranieri stellati. L’offerta di ristoranti stranieri a Milano è impressionante. Tra i molti abbiamo scelto questi dieci che offrono una esperienza unica.

10 ristoranti STRANIERI a Milano da provare almeno una volta nella vita

El Carnicero (Argentina)


Il regno della carne argentina degli chef argentini Emanuel Gonzalo Gentili Dominguez e Claudio Ruben Petterini con vini della Patagonia, locale alla moda per amanti della carne. Tre sale eleganti con mattoni a vista, patio e un’enorme griglia. Nella prima sala c’è un tavolone comune.

Via Spartaco 31

Iyo (Giappone)


Ristorante giapponese stellato Michelin. Forse il sushi più buono che si possa gustare in Italia. Piatti giapponesi e sushi in un’elegante sala con interni a mattoni esposti e cucina a vista.

Via Piero della Francesca, 74

Kapuziner Platz (Germania)


La Baviera a Milano, ideale per cenare in gruppo, tra camerieri e cameriere in costumi tipici. Si estende su 200 metri quadrati suddivisi nelle tre sale dei Cuori (dove si cena), della Musica e della Caccia, più una saletta che ricorda una cucina rurale tedesca e un cortiletto interno. La scelta dei piatti ricorda l’Alto Adige, dagli spätzle ai canederli.

Viale Montenero 34 angolo viale Lazio

Knam (Germania)


Sì, ok, non è un ristorante, non c’entra con questa lista, ma siamo pazzi delle sue torte dolci e anche salate, già, costano un botto ma sono una delizia. Si trovano anche le migliori Sacher della città. Lui è un mito, un tedesco da sbarco che dopo gli studi al Politecnico ha trovato l’America a Milano.

Via A. Anfossi, 10

Mido (Egitto)


Ristorante egiziano gestito da una famiglia (cucina la moglie Maha Matar). Propone specialità mediorientali a due passi dalla Darsena. Scelta “obbligata” il Pasto completo dello Sceicco: pane casereccio caldo, antipasti con salse varie, riso allo zafferano con uvette, pistacchi e nocciole, falafel (polpette di legumi speziate e fritte), cous cous con carne e verdure, dolcetti tipici.

Via Pietro Custodi 4

Ravioleria Sarpi (Cinese)


E’ il Luini di Chinatown. Cucina a vista sulla strada, ravioli ottimi, con ingredienti freschi e cucinati davanti agli occhi. Prezzi più che accessibili. Lo si riconosce per la coda.

Via Paolo Sarpi 27

Serendib (Sri Lanka)


Ci si immerge in atmosfere cingalesi con piatti tipici del sub continente indiano. Arredi tradizionali e specialità speziate.
Via Pontida, 2

Le Vent du nord


Dietro piazzale Lodi, una birreria con cucina arredata come l’interno di un faro. 75 coperti, il cui nome s’ispira ai versi di una canzone di Jacques Brel, Mon père disait. Per amanti di birra, patatine e cozze.
Notevoli le birre made in Belgium, le migliori del mondo.

Via Sannio 18

Vietnamonamour


La chef Christiane Blanchet, nata a Parigi ma di genitori vietnamiti, insieme a suo marito, il sommelier Dario Arlunno nel 2006 hanno ristrutturato come una casa coloniale una villa d’epoca del 1903 a Città Studi, in una traversa di viale Gran Sasso. Sotto c’è il ristorante con un veranda e sopra un B&B con quattro stanze più il loro appartamento. La cucina è del Nord del Vietnam, delicata e profumata. Nel settembre 2014 hanno aperto anche un’altra sede, all’Isola in via Torquato Taramelli 67.

Via Alessandro Pestalozza, 7

Wicky’s Wicuisine


Più che una cucina, una filosofia. La Wicuisine rappresenta la coniugazione della cucina tradizionale giapponese con i migliori ingredienti mediterranei. Spiega lo chef Wicky Priyan: “Ho il massimo rispetto per la natura e quello che ci offre, l’ho imparato da bambino; nel mio villaggio non c’era luce e per studiare usavo le candele. Mi ricordo ancora quando aspettavo la luna piena riflessa sull’acqua, un momento magico, di assoluta serenità. Ho cercato di esprimere queste sensazioni anche nel mio locale dove la magia si ripropone con una grande luna ed il cielo stellato…”

Corso Italia, 6

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BARBABIETOL E SPINAZZ 2019: inizia allo Spirit de Milan il Corso di Dialetto più divertente di Milano

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BARBABIETOL E SPINAZZ 2019
Usma i profumm de la veggia osteria!
A cura di Marino Zerbin e dei DUPERDU (Marta M. Marangoni e Fabio Wolf)

QUANDO
Da marzo a giugno tutti i giovedì dalle 19.30 alle 21.30 allo Spirit de Milan
Presentazione del corso: giovedì 7 marzo 2019 durante il concerto-spettacolo dei DUPERDU
Prima lezione di prova gratuita: giovedì 14 marzo 2019

190,00 € per 12 lezioni con 3 docenti specializzati

Grammatica – Fa’ minga el sifolott, studia, perdiana!
Lettura – Settes giò, legg e romp minga i ball!
Conversazione – Chichinscì parlom milanes. T’et capii ?!?
Canzoni – Fat conquistà de la musica milanesa!

Incluso nel prezzo: biccer de vin, dispensa milanese, concerto

PROGRAMMA
1. 14 marzo: Luigi Medici, Vecchie osterie milanesi
2. 21 marzo: Giovanni Barrella, Barbon
3. 28 marzo: Giovanni D’Anzi, Oh mia bella Madonnina
4. 4 aprile: Nanni Svampa, I canzon dell’osteria
5. 11 aprile: Edoardo Ferravilla e Carlo Bertolazzi, El teater a Milan
6. 18 aprile: Enzo Jannacci, Faceva il palo nella banda dell’Ortica; Dario Fo, Ho visto un Re
7. 2 maggio: Carlo Maria Maggi, El formai della Cagnoeula
8. 9 maggio: Delio Tessa, La rava e la fava
9. 16 maggio: Carlo Porta, Brindes de Meneghin all’Ostaria
10. 23 maggio: Franco Loi, Voci d’osteria
11. 30 maggio: Prove per reading musicale
12. Domenica 2 giugno: Reading musicale milanese per il pubblico dello Spirit all’interno della Festa di quartiere

LA SCUOLA
Qui non si fa accademia arida e noiosa, si impara divertendosi, perché la vita vera è nelle voci d’osteria e qui allo Spirit de Milan si gusta sorso dopo sorso!
Fra un bicchiere e l’altro ripasseremo le regole grammaticali della lingua milanese, impareremo a declamare i testi dei classici meneghini da Carlo Porta fino a Dario Fo, per poi finire cantando Svampa, Jannacci e Gaber, inforcando la tradizionale cotoletta, come nelle migliori osterie!
Modi di dire e antichi proverbi saranno pane per i nostri denti e l’approccio musicale dei duperdu consentirà di sciogliere la pronuncia con il massimo divertimento!!!
Al termine del percorso è previsto un reading musicale per il nostro pubblico di amici, amanti e parenti con l’accompagnamento musicale del Maestro Wolf, in compagnia galante e cantante di Marta Marangoni e con incursioni poetiche di Marino Zerbin. Iscrivess porca sidella!

OSPITI SPECIALI DELLA SERATA BARBERA E CHAMPAGNE
Al termine della lezione gli ospiti della serata milanese dello Spirit Barbera e Champagne ci dedicheranno un incontro straordinario prima del loro concerto, ovviamente con il brindisi di rito scaramantico.

I NOSTRI SLOGAN
Fa’ minga el gandolla, iscrivet!

CHI SIAMO
Marino Zerbin, gran Milaneson, da sempre attore e attento studioso di cultura milanese e lombarda, ha scritto testi per la Compagnia di Piero Mazzarella. Nel recital “Milano di ieri, Milano di oggi” ripropone la grande poesia milanese dal Porta al Barrella al Medici al Tessa. Collaboratore storico della compagnia del Teatro degli Incamminati e della Compagnia di Spettacoli Marionettistici “Carlo Colla e Figli”, prestando la voce a personaggi di vari allestimenti, fra cui al Piccolo Teatro di Milano. Per la compagnia del Teatro della Cooperativa è consulente degli spettacoli in lingua milanese Nome di battaglia Lia e Matilde e il tram per San Vittore, in scena al Piccolo Teatro.

DUPERDU sono stati così battezzati dal grandissimo maestro Nanni Svampa dei GUFI, per il quale si sono esibiti come gruppo di supporto a Il mio concerto per Brassens. Musici di casa del locale milanese La Scighera e cantori ufficiali dello Spirit de Milan, hanno registrato i loro album con il contributo del Maestro Tony Cercola, percussionista di Edoardo Bennato e Pino Daniele. Per il prestigioso Teatro Franco Parenti sono autori e interpreti di diversi spettacoli. Sono gli autori delle musiche originali dello spettacolo tratto dal romanzo “Le otto montagne” di Paolo Cognetti (Ed. Einaudi, vincitore Premio Strega 2017). Prodotti dal Teatro della Cooperativa sono anche gli ultimi due spettacoli: la saga sulle leggende milanesi RI-CHIAMERÒLLA MILANO con la partecipazione di Leonardo Manera (Zelig) e l’omaggio al mondo femminile LA CANZONE È FEMMINA con la partecipazione di Debora Villa (Patty di Camera Cafè).

www.duperdu.org

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Animals – McCurry

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Il MUDEC ha deciso di affidare al genio e alla sensibilità del grande fotografo americano Steve McCurry l’apertura di MUDEC PHOTO, la nuova sezione del museo dedicata alle fotografie, presentando al pubblico Animals, un progetto espositivo creato appositamente per il Museo delle Culture, a cura di Biba Giacchetti.

Nei 60 scatti, tra i più famosi e i meno noti, gli animali saranno infatti i protagonisti delle opere e racconteranno al visitatore le mille storie di vita quotidiana che legano indissolubilmente l’animale all’uomo e viceversa.

Una rappresentazione corale caratterizzata dall’interazione, dalla condivisione, che tocca i temi del lavoro e del sostentamento che l’animale fornisce all’uomo, delle conseguenze dell’agire dell’uomo sulla fauna locale e globale, dell’affetto che l’uomo riversa sul suo animale, domestico o selvaggio che sia.

La mostra è stata prorogata fino al 14 aprile. Puoi visitarla il lunedì dalle 14:30 alle 19:30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9:30 alle 19:30, mentre il giovedì e il sabato fino alle 22:30.

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LINATE 2030: come diventerà l’aeroporto europeo meglio collegato al centro

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il nuovo linate

Dal 27 luglio al 27 ottobre 2019 l’aeroporto di Milano Linate sarà chiuso per lavori di ristrutturazione, ulteriori lavori andranno avanti fino al 2021 ad aeroporto in funzione. Altri interventi seguiranno sino al 2030 quando nulla sarà più come prima.
Ci saranno novità soprattutto nell’area ristorazione, nei palazzi SEA, nell’integrazione con l’M4 e dovrebbe esserci anche un nuovo collegamento pedonale per arrivare all’Idroscalo.

La prima fase (fino al 2021)

La prima fase è iniziata con il restyling delle facciate esterne, l’area bagagli e i camminamenti verso i gate. Cosa ci aspetta?

#1 Una pista tutta nuova

La pista di decollo/atterraggio, di rullaggio e la piazzola di sosta verranno rifatte ad un costo complessivo di circa 22 milioni di euro.

#2 Rinnovo del baggage handle system

L’impianto che riceve le valigie, le controlla e le prepara per l’imbarco nelle stive degli aerei prevede quattro nuovi sistemi, di ultima generazione, conosciuti come «CT scanner»: simili a quella utilizzata negli ospedali per gli esami clinici, e quindi molto precisi. Inoltre ci saranno nastri trasportatori della lunghezza di una sessantina di metri per il controllo della valigie sospette. Il percorso complessivo dell’impianto sarà lungo 7,5 chilometri, richiederà l’estensione dello spazio oggi a disposizione e 10,9 milioni di euro di investimento.

#3 Gate per imbarco trasformato

Sarà prevista una nuova area commerciale e food & beverage, un impianto di illuminazione diverso e un percorso più fluido.
Questo permetterà di adeguare Linate agli standard europei sia in merito alla funzionalità e operativa, sia nell’offerta di servizi al viaggiatore.

Il nuovo Linate
Fonte: Corriere.it

#4 L’imbarco in M4

Non riguarda direttamente il restyling, ma porterà un enorme beneficio ai viaggiatori: sarà aperta la prima tratta della linea metropolitana M4 con partenza proprio da Linate e fermata raggiungibile direttamente dall’interno dello scalo o dai parcheggi auto.

il nuovo linate

Leggi anche: Le 10 destinazioni più interessanti che si possono raggiungere dagli aeroporti di Milano

La seconda fase (fino al 2030)

Sarà coinvolta tutta l’area aereoportuale compresa quella prospicente l’Idroscalo.
Nel dettaglio vedrà la luce un intero complesso direzionale sul lato sud-ovest dell’Idroscalo per assorbire un’offerta di mercato praticamente assente in questa zona, ed un nuovo centro ricreativo a servizio della città metropolitana.

il nuovo linate
Fonte: Repubblica.it

 

Emporio Armani demolito…o no?

Il grande hangar a lato dei finger, sponsorizzato dal 1996 da Emporio Armani (Giorgio Armani ha proposto la sua collezione p/e 2019 in un mega-evento Emporio Armani Boarding proprio dentro l’Hangar), dovrà lasciare spazio agli aerei. In aggiunta ai 3 finger esistenti, infatti, ne verranno realizzati altri 2 e pertanto l’hangar verrà spostato in altro luogo, ma non demolito perché protetto dalla Soprintendenza.

il nuovo linate
Fonte: Ansa.it

 

Business Hotel e nuovi uffici

Il terminal verrà così rivoluzionato per garantire sbarchi e imbarchi più agevoli per un maggior numero di passeggeri, grazie all’aumento del numero di finger: da 3 a 5. La rivoluzione contempla un Business Hotel per i viaggiatori che intendano alloggiare nei pressi dell’aeroporto durante il loro soggiorno a Milano e la costruzione di nuovi uffici per i dipendenti Sea.
Perché si rendono necessari nuovi uffici per i dipendenti aereoportuali? Per lavorare in ambienti più moderni ed efficienti, ma soprattutto per creare uno asse visivo e uno spazio pedonale di passaggio verso l’Idroscalo.

il nuovo linate
Fonte: Repubblica.it

 

Linate e M4 porta per l’Idroscalo

Successivamente all’ampliamento del terminal e alla costruzione dei nuovi uffici per la Sea, si assisterà alla demolizione di quelli vecchi per realizzare un passaggio pedonale diretto verso il mare di Milano a lato del Business Hotel; in foto è possibile vedere quale sarà il punto esatto.
L’area pedonale dovrebbe prevedere aree verdi per unire idealmente le sponde del lago artificiale.

il nuovo linate
Fonte: Repubblica.it

 

Cosa centra l’M4 con l’Idroscalo?

A gennaio 2021 si apre la tratta M4 da Linate a Forlanini Fs e nel 2023 la linea sarà completa.
Uscendo dalla fermata della linea M4 Linate Aeroporto si potrà direttamente arrivare a piedi all’Idroscalo, senza dover passare per la Via Rivoltana o utilizzare linee di bus, tramite l’apertura realizzata grazie alla demolizione degli uffici.

il nuovo linate
Fonte: Repubblica.it

 

Leggi anche: Milano deve ancora spiccare il volo

Si profila quindi un cambio epocale nella viabilità di questa area di confine tra i comuni della Città Metropolitana, un’accessibilità intermodale dall’Idroscalo al centro di Milano e viceversa dal centro verso l’hinterland e soprattutto una rapidissima connessione verso il mondo grazie ai soli 15 minuti di metropolitana M4 che separano il centro di Milano dall’aeroporto. Milano sarà la città europea con la più rapida connessione tra aeroporto e centro città, altro importante primato di Milano.

FABIO MARCOMIN

 

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Private Scenes

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Per la prima volta giunge in Italia la mostra retrospettiva dedicata a Masahisa Fukase, il grande fotografo giapponese.
L’eloquente titolo, Private Scenes, fa già intuire i soggetti protagonisti delle fotografie, dotate di un’intimità e delicatezza, ma anche sincerità uniche.

L’esposizione, a cura di Foam Fotografiemuseum di Amsterdam in collaborazione con Tomio Kosuga, è dedicata all’opera del fotografo giapponese Masahisa Fukase (Hokkaido, 1934-2012), rimasta per molto tempo inaccessibile a seguito di una tragica caduta dell’artista, che lo aveva lasciato con danni cerebrali permanenti.

Dopo la sua morte, gli archivi hanno rivelato un ampio materiale inedito, che non era mai stato mostrato prima.

La mostra racconta la lotta del fotografo contro il senso della perdita, in modo straordinariamente giocoso. I suoi soggetti, personali e intimi, lo hanno accompagnato nel lungo, ed infine tragico, racconto della sua vita.

Potrai visitare la mostra tutti i giorni, dalle ore 10:30 alle 19:30; il mercoledì e il giovedì fino alle 21:00. Da lunedì a venerdì l’ingresso è gratuito.

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Un’idea americana: trasformare gli Stati Uniti in CITTA’-STATO UNITE d’America

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L’urbanista americano Nolan Gray ha ridisegnato gli Stati Uniti d’America dividendoli non per stati ma per città-stato. La sua idea è che siano le città, e il territorio circostante, a dover essere la base per ogni tipo di suddivisione amministrativa del territorio.

Qui l’articolo originale: The United City-States of America, Mapped di Nolan Gray

La mappa delle CITTA’-STATO UNITE d’America 

“Dall’antica Grecia all’Italia del Rinascimento fino alle quattro Tigri asiatiche, le città-stato hanno sempre esercitato una forza superiore alla loro dimensione. Hanno spinto la cultura in avanti, facilitato il commercio globale e agito in anticipo rispetto ai grandi stati nazionali.”

“A tutti gli effetti, le città – e le regioni metropolitane che orbitano intorno a loro – hanno senso come unità politica ed economica. I servizi chiave che dipendono dal governo, dalla costruzione di infrastrutture alla sicurezza pubblica, sono per lo più gestiti dalle città. E contrariamente alle precedenti previsioni, le forze della globalizzazione e l’aumento dell’economia dell’informazione hanno reso le città più importanti solo come motori economici e centri di innovazione. Non sorprende, quindi, che le città – e i loro sindaci – stiano facendo sentire sempre più la loro voce in un mondo precedentemente dominato da nazioni e entità internazionali.”

“Sfortunatamente, il modo in cui gli Stati Uniti sono oggi strutturati ostacola questa tendenza privilegiando gli stati come entità politica chiave. I confini degli stati in questi tempi moderni sono tipicamente arbitrari e spesso non riflettono più alcuna realtà politica, culturale o economica significativa. Alcune città degli Stati Uniti, sia grandi che piccole, riescono a scavalcare i confini statali. (…) “Ciò si traduce spesso in un’eccessiva frammentazione, in una concorrenza improduttiva e in una quasi totale mancanza di pianificazione territoriale e pianificazione dei trasporti. Tutti noi soffriamo di conseguenza.”

Fatte queste premesse, Nolan Gray “per definire una visione di quello che potrebbe sembrare degli Stati Uniti orientati alla città”, ha creato una mappa che suddivide gli Stati Uniti non sulla base dei 48 stati continentali ma in 100 città-stato.

I criteri di creazione delle città stato americane si sono basati su alcuni parametri, quali:

  • le 150 aree statistiche metropolitane (MSA) più importanti negli Stati Uniti continentali. “Questa sembrava la base naturale per qualsiasi potenziale città-stato in quanto gli MSA riflettono l’integrazione economica”;
  • successivamente, ha mescolato in aree statistiche combinate e ha tagliato la lista alle prime 100 unità per popolazione;
  • a quel punto ha assegnato ogni contea a un nucleo di città-stato creando così la mappatura.

L’analisi della mappa ha portato ad alcune considerazioni

Qui il risultato della nuova mappa delle città-stato unite d’America: Mappa

Gli Stati Uniti orientali sono come l’Europa medievale.

“A partire dal 2010, il centro della popolazione degli Stati Uniti è da qualche parte nel mezzo del Missouri. Si sta spostando verso ovest, inutile dirlo, ma anche a sud nel tempo. Gli Stati Uniti ad est della linea Kansas-Missouri sono un miscuglio dinamico di città-stato piccole e densamente popolate. Le economie e le culture di posti come New York e Filadelfia, Charlotte e Greensboro, e Fort Wayne e South Bend saranno sempre intimamente mescolate. Ad ovest di questa linea, escludendo la California e il Texas, gli Stati Uniti sono in gran parte sottopopolati, con città come Denver, Omaha e Boise che giocano un ruolo fuori misura – economicamente e culturalmente – nelle rispettive regioni”.

Il Maine e il Minnesota sono fondamentalmente già città-stato

“Solo due città-stato riescono ad occupare la totalità di uno stato degli Stati Uniti attuali: Portland, che prende tutto il Maine e parti del New Hampshire e Minneapolis-St. Paul, che prende tutto il Minnesota e parti del Wisconsin, del Sud Dakota e dei tre quarti del Nord Dakota.”

Alcuni stati scomparirebbero interamente

“Una manciata di stati in questa nuova mappa sono completamente occupati dalle città-stato dei loro ex Stati limitrofi. Delaware, Montana, New Hampshire, North Dakota, Rhode Island, South Dakota e Vermont sarebbero praticamente scomparsi. Delaware e Rhode Island hanno entrambe grandi città, Wilmington e Providence, ma entrambe saranno assorbite in modo inequivocabile dai loro monolitici vicini, rispettivamente Filadelfia e Boston. Il New Hampshire e il Vermont semplicemente non hanno grandi città”.

Le città-stato di domani possono nascere in qualsiasi momento

“Poiché stati come il Montana, il Nord Dakota e il Sud Dakota continuano a sperimentare una crescita esponenziale della popolazione, inevitabilmente daranno vita a loro grandi città. Per quanto ne sappiamo, Billings, Fargo e Sioux Falls potrebbero emergere come centrali elettriche urbane nel XXI secolo, non diversamente da quanto accaduto a Minneapolis, Denver e Salt Lake City nel 20° secolo.”

Quali potrebbero essere le implicazioni politiche di un sistema come questo?

“All’inizio, un sistema di città-stato potrebbe aiutare a realizzare economie di scala nella fornitura di servizi locali come biblioteche e parchi, risparmiando denaro dei contribuenti e migliorando la qualità del servizio.

Ma si potrebbero anche superare alcuni dei problemi da “dilemma del prigioniero” associati a politiche come l’alloggio, le scuole e i sussidi. Nel nostro attuale sistema di frammentazione municipale, è facile per le campagne NIMBY (“Not in My Back Yard”- “non nel mio giardino”) bloccare la costruzione di nuove abitazioni in aree prospere e mantenere gli studenti con reddito basso e moderato fuori dai distretti scolastici di alta qualità. Una città-stato unitaria potrebbe superare alcuni di questi problemi, prendendo una prospettiva più ampia e distribuendo con più equità gli oneri e i benefici della crescita.

Una riorganizzazione delle città-stato potrebbe anche avere profonde implicazioni per la politica nazionale. Uno degli aspetti chiave delle elezioni presidenziali del 2016 è il crescente divario politico tra città e campagna, con gli elettori nelle città e le campagne che diventano sempre più disconnessi e antagonisti l’una con l’altra. Così come uno scenario di città-stato raggrupperebbe gli americani sulla base di background economici, sociali e culturali molto simili, potrebbe incoraggiare entrambe le parti a interessarsi di bisogni e preferenze dei loro vicini”.

Qui l’articolo originale: The United City-States of America, Mapped di Nolan Gray

Uno speciale ringraziamento a Lorenzo Zucchi per la segnalazione

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Le 5 AZIONI più radical chic della Borsa di Milano

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Remo Ruffini - Moncler
Remo Ruffini - Moncler

La caratteristica tipica di ciò che è radical chic è: impossibile parlarne male. Come una bicicletta.

Le 5 AZIONI più radical chic della Borsa di Milano

#5 Ferrari

L’orgoglio dell’industria italiana è una società di diritto olandese. È quotata sia al NYSE che nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. Nell’ultimo anno è salita del 18% e capitalizza quasi 22 miliardi di euro, due in più della casa madre FCA. Ai corsi attuali (15,90) ha un rapporto prezzo su utili di 28. Un titolo che spacca, pronto a mettere le ali in caso di messa in vendita. Ma la cosa più radical chic è il codice con cui lo si tratta in borsa: RACE. Godimento allo stato puro.

#4 Moncler

Era un’azienda finita, un marchio ricordato solo da nostalgici del bar Panino. Poi è arrivato lui, Remo Ruffini, il più radical chic dei nuovi imprenditori, che nel 2003 l’ha rilevato per due lire e lo ha rilanciato quotandolo in Borsa nel 2013. Per certi aspetti è l’opposto di Ferrari: un marchio francese che però è azienda 100% italiana e fattura l’87% all’estero. L’ultimo anno è cresciuto del 34%, ha prezzo/utili attorno ai 29 e capitalizza oltre 9 miliardi di euro.

#3 Diasorin

Un nome super chic in un settore che storicamente fa felici molti investitori: il farmaceutico. Fa utili a palla, è in crescita da anni, eppure molti azionisti non sanno di preciso che cosa faccia. Se qualcuno ve lo chiede si può rispondere che opera nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare. Quindi? Quindi una figata. Per il resto sono i numeri finanziari a parlare: +33% di crescita nell’ultimo anno, quasi 5 miliardi di capitalizzazione, ricavi oltre gli 800 milioni in massima parte all’estero.

#2 Vetrya

La Google della Borsa italiana. Questa è la definizione più in voga tra i suoi fans sfegatati che fatte le debite proporzione assomigliano a quelli di Apple. E’ ancora un’azienda piccina, con meno di 60 milioni di fatturato e 45 di capitalizzazione. Però ha una sede fantastica in Umbria, è guidata dallo Steve Jobs di casa nostra, Luca Tomassini, l’uomo che ha fatto conoscere i cellulari in Italia e colleziona premi di visionarietà e sostenibilità. Opera nei settori più cool, dall’intelligenza artificiale al multistreaming che ha appena lanciato in prima mondiale. Ha fatto colpo anche il caldissimo acquisto di un’altra azienda molto trendy, viralize. Il prezzo pare a buon mercato, sotto i 7 euro, il 3% in meno rispetto a un anno fa. Per radical chic molto propensi al rischio.

#1 Bio On

Questa li batte tutti. Ha dei multipli che superano quelli di Tiscali ai tempi dell’ubriacatura della New Economy, di quando l’azienda di Soru capitalizzava più della Fiat. In un anno è più che raddoppiata: +121%. 1 miliardo di capitalizzazione per 15 milioni di ricavi. Sì, avete letto bene. E’ come se una azienda che fattura 15.000 euro venisse valutata un milione. La motivazione di questa ipervalutazione è che l’azienda emiliana ha depositato una serie infinita di brevetti per produrre poliesteri biodegradabili ad alte prestazioni, ottenuti da co-prodotti o scarti dello zucchero. Un’alternativa superecologica della plastica. Per ora questi brevetti non si sono ancora trasformati in utili aziendali ma il mondo degli investitori è sicuro: questo sarà il titolo del secolo. Per ora è sicuramente quello più radical chic.

MILANO CITTA’ STATO

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10 scorci incantevoli che si trovano andando in giro in SCOOTER a Milano

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naviglio Martesana - Davide Cossu Berte
naviglio Martesana - Davide Cossu Berte

Con l’arrivo delle belle giornate il modo giusto di godersi i colori di Milano è percorrerla su due ruote. Ecco 10 scorci di Milano che amo particolarmente girando in scooter.

10 scorci incantevoli che si trovano andando in giro in scooter a Milano

#1 Via XX settembre – Viale Alemagna 

Prendere Via Venti Settembre, quello con le ville dell’alta borghesia, in direzione Triennale. A un certo punto la sorpresa: in fondo la strada si apre in due curve una a destra e una a sinistra, con dei gradini in mezzo, la strada si ricongiunge sul ponticello sopra i binari, arrivando davanti all’ingresso della Triennale. Da lì a sinistra si scende in via Moliere, una strada ricca di alberi, andando in direzione del Sempione.

viaventisettembre. da google earth
viaventisettembre. da google earth

#2 Corso Sempione

Direzione Arco della Pace con dietro il Castello. Strada ampia, si respira aria di Champs Elisee.

corsosempione
corso sempione – google earth 

#3 Corso Garibaldi 

Una delle soddisfazione a girare in scooter è che si possono percorrere strade chiuse alle auto. Una di queste è corso Garibaldi. Da prendere proseguendo da via Mercato in direzione Porta Nuova. Splendido veder spuntare in fondo i grattacieli sopra le case della vecchia Milano.  

garibaldi
corso garibaldi – google earth

#4 Cavalcavia Bussa

 Questo è un punto che mi piace un sacco da percorrere in scooter. Arrivando da Porta Nuova si prende via Maurizio Quadrio, una curva e si sfreccia sul cavalcavia che mi sento Goldrake. Di sopra si gode un particolare scorcio della città e dei grattacieli. Alla fine si fa una specie di chicane che porta nel quartiere Isola.

bussa
ingresso cavalcavia bussa – google earth

#5 Naviglio Martesana

 E’ rinomato come il paradiso dei ciclisti, ma presenta numerosi scorci incantevoli anche a percorrerlo in scooter. Da prendersi da Viale Monza (il punto che si interseca il naviglio è stupendo da entrambe le parti) e poi si scende lungo via Bertelli, tenendo poi la direzione dell’Adda per scoprire l’antica riviera di Milano.

naviglio Martesana - Davide Cossu Berte
naviglio Martesana – Davide Cossu Berte

#6 Idroscalo

Già da Viale Forlanini ci si gode il verde del parco e la strada si fa larga. Poi si arriva al curvone prima di Linate e sembra di trovarsi in un bosco, costeggiando tutto il perimetro dell’Idroscalo. Passando dal Luna Park di Novegro ci si sente un po’ a Coney Island a New York.

idroscalo - google earth
idroscalo – google earth

#7 Via Porlezza e altre viuzze dietro il Duomo

Percorrere strade quasi deserte a due passi dal Duomo? Si può, prendendo il vicolo San Giovanni sul Muro all’altezza del Dal Verme  da qui ci si può sbizzarrire su Via Porlezza, Via Giulini e altre vie strette e poco frequentate.

viaporlezza
via Porlezza – google earth

#8 Via Montenapoleone

Via Montenapoleone mi intriga per due ragioni. La prima è che si entra dal mezzo, da via Pietro Verri, e da lì si può decidere se andare a destra in Piazza San Babila o a sinistra in via Manzoni. Entrambi i tratti sono a senso unico. La strada è quasi sempre affollata di pedoni ma è piacevole da percorrere a passo d’uomo in un’atmosfera straniante di turisti e personal shopper.

via montenapoleone - google earth
via montenapoleone – google earth

#9 Via Salmoiraghi

 Mi piace molto percorrere le vie nei pressi della Montagnetta. Dalla circonvallazione prendere via Angelo Salmoiraghi e ci si ritrova immersi nel verde fino a cingere il MonteStella da Santa Maria nascente.

santamarianascente google earth
santamarianascente google earth

#10 San Cristoforo

Concludo con quello che era considerato il faro di Milano. Da raggiungere sul lato di Alzaia Grande, non su Ludovico il Moro che ha il pavè incubo per ciclisti e scooteristi. Un angolo bellissimo che si apre sulle nuove frontiere di Milano.

Alzaia Naviglio Grande - google earth
Alzaia Naviglio Grande – google earth

 ANDREA ZOPPOLATO

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1873: nasce la GRANDE MILANO

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Fino al 1873 il comune di Milano era compreso entro la cinta dei Bastioni spagnoli.

1873: Il Comune di Milano si unisce al Comune dei Corpi Santi. Nasce la grande Milano.

Oltre la storica cortina muraria, si estendeva il vasto comune autonomo detto dei Corpi Santi, che circondava la città e che era prevalentemente costituito da quartieri popolari e fabbriche, alcune anche di notevoli dimensioni.
Alla fine di un lungo dibattito politico, il Consiglio comunale presentò istanza al Re affinché aggregasse al Comune di Milano il Comune dei Corpi Santi. Il decreto reale numero 1413 venne pubblicato l’8 giugno 1873: Milano divenne una grande città senza forse rendersene troppo conto.

1912: secondo ingrandimento. 11 comuni entrano a far parte di Milano.

Credits: wikipedia.org

Un secondo, importante, aumento del territorio comunale si verificò nel primo dopoguerra, in forza del Regio Decreto numero 1912, del 2 settembre 1923: “Aggregazione al comune di Milano di undici comuni contermini”.
L’articolo 1 del Decreto stabilì che: “I comuni di Affori,Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino sono riuniti nell’unico comune di Milano”.
Nello stesso anno (RD n. 2943 del 1923) contribuirono, meno significativamente, ad ingrandire il Comune di Milano anche i territori di Ronchetto sul naviglio e Lorenteggio, che vennero contestualmente distaccati da Buccinasco e Corsico.
Qualche anno prima, nel 1918, per complesse ragioni amministrative, anche il piccolo comune di Turro era entrato a far parte di Milano.
La Relazione al Re al Regio Decreto di aggregazione motivava così tale decisione:

“L’attuale circoscrizione del comune di Milano, comprendente un territorio di appena 7600 ettari con una popolazione agglomerata di oltre 700.000 abitanti secondo i risultati del recente censimento, è causa di grave disagio per l’espansione di quel grande centro demografico, specie in rapporto al continuo e rigoglioso sviluppo dei suoi potenti stabilimenti industriali.
Ai margini della città, traendo vantaggio dalle favorevoli condizioni di vita offerte dalle sue fiorenti officine, si sono gradualmente sviluppate le comunità contermini di Baggio, Affori, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno, Vigentino, mentre, col progressivo ampliamento edilizio, il comune di Milano si è congiunto ai loro abitati, con taluno dei quali ha anche in comune delle vie, ed ha dovuto stabilire nel loro territorio alcuni dei suoi più importanti stabilimenti e servizi pubblici, come il polisportivo ed i nuovi impianti ferroviari in Lambrate, il grande collettore della fognatura in Vigentino, l’ippodromo in Trenno, il cimitero in Musocco, l’Ospedale dei contagiosi in Affori, l’aerodromo in Baggio, ecc.
Gl’inconvenienti derivanti da tale situazione per i frequenti contrasti nelle inevitabili interferenze fra le diverse amministrazioni civiche, la necessità di dare alla città di Milano un più ampio respiro per la organizzazione dei pubblici servizi in modo adeguato alle esigenze della sua crescente popolazione, l’interesse, per i Comuni contermini, di trarre più diretto vantaggio dalle agevolezze che offre la città con la più completa evoluzione degli istituti di ogni genere nei quali si esplica l’azione sociale della pubblica amministrazione, hanno in passato indotto le rappresentanze di taluni dei suindicati Comuni a chiederne l’aggregazione a quello di Milano in conformità a quanto si era già fatto per qualche altro piccolo Comune (recentemente Turro).”

L’operazione di accorpamento riguardò pertanto 110.000 persone, che, divenendo cittadini milanesi, portarono il Comune di Milano ad avere un totale di 810.000 abitanti.

MAURO COLOMBO

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The Art of Banksy

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Ultimamente si è molto parlato di Banksy, nonostante la sua figura sia avvolta da un alone di mistero che non gli ha tuttavia impedito di diventare un mito dei nostri tempi.
La sua è una protesta visiva che genera una forte presa sul pubblico.  Ma non è frutto di chissà quale complessità del linguaggio o di questioni inerenti al dibattito artistico contemporaneo. A lui interessa una cosa soltanto: la vita e i suoi paradossi.

I suoi murales sono diventati rapidamente icone anticonformiste, soprattutto grazie alla sua tecnica visiva paradossale e dell’inaspettato: dal black block che lancia un mazzo di fiori agli uomini delle caverne in un campo di grano pronti a combattere contro dei carrelli della spesa, tutto il suo messaggio sembra giocarsi nel campo del non convenzionale.

Il lavoro di questo illustratore sarà protagonista della mostra “The Art of Banksy” al MUDEC. L’esposizione si articolerà in quattro sezioni volte a generare una riflessione critica proprio sulla collocazione di Banksy nel contesto generale della storia dell’arte.

Settanta opere dell’artista illustreranno il suo lavoro con uno sguardo retrospettivo, fornendo ai visitatori una chiave di lettura insolita, per la prima volta in un museo.

La mostra sarà visitabile da lunedì a venerdì dalle 10:00 alle 17:00 e avrai tempo fino al 14 aprile.

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Milano Città Stato candidata alle europee? Le 10 richieste per MILANO in Europa

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Milano e le altre bandiere europee
Milano e le altre bandiere europee

Secondo voi Milano Città Stato dovrebbe candidarsi alle europee? Ci potrebbero convincere solo una vagonata di mail (a info@milanocittastato.it) e di like sulla pagina. Queste sarebbero le dieci priorità della nostra azione politica per Milano a Bruxelles.

Se Milano Città Stato si candidasse alle europee, vorremmo queste dieci cose per MILANO

Il G8 delle città

Gli stati stanno decadendo mentre le città stanno crescendo di importanza. Economica, culturale, ora occorre fare il salto politico. Milano Città Stato chiederebbe all’Europa di organizzare il G8 delle città. Inizialmente in Europa, poi nel mondo. Il primo G8 proposto vedrebbe coinvolte insieme a Milano, Parigi, Barcellona, Berlino, Stoccolma, Cracovia, Vienna e Budapest. Sede: Milano.

La stampa della moneta delle città

Il mondo della finanza è in crisi nera. Gli stati nazionali sono sommersi dai debiti. L’euro sta dividendo l’Europa. Milano lancia una nuova moneta gestita con la blockchain e inizialmente valida solo nelle grandi città europee che creerebbero un’area test in cui incrementare il commercio e le connessioni.

Le città contro lo smog

Milano impone a Bruxelles una strategia comune tra le grandi città per combattere l’inquinamento chiedendo fondi molto più grandi per riuscire ad affrontare il tema dello smog, sperimentando le tecnologie più innovative per depurare l’aria.

Inserire l’autonomia delle grandi città dagli stati

Milano chiederebbe a Bruxelles di estendere alle grandi città il diritto “alla buona amministrazione” riconosciuto ai cittadini dell’Unione. Tutti gli Stati dovrebbe rendere libere di amministrarsi le loro città più rilevanti, soprattutto per poter creare scambi e relazioni tra loro e tra i loro cittadini.

Tessera ATM vale in tutte le città d’Europa

Tutti gli stati chiedono agevolazioni e sussidi per alcuni settori critici. Milano vuole affrontare in modo innovativo il problema dello smog e del traffico incentivando l’uso dei mezzi pubblici: per farlo richiede a Bruxelles un aiuto a costo zero, rendere la tessera ATM valida sui mezzi pubblici di tutta Europa.

Milano come Livigno: free zone per lo sviluppo economico

L’Italia è da anni il fanalino economico della crescita economica d’Europa. Siamo il malato d’Europa. Per guarire bisogna iniziare a incentivare l’area che è più a contatto con le zone straniere più efficienti e a fiscalità agevolata. Come Livigno ha diritto a una free zone fiscale per non perdere competitività con la vicina Svizzera, Milano deve richiedere l’istituzione di un’area a fiscalità simile a quella in essere nelle altre città con cui compete direttamente, come Londra, Berlino o il Lussemburgo.

Riavere indietro l’EMA

Siccome in Europa bisogna anche “battere i pugni” (cit.) Milano Città Stato si impegna a farsi sentire in ogni sede dell’Unione per fare valere i nostri diritti sull’EMA che ci è stata scippata da Amsterdam.

Seggi per Milano in Europa

Nel Parlamento Europeo ci sono 4 seggi riservati alla città stato di Berlino. Così come altre città stato mandano in Europa direttamente i loro eletti. Anche Milano richiede lo stesso diritto di rappresentanza riconosciuto alle più rilevanti città europee.

Partecipare alla redistribuzione dei seggi e delle cariche inglesi (dopo la Brexit)

Altre città europee hanno sfruttato l’occasione della Brexit ospitando la fuga delle imprese da Londra? Milano pretende di avere lo stesso diritto a livello politico e di poter ricevere almeno una parte dei seggi e delle cariche ora riservate all’Inghilterra.

Finanziare la riapertura dei Navigli (e la TAV per Genova)

Faremmo mantenere a Bruxelles la promessa fatta a Sala di finanziare interamente la riapertura dei Navigli. Visto che l’hanno collegata all’obbligo di una riforma strutturale della viabilità aggiungeremmo anche la TAV per Genova (al mare in venti minuti) e la realizzazione di due tunnel per spostare sottoterra il traffico automobilistico, come avviene a Lecco.

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A Milano le matricole festeggiavano con una mucca in mutande

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festa della matricola

Milano è ricchissima di usanze inusuali, al giorno d’oggi cadute un po’ nel dimenticatoio. Alcune però negli ultimi anni stanno riemergendo, come ad esempio la tradizione del Cimento dei Navigli,  ma altre faticano ad essere ricordate.

Una di queste è sicuramente la Festa della Matricola che, all’inizio del XX secolo, animava la scuola di veterinaria che aveva sede accanto alla chiesa di Santa Francesca Romana, nel quartiere di Porta Venezia. Pare che, quando cominciava un nuovo anno accademico, le matricole in divisa scolastica dovessero condurre una mucca da Corso Venezia fino in Piazza Duomo.

festa della matricola
La Chiesa di Santa Francesca Romana

Un’usanza decisamente insolita, resa ancora più singolare dal fatto che la mucca in questione indossasse un paio di mutande da donna (peccato non aver trovato fotografie di questo evento: sarebbe stato interessante). I cittadini assistevano a quell’insolita processione con divertimento, ridendo e applaudendo le matricole e, soprattutto, la mucca protagonista.

 

VANESSA MARAN

 

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Le 10 paroline magiche per VINCERE i bandi del Comune

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Gli hacker di Milano Città Stato sono riusciti a scoprire la password (simsalabim) per accedere all’archivio segreto dei Commodore in uso nel Comune di Milano. Con un algoritmo è stato così possibile rintracciare le parole magiche che se inserite in una domanda di bando portano automaticamente alla sua aggiudicazione.
Con un altro algoritmo si è riusciti a trovare il significato misterioso che si nasconde dietro a queste parole. Il risultato è questa lista che ci costerà l’esilio a Monza.

Le 10 paroline magiche per VINCERE i bandi del Comune

#1 Sostenibile

In realtà è costosissimo e ha un impatto ambientale disastroso.

#2 Condiviso

Vuol dire che, come diceva Sordi, io so’ io e voi non siete un cazzo.

#3 Circolare

Vuol dire che se non sei nel cerchio magico non entrerai mai.

#4 Ambientale

Vuol dire che il verde lo vedi solo nei campi da golf.

#5 Partecipato

E’ una specie di crowdfunding, tutti ti danno dei soldi. Possibilità di mettere biglietti a pagamento.

#6 Sharing economy

Quello che mio è mio, quello che è tuo è mio.

#7 Sinergia

Tu non hai energia e quindi te la fai dare dagli altri.

#8 Accessibile

Se non hai la tessera (carissima) non entri.

#9 Sociale

Appena ti fai vedere ti chiedono dei soldi.

#10 A impatto zero

Vuol dire che alla fine del processo sarai senza un euro.

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Surrogati: amore ideale

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L’esposizione “Surrogati: un amore ideale” propone 42 opere fotografiche che raccontano l’amore idealizzato tra l’uomo e i propri compagni inanimati, surrogati sessuali e bambole che colmano il desiderio di maternità.

Si tratta dei protagonisti di storie inquietanti e al tempo stesso commoventi, in cui la linea tra realtà e finzione porta a riflettere sul valore di un oggetto in grado di sostituire l’essere umano.

Mediante questi scatti emergono gli stereotipi sociali e le convenzioni culturali che caratterizzano le dinamiche di un rapporto “naturale”, rivelandone l’estrema complessità.

La mostra è aperta dalle 10:00 alle 21:00. Sarà visitabile fino al 22 luglio.

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Milano è il nuovo SOGNO AMERICANO

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Negli ultimi anni la presenza americana in città si è fatta sempre più massiccia. L’interesse e l’investimento delle multinazionali è incredibile: Milano è diventata il nuovo sogno americano?

Milano è il nuovo SOGNO AMERICANO

#1 Microsoft

Nel Febbraio 2017 ha inaugurato la Microsoft House che ha cambiato il volto di piazzale Baiamonti. Un investimento di 10 milioni di euro con 832 vetrate e sei piani nella piramide di Herzog.

Microsoft House
Microsoft House

#2 Apple

Nel Luglio 2018 ha aperto l’Apple Store in piazza Liberty che ha rivoluzionato la piazza e preso nell’immaginario il posto dell’Apollo, storico cinema milanese.

nuovo apple store
apple store

#3 Starbucks

Anticipato dalle palme in piazza Duomo e accolto da code chilometriche a inizio settembre 2018 in un palazzo storico di Piazza Cordusio ha aperto il primo Starbucks d’Italia. Dopo pochi mesi è stato seguito da un secondo punto vendita in corso Garibaldi. Il proprietario dell’azienda ha rivelato che l’idea di Starbucks gli è venuta proprio a Milano, durante i suoi studi.

starbucks milano
starbucks milano

#4 IBM

Multinazionale americana già tra i principali partner di Expo, nel maggio 2018 ha rilevato da Coima il Pavilion di Porta Nuova che era stato concepito inizialmente come spazio espositivo da destinare ad iniziative culturali e sociali. Stipulando un contratto d’affitto pluriennale di 45 milioni di euro IBM si è assicurata una location da favola per la sua nuova sede a Milano.

prossima sede IBM
prossima sede IBM

#5 Hines

L’azienda del Texas è una delle maggiori società immobiliari al mondo, con sedi in 108 città in 18 paesi, e beni per un valore stimato intorno ai 23,4 miliardi di dollari. A Milano Hines significa soprattutto una cosa: Porta Nuova. Tutti i più importanti progetti edilizi dell’area sono stati infatti realizzati dalla multinazionale americana il cui riferimento in Italia è l’ormai leggendario Manfredi Catella.
Dopo aver tanto costruito, a Porta Nuova Hines pare ora più impegnata alla vendita: i grattacieli sono passati nelle mani del fondo sovrano del Quatar. Il ricavato è stato subito rimesso subito in circolo su altri progetti nella città: Hines ha appena investito 75 milioni per un campus universitario in via Ripamonti, ultimo tassello di un monte investimenti che negli ultimi due anni sfiora i due miliardi con l’acquisto di immobili storici in Via Dante, Piazza Cordusio, Via Broletto, Via Torino, Piazza Edison, via Orefici, Piazza Liberty, Via Mazzini e Via del Lauro.

grattacieli di porta nuova - hines
grattacieli di porta nuova – hines

#6 Blackrock

Nel cuore di Milano non poteva certo mancare la più grande società di investimento del mondo che ha aperto i suoi uffici in Piazza San Fedele.

nuova sede blackrock
sede blackrock

#7 Elliott

Gli americani si aggiudicano il primo match della guerra con la Cina. Nell’estate del 2018 il Milan è passato dai cinesi agli americani del fondo Elliott che si è trovato ad avere una quota del 99,93%. Il passaggio è stato determinato dall’incapacità del proprietario precedente, Li Yonghong, di fare fronte agli impegni finanziari nei confronti del fondo. Non potendo pagare i debiti ha perso tutto, un po’ come i genovesi con la Corsica.
Elliott Management Corporation è una società di gestione degli investimenti fondata nel 1977 a New York da Paul Elliott Singer che ricopre anche i ruoli di Presidente e co-CEO della società), ed è considerato il più grande fondo di investimento “attivista” al mondo, noto in particolare per la compravendita di titoli di paesi in default. Speriamo che il Milan non sia un aperitivo.

casa milan sede
casa milan sede

#8 Google, Facebook, Amazon

Nella capitale dell’innovazione sono planati anche i tre grandi protagonisti della new economy. Big G nel 2014 ha preso possesso da Hines un edificio di 11 piani in zona Porta Nuova. L’edificio, già noto come Ziqqurat per la sua forma a piramide tronca, è celebre per le sue tre facciate in vetro, scelte per sfruttare l’illuminazione naturale.
Il 2014 ha segnato anche l’apertura della nuova sede di Facebook in piazza Missori. Più recente, nel novembre del 2017, è l’arrivo a Milano di Amazon che ha trasferito il suo quartier generale nell’ex palazzo Maire Tecnimont di via Monte Grappa 3, oltre 17.500 metri quadri di spazio, disposti su quindici livelli.

nuova sede Google
sede Google

#9 Bloomberg Associates

E’ arrivata a Milano anche l’influente associazione fondata dal magnate ed ex sindaco di New York. L’obiettivo della sua attività è sulla home page del sito: “consigliamo e aiutiamo i governi delle città ad affrontare con successo sfide complesse e difficili per incidere positivamente sulla qualità della vita dei loro cittadini“. Si tratta di un’organizzazione filantropica che fornisce a proprie spese consulenti alle città del mondo. Spesso elargisce anche finanziamenti a fondo perduto, anche se non sappiamo se questo accada anche per il Comune di Milano. Quello che si sa è che ci sono delegati americani della Bloomberg Associates che lavorano a costo zero per il Comune di Milano. Il volto più noto è quello di Janette Sadik-Khan, ex assessore alla mobilità dell’amministrazione Bloomberg che a Milano è stata tra i protagonisti della trasformazione di piazza Dergano e di piazza Angilberto II al Corvetto.

piazza dergano
piazza dergano

#10 Rockefeller Foundation

Last but not least è uno dei nomi simbolo del sogno americano.
La Rockefeller Foundation ha siglato un’alleanza con il Comune di Milano che ha portato a creare un team ad hoc, guidato da un Chief Resilience Officer (CRO), Piero Pellizzaro, nominato dal sindaco Sala nel dicembre del 2017 dopo un bando pubblico.
Pellizzaro coordina il progetto internazionale “100 Resilent cities” per “disseminare e implementare strategie urbane di resilienza”, definita come “la capacità di comunità e istituzioni nel gestire in modo positivo e innovativo le emergenze ambientali, economiche e sociali”.
Il progetto ‘100 Relisient Cities’ è stato istituito nel 2013 dalla Rockefeller Foundation allo scopo di promuovere una rete di città e finanziando con 100 milioni di dollari 100 città che adottano lo ‘Chief Resilience Officer’.
Sedi incredibili, vagonate di dollari, Chief Resilience Officer, ormai non ci sono più dubbi: Milano is the new american dream.

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Area B non basta? Rendiamo le STRADE FOTOCATALITICHE come le marmitte. Una soluzione per farlo in tutta la città e a basso costo

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da comeinunbosco.it
da comeinunbosco.it

L’area B non risolverà il problema smog. Ormai è chiaro. Se si vuole risolvere il problema insieme alla riduzione degli emittenti occorre potenziare la depurazione degli inquinanti sospesi nell’aria. Un brevetto milanese può consentire di farlo seguendo un procedimento simile a quello per le auto: si può attivare sulle strade un processo simile alle marmitte catalitiche che filtrano i gas di scarico. Questa la notizia pubblicata dal sito comeinunbosco.it

Qui l’articolo originale: Trovata a Milano una soluzione per PULIRE LE STRADE dallo smog

Restiamo in zona mascherina

L’area B finora ha prodotto effetti nulli sullo smog. Nei primi giorni di area B polveri sottili e altri inquinanti sono risultati molto al di sopra dei limiti come riportano i bollettini di Aria Milano su dati dell’Università Bocconi.

28 febbraio 19 - fonte: Aria Milano (dati Bocconi)
28 febbraio 19 – fonte: Aria Milano (dati Bocconi)

Alcuni dicono che il problema è altro: si dà la colpa alle combustioni da riscaldamento specie a quelle utilizzate nella cintura attorno a Milano, da imprese e soprattutto allevamenti.
Altri ricordano che il problema vero di Milano è geografico: siamo in una sacca circondata dalle montagne che non consente la circolazione dell’aria.
Tutto vero, ma la questione rimane.

Ed è grave. Per l’ultimo dossier sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, “il 95% degli europei più esposti allo smog vive nel Nord Italia” con conseguenze tragiche: circa 85.000 morti all’anno per cause collegate all’inquinamento dell’aria. “Secondo l’OMS tra i decessi dei bambini al di sotto dei 5 anni, più di uno su quattro è direttamente o indirettamente collegato all’inquinamento dell’aria.”

A questo punto se non è sufficiente per risolvere il problema ridurre le emissioni, cosa si potrebbe fare di più?
La soluzione è che assieme alla riduzione degli emittenti occorre potenziare l’altra strada: ossia l’abbattimento degli inquinanti emessi nell’atmosfera. Seguendo l’esempio della natura.

Cosa succede in natura? Fotosintesi + Fotocatalisi = Aria più pulita

“Esistono due modalità basate su principi naturali per migliorare la qualità dell’aria: la fotosintesi e la fotocatalisi. Sono complementari e si attivano grazie alla luce. La fotosintesi ha come effetto principale quello di aumentare la quantità di ossigeno nell’atmosfera. La fotocatalisi ha l’effetto di ridurre inquinanti e agenti patogeni trasformandoli in sali minerali inerti e innocui.”

“Il fotocatalizzatore (costituito da sali minerali del biossido di titanio) non si disperde nell’atmosfera ma diventa parte integrante del materiale su cui viene apposto, sia nel caso venga utilizzato nel processo di lavorazione sia nel caso in cui venga applicato successivamente (ad esempio per irrorazione o pittura)”.

Grazie all’energia luminosa naturale o artificiale, il fotocatalizzatore è “in grado di decomporre le sostanze organiche e inorganiche prodotte nella combustione (esempio NOX o PM) presenti nell’atmosfera (…). L’ effetto fotocatalitico è ciclico e non si consuma durante il processo”.

Perchè la depurazione naturale non basta?

“Nelle aree urbane la produzione di inquinanti è maggiore e, specie in inverno, le ore di sole sono poche e gli alberi sono privi di fogliame: per questo l’azione della fotosintesi e della fotocatalisi hanno un effetto molto limitato contro lo smog”.

Perchè finora la fotocatalisi prodotta dall’uomo non è stata impiegata su vasta scala?

L’efficacia della fotocatalisi dell’inquinamento è ormai nota in tutto il mondo e sta impattando anche sulle normative. E’ un sistema di depurazione già inserito nella legislazione italiane e, ad esempio, sempre più centri commerciali stanno inserendo l‘obbligo di fotocatalizzare i parcheggi coperti per depurarli, come è il caso del prossimo centro commerciale sull’Ostiense di Roma.

“Da vent’anni si stanno studiando in ogni parte del mondo le migliori strategie per potenziare il processo naturale della fotocatalisi ma nel tempo sono emerse alcune criticità in merito all’applicazione e alla reale efficacia su vasta scala. I materiali fotocatalitici vengono utilizzati in vernici e in materiali da costruzione, questo determina alti costi di applicazione e un’efficienza solo parziale in quanto solo le molecole superficiali si attivano per depurare l’aria”

La soluzione: lavare le strade aggiungendo all’acqua una speciale soluzione fotocatalitica

“Una recente revisione di 99 studi internazionali, pubblicata sul bollettino dell’OMS, riporta che le micropolveri che si depositano sul fondo stradale, contribuiscono a circa la metà dell’inquinamento da traffico automobilistico.”

“Lavare più spesso il fondo stradale potrebbe essere una strategia per ridurre questo fattore di inquinamento purtroppo poco conosciuto e largamente sottovalutato. Però il problema aperto è: come si può lavare l’asfalto in modo più efficace contro lo smog?”

“La soluzione individuata può risolvere ogni criticità legata all’applicazione e all’efficacia. Innanzitutto è emerso che l’acqua sia il mezzo migliore per potenziare la fotocatalisi. Impieghi della fotocatalisi come strumento di depurazione delle acque stanno venendo adottati in altre parti del mondo, tra cui Australia e Stati Uniti.”

“Sulla base di queste ricerche e delle scoperte sperimentali sugli effetti della fotocatalisi, MadebyMilan, startup innovativa che trasforma idee ad elevato impatto sociale in progetti di business, ha individuato la soluzione e depositato concept e brevetto che prevede l’utilizzo di sostanze fotocatalitiche come coadiuvanti dell’acqua usata per pulire le strade”.

Nelle aree urbane per il lavaggio delle strade viene usata acqua e, dove lo sporco è maggiormente diffuso come nei mercati o nelle aree di deposito degli automezzi per la raccolta dei rifiuti, vengono aggiunti detergenti chimici.

La soluzione prevede di inserire nell’acqua utilizzata dai mezzi per il lavaggio delle strade, una piccola quantità di sostanza fotocatalitica. In questo modo il prodotto, una volta irrorato con dispersione acquosa, aderisce sull’asfalto tra gli spazi degli inerti che formano il manto stradale. Quindi è come se le molecole della soluzione entrassero a far parte del manto stradale: non si ha dispersione nell’aria né al momento dell’applicazione (irrorazione) né dopo l’asciugamento dell’acqua (le molecole restano adese grazie alla loro natura chimico-fisica)”.

I vantaggi di rendere fotocatalitiche le strade con questa tecnica

“L’utilizzo dell’acqua come veicolo di queste sostanze minerali ampiamente diffuse in natura presenta due grandi vantaggi rispetto ad altri materiali, come pitture, cementi o asfalti. Il primo vantaggio è che consente l’applicazione delle particelle fotocatalitiche direttamente sulla superficie trattata. Questo comporta una resa vicina al 100% dell’attività delle particelle fotocatalitiche applicate.Il secondo vantaggio è che l’acqua potenzia l’attività fotocatalitica:  acqua e TiO2 rappresentano un connubio perfetto tanto da potenziare non solo l’attività di depurazione sull’ambiente esterno ma anche l’attività di disinfezione sulla stessa acqua.

I costi sono molto bassi perché è sufficiente programmare il lavaggio strade con acqua addizionata di sostanza fotocatalica ogni tot mesi, a seconda della zona e dell’intensità del traffico veicolare presente, per garantire un’efficacia che dura nel tempo”.

Risultati sperimentali e primi utilizzi: abbattimento del 90% degli inquinanti

“Dopo il deposito del brevetto si sta procedendo all’utilizzo su strade, marciapiedi ed, eventualmente, le basi dei palazzi, trasformandoli così in depuratori ambientali naturali in grado di potenziare il processo della fotocatalisi nelle aree urbane, dove è maggiore la presenza di inquinanti.

Una delle maggiori città del centro-nord e un comune dell’hinterland milanese stanno attivando il protocollo di impiego”

“L’efficacia della soluzione utilizzata è stata testata dall’Università di Torino, dagli studi effettuati sulle sostanze inquinanti più pericolose per la salute umana e dei piccoli animali da compagnia, è emerso che entro 3 ore il NO, NO2 e il NOX  vengono abbattuti del 93%, non solo, 10 m2 di superficie trattata è in grado di purificare 500 metri cubi d’aria all’ora.”

Qui l’articolo originale: Trovata a Milano una soluzione per PULIRE LE STRADE dallo smog

Per informazioni sull’articolo e sulla soluzione, scrivere a: info@comeinunbosco.it o andare sul sito www.comeinunbosco.it

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Milano sotto un’altra prospettiva

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Giorgio Andreotta Calò è uno degli artisti italiani più interessanti degli ultimi anni; non a caso ha rappresentato l’Italia alla 57° Biennale di Venezia.

Le sue opere comprendono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.

Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse.

La mostra apre dalle 10:00 fino alle 22:00. Potrai visitarla fino al 21 luglio.

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La Milano del futuro riparte dall’AREA EXPO: quali sono i progetti e a che punto siamo?

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da expo a mind
MIND

Da qui è partito tutto. È innegabile infatti che Expo abbia dato inizio a quel processo virtuoso che in questi ultimi anni ha trasformato il volto e l’immagine internazionale di Milano, portandola ad essere un modello e una delle principali mete turistiche del nostro paese. Per immaginare la Milano del futuro non si può dunque che ripartire da qui. Ma come sarà l’Area Expo (ora Arexpo) del futuro?

da expo a mindMilano INnovation Distrct: il quartiere del futuro

Lo scorso primo maggio (2018) l’Albero della Vita è tornato ad accendersi di luci, musiche e colori per celebrare il passaggio di consegne ufficiale. L’area su cui sorgeva l’esposizione universale infatti diventerà MIND, ovvero Milano Innovation District, un distretto della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione in grado di promuovere le eccellenze del territorio nei campi della ricerca scientifica, medica, farmaceutica e delle life sciences. In una parola, un distretto avveniristico, ovviamente SMART, che nelle intenzioni dovrà essere in grado di attrarre investimenti e generare ritorni economici per tutto il territorio.

da expo a mind

Il paradiso degli scienziati

Sarà un distretto autosufficiente, una città nella città che ospiterà lo Human Technopole (il polo tecno-scientifico di ricerca sul genoma), il nuovo Ospedale Galeazzi e le facoltà scientifiche dell’Università Statale, oltre ad aziende private legate al mondo della ricerca scientifica, medica e farmaceutica, e un “Lab-Hub” per l’Innovazione Sociale e lo Sviluppo Sostenibile della Fondazione Triulza. MIND sarà dotato di tutte le funzioni primarie – ricreative, culturali, sportive, residenziali, produttive e terziarie – a formare un habitat metropolitano di nuova concezione e, si promette, sostenibile. Dove la mobilità sarà “leggera”, governata da vetture elettriche a guida autonoma, mentre l’approvvigionamento energetico avverrà grazie alla realizzazione di un centro tecnologico dedicato.

da expo a mindE non potrebbe essere diversamente, date le dimensioni dell’area interessata. Per farsene un’idea non si può quindi che partire dai NUMERI.

I numeri di Mind

1.000.0000: sono i metri quadrati di proprietà Arexpo SpA, una società partecipata da Stato, Regione Lombardia e Comune di Milano cui appartiene l’intera area sulla quale quali sorgerà la citta della Scienza.

Quasi due miliardi gli investimenti privati già raccolti, e altrettanti fondi pubblici, per riprogettare ed edificare l’intera area, per un totale di circa 800 mq di slp (superficie lorda di pavimento): un volume due volte è mezzo più ampio di Porta Nuova per intenderci.

60.000: i visitatori giornalieri previsti (circa 100.000 sono stati quelli di Expo), tra docenti, ricercatori e studenti della Statale, ricercatori dello Human Technopole (in parte già insediati all’interno dell’ex Palazzo Italia), il personale medico e i pazienti del Galeazzi e il personale degli uffici privati.

3: le università milanesi coinvolte a vario titolo, che avranno tra l’altro il compito di definirne l’identità e le strategie di comunicazione e promozione: la Statale, lo Iulm e il Politecnico.

Tre anche le fermate della metro che dovrebbero servire l’area: Rho Fiera, Mind Cascina Merlata e Stephenson, per le ultime due al momento sono in corso le analisi di fattibilità. Si tratterebbe di un passo importante verso la famosa Circle Line, una linea ferroviaria che da San Cristoforo dovrebbe giungere sino a Rho Fiera collegando i quartieri lungo il suo percorso come una vera e propria metropolitana.

da expo a mindIn sintesi l’intera area ex EXPO assumerà l’aspetto di un reticolato continuo di spazi per la fruizione collettiva aperti al pubblico, con attrezzature verdi  (giardini, viali alberati) e azzurre (canali e altri specchi d’acqua), progettati per promuovere l’incontro e lo scambio di idee tra chi abiterà il Parco: studenti, ricercatori e aziende.

A che punto siamo?

Il nuovo Galeazzi: uno degli ospedali più alti del mondo

Nell’aprile 2018 la società di progettazione australiana Lendleasing, che si è aggiudicata la gara internazionale per lo sviluppo dell’ex area Expo, ha presentato al Politecnico uno studio preliminare di realizzazione di Mind. I primi lavori a partire sono stati quelli dell’Ospedale Galeazzi, che si svilupperà verticalmente per una superficie complessiva di 150.000mq: con i suoi 16 piani per quasi 90 metri altezza, si candida ad essere uno tra gli 8 ospedali più alti d’Europa e tra i 75 ospedali più alti del mondo. Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata all’impatto ambientale, con l’impiego di materiali ecocompatibili, l’uso delle energie rinnovabili e il massimo impegno nella riduzione delle emissioni. La fine dei lavori è prevista entro la fine del 2021.

da expo a mind

La Statale Bis (con il campus Science for Citizens)

Per quanto riguarda l’Università Statale, l’obiettivo è di trasferire le facoltà scientifiche dal polo attuale di Città Studi, con un insediamento previsto di 18mila studenti e duemila ricercatori, realizzando un campus denominato Science for Citizens che si estenderà su un’area di oltre 150mila metri quadrati. Il progetto, proposto dallo studio Carlo Ratti Architetti su incarico di Lendlease, prevede un campus universitario di tipo aperto, quale terreno di sperimentazione di forme innovative d’insegnamento e di trasferimento tecnologico tra l’attività didattica e le future funzioni che sulle rimanenti aree di Expo.

da expo a mind

Dal punto di vista architettonico, questo punta a riprodurre in chiave contemporanea lo schema tipologico della storica sede di Ca’ Granda: ci saranno cinque chiostri organizzati attorno a una grande piazza centrale, a copertura dei quali saranno utilizzati, come ulteriore omaggio allo storico edificio milanese, dei mattoni raffiguranti immagini e simboli capaci di comunicare anche in forma tridimensionale. Infine, una sequenza di giardini botanici, serre sperimentali e campi sportivi si collegherà al lungo parco lineare di Mind (un chilometro e seicento metri la sua lunghezza complessiva) e alle vie d’acqua che attraversano l’ex area Expo.

Il 26 febbraio il cda dell’ateneo avrebbe dovuto approvare la pubblicazione del bando per la gara a evidenza pubblica per la costruzione del campus, i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2019/2020 e terminare in tempo per l’apertura del primo anno accademico, nel 2023-2024. Sul bando del Campus in area Mind, l’Ateneo ha formulato richiesta di vigilanza collaborativa all’ANAC, richiesta regolarmente accolta lo scorso 8 febbraio. Sulla base del protocollo Unimi/ANAC, il bando e gli atti di gara saranno sottoposti all’approvazione del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo solo a seguito dell’approvazione preliminare da parte di ANAC.

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Lo Human Technopole nell’ex Palazzo Italia e in due nuovi palazzi

Lo Human Technopole sarà invece il nuovo centro di ricerca italiano che fungerà da polo di attrazione per i migliori talenti nazionali ed internazionali, un punto di riferimento, in Europa e non solo, per la ricerca biomedica, la genomica e per il futuro della medicina.  Il progetto  prevede una rifunzionalizzazione dei palazzi esistenti, in particolare dell’ex Palazzo Italia, simbolo di Expo 2015, e la realizzazione altri due: un edificio che ospiterà uffici e laboratori e una struttura realizzata con elementi prefabbricati in cui avrà sede il datacenter con i suoi supercomputer, per un totale di circa 30.000 mq.  Per novembre dovrebbero essere completati i cantieri e insediati altri 300/400 ricercatori, mentre l’entrata a regime è prevista per il 2024.

da expo a mind

E il verde?

Rimane forse la questione più controversa. Il Masterplan prevede 445.000 mq di verde, ricavati ai bordi del complesso e nella parte centrale, ricucendo i vari settori. Non si tratterebbe di un unico parco compatto quindi, bensì di cinque parchi tematici gestiti da diverse strutture.

Come ha osservato Michele Sacerdoti in un recente articolo su Arcipelago Milano, non ci sarebbero in realtà più di 80.000 mq di parco tematico, costituiti dal Parco del Cibo e dall’orto botanico, il resto sarebbe verde tra gli edifici, boulevard, piazze alberate, canali, campi sportivi e auditorium all’aperto. Il Parco della salute sarà collocato sopra il parcheggio sotterraneo dell’ospedale Galeazzi, il Parco lineare sopra la piattaforma di cemento del Decumano e non potranno ospitare alberi di alto fusto. Anche la Cascina Triulza sembrerebbe essere conteggiata nel verde mentre contiene un auditorium, degli uffici e dei laboratori.

da expo a mind

Il consumo di suolo sarebbe in sostanza molto elevato. Non male per un’area che, nelle intenzioni inziali, avrebbe dovuto costituire un  ampio parco agro-alimentare con l’obiettivo di mantenere una corona di verde intorno a Milano.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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