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🔴 Al Sud che vieta l’ingresso ai lombardi risponde la ROMAGNA: “Noi non chiuderemo mai a chi ha reso grande il nostro turismo”

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Credits: bologna.repubblica.it - Spiaggia di Riccione

La Campania per voce del governatore De Luca ha già detto che ai lombardi sarà vietato l’ingresso nella sua Regione, alla quale si aggiunta anche la Calabria con ha previsto già ordinanza di blocco, ma di fatto tutto il sud non ci vede di buon occhio addossandoci tutte le colpe. La Romagna invece non vede l’ora di accoglierci nelle loro spiagge e nei loro hotel.

Il Sud non vuole i Lombardi, la Romagna non vede l’ora di accoglierli in vacanza

# Campania e Calabria: divieto di ingresso a chi arriva dal nord Italia

Prima la richiesta di “commissariamento” della Lombardia, per la colpa della predisposizione al lavoro di chi ci vive che avrebbe favorito la maggior diffusione del virus e l’incidenza di decessi, poi le dichiarazioni del Governatore della Campania “Se al nord allentano misure chiudiamo i confini della Campania” e quelle della Governatrice calabrese Jole Santelli che promette “faremo una ordinanza per vietare l’ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni”, cioè quelle più colpite come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Proprio le regioni che quando c’è da ricevere fondi si appellano alla solidarietà, a parti inverse si dimostrano le più intransigenti.  In questa situazione un po’ ipocrita, c’è un’eccezione.

# Il Sindaco di Riccione Tosi: “Se la Campania vi chiude, la Romagna e Riccione vi aspettano. Non dimentichiamo i connazionali lombardi, veneti e emiliani che hanno reso grande il nostro turismo”

Il Sindaco Tosi non aspetta altro che aprire le spiagge a turisti lombardi, veneti e emiliani, vista la previsione di riaperture differenziate per macroaree e in merito alle dichiarazioni dei presidenti delle altre regioni commenta: “Niente di più sbagliato da tutti i punti di vista, economico, istituzionale e soprattutto umano. Sono sicura che la Romagna e Riccione in testa siano capaci di solidarietà nei confronti di connazionali come i lombardi, i veneti e gli emiliani che hanno subito così duramente l’epidemia, ai quali mai e poi mai sbarreremmo i confini. Noi siamo solidali nei confronti di chi per anni ci ha scelto e privilegiato come meta turistica preferita. Non li lasciamo certo soli nel momento del bisogno. Perché andare al mare, respirare aria pura, prendere il sole e fare il bagno è un bisogno primario e di salute. E va anche bene che il Governo pensi a macroaree per riportare un po’ di vita, di libertà ai cittadini. Riccione e la Romagna ci sono, ci stiamo attrezzando per dare agli ospiti lombardi, veneti ed emiliani la migliore delle accoglienze possibili in un momento così delicato per l’Italia intera”. Federalberghi Riccione stima che il 31,4% del mercato totale dei pernottamenti è rappresentato da cittadini lombardi, seguiti da emiliani, piemontesi e veneti. “Noi non dimentichiamo e anzi stiamo organizzando la nostra Riviera Romagnola e Riccione in maniera tale che quando arriveranno qui, sapranno che ci sono i presidi sanitari, che si fanno gli screening sulla popolazione e sui lavoratori. Non chiuderemo mai agli oltre 6000 proprietari di seconde case che arrivano da Emilia e Lombardia. Stiamo lavorando anche per loro“.

Da questa emergenza ne esce un’Italia spaccata in due: nord contro sud. Non solo per la diffusione dei contagi. La causa è una crisi culturale diffusa, in primis a livello politico, affiancata alla presenza di due modelli economici all’antitesi: da un lato l’esigenza di maggiore autonomia dal governo e dall’altro la spinta a una maggiore centralizzazione da parte del governo che porterebbe al livellamento verso il basso di tutte le regioni e un depauperamento delle risorse. Ha ancora senso questo tipo di sistema istituzionale?

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Riccione

FABIO MARCOMIN

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🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?

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1984 Orwell

O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica? Di questo sembra convinto l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera che dopo aver già provveduto a vietare a centri privati di eseguire tamponi per verificare se si è positivi al COVID, in commissione regionale Sanità ha auspicato che si faccia lo stesso anche per i test per l’immunità al coronavirus e che vengano gestiti unicamente dalla sanità pubblica. Molti applaudono la decisione dell’assessore, ma c’è anche chi si chiede: è giusto che l’autorità pubblica impedisca ai cittadini di tutelare la loro salute, nel caso in cui lo Stato sia nell’incapacità di farlo? O è un altro passo verso una società totalitaria?

Fonti: imprese-lavoro.com Repubblica

🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?

# Gallera “Io auspico che vengano bloccate queste iniziative, penso che sia necessaria una decisione nazionale

Gallera ha specificato:”io auspicherei le stesse modalità usate per i tamponi rinofaringei, cioe’ che i laboratori possano farlo solo nelle misure di salute pubblica. Ne ho parlato 15 giorni fa con il Ministro Speranza – ha aggiunto – quando c’e’ stato il primo caso in un piccolo comune, paventando il rischio di ingenerare un percorso sul territorio difficilmente controllabile e quindi un rischio per la salute pubblica. Io auspico che vengano bloccate queste iniziative, penso che sia necessaria una decisione nazionale”. Per l’assessore Gallera “La patente di immunizzazione, che è quello che i cittadini chiedono, sia governata dal servizio sanitario pubblico.

# Milano Città Stato sarà un luogo più libero per i cittadini

A Milano Città Stato se l’autorità non sarà in grado di provvedere a tutti un servizio, come in questo caso la possibilità di fare tamponi o test, non potrà reprimere la libertà ai cittadini di ottenere in altro modo il servizio di cui hanno bisogno. In questo Milano città stato sarà più simile a quello che è stato fatto in Germania dove tutti i cittadini sono liberi di sottoporsi al tampone. In Germania invece che reprimere e vietare si è scelto di aiutare i cittadini che possono verificare se sono positivi al virus facendo richiesta al proprio medico di base o attraverso la modalità di drive-through dal finestrino della propria auto in aree dedicate o, in alcune città, grazie ai “corona-taxi” direttamente domicilio.

Leggi anche: L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

La libertà è schiavitù (1984 – Orwell)

La sensazione è che il clima in Italia sta diventando sempre più repressivo. Non basta che lo Stato italiano abbia privato della libertà i cittadini per una scelta quantomeno opinabile, visto che nessun’altra democrazia ha adottato restrizioni così repressive contro i suoi cittadini e che, ad oggi, non esiste alcun dato certo che adottare il lockdown totale abbia consentito di avere risultati migliori rispetto a chi invece ha lasciato liberi i suoi cittadini.

Leggi anche: Siamo l’unico Paese che sta distruggendo la sua economia e la sua cultura causa virus (Il Sole 24 ore)
Covid-19, scienziato israeliano: «Ogni ciclo epidemico dura 70 giorni, poi il virus scompare»

Non solo i cittadini sono stati privati di una delle libertà fondamentali ma l’autorità non è ancora in grado di fornire ai cittadini gli strumenti per capire se sono contagiati oppure no. E vieta loro di poter trovare altri modi per trovare quelle soluzioni che l’autorità pubblica non è in grado di dare. Immaginiamo una persona che ha lui o un familiare con sintomi COVID: è legittimo che abbia il diritto di scoprire se è colpito dal virus oppure no, in modo da poter scegliere anche il tipo di cure più adatte?
Impedendo di sottoporsi a test privati il rischio è duplice: di arrivare in ritardo alla diagnosi favorendo nuovi contagi e di implementare l’approccio curativo sbagliato provocando ancora inutili decessi. Dopo aver chiuso tutte le attività e le persone a casa propria per due mesi viene impedito di fare i tamponi che la regione non è in grado di fare. Questo perchè non si ritiene giusto che solo a pochi sia consentito questo. Invece di attaccare, come al solito, i cittadini in questo caso colpevoli di cercare di fare il tampone o il test, la vera questione è: come è possibile che a due mesi dall’inizio dell’emergenza la Regione e lo Stato non siano in grado di fornire i test a tutti quelli che vogliano farli?

Leggi anche: 🔴 Altro SCHIAFFO a Milano: test sierologici al via in Lombardia. Ma non a Milano

Questa logica del tutti o nessuno, del livellamento al livello più basso possibile, sta facendo precipitare l’Italia a un disastro di economia e di civiltà. E’ lo stesso principio per cui non si ritiene giusto che certe regioni possano avere un servizio sanitario migliore di altri, che Milano o altre aree possano essere libere di eccellere e, in futuro, che qualunque essere umano possa avere l’opportunità di realizzare se stesso raggiungendo risultati migliori di altri.

La fase due si profila un momento critico per il futuro di Milano e dell’Italia intera. Stiamo andando verso uno scontro di due diverse idee di società: una civile basata sulla responsabilità individuale e una totalitaria repressiva.
La scelta di fondo sarà se dare ancora più poteri di repressione sui cittadini a uno Stato burocratico che si è rivelato incapace di gestire l’emergenza sanitaria e l’economia del Paese oppure ripristinare una società più umana in cui lo Stato sia funzione della persona e non di se stesso.

Altri Riferimenti:
Corea del Sud (https://www.milanocittastato.it/…/quello-che-la-corea-sta-…/)
Taiwan (https://www.milanocittastato.it/…/a-un-passo-dalla-cina-ma…/)
Olanda (https://www.milanocittastato.it/…/immunita-di-gregge-lolan…/)
Germania (https://www.milanocittastato.it/…/la-realpolitik-tedesca-c…/)
Svizzera (https://www.milanocittastato.it/…/la-svizzera-e-il-virus-p…/)
Svezia (https://www.milanocittastato.it/…/la-via-svedese-nella-lot…/)
Paesi che riaprono (https://www.milanocittastato.it/…/la-riapertura-ecco-dove-…/)

Leggi anche:
L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

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Le mani di Roma sul TESORO della Lombardia

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Credits: Andrea Cherchi - Duomo di Milano

La gestione dell’emergenza da Covid-19 in Lombardia restituisce un quadro disastroso: 11.608 decessi certificati alla data del 16 aprile oltre ad altre migliaia che hanno trovato la morte in casa o nelle residenze assistenziali senza che si sia potuto verificare se fossero affette dal virus.

Dopo questo tragico fallimento qual è ora la soluzione proposta dal governo di Roma? Commissariare la regione che, con Milano in testa, più contribuisce alle casse dello Stato. Più lo stato mostra di non essere capace e più avoca maggiori poteri a sé: così si procede ancora di più verso un centralismo ancora più spinto, come riporta Fabio Massa su affaritaliani.it. Ma si tratta davvero di una soluzione corretta?

La contagiosità ha avuto il suo impatto, ma probabilmente la sua elevata letalità nel nostro territorio è stata aggravata dalle scelte della giunta lombarda e del governo nazionale. Già, anche del governo nazionale. Anche se prova a chiamarsi fuori, le responsabilità del governo nazionale in Lombardia sono almeno altrettanto gravi a quello dei vertici della Regione.

Le mani di Roma sul tesoro della Lombardia

#1 Fallimento bipartisan: Regione Lombardia e Governo equamente responsabili del disastro

Nel disastro sanitario lombardo è venuto alla luce come entrambi gli organi istituzionali abbiano commesso degli errori in particolare su 3 punti:

  • benché le Regioni siano responsabili del sistema sanitario non sono “sovrane” nel gestire la sanità pubblica essendo la loro competenza non “esclusiva”, bensì “concorrente”, ossia devono sottostare al rispetto dei principi fondamentali dettati dallo Stato, il quale può attivare lo strumento del potere sostitutivo all’art. 120 della Costituzione che tutto gli consente quando vi è “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”.
  • riguardo l’istituzione delle zone rosse, come dimostra il caso Emilia Romagna con il Comune di Medicina, anche Fontana poteva istituire le zone rosse di Nembro e Alzano Lombardo. Ma lo stesso potere di creare zone rosse in una regione ce l’ha anche il governo: la Costituzione fornisce al Governo, infatti, gli strumenti per decidere in via esclusiva e definitiva tutte le limitazioni delle libertà necessarie a combattere l’epidemia.
  • la totale assenza di una programmazione adeguata e i ritardi nell’approvvigionamento da parte della centrale acquisti dello Stato ha impedito che operatori sanitari e pazienti avessero i dispositivi di protezione necessari per difendere se stessi e gli altri dal contagio. Un fattore che ha alimentato i danni negli ospedali e in tutte quelle RSA nelle quali la giunta lombarda ha consentito il proliferare del virus tra operatori sanitari e anziani.

A questo si aggiunge la comunicazione contraddittoria e approssimativa che i vertici nazionali hanno fornito a Regioni e a cittadini per tutta la durata dell’emergenza, affermando e negando le stesse cose a distanza di tempo.

Pertanto se da un lato l’istituzione regionale è stata mancante e dannosa in diversi aspetti della gestione dell’emergenza, dall’altro lato il Governo ha ritardato e omesso diversi interventi risultando corresponsabile nel disastro. Perchè aveva già tutti i poteri per evitarlo. 

Leggi anche:
Covid-19: tutti gli scontri Governo-Regione. Chi ha RAGIONE?
I 5 BUCHI NERI della sanità lombarda che potrebbero avere favorito il coronavirus

#2 Gli unici 2 modelli in Italia che hanno funzionato hanno seguito una strada diversa rispetto al governo

Dopo i primi momenti di sbandamento, soprattutto in Veneto, il governatore della Lega Zaia e quello del PD Bonaccini hanno scelto strategie simili ma divergenti da quanto adottato dallo Stato Centrale.

Il presidente della Regione Veneto ha prima sottoposto a test tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo primo focolaio regionale, poi ha azionato un piano di controllo della popolazione contagiata, sul modello applicato in Corea, con la verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada, fuori dai supermercati e anche al personale degli stessi, oltre all’assunzione di laureati in medicina in supporto al personale medico effettivo. In aggiunta, ha iniziato la distribuzione di mascherine in anticipo, grazie ad un’azienda di grafica veneta che le ha prodotte gratuitamente, sperimentando per primo il farmaco giapponese Avigal per la cura del Covid-19.

Stefano Bonaccini ha istituito zone rosse al verificarsi di nuovi focolai come nel Comune di Medicina, ha implementato il servizio di visita a domicilio per controllare lo stato di salute ed eventuale positività dei cittadini, rafforzando il presidio territoriale per decongestionare gli ospedali. L’Emilia Romagna è stata inoltre la prima regione a sperimentare i test sierologici rapidi per consentire un numero di controlli maggiori rispetto al classico tampone.

Entrambe la Regioni, tra le più colpite insieme alla Lombardia, sono riuscite a contenere la diffusione del virus e il numero di decessi e a evitare il tracollo del sistema ospedaliero.

#3 Anche all’estero chi è stato più efficace nella lotta al virus sono due paesi centrati sulle autonomie e sulle città stato: Corea del Sud e Germania.

Il governo della Corea del Sud, avendo esperienza anche delle epidemie di Sars e Mers, ha messo in campo delle azioni precise, che hanno permesso di controllare il contagio e mantenere viva l’economia:

  • Attività commerciali e culturali lasciate aperte con disponibilità di liquido disinfettante all’entrata di ogni locale pubblico
  • Lezioni online per scuole di ogni grado e università
  • Nessuna restrizione ai movimenti dei cittadini
  • Nessuna creazione di zone rosse
  • Servizi di informazione ufficiale tramite SMS
  • Misure di profilassi e di disinfezione con obbligo di misurazione temperatura e mascherine anche per le aziende
  • Tamponi a tappeto in apposita area di servizio direttamente in auto senza rischi per gli operatori sanitari
  • Contagiati isolati ma non lasciati da soli
  • Potenziamento delle strutture sanitarie e gestione del sovraffollamento

Leggi anche: Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

La Germania invece, avendo già un piano per la gestione di un’eventuale pandemia stile coronavirus, ha scelto un piano in 5 punti:

  • Ha eseguito sin da subito tamponi a tappeto sulla popolazione, arrivando già ad aprile a superare i 116.000 a settimana
  • Chiunque può chiedere di sottoporsi al tampone facendo richiesta al proprio medico di base o attraverso la modalità di drive-through dal finestrino della propria auto
  • Tracciamento dei positivi, con relativo isolamento, e ricerca a ritroso dei contatti avuti per determinare l’eventuale propagazione del virus
  • Isolamento dei positivi con distribuzione in piccoli presidi ospedalieri locali e controlli anche a domicilio
  • Sin da febbraio il governo tedesco si era approvvigionato di reagenti per i test, mascherine, dispositivi di sicurezza e ventilatori, e quasi raddoppiato in poche settimane i 28.000 posti di terapia intensiva fino a 40.000 nonostante la situazione fosse sotto controllo

Leggi anche: L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

La stessa Berlino, una delle città-stato tedesche ha imposto poche restrizioni ai cittadini e aumentato molti posti letto in terapia intensiva e grazie ad una strategia che prevede anche la protezione delle persone anziane ha registrato pochissimi contagi e decessi.

Le principali città-stato nel mondo sono risultati modelli vincenti per combattere il Coronavirus.

Leggi anche:HONG KONG SINGAPORE BERLINO: la città stato si rivela lo status ottimale anche in un’emergenza sanitaria

# Togliere (quella poca) autonomia che ha la Lombardia significa livellarla verso il basso (e pregiudicare il futuro di Milano)

È evidente che dietro l’ipocrisia di sostenere che un controllo romanocentrico della Lombardia possa migliorare il funzionamento della regione, c’è solo l’avidità di depredare quel poco che è rimasto del tesoro lombardo. Come racconta affaritaliani.it, nonostante un residuo fiscale monstre di 54 miliardi che tiene in piedi il Mezzogiorno, nonostante centinaia di milioni di euro che sono finiti nel fondo di solidarietà comunale per aiutare gli altri enti in difficoltà, il modello Lombardia e ancor più il modello Milano è da spazzar via o meglio da tenere sotto controllo della burocrazia centrale.

In aggiunta a questo, veniamo sbeffeggiati perché lavoriamo, perché tendiamo a puntare sempre al meglio anche per trainare il resto del Paese che invece ci sputa in faccia, come l’estratto riportato sempre da Fabio Massa di Michele Serra: “Il cielo di Lombardia” ed in particolare: “Si devono spendere due parole di compassione per i dissennati fratelli lombardi, ai quali la religione del lavoro è costata, in questo caso, la vita. Il popolo del non si chiude, brava gente e però monoculturale, confindustriali lillipuziani, i magutt bergamaschi tal quali i padroni delle acciaierie, lavoro lavoro lavoro, il resto è solamente un impiccio, una deviazione dalla via maestra“. Oppure il governatore campano De Luca ha affermato che, alla notizia di una prossima graduale riapertura della Lombardia, “Se una regione d’Italia che ha una situazione epidemiologica assolutamente non tranquillizzante e dove l’epidemia non è ancora alle spalle accelera in maniera non responsabile e non coerente con i dati del contagio rischia di rovinare l’Italia intera”.

Finire nelle mani di Roma sarebbe mettere una pietra tombale sulla forza di Milano: l’unica salvezza non è il centralismo ma il suo opposto ovvero dare a Milano la possibilità di gestirsi liberamente come fanno le più importanti città del mondo.
Fontana, se hai a cuore il bene di Milano lasciala libera. Sala, se vuoi assumere un ruolo da statista invece che da manager è il momento di lottare per la libertà di Milano. Non ci possiamo permettere altre imprudenze e indecisioni.

Fonte: affaritaliani.it

FABIO MARCOMIN

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DISPACCIO DALL’INDIA🇮🇳: come MUMBAI sta affrontando il COVID-19

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Mumbai Slum (instagram -@j3ssicak3lly)

(NdR: questo articolo è una traduzione. Qui l’originale)

 

Quella che sembrava essere una malattia come un’altra, una polmonite originatasi a Wuhan in Cina, è diventata presto una pandemia, che ha preso il nome di COVID-19. L’Italia è uno dei paesi più colpiti, soprattutto nella regione della Lombardia e a Milano. I numeri dei malati affetti in India, anche se meno drammatici, sono ben gestiti in quanto il governo indiano sta adottando tutte le misure necessarie per assicurarsi che la situazione non gli sfugga di mano e per farsi trovare pronto ad affrontare questa sfida senza precedenti.

In India, secondo il Ministero della Salute e del Benessere della Famiglia, sono stati segnalati 12.322 casi confermati e 405 decessi (al 15 aprile 2020). Per controllare la diffusione del coronavirus, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato il 23 marzo scorso un lockdown nazionale di 21 giorni. Successivamente, a Mumbai e in altri luoghi, il lockdown è stato esteso almeno fino al 3 maggio 2020, poiché la situazione stenta a migliorare. Nell’intero paese non si potrà uscire dalle proprie case, con l’esclusione dei lavoratori nei servizi essenziali.


Parlando di Mumbai, la città ha iniziato a registrare più di 100 nuovi casi al giorno: gli esperti lo definiscono come l’inizio di una crescita esponenziale, mentre il governo sta impiegando tutte le sue forze per appiattire la curva. Ci riuscirà? Chi contribuirà a rendere sopportabile il lockdown? Sarà compito della sola Amministrazione, dei fornitori di servizi essenziali o di tutti i cittadini?

 

La città che non dorme mai

mumbai coronavirus
Credits: Himanshu Bhatt/NurPhoto via Getty Images

Mumbai, la città che non dorme mai, ci restituisce oggi un’immagine di sé inquietante, di una città silenziosa e desolata. Mumbai ha chiuso, i cittadini sono confinati nelle loro case, le strade vuote. L’instancabile vibrazione di Mumbai non c’è più. La città è bloccata come mai prima. Mumbai ha vissuto diverse avversità nel suo recente passato: i devastanti attentati del 1993, quelli clamorosi del 26 novembre 2008, il monsone del 2005, l’epidemia di influenza suina, per citarne solo alcuni. Ma Mumbai ha sempre tenuto la testa alta continuando ad essere la città che non dorme mai. La città è sempre risorta rapidamente, anche dopo le più devastanti tempeste. Ora, i Mumbaikar parlano quasi esclusivamente di lavaggio delle mani e di distanziamento sociale. Tutti sembrano nascondersi dal vicino, mantenendo la distanza.

Scopri di più: Il Coronavirus in India

Con il blocco, anche i servizi ferroviari locali di Mumbai si sono fermati. Più di 8 milioni di persone li utilizzano quotidianamente per raggiungere il luogo di lavoro. Oggi, la stazione prima brulicante di vita lascia spazio ad un ambiente desolante. Un incubo per tutti i Mumbaikar. La COVID-19 è riuscito a mutare lo scenario dell’intera città. Il quadro calmo e silenzioso di Mumbai, consegnatoci dal coronavirus, non fa emergere alcuna felicità, ma causa pena e dolore nel cuore delle persone.

 

Le Slum sono abbandonate a loro stesse

Mumbai è una delle città più popolate del mondo, che ospita una delle più grandi baraccopoli, il Dharavi Slum, in cui una piccola stanza è condivisa da 10 o 12 persone e un unico bagno è utilizzato da 80 persone in un giorno: pensare al distanziamento sociale in questo ammasso è praticamente impossibile. Se il coronavirus colpisse le Slum, la diffusione di questa malattia avrebbe una crescita disarmante.

Il governo dello Stato del Maharashtra, con una squadra di esperti, fornitori di servizi e polizia, sta lavorando come un gabinetto di guerra per identificare i focolai, scovare gli infetti e la storia degli spostamenti e dei contatti. In spazi molto affollati come Dharavi e altre Slum, i medici stanno raggiungendo i malati per fornire loro i test ed evitare che affollino gli ospedali. Sono stati identificati speciali ospedali COVID-19, e a tanti altri sono state aggiunte unità di isolamento dedicate. Prevedendo una crescita dei casi, il governo ha in programma di aggiungere sempre più spazi di isolamento. Gli ospedali privati ​​e alcuni hotel stanno servendo a questa funzione. Oltre al governo e alle sue agenzie, un esercito di volontari e ONG sta facendo il possibile per aiutare le parti più vulnerabili, come la classe lavoratrice e gli impiegati nell’economia informale. Distribuzioni di cibo e kit avvengono quotidianamente per le persone che hanno perso il lavoro e non possono più avventurarsi in nessun dove per guadagnarsi il pane. Tutti coloro che sono bisognosi e indifesi sono curati dai volontari locali e dalle varie organizzazioni sociali senza scopo di lucro.

mumbai coronavirus

Una strada in salita

Parallelamente, la classe media e i benestanti hanno le forniture di cibo assicurate nei supermercati, ben curati dal governo che si prodiga affinché non vi sia carenza alcuna.

Lo spirito indomito dei Mumbaikars emerge anche ora: il lockdown è rigorosamente rispettato, i sospetti senza sintomi si mettono autonomamente in quarantena, cooperando e contribuendo alla ratio di queste misure draconiane.

La diffusione e la crescita della malattia appaiono incontrollabili, ma gli sforzi e lo spirito del governo e dei cittadini terranno in piedi Mumbai fino a farla ritornare ad essere la città che non dorme mai. Sebbene preoccupante, la situazione può essere superata.

I nostri migliori auguri sono per tutti i cittadini di Milano e di tutta l’Italia. Siamo con voi e speriamo in un rapido ritorno alla normalità. Siamo tutti insieme in questa situazione difficile, e così preghiamo gli uni per gli altri.

 

MRUTHUBASHINI SRINIVAS di memumbai.com (Tradotto da HARI DE MIRANDA)

The original version -> A DISPATCH FROM INDIA🇮🇳: how MUMBAI is battling COVID-19

 

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A DISPATCH FROM INDIA🇮🇳: how MUMBAI is battling COVID-19

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mumbai coronavirus
Mumbai's Bandra-Worli Sea Link road wears a deserted look during 'Janata curfew' in the wake of coronavirus pandemic, Sunday March 22, 2020. Credits: Press Trust of India

A common disease like pneumonia originating from Wuhan, China, has grown into a health emergency, name COVID 19 across the globe. Italy is one of the worst hit country, especially in the region of Lombardy and in Milan. India’s affected numbers, although less to start with, are well managed as Government of India is taking all necessary steps to ensure that we are prepared well to face the challenge and threat posed by the pandemic.

In India approximately 12.322 confirmed cases and 405 deaths as on 15th April 2020 have been reported, according to Ministry of Health and Family Welfare (MoHFW). To keep a check on the spread of CORONA Virus pandemic Prime Minister Shri Narendra Modi on March 23rd announced a 21-day nationwide lockdown. Later in Mumbai and other places it is being extended till 3rd May 2020, since situation didn’t improved. The entire country will not step out of their homes, except those involved in essential services.

Talking about Mumbai, the city has started recording more than 100 cases daily over the past couple of days, the experts call it as peaking, whereas the Government is putting all its forces to flatten the curve, is it possible? Who all will contribute to this? Is it just the administration, the service providers or each and every citizen Mumbaikar?

 

The city that never sleeps

mumbai coronavirus
Credits: Himanshu Bhatt/NurPhoto via Getty Images

Mumbai, the city that never sleeps, today portrays an eerie picture, silent and desolate. Mumbai has locked itself, citizens couched in their houses, the streets emptied. Mumbai’s life line has slowed down. The city is unbelievably clamped down. Mumbai has seen several adversities in the recent past viz., the 1993 bomb blasts, 26/11 incident, the 2005 deluge, the swine flu disease to name a few, but Mumbai has always kept up with the metaphor as the city that never sleeps. Come what may, the life line continues to be on track, the city has always risen after every devastating stormy day. Space and time, the two prime words used by Mumbaikars swaps to hand washing and social distancing. Every one seems to hide away from each other, maintaining distance.

Learn more: Coronavirus outbreak in India

With lockdown, Mumbai’s Local Train Services has also stopped. Approximately, 80 lakh people use nearly 3000 services run by the Railways to help reach people to their place of work. Today, the station with its platform swelling with human footfalls gives a lamenting deserted look. A nightmare for any Mumbaikar. COVID-19 has changed the entire city’s scenario. The calm and serene picture of Mumbai handed over by the coronavirus doesn’t bring out happiness, instead induces pensiveness in the heart of the people snatching all the hustle–bustle from it.

 

Slums are helpless

Mumbai is one of the highest populated cities in the world, hosting the largest slum locality, the Dharavi Slum which a small room is shared by 10 to 12 people and a single washroom is used by 50 to 80 people in a day, thinking of social distancing, ideally one metre apart among two individual, in this cluster is next to impossible. With the coronavirus hitting the Slum, the spread of this disease may take an alarming rise.

The State Government with experts, service providers and police as a team are working war-footed to identify the hotspots, testing the infected with travel history, tracing their movements and contacts. In closely packed clusters like Dharavi and other slums, the doctors are reaching the infected the for testing to avoid their movements and crowding at the test centres. Special COVID-19 hospitals are identified, many hospitals has been added with isolation units. Foreseeing the growth of positive infected cases, Government has plans to add more and more isolation wards. Private hospitals and some hotels are becoming isolation wards as per orders. More and more tests are being conducted to identify the infected and further tracing of transmission. Apart from Government and its allied agencies, human force in the form of volunteers and NGOs are putting their best foot forward to help the most vulnerable sect like the labour class and the daily wagers. Food hand outs and ration kits are being distributed to the affected who have lost their daily work and cannot venture out to earn their daily bread. All those who are needy and helpless are taken care of by the local volunteers and various non-profit social organisations.

mumbai coronavirus

 

It will get worse, before it gets better

On parallel lines, for the healthy till now, the emergencies and essentials are well taken care of by the rulers so that no shortage falls in.

The indomitable spirit of Mumbaikars can be seen even today, the lockdown is strictly obeyed thereby maintaining social distancing, the suspected with no symptoms home quarantine themselves cooperating and contributing to the lockdown motto.

The spread and growth of the disease seems unfathomable, but the efforts and spirits of the Government and the citizen will make Mumbai reiterate and reverberate the metaphor solely of the city. Although worrying, the situation can be overcome.

Our best wishes are there with all the people in Milan and whole Italy. We hope that soon the situation will improve. In this difficult situation we all are together and praying for each other.

 

MRUTHUBASHINI SRINIVAS from memumbai.com

 

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🔴 Dati 17 aprile. Lombardia: lieve crescita dei morti (+243) e dei contagi che tornano sopra i mille. Milano peggiora ancora

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17 aprile 2020. La conferenza della Regione sui dati del giorno la conduce Fontana per chiarire come sarà organizzata la ripresa dell’attività della Regione: “Esperti e virologi ci devono dare il via libera.” La ripresa sarà graduale, assicura Fontana.

Dati in leggero peggioramento: crescono morti e nuovi contagi, anche se all’interno di un trend ormai stabile. I contagi tornano sopra quota 1.000 a +1.041 dai +941 di ieri, per un numero di tamponi stabile a 10.839 (superata la quota record di ieri di 10.706).

I decessi sono da quattro giorni relativamente stabili, oscillando tra i 230 e i 245: nelle ultime 24 ore sono stati 243 (ieri 231)

Dagli ospedali. Prosegue il miglioramento negli ospedali. Le persone ricoverate diminuiscono di 729 (ieri erano 687). Altri 61 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 42). In 454 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati in 541).

Situazione delle province. L’unica città con un focolaio su cui prestare attenzione si conferma Milano: nell’area metropolitana i nuovi contagi risalgono ancora sopra quota 300 (a +325 dai +277) e in città a +166 (ieri +102).

Italia. 575 morti nelle ultime 24 ore. I guariti sono +2563, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Ci sono anche 1.107 persone ricoverate di meno rispetto a ieri, dato più basso dal 27 marzo, e 224 in meno nella terapia intensiva. I nuovi contagi sono +3.493.

Mondo. La giornata è segnata dalla correzione del numero di morti eseguita dalla Cina con 1.290 decessi in più rispetto a quanto indicato nelle statistiche precedenti. Come numero di morti nell’ultimo giorno l’Italia è al terzo posto dopo USA (+864) e UK (+847), anche se al momento mancano i dati della Francia. Come nuovi contagi del giorno l’Italia è al quinto posto, dietro a USA (+7.435), UK (+5.599), Turchia (+4.353) e Russia (+4.070).

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
Totale: 64.135

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
Totale: 11.851

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
Totale: 15.277

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
Totale: 6.326

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli ultime 24 ore:
L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)
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L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

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German Chancellor Angela Merkel speaks during a union rally of German metalworkers union in Frankfurt on Monday, Nov. 25, 2013. (AP Photo/Michael Probst)

Con 138mila casi confermati al 17 aprile, anche la Germania è stata colpita duramente dal Coronavirus, risultando al momento il quinto paese con più contagiati al mondo (l’Italia è al terzo posto). La particolarità della Germania è però nel basso numero di decessi: 4.052. Significa che il paese tedesco conta 48 morti per milione di abitanti contro i 367 per milione dell’Italia o i 413 della Spagna, per un tasso di letalità inferiore al 3%.

Per un po’ di tempo abbiamo pensato che lo sviluppo dell’epidemia in Germania fosse solo ad uno stadio più precoce e che la curva dei decessi si sarebbe presto adeguata a quella delle altre nazioni. Si è anche ipotizzato che la Germania “nascondesse” i morti da Coronavirus, cosa che non sembra plausibile alla luce della definizione dei morti da Coronavirus secondo le indicazioni del Robert Koch Institute (RKI), l’Agenzia Federale responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive.

La soluzione dell’arcano è molto più semplice di quanto si pensi. La Germania aveva un piano pandemico e l’ha seguito. Già nel 2013, il Robert Koch Institute aveva presentato al parlamento tedesco un documento in cui simulava l’arrivo di un coronavirus dall’Asia e ne stimava le conseguenze, compresi i rischi per gli anziani e il distanziamento sociale. Inoltre, il piano pandemico della Germania è uno dei più recenti (risale al 2016) ed è stato in buona parte attuato durante questa emergenza.

Vediamo quindi come si è mossa la Germania e come è riuscita a contenere il coronavirus fino a programmare nel dettaglio già il processo di riapertura.

L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

#1 Test a tappeto

Sulla questione dei tamponi, il principale vantaggio della Germania è stato rappresentato dal tempismo. Già a metà gennaio, l’ospedale Charitè di Berlino aveva sviluppato un test per il coronavirus, mettendo inoltre la formula disponibile on line. A partire dalle prime settimane del 2020, la Germania ha quindi aumentato la sua capacità di fare tamponi, passando da 7.115 test/settimana a marzo a 116.667 test/settimana ad aprile.

Questo ha consentito alla Germania di effettuare un ampio numero di test e soprattutto di fare i tamponi non solo ai sintomatici gravi ma ad un più ampio spettro di soggetti, compresi i non sintomatici e i sospetti positivi. Secondo uno studio della London School of Hygene and Tropical Medicine, si stima che in Germania il numero di casi positivi rilevati sia pari al 66%, mente in Italia sarebbe del 5%. Tradotto in altre parole, i dati della Germania descrivono in maniera abbastanza fedele la circolazione del virus nel paese, mentre in Italia vi è una sottostima dei casi ufficiali e i contagiati reali sarebbero almeno 10 volte di più di quelli identificati. Risultati analoghi si possono evincere anche dallo studio effettuato dall’Imperial College, secondo il quale in Germania il numero dei contagi sarebbe pari allo 0.72 per cento, un numero che si avvicina abbastanza a quello dei casi ufficiali (circa 0.16 per cento), mentre in Italia sarebbe ormai contagiato il 9.8 per cento della popolazione, dato che si discosta molto da quello dei casi ufficiali (0.27 per cento).

#2 Tutti i cittadini possono farsi i tamponi

In Germania sono i cittadini tedeschi a decidere se e dove fare il test. I cittadini tedeschi si possono rivolgere al proprio medico di famiglia o alla continuità assistenziale per avere la prescrizione del tampone Covid-19 con la quale si rivolgono poi ai laboratori di analisi locali.

Per facilitare i cittadini a fare i test, da inizio marzo sono stati aperti degli appositi Abstrichzentrum, i cosiddetti drive-in dove si può andare in macchina ed eseguire il test direttamente dal finestrino. I drive-in si trovano nei grandi centri urbani e nelle zone maggiormente popolate o colpite da coronavirus come Monaco di Baviera, Oberhausen, Bochum, Düsseldorf, le Province di Rhein-Neckar e di Esslingen. Altri comuni, come ad esempio Heidelberg, fanno affidamento sull’invio del personale a casa dei pazienti e hanno istituito i cosiddetti corona-taxi, ovvero medici e personale sanitario che vanno direttamente a casa dei sospetti positivi per visitarli e fare il tampone.

#3 Tracciamento dei positivi

Testare il maggior numero di persone, inclusi i sospetti positivi, consente di studiare i meccanismi di propagazione del virus e permette di elaborare strategie ad-hoc per arginarne la diffusione.

Quando i primi casi tedeschi si sono verificati in un’azienda bavarese, la Webasto, i medici e gli epidemiologi tedeschi sono riusciti a ricostruire una certa affidabilità la catena del contagio e hanno dimostrato che il paziente 4 aveva contagiato il paziente 5 passandogli semplicemente la saliera in mensa.

La stessa meticolosa analisi è stata compiuta a Heinsberg, la “Codogno tedesca” con 1521 contagi e 45 decessi su 40 mila abitanti. In questo caso, l’evento scatenante nella diffusione del contagio è stata una festa di Carnevale a cui partecipò il “paziente 0” della zona. Da lì in poi, il virus si è diffuso molto rapidamente ma gli epidemiologi, capitanati da Henrick Streek, sono riusciti anche in questo caso ricostruire e interrompere la catena dei contagi.

“Abbiamo capito che dobbiamo tracciare meticolosamente la catena del contagio per interromperla” ha dichiarato, Clemens Wendtner, il medico che ha ricostruito la catena di contagio dell’azienda bavarese.

Mettere al centro l’individuazione e il l’isolamento dei positivi ha significato impiegare molti reparti investigativi della Polizei per rintracciare di ogni positivo i contatti avuti, i luoghi frequentati e le possibili fonti di contagio, in modo da procedere ad analizzare con tamponi i potenziali infetti.

Contagi e decessi nei quartieri di Berlino (Fonte: www.berlinomagazine.com)

#4 Isolamento dei positivi sul territorio: gli “ospedali diffusi”

Nel caso di sintomi, la procedura tedesca prevede che la prima persona da contattare sia il medico di base che può recarsi a casa dell’assistito per eseguire il test o in alternativa può allertare il dipartimento territoriale della salute e richiedere che si occuperà di eseguire il test a domicilio.

Inoltre il sistema sanitario tedesco ha tantissimi posti letto e tanti piccoli ospedali diffusi sul territorio. Questa sanità iper-diffusa, considerata un modello inefficiente di allocazione delle risorse sanitarie, ha invece fatto la differenza ed è stata efficace nel contenere la diffusione del coronavirus, al contrario di quanto successo in alcune regioni d’Italia, Lombardia in primis, dove il primo punto di accesso dei pazienti sono i Pronto soccorso dei grandi ospedali, con conseguente aumento delle possibilità di diffusione del virus nelle strutture sanitarie.

 

#5 Approvvigionamento di materiale sanitario fin dai primi di febbraio

Il tempismo tedesco ha avuto un ruolo fondamentale anche per l’approvigionamento del materiale sanitario. Fin dai primi di febbraio, la Germania si è infatti adoperata per procurarsi reagenti per i test, mascherine, dispositivi di sicurezza e ventilatori, in modo tale da essere pronta ad affrontare il picco dell’epidemia.

Allo stesso modo, il governo tedesco è intervenuto tempestivamente sull’aumento dei posti letto in terapia intensiva. All’inizio dell’epidemia, la Germania aveva infatti 28 mila posti letto di terapia intensiva e non si trovava in una situazione di emergenza. Malgrado ciò, le autorità sanitarie si sono ugualmente allertate e hanno portato la capacità dei posti letto in terapia intensiva a 40 mila in poche settimane.

# Le regole per ripartire

i punti sostanziali della cosiddetta fase 2 sono già state stabilite. Saranno queste:

  • Le norme sul distanziamento sociale tra le persone è prolungato fino al 3 maggio.
  • Dal 4 maggio riaprono le scuole primarie e superiori per le classi che hanno esami quest’anno. È possibile poco dopo l’apertura anche di altri classi. Si raccomanda ogni istituto di cercare di creare gruppi ridotti di studio.
  • Non ci sarà un obbligo di mascherine, ma lo stato consiglierà fortemente a tutti i cittadini il loro utilizzi sui mezzi pubblici e nei negozi
  • Commercio al dettaglio e negozi con una superficie di vendita fino a 800 metri quadrati possono riaprire da lunedì 20 aprile. Indipendentemente dalla loro grandezza possono riaprire i rivenditori di auto, i rivenditori di biciclette e le librerie. Tutti possono ospitare un numero limitato di clienti all’interno.
  • I grandi eventi sono annullati fino al 31 agosto. Ogni regione deciderà però precisamente cosa si intende per grande eventi
  • Parrucchieri, massaggiatori, tatuatori e altri servizi dove la vicinanza fisica è imprescindibile possono riaprire dal 4 maggio a patto che siano rispettate tutte le norme igieniche.
  • Ristoranti, bar e pub rimangono chiusi fino a nuovo ordine.
  • Messe e riti religiosi in generale sono vietati fino a nuovi ordini.
  • Hotel aperti e disponibili solo se non per fini turistici

Ogni punto potrà essere poi valutato indipendentemente dai governatori dei 16 Länder.

Non ci sarà nessuna limitazione legata all’età dei cittadini.

Fonte: www.berlinomagazine.com

Angela Merkel spiega in modo chiaro ai tedeschi la correlazione tra indice di contagi e il rischio per la tenuta del sistema sanitario

 

FONTI

LAURA COSTANTIN

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Le TIGRI del Covid: 7 nuove soluzioni di aziende italiane per gestire in sicurezza la fase due

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Gli italiani stanno dimostrando un grande senso di responsabilità in questa emergenza e così stanno facendo le aziende che si stanno trasformando per trasformare la fase due in una grande opportunità di crescita.

Le TIGRI del Covid: 7 nuove soluzioni di aziende italiane per gestire in sicurezza la fase due

#1 Test per verifica positività da Coronavirus in 60 minuti (Diasorin)

La DiaSorin Group, azienda del vercellese, ha realizzato un kit di test molecolare che permetterà di effettuare 100mila controlli sulla presenza del Coronavirus in soli 60 minuti. Il sistema di test adottato dalle strutture di triage, consente di  le analisi senza dover entrare nelle strutture ospedaliere ma direttamente nelle tensostrutture poste all’esterno. Il risultato di questa tecnologia, che ha sfruttato una piattaforma pensata ai tempi dell’operazione Desert Storm (la Diasorin Group ha rilevato nel 2016 l’azienda americana che l’ha sviluppata), quando tutti i militari statunitensi furono tutti vaccinati contro l’antrace, è frutto del lavoro H24 di 25 ricercatori in collaborazione con lo Spallanzani di Roma e il San Matteo di Pavia italiane che in sole 8 settimane hanno portato a temine un lavoro che di solito impegna 12 mesi. Presto farsi un tampone potrebbe diventare un’attività fai da te, disponibile anche per il grande pubblico.

Leggi anche: 🔴 Pronto TEST per verifica positività da Coronavirus IN 60 MINUTI: l’Italia potrebbe seguire il modello Corea del Sud

#2 Kit diagnostico tracciato con la blockchain (EZ Lab e AB Analitica)

Dalla collaborazione di due aziende italiane, EZ Lab e AB Analitica, è già in commercio un kit che permette di analizzare in circa 3 ore fino a 100 campioni provenienti dai tamponi nasofaringei, in grado di estrarre l’RNA virale, amplificarlo e replicarlo in tempo reale per individuare l’eventuale presenza di infezione da Covid-19, e verificare fino a 400 campioni al giorno. L’innovazione di questo strumento garantisce agli operatori di laboratorio, tramite la semplice lettura di un QR Code posizionato sulla confezione, di essere in possesso di materiale a norma di legge e dalla provenienza certificata, grazie alla blockchain. Nel dettaglio il sistema di tracciabilità tramite blockchain fornito da EZ Lab sarà applicato sul kit diagnostico RQ-2019-nCoV, interamente progettato e prodotto all’interno di AB Analitica,  fornito ai laboratori del territorio che effettuano i test diagnostici e di screening.

Siamo soddisfatti di poter proseguire una partnership con AB Analitica che avevamo inaugurato già un anno fa, collaborando sui biomarcatori per la diagnostica personalizzata in ambito oncologico – afferma Massimo Morbiato, Ceo e fondatore di EZ Lab –. Andremo ad applicare la blockchain su tutti i kit, in modo che chi li acquisterà avrà la garanzia della loro provenienza. Mettiamo la nostra innovazione al servizio degli operatori sanitari per dare loro più sicurezza, in un momento in cui è ancora più necessario garantire materiale sanitario a norma“.

Fonte: industriaitaliana.it

#3 Test sierologici per la “patente immunitaria” (Diasorin)

I test sierologici mostrano chi ha gli anticorpi che sono in grado di impedire la proliferazione del virus per consentire di avere una patente di immunità e riprendere l’attività lavorativa senza correre rischi o farli correre ad altre persone che non hanno contratto il virus. Il merito è da iscrivere anche in questo caso a Diasorin Group che grazie agli studi condotti presso il Policlinico San Matteo di Pavia è in grado di fornire un test ad alto volume di processamento per rilevare la presenza di anticorpi in persone che sono state infettati dal Sars-CoV-2. I laboratori potranno processare fino a 170 campioni di sieri di pazienti ogni ora, con un livello minimo di intervento richiesto agli operatori del laboratorio. Il funzionamento prevede il prelievo di una goccia di sangue, inizialmente a chi è risultato positivo al Covid-19 e successivamente guarito dopo due test negativi, poi alle persone che hanno continuato a lavorare nel periodo di “lockdown”.

Il 21 Aprile la Regione Lombardia partirà con questo test nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, agli operatori sanitari e ai contagiati, mentre grazie ad un accordo tra il Sindaco Sala e l’università legata all’Ospedale Sacco nello stesso periodo verranno controllati 4000 dipendenti ATM essendo Milano esclusa dalla prima tornata di controlli.

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#4 La barella “bioingegnerizzata” per trasportare pazienti affetti da patologie contagiose (OMP Engineering)

La barella “bioingegnerizzata” è un sistema di trasporto aereo in biocontenimento, che consente sia di curare la persona affetta da patologie trasmissibili, sia di evitare la diffusione degli agenti patogeni e proteggere così personale sanitario e militare è stata prodotta dalla OMP Engineering di Vicenza. L’azienda da fine Anni ’90 è fornitrice di soluzioni “life support systems” e “solution provider” per l’esercito italiano, gli eserciti del Nord Europa e, più in generale, dell’area NATO. Il sistema A.T.Isol. è stata ad esempio utilizzata per il trasporto di un ragazzo italiano bloccato per due settimane a Wuhan a causa della febbre, riportato in patria dal nostro esercito.

Fonte: quifinanza.it

#5 La sanificazione degli ambienti grazie alla fotocatalisi (Idrobase)

Il sistema sperimentato da Idrobase, validato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, potrà consentire una rapida sanificazione senza che siti produttivi e uffici restino chiusi a causa del contagio. L’azienda padovana ha costruito un macchinario che genera elettroni in grado di “aspirare” l’aria e purificarla attraverso una reazione chimico-fisica di fotocatalisi che, sfruttando una sorgente di luce naturale o artificiale, permette di eliminare il 95% di virus, batteri e muffe presenti in un ambiente.

A causa dello stop degli impianti in Cina in seguito alla diffusione del Covid-19, ha deciso di sfruttare una tecnologia utilizzata anche dalla Nasa nei suoi laboratori e per rendersi utili in questa emergenza.

Fonte: quifinanza.it

#6 Il sistema di tracciamento per mettere in sicurezza chi lavora nelle aziende (Vetrya)

Vetrya, la società con base a Orvieto esperta nel settore tecnologico e informatico di servizi digitali, ha sviluppato un sistema in grado di tracciare gli spostamenti all’interno delle aziende. Ci si potrà avvalere di due modalità: l’utilizzo di un dispositivo Bluetooh indossabile oppure con l’app Pj20Tracer che monitora in tempo reale la distanza che c’è tra persone che lavorano all’interno dello stesso contesto lavorativo. L’A.D. Luca Tomassini ha assicurato che “non sarà effettuato alcun tracciamento di posizioni assolute di ogni singola persona all’interno dell’azienda ma le posizioni relative rispetto ad altri collaboratori” e quindi la privacy è garantita.

Per abilitare la tecnologia non sarà necessaria nessuna nuova infrastruttura e come riporta una nota di Vetrya, il funzionamento avviene in questo modo: “quando due o più dispositivi Bluetooth Pj20 Tracer e/o all’app Pj20 Tracer App si avvicinano al di sotto di una determinata distanza (ad esempio 1 metro) la persona sarà avvertita da un suono, una vibrazione o una segnalazione luminosa. La memoria del dispositivo e/o dell’applicazione smartphone registrano l’evento e, in caso di necessità, la piattaforma PJ20 mostra la mappa delle correlazione dei contatti.”

Fonte: firstonline.it

#7 L’app di tracciamento dei contatti approvata dal governo (Bending Spoons)

Il supercommissario Arcuri ha annunciato tramite ordinanza la softwarehouse vincitrice del bando di ricerca per la realizzazione dell’app utile a geolocalizzare i contatti affetti dal virus, si tratta di “Immuni” prodotta dalla milanese Bending Spoons assieme alla rete lombarda di poliambulatori del Centro Medico Santagostino e alla società di marketing di Milano Jakala, con il supporto di un partner pubblico.

La licenza dell’applicazione sarà concessa a titolo gratuito e come afferma Arcuri “verrà avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per progressivamente estendere la facoltà volontaria, ma speriamo massiccia dei nostri cittadini a sopportare e supportare questo sistema che ci serve a evitare che si possa replicare la drammatica fase precedente“. Oltre alle regioni verrà testata, senza obbligo, anche dai dipendenti del cavallino rampante negli stabilimenti di Modena e Maranello. Quando sarà disponibili per tutti, a Maggio, occorrerà un’adesione di almeno il 60% della popolazione per produrre risultati attendibili.

Il software per smartphone avrà due sezioni: una con il diario clinico evolutivo della persona e un’altra per il tracciamento dei contatti basata sulla tecnologia bluetooth: chi risultasse positivo al test di Sars-Cov-2 verrà poi interrogato dal medico, dotato di una sua versione della applicazione, sulla possibilità di sbloccare, ancora volontariamente, con un codice la lista dei contatti anonimizzati di chi ha incrociato per far arrivare una notifica a chi è a rischio contagio. Rimane solo l’ultimo avvallo della task force capitanata da Colao per partire con il test.

Fonte: corriere.it

FABIO MARCOMIN

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Vado avanti e indietro per la casa come un LEONE IN GABBIA

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Lo smoking nero mi veste a pennello.

Mi toglie dieci anni e almeno dieci chili. Avanzo disinvolto nella sala sapientemente illuminata, fumosa e affollata. Soppeso le fiches e penso a dove mettere a prova la mia fortuna. Sarà la roulette, che qui ha pure il doppio zero verde… o magari un black jack: ma non ho voglia di stare a contare le carte. La moquette è folta e morbidissima, sembra di fluttuarci sopra. O forse m’avranno drogato.

Sono assorto in questi gravi pensieri quando, al di là del bar affacciato sul mare illuminato da una luna vitrea, colgo fissarmi due splendidi occhi celesti. Ed è proprio uno di quegli, sguardi. C’è dentro provocazione, un’alchimia di dominazione e sottomissione. Non può restare non ricambiato. Ah, Macao, così corrotta. Qui si gioca d’azzardo con tutto e su tutti. Al gioco della seduzione non sono ammesse debolezze. Solo calcolo. Ed io, lucido nel mio smoking blu notte (strano. Pensavo fosse nero), sono una vera faina, uno che le ha già viste tutte, brillante fuori e marcio dentro. Ostento indifferenza dando la precedenza a un pelucco su una manica della mia giacca bianca (bianca, sì. E allora?) e scambio un cenno d’intesa con qualcuno mai visto prima. Calmo, m’avvicino con aria annoiata al bancone, pronto alla collaudata liturgia che precede l’intreccio selvaggio dei corpi. Lo smoking è di nuovo nero.

Neanche il tempo di ordinarmi un armagnac che quella magnifica creatura balza agile sul banco e, con sguardo predatorio, s’allunga muta fino a strusciare languidamente il suo viso al mio. Avverto la carezza d’una morbida peluria che non avevo notato, ma non mi scompongo.

È solo quando Seducciòn mi lecca il naso con alito fetido e lingua rasposa,

che inizio ad agitarmi e mi sveglio di colpo, ansimando come un mantice. È ancora buio. Donna Adelaide è sulla mia faccia e ha deciso che è l’ora delle sue coccole. Tutto il resto può andare affanculo, comprese le mie fantasie da James Bond con la frequenza di cambi d’abito della Carrà. Ammetto di non averla presa bene. Preferivo il sogno, e ammetto d’aver anche tentato di rientrarci. Ma niente.

Mentre dispenso a Donna Adelaide i suoi agognati grattini e il Benny mi fissa incuriosito – lui che ha appeso le palle al chiodo e certe mestizie più non patisce – cerco di mettere a fuoco il problema. Insomma, non sono più un ragazzino, tutto è sotto controllo, la domanda di ammissione alla Banda Barzotti è ancora lontana, ma è innegabile che questo isolamento forzato stia iniziando a farsi sentire anche ad altre latitudini.

Certo, mi sono tenuto aggiornato con la (ehm) formazione a distanza, ma i (ehm) convegni online dopo un po’ annoiano. E la traversata del deserto continuerà ancora. Bisogna pensare ad altro e in fretta. Concentrarsi su qualcosa di costruttivo e completamente asessuato. Alati pensieri.

Apro il cellulare per distrarmi con le notizie del giorno.

Coronavirus, coronavirus e coronavirus. Che palle. Infetti tot, guariti tot, deceduti tot, risorti uno. Ma insomma cos’è che non funziona, fermati tot, sanzionati tot, le solite cose. Poi salta fuori che due panda giganti dell’Ocean Zoo di Hong Kong, dopo dieci anni, hanno colto l’occasione della chiusura dello zoo per farsi la tanto sospirata trombata; che a Taranto due amanti, allontanatisi dalle rispettive abitazioni con la scusa di far spesa, sono stati pinzati nel parcheggio del supermercato a giocare a wurstel e patatina; idem a Erice, stesse circostanze, beccati che giocavano all’intubazione, versione COVID-19 dell’intramontabile gioco del dottore, ometto dettagli; che in Francia tiene banco la protesta delle lavoratrici del sesso che, pur avendo scelto – precisa l’articolo – di praticare “volontariamente” il mestiere più antico del mondo, e sono rimaste fregate da un virus ancora più antico del loro mestiere; e che il re di Thailandia è in isolamento in Baviera con venti concubine: un topo nel groviera!

Da lì è una valanga. Implacabili, gli algoritmi di google e dei social non fanno che ripropormi storie di sesso clandestino ai tempi del coronavirus. Consigli per ritrovare la passione in una coppia. Per gestire il calore degli animali domestici. Per rimediare alla calvizie (immancabile). Per tonificare i glutei. C’è da picchiare la testa contro il muro.

Forse dovrei farmi una doccia gelata per placare queste pulsioni ancestrali. L’ultima volta in cui ho fatto ricorso a questi mezzucci ero a militare, trent’anni fa, ed era anche peggio che essere forzati in casa con due gatti nevrastenici in un condominio di cariatidi e vecchi della montagna. Le tempie pulsano. Vado in cucina a bermi un caffè ed accendo la radio, che in quel momento sta inspiegabilmente passando una rassegna di lasciva musica brasiliana. Accendo la tv e ovviamente c’è l’immancabile documentario sul focoso accoppiamento delle manguste. E basta, cazzo!

Vado avanti e indietro per la casa come un leone in gabbia.

È notte fonda, ma di tornare a dormire non se ne parla. Le alternative sono due. O si tromba, e alla svelta, o si trova una qualche distrazione.

L’opzione uno non è concretamente percorribile. Nell’epoca che fu, il sesso metropolitano aveva i suoi rituali sociali. Over 40: aggancio all’aperitivo, fraseggio di circostanza, mangiamoci qualcosa in quel ristorante stellato, che belli i Navigli di sera, beviamoci ancora qualcosa, abito qui a due passi, ti mostro l’appartamento, esito: buca / mal di testa / sono appena uscito/a da una storia / domani lavoro sai / ci sentiamo. Under 40: chat, buca. Under 25: hey, buca. E per tutti la regola aurea: dopo il terzo mojito basta sia un bipede e che respiri, dal quinto in avanti è la mattanza dei tonni.

Superata la fase 1, che rischi correvi mai? Praticamente nessuno – a parte sifilide, clamidia, candida, epatite B e C, HIV, scolo, gonorrea, condiloma, herpes zoster, mononucleosi, congiuntivite e comunque, anche con tutte le precauzioni del caso, gli spiacevoli effetti collaterali dell’alitosi e del meteorismo incendiario congenito. Una passeggiata!

Un sogno, nell’epoca del COVID-19.

L’altro giorno al super, quella che in altri tempi avrebbe potuto essere la preda perfetta s’è avvicinata a 80 centimetri e quest’intimità m’ha mandato in acido. Che o-r-r-o-r-e solo l’idea di questo scambio di umori, oddio sto male.

Urge un rimedio, sono al limite della sopportazione. Ho deciso, scendo nel box e lavo la macchina. Se non altro, avrò per le mani un corpo solido, flessuoso e virus free. E pazienza se, al posto della solita strafiga insaponata delle foto sui calendari dei carrozzieri, ci sarà un avvocato cinquantenne sovrappeso e con sindrome delirante da isolamento, a contorcersi isterico sul cofano.

Oggi non c’è la bisca clandestina nell’appartamento degli Shaeffer. Butto un occhio dalla finestra e l’occhio si schianta di sotto. Tanto sono un personaggio inventato e me ne ricresce subito un altro. Il cortile è tranquillo, nessuno in giro. Neanche il corriere dell’erba della Petting e – ahimè, ci sono cadute – delle un tempo ineccepibili vedove Speranza. Via libera.

M’infilo una muta da sub che mi fa sembrare un insaccato andato a male, ma non voglio infradiciarmi. Il neoprene, inoltre, obbliga ad un controllo ferreo dei pensieri impuri. È l’ideale. Scendo furtivo ai garage. M’accingo ad aprire cautamente la saracinesca. La so lì ad aspettarmi, languida e sinuosa. Alcuni punti di ruggine rivelano torbidi del passato e ti fanno pensare con rimpianto all’antitetanica, che tempi meravigliosi. M’immagino il muso della Jaguar E-Type oscenamente proteso, le curve morbide dei parafanghi posteriori e quel codino stretto che…

Tento d’inserire la chiave nella basculante,

parola normalmente innocua ma che ora evoca tutt’altro, con buona pace della mia muta da sub. Amara allegoria di quest’ora oscura, la chiave non entra. Arretro d’un passo e constato due cose: a) non è il mio box e b) da sotto la cler, una luce si spegne improvvisamente.

M’inchiodo sul posto. Nessun rumore. Nessun movimento. Mah… Trovo il mio garage e apro cautamente la serranda. Ogni tanto fa lo scherzetto di fare uno scatto repentino, c’è una molla mezza marcia che dovrei sostituire. Ma ci sto attento e non produco alcun rumore.

Prendo su il secchio e m’avvio felpato al rubinetto, situato all’angolo dei due bracci dei garage. Potrei sbagliarmi ma giurerei d’aver visto spegnersi di colpo delle luci in almeno altri due box dell’altro braccio. Qua c’è maretta, cazzo!

Sono paralizzato dall’indecisione.

Il controllato avvocato meneghino s’imporrebbe di defilarsi alla svelta, ma l’uomo di Cro-Magnon che s’è impossessato delle mie membra è un gavettone di adrenalina. Il neoprene frustra il titanico sforzo di dominare i turpi pensieri. È estremamente imbarazzante. Opto per un ripiego tattico ma, mentre mi dirigo verso le scale, vedo aprirsi dall’interno un box nel corsello perpendicolare. Corro a nascondermi nel mio box tenendo d’occhio le scale. Scorgo avvicinarsi i coniugi Bortoli della scala D, due o tre figli piccoli. Lei è in uniforme da vigile urbano e lui in mutande e canottiera. Giurerei che, messi i figli a letto, sono andati nel garage a fare la scenetta in cui lui è in macchina, lei lo ferma per multarlo, lui se la sbatte sul cofano. Sto regredendo nella scala evolutiva.

Dal garage di fianco al mio, quello che avevo tentato di aprire per errore, quello della (tutt’altro che) impenetrabile dottoressa Morelli, arrivano nitidi ansimi inequivocabili, e non giurerei che si tratti soltanto di due persone. Da quello di fronte giunge soffocato il cigolio delle sospensioni. Sento uno scalpiccìo nell’altra ala. No cazzo, non è possibile. Sono venuto qua a cercare di calmarmi e sono circondato da ogni sorta di turpitudine -che non posso impedirmi dall’immaginare a tinte vivissime- mentre io ho un solo, affannoso, pulsante, insopprimibile pensiero in testa.

Sudore palustre.

La sola idea che qualcuno possa vedermi aggirarmi di notte così conciato, con una muta da sub parlante, mi fa impazzire dalla vergogna. Mi sento il Pacciani della situazione. Bisogna che me ne vada e alla svelta. Cerco di chiudere la serranda facendo il minimo rumore. Ci sono quasi riuscito, quando quella cazzo di molla scatta, la cler mi centra in pieno mento e mi spinge indietro fino a sbattere la testa contro la serranda del box di fronte.

Per lo schianto, l’antifurto sballato della Jaguar inizia a strombazzare e lampeggiare dritto su di me, sulla mia tuta di neoprene e su tutti i miei turpi pensieri in bella vista. Prima di perdere i sensi, sono quasi certo d’aver sentito qualcuno biasimare le mie tendenze sadomaso.

Mi sveglio in un ambiente illuminato, scrutato senza empatica da due profondissimi occhi verdi.

Non sapevo che il personale delle ambulanze potesse essere così sensuale, né sapevo che avessero uniformi nere. Qualcuno si china sul mio viso per controllare la sclera e mi lecca un occhio con lingua rasposa.

Ma che… mi risveglio di botto.

Sopra le coperte c’è il Benny che fa le fusa: è il suo turno di molestarmi. È giorno fatto. Scoppio a ridere come un pirla e avverto un profondo senso di sollievo. Era solo un incubo, un incubo concentrico. Pensavo d’essermi svegliato dopo il sogno di Macao e invece no, non era vero niente! Non ho perso la faccia davanti a nessuno! Sono diventato un personaggio di Inception… pazzesco. Te guarda la mente che scherzi che fa.

Completamente rincoglionito da questa notte tormentosa, corro a far pipì con gli occhi chiusi continuando a ridacchiare tra me e me.  Ma è ormai  troppo tardi. La tuta di neoprene ha la cerniera sul retro.

ANDREA BULLO

Altre storie dalla quarantena di Andrea Bullo:
Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA
Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE
Il Porconauta
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I CARBONARI della Quarantena
Addio, RENO
VILE ATTENTATO
L’erba del vicino

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Mike Bongiorno, Demetrio Stratos… 7 VIE di Milano tributo a contemporanei che forse non sai localizzare

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Dubai, Milano

La toponomastica e l’odonomastica di Milano, negli ultimi anni, sono particolarmente in fermento. Aree cittadine del tutto nuove sono sorte velocemente, vecchi quartieri hanno ripreso vita e, nel contempo, nomi illustri della storia contemporanea italiana ci hanno lasciato. Personaggi, dei più svariati campi, tutti meritevoli di un riconoscimento.
A finire su una targa, Demetrio Stratos, Mike Bongiorno, Moratti e tanti altri.


Mike Bongiorno, Demetrio Stratos… 7 VIE di Milano tributo a contemporanei che forse non sai localizzare


Cosa dice la legge

La legge n. 1188/1927 prevede che l’intitolazione di nuove strade e piazze pubbliche, la variazione del nome di quelle già esistenti, nonché l’approvazione di targhe e monumenti commemorativi a persone decedute da oltre dieci anni, può avvenire soltanto previa autorizzazione del Prefetto.

Invece, per le intitolazioni a persone decedute da meno di dieci anni che si siano distinte per particolari benemerenze, è consentita, a norma dell’articolo 4 della legge appena citata, la deroga da parte del Ministero dell’Interno al divieto posto dagli art. 2 e 3.

I 7 riconoscimenti della contemporaneità

1# Via Mike Bongiorno

via mike bongiorno

E’ la via pedonale parallela a Viale della Liberazione, che collega Porta Nuova a Repubblica e che passa attraverso i grattacieli della nuova area. Il presentatore, che ha sempre avuto Milano nel cuore è scomparso nel 2009.


2# Giardino Franca Rame

giardino franca rame

Realizzato nel 2004, è un giardino di oltre 51mila metro quadrati, progettato con spazi di ricreazione, percorsi, giochi per bambini, campi da bocce, un pergolato, un’area cani e architetture verdi. L’attrice teatrale, drammaturga e politica è scomparsa nel 2013.


3# Piazza Gae Aulenti


E’ una piazza circolare sopraelevata, rialzata di 6 metri rispetto al livello della strada, con un diametro di di 100 metri. Situata nel Centro Direzionale di Milano, è stata premiata dal Landscape Institute come una delle piazze più belle del mondo. La piazza è stata progettata dall’architetto argentino César Pelli, ma dedicata alla designer e architetta, scomparsa nel 2012.

Dubai, Milano


4# Via Demetrio Stratos

Dedicata alla voce degli Area, una delle più famose band progressive rock italiane, è la via più lunga del Parco CityLife. Stratos, cantante, polistrumentista e ricercatore musicale, era di origine greche, ma milanese di adozione, ed è scomparso nel 1979.


5# Piazzale Angelo Moratti

moratti milano
1966–67 Serie A – AC Mantova v Inter Milan – Gian Marco, Massimo and Angelo Moratti

Di fronte agli ingressi dello stadio Meazza, questo ampio spazio è intitolato al presidente dell’Inter dal 1955 al 1968. Protagonista dell’economia milanese e italiana, è scomparso nel 1981.

Credit Il Giorno


6# Ponte Alda Merini

alda merini navigli

E’ il ponte più celebre del Naviglio Grande, all’altezza di via Corsico, costruito negli anni 30. Da pochi mesi è dedicato alla poetessa, scrittrice e aforista Alda Merini, che viveva proprio di fronte.


7# Via Carlo Maria Martini

cardinal martini
MILANO 22 Mag 1983 – VISITA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II, KAROL WOJITILA A MILANO

Via dell’Arcivescovado, la strada che costeggia il palazzo arcivescovile fra Piazza Duomo e Piazza Fontana, ha cambiato nome in Via Carlo Maria Martini per volontà dell’amministrazione comunale nel 2016. Il cardinale Martini, che ha guidato la Chiesa ambrosiana dal 1979 al 2002 con grande dedizione, è scomparso nel 2012.


Per chi vuole Milano sul frigo

Emanuele Mantovani, artista milanese, come professione riproduce in miniatura le targhe delle vie, dei corsi e delle piazze di Milano, trasformandole in calamite da collezione. Nel suo laboratorio di via Giordano Bruno realizza la sua “opera di cristallizzazione della città” perpetuando la memoria della Milano che è e che fu.


Le prossime titolazioni papabili

Umberto Eco, Dario Fo, Bettino Craxi, Umberto Veronesi, Bernardo Caprotti…
E voi a chi la dedichereste una targa?

BARBARA VOLPINI

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10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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🔴 Dati 16 aprile. Lombardia: forte calo dei ricoveri, stabili contagi (+941) e decessi (+231). Milano migliora

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Foto: Andrea Cherchi (c)

16 aprile 2020. Situazione stabilmente positiva anche se “siamo ancora in stato di epidemia”, dichiara il vicepresidente Fabrizio Sala. Dopo quattro giorni i contagi tornano a crescere a +941 dai +827 di ieri, ma considerando l’incremento di tamponi (quota record di 10.706) si tratta di una notizia positiva.

Lieve calo per i decessi: 231 (ieri erano stati 235)

Dagli ospedali. Sensibile miglioramento negli ospedali. Le persone ricoverate diminuiscono di 687 (ieri erano diminuite di 34). Altri 42 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 48). In 541 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati in 34).

Situazione delle province. Prosegue il miglioramento a Milano: nell’area metropolitana i nuovi contagi risalgono a +277 (ieri +325) e in città a +102 (ieri +144).

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
16/4: +941 (+1,5%)
Totale: 63.094

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
Totale: 11.608

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
Totale: 14.952

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
Totale: 6.160

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 Sala contro le 4D di Regione Lombardia: “Sono solo SLOGAN!”. Si aggrava la frattura tra Milano e Lombardia

 

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Il coronavirus me l’ha portato via. La sua passione politica vivrà con me

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Mi ritorna in mente l’ultimo momento con lui. Due mesi fa, la sua solita risata, l’abbraccio forte ma forse non abbastanza, la mia promessa non mantenuta di rivederci dopo qualche settimana a causa del “lockdown”.

Il coronavirus me l’ha portato via, ma la sua passione politica mi sarà da esempio

# Il ricordo di mio nonno, dalle sponde del Fiume Po, una testimonianza che non avrei mai voluto raccontare

Ricordo una persona dall’animo gentile, discreta nella sua presenza, autoironica, dalla battuta dissacrante a smorzare anche le situazioni più drammatiche, sempre disponibile con me e miei fratelli. Il legame con lui era speciale, forse perché ci somigliavamo sotto tanti aspetti sia caratteriali che nel modo di vedere la vita. Tifoso nerazzurro da sempre, una passione condivisa, ha visto la Grande di Inter di Helenio Herrera e ha vissuto con me il Triplete di Mourinho.

L’altra sua passione era la politica, quella locale del piccolo paese, intesa come servizio alla comunità: Sindaco in due paesi del Polesine, nel Veneto più povero, Canaro e Occhiobello dove è ancora ricordato per il suo impegno disinteressato. Il Comune di Occhiobello, noto alla cronache come luogo in cui nel ’51 il Fiume Po ha rotto gli argini causando la più grande alluvione dell’epoca contemporanea in Italia, è anche quello dove mio nonno ha trascorso quasi tutta la sua vita e dove il suo impegno politico e sociale è stato attivo fino a che la “malattia che porta a dimenticare le cose quotidiane” ha preso il sopravvento. Questo era mio nonno, ora non c’è più.

Ricoverato per una brutta caduta e poi contagiato dal coronavirus nell’ennesimo focolaio ospedaliero, di cui nessuno era conoscenza, è stato trasferito in un centro covid-19 dove ieri è venuto a mancare dopo quasi un mese senza la visita di un famigliare. La lontananza da rispettare dovuta alle misure di prevenzione imposte agli ospedali non ci hanno consentito nemmeno di seguire l’ambulanza al momento del ricovero e a causa del “lockdown” vivendo in Lombardia non potrò accompagnarlo nel suo ultimo viaggio in Veneto: la sensazione di abbandono che mio nonno avrà provato nei suoi momenti di lucidità, l’impossibilità di fargli avere non solo la nostra presenza ma nemmeno qualche “straccio” in più di quei pochi avuti con sé al momento del trasporto in ambulanza è straziante.

# La necessità di nuova responsabilità politica

Il dito puntato dai politicanti contro noi cittadini è inaccettabile e insopportabile, a fronte di una loro totale irresponsabilità nel preservare la salute delle persone più fragili e degli operatori sanitari impegnati in uno sforzo sovrumano senza protezioni, nell’incapacità di pensare ai sentimenti negati di famiglie che non hanno più notizie dei loro cari ricoverati fino al giorno della loro dipartita. Non riuscirò a mettermi il cuore in pace finché non avrò profuso ogni sforzo per contribuire a cambiare il paradigma di una politica che ha smarrito la bussola e lasciato gli uomini soli a combattere disarmati contro le stesse istituzioni che dovrebbero esser al loro fianco.

Lo devo ancor di più oggi per onorare le memoria di mio nonno, a tutti coloro a cui è stata tolta la dignità di morire circondati dai loro affetti e a tutte le famiglie allontanate dai loro cari negli ultimi giorni della loro vita.

FABIO MARCOMIN

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I 5 BUCHI NERI della sanità lombarda che potrebbero avere favorito il coronavirus

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Foto: Andrea Cherchi (c)

11.377 morti al 15 aprile. Un numero colossale: oltre la metà dei morti in Italia sono in Lombardia. Per capirci sono morte in Lombardia tante persone quante quasi in tutta la Gran Bretagna e quattro volte di più che in Germania o in Cina, nonostante che i suoi abitanti siano di molto inferiori. Con un lockdown totale la Lombardia ha avuto finora 10 volte i morti che ci sono stati in Svezia che non ha fatto il lockdown (1.200).

La Lombardia è ad oggi la zona al mondo dove si concentra il più alto numero di vittime con un tasso di mortalità agghiacciante. Alla domanda: perchè è capitato proprio qui? nella conferenza del 15 aprile l’assessore Caparini ha trovato questa motivazione: perchè la Lombardia è un luogo a grande traffico di commercio. Ma è proprio così? Noi crediamo che invece bisognerebbe assumersi la responsabilità di individuare cause legate a quello che si è fatto o non si è fatto di diverso nella nostra Regione.

In questa tragedia si evidenziano infatti almeno 5 buchi neri della gestione della sanità lombarda nell’affrontare l’emergenza, che se coperti avrebbero limitato sensibilmente i danni e forse consentito a centinaia, se non migliaia, di anziani di essere ancora in vita.

I 5 BUCHI NERI della sanità lombarda che potrebbero avere favorito il coronavirus

#1 Delibera sullo spostamento di malati COVID dagli ospedali alle RSA

8 marzo. La delibera emanata dalla Regione Lombardia: “a fronte della necessità di liberare rapidamente posti letto di Terapia Intensiva e Sub Intensiva e in regime di ricovero ordinario degli ospedali per acuti, occorre mettere a disposizione del Sistema Regionale i posti letto delle “Cure extra ospedaliere”: “l’individuazione da parte delle ATS di strutture autonome dal punto di vista strutturale (padiglione separato dagli altri o struttura fisicamente indipendente) e dal punto di vista organizzativo, sia di strutture non inserite nella rete dell’emergenza urgenza e POT, sia di strutture della rete sociosanitaria (ad esempio RSA) da dedicare all’assistenza a bassa intensità dei pazienti COVID positivi.

Un’ulteriore delibera datata 30 marzo  in merito alla gestione dei malati nelle RSA, RSD e case di riposo con lievi sintomi influenzali o positivi al covid con discrete condizioni di salute prevede “la semplice misura della saturazione periferica di ossigeno e nel caso di bassa saturazione e presenza di situazioni di precedente fragilità nonché presenza di più comorbilità, è opportuno che le cure vengano prestate presso la stessa struttura per evitare ulteriori rischi di peggioramento dovuti al trasporto e all’attesa in Pronto Soccorso”, rischi non previsti in precedenza.

La conseguenze di tale delibere, abbinata all’assenza di dispositivi di protezione individuale per medici, infermieri e malati avrebbe favorito la diffusione del virus e l’alto numero di decessi, in quanto essendo le residenze “abitate” da persone anziane ed affette da più patologie sono i luoghi in cui vive la categoria di popolazione più fragile.

Cosa avrebbe potuto evitare la strage dei nostri anziani?
L’indicazione mancante negli atti regionali, forse ancora più grave di quanto prescritto, è quella che avrebbe consentito di trasferire tutte le persone anziane non gravi dagli ospedali e dalla RSA a domicilio e/o in strutture apposite separate. All’estero, abbiamo numerosi esempi, uno fra tutti quello di Dotmund dove il Westfalen Stadion è stato trasformato in un ospedale da campo e l’area della tribuna Nord un centro di trattamento per valutare la gravità del virus e decidere se il paziente può continuare ad essere curato in regime ambulatoriale o ha bisogno di cure ospedaliere.

Non è stata disposta inoltre una strategia per evitare i contagi intrafamigliari tramite la gestione di quarantene specifiche per i malati intrafamigliari. Per rimanere a Milano, tarda ancora la distribuzione dei malati in strutture aperte per la quarantena come l’Hotel Michelangelo in funzione da quasi un mese e che al momento, come afferma l’assessore Maran, “vede poco più di 100 persone: circa 60 appartenenti alle forze dell’ordine, una decina di casi segnalati per motivi sociali e una quarantina di persone dimesse dagli ospedali”.

Fonti:
DELIBERAZIONE N° XI / 2906 Seduta del 08/03/2020
DELIBERAZIONE N° XI / 3018 Seduta del 30/03/2020

#2 Persone a rischio COVID portate in ospedale in ambulanza ma, se risultate positive al tampone,  se non sono gravi devono tornare a casa con mezzi propri o mezzi pubblici

Problemi anche sul trasporto a casa per trascorrere la quarantena di pazienti trovati positivi al virus, i quali si sono dovuto organizzare per conto proprio anche utilizzando i servizi di trasporto pubblico e favorendo la diffusione del contagio. Come ha riportato una lettrice di TGcom24, portata in ambulanza al Sacco perché positiva al Covid-19, dopo la visita e successive dimissioni è stata rimbalzata più volte da Croce Rossa, 118 e 113 dopo che gli inservienti dell’Ospedale le hanno riferito che le disposizioni regionali prevedono l’accompagnamento presso la propria abitazione solo per i malati dimessi dopo un ricovero e non anche per chi registra pochi sintomi. Solo a seguito di proteste contro la polizia un’ambulanza si è resa disponibile al trasporto, ma in altre situazioni i contagiati hanno potuto prendere solo i mezzi di trasporto pubblico.

Un estratto della lettera: “Chiami il 118”. L’ho fatto, ma l’operatore mi ha risposto che la mia non era un’emergenza sanitaria: “Torni a casa con mezzi propri: si faccia dare un passaggio da un amico o un parente, oppure prenda i mezzi pubblici”.

Fonte: Tgcom24

Cosa avrebbe potuto evitare contagi di persone positive fatte uscire dagli ospedali con mezzi propri o mezzi pubblici?
Predisporre nei protocolli l’uso di ambulanza per il rientro a casa per tutti i positivi al COVID insieme alla verifica del loro isolamento intrafamigliare.

#3 No tamponi: contagi incontrollati e no strategia dell’isolamento

Sul fronte tamponi si è registrata un’altra mancanza nella gestione del sistema sanitario in quanto come riportano diversi operatori di case di riposo: “la situazione sta diventando pesante. Gli infermieri presenti sono meno della metà, stanno facendo molta fatica e turni molto faticosi. Ci sono diversi operatori sanitari positivi al virus, è difficile coprire i turni e lavorare in maniera adeguata“, racconta. Inoltre la positività è difficile verificarla attraverso i tamponi perché in realtà non arrivano quasi mai presso le strutture e “infemieri e Oss non sono mai stati sottoposti al test e le precauzioni non sono mai state prese e non vengono tuttora prese” e anzi se presentano febbre e difficoltà respiratorie vengono solamente sospesi provvisoriamente dal lavoro.

La mancata verifica della positività e nessuna strategia di isolamento in quarantena, possibile appunto utilizzando luoghi chiusi per il lockdown come stadi, palestre, hotel, anche per i positivi con pochi sintomi, ha favorito una diffusione incontrollata del virus sopratutto in RSA e case di riposo con conseguenze di un alto numero di decessi.

Fonte: Milanotoday

Cosa avrebbe potuto evitare la diffusione incontrollata dei contagi?
Mettere al centro della strategia l’individuazione e l’isolamento dei contagiati, impiegando le forze dell’ordine per tracciare i loro ultimi contatti, così come accade in Germania o in Corea del Sud.

#4 No servizio di assistenza per i parenti dei ricoverati

Uno degli effetti collaterali più tragici della gestione dell’emergenza è nella necessaria separazione dei malati COVID dalle loro famiglie. Morire da soli e non avere più notizie dei propri cari rende ancora più tragico il dramma dei decessi COVID.

Sono molte le testimonianze di anziani portati in ospedali di cui non si sa più niente o di compagni di vita lasciati a casa in quarantena obbligatoria anche se non positivi e magari non autosufficienti, i quali non possono essere assistiti dai parenti per evitare al loro volta il contagio così si crea un limbo che mette in evidenza un vuoto organizzativo. I servizi per gli anziani ci sono, ma sono prestati da volontari ed addetti che comunque non hanno competenze e dispositivi per assistere le persone che non possono essere autosufficienti.

Cosa avrebbe potuto aiutare ad avere più prossimità umana tra malati e loro cari?
Bisognava creare un protocollo di assistenza a distanza per assicurare che le famiglie potessero avere informazioni e contatti anche virtuali con i loro cari, invece di vederli finire in un buco nero di totale assenza, in molti casi, di informazioni.

#5 No messa in sicurezza di medici e di malati tra di loro: a distanza di 50 giorni dall’inizio dell’emergenza RSA e ospedali sono ancora luogo di contagio

La magistratura è già partita per accertare la responsabilità dei contagi e decessi nelle RSA e negli ospedali, che potrebbero essere stati aggravati anche dalla carenza di dispositivi di protezione per gli inservienti e malati. In un video riportato da Milano Today un operatore ha assicurato che “In tutto questo tempo le procedure messe in atto da regione e Ats sono state scarse e sono arrivate in ritardo. Le mascherine agli operatori sono state date a metà marzo, una per turno” e comunque le mascherine chirurgiche risultano pressoché inutili perché “Con quelle possiamo evitare di contagiare noi le persone che ci stanno di fronte, colleghi e ospiti, ma noi chiaramente possiamo essere contagiati dai pazienti“.

A questo si aggiunge la denuncia del presidente dell’Uneba Lombardia, che raggruppa oltre 400 case di riposo lombarde “In molte case di riposo lombarde ancora si aspettano le mascherine. C’è chi ha provato a ordinarle senza aspettare la Regione e la Protezione civile. È riuscito a ottenerle camuffando l’ordine d’acquisto e la bolla di accompagnamento per evitare il sequestro e i controlli in dogana!

In alcuni casi manca addirittura i termometri, gli strumenti principali per evidenziare i sintomi principali della malattia: “C’è una notevole mancanza di strumenti, da noi scarseggiano anche i termometri – sottolinea l’operatore -. Noi siamo forniti di un termometro, a volte anche non funzionante, e ci dobbiamo attrezzare personalmente, con qualcuno che lo porta da casa“.

Fonti:
MilanoToday
Vita.it

Cosa si sarebbe dovuto fare?
Invece di focalizzare come priorità di azione quella del confinamento a casa di tutti i cittadini che ha portato a concentrare tutti gli sforzi delle forze dell’ordine per controllare gli spostamenti delle persone, si sarebbe dovuto seguire l’esempio di altri paesi che hanno messo al centro l’individuazione e l’isolamento dei contagiati e la messa in sicurezza dei luoghi a rischio, anche attraverso l’uso delle forze dell’ordine. Si sapeva fin dall’inizio che si trattava di una patologia particolarmente pericolosa per le persone più anziane e più fragili. La mancanza di una strategia che avesse avuto la priorità di mettere in sicurezza RSA, medici e ospedali fin dalle prime avvisaglie epidemiche potrebbe essere costato carissimo.

# Una soluzione necessaria per il futuro: una nuova sanità milanese

Le somme si tireranno alla fine, ma già ora è possibile capire come una gestione della sanità autonoma in capo a Milano avrebbe potuto produrre risultati differenti.

  • Un primo fattore di vantaggio nel gestire l’emergenza in un territorio più ristretto e con un’alta densità abitativa sarebbe stato un coordinamento più rapido e produttivo tra le ATS, le RSA e il relativo approvvigionamento di materiale sanitario di protezione e di verifica del virus, tamponi e test di vario tipo.
  • Un secondo fattore riguarda la vicinanza dell’ente amministrativo alla popolazione: avrebbe determinato un maggiore controllo e una diversa sensibilità, riducendo la pura logica dei numeri e andando più a fondo nelle situazioni personali. L’apertura dell’Hotel Michelangelo per ospitare persone obbligate alla quarantena è un segnale, seppur minimo, di quanto avrebbe potuto fare Milano: se fosse stata autonoma avrebbe potuto disporre subito il trasferimento dei malati non gravi in strutture di questo tipo, cosa che ad oggi è in capo alla Regione Lombardia che infatti non sfruttato questa opportunità.

Emblematica è l’ultima vicenda dello scontro tra Comune e Regione sui test per l’immunità, in cui l’ente governato da Fontana ha escluso il capoluogo lombardo dalla lista delle prime province interessate alla verifica della presenza di anticorpi nei suoi cittadini, per la quale il Sindaco si è visto costretto a sottoscrivere un accordo parallelo con l’Ospedale Sacco per certificare la patente immunitaria sui dipendenti ATM.

Leggi anche: Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

FABIO MARCOMIN

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🔴 Sala nominato alla guida della TASK FORCE del C40 per rilanciare le città del mondo

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Il sindaco di Milano è stato scelto da sindaci del network internazionale delle metropoli C40 per guidare la “Global Mayors COVID-19 Recovery Task Force“, con l’obbiettivo di stabilire le modalità di ripresa post emergenza coronavirus “che permetta ai cittadini di tornare a lavorare, evitando al contempo che il degrado climatico generi una crisi ancora più grave in grado di arrestare l’economia globale e di minacciare la vita e la capacità di sostentamento delle persone“. Il confronto verterà principalmente sull’utilizzo degli investimenti pubblici nella ripresa per creare una “nuova normalità” per le economie cittadine con alcuni punti fermi: eliminazione inquinamento e povertà, miglioramento della salute pubblica e aumento della resilienza agli shock. Un nuovo ruolo da leader Milano nel mondo?

🔴 Sala nominato alla guida della TASK FORCE del C40 per rilanciare le città del mondo

Per coordinare un’azione congiunta di rilancio per le metropoli mondiali e per ritrovare una nuova leadership internazionale della città

Il presidente della task force del C40 sul post covid-19 coordinerà il lavoro dei rappresentanti di 40 tra le più importanti capitali e metropoli distribuite tra 25 Paesi, tra le quali Londra, Parigi, Los Angeles, Dubai, Berlino, New York, per condividere le competenze per la protezione dei cittadini implementate durante la crisi pandemica. Il presidente del Board di C40, Michael Bloomberg (sindaco di New York dal 2002 al 2013), sta mettendo a disposizione risorse per le città di C40 attraverso la Partnership for Healthy Cities e sta includendo i sindaci C40 nella Bloomberg Harvard Local Coronavirus Response Initiative e collaboreranno con i sindaci una rete di economisti, imprese, città, sindacati e giovani.

Nell’immediato la nostra priorità è proteggere la salute dei nostri cittadini e superare la pandemia. Tuttavia, mentre affrontiamo i devastanti effetti quotidiani di una crisi senza precedenti, dobbiamo anche guardare a come proteggeremo i nostri cittadini in futuro – ha spiegato Sala, che è anche vicepresidente di C40 -. E’ nostra responsabilità di sindaci garantire che costruiremo solide fondamenta così che le nostre città possano apparire come luoghi più sani, equi e sostenibili in cui vivere“.

Milano che guida il network delle più importanti città del mondo, per la rinascita dopo l’emergenza globale, potrà essere un primo banco di prova per rinnovare il ruolo di locomotiva d’Italia e porta d’Europa, sperimentando una leadership internazionale a lungo assente e sarà utile per capire se e come possa ritornare “the place to be” di Expo2015.

Fonte: repubblica.it

FABIO MARCOMIN

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“Napoli TAX-FREE per tutto il 2020”. Ora la palla passa a Sala

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Fonte: Virgilio.it

Di fronte all’inerzia del Governo o meglio al timido aiuto riservato a cittadini e contribuenti sotto forma di sussidi e prestiti agevolati ancora da ricevere e il rinvio nel pagamento di imposte e contributi previdenziali, il Sindaco di Napoli de Magistris è andato oltre cancellando le tasse comunali per tutto il 2020.

De Magistris “Napoli Tax-Free per tutto il 2020”. Milano cosa aspetta?

Il sindaco del capoluogo campano aveva già avanzato l’idea di una città stato, ora fa uno scatto in avanti per far ripartire la sua città

De Magistris ha firmato “La delibera NapoliRiparte” che “mira a tamponare l’impatto della crisi sul tessuto produttivo locale con tutte le misure espansive possibili per far riaprire i battenti all’intero sistema produttivo, dai servizi turistici all’attività alberghiera, dalla ristorazione all’artigianato. Settori spesso caratterizzati da un’economia informale che nessun aiuto di Stato potrà intercettare”.

Nello specifico ai contribuenti non verranno richiesti i tributi previsti di Tari, Imu, Cosap, con l’obbligo per i titolari di attività quali commercianti, artigiani, operatori turistici e culturali di non licenziare i dipendenti operativi prima della chiusura. L’impegno finanziario è di 600 milioni di euro e per coprire questa misura l’amministrazione partenopea, come afferma il primo cittadino, “ha già provveduto a richiedere il ristoro, da parte del governo, di risorse finanziarie equivalenti” essendo la casse comunale pesantemente indebitate con il passivo previsto vicino ai 2,5 milioni di euro.

Altre azioni in valutazione sono “un tavolo di lavoro con le associazioni dei proprietari immobiliari allo scopo del contenimento del costo degli affitti sui locali commerciali” mentre “i dipendenti comunali continueranno a lavorare quasi tutti da casa, ad eccezione di quelle mansioni che non possono essere espletate nella propria abitazione” ed è previsto “un premio, una sorta di tredicesima di fine emergenza, per tutte quelle lavoratrici e lavoratori del Comune e delle aziende partecipate che hanno lavorato costantemente in strada o in ufficio senza mai mollare

Fonte: ItaliaOggi

# Ora la palla passa a Sala: prenderà esempio da Napoli per dare un segnale forte al Governo e Regione

Di occasioni in cui si è detto “ora o mai più” ne sono passate tante, situazioni in cui chiedere più poteri, soprattutto in questa emergenza dove si è capito sin da subito che Governo e Regione erano troppo distanti e impegnati a coordinare un’area troppo vasta e eterogenea da garantire misure efficaci e sufficienti a tutelare la salute e l’economia dei cittadini.

Decidere di cancellare le tasse per un intero anno è una misura coraggiosa anche perché fatta senza attendere il sì del Governo sulla copertura a ristoro, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, e a chi potrebbe obbiettare che è facile aggiungere del debito a quello già enorme del comune napoletano ricordiamo che le casse di Milano hanno passività almeno doppie. Tutti i comuni italiani sono indebitati, sia quelli virtuosi che quelli meno rispettosi delle regole, principalmente per la difficoltà di una gestione autonoma locale di competenze e risorse causata da un decentramento inesistente.

Sala deve scegliere se essere un po’ meno meneghino nei confronti di Stato e Regione, in primis prendendo esempio da Napoli, poi avanzando senza esitazioni la richiesta di riconoscimento dello status di città autonoma, giustificato dalla condizione di emergenza che porterà a fine anno ad avere un bilancio disastroso, complice la forte riduzione ad esempio di entrate da tassa di soggiorno e biglietti dei mezzi pubblici. L’alternativa è muoversi un passo alla volta è restare sempre al servizio di tutti. Rivendicando qualche pretesa ogni tanto non basta più. Almeno non a Milano.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Sala contro le 4D di Regione Lombardia: “Sono solo SLOGAN!”. Si aggrava la frattura tra Milano e Lombardia

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Il sindaco è apparso molto risoluto stamattina nel suo consueto messaggio ai cittadini dal suo profilo facebook.

“Voi vi ricordate gli sguardi terrei nella conferenza stampa di commento dei numeri e l’allarme su Milano?” dice il sindaco, facendo riferimento ai giorni di Pasqua e alla preoccupazione manifestata da Fontana, dal suo vice Fabrizio Sala e dall’assessore al Welfare Gallera sul comportamento dei milanesi. Aggiunge poi che Regione ha voluto tenere chiuse le librerie, nonostante l’apertura arrivata da Roma, per paura di far circolare troppa gente in Lombardia.

E poi, all’improvviso, il cambio di strategia.

Si chiede Beppe Sala: “Cosa è successo ieri? Lascio ad ognuno di voi le vostre riflessioni. La mia idea è che ieri mattina Salvini ha detto: gli Italiani sono stufi di stare in casa, riapriamo! E Regione Lombardia ha eseguito”.

L’ira di Sala non è sull’ipotesi di riaprire, ma sull’assenza – a suo dire – di una strategia per farlo in maniera responsabile. “Ho passato la mia vita a costruire le cose che ho fatto, più o meno bene, pianificando. Non me la sono mai cavata con slogan. E le 4 D sono uno slogan”.

Le 4 domande di Sala sulla strategia di riapertura della Regione

Conclude con 4 domande a Regione Lombardia per sulle fantomatiche 4D. Eccole:

DISTANZA: – Come faremo con ATM e con Trenord a garantire la distanza per i passeggeri?

DISPOSITIVI – Verranno fornite le mascherine o andranno bene anche le sciarpe? “Guardate che comincia a far caldo” chiosa il sindaco, con una battuta velenosa.

DIGITALIZAZIONE– E’ stato fatto almeno un tavolo con l’associazione degli imprenditori per capire come attuare lo smart working?

DIAGNOSI – I Test sierologici che danno la patente di immunità: quanti milanesi potranno usufruire del test prima di rientrare al lavoro il 4 maggio visto che si è deciso di cominciare la sperimentazione il 21 aprile, ma non da Milano?

“Buona giornata a tutti” chiude Sala: lo sarà davvero?

Leggi anche: 🔴 Lo strappo di Sala: Milano parte con i TEST D’IMMUNITA’ senza attendere la Regione

 

ALBERTO OLIVA

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La CALIFORNIA “si stacca” per fronteggiare l’emergenza: e se Milano facesse lo stesso?

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Credits: italiani.it - California

Il governatore Newson in disaccordo con le politiche di Trump sulla gestione dell’emergenza da pandemia e su altre cose ha deciso di procedere in modo autonomo e, nel caso, anche in contrasto con le disposizioni del governo federale. Ha scelto di sfruttare le risorse a disposizione per acquistare in autonomia tutte le attrezzature e materiale sanitario che il Governo Centrale non ha fornito e nel caso di necessità di esportare le forniture anche agli stati della Nazione.

La California “si stacca” per fronteggiare l’emergenza: e se Milano facesse lo stesso?

Lo “Stato del Sole” con 2700 miliardi di PIL, il 13,2% degli USA, si muove in autonomia, Milano con oltre il 10% del PIL nazionale non potrebbe fare altrettanto?

Le carenze di materiale sanitario riguarda principalmente i dispositivi di protezione personale ovvero le mascherine e lo stato californiano ha fatto ricorso a più fornitori per procurarsene 200 milioni a cadenza mensile. La stato della Capitale Sacramento è primo per popolazione e terzo per estensione negli USA, sede della Silicon Valley, produce il 13,2% del PIL statunitense e sarebbe da solo la quinta economia mondiale: ha quindi tutte le risorse per sostenere un piano d’azione massiccio senza aiuti esterne. Oltre alla difficoltà nell’affrontare l’emergenza il Senatore Scott Wiener afferma che “Il governo federale non è più un partner affidabile nella fornitura di assistenza sanitaria, nel sostegno agli immigrati, nel sostegno alle persone LGBT, nella protezione dell’ambiente, quindi dobbiamo costruire il nostro percorso“.

L’azione del governatore Newson è stata la più rapida dall’inizio della pandemia. Grazie alla tempestività nonostante i 40 milioni di abitanti ha registrato molti meno contagi e decessi della Città di New York che di abitanti ne ha meno di 9 milioni.

Fonte: bloomberg.com

# Milano potrebbe forzare la mano?

Gli scontri di poteri in Italia sono all’ordine del giorno, su responsabilità dirette ed indirette dei vari livelli istituzionali. La gestione dell’emergenza sanitaria ha evidentemente manifestato grosse falle nel sistema e in Lombardia le conseguenze sono state devastanti, con Milano che nelle ultime settimane sta registrando un aumento costante di casi di contagi arrivati oltre quota 5.000 e di decessi soprattutto nelle residenze sanitarie assistenziali, perché gli operatori sanitari e gli ospiti erano privi di dispositivi di protezione individuali e i tamponi ad oggi effettuati sono stati solo una minima parte del necessario.

L’ultimo strappo con la Regione è stato sui test di immunità che verranno fatti in Lombardia ma non a Milano. 

Leggi anche: Altro schiaffo a Milano: test sierologici al via in Lombardia ma non a Milano 

Milano produce un PIL superiore al 10% sul totale italiano, rappresentando la principale area economica, con 124 miliardi di euro a livello metropolitano. Perché quindi non forzare la mano e gestirsi come una città-stato? I benefici sono evidenti come riportano le esperienze internazionali sia in termini sanitari che finanziari, pertanto una Milano Città Stato avrebbe potuto garantire tempestivamente rifornimenti diretti di DPI, tamponi e protezione per la persone più fragili, sussidi mirati ai lavoratori interessati dalla misure di restrizione e alle fasce di cittadini a rischio povertà, investimenti cruciali nel tessuto economico locale e nei laboratori di ricerca per sviluppare test sull’immunità. Sarà forse un caso se i territori in cui la pandemia è stata affrontato con velocità e ottimi risultati, pochi contagi e decessi, godono tutti di una specifica autonomia?

Leggi anche: Hong Kong Berlino Singapore: la città stato rappresenta lo status ideale anche per fronteggiare il virus 

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 15 aprile. Lombardia: nuovi contagi sotto quota mille, 235 morti, Milano peggiora di nuovo

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Foto: Andrea Cherchi (c)

15 aprile 2020. Buona notizia sul fronte contagi della Lombardia che scendono per il quarto giorno di fila: sono +827 dai +1.012 di ieri, dato ancora più positivo considerando che i tamponi giornalieri sono cresciuti a 6.828 dai 3.778 di ieri.

Calo più lieve per i decessi: 235 (ieri erano stati 241)

Dagli ospedali. Prosegue la riduzione della pressione negli ospedali. Le persone ricoverati diminuiscono di 34 (ieri erano cresciute di 49). Anche la terapia intensiva sembra sempre più sotto controllo con altri 48 posti liberati, erano erano stati 21. 34 persone hanno lasciato gli ospedali lombardi nelle ultime 24 ore (ieri sono state 344).

Situazione delle province. Calo generalizzato ad eccezione di Milano che segna una nuova crescita, quasi doppia rispetto a ieri: nell’area metropolitana i nuovi contagi risalgono a 325 dai 189 di ieri e in città a +144 dai +57 di ieri.

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
Totale: 62.153

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
Totale: 11.377

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
Totale: 14.675

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
Totale: 6.058

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper) AGGIORNAMENTO 14/04

 

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Il SILENZIO di Milano ritratto in 20 foto di Andrea CHERCHI

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Quando Cherchi mi ha proposto l’idea di pubblicare le foto di Milano in lockdown gli ho detto sì con entusiasmo. Ci unisce uno sconfinato di amore per Milano, ci divide il fatto che lui ha uno sconfinato talento mentre io non ce l’ho. O forse il mio unico talento sta nel riconoscere il talento negli altri. Gli ho detto sì come avrei detto sì a qualunque sua proposta perché qualunque cosa fa Cherchi è sempre una bella cosa. Ma quando ho scaricato le sue foto e mi sono apparse tutte insieme le miniature ho visto che questa volta non ha realizzato solo qualcosa di bello: sono stato assalito dai brividi e, confesso, mi sono venuti gli occhi lucidi. Un’emozione forte: Milano c’è e ci sta aspettando, perché così deserta è bellissima ma ha bisogno di noi per tornare viva.

ANDREA ZOPPOLATO

Ho visto e fotografato Milano in tutte le stagioni. Quando pioveva, io c’ero, quando nevicava, io c’ero, quando faceva un caldo pazzesco, io c’ero. Ogni evento, ogni week, ogni manifestazione di piazza, che fossi in servizio o meno, io c’ero. La mia missione di fotografo, di giornalista e di cantore della città non prevede il classico “oggi non ho voglia, ci andrò domani”. Io fotografo sempre per raccontare a chi è meno fortunato di me la quotidianità, talvolta lenta talvolta veloce, della città che amo. La considero come madre, moglie e figlia. Non c’è un giorno in cui non senta il bisogno di essere circondato dalla mia famiglia. Non c’è giorno in cui uno non voglia essere circondato da Milano. Quando ho iniziato questo lavoro giornalistico di documentazione fotografica della Milano vuota e immobile, qualcuno mi ha detto: “Dai, lascia perdere, è come la Milano d’agosto. Non vedrai nulla di nuovo”. Quelle parole me le sono ricordate in ogni piazza e in ogni via. Si, davvero, perché ad agosto può anche essere così, ma non senti questo silenzio di adesso. C’è sempre una voce che arriva da lontano, una musica, un annuncio. In questi giorni c’è il silenzio di una città immobile che nessuno ha mai visto e sentito. In queste venti foto provo a raccontarlo, ma non è facile. Come fotografo ho sognato mille volte di avere la città tutta per me. Oggi chiedo di svegliarmi in fretta da questo sonno così inquieto.

 

La Milano Deserta di Andrea Cherchi

 

 

 Come fotografo ho sognato mille volte di avere la città tutta per me. Oggi chiedo di svegliarmi in fretta da questo sonno così inquieto.

ANDREA CHERCHI

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🔴 Lo strappo di Sala: Milano parte con i TEST D’IMMUNITA’ senza attendere la Regione

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Beppe Sala mostra un grafico dell'Economist di settimana scorsa, rilanciato ieri su milanocittastato.it

Dopo l’annuncio della Regione Lombardia dell’avvio dei primi test sierologici per certificare l’immunità in alcune province, escludendo inspiegabilmente Milano, come abbiamo raccontato in questo articolo in cui oltre a chiedere più rispetto per i milanesi abbiamo chiesto a Beppe Sala di pretenderlo con coraggio, oggi il Sindaco ha fatto un annuncio che rappresenta un altro strappo di Milano con la regione.

🔴 Lo strappo di Sala: Milano parte con i TEST D’IMMUNITA’ senza attendere la Regione

Accordo con il Sacco: 4000 dipendenti ATM verranno sottoposti a controlli per la presenza di anticorpi al Covid-19


Il primo cittadino ha stretto un accordo con l’Ospedale Sacco per il tramite del Responsabile del Reparto Malattie infettive Massimo Galli e i sindacati con l’obbiettivo di sottoporre al controllo degli anticorpi da Covid-19 tutti i 4000 lavoratori ATM che durante tutto questo periodo di lockdown hanno continuato a lavorare per fornire il servizio di trasporto pubblico ai cittadini obbligati a spostarsi per lavoro o altre necessità essenziali.

L’invito a Sala: fare pressioni sulla Regione o stringere altri accordi per testare anche il resto dei milanesi

Durante il consueto video quotidiano, il Sindaco ha anche rilanciato una classifica pubblicata dall’Economist rilanciata ieri dal nostro sito (Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper) che Milano è la città al mondo in cui i cittadini hanno ridotto di più la mobilità.  Anche se avremmo ritenuto corretto che il sindaco avesse citato anche il nostro sito che ha pubblicato e proprio ieri rilanciato la ricerca dell’Economist (che al contrario di quanto da lui dichiarato è stata pubblicata la settimana scorsa), lo invitiamo a chiedere con forza alla Regione Lombardia di inserire nei test per l’immunità anche i cittadini di Milano insieme a quelli di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi che verranno testati a partire dalla prossima settimana. O in alternativa lo invitiamo a stringere analoghi accordi a quelli con il Sacco per testare un numero ampio di cittadini in modo da poter tornare con più sicurezza alla vita lavorativa.

Un primo passo verso quella fase 2 tanto auspicata, speriamo non rimanga un caso isolato ma che si proceda per gradi al test per l’immunità a quanti più cittadini possibili per rimettere in moto la città più produttiva d’Italia.

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Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

FABIO MARCOMIN

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