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7 cose che forse non sapete dei FENICOTTERI di Villa Invernizzi, una delle meraviglie più sorprendenti di Milano

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foto di andrea cherchi (c)
Fenicotteri a Villa Invernizzi - foto di andrea cherchi (c)

Ma dove la trovate una città celebre per il freddo e la nebbia dove capita di incontrare dei fenicotteri rosa? Ma cosa ve lo stiamo a dire di quanto questa città sia fantastica.

10 cose che forse non sapete dei FENICOTTERI di Milano

#1 È dal 1970 che i fenicotteri abitano in via dei Cappuccini 3 (zona corso Venezia)

Li si può vedere attraverso i cancelli di villa Invernizzi in piano centro di Milano, nel quadrilatero del silenzio. E non hanno nessuna intenzione di volare via.

#2 I fenicotteri vengono dal Sudamerica

Inizialmente erano una famiglia di dodici esemplari. Tra di loro ci sono anche esemplari che hanno più di venticinque anni: i loro genitori sono stati portati in Italia dal Cile intorno al 1970.

#3 Erano diventati troppi: una parte è stata trasferita a Lignano Sabbiadoro

Negli anni passati i fenicotteri sono diventati troppi e parte dello stormo è stato trasferito un parco zoologico nei pressi di Lignano Sabbiadoro.

#4 Sono arrivati su volontà di Romeo Invernizzi

Il re dei formaggini Mio, scomparso nel 2004, era un’amante della natura e ha voluto dei fenicotteri rosa nel giardino della sua villa.

#5 La villa è abitata da 70 ricercatori

La famiglia Invernizzi ha donato la villa all’omonima fondazione filantropica. Oggi abitano la villa una settantina di ricercatori.

#6 E’ il cibo a renderli rosa

Il caratteristico colore rosa gli viene procurato da alimenti ricchi di betacarotene.

#7 Nessuno può imitare Invernizzi: resteranno gli unici

Il nostro Paese ha aderito alla convenzione Cites sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione che tutela gli animali esotici e per questo non è più ammessa l’importazione di questo tipo di animali.

MILANO CITTA’ STATO

I tesori di Geo Poletti

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Il titolo della mostra Le Nature Morte di Geo Poletti allestita a Palazzo Reale racchiude in sé le grandi passioni di questo eclettico personaggio milanese (1926-2012).

Questi soggetti gli offrivano la possibilità di riflettere su una concezione astratta della pittura. E di ragionare in particolare su una rappresentazione della natura, tesa a trovare le sue ragioni oltre se stessa. In una dimensione, quindi, filosofica più che strettamente figurativa.

Grazie alla concessione degli eredi di Geo Poletti, Palazzo Reale espone per la prima volta al pubblico la collezione privata di nature morte dell’artista. Si possono ammirare venticinque opere di intensa bellezza. In esposizione figurano inoltre alcuni dipinti di Geo Poletti dedicati al tema della natura. E proprio la Natura è il filo conduttore della terza edizione di Milano MuseoCity (1-3 marzo) e delle celebrazioni leonardiane.

La mostra sarà visitabile fino al 24 marzo. Domani, giovedì 28 febbraio, Palazzo Reale sarà aperto dalle 09:30 alle 22:30. L’ingresso alla mostra è gratuito.

 

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Musica e rivoluzione

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Colibrì è un bar ed è una libreria; si sveglia presto per colazione e va a letto tardi la sera. Organizza mostre, concerti di musica dal vivo, presentazioni di libri ed eventi legati alla cultura.

È per chi ama i cortili nascosti, le teiere di porcellana con i fiori e si diverte a lanciarsi sui divani. È per chi ha bisogno del silenzio per leggere ma poi sa anche fare festa con un Gin Tonic. È, soprattutto, per chi pensa che esista un modo spontaneo e divertente per fare cultura, e per chi non si lamenta mai delle troppe cose da fare.

In un contesto come questo, non si finisce mai di parlare del cinquantesimo del ’68, anche se ormai è passato, e di capire come musica e rivoluzione si siano intrecciate e nutrite a vicenda, in Italia, ma non solo, durante l’anno che ha cambiato il mondo.

Questa sera, a partire dalle 18:30, non puoi perderti l’incontro con Erica Arosio e Giorgio Maimone e la discussione a partire dal loro ultimo romanzo “A rincorrere il vento“, insieme a Ricky Gianco e a Biagio Longo.

Ci vediamo in via Laghetto 9?

 

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METRO PROSSIMA FERMATA: quali saranno le estensioni delle linee della metropolitana

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Milano è un cantiere. Si costruiscono grattacieli che si sfidano per toccare il cielo e si scava sottoterra per estendere i tunnel della metropolitana. Anche questi lavori contribuiscono al fermento vitale di questa stagione magica di Milano. Cerchiamo di fare ordine su come si lavora per prolungare le linee della metro milanese verso i nuovi orizzonti.

METRO PROSSIMA FERMATA: quali saranno le estensioni delle linee della metropolitana

M1

NORD. Aperto il tunnel tra le due future nuove fermate di Sesto Restellone e Monza Bettola. Il capolinea della M1 avrà anche l’interscambio con la linea 5. Le prime corse previste entro la fine del 2020.

OVEST. Via libera anche al prolungamento da Bisceglie a Baggio con la realizzazione di tre nuove fermate per un prolungamento di tre chilometri e mezzo, con nuovo capolinea in via degli Ulivi. Inizio lavori: 2021

fonte: Corriere
fonte: Corriere

M2

Approvato a fine 2017 il decreto per dare il via allo studio di fattibilità del prolungamento della M2 da Cologno Nord fino a Vimercate. Nel dicembre 2018 i tecnici di Metropolitana Milanese hanno presentato il primo stato di avanzamento degli studi relativi al prolungamento. Le nuove fermate sarebbero sei: Brugherio, Carugate, Agrate, Concorrezzo, Vimercate-Torre Bianche, Vimercate.
Una delle alternative ipotizzate, in sostituzione della metropolitana, è il sistema BRT (Bus Rapid Transit), che prevede l’utilizzo di bus a guida autonoma e/o filobus o bus elettrici su corsie riservate

M3

Nord. Prolungamento M3 di 2 fermate: Cormano e Paderno. Da completare lo studio di fattibilità finanziato dalla Regione.

Sud. Allo studio il prolungamento M3 in direzione Paullo (lungo la Statale 415 – Paullese). Il comune di Milano ha proposto di suddividere il costo di 280 mila euro di un primo progetto di fattibilità con un accordo di programma che mette assieme Regione Lombardia, l’Agenzia del bacino TPL, la città metropolitana di Milano, le due province coinvolte (Milano e Cremona) e 11 comuni: Milano, San Donato Milanese, Peschiera Borromeo, Pantigliate, Mediglia, Settala, Tribiano, Paullo, Zelo Buon Persico e i due comuni cremaschi Crema e Spino d’Adda. La fase di fund raising sembra prossima all’arrivo.
Come per il prolungamento M2 è in valutazione il sistema alternativo denominato BRT (Bus Rapid Transit).

M4

A fine gennaio 2021 si potranno percorrere le prime tre fermate della linea blu, da Linate a Forlanini e ritorno. Nel 2022 si potrà andare fino a San Babila e nel 2023 si dovrebbe aprire l’intera linea. Sono già allo studio l’estensione a sud-ovest (Buccinasco), da una a tre nuove fermate, e a est (Pioltello e Segrate), da due a tre fermate.

M5

Nord. Governo, Regione e Comune sono tutti d’accordo, caso più unico che raro di questi tempi. I soldi sono stati stanziati, il progetto approvato, i monzesi si sono tranquillizzati sulla paura di diventare città dormitorio, sembra tutto a posto per passare all’esecuzione dopo la presentazione dello studio di fattibilità il prossimo autunno. Il prolungamento sarà fino a Monza Polo istituzionale che comporterà un raddoppio del chilometraggio della linea attuale e 12 fermate in più. Ipotesi inizio lavori: 2021 con fine prevista attorno al 2030. Milano diventerà così la prima città d’Italia a collegare con la metro il capoluogo di un’altra provincia.

M5 a Monza: il tracciato definitivo
M5 a Monza: il tracciato definitivo


Sempre in direzione nord, è stato completato lo studio di fattibilità sul possibile prolungamento della metropolitana M5 verso i territori di Bresso, Cusano Milanino e Cinisello. Il progetto prevede la biforcazione dei binari da Bignami: da un lato proseguendo verso Monza, dall’altro in direzione Bressocon l’ipotesi di 5 nuove fermate: Parco Nord, Bresso, Cusano e due fermate a Cinisello. Il progetto è stato approvato dal sottosegretario Buffagni.

Ovest. Deve partire lo studio fattibilità per il prolungamento da San Siro Stadio verso Settimo Milanese. Le nuove fermate sarebbero 5: Caldera, Quinto Romano, San Romanello, Figino, Settimo Milanese. Passata anche delibera regionale per ulteriore studio di fattibilità su estensione supplementare da Settimo Milanese a Magenta.

Circle Line

Raggiunto l’accordo con Fs per realizzazione di un arco di circle line sul percorso della S9 (da Rho Fiera a San Cristoforo Fs-M4) con nuove fermate (Mind, Stephenson, Tibaldi) già progettate e altre da progettare (Istria) con frequenza a regime di 15 minuti.

M6

Nuovo orizzonte, non prima del 2030: M6 (linea arancione) da Certosa a Tibaldi. Il progetto dovrebbe riprendere quello originario della giunta Moratti che comprendeva 37 fermate, tra le quali Quarto Oggiaro, viale Certosa, Pagano, Porta Genova, piazza XXIV Maggio, Porta Romana, via Lombroso, Ponte Lambro. Non c’è ancora il progetto definitivo ma ci sono già le estensioni: Baranzate e Noverasco. 

Continua la lettura con: La metro più lunga del mondo

FABIO MARCOMIN

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La prima SERATA FUTURISTA a Milano fu un caos pazzesco

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Una serata futurista a Milano - Umberto Boccioni
Una serata futurista a Milano - Umberto Boccioni

15 febbraio 1910. Un anno dopo la pubblicazione del celebre Manifesto, Marinetti organizza al Teatro Lirico la serata futurista che si rivela uno scandalo.

Le cronache riportano duri scontri con il pubblico, in particolare di clericali, pacifisti e operai, offesi dalle invettive antipassatiste e guerrafondaie dei futuristi. Dovette intervenire la polizia a salvare Marinetti e i suoi bersagliati da ortaggi ed altri oggetti.

Altri due eventi che segnarono il futurismo a Milano furono l’Esposizione di Arte Libera in via Sottocorno nel 1911 e il primo Grande Concerto Futurista il 21 aprile 1914 al Teatro Dal Verme con ululatori, gorgogliatori e ronzatori.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

MILANO CITTA’ STATO

Femminismo al 99%

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Se devo pensare ad un tema che (finalmente) negli ultimi anni è riuscito ad arrivare sulle bocche di tutti il primo a venirmi in mente è sicuramente il femminismo.

È in quest’ottica che, in avvicinamento allo sciopero globale delle donne del prossimo 8 marzo, ti invito ad una serata di discussione, approfondimento e socialità in nella Libreria Antigone con Non Una Di Meno.
La serata inizia alle 18:30 con un gustoso aperitivo a cura dell’associazione Mshikamano e appunto di Non Una Di Meno.

A seguire, presentazione del libro “Femminismo per il 99%. Un manifesto” che si pone l’obiettivo di rispondere a questi quesiti: Quali pratiche per lo sciopero femminista? Cosa significa sciopero dai/dei generi? Chi sono le protagoniste della nuova ondata trans-femminista globale?

A intervenire saranno Marie Moïse, Carlotta Cossutta e Cinzia Arruzza in collegamento dagli Stati Uniti.

«Non una di meno» è il grido che esprime questa forza e questa voce. Contro la violenza patriarcale e razzista della società neoliberale, lo sciopero femminista è la risposta. Scioperiamo per inventare un tempo nuovo.

Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!

 

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10 cose che Milano FA MEGLIO dell’Italia ma non lo fa notare perché siamo dei signori

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Fonte: wastelandfashion.wordpress.com (c)
Fonte: wastelandfashion.wordpress.com (c)

Milano è la città dei primati. La capitale economica, della moda, del design, la capitale morale. Sono tanti i campi in cui siamo i riconosciuti numeri uno. Eppure in realtà sono molti di più i motivi d’eccellenza di Milano, solo che siamo troppi sobri per rimarcarli. Questo articolo serve per cantarcela e suonarcela tra di noi.

10 cose che Milano FA MEGLIO dell’Italia ma non lo fa notare perché siamo dei signori

#1 Come si fa un evento internazionale in Italia lo ha insegnato Milano

credits: @ssss_ilvia
IG

Dal Fuorisalone a Expo se Milano organizza qualcosa diventa subito un evento mondiale. Lasciateci anche le Olimpiadi e stupiremo il pianeta un’altra volta. Nota: praticamente tutte le inaugurazioni dei grandi eventi mondiali, dai mondiali ai giochi olimpici, sono affidate a un’azienda di Milano (Mario Balich & C.).

#2 Vincere a calcio in Europa

Con addirittura due squadre diverse, in ogni decennio, senza comprare le partite. E, soprattutto, mostrando che si può vincere giocando bene.

Leggi anche: Milano è la sola città ad avere vinto la Champions con due squadre diverse

#3 Lo stile

Confessate, è capitato anche a voi. Chi è di Milano se si trova in un’altra città del mondo può indossare anche un maglione bucato dalle tarme che viene preso a icona di stile. Siamo nati chic.

#4 La città dell’editto di Costantino

Credits: studiarapido.it

Anche se in realtà non era né un editto né era di Costantino, a Milano è stato promulgato il sommo trattato della civiltà mondiale. L’esempio più evoluto e ancora ineguagliato modello di libertà e uguaglianza tra le genti.

#5 Il più antico sistema di canali navigabili in Europa

conca del naviglio
conca del naviglio

E la prima conca al mondo. Anche se la valorizziamo solo con Fuorisalone.

#6 La cucina

 
credit: cucinaeco.wordpress.com

Tutti gli chef stellati sono qui, ormai a Milano si fa meglio qualunque piatto al mondo, anche gli spaghetti cacio e pepe.

#7 Le automobili

Credits: @alfaromeoofficial
ALFA Romeo

E’ di Milano il progetto più antico di automobile al mondo (quindicesimo secolo). A Milano Enzo Ferrari ha costruito le sue prime auto, sono di Milano le prime macchine che hanno vinto il campionato di Formula Uno. Poi ci hanno portato via tutto.

Leggi anche: La prima automobile della storia fu inventata a Milano

#8 La città della luce

Credits chiara___q IG – Light Beautiful Gallery

A Milano è stata costruita la prima centrale elettrica d’Europa. E’ la prima città d’Italia illuminata a Led, qui è stato introdotto il primo semaforo d’Italia, il quarto in Europa.

Leggi anche: A Milano venne realizzata la prima centrale elettrica d’Europa

#9 Una creatività divina

Campionati italiani di sci al Monte Stella

Altri luoghi in Italia hanno avuto in dono grandi fortune naturali. Milano dalla natura non ha avuto nulla, ogni fortuna se l’è creata da sé, così si è fatta il suo lago e il suo monte artificiale dove ha perfino organizzato i campionati di sci (la prima vittoria ufficiale di Alberto Tomba). E’ l’unica al mondo ad avere il porto di mare senza il mare.

Leggi anche: Monte Stella: una storia d’amore gli dà il nome

#10 Una politica rivoluzionaria

Il pool di giudici di Mani Pulite

Roma è la capitale politica. Ma è Milano a fornire la scossa alla politica nazionale. E’ di Milano l’unica insurrezione popolare vincente contro l’oppressore, Milano ha ucciso la prima Repubblica e fatto nascere tutti i più rilevanti movimenti politici italiani: Futurismo, Partito socialista, Democrazia Cristiana, Forza Italia, Lega, Cinque Stelle sono stati fondati qui. Bé, pure il fascismo…

Leggi anche: Il Fascismo è nato a Milano

Continua la lettura con: Bastano tre minuti e mezzo per innamorarsi di Milano 

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Qual è il FILM più bello su Milano? (Vota il preferito)

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Milano è stata location di film che sono entrati nella storia del cinema italiano.

Vota il più bel film su Milano

 

Qual è il film più bello su Milano?

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E se non ve li ricordate, un piccolo ripasso:

#1 Miracolo a Milano (Vittorio de Sica, 1950)

Una favola sociale nella Milano del Dopoguerra. Video: Scena finale

#2 Che bella giornata (Gennaro Nunziante, 2010)

Il film che ha incassato di più del cinema italiano. Video: Trailer

 

#3 Lui è peggio di me (Enrico Oldoini, 1985)

Due amici si sfidano a colpi di scherzi sempre più bastardi. Video: Lasciami andare via!

#4 Eccezziunale…veramente (Carlo Vanzina, 1982)

Tre tifosi scatenati interpretati da Abatantuomo. Video: Il ras della fossa

#5 Happy Family (Gabriele Salvatores, 2010)

Divertente e romantica commedia per le strade di Milano. Video: Omaggio a Milano

#6 Sotto il vestito niente (Carlo Vanzina, 1985)

Un giallo noir nel mondo della moda nella “Milano da bere”. Video: In disco anni Ottanta

#7 Sposerò Simon Le Bon (Carlo Cotti, 1986)

La Milano degli anni ’80, dei paninari e del liceo Berchet. Video: Passeggiata in Piazza Duomo

#9 Vallanzasca (Michele Placido, 2011)

La città, tra periferie e locali del bel mondo. Video: Introduzione a “Gli Angeli del Male”

#10 Yuppies (Carlo Vanzina, 1986)

Giovani rampanti e serate brave nella Milano da bere. Video: Da Bice

Le locandine dei 10 film su Milano

Fonte: http://www.neoenews.com/itVote.action?idContestInfo=1

MILANO CITTA’ STATO

Esame di AREA B: 10 domande per scoprire se sei milanese di serie A

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Area B

Da lunedì 25 febbraio è entrata in funzione l’area B. Quanto ne sai? 10 domande per scoprire se quando ti muovi a Milano sei a rischio.

Esame di AREA B: 10 domande per scoprire se sei milanese di serie A

In fondo alla pagina trovi le soluzioni e la tua classifica.

#1 Nell’area B insieme ai diesel più inquinanti non potranno più entrare a Milano pure i veicoli più lunghi di 12 metri e le vecchie moto a due tempi (euro 0 e euro 1)? Vero o falso?

#2 Quanti sono i varchi di accesso alla città su cui saranno attive le telecamere a partire da lunedì 25 febbraio?

#3 Quanti sono i varchi di accesso totali alla città?

#4 Conosci i giorni e gli orari in cui è in vigore l’area B?

#5 Se un veicolo super inquinante entra 40 volte in città non prende nessuna multa: vero o falso?

#6 A partire da quale mese non potranno più entrare i Diesel Euro 4?

#7 L’area B era un’idea della giunta Moratti: vero o falso?

#8 Se proprio uno vorrà entrare lo stesso, pur essendo vietato, quanto dovrà pagare?

#9 Entro quale anno tutti i diesel saranno banditi da Milano?

#10 Dopo l’area C, l’area B si chiama così perchè l’area A comprenderà i comuni della città metropolitana?

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Esame di AREA B: SOLUZIONI

#1 Vero. Area B prevede il divieto di ingresso per gli Euro 0 benzina, gli Euro 0, 1, 2, 3 diesel, i veicoli più lunghi di 12 metri e le moto a due tempi Euro 0 e 1

#2 15. I varchi con telecamere sono in via Anassagora, Pirelli, Sarca, Giuditta Pasta, Gallarate, Tofano, Basilea, Zurigo, Gonin, Baroni, Cassinis, Rogoredo, Carlo Feltrinelli, Mecenate, Fantoli.

#3 185. A regime, entro il 1° ottobre 2020 le telecamere li controlleranno tutti.

#4 Da lunedì a venerdì dalle 7.30 alle 19.30, esclusi i festivi.

#5 Vero. Fino a febbraio 2020 tutti i mezzi hanno 50 giorni di libera circolazione. Al primo accesso, l’automobilista sarà avvisato via posta del divieto.

#6 A ottobre 2019 saranno esclusi anche i diesel Euro 4. La progressione continuerà un anno dopo con il fermo agli Euro 1 benzina e andrà avanti con una serie di passaggi successivi.

#7 Falso. La Moratti aveva istituito l’Ecopass, poi evoluto in area C.

#8 La multa è di 80 euro.

#9 2030.

#10 Non dite cazzate.

Esame di AREA B: CHE MILANESE SEI?

Assegnati un punto per ogni risposta esatta e calcola il punteggio finale.

Punteggio complessivo uguale a 10: hai vinto. Puoi girare per Milano anche con una seicento senza marmitta.

Punteggio da 8 a 9: Hai studiato. Sei milanese di serie A. Rischio di multe per area B inferiore all’1%. Se tutti fossero come te il Comune di Milano sarebbe in bancarotta.

Punteggio da 6 a 7: Mediocre. Fai ancora confusione sulle regole dell’area C e a capire la differenza tra strisce gialle e strisce blu. Ogni volta che usi il contactless sulla metro ti viene l’ansia.

Punteggio da 4 a 5: Ci spiace ma a Milano entri solo nei giorni di festa.

Punteggio sotto il 3: Vivi su un altro pianeta. Se vieni a Milano con le tue multe ci facciamo una nuova linea della metro.

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Car2Go e Drive Now si FONDONO: Smart, Mini e BMW saranno sulla stessa piattaforma

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Smart, BMW, 500 o auto elettrica: chi non si è mai posto la questione al momento di prendere un’auto in sharing? Ogni risposta aveva la sua app con la sua mappa per trovare la soluzione migliore. Presto però le alternative si ridurranno: nasce infatti un nuovo colosso del car sharing, Share Now, che riunisce Car2go e Drive Now, i servizi di car di Daimler-Mercedes e Bmw.

La strategia dei tedeschi è evidente: unire le forze per la leadership mondiale di un settore in crescita straordinaria che si sta diffondendo in tutte le grandi città del mondo. Un settore in cui Milano la fa da protagonista con un numero di operatori e di utenti che la pone tra le prime al mondo, con 650 mila utenti dei servizi in sharing che nel 2018 hanno fatto 3 milioni e 800 mila viaggi.

L’alleanza riguarda in città 1.300 vetture, 800 di Car2go e 500 di Drive Now (Mini e BMW). Per ora non ci saranno modifiche sostanziali sul servizio, ma presto la piattaforma sarà unificata consentendo la scelta tra le auto delle tre marche e con un solo utente a persona. Determinante per l’intesa la previsione che in questo modo sempre più utenti opteranno per la piattaforma di Share Now come prima opzione di scelta. Non solo: Share Now ha già annunciato una strategia molto aggressiva anche per il servizio in sharing di auto elettriche. 

Gli altri operatori, Enjoy in primis, risponderanno al colpo?

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Leggi anche:
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Abiti da star

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Questa settimana della moda è quasi agli sgoccioli, ma come ben sai tutti gli eventi più interessanti (ed affollati) sono proprio nel weekend.

Oggi ti propongo la mostra “Rosanna Schiaffino e la moda: abiti da star“: il patrimonio di Palazzo Morando si arricchisce di creazioni di grandi nomi della moda italiana e internazionale e accresce la sua collezione di abiti anche di firme poco documentate.

Questa mostra è l’occasione per presentare al pubblico quest’importante operazione. Ha aperto lo scorso dicembre, a dire il vero, ma che occasione migliore per visitarla se non la Fashion Week?

Gli abiti dell’attrice, proposti nelle sale dedicate all’esposizione della collezione tessile, testimoniano i suoi cambiamenti di stile dettati non solo dall’epoca, ma anche dalla carriera e dalla vita privata.

Fin dagli esordi come attrice, infatti, fondamentali furono le scelte degli abiti e degli stilisti che ne caratterizzarono l’immagine, permettendo alla Schiaffino di cambiare look e di rimanere sempre al passo con i tempi.

Dai vestiti che mettevano in risalto la sua figura da “maggiorata”, alla scelta dello stilista Federico Forquet, allievo di Balenciaga, che realizzò anche l’abito delle sue prime nozze. I suoi capi haute couture rappresentano un periodo di sperimentazione degli stilisti e sarti più in voga sulla scena italiana dell’epoca.

L’ingresso al museo è gratuito ed è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17:30 tranne il lunedì.

 

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Gli OSCAR DEL BENESSERE: il New York Times pubblica i posti top di Milano per salute, bellezza e relax

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QC Terme Milano
QC Terme Milano

Il 20 febbraio il New York Times ha pubblicato la guida del benessere di Milano. E’ una breve lista di luoghi dove secondo la prestigiosa rivista Milano ci si può prendere più cura di sé. Per assegnare i suoi oscar, il giornale americano ha scelto queste quattro categorie: Eat, Do, Shop, Run.
Qui l’articolo originale: T’s Wellness Guide to Milan

New York Times: “i migliori luoghi della città per salute, bellezza e serenità”

Eat

# Soulgreen

“Nelle vicinanze di Corso Como, Soulgreen propone un menu a base vegetale, prevalentemente vegano, con zuppe e insalate che spaziano tra le cucine del mondo, accanto a succhi, cocktail e vini biodinamici. L’arioso spazio verde occupa una ex banca”
Piazzale Principessa Clotilde. www.soulgreen.com

# God Save The Food

“Un’istituzione a Milano da quando è stata inaugurata nel 2011, GSTF è stato il primo ristorante milanese a emulare i caffè newyorkesi con interni dal design contemporaneo e servizio di ristorazione tutto il giorno. Le quattro eleganti location della città servono piatti americani, sani e non, da insalate e succhi con supercibi a pancake e cheeseburger al bacon. Le sale da pranzo sono affollate a tutte le ore, eppure questo è uno dei pochi punti in città in cui è consentito lavorare con il portatile. La location del Carmine offre posti a sedere all’aperto in una delle piazze più belle di Milano.”
Via Tortona 34; Piazza del Carmine 1; Viale Piave 18; Rinascente Piazza del Duomo; godsavethefood.it

# Forno Collettivo

“In Italia, il pane è vita. Forno Collettivo sta facendo rivivere la tradizione del grande pane milanese (in precedenza conservata principalmente dal panificio Panificio Davide Longoni). Il panificio e il ristorante servono pani organici, fatti con lievito madre, con un mix di tradizione e grani classici, accanto a un impressionante elenco di vini naturali, birre e sidri e un menu fresco di piatti ispirati alla cucina mediterranea, dall’Italia ma anche il Medio Oriente e il Nord Africa. Questo è l’ultimo locale di alta moda dei fondatori dello Swank Botanical Club di Milano, che ha portato una piccola rivoluzione in città nel 2017, quando hanno aperto lo Champagne Socialist, il loro bar dall’eleganza che ha introdotto molti locali ai vini naturali”.
Via Lecco 15; facebook.com/fornocollettivo

# Bebop

“Nessuno dovrebbe perdersi il piacere della pizza in Italia. Bebop ti offre alternative alla pizza tradizionale per soddisfare ogni regime alimentare, con pizza al kamut senza glutine e senza lievito e ricette classiche servite su pasta biologica. Nei mesi più caldi, il ristorante rivestito di legno vicino a Porta Ticinese si espande con una manciata di tavoli nel cortile coperto”.
Viale Col di Lana 4; bebopristorante.it

# Plato

“Ristorante minimal, dai toni blu, Plato offre un menu ricchi di supercibi – bacche, semi, alghe, barbabietole e altro – in un’ambientazione adornata con versioni delle pittoresche incisioni del XIX secolo di Giovanni Battista Piranesi. La cucina creativa inserisce ingredienti potenti a una serie di piatti italiani – tortelli di spirulina, moringa tagliatelle – e serve una lista completa di cocktail e acque naturalmente aromatizzate, oltre a vini naturali”.
Via Cesare Battisti 6; platomilano.com

# Radice Tonda

“In un paese in cui dire che non si mangia carne può occasionalmente portare a proposte di pollo o di maiale da parte di camerieri confusi, Radicetonda è una scommessa sicura per un menu vegano al 100% di specialità del giorno, oltre a pilastri del cibo di strada come il suo popolare hamburger vegetariano e il sandwich club, tutti realizzati con ingredienti biologici certificati. Le due sedi – a Porta Venezia e a Corso Lodi – sono perfette per pranzi salutari e casual”.
Via Lazzaro Spallanzani 16; Piazza Buozzi Bruno 5; radicetonda.it

Tipografia Alimentare

“Fuori mano, questo accogliente bistrot si affaccia sul canale Martesana di Milano, un angolo più calmo e più verde di questa città grigia. Concepito da una coppia di laureati Slow Food, serve 100 tipi di vini naturali e artigianali accanto a piatti con prodotti biologici dei migliori piccoli produttori in Italia – uno dei fondatori è il “food scouter” del ristorante.”. Nelle sale “i clienti possono scegliere tra giornali e una biblioteca di libri di cucina”.
Via Dolomiti 1; tipografiaalimentare.it

Do

# City Zen

“Situato vicino all’Università Bocconi, lo spot di yoga più chic di Milano offre lezioni in una vasta gamma di stili di pratica (tra cui Vinyasa, Ashtanga e Hatha) oltre a Pilates, meditazione e arti curative. Le finestre giganti, il design minimalista e una buona dose di piante rendono le stanze di questa vasta ex fabbrica innegabilmente belle, ed è un luogo piacevole per esercitarsi: la fondatrice Carol Brumer investe i proventi nella Fondazione Francesca Rava, che aiuta i bambini in difficoltà di tutto il mondo”.
Via San Francesco D’Assisi 15; cityzen.it

# Hohm Street Yoga

“Uno dei preferiti tra chi pratica lo yoga yin meditativo, questo studio minimalista vicino a Repubblica offre anche vinyasa, yoga prenatale e per principianti e istruzioni ayurvediche. Le lezioni si adattano al programma di lavoro, con sessioni mattutine, pomeridiane e serali, oltre a corsi prolungati di fine settimana di 90 minuti. Le slot settimanali con il fondatore Marco Migliavacca sono particolarmente amate dagli yogin di Milano”.
Viale Tunisia 38; hohmstreetyoga.com

# Möt Studios

“All’interno di un’ex fabbrica di lampade degli anni ’40 vicino a Porta Garibaldi, Möt offre lezioni giornaliere, lezioni di pilates, pilates, TRX e lezioni di yoga in piccoli gruppi o sessioni one-to-one. Lo studio ha una architettura di alto livello – le camere sono luminose e attentamente progettate, lo spogliatoio è fornito di prodotti naturali da Cowshed, e lo studio è stato designato per fornire lezioni per la nuova Soho House di Milano, che aprirà nel 2020”.
Viale Francesco Crispi 3; motstudios.it

# Ceresio7

“Forse la più milanese tra le palestre, Ceresio7 è stata progettata dallo studio di design Storage per rendere omaggio alla forte architettura razionalista di questo edificio monolitico degli anni ’30, che un tempo ospitava la compagnia energetica nazionale ed è ora la sede del marchio DSquared. Oltre a allenatori personalizzati e una zona di allenamento dalle pareti dorate, la palestra dispone di un centro termale in loco, che offre trattamenti per il viso con prodotti Biologique Recherche, situati appena al piano di sotto del ristorante Ceresio7 e della piscina sul tetto”.
Via Ceresio 7; ceresio7gym-spa.com

# Bahama Mama

“Prende il nome dal cocktail che richiama la vacanza, Bahama Mama utilizza smalto non tossico Smith & Cult insieme a scrub e trattamenti naturali di marchi come Mansard e Dr. Vranjes, come parte della sua manicure e pedicure. In una città in cui gli studi di cura delle unghie sono ancora una rarità, questo è l’unico posto che soddisfa anche gli esigenti standard di manicure di un newyorkese”. Viale Col di Lana 1; bahamamama.it

# Palazzo Parigi

“All’interno della grande villa dell’hotel Palazzo Parigi, questa spa spaziosa e soleggiata ha una forte atmosfera marocchina; la lussuosa piscina è fiancheggiata da porte moresche, i trattamenti includono maschere di ghassoul e rubdown di savon noir e una sala hammam in marmo rosa è disponibile per sessioni private. Per un’auto-cura extra dopo il centro benessere, rilassatevi con un tè nel giardino dell’hotel”.
Corso di Porta Nuova 1; palazzoparigi.com

# Hotel Bulgari

“Un rifugio urbano nascosto in una strada tranquilla di Brera, l’Hotel Bulgari e il suo bar scintillante sono una destinazione preferita per i viaggiatori alla moda, e il suo centro benessere è adeguatamente glamour, con una piscina piastrellata d’oro più una vasca idromassaggio all’aperto che si affaccia sul giardino lussureggiante – coltivato per secoli dai monaci e ora sede di una vivace scena dell’aperitivo quando il clima si fa piacevole”.
Via Privata Fratelli Gabba 7b; bulgarihotels.com

# Davide Diodovich

“Questo ex appartamento nell’estremità occidentale di Milano è il luogo in cui il fashion set italiano (tra cui Margherita Missoni, JJ Martin e Maria Carla Bosco) propone tagli di capelli e trattamenti viso olistici con prodotti Biologique Recherche e un’intensa tecnica di massaggio inventata dalla leggenda sul posto Andre Malbert, il primo truccatore di Grace Kelly. Per la massima tranquillità, tagli e trattamenti sono gestiti in boudoir privati”.
Via Aurelio Saffi 25; davidediodovich.it

# QC Terme

“Dentro a un ampio deposito di tram in stile Art Nouveau a Porta Romana, questa spa si blocca durante le ore di punta, ma i visitatori fuori orario dell’ex terminal possono rilassarsi nelle strutture più ampie della città, tra cui due piscine all’aperto circondate dalle mura spagnole del sedicesimo secolo. L’aperitivo speciale include flute di prosecco e snack salutisti”.
Piazzale Medaglie D’Oro 2; qcterme.com

# Giselle Bridger

“Con un’offerta di servizi più esoterici rispetto agli altri professionisti del benessere della città, la locale Giselle Bridger di Ibiza trascorre una parte di ogni mese a Milano, dove offre yoga meditativo incentrato sulla musica presso Mondo Yoga vicino a Corso Indipendenza, così come sessioni private di studio di terapia cranica sacrale, riti sacri del corpo (una tecnica di unzione), aromaterapia e visite curative a base di erbe, oltre a seminari sulla respirazione ovarica (una tecnica di respirazione che indirizza l’energia mentale verso la pulizia del sistema riproduttivo) e altre arti della guarigione delle donne.” lunariainstitute.org

Shop

# Centro Botanico

“Il primo negozio di alimenti naturali in Italia dal 1975 è ancora la migliore fonte della città per alimenti, erbe e prodotti biologici e biodinamici. Il Centro Botanico ha un farmacista, che è a disposizione per aiutare con l’omeopatia e le cure naturali, e uno specialista di bellezza dà consigli il lunedì e il venerdì”.
Piazza San Marco 1; centrobotanico.org

# Il Beautyholic’s Shop da Coin Cinque Giornate

“L’avamposto milanese del laboratorio di bellezza di questa boutique romana, situata all’interno di un grande magazzino Coin, porta finalmente in Italia i marchi di bellezza naturali che hanno grande successo altrove, offrendo prodotti biologici per il trucco e la cura della pelle di Tata Harper, Vintner’s Daughter, Susanne Kaufmann e Kjaer Noi siamo”.
Piazza Cinque Giornate 1 / A; beautyaholicshop.com

# Bioexpress

“La regione più settentrionale d’Italia, l’Alto Adige, è un tratto bucolico di montagne incontaminate, e con questo servizio, disponibile come abbonamento o consegna una tantum, puoi ordinare frutta e verdura biologica dalle fattorie della zona direttamente a casa tua. i prodotti sono coltivati ​​da un gruppo di agricoltori locali che si sono uniti per stabilire Bioexpress, i prodotti provenienti dai climi più caldi provengono dalla loro rete di produttori biologici “. bioexpress.it

# Cascina Cuccagna

“Questo ex casale nei pressi di Porta Romana è ora sede di un ristorante, bar, ostello e officina di biciclette, nonché il miglior mercato settimanale di Milano per i prodotti biologici di produzione locale e di piccola produzione. Tenuto nel cortile della casa colonica ogni martedì dalle 3:30 pm Alle 8 di sera, il mercato vende frutta, verdura, miele, vino, formaggi e salumi dai terreni agricoli alla periferia di Milano – tutti disponibili direttamente dai produttori”.
Via Muratori 2/4; cuccagna.org

# Fueguia

“Questa linea di profumi argentini, che aprirà la sua prima location a New York il primo maggio, ha un’intima boutique in stile salotto vicino alla Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Il marchio utilizza ingredienti naturali insoliti provenienti dalla natura selvaggia della Patagonia, molti dei quali impiegati per la prima volta in profumeria, per creare profumi intriganti complessi e semplici, privi di sostanze chimiche e disponibili con squalene al posto di alcol (un potenziale irritante). I profumi sono prodotti in edizioni limitate presso il laboratorio di Milano, dove ogni dettaglio è curato dal fondatore Julian Bedel per garantire che le fragranze siano al contempo distintive e sostenibili”. Via Tommaso Grossi 1; fueguia.com

Run

Nota: percorsi per correre a Milano consigliati dall’atleta di atletica leggera e ambasciatore del marchio Nike, Najla Aqdeir

Parco Sempione

“Questo facile percorso nel centro di Milano è uno dei preferiti dai corridori della città. Una bella isola verde nel cuore della capitale della moda, il Parco Sempione è il posto migliore dove andare a correre durante l’ora di pranzo. Dal suo ingresso in Via Byron, c’è un percorso esterno di circa due miglia che puoi seguire, oppure puoi scegliere il tuo percorso lungo i numerosi sentieri del parco”.
Vedi percorso di 10 Km

Navigli

“Questo itinerario segue il famoso canale di Milano, il Naviglio Grande, partendo dalla rinnovata Darsena (l’antica area portuale di Milano) e spostandosi in un’area più verde una volta raggiunta la Canottieri Milano, il famoso club di nuoto e canottaggio della città. Questo percorso è perfetto per chi cerca una corsa a media distanza”. Vedi percorso di 15 Km

Giardini Pubblici Indro Montanelli

“Un parco nel centro di Milano, i Giardini Pubblici Indro Montanelli hanno un percorso di corsa di circa 1 miglio. È uno dei più antichi giardini pubblici di Milano e ideale per i corridori per il numero di percorsi interni, inoltre è situato vicino a una serie di siti famosi di Milano”. Vedi percorso di 5 Km

Parco Nord

“Grande parco verde sul lato nord-ovest della città, il Parco Nord è facilmente raggiungibile con la nuova linea lilla della metropolitana. A pochi minuti dalla stazione centrale di Milano, copre un’area immensa ed è perfetta per percorsi più lunghi con percorsi di 3 o 6 miglia”

Testo originale di Laura Rysman

MILANO CITTA’ STATO

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Un altro primato di Milano: il boom della CANNA(bis) legale

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cannabis light

Va bene, l’abbiamo capito, siamo primi in Italia per tantissime cose: la qualità della vita, la mobilità condivisa, il numero delle social street. Abbiamo persino il panettone più grande del mondo. Ma Milano vanta anche un altro primato, un po’ meno noto e certamente poco pubblicizzato: quello della più alta concentrazione di grow shop di tutta Italia.

Cosa sono

Di cosa stiamo parlando? Un growshop è un negozio specializzato in prodotti derivati dalla cannabis e per la sua coltivazione. Legali perché presentano un principio attivo di THC inferiore al limite previsto dalla legge, che attualmente è dello 0,2% (contro il 15 della marijuana), e pertanto privi degli effetti psicoattivi tipici della droga leggera che da questa deriva.

Si differenziano in genere a seconda della tipologia di prodotti che vengono commercializzati, prendete appunti: gli headshop vendono articoli per fumatori (accendini, posaceneri, cartine, cilum, narghilè, bong e vaporizzatori), gli hempshop prodotti realizzati con la canapa (abbigliamento, cosmetica, alimenti, libri, riviste, dvd), gli smartshop sono specializzati in sostanze psicoattive legali come integratori o composti di origine naturale e sintetica. Infine i seedshop offrono semi di cannabis a scopo collezionistico. Spesso un growshop è tutto questo e molto altro: punti di riferimento per gli amanti della canapa, info point e angoli degustazioni di prodotti alimentari.

 

 

Ne abbiamo fatta di strada da quando, nel lontano 1837, l’Antica Farmacia di Brera in via Fiori Chiari fu presa in gestione da un tal, guarda caso, Carlo Erba, fondatore della prima industria farmaceutica italiana, i cui esperimenti sull’hashish e sulla canapa indiana portarono alla prima medicina a base di cannabis per curare il mal di testa.

Poi la cannabis è stata tabù fino ai giorni nostri, almeno fino a quando una legge del 2016 ha legalizzato la vendita della qualità a più basso contenuto di THC. E da lì il mondo è esploso. Dietro allo slogan, più pubblicitario che di sostanza, ADESSO SI PUÒ, i negozi che commercializzano la canapa light sono nati come funghi un po’ in tutta Italia, ma soprattutto a Milano, che è diventata in brevissimo tempo la prima città con 51 esercizi, seguita da Brescia e dalle provincie di Monza Brianza, Bergamo e Varese. E sempre a Milano il giro d’affari sembra inarrestabile, crescendo  costantemente ad un ritmo di circa il 50 per cento.

 

Dove trovarli

Così, alle prime piantine arrivate dall’Austria nel primo negozio italiano di viale Tibaldi, Hemp Embassy, sono seguite tante altre aperture in varie zone della città, attratte dagli alti profitti che questo mercato in erba promette di offrire. I più noti sono EasyJoint Milano Moscova, lo store ufficiale del primo marchio a commercializzare questo prodotto in Italia, Flower Farm Arena in zona Parco Sempione, Green Town a Porta Venezia, Green House Milano dietro al Monumentale, l’hemp shop bio/vegano Green Utopia, in zona Lodi.

L’anno scorso in aprile una folla di fan ha preso d’assalto nel primo giorno di apertura il punto vendita di J-Ax “Mr. Nice”, in via Bertini a Chinatown, dove ad accogliere i primi clienti c’era il rapper in persona. Qui si vende la “Maria Salvador”, ovvero “la marijuana più buona del mondo”, che lui stesso produce e commercializza in esclusiva.

 

cannabis light 

In città hanno cominciato a operare anche catene specializzate come Cannabis Store Amsterdam, dove si trova un po’ di tutto: biscotti, bibite, patatine, felpe, cappellini e zainetti di scuola, sempre marchiati con una grande foglia verde. E infatti i gadget vanno forte soprattutto tra i ragazzi, mentre al banco si trovano i prodotti di punta. Ma ormai la cannabis light si può trovare un po’ dovunque, dai tabaccai, dai kebabbari, nelle sale di slot machine.

 

Cosa trovate

Cosa cerca esattamente la gente nei cannabis shop? I gestori sostengono di avere soprattutto una clientela adulta e consapevole, che usa la cannabis legale per i suoi effetti rilassanti, ansiolitici e antinfiammatori. E, visti i prezzi, diremmo anche con una discreta possibilità economica, dal momento che può arrivare fino a 10 o 15 euro al grammo.

Fra i prodotti più richiesti, al primo posto le infiorescenze di canapa a contenuto legale di THC. Al secondo i semi di cannabis, che in Italia vengono commercializzati per i collezionisti (ne esistono almeno 300 varianti), mentre al terzo si confermano gli articoli per la coltivazione e il giardinaggio, dalle lampade ai fertilizzanti, dalle serre domestiche ai manuali.

 

Aprire un cannabis-shop?

Vi volete cimentare con questo nuovo e promettente businness? L’iter non è molto diverso da quello di qualunque altra attività commerciale perché, paradossalmente, non è necessaria nessuna licenza. Se inizialmente aprire un grow shop rappresentava un vero e proprio atto sociale e politico, con il quale si manifestava il proprio appoggio al consumo della canapa e al movimento antiproibizionista, ormai è evidente che l’obiettivo è soprattutto la liberalizzazione dei portafogli.

E’ stato stimato che per aprire un grow shop, tra autorizzazioni, location e rifornimento magazzino,  sia necessario un investimento di circa 30mila euro, che può scendere della metà se si opta per un un franchising. Questo a fronte di un fatturato che si aggirerebbe, a  detta di alcuni gestori, sul milione di euro all’anno. Tutto sommato un investimento vantaggioso, dove, ahimè, il rischio d’impresa consiste principalmente nelle oscillazioni del legislatore italiano, che al momento consente a tutti di lavorare una sorta di limbo normativo. Difficile prevedere se, quando e come questo vuoto verrà colmato. Male che vada, avrete comunque a disposizione vaste quantità di ansiolitici ad uso personale.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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In piazza Beccaria c’è il teatro Gerolamo, la “PICCOLA SCALA” delle marionette

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Costruito nel 1868 è lo storico “Teatro delle Marionette” di Milano. Rimasto chiuso per 33 anni ha riaperto nel 2017. 

Dal 1911 la gestione del teatro venne affidata alla compagnia di Carlo Colla, esponente della più famosa dinastia di marionettisti milanesi, fino al 1957 quando passò sotto al Piccolo Teatro. 

Dal 1960 la sala divenne anche la sede principale del teatro dialettale meneghino.

Il Gerolamo fu costretto a chiudere nel 1983, perché tutto di legno e incompatibile con la nuova normativa sulla sicurezzaNel 2017 la riapertura dopo un lungo restauro.

Oggi il Gerolamo ha 209 posti.

Le tipe umane

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In occasione della Milano Fashion Week, la galleria d’arte Tommaso Calabro presenta il suo primo progetto interdisciplinare: Le Tipe Umane.

Il designer Andrea Incontri, la mente che sta dietro alle opere in mostra, intreccia codici ed estetiche della moda e delle arti visive, della comunicazione digitale e delle arti applicate.

Si tratta di figure femminili che prendono vita su Instagram, ogni giorno, sotto forma di schizzi veloci, eppure dettagliatissimi, tracciati con un dito sullo schermo del suo smartphone. Le opere sono realizzate senza premeditazione, ma con grande istinto creativo, e spesso sovrapposti a spezzoni di video quotidiani.

Realizzate utilizzando l’intera palette cromatica di Instagram, le Tipe Umane incarnano la personale rappresentazione di Andrea Incontri di un’umanità al femminile.

Signore a spasso con il cane o signorine uscite per andare a fare la spesa: donne di età e attitudini differenti, figure che indossano una varietà infinita di mise curate minuziosamente. Raccontano le eterogenee personalità dell’universo femminile e, allo stesso tempo, testimoniano l’osservazione ossessiva dei codici estetici più in relazione al costume sociale che alla moda.

Questa curiosa e suggestiva mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 25 febbraio. La Galleria d’arte Tommaso Calabro è aperta dalle 10 alle 20.

 

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Una volta alla settimana da Rogoredo parte un treno diretto per MOSCA

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da blog di Paolo Maggioni (c)
da blog di Paolo Maggioni (c)

Domenica. Ore 4.37. Alla stazione di Rogoredo parte un treno diretto per Mosca.

In realtà il treno arriva da Nizza e conduce a Mosca dopo oltre 3.000 chilometri.

Le fermate in Italia, oltre a Rogoredo, sono Bordighera, San Remo, Genova P.P., Verona P.N. e Bolzano.

Il treno impiega 24 ore per arrivare alla frontiera tra Polonia e Bielorussia. Dopo 40 ore di viaggio il treno ferma al binario I della stazione di Mosca Belorusskaya.

Per l’avvincente cronaca di un viaggio Milano-Mosca: Milano-Mosca in treno di Paolo Maggioni

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.    

4 milioni di CONTACTLESS sulla metro: le 7 domande più comuni tra chi viaggia in questo modo

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Dall’attivazione del 28 giugno è stata superata la quota di 4 milioni i viaggi pagati col sistema contactless, per una media di 35 mila ogni giorno.

Il sistema si è diffuso tra i cittadini anche se non mancano domande che ci si fa viaggiando in questo modo. Vediamo le più comuni.

Le risposte alle 5 domande più gettonate tra chi viaggia in questo modo

#1 Cosa bisogna fare nelle stazioni prive di tornelli contactless?

Occorre passare sempre la carta sia per entrare sia per uscire dai tornelli, anche nelle stazioni dove l’uscita è libera.
Se uscendo dalla metropolitana un tornello non funziona, occorre provare con un altro, visto che tutte le 113 stazioni sono dotate di almeno due tornelli contactless , sia in entrata che in uscita.

#2 Cosa accade se si esce senza passare la tessera anche in uscita?

Il sistema addebita la tariffa massima da pagare per raggiungere la stazione più lontana.

#3 Come viene calcolato il costo? Ci sono commissioni?

Costa solo la tariffa del viaggio, nessun costo extra. Il sistema la calcola dopo aver registrato il passaggio alla stazione di uscita, a partire da quella di entrata.

#4 Usando la carta più volte nello stesso giorno, esiste una tariffa massima?

Utilizzando lo stesso dispositivo contactless per i viaggi in una giornata intera, viene addebitata la tariffa più vantaggiosa (tariffa giornaliera).

#5 Se pago la metro con il contactless poi devo comprare un nuovo biglietto per tram, bus e filobus?

Per pagare contactless il viaggio deve iniziare in metropolitana. Si può invece proseguire sui mezzi di superficie un viaggio già iniziato in metropolitana, fino alla durata massima prevista dal biglietto acquistato.

#6 Sì, ma se poi i controllori mi fermano?

In caso di controlli, sulla metro o sui mezzi di superficie, basta fornire la carta utilizzata e attraverso un dispositivo si verifica se il passeggero è in regola o meno.

#7 In quali altre città esiste questa il pagamento contactless dei mezzi pubblici?

Milano è l’unica in Italia e tra i primi dieci al mondo. Tra le prime a usarlo sono le città stato di Londra, Mosca e Singapore.

Fonte: Linea Diretta a cura di ATM S.p.A.

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Inaugura all’osservatorio Prada “Surrogati. Un amore ideale”. Ecco cosa l’1% della popolazione vuole che pensiamo

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Surrogati
Fonte: jamiegdiamond.com

Fin dal 19 dicembre 1947, data in cui il National Security Council del Presidente americano Truman emanò la direttiva NSC-4, implementata poi l’anno seguente dalla direttiva NSC-10/2, non solo è lecito supporre che ci siano state delle ingerenze politiche ed economiche nel mondo dell’arte, è proprio provato!

Con la direttiva NSC-10/2 venne istituzionalizzata la possibilità che la CIA potesse attuare una pletora di azioni “coperte” che prevedessero propaganda, guerra economica, azioni dirette preventive incluso il sabotaggio, l’antisabotaggio, le distruzioni e i piani di evacuazione, la sovversione contro Stati ostili con assistenza a movimenti clandestini di resistenza, guerriglia e liberazione. Azioni queste, pianificate e condotte in modo tale che la responsabilità del governo americano non risulti evidente alle persone non autorizzate e che, se scoperte, il governo degli Stati Uniti possa respingere in modo convincente qualsiasi implicazione.
Uno degli aspetti importanti della guerra fredda fu quello culturale: gli oggetti culturali erano cioè intesi come strumento per

“guadagnare alla causa americana le classi colte e istruite che, alla lunga, diventano la leadership politica e morale della comunità”.

E se non ci credete questa non è la mia opinione, la frase appena riportata è stata rinvenuta in un documento ufficiale del governo Americano rimasto Top Secret per anni.
Un tale utilizzo pragmatico della cultura è da dare ormai per assodato e non deve perciò più sconvolgere. Per esempio:

“Noi gli Stati Uniti, siamo un crogiolo, e con questo abbiamo dimostrato che le persone possono convivere indipendentemente dalla loro razza, dal colore della loro pelle o dal credo. Prendendo come tema il termine “crogiolo di culture” (melting pot) o qualche altra espressione analoga potremo usare il Metropolitan come esempio del fatto che, negli Stati Uniti, gli europei riescano a convivere insieme, e che dunque una qualche forma federalismo europea è praticabile”.

Frase pronunciata nel 1954 da Charles Douglas Jackson.

Il capitale della visibilità: in mostra a Milano

surrogati
Courtesy Fondazione Prada

Da allora il mondo culturale si è rivoluzionato e il modo d’agire della CIA è diventato la consuetudine. Intendo dire che il mondo cultuale è diventato un’Industria Culturale così come intesa dai filosofi Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, ovvero l’utilizzo acritico della cultura al fine di costruire consenso. Le mostre oggi non sono più da intendere come momenti di acculturazione personale, di ermeneusi o di incentivo allo sviluppo di un libero pensiero personale. Oggi le mostre sono momenti in cui puntare i riflettori mediatici su un determinato tema o artista al fine di creare capitale di visibilità. Cos’è il capitale di visibilità? Secondo la sociologa Nathalie Heinich, il capitale di visibilità è quella visibilità, quella reputazione che è in grado di trasformarsi in capitale.

In quest’ottica la mostra d’esordio della sede milanese di Fondazione Prada diviene un’elogio ed una legittimazione storica del design, e per estensione della moda.

Leggi anche: Fondazione Prada, quando un fabbricato riesce a trasformare un intero quartiere

La mostra “Serial Classic”, co-curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola, è dedicata alla scultura classica ed esplora il rapporto ambivalente tra originalità e imitazione nella cultura romana e il suo insistere sulla diffusione di multipli come omaggi all’arte greca.
All’idea di classico tendiamo ad associare quella di unicità, ma in nessun periodo dell’arte occidentale la creazione di copie da grandi capolavori del passato è stata importante quanto nella Roma della tarda Repubblica e dell’Impero.

L’Amore è un sentimento piccolo-borghese

Ed appunto, anche la mostra “Surrogati. Un amore ideale” diventa un’occasione per capire in che direzione la classe borghese apolide di super-ricchi che presiede l’industria culturale vuole indirizzare il discorso culturale, o meglio, alla luce di quanto detto, indirizzare l’abitudine delle masse a certi argomenti.

Surrogati. Un amore ideale | Fondazione Prada (21 febbraio-22 luglio)

Incominciamo col dire che già solo il titolo della mostra gioca sull’ambiguità della parola ideale. Essa può essere intesa sia come “che appartiene o è proprio dell’idea, intesa come entità essenzialmente mentale e spirituale contrapposta alla realtà esterna; quindi, in genere, che non ha esistenza se non nella mente, irreale, astratto“, sia come “che appartiene all’idea, come perfetto modello verso cui si tende nell’azione o nella conoscenza: i supremi valori i.; essere spinto da motivi i.; quindi, più genericam., che risponde all’idea che noi ci formiamo del perfetto: sognare la pace i., la donna ideale“.

Surrogati
Pertanto si capisce che è in ballo lo stereotipo sessuale dei prossimi anni. Cybernetica e intelligenza artificiale stanno facendo passi avanti da giganti e già si sente parlare di bambole sessuali robotiche e super realistiche, le Realdoll, e di bordelli di bambole, il primo italiano a Torino. Quale sarà la prossima perversione, il prossimo feticismo? Uno scheletro robotico con dei circuiti, una scheda madre e tutto ricoperto da caldo silicone che si muove e obbedisce a ogni nostro ordine potrà esserlo?
La risposta implicita della mostra sembra essere affermativa, anzi, ci mette di fronte alla realtà che su oggetti simili persone come noi, come me e come te, hanno riversato emozioni che non si limitano all’eccitazione. A legarli ci sono dei veri e propri sentimenti! C’è l’amore!

I numeri dell’industria del porno, sia in termini di accessi su internet, sia di fatturato, sono enormi ed in costante crescita. C’è addirittura chi, come Paul B. Preciado, ritiene che il porno sia fra le componenti produttive che hanno sostituito il ruolo dominante della fabbrica nell’era post-industriale che viviamo. Se ciò fosse vero va da sé che definire i paradigmi sessuali della popolazione comporti un evidente ricaduta in termini economici. Eccoci tornati al punto iniziale, l’industria culturale come creatore di capitale di visibilità per fini economici.

La sottile linea rossa tra carne e silicone

Qui di seguito un breve estratto della descrizione della mostra, che trovate sul sito di Fondazione Prada.

Attraverso una selezione di 42 opere fotografiche di Jamie Diamond (Brooklyn, USA, 1983) ed Elena Dorfman (Boston, USA, 1965), il progetto esplora i concetti di amore familiare, romantico ed erotico. Entrambe le artiste scelgono un aspetto specifico e insolito di questo tema universale: il legame emozionale tra un uomo o una donna e una rappresentazione artificiale dell’essere umano. Come spiega Melissa Harris, “i lavori di Diamond e Dorfman documentano in modo vivido e senza pregiudizi le interazioni tra gli uomini e i loro compagni inanimati ma realistici”.
“Still Lovers” (2001-04) la serie di fotografie che ha dato visibilità internazionale a Elena Dorfman, è incentrata sulle persone che condividono la propria quotidianità domestica con realistiche bambole erotiche a grandezza naturale. Le sue fotografie si addentrano nei legami che si instaurano tra umani e donne sintetiche perfettamente riprodotte e obbligano l’osservatore a riconsiderare la propria visione di amore e riflettere sul valore di un oggetto in grado di sostituire un essere umano. L’intento dell’artista non è quello di enfatizzare la devianza rappresentata da questi surrogati sessuali, ma di svelarne il lato nascosto ritraendo l’intimità tra carne e silicone.
Diamond e Dorfman hanno ritratto i surrogati come creature desiderate e idealizzate, oggetti-feticcio dotati di una “vita propria” condivisa con madri o partner in carne e ossa, e a volte con i loro parenti più stretti. Come spiega Melissa Harris, “rappresentando scene convenzionali di vita domestica, amore e/o erotismo, le fotografie di Dorfman e Diamond trasmettono un pathos inatteso”.

In attesa di sapere cosa ne sarà della nostra specie su questo pianeta, cominciamo prendere in considerazione l’idea di dover copulare con un robot… e che (necessariamente) ci piacerà. Perché ce l’hanno detto loro.

 

FEDERICO POZZOLI

 

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C’è una Feltrinelli molto particolare in città, non so se ti è mai capitato di farci una visita. Si trova in zona Garibaldi/Moscova, nel cuore pulsante della nostra metropoli, ma ha un approccio molto più da ‘piccola libreria di quartiere‘.

In questo ambiente affascinante potrai partecipare al loro ormai rodato evento (si tratta già della sedicesima edizione) “Aperitivo con l’autore“: cogli l’occasione di bere uno spritz mentre ascolti questa interessante presentazione.

Oggi si parlerà del libro “Re-USA, 20 American Stories of Adaptive Reuse: A toolkit for Post-Industrial Cities” di Matteo Robiglio e Donald K. Carter, che racconta casi riusciti di riuso adattativo che preservano il lascito del passato industriale trasformandolo in un ingrediente chiave per la rigenerazione urbana.

Cultura, tempo libero, sport, ricerca, educazione, architettura, servizi, produzione, abitazioni, così come l’agricoltura, possono rigenerare ex aree industriali e migliorare economicamente e culturalmente le città.

Otto passi guidano la strada verso il processo di riuso adattativo – dalla scelta di un sito esistente, all’idea, la stesura di un progetto, i finanziamenti, nonché alla sua realizzazione.

L’ingresso alla presentazione (che inizia alle 19:30) è gratuito, ma non puoi certo lasciarti sfuggire i drink della Babitonga di questa speciale Feltrinelli.

 

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Fino al Medioevo il Vescovo di Milano era eletto anche dai CITTADINI

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Fino al Medioevo il vescovo di Milano era eletto assieme dal clero e dal popolo. 

Secondo i testi bizantini il fondatore della Chiesa di Milano fu San Barnaba all’inizio del III secolo. 

Il primo a venire chiamato “arcivescovo” fu Teodoro II, mentre l’elevazione ad arcidiocesi viene fatta coincidere con Ambrogio

Anche Ambrogio fu nominato vescovo di Milano proprio su volontà popolare: sembra infatti che lui non volesse assumere questa carica.

Ambrogio era infatti governatore di Milano e si era semplicemente offerto in una giornata d’inverno del 374 di mettere pace tra le due fazioni in cui era spaccata la Chiesa di Milano: quella ariana e quella ortodossa.

Ambrogio prese la parola tenendo un corso sull’imparzialità che meravigliò i milanesi. Tanto che al termine si alzò forte il coro: “Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!“. Prima alcuni, poi la folla, a cui si unirono anche i rappresentanti di entrambe le fazioni. Tutti d’accordo che fosse lui la persona giusta per unire la Chiesa. Tutti d’accordo tranne lui che proprio non ne voleva sapere. Lui era un politico non un religioso. E poi aveva ricevuto condanne, aveva delle amanti, aveva altro da pensare che prendere l’abito talare. Provò a convincere i milanesi ma niente, quelli erano irremovibili. Milano voleva lui.

Per sottrarsi al suo destino nella notte Ambrogio provò a fuggire con la sua Betta che però si rifiutò di portarlo fuori dalla città, bloccandosi all’altezza di Corbetta. 

 

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