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Fashion Week: Opening cocktail party

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Hai mai camminato per piazza Duomo dopo le 21?

Allora sicuramente avrai già notato quanto magica diventa l’atmosfera quando la notte cala e le uniche cose a rimanere illuminate sono la bianca purezza della cattedrale, il Fontana del Museo del Novecento e le due terrazze cocktail bar che farebbero venir voglia a chiunque di sorseggiare un drink, sebbene più caro del solito, per godersi quella vista mozzafiato.

La musica scelta dai DJ più cool della nostra metropoli, le luci soffuse e il finger food tipico di Terrazza Duomo 21 saranno il fil rouge di questa serata speciale: l’elegante locale è stato infatti scelto per ospitare l’esclusivo party di apertura per la Milan Women’s Fashion Week.

L’ingresso è libero e costa 15 euro (con primo drink incluso), ma è necessaria una prenotazione, che va fatta a questo indirizzo.

Credimi, non te lo devi perdere.

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I QUARTIERI di Milano cambiano nome: arrivano Nolo, Porta Magenta e Porta Nuova

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mappa dei quartieri fonte: urbanfile.org
mappa dei quartieri fonte: urbanfile.org

Per alcuni era solo un modo di scimmiottare Londra e New York. Invece da ieri NoLo è ufficialmente un quartiere di Milano.
Il 18 febbraio, infatti, l’assemblea di Palazzo Marino ha approvato a larga maggioranza (28 sì su 30) un emendamento presentato da Alessandro De Chirico di Forza Italia per la ridenominazione di 36 degli 88 quartieri, anzi degli 88 “Nuclei di identità locale” (Nil) decisi dal Comune qualche anno fa.

Leggi anche: La rivoluzione di NoLo

NoLo (North of Loreto) indicherà ufficialmente l’area della città compresa tra viale Monza, via Padova, viale Brianza e i binari della ferrovia, aggiungendosi all’accoppiata: “Loreto-Casoretto”.

Tra gli altri quartieri che prendono nuovo nome ci sono:

Porta Genova ha sostituito Tortona
Porta Magenta al posto di Washington
– nel quartiere dei grattacieli, a “Garibaldi-Repubblica” si aggiunge la dicitura “Porta Nuova”
– Rogoredo si trasforma in Rogoredo-Santa Giulia
– A Buenos Aires-Venezia si aggiunge Porta Monforte

Compaiono sulla mappa dei quartieri anche le diciture di: Santa Giulia, Cascina Merlata, Chiesa Rossa, Gorla, Ortica e Crescenzago. Baggio diventa Baggio-Olmi e San Siro si sdoppia: ora San Siro Ippodromi identifica la zona residenziale del quartiere a nord di via Harar.

Leggi anche: Il muro invisibile di San Siro

In generale la linea scelta è quella di aggregare più nomi tra le diciture dei quartieri. Chi difende il voto della giunta spiega che così sarà più facile per tutti identificare il quartiere di appartenenza. I critici lamentano che l’accozzaglia di nomi farebbe perdere ancora di più identità ai quartieri: “Sarebbe meglio dare un solo nome per quartiere”.

Leggi anche: L’assurdità delle ZONE di Milano: con confini senza senso e identificate con un numero. Proviamo almeno a chiamarle per nome

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De Magistris: entro fine anno referendum per la TOTALE AUTONOMIA della città di Napoli

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Colpo di scena sul tema dell’autonomia. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha annunciato, tramite il suo profilo Facebook, l’intenzione di indire entro la fine di quest’anno un referendum nella città partenopea per la “totale autonomia”.

“Avremo così più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più ricchezza, più sviluppo e meno disuguaglianze” ha affermato il sindaco, ed ha aggiunto “Noi non siamo contro i popoli della Lombardia e del Veneto che hanno votato per l’autonomia. Siamo anche noi per l’autonomia.”

Inoltre De Magistris si fa carico, se “lo vorranno le altre popolazioni del sud, di organizzare ”un referendum per l’autonomia differenziata dell’intero Mezzogiorno d’Italia”.

Se Napoli procederà con il referendum potrebbe diventare la prima città stato d’Italia.

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“La città della moda è diventata METROPOLI DELL’ARTE”: anche l’Austria esalta Milano

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Foto: (c) Lintl Susanne da Kurier.at
Foto: (c) Lintl Susanne da Kurier.at

La città della moda di Milano sta diventando una metropoli dell’arte, titola il Kurier, quotidiano di Vienna.

Nell’articolo pubblicato il 18 febbraio (qui l’originale: Die Modestadt Mailand wird zur Kunstmetropole) si menziona come la settimana della moda che si apre il 19, sarà l’occasione per mostrare al mondo la trasformazione di Milano, da fashion city a capitale dell’arte.

La città della moda di Milano sta diventando una metropoli dell’arte (estratti dal Kurier)

#1 Fondazione Prada

“Già da lontano la si può vedere spuntare all’orizzonte: l’anno scorso ha aperto la nuova Torre, progettata da Rem Kohlhaas e dallo studio di architettura “Oma”, della Fondazione Prada, l’enorme sito d’arte della famiglia Prada nella zona sud di Milano. Un edificio alto 60 metri, pieno di arte moderna da Jeff Koons a Carsten Höller con un ristorante spettacolare e una terrazza sul tetto. (…) Per gli appassionati di arte cinematografica, è d’obbligo una visita al Bar Luce, progettato dal Café-Restaurant del regista americano Wes Anderson, alla base della Fondazione”.

#2 Hangar Bicocca

“Alla ricerca di luoghi sempre più esotici, Gucci, Prada & Co hanno scelto gli alti templi dell’arte: nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale, nei locali del Museo Nazionale della Scienza, o nei laboratori teatrali in zona Tortona.

La cultura è fattore di attrazione anche per Giorgio Armani, che ha trasformato il magazzino di via Bergognone nel Fashion Art Museum e per il produttore di pneumatici Pirelli che ha realizzate l’hangar d’arte alla Bicocca, a nord della città”.

#3 Villa Necchi Campiglio

“Se vi piace lo stile raffinato e borghese, dovreste andare alla Villa Necchi Campiglio, nel centro della città, in Via Mozart. La casa feudale nello stile del Novecento di Milano ospita non solo la collezione d’arte del XX secolo di Claudia Gian Ferrari, ma anche una collezione di dipinti e oggetti d’arte del XVIII secolo della coppia di collezionisti de’ Micheli. La magnifica villa dell’architetto è stata la scena del film “Io sono l’amore” del regista Luca Guadagnino ed è una location fissa durante la settimana della moda milanese”.

#4 Sul tetto del Duomo

“Un’esperienza meravigliosa in una serata calda è la visita sul tetto del Duomo. Camminare su sentieri ben protetti lungo le torrette e i frontoni della cattedrale e godersi la magnifica vista del trambusto della piazza del Duomo, della città o fino alle montagne, non costa molto, ma è un’esperienza preziosa”.

#5 La Scala

“A chi piace la musica classica, ha fortuna e denaro, può prendere un biglietto per la Scala. Andare in questo splendido teatro d’opera, dove si sono esibite le più grandi star dalla Callas a Pavarotti, è il finale ideale per una giornata perfetta. Manca solo un ultimo tocco: sorseggiare un drink al Bar Campari davanti a Duomo”.

#6 L’Ultima Cena

“Se avete ancora tempo, dovreste vedere l’ “Ultima cena” di Leonardo da Vinci nel Monastero di Santa Maria delle Grazie. Oppure passeggiare e mangiare con gusto sui pittoreschi canali dei Navigli, ad esempio nella “Maison Borella”. E, naturalmente i negozi: quelli costosi si trovano nella storica Galleria Vittorio Emanuele o il concept store 10 Corso Como. Se non trovi nulla lì, ci sono un sacco di alternative a Milano, la città della moda e dell’arte”.

Leggi l’articolo originale del Kurier: Die Modestadt Mailand wird zur Kunstmetropole

Leggi anche:
* Dalla Svizzera: “Milano è la CAPITALE MIGLIORE: mostra agli italiani quello che sarebbe possibile se solo lo volessero”
* La scoperta dei francesi: «Milano non è più PROVINCIALE: è diventata una metropoli europea dove è bello vivere»
* L’Inghilterra incorona l’ARTE DI MILANO e le sue quattro meraviglie uniche al mondo

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Tu Che Non Sei Romantica

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Forse non t’importa, ma io te lo dico comunque, giusto per contestualizzare l’evento che ti propongo oggi: mi sono laureato lo scorso dicembre e un’amica per l’occasione mi ha regalato una raccolta di poesie di Guido Catalano.
La cosa mi ha un po’ sorpreso: prima di tutto perché il libro in questione s’intitola “I cani hanno sempre ragione” e in secondo luogo perché ero abituato a vedere il suo nome solo ed esclusivamente nelle descrizioni finto-impegnate delle foto su Instagram. Un Bukowski made in Italy, insomma.

E invece mi sono dovuto ricredere, perché Catalano può vantare una penna tanto calda ed avvolgente quanto pungente. È stato un regalo ben riuscito, insomma.

È meglio essere investiti da un camion sulla statale alle due di notte o soffrire d’amore per una donna che tu pensi essere la più bella e intelligente del mondo, ma lei non ti ama più?

Questo è l’incipit da cui parte la vicenda del nuovo romanzo di Guido Catalano, “Tu che non sei romantica“.

Per l’occasione, Catalano sarà accompagnato da Dario Brunori (il cantautore dietro a Brunori SAS) in una particolare e memorabile presentazione del libro al Teatro Elfo Puccini.

 

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“Milano hai ROTTO!”. Per un giornale romano la capitale stravince su Milano. Verità o scempiaggini?

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Nell’edizione di Sabato 16 e domenica 17 febbraio, il Foglio pubblica a tutta pagina un attacco a Milano. La retorica della città modello “ha stancato”. Non solo. In un confronto con Roma non c’è partita: stravince la capitale. Qui sotto le dieci motivazioni. C’è del vero o sono scempiaggini?

“Milano hai ROTTO!”: le debolezze di Milano e la presunta superiorità di Roma

#1 I grattacieli truccati

“Milano è seppellita sotto uno strato spesso del migliore top coat in circolazione. (…) Se Milano smettesse di ricoprirsi di top coat sembrerebbe sciatta. E disperata. La magia del top coat svanirebbe e lo skyline tornerebbe a essere il ricordo di uno skyline. Il Bosco Verticale un palazzotto con le piante sopra, la Biblioteca degli Alberi solo un’idea scema

#2 C’avete solo la nebbia

“Nebbia, fumi e nebulose. E’ questa l’atmosfera propria di Milano, quella di cui ha bisogno per camuffarsi meglio”.

#3 Milano Gangnam Style

“Un tour della città non può iniziare se non sei munito del kit giusto. Un asciugamano, una tuta, e le sneakers. Una volta che ti sei infilato le sneakers che portano tutti a Milano, quelle colorate, almeno sei tinte insieme, magari anche con del pelo fluo sopra, si può partire”.

#4 Milano è 10 anni indietro

“Dopo un’oretta a passo svelto in giro per Milano c’è bisogno di una pausa caffé- caffé al cocco per sentirsi un po’ esotici e scacciare le nebulose. Ovviamente da Starbucks. A Parigi, unica capitale europea degna di un confronto con Roma anche se millesettecento anni in meno si sentono, Starbucks è vuoto, in quasi tutti i quartieri. “Qui andava di moda dieci anni fa”, dice il ragazzo al bancone mentre si gira i pollici. Milano cerca di stare al passo con i tempi ma risulta comunque indietro se paragonata ad altre città, più a nord di lei“.

#5 La parlata: a Roma è una nuvola di beatitudine, a Milano unghie che grattano sulla lavagna

“La brevità è una caratteristica sofisticata ed è tutta romana. L’osso. I milanesi aumentano anche la lunghezza dei nomi propri mettendo davanti gli articoli, hanno bisogno di fare scena, di coprire la loro assenza di ciccia. La Clarissa. Il Federico. Il Gianni. A Roma semo pigri, nel parlà tojemo er più possibile, fosse pe noi useremmo solo tre vocali: oh, ah, eh. Per non sprecare fiato ci si chiama con i diminutivi: Cì, ao, frà, zì. Anche l’intercalare per eccellenza- daje – fra le righe vuol dire taglia corto. Si può ammirare la differenza fonetica totale con quello milanese: Tac, che può prendere una quantità infinita di a, Taaaaac. E’ brutto, te fa pizzico ar naso. Da una parte la rotondità arabeggiante che ti avvolge in una nuvola di beatitudine, dall’altra unghie che grattano sulla lavagna“.

#6 La retorica su Milano città modello ha rotto più dell’immondizia per strada

“Negli ultimi anni la trasformazione del capoluogo lombardo, che a detta dei più l’ha avvicinata alle altre capitali europee, sembra essere l’unica benedizione che salva il paese dall’inferno dell’arretratezza. Sono puliti. Sono fit. Sono incravattati. Milano è il modello da guardare, sostenere, imitare. Che il resto d’Italia, soprattutto il sud, si specchi, vergognandosi anche un po’ delle sue brutture. Questa retorica ha rotto quasi come la retorica del degrado che affligge Roma più della stessa immondizia per strada“.

#7 Se Roma sviluppasse le sue potenzialità Milano diventerebbe Busto Arsizio

“<<Bisogna sfruttare tutte le potenzialità che ha Roma>> sembra un po’ <<è intelligente ma non si applica>>, la frase più insulsa pronunciata dagli insegnanti di tutto il mondo. Beh. Intanto non vi conviene, se Roma mettesse a frutto tutte le sue potenzialità Milano diventerebbe immediatamente Busto Arsizio e nessuno ci metterebbe più piede nemmeno con le sneakers colorate”

#8 Il cibo a Milano è fuffa nebulosa, orecchie piene e panza vuota

“Roma si può permettere anche gli avocado-bar, sotto al sole può venirti voglia di addentare perfino un misero avocado-toast. Nell’immensa varietà, fra una gricia e una coratella, ci sta. A Milano no. Mangiare avocado nella nebbia diventa una presa in giro, ti deprime più di quanto tu non lo sia già. Oltre alle materie prime sempre più svilite a causa delle composizioni infichettite fino all’inverosimile, c’è la spiegazione nei minimi dettagli da parte del cameriere, talmente tanti dettagli su dove hanno preso quel pomodorino giallo che se ne sta lì mezzo ammosciato sul piatto vuoto, che si fredda tutto e ti passa la fame. Nebbia, fuffa nebulosa, orecchie piene e panza vuota, un modo di fare cibo che può piacere ai semplici“.

#9 Il futuro di Milano, paesotto di provincia, è posticcio

“Ma la differenza principale fra Roma e Milano, più che la dimensione spaziale (ovvio Roma è immensa, Milano è un paesotto di provincia a confronto) è quella temporale. Sono le categorie ontologiche a essere opposte. Roma è sempre, un circolo, sfondo perfetto per l’arte, di ogni genere – dai film alle serie tv alla musica, la scena musicale del momento è Roma: forza Achille Lauro, Noyz Narcos, Carl Brave, Franco 126, ma pure tutti quei soggettoni indie. Milano è progresso segnato, posticcio, linea dritta da elettroencefalogramma piatto. Non esiste se non nel futuro, un futuro promesso, già deciso”.

#10 E’ Roma, non Milano, l’emblema della modernità

“Roma non si adegua a questo tempo, non si sforza di essere alla moda, per questo nessuno potrà mai dire che è passata di moda. E’ Roma, non Milano, l’emblema della modernità“.

Estratti da: “Milano, hai rotto”, di Valeria Montebello, Il Foglio

Leggi anche: Dalla Svizzera: “Milano è la CAPITALE MIGLIORE: mostra agli italiani quello che sarebbe possibile se solo lo volessero”

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Visita al Cimitero Monumentale

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La bravissima guida turistica esperta di arte funeraria Valeria Celsi torna ad organizzare la visita al Cimitero Monumentale di Milano per celebrare l’amore eterno proprio quando la settimana di San Valentino giunge al termine.

Questa domenica, infatti, a partire dalle 14 potrai visitare il Cimitero Monumentale in lungo e in largo alla scoperta delle bellezze di questo luogo di riflessione e contemplazione.

Girando tra le sculture funerarie dalla bellezza unica e senza tempo, caratteristiche di questo museo a cielo aperto, “Finché morte non vi separi” sarà il ritornello che accompagnerà il pomeriggio, tenendo bene a mente, però, che nemmeno la morte riesce ad annullare un sentimento potente come l’amore.

La visita al Cimitero Monumentale sarà indubbiamente un modo alternativo e affascinante per celebrare il weekend di San Valentino, una passeggiata per ricordare amori del passato: una ragazza che si dice si sia suicidata per amore, mogli devote, poetesse che hanno celebrato l’amore, e molte altre vite vissute.

Se non vuoi perderti questo viaggio nel tempo e nei ricordi, non dimenticare di prenotarti scrivendo a percorsi.arte.funeraria@gmail.com: la visita guidata al Cimitero Monumentale costa 12 euro e li vale tutti, fidati di me.

 

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La stagione MAGICA di Milano

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andrea cherchi (c)
andrea cherchi (c)

Me ne sono accorto quando vivevo all’estero. Milano mi mancava sempre ma c’era un periodo che mi mancava di più. Questa nostalgia supplementare iniziava a metà febbraio. Pensavo a Milano di quando le giornate si allungano, di quando l’aria si fa più tersa e si alternano giornate di inverno con altre in cui respiri il profumo della primavera.

A questo pensavo quando dalla finestra vedevo ancora la neve sulle strade di Berlino, sotto a un cielo grigio che negli sterminati inverni berlinesi a volte fa pensare che abbiano messo un tetto. Mesi di grigio finché si apre, spesso per fare cadere la pioggia.

Febbraio a Milano non è solo il mese in cui si risvegliano le giornate e riscopri l’azzurro nel cielo. Appaiono i primi fiori e soprattutto la città riprende la sua vita più piena, dopo il letargo dei mesi precedenti, interrotto solo a Sant’Ambrogio e Natale. Febbraio riparte alla grande, con la stagione degli eventi. La settimana della moda, forse quella più vera dell’anno, e poi è il mese del Carnevale che a Milano dura sempre qualche giorno in più.

Provate a immaginare tutto questo in una città del nord Europa, ancora immersa nelle atmosfere plumbee dell’inverno. Un freddo che si diffonde nell’animo anche perchè dura troppo. Già, vivendo a Berlino mi sono accorto che non è il freddo dell’inverno berlinese il problema. No, il problema è la sua lunghezza, un inverno che non finisce mai. Anzi che dura anche quando 1000 chilometri a sud si vedono i primi colori della primavera.

Se già febbraio era una sofferenza, era ancora niente rispetto a marzo. Perchè a marzo a Milano la primavera ha davvero inizio. Ogni giorno ti arriva qualcosa in più. Più luce, più energia, la città riparte a razzo. Si lavora come dei pazzi, si esce per aperitivi infiniti, ci si toglie un capo a settimana e nei fine settimana si inizia a dividersi tra neve, lago e mare. Marzo a Milano è fantastico soprattutto se si vive a Berlino. Già. Ci sono inverni che a Berlino durano anche in primavera. Mi ricordo una fine marzo in cui camminavo sulla neve al Treptower Park. E quello che mi sconfortava di più era che mi sentivo come in montagna ma senza monti. Sì, quando mi chiedevano che cosa mi mancasse più di Milano, il cibo? Il mare? Il clima? No, amici berlinesi, se dovevo scegliere quello che mi mancava di più la mia risposta era una sola: le montagne.

Vivere nel freddo, in un’atmosfera di inverno perenne e pensare che la prima montagna sensata è 800 chilometri più giù, ti prende il cuore più di una canzone di Celentano in pizzeria a Kreuzberg. Neve senza montagna è un assurdo per noi milanesi, come il mare d’inverno è un concetto che la mente non considera. A Berlino erano le montagne a mancarmi di più. E dopo le montagne al secondo posto veniva aprile.

Sì, perchè se la nostalgia di febbraio a marzo si fa vibrante, ad aprile diventa un attacco di fame. Voglia di prendere e tornare a Milano per divorarla, come Terence Hill faceva con la pentola di fagioli davanti a un falò di uno spaghetti western. Ad aprile anche a Berlino inizia ad affacciarsi un po’ di primavera. Un po’ di sole, tanta pioggia, la gente ricomincia a uscire di casa. Per un berlinese sembra un momento magnifico. Ma per chi è di Milano l’aprile berlinese è una copia sciapa, come il baraccone di Tropical Island, come la mozzarella fatta in Olanda o i camerieri che si fingono italiani ma in realtà vengono dal Montenegro. Perchè mentre Berlino si risveglia Milano ad aprile diventa il centro del mondo.

Ha inizio la festa, forse la festa di un’intera città, più bella e raffinata che esista al mondo. Aprile a Milano è il Fuorisalone, l’esplosione di creatività, sette giorni in cui Milano diventa il palcoscenico della creatività mondiale. Sono stato in molti luoghi nella mia vita, ho partecipato ad alcuni degli eventi rinomati, soprattutto ho conosciuto persone di ogni luogo. E chiunque sia mai stato al Fuorisalone concorda che non esista nulla al mondo che lo avvicini. Stare via da Milano in quei giorni è come andare dormire a capodanno alle dieci di sera. Può essere qualcosa di alternativo però sai che tu sei lì ma il mondo è da un’altra parte. Il mondo ad aprile è a Milano.

Quando termina il Fuorisalone potrebbe sembrare la fine del mondo. Da internazionale Milano torna italiana. Il mondo lascia le sue strade. Sembrano i titoli di coda. E invece no. E’ solo l’inizio di una stagione tutta in accelerata. Dopo la settimana di smaltimento dei postumi del Fuorisalone, una settimana che in realtà non so perchè ma è sempre bellissima, con quella sensazione di serena gratificazione che segue una notte di passione, a Milano si fa ciao ciao al resto del mondo. Sì perchè mentre altrove si aspetta il primo maggio, in Italia ci siamo inventati la festa della liberazione. Un 25 aprile che quasi sempre si unisce al primo maggio, a volte lo si fa partire perfino da Pasqua. Aprile a Milano è una scacchiera di feste, di eventi, di ponti che rende più felici delle ferie di agosto.

Si è così arrivati al primo maggio. A Berlino è un giorno stravagante. Agli inizi abitavo sulla Wiener Strasse, la strada dove ogni primo maggio da mille anni alle 9 in punto si danno appuntamento manifestanti e poliziotti per prendersi a legnate. Se le danno come non ci fosse un due maggio fino al tramonto quando come ci fosse il triplice fischio, si sospende la quarta guerra mondiale e tutti fanno ritorno alla vita ordinaria di tutti i giorni. A Berlino il primo maggio ti fa venire voglia di andartene via, più di qualunque altro giorno dell’anno. Una follia. Proprio il giorno in cui a Milano non c’è nessuno ed è un godimento doppio: chi c’è vive la città solo per sé, chi non c’è se la sta godendo da qualche altra parte.
E quando si ritorna in città ad accoglierti c’è qualcosa di unico. In tedesco Mailand significa terra di maggio. A Berlno ho capito che forse è davvero così: Milano a Maggio arriva al massimo di sé. Dopo una rincorsa iniziata a metà febbraio è a maggio che Milano sboccia, fiorisce nei suoi infiniti alberi e mentre a Berlino finalmente arriva la primavera, Milano ancora una volta è più avanti. Milano a maggio è un mese che ti viene in voglia di non perderti neanche un minuto, un mese in cui primavera ed estate danzano assieme, come una collezione della fashion week, Maggio a Milano è una stagione unica al mondo, la stagione di una meravigliosa storia d’amore che ha avuto inizio a San Valentino e che sfuma solo quando l’estate si fa sfacciata.

ANDREA ZOPPOLATO

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Milan should do something for Scotland and make Edinburgh one of its sister cities

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“Please don’t leave Scotland alone”, that is the call Mr Alyn Smith, a MEP made to the EU as a whole. “The place of Scotland is in the EU” declared Mrs Nicola Sturgeon, the Scottish Premier, after the majority of her people voted to remain in the EU.

The talk in our city nowadays is all about how Milan should aspire to replace London; and that is precisely why we should act now and ask for a twinning between Edinburgh and Milan.
Besides being tipically Milanese in nature, such a gesture would make our history.

Here are 5 reasons why our Mayor should act towards a twinning between Milan and Edinburgh

#1 Florence is not enough 

A twinning between cities is a symbolic link between two cities, iself established in order to develop stronger political, economic and cultural relationships between them. Edinburgh is currently twinned with Florence. Adding Milan as one of Edinburgh’s sister cities would juxtapose the cultural proximity Florence symbolizes to the international and economic affinity Milan would prompt.

#2 Awesome marketing

Mayor Sala constantly reminds us all that Milan should do more to promote itself on the international milieu. This is an opportunity to make the most out of: moving to help the scottish people now would reverberate all over the world, while showing Milan as it should be: a beacon for freedom and civil rights.

#3 A warning towards Rome

Although they have constantly stressed their autonomy from central powers and authorities, the Scots have kept their fealty to the British Crown: they fought for it and contribute to the power of the United Kingdom as a whole. Furtermore, the ancients Scots were the only people who ever resisted the Roman Empire. They are proud and loyal and now they would like to go their separate way from London, not for an independentist spur of the moment, but rather because they feel betrayed by the rest of the country. And now, the UK wants to uproot Scotland from its natural habitat, the EU.
By the same token, Milan has always been loyal to the government in Rome and it was, perhaps, the city having given the gratest contribution to the creation of an Italian unitary State.
Therefore, siding with the Scots now would be a warning towards Rome. Should the Italian capital city overstep its political boundaries, going against the will and freedom of the Milanese people, Milan may beg to differ.

#4 Daring to do more: extending our citizenship

Times such as those we are living in call for more courageous actions than a simple twinning between cities. Milan should go further. For example, it might bestow its honorary citizenship on all Scots. That would be a very meaningful gesture: if the rest of your country wants to uproot you from the EU, we’ll make you all Milanese, so that you can stay in.

#5 Milan as the true capital city of Europe

In a moment such as the one we are in, when confusion seems to grip Europe, Milan may very well become the voice of all those EU citizens intending to open their arms to the Scots fleeing London. Should it be able to quickly make such a meaningful action a reality, Milan may turn into the actual capital city of Europe. A capital city built on higher politics, on culture, on the brotherhood between peoples, on the freedom fron nation-States, as well as on the right every individual has to choose his or her fate.

A historical move

All of this could happen easily. It would be enough to persuade our Mayor to board a flight to Edinburgh in order to meet Mr. Donald Wilson, his Scottish homologue. Investing just 80 euros for an airplane ticket, Milan could write an important page in the future of Europe, followed by a kilt party outside Palazzo Marino.

In 2019, Mayor Giuseppe Sala twinned Milan with Edinburgh. He was the first to give the Scottish people a helping hand (Excerpt from a 2119 history book).

 

ANDREA ZOPPOLATO

Translated by Antonio Enrico Buonocore

Qui l’articolo in Italiano: Milano faccia qualcosa per la Scozia: gemelliamoci con Edimburgo

Lo strappo di Sala: “In Italia va fatto un RIORDINAMENTO amministrativo locale”. Prossima fermata: Milano Città Stato

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Nuovo video pubblicato il 15 febbraio dal sindaco Sala. Ancora una volta la questione è sul conflitto di poteri tra Stato, Regione e Comuni.

“Parliamo dell’argomento del giorno: l’autonomia. Premessa: io non è che sia contrario a istanze autonomiste”, apre Sala, precisando che “non sono contrario al fatto che i territori chiedano di avere più ruolo e che si tolga una parte di ruolo al governo centrale. Non è uno scandalo”.

Dopo questa premessa, il sindaco di Milano fa tre osservazioni:
La prima è che “va fatto un riordino amministrativo locale in Italia”. Questo perchè “8.000 comuni, più di 80 province, 20 regioni, 14 città metropolitane sono troppe. E’ un sistema che appartiene al passato”.
Un concetto che il sindaco ha già espresso in precedenza: appartiene al passato assegnare più autonomia alle Regioni, quando il mondo va verso la maggiore autonomia alle città. Per questo si chiede parlando di autonomia e risorse, “perchè abbiamo già deciso che vanno favorite le regioni?”.

La seconda osservazione è sul rischio che dare più autonomia e risorse alla Lombardia comporti meno potere e risorse per Milano: “Ho letto l’intervista di uno dei presidenti di regione che chiede più autonomia e più risorse e lui dice stiamo tranquilli che le regioni del sud non saranno penalizzate. La moneta non si stampa: per cui se non penalizzano le regioni del sud, chi è che penalizzano? Le città? E qui peggio mi sento”.

Infine il sindaco conclude di non aver compreso ancora i contenuti della riforma sull’autonomia e chiede che nel processo venga coinvolta anche la città di Milano. Perchè la città che produce oltre il 10% della ricchezza nazionale ha tutti i diritti di pretendere dallo Stato e dalla Regione il potere di disporre al meglio delle risorse che produce.

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Ten things to show someone visiting Milan for the first time

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Living in Milan means eternally rushing from here to there, even when we are giving someone a tour of the city. Now more than ever has Milan been transforming itself into an all for all. From its womb, where a new subway line has been inaugurated to its heights, where soaring skyscrapers have created a new skyline rising from piazza Gae Aulenti.

Reflecting upon these changes, from the city’s heritage to futuristic ambitions already underway, we are presenting our readers with a list of ten places to show someone visiting Milan for the first time and the reasons why these have been chosen – a handy quick guide of how to make a good impression by doing so.

#1. The Roof of The Duomo

It is the rooftop of all rooftops in Milan. While great hotels and fashion houses today offer happy hour aperitifs with no hesitation, the terraces of Milan’s main cathedral have been there since the end of 1800, freely open to the public, also offering guided tours of the veranda work, proposing the most precious, priceless thing our city can offer: a view of the Resegone mountain peaks at dusk.

While walking upwards among the spires and pinnacles, glancing upwards  at the Madonnina, a 12-foot golden statue of Milan’s patroness Virgin Mary, it is fun to guess at the names of the statue saints and historical people lining the way. Squint your eye and you’ll be able to find even Mussolini!

Be careful, though, and don’t let anything scare you; there are three things which could make your hair stand on ends: the dizzying heights, the Gargoyles, and the ghost of Carlina.

#2. Sforzesco Castle

This castle is the manor of Milan, and what’s incredible is that not everyone knows it. It conserves valuable collections, from the Egyptian Museum, to an array of Arms; there are historical courtyards and wells, even a fresco with an elephant. Also here, we meet up with stories of ghosts and other strange occurrences, something we must expect given the vicissitudes attributed to the Castle, the Sforza and Visconti families, and others right down to Napoleon. It is possible to walk through the castle’s basements, or along the battlements, or among what remains of the coffer boxes so nobly displayed. The world surely envies us for other treasures:

  • The Rondanini Pietà, a metaphysical sculpture – it being the last sculpture ever created by Michelangelo Buonarroti, located in the Castle’s ex Spanish Hospital;
  • The great civic banner of Sant’Ambrogio, surrounded by extraordinary Flemish tapestries. There is another flag standing in Alessi Hall of Milan’s Palazzo Marico, the city’s town hall.
  • The Sala delle Asse by Leonardo da Vinci, a green frescoed arbor brought to life in 1893, and restored on the occasion of Milan’s Expo 2015.

#3. Leonardo Da Vinci, The Last Supper

In every way, a miracle: technically, in excellence, history, mystery, and imagery.   Leonardo Da Vinci’s The Last Supper, extraordinary only by the fact that it has survived until today, given that the artist was not know to be a voracious eater. You might ask: ‘What are you talking about?’ You see, Leonardo did not paint frescos in the usual way, but instead used eggs and other organic materials easily found, but more perishable. It is only thanks to God that the wall of the church on which it was painted survived heavy bombings on that fateful night of August 10th of 1943 when the surrounding walls fell, and left standing only the section with The Last Supper. Take a look at the pictures of the bombing aftermath and you will truly understand what a miracle is. Today, one must reserve the visit, then stand in line for hours to view this masterpiece. The experience itself lasts only a few minutes, can be completed by entering into the adjacent Basilica Santa Maria delle Grazie, of which the Convent Refectory is part. There is also the recently restored Vineyard of Leonardo at the adjoining Casa degli Atellani where Leonardo lived in the 15th Century. During the Milan Expo of 2014, his lush garden and grape vines were brought back to life, a gift that the Milanese fashion world made in honor of his genius. Dan Brown, with his novel The Da Vinci Code, has consecrated an already well-known myth: a call for surreal or less so restorations, The Last Supper remains a timeless miracle to be seen.

#4. The Washer-women’s Lane along the Navigli canals

The Navigli canals remain as the last traces of the fluvial track on which Milan was furrowed in order to bring marble from Candoglia to the building site of the Duomo. Observing them in the evening has a ‘bohemian’ effect. Yet, the beauty of certain views as the Washer-woman’s Lane, a delightful walk along the canals, finding oneself in the renovated Darsena, as well as the courtyards of iron-railing popular houses, some known for their use as artist ateliers are better seen in the peacefulness of day. This is when the two seemingly sleeping canals that ‘did not know how to navigate’, as an old song had it, are furrowed by a dinghy offering an open-air ride.

#5. La Scala Opera House

It is the theater of theaters, the temple of Opera, the stage upon which the ghost of the great Maria Callas still walks, and where the ballet dancers Carla Fracci and Roberto Bolle danced. Opening night at La Scala is an event par excellence, occurring as it does on the 7th of December, honoring the city’s name day patron, Saint Ambrogio. Open year round for a tours, public rehearsal, and museum visit. A historical fact of special interest: it was the first building to be entirely illuminated by electrical current, in 1883.

#6. The Church of San Maurizio

Being the church with the greatest number of frescos, San Maurizio is called the Sistine Chapel of Milan. There are works by Luini, along with decorations by Campi, Boltraffio, and perhaps even Foppa, a perfect example of the development of citizen art after Leonardo da Vinci’s permanence. Yet, this remains one of the places less known to the Milanese themselves. One of those people temples wherein one can absorb Byzantine art, while immersed in the spirit of diverse epochs. A part of the complex of the San Maurizio, San Maurizio at Monastero Maggiore is the oldest feminine monasteries of Milan. The partitioned church dates back to the beginning of the16th century. Nearby, also on Corso Magenta, we find the Archeologic Museum. Its surrounding area was part of Milan, the Roman Empire of the West.     

#7. Sempione Park (Triennale, Arc of Peace, Arena)

Here is another example in which the movida offers one the possibility, let’s say knowingly, to discover extraordinary snatches of Milan’s past. The Triennale, a Palace of Art, an example of Rationalist architecture of the 1930’s, is particularly adapt for Contemporary Exhibitions. Its Museum of Design captivates our interests, as does the Giorgio De Chirico fountain sculpture, Bagni misteriosi. The Arc of Peace, which in the vision of Napoleone would have constructed the Sforzesco Castle of Milan – the Arc du Triomphe of Paris, ever popular as a background for films or goliardic parties, entering into the jargon of the young seeking a ‘cool’ place for their Milanese nights. The Arena, where every marathon finish line seems to take place. It has been expanded to contain naumachie, Milanese naval battles, and today a maimed Coliseum used by those who wish to go jogging right in Milan’s center.

#8. Quadrangle of Fashion (via Monte Napoleone, via della Spiga)

The 1980’s brought us Milano da bere, a way of saying ‘Milan’s prosperous, merry night-life’, seems to live here, in the area from the Octagon of the Vittorio Emanuele Gallery to the Public Gardens of via Palestro. This was once the center of butchers and small shop-owners: Today, even the last glorious evidences of yesterday have abandoned the turf when confronted by the giants of fashion houses. But the truth is that with a bit of constancy and nerve, one can still seize the opportunity for some window-shopping in the maze of streets and alleys, at times only pedestrian. Pure amusement it can become to play a guessing game of ‘who lived here once?’, given the number of plaques and memorabilia. Or to enter some doorway and walk up a flight of stairs, entering hallways with precious decorations and sculpture work. Let’s not forget the Napoleonic pawn shop, where it was more important to recognize the beauty of the object before him, and not only to limit oneself to purchasing it.

#9. Piazza Gae Aulenti, running along Corso Garibaldi and Corso Como

This Square is a truly great image of Milan’s resurgence. What with a new skyline, proudly capped off by the towering Unicredit sky-scraper, the award-winning Vertical-Garden apartment house, and the all-wood encased Pavilion … all enclosed in this business and meeting point center of Milan’s new financial activities, featuring great crowd-drawing urban shows.

It is the symbolic caesura between what was – the self-indulgent dolce vita of Corso Como; the grandiose elegance of Corso Garibaldi, with its bistros and snuggled, epochal buildings.

#10. On the top floor of Lombardy’s impressive government seat

Topping the list is this 39-storey Lombardy Region Building, conceived by great architect and designer, Gio Ponti. This towering, enormous box stands proudly, sporting windows of tubes and glass on the top floors. On clear days, one has an incomparable view of the pre-Alp Mount Resogone; one even has the idea of having the entire Po Valley spreading out before him. Visits are possible only on the last Sundays of every month, this is another of those places undeservedly unexplored. Perhaps for this reason, the Pirellone is even more special.

See also: Altre sette cose da mostrare per chi viene la prima volta a Milano

 

PAOLA PERFETTI

Translated by Vincent Lombardo

Qui l’articolo in Italiano: Le 10 cose da mostrare a chi viene a Milano per la prima volta

Photos taken from the web



Milano è settima al mondo per ore perse nel TRAFFICO

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Milano è tra le dieci città dove si perdono più ore nel traffico. Precisamente è al settimo posto. Questo emerge dall’annuale report Global Traffic Scorecard pubblicato dalla società di ricerca Inrix. 

In media ogni milanese trascorre bloccato nel traffico 226 ore, pari a oltre 10 giorni all’anno. Ma c’è chi fa peggio: indovinate un po’?

Dietro a Bogotà, al primo posto al mondo, c’è Roma che così toglie a Milano anche il primato a livello nazionale. 

Terza è Dublino, poi Parigi, Rostov on Don e Londra che supera Milano di poche ore. Tra le prime dieci otto sono europee. 

Meglio appare Milano invece nella classifica delle città più congestionate: in questo caso Milano è al 27esimo posto anche se preoccupa la crescita del traffico del 6% rispetto all’anno precedente. 

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Svelt cum’è un gat da marmo: a Milano non c’è mai stata pietà per chi è LENTO

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Velocità Portello Milano di Roby Bí

E’ un tipico detto milanese: svelt cum’è un gat da marmo (veloce come un gatto di marmo). Si dice di chi non è fisicamente agile o lento di comprendonio.

Da sempre a Milano chi è lento non ha vita facile. E’ una città in cui la velocità è un valore identitario. Sui marciapiedi o nella metropolitana. 

Alla fine del 2017 fece scalpore l’appello di Sala alla lentezza. Il 26 aprile 2018 il Comune di Milano ha dato il patrocinio per festeggiare a Milano la giornata mondiale della lentezza. Evento del tutto ignorato dai milanesi. 

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Il mondo in un raviolo

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Sai che quando si tratta di mangiare io sono sempre in prima linea, qui pronto a raccontarti cosa c’è di buono in città.
Questo fine settimana ti propongo un festival che fa tanto… casa.

Eh sì, perché pochi piatti danno un senso di famigliarità come la pasta fatta in casa.

Chi, durante l’infanzia, non ha passato almeno un pomeriggio a impastare, tirare e fare la forma alla pasta fresca per creare tagliatelle, orecchiette o, ancora meglio, ravioli, tortellini e simili?

Soprattutto queste ultime portate, che siano in brodo o con il sugo, vanno bene per qualsiasi occasione, d’estate e, immancabilmente, d’inverno.

… ed Eataly lo sa, per questo organizza per tre giorni Ravioli dal mondo, l’evento durante il quale potrai gustare ravioli cinesi, coreani, giapponesi, ma anche indiani, italiani e russi in tutte le salse: qualsiasi cosa assaggerai, sarà a base di questo gustoso alimento che fa tanto famiglia e tranquillità.

Insomma, è l’occasione perfetta abbuffarsi sentendosi come a casa propria, te lo dico io.

 

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La scoperta dei francesi: «Milano non è più PROVINCIALE: è diventata una metropoli europea dove è bello vivere»

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thegoodlife (c)
thegoodlife (c)

Milan, de ville «provinciale» à cité européenne: così titola l’edizione francese della rivista internazionale The Good Life, affermando che Milano si è trasformata da cittadina provinciale a città europea.

«In meno di trent’anni», è la sintesi della la rivista francese, «Milano è diventata una città aperta. Nuovi quartieri, dinamismo economico, afflusso di studenti contribuiscono a fare del capoluogo lombardo una città dove è bello vivere e lavorare.
Restano da trovare gli ingredienti per prolungare questo stato di grazia».

I segnali di questa trasformazione, secondo i francesi, li si trovano in qualche estratto dell’articolo:

I 5 motivi che hanno reso “hype” Milano

«In passato ad agosto la città si svuotava dei suoi abitanti. L’estate scorsa, non ci siamo fermati! E non solo per i turisti» (testimonianza di un tassista). «Milano, oltre ai turisti, ora attira studenti e imprenditori, sia italiani che stranieri»
Per i francesi, Milano è «diventata hype», di tendenza, per questi cinque motivi principali:

#1 le fiere e i saloni di fama mondiale
#2 il rinnovamento architettonico
#3 la reputazione delle sue scuole di business e ingegneria
#4 la disponibilità di comunicazioni e trasporti
#5 la riqualificazione dei nuovi quartieri

Col risultato che Milano «ha superato Venezia per numero di turisti e ora sta tallonando Roma, ancora al primo posto».

Il nuovo Eldorado delle multinazionali

«Milano merita più che mai il suo titolo di “capitale economica” del paese. “Le città italiane che sono internazionali lo sono per il turismo. Milano lo è per le sue attività e la sua economia, oltre che per una grande apertura culturale” constata Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi. Non è per un azzardo che le multinazionali cominciano a installarsi in nuovi spazi adatti per la loro crescita».
Tra i casi citati ci sono Microsoft e Amazon che a Porta Nuova si sono aggiunte a Google, Samsung e BNP Paribas. Oltre all’apertura di Apple in piazza Liberty e di Starbucks che a Milano «ha aperto la prima “Reserve Roastery in Europa e la terza al mondo».

Da provinciale a internazionale: le motivazioni di una trasformazione radicale

«Come ha fatto Milano, definita provinciale fino a una trentina d’anni fa, a diventare questa grande città moderna, pulita, gradevole, animata, dove si circola facilmente e che, per alcuni, assomiglia così poco all’idea che uno si è fatto di una città italiana?»
Come risposta si menziona l’opinione di Sergio Scalpelli secondo cui alla base di tutto c’è stata l’inchiesta Mani Pulite che colpendo un sistema di corruzione che metteva insieme politici e imprenditori, «è stata lo starter di una nuova era per Milano».
Dopo quell’episodio, secondo la rivista «l’amministrazione della città ha guadagnato autonomia e ha lanciato i grandi programmi che hanno trasformato Milano in una città europea del XXI secolo. A cominciare dall’Expo del 2015. Diretta dall’attuale sindaco Beppe Sala, il progetto ha creato una dinamica che ha portato pubblico e privato ad agire per un obiettivo comune».
«La caratteristica di Milano è che l’economia passa avanti alla politica. “Le grandi imprese milanesi” “hanno dato vita a una borghesia industriale. Quella che ha dato la tendenza politica alla municipalità che ha favorito lo sviluppo economico della città”, sottolinea Sergio Scalpelli».
Altra ragione sono le nuove grandi costruzioni: i grattacieli e strutture come la Fondazione Prada che hanno trasformato il volto della città. «I più celebri architetti del mondo, da Zaha Hadid a Rem Koolhaas, da Daniel Libeskind a Stefano Boeri, hanno partecipato e contribuito al rinnovamento di Milano».

In continua trasformazione: cosa si deve fare ora per prolungare questo stato di grazia?

«Milano è sempre stata una città pluralista, al contrario della sua rivale, Torino, la cui economia si è sviluppata attorno alla Fiat e al settore automobilistico», come spiega il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabro: «”Torino è una città militare, quadrata, formata come un campo romano. E’ una città metodica, ordinata, protetta dai muri e dalle Alpi. Milano è una città rotonda, politecnica, accogliente e aperta. E’ in mezzo alla pianura. Le sue porte hanno una funzione economica“»
«Da città industriale si sta trasformando in città di servizi», dove sulla scena spuntano nuove startup e il mercato immobiliare è in ripresa dopo una crisi decennale.
La domanda ora è come mantenere questa dinamica, questo stato di grazia?
«Dopo Expo “l’unico problema, tipicamente italiano, è che nessuno aveva previsto che cosa fare dopo! Occorre una volontà sociale, economica e politica per prolungare questo momento“, aggiunge Gianmario Verona».
«Si deve riuscire ad alimentare questo circolo virtuoso tra innovazione, industria e innovazione: “Milano deve ragionare come una metropoli”, conclude Lucia De Cesaris. “Deve estendersi oltre i suoi limiti tradizionale, deve integrare periferie e comuni limitrofi. Una visione più internazionale migliorerà l’attrattività della città ed è indispensabile sviluppare i rapporti tra pubblico e privato. Per tutto questo ci vuole coraggio“».
«Ai milanesi di coraggio non ne manca e sapranno affrontare il futuro con ambizione».

Qui l’articolo originale di The Good Life: Milan, de ville «provinciale» à cité européenne

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Ti amerò per sempre: i LUOGHI dove dirlo a Milano

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A Lisbona, senza dubbio, mi sarei giocato una di quelle piazzette appartate che costellano il quartiere dell’Alfama. A Londra Little Venice, un posto per cui ho sempre avuto un debole. Parigi è Montmartre, ma anche place Des Vosges non la sbatterei via. A Manhattan c’è solo l’imbarazzo della scelta: Central Park, l’Empire State Building, Tiffany sulla Quinta, se ci fai caso c’è sempre qualcuno in ginocchio con uno scatolino in mano, che fa la proposta delle proposte.
Ma a Milano, dov’è che si fa quella domanda che non ammette un “no” come risposta? Qual’è la cornice perfetta per chiedere “vuoi sposarmi” e poterci costruire sopra una supercazzola che renda la proposta irrifiutabile?
Ne butto lì qualcuno.

Ti amerò per sempre: i LUOGHI dove dirlo a Milano

il tetto del Duomo


Iconico. L’idea di qualcosa che non si finisce mai di costruire, di sistemare, di ammodernare. Ci sono un mucchio di argomenti per un ciclotrone ad effetto. Io, tu, noi, lavoro, impegno, splendore ecc.
Se la risposta è “no”, buttarsi di sotto è un attimo.
Note: se l’ascensore non funziona, non avrai fiato per nessun bel discorso. Tieniti pronto con un piano B, magari alla Loggia dei Mercanti, ma ricorda che là sotto ogni sussurro rimbomba ovunque: ottima scelta per i poligami.

l’Arco della Pace


Monumentale, grandioso. Rende l’idea di qualcosa di veramente sontuoso. Lì fecero il loro ingresso trionfale a Milano Vittorio Emanuele I e Napoleone III per celebrare la vittoria di Magenta che porterà alla liberazione di Milano e all’unità d’Italia. Tema della proposta: l’unità, contro tutto e contro tutti.
Se la risposta è “no”, ci si può sbronzare a pochi passi di distanza.
Note: calibrare bene i termini ed evitare di farsi trasportare dagli eventi storici. Fare una figuraccia da secchione è un attimo.

piazza Gae Aulenti

Andrea Cherchi (c)
Andrea Cherchi (c)

Energia allo stato puro. Un simbolo di rilancio e di rinnovamento, il punto centrale della nuova Milano che punta dritta al cielo. Notevoli i riferimenti fallici e le allusioni boschive. C’è materiale su cui lavorare, purché con velata eleganza.
Se la risposta è “no”, puoi immediatamente riciclarti con una delle molte turiste del posto.
Note: sarete instagrammati migliaia di volte, hashtag love, wedding, forevertogether, roba da far cariare i denti.

san Cristoforo sul Naviglio grande

ponte di san cristoforo
ponte di san cristoforo

Magari al tramonto, poesia vera. Un capolavoro di intimità. Una perla medievale stritolata tra ferrovie e circonvallazioni, ma che resiste. Evitare con cura i weekend, in cui la ripa s’affolla di runner in formissima, e le uscite della Canottieri. Il confronto, sul piano della forma fisica, potrebbe essere fatale.
Se la risposta è “no”, la ferrovia è a cinquanta metri e il Naviglio a cinque.

Vicolo delle Lavandaie


Un grande classico, ma personalmente lo sconsiglio: rischia di far passare il messaggio sbagliato, un po’ come regalare un aspirapolvere per San Valentino.

il naviglio della Martesana


Alcuni scorci del Naviglio della Martesana danno lezioni di stile al Regent’s Canal di Londra. Unconventional, state solo attenti a non venire travolti dai ciclisti.
In caso di “no” la prossimità dell’acqua è una garanzia.

Scuderie de Montel


In assoluto il mio posto preferito. Raggiungibile soltanto mediante effrazione e a rischio della vita, è un’oasi di totale silenzio nel bordello della città. L’idea di qualcosa di grandioso che sfida il tempo. Magnifico e pericolosissimo. Ci si può lavorare sopra.
In caso di “no” basta appoggiarsi a una parete e aspettare che ti cada un masso in testa.

Parco Lambro


Sono molto affezionato al Parco Lambro. Negli anni 70, bambino, andavo a giocare alle macchinine alla Capanna dello Zio Tom. Negli anni 80, ragazzino, lì ho perfezionato il mio scatto da centometrista, inseguito da qualche eroinomane a siringa tesa. Lì ho imparato a guidare. A parte il persistente odore di fogna, il parco offre scorci di rara bellezza per una proposta ben costruita.
In caso di “no”, è comodo alle tangenziali.

il Castello di Peschiera Borromeo


Opzione “grande Milano”. Luogo magico, un vero castello con un vero fossato e un vero ponte levatoio. Suggerisco di arrivarci in Vespa a inizio estate, attraversando i campi in fioritura, un mare di giallo. Tema della proposta: cavallo bianco principe azzurro.
In caso di “no”, il fossato è a portata di mano.

Il decimo ditelo voi

ANDREA BULLO

1928: un TRAM chiamato desiderio

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foto andrea cherchi (c)
foto andrea cherchi (c)

Stava per cominciare l’estate e io, come sempre, correvo, questa volta verso Piazza Cincinnato per prendere il tram 1, al volo. Le colleghe mi stavano già aspettando da HUG per programmare un evento.

Mentre mi affretto perché vedo che il tram si è appena accostato alla pensilina, il giovane conducente ATM scende e con un arnese cerca di liberare il binario da un ostacolo; scorgendo il mio affanno, mi dice “non corra, finché non risalgo io, da qui non ci si può muovere”. “Ah, grazie” rispondo sorridendogli, e lui mi porge il braccio e portandomi verso la vettura tramviaria, mi chiede, occhi negli occhi: “Principessa, lasci che la conduca io, dove preferisce?”.

Ed io, per un attimo mi assento, sembra che ogni cosa assuma colori e forme diverse, accetto il suo invito, infilo il mio braccio sotto al suo e, rallentando anche il respiro per raccordare il passo, rispondo “dove vuole, basta che sia in capo al mondo”!

Come una novella Alice, mi accomodo sulla panca e mi guardo intorno con stupore: le persone intorno a me sono carte da gioco, il vagone, che scricchiola e profuma di legno, appare come un mezzo d’altri tempi che mi sta conducendo in un altrove da meraviglia e chissà se tornerò mai dalle mie colleghe, forse voglio stare qui, tra le carte da gioco e il campanellino che trilla, ogni tanto; resto in attesa del Cappellaio Matto, il Bianconiglio, che guarda affannosamente l’orologio, è arrivato in Via Venini; ed è sparito … forse era il suo cambio turno?.

I Tram “Tipo 1928” sono quelli dei desideri, perché:

  • Costruiti tra il 1927 e il 1931 e denominati “tipo 1928- serie 1500”, hanno un fascino che conquista
  • Originariamente a due porte, qualche anno dopo si decise di aggiungerne una terza per facilitare i flussi dei passeggeri e l’accesso al salottino fumatori in coda alla vettura.
  • Nel 31 la postazione del bigliettaio, che stava normalmente in centro, viene spostata all’ingresso per consentire il pagamento della corsa.
  • Dopo 91 anni esatti sono ancora in circolazione a Milano, con 150 vetture che ti conducono tra passato e futuro;
  • Non appena prendi posto, puoi cominciare a vivere nella favola che più ti si addice, e che forse, desideri;
  • Per i più sofisticati e romantici, c’è anche una super cena esclusiva “sull’ ATMosfera” godibile mentre la vista panoramica su Milano cambia, durante il suo transitare.
  • I conducenti sono Bianconigli unici che corrono, sferragliano, mentre dirigono ciascuno di noi verso destinazioni magiche, basta saperle cogliere.

Tanto desiderati anche fuori dai confini cittadini il Tipo 28 fa successo e diventa da esportazione:

  • In California: nel 1983 venne organizzata dalla Camera di Commercio di  Francisco l’Historic Trolley Festival, La vettura inviata da Milano, al termine della manifestazione, venne donata alla Città di S Francisco aprendo così la strada all’importazione delle successive vetture che ancora oggi circolano nella città californiana.
  • Nel settembre 2010 un’altra Ventotto, la 1503, è arrivata a Bruxelles, circolando per un breve periodo in occasione del 125º anniversario dell’UITP (International Association of Public Transport)
  • Nel 1959 fu utilizzata a Madrid, dove circolava già dal 1935, nelle riprese del cortometraggio Se vende un tranvía, dove figurò per l’occasione con la matricola 108
  • Inoltre è presente in alcune città italiane, da Saronno alla provincia di Varese, e in altre città occidentali che oltre ad utilizzare il tipo 28 per il trasporto pubblico, ingaggiano questo mezzo in eventi o location particolari.

Ora che ci penso, se nessuno l’avesse ancora fatto, mi piacerebbe organizzare a Milano dei poetry slam su questi bellissimi tram, magari ogni 21 del mese, così cadrebbero in occasione dei solstizi, degli equinozi e della giornata mondiale della poesia. Ecco, questo è il mio desiderio.

LUISA COZZI

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Il Ministero stoppa i lavori al MONTE STELLA. Maran: “Grave che un Ministro si arroghi il diritto di commissariare Milano”

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Nuovo scontro di poteri tra Milano e organi dello Stato. Ancora una volta è il Comune a soccombere. 

L’amministrazione di Milano si sta ancora leccando le ferite per il blocco dell’aumento dei biglietti stabilito dalla Regione che arriva un altro brutto colpo, stavolta da Roma. Il tema è sempre quello: la scarso o nullo potere decisionale del Comune su Milano. 

Leggi anche: Dopo lo stallo su navigli e biglietti anche Sala si è convinto: Milano deve avere più potere

Il casus belli sono i lavori al giardino dei giusti sul Monte Stella. Si tratta di un progetto elaborato a lungo e dopo l’approvazione finalmente avviato seppur tra molte polemiche. Sembra una classica decisione di competenza dell’amministrazione della città ma ancora una volta ci si è accorti che il Comune non ha libertà sulla città. O, meglio, il vero potere a Milano ce l’hanno lo Stato e la Regione. 

Leggi anche: Il Ministro contro i Navigli riapre la questione: di chi è Milano?

Perfino i lavori in un parco cittadino possono venire bloccati se il governo non è d’accordo. Questo è accaduto con la sospensione dei lavori per ordine del Ministero dei Beni Culturali. Non si conosce la motivazione ufficiale, ma subito si è alzata la protesta di Pierfrancesco Maran, assessore all’urbanistica che si era fatto carico del progetto. 

Altro che autonomia differenziata, Milano è in balia dell’ego ideologico dei Ministri. Ed è una vergogna” è l’attacco del post pubblicato sulla sua pagina. 

La sua conclusione è netta: “Non è grave solo il fatto in sé, legato al giardino dei giusti, è grave che un Ministro si arroghi il diritto di commissariare Milano (Comune, Sovrintendenza, ecc) per un pugno di voti.
A Milano c’è stato un dibattito ampio, favorevoli e contrari, e poi si è deciso. Siamo maturi abbastanza da prendere scelte sulla nostra memoria senza essere commissariati”.

Il Governo e le opposizioni negano che ci sia una motivazione politica o ideologica alla sospensione dei lavori, ma invece rilevano irregolarità nel progetto.

Nei commenti al post di Maran c’è chi sottolinea la vera questione in questa come in altre vicende: una città che produce oltre il 10% della ricchezza nazionale, ma non ha neppure l’autonomia di poter decidere il prezzo dei biglietti del bus o i lavori in un suo parco cittadino. E la soluzione per molti è solo una

MILANO CITTA’ STATO

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Be my Valentine!

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Il Noloso, locale hipster quanto basta che nasce in seno a NoLo (North of Loreto, la zona più IN del momento, spodestando pure la ormai superata Isola), vizia i suoi clienti con un menù composto da cocktail ricercati e un buffet studiato dallo chef Gianni affinché rispetti la stagionalità dei prodotti e i principi di una sana alimentazione.
Il locale in sé, poi, vale già il viaggio: ogni mese, infatti, le coloratissime pareti del Noloso ospitano mostre sempre diverse, spaziando dalla fotografia fino alla pop art.

Per San Valentino, che tu sia in coppia o single, ti offro una serata alternativa per festeggiare con loro la festa degli innamorati! Sia che ami un uomo, una donna o una real doll, il Noloso ha preparato qualcosa di speciale anche per te con il DJ set romantico-ma-non-troppo di Andrea Amici (direttamente dalla serata Figli delle Stelle) e la performance con violino della drag queen Renée Coppedè (una delle componenti delle Spice Bomb).

Trasforma questa festa inventata dai produttori di cioccolatini in una serata difficile da dimenticare. Il locale apre alle 18 e, fino alle 22, a 8€ potrai godere del primo drink (cocktail, vino o birra a tua scelta) e del ricco e gustosissimo buffet.

 

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Dimmi che CAFFE’ sei e ti dirò di che tipo d’amore soffri

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Mentre sorseggio il caffè macchiato soia nel mio bar preferito, medito con Gianluca, il barista, sull’amore e sulla venuta del Santo che dovrebbe sovrintendere a questo sentimento assoluto, con la A maiuscola.

Gianluca dice che non esiste o meglio, che non ci crede: la parola AMORE lo mette un po’ in difficoltà,  la sente estremamente impegnativa, forse anche un po’ retorica e spesso utilizzata a caso.

Tentiamo di redimere il portato linguistico che attiene a questo vocabolo e mentre San Valentino incombe ed è nelle vetrine di tutti i bar, pasticcerie e negozi di Milano e così,  anche un po’ per esorcizzare la paura e la solitudine, cominciamo ad associare le specifiche richieste degli amanti del caffè,  che la mattina si assiepano intorno al bancone, predicendo le preferenze di ciascuno in ambito amoroso.

Ecco cosa è emerso, ricordando che i tipi di caffè sono tanti quanti la fantasia di chi lo predilige.

Dimmi che CAFFE’ sei e ti dirò di che tipo d’amore soffri

  • Caffè in tazza bollente, ristretto e senza zucchero: legato ad un amore oscuro, piace il bondage?
  • Caffè macchiato caldo senza schiuma: caratterizzato da un amore più passionale che non
  • Caffè macchiato freddo: l’amore tiepido è di casa, una scaldatina ogni tanto non farebbe male
  • Caffè in tazza di vetro: amore fragile come un cristallo meravigliosamente sfaccettato
  • Caffè d’orzo in tazza grande: l’amore annacquato incombe, si dà vita ad un cambiamento?
  • Caffè d’orzo con cannella: amore raffinato, profumoso, quasi esotico, alhoa!
  • Caffè al ginseng: amore energetico, mediterraneo, tipicamente fisico
  • Caffè al ginseng in tazza grande: tanta roba
  • Caffè verde con scorza d’arancia: amore vegano, senza grassi animali né zuccheri trattati, sapido?
  • Caffè alla cicoria: amore amaro, lacrimoso e sofferto, vale la pena?
  • Caffè con panna e polvere di cacao: amore colesterolico, attenti ai grassi in eccesso, fanno male al cuore
  • Caffè decaffeinato: amore pavido, senza arte né parte, scialbetto
  • Caffè doppio: amore esagerato, super, strafigo, un po’ tanto milanese

 

E tu che caffè sei?

LUISA COZZI

 

 


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