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Sono nella merda, mamma

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Sono nella merda, mamma.

È calato il lavoro? Beh si, ma non per questo. Hai finito le scorte? No, l’altro giorno il Longo… vabbé, nemmeno questo. Sei a secco di sigarette? Nah. Ti senti solo? Nah. Ti mancano gli aperitivi, i concerti, i colleghi? Nah. Vi siete lasciati? Ma va’. Ti manca la tua mamma? Vabbé, ciao. Click.

Per una volta non è un’iperbole. Sono proprio nella merda. Prima che scattasse l’isolamento, nel tardo cenozoico, avevo ordinato su internet tutta una serie di cose in vista della primavera per mettermi a lavorare sul terrazzo, se mai ne avessi trovato il tempo. Perché una volta, casomai qualcuno l’avesse dimenticato, il tempo era sempre poco. Soprattutto per se stessi.

Confesso che trafficare sul terrazzo mi piace e mi rilassa molto,

quei cinque-dieci minuti: poi mi girano le balle. La flora è poco reattiva, per il mio temperamento. Tipo. Piantare il basilico è poeticamente rupestre, prendersene cura è affettivamente bucolico, ma a una certa fatti vedere, stronzetto. Dammelo, un segno di vita. Sono tuo padre, Basilio! Nada. Nel 2006 ho piantato dei bulbi. Qualcuno ha visto dei gladioli sul mio terrazzo? Io no. Di fatto, il terrazzo è popolato esclusivamente da piante dalla resistenza ostinata, temprate a sbocciare anche sul lato oscuro della Luna.

Quest’anno – come ogni anno, per la verità – m’ero messo di buzzo buono e avevo ordinato, dicevo, terra e terriccio e torba e lapilli e corteccia in quantità. Ma soprattutto, clamorosamente sopravvalutando il fabbisogno, una tonnellata di fetido ma efficacissimo stallatico. Una montagna di sterco secco. Complice l’isolamento (soprattutto quello che mi sono imposto dai miei invadenti condomini, che sembrano schegge impazzite), nei giorni scorsi sul terrazzo ci ho dato che ci ho dato, sembravo l’Artemio. Zappa, scava, rinvasa, dissoda, innesta, rimpolpa, semina e concima. Soprattutto, nonostante il palese disgusto di Donna Adelaide, concima.

Ora che è venuto giù il caldo ed è partita l’irrigazione, però, realizzo d’essermi fatto prendere un po’ la mano. Il terrazzo esala un tanfo insopportabile. Una enorme lettiera fetida. In casa fa un caldo soffocante, il riscaldamento condominiale è ancora acceso, e di aprire le finestre non se ne parla, là fuori c’è tanto di quello sterco che sembra il girone dantesco degli adulatori. Del basilico piantato due settimane fa, però, ovviamente neanche l’ombra. Io qua non ci posso stare.

Nel giardino condominiale c’è, o forse c’era, o forse avrebbe dovuto esserci, o forse me lo sono sognato (non lo so. Abito qui da una vita, ma per me è sempre stato un dormitorio) un gazebo o qualcosa del genere, con un tavolo e delle panche in pietra. Decido di installarmi lì per un po’. Tiro su il computer, un paio di pratiche, il solito ambaradan per far finta di lavorare, mascherina guanti occhiali protettivi soprascarpe tuta di neoprene termometro touchless autocertificazione (quattro diverse versioni bilingui si sa mai) scafandro e bombola d’ossigeno, pinne secchiello paletta e scendo allegramente nel cortile.

Strappo alla regola: prendo l’ascensore. Non voglio fare incontri sulle scale, con ‘sta gente non sai mai come va a finire.

L’ascensore non mi piace.

Principalmente perché fa un frastuono d’inferno. Come tutti gli ascensori delle case borghesi fin de siécle di Milano, l’impianto consta di una gabbia in ferro battuto coi  meccanismi a vista, all’interno della quale arranca una cabina vetrata in legno lucidato a specchio, che sarebbe più adatta come credenza per i ninnoli delle vedove Speranza anziché per tirar su e giù dei cristiani. Il pavimento è imbarcato e c’è un inspiegabile seggiolino a ribalta che, se ti distrai un attimo, si richiude a scatto spezzandoti il bacino. Quando si muove, il trabiccolo barrisce e cigola e traballa e sbatte, rolla e beccheggia come un vascello nella tempesta, nonostante la spesa per la sua manutenzione sia poco inferiore a quanto spendono gli USA per le missioni oltremare. La verità è che mi terrorizza.

Ad ogni modo, quando si fugge da una valanga di merda non c’è troppo da andare per il sottile. Premo “T” e fino al quarto piano va tutto bene, poi a metà tra il quarto e il terzo piano balz, clang, strunk, ping, sbrott, sbam! il trabiccolo s’inchioda e io rimango intrappolato dentro.

Ricapitolo: sono chiuso in ascensore, di sabato, durante la pandemia.

Constato: dal punto di vista escrementizio la situazione si è, se possibile, aggravata.

Reagisco: premo tasti ad minchiam sulla pulsantiera. Niente.

Questa bara a vetri è decisa a stare inchiodata dove sta.

Potrei invocare l’aiuto divino, ma il trasporto mistico è inibito da una fastidiosa interferenza mentale (animali d’affezione e/o da cortile).

Potrei picchiare la mano sui vetri, ma sono talmente nervoso che potrei recidermi un polso.

Potrei gridare “aìtaaaa”, tipo donzella nella torre, ma in questo palazzo il cavaliere più giovane ha almeno un paio di crociate alle spalle, meglio evitare.

Provo ad aspettare che passi qualcuno ma le scale son deserte, deserte e silenziose, quest’ultima carrozza cigolando s’è bloccata. “Elevatori Rondani Milano”, dice la targa d’ottone, via Principe Umberto 8, mai sentita nominare, Anno XVI E.F., ah ecco, telefono 40415. M’illudo, chiamo, ovviamente numero inesistente. Di un cellulare nessuna traccia. Sulle scale ancora nessuno.

È vietato l’uso dell’ascensore ai minori di anni 12 non accompagnati. Capito? A 14 anni esultai perché potevo vedere i film con la Sandrelli, a 18 potevo guidare, a 25 votare per il Senato, tra meno di due anni potrò essere eletto Presidente della Repubblica: a 12 anni mi sono fumato l’emozionante occasione di poter prendere questa cazzo di trappola per conto mio, mostrando il dito medio al mondo e senza essere accompagnato da un adulto che peraltro, in una situazione del genere, sarebbe sul punto di dare di matto esattamente come lo sono io adesso.

Ora io non so voi, ma poche cose sono più imbarazzanti del dover premere il tasto rosso dell’allarme.

Intendo dire, gli ascensori moderni hanno un bel citofono diretto con la centrale di assistenza: male che vada te la vedi con uno sconosciuto che risponde da chissà dove, ma quantomeno la faccenda resta privata. Una cosa discreta. Questi cessi d’anteguerra, invece, si basano ancora sul fallace e obsoleto principio della solidarietà tra esseri umani. Esigono che tu implori aiuto, cosa che io detesto.

La teoria vuole che, al suono imperioso dell’allarme, i vicini si precipitino fuori dalle loro confortevoli abitazioni accorrendo in tuo soccorso, che il più prestante di loro, a grandi falcate, raggiunga il locale macchine nel solaio e che, manovrando un argano con forza sovrumana, allinei la cabina al piano permettendoti di scendere tra applausi, abbracci, lacrime di commozione, petali di rose e calici di champagne.

La pratica rileva invece che il suono molesto informi all’istante tutti,

ma proprio tutti i tuoi vicini, dello sfigato che sei; che questi, per paura di violare l’isolamento, non escano di casa e ti lascino lì a marcire; che il meno vecchio (perché qui è la foresta pietrificata) si decida ad arrancare sulle scale verso il locale macchine, ma venga colto da malore a metà strada, distraendo su di sé l’urgenza dei soccorsi; che qualcuno chiami l’assistenza, che arriva dopo ore e ti obbliga a strisciare fuori dalla cabina come dentifricio da un tubetto, umiliato e fustigato dagli sguardi irosi dei condomini, che si troveranno il costo dell’intervento sul consuntivo annuale.

Ma non ho scelta. Tasto rosso sia. Le trombe dell’apocalisse, l’avviso termonucleare, l’antiaerea. Un clangore assordante squarcia il silenzio del palazzo. Venghino signori venghino, c’è un pirla chiuso in ascensore! Accorrano numerosi, osservino lorsignori il mostro degli abissi, la donna cannone, il bambino barbuto, l’elefante col fez sul monociclo, il nano forzuto, i fratelli siamesi, l’asino a due teste e l’uomo con tre gambe!

I primi ad “accorrere” (virgolettato d’obbligo) sono il Natale e il Gilberto, terzo piano, formalmente “amici” ma in sostanza sposati da quarant’anni. Una delle coppie più longeve che conosco. Natale, piccolo e nervoso, abita a Milano da quando aveva quindici anni e non ha mai perso la parlata foggiana stretta con la quale zittisce le assemblee condominiali. Ha lavorato come sarto per quelli che sarebbero diventati i più grandi stilisti di Milano, che gli manifestarono la loro gratitudine lasciandolo a fare il sarto tutta la vita. Del che il Natale era loro grato, perché la sartoria è la sua unica ragione di vita oltre al Gilberto, milanese DOCG, che invece ha trascorso la sua vita lavorativa accuratamente imboscato nella tipografia comunale a stampare manifesti funebri. Ipocondriaco e cardiopatico, il Gilberto se ne era già stampate tre o quattro risme del suo, lasciando in bianco solo la data. Avendo vissuto molto di più di quanto immaginava, li affigge nell’atrio condominiale il giorno del suo compleanno per invitarci alla festa.

Una volta ci sono anche andato, a quelle feste,

e devo ammettere d’essermi divertito. L’omosessualità nella Milano degli anni ’70 era roba da uomini veri, un sottobosco fatto di tassisti, mignotte, locali proibiti, cespugli e fosse, emarginazione e violenza. Mica come oggi. Questa è gente che sa divertirsi molto e con poco, hanno sempre tenuto alta la testa. Non c’è un singolo gay in circolazione che non debba a loro qualcosa. Certo: a quelle feste si balla il liscio ambrosiano, una specie di mazurchina lenta ma inesorabile. A fine corsa ti accorgi di aver fatto chilometri, ballando, senza accorgertene.

Li adoro. Adoro anche le loro vestaglie di seta cinese, con le quali si “precipitano” a soccorrermi. Ovviamente il Gilberto ha un mezzo mancamento ed è subito fuori gioco. Dal quarto piano, direttamente dal paleozoccolo superiore, scende giù l’Aurora Britton Ravelli D’Agogna, loro vecchia amica, e fila dritta sul Gilberto senza neanche cagarmi. Natale sbotta in una serie di imprecazioni incomprensibili e si propone, con il suo femore artificiale, d’inerpicarsi verso il locale macchine. Lascia stare Natale, vedi se c’è fuori una targhetta per il pronto intervento. C’è! Chiama quel numero! E’ sc’kattà ‘ncùrpe, vado a prendere il cellulare, e torna col cellulare. Il numero? E che cazzo ne so Natale, io sono chiuso dentro, mica lo vedo! Mo’ te pigghije che ‘na màzze, gli occhiali, va e torna con gli occhialetti mentre io avverto un principio di muffa sulle articolazioni, e finalmente chiama l’assistenza.

L’attesa ha una consistenza diversa da qualunque altra sensazione. È melmosa.

Suona libero. Ancora libero. Estremamente libero. Puzza murì de sùbbete! sbotta Natale, e finalmente qualcuno risponde. La prima spiegazione, mitragliata in pugliese stretto, non va a segno. Colgo lo sforzo fisico di Natale di parlare quello che secondo lui è italiano, quando invece è foggiano lento. L’addetto preposto coglie la situazione e promette che manderà qualcuno a breve.

Frattanto, la notizia del blocco dell’ascensore ha fatto il giro del palazzo, complice questo cazzo di campanello che si sente fino a Brescia e che non smette di suonare. Percepisco nitidamente il vocìo nel cortile, chi mi dà per morto, chi sospetta un incendio, chi i ladri. Realizzo che, finito l’isolamento, dovrò cercarmi un’altra casa, cambiare nome e connotati e soprattutto evitare con cura gli ascensori. Magari un seminterrato.

Contrariamente alle più fosche previsioni, l’addetto all’assistenza è già miracolosamente arrivato. D’altronde i servizi di emergenza funzionano nonostante la pandemia, la gente non esce di casa, gli uffici sono chiusi, non c’è traffico: a ben pensarci non c’era miglior momento di questo, per restare intrappolati in ascensore! Ora sarà questione di attimi, il tizio saprà esattamente dove mettere le mani, gelido e professionale, dopodiché potrò finalmente tornare al mio merdoso terrazzo e mettere fine ai miei giorni buttandomi di sotto.

E invece no. C’è ancora da penare.

Il tizio arriva, avrà la mia età, e mi guarda storto. “Ma tu guarda il caso”. Cazzo non può essere. Lo conosco, è il Mirco Canino detto Caghino. Elementari. Sfintere debole, miope come una talpa, un po’ lento. Parlava sputacchiando. La vittima perfetta, quando io ero lo stronzo perfetto. Non potevo lasciarmelo scappare. Non passò giorno, a scuola, in cui non mi affilassi gli artigli sulla sua pelle. Ero il suo carnefice. Ci siamo persi di vista quarant’anni fa ed è mancata l’occasione per dirgli quanto mi fossi pentito. In realtà non ci ho nemmeno pensato, a pentirmi: finora. Adesso mi sento una merda cosmica: Da aguzzino a vittima in un fiat. Questo, minimo minimo, mi fa precipitare di sotto.

Ostento felicità e commozione per aver ritrovato un vecchio amico. Ma lui non se la beve. Continua a fissarmi picchiandosi la chiave inglese sul palmo della mano. “Bel palazzo, è qua che vivi?” Eh si. “Sei fortunato, da Quarto Oggiaro a qui ci ho messo un attimo”. Ma dai. “Fai l’avvocato, ho sentito”. Eh già. “Quindi sarai a casa in ferie, tu”. Mah. “Io sono reperibile H24, invece”. Beh. “C’è chi nasce fortunato”. Boh. E sta lì. Avverto una fastidiosa mancanza di argomenti di conversazione e, soprattutto, di voglia di farne in quella situazione. Tutti i presenti osservano la scena. Sbotto. “Senti, Caghi… Mirco, scusa, dici che possiamo risolvere? No perché sai, tu sei un rancoroso di merda, io ho i coglioni in polvere e preferirei prender fuoco anziché doverti supplicare” (questo ovviamente non l’ho detto). “Hai paura?” No, ma… “Hai da fare?” No, ma… Ridacchiando vendicativo, il Caghino alza una leva sopra la cabina e il trabiccolo, docile, arriva al piano. Il Caghino mi apre la porta e fa una cosa che mai, mai mi sarei aspettato. Mi abbraccia e mi dice “Mi fa piacere rivederti, avvocato. Sono contento che almeno tu ce l’abbia fatta”.

Rientro a casa frastornato. Ho sempre odiato dover chiedere aiuto. Ma viene un momento in cui non hai scelta, devi chiederlo. Ho sempre pensato che nessuno m’avrebbe aiutato, se avessi avuto bisogno. E invece si sono precipitati tutti, nel condominio in cui vivo. E’ bello, non essere da soli.

Immaginate se, in un momento di difficoltà, avessi chiesto aiuto e m’avessero risposto di arrangiarmi perché il mio terrazzo puzza di merda: come far loro capire che è con quella stessa merda, che fioriscono i loro tulipani?

ANDREA BULLO

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La RIAPERTURA: ecco dove e come in Europa si sta entrando nella fase 2

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fase II

Austria, Danimarca, Repubblica Ceca e Norvegia hanno annunciato un piano di graduale ripresa di alcune attività, ma con strategie e obiettivi diversi.
A più di un mese dai momenti più critici dell’emergenza coronavirus e dall’adozione di misure restrittive in quasi tutti gli Stati Europei, è ora il momento di preparare la tanto attesa fase 2 e pensare ad un piano per avviare la ripresa graduale delle attività.

La RIAPERTURA: ecco dove e come in Europa si sta entrando nella fase 2


Quale strategia adottare per la ripartenza

Puntare sull’economia o privilegiare i servizi sociali? Implementare una strategia basata su una “patente di immunità”, magari associata a un rientro progressivo per fasce di età? Vediamo cosa hanno deciso i paesi che faranno da apripista per una timida riapertura di alcune attività.


# Far ripartire l’economia –  Repubblica Ceca e
Austria


Rep. Ceca. Lunedi 6 aprile Karel Havlicek, ministro dell’Industria ceco, ha annunciato la riapertura di alcuni negozi, tra cui ferramenta e rivenditori di materiali da costruzione.
Tolti anche i divieti sulle attività sportive all’esterno: si potrà perciò tornare a fare attività fisica all’aperto, ma sempre da soli.
Dopo Pasqua è prevista la riapertura di un numero più consistente di esercizi commerciali. Saranno inoltre allentate le restrizioni per i viaggi all’estero e si potrà lasciare il paese per valide motivazioni, rispettando la quarantena di due settimane al rientro.

vienna

Austria. Il cancelliere Kurz ha presentato un piano che prevede l’apertura dei negozi sotto i 400 metri quadri e dei grandi parchi pubblici a partire dal 14 aprile.
Se non ci saranno peggioramenti nei contagi e nel tasso di mortalità, dal 1 maggio verranno riaperti altri negozi e attività considerate a basso rischio, mentre per quanto riguarda hotel, bar e ristoranti si dovrà aspettare almeno fino metà maggio. Anche per le scuole non è prevista la riapertura prima di metà maggio, mentre per gli studi universitari rimane in vigore l’apprendimento a distanza.

Gli eventi pubblici sono vietati fino a fine giugno e l’obbligo di indossare la mascherina, fino ad ora in vigore solo nei negozi, sarà esteso anche ai mezzi pubblici. Nessun accenno ad una possibile riapertura dei confini, chiusi dall’11 marzo.

Il premier Kurz ha comunque ribadito la necessità di cancellare ogni festeggiamento pasquale e ha chiarito che la ripresa sarà graduale e possibile solo se tutti rispetteranno le regole di igiene e distanziamento sociale imposte finora.

Sia Austria che Repubblica Ceca hanno inoltre annunciato di voler condurre test a campione su tutta la popolazione per ottenere dati affidabili sulla diffusione del contagio da utilizzare per pianificare e guidare la fase di riapertura. L’idea è quella di una “quarantena intelligente” in cui i contagiati vengano identificati precocemente, isolati e i loro spostamenti vengano tracciati per risalire ai contatti e arginare la diffusione del virus.

In entrambe le nazioni, le misure restrittive sono state introdotte tempestivamente, quando i casi accertati erano ancora molto bassi, e questo ha consentito di contenere il contagio.
Ad oggi la Repubblica Ceca conta 5.335 casi con 104 morti e l’Austria 13.163 casi con 295 morti. D’altro canto, si esclude che vi sia un numero elevato di pazienti che hanno sviluppato immunità, pertanto è necessario mantenere alto lo stato di allerta e implementare un sistema di monitoraggio e tracciamento dei positivi per evitare la formazione di nuovi focolai e una seconda ondata di contagi.


# Riattivare i servizi sociali – Norvegia e Danimarca

norvegia

Entrambi i Paesi, in linea con le tradizioni socio-culturali, hanno scelto di ripartire dall’apertura dei servizi scolastici, per consentire ai bambini più piccoli di tornare a scuola e ai loro genitori di rientrare al lavoro.

Norvegia. Il 7 aprile, la premier norvegese Erna Solber annuncia l’allentamento delle misure restrittive, dopo aver constatato che il tasso di contagi si è attestato su livelli sufficientemente bassi da poter considerare la situazione sotto controllo. “Possiamo riaprire la società poco a poco” dice la premier durante la presentazione del piano per la graduale ripresa delle attività, avvertendo però i norvegesi che dovranno abituarsi alle misure anti-contagio perché dureranno molto tempo.

Si comincia dagli asili, che riapriranno tra il 20 e il 27 aprile, seguiti dalle scuole elementari, che riapriranno dal 27 in poi. A partire dal 20 aprile, i norvegesi potranno inoltre spostarsi dalle città per raggiungere le case di montagna. Il lavoro da casa continua a essere incentivato e gli eventi sportivi, i festival e le altre manifestazioni culturali continueranno ad essere banditi fino al 15 giugno.

danimarca

Danimarca. Sulla stessa lunghezza d’onda, il 6 aprile la Danimarca annuncia la riapertura di asili e scuole elementari. A partire dal 15 aprile, i bambini fino agli 11 anni potranno tornare al nido e alla scuola primaria, consentendo ai genitori di rientrare al lavoro, mentre gli studenti delle scuole superiori continueranno con la didattica a distanza almeno fino al 10 maggio.

Anche tutte le altre restrizioni, comprese la chiusura di bar e ristoranti e il divieto di assembramenti superiori a 10 persone, resteranno in vigore almeno fino al 10 maggio. La prima ministra ha però messo le mani avanti chiarendo che il presupposto per la riapertura è che il numero di malati rimanga stabile. Se la situazione da qui a Pasqua dovesse peggiorare, le scuole rimarranno chiuse.

“La nostra strategia non si basa sull’immunità di gregge e io non credo che torneremo alla Danimarca che conoscevamo prima del coronavirus” ha detto la premier Mette Frederiksen, “ma è altrettanto importante che non teniamo il paese chiuso più a lungo di quanto necessario”.

Questa strategia potrebbe però dare avvio ad una catena di contagi in famiglia, che sappiano essere uno dei motori dell’epidemia. Infatti i bambini potrebbero agire da “portatori asintomatici del virus” contagiando sia i genitori che gli insegnanti, che a loro volta diffonderebbero il virus in famiglia innescando nuovi focolai e dando il via ad una seconda ondata di contagi.

 

# Patente di immunità  – Germania

berlino

La Germania non ha ancora annunciato un allentamento delle misure restrittive, che ad ora rimangono in vigore almeno fino al 19 aprile, ma sta già preparando un piano per un graduale ripresa delle attività.

Tra le misure in esame, c’è la proposta di effettuare test sierologici su un ampio numero di persone al fine di valutare la presenza di anticorpi che indicano se una persona ha già sviluppato la malattia ed è dunque immune al virus. L’idea alla base di questo approccio è quella di rilasciare una patente di immunità che permetta di distinguere le persone che hanno già contratto il virus, e che potranno quindi riprendere la vita di tutti i giorni senza particolari rischi, da chi invece è privo di anticorpi e dovrà di conseguenza adottare maggiori precauzioni.

Ad ora nessun paese sembra intenzionato a intraprendere la via del rientro progressivo per fasce d’età, ipotesi proposta da Israele e rilanciata in Italia da Giovanni Cagnoli, Presidente di Carisma SpA e storico fondatore di Bain & Company.

Secondo questo modello, i soggetti più forti, come i giovani, dovrebbero essere i primi a uscire dalla quarantena per tornare al lavoro, mentre le fasce di persone più deboli, ovvero gli over 65 con una o più patologie pregresse, andrebbero tenute in isolamento più a lungo.

LAURA COSTANTIN

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CHI LI HA VISTI? Milano zona rossa per i rappresentanti delle istituzioni italiane

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Credits: tgcom24.mediaset.it - Conte, Borrelli e Speranza

Lo stato di emergenza è iniziato ufficialmente il 31 gennaio, ma dalla costituzione della prima zona rossa in Lombardia a Codogno nessuno dei massimi rappresentanti delle istituzioni dello Stato italiano ha messo piede a Milano o in Lombardia, con una sola eccezione: due giorni fa hanno marcato visita a Palazzo Marino il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia e il Capo della Protezione Borrelli. A parte questo episodio, per la verità, un po’ tardivo, facciamo un elenco di rappresentanti delle istituzioni che si sono tenuti a debita distanza dalla capitale morale del Paese e dal territorio più colpito dal Coronavirus: la Lombardia.

CHI LI HA VISTI? Milano zona rossa per i rappresentanti delle istituzioni italiane

#1 Il Capo dello Stato Mattarella: una sola menzione a Milano nei suoi discorsi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fin dall’inizio si è sempre lontano dalla Lombardia. Comprensibile, vista anche l’età che lo ha portato a isolarsi al Quirinale per evitare rischi. Nei suoi discorsi ha manifestato in una sola occasione l’esigenza che nell’alveo di una “costituente repubblicana”, come auspicata dal Sindaco a Sala, Milano debba essere la città su cui puntare per fare ripartire l’Italia. A parte questo sprazzo non è un mistero che il Presidente della Repubblica Italiana non abbia mai apprezzato l’idea di una Milano forte, escludendo qualunque ipotesi di autonomia per trainare meglio il Paese, come è capitato quando lo scorso novembre il primo cittadino milanese gli ha manifestato pubblicamente che Milano non ha alcuna intenzione di ambire a una città stato sul modello delle più rilevanti città del mondo.

#2 La latitanza del Presidente del Consiglio

Il presidente del Consiglio, si è sentito fin da subito emulo di Churchill, usando Palazzo Chigi come un bunker di protezione dai bombardamenti. Come lo storico premier inglese dovrebbe avere il coraggio di uscire dal bunker per andare non a dare forza ai soldati impegnati sul fronte ma almeno a medici e operatori sanitari degli ospedali più colpiti. Sarebbe un modo di dimostrare che lo Stato c’è davvero e soprattutto per incontrare Sala e Fontana per capire sul campo le criticità da risolvere.

#3 Il Ministro dell’Economia Gualtieri: alla larga dal motore dell’economia

Il decreto “Cura Italia” che doveva essere una poderosa manovra per immettere liquidità ed aiutare tutte le persone e aziende più in difficoltà si è rivelato il classico elefante che partorisce un topolino: sono arrivati solo i soldi ai comuni destinati alla distribuzione dei buoni pasto alle famiglie indigenti. Dall’8 marzo inizio del “lockdown” di fatto non è cambiato nulla. Come per il Presidente del Consiglio anche per il Ministro Gualtieri sarebbe  istruttivo manifestarsi per accogliere le proposte del settore produttivo, del commercio e dai rappresentanti di lavori autonomi e liberi professionisti che dalla Lombardia contribuiscono in misura rilevante a finanziare lo Stato italiano. 

#4 Il Ministro dell’Interno: ex prefetto di Milano senza nostalgie

A Milano e il Lombardia sono state mobilitate le forze dell’ordine per verificare il rispetto delle restrizione del lockdown. Insieme alle forse impiegate sarebbe stato un bel gesto per l’ex prefetto di Milano farsi vedere sia per motivarli nella loro azione quotidiana sulle nostre strade sia per verificare se e quanto i cittadini lombardi siano rispettosi delle limitazioni di movimento stabiliti dai decreti ministeriali.

#5 Il Ministro della Salute: confida che la Speranza sia l’ultima a morire, restando il più lontano possibile

Quale messaggio di fiducia nella tenuta del “migliore sistema sanitario del mondo” sarebbe un ministro che si presenta direttamente negli ospedali più colpiti a infondere coraggio e un senso di riconoscenza delle istituzioni e del popolo italiano verso medici e personale sanitario impegnati in prima linea.

#6 Il supercommissario per l’emergenza Arcuri: il factotum che gestisce l’emergenza senza mettere piede nell’emergenza

L’unico supercommissario di un’emergenza che non si fa mai vivo nei territori toccati dall’emergenza che dovrebbe risolvere. Farsi vedere a Milano, a Bergamo o a Brescia potrebbe essere utile per capire cosa sta succedendo in Lombardia e capire di persona cosa non sta funzionando negli ospedali o nelle RSA. Forse avrebbe senso che chi accetta una responsabilità di gestire l’emergenza stia nel cuore dell’emergenza.

# Italia, terra di poeti, non di politici eroi. Uno sguardo all’estero: Putin e Macron negli ospedali

Questa scarsa considerazione dei governanti per le zone più colpite del Paese sembra non avere riscontri in altre Nazioni. Per fare solo due esempi: Putin in Russia è andato a visitare il Kommunarka di Mosca l’ospedale di malattie infettive alla periferia di Mosca, in prima linea nella lotta alla diffusione del nuovo coronavirus in Russia, per dare sostegno e esprimere supporto a medici e infermieri che sono la prima barriera per ridurre il contagio. In Francia Macron si è recato all’ospedale Avicenne di Bobigny, alle porte di Parigi, per una visita a sorpresa, con l’obiettivo di rivolgere “un messaggio di sostegno al personale sanitario“.

Senza pretendere che i rappresentanti delle nostre istituzioni si spingano “addirittura” a visitare gli ospedali, ci sembra legittimo pretendere che si mostrino più presenti, per capire cosa sta succedendo e per trasmettere fiducia nei luoghi più colpiti. Anche perchè sono molte le domande che i milanesi vorrebbero fare alle istituzioni.

Leggi anche: SALVINI: Milano sia ZES (città stato) per poter ripartire. Ora manca solo SALA

# Le domande dei Milanesi al governo

Dopo l’ennesima giornata nera nel numero di contagi di Milano, a distanza di oltre un mese del lockdown e di un mese e mezzo dall’avvio dell’emergenza, sono molte le domande che i milanesi vorrebbero fare al governo nazionale:

  • Perchè l’unica strategia di contenimento dei contagi resta solo fare stare a casa le persone?
  • Perchè non si avviano tamponamenti per isolare i contagiati?
  • Perchè non si attivano test rapidi per misurare gli anticorpi?
  • Perchè non si è ancora attivato un sistema di tracciamento dei contagi?
  • A che punto è la messa in sicurezza di ospedali e RSA con adeguati sistemi di protezione per personali e degenti?
  • Quando arriveranno finalmente i primi soldi a cittadini e imprese per poter fare fronte ai danni dell’isolamento domiciliare e della chiusura delle attività?
  • Perché a oltre un mese dal lockdown i contagi e i decessi a Milano raggiungono picchi superiori perfino rispetto all’inizio del lockdown?

Infine: voi rappresentanti delle istituzioni che avete un ruolo di alta responsabilità, al pari di medici e forze dell’ordine impegnate sul territorio, perchè restate lontani da Milano e dalla Lombardia? Lo fate per rispettare il lockdown o perchè ritenete che la situazione sia fuori controllo e che solo mettervi piede costituisca un rischio potenzialmente letale?

Se non vi fate vedere, almeno rispondete a queste domande. I milanesi hanno diritto a sapere come stanno le cose: la pazienza è finita, uno Stato deve fare di più, non può avere come unica arma la disciplina dei suoi cittadini.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 11 aprile. ITALIA: 619 decessi, concentrati per quasi il 75% in Lombardia, Emilia e Piemonte, che segna l’incremento percentuale maggiore

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Foto Andrea Cherchi (c)

11 aprile 2020. Altra giornata difficile sul fronte dei decessi da Coronavirus. La Lombardia rimane sempre al primo posto con 273 decessi per un totale di 10.511. Preoccupa la crescita del Piemonte: +101 (crescita del 6,59%). 3 decessi su 4 nelle ultime 24 ore sono avvenuti in tre regioni: Lombardia, Emilia e Piemonte. Nel resto d’Italia qualche preoccupazione per la Puglia: 15 nuovi decessi (crescita del 6.30%). Decessi a zero in Umbria e Valle d’Aosta.

I dati Regione per Regione

Decessi del giorno (tra parentesi i totali con le percentuali di incremento)

Lombardia +273 (10.511, +2,7%)
Emilia-Romagna +84 (2.481, +3,5%)
Veneto +38 (831, +4,8%)
Piemonte +101 (1.633, +6,6%)
Marche +7 (689, +1,0%)
Liguria +25 (734, +3,5%)
Campania +7 (238, +3,0%)
Toscana +13 (467, +2,8%)
Sicilia +6 (154, +4,0%)
Lazio +10 (273, +3,8%)
Friuli-Venezia Giulia +6 (+185, +3,3%)
Abruzzo +8 (206, +4,0%)
Puglia +15 (253, +6,3%)
Umbria 0 (52, +0%)
Bolzano +9 (200, +4,7%)
Calabria +1 (66, +1,5%)
Sardegna +4 (73, +5,8%)
Valle d’Aosta 0 (107, +0%)
Trento +9 (284, +3,3%)
Molise +1 (14, +7,7%)
Basilicata +2 (17, +13,3%)

Totale: +619 (19.468, +3,3%)

Contagi del giorno (tra parentesi i totali)

Lombardia 56.048 (+1.246, +2,3%)
Emilia-Romagna 19.128(+451, +2,4%)
Veneto 13.421 (+488, +3,8%)
Piemonte 15.012 (+490, +3,4%)
Marche 5.084 (+129, +2,6%)
Liguria 5.191 (+171, +3,4%)
Campania 3.442 (+98, +2,9%)
Toscana 6.727 (+175, +2,7%)
Sicilia 2.302 (+70, +3,1%)
Lazio 4.583 (+154, +3,5%)
Friuli-Venezia Giulia 2.349 (+50, +2,2%)
Abruzzo 2.014 (+83, +4,3%)
Puglia 2.809 (+93, +3,4%)
Umbria 1.302 (+4, +0,3%)
Bolzano 1.955 (+52, +2,7%)
Calabria 901 (+27, +3,1%)
Sardegna 1.063 (+37, +3,6%)
Valle d’Aosta 879 (+11, +1,3%)
Trento 2.816 (+108, +4%)
Molise 243 (+9, +3,8%)
Basilicata 308 (+5, +1,6%)

Dati: Protezione Civile

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🔴 Dati 11 aprile. Lombardia: crescono decessi e contagi. Allarme a MILANO: in città raddoppiano sfiorando il record di sempre

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Foto: Andrea Cherchi (c)

11 aprile 2020. Il lockdown prosegue ma dopo oltre un mese di chiusura totale i decessi aumentano ancora. I contagi raggiungono il nuovo massimo dell’ultima settimana, soprattutto a Milano: anche se è la città dove secondo le rilevazioni delle celle dei cellulari la gente sta muovendosi di meno, il rialzo nei contagi è da giornata nera, il secondo più alto di sempre in città.

I nuovi contagi in Lombardia crescono di altre 300 persone a +1544 dai +1246, con i tamponi che sfiorano quota +10.000 dai +9372 di ieri. I decessi tornano a puntare quota 300: 273, ieri erano stati 216.

Leggi anche: 🔴 A Milano più morti e molti più contagiati rispetto ai dati ufficiali: è ALLARME sulla fase 2

Dagli ospedali. Peggiorano i ricoveri (+149 dai +81 di ieri), si liberano 28 posti in terapia intensiva (ieri erano stati 34). 543 persone hanno lasciato gli ospedali (ieri erano stati 574).

Situazione delle province. Allarme rosso a Milano. Brusca impennata nell’area metropolitana (+520 dai +269 di ieri) ma soprattutto in città dove raddoppiano in un giorno a +262 dai +127 di ieri, secondo risultato più alto dall’inizio dell’emergenza.

Inizia a montare lo sconforto: perchè l’unica strategia di contenimento dei contagi resta solo fare stare a casa le persone? Perchè non si avviano tamponamenti per isolare i contagiati? E soprattutto: qual è l’origine di questi nuovi contagiati a distanza di oltre un mese dall’inizio del lockdown? Si tratta di persone che stanno trasgredendo le regole oppure in gran parte risultano negli ambienti ospedalieri o delle RSA? Da oltre un mese chiediamo di prendere a riferimento il modello Corea del Sud, da una settimana chiediamo di avere dati sull’origine dei nuovi contagi in quarantena. In attesa di risposte, speriamo che Pasqua ci porti dati migliori.

Leggi anche: 4 settimane di lockdown, migliaia di positivi al giorno: DOVE SONO STATI CONTAGIATI? È fondamentale saperlo

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DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)***
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
Totale: 57.592

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)***
11/4: +273 (+2,7%)
Totale: 10.511

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)***
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
Totale: 13.268

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)***
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
Totale: 5.368

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 A Milano più morti e molti più contagiati rispetto ai dati ufficiali: è ALLARME sulla fase 2

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Foto: Andrea Cherchi (c)

La situazione dell’emergenza sanitaria sta segnando un miglioramento in tutta Italia, tranne in Lombardia dove rimane ancora drammatica. Nelle statistiche ufficiali la Lombardia risulta con oltre 10.000 decessi il territorio con più alta mortalità al mondo, ma ancora non basta. Ai dati ufficiali bisogna contare anche quelli nascosti, che sembrano ancora più drammatici. Ad, esempio il numero reale dei contagi nascosti in Lombardia sarebbe di almeno 1 milione, di cui 135.000 a Milano, ovvero oltre 10 volte quello registrato dai dati ufficiali, secondo lo studio di InTwig, una società bergamasca di data management e comunicazione. Il fattore più preoccupante è però l’incertezza dei tempi di quarantena necessari e delle modalità di comportamento per non essere più veicoli del virus ed evitare un nuovo picco dopo l’inizio della “Fase 2”. Procediamo con ordine.

🔴 A Milano più morti e molti più contagiati rispetto ai dati ufficiali: è ALLARME sulla fase 2

# Non c’è alcuna certezza sulla durata della quarantena per risultare “negativizzati” e non si conoscono i contagiati asintomatici

Secondo lo studio di InTwig, le proiezioni stimano fino a 135.000 contagi a Milano, che ad oggi non ha mostrato un trend di decrescita, e che nelle aree della Lombardia in cui il virus ha colpito di più si stima tra il 21% e il 27% di contagi reali in aggiunta a quelli dichiarati.

Anche i decessi sarebbero sottostimati: prova ne è l’aumento l’aumento anomalo di questo dato nelle province di Bergamo e Brescia, a Milano risulterebbero nell’ultimo mese 700 morti in più di quanti comunicati. Un altro fattore preoccupante che inciderà sulla ripartenza è la durata della quarantena che avrebbe una durata più lunga dei classici 15 giorni: Paola Pedrini segretario lombardo della Federazione dei medici di medicina generale ha ipotizzato una quota tra il 2% e il 4% di quarantene con durate fino un mese. Dello stesso è Massimo Galli infettivologo del Sacco, così come l’esperienza diretta e resa pubblica dalla “Iena” Politi positivo da più di 30 giorni pur essendo guarito.

Abbiamo quindi 3 situazioni: positivi asintomatici che non sanno di esserlo e non fanno i tamponi, positivi guariti clinicamente obbligati a rimanere in quarantena, persone immuni che non possono dimostrarlo senza test.

Fonte: milano.corriere.it

# Come può muoversi Milano per ripartire in un tempo ragionevole a preservare la salute e l’economia dei suoi cittadini?

Nel suo intervento quotidiano su Facebook il 10 Aprile il sindaco Sala ha chiesto un’indagine a campione sulla popolazione per avere una statistica reale sui contagiati, cosa che non restituisce il consueto bollettino giornaliero della Regione Lombardia.

Sapere quanto può essere la percentuale reale di contagiati è necessario per capire quale strategia adottare: altrimenti non ci sono le informazioni utili per riaprire la città. Anche Massimo Galli ritiene necessario fare più controlli possibili anche con i test rapidi seriologici, pur se non precisi al 100%, perchè potrebbe restituire un quadro reale della situazione. Servirà poi accelerare nell’utilizzo di un test per l’immunità, appena pronto, per garantire a chi ha sviluppato gli anticorpi di ritornare al lavoro partendo dai contagiati, poi a tutti gli altri, senza aspettare il vaccino che non arriverà prima di un anno e realizzare in fretta l’app per tracciare tutti i dati rendendoli consultabili liberamente da qualsiasi cittadino.

Nel messaggio odierno il Sindaco ha aggiunto: “basta confondere la forma con la sostanza! lo dico: perché non vengono ancora autorizzati questi test ma negli ospedali vengono fatti” riferendosi a quelli per stabilire “la patente d’immunità” di in un individuo al Covid-19. Riallacciandosi al discorso del Presidente del Consiglio che prolungato il “lockdown” fino al 3 maggio con una timida apertura ad alcune attività come librerie e cartolerie, il sindaco ha espresso l’esigenza che oltre ai giovani che saranno quelli che potranno ritornare prima a condurre una vita normale si dovranno aggiungere anche tutti quelli immuni e per questo i test vanno fatti assolutamente. Insieme a questo invito rivolto al Governo, riportato già in un altro suo intervento come linee guida per far ripartire l’economia, Sala ha rinnovato la disponibilità, per il tramite di Vittorio Colao a capo del Comitato per la “Fase 2” dell’emergenza sanitaria, di fare di Milano area test di applicazione di sperimentazione con l’app di tracciamento.

# La sensazione: Milano dimenticata da Roma

Ormai le azioni da prendere sono evidenti a tutti, sulla scia delle esperienze internazionali di successo: tamponi, test seriologici, tracciamenti digitali e verifica della patente d’immunità. Il governo deve dimostrare di andare in questa direzione o Milano e la Lombardia cuore finanziario dell’Italia, per le quali si prospettano tempi più lunghi d’uscita rispetto al resto della nazione, rischiano di trasformarsi da motore propulsivo in zavorra che trascinerà a fondo tutti quanti. Ci auguriamo che qualcuno nel governo di Roma abbia colto il messaggio.

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FABIO MARCOMIN

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Le 10 più belle SCOPERTE durante la quarantena

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Prorogato fino al 3 maggio il termine della quarantena per l’emergenza sanitaria. L’Italia intera così dopo le festività di Pasqua trascorrerà in casa anche il ponte del primo maggio, un tipo di restrizione considerato necessario per arginare i contagi e per tutelare le fasce più deboli, anziani e malati. Rimanere nella propria casa per settimane è un’esperienza che può rivelarsi dura, ma che può presentare anche benefici inaspettati.

Le 10 più belle SCOPERTE durante la quarantena

#1 Il valore del tempo

Ho riscoperto il valore del tempo. Prima era una risorsa scarsa, determinava le priorità, si inseguivano le urgenze e le scadenze. Ora il tempo assume un’altra dimensione, è diventato avvolgente come una coperta, quello che poteva essere motivo di ansia è ora un’abbondanza che dà conforto. 

#2 La presenza nell’assenza

Nell’assenza manca la presenza. Ho scoperto di dare un nuovo valore alle persone, a chi penso di più, a chi vorrei rivedere.

#3 Il senso di comunità

Sentirsi milanesi, lombardi o italiani. Mai come in questi giorni in cui si deve restare soli ma accomunati da un identico destino ci si è sentiti parte di uno spirito più grande.

#4 Riscoprire se stessi

Dedicare tempo a se stessi, senza sensi di colpa, passare dalla dimensione dell’avere a quella dell’essere. 

#5 Reinventarsi il lavoro

Chi lo aveva, ha imparato a trasformarlo riuscendo a produrre anche a distanza. Chi non lo aveva si è ingegnato a trovare nuove forme e nuovi lavori.

#6 La creatività

Restringere gli spazi può estendere gli orizzonti della mente.

#7 Una palestra per l’anima

Se mesi fa mi avessero detto che Milano sarebbe stato l’epicentro di una pandemia mondiale e che saremmo stati obbligati a restare chiusi in casa per settimane, sarei stato assalito dal terrore. Invece, malgrado le incertezze, i rischi, il senso di pericolo incombente, il timore per le persone care e per un futuro ancora denso di nebbia, ce la stiamo facendo con serena dignità. Guardare in faccia la paura e scoprire che alla fine anche lei è parte di noi: l’isolamento è una palestra per l’anima.

#8 Imparare cose nuove

Cucinare, suonare, dipingere, mettere i semi in un vaso e vedere nascere le prime piantine.

#9 Quelle piccole cose

Imparare ad apprezzare cose di cui prima quasi non ci si accorgeva neanche. Un messaggio. Una telefonata. Un post su Facebook. Un gusto. Una emozione. Il gatto.          E si apprezzano anche quelle piccole cose che non possiamo più avere, un cappuccino, un abbraccio.

#10 Niente sarà come prima

Può essere una minaccia oppure una magnifica opportunità. Ci aspetta una vita che potrà essere diversa, anche migliore.

ANDREA ZOPPOLATO

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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Milano ribelle: la tragica sorte di TRE DONNE sottomesse ai voleri dell’autorità

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Elvira Rosa Ottorina Andressi rosetta

Milano è una donna altera, vestita con un tailleur elegante, che si affretta a far ticchettare i suoi tacchi verso il luogo di lavoro senza mai perdere tempo. Milano ha saputo vestire i panni di donne incredibili: forti, risolute, innamorate e non.
Se stiamo ad ascoltare possiamo ancora udire le voci di queste donne mentre ci raccontano le loro storie.


Milano ribelle: la tragica sorte di TRE DONNE sottomesse ai voleri dell’autorità


#1 Rosetta, l’angelo di Piazza Vetra

Elvira Rosa Ottorina Andressi rosetta

Se vogliamo trattare storie di passione non possiamo che iniziare parlando della storia di Rosetta.

Hanno ammazzato un angelo:
di nome la Rosetta.
Era di piazza Vetra,
battea la Colonnetta
.

Questi sono alcuni versi di una celebre canzone dialettale milanese eseguita negli anni da diversi artisti come Nanni Svampa o Milly.

All’inizio del XX secolo la zona di piazza Vetra era famosa per essere malfamata e degradata, sede della malavita e della prostituzione. Proprio in piazza Vetra, ‘esercitava’ Rosetta, al secolo Elvira Rosa Ottorina Andressi, giovane ragazza di umili origini che aveva provato la strada artistica finendo poi per fare ‘la vita’. 

In una notte di agosto del 1914 Rosetta venne uccisa. Fu incolpato vox populi il questurino Musti, calabrese che, innamorato della Rosetta e respinto per l’ennesima volta, colpì la Rosetta alla testa con il calcio del fucile lasciandola agonizzante.

La povera ragazza venne portata all’ospedale Niguarda e confidò ad alcune prostitute sue amiche, accorse al suo capezzale, di essere stata colpita dal Musti.
Egli negò tutto e sostenne la tesi che avesse invece tentato il suicidio.
Rosetta morì e l’intera malavita milanese insorse, presentandosi ai funerali alla Vetra in nero, mentre le prostitute amiche di Rosetta sfilarono dietro al feretro vestite di bianco. Il questurino ricevette molte minacce di morte e accuse di essere un camorrista. La storia di Rosetta entrò così nella leggenda milanese con una canzone, cantata in varie versioni per decenni nelle osterie milanesi.


#2 La fanciulla
sconcia 

tosa che si rasa

In una delle sale del Castello Sforzesco si può trovare un bassorilievo che ritrae una fanciulla che si sta rasando il pube. Originariamente ornava Porta Tosa.
Questa porta, situata dove oggi c’è piazza V Giornate, secondo le cronache prendeva il nome da un’antica famiglia, ma la voce popolare iniziò a identificare nel nome un riferimento al bassorilievo (tosa in milanese significa ragazza) oppure a storpiare il termine tonsa (rasata).

In molti cercarono di capire chi fosse questa donzella scolpita. L’atto di radersi il pube nel Medioevo era obbligatorio per le prostitute e per le donne adultere, per questo è molto probabile che la donna fosse Beatrice di Bergogna, moglie di Federico Barbarossa, che rase al suolo Milano nel 1162.

Su questa odiata sovrana si diffuse una curiosa leggenda: pare che alcuni milanesi durante l’assedio del Barbarossa fossero riusciti a rapire la moglie di quest’ultimo e a obbligarla a girare per la città seduta al contrario su un asino.
Quando il Barbarossa conquistò la città si vendicò: fece fare un giro alla moglie su un asino bardato a festa, mentre i prigionieri milanesi la dovevano seguire cercando di afferrare con i denti un fico posizionato nel deretano dell’animale…con gli inevitabili effetti che possiamo immaginare.
La fanciulla sconcia rimase li fino a quando Carlo Borromeo ne ordinò la rimozione.


#3 Ara Cornaro, la tragica “madre” di Palazzo Marino 

palazzo marino

Il palazzo che ospita la sede del comune di Milano ha una storia torbida. Nella metà del 1500 il conte Tommaso Marino incontrò Ara Cornaro per strada. Per lui fu un colpo di fulmine quindi decise di seguire la bella fanciulla.

Marino scoprì che Ara era la discendente della regina di Cipro, nonché la figlia del console di Venezia. Quest’ultimo era molto ricco e potente e, quando Tommaso venne a chiedere la mano della figlia, rifiutò tale proposta con sdegno.
Ora, bisogna premettere che il conte Marino non era il tipo di uomo che potesse accettare sportivamente una sconfitta. Decise quindi, senza mezzi termini, di inviare un paio di suoi scagnozzi per rapire la bella Ara. Voleva sposarla a tutti i costi mentre il padre non ne voleva sapere.

Le trattative si prolungarono e intervenne persino il governatore di Milano grazie al quale si giunse ad un accordo: il padre di Ara avrebbe acconsentito se il conte fosse stato in grado di  costruire per la figlia un palazzo degno del suo lignaggio.
Il Marino iniziò subito a far costruire la dimora e i due si sposarono. I lavori purtroppo prosciugarono le finanze del conte che fu costretto a cederlo al governo spagnolo.
La coppia si trasferì in una casa nel Naviglio di Gaggiano.
L’accaduto sfortunatamente rese il conte irascibile e sempre più aggressivo. L’epilogo si ebbe quando il conte in un impeto di gelosia uccise la moglie impiccandola al baldacchino del letto. I due avevano avuto una figlia, Virginia, che ebbe a sua volta una figlia, Marianna di Leyva, conosciuta ai più però come la monaca di Monza.

GIULIA PICCININI

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🔴 Dati 10 aprile. Lombardia: lieve miglioramento nei contagi e nei decessi. Migliora Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

10 aprile 2020. Dopo una giornata piuttosto difficile, i risultati tornano a migliorare. I nuovi contagi scendono a +1246 dai +1388 di ieri, con tamponi stabili (+9372 dai +9396 di ieri). I decessi tornano sotto quota 300: 216 (dai 300 di ieri), in percentuale si tratta dell’incremento minore dall’inizio dell’emergenza (+2,2%).

Dagli ospedali. Stabile la tendenza dei ricoveri (+81 dai +77 di ieri) e della terapia intensiva (calo di altri 34 posti dai 21 di ieri). 574 persone hanno lasciato gli ospedali.

Situazione delle province. Lieve crescita per Brescia (+247). Migliora Milano dopo i rialzi di ieri: sia nell’area metropolitana (+269 da +440) che in città +127 dai +155, che sfonda il muro dei 5.000 contagiati (tra quelli a cui è stato fatto il tampone).

News dal Comune di Milano: l’iniziativa per supportare le famiglie in difficoltà. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (da un euro in più, il 100% del ricavato viene usato usato acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano) e partecipare al food challenge: milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)***
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
Totale: 56.048

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)***
Totale: 10.238

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)***
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
Totale: 12.748

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)***
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
Totale: 5.106

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli di oggi:
600 euro agli italiani? Si’, no, forse
Covid-19: tutti gli scontri Governo-Regione. Chi ha RAGIONE?

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600 euro agli italiani? Si’, no, forse

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Credits: repubblica.it - Il Ministro dell'Economia Gualtieri

Il presidente Conte ripete che “lo Stato c’è” ed è pronto ad aiutare i cittadini in difficoltà economica a seguito della chiusura imposta alle attività non essenziali, comprese quelle di autonomi e liberi professionisti. Tra le misure previste dal decreto “Cura Italia” oltre all’integrazione di fondi per la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ci sono aiuti di varia natura per lavoratori dipendenti obbligati allo smartworking come bonus baby sitter e congedi parentali oltre al bonus di 600 euro per i liberi professionisti, inizialmente solo a quelli iscritti alla Gestione Separata Inps e in seguito anche a quelli aderenti alle previdenze private. Del bonus dei 600 euro si è tanto parlato specie per il lockdown del sito dell’INPS il 1 aprile, il giorno dell’apertura delle domande. A che punto siamo?

600 euro agli italiani? Si’, no, forse

A un mese dalla chiusura delle attività nessuno ha ancora ricevuto il pagamento della cassa integrazione e dei bonus, ma c’è di peggio: i professionisti rischiano di non ottenere nulla

Stando agli ultimi aggiornamenti i pagamenti di cassa integrazione e i bonus di 600 euro per i liberi professionisti iscritti all’INPS che sono riusciti a richiederlo non arriveranno prima del 15 aprile, se non ci saranno altri intoppi come il crash del sito di previdenza nazionale il giorno delle aperture delle domande.

La situazione paradossale sta accadendo invece ai professionisti delle casse private, a cui dopo le proteste delle varie categorie (avvocati, commercialisti, ingegneri etc..), era stato riservato un fondo di 200 milioni destinato a chi è stata danneggiato dall’emergenza Coronavirus e con un redditto sotto una certa soglia. I vari istituti di previdenza avevano già ricevuto 500.000 richieste ed alcune avevano già predisposto i pagamenti, ma il Decreto Imprese pubblicato nella notte del 9 aprile in Gazzetta ufficiale ha cambiato le carte in tavola modificando i requisiti per l’accesso al beneficio.

# Un nuovo decreto cambia le condizioni. Risultato: il caos

Senza alcun preavviso il Decreto ha modificato le condizioni necessarie per accedere al bonus e nello specifico l’indennità spetta agli iscritti “in via esclusiva” alle Casse di previdenza private “non titolari di trattamento pensionistico” pertanto tutti quei professionisti che svolgono anche un’attività da dipendente dovranno essere cancellati dall’elenco dei richiedenti, ma vanno aggiunti alla lista coloro che godono di una prestazione di invalidità.

Questa modifica sostanziale ha creato confusioni e problemi non di poco conto perché alcune casse avevano addirittura già effettuato i bonifici ai destinatari come la cassa di medici e dentisti che ha dovuto bloccare 25.262 bonus in partenza oggi, la Cassa dottori commercialisti 25.000 e la Cassa forense che dai 140.000 richiedenti aspetta una documentazione integrativa per sbloccare i versamenti, che ovviamente saranno sospesi fino a che non si sarà stabilizzata la situazione.

Agli intoppi della burocrazia dei tecnici, si aggiungono quelli dei politici con decreti promulgati in piena notte, che dimostra per l’ennesima volta come lo Stato necessita di una riforma strutturale e sostanziale dal basso dell’intero impianto, dove la burocrazia deve essere al servizio del cittadino, non viceversa.

FABIO MARCOMIN

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Covid-19: tutti gli scontri Governo-Regione. Chi ha RAGIONE?

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Credits: Filippo Attili - Conte e Fontana

Colonna sonora dell’emergenza coronavirus è il braccio di ferro tra governo e regione su competenze e responsabilità. Proviamo a fare chiarezza.

Covid-19, tutti gli scontri Governo-Regione. Chi ha ragione?

Il 31 gennaio il Consiglio dei ministri, a seguito dei primi due casi di contagio in Italia di 2 cinesi ricoverati allo Spallanzani, ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario “connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili” per una durata non superiore ai 180 giorni, salvo rinnovo.

Questo ha permesso di esercitare di fatto “poteri sostitutivi” degli enti locali, per garantire interventi immediati a favore della popolazione e del territorio, tramite il capo della Protezione civile Borrelli in deroga alle disposizioni di legge e con uno stanziamento ad hoc. Conte nell’occasione aveva dichiarato: “Siamo vigili e molto attenti: non ci siamo fatti trovare impreparati. Non c’è nessun motivo di creare panico e allarme sociale. L’Italia è un grande Paese con i migliori servizi sanitari al mondo. Abbiamo alzato il livello di guardia in via precauzionale. Ci sono tutte le condizioni per gestire in maniera positiva l’evolversi della vicenda. Gli italiani possono condurre una vita normale“.

Ad oggi sono stati accertati quasi 18.000 morti in conseguenza del coronavirus, di cui oltre 10.000 nella sola Lombardia: di chi sono le colpe?

Fonte: avvenire.it

# Lombardia autonoma nella Sanità, è davvero così?

Le responsabilità su quanto fatto o non fatto per limitare i contagi e decessi sono state oggetto di rimpallo tra Governo e Regione Lombardia, le ultime schermaglie si sono concluse con la richiesta degli esponenti di PD-M5S di togliere l’autonomia regionale in materia sanitaria e riportare il potere sotto il diretto controllo dello Stato Centrale. Ma una regione ha davvero così tanta autonomia?

Per chiarezza: le Regioni non sono “sovrane” nel gestire la sanità pubblica. Questa loro competenza non è “esclusiva”, bensì “concorrente”, ossia le Regioni devono sottostare al rispetto dei principi fondamentali dettati dallo Stato come ricordato dal CNR – Istituto di Studi sui Sistemi Regionali, Federali e sulle Autonomie (ISSiRFA) e in particolar modo sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali. In poche parole il numero minimo di posti letto in terapia intensiva previsti per ogni Regione nonchè le risorse assegnate vengono stabilite dal Governo. 
Quindi al Governo nazionale non è stato precluso nessun intervento per risolvere l’emergenza e nel caso avesse avuto subìto ostracismo dagli enti regionali, come riportato da Paolo Colasante e Andrea Filippetti ricercatori dell’istituto, “avrebbe potuto attivare lo strumento del potere sostitutivo, già previsto in Costituzione (art. 120), che tutto gli consente quando vi è “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”.

Risultato: piena responabilità di entrambi

Fonte: ilsole24ore.it

# Le mancate zone rosse di Nembro e Alzano Lombardo: chi doveva decidere?

Le zone focolaio della bergamasca di Nembro e Alzano Lombardo, che hanno causato quasi 20.000 contagi accertati tra Bergamo e Brescia e migliaia di decessi, sono state al centro dell’attenzione politica e mediatica per capire il colpevole della mancata istituzione delle zone rosse per delimitare militarmente i 2 comuni e contenere il contagio.

Il Sindaco dei comuni interessati e il primo cittadino di Bergamo hanno puntato il dito contro la Regione Lombardia, la quale ha spedito la “patata bollente” al Governo e infine quest’ultimo ha rintuzzato l’attacco replicando che la giunta leghista avrebbe avuto tutti i poteri per agire direttamente. Chi doveva decidere quindi? Una risposta ci viene fornita sempre dall’ISSIRFA che ci dice che, al netto della confusione di atti statali, regionali e locali sovrapposti l’uno con l’altro sulla compressione delle libertà personali e limitazione degli spostamenti, la Costituzione già fornisce al Governo gli strumenti per decidere in via esclusiva e definitiva tutte le limitazioni delle libertà necessarie a combattere l’epidemia“. Pertanto previo ascolto dei territori lo Stato centrale, come tentato inserendo il supercommissario Arcuri, avrebbe potuto svolgere il proprio ruolo unificante e di coordinamento di una pandemia con portata nazionale ma differenziata a livello territoriale dove il decentramento potrebbe esser efficace.

D’altro canto anche la Regione nel novero dei suoi poteri avrebbe potuto istituire una “zona rossa” come dimostra l’esempio dell’Emilia Romagna che ha ordinato la chiusura totale del Comune di Medicina in provincia di Bologna, al verificarsi di un alto numero anomalo di contagi, senza attendere un DPCM o altro intervento statale.

Risultato: piena responabilità di entrambi (sia Regione che Governo avevano il potere per istituire la “zona rossa”)

# I finanziamenti promessi e non mantenuti al sistema sanitario lombardo

Le risorse ai sistemi sanitari sono stabilite e messe a disposizione dallo Stato Centrale, senza dilungarci su quelli realmente spettanti in base al residuo fiscale, che negli ultimi 10 anni si sono ridotti di 37 miliardi. Tra le richieste fatte dalla Regione Lombardia per incrementare sensibilmente il numero di posti in terapia intensiva vi è stata quella di avvallare e finanziare il maxi-ospedale da realizzare nei padiglioni dell’ex-fiera al Portello: inizialmente è stato concesso, ma al momento di partire con il progetto il governo si è tirato indietro e il governatore Fontana ha chiamato l’ex-capo della Protezione Civile per coordinare sia la costruzione che il reperimento di attrezzature e macchinari. I finanziamenti sono arrivati invece da donazioni di imprenditori e semplici cittadini milanesi.

Altra marcia indietro è arrivata dalla Protezione Civile, che dopo aver garantito la restituzione di quanto speso dalle Regioni per l’acquisto di materiale medico, attrezzature, protezioni individuali e quanto di necessario a opporre la necessaria resistenza al Covid-19 e a far lavorare in sicurezza tutti gli operatori sanitari, ha ritrattato. La Lombardia nello specifico ha investito 450 milioni di euro, con il rischio di metterli come extra a bilancio.
Nella conferenza stampa di oggi 09 aprile però, presso Palazzo Marino a Milano, il Ministro Boccia ha chiarito che “tutte le spese regionali verranno rimborsate previa rendicontazione dettagliata” e il commissario Borrelli ha affermato che la stima di spesa attuale risulta essere di 208 milioni di euro.

Risultato: responsabilità del governo

Leggi anche: Apre l’ospedale all’ex Fiera di Milano: interamente finanziato dai privati

# Mascherine, guanti, camici e altri DPI (dispositivi di protezione individuale): chi doveva fornirli?

Su questo tema entrano in gioco anche i Comuni, che sono gli enti più direttamente coinvolti nell’emergenza. In primo luogo però ci sono sempre le Regioni che hanno lamentato ritardi nell’invio da parte del Governo di DPI in particolar modo per medici, infermieri e inservienti di ospedali e RSA (residenze sanitarie assistenziali) dove si sono registrati il maggior numero di contagi e decessi. Le situazioni più gravi si sono verificate nelle residenza sanitarie nei comuni della provincia di Bergamo, Brescia e di Milano a Mediglia e in città al Pio Albergo Trivulzio, per le quali sono partite delle indagini giudiziarie.

Al Governo la Lombardia ha contestato il ritardo nell’istituzione di misure di limitazione alla circolazione dei cittadini e nell’approvvigionamento di mascherine, guanti e camici, arrivate comunque in quantità ridotta rispetto al necessario, complice anche la burocrazia che ostacola la rapida riconversione di aziende italiane che intendano produrne. Le 3,3 milioni di mascherine di protezione consegnate per il tramite della Protezione Civile hanno lasciato l’amaro in bocca anche al Sindaco del Comune di Milano che se ne è viste recapitare solamente 120.000. Tra le altre cose Sala ha anche contestato a Fontana il mancato controllo sulle RSA e la riluttanza di ampliare il numero di tamponi come fatto in Veneto.

Risultato: responsabilità del governo e della Regione

Leggi anche: Lo STRAPPO di Sala alla Sanità lombarda: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano»

# Conclusioni: l’ “anomalia Milano” e le responsabilità di Sala

Il sistema italiano determina diverse zone d’ombra che comportano confusione di poteri e di responsabilità. Per le questioni più gravi che stanno emergendo con l’emergenza sanitaria in Lombardia sembra che in realtà, rispetto alla narrazione prevalente, il governo abbia responsabilità maggiori, a volte superiori rispetto a quelle attribuite alla Regione. Su tutte le questioni più delicate (mancanza di attrezzature, risorse per la sanità, creazione di zone rosse) il governo aveva la piena possibilità di operare. La responsabilità invece ricade totalmente sulla Regione se si dovessero trovare lacune nei controlli sulle RSA, le case di riposo dove il virus ha colpito con più durezza. 

E il sindaco Sala? Difficile assegnare delle responsabilità su quanto accaduto. Eppure se ne può individuare una a monte che forse avrebbe consentito di evitare che Milano fosse la città italiana più colpita dal virus, visto che presenta un numero “anomalo” di decessi (vedi: Grandi città a confronto. L’anomalia Milano).

I poteri di un Sindaco in tema sanitario si limitano ad emettere ordinanze restrittive riguardanti chiusure di esercizi commerciali, parchi e requisizione di strutture alberghiere come nel caso di questa emergenza con l’Hotel Michelangelo utilizzato per ricoverare malati da coronavirus in quarantena. Beppe Sala avrebbe potuto fare maggiori pressioni per ottenere controlli sulle RSA, strutture private e comunali che pur operando perché autorizzate, accreditate, convenzionate e remunerate da Regione Lombardia, e nonostante siano sotto il controllo diretto delle ATS (Agenzia di Tutela della Salute)  insistono comunque nel suo territorio di competenza: sia che si tratti di Comune come il Pio Albergo Trivulzio, sia che ci si riferisca alla residenza sanitaria di Mediglia facente parte della Città Metropolitana di cui lui è Sindaco.

Ma forse la responsabilità più grave, politica non giudiziaria, che può essere addebitata al suo sindaco è di essersi rifiutato di richiedere maggiori poteri per la città. Una Milano autonoma o città-stato con pari poteri di una regione, come consentito dall’art.132 della Costituzione, avrebbe consentito di poter gestire in maniera più rapida ed efficace l’emergenza avendo potere diretto sul territorio e, in particolare, sulla sanità locale, come dimostrano i casi internazionali.

Il tema dell’autonomia della città, per renderla simile alle grandi città del mondo, è sempre stato rigettato dal sindaco, come dichiarato qualche settimana fa in un’intervista in piena crisi coronavirus. Ora però rinunciare a questa ipotesi, per pregiudizi ideologici, rischia di aggiungere ai danni subiti nell’emergenza anche quelli derivati da una ripartenza della città intralciata dalla burocrazia nazionale.

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FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 9 aprile. Superati i 10.000 decessi in Lombardia (+300), crescono ancora i contagi. Nuovo rialzo dei casi a Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

9 aprile 2020. Doccia fredda dopo i risultati in miglioramento dei giorni scorsi: crescono contagi e decessi, entrambi al livello più alto in questa settimana. Il numero di decessi giornalieri risale a quota 300 (ieri sono stati 238) sfondando quota 10.000 decessi in Regione. I nuovi contagi superano i 1300: +1388 (1089 ieri), anche se crescono anche i tamponi (+9396) effettuati (soprattutto sul personale sanitario di ospedali e RSA con febbre a 37,5 e altri sintomi, in aggiunta agli ospiti sintomatici delle residenza sanitarie).  In chiaroscuro anche i dati dagli ospedali ospedali che nei giorni scorsi sembravano in miglioramento: si liberano altri 21 posti in terapia intensiva (ieri erano diminuiti di 48) e cresce il numero dei guariti +1032 (ieri erano stati 649), però aumentano di +77 i ricoverati (ieri erano -114). I laboratori passano da 22 a 31 aumentando la capacità di processare da 10 a 12.000 tamponi.

Bollettino Regione Lombardia 09/04/2020

Situazione delle province. Le province che presentano rialzi più marcati nei nuovi contagi sono Varese con +143 (ieri erano +22) e Bergamo con +112 (ieri +63). Brescia supera Bergamo. A Milano nuova accelerazione dei casi sia nell’area metropolitana (+440 da 252) che in città dove si sale a +155 (ieri erano +80) sfiorando i 5.000 complessivi.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

Bollettino per provincia

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)***
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)

Totale: 54.802

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)***
9/4: +300 (+3,1%)

Totale: 10.022

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)***
9/4: +440 (+3,6%)

Totale: 12.479

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)***
9/4: +155 (+3,2%)

Totale: 4.979

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli di oggi:
Quando Milano fu l’unica in Europa a salvarsi dalla PESTE NERA
HONG KONG SINGAPORE BERLINO: la città stato si rivela lo status ottimale anche in un’emergenza sanitaria
La ricerca dell’IMMUNITÀ: i cittadini contro il coronavirus, i politici contro le inchieste
7 capolavori che rendono LA PINACOTECA DI BRERA unica al mondo

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Quando Milano fu l’unica in Europa a salvarsi dalla PESTE NERA

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Stiamo vivendo un periodo che troverà certamente posto su pagine e pagine dei futuri libri di storia: molto probabilmente, dall’interno, non riusciamo ancora a comprendere fino in fondo la portata epocale dei fatti contemporanei, che, mia personale opinione, determineranno una nuova rivoluzione sociale ed economica.

Quando Milano fu l’unica in Europa a salvarsi dalla PESTE NERA

# Peste Nera: dalla Cina in Europa

Ed è proprio leggendo i libri di storia che si scopre che, in fondo, Macchiavelli non sbagliava nel definirla ciclica.

Il mondo ha già vissuto pandemie simili a quella con protagonista il COVID-19, ma una su tutte, per provenienza e per la misura degli strumenti messi in campo, le assomiglia molto: tra il 1347 ed il 1353, sempre dalla Cina arriva la Peste Nera, una pandemia che, si calcola, abbia tolto la vita a 20 milioni di europei. Circa il 30% della popolazione dell’epoca, con picchi in alcune aree, come Venezia, del 60% della popolazione. Una strage. Con due eccezioni: la Polonia e Milano.

# Milano ne rimase immune, grazie ai Visconti

Come successe che Milano rimase praticamente immune dalla peste? Dobbiamo questo “miracolo” alla lungimiranza della casata dei Visconti, famiglia che ha espresso alcuni degli uomini politici più intelligenti che abbiamo avuto nella nostra città.

La peste arrivò in Italia, primo paese europeo ad essere toccato, tu guarda le coincidenze, attraverso le navi commerciali: pare che la prima città ad essere colpita fu Messina, seguita poi da Venezia, Genova e dagli altri porti commerciali.

I vettori erano i topi, informazione sconosciuta al tempo, ed a poco servirono le quarantene imposte ai passeggeri delle navi perché i roditori certo non si attenevano alle disposizioni. L’Italia fu presto terra di contagio, tutte le grandi città, centri di commercio, furono toccate. Celebre il racconto della peste fatto dal Boccaccio per ambientare il suo Decameron. Tutte le città. Ma non Milano.

Alle prime avvisaglie, l’arcivescovo Giovanni Visconti, fratello di Luchino, designato dallo stesso come Signore Generale alla sua morte, decise che le prime tre case infettate nelle immediate vicinanze della città venissero immediatamente murate con dentro gli ammalati che vennero lasciati morire al loro interno.

Contestualmente impose un lockdown totale della città, bloccando ogni tipo di ingresso se non quello di merci che venivano debitamente controllate. Queste misure, certamente crudeli e draconiane consentirono di arginare e minimizzare il fenomeno.

Molti altri territori cercarono invece di affrontare la diffusione della peste attraverso l’imposizione della quarantena alle persone infette, provvedimento assolutamente privo di senso e di efficacia, considerando che il periodo di incubazione della peste è di 3 giorni e che la morte interveniva entro 36 ore.

# Oggi come allora?

Le similitudini con la situazione attuale sono tante ed evidenti. Ed è storicamente riconosciuto che la tempestività con la quale vennero adottate le misure restrittive a Milano furono il meccanismo con il quale la città si salvò.

Chissà come verranno invece raccontate nei libri di storia le misure prese dai nostri politici e, soprattutto, la modalità e la tempestività con la quale sono state adottate? Ai posteri l’ardua sentenza.

Continua la lettura con: L’area di Milano che rimase immune dalla peste nera

LUCA BENSAIA

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HONG KONG SINGAPORE BERLINO: la città stato si rivela lo status ottimale anche in un’emergenza sanitaria

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I grandi stati nazionali occidentali sono impegnati in una sfida epocale contro la pandemia del coronavirus. Le strategie non sono univoche, divise sostanzialmente tra chi adotta lockdown stringenti e chi sottopone a test ad ampio spettro la popolazione lasciando libertà personali più o meno ampie. Dove il grande sta mostrando delle difficoltà, il piccolo si sta muovendo con agilità ed efficienza che si stanno rivelando utili a risolvere anche un problema senza frontiere. E’ questo il caso delle città stato, sia di quelle interne a stati sovrani, come Berlino e Hong Kong, che di Singapore, città stato indipendente.

HONG KONG SINGAPORE BERLINO: la città stato si rivela lo status ottimale anche per contrastare una pandemia

# Hong Kong: solo 974 contagi e 4 decessi. E l’economia sta già ripartendo

La città-stato cinese ha un territorio di 1.106 kmq, una popolazione di 7,4 milioni e una densità di 6.544 abitanti. Da qualche giorno sta registrando l’arrivo della seconda ondata di contagi dovuta a chi arriva all’estero e ha attivato una seconda fase di limitazioni e controlli ai viaggiatori direttamente all’aeroporto, anche se ad oggi i decessi rimangono fermi a quattro. Ma come ha approcciato il covid-19 dopo il primo caso dichiarato a Wuhan?

#1 Emergenza sanitaria affrontata con: tracciamento persone, isolamento contagiati e loro contatti 

In prima istanza sono state ampliate le stazioni di screening della temperatura esistenti nei luoghi di ingresso e ai medici locali è stato chiesto di segnalare alle autorità sanitarie della città qualsiasi paziente con febbre o sintomi respiratori acuti risalendo alla storia del recente viaggio a Wuhan e chiunque proveniente dalla Cina continentale doveva sottoporsi a un periodo obbligatorio di auto-quarantena di 14 giorni. Allo stesso modo sono stati rintracciati e messi in quarantena quanti hanno avuto stretti contatti con i positivi registrati con la tracciatura di tutte le persone che erano entrate in contatto con il paziente da due giorni prima dell’inizio della sua malattia.

#2 Soldi direttamente ai cittadini per far ripartire l’economia

A livello economico Hong Kong ha stanziato 14,13 miliardi di euro, ovvero il 4,25% del PIL prelevati dal suo bilancio, versando direttamente il corrispettivo 1.175 euro sul conto corrente di ogni cittadino oltre a un piano di investimenti infrastrutturali di opere pubbliche.

# Singapore: 1.623 contagi e 6 decessi su 5,6 milioni di abitanti

La città stato di Singapore ha un territorio di 721 kmq, una popolazione di 5,6 milioni e una densità di 7.681 abitanti.

#1 Emergenza sanitaria affrontata con tracciamento persone, quarantene e test

Anche Singapore, così come fatto a Hong Kong, Taiwan e in Corea del Sud, ha deciso di procedere a una mappatura completa di tutti i casi praticando tamponi a tutti e mappando gli spostamenti dei positivi, tramite la geolocalizzazione satellitare, incrociando i dati con le telecamere di sicurezza e con le celle telefoniche, rendendo disponibili i dati in tempo reale su una app, liberamente scaricabile da tutti, per far sì che ogni cittadino potesse sapere immediatamente se e a quale distanza si trovasse il più vicino contagiato dalla Covid-19. In aggiunta ha predisposto l’invio di continui messaggi sullo smartphone per controllare chi è in isolamento, sorveglianza totale anche attraverso telefonate a cui rispondere mandando un selfie per dimostrare dove ci si trovi in quel momento, incrociate al rilevamento istantaneo della posizione tramite Gps. Adottando pene durissime per i trasgressori.

Spencer Wells, genetista, antropologo, già collaboratore della National Geographic Society ha affermato che «non è semplicemente la capacità di rilevare i casi e spiegare perché sono successi che rendono Singapore un modello di riferimento in questa epidemia: i kit di test per acido nucleico sono stati rapidamente sviluppati e distribuiti nei luoghi di entrata al paese. Entro tre ore, mentre gli individui vengono messi in quarantena sul posto, i funzionari possono confermare se sono stati infettati o meno dal virus prima di consentire loro di entrare».

#2 Sussidi economici immediati per mitigare le limitazioni agli spostamenti

Singapore aveva scelto da subito di chiudere suoi confini, rintracciare i cittadini e i loro contatti, testarli frequentemente e mettere in quarantena in ospedale i pazienti positivi, indipendentemente dalla gravità dei sintomi, permettendo la regolare prosecuzione della vita pubblica, mentre molti altri Paesi avevano istituito blocchi. Con il ritorno del contagio dall’estero nella settimana scorsa il primo ministro Lee Hsien Loong ha chiuso le attività non essenziali e le scuole per 4 settimane, anche se ad oggi la situazione è sotto controllo e i decessi sono sempre fermi a 6. Nella florida economia insulare, nonchè una delle principali piazze finanziarie mondiali, è stata comunque immessa liquidità ai cittadini, fino a 300 dollari americani sui conti bancari e già a febbraio il governo locale ha stanziato 800 milioni di dollari per combattere l’epidemia e sostenere l’economia. Inoltre per l’aggiunta di queste restrizioni, prima inesistenti, è stato predisposto un nuovo pacchetto di incentivi di altri 33 miliardi di dollari.

Fonti: worldmeter, businessinsider.com, bloomberg.com

# Berlino: 4.212 contagi e 37 decessi. Libertà di scelta per i cittadini e forti aiuti alle imprese

La capitale tedesca ha 3,7 milioni di abitanti su un superficie di 891 kmq e una densità abitativa di 4.165 persone.

#1 Poche restrizioni ai cittadini e molti posti letto in terapia intensiva

Ad oggi Berlino registra 4.212 contagi e 37 decessi, grazie ad una strategia che prevede la protezione delle persone anziane, un alto numero di posti letto in terapia intensiva in proporzione alla popolazione e poche limitazioni agli spostamenti. Anche le ultime ordinanze consentono ad esempio riunioni, eventi ristretti, partecipazione ad esami e  attività all’aria aperta.

Fonte: Berlino.de

#2 Fino a 5000 euro sui conti correnti in aggiunta ai fondi statali

In aggiunta al denaro accreditato sui conti correnti di piccoli artigiani, attività commerciali e artisti con importi fino a 15.000 euro da parte dello Stato la città stato di Berlino prevede un’altra misura, garantendo ulteriore liquidità fino a 5000 euro a qualunque autonomo ne faccia richiesta e in pochi giorni dalla pratica. A questo si aggiunge il welfare per le persone meno abbienti dai buoni pasti a sussidi di sussistenza elargiti direttamente dal governo locale.

Fonte: Robert Kock Institut

# I vantaggi principali contro il virus delle città stato risultano:

1. La possibilità di creare restrizioni agli ingressi in un breve tempo e controllando facilmente l’intero territorio
2. La possibilità di intervenire rapidamente per monitorare i contagi e mettere in sicurezza medici, ospedali e RSA
3. La possibilità di integrare le iniziative adottate dal governo se considerate insufficienti o non in linea con le esigenze dei cittadini.

FABIO MARCOMIN

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La ricerca dell’IMMUNITÀ: i cittadini contro il coronavirus, i politici contro le inchieste

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Credits: ANSA/Alessandro di Meo - Parlamento

Le situazioni di emergenza e di eccezionale gravità, come la pandemia da cornonavirus sta a testimoniare, necessitano di interventi istituzionali senza precedenti e il decreto-legge 17 marzo 2020, n.18 denominato “Cura Italia” è chiamato ad assolvere questa funzione.

Nello specifico il titolo del provvedimento recita: “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.”

Un modo per pensare al “dopo”: perchè per i cittadini e le imprese l’emergenza sanitaria rischia di diventare economica. Mentre tra i politici cresce un’altra paura: che l’emergenza sanitaria si trasformi in un’emergenza giudiziaria che, come il virus, rischia di non guardare in faccia a nessuno.

Già, perchè i rischi giudiziari collegati all’azione politica riguardano tutti i principali partiti: quelli al governo nazionale (PD e 5 Stelle) e quelli al potere in Lombardia (Lega e Forza Italia). Ci sono tutte le condizioni, dunque, perchè si trovi il modo di mettersi d’accordo per scongiurare processi e sentenze. Solo un cattivo pensiero? Come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Forse non sarà questo il caso eppure le prime avvisaglie di questo cattivo pensiero si sono già palesate, promosse da politici “lungimiranti” di diversi schieramenti politici.

La ricerca dell’IMMUNITÀ: i cittadini contro il coronavirus, i politici contro le inchieste

A parole il Partito Democratico e la Lega, i due principali partiti politici in parlamento stando ai sondaggi attuali e di fatto le due forze contrapposte nel Paese, sono in contrasto sul modo di affrontare l’emergenza sanitaria attuale e sono in dissonanza su tutto. Con una sola eccezione che sembra metterli d’accordo. 

Sembra infatti che entrambi i partiti abbiano pensato alla stessa strategia con lo stesso fine: inserire un emendamento nel decreto “Cura Italia” con nascosta all’interno l’immunità. Non dal coronavirus ma dalle conseguenze legali per i danni cagionati alle persone per mezzo degli atti prodotti a qualsiasi livello istituzionale.

# L’emendamento PD per salvare i medici (e i politici) dalle grane giudiziarie

L’emendamento firmato da due senatori del Pd Paola Boldrini e Stefano Collina, componenti della Commissione Sanità, con il numero 1000/58 in realtà un subemendamento all’emendamento 1.100 del governo, chiedeva di aggiungere al testo di legge un nuovo articolo di quattro commi, per tutelare sopratutto gli operatori e dirigenti sanitari dalle conseguenza degli eventuali danni causati del loro lavoro durante l’emergenza. Gli ultimi 2 commi però estendevano questa tutela a tutti gli amministratori e politici di ogni grado e livello. Nello specifico il comma 3 e 4 recitano:

«3. È limitata ai soli casi di dolo o colpa grave la responsabilità civile, penale e amministrativo-contabile dei titolari di organi di indirizzo o di gestione che, nel corso dell’emergenza sanitaria in atto, nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, anche normative od amministrative, abbiano adottato ordinanze, direttive, circolari, raccomandazioni, pareri, atti o provvedimenti comunque denominati, la cui concreta attuazione, da parte delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, degli esercenti le professioni sanitarie, degli enti preposti alla gestione dell’emergenza o di altri soggetti pubblici o privati tenuti a darvi esecuzione, abbia cagionato danni a terzi».

«4. La valutazione della gravità della colpa, nelle ipotesi di cui al comma 3, è operata anche in considerazione della eccezionalità e novità dell’emergenza, dei vincoli di spesa previsti a legislazione vigente in materia di servizio sanitario nazionale e della difficoltà di reperire tempestivamente dispositivi medici e di protezione individuale sul mercato nazionale ed internazionale».

Solo dopo che il sito orwell.live lo ha scoperto e denunciato pubblicamente, l’emendamento è stato ritirato. Come giustificazione la capogruppo del Partito Democratico al Senato Paola Boldrini ha dichiarato: “per evitare equivoci e strumentalizzazioni, in una fase drammatica come quella che sta vivendo il nostro sistema sanitario nazionale, che va tutelato nel suo complesso, tenuto conto dell’eccezionalità dell’emergenza, ritiro il sub-emendamento che ho presentato all’emendamento Marcucci al dl Cura Italia sullo scudo per i medici.”

Fonte: orwell.live

# La proposta di emendamento LEGA per salvare i medici (e i politici) dalle grane giudiziarie

Anche dalla parte opposta, ci si è preoccupati del futuro, non solo dei cittadini. L’emendamento a prima firma del leader della Lega chiedeva di apportare alcune modifiche, oltre al comma 1.bis relativo al raddoppio delle risorse alle regioni e province autonome per fronteggiare l’emergenza, aggiungendo l’articolo 1.bis riguardo la “Responsabilità dei datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari” composto dai seguenti commi:

1. Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare.

2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.».

Anche in questo caso dopo il polverone di sospetti, l’emendamento è stato ritirato. La dichiarazione di Salvini in seguito al ritiro è stata: “Tutelare la vita e il lavoro di tutti coloro che sono in prima linea, medici, infermieri, operatori sanitari, dirigenti e’ e resta il nostro obiettivo. Per questo ritiriamo un emendamento su tutele e responsabilità che si presta a fraintendimenti”.

Fonti: senato.itvita.it

# La denuncia per reato di epidemia colposa

Nelle ultime ore arriva l’annuncio del noto avvocato Carlo Taormina, già parlamentare di Forza Italia. In questa intervista (dal minuto 22) spiega come sia stato grazie alla sua azione in seguito alla lettura del decreto in modifica, con il supporto appunto del sito orwell.live, che il sub-emendamento inserito dagli esponenti del PD è stato ritirato per evitare ulteriori attacchi politici. Questo aggiustamento avrebbe istituito, a detta del giurista, un vero “scudo penale” a tutti i decisori intervenuti nella gestione di questa emergenza, per preservarli da qualsiasi controversia legale anche di tipo risarcitoria.

Il fatto ancora più grave è però ascrivibile a monte, motivo per cui è stata depositata la denuncia contro il governo per “reato di epidemia colposa“, perché secondo Taormina: “la madre di tutte queste cose è sempre quella omissione di elevazione delle barricate del 31 gennaio che non è stata fatta” che ha dato il via alle migliaia di contagi e decessi in Italia.
La procura di Roma ha già ricevuto la denuncia, bisogna attendere ora, fatto salvo il rinvio delle cause urgenti all’11 maggio come previsto dall’ultimo decreto, quando verrà presa in considerazione dalla magistratura.

# La rinuncia all’immunità: è solo un rinvio?

Sia Pd che Lega hanno ritirato i rispettivi emendamenti, a loro dire, per evitare fraintendimenti o equivoci. Forse è stato solo un incidente di percorso anche se non ci sorprenderebbe che altri ci riprovassero e che alla fine, con la scusa di tutelare i medici o i cittadini italiani o sull’onda di qualche diversivo emotivo, riusciranno a fare diventare legge l’immunità giudiziaria per i decisori che hanno gestito l’emergenza coronavirus.

A pensare questo sicuramente stiamo commettendo un peccato, ma chissà, forse ci azzeccheremo.

FABIO MARCOMIN

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7 capolavori che rendono LA PINACOTECA DI BRERA unica al mondo

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Il museo più importante di Milano ha sede in un palazzo meraviglioso nel cuore dell’omonimo quartiere, nel Palazzo del Seicento sorto sulle rovine di un convento medievale. A farne la sede della pinacoteca, dell’Accademia e di altri importanti istituti d’arte è stata Maria Teresa d’Austria nel 1773.

7 capolavori che rendono LA PINACOTECA DI BRERA unica al mondo

#1 Il bacio di Hayez

Capolavoro del romanticismo italiano, dipinto nel 1859, alla vigilia dell’Unità d’Italia, è il bacio più appassionato, sensuale e famoso della storia dell’arte. Imitato, copiato e fonte di ispirazione per costumi di opere liriche, film e spettacoli teatrali, è il quadro simbolo della pinacoteca di Brera, anche per il suo valore allegorico, che unisce la storia dei secoli dal Medioevo al Risorgimento all’insegna dell’amore, immortalato nell’intimità rubata di due giovani amanti elegantissimi, in cui qualcuno ha voluto riconoscere nientemeno che Romeo e Giulietta.

#2 Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello

Il matrimonio più famoso della Bibbia, che unisce la Vergine Maria e San Giuseppe in un capolavoro della maturità di Raffaello, dipinto nel 1504, in pieno Rinascimento. Il quadro mostra i due sposi in primo piano, sereni ma con un velo di malinconia che attraversa i loro sguardi, a suggellare un amore languido ma sereno. Il quadro è dominato da un grandioso edificio geometrico che incombe sui personaggi, segnando il trionfo della ragione sul sentimento in un reticolato prospettico di grande fascino visivo.

#3 Cristo morto di Mantegna

Un vertiginoso scorcio prospettico domina questa piccola grande tela che ha reso famoso il suo autore in tutto il mondo. Mantegna è noto per la sua abilità sperimentale, che qui si supera mostrando l’umanità di Gesù, sdraiato sul letto, circondato dai suoi cari, fra cui ci siamo anche noi, che lo vediamo come se stessimo per chinarci a rendergli omaggio. Essenziale, semplice e di grande impatto, il quadro è scolpito dalla luce che filtra livida da destra a illuminare la sofferenza del Salvatore prima della sua resurrezione.

#4 Ritrovamento del corpo di San Marco di Tintoretto

Immenso nei suoi 4 metri per 4 che lo rendono una delle tele più maestose dell’intera collezione, questo dipinto è fitto di mistero, e non solo per il suo aspetto gotico e la prospettiva ribassata e inquietante. La scena è tradizionalmente interpretata come San Marco che appare dopo la morte ad alcuni Veneziani, rivelando il luogo dove si trova il suo corpo e ponendo fine allo scempio della profanazione delle tombe. Ma in realtà il soggetto rappresentato sarebbe il miracolo di san Marco nella chiesa di Boucolis ad Alessandria, perché il santo è raffigurato in vita, con i piedi a terra, a differenza delle altre scene in cui appare in volo, secondo le comuni convenzioni iconografiche relative alle storie dei santi. Ombre, luci e bagliori rendono un dinamismo impressionante, in cui lo spettatore sembra perdersi, travolto dalla meraviglia dell’immagine.

#5 Cena in Emmaus di Caravaggio

Realizzato da Caravaggio nel 1606, questo quadro sembra emergere dal buio, con i volti dei cinque personaggi che si stagliano nella loro incredibile umanità. Il Cristo è un uomo stanco, col viso profondamente segnato dal dolore e dalle fatiche, ma ciò che davvero colpisce l’occhio dell’osservatore è l’ostessa che lo serve a tavola. Le sue rughe profonde, umane, vissute sono un tocco di umanità che travolge per la sua naturalezza, che si realizza in pieno nella natura morta in primo piano, in cui si vede il pane in tutta la sua semplicità.

#6 Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova

Commissionata a Canova nel 1807 dall’Ambasciatore di Francia a Roma, questa monumentale statua che accoglie i visitatori al centro del cortile d’ingresso dell’Accademia di Brera, è la copia esatta di un marmo esposto a Londra. Maestoso e trionfante, è frutto da una difficile fusione del bronzo, riuscita solo al secondo tentativo, riconvertendo il bronzo preso da Castel Sant’Angelo a Roma. Napoleone è raffigurato secondo l’ideale di bellezza tipico del Neoclassicismo, idealizzato ed eroico come un dio dell’antichità.

#7 Rissa in Galleria di Umberto Boccioni

Gioiellino segreto della Pinacoteca, il quadro futurista di Boccioni, dipinto nel 1910, è uno dei più begli omaggi a Milano che la pittura le abbia mai dedicato. Non sempre questa piccola tela è visibile al pubblico, quindi bisogna approfittare delle occasioni in cui viene esposta, per ammirare il dinamismo vorticoso della zuffa fra due donne davanti al celebre Camparino in Galleria Vittorio Emanuele. Luci e colori di una Milano vivace ed elegante si esaltano negli abiti delle signore che accorrono a soccorrere le due litiganti, in un tripudio di energia e brio che prefigura il futuro di Milano, destinata a diventare la capitale della moda e della movida.

Leggi anche: 7 motivi che rendono l’ULTIMA CENA un’opera unica al mondo

ALBERTO OLIVA

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🔴 Dati 8 aprile. I decessi in Lombardia al numero più BASSO da tre settimane (+238). Solo 80 nuovi contagi a Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

8 aprile 2020. Il numero di decessi giornalieri raggiunge il numero più basso delle ultime tre settimane: 238 (ieri sono stati 282). I nuovi contagi risalgono oltre quota 1000: +1089 (dai 791 di ieri), rialzo condizionato anche dal raddoppio di tamponi effettuati (soprattutto sul personale sanitario di ospedali e RSA).  Prosegue il miglioramento negli ospedali: si liberano altri 48 posti in terapia intensiva (ieri erano diminuiti di 38), -114 i ricoverati (ieri erano -81) e aumentano i guariti: 649 persone sono uscite dagli ospedali lombardi (ieri erano stati 635).

Situazione delle province. L’unica provincia che presenta un rialzo significativo nei nuovi contagi è Brescia con +315 (ieri erano +117) ma dovuto anche al fatto che è stato aperto un nuovo laboratorio di analisi che ha consentito l’esecuzione di più tamponi. Buoni dati anche a Milano nell’area metropolitana (+252 da 249) e in città dove si scende a +80 (ieri erano +99), il livello minore dal 15 marzo.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)***
8/4: +1.089 (+2,0%)
Totale: 53.414

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)***
Totale: 9.722

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)***
Totale: 12.039

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)***
Totale: 4.824

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 Breaking News. Riaprono i cantieri della M4: Milano riparte dalla METROPOLITANA

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Milano-M4
Milano-M4

Salini Impregilo e Astaldi riprendono i lavori sulla M4, la nuova linea metropolitana di Milano, e insieme al Comune, a Società M4 e a altri operatori coinvolti nel progetto hanno riattivato “tutti i necessari protocolli per far operare i lavoratori nella massima sicurezza e attenzione alla salute, proseguendo un cantiere strategico per la mobilità sostenibile della città”. Lo rende noto un comunicato di Salini Impregilo.

In questa fase sono presenti circa 200 tra operai, dipendenti e dirigenti per i quali “sono state adottate misure di sicurezza straordinarie che mirano a tutelare la salute dei lavoratori e a prevenire ogni forma di contagio”. I lavori nei cantieri della M4 a Milano sono ripresi su tutte e tre le tratte (Est, Ovest e Centro), per una linea che tra, l’altro, collegherà il centro della città all’aeroporto di Linate in 12 minuti (Ansa).

🔴 Breaking News. MILANO RIPARTE dalla M4: riaperti i cantieri della nuova metropolitana

Milano riparte dalla Metropolitana. Non poteva esserci messaggio più forte sulla volontà della città di ripartire. Facciamo il punto su dive eravamo rimasti e su quali sono le principali questioni da risolvere.

#1 Le date previste di apertura: saranno confermate?

Linea M4
Linea M4

Alla fine gennaio del 2021 le prime tre fermate da Linate a Forlanini, nel 2022 fino a San Babila, per concludere a San Cristoforo entro il 2023. Sarà da capire se dopo questo stop le scadenze verranno rispettate.

#2 Gli sviluppi ipotizzati dopo il 2023: si estenderà a Buccinasco e Segrate?

 

In attesa dell’apertura delle prime tratte sono già stati redatti studi di fattibilità per estendere la linea a sud ovest da San Cristoforo a Buccinasco e lo studio preliminare per prolungarla ad est fino a Segrate, dove sorgerà Westfield Milano, lo shopping center più grande d’Europa, con possibile fermata all’Idroscalo.

#3 Fermate e interscambi mancanti: verranno risolte le “note dolenti”?

M4-M3 l'interscambio mancante (fonte: urban file)
M4-M3 l’interscambio mancante (fonte: Urbanfile)

Le critiche rivolte al progetto hanno riguardato principalmente il mancato inserimento di alcune fermate strategiche e la realizzazione di interscambi integrati con le altre linee metropolitane.

Le esigenze espresse da diverse categorie di utilizzatori hanno evidenziato la necessità di prevedere delle fermate presso il centro sportivo Saini, attualmente servito solo da un bus, l’Idroscalo che al momento rimane un’ipotesi nel prolungamento verso Segrate e Largo Augusto per raggiungere facilmente il Tribunale e interscambiare i numerosi tram in zona.

Gli interscambi sono l’altra nota dolente della linea in costruzione:

  • quello con la linea 2 a Sant’Ambrogio obbligherà i passeggeri a uscire sulla strada.
  • quello che fa incrociare  la linea M1 a San Babila, comporta sempre l’uscita e la rientrata dai tornelli anche se in sotterranea
  • ancora più critico è l’interscambio con la linea M3, che in realtà interscambio non è, in quanto il collegamento tra la Fermata di Piazza Missori e Sforza-Policlinico M4 nonostante extra-costi di 100 milioni al momento è un collegamento sotterraneo che si interrompe a metà strada prima di arrivare in Via Pantano.

Un ultimo appunto va fatto sulla qualità dei materiali e il design delle stazioni perché a fronte di illusori immagini di interni e uscite degni della città di moda, le recenti indiscrezioni hanno mostrato un passo indietro in qualità e bellezza.

Leggi anche:
M4: Milano merita USCITE DELLA METRO all’altezza di una capitale del design
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FABIO MARCOMIN

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Pronto il test per avere la PATENTE D’IMMUNITÀ: la nostra proposta per testare l’intera popolazione in tempi rapidi

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Credits: dagospia.com - Controlli in piazza Duomo

L’Ospedale San Matteo di Pavia ha annunciato che sarà a breve disponibile un test rapido per verificare l’immunità da Covid-19. Sono stati anche mappati tutti i laboratori su scala nazionale che possono consentire di eseguire fino a 500.000 controlli al giorno. Ma resta da risolvere un collo di bottiglia che impedisce di controllare tutta la popolazione. Ma procediamo con ordine: cosa significa test per verificare l’immunità?

# Entro fine Aprile in commercio il test seriologico rapido per verifica immunità dal Covid-19

DiaSorin, azienda italiana leader nella diagnostica medica, ha messo a segno un altro assist per consentire di concludere in fretta la battaglia contro il coronavirus e procedere con la riapertura del Paese. Dopo il kit per il controllo della positività in 60 minuti è in arrivo quello per il controllo dell’immunità. Si tratta di test sierologici che si aggiungono ai tamponi che hanno invece un fine diagnostico.

E’ stato completato presso il Policlinico San Matteo di Pavia il percorso di studi necessari per dare il via libera a un nuovo test sierologico ad alto volume di processamento per rilevare la presenza di anticorpi in persone che sono state infettati dal Sars-CoV-2.  I laboratori potranno processare fino a 170 campioni di sieri di pazienti ogni ora, con un livello minimo di intervento richiesto agli operatori del laboratorio. Il Ceo di Diasorin afferma che: “Un laboratorio con questa tecnologia può eseguire fino a mille individuazioni al giorno, in Italia abbiamo 500 strumenti installati. I test saranno disponibili a partire dal 20 di aprile” quando “sara’ disponibile il test con il marchio CE“.

Entro due settimane dovrebbero partire i test sulla popolazione ad un costo di circa 5 euro ciascuno, con risultati attesi in un’ora. Questo esame consentirà di verificare l’immunità, con il prelievo di una goccia di sangue, a chi è risultato positivo al Covid-19 e successivamente guarito dopo due test negativi sviluppando quegli anticorpi che gli consentiranno di non ammalarsi di nuovo. I test sierologici mostrano chi ha gli anticorpi che sono in grado di impedire la proliferazione del virus: ciò consentirà di avere una patente di immunità, potendo distinguere quindi tra persone che potranno riprendere la vita di tutti i giorni senza particolare rischi e chi invece, privo degli anticorpi, dovrà adottare le necessarie precauzioni.

Questo sistema teoricamente consente di processare oltre mezzo milione di test al giorno, ciò significa che, in teoria, si potrebbe testare tutta la popolazione di Milano in meno di una settimana. Se c’è il processo e i laboratori, rimane però un collo di bottiglia: come poter eseguire i test di massa?

# La proposta: usare le forze dell’ordine per fare test a tappeto

Per capire come organizzare i nuovi test di immunità si può partire da quello che sta accadendo. Al momento si stanno eseguendo i tamponi per verificare la positività al COVID-19. Nello stesso periodo sono state mobilitate le forze dell’ordine per controllare il rispetto delle restrizioni disposte dalle ordinanze antiCovid. Vediamo qualche numero. 

Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati poco più di 720.000 tamponi a fronte di quasi 7 milioni di controlli della polizia. Se si confronta questi dati emerge che il totale dei tamponi effettuati è circa 1/10 dei controlli di polizia.

Credits: repubblica.it – Tamponi Italia al covid-19

Siamo di fronte ad un paradosso perchè, mentre si fatica a fare i tamponi a sintomatici e asintomatici da coronavirus, le attività di controllo sulle restrizioni imposte dal governo si fanno sempre più frequenti su tutto il territorio, a tal punto da essere di un numero 10 volte superiore a quelli per la positività al virus. Vediamo i dati nel dettaglio.

Fonte: repubblica.it

Dall’11 Marzo al 4 aprile sono stati 6.987.106 i controlli effettuati dalle forze di polizia su persone ai posti di blocco e ai titolari di attività commerciali, registrando un esito di 184.796 denunce e sanzioni corrispondenti al 2,64% sul totale.  Un dato che sta a significare che il 97,36% dei cittadini si sta comportando correttamente e quindi contrasta le dichiarazioni fatte da più parti politiche in queste settimane. Ha senso continuare con i controlli a tappeto o sarebbe meglio impiegare le forze dell’ordine in attività più utili, come effettuare i test sull’immunità?

Fonte: Ministero dell’Interno

Se si impiegassero temporaneamente le attuali forze dell’ordine mobilitate sul territorio per sottoporre i cittadini al test sull’immunità si potrebbero verificare 7 milioni di persone in meno di 3 settimane. In fondo spesso si è presa a riferimento quello che è successo in Cina per giustificare politiche di restrizione ai cittadini. Ma sempre in Cina le forze dell’ordine sono state utilizzate anche per integrare l’ordine pubblico e agevolare l’attività degli operatori sanitari. Così, in fondo, è successo anche nel bergamasco quando sono state mostrate le terribili immagini dell’esercito che portava le bare al cimitero.

In una situazione di emergenza servono soluzioni di emergenza. Serviranno scelte forti per iniziare a restituire in fretta la libertà ai cittadini e fare tornare il paese a pieno regime: il governo avrà il coraggio di compierle?

FABIO MARCOMIN

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