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L’ERBA DEL VICINO

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(…CONTINUA: VEDI LA PRIMA PARTE. VILE ATTENTATO)

…veglio.

Sono confuso e ho ancora un cerchio alla testa, nonché un vistoso bernoccolo che Donna Adelaide non riesce a smettere di fissare. Vado a farmi un caffè e cerco di ricostruire i fatti della mattina. Era ancora buio. Stavo andando a prendere la macchina per andare a far spesa quando sono stato tramortito dal Longo a colpi di prosciutto iberico. Sono svenuto. Ho rischiato l’arresto per aver tentato di rubare la mia macchina dal mio garage. Il Benny ha scelto le mie ciabatte per testare gli artigli. (No, questo sta succedendo ora, ahia, dannato gatto fascista). Per scusarsi, il Longo m’ha riempito la casa di prelibatezze costosissime ed altrimenti inavvicinabili. (ziobò, queste Offelle tirerebbero su un morto). Manca qualcosa.

Ma certo. L’ombra che ho visto sgusciare furtiva nel cortile, ecco cosa manca! La finestra illuminata al terzo piano della scala A! Chi era? Cosa ci faceva lì? Tornerà? Se fosse stato un ladro, qualcuno avrebbe chiamato la polizia: ed effettivamente la polizia è arrivata, ma per me! Ad ogni modo si saprebbe, c’è solo da verificare. D’altra parte, se non era un ladro, allora era una faccenda di sesso, sicuro come l’oro. E in questo caso c’è da indagare. In altre circostanze me ne sarei allegramente fottuto, ma il lavoro è poco, ho finito tutti gli arretrati della Settimana Enigmistica e devo tenere acceso il cervello.

È mercoledì. Decido di iniziare l’indagine stanotte alla bisca clandestina.

Tre colpi, due colpi, un colpo. Pausa, un altro colpo. La porta sembra aprirsi da sola, come per incanto. Trenta centimetri più in basso, scorgo la pelata del minuscolo professor Zambelli. “Avvocato buonasera, come va la testa”? Meglio grazie, dico entrando, abbiamo un problema.

Un imbarazzatissimo Longo s’avvicina per scusarsi nuovamente. “Sereno Longo, non ce l’ho con lei”. “Deve davvero scusarmi, fa, l’è che propri… pensavi che l’era l’alter”. L’altro?

Insomma salta fuori che anche il mattiniero, paffuto Longo ha visto la stessa ombra che ho visto io nel cortile. “L’era vestì de negher, l’è saltà föra dalla siepe è l’è andà giò nei boss”, quindi ovviamente s’era convinto che mi stesse rubando la macchina: ma ero io. Da qui la mazzata e la chiamata alla polizia, che è venuta e se n’è andata senza nemmeno sapere dell’esistenza dell’altra ombra misteriosa. L’iberico aggressore è sulla credenza e il Longo me ne fa giù un piattino che mi offre, penitente, con delle acciughe del Cantabrico un viñho verde portoghese gelato. (Picchiami quando vuoi, Oreste).

L’Aurora Britton Ravelli D’Agogna siede impaziente al tavolo del baccarat.

Stasera tocca a lei fare da croupier. Per l’occasione, sopra la lunga vestaglia di seta nera bordata di visone, sfoggia delle mezze maniche da travet e una visiera verde da tipografo. Non manca un turbante in broccato nero. Al dito indice della mano sinistra, un singolare anello d’oro portasigaretta. Non c’è niente da fare, madame Bordello è una spanna sopra a chiunque. Al tavolo siedono il sedicente architetto Bulfoni e il servile Guarnaccia, dicata aeternum all’ammirazione della senescente, ma sempre seducente, ex tenutaria.

Entra in scena l’ex prefetto Lauria. Il suo “buonasera” sprofonda in una espettorazione tonitruante. Se mai dovesse contrarre il coronavirus, sono sicuro che lui sopravvivrebbe ed il malcapitato virus marcirebbe nel catarro. Lo aggiorniamo della situa e immediatamente la bisca si trasforma in una war room. “Signori, non va bene. C’è uno sconosciuto che s’aggira nottetempo nel cortile. E’ un problema di ordine pubblico e va risolto. Ora.”

Lauria-The-Knife is back in town.

“Dice l’avvocato, qua, che l’ombra ha qualcosa a che fare con l’appartamento al terzo piano della scala A. Ora la domanda è, chi ci vive al terzo piano della scala A”?

“… le vedove Speranza, Achille”, mormora annoiata la Britton, che vede sfumare la sua performance da biscazziera, ricordi lontani di quando s’esibiva seminuda nei casinò della Costa Azzurra per il padre, o il nonno, dell’Aga Khan. “E, di fronte, la Petting”.

L’intero caseggiato le chiamava vedove Speranza, ma era noto a tutti che nessuna delle due s’era mai sposata. Nemmeno si chiamavano Speranza, in realtà. È che la speranza le aveva proprio lasciate, e da un pezzo. Ma guai a chiamarle zitelle, le attempate signorine Viviani erano molto orgogliose.

La Mariuccia era timida e schiva,

aveva sempre la gonna rigorosamente sotto il ginocchio ed uno chignon assemblato con la fiamma ossidrica. Tutti ne colsero la perfezione quando, anni fa, fu svegliata nottetempo da un ladruncolo che tentava di entrare in casa sua, che lei costrinse ad una vergognosa ritirata sulle scale inseguendolo col suo battipanni da concerto fino all’androne. Non un singolo capello andò fuori posto.

Circondata da tonnellate di pizzi e merletti di sua produzione, la contegnosa Mariuccia, regina incontrastata della casa, in altri tempi usciva solo per la spesa e per andare alla messa domenicale, e per l’occasione sfoggiava un cappottino striminzito con collo di volpe morta arrotata, che attirava le acide ironie della Petunia detta Petting, smaliziata (e coeva) ex hippy loro vicina. Gli annali recenti non riportano di Mariuccia nessuna frequentazione maschile. Le cronache della sua giovinezza sono andate distrutte nell’incendio della biblioteca di Alessandria.

La Mariuccia abitava da sempre nel palazzo con la sorella Marta,

che in vita sua aveva sempre lavorato e tiene tuttora moltissimo al suo aspetto, trucco e parrucco, anche se l’età inclemente tende ormai a farla somigliare ad una drag queen. Si sussurra -ma nessuno è mai stato in grado di provarlo- che abbia intrattenuto una lunga relazione con il suo capo, un tizio austero con un macchinone che per trent’anni l’ha prelevata al mattino e riaccompagnata la sera, prudentemente lasciandola ad un isolato di distanza.

Pur di non restare a casa un minuto più dello stretto necessario la Marta, una volta in pensione, s’è comprata un welsh corgi. “Guardi, l’è più intelligente di certa gente che conosco”, diceva fissando acida la porta della Petting. Grazie al corgi Fernando (come l’ingegnere encantador, ay madre) è entrata nella brigata Esploratori organizzata dal BatLauria, dove s’è guadagnata il nomignolo di Lady di Ferro, tradotto dagli studenti colombiani dell’ammezzato in Doncella de Hierro e, da lì a breve, Vergine di Norimberga.

La Petunia era una ex (ex?) figlia dei fiori,

tutta mantra e tantra e incensi e campanelle e tessuti indiani, cucina biologica e musica alternativa. Superati ampiamente i 70. Olandese di nascita. Per quanto rinomata libertina e, giudicando dai suoi resti mortali, forse anche un tempo piacente, non s’è mai sposata. Segno che più in là di tanto non sapeva o non voleva andare, e da qui il nomignolo, coniato dalla velenosa Britton, di “Petting”.

“Fanno duecentocinquant’anni in tre. Escluderei una faccenda di sesso”.

“Com’è banale, avvocato”, si risente la Britton Ravelli D’Agogna.

“Beh, l’ombra mi sembrava piuttosto agile, giovane, non mi sembra il target delle vedove Speranza”.

“Magari non il loro, ma…”

“Qualcuno sa se hanno lamentato un furto”? chiede il Bulfoni.

“Non che io sappia, ma non è che mi dicano proprio tutto quello che succede qua dentro…”, catarra il Lauria. “Scendiamo in cortile a dare un occhio”.

È ormai notte fonda ma, avendo dormito tutto il giorno,

sono sveglio come un grillo. Una debole luce illumina le finestra delle vedove Speranza. Ci acquattiamo dietro i bidoni della spazzatura. Il prode Longo ha esagerato con il porto e si addormenta, russando come un cinghiale, appoggiato al bidone dell’umido. “Uomini…”, mormora la Britton allontanandosi algida. Vigiliamo il cortile deserto e silenzioso e dopo molti, lunghi, noiosi minuti, riecco l’ombra sfrecciare, agile, fuori dal portone della scala A ed imboscarsi dietro i pitosfori.

È questione di un attimo. Un colpo secco, un’imprecazione soffocata, rumore di rami spezzati. Accorriamo presso la siepe. La dark lady Autora Britton Ravelli D’Agogna ha tramortito il tizio, sprangandogli la faccia con un tubo di gomma trovato nel cortile. Tranquilla come l’olio, si accende una sigaretta. “Niente in contrario agli uomini che vanno e vengono, ma prima di sparire devi regolare il conto”, non so se è chiaro. La vedo ora per quel che dev’essere stata mille anni fa. Una torbida, affascinante, pericolosissima virago.

Tiriamo su il tizio. Mai visto prima. Il Lauria lo sveglia con due energici ceffoni. “Un soffio e sei carne di porco”, gli espettora addosso. Altro ceffone. È un ragazzino, avrà vent’anni anni se li ha. Ansima rabbioso. “Cazzo ci fai qui, pischello”? lo apostrofo tentando di essere all’altezza del Lauria, mentre penso alla fila di reati che stiamo commettendo. Violenza privata, sequestro di persona, estorsione e minacce, cristo, sono quasi dieci anni di galera, e alla fine sarò l’unico a sopravvivere di questa banda di vecchi gaglioffi.

“Ho portato la roba alla vecchia, qualcuno gliel’ha fottuta”.

“Che roba? La spesa? A quest’ora di notte?” chiede attonito il Zambelli.

“Ma che siete scemi? L’erba!”

“Ah, è il giardiniere…” fa quell’idiota di Bulfoni, “l’ultima ordinanza del Fontana permette di portare i fiori a domicilio, in effetti…”

“Ma quale giardiniere, geometrarchitettomiscusi, questo qua è un pusher”.

“Se l’è”? fa il Longo che nel frattempo s’è riavuto.

“Droga, Longo”.

“Un fundeghée? A quest’ora”?

Ditemi che è una candid camera, per favore.

“È uno spacciatore, Longo, cristo santo”!

Quale vecchia. Quella vestita coi fiori.

La Petting, fa il professor Zambelli. E chi gliel’ha fottuta? Ma che ne so, fa il pischello, ieri stavo per fare la mia solita consegna e una vicina m’ha interrotto, sono scappato. Quella stronza mi fissava dalla finestra. Dov’era ‘sta consegna? Terzo piano, scala A. Le vedove Speranza!

“Lei dice…”

“Neanche se lo vedo con i miei occhi”.

Il pusher viene gentilmente accompagnato a calci nel culo all’uscita, dove la Britton Ravelli D’Agogna lo aspetta col tubo in mano, casomai tentasse un colpo di testa. Ma non c’è bisogno di colpirlo. Nella fretta di scappare, centra in pieno lo stipite del portoncino (ma perché li fanno così bassi?) e cade tramortito all’indietro. Che pirla.

“Non possiamo lasciarlo qui, giù nei garage, di corsa”.

Solleviamo il pischello, meno male che questi ultimi modelli sono secchi come acciughe, mica come a noi che ci dicevano “mangia che la fame è brutta”, e lo trasciniamo giù nei box. Tra poco arrivano i ragazzi, svelto avvocato, lo metta nella sua macchina. Ma porc… Zambelli, resti qua a vedere che ‘sto cretinetti non faccia cazzate. Aurora, il tubo.

Ormai albeggia. Le vedove Speranza

dormono poco e, come tutti gli anziani, sono mattiniere. Decidiamo di aprire l’inchiesta e saliamo al famigerato terzo piano della scala A. Due appartamenti frontistanti. A sinistra quello della Petuna detta Petting, riconoscibilissimo grazie a un enorme Shiva sulla porta e un pungente odore di incenso misto a maria. Di fronte, l’appartamento delle vedove Speranza. Suoniamo. Nessuno risponde. Suoniamo e bussiamo, un frastuono d’inferno. Finché la porta si apre ed è il delirio.

La donna che ci apre non è l’inappuntabile, sussiegosa Marta Viviani. È il mostro della palude. Ci fissa struccata, con gli occhi iniettati di sangue e con i capelli candidi che si protendono versoil soffitto. Sembra la Crudelia deMon e continua a ridere come una pazza. “Mariuccia vieni, è arrivata la banda! Quando la banda arrivò / non seppi dire di noooo”! “U signùr la banda, che ridere”, intravvediamo sullo sfondo il divano, da cui spuntano i polpacci della Mariuccia capottata, che ci saluta sventolando un merletto. Sbalorditivo. “Possiamo”? “E come no, và che bell’uomo che ti ho portato Mariuccia, ghe sunt anca el Lauria e l’Aurora”, e ride, ride, ride senza riuscire a fermarsi. “Ciula che fam che gh’u”, fa la Mariuccia rovesciata.

Entriamo. Sul tavolino da caffè sono sparse quattro o cinque teiere

in porcellana tedesca e svariate tazze da tè Zwiebelmunster, una delle quali è rotta a terra. Biscottini danesi ovunque. Da un cuscino rotto escono delle piume che fluttuano leggere nell’aria. Un paralume penzola da una abat-jour. “Volete del teeeeeeeeé?” si sganascia la Mariuccia. La Britton, materna, tenta di chiudere la vestaglia della Marta, che mi avvedo solo allora essere aperta, svelando un intimo contenitivo color carne. Anni di psicoterapia finiti in merda in un fiat. Lauria, disapprovando, scuote desolato la testa.

Giro lo sguardo nella stanza. Merletti, statuine di porcellana, vetrinette e un catalogo di vendite per corrispondenza (ma ci sono ancora?), aperto sulla pagina di una casa di tè.

È tutto chiaro.

Il pusher aveva fatto la sua consegna alla Petting di fronte, lasciandole come d’uso un pacchettino sullo zerbino. Bisogna pur passare l’isolamento.

Ma le vedove Speranza, che hanno il sonno leggero, hanno avvertito un rumore sul pianerottolo. L’intrepida Mariuccia, brandendo il suo inseparabile battipanni, è uscita pronta a colpire, ma il pusher, preso alla sprovvista, se ne è uscito con “Postino!”. Le vedove Speranza avevano finalmente ricevuto il tè ordinato per corrispondenza. E se lo sono preparato. Sono in catalessi da 24 ore.

Entra la Petting col il welsh corgi della Mariuccia. “Il Fernando ce l’ho io, ‘ste due qua ormai sono fuori di testa…”.

Lascio la Britton e il fido Guarnaccia a sorvegliare la situazione

e vado col Lauria a liberare il pusher dalla mia auto (o viceversa) prima che arrivi la Pescantini e lo obblighi a fare ginnastica con gli altri.

Mentre il Lauria lo trascina per un orecchio al portone, penso a quelle due zitellone strafatte.

“Certo Lauria, che in questo palazzo se ne vedono di ogni… poverette, a quell’età lì la maria mica gli farà bene… dalla depressione alle risate irrefrenabili, dalla sensazione di aver capito come gira la giostra alla paura di morire da un momento all’altro…”

Avverto alle mie spalle lo sguardo gelido dell’ex prefetto.

“…suppongo, Lauria. Suppongo”.

ANDREA BULLO

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La via DANESE tra libertà e sicurezza: riaprono asili e scuole elementari

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Copenaghen, 7 aprile 2020 (fonte Instagram @helma_forex)
Copenaghen, 7 aprile 2020 (fonte Instagram @helma_forex)

Con poco più di 5000 casi e 200 morti, la Danimarca è uno dei paesi europei meno colpiti dalla pandemia di coronavirus e si prepara ora ad affrontare la sfida della riapertura con una strategia ben delineata e in linea con le tradizioni socio-culturali del Paese.

La via DANESE tra libertà e sicurezza: riaprono asili e scuole elementari

# 12 Marzo – lockdown parziale

La Danimarca è stata una delle prime nazioni europee a prendere misure di protezione, anche se meno restrittive rispetto al lockdown totale avviato in Italia a partire dal 9 marzo. È il 12 marzo quando la vita di tutti i giorni di milioni di danesi cambia radicalmente in seguito alla decisione del governo di chiudere parte delle attività per almeno 14 giorni. “Il contagio procede troppo velocemente, dobbiamo fare tutto il possibile per rallentare la diffusione della malattia”, annuncia la Premier danese Mette Frederiksen.

In quel momento, la Danimarca è uno dei paesi europei più colpiti dal coronavirus e il contagio si sta diffondendo velocemente, con 674 casi cresciuti esponenzialmente negli ultimi giorni anche se ancora nessun decesso per Covid.

Lo scopo del governo e delle autorità danesi è però molto diverso da quello di nazioni come Italia e Spagna, l’obiettivo è infatti fermare lo sviluppo e la diffusione del contagio sul nascere, prima di perdere il controllo e avere migliaia di morti.

  • Vengono chiuse scuole, università, musei. I dipendenti pubblici con incarichi non essenziali vengono sospesi dal servizio e alle aziende private viene chiesto di favorire e incentivare lo smart-working.
  • Vengono vietati assembramenti di persone (oltre 10)
  • Tutti gli eventi pubblici con più di 100 partecipanti vengono cancellati.
  • Gli spostamenti devono essere limitati e lo stesso vale l’uso di trasporti pubblici.
  • Vengono chiusi i confini

È la prima volta nella storia che un governo danese decide misure restrittive di questo genere.

Dobbiamo restare insieme restando vicini gli uni agli altri“, ha detto il primo ministro Mette Frederiksen durante una storica conferenza stampa, affiancata dal ministro della sanità Magnus Heunicke, dal direttore del Consiglio nazionale della sanità, dal capo della polizia e da un rappresentante del ministero degli Affari esteri.

# 6 aprile – Riapertura graduale a partire dal 15 aprile

Le misure vengono prolungate ma dopo 3 settimane di lock-down, il 6 aprile la Premier danese annuncia la possibilità di un primo, parziale ritorno alla normalità. I dati sono incoraggianti e sembrano indicare che le misure adottate sono state efficaci nel contenere il contagio pertanto è possibile tentare una riapertura “graduale, cauta e controllata”. Il primo passo sarà riaprire i servizi scolastici, per consentire ai bambini più piccoli di tornare a scuola e ai loro genitori di tornare al lavoro. Ecco quindi il piano per la riapertura danese.

#1 Scuole: asili ed elementari riaprono, le superiori ripartono il 10 maggio

Le scuole, chiuse dal 16 marzo, riapriranno dopo Pasqua. Da mercoledì 15 aprile, gli alunni delle elementari torneranno sui banchi di scuola ma studenti ed insegnanti dovranno svolgere più attività all’aperto e mantenere distanze maggiori nelle classi e negli spazi chiusi. Anche gli asili e i nido riapriranno il 15 aprile per dare ai genitori l’opportunità di tornare al lavoro. Gli studenti delle scuole superiori, invece, continueranno con la didattica a distanza e potranno tornare a scuola solo a partire dal 10 maggio.

#2 Il telelavoro prosegue

I dipendenti pubblici dovranno continuare a lavorare da casa e il governo raccomanda che anche i dipendenti delle aziende private continuino con le attività di smart-working, laddove possibile.

#3 Divieto di assembramenti per piccoli gruppi (oltre 10 persone) fino al 10 maggio

Il divieto di raduni di oltre 10 persone è prorogato fino al 10 maggio e potrebbe essere esteso qualora le autorità e il governo lo ritenessero necessario.

#4 Divieto di assemblee di grandi dimensioni (oltre 100 persone): esteso fino ad agosto

La maggior parte dei festival e dei mercati locali sono stati cancellati e rimane il divieto di assemblee con più di 100 persone, ora esteso fino ad agosto.

#5 Ristoranti, bar, caffetterie e negozi restano chiusi fino al 10 maggio

Il divieto temporaneo, che mantiene chiuso un gran numero di negozi, è prorogato fino al 10 maggio. Ciò significa che locali notturni, ristoranti, caffè, bar possono effettuare solo servizio di take-away ma non ci si può sedere ai tavoli. Centri commerciali e aziende con stretto contatto con i clienti come parrucchieri e massaggiatori sono chiusi fino al 10 maggio.

#6 Confini: frontiere chiuse fino al 10 maggio

Il controllo dei confini introdotto il 14 marzo è stato esteso fino al 10 maggio: solo i danesi e gli stranieri con “uno scopo degno” possano entrare nel paese. Il controllo di frontiera è stato ora esteso fino al 10 maggio.

LAURA COSTANTIN

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SCUOLA e coronavirus: 10 difficoltà incontrate dalle famiglie

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Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano
Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano

Il 21 febbraio i ragazzi della Lombardia sono usciti da scuola.
Era un venerdì, erano contenti per le vacanze di carnevale e per le festicciole dei giorni successivi. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato che, probabilmente, non avrebbero più messo piede nei loro istituti, almeno per questo anno scolastico.
Nessuno poteva prevedere che l’anno si sarebbe concluso via internet, attraverso la didattica a distanza. Non senza molte difficoltà per le famiglie.

Scuola e coronavirus: 10 difficoltà incontrate dalle famiglie


difficoltà didattica online

Gli sforzi compiuti dal Ministero dell’istruzione, dai presidi e da tutto il corpo docente sono stati immani: da un giorno all’altro è stato necessario stilare procedure, formare il personale, implementare i sistemi, organizzare una modalità di studio nuova e le difficoltà sono tuttora tante. La scuola non era pronta, esattamente come non erano pronte le famiglie. E’ già trascorso 1 mese e mezzo e, superato il primo attimo di sgomento e smarrimento, la situazione oggi sembra essersi quasi del tutto assestata.

Delle difficoltà dei docenti, ai quali va il più profondo ringraziamento, si è ampiamente parlato. Un po’ meno si è parlato delle difficoltà operative e di gestione quotidiana, che, ancora oggi, stanno affrontando le famiglie, soprattutto quelle in cui sono presenti più figli che frequentano le scuole elementari e medie.

#1 Famiglie come copisterie

Un problema che si è presentato sin da subito è stato l’eccessivo carico di stampe. Decine di pagine da stampare ogni giorno, moltiplicate per il numero dei docenti e per il numero dei figli componenti il nucleo familiare. Una cosa, nei fatti, difficile da sostenere perché le famiglie non sono copisterie. Molte di loro non hanno neanche una stampante in casa. Per ovviare il problema, i docenti invitano a ricopiare a mano intere pagine, costringendo i ragazzi a una enorme fatica e impiego di tempo. Si impone una domanda:  a settembre scorso, già dalla prima elementare, le famiglie hanno dovuto procurarsi decine di libri (dai 15 ai 20). Che fine hanno fatto questi libri? Sono rimasti a scuola, ma se ci fosse la possibilità di recuperarli si potrebbe facilmente ovviare al problema legato all’eccessivo carico di materiale da stampare.

didattica online

#2 Utilizzo di piattaforme diverse tra i docenti

Esistono diverse modalità e piattaforme on line attraverso le quali docenti e alunni entrano ogni giorno in contatto. Anche nell’ambito di una stessa classe, i docenti hanno però spesso scelto di utilizzare piattaforme differenti costringendo le famiglie ad effettuare iscrizioni a svariati siti e mettere a regime numerose login e password. Tantissima la confusione.

#3 Trovare i compiti, una caccia la tesoro

Ogni docente utilizza un metodo proprio, anche più di uno, per assegnare i compiti.
Chi li scrive nell’Agenda della piattaforma, chi nella sezione Aula Virtuale, chi li invia tramite wathapp, mail, link. All’interno delle chat delle mamme, quotidianamente, si fa il punto della situazione per “ricostruire” i compiti assegnati. Una vera caccia al tesoro.

#4 Genitori onniscienti

Certamente non tutti, ma sono tantissimi i docenti che hanno attribuito alle famiglie il compito di portare avanti i programmi didattici. Molti insegnanti si limitano a interrogare e correggere i compiti svolti. I genitori, nel frattempo, sono dovuti diventare insegnanti/sostituti di italiano, storia, geografia, matematica, scienze, tecnologia, geometria, inglese, musica… I genitori ai tempi del coronavirus sono diventati onniscienti.

didattica difficile

#5 Scarsità di computer e mezzi tecnici

Non tutte le famiglie posseggono un computer, ancor più difficile è che cene sia uno a testa per ogni componente familiare. I figli, in moltissimi casi, devono studiare e fare le video lezioni sui telefonini. Le difficoltà segnalate in tal senso sono legate al fatto che si è costretti ad andare con il dito da sinistra a destra per leggere ogni riga. Dopo mezza pagina la concentrazione è persa e gli occhi si sono incrociati. Studiare sui telefonini è assolutamente disagevole, per non dire dannoso per la vista. 

#6 Scarsità di toner e cancelleria

Prima che scoppiasse la pandemia, quasi nessuna famiglia aveva in casa scorte sufficienti di cancelleria e soprattutto di toner e risme di carta per affrontare correttamente la didattica a distanza. Ciò ha messo in profonda crisi le famiglie, all’interno delle quali spesso un genitore, e talvolta tutti e due, hanno nel frattempo perso il lavoro e affrontano problemi economici importanti. Occorrerebbe che si comprendesse che la didattica a distanza si svolge in una situazione di assoluta emergenzialità  sanitaria, economica e sociale.

#7 I genitori non sono IT

Connessioni che saltano, computer che si rompono, sistemi di protezione dei PC inesistenti o scaduti. Le difficoltà di natura tecnica sono ancora tante e spesso difficilmente risolvibili perché non in tutti i nuclei sono presenti esperti informatici.

#8 Problemi tecnici

Oltre alle dotazioni informatiche spesso insufficienti o inadeguate all’interno delle famiglie, ci sono quotidianamente problemi legati all’ingresso nelle aule virtuali. Spesso non si riesce ad accedere in piattaforma perché le credenziali sono errate o il PC non le recepisce, non si sente l’audio, non si vede il video. Ogni giorno una sfida.

#9 I bimbi più piccoli non sono autonomi

E’ una delle principali difficoltà lamentate dalle famiglie. Soprattutto i bimbi frequentanti le scuole elementari e in parte anche le medie, non sono autonomi nella gestione di piattaforme, stampanti, password, ecc. All’atto pratico, ciò comporta che debbano essere sempre i genitori a seguire le loro attività in tutte le loro fasi: collegamenti, esecuzione dei compiti, carico dei materiali sulle piattaforme. Per chi ha più figli in questa fascia di età la gestione scolastica è pressoché totalizzante.

 

#10 Difficoltà a gestire la propria professione

E’ direttamente collegata ai punti precedenti. Per i genitori che lavorano in smart working è difficile se non impossibile, gestire il loro carico e responsabilità di lavoro con l’impegno quotidiano di portare avanti la didattica a distanza.

 

VALENTINA PETRACCA

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🔴 Dati 7 aprile. in Lombardia i contagi tornano sotto quota 1000 (792), calano i decessi, gli ospedali si svuotano. In arrivo i test di immunità

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Foto: Andrea Cherchi (c)

7 aprile 2020. Per la prima volta dall’inizio del lockdown i nuovi contagi in Lombardia scendono sotto quota 1000 a +791 (ieri erano a 1.079). Anche i decessi calano: +282 (da + 297). Buone notizie dai ricoveri: si liberano 38 posti in terapia intensiva (ieri erano cresciuti di 26), -81 i ricoverati (ieri erano -95) e aumentano i guariti: 635 persone sono uscite dagli ospedali lombardi (ieri erano stati 437).

Arrivano i test di immunità: “Abbiamo individuato con il San Matteo di Pavia un test che attraverso un prelievo di sangue si scoprirà chi ha gli anticorpi al COVID-19” è l’annuncio di Fontana. Ciò consentirà di avere una patente di immunità. I tempi previsti per l’attuazione sono di circa due settimane. Si tratta di test sierologici che si aggiungono ai tamponi che hanno invece un fine diagnostico. I test sierologici mostrano chi ha gli anticorpi che sono in grado di impedire la proliferazione del virus.

Situazione nelle RSA: “Relativamente alle polemiche su quanto avvenuto al Pio Albergo Trivulzio abbiamo deciso di istituire una commissione”, aggiunge il Presidente Fontana, “per controllare quello che può essere successo”. Anche sulle altre RSA, su cui “abbiamo soltanto un potere di controllo” come Regione, “abbiamo istituito un’altra commissione” per accertare la reale situazione delle notizie che vengono riportate.

Situazione delle province. Continuano a migliorare le province più colpite, Bergamo (contagi dimezzati a +53) e Brescia. Continua a migliorare Milano: nell’area metropolitana (+249 da 308) e in città dove si scende finalmente sotto quota 100 (+99 da +112).

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)***
Totale: 52.325

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)***
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
Totale: 9.484

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)***
Totale: 11.787

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)***
Totale: 4.744

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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5 FAKE NEWS di STATO nell’emergenza coronavirus

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Credit: artribune.it

Ultima novità nella lotta al coronavirus: viene istituita la “Commissione anti fake news” da decreto ministeriale del 5 aprile. Forse dovrebbe iniziare guardando in casa sua.

5 FAKE NEWS di STATO nell’emergenza coronavirus

Fake #1: «Nel mondo tutti fanno come l’Italia»

Esiste un’ansia diffusa nei politici e negli organi di informazione italiani di dire che tutto il mondo sta facendo a gara a seguire il “modello italiano” adottando politiche sempre più restrittive contro i loro cittadini. Ogni notizia di maggiori restrizioni all’estero viene accolta in Italia come un gol della nostra nazionale. L’Italia è un punto di riferimento nella lotta contro il coronavirus e ciò che facciamo sta venendo imitato, prima o poi, da tutto il mondo.

In realtà non è proprio così. L’unico paese che, al momento, ha seguito l’Italia nelle restrizioni su cittadini e imprese su tutto il territorio nazionale è la Spagna. Anche la Francia, spesso presa ad esempio di altra nazione che avrebbe seguito l’Italia, in realtà ha applicato restrizioni solo per i cittadini, un po’ più morbide dell’Italia, mentre ha lasciato più libere le aziende. La maggioranza delle democrazie, invece, hanno adottato restrizioni limitate in certi luoghi o a certe categorie di persone (es. over 65 e contagiati) e  inviti ai cittadini ad avere comportamenti responsabili che riducano i rischi per loro e per gli altri.

Leggi anche: Ma è vero che nel mondo tutti «fanno come l’Italia»? Il «divieto di jogging o passeggiata» c’è anche altrove? E l’autocertificazione? Abbiamo dato un’occhiata

Fake #2: «Chiudere tutto è la strategia migliore per arginare l’epidemia»

Secondo il governo, i leader politici e i principali organi di informazione italiani sembra scontato che il lockdown sia l’unica cosa che si può fare per frenare il contagio.
Purtroppo non esistono ancora dati che possano dimostrare in modo univoco che sia per i contagi che per il tasso di letalità gli effetti di un lockdown totale siano migliori rispetto a paesi che non lo hanno attuato. Paesi che non hanno inserito divieti al movimento per i cittadini, come Corea del Sud, Germania, Olanda, Svizzera o Svezia, presentano livelli di contagio e di mortalità in linea o inferiori a Italia o Spagna, i due paesi con il lockdown più restrittivo.

Sempre in base ai dati invece il metodo che al momento risulta più efficace è quello di individuare e isolare i contagiati (e i loro contatti diretti) attraverso un sistema di tamponamento a tappeto e di tracciamento dei contagi, adottato finora con successo in Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Germania, Islanda e, in parte, nella regione Veneto.

Qui l’invito che avevamo pubblicato a inizio del lockdown, il 9 marzo scorso, a seguire l’esempio della Corea (ai tempi l’Italia contava 366 morti con contagi a quota 7.000, simili a quelli della Corea): Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il virus

In attesa di avere dati certi sull’efficacia del lockdown quello che forse sarebbe corretto dire è che, probabilmente, si è trattata dell’unica strategia attuabile in Italia perchè non c’era la capacità di ricorrere ad alternative più efficaci. Invece di dire: “Dovete stare a casa per evitare di diffondere il contagio” sarebbe corretto dire invece: “Dovete stare a casa perché lo Stato non ha la capacità di individuare e isolare i contagiati, come invece stanno facendo i paesi che si stanno rivelando migliori nella lotta contro il virus”.

Leggi anche: www.worldometers.info/coronavirus/
La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua
Taiwan: a un passo dalla Cina, lontana dal virus
Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il coronavirs
Perchè la Germania ha così pochi morti?
IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?

Fake #3: «I cittadini italiani non stanno rispettando le regole anti COVID-19» e stanno venendo puniti con «raffiche di multe»

Mentre i governanti di altri paesi, come Angela Merkel in Germania o la Regina Elisabetta in Gran Bretagna, si complimentano con i loro cittadini che stanno affrontando sacrifici per limitare la diffusione del virus, in Italia i governanti, nazionali o regionali, e i principali organi di informazione non perdono occasione per accusare i cittadini, addossando la colpa della diffusione dei virus al fatto che “non restano a casa”. “Siete dei cretini”, “Arriveranno multe a tempesta”,  “Basta fare gli irresponsabili”, “Ho visto troppa gente in giro: state a casa”, sono citazioni di sindaci o governatori contro i cittadini indisciplinati. Ma è vero che i cittadini italiani sono i più irresponsabili del mondo in questa emergenza coronavirus?

Sul tema l’unico dato attendibile è fornito dall’Economist. La prestigiosa rivista ha stilato una classifica tra le diverse città del mondo con suddivisione settimanale, nel periodo compreso tra il 9 e il 21 di marzo, che riporta la percentuale di spostamenti in base al dato storico di flussi di persone in condizioni di normale vita quotidiana prima dell’emergenza.

Quale risulta la città al mondo in cui i cittadini hanno ridotto più i loro spostamenti? Milano. Milano si posiziona in testa a questa classifica con un calo degli spostamenti dal già basso 9% ad inizio lockdown al 3% nell’ultima rilevazione nel primo giorno di primavera. In pratica considerando 100 la quantità di spostamenti in un periodo normale, Milano in questi giorni risulta pari a 3: significa che a Milano gli spostamenti si sono ridotti del 97%. I milanesi risultano primi al mondo, mentre i romani sono all’ottavo posto. Sostenere il contrario significa Fake News.

Credits: ecomomist.com – Statistiche degli spostamenti dei cittadini a piedi e con i mezzi di trasporto pubblico nelle principali città del mondo

Ah, dimenticavo le multe. Raffica di multe contro i cittadini indisciplinati? Dall’11 marzo al 4 aprile le forze di polizia hanno controllato quasi 5 milioni di persone. Solo il 2,38% è stato multato per comportamenti scorretti: una percentuale ridicola. Sarebbe corretto dire: oltre il 97% degli italiani controllati dalle forse dell’ordine è risultato rispettare le regole anti COVID-19. 

Leggi anche:
Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist)
Non è colpa degli italiani se il virus non va via (Linkiesta)

Fake #4: Il numero dei contagiati comunicato nelle conferenze stampa nazionali e regionali

La Fake News ripetuta più spesso è quella sul numero di contagi. Ogni giorno vengono comunicati in conferenza stampa i dati sui contagi nuovi e totali, in Italia e nelle singole regioni. Sulla base di questi dati i giornali possono documentare il miglioramento della situazione o il suo peggioramento. Ma il numero di contagiati che viene comunicato non è assoluto: dipende dal numero di tamponi che vengono eseguiti. I contagiati in realtà sono molti di più di quelli indicati dalle cifre ufficiali: in Italia sarebbero dai quattro agli undici milioni. Un’informazione corretta pertanto dovrebbe riportare il numero di contagi insieme a quello dei tamponi eseguiti, indicando con chiarezza che i contagi si riferiscono unicamente alle persone a cui è stato fatto il tampone che rappresenta solo una piccola parte della popolazione italiana.

Leggi anche: Coronavirus, Foresti (Santagostino): «I contagiati in Italia? Sono almeno 11 milioni»
La ricerca dell’Università Statale: “I contagi reali in Italia? Potrebbero essere 5 milioni”
Il Professor Galli: “in Lombardia, ad essere ottimisti, noi abbiamo dalle 7 alle 10 volte più infettati rispetto ai dati ufficiali

Fake #5: “I soldi ci sono”

In realtà ci stanno riempiendo di debiti.

ANDREA ZOPPOLATO

Leggi anche: 5 VERITÀ che stanno emergendo sul coronavirus in Italia

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10 CASE di Milano in cui la quarantena ha un sapore particolare – IMMAGINI

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naviglio martesana
naviglio martesana

Trascorrerla qui è quasi una fortuna.

10 CASE di Milano in cui la quarantena ha un sapore particolare – IMMAGINI

#1 La casa clonata

Casa 770: via Poerio 35

casa 770 milano
Casa 770 Milano

Questo edificio gotico al 35 di via Poerio è una delle 12 case costruite nel mondo negli anni ’40 dalla dinastia di ebrei ortodossi, i Lubavitcher.
Tutto ebbe origine nell’Eastern Parkway di Brooklyn, quando il rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson acquistò questo edificio gotico una volta fuggito dalle persecuzioni naziste.
Dopo di lui la casa fu abitata da suo genero, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, guida del movimento Chabad-Lubavitch e fondatore dei centri di incontro delle comunità Chabad nel mondo. Da allora, la Casa al 770 di Eastern Parkway divenne la casa 770 cenacolo e cuore della comunità ebraica, così tanto che alcuni suoi componenti decisero di replicarla tale e quale in altre città.
Dunque, oggi, di Casa 770 ce ne sono nel New Jersey, a Cleveland, Los Angeles, in Canada, in Israele, in Brasile, Argentina, Australia, Cile e Ucraina.
L’unica nell’Unione Europea è a Milano, in via Poerio 35, in zona Porta Venezia dove la comunità Chabad è molto diffusa. Per una quarantena ad alto significato. 

#2 I gemelli di Piazza Piemonte

Piazza Piemonte

grattacielipiazzapiemonte
I gemelli di Piazza Piemonte

New York aveva le Twin Towers, Roma ha le chiese gemelle, in Piazza del Popolo. E Milano? Ha i due grattacieli di Piazza Piemonte, o meglio, quelli che all’epoca della costruzione nel 1923, erano considerati tali.
Forse non tutti sanno che sono stati tra i primi grandi condoni di Milano: all’inizio del ‘900 il regolamento edilizio comunale non permetteva di costruire palazzi più alti di 28 metri, e i due edifici furono innalzati fino a 38 metri con una deroga concessa ‘in virtù della vastità della piazza’. Per una quarantena ribelle. 

#3 Il Liberty sopra i panini

Casa Galimberti: via Malpighi 7

casa_galimberti_-
Casa Galimberti

Una delle case più fotografate di Milano in un quartiere, Porta Venezia, tra i più Liberty della nostra città, con straordinari balconi in ferro battuto e cemento, ed un androne e vano scala riportato alla luce solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.
Impossibile non riconoscere questa casa decorata con immagini di donne, ramages, foglie, frutti, dipinte “a fuoco su ceramica”, tecnica che consiste nel pitturare sul prodotto già cotto e verniciato e richiede un’ulteriore cottura del pezzo.
Realizzata nel 1903-1905 dal noto architetto Malpighi con motivi decorativi dell’architetto Bossi, a volerla così furono i fratelli Galimberti, costruttori, che comprarono il terreno dove erigere la loro casa e ai quali si deve l’altrettanto famosa Casa Campanini.
I più l’hanno scoperta mossi dalla fame di un Panino Giusto nell’omonimo bistrot al pianterreno. Per una quarantena liberty.

#4 In riva alla Martesana

Villa sul Naviglio, via Tofane

casa martesana via tofane
Casa sulla Martesana, in via Tofane

Una quarantena sui Navigli? Giammai: tra zanzare e ratti passa subito la voglia. È pur vero, però, che il desiderio torna subito se si pensa a dimore storiche pieds dans l’eau, al fatto che ognuna di esse fosse un buen retiro per i ricchi patrizi prima, borghesi poi.
Questa di via Tofane, per esempio, fa parte della collezione dei gioielli immobiliari milanesi, che per l’affaccio sull’acqua e la posizione strategica che permette di vivere in un’oasi di pace pur godendo di tutti i servizi (in questo caso viale Monza è a due passi) – restituiscono ai corsi d’acqua meneghini la loro magica atmosfera. Per una quarantena sull’acqua. 

#5 Nel Quadrilatero del Silenzio

Villa Mozart: via Mozart

via mozart
Villa Mozart

Villa Mozart sorge dietro ai Giardini di via Palestro, davanti a Villa Necchi Campiglio, sopra a un giardino di quiete, a due passi dal centro. In primavera diventa verdissima, con quel nome che da solo evoca il rumore delle foglie che la avvolgono e il frinire delle cicale d’estate. Eleganza d’altri tempi, quella degli anni Trenta, epoca in cui la villa venne eretta dall’archistar dell’epoca Piero Portaluppi, e di tempi sospesi.
Se dall’altra parte della via, Corso Venezia, parte il Quadrilatero della Moda, da qui inizia il Quadrilatero del Silenzio. Per una quarantena ancora più silenziosa. 

#6 La casa a fungo

via Lepanto, Villaggio dei Giornalisti

 

casa fungo

Non siamo nel villaggio dei Puffi ma in quello dei giornalisti, in via Lepanto.
Nel quartiere della Maggiolina, dove igloo, palafitte ed esperimenti architettonici un tempo erano di competenza del comune autonomo di Greco, annesso a Milano nel 1923. Qui scelsero di abitare i giornalisti di allora. Ieri era fuori dai confini milanesi, oggi vicino al nuovo centro del business, ma sempre capace di sorprendere. Questa di via Lepanto è una delle case più pittoresche, risalente agli anni ’40 ed opera dell’ingegnere Mario Cavallè. Per una quarantena puffosa. 

#7 Il grattacielo più bello del mondo

Bosco Verticale: 20124 Milano (non c’è civico!)

7. Bosco Verticale
Premiato come il “grattacielo più bello e innovativo del mondo” dall’International Highrise Award, nel 2015, è una delle eccellenze dell’opera di riqualificazione di Porta Nuova. Simbolo di opulenza oltre che di design e sostenibilità, è il giardino più alto e iconico di Milano, che trae una delle sue fonti di ispirazione niente meno che dai Giardini Pensili di Babilonia. Per una quarantena radical chic.

#8 Il Medioevo qui e adesso

Casa dei Panigarola: Piazza dei Mercanti, 17

casa dei panigarola
Casa dei Panigarola

Il nome è quello della famiglia di notai di Gallarate, Panigarola, che conservò il suo palazzo nei secoli sino al 1741, quando si estinse definitivamente. Qui si sono vissute le vicende della storia medievale del Comune di Milano: dietro le sue grandi arcate a sesto acuto, infatti, si trovava l’Ufficio degli Statuti, “che provvedeva alla registrazione e trascrizione dei decreti ducali, degli atti pubblici e a determinare le categorie degli atti privati”. Per una quarantena come nelle grandi pestilenze. 

#9 Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo

Colonne di San Lorenzo: corso di Porta Ticinese

Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo
Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo

Probabilmente una delle viste più belle e suggestive di Milano, soprattutto in questo periodo senza i rumori della movida. Alcune finestrelle si aprono su questa che è la porta meridionale di ingresso alla città, Porta Ticinese, detta anche Porta Cicca, dal momento che era l’unica delle porte cittadine ad avere una sola apertura. Pesantemente rifatta nel 1861 da Camillo Boito, che ne aprì i due fornici laterali, è uno degli ultimi vessilli della Milano romana e tardomedioevale, insieme agli archi di Porta Nuova in via Manzoni. Per una quarantena medievale. 

#10 Il Palazzo con vista Duomo

Palazzo Carminati: Piazza del Duomo 17

Palazzo Carminati, in faccia al Duomo, nel 1975
Palazzo Carminati, in faccia al Duomo, nel 1975

Diciamo che vista più vista di così non c’è. Aprire le imposte e trovarsi di fronte solo lui, il Duomo, non è davvero niente male. Il palazzo più invidiato di Milano è Palazzo Carminati, sito in Piazza del Duomo 17 – fa scena dirlo, eh?! L’edificio, eretto nel 1867 dall’industriale dell’argento Giacomo Cesati, deve il nome al ristorante al piano strada, il Carminati, “che a sua volta era subentrato alla birreria Casanova”, riportano le fonti. E’ diviso in due parti da una galleria, il Passaggio Duomo che collega la piazza con via Orefici, ma a renderlo famoso nel mondo e a farlo immortalare nelle cartoline di un secolo di storia e lustrini è stata la sua vita come “testimonial naturale“: in passato la sua facciata era decorata da luminarie pubblicitarie, insegne di caroselli, citazioni in noti film, e pure un Ernesto Calindri che, seduto a un tavolino in mezzo al traffico proprio di fronte a questo palazzo e le sue insegne caratteristiche, sorseggiava un Cynar “per difendersi dal Logorio della vita moderna“. Per una quarantena con vista Duomo. 

Foto dal web

MILANO CITTA’ STATO

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VILE ATTENTATO

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Apro il frigo.

Sarò anche suggestionato dalla (ennesima) serie vista in tv, The Terror, ma ricorda proprio il circolo polare Artico. Una desolata landa di brina a perdita d’occhio. In lontananza mi pare di scorgere un orso bianco, ma potrebbe essere un vasetto di yoghurt del 1996 che ha preso vita. Yoghurt è una parola di origine turca. Te guarda. I turchi fumano molto. Sto finendo le sigarette. Dopo tre settimane di economia di sussistenza, durante le quali sono sprofondato in bassezze alimentari inenarrabili, è giunto il momento di fare una scelta: o mangio i gatti e mi fumo i loro peli, o esco là fuori ad approvvigionarmi.

Problema uno. Scegliere l’orario.

Si propone l’alternativa tra una levataccia antelucana e il tiro a caso. Consulto le app che forniscono info sulle code. I supermercati attorno a casa sono cinti d’assedio. Sommando le code, si copre la distanza tra la terra e la Luna e ritorno. Orario sbagliato, opto per la levata.

Problema due. Dispositivi di protezione.

La maschera antigas della battaglia della Somme, strappata ad un collezionista alla Fiera di Novegro dopo una trattativa sefardita, è un po’ vistosa. Ma non ho alternative. Ho una preziosissima mascherina ffp3 di contrabbando ma vorrei tenerla per un’occasione speciale, per fare colpo. I guanti di lattice ordinati su Amazon arriveranno a metà luglio, vada per i minuscoli Vileda della colf, che mi fanno due manine da mostro, e chi s’è visto s’è visto.

Problema tre. La macchina.

Da bravo milanese, non la uso mai. Sempre usato (nell’ordine) la moto, il car sharing, i piedi, i gomiti e in fondo (ma proprio in catene), il tram. Sicché ad un certo bel momento l’ho venduta. Poi, da bravo quasi cinquantenne, mi sono regalato un’auto d’epoca. Molto vistosa. Forse troppo. Diciamocelo, una pacchianata imbarazzante e piena di rogne. Per intenderci, chiama “papà” il meccanico, a me dà del lei. La domanda è: partirà, la stronza, o mi toccherà trascinare sei tonnellate di derrate alimentari sulle spalle? 

Un’ora all’alba. Suona la sveglia.

È buio pesto.

Mi alzo. Donna Adelaide e il Benny interrompono per un istante il flusso del reciproco odio e mi fissano straniti. Sto per affrontare, per la prima volta da settimane, il mondo là fuori. Devo essere sincero, sono un po’ emozionato. Avverto la netta sensazione di non avere niente da mettermi, manco stessi andando a qualche appuntamento galante. Opto per un full black (che snellisce ma, constato mio malgrado, non fa miracoli) e infilo la maschera antigas. Chernobyl. 

Prevedendo una spesa reggimentale, acchiappo ogni sorta di sacco, carico tutto in spalla e scendo le scale. L’ascensore è stato riparato ma, come tutti i trabiccoli di questi palazzi borghesi, è una specie di credenza vetrata che fa un rumore d’inferno. Lo evito. Il cortile è buio pesto. Qualche uccellino in smart working attacca a twittare in lontananza (sto impazzendo). 

Attraverso circospetto il cortile,

diretto al corsello dei box intravvedo, all’angolo opposto, un’ombra sgusciare furtiva dal portone della scala A. L’ombra costeggia il muro circospetta. Si ferma un istante. Non so chi sia. Si volta, dà un’ultima occhiata all’unica finestra illuminata al terzo piano della scala A. Poi svanisce, con un balzo, dietro la siepe di pitosforo.

Terzo piano scala A. Mistero. Milano è una metropoli composta da quartieri composti da isolati composti da condomini composti da scale: una matrioska di mondi, tutti impermeabili tra loro. Al terzo piano della scala A, per quanto ne so, potrebbe esserci un latitante, un ristorante indiano o un museo di bambole sudafricane. Hic sunt leones. L’isolamento rende curiosi, al limite del pettegolo. Cosa che odio. 

Ma non riesco a sottrarmi. Mentre scendo ai box, continuo a chiedermi chi abiti al terzo piano della scala A e chi fosse l’ombra che prima dell’alba ha attraversato il cortile. E soprattutto perché. Tresca? Furto? Apro la saracinesca del box cercando, coscienziosamente, di far meno rumore possibile. La nicchia vuota, in cui tenevo il distillatore requisito dal Lauria, è una stilettata al cuore. Salgo nel trabiccolo che, ovviamente, non ha la minima intenzione di mettersi in moto al primo colpo. Svariati tentativi dopo, ai limiti del soffocamento da monossido di carbonio, finalmente uno o due cilindri sembrano mostrarsi collaborativi, vengono raggiunti dagli altri dieci e la carretta è finalmente in moto. 

Scendendo dall’auto per chiudere la cler,

mi chiedo se non sia un po’ da stronzi uscire all’alba a far la spesa con una Jaguar E-Type del 1966 che da sola inquina come Shangai all’ora di punta, con una maschera antigas del 1916 e i guanti gialli della Vileda, ma non ho tempo di approfondire il ragionamento perché m’arriva una legnata sulla nuca e stramazzo al suolo incosciente.

Non ho idea di quanto tempo sono rimasto in quello stato. Al risveglio sono circondato dai ragazzini del palazzo che aspettano la Pescantini per la ginnastica mattutina. Tre di loro sono nella Jaguar a farsi selfie. Ho un mal di testa infernale. Una bambina di tre o quattr’anni, forse la figlia dei Bajo, sta fissando la mia maschera antigas. Sei un marziano”? 

Finalmente arriva la Pescantini. “Avvocato ma che succede? ragazzi in riga! si sarà mica fatto male…  voi! Fuori dalla macchina! Vuole che chiami l’ambulanza? Tu! Sputa la cicca! Mi raccomando non si muova! E tu cosa credi di fare, ragazzina? Avvocato non si addormenti! Forza voi, corsa sul posto! Aiuuuuuto!!!”

Attratto dalle urla disumane della Pescantini,

accorrono l’Ettore e l’Enrico Bajo – il primo è l’enorme alano del secondo. L’Ettore trasuda bava come la Fontana di Trevi e m’inonda le lenti della maschera antigas. Eccitato dalla corsa sul posto dei ragazzini, fa avanti e indietro abbaiando lungo il corsello dei box. Mi esplode la testa. Mi metto cautamente a sedere e mi tolgo la maschera antigas sbavazzata dall’alano. È mattina fatta, sarò stato svenuto almeno due ore. Minchia che dolore.

“Ma che è successo”?

“Ma che ne so, stavo tirando fuori la macchina per andare a far la spesa, sono sceso per chiudere la cler e qualcuno mi ha tramortito”.

“Ha idea di chi possa essere stato? Le hanno rubato qualcosa”?

Cazzo non ci avevo pensato. Frugo e tasto, tasto e frugo, ma è tutto al suo posto. “No, dico, non m’hanno rubato nulla”.

“Strano”.

“A pensarci bene però…”

Sopraggiungono alla spicciolata altri condomini.

“Stamattina prima dell’alba ho visto qualcuno nel cortile. Qualcuno che chiaramente non voleva essere visto”

“Forse un ladro!”

“Può darsi… strano però che non mi abbia rubato niente”.

“Dove l’ha visto”?

Troppe facce. Troppa gente. Troppe campane nella testa. Meglio tacere. “Scusate, devo andare a fare la spesa”.

Arriva il Lauria, tutto ciabatte e catarro. “Circolare, circolare… che succede”?

“Terzo piano scala A”, gli sussurro.

“Cioè?”

“Ho visto qualcuno uscire dalla scala A prima dell’alba e nascondersi dietro la siepe. L’unica finestra illuminata era al terzo piano, prima di sparire s’è fermato a guardarla. Penso abbia capito che l’ho visto ed è venuto qua a sistemare i conti”.

“Sa chi sia”?

“No”.

Faccio per alzarmi quando accorre trafelato il Longo,

il gastronomo / gioielliere del Quadrilatero. È paonazzo, il ciccione. “Tel là!”, mi indica ai due poliziotti che l’accompagnano con le loro brave mascherine e a debita distanza, “’l’era adrè a rubà la giaguar de l’aucàt”! 

Breve spiega, veramente l’avvocato sono io e questa è la mia macchina, stavo uscendo all’alba per andare a far la spesa quando qualcuno m’ha tramortito, ha idea di chi possa essere stato, no guardi, ne stavamo giusto parlando, e nel frattempo il Longo sbianca.

Ostia, sunt sta mì, pensavi che l’era un lader, el gh’aveva anca el sac… me spias…”, mormora desolato. 

Scopro in quel momento di essere stato tramortito con un Patanegra Cinco Jotas da cinquecentoventinove Euro che il Longo, sempre mattutino, aveva appena prelevato dalla sua cantina blindata per, confesserà poi, portarlo alla serata della bisca clandestina nell’appartamento vuoto degli Schaeffer. A rigore, l’arma del delitto andrebbe confiscata, ammiccano i poliziotti, ma lo sguardo accasciato del Longo, manco gli stessero togliendo un rene senza anestesia, li induce a desistere.

“Vuole fare denuncia”?

“Ci mancherebbe, devo anche andare a fare la spesa, va bene così”.

“Ma non ci pensi neanche, ghe pensi mi”! e il Longo, mosso a pietà, si offre di fornirmi tutti i vettovagliamenti necessari, sigarette comprese.

Soltanto in quel momento mi avvedo che tutti i ragazzi e la Pescantini si sono dileguati.

Saranno asserragliati nel garage dei Comolli. Bisogna assolutamente allontanare i poliziotti. Li accompagno all’uscita rassicurandoli mentre il Longo si offre di rimettere a posto l’auto, che ovviamente s’accende al primo colpo, la gran zoccola. 

Rientro a casa a farmi un caffè. Tempo un’ora suonano al citofono. E’ il fattorino della premiata “Tana del Ghiottone degli Eredi Longo in Milano dal 1923”, che porta con sé tre casse piene di ogni ben di dio, due cartoni di Bolgheri e due stecche di sigarette. Il quarto Re magio. Il Longo s’è fatto perdonare in modo superbo.

L’ombra che ho visto non poteva certo essere lui, che a dispetto del suo cognome è una boa. 

C’è qualcuno che gira nottetempo nel condominio, forse con oscuri propositi.

C’è da indagare, ma ho la ghiaia nella testa. 

Ci penserò al risv…

(CONTINUA DOMANI)

ANDREA BULLO

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La SPESA della quarantena: i 5 prodotti più AMBITI e i 5 più snobbati

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Esclusi i tanto ricercati guanti, l’alcol denaturato e le salviettine umidificate, quali sono i prodotti che hanno visto una forte crescita di vendite e quali quelli che al tempo del confinamento sono meno acquistati?
Ecco la nostra lista dei 5 👍 e dei 5 👎

La SPESA della quarantena: i 5 prodotti più AMBITI e i 5 più snobbati

I TOP FIVE

#1. Carta Igienica

Il tempo passato a casa è a dir poco raddoppiato. Questo bene di primaria importanza, il cui acquisto prima era delegato ad aziende, uffici, luoghi di lavoro in generale, ma anche a scuole e ad asili, oggi è tutto a carico delle famiglie.

#2. Detersivo per i piatti e prodotti per la lavastoviglie

C’era una volta il lavoro, quello che ti trascinava fuori di casa, spesso, saltando anche la colazione. Oggi i pasti si fanno tutti tra le mura domestiche e la lavastoviglie, per i più fortunati, sta facendo gli straordinari.

#3. Tinta per i capelli

All’ennesima settimana di confinamento, la ricrescita si avvicina ad essere un problema sociale, sicuramente psicologico.

#4. Strisce epilatorie & co

Stesso discorso appena fatto vale per la chiusura dei centri estetici.

#5. Soda caustica

La vita da “La casa nella prateria” non è mai stata così attuale: gli italiani sono tornati tutti panificatori e pasticceri. E per i più green oggi ci si può dedicare anche al sapone fatto in casa.

I GRANDI ESCLUSI

#1. Deodorante

Alzi la mano, anzi no…, chi non ha smesso di usare quotidianamente il deodorante. La ridotta mobilità e l’assenza di relazioni sociali extrafamigliari rendono meno necessario il ricorso alla profumazione artificiale.

#2. Appretto per stirare

Rialzi la mano chi ha stirato camicie, tovaglioli di lino, centrini fatti a mano durante la settimana. Anzi, chi ha stirato questa settimana?

#3. Rossetti e lucida labbra

La mascherina ha falciato senza pietà e in un colpo solo sia le vendite dei rossetti che uno dei simboli più sensuali del mondo femminile.

#4. Stringhe per scarpe

Lucido, solette antiodore, calzascarpe… prodotti oggi poco utili, che lasciano spazio alle pantofole day&night.

#5. Arbre Magique

Prima di pensare a questo… dov’è parcheggiata l’auto?

I DATI UFFICIALI

Concludiamo con qualche dato ufficiale: la spesa al tempo del coronavirus è molto simile, come composizione, a quella fatta in tempo di guerra.

Secondo la Nielsen, nella settimana dal 9 all’11 marzo, si sono registrati questi aumenti: latte UHT (+62,2%, 14,1 milioni in più settimana su settimana), pasta (+65,3), farina (+185,3%), uova (+59,6%), surgelati (+48,0%), caffè (+26,2%), burro (+71,9%), acqua in bottiglia (+20,1%), riso (+71,2%) e conserve rosse (+82,2%).
La vendita dei guanti è aumentata del 362,5% per un totale di 7,4 milioni.

BARBARA VOLPINI

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🔴 Dati 6 aprile. in Lombardia scendono i contagi, calano i ricoveri (-95), migliora Milano. In crescita i decessi (+297)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

6 aprile 2020. Nel giorno in cui è esplosa la polemica per la delibera regionale che a inizio marzo avrebbe trasferito nelle RSA dei malati di COVID , Gallera replica chiarendo che “Non abbiamo mai chiesto alle RSA di mettere i malati insieme agli altri degenti”, solo in RSA che avevano “aree autonome da quelle degli altri degenti“, ed è stata una iniziativa fatta “per ridurre la pressione negli ospedali” e “salvare la vita delle persone”.

Buone notizie: l’Economist ha pubblicato una ricerca in cui Milano risulta la città al mondo dove i cittadini hanno ridotto di più i movimenti, ed è iniziata la distribuzione dei primi 3 milioni di mascherine ai comuni della Lombardia. Il vicepresidente Sala ha annunciato un nuovo bando di 7,5 milioni per ricerca e sviluppo di terapie e dispositivi di protezione contro il COVID-19.

I contagi del giorno in Lombardia scendono a +1.079 da 1.337, l’incremento più basso dall’inizio del lockdown, anche se, come spiega lo stesso Gallera, il calo può dipendere dalla riduzione di tamponi (5.500 dagli 8.107 di ieri). Crescono di nuovo i decessi: +297 da +249.

Situazione delle province. Migliorano le province più colpite, Bergamo e Brescia. Lievi rialzi per Varese e Como. Migliora Milano: nell’area metropolitana (+308 da +411) e in città (+112 da +171), l’incremento più basso nel mese di aprile.

Situazione negli ospedali. Finalmente si riducono i ricoveri: -95 (ieri erano +7). Aumenta leggermente la terapia intensiva con +26 (ieri erano -9). Aumentano anche i dimessi: +437 dai 184 di ieri.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)***
Totale: 51.534

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)***
6/4: +297 (+3,3%)
Totale: 9.202

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
Totale: 11.538

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)***
Totale: 4.645

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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4 settimane di lockdown, migliaia di positivi al giorno: DOVE SONO STATI CONTAGIATI? È fondamentale saperlo

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Credit: Gian Mattia D'Alberto - LaPresse Milano Italia

Siamo arrivati al settimo lunedì dall’inizio dell’emergenza Coronavirus. Dopo le prime due settimane di lockdown parziale si è proceduto in Lombardia, così come nel resto del Paese, al lockdown totale: forti restrizioni al movimento delle persone, chiusura delle attività non essenziali. In breve, si sono ridotte al minimo le possibilità di contatto tra le persone. Eppure a distanza di un mese dall’applicazione delle misure più rigide nel mondo occidentale, ogni giorno risultano in Italia ancora migliaia di nuovi positivi, di cui quasi 4.500 negli ultimi tre giorni nella sola Lombardia. La domanda che molti si fanno è: come potrebbero essere stati contagiati?

Ci sono tre possibili ipotesi: bisogna scoprire l’origine dei contagi perchè ognuna di queste cause avrebbe conseguenze differenti sulle modalità di intervento.

4 settimane di lockdown, migliaia di positivi al giorno: DOVE SONO STATI CONTAGIATI? È fondamentale saperlo

Ipotesi #1: Limiti nel lockdown

I nuovi contagiati sono in gran parte persone che hanno continuato a lavorare o a muoversi in questi giorni? Si tratta di personale dei supermercati, poliziotti, trasportatori, farmacisti? Si tratta di persone che hanno avuto come unico contatto esterno la spesa nei supermercati o brevi passeggiate? Si tratta di persone che sono state contagiate in famiglia? Si tratta di persone che hanno violato le regole del lockdown?

In tutti questi casi significherebbe che la principale origine del contagio sono i rapporti che il lockdown consente o che non è riuscito a evitare. Se a distanza di un mese ancora migliaia di persone risultano contagiate in questo modo o il lockdown è inutile oppure bisogna renderlo ancora più duro. Comunque occorre saperlo e al più presto in modo da dire ai cittadini che devono fare ancora più attenzione perchè il lockdown non sta funzionando come dovrebbe.

Ipotesi #2: La “politica” dei tamponi

Una seconda ipotesi è che per la gran parte i contagiati potrebbero essere persone che avevano già sviluppato sintomi ma che sono state tenute a casa per giorni o per settimane, senza verificare che fossero positivi al COVID-19. Ma che solo quando le loro condizioni si sono aggravate fino a rendere necessario il ricovero in ospedale si è proceduto ad eseguire il tampone.

In questo caso significherebbe che il lockdown funziona e che probabilmente la gran parte di loro sono stati infettati prima dell’adozione della strategia dell’isolamento. Se fosse così, si dovrebbe procedere a un rilevamento maggiore dei tamponi su tutte le persone con sintomi a domicilio in modo da poter gestire meglio l’emergenza senza modificare le disposizioni del lockdown e isolando completamente tutti i positivi.

Ipotesi #3: Contagi nelle RSA e negli ospedali

La terza ipotesi sta venendo rilanciata nelle ultime ore: la maggioranza dei contagi sarebbe originata da ospedali e case di riposo. Si tratterebbe di personale medico e sanitario, degenti degli ospedali e, soprattutto, di persone ricoverate nelle case di riposo. Diversi organi di informazione hanno pubblicato gli effetti di una delibera della giunta della Lombardia (n. xi/2906) che l’8 marzo, quindi al momento dell’avvio del lockdown, ha stabilito di trasferire i pazienti COVID-19 “a bassa intensità” dagli ospedali alle case di riposo che avessero disponibilità di posti.

Conoscere se gran parte di nuovi contagi e, in particolare, di quelli più gravi, provengano dalle case di riposo significherebbe intervenire per evitare ora e in futuro interventi di questo tipo, dando ragione a chi ha definito la strategia di portare malati COVID nelle case di riposo del “cerino in un pagliaio”.

Un’informazione di fondamentale importanza

Fuor di polemica, credo che sia un priorità fondamentale fornire ai cittadini e ai media, insieme ai dati giornalieri su tamponi, ricoveri e terapie intensive, informazioni sull’origine dei contagi dei nuovi positivi. Si tratta di indicazioni fondamentali per capire se c’è qualcosa che non sta funzionando in modo da intervenire immediatamente, scongiurando errori di valutazione che possono mettere a rischio la vita di molte persone.

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ANDREA ZOPPOLATO

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Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

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Credits: ecomomist.com - Statistiche degli spostamenti dei cittadini a piedi e con i mezzi di trasporto pubblico nelle principali città del mondo

I dati complessivi di contagiati, malati in terapia intensiva e decessi sembra stiano prendendo la curva discendente in Italia. Milano invece pur restando piuttosto stabile da alcuni giorni si comporta diversamente da tutte le altre città lombarde registrando aumenti di contagi sia nel Comune che nella Città Metropolitana. Tra le possibili cause sollevate c’è anche quella del mancato rispetto dei cittadini delle regole del lockdown. Ma questa ipotesi ha fondamento? E, in un confronto internazionale, come si stanno comportando i cittadini di Milano?

Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist)

Secondo una ricerca dell’Economist i cittadini milanesi sono campioni del mondo di “lockdown”

Credits: ecomomist.com – Statistiche degli spostamenti dei cittadini a piedi e con i mezzi di trasporto pubblico nelle principali città del mondo

L’assessore alla Sanità della Lombardia Gallera ha asserito che la situazione di “Milano non ci fa stare tranquilli” in quanto presenta l’unica curva ascendente nel numero di contagi e non si intravede un’inversione di rotta. La città ha impostato da subito restrizioni maggiori di altri contesti, come la chiusura dei mercati rionali all’aperto e dei parchi pubblici, e inizialmente sembrava non essere stata particolarmente toccata dal Coronavirus, ad oggi invece è in testa nella classifica delle città lombarde e italiane per persone positive al Coronavirus con 11.230, 4.533 nel Comune: va detto questo dato è frutto anche dal maggior numero di abitanti dell’area metropolitana, Roma esclusa.

La conseguenza di questi numeri pare non essere dovuta al comportamento dei milanesi, almeno secondo i dati stilati dall’Economist che ha stilato un classifica con suddivisione settimanale, nel periodo compreso tra il 9 e il 21 di marzo, che riporta la percentuale di spostamenti in base al dato storico di flussi di persone in condizioni di normale vita quotidiana prima dell’emergenza.

Milano infatti si posiziona in testa a questa classifica con un calo degli spostamenti dal già basso 9% ad inizio lockdown al 3% nell’ultima rilevazione nel primo giorno di primavera. In pratica considerando 100 la quantità di spostamenti in un periodo normale, Milano in questi giorni risulta pari a 3: significa che a Milano gli spostamenti si sono ridotti del 97%.

In questo studio sono state inserite un gruppo di città tra le più importanti in Europa e una selezione di città del Nord America e del Resto del Mondo: come riporta la tabella troviamo ad esempio, oltre alle italiane Milano e Roma, Parigi, Londra, Madrid, Vienna, Mosca, Berlino e Lisbona in Europa, oppure New York, San Francisco, Toronto in Nord America e San Paolo, Mexico City, Mosca e San Pietroburgo nel Resto del Mondo.

Se davvero la nostra città è la più virtuosa al mondo nel rispetto delle restrizioni, come è giustificabile la continua diffusione del virus?

Upgrade del 14 aprile: i dati di Citymapper

I dati sui contagi a Milano continuano a crescere? Per Gallera il motivo è uno solo: “milanesi state a casa!”. Questo sta ripetendo l’assessore, scaricando sui milanesi la responsabilità dell’andamento di contagi di cui, in verità, nessuno ha rivelato l’origine.

Intanto, alla pubblicazione dell’Economist si aggiungono i dati dell’app Citymapper che dalle celle telefoniche riesce a calcolare la mobilità in tempo reale in ogni città. Come si vede dalle schermate qui sotto, Milano risulta da 5 settimane la città al mondo che ha segnato la più alta riduzione negli spostamenti delle persone: il 97% in meno rispetto a prima dell’emergenza. Se Gallera o altri che accusano i milanesi hanno dati differenti, li invitiamo a fornirli, per dignità e correttezza verso una popolazione che da 40 giorni sta obbedendo ai politici come nessun’altra al mondo.

Classifica delle città del mondo ordinate per riduzione di mobilità (ultima settimana) Fonte: citymapper
Classifica delle città del mondo ordinate per riduzione di mobilità (5 settimane fa- prima del lockdown totale) Fonte: citymapper

Leggi anche: 4 settimane di lockdown, migliaia di positivi al giorno: DOVE SONO STATI CONTAGIATI? È fondamentale saperlo

FABIO MARCOMIN

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Addio, RENO

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foto: Andrea Cherchi (c)

Oggi sono preso male.

Lo sapevo che, dopo tutti i meme, i flash mob, gli aperitivi virtuali, le videochiamate con gli amici e la famiglia (non so se sia normale, ma dei miei genitori over 70 vedo soltanto narici e fronti), lo sforzo di riorganizzare una routine, la drôle de guerre tra Donna Adelaide e il Benny, prima o poi una notizia demmerda sarebbe arrivata a rimettere le cose al loro posto.

Ed è arrivata, secca come una sberla.

Stamattina mi sono svegliato con un messaggio whatsapp che temevo e m’aspettavo. Reno non c’è più. Aveva da tempo una malattia di quelle che non si dicono, le cose si sono imbordellate, metastasi dappertutto: il Reno ha ceduto. Già, perché a Milano, in questi giorni infami, non si muore soltanto “di” coronavirus o “con” il coronavirus. Si muore anche senza. Si crepa nonostante. E che sia di, con o senza, in questi giorni bui si muore soli. C’erano un sacco di cose che avrei voluto dire al Reno prima che andasse affanculo chissà dove. E ad essere proprio sinceri, c’erano soprattutto le cose che avrei potuto dirgli, quando ancora avrei avuto l’occasione. Ma non l’ho fatto. Perché sai, le scadenze. Le telefonate. Gli impegni. Le scuse. L’apatia.

Poi un giorno è troppo tardi per tutto.

Me lo ricordo, il Reno, la prima volta che l’ho conosciuto. Era impiegato nello studio legale in cui iniziai la pratica sedicimila anni fa. Era uno studio straniero, si parlava solo straniero. Ma il Reno parlava solo milanese. Neanche italiano: milanese. E pure stretto. Era una persona gentile. Un po’ solo, forse. Un “originale”, si sarebbe detto anni fa.

Al primo giorno di pratica legale non si è semplicemente inesperti. Si ha la netta sensazione d’aver buttato nel cesso quattro cinque anni di vita per studiare qualcosa di completamente inutile. Si ha ancora la testa piena di enfiteusi, collazione e abigeato, di altissimi concetti, e tutto ciò che ti chiedono di fare è di mettere insieme un fascicolo. Un fottuto fascicolo. Mai visto uno, prima. Sono delle fotocopie di atti e documenti: mai visto un atto e un documento. Dopo sedici ore di pura disperazione il Reno è venuto lì. Se fa inscì. Tric e trac ed ecco lì il fascicolo assemblato.

Il Reno cucinava.

Nello studio c’era una cucina e nella cucina c’erano diverse tradizioni.
La prima: la tazzina rossa. Tutte le tazzine del caffè erano bianche. Una sola era rossa. Usciva di tanto in tanto dall’armadio e una manina invisibile la porgeva a un dato collaboratore. Era il segnale. Entro breve quel collaboratore sarebbe stato silurato. La tazzina rossa invitava tutti gli altri a prendere commiato. Era un avviso ai superstiti, la rappresentazione della caducità delle cose.
La seconda tradizione era la cucina. Quando il titolare non c’era, ovviamente, e si cambiava la carta da lettere da “Studio Legale XY” a “Studio Letale XY”. Nessuno straniero avrebbe mai colto la differenza.
Il venerdì a pranzo, il Reno preparava per tutti le pappardelle all’uovo con i gamberi e le zucchine. Rimettersi a lavorare dopo quella ghiottoneria era un vero inferno. Ricordo una volta che, gustandole, ci accorgemmo che nel piccolo balcone della cucina avevano nidificato dei merli. Tornarono tutti gli anni successivi. Li aspettavamo con ansia.

Quando me ne andai, custodii i miei rapporti col Reno.

Perché era un bravo cristo. Sempre umile, sempre ottimista, un milanese di quelli veri. Testa bassa, minimizzare, a ostionare e lavorare, lavorare e lavorare: la soluzione si trova. Ad un certo punto però il Reno s’è arreso. S’è nascosto e non dirò dove. S’è illuso e non dirò da cosa. Inizialmente sembrava contento ma non si sfugge troppo a lungo da se stessi. Prima o poi bisogna pur dirsi la verità. Reno se la disse e sparì. Lo rincontrai dopo tanto tempo, già messo male.
Mi sforzai di sorridere ma quel teatro lì, io l’avevo già visto. Quel male lì, io già lo conoscevo. Tal quale la mia nonna, avrò avuto quindici anni. Quella sentenza io l’avevo già letta. E stamattina me l’hanno notificata.

Ogni volta che la morte arriva ad alitarti così vicino senti quant’è fetida e quali, e quante cose, t’impedisce di fare per sempre.

M’affaccio alla finestra, oggi l’aria è gelida.
Vedo la mia Milano deserta.
Il palazzo è stranamente quieto, non si vedono i soliti loschi viavai dei vicini, dei cani, dei ragazzi sotto le grinfie della Pescantini. La strada, fuori, è spazzata dal vento. Le piante del terrazzo iniziano a rifiorire. L’acero rosso è infiammato. Muore un po’ alla volta, vive un po’ alla volta. Penso da quanto tempo ce l’ho e quanto poco tempo ho passato ad apprezzarlo.

Intravvedo nel balcone di sotto la Britton Ravelli D’Agogna. È vecchia, casca a pezzi ed ha avuto una vita burrascosa. Sotto quei drappeggi e quei capelli tinti alla perfezione, a dispetto delle finzioni, c’è dolore, c’è amore, c’è speranza. E c’è poco tempo. La prendiamo tutti per il culo, qui nel palazzo, ma ci mancherà quando sarà il suo turno di passare al quadro due.
L’ex prefetto Lauria attraversa il cortile con una cesta all’interno della quale ci sono i flaconi prodotti con l’alambicco per grappa che mi ha, sostanzialmente, requisito. Sta facendo il solito giro per lasciarne uno su ogni zerbino. Anche lui non è proprio di primo pelo. Scherzando, una volta ha chiesto di essere sepolto avvolto nella stagnola delle Marlboro.

A tutta questa gente non ho dedicato, nel corso della mia vita qui, niente più che un buongiorno e un buonasera.

Potrò anche averli mandati affanculo in qualche assemblea condominiale: ma a fin di bene. Sto iniziando ora, a capire che razza di adorabili lestofanti siano in realtà.

Soltanto ora che siamo tutti isole, m’accorgo per la prima volta di far parte d’un arcipelago, protetto da una invisibile barriera corallina nella quale ognuno è importante. Anche le persone che, per qualunque motivo, non hai potuto, o voluto, o trovato il tempo per considerare.

E questo vale anche per questi due esseri pelosi qua, che nonostante le schermaglie sembra stiano iniziando ad apprezzarsi a vicenda. Donna Adelaide ha provvisoriamente ceduto il suo cuscino preferito al Benny, che a dispetto delle sue arie da bulletto s’è rivelato un vero tatone.

Ma oggi non ce l’ho, una storia da raccontare.

Oggi non voglio sentire rumori, non voglio impicciarmi, non voglio niente.
Oggi ho capito che non voglio indietro la mia vita di prima: ne voglio una nuova.
E forse è già cominciata, a partire dal Benny.

Sarà ancora lunga e perderemo altri amici lungo la strada, piccoli adorati rognosi topi di fogna.
Ma, come avrebbe detto il Reno, tiremm innanz.

ANDREA BULLO

Altre storie dalla quarantena di Andrea Bullo:
Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA
Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE
Il Porconauta
Il PROFUGO
I CARBONARI della Quarantena
LESSON NAMBER UAN

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Why Is Italy the Best Place to STUDY Abroad?

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Credits: Andrea Cherchi - Milano
Credits: Andrea Cherchi - Milano

You plan to study in Italy. You are worried about where you will stay in Italy. Worry no more.

From amenities to accommodation to arts and culture, if you’re a student willing to study abroad, Italy has your back. In this article we will present you with the top reasons why Italy is the best place to live in.

Let’s dive right in.

Accommodation and Amenities

Italian cities offer you one of the best places to reside in while studying in Italy. You need a calm as well as an attractive environment, and you will for sure find it in Milan, Florence or Rome, amongst others. You also need a place with shops, buses, and supermarkets; all for a comfortable stay and commodity.

Rooms of Italian institutions are affordable and have amenities such as Wi-Fi. Also, some of the rooms here can be shared. Most importantly, you can choose a room-size according to your preference apart from what you can afford. If you’re planning on moving to Italy, take a look at housing in Florence and Milan were you’ll find lots of options that meet your expectations and are close to your university of choice. There are a lot of universities in Italy recognized worldwide: for example, the University of Rome, Padua, Politecnico di Milano and many more.

Italy Is Endowed with a Rich Culture

The country has a myriad of arts, architecture, and history. Most of the world’s fascinating architectural designs are in Italy. Think about Rome and Milan. Imagine yourself in Florence. For instance, the Roman Colosseum, The Duomo Cathedral or the Baptistery of Florence.

If you are an art student, Italy gives you real-life exposure to great designs. Again, you will meet highly talented and welcoming Italians to join you for a successful study in Italy. Who knows… you may be even lucky to land a soulmate? Why is this so?

Italy is known to be a land of romance. Italians are some of the most loving nationals in the world. No wonder, the most romantic stories and books originate from Italy. Think about Juliet and her love, Romeo!

Many religious stories are traced from Italy. This means, as a student of religion, you are right to give Italy you first thought and opt to move there for more knowledge and inspiration.

You should study in an environment full of practical experience like Italy. Italy is blessed with lots of museums. For instance, the Stibbert Museum has a wealth of history. All for your study.

Final Thoughts

If you need better amenities; you should study in Italy. Interestingly, the Italian apartments are affordable. That’s from EUR 250 rent and tuition fees of EUR 800 are possible.

Also, you will meet loving Italians and form strong friendships. Meeting locals is the best way to learn the language, so don’t hesitate to say ‘ciao!’ and let them know you’re living abroad in Italy for some time. They will make you feel very welcome! Lastly, Italy has a rich history to aid in your successful study, which is probably the main and most important reason you’re moving!

 

REDAZIONE

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SPAGNA, il triste primato: è ora il paese con più contagi in Europa

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Madrid - Calle Toledo - 05/04/2020 (Fonte: INSTG madrid_monumental)

La Spagna ha superato l’Italia, diventando il primo paese in Europa e secondo al mondo per numero di contagi da Coronavirus. Il sistema sanitario è in forte crisi e la situazione economica preoccupa, con 300.000 disoccupati in più solo nel mese di marzo. Ecco cosa sta facendo lo stato iberico per arginare l’epidemia. 

Dati: 5 aprile (fonte: worldmeter)


SPAGNA, il triste primato: è ora il paese con più contagi in Europa

 

spagna coronavirus

I numeri

I contagi superano quota 130.000. Come decessi la Spagna incalza con 12.418 decessi il triste primato mondiale dell’Italia a quota 15.887.


restrizioni spagna

14 marzo: proclamazione dello stato di allarme nazionale

Le misure restrittive in Spagna vengono annunciate per la prima volta il 13 marzo, dopo che in meno di un giorno si sono registrati 1.063 casi. Il governo spagnolo invita le comunità locali a chiudere le scuole per due settimane, e alcune di loro assumono misure restrittive ulteriori. A Madrid viene disposta la chiusura di musei, teatri e cinema. In Catalogna vengono isolati quattro paesi, con limitazioni agli spostamenti che riguardano circa 70mila persone.

La situazione precipita velocemente e il 14 marzo il premier Pedro Sánchez, con la moglie e la ministra delle pari opportunità positive, approva un decreto straordinario con cui proclama lo stato di allarme in tutta la nazione.

 

coronavirus arte spagna

Le restrizioni

Assieme all’Italia, la Spagna è la nazione europea che ha implementato le restrizioni più rigide adottando un lockdown totale, applicato per cittadini e imprese:

# chiusi bar, ristoranti, musei, monumenti, negozi, teatri, cinema

# cancellati eventi culturali, attività sportive e ogni forma di riunione e incontro pubblico. Vietati anche le feste più popolari del paese come la Feria de Abril di Siviglia, e la Liga di calcio sospesa a tempo indeterminato.

# ferme le attività dei tribunali

Rimangono aperti solo supermercati, farmacie, tabacchi. È consentito uscire anche per motivi di lavoro e per prestare assistenza domiciliare agli anziani.


I controlli

Non sono previsti documenti o certificazioni da portare con sé per attestare il motivo dell’uscita ma le trasgressioni vengono punite con multe dai 100 ai 600 euro.

Viene avviata un’operazione militare che prevede pattugliamenti delle strade delle principali città per monitorare il rispetto delle regole imposte dallo stato di allarme e il governo spagnolo schiera l’esercito in sette città, tra le quali Madrid, Valencia, Saragozza, Siviglia.


Madrid è la città più colpita

37.584 contagi e 4.941 morti Madrid è la comunidad autonoma più colpita davanti alla Catalogna che registra però più alti tassi di crescita. Le cremazioni proseguono 24 ore su 24 e il Palacio del Hielo, una pista di pattinaggio all’interno di un centro commerciale, è stata riconvertita ad obitorio per le persone morte di COVID-19.

La quarantena non basta: le restrizioni sono state prolungate fino al 9 aprile

Il 25 marzo il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez si rivolge alla nazione e chiede ai cittadini di rimanere forti e uniti nella lotta al coronavirus.
“È una guerra, siamo di fronte a un’emergenza sanitaria ed economica che non abbiamo mai visto prima” dice il premier “dobbiamo restare uniti e seguire le regole, facendo ciascuno la propria parte”. Anche re Felipe VI interviene per «dare fiducia» al Paese.

Malgrado le forti misure restrittive, i casi di contagio e i morti continuano ad aumentare e il 29 marzo il governo decide di introdurre nuove restrizioni, approvando un decreto che rimarrà in vigore almeno fino al 9 aprile e che limita ulteriormente le attività produttive, bloccando tutte quelle non essenziali.
L’obiettivo è di ridurre ulteriormente la mobilità nei giorni lavorativi, portandola ai livelli del fine settimana: «I lavoratori che svolgono attività non essenziali dovrebbero rimanere a casa», dichiara Sánchez.

Photo by Tania Mousinho on Unsplash

Piano di aiuti con 200 miliardi di euro

Il 17 marzo, il premier spagnolo annuncia quella che ha definito “la maggiore mobilitazione di risorse economiche della storia della Spagna”: un piano da 200 miliardi di euro per “creare uno scudo sociale al servizio dei cittadini” ed evitare il collasso dell’economia.

Il piano del governo prevede un pacchetto di prestiti, garanzie di credito e assistenza finanziaria diretta da 200 miliardi di euro, di cui 117 miliardi di garanzie pubbliche e 83 di privati.

Le misure approvate per far fronte all’emergenza economica comprendono:

# sostegno economico per i lavoratori temporanei che hanno perso il lavoro e i gruppi più vulnerabili

# blocco degli sfratti e estensione dei contratti di locazione in scadenza

# concessione di micro-crediti a interessi zero per pagare gli affitti

# rinvio dei pagamenti dei contributi previdenziali per i lavoratori autonomi e per alcune piccole e medie imprese

LAURA COSTANTIN

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🔴 Dati 5 aprile. Migliorano contagi (+1337), ricoveri (+7) e decessi (+249). Ma “Milano non ci fa stare ancora tranquilli”

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Foto: Andrea Cherchi (c)

5 aprile 2020. Settima domenica dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Lombardia. Calano i ricoveri, le terapie intensive in Regione e soprattutto di chiamate in codice rosso. Però “Milano non ci fa stare ancora tranquilli”, dichiara Gallera. I contagi del giorno in Lombardia scendono a +1.337 dai +1.598 i ieri, in calo nonostante la crescita di tamponi (8107 da 6.826 di ieri). In calo anche i decessi: +249 dai +345, il risultato più basso dal 20 marzo.

Situazione delle province. Brescia stabile, Bergamo e le altre province risultano in calo.  Ancora stabile la situazione di Milano: nell’area metropolitana (+411 da +428) e in città (+171 da +178).

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore la situazione continua ad alleggerirsi. I ricoveri aumentano solo di 7 (dai +200 di ieri), la terapia intensiva cala di altre 9 persone (ieri si erano liberati 55 posti. 184 persone hanno lasciato gli ospedali (ieri erano 222). Da domani iniziano i ricoveri all’ospedale in Fiera.

Questione mascherine: la Lombardia ha raggiunto l’autosufficienza nella produzione di mascherine. Da domani comincerà la distribuzione gratuita di 3,5 milioni circa di mascherine nei supermercati, nelle farmacie, nelle tabaccherie, in posta e in banca. A Milano arriveranno 900.000 mascherine che verranno date inizialmente a chi non ne ha ancora.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
Totale: 50.445

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)***
Totale: 8.905

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
Totale: 11.230

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
Totale: 4.533

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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5 VERITÀ che stanno emergendo sul coronavirus in Italia

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Dopo quattro settimane di lockdown totale, preceduto nelle aree più colpite da altre due settimane di lockdown parziale, dai dati emersi in Italia e da un confronto tra le regioni e con le altre nazioni, si possono individuare almeno cinque verità sul coronavirus in Italia. Verità che o si smentiscono chiaramente oppure sarebbe opportuno dichiararle in modo ufficiale ai cittadini per fare chiarezza sull’evoluzione dell’emergenza.

#1 Il virus si è diffuso prima del “paziente uno”

Il “paziente uno” è stato individuato a Codogno pochi giorni dopo il 18 febbraio, data del suo primo ricovero al pronto soccorso. È opinione condivisa dalla stragrande maggioranza dei virologi che il virus stesse già circolando da settimane, alcuni ritengono addirittura da mesi. Fin da gennaio si sono infatti registrate numerose polmoniti anomale, anche se gli effetti sulla mortalità si sono avuti solo quando, con ogni probabilità, la diffusione del virus ha raggiunto gli ambienti dove c’erano le fasce più deboli della popolazione, anziani e malati gravi (vedi punto successivo).

Leggi anche: C’è la prova: il Coronavirus era in Italia da gennaio (Studio Sacco-Statale)
Coronavirus, polmoniti anomale a metà gennaio
Coronavirus, lo studio: “Virus già a inizio gennaio nel Nord Italia”

#2 Il contagio negli ospedali e nelle RSA

Il coronavirus ha raggiunto in Italia, in particolare in Lombardia, un tasso di letalità record a livello mondiale. Al momento siamo al 12%, quando in paesi come Corea del Sud o Germania il tasso di mortalità risulta al di sotto dell’1%. Tra i motivi più accreditati è che in Italia e, in particolare in Lombardia, i principali focolai di contagio, almeno per le forme più gravi, siano stati ospedali e RSA (residenze per anziani). Gli stessi medici, lasciati senza le dovute protezioni, sarebbero stati un potente veicolo di trasmissione verso i pazienti da loro assistiti. L’alto tasso di mortalità quindi sarebbe dovuto soprattutto al fatto che proprio chi era più a rischio, ossia anziani e persone colpite da gravi patologie, si sono ritrovati nei focolai di maggiore diffusione del virus.

Leggi anche: Il virologo Pregliasco: “Il virus si è diffuso dagli ospedali”
Lombardia, l’errore decisivo di non creare percorsi e triage separati
Coronavirus, la strage nelle Rsa

#3 Il numero dei contagiati reali è superiore ai dati ufficiali

Solo una parte di chi viene contagiato dal COVID-19 sviluppa sintomi. E solo una parte di chi sviluppa sintomi viene tamponato. Di conseguenza, solo una piccola parte delle persone colpite dal coronavirus rientra nelle statistiche ufficiali che dipendono in massima parte dal numero di tamponi che vengono eseguiti. A Vo’ euganeo dove tutta la popolazione è stata sottoposta a campione fino al 75% dei positivi è risultato asintomatico. In un test eseguito sui donatori di sangue a Castiglione d’Adda, il 70% dei donatori è risultato positivo. I contagi reali in Italia sono stimati tra i 5 e gli 11 milioni.

Leggi anche: Coronavirus, Castiglione d’Adda è un caso di studio: “Il 70% dei donatori di sangue è positivo”

Coronavirus, Foresti (Santagostino): «I contagiati in Italia? Sono almeno 11 milioni»
La ricerca dell’Università Statale: “I contagi reali in Italia? Potrebbero essere 5 milioni”

#4 Il numero di morti con COVID-19 è superiore ai dati ufficiali

Il COVID-19 risulta quasi sempre non l’unica causa ma una delle concause di un decesso. Spesso si accompagna e aggrava altre patologie mortali. Non esistono sintomi univoci che possano attribuire un decesso al COVID-19 in mancanza di una verifica con tampone. Come nel caso dei contagi ormai è risaputo che ci possono essere persone contagiate da COVID-19 che sono morte ma che non rientrano nelle statistiche ufficiali perché non sono state sottoposte a tampone. Da un’analisi condotta sul numero di morti nel periodo dell’emergenza confrontati alla media degli ultimi anni è risultato un numero maggiore rispetto alle statistiche ufficiali. Da metà marzo a Milano i morti sono del 70% al di sopra delle medie degli ultimi anni, nel bergamasco si è arrivati fino a 4 volte il numero di morti del periodo.

Leggi anche: I numeri veri del coronavirus: +30% dei morti in mille comuni. Nella Bergamasca decessi anche decuplicati.
Bergamo, numeri agghiaccianti. La denuncia dell’Eco: «I morti nella nostra provincia per Coronavirus non sono 2060, ma 4500»
Istat: “Nel Nord Italia i decessi sono più che raddoppiati nei primi 21 giorni di marzo. A Bergamo mortalità +337%”

#5 L’unico sistema che si è dimostrato efficace contro la diffusione del COVID-19 è l’individuazione e l’isolamento dei contagiati tramite controllo con i tamponi

I paesi con il lockdown più restrittivo sono al momento l’Italia e la Spagna. Purtroppo non esistono ancora dati che possano dimostrare in modo univoco che sia per i contagi che per il tasso di letalità gli effetti di un lockdown totale siano migliori rispetto a paesi che non lo hanno attuato. In particolare, nazioni che non hanno inserito divieti al movimento per i cittadini, come Corea del Sud, Germania, Olanda, Svizzera o Svezia, presentano livelli di contagio e di mortalità in linea o inferiori a Italia o Spagna.

Sempre in base ai dati invece il metodo che al momento risulta più efficace è quello di individuare e isolare i contagiati (e i loro contatti diretti) attraverso un sistema di tamponamento a tappeto e di tracciamento dei contagi, adottato finora con successo in Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Germania, Islanda e, in parte, nella regione Veneto.

Qui l’invito che avevamo pubblicato a inizio del lockdown, il 9 marzo scorso, a seguire l’esempio della Corea (ai tempi l’Italia contava 366 morti con contagi a quota 7.000, simili a quelli della Corea): Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il virus

In attesa di avere dati certi sull’efficacia del lockdown quello che forse si dovrebbe dire è che, probabilmente, si è trattata dell’unica strategia attuabile in Italia perchè non c’era la capacità di ricorrere ad alternative più efficaci. Almeno fino ad ora.

Leggi anche: www.worldometers.info/coronavirus/
La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua
Taiwan: a un passo dalla Cina, lontana dal virus
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IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?

Conclusioni: le conseguenze

Se si condividono queste verità, le priorità di azione dovrebbero essere:
1. Mettere in massima protezione ospedali e RSA
Trattarle come delle zone rosse e isolare al massimo anziani e persone affette da gravi patologie.
2. Tenere sotto controllo medici e personale sanitario
Con tamponi periodici e test per valutare gli anticorpi. Nessun medico dovrebbe avere contatti non protetti con malati gravi o anziani, senza la garanzia di essere negativo al virus o di avere sviluppato gli anticorpi.
3. Tamponi, tracciamento e test anticorpi per riprendere l’attività
Per riprendere le attività normali occorre eseguire tamponi a tappeto e test per misurare gli anticorpi, procedendo a isolare chi è contagioso e consentendo a chi non lo è di riprendere la sua attività, evitando al massimo il rischio di contatti con possibili contagiati e, soprattutto, con le fasce della popolazione più a rischio.

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 Breaking News: in Lombardia scatta l’OBBLIGO MASCHERINA (o di sciarpa o foulard)

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credit: skuola.net

Il nuovo rialzo dei contagiati in regione (+1598 in un giorno, il numero più alto dell’ultima settimana) ha spinto il governatore Fontana a emettere una nuova ordinanza regionale. Viene introdotto l’obbligo della mascherina per chi esce di casa. O almeno di «protezioni per naso e bocca, come foulard o sciarpe».

Leggi anche: 🔴 Dati 4 aprile. I contagi crescono in Lombardia e a Milano. Ma “si riduce la pressione sugli ospedali”

L’obbligo in vigore da domenica 5 al 13 aprile. E anche questa ordinanza apre crepe nei confronti del governo. 

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha infatti immediatamente negato che la misura lombarda sia stata ispirata dal Consiglio stesso o dal Comitato tecnico-scientifico. «Sull’uso delle mascherine c’è un grande dibattito anche nella comunità scientifica perché non ci sono evidenze fortissime. Sappiamo che sono utili per prevenire il contagio di chi è infetto, ma la misura fondamentale è il rispetto del distanziamento sociale».

Altra polemica è anche sull’uso della sciarpa o del foulard per coprirsi il viso, motivata però dal fatto che le mascherine risultano ancora difficilmente reperibili per i cittadini. 

Tra le altre norme contenute nell’ordinanza c’è la «conferma la chiusura degli alberghi (con le eccezioni già in vigore), degli studi professionali, dei mercati e tutte le attività non essenziali» e l’apertura alla possibilità di «acquistare articoli di cartoleria all’interno degli esercizi commerciali che vendono alimentari o beni di prima necessità, già aperti».
Sarà «anche possibile la vendita di fiori e piante solo con la consegna a domicilio».

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Altri Paesi:

La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua
Taiwan
Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il coronavirs
Svizzera: Non siamo la Cina
UK: a zigzag
Germania: la realpolitik tedesca nella lotta contro il virus

 

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🔴 Dati 4 aprile. I contagi crescono in Lombardia e a Milano. Ma “si riduce la pressione sugli ospedali”

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Foto: Andrea Cherchi (c)

4 aprile 2020. “Si riduce la pressione sui pronto soccorso e sul numero dei ricoveri. Stiamo già pensando al dopo”, dichiara l’assessore Gallera, ossia: “Avere o ospedali o padiglioni per ospitare pazienti covid per altre emergenze o altre ondate”. I contagi del giorno in Lombardia salgono a +1.598 (su 6.826 tamponi, in linea con ieri) dai 1.455 di ieri: il numero più alto degli ultimi sette giorni. Stabili i decessi: +345 da 351 di ieri, per un totale di 8656.

Situazione delle province. Bergamo cresce (+273 da +144), cala Brescia +166 da +257. A Milano contagi ancora in crescita: nell’area metropolitana (+428 da +387) e in città (+178 da +166).

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore cresce ancora il numero dei ricoveri (+200 da 40 di ieri). Buone notizie dalla terapia intensiva, dove si sono liberati 55 posti (ieri invece erano +30). 222 persone hanno lasciato gli ospedali.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
Totale: 49.118

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)***
Totale: 8.656

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
Totale: 10.819

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
Totale: 4.363

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?

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Credit: @amsterdamworld (Instagram)

A differenza del Regno Unito, i Paesi Bassi insistono nel mantenere misure restrittive blande, un “isolamento intelligente” per favorire l’immunità di gregge. Secondo i vertici sanitari sta funzionando e l’Olanda rimane oggi uno dei pochi stati in Europa a resistere con un approccio soft alla pandemia. 

Leggi anche: La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua


IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?


olanda coronavirus

I numeri: quinto paese europeo per decessi per abitanti

Per numero di contagiati l’Olanda è, attualmente, il dodicesimo paese al mondo con 16.627, nona per il numero di decessi (1.561). Dati aggiornati al 4 aprile. Una crescita sostenuta di oltre 800 nuovi casi e più di 100 morti al giorno che mettono gli ospedali olandesi sotto pressione al punto da chiedere – per essere respinti – posti letto al Belgio. Al momento l’Olanda è il quinto paese europeo per maggior numero di decessi per abitante (le prime sono Spagna e Italia), ma il governo rassicura i cittadini che le restrizioni blande in atto stanno funzionando e la curva si sta appiattendo.

“Lockdown intelligente”:  un modello di diffusione controllata del virus

Il 17 marzo Mark Rutte, Primo Ministro olandese, si rivolge alla nazione e dichiara che l’ipotesi di “chiudere completamente il Paese”, sebbene possa “sembrare un’opzione interessante”, implicherebbe una chiusura di almeno “un anno o anche di più, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe” e “anche se ciò fosse possibile nella pratica, il virus potrebbe semplicemente rialzare di nuovo la testa una volta che le misure fossero state revocate”. 

Per affrontare l’epidemia, l’Olanda decide pertanto di adottare un modello di diffusione controllata del virus, che consenta lo sviluppo dell’immunità di gregge senza portare al collasso il sistema sanitario. 

La strategia olandese è guidata dalle simulazioni del RIVM, l’Istituto Superiore di Sanità dei Paesi Bassi, che si avvale di un modello capace di stimare il numero di pazienti affetti da Coronavirus che richiedono ospedalizzazione, fattore limitante nella cura di questi malati e la cui domanda eccessiva può portare al collasso del sistema sanitario.

Sulla base delle raccomandazioni del RIVM, il governo ha pertanto deciso di controllare la diffusione del virus promuovendo il social distancing, senza però chiudere tutte le attività produttive.

L’idea è quella di promuovere lo sviluppo dell’immunità di gregge controllando allo stesso tempo la velocità del processo per evitare che troppe persone si ammalino tutte assieme portando ad un collasso del sistema sanitario.

Far diffondere il virus in maniera controllata, proteggendo le persone vulnerabili, eviterebbe inoltre problemi maggiori durante la fase post-lockdown, quando le persone che non hanno sviluppato l’immunità, ritornando alla normalità saranno esposte ad una seconda ondata di contagi.

coronavirus divieto

Le misure: autocontrollo dei cittadini

Il 17 marzo l’Olanda decide di dire no a misure coercitive, ma opta per azioni di responsabilizzazione e autocontrollo dei cittadini.
Ecco gli interventi più significativi:

# sono state chiuse le scuole, i musei, le palestre e i locali a luce rosse

# sono stati vietati gli eventi al chiuso con più di 100 persone

# le aziende e tutte le attività produttive non vengono chiuse e per lavorare ci si continua a spostare, benché si raccomandi lo smart working

# bar, ristoranti e coffee shop rimangono aperti, ma solo per il servizio di take-away e non ci si può sedere ai tavoli

# in alcuni supermercati si può pagare solo con il contactless, per evitare anche di toccare i numeri inserendo il pin con la carta, e i cassieri sono stati protetti da vetri per evitare rischi di contagio, ma molti negozi, non solo quelli di servizi indispensabili, continuano a svolgere le loro attività normalmente

# l’invito è di rimanere a casa il più possibile ma si può uscire, a patto di mantenere una distanza minima di 1.5 metri

# I bambini con meno di 12 anni possono giocare insieme, sotto la supervisione di adulti che devono far rispettare la distanza gli uni dagli altri

# in casa si possono ricevere fino a tre persone e anche in questo caso va mantenuta la distanza di 1.5 metri

# le visite alle persone con più di 70 anni sono scoraggiate e agli anziani e ai soggetti con patologie concomitanti viene consigliato di non uscire e di limitare i contatti personali

# i funerali, i matrimoni e le riunioni religiose o politiche sono permessi, con un limite massimo di 30 partecipanti, che devono mantenere la distanza di 1.5 metri.

# non sono previste multe o altre misure coercitive ma ci si affida al senso di responsabilità e di disciplina dei cittadini


30 marzo: il sistema di modeling alla prova dei fatti

Secondo il modello del RIVM, il numero di ospedalizzazioni avrebbe dovuto calare a partire dal 30 marzo 2020. Purtroppo i dirigenti sanitari dei Paesi Bassi hanno dovuto arrendersi ai dati, che al 30 marzo parlano di oltre 12mila contagi e più di mille vittime, con ospedali quasi al collasso.

Gli scenari più positivi della scorsa settimana non si stanno avvereranno”, ha ammesso Jacco Wallinga, capo del Rivm e responsabile delle simulazioni matematiche che guidano l’azione del governo olandese nella lotta all’epidemia.
“La curva dei contagi continua a salire e serviranno molto probabilmente 2.500 posti letto di terapia intensiva in più rispetto a quanto preventivato dal piano di emergenza del governo”. Secondo il RIVM, comunque, la velocità di diffusione del virus starebbe effettivamente rallentando e il fattore di trasmissibilità del virus (R) sarebbe diminuito, per cui se prima ogni paziente contagiava due persone, ora quel numero è sceso ad uno.


Prolungamento del regime di emergenza fino al 28 Aprile (ma senza altre misure restrittive): misurazione dello stato di immunità di gregge

“Il tasso di crescita sta rallentando, ma è ancora maggiore di quanto pensassimo” queste le conclusioni del RIVM a seguito dell’analisi dei dati del 30 Marzo. Sulla base di queste indicazioni, i Paesi Bassi hanno quindi deciso di prolungare fino al 28 aprile il regime di emergenza applicato per fronteggiare il coronavirus.
Lo ha annunciato il premier Mark Rutte, che ha invitato gli olandesi a restare a casa e a non pianificare le vacanze.
“So che vi stiamo chiedendo molto” – ha detto Rutte durante una conferenza stampa – “ma la capacità delle terapie intensive dei nostri ospedali non ci lascia altra scelta. La buona notizia è che non verranno applicate ulteriori misure restrittive”.

In parallelo al prolungamento delle chiusure, il RIVM ha avviato un’ampia indagine per valutare lo sviluppo dell’immunità di gregge e ha assicurato che il 21 Aprile analizzerà di nuovo la situazione per decidere come procedere.

coronabond


Sì ad aiuti interni, no ai Coronabond

Il governo si è impegnato a supportare le aziende e i lavoratori che hanno perso il lavoro a causa della crisi.
Durante la conferenza stampa congiunta del 17 marzo, il ministro delle finanze Wopke Hoekstra, il ministro degli affari economici Erik Wiebes e il ministro del lavoro Wouter Koolmees hanno annunciato che “L’obiettivo è limitare gli effetti economici in modo che le persone mantengano il proprio lavoro e un reddito e che le aziende rimangano intatte” ma “dobbiamo essere onesti e non possiamo escludere alcune aziende che non ce la faranno”.

In totale, il governo ha stanziato un pacchetto di 30 miliardi da spendere nei prossimi tre mesi per aiutare le imprese in crisi di liquidità, preservare l’occupazione, garantire gli stipendi e sostenere i lavoratori indipendenti e autonomi.

Il governo olandese, tuttavia, si è opposto con forza alla creazione di Coronabond condivisi dai Paesi dell’area euro.L’Olanda è a favore della solidarietà, ma vuole cercare una via “ragionevole e sensata”, ha spiegato il ministro delle finanze Hoekstra “la possibilità di emettere debito congiunto” ha proseguito “semplicemente non è intelligente perché non è la soluzione corretta e pone l’eurozona in una situazione di maggior rischio di quella attuale. Pertanto non è corretto farlo”.

LAURA COSTANTIN 

Altri Paesi:

La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua
Taiwan
Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il coronavirs
Svizzera: Non siamo la Cina
UK: a zigzag
Germania: la realpolitik tedesca nella lotta contro il virus

 

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A Trento bonus spesa sul CONTO CORRENTE: questo significa diventare una città-stato

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Credits: 10cose.it - Trento

A un mese da dal fermo dell’attività economiche i cittadini in difficoltà non hanno ancora ricevuto un sostegno per acquistare beni di prima necessità, così come i bonus per le varie categorie. Al contrario di quanto avvenuto in Germania pochi giorni dopo la decisione di Angela Merkel di fermare le attività lavorative con sussidi immediati alla popolazione. Lo stesso è accaduto in Svizzera dove già i cittadini e le imprese hanno ricevuto soldi sui loro conto correnti.

In Italia in uno degli ultimi decreti il Governo ha anticipato il 60% del fondo di solidarietà comunale agli enti locali nell’ordine di 4,3 miliardi e in aggiunta 400.000 milioni da destinare sotto forma di buoni spesa alle fasce più deboli. Come si sono mosse le città italiane?

A Trento bonus spesa sui CONTI CORRENTI: questo significa diventare una città-stato

Fugatti: “Non vogliamo che i trentini siano in difficoltà a dar da mangiare i propri figli”

A Trento il bonus spesa arriva sui conti correnti, una delle 3 modalità previste inizialmente dal governo per l’erogazione insieme a buoni pasto e ricarica tessera sanitaria. Ma è arrivata l’indicazione contraria dell’Anci: visto che sia il Governo che la Regione Lazio prevedono l’impiego delle risorse solo per fini alimentari o per beni di prima necessità, con semplice bonifico si sarebbe rischiato il danno erariale, questa la decisione presa dai comuni italiani. 

Trento, che gode dello status di provincia autonoma, ha scelto di andare avanti sulla sua strada discostandosi da quanto previsto per gli altri comuni italiani. Ha potuto definire il proprio modello di gestione dell’emergenza decidendo come comunicato dal Presidente Fugatti: “con una Giunta straordinaria, di mettere subito in moto questa prima risposta. Prevederemo un meccanismo di distribuzione che sia il più veloce possibile, non vogliamo che i trentini siano in difficoltà a fare la spesa e a dar da mangiare ai propri figli». Quindi in attesa di predisporre le tessere elettroniche caricate con gli importi settimanali previsti in base al numero delle persone nel nucleo famigliare, da 40 a 100 euro, gli importi per i primi 15 giorni saranno accreditati direttamente sul conto bancario per consentire sia a chi già riceve il welfare sociale e chi non lavora più di acquistare i generi alimentari.

Fonte: lavocedeltrentino.it

L’aiuto varia da comune a comune della provincia, così come i parametri per beneficiarne, mentre le pratiche invece sono all’incirca identiche per tutti: sarà richiesta una semplice autocertificazione in cui si dichiari la perdita del lavoro o mancato reddito nei mesi precedenti, con indicazione delle disponibilità bancarie, previa verifica dell’ente, ma con la differenza che il modulo della Provincia di Trento prevede l’indicazione del proprio conto corrente per l’accredito dei primi importi. In attesa di altre modalità e strumenti di corresponsione di buoni spesa i cittadini saranno subito soddisfatti.

Milano non ha scelta

Milano si muove invece come tutti gli altri enti locali italiani. Non può fare altrimenti, per mancanza di autonomia amministrativa che la potrebbe portare a sperimentare altre pratiche di welfare sociale per rispondere meglio alle esigenze dei suoi cittadini, sia nella gestione ordinaria che nelle crisi economiche come quella in atto. Trento che ha l’ordinamento simile a quello di una città-stato può farlo.

Leggi anche: Indennizzi per il Coronavirus: MILANO e BERLINO a confronto

FABIO MARCOMIN

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