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IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?

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Credit: @amsterdamworld (Instagram)

A differenza del Regno Unito, i Paesi Bassi insistono nel mantenere misure restrittive blande, un “isolamento intelligente” per favorire l’immunità di gregge. Secondo i vertici sanitari sta funzionando e l’Olanda rimane oggi uno dei pochi stati in Europa a resistere con un approccio soft alla pandemia. 

Leggi anche: La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua


IMMUNITA’ DI GREGGE: l’Olanda resiste, ma con quali risultati?


olanda coronavirus

I numeri: quinto paese europeo per decessi per abitanti

Per numero di contagiati l’Olanda è, attualmente, il dodicesimo paese al mondo con 16.627, nona per il numero di decessi (1.561). Dati aggiornati al 4 aprile. Una crescita sostenuta di oltre 800 nuovi casi e più di 100 morti al giorno che mettono gli ospedali olandesi sotto pressione al punto da chiedere – per essere respinti – posti letto al Belgio. Al momento l’Olanda è il quinto paese europeo per maggior numero di decessi per abitante (le prime sono Spagna e Italia), ma il governo rassicura i cittadini che le restrizioni blande in atto stanno funzionando e la curva si sta appiattendo.

“Lockdown intelligente”:  un modello di diffusione controllata del virus

Il 17 marzo Mark Rutte, Primo Ministro olandese, si rivolge alla nazione e dichiara che l’ipotesi di “chiudere completamente il Paese”, sebbene possa “sembrare un’opzione interessante”, implicherebbe una chiusura di almeno “un anno o anche di più, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe” e “anche se ciò fosse possibile nella pratica, il virus potrebbe semplicemente rialzare di nuovo la testa una volta che le misure fossero state revocate”. 

Per affrontare l’epidemia, l’Olanda decide pertanto di adottare un modello di diffusione controllata del virus, che consenta lo sviluppo dell’immunità di gregge senza portare al collasso il sistema sanitario. 

La strategia olandese è guidata dalle simulazioni del RIVM, l’Istituto Superiore di Sanità dei Paesi Bassi, che si avvale di un modello capace di stimare il numero di pazienti affetti da Coronavirus che richiedono ospedalizzazione, fattore limitante nella cura di questi malati e la cui domanda eccessiva può portare al collasso del sistema sanitario.

Sulla base delle raccomandazioni del RIVM, il governo ha pertanto deciso di controllare la diffusione del virus promuovendo il social distancing, senza però chiudere tutte le attività produttive.

L’idea è quella di promuovere lo sviluppo dell’immunità di gregge controllando allo stesso tempo la velocità del processo per evitare che troppe persone si ammalino tutte assieme portando ad un collasso del sistema sanitario.

Far diffondere il virus in maniera controllata, proteggendo le persone vulnerabili, eviterebbe inoltre problemi maggiori durante la fase post-lockdown, quando le persone che non hanno sviluppato l’immunità, ritornando alla normalità saranno esposte ad una seconda ondata di contagi.

coronavirus divieto

Le misure: autocontrollo dei cittadini

Il 17 marzo l’Olanda decide di dire no a misure coercitive, ma opta per azioni di responsabilizzazione e autocontrollo dei cittadini.
Ecco gli interventi più significativi:

# sono state chiuse le scuole, i musei, le palestre e i locali a luce rosse

# sono stati vietati gli eventi al chiuso con più di 100 persone

# le aziende e tutte le attività produttive non vengono chiuse e per lavorare ci si continua a spostare, benché si raccomandi lo smart working

# bar, ristoranti e coffee shop rimangono aperti, ma solo per il servizio di take-away e non ci si può sedere ai tavoli

# in alcuni supermercati si può pagare solo con il contactless, per evitare anche di toccare i numeri inserendo il pin con la carta, e i cassieri sono stati protetti da vetri per evitare rischi di contagio, ma molti negozi, non solo quelli di servizi indispensabili, continuano a svolgere le loro attività normalmente

# l’invito è di rimanere a casa il più possibile ma si può uscire, a patto di mantenere una distanza minima di 1.5 metri

# I bambini con meno di 12 anni possono giocare insieme, sotto la supervisione di adulti che devono far rispettare la distanza gli uni dagli altri

# in casa si possono ricevere fino a tre persone e anche in questo caso va mantenuta la distanza di 1.5 metri

# le visite alle persone con più di 70 anni sono scoraggiate e agli anziani e ai soggetti con patologie concomitanti viene consigliato di non uscire e di limitare i contatti personali

# i funerali, i matrimoni e le riunioni religiose o politiche sono permessi, con un limite massimo di 30 partecipanti, che devono mantenere la distanza di 1.5 metri.

# non sono previste multe o altre misure coercitive ma ci si affida al senso di responsabilità e di disciplina dei cittadini


30 marzo: il sistema di modeling alla prova dei fatti

Secondo il modello del RIVM, il numero di ospedalizzazioni avrebbe dovuto calare a partire dal 30 marzo 2020. Purtroppo i dirigenti sanitari dei Paesi Bassi hanno dovuto arrendersi ai dati, che al 30 marzo parlano di oltre 12mila contagi e più di mille vittime, con ospedali quasi al collasso.

Gli scenari più positivi della scorsa settimana non si stanno avvereranno”, ha ammesso Jacco Wallinga, capo del Rivm e responsabile delle simulazioni matematiche che guidano l’azione del governo olandese nella lotta all’epidemia.
“La curva dei contagi continua a salire e serviranno molto probabilmente 2.500 posti letto di terapia intensiva in più rispetto a quanto preventivato dal piano di emergenza del governo”. Secondo il RIVM, comunque, la velocità di diffusione del virus starebbe effettivamente rallentando e il fattore di trasmissibilità del virus (R) sarebbe diminuito, per cui se prima ogni paziente contagiava due persone, ora quel numero è sceso ad uno.


Prolungamento del regime di emergenza fino al 28 Aprile (ma senza altre misure restrittive): misurazione dello stato di immunità di gregge

“Il tasso di crescita sta rallentando, ma è ancora maggiore di quanto pensassimo” queste le conclusioni del RIVM a seguito dell’analisi dei dati del 30 Marzo. Sulla base di queste indicazioni, i Paesi Bassi hanno quindi deciso di prolungare fino al 28 aprile il regime di emergenza applicato per fronteggiare il coronavirus.
Lo ha annunciato il premier Mark Rutte, che ha invitato gli olandesi a restare a casa e a non pianificare le vacanze.
“So che vi stiamo chiedendo molto” – ha detto Rutte durante una conferenza stampa – “ma la capacità delle terapie intensive dei nostri ospedali non ci lascia altra scelta. La buona notizia è che non verranno applicate ulteriori misure restrittive”.

In parallelo al prolungamento delle chiusure, il RIVM ha avviato un’ampia indagine per valutare lo sviluppo dell’immunità di gregge e ha assicurato che il 21 Aprile analizzerà di nuovo la situazione per decidere come procedere.

coronabond


Sì ad aiuti interni, no ai Coronabond

Il governo si è impegnato a supportare le aziende e i lavoratori che hanno perso il lavoro a causa della crisi.
Durante la conferenza stampa congiunta del 17 marzo, il ministro delle finanze Wopke Hoekstra, il ministro degli affari economici Erik Wiebes e il ministro del lavoro Wouter Koolmees hanno annunciato che “L’obiettivo è limitare gli effetti economici in modo che le persone mantengano il proprio lavoro e un reddito e che le aziende rimangano intatte” ma “dobbiamo essere onesti e non possiamo escludere alcune aziende che non ce la faranno”.

In totale, il governo ha stanziato un pacchetto di 30 miliardi da spendere nei prossimi tre mesi per aiutare le imprese in crisi di liquidità, preservare l’occupazione, garantire gli stipendi e sostenere i lavoratori indipendenti e autonomi.

Il governo olandese, tuttavia, si è opposto con forza alla creazione di Coronabond condivisi dai Paesi dell’area euro.L’Olanda è a favore della solidarietà, ma vuole cercare una via “ragionevole e sensata”, ha spiegato il ministro delle finanze Hoekstra “la possibilità di emettere debito congiunto” ha proseguito “semplicemente non è intelligente perché non è la soluzione corretta e pone l’eurozona in una situazione di maggior rischio di quella attuale. Pertanto non è corretto farlo”.

LAURA COSTANTIN 

Altri Paesi:

La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua
Taiwan
Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il coronavirs
Svizzera: Non siamo la Cina
UK: a zigzag
Germania: la realpolitik tedesca nella lotta contro il virus

 

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A Trento bonus spesa sul CONTO CORRENTE: questo significa diventare una città-stato

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Credits: 10cose.it - Trento

A un mese da dal fermo dell’attività economiche i cittadini in difficoltà non hanno ancora ricevuto un sostegno per acquistare beni di prima necessità, così come i bonus per le varie categorie. Al contrario di quanto avvenuto in Germania pochi giorni dopo la decisione di Angela Merkel di fermare le attività lavorative con sussidi immediati alla popolazione. Lo stesso è accaduto in Svizzera dove già i cittadini e le imprese hanno ricevuto soldi sui loro conto correnti.

In Italia in uno degli ultimi decreti il Governo ha anticipato il 60% del fondo di solidarietà comunale agli enti locali nell’ordine di 4,3 miliardi e in aggiunta 400.000 milioni da destinare sotto forma di buoni spesa alle fasce più deboli. Come si sono mosse le città italiane?

A Trento bonus spesa sui CONTI CORRENTI: questo significa diventare una città-stato

Fugatti: “Non vogliamo che i trentini siano in difficoltà a dar da mangiare i propri figli”

A Trento il bonus spesa arriva sui conti correnti, una delle 3 modalità previste inizialmente dal governo per l’erogazione insieme a buoni pasto e ricarica tessera sanitaria. Ma è arrivata l’indicazione contraria dell’Anci: visto che sia il Governo che la Regione Lazio prevedono l’impiego delle risorse solo per fini alimentari o per beni di prima necessità, con semplice bonifico si sarebbe rischiato il danno erariale, questa la decisione presa dai comuni italiani. 

Trento, che gode dello status di provincia autonoma, ha scelto di andare avanti sulla sua strada discostandosi da quanto previsto per gli altri comuni italiani. Ha potuto definire il proprio modello di gestione dell’emergenza decidendo come comunicato dal Presidente Fugatti: “con una Giunta straordinaria, di mettere subito in moto questa prima risposta. Prevederemo un meccanismo di distribuzione che sia il più veloce possibile, non vogliamo che i trentini siano in difficoltà a fare la spesa e a dar da mangiare ai propri figli». Quindi in attesa di predisporre le tessere elettroniche caricate con gli importi settimanali previsti in base al numero delle persone nel nucleo famigliare, da 40 a 100 euro, gli importi per i primi 15 giorni saranno accreditati direttamente sul conto bancario per consentire sia a chi già riceve il welfare sociale e chi non lavora più di acquistare i generi alimentari.

Fonte: lavocedeltrentino.it

L’aiuto varia da comune a comune della provincia, così come i parametri per beneficiarne, mentre le pratiche invece sono all’incirca identiche per tutti: sarà richiesta una semplice autocertificazione in cui si dichiari la perdita del lavoro o mancato reddito nei mesi precedenti, con indicazione delle disponibilità bancarie, previa verifica dell’ente, ma con la differenza che il modulo della Provincia di Trento prevede l’indicazione del proprio conto corrente per l’accredito dei primi importi. In attesa di altre modalità e strumenti di corresponsione di buoni spesa i cittadini saranno subito soddisfatti.

Milano non ha scelta

Milano si muove invece come tutti gli altri enti locali italiani. Non può fare altrimenti, per mancanza di autonomia amministrativa che la potrebbe portare a sperimentare altre pratiche di welfare sociale per rispondere meglio alle esigenze dei suoi cittadini, sia nella gestione ordinaria che nelle crisi economiche come quella in atto. Trento che ha l’ordinamento simile a quello di una città-stato può farlo.

Leggi anche: Indennizzi per il Coronavirus: MILANO e BERLINO a confronto

FABIO MARCOMIN

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I 10 MEME più divertenti sulla QUARANTENA (International version)

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Non lasciamoci abbattere e ritroviamo il sorriso con:

I 10 MEME più divertenti sulla QUARANTENA (International Version)

LA NOSTRA CLASSIFICA

#10 Corona Kharma

#9 Le dimensioni contano

#8 Helycopter money

#7 Prossimamente in tutte le case

#6 E’ mistero sui pochi decessi in Germania

#5 God save the Queen

#4 Decreto ad personam

#3 Il best seller della quarantena

#2 L’estate sta finendo

#1 Zoom o Skype, Signore?

#Special Guest: “Sono arrivati gli ospiti” (meme russo)

Leggi anche: I 10 MEME più divertenti sul Coronavirus

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10 piatti della CUCINA LOMBARDA per rendere la quarantena più appetitosa

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Pizzoccheri

Tempo di quarantena. Il nostro mondo è circoscritto dentro le mura domestiche e, sempre più spesso, tutto ruota intorno al frigorifero…
Un po’ per gola, un po’ per noia, sicuramente per diletto, la cucina è diventata il passatempo preferito di molti. E per i lombardi, abituati a fare dalla mattina alla sera (#milanononsiferma), il momento masterchef è diventato irrinunciabile.
Ecco 10 ricette per apprezzare la cucina lombarda soprattutto in questi giorni. 


10 piatti della CUCINA LOMBARDA per rendere la quarantena più appetitosa

#1 Risotto alla milanese


Giallo come un girasole, rotondo come il sole.
Il risotto alla milanese è un must della tradizione milanese, un primo piatto fra i più rappresentativi della cucina lombarda. Un risotto giallo, come il risotto allo zafferano, ma che si distingue soprattutto per la presenza del midollo.
Per la ricetta clicca qui


#2 Risotto alla luganega

Per chi non lo sapesse si tratta di una salsiccia tipica della zona di Monza. Un primo che ci porta direttamente nel cuore della tradizione culinaria lombarda con una ricetta perfetta anche per gli intolleranti al lattosio e per i celiaci.
Per la ricetta clicca qui


#3 Pizzoccheri

Uno dei piatti più genuini e sostanziosi lombardi, in grado di scaldare pancia e cuore. La riuscita della ricetta risiede senz’altro nella scelta degli ingredienti. Farina di grano saraceno macinata a pietra, verze dell’orto, burro di malga sono alcuni tra i must have per questa prelibatezza!
Per la ricetta clicca qui 


#4 Ossobuco alla milanese

Accompagnato al risotto, o nella versione con i piselli, l’òs büüs a la milanesa si contraddistingue dal taglio di carne reso estremamente tenero dalla lunga cottura e dalla presenza del midollo e l’aggiunta della gremolada, un trito di prezzemolo e aglio profumato con scorza di limone che completa ed esalta il sapore della carne di vitello.
Per la ricetta clicca qui


#5 Cotoletta alla milanese

Nonostante gli austriaci ne rivendichino la paternità con la loro Wiener Schnitzel, un documento risalente al 1148, e custodito nella Basilica di Sant’Ambrogio, la cita già parlando di lumbulus cum panitio, ovvero lombi con pane grattugiato. Infatti la ricetta della cotoletta milanese si ricava dalla lombata e non dalla coscia come quella che si prepara in Austria. È una delle ricette più veloci della tradizione meneghina.
Per la ricetta clicca qui

#6 Cassouela

 

Profumo, colore e sapori: non è mai primavera per la Cassouela! Un’esperienza fantastica, che permette a chi ama davvero mettersi ai fornelli di sentirsi ancora più attaccato alla passione per la cucina lombarda. Il piatto tipico della tradizione è realizzato con le verze e le parti povere del maiale: costine, piedini, cotenne, salamini e verzini. Può essere realizzato in tante varianti, infatti la ricetta della cassoeula varia da zona a zona.
Per la ricetta clicca qui


#7 Trippa milanese o busecca

La trippa costituisce un alimento tradizionale di molte regioni d’Italia, in particolare della cucina veneta, romana, toscana e milanese. Busecca è il nome della trippa alla milanese, in dialetto Büsèca, che indica le frattaglie ricavate dalle diverse parti dello stomaco dei bovini (non dall’interstino!).
Per la ricetta clicca qui


#8 Panettone

Ok, non è Natale, ma il panettone è uno dei più famosi dolci natalizi regionali. Oltre al suo impasto soffice e ricco, la particolarità del panettone è la sua forma a cupola che lo rende inconfondibile. Perché non accettare la sfida di prepararlo anche in questo momento?
Per la ricetta clicca qui 


#9 Torta Sbrisolona

Della cucina mantovana, la sbrisolona è amata da tutti i lombardi e non solo. Farina bianca e gialla, uova e zucchero, mandorle tritate grossolanamente, scorza di limone, burro e un pizzico di sale danno vita a un dolce che si sbriciola quando lo si taglia. Da qui il nome con cui è stato battezzato. Un dolce che può durare fino a un mese.
Per la ricetta clicca qui 


#10 Pan dei morti

Il pan dei morti nasce nella tradizione popolare milanese: si tratta di dolcetti secchi a base di biscotti polverizzati e frutta secca, cacao e aromi, che vengono tradizionalmente preparati in occasione della commemorazione dei defunti o della festa di Ognissanti. L’ampia diffusione di questa e di altre ricette simili si deve anche ai festeggiamenti di Halloween, che richiedono ricette collaudate a tema.
Per la ricetta clicca qui

 

Quando poi la quarantena sarà finita, ecco dove mangiare la miglior cucina regionale: i migliori ristoranti dove mangiare la cucina regionale.

E voi quali ricette lombarde preferite preparate?

 

SILVIA BOCCARDELLI

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7 motivi che rendono l’ULTIMA CENA un’opera unica al mondo

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milano deserta
Cenacolo vinciano

Una delle opere più celebri e misteriose del mondo: l’affresco dipinto da Leonardo alla fine del quattrocento su una parete dell’ex-refettorio del convento adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie. Ci sono 7 cose che forse non tutti sanno che rendono il Cenacolo un’opera unica al mondo.

7 motivi che rendono l’ULTIMA CENA un’opera unica al mondo

#1 “Il più celebre dipinto del mondo”

Così lo definì il grande scrittore Mark Twain, in visita a Milano nel 1867. Per la verità rimase deluso: disse di aver visto “i resti pietoso del più celebre dipinto del mondo all’interno di una chiesa in rovina”. Per fortuna da allora sono stati restaurati sia il dipinto che la chiesa.

#2 L’istantanea di una serie di reazioni

Il dipinto non rappresenta semplicemente l’ultima cena. Ma raffigura l’insieme delle reazioni dei discepoli conseguente alla frase choc: “In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà“. Più che un momento illustra una dinamica, da Pietro che stringe il coltello tra le mani toccando Gesù come a dire “dimmi chi è che lo uccido” o da Tommaso che con il dito chiede “Sono forse io, Signore”?, mentre Giuda si defila.

#3 Gesù e Giuda sono la stessa persona

Per rappresentare i personaggi Leonardo si avvalse di modelli reali. Si dice che che Gesù e Giuda fossero la stessa persona. Il modello per Gesù fu trovato da Leonardo in persona in una piazza di Roma. Era un ragazzo di 19 anni che colpì il maestro per la purezza e il candore dei suoi lineamenti.
Giuda fu l’ultimo a essere ritratto. Leonardo scovò due anni dopo in una taverna un uomo dissoluto con il volto trasfigurato dai vizi. Quando Leonardo gli propose di fargli da modello per Giuda, l’uomo rispose: “Non mi riconosci? Sono lo stesso che avevi scelto per Gesù”. Dopo due anni di vita viziosa il suo volto era risultato deformato.

#4 C’è anche l’autoritratto di Leonardo

Un po’ come Hitchcock nei suoi film anche Leonardo amava mettere qualcosa di sé nei suoi dipinti. Molti sospettano che la stessa Gioconda in realtà sia un autoritratto, almeno in certi dettagli del viso. Nell’Ultima Cena Leonardo ha impersonato il discepolo Giuda, omonimo del traditore.

#5 Gesù in Lombardia

Secondo uno studio recente, il paesaggio che si intravede dalle finestre potrebbe essere un luogo ben preciso, appartenente al territorio dell’alto Lario.

#6 Il dipinto più imitato del mondo: una delle sue copie fu l’ultima opera di Andy Warhol

Esistono centinaia forse migliaia di copie del Cenacolo. Anche Andy Warhol realizzò la sua versione pop dell’Ultima cena. Venne presentata nel 1987 al Palazzo delle Stelline. Fu l’ultima opera realizzata dal grande artista americano. L’opera dal nome ‘Sixty Last Suppers’ rappresenta 60 rielaborazioni in xilografia dei tanti dipinti che numerosi artisti hanno dedicato al capolavoro leonardesco, su una tela di dieci metri per tre.

#7 L’Ultima Cena al Cimitero Monumentale

Il Cimitero Monumentale è un museo a cielo aperto. Ci sono autentici tesori accanto a tombe di personaggi che hanno fatto la storia di Milano. Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione dell’ultima cena presso le tombe della famiglia Campari.

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 Dati 3 aprile. Lombardia: contagi in rialzo (+1455), decessi in calo (351). Milano migliora

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Foto: Andrea Cherchi (c)

3 aprile 2020. I contagi del giorno in Lombardia salgono a +1.455 (su 6.755 tamponi) da 1.222 di ieri, calano i decessi: 351 (ieri erano 367).

Situazione delle province. Bergamo stabile, cresce di nuovo Brescia +257 da +159. Milano migliora: cala nell’area metropolitana (+387 da +482) e in città (+166 da +203).

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore torna a crescere il numero dei ricoveri (+40 ieri -165). In terapia intensiva aumentano di 30 (ieri erano +9). 791 persone hanno lasciato gli ospedali.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 .

Contagi Lombardia (giornalieri)*.
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
Totale: 47.520

Decessi Lombardia (giornalieri)*.
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)***
Totale: 8.311

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
Totale: 10.391

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
Totale: 4.184

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Il virus delle TRUFFE
LESSON NAMBER UAN

MILANO CITTA’ STATO

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LESSON NAMBER UAN

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Fonte: Instagram (@mjmabw)

Ne avevo colto alcuni timidi segnali giorni fa, ma ora sono certo che nel palazzo è in corso un vile, spregevole commercio.

L’architetto Bulfoni – un geometra con laurea posticcia conseguita on line in Azerbaigian – non ha un cane, non ha mai avuto un cane, odia i cani ed è allergico ai cani. Eppure è la terza volta che lo vedo in giro con un cane. Oggi, agghindato da cacciatore degli Alpini, trascina un recalcitrante pointer, che riconosco essere la Lily del dottor Grassi, il dentista dei VIP del terzo piano, scala D (lui sì, un vero appassionato: l’ho personalmente visto modificare a penna l’avvertimento sui pacchetti di sigarette in “Smetti di fumare: Vivi per i tuoi cani”). Lo stesso dottor Grassi che non più d’un’ora fa era in giro con la stessa Lily!

Idem per il prof. Zambelli, cinquanta chili con l’autoradio e gli anfibi per un metro e sessanta col cappello da mago che, nonostante i piedi piatti di cui si lagna continuamente, trotterella ansante al fianco dell’Ercole, l’immenso alano dei Bajo, primo piano scala A: un golem di 3 anni, 85 chili di muscoli e testosterone da ergastolano. Ogni volta che Donna Adelaide lo scorge dalla finestra si affila le unghie trastullandosi nel pensiero di sgozzarlo. L’ultima volta, quaranta minuti fa.
In altre circostanze avrei pensato a delle cortesie tra vicini, ma l’aspetto via via più affaticato dei cani m’ha persuaso del contrario. È in corso un maltrattamento. Poiché io amo gli animali e – cordialmente ricambiato – ignoro i miei vicini, decido di piantare la grana.

In realtà ho bisogno di un qualunque pretesto per uscire di casa.

Non ne posso più delle continue schermaglie di Donna Adelaide e del Benny per il controllo della Lebensraum. Se non tentano di ammazzarsi a vicenda gareggiano, subdoli e vendicativi, nella più sfacciata gara di adescamento (del sottoscritto) cui abbia mai assistito. Mi sento usato. Sono uno Stato cuscinetto. Devo prendere aria.

M’affaccio alla finestra ma lo spettacolo che mi si para davanti è, se possibile, ancora più degradante di quanto immaginassi. Il cortile sembra il mercato degli schiavi di Zanzibar. I cani, esausti in un angolo, sono oggetto di un mercimonio sfacciato, alla luce del sole. Da quel che posso intuire, la contropartita è piuttosto semplice: ti presto il cane se tu mi tieni i figli, che all’indomani della scellerata circolare del Ministero degli Interni, che autorizza le passeggiate con i minori, sono diventati anch’essi merce di scambio.

Non esiste.

È mattina presto e quella caciara rende impossibile sbrigare il (poco) lavoro rimasto da fare in “lavoro agile”, autarchica definizione di smart working che fa tanto pensare a cravatta di Marinella e calzettoni alla Jane Fonda, hop! hop! hop! Ma adesso basta, è ora di intervenire.

Scendo in cortile pronto a dar battaglia quando vengo intercettato dall’ex prefetto Lauria.

«Avvocato, giusto lei», fa catarroso come sempre, «cos’è quella faccia indignata, venga a vedere, venga»!

Mi trascina nel corsello dei box e la scena è a dir poco sbalorditiva. Lungo un lato sono allineati tutti, e dico tutti, i bambini e i ragazzi del condominio di età compresa tra i 3 e i 18 anni. Non hanno un’aria troppo entusiasta, ed è comprensibile: sono sorvegliati a vista dalla Pescantini, già etoile della Scala, in formissima nonostante i suoi ottanta e passa. Magrissima, biancovestita, vista di fronte o di fianco lo spessore non cambia. Flessibile come il frustino che ha in mano e materna come un varano di Komodo. «Ah, avvocato, mi squadra sprezzante, s’è lasciato andare, vedo». Lancia un colpo di fischietto e tutti i ragazzi, a distanza di sicurezza, iniziano con il jumping jack, venti ripetizioni, cinque flessioni, ripetere.

«Abbiamo preso in mano la situazione, vede»?

«Ma i cani»?

«Ah, mi fa il Lauria sprofondando in una voragine di catarro, i cani sono una scusa, servono per il pattugliamento dell’isolato. Quel rincoglionito di Mimmo, sa… Mi segua, prego». Mi sento come James Bond in “Si vive solo due volte”, in visita alla scuola di Ninja del servizio segreto giapponese.

Al riparo da sguardi indiscreti, nel garage doppio dei Canossa, è stata allestita una vera e propria aula scolastica.

«I tavolini, ognuno il suo, ce li hanno prestati i cinesi del bar all’angolo, tanto sono chiusi», mi sussurra il professor Zambelli mentre, tra due bici arrugginite e degli sci d’anteguerra, allestisce una specie di lavagna con l’aiuto del Guarnaccia.

“Lo Zambelli insegna italiano, storia e geografia. Il sedicente architetto Bulfoni, geometria. La Golding, inglese. La Pescantini educazione fisica, poveretti… Guarnaccia scienze, matematica e tutta quella roba lì. Mi raccomando semplifichi, Guarnaccia, non siamo al Politecnico!” ammicca bonario il Lauria.

In quel momento compaiono i due studenti colombiani dell’ammezzato, manco so come si chiamano. “Estamos listos exelencia, es on line”. Potrei sbagliarmi ma sull’exelencia il Lauria è stato percorso da un fremito. “Ma cos’è”? “Es una aplicaciòn por el celular que produce en automatico las autocertificaciones”, mi fa orgoglioso il tipo, “falsifica los estados de familia y altera en tempo real qualquier test del DNA!”. Sa, sussurra timido il Guarnaccia, per i controlli. Guardo la app. “Ma è in spagnolo, deficienti”. I due si fissano, ¡Ay madre!, e scappano in casa a sistemarla.

Questo posto è un verminaio, altro che condominio altoborghese. Inizio a subodorare l’inghippo.

“E da me che vuole, Lauria”?
“Avvocato, non si agiti, venga, venga a vedere”.
Per i più piccoli, nel garage vuoto della mia vicina, la sfuggente dottoressa Morelli, è stato allestito un teatrino delle marionette. La scena è surreale. Sugli scaffali campeggiano scatole e scatole su cui è stata apposta in caratteri vistosi la scritta “non aprire”. Fisso il Lauria. “Ovviamente le avrete aperte”. “Ovviamente”. “C’è dentro quello che sospetto”? “Ogni genere di giocattolo, se mi spiego…”, sogghigna il Lauria, “la Britton abbiamo dovuto sedarla”.
“Cosa c’entra la Britton”?
“Il teatrino è suo”.

E infatti, da dietro il teatrino, emergono la Aurora Britton Ravelli D’Agogna, ex tenutaria di casa chiusa, e l’insospettabile Genziana Bonetti, ex catechista, centottantanni in due, che discutono animatamente del plot dello spettacolo del mattino. Sembra che le due abbiano trovato una convergenza sulla storia di Maria Maddalena. Non riesco a pensare ad una coppia peggio assortita: o sarà un successo o una psicosi infantile irreversibile.
“Tutto molto bene. Bravi. Meritereste tutti la galera, per inciso. Adesso, di grazia, posso sapere cosa vuole da me”?

Come sa essere untuoso un vecchio boiardo di Stato non sa esserlo nessun altro.

“Veda avvocato, due cose. La prima, se ne ha voglia, insegni a questi scappati di casa un po’ di diritto”.
“Ma lei scherza. Sono settimane che cerco di star dietro a questo profluvio di decreti, ordinanze, circolari e ormai mi sono rincoglionito. Io non sono neanche più in grado di esercitare, figuriamoci di insegnare. Se lo scordi. La seconda?”
“Già, la seconda…”, e si ferma proprio davanti al mio box.
“Beh?”.
“Ci chiedevamo tutti cosa tiene qui dentro”.

Deglutisco. “La macchina”.
“E…”?
“… e un alambicco per distillare la grappa, maledizione. E con questo”?
“Appunto. (bastardo, lo sapeva!) Se non ricordo male è illegale”.
“E’ illegale distillarla, furbacchione, non possedere un alambicco”.
“Quello è un problema nostro, avvocato. Lei farà lezioni di diritto e ci presterà l’alambicco. E nessuno si farà male”.

“Per la bisca?”
“Macché bisca. Ci serve per preparare dell’igienizzante per mani. Ovvio che se ne avanza…”
“Ci sto. Dov’è la lezione?”.
“Nel garage dei Canossa, alle 12. E mi raccomando, avvocato, non insista troppo con le libertà costituzionali… lo sa come sono i giovani, poi si montano la testa”.
Alle 12 in punto mi presento fiducioso in garage pensando che, tutto sommato, sto facendo la mia parte.
Alle 12:05 rimpiango con tutta l’anima di essere venuto al mondo.

ANDREA BULLO

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Il virus delle TRUFFE

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Sono tante le truffe di cui si viene a conoscenza in questi giorni ai danni degli anziani che, chiusi in casa, pensano di poter trovare solidarietà dallo/a sconosciuto/a che al telefono o al citofono mostrano disponibilità o si dichiarano in aiuto. In questa situazione particolare e difficile anche per i nostri saggi, occorre un’attenzione in più, perché i malintenzionati sono sempre dietro l’angolo.

Il virus delle TRUFFE

Ecco alcuni esempi di truffe segnalate in questi giorni

#1 “Salve signora dobbiamo farle il tampone”

“Siamo della Croce Rossa, le veniamo a casa a fare il tampone per il Coronavirus”. Non aprire! È una truffa.

Non esistono medici, volontari, né paramedici, che vengono a casa vostra per fare i tamponi. Nel dubbio chiamate sempre le autorità per una verifica. Al momento non esiste un protocollo nazionale, né regionale che preveda test domiciliari.

#2 Operatori per disinfettare casa

Un cartello nel palazzo, una chiamata che stanno per passare gli operatori di un’associazione per disinfettare gli appartamenti della via. Non aprire, è una truffa! Chiama i carabinieri! Avvisa parenti e amici! Al momento non esiste un protocollo nazionale, né regionale che preveda la disinfezione delle abitazioni.

#3 La chiamata dall’Ospedale di Niguarda per chiedere soldi di un referto di un parente

Si riceve una telefonata dall’ospedale Niguarda per informare che, causa Covid19, il referto dell’esame fatto dal parente verrà consegnato a domicilio e che non è stato pagato. Cifra richiesta 200 Euro.

Attenzione è una truffa! Chiama i carabinieri!

#4 “Signora stiamo venendo a disinfettare tutti i contanti del palazzo. Li prepari”

Falso! Non esiste un protocollo nazionale, né regionale, che preveda questa attività! Si tratta di una truffa per rubare contanti e introdursi negli appartamenti. Il denaro passa di mano con frequenza e può catturare batteri e virus, vero: ricordiamo quindi di lavarsi le mani, se si toccano i soldi e soprattutto se si mangia subito dopo. Per disinfettare i contanti basta utilizzare un panno umico con soluzione a base alcolica.

#5 La telefonata di offerta di ritiro soldi per fare la spesa

Si riceve una telefonata, o ti suonano al citofono dichiarandosi dei volontari per la consegna della spesa a domicilio. Chiedono soldi in anticipo (minimo 50 euro), ma non torneranno mai con la spesa. Attenzione è una truffa! Le associazioni di volontariato, segnalate attraverso Milano Aiuta, devono essere attivate di persona. All’arrivo, ritirano lista della spesa e soldi fanno foto che inviano alla centrale e, alla consegna della spesa, ri-fotografano i soldi riconsegnati e la spesa.

#6 I non residenti lascino le abitazioni: falso!

Al momento occorre rimanere dove ci si trova. Rientrare alla propria residenza non è un obbligo! Cartelli nei condomini che avvisano di controlli su residenti e domiciliati nelle singole abitazioni sono truffe per introdursi negli appartamenti! Staccate il cartello e chiamare le autorità e i vostri parenti per segnalare la comunicazione.

SILVIA BOCCARDELLI

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🔴 “La Sanità torni in mano al governo! Questa la prima riforma dopo la crisi”. Una SANITÀ più “ROMANA” sarà migliore?

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Credits: tg24.sky.it - Crimi e Orlando

Il comitato scientifico nazionale sta timidamente facendo trasparire che siamo prossimi alla curva di discesa del contagio e per questo da più parti, dopo la prima fuga in avanti di qualche settimana fa, si sta pensando al dopo emergenza sanitaria anche a livello di riforme costituzionali.

Se da Milano e dalle Regioni del nord si fa strada la richiesta di una maggiore autonomia, le intenzioni di diversi esponenti di Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle sono di indirizzo opposto: stanno progettando una riforma per togliere alle Regioni anche la sanità per portarla sotto al controllo centralizzato dello Stato.

🔴 “La Sanità torni in mano al governo. Questa la prima riforma dopo la crisi”. Una SANITÀ più “ROMANA” sarà migliore?

COSA HANNO FATTO LE REGIONI

E’ di questi giorni la polemica tra le Regione Lombardia e i sindaci dei principali capoluoghi che lamentano la mancata trasparenza sulla gestione dell’emergenza sanitaria e le non risposte sull’approvvigionamento delle mascherine, sulla sicurezza del personale medico delle case di cura, sui tamponi che non vengono eseguiti in numero adeguato e sui test sierologici da fare alla popolazione per verificarne l’immunità.

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Ma cerchiamo di capire cosa hanno fatto le Regioni e lo Stato.

# Lombardia: priorità potenziare la terapia intensiva

Attilio Fontana ha evidenziato come da Roma siano arrivate “solo le briciole” in termini di risorse, medici e materiale sanitario quali mascherine e altri dispositivi di protezione, macchinari per la respirazione necessari alle terapie intensive. Inoltre si sono aggiunti ostacoli burocratici nonostante le premesse di una semplificazione, come il mancato avvallo e successivo apporto economico per la realizzazione dell’ospedale di terapia intensiva nei padiglioni dell’ex Fiera al Portello o l’attesa autorizzazione ministeriale per lo sblocco di 4.000.000 mascherine realizzate secondo i protocolli e prodotte sul progetto del Politecnico di Milano, che quindi non possono essere messe a disposizione della popolazione.

Con aiuti marginali del governo e grazie ai finanziamenti privati e lavoro di volontari la Lombardia è stata in grado di aumentare i posti di terapia intensiva di oltre il 130%.

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# Veneto: la strategia dei tamponi contro le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità

Il governatore veneto da subito è andato contro le indicazioni dello Stato centrale e dell’ISS sottoponendo a tamponi quante più persone possibili, l’esempio di Vo’ Euganeo focolaio regionale del coronavirus gli ha dato ragione: il contagio è stato contenuto grazie al controllo su tutta la popolazione. Un altro fronte è stato quello della distribuzione di mascherine prodotte da un’azienda grafica locale che ha deciso di donarle per far fronte alle prime necessità e che Zaia ha fatto prontamente pervenire alla popolazione.

Anche sui farmaci da testare, per tentare una riduzione degli effetti del virus sui pazienti, la Regione ha preso la sua strada importando il farmaco giapponese Avigan senza attendere le autorizzazione del governo, così come per i test anticorporali per verificare l’immunità al Covid-19 seguito a ruota dalla regione Emilia Romagna.

Tutte le Regioni del Nord hanno sempre lamentato il fatto di non avere implementato nei tempi dovuti le misure di restrizione di zone rosse in tutte le aree di focoloai.

L’ “AIUTO” DELLO STATO

Alla prova dei fatti sul piano strettamente sanitario il governo assistito dalla Protezione Civile ha mostrato numerose lacune. In ordine sparso si può citare:

  • l’invio di dispositivi di protezione non in regola per l’uso sanitario agli Ordini dei medici capoluoghi di Regione dalla Protezione civile
  • l’importazione di mascherine dell’estero senza marchio CE per la quasi totalità dei 20 milioni di materiale di qualità pessima e inutilizzabile per il personale medico e sanitario
  • una decina di aziende italiane sono risultate idonee al commercio di mascherine ad uso sanitario, ma il ministero deve ancora dare la definitiva autorizzazione alla loro diffusione (a oltre un mese dall’inizio dell’emergenza) come rivelato da Milena Gabanelli sul Corriere: La beffa delle mascherine. Chi le produce non può distribuirle
  • molte aziende che hanno fatto investimenti per riconvertire la loro produzione in materiale sanitario lamentano la presenza di norme e procedure burocratiche che ostacolano la loro diffusione
  • per l’ospedale alla ex fiera dopo una prima promessa di appoggio il Governo ha fatto dietrofront negando qualunque supporto economico alla sua costruzione che è stata poi messa in atto esclusivamente grazie alle donazioni di cittadini e imprese del territorio
  • nonostante che Conte a inizio dell’emergenza avesse dichiarato in televisione che il governo era pronto ad affrontare l’emergenza sanitaria, nelle settimane successive si sono rivelate carenze drammatiche nei dispositivi di protezione del personale medico che, anche a causa di questo si è in larga parte infettata ed è stato suo malgrado motivo di contagio sui pazienti, nella fornitura di ventilatori e di impianti per la terapia intensiva
  • i tempi burocratici non hanno subito un’accelerazione come previsto dai decreti, come dimostrano il mancato rispetto dei 3 giorni da parte del Ministero della Salute per autorizzare la distribuzione di strumenti medicali e di protezione o la necessità di bandi per l’acquisto di macchine per l’aiuto alla respirazione che hanno spinto la Lombardia a passare direttamente da privati e aziende internazionali
  • malgrado il successo del sistema di tamponi a tappeto e di tracciamento dei contagi adottato in Corea del Sud, a Taiwan, a Singapore e successivamente anche in Germania e Islanda, a un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza il governo non è stato ancora in grado né di assicurare un modello efficiente per la realizzazione dei tamponi (che invece stanno attuando Veneto ed Emilia) e non ha ancora assegnato il bando per la realizzazione dell’app di tracciamento dei contagi
  • collegato all’emergenza sanitaria vi è quella economica: anche in questa situazione lo stato ha palesato una carenza di programmazione con il crash del sito dell’INPS per la richiesta del sussidio nel primo giorno di apertura delle procedure. Mentre in altri paesi imprese e cittadini hanno già ricevuto un sussidio sui loro conti in Italia al momento nessuno ha ancora ottenuto nulla.

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Eppure nonostante queste ed altre gravi carenze, da Roma invece che soluzioni giunge una richiesta che a molti sembra paradossale.

# Crimi capo politico M5S e Orlando vicesegretario PD “La Sanità torni in mano al governo. Questa la prima riforma dopo la crisi”

In mezzo a questa evidente disorganizzazione, dove gli enti locali sono in prima linea a gestire tutte le conseguenze dirette ed indirette e avocano maggiore autonomia per risolvere in fretta l’emergenza, prospettando una ristrutturazione in questo senso dell’assetto istituzionale appena passata la buriana come proposto da Sala e avvallato dal Capo dello Stato ecco che i leader della maggioranza si fanno avanti: M5S e PD vogliono che “La Sanità torni in mano al governo. Questa la prima riforma dopo la crisi” come riporta ildubbio.news.

Il capo politico del M5S Crimi rivendica un disegno di legge proposto nel 2013 “ripresentato in questi giorni” per “togliere le parole “tutela della sanità” dall’articolo 117 della Costituzione, che prevede sia regionale” per contrastare la disparità di trattamento tra i diversi enti regionali. Il vice segretario del PD Orlando invece intervistato da La Stampa afferma che “con 20 regioni che parlano 20 lingue diverse, credo sia necessario riconsiderare l’ipotesi della clausole di supremazia previste dalla riforma del 2016, ovvero di un ritorno delle competenze sanitarie allo Stato centrale”. Lo stesso Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia ha bocciato la richiesta del governatore piemontese Cirio di poteri speciali alle regioni per la sanità.

# In 10 anni 37 miliardi in meno dallo Stato al SSN, chi vincerà la sfida tra governo e regioni?

Negli ultimi 10 anni, nel periodo 2010-2019, lo Stato centrale ha tagliato i fondi per 37 miliardi di euro, comportando la perdita numerica di medici, infermieri, presidi locali e posti letto in terapia intensiva, restituendo l’immagine di debolezza mostrata al mondo dall’Italia in questa pandemia.

Finita la crisi si assisterà probabilmente ad una resa dei conti sulle autonomie, in particolare sulla sanità che costituisce un terzo di risorse destinate ai bilanci regionali, che avrà come soggetto interessato l’area del Paese che produce dal 40% del PIL (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) fino a quasi il 50% considerando anche il Piemonte. L’apparato statale finora a dimostrato di essere inefficiente se raffrontato agli enti locali, chi ne uscirà vincitore?

FABIO MARCOMIN

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U-Turn: la strategia a ZIGZAG del Regno Unito

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regno unito

Al momento la BCE ha superato la soglia dei 1.000 miliardi di euro per l’acquisto di titoli pubblici, oltre a quanto messo in campo dalla Commissione Europea e dal Comitato delle Regioni. La Gran Bretagna al momento risulta all’ottavo posto tra i paesi più colpiti al mondo per numero di contagi 33.718, settimi per decessi (circa 3.000). Dati 3 aprile.
Ma quali sono le misure adottate e le attività intraprese per sconfiggere il COVID-19 nel Regno Unito?


U-Turn: la strategia a ZIGZAG del REGNO UNITO


Allo scoppiare dell’emergenza Coronavirus, il Paese si è mosso in due direzioni diverse.
Dapprima, il governo guidato dal Primo ministro conservatore Boris Johnson ha ritenuto di non chiudere né rallentare le attività, decidendo di contare su una possibile immunità di gregge.

Il retrofrònt, anche soprannominato U-turn, ha portato il 24 marzo al lockdown del Paese.
Nel suo discorso alla nazione di lunedì 23 marzo, Johnson ha indicato l’emergenza collegata al COVID-19 come la peggiore dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, rimarcando la necessità di restare a casa e di rispettare le norme e i dettami connessi al lockdown.


# Le restrizioni

Nello specifico, sono state sospese tutte le manifestazioni pubbliche e sono state ammesse solo quattro motivazioni per uscire di casa:

#1. viaggiare per recarsi al lavoro, se si fa parte dei lavoratori dei settori essenziali: insegnamento, pubblica sicurezza, industria del cibo e dei prodotti medicali, supermercati e rivendite di alimentari, servizi medici e veterinari, come pure trasporti e consegne, servizi idrici ed elettrici e del settore finanziario
#2. fare la spesa e/o acquistare medicinali (si consiglia non più di una volta alla settimana). Le principali catene di supermercati hanno implementato corsie preferenziali per gli anziani e per gli operatori sanitari
#3. fare sport, individualmente o insieme ad un membro della propria famiglia, entro una determinata area
#4 recarsi dal medico
#5 fornire cure mediche
#6 le chiese restano aperte solo per officiare funerali

I Paesi costituenti del Regno Unito (Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord) potranno deviare da questa linea solo per proporre misure più stringenti o comunque ad alti livelli di protezione.

# L’ordine pubblico

La polizia ha ricevuto pieni poteri di multare i renitenti, a partire da una sanzione di 1.000 sterline, agli obblighi o ai test di positività, come pure di disperdere gli assembramenti oltre le due persone ed ampi poteri di carcerazione.

 

# L’intervento economico

Per quanto riguarda le misure di stimolo economico, Londra prevede di stanziare 362 milioni di sterline, 330 dei quali andranno a garanzia dei crediti delle imprese.
Il resto andrà a supporto dei liberi professionisti, che riceveranno somme calcolate sulla base delle loro precedenti dichiarazioni dei redditi e dei lavoratori dipendenti, i quali potranno percepire l’80% del loro stipendio.

La CBI, equivalente britannico della Confindustria, ha approntato un sito per rispondere all’emergenza, che illustra gli strumenti a supporto delle attività produttive e dei loro dipendenti, oltre ad offrire dei webinar informativi per affrontare al meglio questo frangente.

Per ogni settore lavorativo, compresi quelli essenziali, è stato disposto l’uso dello smart working o della formazione a distanza, salvo nei casi in cui sia manifestamente impossibile, e comunque rispettando il social distancing, stabilito ad un minimo di due metri.

E’ in uso, inoltre, un sito che fornisce indicazioni dettagliate per le aziende e sugli aiuti che possono richiedere.


# L’informazione

Radio e televisione, a cura dell’NHS, il Servizio Sanitario Nazionale britannico, trasmettono messaggi con l’indicazione di restare a casa, salvo nel caso in cui si appartenga ai settori essenziali e ci si debba recare al lavoro, attenersi ai dettami governativi e seguire le profilassi di igiene corrette.
Questi messaggi vengono trasmessi in inglese, in gallese e gaelico per il Galles e l’Irlanda del Nord e chiudono con il motto: “Stay home, save lives, protect the NHS”.

 

# Le azioni in campo medico

Oltre alle misure in atto nel resto del Paese, il Governo dell’Irlanda del Nord ha approntato e implementato un sito, tanto in inglese che in gaelico, lingua diffusa ed ufficiale in Irlanda, che aiuta a individuare i sintomi, descrive le principali profilassi, offre indicazioni su come restare a casa e gestire l’isolamento, oltre a indicare quali siano i servizi essenziali aperti.

E’ recentissima, inoltre, la notizia di un test per gli anticorpi al COVID-19, sviluppato da un’azienda britannica e piuttosto veloce nei risultati (10 minuti), come pure contenuto nei costi (circa un dollaro), ora entrato nella fase di prototipazione. I suoi ideatori auspicano la diffusione di questo test in tutte le fasce di popolazione.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Le 3 EPIDEMIE DEL NOVECENTO: come ci hanno colpito, come ci siamo rialzati

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epidemie
Vittime dell'influenza spagnola nei letti di un ospedale del Connecticut, nel 1918. Credits: Royston Leonard

In un momento come questo, in cui la sola parola virus può farci precipitare nel panico più assoluto, è necessario avere memoria del passato. Memoria del fatto che, anche se molti di noi non possono ricordarselo, in questa situazione l’umanità si è già ritrovata e ne è uscita. Dobbiamo quindi focalizzarci su questo aspetto ogni giorno, quando con grande ansia aspettiamo l’ultimo bollettino della Protezione Civile: l’umanità, in svariate epoche storiche, per un attimo si è fermata e ha ceduto il passo ad un minuscolo agente patogeno. La misura di quest’attimo è stata molto variabile, ma l’elemento fondamentale è che comunque ha vinto l’essere umano. Con questa breve dissertazione, senza pretese scientifiche, vorrei quindi rileggere alcune di queste debacle dell’uomo alla luce di questa considerazione.

Le EPIDEMIE DEL NOVECENTO: come ci hanno colpito, come ci siamo rialzati

#1 L’Influenza Spagnola

1918. I primi di marzo in un campo di addestramento in Kansas un cuoco si ammala. In poche ore si ammalano cento soldati. Il virus si propaga dai soldati americani a tutti gli eserciti schierati nella prima guerra mondiale, fino ad arrivare al Piave. Dalle trincee l’influenza si diffonde nelle nazioni, poi risale verso la Russia, va in India, Sud est asiatico, Cina, Giappone e in ultimo in Australia. Sembra poi avere un momento di stop ma torna in tre diversi focolai sulle coste atlantiche.

epidemie
Manifesto dell’epoca con le istruzioni per affrontate la pandemia a Chicago. Credits: origins.osu.edu

Perché si chiamava spagnola? Quando apparve era ancora in corso la prima guerra mondiale e le notizie erano sottoposte a censura. La Spagna era neutrale e alcuni giornali iberici avevano scritto di questa particolare influenza che aveva colpito anche il re Alfonso. Da quel momento tutti i giornali mondiali associarono alla Spagna tale influenza.

Che caratteristiche aveva? In realtà era molto simile al nostro nuovo coronavirus. Si trasmetteva in modo rapido e prediligeva, per la trasmissione, folle e assembramenti. I sintomi: mal di testa, tosse secca, febbre alta e in alcuni casi complicanze polmonari. Vi ricorda qualcosa? I bambini si ammalavano, ma le complicazioni erano molto rare. Ancora, vi dice niente?

epidemie

epidemieI dati suggeriscono che il virus fosse interamente nuovo per l’umanità e, per questo, le difese immunitarie non avevano armi contro il nuovo nemico. Esattamente come sta succedendo adesso. Era probabilmente un virus simile a quello dell’influenza aviaria, originatosi da un ospite sconosciuto.

Come se ne uscì? Purtroppo il prezzo fu molto alto. Si stima che un terzo della popolazione mondiale abbia contratto la spagnola e si calcolano circa 50 milioni di vittime. Quasi certamente la situazione era diventata disastrosa anche perché il mondo stava uscendo dalla guerra e le persone erano indebolite e debilitate. Il virus quindi aveva vita facile e molto spesso lasciava il campo a sovrainfezioni batteriche letali in un mondo dove non esistevano gli antibiotici.

Ad un certo punto però il virus subì una mutazione verso una forma meno letale e la pandemia si arrestò.

Questo è un evento comune in molti virus, infatti non gli conviene uccidere il proprio ospite perché la proliferazione dipende dalla possibilità di contagio. La speranza è che questo avvenga anche nel nostro caso.

Tale virus dopo il 1918 continuò a circolare in forma meno aggressiva causando influenze stagionali.

 

#2 L’Asiatica

Arriviamo così alla seconda epidemia del XX secolo.

epidemie
Un articolo pubblicato dalla Stampa il 6 ottobre del 1957

Siamo nel 1957 e si sviluppò una nuova pandemia di origine aviaria che prese il nome di influenza asiatica a causa della sua origine. Anche in questo caso le complicazioni più gravi riguardavano l’apparato respiratorio: le polmoniti erano molto frequenti tra i contagiati. In contrasto però con quanto osservato nel 1918, le morti si verificavano soprattutto in persone affette da malattie croniche e i soggetti sani erano meno colpiti. Questo virus ebbe fortunatamente una breve permanenza ma fu soppiantato dal virus che causò la terza pandemia del 1900.

 

#3 La Spaziale

Come nel 1957 una nuova ondata virale provenne dal Sud est asiatico, in particolare da Hong Kong. Siamo nel 1968. Dall’Asia arrivò alla costa occidentale degli USA con elevati tassi di mortalità.

Nel 1969, dopo un anno e mezzo dalla sua partenza da Hong Kong, il virus arrivò in Italia e causò la cosiddetta influenza spaziale, come è stata battezzata all’epoca. Fu la meno letale delle tre pandemie del 1900 (in Italia sono stati calcolati circa 20000 decessi), sebbene il virus fosse molto contagioso.

 

Anche in questo caso i sintomi erano: febbre, tosse, mal di gola, stanchezza. Le conseguenze più gravi erano legate alle polmoniti che potevano svilupparsi. Fu messo a punto un vaccino ma esso fu disponibile dopo che la pandemia aveva raggiunto il picco.

Se ci mettessimo a guardare alcune foto scattate durante questi tre momenti tragici rimarremmo stupiti. Potrebbero essere state tranquillamente scattate adesso. Uomini e donne con mascherine, poliziotti bardati che controllano che non ci siano assembramenti.

Questo ponte temporale deve più che mai darci speranza.

Questa battaglia finirà presto, come allora: virus 0 – uomo 1.

 

GIULIA PICCININI

 

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🔴 Dati 2 aprile. Lombardia: calano contagi e decessi (367). Si riduce il numero dei ricoverati

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Foto: Andrea Cherchi (c)

2 aprile 2020. Dati “positivamente stabili” commenta il vicepresidente Fabrizio Sala che sostituisce l’assessore Gallera. “Prosegue il trend”. I contagi del giorno in Lombardia scendono a 1.222 dai 1.575 di ieri, calano anche i decessi: 367 (ieri erano 394).

Situazione delle province. Prosegue il calo a Bergamo con +132 contagi (ieri +336). Milano cala nell’area metropolitana (+482 da +611), aumenta in città (+203 da +159).  in calo o stazionari in tutte le altre province. 

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore si riduce il numero dei ricoveri (-165 ieri +44). In terapia intensiva aumentano di 9 (ieri erano 18).

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
Totale: 46.065

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)***
Totale: 7.960

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
Totale: 10.004

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
Totale: 4.018

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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MILANO CITTA’ STATO

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I CARBONARI della Quarantena

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Foto: Instagram (@felipecardena)

Tra flash dei fotografi e pacche sulle spalle, il presidente sorride, stringe mani e s’avvicina al tavolo della conferenza stampa.

Sistema i microfoni. I giornalisti scalpitano. «Sono felice di confermare che il contagio è sconfitto. L’isolamento è finito, abbiamo vinto. Uscite pure dalle vostre case, siete stati straordinari. Distribuiremo quei millemila miliardi di euro che abbiamo trovato in un cassetto, non state neanche a chiederli, ve li facciamo trovare noi nella cassetta della posta. Quelli che avanzano li regaliamo a quei pezzenti dei tedeschi». Applausi entusiastici, selfie, bottiglie stappate. La banda dei Carabinieri suona l’inno di Mameli.

A margine del quadretto, due politici si scambiano battute, ma in un attimo lo scambio degenera e i due, acerrimi avversari, s’accapigliano con urla soffocate. Nel tentativo di fermarli, un questore inciampa in una sedia e rovina sul tavolo delle conferenze stampa, che rovescia a terra rompendo un piede al presidente, che abbandona il suo noto aplomb e comincia a bestemmiare in diretta. Nel tentativo di oscurare il presidente alle telecamere, l’addetto stampa prende una bandiera e, maldestramente, infilza un giornalista che inizia a sibilare come un palloncino. Un collega lo finisce pietosamente con una bottigliata sulla testa ma gli altri, sapendoli in pessimi rapporti, s’infuriano e danno il via ad una lotta furibonda a colpi di sedie, durante la quale un ministro perderà un occhio.

Mi sveglio di colpo ansimando e sudato come una tinca.

E’ notte fonda. Stavo sognando. Maledetta peperonata. Maledetto isolamento. Maledetti gatti. Ecco cos’era tutto quel trambusto: dopo giorni di minacce, affronti e provocazioni, Donna Adelaide e Benny avevano finalmente aperto le ostilità ed era in corso una lotta senza quartiere per il dominio di un cuscino. Prudente, mi rintano sotto le coperte. Mi sembrava strano, in effetti, che dei politici potessero scendere così in basso… ma a ripensarci no, in effetti non più di tanto. Sarà per questo che non sembrava un sogno.

Se c’è una cosa che Donna Adelaide m’ha pazientemente insegnato, è che non devo mai immischiarmi nei suoi regolamenti di conti. Anni di mani lacerate e pisciate vendicative m’hanno forzato alla più rigorosa neutralità. Spero che Benny sia all’altezza della situazione e della sua aria da duro. Mi sbagliavo. Come tutti i bulletti, il Benny è un cacasotto e infatti viene a rifugiarsi sotto le lenzuola, scatenando l’ira funesta di Donna Adelaide che, oltre ad essere poco ospitale, è estremamente possessiva.

Convinto Darwinista, sguscio fuori dal letto e chiudo i due nella stanza,

lasciando che la selezione naturale faccia il suo corso ed immergendomi nella silente notte milanese dei giorni del coronavirus. Mi preparo un caffè, inutile sperare di tornare a letto, ed esco a bermelo sul terrazzo nonostante il freddo ancora pungente. Vorrei dedicarmi ad alati pensieri. Le circostanze sono ideali per lasciar correre la fantasia in un deserto di silenzio. Ma da una parte mi rendo conto che la mia fantasia è completamente atrofizzata e avrebbe bisogno di qualche altra ora di sonno; dall’altra parte avverto un rumore strozzato provenire dall’appartamento sottostante, che dovrebbe essere vuoto da mesi, da quando gli Schaeffer rientrarono in Canada.

Trattengo il respiro. Saranno dei ladri? O magari dei topi… Cullandomi nel pensiero di aver risolto il problema dei due felini, apro silenziosamente la porta e m’affaccio sul pianerottolo. La tromba delle scale, debolmente illuminata, è completamente deserta. Il ciarpame dell’ineffabile dottoressa Morelli è ammonticchiato in un angolo, impreziosito da alcuni peluches orbi e spelacchiati della figlia diciassettenne, che, a giudicare da certi indizi inequivocabili, s’intrattiene ormai altrimenti. Come la madre, d’altronde: chiunque abbia una parete confinante con le loro camere da letto non ne fa certo mistero.

Ad ogni modo, m’avventuro silenzioso giù per le scale e, a metà della prima rampa, accade il peggio:

un debolissimo alito di vento e click, la mia porta si chiude alle mie spalle, lasciandomi chiuso fuori casa in boxer e maglietta. Tragedia greca. Non c’è modo di rientrare. Già mi figuro una notte sulle scale, l’imbarazzo mattutino di dover suonare a qualche vicino implorando l’intervento d’un fabbro, l’attesa interminabile, nessuno che possa o voglia ospitarmi nel frattempo, quei due gatti che frattanto si saranno squartati a vicenda, rantolanti in una pozza di sangue. E soprattutto le spiegazioni, in fondo che cazzo ci faccio io in piena notte, mezzo nudo, sulle scale?

Sprofondando in queste amare previsioni, avverto nitidamente una presenza al piano di sotto. Qualcuno, furtivo, sta salendo le scale ma, poiché è addossato alla parete, non riesco a vederlo. E nemmeno vorrei essere visto, sarà un complice, sarà armato. È arrivato davanti alla porta e bussa. Tre colpi, due colpi, un colpo. Pausa, un altro colpo. La porta si apre, una voce catarrosa dice “wey, ciao”, ed entra.

Ma io quella voce cavernicola la conosco, cazzo.

È il Lauria, il prefetto in pensione della Scala C. Il demone delle assemblee condominiali. Che minchia ci fa il Lauria alle tre di notte nell’appartamento vuoto degli Schaeffer? Che fosse un massone si sussurrava, ma un carbonaro no. E comunque il Lauria è una brava persona, c’è da fidarsi, insomma se proprio bisogna chiedere aiuto è la persona giusta. E pazienza se giù stanno celebrando una messa nera.

Mi risolvo a scendere le scale in un silenzio di tomba. Inizio ad avere freddo. Tre colpi, due colpi, un colpo. Pausa, un altro colpo. Per prudenza metto un dito sull’occhiello. “Chi l’è”? Anche questa voce la conosco. E’ il Longo, proprietario di una rinomata gastronomia/gioielleria in pieno centro: un suo capocollo costa come una tiara papale. Tolgo il dito dall’occhiello e mi manifesto. La porta si apre e mi trovo davanti uno spettacolo incredibile.

L’ex prefetto Lauria, il rinomato gastronomo Longo, Mimmo il portinaio,

la ex tenutaria Britton Rovelli D’Agogna, il professor Zambelli e il Guarnaccia, fisico nucleare in pensione, più altri due o tre vecchiacci che non riconosco al volo, chi in pigiama e chi in vestaglia, hanno messo su una vera e propria bisca condominiale, con tavoli da gioco e tanto di roulette da bambini su un tavolino del salotto degli ignari Schaeffer. Sul servante campeggia ogni ben di dio, aspic e prosciutti al coltello, bottiglie di champagne e di distillati. Candele accese ovunque. Ci sono dei cani che dormono in un angolo. L’aria è resa irrespirabile da sigari e sigarette. Loro immobili, io a bocca aperta, ci fissiamo a vicenda.

«Ma… voi non dovreste essere in isolamento»?

«Noi si. E lei»?

«Io pure, ovvio, ma ho sentito dei rumori, sono uscito a vedere e sono rimasto chiuso fuori casa»…

Lauria prorompe in una risata catarrosa, «è quello che raccontiamo noi alle nostre mogli, ah ah ah… qualcosa da bere»?

Insomma, salta fuori che questi vecchi scoppiati, da quand’è iniziato l’isolamento,

hanno messo su una vera e propria bisca, si sono dati delle regole di sicurezza (mascherina, distanza di sicurezza etc) e due volte alla settimana – chi simulando un malessere del cane, chi affermando d’aver sentito un rumore insolito, chi semplicemente approfittando del sonno pesante del coniuge – si ritrovano qui a far baldoria.

«E gli Schaeffer», chiedo? Ma lo sguardo imbarazzato di Mimmo (che in realtà ha un nome cingalese di sedici sillabe) m’induce a desistere dall’indagare oltre.
«Avvocato, non ci giudichi. Qui c’è gente che ne ha passate di tutti i colori. Saremo pure degli incoscienti, ma siamo scampati all’ospizio mica per niente», mormora imbarazzato il professor Zambelli. Da un incubo all’altro, sono finito dall’eccidio in diretta del presidente alla cena degli appestati di Nosferatu.
«Hai freddo, tesoro»? mi fa, lasciva, la nonagenaria Britton, splendida nella sua vestaglia di taffetà in stile Viale del Tramonto, appesantita da uno strato di trucco che neanche la maschera funeraria di Agamennone. Completamente a suo agio in quella specie di lupanare senza mignotte.
«Più che altro non so come rientrare a casa mia, sono rimasto chiuso fuori».
«Ah bambino cattivo, c’è sempre la fune», ammicca la megera tra lo sguardo d’intesa dei presenti.

Senza tentennamenti, il Guarnaccia torna dal ripostiglio con una fune alla cui cima è assicurata un’ancoretta da canotto.

Ha un’aria complice, alla Diabolik. «Voi siete fuori di testa, io chiamo il fabbro».
Lauria m’interrompe subito, «col cazzo, avvocato, in questi giorni i fabbri escono scortati dalla polizia, ed è l’ultimo incontro che vorremmo fare. Lei s’arrampica e basta. Sarà una passeggiata. L’abbiamo fatto tutti, prima o poi», e parte un occhiolino alla Britton che, pudica, si schernisce con un “birichino” che non sentivo dal 1956.
Se questi muri potessero parlare, questo palazzo sarebbe già stato demolito, penso tra me e me.

I vecchi gaudenti mi spingono sul balconcino sottostante il mio terrazzo. L’ex prefetto, con un colpo da maestro, lancia la fune che si ancora sulla ringhiera. «Forza, vada, e faccia silenzio»! Nell’oblio della notte m’inerpico sulla corda, un esercizio che a quattordici anni mi sfondava i polmoni e, a quasi cinquanta, è la rappresentazione plastica della morte. Sento quei sordidi bastardi di sotto che scommettono sulla mia sopravvivenza. Quel porco di Lauria mi dà 8 a 1. Fanculo. Un ultimo sforzo. Un altro ultimo sforzo. Un ultimo ultimo sforzo. Svariati ultimi sforzi dopo giungo finalmente alla ringhiera e la scavalco. Guardo sotto. Indecenti, stanno già regolando i conti.

Sussurro «la corda»! e gliela passo.

«Avvocato»!, mi chiama sottovoce Zambelli. M’affaccio.

«Che c’è?» e il professore, non prima d’essersi cambiato occhiate con gli altri, «…mercoledì»?

Ma porc… «va bene! Cosa porto?»

«Delle amiche»! E sparisce ridacchiando all’interno.

E’ sicuramente un’allucinazione. Non ci sono più con la testa.

Rientro in casa, sta per albeggiare: al piano di sotto li sento fuggire leggeri, come ratti da una nave che affonda. L’arrampicata m’ha ammazzato. Vado a buttarmi un po’ sul letto. Apro la porta pensando di trovare l’apocalisse e invece le due belve sembrano aver trovato un accordo. A quanto vedo, l’accordo prevede che Donna Adelaide dorma sul cuscino e che il Benny, che sembra un po’ abbattuto, abbia l’uso esclusivo del bidet.

Chiudo gli occhi sfinito e aspetto il prossimo incubo.

E’ solo questione di tempo.

ANDREA BULLO

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🔴 Volano SCHIAFFI tra Sala e la Regione sulla gestione della sanità

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Credits: agi.it - Sala e Fontana

Sala insieme ai Sindaci di Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Mantova e Varese hanno rivolto alcune domande al Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana dopo l’appello già fatto da 81 comuni della Città Metropolitana in precedenza. Le domande hanno suscitato una reazione piccata del governatore a cui è seguito un ulteriore video messaggio di Sala a rincarare la dose.

Volano schiaffi tra Sala e la Regione sulla gestione della sanità

Il Sindaco di Milano ha capitanato la rivolta dei sindaci lombardi: le domande alla Regione (ancora senza risposta)

Ieri sono stati richiesti dei chiarimenti, dai sindaci delle principali città lombarde, sui compiti, le azioni e le strategie in carico alla Regione per risolvere in fretta l’emergenza sanitaria che ancora non ha allentato la sua morsa. Ecco le domande:

#1 Quando saranno disponibili i dispositivi di protezione – a partire dalle mascherine – il cui arrivo è stato promesso da tempo?

#2 Che cosa sta facendo la Regione per proteggere il personale sanitario e gli ospiti delle RSA, in molte delle quali sappiamo purtroppo di numerosi decessi? In una recente conferenza stampa il Presidente Fontana ha detto che la situazione “è sicuramente sotto controllo” e che “tanto i plurisintomatici che i monosintomatici verranno sottoposti a tamponamento”. È ciò che si sta realmente facendo?

#3 Perché la Regione Lombardia non segue le direttive del Ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità che prescrivono di sottoporre a tampone i sintomatici e, qualora questi siano positivi, i loro familiari e i contatti recenti?

#4 Perché la Regione Lombardia non ha ancora autorizzato l’avvio della sperimentazione dei test sierologici che altre regioni, come il Veneto e l’Emilia-Romagna, hanno invece attivato? L’esito di tali test – in abbinamento a un’indagine continua attraverso tamponi su un campione statisticamente rappresentativo per età, sesso, luogo di residenza… – è ritenuto decisivo per certificare l’evoluzione dell’epidemia e l’immunità di chi abbia contratto il virus anche in forma asintomatica.

La reazione piccata di Attilio Fontana ““Dai sindaci di centrosinistra bieca speculazione”

La reazione del governatore lombardo non si è fatta attendere, ma non contiene le risposte richieste dai sindaci: “Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Se poi la ‘lezioncina’ arriva da chi non ha competenze scientifiche dirette, la cosa diventa – per pura e bieca speculazione politica – ancora più inopportuna e per certi versi triste. Un modo di comportarsi irresponsabile e poco consono per chi ricopre un ruolo istituzionale. Un atteggiamento sconsiderato che giunge proprio nel giorno in cui ho ricevuto una telefonata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di plauso per tutto quello che stiamo facendo e anche per condividere l’opportunità di mantenere solido il fronte istituzionale”.

“Già lunedì scorso durante la consueta riunione con i sindaci dei capoluoghi e, poi, non più tardi di ieri – aggiunge Fontana – nell’aula del parlamento regionale, abbiamo risposto alle medesime domande da parte delle opposizioni, che oggi i sindaci di centrosinistra puntualmente, come un orologio svizzero, ripropongono. E’ evidente, che c’è una strategia politica e che quindi l’obiettivo è tenere alta la polemica contro la Regione, impegnata invece 24 ore su 24 a contrastare concretamente il virus. Non mancheremo comunque – conclude il governatore – di recapitare ai sindaci in maniera specifica e puntuale tutta la documentazione che darà loro anche risposte scientifiche”.

Fonte: varesenews.it

La controreplica di Sala “Siamo noi sindaci i primi a sapere che oggi i cittadini non vogliono polemiche, ma soluzioni corrette per questa drammatica situazione”

Sala ha voluto ribadire la sua posizione con un post su Facebook, sottolineando come fosse evidente la vena non polemica delle domande sottoposte alla Regione, ma evidenziando al contrario un esigenza dei cittadini di risposte concrete a questa situazione critica: “Siamo noi sindaci i primi a sapere che oggi i cittadini non vogliono polemiche, ma soluzioni corrette per questa drammatica situazione. E, dato che noi più di altri riceviamo richieste e domande in linea diretta, così come abbiamo pubblicamente e con nettezza posto al governo il tema delle risorse ai Comuni per non tagliare i servizi, sono giorni che sollecitiamo Regione ad un chiarimento sulla linea da tenere. Chiarimento che non abbiamo.”

“Tre domande per il bene comune”: il Sindaco non molla la presa sulla Regione e pretende spiegazioni sull’operato

Questa mattina, 02 aprile, il giorno dopo lo “scontro” con Attilio Fontana il Sindaco torna ancora sull’argomento e lo fa attraverso la sua consueta diretta quotidiana sul suo profilo personale di facebook. In questo appuntamento rivolge 3 domande ancora più dirette, che fanno percepire un velato fastidio del primo cittadino a dover dipendere dalle decisioni della Regione per gestire l’emergenza coronavirus, e in sintesi chiede spiegazioni su questi marco temi:

#1 Mascherine introvabili: al momento a Milano le mascherine disponibili sono molto poche e non è chiaro se debba fornirle lo Stato, la Regione, la Regione attraverso la Stato ed è un’informazione fondamentale capire come farne approvvigionamento in previsione di una prossima graduale ripresa della vita quotidiana.

#2 Tamponi troppo pochi e bollettini con dati superficiali: esiste una differenza di approccio tra Lombardia e le Regioni Veneto ed Emilia Romagna che stanno eseguendo molti controlli. I tamponi sono necessari per conoscere la positività dei soggetti e per tutelare specialmente i degenti nelle RSA e ospdeali che hanno rapporti con medici e inservienti. Inoltre manca è anche un’identificazione delle tipologie di persone a cui sono stati effettuati, ad esempio i maschi sono più a rischio, e soprattutto in quali aree della Regione. Insomma i bollettini riportati ogni giorno, così superficiali, sono di dubbia utilità per capire la diffusione del contagio.

#3 Test sugli anticorpi mancanti: sia in Veneto che in Emilia Romagna vengono già fatti, mentre il Lombardia non si sa se e quando verranno fatti. Nella strategia di riapertura delle attività economiche e la vita lavorativa conoscere l’immunità delle persone al virus consente di ritornare alla normalità in sicurezza e con più velocità.

Una sola, definitiva, soluzione all’orizzonte

E’ questo solo l’ultimo atto di una serie infinita di scontri. Sui trasporti, sulle infrastrutture, sui fondi, sui navigli, sullo stadio e ora sull’emergenza coronavirus. Milano e la Lombardia litigano su tutto, hanno esigenze diverse, hanno due diverse visioni del mondo. Come una coppia scoppiata c’è una sola soluzione: separarsi.

L’autonomia rimane infatti l’unica via per uscire dal ginepraio normativo e parassitario che i numerosi livelli amministrativi impongono ai singoli e per garantire l’efficienza e rapidità d’azione vitale per una metropoli internazionale come Milano. La soluzione è alla portata di mano e si chiama “Milano Città Stato” o Città Regione come previsto dall’articolo 132 della nostra Carta Costituente, a Sala rimane solo una richiesta da fare, per assolvere con un colpo solo a tutte le richieste fatte sinora alla Lombardia: pretendere l’autonomia di Milano.

FABIO MARCOMIN

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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Indennizzi per il Coronavirus: MILANO e BERLINO a confronto

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Credits: www.glitchmagazine.eu - Porta di Brandeburgo

Il giorno stabilito dall’INPS per la richiesta di sussidi economici da parte di lavoratori dipendenti, autonomi e aziende è arrivato ed è stato un disastro. Se non fosse che il 1 Aprile è il giorno dell’anno deputato agli scherzi, si potrebbe pensare ad un gioco perverso dell’istituto di previdenza nazionale: purtroppo la realtà ha superato anche la più fosca delle ipotesi, infatti il sito è stato chiuso fino al giorno successivo. Nei giorni in cui monta la rabbia in Italia contro la Germania, proviamo a vedere quello che viene fatto da loro: facciamo un confronto tra Milano e Berlino.

I sussidi per il Coronavirus: Milano e Berlino a confronto

Sito Inps chiuso

# Qui Milano (Comune d’Italia)

Un cittadino del Comune di Milano che, a causa delle limitazioni restrittive imposte dall’emergenza da Covid-19 che ha comportato allo stop delle attività lavorative, dovesse sopperire alla mancanza di reddito o comunque disporre di una somma utile come strumento di protezione futura deve rivolgersi direttamente allo stato centrale, così come i cittadini di qualunque altro comune italiano, per vedersi riconosciuto un importo di € 600 o di più in caso di cassa integrazione. L’accredito non avverrà prima di due settimane e il tutto deve essere fatto con una richiesta al sito di previdenza nazionale, quello preminente, o della propria cassa privata: nel primo caso il portale dell’Inps è quello a cui fare riferimento, ma alle 13.00 del giorno di avvio delle richieste era già stato chiuso. Cosa è successo:

  • L’errata comunicazione iniziale che ci sarebbe stato un click day, ovvero un unico giorno  possibile in cui richiedere il sussidio e che i fondi sarebbero stati limitati e destinati a chi faceva richiesta per primo, ha fatto riversare migliaia di utenti al secondo sul sito
  • di conseguenza la pratica di richiesta è diventata impossibile perché il portale non riusciva a reggere gli accessi complice anche i troppi passaggi necessari ad attivarla
  • la privacy è saltata in quanto sono iniziati ad esserci scambi di persone con accessi a posizioni fiscali di altri utenti
  • l’eccesso di tentativi di ingressi e un possibile attacco hacker, anche se mai provato, ha mandato definitivamente in crash il sistema.

Risultato: grandi sforzi e tempo impiegato per accedere al sistema senza peraltro neppure riuscire a inserire la richiesta di indennizzo. 

Il presidente dell’Inps Tridico ha quindi deciso di chiudere fino alla mattina di mercoledì 2 aprile consentendo gli accessi ai cittadini solo dopo le 16.00.

Un’altra possibilità di aiuto economico arriva dal Fondo di Solidarietà Comunale che ammonta a 14 milioni di euro, grazie all’anticipo del Governo sui fondi previsti a Maggio ma già destinati al Comune di Milano, e dall’importo di 7,3 milioni di euro in buoni pasto che verranno assegnati alle famiglie più indigenti, quindi in base a parametri previsti dall’ente locale e non considera la maggior parte di lavoratori dipendenti o con partita iva. La città di Milano di fatto non ha alcun potere di attuare alcuna misura economica di sostegno in casi di grave emergenza ma può solo chiedere fondi dello Stato oppure ricevere donazioni dai privati, come nel caso di fondo di mutuo soccorso.

# Qui Berlino (città-stato tedesca)

Milano ha un’area di circa 3 milioni di abitanti che produce il 10% del PIL nazionale ma non riesce a disporre autonomamente in favore dei suoi cittadini nemmeno minime risorse. Per la città-stato di Berlino vale l’opposto.

Il governo federale tedesco garantisce soldi da destinare alle famiglie meno abbienti tramite buoni pasto e distribuzione di cibo e denaro accreditato sui conti correnti di piccoli artigiani, attività commerciali e artisti con importi fino a 15.000 euro anche per chi vive solo grazie al welfare. A questo si aggiunge l’autonomia di poteri e di risorse finanziarie di ogni singolo Land, comprese le tre città stato di Berlino, Amburgo e Brema.

La città stato di Berlino prevede un’altra misura in aggiunta a quello dello Stato tedesco. A tutti i liberi professionisti e autonomi, che facciano richiesta tramite procedura semplificata, la città stato di Berlino accrediterà un “emergency grant” da € 5.000 direttamente con bonifico. L’altra nota positiva è che tra il momento della domanda e quello dell’accredito passano pochi giorni.

L’esempio di politiche di aiuto di un’altra città-stato tedesca arriva da Brema che consente attraverso un’esame più approfondito di ricevere fino a € 20.000.

Risiedere in una città stato sul modello tedesco (o austriaco o svizzero o di altri paesi) consente quindi di poter avere un duplice vantaggio: godere delle tutele previste dal governo nazionale e, nel caso, ricevere una integrazione da parte del governo della città. 

A Milano, invece, si è costretti a dipendere totalmente dal governo centrale.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 1 aprile. Lombardia: aumentano i positivi (+1575) soprattutto nel milanese. Decessi +394, dimessi +530

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Foto: Andrea Cherchi (c)

1 aprile 2020. Dopo la giornata di ieri con risultati confortanti, qualche ombra in più appare oggi, anche se la tendenza sembra comunque positiva. I contagi del giorno in Lombardia risalgono a 1.575 dai 1.047 di ieri, incremento segnato soprattutto nella città metropolitana dove passano da 235 a 611 nelle ultime 24 ore, confermandosi sempre di più la provincia con più positivi nella Regione (9.522 davanti a Bergamo con 9.039). Risultati che però sembrano determinati soprattutto dall’aumento dei tamponi, che sono stati 7992, più del doppio rispetto a ieri. Lieve crescita anche per i decessi: 394 (ieri 381).

Situazione delle province. Insieme a Milano (in città +159, ieri +96) contagi in crescita anche a Bergamo (+336 da +139 di ieri).  in calo o stazionari in tutte le altre province. 

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore i ricoveri sono stati +44,  la terapia intensiva cresce di 18 ricoverati. Le persone dimesse sono +530.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
1/4: +1.575 (+3,6%)
Totale: 44.773

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)***
Totale: 7.593

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
1/4: +611 (+6,8%)
Totale: 9.522

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***
1/4: +159 (+4,3%)
Totale: 3.815

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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30 COSE DA FARE a Milano quando usciremo dall’emergenza coronavirus

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bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi - Teatro Parenti

La to do list delle trenta cose da fare appena potremo uscire dall’emergenza coronavirus.

30 cose DA FARE a Milano quando usciremo dall’emergenza coronavirus

#30 Passeggiare nel Castello Sforzesco e prendere il sole al Sempione

#29 Vedere un film all’Anteo

#28 Andare nel quartiere Arcobaleno di via Lincoln

Milano Est- via Lincoln
Milano Est- via Lincoln

#27 Visitare il museo Hangar Pirelli alla Bicocca

#26 Fare sport all’aperto

#25 Andare ai Bagni Misteriosi

bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi – Teatro Parenti

#24 Baciarsi in una sera di primavera (o d’estate)

#23 Fare il dito al dito

il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

#22 Cenare sul tram 

#21 Mangiare in una trattoria tipica

#20 Farsi la sauna nel tram delle Terme

#19 Attendere la storica edizione del Fuorisalone 2021

#18 Riscoprire l’hinterland

hinterland
Itinerari attorno a Villa Castelbarco e a Vaprio d’Adda

#17 Fare colazione in un bar pasticceria

#16 Una giornata in Liguria (o sul Lago)

#15 Andare al Parco delle Cave di sera a vedere le lucciole

luoghi che dovrebbero avere la metro

#14 Attraversare la città in bicicletta

#13 Godersi Milano da un rooftop

#12 Passeggiare lungo i navigli (o tuffarsi 😉 )

#11 Ammirare Milano (e tutte le Alpi) in cima al Montevecchia in una giornata di sole

#10 Mangiare un panzerotto di Luini

#9 Fare shopping

#8 Visitare San Maurizio

San Maurizio

#7 Passeggiare dal parco Sempione in Corso Garibaldi fino al Bosco Verticale

Milano, Milano
Milano, Milano

#6 Visita al Cenacolo

caso cenacolo
Ammirando il Cenacolo: foto tratta dal profilo Instagram @museitaliani

#5 Fondare una start up

Giulia Trombin and Piercarlo Mansueto of #Sharewood www.gosharewood.com #StartupItalia! #IW16
Giulia Trombin and Piercarlo Mansueto of #Sharewood www.gosharewood.com #StartupItalia! #IW16

#4 Un aperitivo

#3 Una sera alla Scala

La Scala

#2 Salire sul Duomo e guardare la Madonnina e il monte Rosa

Concerto tra le guglie del Duomo

#1 Rivedersi e abbracciarsi

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 Apre l’ospedale all’ex Fiera di Milano: interamente finanziato dai privati

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Credits: Gian Mattia D'Alberto - LaPresse - Inaugurazione Ospedale in Fiera Milano

L’ospedale temporaneo di terapia intensiva da realizzare per fare fronte alla carenza di posti letto è stato inaugurato ieri, 30 marzo 2020, all’interno dei padiglioni dell’ex Fiera di Milano al Portello nel tempo record di 10 giorni senza aiuti dal Governo e interamente finanziato da 1.200 donazioni di privati per un totale di 21 milioni di euro raccolti da Fondazione Fiera e Regione Lombardia, tra cui spiccano Berlusconi, Caprotti figlio del fondatore di Esselunga e Ruffini Ceo di Moncler. Nel weekend arriveranno 7 pazienti nei primi 24 letti della struttura modulare che verrà ampliata se necessario fino a a 205 posti. A questo si aggiungono gli ospedali da campo installati in tutta la Lombardia, mentre il Veneto riapre quelli chiusi e continua i test con i tamponi e prossimamente anche per verificare gli anticorpi.

L’ospedale all’ex Fiera di Milano: pronto senza aiuti dallo Stato

La Lombardia incrementa del 130% i posti di terapia intensiva, il Veneto riapre ospedali chiusi e continua con i test a tappeto

Le due regioni che più di tutte stanno affrontando la crisi in termini di contagi e decessi, Lombardia e Veneto, stanno mettendo in campo ogni mezzo per implementare posti letto  affidandosi in massima parte al supporto di investitori privati. Le strategie delle due regioni sono differenti: la Lombardia in carenza di posti di terapia intensiva sta lavorando a pieno regime per aumentarne il numero, il Veneto riapre ospedali chiusi da tempo a seguito di una precedente razionalizzazione e che ora verranno utilizzati per ospitare pazienti meno gravi affetti da coronavirus, mantenendo attiva la campagna di test sulle persone. In questi casi l’autonomia sanitaria ha consentito alle due regioni di poter essere più agili nella raccolta fondi e nell’attivazione di strategie sul territorio.

# Lombardia: gli ospedali da campo, da Cremona a Bergamo arrivando al maxi-polo di Milano: con l’autonomia ci potrebbero essere almeno 1000 medici in più

Il problema principale registrato in questa emergenza, almeno in Lombardia è stata la carenza di posti letto di terapia intensiva disponibili per i malati Covid-19 che a Febbraio erano solo 724 in Lombardia e oggi superano i 1600 con un incremento del 130% grazie allo sforzo fatto dalla Regione, dai medici e dai volontari.
L’asse pubblico-privato ha funzionato da subito, partendo con la raccolta fondi proposta da Fedez e Chiara Ferragni che ha permesso di costruire in dieci giorni un padiglione con 14 posti di terapia intensiva all’ospedale San Raffale a cui ne seguiranno altri. A Cremona l’Ong americana Samaritan’s Pursue ha realizzato un ospedale da campo con 15 tende con 60 letti di cui 8 di terapia intensiva, a Bergamo nella Fiera ci saranno a breve 140 posti letto di cui 72 di terapia intensiva grazie agli Alpini, la protezione civile, artigiani volontari, tecnici di Emergency, ultrà della curva Nord dell’Atalanta.

Ieri a Milano è stato inaugurato, in tempi record negli spazi della Fiera al Portello, un vero ospedale dotato di tac, radiologia, sala operatoria e laboratori affidato in gestione al Policlinico del quale è diventato un padiglione distaccato. I posti operativi sono 24, tutti dotati delle macchine per la respirazione assistita a cui se ne aggiungeranno 53 fino ad arrivare a 205 se necessario, non i 600 dichiarati all’inizio scesi poi a 400: il motivo è il passaggio dall’idea di un ospedale da campo a uno completo dotato di spazi più ampi per i pazienti, una parte dedicata alla radiografia, aree apposite per il personale medico. L’ospedale servirà per i nuovi contagiati, per liberare gli altri presidi medici che necessitano di utilizzar sale operatorie e per pazienti che potrebbero arrivare dal resto della nazione. Fontana ha dichiarato che “Il Governo ha già detto di voler riprodurre quello che abbiamo fatto in Fiera al Centro e al Sud d’Italia, proprio perché, se si dovessero ripetere emergenze di questo genere, ci possa essere la garanzia di una diga”.

Il problema ora rimane il reclutamento di personale sanitario, che comprenderà medici di altri regioni e laureati in medicina, ma come ha sottolineato il governatore lombardo, intervistato a margine della conferenza stampa in Fiera, la mancanza di autonomia in ambito sanitario richiesta al Governo 3 anni fa ha avuto un impatto negativo: la Lombardia avrebbe potuto avere a disposizione da tempo fino a 1000 medici in più.

# In Veneto riaprono in una settimana 5 ospedali per accogliere i malati da Covid-19 meno gravi e continuano i test sulla popolazione

In una settimana grazie alla Protezione Civile sono stari riaperti in Veneto 5 ospedali che in caso di necessità potranno ospitare i casi di Covid-19 meno gravi o i ricoveri di pazienti con altre patologie: il Guicciardini di Valdobbiadene nel Trevigiano, il vecchio ospedale di Monselice nel Padovano e, nel Veronese, l’Orlandi di Bussolengo, il Chiarenzi di Zevio e l’ex civile di Isola della Scala. Sono state montate 88 tende nelle principali strutture ospedaliere e circa un centinaio sono pronte all’occorrenza.

Accanto a questo nonostante il parere contrario del Governo, Zaia prosegue con l’attività di controllo a tappeto con tamponi e test rapidi sui cittadini veneti arrivati ad oltre 106.000, strategia già vincente a Vo’ Euganeo, che sta dimostrando gli effetti positivi nel contenimento del contagio. In aggiunta già a inizio emergenza il governatore veneto aveva messo a disposizione del servizio sanitario laureati in medicina da affiancare al personale medico già operativo per sopperire alla carenza di pesonale.

# Sala chiede più tamponi e di rendere Milano una città laboratorio, ma senza autonomia non ha i poteri per farlo

Ai sindaci delle città è attribuita l’autorità sanitaria locale, ma di fatto salvo prevedere restrizioni agli orari degli esercizi commerciali e pubblici e ordinanze di vario livello non hanno poteri decisivi. Questo fatto è stato rimarcato da Sala che ha richiesto di poter fare più tamponi, rivolgendosi alla Regione Lombardia, in quanto non come amministratore comunale non può compiere questa scelta, ricevendo un no come risposta.
Il Sindaco ha anche avanzato la proposta di fare di Milano la città laboratorio di sperimentazione, in Lombardia e in Italia, per l’app di tracciamento dei contagiati, ma senza autonomia le uniche azioni che ha potuto mettere in campo finora per l’emergenza sono state istituire un fondo di mutuo soccorso, una rete di aiuti ai cittadini più bisognosi e fornire l’Hotel Michelangelo per i pazienti in quarantena.

# La richiesta di Milano, Lombardia e Veneto: più autonomia per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini

Il minimo comune denominatore di Lombardia, Veneto e Milano rimane la richiesta di maggior autonomia per gestire in maniera più efficace e mirata emergenze sanitarie di tale portata e in seguito l’ordinaria amministrazione senza aspettare le farraginose prassi governative di Roma che non può avere sotto controllo la reale situazioni dei singoli territori. Un altro fatto emblematico ha riguardato la produzione di mascherine di protezione da parte del Politecnico di Milano, richieste da Regione Lombardia in quanto quelle in arrivo dal governo sono poco funzionali e in ritardo, e che nonostante siano disponibili non possono essere utilizzabili in quanto la burocrazia statale non ha ancora rilasciato l’autorizzazione necessaria. Autonomia significa meno livelli amministrativi e meno burocrazia, solo questo basta a far capire l’esigenze di ripensare l’assetto istituzionale in breve tempo e prima di un’altra emergenza.

Leggi anche: Lo STRAPPO di Sala alla Sanità lombarda: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano»

FABIO MARCOMIN

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Il lato SOCIAL delle CASE DI RINGHIERA: storia e curiosità di un’icona milanese

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case di ringhiera

Ehi, Maria, ce l’hai mica della farina 00? E un uovo, se ti avanza…
La sciura del terzo piano, insegnante in pensione, si sbraccia dal ballatoio. Appoggiata alla ringhiera e protratta con il busto verso il cortile, verifica la dispensa della Francesca, manager in smart working, primo piano, ballatoio opposto.

Il lato SOCIAL delle CASE DI RINGHIERA: storia e curiosità di un’icona milanese

Oggi, come non mai, le case di ringhiera rappresentano la miglior forma di socialità popolare, fatta di panni stesi, di odori delle cucine regionali, di biciclette appese e, talvolta, di distaccamenti delle cantine piene.
Ma fatte anche di confronto culturale, di networking eclettici, di scambio di idee politiche, di aggiornamenti pandemici.

Nel migliore dei casi, il ballatoio è anche solarium, spazio lounge e, molto spesso, quando manca l’ascensore, palestra.
Le scale ripide rappresentano, al tempo del fermo totale, una forma salutare e gratuita di training aerobico.

Le case Vecchia Milano, simbolo dell’architettura meneghina, rispettano appieno le misure di sicurezza degli attuali e dei futuri, prossimi e possibili, decreti ministeriali in materia di coronavirus.


# Cos’è la casa di ringhiera

casa di ringhiera

Anche detta casa a ballatoio, questo tipo di costruzione di edilizia popolare è caratterizzato dalla presenza, su ciascun piano, di più appartamenti a cui si accede da una sorta di balcone comune, che corre lungo l’intera lunghezza dell’edificio.

La casa a ballatoio era stata anche definita dal cantastorie milanese Antonio Bozzetti, “la casa della solidarietà e dell’accoglienza”, perché ebbe la funzione di ospitare, al tempo del boom industriale, l’importante flusso migratorio proveniente dal Sud.


# Curiosità

# 1. Il nome “di ringhiera” si ispira al parapetto in ferro del ballatoio.

# 2. Il ballatoio e il cortile interno sono ad uso promiscuo, tanto che questi spazi hanno ospitato per molto tempo i servizi igienici condivisi da più famiglie.

# 3. Le abitazioni hanno la porta di ingresso che affaccia direttamente sul ballatoio comune, perciò appena si entra ci si trova già nel vivo della vita domestica. Niente disimpegni, poca privacy…

# 4. Le abitazioni avevano tagli simili: due stanze collegate tra loro su una superficie di circa 40 o 50 metri quadrati.

# 5. Uno studio condotto da Immobiliare.it sostiene che a Milano ci siano 70mila case di ringhiera.

# 6. Vengono definite case d’epoca quelle edificate prima del 1920. Gran parte delle case di ringhiera ci rientrano, ma il loro valore dipende dal fatto che siano state o meno oggetto di un importante e buon recupero architettonico.


# Oggi

casa ballatoio

Ogni volta che per una casa di ringhiera si fa urgente un intervento di recupero o di risanamento, gli inquilini e gli investitori mettono, sì, mani al portafogli, ma al contempo se le sfregano. Dopo aver portato decenni fa acqua, luce e bagni all’interno di ogni abitazione, le ristrutturazioni che riguardano le parti comuni spesso trasformano i palazzi in veri gioielli colorati.

Scegliere di vivere in una casa in stile Vecchia Milano significa decidere di sposare una vera e propria filosofia di vita e un modo di essere differente, fatto di socialità, condivisione e panni, puliti e sporchi, non lavati in casa…


E voi abitate in case di ringhiera? Raccontateci il vostro modo di fare social nei commenti!

Da leggere anche: 15 cose che solo chi vive in una casa di RINGHIERA può capire

BARBARA VOLPINI

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