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🔴 Apre l’ospedale all’ex Fiera di Milano: interamente finanziato dai privati

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Credits: Gian Mattia D'Alberto - LaPresse - Inaugurazione Ospedale in Fiera Milano

L’ospedale temporaneo di terapia intensiva da realizzare per fare fronte alla carenza di posti letto è stato inaugurato ieri, 30 marzo 2020, all’interno dei padiglioni dell’ex Fiera di Milano al Portello nel tempo record di 10 giorni senza aiuti dal Governo e interamente finanziato da 1.200 donazioni di privati per un totale di 21 milioni di euro raccolti da Fondazione Fiera e Regione Lombardia, tra cui spiccano Berlusconi, Caprotti figlio del fondatore di Esselunga e Ruffini Ceo di Moncler. Nel weekend arriveranno 7 pazienti nei primi 24 letti della struttura modulare che verrà ampliata se necessario fino a a 205 posti. A questo si aggiungono gli ospedali da campo installati in tutta la Lombardia, mentre il Veneto riapre quelli chiusi e continua i test con i tamponi e prossimamente anche per verificare gli anticorpi.

L’ospedale all’ex Fiera di Milano: pronto senza aiuti dallo Stato

La Lombardia incrementa del 130% i posti di terapia intensiva, il Veneto riapre ospedali chiusi e continua con i test a tappeto

Le due regioni che più di tutte stanno affrontando la crisi in termini di contagi e decessi, Lombardia e Veneto, stanno mettendo in campo ogni mezzo per implementare posti letto  affidandosi in massima parte al supporto di investitori privati. Le strategie delle due regioni sono differenti: la Lombardia in carenza di posti di terapia intensiva sta lavorando a pieno regime per aumentarne il numero, il Veneto riapre ospedali chiusi da tempo a seguito di una precedente razionalizzazione e che ora verranno utilizzati per ospitare pazienti meno gravi affetti da coronavirus, mantenendo attiva la campagna di test sulle persone. In questi casi l’autonomia sanitaria ha consentito alle due regioni di poter essere più agili nella raccolta fondi e nell’attivazione di strategie sul territorio.

# Lombardia: gli ospedali da campo, da Cremona a Bergamo arrivando al maxi-polo di Milano: con l’autonomia ci potrebbero essere almeno 1000 medici in più

Il problema principale registrato in questa emergenza, almeno in Lombardia è stata la carenza di posti letto di terapia intensiva disponibili per i malati Covid-19 che a Febbraio erano solo 724 in Lombardia e oggi superano i 1600 con un incremento del 130% grazie allo sforzo fatto dalla Regione, dai medici e dai volontari.
L’asse pubblico-privato ha funzionato da subito, partendo con la raccolta fondi proposta da Fedez e Chiara Ferragni che ha permesso di costruire in dieci giorni un padiglione con 14 posti di terapia intensiva all’ospedale San Raffale a cui ne seguiranno altri. A Cremona l’Ong americana Samaritan’s Pursue ha realizzato un ospedale da campo con 15 tende con 60 letti di cui 8 di terapia intensiva, a Bergamo nella Fiera ci saranno a breve 140 posti letto di cui 72 di terapia intensiva grazie agli Alpini, la protezione civile, artigiani volontari, tecnici di Emergency, ultrà della curva Nord dell’Atalanta.

Ieri a Milano è stato inaugurato, in tempi record negli spazi della Fiera al Portello, un vero ospedale dotato di tac, radiologia, sala operatoria e laboratori affidato in gestione al Policlinico del quale è diventato un padiglione distaccato. I posti operativi sono 24, tutti dotati delle macchine per la respirazione assistita a cui se ne aggiungeranno 53 fino ad arrivare a 205 se necessario, non i 600 dichiarati all’inizio scesi poi a 400: il motivo è il passaggio dall’idea di un ospedale da campo a uno completo dotato di spazi più ampi per i pazienti, una parte dedicata alla radiografia, aree apposite per il personale medico. L’ospedale servirà per i nuovi contagiati, per liberare gli altri presidi medici che necessitano di utilizzar sale operatorie e per pazienti che potrebbero arrivare dal resto della nazione. Fontana ha dichiarato che “Il Governo ha già detto di voler riprodurre quello che abbiamo fatto in Fiera al Centro e al Sud d’Italia, proprio perché, se si dovessero ripetere emergenze di questo genere, ci possa essere la garanzia di una diga”.

Il problema ora rimane il reclutamento di personale sanitario, che comprenderà medici di altri regioni e laureati in medicina, ma come ha sottolineato il governatore lombardo, intervistato a margine della conferenza stampa in Fiera, la mancanza di autonomia in ambito sanitario richiesta al Governo 3 anni fa ha avuto un impatto negativo: la Lombardia avrebbe potuto avere a disposizione da tempo fino a 1000 medici in più.

# In Veneto riaprono in una settimana 5 ospedali per accogliere i malati da Covid-19 meno gravi e continuano i test sulla popolazione

In una settimana grazie alla Protezione Civile sono stari riaperti in Veneto 5 ospedali che in caso di necessità potranno ospitare i casi di Covid-19 meno gravi o i ricoveri di pazienti con altre patologie: il Guicciardini di Valdobbiadene nel Trevigiano, il vecchio ospedale di Monselice nel Padovano e, nel Veronese, l’Orlandi di Bussolengo, il Chiarenzi di Zevio e l’ex civile di Isola della Scala. Sono state montate 88 tende nelle principali strutture ospedaliere e circa un centinaio sono pronte all’occorrenza.

Accanto a questo nonostante il parere contrario del Governo, Zaia prosegue con l’attività di controllo a tappeto con tamponi e test rapidi sui cittadini veneti arrivati ad oltre 106.000, strategia già vincente a Vo’ Euganeo, che sta dimostrando gli effetti positivi nel contenimento del contagio. In aggiunta già a inizio emergenza il governatore veneto aveva messo a disposizione del servizio sanitario laureati in medicina da affiancare al personale medico già operativo per sopperire alla carenza di pesonale.

# Sala chiede più tamponi e di rendere Milano una città laboratorio, ma senza autonomia non ha i poteri per farlo

Ai sindaci delle città è attribuita l’autorità sanitaria locale, ma di fatto salvo prevedere restrizioni agli orari degli esercizi commerciali e pubblici e ordinanze di vario livello non hanno poteri decisivi. Questo fatto è stato rimarcato da Sala che ha richiesto di poter fare più tamponi, rivolgendosi alla Regione Lombardia, in quanto non come amministratore comunale non può compiere questa scelta, ricevendo un no come risposta.
Il Sindaco ha anche avanzato la proposta di fare di Milano la città laboratorio di sperimentazione, in Lombardia e in Italia, per l’app di tracciamento dei contagiati, ma senza autonomia le uniche azioni che ha potuto mettere in campo finora per l’emergenza sono state istituire un fondo di mutuo soccorso, una rete di aiuti ai cittadini più bisognosi e fornire l’Hotel Michelangelo per i pazienti in quarantena.

# La richiesta di Milano, Lombardia e Veneto: più autonomia per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini

Il minimo comune denominatore di Lombardia, Veneto e Milano rimane la richiesta di maggior autonomia per gestire in maniera più efficace e mirata emergenze sanitarie di tale portata e in seguito l’ordinaria amministrazione senza aspettare le farraginose prassi governative di Roma che non può avere sotto controllo la reale situazioni dei singoli territori. Un altro fatto emblematico ha riguardato la produzione di mascherine di protezione da parte del Politecnico di Milano, richieste da Regione Lombardia in quanto quelle in arrivo dal governo sono poco funzionali e in ritardo, e che nonostante siano disponibili non possono essere utilizzabili in quanto la burocrazia statale non ha ancora rilasciato l’autorizzazione necessaria. Autonomia significa meno livelli amministrativi e meno burocrazia, solo questo basta a far capire l’esigenze di ripensare l’assetto istituzionale in breve tempo e prima di un’altra emergenza.

Leggi anche: Lo STRAPPO di Sala alla Sanità lombarda: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano»

FABIO MARCOMIN

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Il lato SOCIAL delle CASE DI RINGHIERA: storia e curiosità di un’icona milanese

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case di ringhiera

Ehi, Maria, ce l’hai mica della farina 00? E un uovo, se ti avanza…
La sciura del terzo piano, insegnante in pensione, si sbraccia dal ballatoio. Appoggiata alla ringhiera e protratta con il busto verso il cortile, verifica la dispensa della Francesca, manager in smart working, primo piano, ballatoio opposto.

Il lato SOCIAL delle CASE DI RINGHIERA: storia e curiosità di un’icona milanese

Oggi, come non mai, le case di ringhiera rappresentano la miglior forma di socialità popolare, fatta di panni stesi, di odori delle cucine regionali, di biciclette appese e, talvolta, di distaccamenti delle cantine piene.
Ma fatte anche di confronto culturale, di networking eclettici, di scambio di idee politiche, di aggiornamenti pandemici.

Nel migliore dei casi, il ballatoio è anche solarium, spazio lounge e, molto spesso, quando manca l’ascensore, palestra.
Le scale ripide rappresentano, al tempo del fermo totale, una forma salutare e gratuita di training aerobico.

Le case Vecchia Milano, simbolo dell’architettura meneghina, rispettano appieno le misure di sicurezza degli attuali e dei futuri, prossimi e possibili, decreti ministeriali in materia di coronavirus.


# Cos’è la casa di ringhiera

casa di ringhiera

Anche detta casa a ballatoio, questo tipo di costruzione di edilizia popolare è caratterizzato dalla presenza, su ciascun piano, di più appartamenti a cui si accede da una sorta di balcone comune, che corre lungo l’intera lunghezza dell’edificio.

La casa a ballatoio era stata anche definita dal cantastorie milanese Antonio Bozzetti, “la casa della solidarietà e dell’accoglienza”, perché ebbe la funzione di ospitare, al tempo del boom industriale, l’importante flusso migratorio proveniente dal Sud.


# Curiosità

# 1. Il nome “di ringhiera” si ispira al parapetto in ferro del ballatoio.

# 2. Il ballatoio e il cortile interno sono ad uso promiscuo, tanto che questi spazi hanno ospitato per molto tempo i servizi igienici condivisi da più famiglie.

# 3. Le abitazioni hanno la porta di ingresso che affaccia direttamente sul ballatoio comune, perciò appena si entra ci si trova già nel vivo della vita domestica. Niente disimpegni, poca privacy…

# 4. Le abitazioni avevano tagli simili: due stanze collegate tra loro su una superficie di circa 40 o 50 metri quadrati.

# 5. Uno studio condotto da Immobiliare.it sostiene che a Milano ci siano 70mila case di ringhiera.

# 6. Vengono definite case d’epoca quelle edificate prima del 1920. Gran parte delle case di ringhiera ci rientrano, ma il loro valore dipende dal fatto che siano state o meno oggetto di un importante e buon recupero architettonico.


# Oggi

casa ballatoio

Ogni volta che per una casa di ringhiera si fa urgente un intervento di recupero o di risanamento, gli inquilini e gli investitori mettono, sì, mani al portafogli, ma al contempo se le sfregano. Dopo aver portato decenni fa acqua, luce e bagni all’interno di ogni abitazione, le ristrutturazioni che riguardano le parti comuni spesso trasformano i palazzi in veri gioielli colorati.

Scegliere di vivere in una casa in stile Vecchia Milano significa decidere di sposare una vera e propria filosofia di vita e un modo di essere differente, fatto di socialità, condivisione e panni, puliti e sporchi, non lavati in casa…


E voi abitate in case di ringhiera? Raccontateci il vostro modo di fare social nei commenti!

Da leggere anche: 15 cose che solo chi vive in una casa di RINGHIERA può capire

BARBARA VOLPINI

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🔴 Dati 31 marzo. Schiarite in Lombardia: tutti i dati in MIGLIORAMENTO, anche a Milano

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Foto: andrea Cherchi (c)

31 marzo 2020. Schiarite in Lombardia. Per la prima volta dal’inizio dell’emergenza tutti i dati segnano un netto miglioramento. In Lombardia i nuovi contagi scendono a 1047 dai 1154 di ieri e 1592 di due giorni fa. Finalmente calano anche i decessi: 381 (ieri erano 458). Come variazione percentuale di tutte le voci siamo ai livelli minimi dall’inizio dell’emergenza.

Situazione delle province. Contagi in calo un po’ ovunque. Anche a Milano: nell’area metropolitana si scende a 235 (ieri erano +348, due giorni fa +546), mentre in città si scende sotto quota 100 per la prima volta dal 15 marzo: sono 96 (ieri erano 154, due giorni fa erano 247).

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore le persone ricoverate sono state 68 (ieri erano 202,  la terapia intensiva scende di sei posti, per la prima volta. Le persone dimesse sono +448.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)***
Totale: 43.208

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)***
Totale: 7.199

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)***
Totale: 8.911

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)***

Totale: 3.656

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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ITALIA: le 2 MOSSE necessarie per uscire dalla crisi sanitaria ed economica

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Foto: Andrea Cherchi (c)

A più di un mese dall’ingresso nell’emergenza coronavirus si può iniziare a contare su dati e studi sperimentali che sembrano affidabili per identificare una via di uscita dalla crisi sanitaria e dalla probabile crisi economica.

ITALIA: le 2 MOSSE per uscire dalla crisi sanitaria ed economica

#1 La via coreana per uscire dalla crisi sanitaria: tamponi a tappeto e tracciamento dei contagiati

Nei giorni in cui sembra che la curva dei contagi abbia preso finalmente la curva discendente ci si interroga sulla modalità di ripresa della normalità. Le esperienze internazionali sembrano convergere sul modello sudcoreano, che rappresenta l’unico reale caso di successo in grado di arrestare la diffusione dei contagi e dei decessi consentendo al contempo di rientrare a una certa normalità nella vita dei cittadini e nell’attività delle imprese.

Un metodo che è stato applicato con successo anche da Taiwan e Singapore. In Europa lo stanno seguendo anche paesi come l’Islanda, la Germania e, nel nostro Paese, il Veneto, almeno in alcune zone e relativamente all’uso massiccio dei tamponi.

Proprio l’alto numero di tamponi è il perno su cui si fonda il modello sudcoreano. La logica è semplice: la priorità è isolare tutti i contagiati. Se si riesce ad identificare chi è contagiato, anche asintomatico, da chi non lo è, si possono isolare in quarantena le persone a rischio e lasciare libere le altre di riprendere le loro attività. Ogni persona che risulta contagiata consente un tracciamento a ritroso, tramite verifica degli spostamenti via cellulare, per identificare luoghi e contatti a rischio del contagiato.

Il grande pericolo di un’uscita indiscriminata al termine di un lockdown totale, come quello messo in atto in Italia, è di avere una nuova ondata di contagi causata dal fatto di non avere il controllo sulle persone che tornano alla vita normale, senza cioè poter riconoscere chi è contagioso da chi non lo è. Come insegna la Corea o, in Italia, il caso di Vo’ in Veneto, il modo più sicuro e senza controindicazioni di ritornare alla normalità è di eseguire tamponi a tappeto tracciando e isolando tutti quelli che risultano positivi al virus, in modo da evitare che possano innescare nuovi focolai. Questo è ciò che stanno facendo altri Paesi e che si attende faccia anche il nostro governo che ha lanciato un bando per app di tracciamento dei contagiati.

Leggi anche:
Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus
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#2 La via di uscita dall’emergenza economica: denaro a cittadini e a imprese per compensare il crollo della domanda

Paolo Surico e Andrea Galeotti, docenti della London School of Economics, hanno elaborato un modello per affrontare l’emergenza economica. Secondo i due ricercatori si può attendere un calo del PIL nell’ordine del 20% in tutte le principali economie. Questo per un crollo della domanda determinata dai lockdown e dal prevedibile rallentato e scadenzato ritorno nella normalità. Si tratta di uno choc simile alla guerra ma con una radicale differenza.

Finita una guerra si deve procedere alla ricostruzione delle infrastrutture distrutte. Un processo relativamente semplice. Ma nel caso dell’emergenza coronavirus ciò che rischia di venire distrutto è una rete di negozi, aziende, attività micro o medie che se falliscono non potranno più riaprire. Chiudere è facile ma riaprire può essere difficile, se non impossibile. E la loro chiusura porta a cascata problemi per i lavoratori, i fornitori, i finanziatori e l’intero ecosistema sociale dove l’attività operava.

Nel caso della guerra bastava che gli stati avessero le risorse per agire con investimenti e spesa pubblica finalizzata alla ricostruzione di ciò che era stata distrutto. Ma in questo caso bisogna agire subito per evitare che le attività falliscano. Perchè se ciò accade nessuna spesa pubblica può essere in grado di farle riaprire. Quindi Surico e Galeotti sostengono che l’unica via è che le banche centrali “stampino moneta” che deve essere usata dai governi per sostituire la domanda crollata, pagando direttamente con denaro le tre categorie più colpite dalla crisi:

  1. Chi deve pagare un mutuo della casa
  2. Chi deve pagare un affitto
  3.  Le piccole e medie imprese che hanno perso liquidità

Se per la crisi ci sarà una caduta del PIL del 20%, lo Stato deve compensare questo 20% di calo della domanda versando soldi direttamente a cittadini e imprese colpiti dal calo della domanda. Nel caso dell’Italia servirebbe stanziare pertanto una cifra attorno ai 350 miliardi di euro se si vuole scongiurare un crollo dell’economia che rischia di essere irreversibile.
Una cifra fuori portata forse per l’Italia ma sostenibile per la Banca Centrale Europea se aumenta la liquidità sul mercato stampando moneta per acquistare il debito degli stati.

ANDREA ZOPPOLATO

Per approfondire:

 

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SALVINI: Milano sia ZES (città stato) per poter ripartire. Ora manca solo SALA

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Credits: milano.corriere.it - Sala e Salvini per l'autonomia per Milano

17 marzo: una ZES per le aree più colpite

17 marzo. Milanocittastato.it lancia la proposta per una Zes per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus una volta terminata l’emergenza sanitaria. In particolare, si propone “Milano come Dubai per tornare a correre”: “La chiusura del 90% delle attività commerciali porterà con sè il bisogno di imprimere una scossa all’impianto economico del Paese come mai successo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ormai 70 anni fa.”. La nostra idea di maggiore autonomia locale vuole essere una risposta concreta per risolvere la crisi dei territori che trainano il Paese e dar loro adeguati benefici e poteri per rinascere con una forza maggiore e in tempi più rapidi da questa crisi.

Leggi anche: La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus

24 marzo: per fare ripartire Milano la priorità è la ZES

24 marzo. Rilanciamo: per “affrontare l’emergenza economica: l’autonomia è meglio dei finanziamenti”. “L’epidemia del coronavirus e le iniziative poste in atto per sconfiggerlo, rischiano di trasformarsi nella più grave crisi economica dai tempi della guerra. Questo per due ragioni sostanziali: 1. Per gli effetti del lockdown e della paura del contagio che hanno fermato numerose attività per un lungo tempo privandole dei loro ricavi 2. Per l’effetto rete delle nazioni che sono state colpite contemporaneamente.
Queste due ragioni determineranno con ogni probabilità il crollo del PIL e l’aumento del debito dello stato.”

Per consentire a Milano di uscirne al meglio e tornare a essere la locomotive del Paese, la priorità secondo noi deve essere una, diventare una città stato. Questo consentirebbe di “diventare una ZES, uno spazio economico più libero e con dei vantaggi per le attività produttive, almeno per il periodo necessario ad uscire dall’emergenza. Questo per Milano sarebbe prioritario perché l’economia della città è strettamente connessa a quella delle altre grandi città internazionali, quindi sarebbe fondamentale per Milano rientrare al più presto in questa economia sovranazionale delle città globali, ma senza freni o penalizzazioni che rischierebbero di essere fatali a lei e, di conseguenza, a tutta l’economia italiana.
La nostra conclusione è che “se fosse città stato, quindi, Milano avrebbe più strumenti, poteri e risorse per rilanciarsi con più forza e più velocità fuori dalla crisi economica, trascinando con sé il resto del Paese, senza dipendere per il suo futuro interamente dalle scelte di altri.”

Leggi anche: Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

30 marzo. Salvini: “Milano sia Zona Economica Speciale”

30 marzo. In un’intervista ad affariitaliani.it il leader della Lega annuncia per Milano il principio economico della città stato, rilanciando la nostra proposta: “La Lombardia e Milano stanno dimostrando una reazione eccezionale, come nel caso del nuovo Ospedale in Fiera montato a tempi da record. Anche per questo Milano deve diventare ‘zona economica speciale’, per evitare la perdita di 5 miliardi di pil come denunciato anche oggi da Confcommercio”. Aggiunge Salvini che “se si aiuta la locomotiva d’Italia, si aiuta tutto il Paese”.

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Sala e l’ultimo tabù

Salvini ha messo la freccia di sorpasso sul sindaco. Negli ultimi giorni Beppe Sala è sembrato aumentare la pressione per uno strappo di Milano. Il 28 marzo in un’intervista al Corriere della Sera aveva dichiarato, a proposito di alcune gravi lacune nella sanità lombarda, che: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano». (Leggi Lo strappo di Sala). Il 29 marzo a La Repubblica, il Sindaco ha continuato a prefigurare un nuovo assetto per Milano nei rapporti con la Regione, dichiarando che “Il sistema con 20 regioni ha fallito: finita la crisi serve una riforma” (qui l’articolo). Concetto ribadito il giorno successivo.

Il 30 marzo, il Sindaco di Milano in un’intervista a La Stampa propone una nuova costituente repubblicana per rilanciare l’Italia, partendo da Milano “motore indispensabile per la ripresa”, ripensando alla struttura amministrativa di Stato, Regioni, Province e di tutte le amministrazioni locali con riforma dei poteri e riduzione di livelli e sovrapposizioni burocratiche, mettendo mano anche alla giustizia. Lo scopo è tenere maggiori poteri decisionali sui territori in una logica totalmente diversa da quella del secolo scorso, ora sono i grandi agglomerati urbani che dettano le linee guida nel mondo.

A questo punto si aspetta solo la presa di posizione definitiva del sindaco che deve superare l’ultimo tabù. Riconoscere che a Milano serve una cosa sola: diventare una città stato sul modello delle principali città del mondo.

Non è uno scherzo: è in gioco il destino di Milano e dell’Italia. 

FABIO MARCOMIN

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La Realpolitik TEDESCA contro il virus: libertà con prudenza per i cittadini, 550 miliardi per le imprese

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Berlino - 31 marzo (INSTG- razzwalker4)

Insieme alla Svezia la Germania è la nazione europea che si è mossa con più calma contro il coronavirus. L’introduzione delle misure restrittive è stata graduale e si è cercato di mantenere il più possibile le libertà dei cittadini, varando allo stesso tempo un massiccio piano di sostegno economico. Al momento la Germania risulta il quinto Paese più colpito al mondo per i contagi (67.051) ma con soli 650 decessi per un indice di mortalità di 8 morti per milione di abitanti (in Italia è di 192 morti per milione di abitanti). Dati aggiornati alla mattina del 31 marzo. 

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11 marzo – Angela Merkel rompe il silenzio sull’emergenza coronavirus: l’appello al senso di responsabilità

È l’11 marzo quando l’Organizzazione Mondale della Sanità definisce l’emergenza di coronavirus nel mondo “una pandemia”. La cancelliera tedesca Angela Merkel si rivolge alla nazione dichiarando che “Il 60-70% dei tedeschi sarà contagiato” e “questa è la sfida più grande dalla seconda guerra mondiale”.  La cancelliera richiama i suoi cittadini alla responsabilità civile e ricorda che la “situazione è seria e fluida, il che vuol dire che non dipende solo, ma anche, da quanto ciascuno seguirà con disciplina le regole. Tutto ciò che può mettere a rischio la gente, tutto ciò che può essere dannoso per i singoli, ma anche per la comunità, deve essere ridotto.”

17 marzo – Chiusura delle attività ricreative (piscine, bar, cinema) e scuole. Le aziende possono scegliere se chiudere

A un simile, drammatico annuncio non segue inizialmente nessuna misura restrittiva e solo il 17 Marzo la Merkel decide di chiudere diversi tipi di attività, tra cui piscine, bar e cinema, ridurre gli orari di apertura dei ristoranti e introdurre alcune regole per limitare il numero di persone e garantire la distanza. Anche le scuole vengono chiuse per decisione congiunta di tutti e 16 i Laender. Dal lato delle attività produttive, le aziende hanno libertà di decidere se chiudere o andare avanti: tra chi chiude ci sono alcune fabbriche, come gli stabilimenti della Volskwagen e tutti i punti vendita Ikea. La cancelliera invita inoltre le persone a evitare i viaggi non necessari.

22 marzo. Superare le divisioni dei Land: il piano unitario nazionale per fronteggiare l’emergenza. Chiudono anche parrucchieri, centri estetici, ristoranti (ma consentito il delivery) e negozi non necessari

Tuttavia, la Germania ha una composizione federale e ogni land implementa queste direttive a suo modo. Per limitare le differenze e far in modo che il paese si muova in un’unica direzione, il 22 marzo la Merkel convoca i governatori di tutti i Land con lo scopo di varare un piano nazionale unitario e incisivo. Durante l’incontro, viene deciso di continuare con la linea precedentemente adottata e non implementare ulteriori chiusure, tranne che per parrucchieri, centri estetici e ristoranti, che potranno solo fornire consegne a casa e fare servizi di asporto.

Continua ad essere possibile recarsi al lavoro, andare a fare la spesa, andare dal medico, partecipare a esami o altre attività “necessarie”. Sono infatti aperti tutti i negozi per le necessità quotidiane, ovvero alimentari, mercati settimanali, farmacie, strutture con forniture mediche e per l’acquisto di apparecchi acustici e visivi, stazioni di servizio, banche e casse di risparmio, uffici postali, tintorie, lavanderie, giornalai e librerie. Viene tuttavia consigliato di raggruppare le esigenze di acquisto per uscire il meno possibile e limitare l’acquisto ai beni essenziali.

Libertà individuale con una parola d’ordine: isolarsi

Per quanto riguarda le uscite e lo sport all’aperto, si confida nel buonsenso dei cittadini, si può uscire a fare quattro passi senza limiti di tempo e sono vietati gli assembramenti con più di due persone, ad eccezione delle famiglie e delle persone che vivono nello stesso domicili. Isolarsi è la parola d’ordine: si possono incontrare amici e vicini di casa, ma non più di due persone alla volta e va mantenuta la distanza minima di contatto di 1.5 metri. Le visite agli anziani sono scoraggiate ma non proibite e si sconsiglia anche di affidare i bambini alla cura dei nonni. Alle persone con più di 60 anni o con patologie concomitanti, viene inoltre consigliato di non uscire e di limitare i contatti personali.

In poche parole, le persone sono invitate a non uscire e a ridurre il più possibile i contatti sociali ma l’unico obbligo soggetto a sanzione è la violazione delle regole di contatto, ovvero il mantenimento della distanza di 1.5 metri.

Il 28 marzo, Helge Braun, capo di gabinetto della cancelleria tedesca, annuncia che queste misure, inizialmente previste solo fino al 04 aprile, saranno prolungate fino al 20 Aprile e che per le persone anziane ed immunodepresse potranno durare anche più a lungo.

Il whatever it takes di Berlino: prestiti illimitati per almeno 550 miliardi

Per far fronte alle conseguenze economiche del coronavirus, il governo tedesco decide di metter in campo fin da subito misure economiche senza precedenti: almeno 550 miliardi sotto forma di credito alle imprese, fondi sociali e agevolazioni fiscali, ma non c’è un limite superiore al credito che la banca statale tedesca potrà erogare per il sostegno delle imprese.  “Prevediamo un programma di prestiti senza tetto verso l’alto. Sarà uno scudo per imprese e lavoratori. Sul tavolo tutti i mezzi a nostra disposizione. Questo è il nostro bazooka”, dichiara il ministro delle finanze tedesco Scholz il 13 Marzo 2020.

La strategia sanitaria: misurazione con tamponi e controllo

Uno degli aspetti chiave della strategia tedesca è stata la stretta collaborazione con il Robert Koch Institut (RKI), l’Agenzia Federale responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive. L’ Istituto ha infatti lavorato assieme alle istituzioni sia per individuare ed implementare le misure necessarie a rallentare il contagio sia per elaborare una strategia di comunicazione dell’emergenza ai cittadini che finora è stata univoca, chiara e dettagliata. I cittadini percepiscono quindi l’emergenza e sono responsabilizzati ad isolarsi e diminuire le interazioni sociali, ma allo stesso tempo sono rassicurati dal fatto che la situazione è sotto controllo e il governo e le istituzioni stanno facendo del loro meglio per contenere l’epidemia, in particolare eseguendo un grande numero di tamponi e controllando i contagi sul modello sudcoreano

Andrea D’Addio, direttore della testata online Berlino Magazine, ha commentato “Il dilagare dell’epidemia si fa sentire anche qui, almeno se si seguono interviste di vari medici e infermieri che si lamentano del poco materiale protettivo di cui sono forniti o di come, andando di questo passo, a breve anche gli ospedali saranno pieni, ma in generale c’è la sensazione che tutto sia più o meno sotto controllo.

Non ci sono, ancora, e speriamo rimanga così, immagini forti attorno a cui stringersi in lutto, anzi la libertà di passeggiare per strada, anche se non fermandosi su una panchina, viene sfruttata un po’ da tutti. E così quando c’è il sole è facile trovare tanta gente in giro e se anche passa la polizia, ciò che viene detto dall’altoparlante è di non unirsi in più di due o non fare picnic. Il controllo è blando, ma tanto basta per responsabilizzare il popolo.

Si vive in una sorta di limbo, si ha coscienza di un pericolo presente e sempre più forte, ma psicologicamente si cerca di rimanere saldi. Anche dal punto di vista economico, anche se ancora molto è in divenire, sono stati promessi aiuti ad aziende e freelancer che per almeno un paio di mesi dovrebbero riuscire a limitare i danni.”

Parco di Berlino, 28 marzo (Fonte: Berlino Magazine)

FONTI
https://www.zusammengegencorona.de/

https://www.milanofinanza.it/news/la-germania-sfodera-un-bazooka-da-550-miliardi-202003131532107617

LAURA COSTANTIN

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Il PROFUGO

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Fonte: INSTG (@lapaolina)

Ad un certo punto della quarantena bisogna scegliere se affrontare il rischio del contagio

e portare giù la spazzatura, o aspettare che gli incursori dell’ufficio d’igiene della ASL vengano a prelevarti in elicottero, disinfettino la casa col fuoco e ti sgancino sotto sedazione in un punto imprecisato del Mediterraneo.

Opto per il primo rischio e mi bardo alla bell’e meglio per affrontare, per la prima volta da giorni, il mondo là fuori. Tuta da imbianchino, occhiali da saldatore vinti alla schifombola di capodanno, mascherina recuperata dal bagaglio finalmente sfatto di un viaggio in Thailandia di sei mesi fa e guanti gialli della Vileda per i lavori domestici. Sui siti di e-commerce, d’altronde, la prima consegna disponibile di mascherine e guanti chirurgici è verso metà luglio.

L’ascensore è rotto.

Mi toccano cinque piani di scale per scendere in cortile, carico di monnezza, bottiglie, scatoloni di Amazon e tutto ciò che si può accumulare prima che il pattume inizi a vivere di vita propria, sentirsi di famiglia e un giorno pretendere la reversibilità. Ovvio che un solo viaggio non basterà e che, al termine di questo cimento, il nervo sciatico avrà da dire la sua. Ma come si dice, “soffia il vento, urla la bufera / scarpe rotte eppur bisogna andar / a ritrovare la nostra pattumiera”.

Apro la porta, raccolgo le mie masserizie e, con la desolata risolutezza di un esercito in rotta, m’avvio sulla tromba delle scale tra un cristone e l’altro. E’ ora di cena e, da dietro le porte, si sente l’acciottolio dei piatti, l’immancabile telegiornale che snocciola i suoi desolanti bollettini di guerra, i bimbi allo stremo che non vogliono mangiare quello e quell’altro. E’ quasi fatta, manca solo un piano, dico a me stesso mentre vorrei avere altre tre braccia e non meno di otto dita per mano.

Arrivato al secondo piano

m’avvedo che la porta di quell’impunito repubblichino del Baiocchi è socchiusa. “Chiuda Baiocchi, che se no le entrano i partigiani!”, gli grido e filo di sotto. Mi accomiato dal mio pattume e m’accorgo, forse per la prima volta, di quanto sia bello quel cesso di cortile interno, con la sua bordura di pitosforo, gli oleandri e le forsizie in piena fioritura, e quella magnolia che il pelato del secondo piano ha fatto potare a sua immagine e somiglianza.

Mi fumo una sigaretta accorgendomi di non essermi ancora abituato a questo surreale silenzio milanese, finché non mi sento osservato. Scruto meglio nella penombra e vedo un gatto nero che mi guarda brutto. Guardo meglio. Non è un gatto nero qualunque, è lo zio Benny, il gatto -ovviamente nero- del Baiocchi, se possibile anche più scontroso del suo padrone. Ce l’avrà ancora con me per quella volta che, su richiesta del Baiocchi che non se la sentiva -codardo-  mi chiese di portarlo a castrare. A parte la politica e un carattere di merda, il Baiocchi è una mammola.

M’avvicino a distanza di sicurezza per fargli le solite boccacce

ma stavolta il Benny non fa lo stronzo come al solito. Continua a fissarmi con un’aria strana finché -miracolo- anziché tentare di cavarmi gli occhi pianta un miagolio strozzato e mi si struscia addosso. Lo guardo meglio e mi sembra un po’ giù di tono. Strano, mi dico, il Baiocchi tiene a questo gatto più che ai suoi figli, e conoscendoli non me ne meraviglio affatto. Bah.

Schiaccio il mozzicone per terra, tiro su il Benny e risalgo le scale, deciso a riportarlo dal Baiocchi. La sua porta è ancora socchiusa. Strano. Non m’avrà sentito, prima. Suono il campanello e butto là un “wey Baiocchi, abbiamo un disertore!” ma nessuno risponde. La casa è buia. Magari starà dormendo. Strano però a quest’ora. Apro la porta con  mille cautele e lascio a terra il gatto, che si precipita miagolando in cucina. M’inoltro nell’appartamento, volutamente ignorando i vari cimeli della RSI sparsi un po’ dappertutto. Non vedo e non sento nessuno. Accendo le luci. La casa sembra essere stata svaligiata. Le ante della cucina e dei mobili in soggiorno sono aperte. Cassetti e stipi sono stati svuotati. Sul tavolo del soggiorno campeggiano due sacchi neri pieni di stoviglie e ninnoli. Nella camera da letto un gran casino, il letto è ancora sfatto, come se il Baiocchi fosse scappato all’improvviso. Ci sono degli indumenti per terra. Le ante degli armadi sono spalancate.

Sul comodino campeggiano degli occhiali rotti, un’agendina e un bicchiere rovesciato. Di acqua non c’è traccia, dev’essersi asciugata, segno che è passato un po’ di tempo da quando… passo in cucina attratto dai disperati miagolii del Benny, che fissa attonito la sua ciotola vuota e rotta, chiaramente, da una pedata.

Prendo su agendina e gatto, chiudo la porta e mi precipito sulle scale.

Benny non pare particolarmente entusiasta della situazione, ma basta aprirgli una scatoletta di tonno per rinviare lo scontro. Che peraltro non sarà tanto con me, quanto con Donna Adelaide che ha percepito la presenza di un estraneo e si prepara a dare battaglia. Passa infatti meno di un minuto che i due gatti sono gonfi come pesci palla e soffiano come mantici. Cazzo, non ci ho pensato. “Donna Adelaide, si calmi perché è un’emergenza” (a Donna Adelaide, in casa, diamo del lei).

Chiamo la Polizia. C’è un ladro nell’appartamento di un vicino. L’ha sentito? No. L’ha visto? No. Ha rubato qualcosa? Non lo so. Come se ne è accorto? C’era la porta aperta, gli armadi svuotati, i sacchi. Niente mascherine da Banda Bassotti, piedi di porco o roba del genere? Con la netta sensazione che mi stesse pigliando per il culo rispondo no, grazie lo stesso, e chiudo la comunicazione. Da lì nessun aiuto.

Magari ne sanno qualcosa quelli dell’appartamento di fronte. Mi sorprendo a notare che i due gatti, incazzati, si guardano in cagnesco. Mah. Chiudo la porta -che dio ce la mandi buona- e scendo dagli Hernandez che abitano di fronte al Baiocchi. Aj señor, lo han traido al ospital hace una semana. Positivo!, sussurra guardingo. Con la ambulancia, señor. Ero chiuso in casa, non ne sapevo nulla. E la porta aperta? Aj no se, esta mañana la puerta estaba cerrada. ¿Llamaste a la Polizia? Un labirinto.

Rientro in casa deciso a fare chiarezza.

Donna Adelaide e lo zio Benny sono esattamente dove li ho lasciati, se possibile più gonfi e minacciosi di prima. Sfoglio l’agenda per avvisare i figli dell’accaduto. Li troverei ad occhi chiusi tra mille nomi. Italo e Littoria, figurati che fantasia. Littoria, che se non altro ha avuto l’accortezza di cambiar nome in Vittoria, vive negli States da una vita, inutile preoccuparla. Con un vago senso di disgusto chiamo l’Italo. Mi stava sulle palle da quand’eravamo ragazzini. Un bulletto da quattro soldi, meschino, subdolo e beffardo. In quarant’anni è mancata l’occasione di cambiare idea. Il Baiocchi a modo suo lo adorava, e quando la Jole, sua madre, se ne andò tanti anni fa, quello manco venne al funerale. Me lo ricordo quel vecchio legionario del Baiocchi, gli occhi lucidi, a inventarsi scuse per giustificarne l’assenza.

Italo ciao, non so se ti ricordi, abito nello stabile di tuo padre.

Che vuoi, mi risponde.

Antichi pruriti ricominciano a scorrermi nelle mani. Evidentemente quella volta che all’oratorio gli avevo tirato una sedia in testa -una ventina di punti, magari ne avessi io ora altrettanti sulla patente- non gli è bastata.

Dovresti fare un salto, credo stiano svaligiando la casa di tuo padre, sono entrato e non c’è nessuno, tutto insaccato, il Benny è qua da me.

Mio padre è morto al Sacco ieri, sto sgombrando la casa per venderla.

Non lo sapevo, mi spiace.

Me ne frego. Era ora. Quel gatto tignoso glielo dovevo strangolare, avrò chiuso male la porta e sarà riuscito a scappare. Fanne quel che vuoi e impara a farti i cazzi tuoi.

Click.

Inspiro. Espiro. Ripeto l’esercizio 30 volte.

Ma non riesco ad impedirmi di ripensare a quella telefonata. Sarà la noia dell’isolamento, sarà l’inazione forzata, sarà che sono un po’ vendicativo, sarà che la penso come Hannibal Lecter, ma considero la scortesia una deformità inconcepibile.

Vola dunque alato il pensiero a quella mazza da baseball che tengo sempre vicino alla porta ed a quel vecchio lassativo scaduto per cavalli che dovrei ancora avere giù in garage. La quarantena non può durare in eterno, Italuccio bello, e ci terrei proprio ad onorare con te la memoria di tuo padre in un modo che quest’ultimo avrebbe sicuramente apprezzato. Ma in fondo, affaracci suoi. Andasse all’inferno.

La priorità, ora, è quella di portare avanti l’isolamento chiuso in una gabbia con due gatti dalla pessima reputazione che, per ragioni politiche e territoriali, si detestano. S’addensano nubi di tempesta. Ciò che conta è che ora lo zio Benny sia qui al sicuro. Per quanto un essere vivente possa essere al sicuro con Donna Adelaide nei dintorni, intendo.

Capirai col tempo, Benny: parlo per esperienza.

ANDREA BULLO

Altre storie dalla quarantena di Andrea Bullo:
Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA
Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE
Il Porconauta

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La PLAYLIST della quarantena: 10 CANZONI di artisti milanesi da apprezzare in questi giorni (VIDEO)

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La mia playlist con canzoni di artisti milanesi che mi sembrano particolarmente adatte per il periodo.

La PLAYLIST della quarantena: 10 CANZONI di artisti milanesi

#1 Marracash – NEON – Le Ali ft. Elisa

Fabio Bartolo Rizzo, in arte Marracash, dopo una lunga gavetta ha ottenuto tutti ciò che sognava: ricchezza, successo, una splendida compagna (Elodie). Eppure sembra sempre il ragazzo che ascoltava i Metallica in un monolocale di una casa di ringhiera in via Bramante.
Nelle sue canzoni fa risaltare al meglio le voci femminili, in questo caso quella di Elisa che raggiunge le vette di Kate Bush in Wuthering heights.

#2 Ghali – GOOD TIMES

Sembra la fine del mondo ma mi calma. Pare scritta apposta per la quarantena. Da Baggio un messaggio all’Italia, ritornerà la bella atmosfera, ritorneranno i good times. 

#3 Mahmood – Rapide

Cosa farai se alle spalle lascerai Milano? Per immergersi nella malinconia arriva il giovane artista del Garatosoglio. Tiene compagnia, sono rapide che scalerò, scalerò, indicati anche  Soldi, Barrio o Andromeda scritta per Elodie.

#4 Adriano Celentano – Soli

È inutile suonare qui non vi aprirà nessuno, il mondo l’abbiam chiuso fuori con il suo casino.
Un tassista in Lettonia. Quando ha saputo che ero italiano ha iniziato a cantare Celentano.
Soli, col tempo che si è fermato, soli, però finalmente noi, solo noi. 
Nostalgie.

#5 Malika Ayane – Senza Fare Sul Serio

In una quarantena alla milanese si deve ascoltare una delle più raffinate artiste italiane. Malika Ayane offre un repertorio, con Come Foglie, Tempesta e tante altre, per ogni tipo di stato emotivo.

#6 Morgan – Altrove

Sì, è di Monza, però ha Milano nel cuore. E poi Monza è Milano. Anche se ormai Marco Castoldi si fa più notare per le sue esibizioni caratteriali che per quelle artistiche, in passato ci ha regalato autentici gioielli musicali. Come questo che sembra frutto di un isolamento forzato. Forse già lo sai, che a volte la follia, sembra l’unica via, per la felicità.

#7 J-Ax & Fedez – Piccole cose ft. Alessandra Amoroso

Tutti ti stanno accanto, nessuno ti sta vicino.
Quanta fatica per salire in cima, per poi scoprire che c’è poco ossigeno e non si respira.
E sentirsi felice anche solo a immaginare quelle piccole cose che non hai ancora.

#8 Sfera Ebbasta – Cupido ft. Quavo

Un ritmo alienante che si riesce ad apprezzare al meglio in una sera di isolamento totale, a luci spente, nel silenzio della città.

#9 Enrico Ruggeri – Polvere

Aria un po’ viziata, quella finestra andrebbe spalancata. Un inno della quarantena, in particolare dei suoi scenari più psicotici.
Polvere. troppi ricordi, è meglio essere sordi.
Non mi cercare che non mi riconoscerai

#10 Giusy Ferreri – Novembre

A Novembre la città si accende in un istante.
Ma speriamo di uscirne prima.

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 Dati 30 marzo. Migliorano ricoveri, guariti e contagi in Lombardia e a Milano. Ancora alti i decessi (+458)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

30 marzo 2020. Sul fronte contagi e ricoveri ci sono risultati in miglioramento in tutta la Lombardia: 1154 (ieri erano 1592). Ancora alti i decessi: 458 (ieri erano 416). Come variazione percentuale siamo ai livelli minimi dall’inizio dell’emergenza.

Situazione delle province. Contagi in calo a Bergamo (+137 da 178), a Brescia (+200 da 335) e un po’ ovunque. Anche a Milano: sia in città (+154 da +247) che nell’area metropolitana (+348 da +546).

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore le persone ricoverate sono state 202 (ieri 402),  con una crescita di due persone in terapia intensiva (ieri +9). Grande aumento delle persone dimesse: +1082 dai 293 di ieri (per un totale di 10.337). 

In aumento il numero di degenze di sorveglianza dove vengono collocate persone dimesse dagli ospedali o persone da mettere in quarantena, persone che sono in buone condizioni ma che non possono essere messe insieme agli altri.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)***

Totale: 42.161

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)***
30/3: +458 (+7,2%)

Totale: 6.818

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)***

Totale: 8.677

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)***

Totale: 3.560

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Gli ALLOGGI TEMPORANEI per aiutare i contagiati e chi è in prima linea a Milano

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Credis: thebestrent.it - Appartamenti disponibili in affitto

Restare a casa, o uscire per necessità solo il tempo strettamente necessario, sono le regole che per la maggior parte di noi scandiscono le giornate di queste ultime settimane. Sembrano regole semplici soprattutto perché diamo per certo di avere una casa in cui stare o poter tornare. In questo particolare periodo abbiamo però imparato che nulla può essere dato per scontato, e così, nella nostra città molte persone possono oggi trovarsi lontane dalla propria abitazione o costretti a lasciarla per motivi di salute a tutela personale o dei propri conviventi. Ma chi sono queste persone?

Gli alloggi temporanei d’emergenza per aiutare malati e chi è in prima linea a Milano

Chi ha bisogno di una casa: operatori sanitari, forze dell’ordine di altre regioni, cittadini da isolare per COVID-19

Una categoria identificativa non esiste, si tratta infatti di tutti coloro che pur non risiedendo a Milano si trovano nella nostra città per motivi diversi legati all’emergenza Covid-19, sono ad esempio gli operatori sanitari o i dipendenti delle forze dell’ordine arrivati da altre regioni e dagli altri paesi; si tratta però anche degli stessi abitanti di Milano che manifestano sintomi lievi da Covid-19, che devono vivere in isolamento o che dimessi dalle strutture ospedaliere necessitano di una sistemazione adeguata e sicura dove poter vivere la quarantena.

Il tema dell’abitazione temporanea d’emergenza è un’altra delle tante problematiche generate dalla pandemia Covid-19, ecco alcuni esempi di come la questione è stata sviluppata nella nostra città.

# Ospedale militare di Baggio: 50 posti per la quarantena

Ospedale Militare Baggio

Nel mese di febbraio il Ministero della difesa si preparava all’emergenza identificando sul territorio regionale una caserma nel piacentino e due strutture nel milanese, una a Baggio ed una a Linate, da destinare all’ospitalità dei pazienti non critici necessitanti di assistenza o da monitorare ai fini di tutelare la salute pubblica.

La struttura di Baggio è l’ospedale militare di via Saint Bon sito all’interno della caserma Annibaldi. In un’ala adibita ad alloggi in poco meno di una settimana è stato ricavato un reparto da 50 posti letto con 2 camere triple e 11 stanze quadruple, oltre ad alcuni servizi per le famiglie dei pazienti più gravi ricoverati in altri ospedali. L’unità è divenuta operativa il 4 marzo scorso con l’ingresso dei primi pazienti, alcuni provenienti anche dalle città vicine. Poche notizie si hanno invece sulla struttura di Linate utilizzata dall’aeronautica militare e con una capienza di circa sessanta posti letto che dovrebbe essere attivata in un secondo momento all’ulteriore aggravarsi dell’emergenza.

# La strategia del Comune di Milano: mappatura di alloggi disponibili

Visto il diffondersi del virus e l’aumento dei contagiati il Comune di Milano ha ugualmente iniziato ad affrontare il tema dell’abitazione temporanea d’emergenza e il 16 marzo 2020 il sindaco Giuseppe Sala ha emesso un’ordinanza “contingibile e urgente” al fine di identificare tutti quegli alloggi di proprietà comunale liberi e non destinati all’edilizia popolare che possono essere utilizzati per il ricovero di pazienti non in gravi condizioni o in isolamento obbligatorio.

Oltre agli immobili comunali sono in esame anche le strutture alberghiere cittadine che a seguito delle limitazioni sugli spostamenti risultano inoccupate e in grado pertanto di ospitare chi non ha una casa, soprattutto quelle categorie di persone impegnate in prima linea nella lotta contro il covid-19 come i medici e gli infermieri.

# Hotel Michelangelo: 306 alloggi a quattro stelle per l’emergenza

Credits: milano.corriere.it – Hotel Michelangelo

Il primo esempio di struttura alberghiera riconvertita a soluzione abitativa temporanea d’emergenza è rappresentata dall’Hotel Michelangelo in Piazza Luigi di Savoia a poche centinaia di metri dalla Stazione Centrale.

Questo hotel a quattro stelle, destinato ad un importante progetto di ristrutturazione che avrebbe comportato la sua chiusura, è stato oggetto di trattativa fra il Comune e la proprietà ben prima dell’emissione dell’ordinanza dello scorso 16 marzo e in attesa che venga dato l’avvio ai lavori di ammodernamento le sue 306 stanze diventeranno nell’immediato alloggi di emergenza gestiti in conformità ai protocolli sanitari per ospitare pazienti dimessi dagli ospedali o presunti casi di persone contagiate.

L’arrivo dei primi ospiti è previsto a breve, probabilmente già a partire da martedì 31 marzo.

# Il progetto Zumbimbi, la casa accoglienza per bambini con genitori con COVID-19

Credits: https://www.lacordata.it/zumbimbi – Zumbimbi

Il progetto Zumbimbi, la casa accoglienza per bambini figli di genitori affetti da Covid-19, nasce da una collaborazione fra Comune di Milano, Cooperativa La Cordata, Cooperativa Comin, Diaconia Valdese ed Emergency.

La struttura sita in via Zumbini, nel quartiere della Barona, che in genere ospita fino a 140 studenti e lavoratori si è trovata con un tasso di occupazione molto basso ed ha quindi optato per l’isolamento del primo piano e la riconversione di questo in un nucleo speciale finalizzato all’ospitalità temporanea di 14 bambini di età compresa fra i 6 e 14 anni alloggiati in camere singole con bagno dedicato. I bambini durante la loro permanenza saranno seguiti da un’equipe formata da operatori e psicologi e all’interno delle loro camere troveranno giochi e un tablet per seguire le lezioni online e rimanere in contatto con i propri genitori.

La struttura ha aperto il 19 marzo e in caso di necessità non si esclude che la propria capacità ricettiva possa raddoppiare con l’apertura di un secondo piano per l’accoglienza di altri 14 bambini.

#Iocimettolacasa: abitazioni sfitte messe a disposizione dei privati

Credis: thebestrent.it – Appartamenti disponibili in affitto

La società The Best Rent che si occupa attraverso un sito internet della gestione della locazione per brevi e medi periodi di appartamenti siti nel territorio cittadino ha lanciato la campagna #iocimettolacasa attraverso la quale tutti i privati che detengono un appartamento inutilizzato possono aderire per mettere a disposizione gratuitamente il loro alloggio al personale sanitario sopraggiunto da fuori città o a quei medici e infermieri che vivono a Milano ma che non vogliono tornare a casa per non compromettere la salute dei propri cari.

L’iniziativa è in collaborazione con Alter-Area Domus, impresa che si occuperà gratuitamente della pulizia degli appartamenti, ed è attiva fino al prossimo 3 aprile salvo proroghe dovute all’emergenza e ad oggi ha già ottenuto decine di adesioni dei privati che in genere utilizzano la piattaforma per affittare le loro proprietà.

MANUEL CATTANEO

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La SVIZZERA e il virus. Pochi divieti, ci si affida alla responsabilità individuale: «Non siamo la Cina»

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Oltre 15.000 contagi, 312 morti. In rapporto alla popolazione, la Svizzera ha un tasso di contagi più alto dell’Italia: 1,7 casi per mille (in Italia sono 1,6). Il tasso di letalità risulta invece molto inferiore (6 volte di meno). Le misure adottate fino ad ora risultano meno rigide rispetto ad altri Paesi. Dati aggiornati al 29 marzo. 

La SVIZZERA e il virus. Pochi divieti, ci si affida alla responsabilità individuale: «Non siamo la Cina»

Inviti a stare a casa (soprattutto per gli over 65)

In Svizzera i casi accertati di coronavirus sono più di diecimila, ma le misure di contenimento imposte dal governo federale per limitare la diffusione del virus sono meno rigide che altrove.

Le persone continuano ad andare a lavorare e si può correre, passeggiare e fare attività fisica all’aperto. Tuttavia il Consiglio federale esorta la popolazione a dare prova di responsabilità restando a casa e invita le persone ad uscire solo se strettamente necessario ovvero:

  • per acquistare generi alimentari
  • per andare dal medico o in farmacia
  • per aiutare altre persone
  • per andare al lavoro se il telelavoro non è possibile

A chi ha più di 65 anni o è già affetto da un’altra malattia viene raccomandato di restare a casa, a meno che non debba recarsi necessariamente dal medico.

Vietati assembramenti di più di 5 metri. Scuole chiuse, asili aperti

Gli assembramenti di più di cinque persone nello spazio pubblico sono vietati e se si incontrano cinque o meno persone, deve essere mantenuta la distanza di due metri. Chi non rispetta questa disposizione è punito con una multa pari a 100 franchi svizzeri.

Scuole e università sono chiusi, ma gli asili sono aperti e i Cantoni devono garantire i servizi per la custodia dei bambini che non possono essere accuditi dai genitori.

Anche negozi, ristoranti, bar, luoghi ricreativi e strutture che offrono servizi con contatto personale (parrucchieri, saloni di massaggio, centri estetici) sono chiusi, ma le imprese possono lavorare, a patto che rispettino gli standard di igiene e distanziamento sociale. Sono aperti anche i negozi di generi alimentari, i take-away, le mense aziendali, le farmacie, le stazioni di servizio, le stazioni ferroviarie, le banche, gli uffici postali, gli alberghi e gli uffici della pubblica amministrazione. I funerali sono consentiti, ma nella stretta cerchia famigliare.

Il Ticino è più rigido: divieto ad uscire per gli over 65

Sebbene la gestione delle crisi sanitarie sia di competenza del governo centrale, il cantone del Ticino ha deciso di introdurre provvedimenti più rigidi rispetto a quelli federali.  Dal 22 marzo le persone con più di 65 anni o con problemi di salute non possono uscire, nemmeno per fare la spesa, e tutti i cantieri e le attività industriali, ad eccezione di quelle che non possono interrompere immediatamente la linea di produzione, sono stati chiusi. Rimangono comunque aperti gli asili, le strutture sanitarie e quelle assistenziali, le attività del settore agricolo e farmaceutico, gli interventi per garantire la pulizia dei luoghi pubblici e l’ordine pubblico, la circolazione dei corrieri.

“Non siamo la Cina”

Daniel Koch, responsabile della Divisione Malattie trasmissibili all’Ufficio federale della sanità pubblica e capo della task-force per la gestione dell’emergenza Covid-19, ha dichiarato alla televisione svizzera: “Il nostro scopo non è di arrivare al confinamento. Le misure che adottiamo devono corrispondere alla nostra cultura, alla nostra società e alla nostra democrazia. Non siamo la Cina e non vogliamo diventare un regime totalitario”. Una linea di azione nettamente diversa da quella adottata da altri Paesi, quindi, che punta sul senso civico e di responsabilità dei cittadini e non sul confinamento e sulla punizione severa di trasgressori. Interessante notare come la strategia adottata dal Consiglio Federale Svizzero abbia diviso la popolazione. Le regioni della Svizzera tedesca sono infatti tendenzialmente allineate con le autorità e favorevoli all’azione del governo, mentre i cantoni latini sono più preoccupati e non hanno risparmiato critiche alla linea di azione del governo, tanto che alcuni cittadini della Svizzera Francese hanno lanciato una petizione per chiedere il confinamento totale anche in Svizzera.

Gli aiuti: 38 miliardi per imprese e lavoratori

Per quanto riguarda le misure economiche, il Consiglio Federale ha stanziato in totale 40 miliardi di franchi svizzeri (circa 38 miliardi di euro) destinati a misure volte a preservare l’occupazione, garantire gli stipendi e sostenere i lavoratori indipendenti. Sono state adottate misure anche per i settori della cultura e dello sport, al fine di evitare fallimenti e arginare ripercussioni finanziarie.

  • Liquidità per aiutare le imprese – il Consiglio Federale ha stanziato 20 miliardi di franchi in forma di crediti e fideiussioni a sostegno delle aziende, che potranno pertanto richiedere alle banche prestiti garantiti dallo stato per risolvere compensare le entrate mancanti e risolvere i problemi di liquidità
  • Estensione e semplificazione dell’indennità di lavoro ridotto per compensare il calo dell’attività e preservare i posti di lavoro.
  • Indennità di perdita di guadagno per i lavoratori indipendenti – è previsto un indennizzo per i lavoratori indipendenti che subiscono una perdita di guadagno a causa delle misure decise dalle autorità per combattere il coronavirus
  • Indennità di perdita di guadagno per i lavoratori dipendenti – i genitori che devono interrompere la propria attività lavorativa per accudire i figli a seguito della chiusura delle scuole e le persone in quarantena ordinata dal medico avranno diritto ad una indennità di perdita di guadagno
  • Aiuti immediati e indennità per il settore culturale per un totale di 280 milioni di franchi
  • 100 milioni di franchi per le organizzazioni sportive
  • Sostegno al turismo sia sotto forma di attività di informazione e consulenza sia con interventi per sostenere la liquidità

Fonti:

https://www.bag.admin.ch/bag/it/home/krankheiten/ausbrueche-epidemien-pandemien/aktuelle-ausbrueche-epidemien/novel-cov/massnahmen-des-bundes.html#-532185567

https://www.swissinfo.ch/ita/la-voce-del-governo_daniel-koch–il–signor-coronavirus–in-svizzera/45643022

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Il-Ticino-chiude-12866297.html

LAURA COSTANTIN

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🔴 Dati 29 marzo. Lombardia: in calo decessi (416) e contagi (+1592). Milano prima provincia per crescita di contagi

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29 marzo 2020. Risultati in miglioramento in Lombardia: i decessi sono stati 416 (ieri erano +542), i nuovi contagi sono 1592 (ieri 2117). Come variazione percentuale rappresenta la crescita minima per entrambi dall’inizio dell’emergenza. 

Situazione delle province. Contagi in calo a Bergamo (+178 da 289) e a Brescia. Dopo il calo di ieri Milano registra un aumento: sia in città (+247 da +150) che nell’area metropolitana (+546 da +314), risultando la provincia in cui i contagi aumentano di più.

Situazione negli ospedali. Nelle ultime 24 ore sono aumentate le persone ricoverate: +461 (ieri erano +15) per un totale di 11.613,  con 1328 in terapia intensiva (+9) su un totale di posti disponibili che superano ormai i 1600. 293 sono stati dimessi (per un totale di 9.255). Come si vede dal grafico sotto, prosegue il calo in tutte le province degli interventi di emergenza.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)***

Totale: 41.007

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)***

Totale: 6.360

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)***
29/3: +546 (+7,0%)

Totale: 8.329

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)***
29/3: +247 (+7,8%)

Totale: 3.406

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Milano e le altre: la situazione contagi nelle CITTA’ DEL MONDO più colpite dal virus

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Berlino - 29 marzo (Fonte: INSTG)

Milano è stata la prima grande città internazionale del mondo occidentale a essere colpita dall’epidemia del coronavirus. Nei primi periodi l’essere stati a Milano era fattore prioritario per controllare con tampone i cittadini nei diversi paesi. Questo ha alimentato ancora di più la convinzione che Milano fosse il principale focolaio del virus. In poche settimane il resto del mondo ha preso coscienza che non si trattava di un problema milanese ma di un’epidemia mondiale. Ma, al momento, qual è la situazione contagi di Milano confrontata con le città più colpite dal virus? Dati: 28 marzo. 

Milano e le altre: la situazione contagi nelle AREE URBANE del mondo occidentale più colpite dal virus

#6 Berlino

Berlino – 29 marzo (Fonte: INSTG)

Nella StaatStadt (città stato) di Berlino i contagiati sono 2.360. I morti sono 9.
Aggiornamento: Morgenpost

 

#5 Londra

Fonte (INSTG)

I contagi nell’area metropolitana sono 5.299. I morti sono 246.
Fonte: BBC

 

#4 Parigi

Parigi – 28 marzo (Fonte: INSTG)

Nella regione parigina (Ile de France) i contagi sono 7.660.
Fonte: sortiraparis

 

#3 Milano

Foto: Andrea Cherchi (C)

Considerando solo il Comune i contagi sono 3.159. Nella città metropolitana sono 7.783. Sui decessi in città non ci sono dati perchè vengono accorpati su scala regionale. In Lombardia i contagi sono 39.415. I morti: 5.944 (le province più colpite sono: Bergamo, Brescia e Cremona).

 

#2 Madrid

Madrid- 29 marzo (INSTG)

La comunidad autonoma di Madrid ha raggiunto 21.520 contagi e 2.575 morti.
Aggiornamento: El Pais

 

#1 New York

Park Avenue – 29 marzo (Fonte: nycityworld-  INSTG)

Nella metropoli i contagi sono 26.600 (nello stato di New York sono 52.400). I morti sono 728.
Aggiornamento: NYPost

 

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Il confinement FRANCESE: un’ora d’aria entro 1Km da casa, ma Macron si oppone alla “chiusura totale” delle attività

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Parigi - 28 marzo (Fonte: INSTG)

La Francia è insieme alla Spagna il Paese che ha adottato misure più simili a quelle in Italia, specie nella limitazione delle libertà di movimento personali. Tuttavia restano aperte le attività professionali e produttive, ad eccezione di quelle realizzabili con il telelavoro.

La Francia risulta al sesto posto al mondo per numero di contagi (37.575) e per decessi (2.314). Dati aggiornati al 28 marzo.

Dati aggiornati sulla Francia

Francia: le tappe del confinement

16 marzo: proclamazione dello stato di emergenza sanitaria

Il 16 marzo il presidente Macron adotta le prime restrizioni che hanno effetto da mezzogiorno del 17 marzo e per almeno 15 giorni. Chiude le scuole in tutto il paese, i bar, i negozi e i ristoranti. Sono vietati gli spostamenti non giustificati, pena una sanzione di 135 euro. Si può uscire solo con una autodichiarazione (attestazione) e per i seguenti motivi:

  1. andare a lavoro solo se non è possibile farlo da casa
  2. fare acquisti di prima necessità nei negozi autorizzati vicini a casa
  3. fare esercizio fisico da soli, vicino a casa e senza avvicinarsi a nessun altro
  4. visite mediche
  5. custodia dei figli o aiuto di persone vulnerabili a patto di mantenere le distanze
  6. Partecipazione a missioni di interesse nazionale o convocazione amministrativa o giudiziaria

I francesi chiamano tutto questo confinement, “prigionia”: poche ore prima dell’entrata in vigore delle misure, sono in molti ad affollare le stazioni di Parigi per lasciare la capitale. Il primo fine settimana di “confinement” coincide anche con il primo fine settimana di primavera e a Parigi la polizia rafforza i controlli nelle stazioni e gli agenti bloccano chi vuole partire per il weekend o le vacanze.

Come l’Italia, anche la Francia aggiorna i numeri ogni giorno sul sito del governo francese.

Il 24 marzo, l’assemblea nazionale francese approva la legge d’emergenza per fronteggiare l’epidemia del Covid-19 sul modello sul modello dello stato di emergenza previsto da una Legge del 1955 ed attivato dopo gli attacchi terroristici del 2015. Viene fornito, così, un quadro giuridico per le disposizioni di emergenza che hanno iniziato ad essere attuate dal 16 marzo. Col voto si dichiara lo stato d’emergenza sanitaria che consente di limitare le libertà individuali per due mesi, stanziare aiuti alle imprese e rinviare le elezioni (il secondo turno delle municipali).

23 marzo: attività all’aperto entro 1km da casa e per massimo un’ora al giorno. 30 città con coprifuoco

Il 23 marzo il primo ministro Eduard Philippe chiarisce in diretta tv che non sarà più possibile praticare sport lontano da casa e per tutto il tempo che si desidera: sarà possibile uscire a fare una passeggiata con i bambini o fare sport in solitaria nel raggio di 1 km da casa, per massimo un’ora ed una volta al giorno. Per coloro che non rispettano queste istruzioni sono state inasprite le sanzioni: l’ammenda forfettaria di 135 euro aumenta a 1.500 euro in caso di recidiva, ovvero se la violazione si ripete “entro quindici giorni”, e “quattro violazioni entro trenta giorni” possono valere fino a 3.700 euro in multa e sei mesi di carcere.  Gli amati mercati alimentari all’aperto vanno chiusi, a meno di diversa disposizione dei prefetti d’intesa coi sindaci, ai funerali non potranno partecipare più di 20 persone. Le nuove misure dureranno diverse settimane.

A livello locale, alcuni sindaci hanno anche adottato misure più drastiche: ad esempio, nel dipartimento di Drôme, a Valence, è stato imposto il coprifuoco dalle 21:00 alle 6:00, fino al 31 marzo. Più di 30 città sono sotto coprifuoco.

Il Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, si oppone al contenimento totale, come alcuni vorrebbero: al momento le attività produttive e professionali restano aperte, ad eccezione di quelle realizzabili nella forma di telelavoro.

Tra le varie altre misure adottate, Emmanuel Macron ha convocato i rappresentanti delle religioni mediante audioconferenza ed ha già annunciato che le festività religiose di aprile (Pasqua ebraica e cristiana, inizio del Ramadan) dovranno svolgersi “senza raduni”.

La distanza considerata limite tra le persone è di 1 metro.

27 Marzo – prolungamento delle misure restrittive fino al 15 Aprile.
Venerdì pomeriggio il primo ministro francese Edouard Philippe ha annunciato che le misure restrittive imposte in Francia dallo scorso 17 marzo verranno prolungate e saranno in vigore fino al 15 aprile.

I sostegni dello Stato a cittadini e imprese: 45 miliardi di euro di aiuti e 300 miliardi di garanzie per le imprese

Come annunciato la scorsa settimana dal ministro dell’economia francese Bruno Le Maire,  il governo dispiegherà un pacchetto di misure da 45 miliardi di euro, oltre a 300 miliardi di euro di garanzie per le imprese travolte dal coronavirus.

Per aggiornamenti: www.gouvernement.fr/info-coronavirus

LAURA COSTANTIN

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🔴 Dati 28 marzo: Milano segna nei contagi la crescita MINORE in percentuale dall’inizio dell’emergenza

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Foto: Andrea Cherchi (c)

28 marzo 2020. Resta alto il numero dei decessi in Lombardia: +542 (ieri erano 541). In miglioramento i dati sui contagi e sui ricoveri, soprattutto nei pronto soccorso. 2117 contagi in più (ieri erano 2409) per un totale che sfiora i 40.000.

Situazione delle province. Contagi in calo a Bergamo (+289 da +602, il picco di ieri) e soprattutto a Milano: sia in città (+150 da +261) che nell’area metropolitana (314 da 574) presenta la crescita minore in percentuale dall’inizio dell’emergenza. Stabili a Brescia e in lieve crescita a Lecco e a Varese.

Buone notizie: nelle ultime 24 ore le persone ricoverate sono aumentate solo di 15 (totale: 11.152) con 1319 in terapia intensiva (+27). 961 sono stati dimessi (per un totale di quasi 9.000). Buone notizie anche dai pronto soccorso che mostrano un trend in calo in tutte le province. Vedi grafico sotto (ogni colore rappresenta gli accessi al pronto soccorso di una singola provincia).

Questione tamponi. “Siamo arrivati a processare oltre 5.000 tamponi al giorno”, dice Gallera, raggiungendo un totale di 102.000 (+6643 nelle ultime 24 ore). “Siamo la regione che ha fatto più tamponi di tutti”. “Con delibera del 23 febbraio abbiamo previsto la tutela degli operatori sanitari con il rilievo della temperatura, con obbligo di tampone naso-faringeo per chi ha oltre 37.5”. In tutto abbiamo 300.000 operatori nel settore socio-sanitario: è un numero così ampio che non consente di avere un esito in tempi sostenibili. “Il primo problema è di curare e persone e curarle al meglio”: la priorità è di fornire cure corrette. Considerando pazienti COVID “tutti i pazienti che anche a domicilio hanno un’alterazione febbrile”. E come facciamo a prenderci cura di tutte queste persone?

Profilassi domiciliari: USCA e aree di degenza. “Siamo partiti da un modello nazionale che prevede l’organizzazione sul territorio delle USCA, unità speciali di continuità assistenziali”. Il medico, spiega Gallera, terrà un rapporto con telemedicina con i loro pazienti. Appena il medico riterrà la necessità di una visita attiva queste USCA. Nella bergamasca si è costituito un rafforzamento di tre brigate di due persone cad. nelle aree più colpite. Da inizio settimana si attiveranno anche nelle zone più critiche del bresciano. “Stiamo acquistando 100.000 saturimetri che verranno distribuiti in modo da poter tenere sotto controllo insieme alla febbre l’ossigenazione del sangue.”. Chi deve essere isolato ma non può farlo a casa, viene portato in aree di degenza, ad esempio hotel messi a disposizione del territorio.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)***
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)

Totale: 39.415

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)***
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)

Totale: 5.944

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4.2%)***

Totale: 7.783

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)***

Totale: 3.159

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Francia e Portogallo con Italia e Spagna: l’EUROPA PIÙ BELLA si stacca da quella dei conti in ordine

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Giovedì 26 marzo. In uno dei Consigli Europei più drammatici nella storia della UE, Italia e Spagna rifiutano l’accordo proposto dagli altri paesi dell’Unione, dando 15 giorni di tempo per presentarne uno migliore. «Altrimenti ce la faremo da soli», dicono. Materia del contendere sono gli eurobond, dei titoli di debito per finanziare l’emergenza coronavirus garantiti dall’Unione Europea e non più dai singoli Paesi. Con gli eurobond le nazioni più indebitate potrebbero ottenere dei prestiti agli stessi tassi dei paesi meno indebitati invece che dover fronte a interessi più elevati (per il cosiddetto spread).

Alla richiesta di eurobond i paesi del nord Europa hanno risposto nein, capitanati dai falchi olandesi e tedeschi. In particolare il ministro delle finanze olandese ha dichiarato che nessun paese avrebbe “margini nel suo bilancio” tali da consentire un aiuto alle nazioni in difficoltà.

Nelle ore successive allo strappo, Italia e Spagna si sono ritrovate altri due compagni di viaggio.

Portogallo: «Ripugnanti proposte del ministro delle Finanze olandese. Meschinità che mina lo spirito europeo»

Il primo ministro portoghese, Antonio Costa, ha definito “un discorso ripugnante” quello fatto dal ministro delle Finanze dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra durante il Consiglio Europeo dello scorso giovedì.

Come riporta El Pais, il primo ministro del Portogallo chiede che la Commissione avvii un’indagine sul perché alcuni Paesi dicano di non avere margine di bilancio per far fronte all’emergenza coronavirus nonostante il fatto che l’area dell’euro sia in crescita da sette anni, il periodo più lungo dalla nascita della moneta unica nel 1999.

«Il virus sfortunatamente ci colpisce tutti allo stesso modo. E se non ci rispettiamo tra noi, e non comprendiamo che davanti a una sfida comune dobbiamo esser capaci di una risposta comune, non si è capito niente dell’Unione europea».

Conclude infine Costa denunciando la “meschinità” di attribuire colpe all’Italia come focolaio di contagio per gli altri paesi europei: «Tutti sappiamo che i primi portoghesi sono stati contagiati durante viaggi all’estero (in Italia, ndr) e non possiamo incolpare i Paesi dove si sono contagiati perché hanno più contagi… E’ di assoluta irresponsabilità questo tipo di risposta, è una meschinità ricorrente e mina completamente lo spirito dell’Unione europea. E’ una minaccia per il futuro della Ue».

Fonte: El Pais (citato da Il Fatto quotidiano)

Francia: «La Francia è al fianco dell’Italia. L’Europa smetta di essere egoista»

Ma ancora più rumore fanno le dichiarazioni del Presidente francese Macron che, in un’intervista congiunta con La Stampa, Corriere della Sera e La Repubblica, minaccia di rompere lo storico asse franco-tedesco per unirsi alla fronda dei paesi del mediterraneo.

«L’Ue rischia di morire se non agisce. Con Conte e Sánchez diciamo: debito comune o aumento del bilancio» sono, in sintesi, le parole del Presidente Francese.

La Francia vede contagi in crescita e sta stringendo le maglie contro il Coronavirus. Per frenare l’epidemia ha preso alcuni provvedimenti simili a quelli dell’Italia, come quello che comunemente viene chiamato il confinement.

Fonte: La Stampa

Un’Europa divisa in due: l’Europa dei conti in ordine vs l’Europa più bella

La spaccatura a cui si sta assistendo nasce da molto più lontano del coronavirus. Già in passato si era parlato di Europa a due velocità e di una possibile separazione tra paesi “virtuosi” e paesi “cicale”, definizioni nate in Germania.

Da sempre infatti nell’Unione Europea convivono due anime dominanti.

Quella dei paesi del nord Europa, paesi protestanti, che vivono con sacralità i conti in ordine e aborrono il debito. Nella stessa lingua tedesca debito si dice Shuld, che significa colpa: fare debiti è visto come una colpa da scontare. 
Dall’altra parte ci sono le nazioni cattoliche del sud. Nazioni che si ritrovano nel valore della pietas, della solidarietà e, se è il caso, nella remissione dei debiti.

Se lo strappo si completasse in una separazione, potrebbero nascere due Europa diverse. Una sarebbe l’Europa dei conti in ordine, una supereconomia di nazioni con una moneta molto forte. L’altra forse sarebbe più fragile e più indebitata, ma sarebbe certamente l’Europa più bella.

ANDREA ZOPPOLATO

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Lo STRAPPO di Sala alla Sanità lombarda: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano»

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Credits: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO - Beppe Sala

Nei giorni dell’emergenza si infiamma il dibattito politico. Torna al centro il sindaco Sala che dopo aver avanzato in un recente video le sue proposte per il ritorno alla normalità di Milano, in un’intervista al Corriere della Sera del 28 marzo, solleva dubbi sul sistema sanitario della Lombardia.

Leggi anche: 🔴 Beppe Sala: le tre linee di azione per far ritornare Milano alla normalità alla fine dell’emergenza

Lo STRAPPO di Sala alla Sanità lombarda: «Qualcosa andrà cambiato in futuro, partendo da Milano»

Beppe Sala non è il primo sindaco a lamentarsi di come la sanità lombarda ha gestito la crisi causata dalla diffusione del coronavirus. Giorgio Gori a Bergamo, una delle città più colpite da contagi e decessi, è stato molto duro verso la Regione, dichiarando che «La sanità lombarda non è stata all’altezza». Hanno seguito a ruota 81 comuni della Città Metropolitana di Milano che hanno fatto un appello per un cambio di strategia risultata inefficace, chiedendo alla Regione più sorveglianza attiva, controlli a casa e tamponi.

Il sindaco di Milano intervistato dal Corriere della Sera ha detto «Non mi sono mai permesso di criticare il presidente Fontana per la gestione della crisi.[…] ma già oggi è sotto gli occhi di tutti che certe scelte hanno costituito un elemento di debolezza» Su tutte il fatto che la Lombardia invece di affidarsi e sostenere economicamente e con strumentazioni adeguate anche la rete sociosanitaria del territorio, consultori, medici di base da subito in difficoltà, come in Emilia Romagna e Veneto, ha puntato più sulle grandi infrastrutture ospedaliere, anche private. Con maggiori poteri decisionali sul territorio cittadino avrebbe probabilmente adottato una strategia differente, evitando il numero esponenziale di medici di base o di medicina generali ammalati o deceduti.

Fonte: corriere.it

In diversi passaggi dell’intervista, il sindaco sembra auspicare un distacco di Milano dal sistema sanitario lombardo. Tra le sue linee d’azione pensate per far uscire la città dall’emergenza sanitaria, Sala invita a fare di Milano la città laboratorio di sperimentazione, in Lombardia e in Italia, per l’app di tracciamento dei contagiati in quanto “l’area più frenetica del Paese per i movimenti delle persone e la socialità”.

Con le dovute precauzioni e norme temporanee che definiscano il perimetro della privacy degli interessati, Sala vorrebbe introdurre a Milano quanto prima l’applicazione per smartphone, come già attiva da tempo in Cina e Corea del Sud, che tracci i pazienti affetti da coronavirus in quarantena, fornendo informazioni utili sugli spostamenti effettuati da questi ultimi e lasciando la libertà a chi non è positivo di riprendere la sua vita quotidiana, lavorativa e sociale scegliendo se evitare una zona della città che ha registrato numero di contagi più alti.

Niente sarà come prima“, conclude il primo cittadino, lasciando intendere con le sue parole che anche ipotesi definite impossibili in passato potrebbero invece diventare realtà. Come l’autonomia di Milano?

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 27 marzo: nuovo picco di decessi in Lombardia (+541). Fontana è fiducioso: «Sta per iniziare la discesa»

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Foto: Andrea Cherchi (c)

27 marzo 2020. «Sta per iniziare la discesa». Il Presidente Fontana ha fiducia anche in una giornata che presenta dati ancora duri. Nuovi contagi sempre alti (+2409, in lieve calo a ieri), terribile il dato sui decessi: +541, vicino al picco di sempre di 546 del giorno nero del 21 marzo, per un totale di 5402 morti in Lombardia dall’inizio del’epidemia. Rispetto a ieri sono in calo i nuovi +456 (ieri erano +655). Più 29 i malati in terapia intensiva. «In tutti i pronto soccorso si registra una riduzione» dichiara Gallera.

Situazione delle province. Contagi in crescita a Bergamo (+602, nuovo picco), a Monza e Brianza (+198) e a Varese (+209). In calo nelle altre province, anche a Milano dove nell’area metropolitana si scende da 848 a +574 e in città (+261 dal picco record di +310 di ieri).

Una buona notizia sul fronte dei guariti: nelle ultime 24 ore sono state dimesse 993 persone per un totale di 8001 guariti. Mentre ci si avvia verso la conclusione della terza settimana di lockdown si confida in queste buone notizie e nella fiducia del Presidente e dell’Assessore.

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Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)***
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)

Totale: 37.928

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)***
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)

Totale: 5.402

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)

Totale: 7.469

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)***
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)

Totale: 2.999

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua

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stoccolma 27 marzo (fonte: Instagram- ard-Stockholm)

In Europa in maniera graduale tutti gli stati stanno prendendo misure di contenimento per evitare la propagazione del coronavirus tra la popolazione: chiusura delle attività non essenziali, distanziamento sociale, limiti a uscire di casa. In questo senso l’Italia costituisce l’esempio più restrittivo in Europa. Sul lato opposto ci sono i paesi del nord Europa, in particolare la Svezia.

Niente lockdown in Svezia, la vita continua regolarmente

Solo le scuole per studenti oltre i 15 anni sono chiuse, tutto il resto dai trasporti pubblici agli uffici funzionano come al solito

Il Financial Times ha indicato il modello svedese di ostacolare l’avanzata del virus un “esperimento sanitario unico al mondo“. Quasi tutti gli uffici restano aperti, i sistemi di trasporto pubblico sono funzionanti a pieno regime e sono come al solito affollati nelle ore di picco. Solo le scuole per gli studenti maggiori di 15 anni e le università rimangono chiuse, oltre a divieti di assembramenti con più di 500 persone.

Johan Carlson, direttore della Sanità Pubblica, ha giustificato la scelta adottata dal governo di Stoccolma con il fatto che “non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull’epidemia ma abbattono le funzioni sociali”. Per precauzione sono stati predisposti degli ospedali di campo per la gestione di futuri nuovi contagiati, perché  come ha ammesso sempre il Direttore della sanità pubblica svedese l’eventuale esplosione dell’epidemia potrebbe causare un elevato incrementi di decessi e sovraccarico del sistema sanitario.

Fonte: repubblica.it

La Svezia con una popolazione di 9,8 milioni di abitanti, alla data del 26/03/2020, ha registrato 2840 contagiati e 77 decessi con l’incidenza di 1 caso ogni 3.469, per fare un confronto italiano la Regione Lombardia con 10,06 milioni di residenti conta 34.889 casi di contagio e 4.861 decessi ovvero 1 contagiato ogni 288 persone. Ad oggi la strategia adottata dalla nazione scandinava sembra non avere contraccolpi negativi sulla diffusione dei contagi.

Le linee guida del Ministero della Salute Pubblica Svedese

Le indicazioni espresse tramite le linee guida sul sito della sanità pubblica locale  comunicano i comportamenti da tenere dalla popolazione e le motivazioni delle scelte adottate dal governo nazionale.
In particolare:

  • non è ritenuto necessario l’utilizzo delle mascherine, ma il semplice rispetto delle regole di distanziamento e igiene delle mani
  • se si presentano sintomi influenzali è consigliato rimanere a casa fino a quando la salute è migliorata e uscire almeno dopo un paio di giorni dalla guarigione
  • lo smartworking è consigliato solo se l’azienda lo permette
  • se un componente della famiglia è ammalata non c’è l’obbligo che tutto il nucleo rimanga in casa
  • i tamponi vengono eseguiti sui pazienti ospedalizzati, il personale medico e le persone anziane a casa che presentino sintomi
  • l’esercizio fisico e lo sport sono benefici per la salute pubblica e sono attività che devono continuare, pertanto nessuno torneo dovrà essere sospeso e le palestre rimarranno aperte
  • è importante che il trasporto pubblico funzioni e che chi è in salute possa andare al lavoro e a scuola
  • gli eventi sono limitati ad un massimo di 500 persone*, questa restrizione ha un impatto considerevole sui privati ed è una restrizione ai diritti fondamentali pertanto è giusto che non sia più severa di quanto dovuto (*Modificato in limite 50 persone – in data 27/3)

Lo stato scandivano, in sostanza, persegue una strategia che non comprima le libertà personali, considerata da loro un fondamento della democrazia, per consentire all’economia di funzionare quasi a pieno regime. Solo il futuro ci dirà se la via svedese sarà stata quella più corretta o se si rivelerà quella più disastrosa per la salute dei suoi cittadini.

Fonte: Sito Ufficiale della Sanità Pubblica Svedese

FABIO MARCOMIN

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🔴 Breaking news: CANCELLATO il SALONE DEL MOBILE. Appuntamento al 2021

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Il salone del Mobile, così come il Fuori Salone e tutti gli altri eventi satelliti che era stato inizialmente posticipato da Aprile a Giugno verrà quasi certamente cancellato. Si passerà quindi direttamente al 2021.

CANCELLATO il SALONE DEL MOBILE. Appuntamento al 2021

Secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere si attendono in serata le dichiarazioni del presidente del Salone del Mobile Claudio Luti e del presidente di FederLegnoArredo Emanuele Orsini, che a malincuore comunicheranno la scelta di rinviare l’evento più atteso dell’anno, con quasi 400.000 visitatori da tutto il mondo nei padiglioni di Rho Fiera, al 2021 a causa dell’esplosione incontrollata della pandemia da Covid-19. Di conseguenza anche tutto il resto della Design Week non avrà luogo.
Un altra notizia negativa e un duro colpo all’economia milanese e italiana in questa emergenza.

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