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Che cosa potrebbe fare Milano per l’ITALIA? Vota tra queste 10 proposte

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Per i Milano Città Stato Awards vota tra le 10 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato (tra parentesi che l’ha suggerita) e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai fans della pagina. Puoi votare la tua preferita. La più votata sarà regina di Milano Città Stato e riceverà il Milano Città Stato Award 2018. In collaborazione con Vivaio.

Che cosa potrebbe fare Milano per l’ITALIA? Clicca in fondo per votare

#1 Aderire alla Svizzera

(da Enrico Liebermann)

#2 Conquistarla

(da Davide Negretti)

#3 Creare un’area amministrativa autonoma per attrarre finanza e multinazionali

(da Alessio Mazzucco)

#4 Diventare la Capitale

(da Lorenzo Zuelli / Mimmo Ciavarella)

#5 Diventare città stato

(da Giacomo Biraghi)

#6 Diventare indipendente (così il resto d’Italia si sveglia)

(da Pierpaolo Piolzam Zampini)

#7 Esportare cultura/la sua mentalità

(da Luca Tricarico)

#8 Esportare efficienza

(da Sara Maiocchi)

#9 Esportare il proprio modello

(da Giuseppe Zeta)

#10 Fa già troppo

(da Mario Dedo De Giorgio)

 

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

 

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DETTO NON FATTO: qual è la più importante promessa ancora non mantenuta a Milano? Vota tra queste dieci

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postexpo
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# L’ex AREA EXPO

<<Area Expo, il parco di 50 ettari promesso diventa verde “diffuso”>> (2016)
<<Già completato per il 2018 il nuovo grande polo della ricerca italiana>> (2016)
<<L’ex area Expo nuovo tempio del grande rock>> (2018)

# La GRANDE BRERA

<<Grande Brera, l’urlo di Resca “Trenta milioni subito o salta”>> (2011)
<<Grande Brera, un gioco dell’oca lungo mezzo secolo>> (2016)
<<Ha da venì la grande Brera>> (2016)

# Estensione della METROPOLITANA (patto per Milano)

<<Patto per Milano da 2 miliardi, Renzi e Sala firmano>> (2016)
<<Come procede il patto per Milano?>> (2017)
<<Porteremo la M1 fino a Baggio>> (2017)

# LOMBARDIA regione autonoma (post referendum autonomia)

<<Lombardia e Veneto: referendum inutile?>> (2017)
<<Lombardia Autonoma, “Buon risultato, ma ora fatti”>> (2017)
<<Attilio Fontana a Pietro Senaldi: “Lombardia autonoma tra un anno“>> (2018)

# Milano prende il posto di Londra (BREXIT)

<<Sala: Brexit non è buona notizia, ma forse opportunità per Milano>> (2016)
<<Post Brexit, la Milano di Alfano: un’enclave senza i difetti italiani>> (2017)
<<Brexit: il progetto per portare la City da Londra a Milano>> (2017)

# PERIFERIE al centro

<<Periferie, ecco i 24 accordi di riqualificazione>> (2017)
<<Milano, Sala: Niguarda come quartiere test per rilancio periferie>> (2018)
<<Dopo il flop nelle periferie, Sala vuole recuperare>> (2018)

# Il PALALIDO

<<Il Palalido diventa un’astronave sarà la nuova casa dell’Armani. Sarà inaugurato nel 2012>> (2010)
<<Palalido di Milano, il nuovo tempio del basket sarà pronto a dicembre>> (2015)
<<Palalido, lavori entrati nell’ultima fase: inaugurazione nel 2018>>

# PARCO ARCHEOLOGICO: il Colosseo alberato

<<Anche Milano avrà il suo Colosseo ma “green”>> (2017)
<<Finalmente Milano riavrà il suo Colosseo verde>> (2018)
<<Nel cuore di Milano il PARCO più inaccessibile del mondo>> (2018)

# Riduzione dello SMOG

<<L’inquinamento accorcia la vita degli italiani. Milano in cima alla lista>> (2015)
<<Milano, sale l’inquinamento: esaurito bonus europeo con il Pm10>> (2018)
<<Inquinamento, Milano e Torino le peggiori d’Europa>> (2018)

# L’Agenzia del TURISMO

<<Il sindaco ora copia Londra: agenzia per promuovere Milano>> (2018)
<<Agenzia stile Londra per attrarre più turisti, imprese e universitari>> (2018)
<<Turismo, Milano come Londra: un’agenzia la porterà nel mondo>> (2018)

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

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Foto di Andrea Cherchi (c)

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L’aperitivo da Harris

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Hai presente i percorsi della 90 e della 91? Lungo questo interminabile percorso, a un certo punto si incrocia Piazza Napoli, nella quale puoi trovare l’Harris Bar.

Cosa dire sull’Harris? E’ un locale aperto praticamente tutto il giorno che ha un solo, grande e importante obiettivo: offrire ai propri clienti i migliori distillati e i migliori cocktail che si possano garantire durante una serata di relax, magari mentre ci si vede una bella partita con gli amici e si sgranocchia qualcosa fino a tarda sera.

L’Harris è il posto ideale per passare le ore serali (ma anche la colazione e il pranzo) in compagnia, per condividere un po’ di brio dopo una lunga giornata di lavoro o studio.

Anche questo sabato, per esempio, quello che l’Harris Bar propone è di fermarti un attimo dopo una dura giornata in balia del tran tran meneghino e di goderti una serata rilassante con gli amici.

A partire dalle 18.30, assieme al ricco buffet della serata potrai ordinare il cocktail o il drink che preferisci e pagare solo il prezzo della tua consumazione, che partirà da 6 euro… se poi c’è anche qualche partita da godersi durante questo aperitivo rilassante, meglio ancora, no?

Insomma, sembra proprio la serata ideale per il fine settimana, non trovi?

Quidi, ricordati: prenotandoti con Spotlime, dalle 18.30 alle 24 potrai goderti un aperitivo con buffet a partire da 6 euro all’Harris Bar.

Ti aspetto al Ducale, che poi andiamo insieme da Harris.

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Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.

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Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano? Le 10 nominations

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Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano? Clicca in fondo per votare

# Stefano Boeri (Nomina Presidente Triennale)

stefano boeri architetto

# James Bradburne (Pinacoteca di Brera)

# Marco Cappato (Battaglia per l’eutanasia legale)

# Andrea Cherchi (Semplicemente Milano)

# Chiara Ferragni (The Blonde Salad)

# Elena Galimberti (Il Milanese Abbellito)

# Simone Lunghi (Angeli dei Navigli)

# Paul Pablo (Nati per vivere a Milano)

# Lorenzo Pianazza (18enne che ha salvato bimbo nella metro)

# Andree Ruth Shammah (Teatro Franco Parenti)

 

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Foto di Andrea Cherchi (c)

 

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Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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“Per salvare l’Italia dovremmo portare la politica a Milano”, parola di chef: a tu per tu con Giancarlo MORELLI

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Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef e cuochi che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

Giancarlo Morelli, Bergamo – Seregno – Milano

Ristorante: Morelli

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Siamo seduti al Bulk, il mixology food bar che insieme al contiguo ristorante gourmet Morelli è stato creato “per tutti coloro che cercano il riferimento del buono e del bello”. Eccolo Giancarlo Morelli, si è appena lasciato dietro la porta d’ingresso una fredda serata milanese, che si riflette nella temperatura della sua mano appena ci salutiamo. Ma poi è un attimo, via il bel giaccone nero di lana grossa, indosso la casacca bianca da chef e l’atmosfera si fa subito calda, accogliente, stimolante.

Non sappiamo se sia arrivato dal Pomiroeu stellato di Seregno o dalla trattoria Trombetta di viale Tunisia, da un meeting per la prossima stagione del Phi Beach di Baia Sardinia, da catering e consulenze, da riunioni con qualcuno tra i suoi oltre 100 dipendenti…

A volte si nasce irrequieti. Altre volte imprenditori. Io sono venuto al mondo con entrambe queste caratteristiche”.

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Cominciamo bene… ma proseguiamo ancora meglio visto che al tavolo arriva un bel bicchiere di Giantonic, drink brevettato da Morelli, inconfondibile nel nome e nel gusto come gli iconici occhiali dello Chef metà tondi e metà quadrati. E come quello che i suoi clienti hanno il piacere di degustare.

Ci troviamo subito in linea rispetto all’intendimento di “biologico”: per chi scrive, questo concetto più che con “sano” è meglio traducibile con “moda” e con “certificazione burocratica”. Psicodinamicamente parlando, in estrema sintesi potrebbe essere invece la sostituzione di responsabilità personali (il piacere/dovere di mangiare bene e di cercare – anche con fatica – ingredienti di vera qualità) appagate con spostamento sul bollino verde, blu, arancione che sia… A noi, quindi, piace parlare più di “naturale”. E Giancarlo Morelli certamente parla, ma soprattutto agisce.

 

Materie prime naturali a Milano?

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

“Per un cuoco milanese che lavora a Milano e che vuole distinguersi – io sono bergamasco ed è una caratteristica importante alla quale non rinuncio, tanto quella di essere veramente innamorato di Milano – non ci si può affidare alla cucina del mare, del lago, della montagna, etc… A Milano abbiamo la cucina del mondo, ma questo mondo ha bisogno di essere esaltato. Cosa intendo per ‘esaltato’: vuol dire che non dobbiamo banalizzare la cucina, dobbiamo garantirgli il suo DNA. Il cuoco, soprattutto imprenditore, deve fare la differenza anche su una semplice insalata. Questa è stata la scintilla che ha fatto scatenare in me la voglia di avere un vero orto non solo per uso familiare o per gli amici, ma da sfruttare per la ristorazione milanese, soprattutto al Morelli e al Bulk. Ogni settimana arrivano dal viterbese in città tre carichi, risultato della passione condivisa con un’amica e socia – Beatrice Peruzzi – che parte dall’olio di oliva extravergine e arriva alla volontà di portare sempre più prodotti realmente naturali sulle tavole”.

Dalle prime esperienze sulle navi all’affinamento accanto a grandi chef fino a Seregno che, quest’anno, ha festeggiato i 25 anni di attività. Poi tutto il resto e nel 2017 Bulk e Morelli. Perché questa accelerata su Milano?

“Come irrequieto prima e poi imprenditore, appunto, non ho voluto quasi subito capi sopra la testa. Perché uno come me è nato per mettersi alla prova ogni giorno. Milano non è facile, anzi è una piazza molto difficile, specie nel mio settore. Non per i milanesi, che sono dei clienti aperti, capaci e volenterosi di confrontarsi. Il milanese è il cittadino più globale di tutta l’Italia. Si confronta quotidianamente col mondo intero, non soffre di provincialismo né ha paura dell’invasione del migrante. Ciò è dimostrato dal fatto che questa città in Italia è da anni avanti a tutti, ha saputo – anche forse inconsciamente – farsi contaminare in modo positivo. E anche in cucina la contaminazione porta evoluzione…

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

Noi siamo in Chinatown, qui la contaminazione cinese è stata fortissima, una volta questa zona era quasi abbandonata. Oggi ha più energia di tanti altri quartieri. Cosa è successo? Abbiamo preso la velocità del cinese nel fare le cose, unendola alla classe italiana…

Milano è difficile, dicevo, perché è troppo in anticipo. Mi spiego meglio: Londra oggi è già pronta in tutti i settori per ricevere almeno un altro milione di persone. A Milano l’impresa del Food si è già preparata in anticipo per soddisfare la domanda di un milione di persone in più rispetto a oggi, ma la città anche quantitativamente parlando, no. Questo forse succederà tra 7-8, 10 anni. Chiediamoci: perché tutti pensano che aprire a Milano è la scelta migliore? Perché c’è un percepito sbagliato: lo spazio attualmente non c’è più, non c’è clientela per tutti. E allora nel frattempo bisogna già oggi essere i migliori, perché appunto c’è grande concorrenza che purtroppo porterà a diverse chiusure. Quindi, a maggior ragione, è fondamentale essere i migliori, costantemente.

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

Personalmente ho investito a Milano perché 2/3 anni fa era il ‘place to be’. Ora è troppo ‘to be’. Se avessi voglia di fare una nuova avventura, direi a Torino. Sono convinto che si riprenderà una parte della grandezza sabauda che ha nel suo DNA”.

A parte 1 milione di persone/posti letto/posti di lavoro, cosa manca a Milano? E all’Italia?

“Dobbiamo dare sempre di più un’immagine positiva di Milano. Va aiutato il mondo dell’eccellenza, della qualità, ovviamente anche attraverso il cibo che è fonte di turismo elevato. Le istituzioni devono essere dalla nostra parte, cercando di agevolare le imprese che sono nelle regole. Una città che cresce deve avere regole uguali per tutti… Gli imprenditori hanno bisogno solo di una cosa: essere realmente un po’ più liberi di lavorare.

Milano ha una buona sicurezza senza dubbio, sono convinto di questo. Però non è vero che tutto funziona: tutto funzionerà tra 10 anni.

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Al di là delle critiche dall’Europa, di questo governo che se va bene o se va male non entro nel merito, noi imprenditori siamo persone che vogliono il bene dell’Italia, che purtroppo è il posto più difficile d’Europa dove fare impresa.

Per salvare l’Italia dovremmo portare la politica a Milano”. Posso scriverlo? “Certo!”. Grazie. E buon lavoro.

 

 

Leggi l’intervista allo chef Andrea Berton

Leggi l’intervista al cuoco Eugenio Boer

Leggi l’intervista allo chef Wicky Prian

Leggi l’intervista allo chef Andrea Aprea

 

FLAVIO INCARBONE

 

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10 momenti del 2018 che rimarranno nella STORIA

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Sembra un anno in cui non è successo niente di storico. Invece sì.

10 momenti del 2018 che rimarranno nella STORIA

#1 Il diumvirato Di Maio Salvini che rievoca il doppio consolato della Repubblica romana

salvinux et demaius
salvinux et demaius

#2 La doppia candidatura alle Olimpiadi di uno Stato che non esiste

il logo della candidatura alle olimpiadi
il logo della candidatura alle olimpiadi

#3 L’occupazione americana a Milano con Starbucks e Apple Store

#4 L’Inter in Champions League dopo duecentomila anni

#5 Il primo straniero serio acquistato dall’estero dopo Calciopoli

#6 I mondiali senza l’Italia

#7 L’abbattimento delle villette abusive dei Casamonica

#8 La prima volta che Mattarella ha detto no a un ministro (dicendo di sì dopo una settimana)


Leggi anche: 10 motivi per passare le vacanze a Savona

#9 Ricostruzione record del Veneto dopo l’alluvione

#10 Che l’abbiamo sfangata anche quest’anno

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Le dieci PIZZERIE top di Milano

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Pizza napoletana

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# Assaje, piazzale Segrino (Isola)

assaje
assaje

# Biagio, via Vincenzo Monti

da-biagio
da-biagio

Lievità, via Carlo Ravizza

lievita
lievita

# Marghe, via Plinio

marghe
marghe

# Da Michele, piazza della Repubblica

da michele
da michele

# Pizza AM, corso di Porta Romana

pizzaAM
pizzaAM

# A’ Tarantella, via Guido Mazzali (Udine)

atarantella
atarantella

# Pizzium, via Procaccini

Pizzium-pizza
Pizzium-pizza

# La Taverna, Via Francesco Anzani (V Giornate)

# Da Zero, via Bernardino Luini

dazero
dazero

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Foto di Andrea Cherchi (c)

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I paesi dell’HINTERLAND milanese più amati dai milanesi

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monza
monza

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I paesi dell’hinterland milanese più amati. Clicca in fondo per votare

# Abbiategrasso

abbiategrasso
abbiategrasso

# Arese

arese
arese

# Cassinetta di Lugagnano

cassinetta-di-lugagnano
cassinetta-di-lugagnano

# Chiaravalle

# Cologno monzese

cologno
cologno

# Cusago

cusago
cusago

# Montevecchia

# Monza

monza
monza

# Morimondo

Morimondo
Morimondo

# Vimercate

vimercate
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10 desideri per il FUTURO di Milano? Vota

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Che cosa sperate per il FUTURO di Milano?

 

# Poco inquinamento, ARIA respirabile

(di Gisella Manera)

# AUTONOMIA da Roma come città-regione

Autonomia da Roma come città-regione, potenziamento della rete ciclabile, creazione di un grande centro di ricerca sul modello tedesco, creazione di un hub finanziario forte, tassazione prossima allo 0% sugli utili reinvestiti in ricerca, altre due linee di metro, preferenziamento semaforico per i tram e tranviarizzazione della 90-91, una stretta collaborazione fra Bocconi, Politecnico, Cattolica e Statale per attrarre studenti stranieri e creare un distretto STEM da cui possano nascere tantissime nuove startup (di Andrea Pradelli)

# Lo sviluppo della dimensione INTERNAZIONALE della città

Milano ha un potenziale altissimo di valore che viene azzoppato dal sistema Italia. Se riuscisse una volta per tutte a liberarsi dalle catene con cui la despota Roma la tiene immobilizzata, diventerebbe una realtà simile a Londra, Parigi, Monaco, Francoforte, chissà forse esagerando anche una piccola New York (Gianni Ferri)

# La M4 prima di morire

(di Loredana Santoro)

# Almeno 10 linee di METROPOLITANA più passante circolare

(di Flavio Ferrari de Sury)

# Riapertura NAVIGLI

(di Raffaello Riva)

# Le OLIMPIADI

(di Lorenzo Scofield Barboni / Andrea Di Stazio)

# Più attenzione e controllo nelle PERIFERIE

(di Chiara Dalla Tomasina)

# Il RIENTRO di chi è andato all’estero

Oltre a tutte le cose che già ci aspettiamo (scali, navigli, verde, meno auto, più ciclabili, autonomia, ecc), vorrei che Milano facesse tornare indietro tutti i ragazzi e tutti gli amici che sono andati all’estero per cercare fortuna (di Davide Molinari)

# STIPENDI a livello europeo

(di Jack Adami)

 

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Il Ministro contro i Navigli riapre la questione: DI CHI è Milano? Dei milanesi o di Roma?

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Arresto di Babbo Natale in via Tortona - Foto di Andrea Cherchi (c)
Arresto di Babbo Natale in via Tortona - Foto di Andrea Cherchi (c)

La scelta sulla riapertura dei navigli sembrava una decisione che riguardava solo i milanesi. Sembrava. Perchè alla prova dei fatti si sta capendo che il potere di decisione non spetta a Milano. 

DI CHI è Milano? Dei milanesi o di Roma?

Erano stati oggetto della campagna per diventare sindaco. Navigli: riaprirli oppure no?Su questo Sala aveva fatto all in, per dimostrare a chi lo accusava di essere troppo poco visionario di avere per Milano un progetto di alto respiro. In fondo, già i milanesi (il 94%) si erano espressi a favore, con il referendum del 2011. Quindi abbiamo i cittadini e il sindaco di Milano d’accordo. Può bastare, sì?  In realtà no. E lo abbiamo capito dal dibattito degli ultimi giorni.

Ministro contro Ministro

Bonisoli, ministro della Cultura dei Beni Culturali, è infatti entrato a gamba tesa dichiarando che «Riaprire i Navigli è sciocchezza totale». Al suo attacco si è opposto un altro ministro, Salvini «I Navigli sono storia, sono cultura, sono bellezza».

Una questione locale, la riapertura di una parte di Navigli, è così diventata una questione nazionale. Un ministro contro un altro ministro. Si tratta della solita Roma ficcanaso su questioni locali oppure la realtà è un’altra? Se fosse proprio Roma ad avere competenza di decidere sui Navigli?
Almeno nel nostro ordinamento la realtà è che, ci piaccia o no, Milano non è di Milano: chi ha competenza sulla scelta della riapertura dei navigli è Roma, così come per qualunque altra decisione strutturale nella città. L’architettura dello Stato italiano è chiara, avvalorata tra l’altro dalla stessa storia dei navigli.

Chi ha interrato i navigli?

La decisione di interrare i navigli è del 1929. Quasi un secolo fa. Risale al 1929: mentre Wall Street crollava a Milano i navigli finivano sotto il cemento. In piena era fascista il governo di Roma prese una decisione che si infischiava della storia di Milano. Forse oggi i milanesi hanno maggiore libertà di esprimere la loro volontà, come infatti suggerisce lo stesso ministro Bonisoli ipotizzando un nuovo referendum, ma la verità è che i milanesi non hanno potere sulle scelte strutturali che riguardano la loro città.
Chi decide infatti qualunque modifica rilevante sull’urbanistica della città? Risposta: il braccio armato a Milano del ministero dei beni culturali.

Il braccio armato di Roma a Milano

Chi prova a fare qualcosa di impatto urbanistico, a Milano come in ogni altra città d’Italia, lo sa bene. Non si muove foglia senza che la Soprintendenza lo voglia. Anche perchè il suo potere in materia è pressoché illimitato.

Come stabilisce la legge dello Stato, “La Soprintendenza esercita, nel territorio di competenza, un’articolata attività di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni immobili di interesse storico e artistico realizzati, appartenenti a enti pubblici o istituti legalmente riconosciuti; l’attività si estende anche ai beni immobili appartenenti a privati, se dichiarati di interesse particolarmente importante”.
In realtà sono diverse le Soprintendenze, che seguono delle regole istituite in gran parte con la riorganizzazione del 1939. Già, il fascismo. Sempre lui. Anzi, una delle prime riforme del governo Mussolini fu proprio l’istituzione delle “soprintendenze dell’arte medioevale e moderna” nel 1923 che rilanciavano i poteri attribuiti con l’Unità d’Italia.

La nostra città non è nostra

Il dibattito sui navigli a Milano rischia di essere pertanto uno specchietto per le allodole, siamo andati fuori tema, come si diceva a scuola. E’ inutile che sindaco, giunta o noi stessi accusiamo di ingerenza il ministro di turno che si esprime sul futuro dei navigli come di qualunque altra cosa strutturale della nostra città. E’ inutile perchè dobbiamo riconoscere che la nostra città non è nostra. Non è del sindaco, della giunta, del consiglio o dell’oligarchia di chi ha più potere in città. La realtà è che Milano è di Bonisoli, è del governo di Roma e, se vogliamo fare qualcosa, possiamo solo chiedere a Sala di andare con il cappello in mano dalla Soprintendenza. Dove un funzionario romano deciderà se concederci la riapertura dei navigli, l’accesso a un parco pubblico o, perfino, la ristrutturazione di un palazzo privato.
Tutto a Milano è di Roma, anche le nostre case più belle. Senza diventare città stato qualunque lamento o rivendicazione di maggiore potere è solo un buco nell’acqua. Anche se dei navigli. 

Leggi anche: Nel cuore di Milano il parco più inaccessibile del mondo

ANDREA ZOPPOLATO

 

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It is now the time for Milan to become a CITY STATE! Should Italy be inactive on that, one may ask the EU

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Jean Marc Bosman
Jean Marc Bosman

Should it be reminded once more, the recent elections showed that Milan has a different opinion compared with the rest of Italy. As it would be unfair to force Italy to accept what Milan wants, the other way around would be wrong as well. Autonomy is the only good way to respect the needs of any given community, in full compliance with Title V of the Italian Constitution, which states the following: The Italian Republic, one and undivided, both recognizes and promotes local autonomies; by the same token, it enacts the widest possible administrative decentralization and adequates both the principles and the methods of its legislation to the needs of autonomy and decentralization.

As things stand now, it seems hader for Milan to rely on the Italian Government in order to gain a higher degree of autonomy: no matter its actual colours and flavours, they appear to be in contrast with the aldermen and women of the Municipality of Milan and with the political will of the majority of the electors in the city. By the same token, it seems unlikely for the Lombardy Region to bestow autonomy on Milan. However, when all seems lost, a new path opens before us, and a revolutionary one at that. In order to implement it, we may rely on the aid of a Belgian footballer.

A BOSMAN LAW TO TURN MILAN INTO A CITY STATE?

A few rembember him as a football player, while many know about him as he gave his surname to a EU norm which went on to shake the football world to his core. We are talking about Jean Marc Bosman.
It all began in Belgium during the 1990s. Mr. Bosman plays football for the Liège team. Or to be more precise, he does not. He does not as his contract with that team expired in 1990 and was no longer renewed. The only team interested in him is Dunquerque.
There was a problem, however: the Dunquerque team is a French one and Mr. Bosman is a Belgian national. At that time, the few kilometers between Liège and Dunquerque were an impassable abyss, as professional sport leagues made differences between national and foreign football players and considered also those players being citizens of the then-European Community as foreigners. The rules allowed a maximum of three foreign players, and that was that; therefore, Mr. Bosman, having always been a second choice rather than an excellent player, had no hope to be on the team. However, even if Mr. Bosman was not so good on the pitch, he had an iron will; as he had everyone against in his own country, he went all the way to the European Court of Justice, as he wanted to keep playing football. Mr. Bosman invoked his right to be able to play football everywhere in the then-European Community by virtue of Article 39 of the Rome Treaty that was in force at the time and allowed for the free movement of persons.
The European Court of Justice recognized that Mr. Bosman was right, removing any and all kind of barrier to the transfers of those players being citizens of the then-European Community and preventing national sport leagues from putting any such limits into place.
Such a revolutionary development was fortunate for many football players – and for their players- but not for Mr. Bosman. At the end of the day, he could not make much of all this brouhaha. The Dunquerque football team turned its back on him, and so did every other team, maybe because they were mad at him for what he had achieved, removing much of their power, or maybe because he really was not so good. Indeed Mr. Bosman was not to work in football anymore, even as he entered history from the main door: the law having changed the face of European football forever was named after him.

The story of Mr. Bosman may inspire the hardest, and yet most fascinating, way for Milan to become a city State.

This article explained, above, how the Italian Constitution allows, and indeed promotes, local autonomies. More precisely, Article 132 of the aforementioned Constitution gives Milan the possibility of turning itself into a Region and Article 116 allows Regions to access advanced forms of autonomy. Truth be told, Article 116 has never been called upon and Italy is not a country for radical reform. As asking the authorization for a road is difficult in our country, building a new region, itself being coincident with the terrirory of a city, would be a true ordeal.
Personally speaking, I fear that the whole set of tools made available by the Italian Constitution, regional laws and referendums actually reamin intellectual idols, doomed to perish within the swamp of the Italian political reality.
However, exactly because the actual system does not allow Milan to actually invoke those rights to liberty and autonomy it is entitled to by the Italian Constitution, our city should find the courage to dare, getting inspired by the story of a mediocre Belgian football player who was active during the mid-1990s.

This said, what could Milan as a city actually do? Should our community wish for real autonomy, the EU might be called upon directly. The specific norms and connections can be found in both the Treaty of Lisbon and in the Charter of Nice. Amongst their fundamental principles, one can find “good administration” and “the right citizens have to be represented”. Besides those two, another cornerstone of the EU is the free circulation of both goods and persons.
Juridically speaking, the city of Milan is a good. Therefore, it should have the right of freely circulate within the EU law systems in order to exercise its right to “good administration”.

Drawing its inspiration from the so-called “Bosman law”, Milan as a city may invoke, before the European Court of Justice, the right to comply only with EU-generated law, autonomously giving itself the best possible laws for community management in every other case.

What may seem science fiction does have some elements in its favor instead.
Trying to turn Milan into a city State by using the tools of Italian laws and bureaucracy will only gather enemies and obstacles around the city. Acting at the EU level, the things may very well change, since some issues helping the road to autonomy of Milan as a city can be intercepted and connected with. The Council of Europe already gave its favourable opinion towards a greater degree of autonomy for cities, as it would be a tool for democracy and active citizenship.

Other important potential allies for the city of Milan to become autonomous from the Italian central State are the bigger European cities. 

Many bemoan the fact that Europe has no identity. And this is known for a fact. This said, what’s the real European identity? It suffices to travel around the world to realize that the strongest identity factor Europe has are its cities. No other place in the world features such a significant difference in their culture, food, traditions and languages, even when they are just a few kilometers distant from each other. The history of Europe is the history of its cities. Moreover, Europe was established by its cities. Modern Europe is rooted in the city States of ancient Greece and grew with the city State having shaped the history of our continent more than any other, i.e. Rome.
The Roman Empire was the expression of a city State, and so was its successor, the Holy Roman Empire, itself a constellation of city States. The result of such historical trends can be seen by everyone, as some cities often have an identity being stronger than that of the nation they belong to.
As the history of Europe was made by cities, its future must restart from them as well. This does not mean to eschew nation States, but rather to renew them in their conception, as it should shift from defending the status quo against external invaders to creating federations of cities. Nation States should change from systems to ecosystems, therefore allowing homogeneous areas to make the most of their unique features within a common space. Considering their overall management, the level being next to citizens should be considered, as cities are the direct expression of their communities.

For such a revolution to be successful, having it happen from a nation State as they currently exist is unthinkable. And that is because of two main reasons. First and foremost, a radical reform deployed by a single nation State would trigger opposite reactions by the others. Secondly, no state would logically act in order to reduce its own power. As it is often the case, whenever reforms cannot follow a top-bottom approach, they are able to walk a bottom-up path instead.

And here we return to Milan, which may very well become the “Bosman city” of Europe, should it so decide before the European Court of Justice. This city, currently trapped in an inadequate law system, i.e. that of the Italian State, calls on Europe for greater freedom, invoking the right to provide itself with the tools it sees most fit to manage its community. Such a process would not stop, rather intending to share its good practices with those European cities intending to manage themselves through a greater degree of autonomy compared with what the State they belong to provides them.

The city of Milan may very well pave the way to a new revolution, allowing each interested city to be managed as a good under the EU framework, achieving freedom of choice and of law, while remaining under the EU and its norms. It may seem a folly, but I think that to be the best possible route to be implemented. Provided there is a will, shared between the citizens and the local policimakers, for Milan to become a city State.

 

ANDREA ZOPPOLATO

Translated by Antonio Enrico Buonocore

Qui l’articolo in Italiano: E ora, Milano Città Stato!

 

 

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#1 L’attacco dell’APPENDINO a Milano (post Olimpiadi)

#2 L’APPLE STORE in piazza Liberty

#3 Milano declassata a BBB da Fitch

#4 Gli scontri Sindaco-Governo per i FONDI per Milano

#5 I ritardi per la M4

#6 Sciopero di MILANO RISTORAZIONE: tramezzini ai bambini nelle scuole e negli asili

#7 La NUBE TOSSICA per i roghi dei rifiuti

#8 Il logo per la candidatura alle OLIMPIADI

#9 Il superamento dei limiti dello SMOG

#10 Inaugurazione STARBUCKS a Milano

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La LIBRERIA di Milano

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# Hoepli, via Hoepli 

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Scaldasole Books, via Scaldasole (Porta Ticinese) 

# La Scatola Lilla, via Sannio 

# Spazio BK, via Lambertenghi

# Il Trittico, via San Vittore 

# Trovalibri, Viale Montenero 

# Utopia, via Marsala 

# Zivago (Osteria dell’Utopia), via Vallazze (Piola) 

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I Percorsi dell’arte alla Permanente

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I percorsi di vita sono tanti e tutti diversi, soprattutto quando si parla di “formazione artistica“.

Persone nate e cresciute nello stesso luogo possono vivere e intraprendere percorsi emotivi ed empirici completamente divergenti.

E’ questo lo spirito di “Percorsi“, la mostra a ingresso libero del Museo della Permanente di Milano che da questo sabato esporrà le opere di tre artisti che hanno fatto parte della Commissione artistica annuale della Permanente 2017/2018, per un totale di circa quaranta lavori.

L’insegnante, pittore e critico d’arte Carlo Catiri proporrà una serie di opere chiamate “Silenti” per condurci sui percorsi del silenzio e della quieta contemplazione. Il tutto sarà inteso come una via d’uscita dal disordine esistenziale, per questo la natura e gli alberi saranno i soggetti principai di questa sua ultima ricerca artistica.

Il pittore, scultore e ceramista Giulio Crisanti proporrà, invece, “14 agosto 2018 – Zona a Traffico Interdetto”, considerando in questa sede la storia e la cronaca come il fulcro del suo fare artistico. I suoi lavori si focalizzeranno sul crollo del ponte Morandi a Genova e tradurranno in tensioni cromatiche lo sgomento legato a questa terribile vicenda.

Il professore, scultore e pittore Alfredo Mazzotta presenterà le sue “Sequenze sinuose (da Brera a Brera)” per far conoscere il suo mondo e i suoi percorsi artistici con una serie di opere dalla spettacolare potenza plastica e pittorica prodotte dagli anni ’70 ad oggi. Le protagoniste indiscusse saranno figure di donna in contorsione come archetipi di morbida stilizzazione, che richiameranno le sinuosità e la femminilità insita nella stessa natura dei soggetti.

Fossi in te, non mi perderei un’occasione simile per poter vedere da vicino quanto diversi possano essere i percorsi di tre grandi artisti.

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I posti a Milano dove è più bello stare DA SOLI a pensare

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#1 Abbazia di Chiaravalle (da Ivan Albarelli)

andrea cherchi (c)
andrea cherchi (c)

#2 BoscoinCittà (da Ivan Albarelli)

#3 Chiostro di Santa Maria delle Grazie (da Alessandro Meroni)

#4 Collinetta Bicocca (da Andrea Tosini)

#5 Idroscalo (da Ivan Albarelli)

andrea cherchi (c)
andrea cherchi (c)

#6 Martesana (da Filippo Ille Polinelli)

#7 Montestella (da Andrea Zoppolato)

luciano perciaccante (c)
luciano perciaccante (c)

#8 Parco Sempione (da Lillian Jacks)

#9 Planetario (da Luca Manenti)

#10 Quadrilatero del silenzio (da Alessandro Delmonte)

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Foto di Andrea Cherchi (c)

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Luci-a Baggio per festeggiare Santa Lucia

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Quando arrivi a Baggio ti sembra di essere finito in un altro mondo… o, almeno, dai confini milanesi.

Baggio è quel quartiere che, a dispetto di quello che pensano in molti, è ancora Milano… ma non è Milano, perchè ha conservato la sua identità di paesino, con tutte le sue tradizioni.

E’ un’isola felice, tranquilla (sempre a dispetto di chi pensa cose tipo “Vai a Baggio? Fatti coraggio!” oppure “Sei di Baggio? Che quartiere selvaggio…” e via di seguito) in gran parte verde perchè confinante con il gigantesco Parco delle Cave: tra queste vie, ci si saluta e ci si conosce tutti.

La Baggio nuova è movimentata e sempre viva, con il suo via vai di abitanti che vengono a lavorare in centro o gestiscono le loro attività, facendo quattro chiacchiere con il commerciante vicino seduti sull’uscio della porta negli attimi di relax.

La Baggio vecchia, invece, è silenziosa, suggestiva e affascinante, in grado di aprire la sua anima ai visitatori.

E’ caratterizzata dalle ceramiche appese vecchi muri dei palazzi, che assieme alla sua Chiesa Vecchia (la famosa chiesa dell’ôrghen de Bagg, quello che non c’era e che ora sorveglia dalla loggia centrale l’interno della struttura), contribuiscono a far sì che ogni cosa sembri appartenere a un’altra epoca.

In questo contesto così milanese nell’accezione antica del termine, la notte di questo venerdì sarà luminosa, perchè a partire dalle 17 potrai partecipare alla serata “Luci-a Baggio“, organizzata per festeggiare Santa Lucia con un tripudio di luci e intrattenimento.

Quello che ti aspetta, sono concerti sparsi per tutto il quartiere storico, ma anche vin brule’, polenta e tanti negozietti che rimarranno eccezionalmente aperti per l’occasione.

Se non hai mai visitato Baggio, un quartiere così affascinante, ti consiglio di farci un salto, questo venerdì: ti assicuro che ne vale… il viaggio.

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Inside Magritte: la mostra METAFORA della nostra epoca

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In questi giorni alla Fabbrica del Vapore (della quale abbiamo raccontato qui), via Procaccini 11, è in corso una mostra un po’ particolare. A differenza di come siamo stati abituati negli ultimi… circa 200 anni, non ci sono quadri. Nessuna opera fisica realizzata materialmente dall’artista. Nessuna! Solo una serie di immagini multimediali liberamente tratte dai quadri di Magritte.
Segno dei tempi che cambiano direbbero molti, una mostra basata sul nulla, direbbero altri. Per lo più opinioni spontanee, ma comunque legittime, orientate in maggior parte dal gusto personalissimo. E’ interessante piuttosto provare a comprendere le motivazioni di tale evoluzione della curatela contemporanea coinvolgendo l’economia, la cultura, la tecnologia e la filosofia.

L’arte: dalla tecnica alla tecnologia

Con lo sviluppo negli ultimi decenni, le tecnologie multimediali si sono ritagliate un ruolo importante, oltre che nella creazione ed esposizione artistica, anche nella sua riproduzione. In particolare la tecnologia ha influenzato l’arte sia sul piano concettuale ed espressivo, nei suoi mezzi tradizionali (quali pittura, scultura, musica), sia quando ha accolto in sé il processo produttivo/divulgativo (basti pensare a tutti quei campi di nuova costituzione artistica che potremmo raggruppare sotto il termine “arte digitale”). Principalmente ciò è avvenuto per due motivi. Il primo è che l’arte, transitando per i dispositivi tecnologici, subisce un processo di ri-significazione. L’arte cioè, passando per quei mezzi tecnologici moderni, ne assume le caratteristiche peculiari diventando auto-referenziale, disaggregata, superficie, euforica e specializzante. Generando di conseguenza un nuovo campo di ricerca anche per l’arte “tradizionale”.

L’immagine piatta

Il secondo motivo, che è intimamente connesso al primo, ha a che fare con le modalità di trasmissione possibili all’interno di questo nuovo ambito di significato creato dai dispositivi tecnologici, e di come esso interagisce con l’arte e la nostra percezione di essa. Essendo l’immagine il medium prediletto di produzione per e di ri-produzione di questi dispositivi, essa influenzerà direttamente la sensibilità del pubblico. Grazie alla velocità che le è stata conferita dai dispositivi tecnici, l’immagine ha subito una crisi di referenze etiche ed estetiche, dandosi pertanto per quello che è, superficie e superficiale, senza poter rimandare a talun contesto, né spaziale né temporale. Piatta! Privata di una contestualizzazione che le conferiva anche significato, si esprime in termini di pura euforia, retoricizzata e mediatizzata. Questo porta a cercare di intercettare il senso dell’opera solo nell’attimo presente della fruizione mediante la trasmissione di piacere, spostando cioè il focus dal sentimento alla sensazione. Jeff Koons, uno degli artisti contemporanei più famosi, ha esplicitamente ammesso che cerca «di fare lavori che facciano sentire le persone bene con sé stesse».

L’evasione ludica dalla realtà

È in questo contesto che la curatela contemporanea ha assorbito la tecnologia – e la mostra Inside Magritte ne è un esempio perfetto. Prendendo un soggetto di grande rilevanza mediatica come Magritte, sottoponendo i suoi quadri più famosi ad un processo di digitalizzazione e di rielaborazione creativa, e quindi di transito attraverso il mezzo tecnologico, il risultato che si ottiene è perfettamente coerente con la società dei consumi. Andando a visitare la mostra non aspettatevi di uscirne arricchiti dal punto di vista intellettuale, essa si pone più o meno sullo stesso piano dell’ultimo film degli Avengers: puro intrattenimento, euforico ed effimero, una mezz’oretta di evasione ludica dalla realtà.

Arte a costo zero

C’è però un altro aspetto molto interessante da prendere in considerazione. Analizzando il fenomeno dal punto di vista economico, tale modo di intendere le mostre possiede al suo interno peculiarità molto differenti da quelle dell’economia classica. Per le caratteristiche digitali dell’opera creativa presentata in questa mostra (mi riferisco ai file che transitano sugli schemi LCD o proiettati sulle pareti), la sua riproposizione può avvenire praticamente a costo zero. Tale caratteristica, detta da vari economisti “costo marginale 0”, spiegata molto banalmente è la possibilità che tutti i giorni ognuno di noi sperimenta copiando e incollando un file sui nostri computer senza apparente fatica, quindi a costo zero.

Proprietà vs condivisione: la grande sfida tra gerarchia e rete

Questa caratteristica del mondo digitale sta già trasformando la società in cui viviamo: dall’industria editoriale a quella musicale, dai diritti d’autore (e quindi al concetto di proprietà privata) ai paradigmi del capitalismo stesso. La distruzione della proprietà privata operata dalla possibilità di produrre un file nuovo senza sforzo, e il conseguente sviluppo di un’economia di condivisione, la cosiddetta sharing economy, sta modificando profondamente le basi su cui si fondano i principi di potere della nostra società. Secondo Paul Mason, emerito economista e autore di “Post-capitalismo, una guida al nostro futuro”, la società capitalista è giunta ad un bivio, al momento di una scelta: è in atto una battaglia tra gerarchia e rete, chi vincerà definirà il mondo in cui vivremo per i prossimi decenni.

FEDERICO POZZOLI

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Le 10 città più MILANESI d’Italia, a parte Milano

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#1 Bari

bari
bari

Segni di milanesità: “se milano avess lu mer sarebb na piccola ber”

#2 Busto Arsizio

bustoarsizio
bustoarsizio

Segni di milanesità: come Milano è la capitale morale d’Italia senza essere la capitale politica, Busto Arsizio è la più grande città lombarda a non essere neanche capoluogo di provincia. E’ vicina a Malpensa.

#3 Genova

genova
genova

Segni di milanesità: il mar Ligure è il mare di Milano. Il porto di Genova è a poco più di un’ora da Porta Genova. 

#4 Lugano

Lugano
Lugano

Segni di milanesità:  la città svizzera con l’accento più simile al milanese. 

#5 Milano Marittima

milanomarittima
milanomarittima

Segni di milanesità: nomen omen.

#6 Monza

monza
monza

Segni di milanesità: molti credono sia un quartiere di Milano. E’ la capitale morale della Brianza.

#7 Parma


Segni di milanesità: l’erre francese e la pubblicità del prosciutto di Parma fanno molto area C.

#8 Santa Margherita Ligure

milanese style a santa
milanese style a santa

Segni di milanesità: qualunque forma di vita in paese.

#9 Sestri Levante

sestrilevante
sestrilevante

Segni di milanesità: il PD resiste anche qui.

#10 Verona

verona
verona

Segni di milanesità: la città della Scala e dell’Arena.

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

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Foto di Andrea Cherchi (c)

MILANO CITTA’ STATO

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Miyazaki al Lato B: Princess Mononoke

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Da diversi anni, ormai, guardo e riguardo i lungometraggi animati dello Studio Ghibli… o meglio, di Hayao Miyazaki.

Perchè è proprio il maestro Miyazaki che rappresenta in pieno questa casa produttrice: è il suo creatore, il suo pilastro portante e anche il suo motore immaginifico per eccellenza.

Il primo che ho visto firmato Miyazaki è stato “Il Castello Errante di Howl“: Sophie mi aveva coinvolta al punto di arrabbiarmi, gioire e preoccuparmi con lei… ma Howl era troppo arrogante, vanitoso e superficiale per piacermi.

Poi ho scoperto “La Città Incantata“, il mio preferito. Penso sia il capolavoro di Miyazaki. La trama è avvincente, ma anche i messaggi incastonati durante lo svolgimento contribuiscono a rendere questo film davvero speciale.

Perchè è questo che fa Miyazaki: all’interno delle sue storie, incastra argomentazioni ambientaliste, femministe, pacifiste e molti altri temi importanti, che colpiscono con la loro attualità che si tinge di fiabesco.

Non ti dico quando, due anni fa, hanno riproposto al cinema alcuni dei capolavori di questo maestro dell’animazione rimasterizzati e ridoppiati al cinema… Non mi sono persa una proiezione, ero sempre al cinema con i pop corn sotto mano, per la gioia dei miei accompagnatori (come no).

Tra le pellicole che erano state selezionate, c’era anche quella che sto per proporti adesso, che verrà proiettata gratuitamente questo giovedì alle 21 al Lato B: “Princess Mononoke“, che non solo contiene messaggi animalisti e femministi, ma anche un concetto di conflitto in tutte le sue possibilità, che si tratti di uomini contro uomini, uomini contro natura o animali contro animali.

Una trama avvincente e idealista fa da ripieno a un’ambientazione medievale e quasi onirica, tipica dei lungometraggi più spettacolari di Miyazaki.

Questo ère-weekend vieni a sognare con me? Non hai proprio scuse.

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Milano ha una dinamica pazzesca: dalle stalle alle stelle le SLIDING DOORS del successo

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foto di Andrea Cherchi (c)
foto di Andrea Cherchi (c)

In un Paese allo stallo Milano si differenzia anche in questo. E’ davvero la città del cambiamento, dove si possono raggiungere le stelle da cui precipitare alle stalle in un amen. Chi è ora in cima solo ieri era nella polvere. Proviamo a vedere alcuni casi di epiche sliding doors, tra chi era out e oggi al top, e viceversa.

Milano è una città che ha una DINAMICA PAZZESCA: dalle stalle alle stelle le sliding doors del successo

Triennale vs Pinacoteca di Brera

La Triennale era diventata il luogo d’eccellenza di Milano. Dove le mostre facevano il tutto esaurito e dove ogni evento faceva il botto. Ora sonnecchia in un limbo, in attesa che si veda l’effetto Boeri. Chi se ne intende dice che bisogna aspettare la primavera del 2019. Al contrario, Brera dopo aver faticato ad ingranare sta finalmente vedendo i fasti della gestione Bradburne. Code nei fine settimana, inaugurazioni, iniziative che riscuotono pieno successo tra gli influencer e gli hypster.

Navigli vs Arco della Pace

Mentre impera il dibattito sulla riapertura dei navigli, che speriamo non diventi una questione pluridecennale, in realtà i navigli stanno perdendo sempre più terreno nelle scelte dei milanesi. Sarà per la difficoltà di trovare parcheggio, sarà per l’età media sempre più bassa, fatto sta che da qualche tempo quello che in passato erano i navigli oggi lo è l’arco della pace. Specie da primavera ad autunno quello che si faceva in riva alla Darsena lo si fa nella piazza tra il parco e il corso.

Isola vs NoLo

Questa potrebbe ricevere molte critiche. La realtà è che si sta delineando una tendenza tipica delle metropoli internazionali. C’è una parte di cittadini che considera molto cult un’area esteticamente bruttina. Questo è capitato con l’Isola, quartiere bistrattato nel passato, che è diventato molto di moda. C’è chi sta segnalando però che chi tesseva le lodi dell’Isola oggi dice che basta, l’Isola è diventata troppo radical chic. Oggi l’ultima frontiera è NoLo.

Sushi vs Pizzerie

Fino a qualche tempo fa c’era chi scambiava il sushi come la cucina tipica di Milano. Il “ci facciamo un sushino” ha fatto epoca. Ma ora il sushi è in picchiata, superato dalle modalità più innovative ed esotiche, come il Temakinho o il Poke hawaiano. Invece stanno tornando di moda con prepotenza le pizzerie. Forse perchè finalmente a Milano si è imparato a fare la pizza?

Gae Aulenti vs CityLife

Milano ha una fame bulimica di novità. E le novità a Milano invecchiano alla velocità della luce. Mentre i media tradizionali glorificano Gae Aulenti come il nuovo centro di Milano, in realtà i flussi si stanno già spostando altrove. Sempre più diretti alla scoperta di CityLife che tra centro commerciale e aree verdi solletica gli appetiti dei più curiosi. Chissà se la Biblioteca degli Alberi riuscirà a recuperare l’attenzione sui grattacieli di Porta Nuova?

Milanese Imbruttito vs Blog anarchici su Milano

Il Milanese Imbruttito si è affermato come punto di riferimento del milanese che si prende poco sul serio. Il suo momento più alto sono stati i video in cui i milanesi sembrano tutti dei cretini. Ma il milanese non ama che si sparli troppo della sua città. Così i video hanno segnato il picco di visite ma anche segnalato l’avvio di un declino che ha portato il Milanese Imbruttito a diventare un riferimento ormai solo dei giargiana, dei milanesi d’adozione o, ancor di più, dei brianzoli. Mentre chi ama Milano ha lasciato gli imbruttiti per spostarsi sempre più nell’universo dei blog un po’ anarchici sulla città, come: nati per vivere a Milano, Urban File, Milano Progetti e Cantieri, Milano panoramica, Conosco un posto o Semplicemente Milano. Siti meno marketing oriented ma più autentici.

Palestre vs sport open air

La fine del Conti di Corso Como è stato il segnale. Con le catene e le palestre diffuse ormai più dei bar sta diventando sempre più out rinchiudersi in luoghi unticci col sapore di sudore. Invece sempre più di tendenza tra i milanesi andare a correre all’aperto, scoprire itinerari alternativi, o praticare sport all’aria aperta, non solo a Milano.

Ufficio vs coworking (o, ancora meglio, bar)

Questa ormai è una moda completamente radicata. Gli uffici ormai sanno da dipendenti statali o da notai. Per gli altri il lavoro è dappertutto. Negli spazi di coworking, sorry, di smart working o, ancora di più, nei bar o nei luoghi pubblici con wi fi.

Renzi vs Salvini

Secondo i giornali Milano è ancora la città più renziana d’Italia. In realtà il treno di Renzi ha già lasciato da tempo la stazione Centrale. Invece pochi lo dicono ma sono molti i milanesi a pensare che in fondo in fondo “Salvini qualche ragione ce l’ha”.
Pochi lo ammettono ma il treno di Salvini è arrivato anche in Centrale. Vedremo quanto rimarrà.

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