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🔴 Dati 24 marzo: superati i 30.000 contagiati in Lombardia (in rialzo i decessi). Prosegue il calo a Milano città

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Fonte: Andrea Cherchi (c)

24 marzo 2020.  Dopo due giornate consecutive di dati in miglioramento arriva una giornata in controtendenza. In Lombardia risultano in crescita, anche se più contenuta rispetto ai giorni peggiori, sia i contagi (+1942 per un totale di 30.703) che i decessi (402 per un totale di 4.178). Più 49 i malati in terapia intensiva.

Buone notizie da Milano città: terzo calo consecutivo dei nuovi contagi (+121). In lieve crescita invece la città metropolitana. Tra le altre province Brescia si conferma la provincia con la crescita maggiore (+393) e si segnala un rialzo a Lecco e Monza e Brianza. A Codogno zero nuovi contagiati. Altra buona notizia l’aumento dei posti di terapia intensiva: raggiunta quota 1.500 (di cui 1.194 occupati).

La notizia del giorno: Guido Bertolaso è risultato positivo al virus. Proseguono comunque i lavori per l’ospedale all’Ex Fiera.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)***
24/3: +1942 (+6,7%)

Totale: 30.703

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)***
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)

Totale: 4.178

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
24/3: +375 (+7,0%)

Totale: 5.701

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)***

Totale: 2.297

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA

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Foto di Andrea Cherchi (c)

Milano, ventordicesimo giorno di quarantena.

C’è un tizio nel mio specchio che ricorda vagamente me. Mi fissa acquoso dietro una coltre di barba incolta, con una maglietta spiegazzata “Hasta luego Chile”. Sembra che stia per parlarmi quando prorompe in un rutto da camallo. Non posso essere io. Non voglio essere io. Non devo. A quest’ora ho sempre la Marinella attorno al collo e sono lucido come l’onice. Profumo, talvolta. Eppure sembra proprio che sia io. I resti di quello che un tempo fu un dignitoso avvocato arrancano in cucina per la colazione. Tutto tace. Il silenzio è squarciato da ambulanze lontane e dagli occasionali guaiti disperati di un cane al suo terzo giro mattutino di pisciate. E’ disidratato. Ad un lato del tavolo, il computer occhieggia infido, aspettando di avvilupparmi come un’edera in una sequenza ininterrotta di decreti, ordinanze, statistiche, conference call, webinar uozzap e aperitivi virtuali. Mi sono applicato all’isolamento e le scorte scarseggiano. Dovrebbe essere rimasto del pandoro: sa di cartone e tira al verdognolo. Me lo faccio piacere. Accendo la prima sigaretta giurando a me stesso, come ieri e l’altroieri, che oggi fumerò meno. Donna Adelaide (la gatta) m’ha lasciato il suo consueto vomitino sul tappeto persiano di nonna. M’affaccio desolato alla finestra a guardare la strada deserta.

Abito in un qualunque condominio di Milano.

Forse appena meno qualunque di altri, ma pur sempre un micromondo, oggi più che mai interamente ripiegato su se stesso, circondato da altre costruzioni analoghe. Zona di ampi appartamenti, studi professionali, targhe d’ottone e parcheggi riservati per disabili (mai, e dico mai visti) col SUV nuovo fiammante. Un arcipelago di vecchi borghesotti ringhiosi da evitare con cura. Di norma, il rumore più molesto è il corriere sudamericano di Bartolini che si sgola in mezzo alla strada per cercare el senor Bramvigia (Brambilla) o la senora Rrroveda, visto che il nostro portiere cingalese part time non è collaborativo, quello di fronte è un po’ sordo e sui citofoni i nomi sono sostituiti da logaritmi incomprensibili. Per la privacy, sai. A parte questo la strada è tranquilla. Ci sarebbe anche una fontanella a drago, che l’ing. XY -polemista sopraffino, ottuagenario e con irrisolti problemi di prostata- tenta da anni di far piombare, per il costante stimolo che gl’ispira.

Dal palazzo di fronte è però salito un urlo.

Poi un rantolo. Poi del trambusto. In nessun’altra circostanza avrei potuto sentirli, ma nel silenzio abissale che mi circonda, qualunque rumore deflagra allo stesso modo. Ci siamo, ho pensato, è arrivato anche qui. Quel subdolo, infido virus del cazzo è venuto ad esigere il suo tributo. Adesso arriveranno nell’ordine l’ambulanza, i vigili, i droni, gli incursori della Marina e qualche politico in cerca della gloria degli sciacalli. Tamponi a raffica. Marchiature roventi a forma di coronavirus sulle spalle, bende e campanelle, mascherine e amuchina al prezzo di una Luis Vuitton e di una bottiglia di Kristal. Proprio oggi che avevo deciso di lavarmi con l’idropulitrice, sfidare il sistema e andare in studio a fare una notifica urgente. Che poi convincilo, lo sbirro di turno -povero cristo, milleduecento euro al mese, i genitori terrorizzati rinchiusi in casa in qualche paesello sperduto del sud, e lui qui a farsi sputazzare in faccia- che il ricorso scade. Va beh.

Ci penserà l’architetto al piano rialzato.

Ma no, non può andare in studio. O forse se n’è fregato dei divieti -pazzo incosciente- strisciandoci dentro nottetempo come una lucertola per parlare con la sua amante, e ora dorme il torbido sonno del fedifrago. Il commercialista al primo piano di fronte? Improbabile. Ha riparato in Costa Rica in epoca non sospetta coi soldi dei clienti, dubito che abbia deciso di forzare i sigilli proprio ora. La vecchia sorda al secondo piano è una stronza di prima, quand’anche avesse potuto sentire non sarebbe intervenuta. Escludendo i due, o quattro, o talvolta sedici studenti del secondo piano di fronte –se non sono canne è birra, se non è birra una malattia sessualmente trasmissibile-, l’ing. XY che esce dall’altro lato da quella volta che s’è pisciato addosso e svariati altri soggetti (tra i quali una tizia che aveva preparato tutti gli scatoloni per un trasloco che non ha mai fatto e ora vive in una specie di magazzino) mi sento in dovere, con la mia barba sfatta e la mia maglietta da quattro soldi, di andare a capire cosa cazzo era quel rantolo là fuori. Tra me e quel rantolo solo una strada vuota ma, porcomondo, proprio davanti al portone una pattuglia della Finanza a caccia di untori.

Ammettiamolo. Coi carabinieri si ragiona.

Coi poliziotti meno, ma chiudono quasi sempre un occhio. I vigili, quantomeno a Milano, sono normalmente bonari, sempreché tu non sia un adolescente in motorino con la tipa, cui bisogna far capire chi comanda. La Finanza è puro terrore. Tu e loro sapete perfettamente che, scava scava, salta sempre fuori quel millino che hai incassato in nero settordici mesi fa da “sistemare” o roba del genere. Ad ogni modo raccolgo il coraggio e scendo in strada, capelli incolti, barba lunga, maglietta spiegazzata, i jeans da forzato e una maschera antigas della prima guerra mondiale comprata da un collezionista alla Fiera di Novegro.

Ammetto d’esserci rimasto male quando m’hanno fermato e, come prima cosa, m’hanno chiesto il permesso di soggiorno. No guardi, abito qui di fronte, ho sentito un urlo provenire da questo palazzo. Sguardi sgamati, dietro alle mascherine, sistematina al mitra, si vabbè di dove sei peones. Mi irrigidisco. Mostro carta d’identità e codice fiscale, soprattutto il codice fiscale, con quel F205 che non so se mi spiego. L’autocertificazione? Ovviamente non ce l’ho dietro. E poi quale versione? Quella di stamattina, quella di ieri o di una settimana fa? E poi non dovreste averla voi da farmi compilare? Ma lei scherza, mi dice il militare tornando al “lei”, l’ultima risma di carta è arrivata con la convenzione CONSIP dell’anno scorso e pareva pelle di ratto. Ma non l’avete sentito l’urlo? No. Mi fissano cattivi. La pazienza è finita, esce il libretto dei verbali. Rientro a casa sentendomi come Mosè davanti al Nilo, ma con Dio occupato altrove.
Cerco di capire, anzitutto, quale versione dell’autocertificazione dovrei utilizzare. Quella in cui giuro che sto facendo delle cose importantissime, quella in cui spergiuro che se non faccio quelle cose la civiltà occidentale è finita o quella in cui devo anche scrivere il percorso e chi conto di incontrare sulla strada? E se poi non mi credono cosa rischio? Duecento euro di multa, cinquemila euro di sanzione amministrativa, dieci anni di galera a seconda di chi gioca a fare il primo della classe? Sto battendo in testa, maledizione.

Donna Adelaide è nervosa.

Saltella per la casa con il pelo irto e la coda gonfia. Soffia come una dannata. La figlia del demonio. Ci manca solo la crisi di nervi della gatta. Io sono coinvolto in un intrigo alla Hitchcock che rischia di abortire con me bloccato a terra con un ginocchio in mezzo alle scapole ed un finanziere calabrese che mi legge i miei diritti. E tutto ciò solo per essere andato a impicciarmi di un vago rumore proveniente dal palazzo di fronte.

Che è venuto il momento di guardare con attenzione.

Dall’altra parte della strada è stato consumato un omicidio. O un regolamento di conti. La gente è chiusa in casa, tutti i nodi vengono al pettine. Queste vite apparentemente ordinate e dignitose in realtà dissimulano ogni tipo di schifezza. Troie e cocaina, usura, tradimenti, malversazioni inferte o subite.  I quartieri borghesi sono così, le Wisteria Lane de noantri. Eppure sembra non esserci nulla di strano. Le finestre sono quasi tutte aperte, le case ben illuminate dal sole. Non incrocio sguardi strani, movimenti furtivi, non vedo cuori solitari che apparecchiano per due pur essendo vecchie zitelle. Non vedo tappeti arrotolati uscire, o bidoni di acido entrare dall’androne. Dai comignoli, il fumo esce regolarmente, nessun cadavere nella caldaia condominiale.

Forse mi sono sognato tutto. L’isolamento fa scherzi strani.

Questo silenzio di tomba stordisce. Accendo il televisore. SkyTG24 è all’apogeo della truculenza, una serie horror in onda H24. In questo momento l’ennesimo virologo, o epidemiologo, o infettivologo (ma quanti ce ne sono?) sta spiegando per l’ennesima volta il giro che ha fatto il virus, da Wuhan a Codogno, dai chirotteri all’uomo. Ah no, è un critico letterario, parla di un libro, Spillover, devo anche avercelo da qualche parte. I chirotteri professore, per i nostri telespettatori, diciamo che sono… ah, ah, (soffocata risatina accademica) i chirotteri sono i pipistrelli, naturalmente.

Naturalmente.

Spengo il televisore e accendo la x-esima sigaretta.

Ripiombo nel silenzio. La Finanza è ancora lì. Il cane, ormai prosciugato, ha strattonato il padrone alla pattuglia supplicando con gli occhi i militari di arrestarlo. La povera bestia è esausta. Al piano di sotto la Gwendy, l’instancabile filippina della Britton Ravelli D’Agogna (nome altisonante che di aristocratico ha poco e niente, la vecchia ex bagascia ha collezionato mariti e cognomi da quando convertì la sua casa chiusa a centro estetico), si protende dalla finestra a sbattere un finissimo Aubusson di mezzo ettaro e va di scudiscio. Mi perplimo. Benché il rumore sia indiscutibilmente originato da sotto la mia finestra, il suono rimbalza sul palazzo di fronte e torna indietro!

Il che potrebbe significare che… Mi precipito sul pianerottolo, dove la dottoressa Morelli, in vestaglia acrilica e ricrescita (ma guarda…) sta approfittando della quarantena per accumulare tonnellate di paccottiglia da donare ai più bisognosi. Che sicuramente apprezzeranno le Tropeziennes della scorsa stagione (rotte) e un set di cinque fondine con la scritta “I love Ravello”. Ma si ritrae spaventata. Da me o dal virus non importa. Sulle scale regna un silenzio assoluto.

Rientro in casa perplesso ed ora sento nitidamente il rumore.

E’ una lotta furiosa, oggetti che cadono, tessuti che si strappano. Urla disumane. E viene da casa mia.

Mi precipito lungo il corridoio e la scena dell’omicidio, raccapricciante, si presenta sotto i miei occhi. La stanza è un campo di battaglia. Tende strappate, libri sul pavimento, una abat-jour penzola decapitata.

Donna Adelaide ha catturato, torturato e sgozzato un piccolo pipistrello, acchiappato, immagino, sul terrazzo. Un chirottero, pardon. Mi fissa determinata. Conosco quello sguardo. E’ quello di chi vuol risolvere il problema una volta per tutte, alla radice.

Mentre penso all’orrore di dover raccogliere quel cadavere raccapricciante chiedo a Donna Adelaide se fosse proprio necessario. Lei alza la coda e se ne va mostrandomi il culo con l’aria di dire “uccidiamoli tutti. Dio riconoscerà i suoi”.

#iorestoacasa

ANDREA BULLO

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Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Molti ci stanno chiedendo cosa si potrebbe fare con il coronavirus se Milano fosse una città stato.

Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

La premessa: in un’emergenza globale ci vuole una unità di azione tra le singole parti

Premessa. Città stato significa nel nostro ordinamento dotare Milano dei poteri e delle risorse attribuite a una regione (ex art.132 della Costituzione). L’autonomia è una modalità più efficiente di gestione amministrativa perché consente di rispondere meglio alle esigenze del territorio in quanto mette l’organo di decisione più vicino ai cittadini.
Questo vale nella ordinaria amministrazione. Ma in emergenze così importanti e diffuse, come una pandemia, occorre una unità di azione tra le parti gestita da un coordinamento superiore, nazionale o sovra nazionale, altrimenti ciò che si fa bene in un posto rischia di danneggiare un altro, se si procede in ordine sparso.

Fatta questa premessa, se fosse città stato, con poteri da regione, Milano potrebbe disporre di più strumenti che potrebbero rivelarsi utili su tre aspetti:

  1. Uscire dall’emergenza sanitaria
  2. Affrontare l’emergenza economica
  3. Prevenire una nuova emergenza 

#1 Risolvere l’emergenza sanitaria: i vantaggi dell’autonomia per uscirne meglio

La situazione. Al momento la strategia in Lombardia e nel resto d’Italia consiste nell’isolamento di tutti i cittadini: si sta applicando il lockdown, la “politica della chiusura”.
Il vantaggio principale è la facilità di applicazione: tutti i cittadini vengono isolati e confinati nelle loro abitazioni, così si bloccano le possibilità di contagio.
Il principale svantaggio è l’incertezza sulla conclusione. Come ha spiegato il ministro israeliano Naftali Bennett, nella tattica centrata sulla quarantena applicata sull’intera popolazione “manca una visione strategica perchè poniamo che tra una mese la curva dei contagi si stabilizzi verso il basso e il governo faccia riaprire le attività. Secondo questa logica, bastano 50/100 nuovi contagi per riaprire zone gialle e rosse, quindi si ritorna al punto di partenza senza avere avuto nessun beneficio ma solo danni al sistema economico e di tenuta sociale delle persone” (clicca qui per maggiori informazioni: Bennett)

La tattica del lockdown in Italia oltre all’incertezza sul come uscirne, non presenta ancora effetti certi in termini di tempi sul contenimento dei contagi e dei decessi, che al momento risultano a livelli record su scala mondiale. Invece esistono casi di successo sul contenimento dell’epidemia in tempi rapidi: Taiwan, Giappone, Singapore e Corea del Sud. In particolare la Corea del Sud sta riuscendo ad arrestare la diffusione dell’epidemia nonostante fino a due settimane fa (9-10 marzo) fosse il Paese al mondo più colpito dopo la Cina.

Leggi anche: Taiwan e Quello che sta facendo la Corea per sconfiggere il virus

Proprio la Corea del Sud sta venendo presa a riferimento da molti come modello da applicare anche in Italia. L’elemento centrale del modello coreano consiste in un sistema di tamponi a tappeto insieme alla misurazione della febbre in ogni luogo pubblico, in modo da individuare e isolare tutti i contagiati, lasciando così il resto dei cittadini liberi di poter lavorare e, anche, di rendersi utili a chi si trova in quarantena.
Lo stesso sindaco di Milano, in un’intervista del 22 marzo ha dichiarato che per Milano vorrebbe “più Corea e meno Cina”. Il nostro sindaco non ha aggiunto però che non ha i poteri per farlo.

Chi potrebbe applicare il metodo coreano è la Lombardia. Perchè non lo applica? Lo ha detto in una conferenza stampa il 22 marzo l’assessore Caparini: non si può fare su scala regionale perchè “ci vorrebbero troppi laboratori per analizzare i tamponi” (vedi dichiarazione nell’Articolo).

Se fosse città stato Milano avrebbe la libertà di poter decidere se applicare il metodo dei tamponi a tappeto e avrebbe la possibilità di farlo.  
Non solo, infatti, avendo poteri da regione Milano potrebbe scegliere in autonomia dal resto della Lombardia, ma soprattutto a Milano ci sono le condizioni per fare quello che in tutta la Lombardia non si può fare.

In un territorio geograficamente più limitato rispetto a tutta la Regione e con caratteristiche uniformi, si potrebbe iniziare ad applicare il metodo dei tamponi, usando anche metodologie più avanzate per la loro misurazione, come quella di Diasorin (un’ora per i risultati) o quella avviata in Irlanda (15 minuti per i risultati, qui la fonte).
La questione più importante nell’attivare il metodo dei tamponi è che permette di risolvere il principale problema del lockdown, l’incertezza sulla sua conclusione. Potendo analizzare chi è positivo al virus e chi non lo è, si può da un lato isolare i contagiati e i loro contatti più prossimi, dall’altra parte si può progressivamente ridare libertà alle persone non contagiose e riaprire le attività, continuando a isolare i nuovi casi attraverso tamponi e misurazione della febbre in tutti gli esercizi pubblici senza rischiare che per nuovi focolai l’unico sistema sia ripetere la quarantena a tappeto: si rischierebbe altrimenti di riaprire definitivamente solo dopo molti mesi, fatto grave per un paese di provincia, catastrofico per una metropoli internazionale come Milano.

Attivare la modalità dei tamponi consente dunque di gestire diversamente chi è contagioso dal resto dei cittadini, riuscendo così gradualmente a riaprire le attività economiche mantenendo il controllo dell’epidemia. Uno dei principali vantaggi di avere una città stato (autonoma di poteri e di risorse) è quello di poter fare da laboratorio di sperimentazione. Così potrebbe essere Milano che potrebbe estendere oltre i suoi confini il sistema dei tamponi e di controllo dei contagiati e fare da laboratorio anche sulla modalità di riapertura delle attività. Anche perché fuori dall’emergenza sanitaria ci attende un’emergenza economica. Se fosse città stato Milano potrebbe avere, anche in questo caso, gli strumenti per affrontarla al meglio.

#2 Affrontare l’emergenza economica: l’autonomia è meglio dei finanziamenti

L’epidemia del coronavirus e le iniziative poste in atto per sconfiggerlo, rischiano di trasformarsi nella più grave crisi economica dai tempi della guerra. Questo per due ragioni sostanziali: 1. Per gli effetti del lockdown e della paura del contagio che hanno fermato numerose attività per un lungo tempo privandole dei loro ricavi 2. Per l’effetto rete delle nazioni che sono state colpite contemporaneamente.

Queste due ragioni determineranno con ogni probabilità il crollo del PIL (alcuni parlano di oltre il 10%) e l’aumento del debito dello stato. Il rapporto debito/PIL, che è il parametro base con cui i mercati finanziari decidono se e a che prezzo dare i loro soldi a uno stato, potrebbe impennarsi, c’è chi ritiene oltre il 150%/170%. Con il rischio di generare una spirale di debito che alimenta debito, ossia di prestiti concessi a un prezzo talmente alto da consentire di ripagare solo in parte il nuovo debito contratto. Un po’ quello che capita quando si deve ricorrere agli strozzini per ripagare altri debitori.

E’ facile prevedere quali saranno le categorie di cittadini più colpite: le fasce più povere e deboli della popolazione. Ma non solo. Come per l’epidemia anche in questo caso si rischia di avere degli effetti endemici, per cui tutti potrebbero essere coinvolti pesantemente.

In questo scenario, quali potrebbero essere i vantaggi della città stato?

Anche in questo caso si tratta di avere degli strumenti in più. Innanzitutto Milano potrebbe essere più padrona del suo destino. Nella situazione attuale dipenderebbe completamente dalle scelte dello Stato e della Regione. Ma se fosse città stato (o città regione) avrebbe potere e risorse per poter scegliere azioni più consone ai suoi cittadini.

Ad esempio, più che ricevere finanziamenti, spesso complicati e a volte controproducenti, Milano dovrebbe mirare a diventare una ZES, uno spazio economico più libero e con dei vantaggi per le attività produttive, almeno per il periodo necessario ad uscire dall’emergenza. Questo per Milano sarebbe prioritario perché l’economia della città è strettamente connessa a quella delle altre grandi città internazionali, quindi sarebbe fondamentale per Milano rientrare al più presto in questa economia sovranazionale delle città globali, ma senza freni o penalizzazioni che rischierebbero di essere fatali a lei e, di conseguenza, a tutta l’economia italiana.

Se fosse città stato, quindi, Milano avrebbe più strumenti, poteri e risorse per rilanciarsi con più forza e più velocità fuori dalla crisi economica, trascinando con sé il resto del Paese, senza dipendere per il suo futuro interamente dalle scelte di altri.

Leggi anche: ZES, per rilanciarsi dopo il coronavirus

#3 Prevenire una nuova emergenza

In questo caso non è solo una questione di maggiori strumenti ma di un diverso punto di vista. Il coronavirus ha colpito in modo particolarmente drammatico la Lombardia. Al momento risulta il luogo dove si registra il tasso di mortalità più alto tra le nazioni più sviluppate, circa dieci volte superiore al resto d’Europa. Poter diventare una città stato significherebbe avere un nuovo punto di vista per comprendere quali siano le cause di questi risultati e per risolvere le carenze emerse nel sistema sanitario. Un punto di vista che si potrebbe rivelare utile anche per affrontare forse il problema più grave dei nostri ospedali: il primo posto in Europa dell’Italia per morti da infezioni ospedaliere (L’Italia conta il 30% delle morti di tutte le morti nei paesi UE).
Come città stato Milano avrebbe poteri e risorse per crearsi un suo sistema sanitario, che potrebbe costituire uno stimolo di maggiore efficienza anche per il resto della Lombardia e dell’intero Paese.

L’altro dato drammatico di questa epidemia è stato l’alto numero dei contagi in Lombardia. Tra le possibili cause di questa aggressività virale una delle più menzionate è l’inquinamento.

Diverse ricerche (L’inquinamento aumenterebbe la diffusione del coronavirus) ipotizzano come concausa fondamentale nella diffusione del coronavirus l’inquinamento atmosferico, in particolare le polveri sottili (PM2,5 e Pm10). In questo, purtroppo, la Pianura Padana risulta ai vertici delle classifiche in Europa. Che sia vera o no la correlazione è certo che vivere in un’area inquinata indebolisce i polmoni e ha effetti negativi sulla salute. Da anni se ne parla e, a parte qualche timida misura di contenimento, nulla di strutturale è stato mai fatto per sconfiggere questa piaga che secondo dati OMS uccide in Italia oltre 85.000 morti all’anno (Fonte).

Se fosse città stato Milano non avrebbe più alibi: avrebbe poteri e risorse, che oggi non ha, per migliorare radicalmente la qualità dell’aria, adottando ogni tecnologia e innovazione d’avanguardia per risolvere il problema. Non solo per evitare qualunque rischio di correlazione con questo o nuovi virus ma, soprattutto, per migliorare la salute delle persone.

L’efficacia universale delle città stato

Diventare una città stato significa dunque avere più strumenti per risolvere i problemi di un territorio. Milano, in quanto grande area urbana e polmone dell’economia del Paese, ha delle esigenze diverse rispetto al resto d’Italia e sarebbe meglio per tutti se potesse adottare una strategia ottimale sul suo territorio, seppur in modo funzionale all’unità di azione nazionale.

Questo è il principio alla base della creazione di città stato o città regione, con poteri autonomi, per le grandi metropoli del mondo, da Berlino a Londra, da Amburgo a San Pietroburgo, fino ad arrivare alle grandi città orientali che stanno mostrando che si possa gestire con efficacia il fenomeno coronavirus anche o grazie alla loro autonomia. Sono città stato infatti Seoul, Hong Kong, Singapore e Tokyo, quattro città che stanno riuscendo a contenere in maniera forte e decisa la diffusione del virus.

La Lombardia ha quasi il doppio di abitanti della seconda regione italiana più popolata. Non sarebbe un dramma se tre di questi dieci milioni decidessero di autogestirsi, consentendo quindi di avere un organo di governo più vicino alle esigenze di una popolazione urbana che ha necessità e caratteristiche diverse rispetto alle aree non metropolitane.

Anche se ora il dibattito è giustamente orientato su altre priorità, credo che alla conclusione dell’emergenza si debba rilanciare il tema dell’autonomia di Milano per fare ripartire con forza il motore del Paese e per evitare di ritrovarci in una nuova emergenza senza i mezzi idonei per affrontarla.

ANDREA ZOPPOLATO

Articoli di riferimento:
Bennett: isolating elderly…
Taiwan: vicina alla Cina lontana dal virus
Quello che sta facendo la Corea per sconfiggere il virus
Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO)
Pronto test contro il coronavirus in 60 minuti
In Irlanda il test per scoprire il virus in 15 minuti
ZES, per rilanciarsi dopo il coronavirus
L’Italia conta il 30% delle morti di tutte le morti nei paesi UE
L’inquinamento aumenterebbe la diffusione del coronavirus

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🔴 Dati 23 marzo: «Vediamo una luce in fondo al tunnel». In calo contagi e decessi a Milano e in Regione, per la prima volta si riducono i ricoveri totali

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Foto: Andrea Cherchi (c)

23 marzo 2020. «I sacrifici che stiamo facendo stanno producendo risultati». L’assessore Gallera tradisce l’emozione quando comunica i dati della giornata. Per la seconda volta consecutivi i risultati sono in miglioramento, sia per i decessi che per i nuovi contagi. La variazione percentuale segna nuovi record positivi in particolare nell’area di Milano. Per la prima volta i ricoveri totali sono in diminuzione: -173 (da 9439 a 9266), anche se in terapia intensiva aumentano di 49.  I nuovi contagi scendono a 1555. Le vittime sono state 320 dai 361 di ieri.  

Milano sembra resistere al virus. Calano ancora i contagi nella città metropolitana (230 da 424) e in città (137 da 210). Migliorano i dati in tutta la Regione, tranne solo la provincia di Brescia che tocca il picco di nuovi 588 contagi.

L’assessore Caparini conferma che domani si avvierà la sperimentazione anche del Favipavir (di Avigan) che sta ricevendo risultati promettenti in Giappone.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)***

Totale: 28.761

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)***
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)

Totale: 3.776

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
Totale: 5.326

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)***
Totale: 2.176

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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La sanificazione straordinaria delle STRADE di Milano: il piano AMSA e le voci contrarie

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Credits: ANSA/Marco Ottico - Disinfezione strade Amsa

A partire da venerdì 13 marzo 2020 sono iniziati gli interventi di pulizia straordinaria e sanificazione delle strade e dei marciapiedi della città di Milano richiesti dall’amministrazione comunale nell’ambito delle misure adottate per il contenimento della diffusione del virus Covid-19.

La sanificazione straordinaria delle STRADE di Milano: il piano AMSA e le voci contrarie

Piano d’azione dell’Amsa sul territorio cittadino: igienizzati 400km di asfalto nei primi 3 giorni

Il servizio svolto principalmente a cura di AMSA avviene tramite il lavaggio delle superfici con ipoclorito di sodio, il componente principale della candeggina, disciolto in una soluzione acquosa e irrorato con l’ausilio degli automezzi utilizzati per la pulizia ordinaria e il metodo “sweepy-jet”, ovvero mediante l’uso di una lancia con acqua in pressione che permette di pulire anche le superfici sotto i veicoli parcheggiati.

Nei primi 3 giorni di attività AMSA ha informato di aver percorso circa 400 km di strade e di aver sanificato oltre 700 vie e piazze di Milano, e che in tre settimane, sino al 3 aprile 2020, si prevede il completamento dell’attività con la pulizia straordinaria di tutta la rete stradale cittadina.

La Polizia di Stato in aiuto al Comune per la pulizia delle strade

Credits: https://questure.poliziadistato.it/ – Polizia di Stato in azione per la pulizia delle strade

AMSA però non è sola, da venerdì 20 marzo 2020 è scesa in campo anche la Polizia di Stato che, con alcuni mezzi in dotazione al III Reparto Mobile di Milano, ha provveduto alla pulizia di via Melchiorre Gioia. La collaborazione fra l’azienda di servizi ambientali e le forze dell’ordine continuerà poi nei prossimi giorni, tutti i pomeriggi feriali dalle 15 in poi.

Fra i mezzi messi a disposizione dalla Polizia c’è anche il BAI ARV 8500S, un veicolo “anti-sommossa” impiegato di norma in contesti di ordine pubblico per contrastare con getti d’acqua pressurizzata situazioni critiche o respingere azioni violente. Per le azioni di sanificazione l’acqua contenuta nel suo serbatoio da 8.000 litri di capienza verrà miscelata con un prodotto igienizzante e sarà erogata a pressione ridotta tramite le sole bocchette anteriori.

 Arpa Piemonte e Istituto Superiore di Sanità sono contro queste operazioni di sanificazioni

Azioni di pulizia e sanificazione sono state intraprese e messe in atto anche in città vicine come Bergamo e Brescia e in numerosi diversi altri comuni lombardi. Tuttavia non tutti sono d’accordo sull’efficacia di queste operazioni. Nel vicino Piemonte ad esempio, l’ARPA ha sconsigliato l’uso massivo dell’ipoclorito di sodio nella pulizia delle strade, ritenendolo una sostanza irritante per la pelle e gli occhi nonché un inquinante che potrà nel tempo contaminare le acque di falda.

A supporto dell’ARPA Piemonte anche l’Istituto Superiore di Sanità che, con un’informativa diffusa dal Ministero della Salute il 18 marzo 2020 basata sulle evidenze note ad oggi, dichiara che il covid-19 si può trasmettere per contatto con superfici contaminate, ma che non tutte le superfici vanno sanificate e trattate allo stesso modo.

In merito al lavaggio e disinfezione delle pavimentazioni su larga scala, ricorda la suddetta informativa, l’utilità delle operazioni di sanificazioni non sono accertate non esistendo evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione del Covid-19 e che l’utilizzo dell’ipoclorito di sodio sia efficace su una matrice complessa come il pavimento stradale.

L’eterna lotta contro l’inquinamento

In oriente, e in particolare in Cina, dove le immagini divulgate dai media hanno mostrato un’intensa attività di pulizia e sanificazione delle strade e dei marciapiedi si è verificata una diminuzione dell’indice di contagio da Covid-19 ma il CCDC (China’s Center for Disease Control and Prevention) non ha confermato una correlazione scientifica fra gli eventi ribadendo a sua volta che l’uso massivo e ripetuto di disinfettanti a lungo andare inquinerebbe l’ambiente.

In ogni modo nessun organo ha posto sinora il divieto assoluto sull’attività di pulizia e sanificazione delle strade mediante ipoclorito di sodio, soprattutto se questa attività viene limitata ad interventi sporadici e straordinari come quelli in atto in questo momento nella nostra città che contribuiranno comunque all’abbassamento del livello delle polveri sottili in cui, secondo una tesi anch’essa non ancora scientificamente confermata, potrebbe essere agevolato il proliferare del virus.

MANUEL CATTANEO

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🔴 Dati 22 marzo: decessi e contagi in CALO in Lombardia e a Milano. «Dati che ci fanno ben sperare»

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Foto: andrea Cherchi (c)

22 marzo 2020. Dopo due giornate di risultati molto duri, oggi arrivano notizie migliori. Nel giorno in cui i morti totali in Lombardia superano quelli della Cina, in tutta le regione risultano in calo i nuovi contagi e i nuovi decessi, quasi dimezzati rispetto alla giornata di ieri in cui si sono toccati i nuovi record dall’inizio dell’emergenza. I nuovi contagi scendono a 1691 dai 3251 di ieri. Le vittime sono state 361 dalle 546 di ieri.  Nota stonata sui ricoveri: in aumento, +1181 (ieri +523) raggiungendo quota 9439, di cui 1142 in terapia intensiva (+49). I guariti complessivi sono 5.800. 

Calo anche per Milano che sembra contenere l’avanzata del virus. I nuovi contagi nella città metropolitana sono 424 (rispetto ai +868 di ieri), così come a Milano città i nuovi contagi scendono a 210 (da 279 di ieri). Miglioramenti sostanziali anche nelle province più colpite, di Brescia e di Bergamo. «Dati che ci fanno ben sperare», dichiara l’assessore Gallera che segnala l’arrivo di nuovi medici da Cuba per l’ospedale da campo di Crema e dalla Russia per l’ospedale di Sondalo.

L’assessore Caparini conferma che si avvierà la sperimentazione anche del Favipavir (di Avigan) che pare stia avendo ottimi risultati in Giappone. Per quanto riguarda l’adozione di controlli con i tamponi di massa, sul modello della Corea del Sud, dice che al momento c’è l’impossibilità di farli in Lombardia perchè «servirebbero troppi laboratori».

Una nota statistica finale: come potete vedere dai dati sotto, la variazione percentuale sia per i decessi che per i contagi, in Lombardia e a Milano, risulta ai livelli più bassi di questa emergenza. Amici, speriamo.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)

Totale: 27.206

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)

Totale: 3.456

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
Totale: 5.096

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
Totale: 2039

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Notizie dal fronte: la vita da OPERATORE SANITARIO al tempo del Covid-19

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Abbiamo raccolto direttamente da operatori sanitari le informazioni principali per capire come si affronta quotidianamente l’emergenza Covid-19. Dalle azioni alle situazioni, dai tempi alle procedure, ecco ciò che vive chi sta in prima linea.

Notizie dal fronte: la vita da OPERATORE SANITARIO al tempo del Covid-19

# La vestizione

Calzari di plastica sopra gli abituali zoccoli da corsia, tuta protettiva full-body idrorepellente, due paia di guanti, uno sopra l’altro, occhiali di plastica (non usa-e-getta), cuffia con mantellina sulle spalle da indossare sotto la tuta protettiva, e infine le tanto agognate mascherine: FPP2 o FPP3 o, in caso di scarsità, 2 mascherine chirurgiche.

# L’igiene

Le mascherine vanno cambiate ogni 4 – 6 ore per garantire un’adeguata protezione.
Due sono i paia di guanti indossati: il primo, quello che viene a contatto diretto con i pazienti, viene cambiato dopo ogni intervento su singolo affetto da Covid-19, o sospetto tale. I guanti sottostanti, invece, si igienizzano con una soluzione alcolica e si riutilizzano. Gli occhiali, come detto, non sono usa-e-getta e vengono quindi lavati e igienizzati dallo stesso operatore a fine turno.

# Il cambio delle mascherine

Ogni volta che l’operatore sanitario ha necessità di cambiare la mascherina deve annotarlo sul un apposito registro e scalare la propria dal totale, indicando il numero di quelle rimanenti, per esempio:
Generalità operatore 1 – 100 mascherine rimanenti
Generalità operatore 2 99 mascherine rimanenti
Generalità operatore 3 98 mascherine rimanenti

# Le ore di lavoro

Bardati in questo modo si effettuano oltre ai propri turni lavorativi, dalle 7 alle 10 ore, svariate ore di straordinari. Ferie e permessi sono stati bloccati.
Soprattutto chi lavora in rianimazione, il reparto più sotto pressione, è messo alla prova. È infatti normale incontrare nei corridoi infermieri e medici che rinunciano ai turni di riposo e lavorano da più giorni consecutivi. Ciò avviene perché medici e operatori non sono in numero sufficiente all’emergenza.

# I sintomi che deve riconoscere

Febbre superiore a 37.6, in alcuni casi mal di gola e, di conseguenza, tosse secca e stizzosa. Se si ha la tosse grassa con catarro e raffreddore, in linea di massima, si può escludere l’infezione da Covid-19. Nei casi più gravi si avverte la cosiddetta “fame d’aria”, in cui si fa fatica a ventilare i polmoni in modo naturale.

operatori sanitari

# Il pronto soccorso

Sono stati predisposti ulteriori ingressi dedicati alle ambulanze che trasportano sospetti infetti, in modo da tenere separati i flussi Covid-19 con quelli del pronto soccorso generale. Anche all’interno dell’ospedale si è compartimentato tutto, creando delle cosiddette “zone sporche” in cui passano o stazionano soltanto i sospetti e gli infetti.

# La triage

Dopo la “zona sporca” è stata prevista una zona pre-triage, dove l’infermiere procede a reperire le prime informazioni del paziente: temperatura, pressione, ecc.
Vengono inseriti, quindi, i dati nel computer per l’accettazione, e poi si passa agli esami specifici: prelievo del sangue per emocromo e biochimica, tampone. Il tampone viene esguito per via nasale, perché più accurato.

# Le tempistiche per il tampone

Gli ospedali devono inviare i tamponi a centri specializzati che verificano la positività o meno del tester. All’inizio dell’emergenza il tempo necessario per avere una risposta era di alcune ore. Oggi, con un numero sempre maggiore di richieste, è necessario attendere anche due giorni.

# Il “vetro smerigliato”

Dopo il triage viene effettuata anche una TAC. Il radiologo in questo modo, refertando la lastra del polmone con il termine “vetro smerigliato”, può già avere una ragionevole certezza che il paziente sia affetto o meno da Covid-19, seppure sia necessario attendere l’esito del tampone. Il termine “vetro smerigliato” sta ad indicare lo stato compromesso dei polmoni.

# I pazienti con sintomi, ma in buone condizioni

Giunto al pronto soccorso il paziente che presenta sintomatologia compatibile con il virus viene posto nella cosiddetta “camera calda” in cui aspetterà o il triage o l’esito del tampone. Se il tampone risulta negativo, il paziente viene rimandato a casa con l’ordine di rimanere in quarantena. Se risulta positivo viene trasferito in ambienti di pronto soccorso o di reparto generale in cui riceve le cure appropriate.

# Le cure prestate ai pazienti non gravi

Fortunatamente la maggioranza di chi risulta positivo non ha necessità di cure intensive e passa il suo periodo di degenza nei reparti generali o nelle corsie del pronto soccorso. In caso di difficoltà respiratorie il paziente viene trattato con ossigeno: dalla classica mascherina collegata alla bombola, ad appositi macchinari per facilitare la respirazione come per esempio il casco CPAP, un sistema di ventilazione assistita non invasiva.

# La quarantena

In caso di tampone negativo oppure positivo ma con sintomi lievi, il paziente viene rimandato a casa dove deve restare isolato in una sola stanza, lontano da parenti e famigliari. Il cibo verrà passato dalla porta con particolare attenzione, così come il necessario per l’igiene quotidiana.
È possibile che venga fornita dal sistema sanitario una bombola di ossigeno per facilitare la respirazione, in caso di necessità.

# I pazienti con sintomi e in cattive condizioni

Se il paziente giunto al pronto soccorso che presenta gravi sintomi, così come se si aggravasse durante l’attesa per l’esito del tampone, viene trasferito immediatamente, a seconda della necessità, in reparto generale o in terapia intensiva. In quest’ultima, a causa dell’insufficienza respiratoria, viene sedato e intubato.

# Il fattore umano

I pazienti passano la maggior parte del loro tempo in solitudine e nell’impossibilità di comunicare con i loro cari. La paura e il disagio provati sono forti: il timore della malattia, ancora sconosciuta, le notizie che arrivano dai Tg, spesso allarmanti, il dover indossare la mascherina che dà fastidio fisico, ma che soprattutto mette in una situazione psicologica di fragilità. Perciò, i gesti dei nostri operatori sanitari, di qualsiasi grado, sono importantissimi anche dal punto di vista umano.

# La morte

Di Covid-19 si muore, ora lo sappiamo. Si muore soli, lontano dai propri affetti e lasciando la dolorosa incombenza di avvisare i parenti ai sanitari che, magari, fino a poco prima lottavano per tenere il paziente in vita. Morti che si aggiungono a quelle che, ogni giorno, avvengono nei reparti generali.

# La comunità

E’ nei periodi più bui che si vede la forza di una comunità. Rimanere in casa non è solo un obbligo imposto dal governo, ma è un dovere morale. E’ necessario che ognuno di noi realizzi dentro di sé che siamo parte di una grande macchina. Macchina che, oggi, sta lavorando troppo vicino ai suoi limiti.

FEDERICO POZZOLI

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🔴 Pronto TEST per verifica positività da Coronavirus IN 60 MINUTI: l’Italia potrebbe seguire il modello Corea del Sud

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Primi test drive-thru a Bologna

La difficoltà nel sottoporre a tamponi per il Covid-19 la popolazione italiana è ormai un dato conclamato: al dato aggiornato di ieri (20 marzo 2020) sono solo 206.886 i tamponi eseguiti, a tal punto che non si riesce a effettuare controlli nemmeno a tutte le persone sintomatiche, questo porterebbe a sottostimare il numero di persone contagiate lasciandole libere di infettare altre persone.

In Corea del sud sono almeno 20.000 i test ogni giorno da quando è iniziata la pandemia e i contagi si sono praticamente arrestati, in Lombardia invece dopo un primo inizio di controlli a tappeto, i tamponi si sono fermati a 57.174 e i casi di positività sono in continua crescita, per molti ancora al di sotto di quelli effettivi. Da un’azienda italiana, la Diasorin Spa, quotata alla Borsa di Milano, giunge ora la possibilità di fare test in tempi rapidi: un’ora e a costi ridotti.

I vantaggi di eseguire tamponi su vasta scala sarebbero quelli di individuare e isolare tutte le persone contagiose, consentendo così di tutelare maggiormente i soggetti più a rischio e di ampliare la libertà di azione a chi non risulta infetto, sulla scia di quanto sta accadendo in paesi come Corea del Sud e Taiwan.

Leggi anche: Quello che la Corea sta facendo per vincere il coronavirus
La strategia di TAIWAN contro il coronavirus

Pronto test per verifica positività da Coronavirus in 60 minuti

Arriva da Vercelli il kit per effettuare 100.000 analisi sulla presenza del virus: controlli possibili già da inizio aprile

Il merito va ascritto all’azienda DiaSorin Group che grazie al suo kit di test molecolare darà la possibilità di partire con 100mila controlli sulla presenza del Coronavirus già da inizio aprile e con tempi drasticamente ridotti, in soli 60 minuti. Questo sistema di test verrà distribuito alle strutture di triage, per consentire le analisi senza dover entrare nelle strutture ospedaliere ma direttamente nelle tensostrutture poste all’esterno.

Il nuovo test è stato autorizzato dalla Food&Drugs Americana e potrebbe avere il via libera per indirizzarlo alle regioni con il più alto numero di contagi registrati ovvero le più popolose regioni del Nord Italia, all’inizio Piemonte e Lombardia.
Il risultato di questa tecnologia, che ha sfruttato una piattaforma pensata ai tempi dell’operazione Desert Storm (la Diasorin Group ha rilevato nel 2016 l’azienda americana che l’ha sviluppata), quando tutti i militari statunitensi furono tutti vaccinati contro l’antrace, è frutto del lavoro H24 di 25 ricercatori in collaborazione con lo Spallanzani di Roma e il San Matteo di Pavia italiane che in sole 8 settimane hanno portato a temine un lavoro che di solito impegna 12 mesi.

Sulle orme della Corea del Sud

Fino a qualche qualche settimana fa la Corea del Sud era il maggior focolaio di coronavirus dopo la Cina. Dopo la curva dei contagi si è fermata dando ragione al modello fatto di controlli a tappeto e Big Data messo in atto da Seoul. Ora i contagi nel paese asiatico crescono a ritmo molto contentuto: secondo i dati forniti dal Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), i nuovo contagi sono stati 147 venerdì, per un totale di 8.799, i nuovi morti solo 8 per un totale dall’inizio della crisi Covid-19 di ‘soli’ 102 decessi.
In Italia invece la situazione è arrivata a un livello drammatico: ieri la Protezione Civile ha indicato un totale di 37.860 malati di coronavirus, con un’impennata record di 5.986 nuovi casi in un solo giorno. Nuovi massimi anche a livello di decessi: 627 in più per un totale di 4.032.

Come riporta Repubblica il governo italiano starebbe per prendere in considerazione l’adozione del modello Corea del Sud, come afferma Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza: “Dobbiamo seguire la strategia adottata da Seul. D’accordo con il ministro, sto proponendo che la si adotti anche in Italia”.

Leggi anche: Quello che la Corea sta facendo per vincere il coronavirus
La strategia di TAIWAN contro il coronavirus

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 21 marzo: altri 546 morti e contagi record in Lombardia. «Dati che ci fanno male»

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Foto: Andrea Cherchi (c)

21 marzo 2020. La primavera tarda ad arrivare in Lombardia. Giungono notizie ancora più terribili di quelle dei giorni scorsi. Nuovo record giornaliero in Lombardia sia per i contagi che sfondano quota 3000 (+3251) che per le vittime (+546), cifra che in passato era sempre rimasta al di sotto di quota 400. Anche i ricoveri sono in aumento, raggiungendo quota 8258 (+523), di cui 1093 in terapia intensiva. Nota positiva dai guariti: +2139 (anche questo un nuovo record). Aumenta la pressione sulla città metropolitana (+868 contagi a fronte dei +526 di ieri), mentre a Milano città l’aumento risulta più contenuto a 279 (ieri +172). Sempre più critica la situazione nelle province di Brescia e di Bergamo. «Dati che ci fanno male», dichiara l’assessore Gallera.

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Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)

Totale: 25.515

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)

Totale: 3.095

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
Totale: 4.672

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
20/3: +279 (+12,4%)
Totale: 1829

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 Lombardia: le province con più CONTAGIATI in rapporto agli abitanti. Milano è ottava (dati: 20 marzo)

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I dati forniti dalla Protezione Civile indicano i numeri assoluti di contagi, malati in terapia intensiva etc.. Analizzandoli in relazione tra di loro e rispetto alla popolazione, si osservano alcuni dati interessanti.

Ad esempio uno di quelli più rilevanti è il rapporto contagiati per numero abitanti: in pratica rappresenta il tasso di contagiosità potenziale di uno specifico territorio, ossia il livello di rischio per un cittadino di venire a contatto con una persona infetta.

Fatta la dovuta premessa che i dati si riferiscono solo ai contagiati ufficiali, ossia trovati positivi al tampone, questa è la situazione delle province lombarde (dati del 20 marzo)

in Lombardia @20 Marzo:

La classifica delle città con la percentuale più elevata di positivi al contagio rispetto agli abitanti di ciascuna città è la seguente:

Milano ha circa 6 volte in meno il numero dei positivi (0,11%) rispetto a Lodi (0,69%) e quasi 5 volte in meno di Bergamo (0,46%).

Da considerare che la Lombardia ha eseguito poco più della metà dei tamponi che ha eseguito il Veneto, in rapporto alla popolazione, quindi i risultati sopra riportati potrebbero risultare sottostimati per tutte le province lombarde.

*Casi totali= persone in ospedale + in isolamento + guariti + deceduti

MICHELA PARLATO

Fonti dei dati

Ripartizione contagiati per provincia al 20 marzo
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_5351_25_file.pdf

popolazione: wikipedia (istat)
Popolazione Milano città (anagrafe comune di Milano-istat)

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* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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🔴 Coronavirus nelle REGIONI: contagi, tamponi, ricoveri e tasso di mortalità per abitanti (dati: 19 marzo)

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Ovunque sono pubblicate tabelle con i dati per regione con i numeri assoluti. Ma per vedere la diversa incidenza del coronavirus e delle politiche regionali abbiamo provato a calcolare i dati in rapporto al numero di abitanti. Di seguito quello che emerge (dati: 19 marzo).

Premessa importante: nella lettura dei dati occorre considerare un fattore rilevante, che ci sono regioni in cui il virus si è iniziato a diffondere prima di altre. Questo fattore può spiegare alcune divergenze tra i dati di regioni diverse.

Statistiche Coronavirus nelle REGIONI

#1 Terapia intensiva

    • La Lombardia è la Regione con più ricoverati in terapia intensiva in rapporto agli abitanti, con lo 0,010%, seguita dalle Marche con 0,009% e dalla Liguria con lo 0,007%.
    • In rapporto al totale di casi positivi della regione, il maggior tasso di malati in terapia intensiva risulta in Basilicata (13,5%) e in Molise (13,0%). Ultima la Valle d’Aosta (4,1%). La Lombardia è tra le ultime con il 5,0%.

#2 Tasso di isolamento domiciliare (e di ospedalizzazione)

  • Le regioni dove i contagiati vengono curati di più a casa, in percentuale, sono: Sardegna (73,7%) e Valle d’Aosta (71,1%)
  • Le regioni con la più alta percentuale di contagiati in ospedale sono il Piemonte (92,6%), la Liguria (73,6%) e la Lombardia (72,1%)

#3 Contagi

  • La Valle d’Aosta è la regione con più persone positive al contagio rispetto ai propri abitanti (0,17%), seguita da Lombardia (0,14%) e Marche (0,11%).
  • Pochi contagi in Sicilia (0,006%), Basilicata (0,007%) e Calabria (0,008%)

#4 Decessi (e guariti)

  • Il maggior tasso di mortalità (decessi/contagi totali) risulta in Lombardia (10,9%), seguita da Emilia (10,1%) e Liguria (8,6%)
  • La Lombardia è anche prima per tasso di mortalità calcolato sul totale degli abitanti (0,022%), poi l’Emilia (0,012%) e le Marche (0,008%)
  • La Lombardia è però prima anche per percentuale di guariti sulla popolazione: 0,038%. Più distanti Liguria (0,005%) e Veneto (0,004%)

#5 Tamponi

🔴 Dati 20 marzo: record di decessi (+381) e di contagi (+2380) in Lombardia. Migliorano i dati su Milano

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ph. Andrea Cherchi (c)

20 marzo 2020. Il cielo è ancora buio sulla Lombardia. Nuovo record giornaliero in Lombardia sia per i contagi (+2380) che per le vittime (+381) per un totale di 2549. Anche in Italia i decessi di oggi sono a livello record: 627. Anche i ricoveri in Lombardia sono in aumento, raggiungendo quota 7735 ricoverati, di cui 1200 in terapia intensiva (44 più di ieri). Buone notizie dai guariti che raggiungono i 4295 (dimessi). Migliorano i dati di Milano, in lieve calo i nuovi contagi giornalieri sia per la città metropolitana (+526 a fronte dei +634 di ieri) sia per Milano città (+172 a fronte dei +287 di ieri). Drammatici gli incrementi delle due province più colpite: nuovo picco per Bergamo con 509 nuovi contagiati e in rialzo anche a Brescia (401 nuovi contagi a fronte dei 350 di ieri). Tra le altre province preoccupa la crescita di Monza e Brianza.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380** (+11,9%)

Totale: 22.264

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381** (+17,6%)

Totale: 2.549

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634** (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
Totale: 3.804

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
Totale: 1550

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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A un passo dalla Cina ma lontana dal virus: la strategia di TAIWAN contro il COVID-19

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Credits: roc-taiwan.org - Taiwan

Una voce fuori dal coro, quella di Taiwan, nell’affrontare il virus partito da Wuhan all’inizio di questo inverno. Il governo dell’isola al largo della Cina ha adottato una strategia all’avanguardia, dimostrando pieno controllo della situazione e agendo subito con estrema compattezza e durezza. Benchè sia prossima alle coste cinesi, il risultato ad oggi 20/03/2020 è di: 108 contagi e 1 solo decesso su 24 milioni di abitanti.

A un passo dalla Cina ma lontana dal virus: la strategia di TAIWAN contro il COVID-19

La Repubblica di Cina, o Taiwan, è uno Stato insulare de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Penghu, Kinmen e Matsu, non riconosciuta né dalla Repubblica Popolare Cinese (la Cina continentale propriamente detta) né dagli altri quattro membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, da tutti gli Stati Europei e dal Canada con i quali mantiene rapporti commerciali. La capitale provvisoria è Taipei in quanto quella di diritto è Nanchino che si trova però nella Cina continentale.

Taiwan è geograficamente Cina, ma con regole di governo differenti e indipendenti e tali si sono dimostrate anche nell’affrontare l’emergenza da Covid-19.

Il governo dello stato insulare, distante solo all’incirca 150 km dalla Cina e dal primo focolaio del virus con più di 80.000 contagi e oltre 3.200 morti, ha implementato 124 protocolli di sicurezza in soli 2 mesi approfittando delle infrastrutture della sanità pubblica e dell’analisi dei dati, dell’assistenza sanitaria a prezzi accessibili e di una vasta diffusione educativa.

Le misure adottate da Taiwan

# Controllo di febbre e sintomi di polmonite a bordo degli aerei fin dal 31 dicembre 2019

Lo stesso giorno in cui la Cina ha comunicato all’Oms la presenza di numerosi casi di polmonite, il 31 dicembre 2019, Taipei ha iniziato controlli a bordo di tutti gli aerei provenienti da Wuhan per verificare la presenza di passeggeri con febbre o sintomi da polmonite. La settimana successiva le verifiche sono state estese ai viaggiatori atterrati nell’isola dopo il 20 dicembre, con screening per 26 virus, tra cui SARS e MERS e i casi positivi sono stati posti subito in quarantena.

# Viaggio di esperti in Cina e attivazione del Comando centrale per l’epidemia

A metà gennaio è stata effettuata una missione conoscitiva in Cina per verificare lo stato reale della situazione e pochi giorni dopo è stato attivato il Comando centrale per l’epidemia per coordinare le misure per proteggere la popolazione e il sistema sanitario, la prima delle quali è stata bloccare tutti i voli dal continente a partire dal 26 gennaio.

# Rapido rinforzo del sistema sanitario

Il Comando Centrale per l’epidemia, che è una struttura ad hoc dotata di fondi e personale militare e civile, si è occupato sin da subito anche del rifornimento di materiale sanitario per gli ospedali, garantendo la disponibilità di 1.110 camere di isolamento e due milioni di maschere chirurgiche N95, e strumenti di prevenzione, con 44 milioni di maschere chirurgiche.

# Divieto di esportazione di mascherine, prezzi bloccati per l’acquisto e distribuzione gratuita in tutte le scuole

Un’altra misura è stata quella di introdurre lo stop immediato all’esportazione di mascherine di protezione per il viso, con la distribuzione delle stesse, di termometri e liquido igienizzante in tutte le scuole a milioni di studenti, docenti e personale. Il governo di Taipei ha imposto un limite di $ 0,17 al prezzo delle mascherine.

# Test a tappeto e uso dei big data per controllo salute e rispetto quarantena

L’isola asiatica forte dell’esperienza della Sars nel 2003, che aveva messo in ginocchio la sua economia oltre ai 73 morti conclamati:

  • vede i suoi aeroporti attrezzati con monitor che verificano la presenza di febbre nei passeggeri
  • fornisce la possibilità ai suoi cittadini di registrare tramite “qr code” la propria storia in termine di viaggi e salute
  • impone a distanza la quarantena a chi nei 14 giorni precedenti avesse viaggiato in zone a rischio e con situazioni patologiche pregresse. Il controllo del rispetto della quarantena avviene attraverso verifica delle celle telefoniche dei soggetti a rischio
  • ripete i test anche sui cittadini risultati negativi in prima istanza
  • ha controllato tutte le persone venute a contatto con i contagiati

# Sostegno finanziario a chi è sottoposto a isolamento

In caso di positività al virus o comunque dell’obbligo di rimanere in quarantena per 14 giorni, l’assicurazione sanitaria taiwanese grazie alla sua copertura economica garantisce che il 99% della popolazione, oltre a poter effettuare gratis il test, avrà il diritto al sostegno finanziario per far fronte alle spese dell’abitazione, della spesa alimentare e delle cure mediche.

# Notizie chiare e non contraddittorie a tutti i cittadini

Tutte le emittenti televisive e radiofoniche hanno trasmesso a cadenza oraria le informazioni sui comportamenti adeguati da tenere per evitare la diffusione del virus, senza toni allarmistici, preservando le libertà e al contempo responsabilizzando cittadini, aziende e istituti scolastici.

# Nessun lockdown: uffici, scuole e aziende sono rimaste aperte

Taiwan ha mantenuto aperte tutte le principali attività lavorative e educative in cambio di un controllo personale giornaliero del proprio stato di salute e del rispetto delle misure di prevenzione, in base a linee guida studiate appositamente. In particolare:

  • il 95% dei genitori misura a casa la febbre ai propri figli e comunica il risultato all’istituto scolastico prima di uscire
  • all’ingresso di edifici pubblici e privati sono stati predisposti monitoraggi della temperatura corporea
  • i condomini hanno installato dispenser di liquido igienizzante dentro e fuori dagli ascensori
  • la quasi totalità della popolazione usa le mascherine in quanto non è mai mancato l’approvvigionamento nelle farmacie a prezzi di mercato e per tutte le scuole la consegna è stata effettuata dal governo

Fonti: Business Insider e Journal of American Medical Association

Taiwan ha dato dimostrazione di come si può gestire efficacemente una pandemia, attraverso prevenzione e monitoraggio costante per isolare i soggetti contagiosi, risultando al momento la migliore, pur essendo esclusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in quanto stato ufficialmente non riconosciuto e senza dover ricorrere a nessun tipo di restrizioni delle libertà civili. Un tipo di strategia vincente che è stato replicato, anche se con alcuni giorni di ritardo, anche dalla Corea del Sud.

Leggi anche: Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

FABIO MARCOMIN

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Le CASE–BOTTEGA milanesi: lo SMART WORKING di una volta

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A Milano ci sono ancora tante case-botteghe, che resistono come negozi e
laboratori artigiani da generazioni, quando nacquero all’interno di palazzi storici
che è ancora bellissimo poter visitare con la scusa di andare a comprare un paio di
occhiali, una cintura, un bijoux, un cappello… andiamo alla scoperta delle più
belle, ancora attive.

Le CASE – BOTTEGA milanesi: lo SMART WORKING di una volta

#1 RE OTTAVIO, IL PARADISO DEI BOTTONI – via Bagutta, 1 (mappa)

smart workingSe Collodi avesse ambientato Pinocchio a Milano, probabilmente avrebbe scelto la
bottega Ottavio Re come Paese dei Balocchi: qui, nel cuore del Quadrilatero della
Moda, le signore di ogni età possono trovare tutto quello che desiderano per
essere più eleganti. Bottoni, cinture, bijoux d’epoca e moderni, tutto realizzato a
mano nel laboratorio che occupa quella che un tempo era l’abitazione, sul retro del
negozio, al primo piano di un palazzo antico. La casa-bottega di Sergio Coletto va
cercata, non ci si può capitare per caso, ma è un’eccellenza assoluta nel settore.

 

#2 ORNELLA BIJOUX, IL TEMPIO DEL GIOIELLO – via Monte
Cervino, 4 (mappa)

smart workingUn luogo speciale, con credenze e cassetti pieni di creazioni che raccontano
cent’anni di storia della Moda e del Costume. Maria Vittoria Albani è stata un’icona
della bigiotteria artigianale e della Haute Couture, famosa nel mondo e
instancabile fino all’ultimo respiro, che l’ha raggiunta ormai molto anziana il 25
aprile scorso. “Ha lavorato fino all’ultimo giorno, questo laboratorio era la sua
ragione di vita e l’ha tenuta in forze fino alla fine. Dormiva e lavorava senza sosta,
sognando sempre nuovi gioielli”. Questo il ricordo pieno di passione e gratitudine
di Simona Scala, sua figlia, che ha ereditato l’appartamento – laboratorio – museo
– tempio d’arte, aperto al pubblico e ai collezionisti.

 

#3 PARIDE PARRUCCHE, IL REGNO DEL CAPELLO – Via San
Prospero, 4 (mappa)

smart workingMargherita Improta da dieci anni ha rilevato una casa bottega che affaccia su
Piazzale Cordusio da quasi un secolo. Paride Barbieri si è formato a Parigi nell’arte del postiche, prima di aprire nel 1937 a Milano, in casa propria, come all’epoca usava fare, il suo laboratorio di parrucche, al terzo piano di un lussuoso palazzo di via San Prospero. Negli anni l’attività continua senza sosta, e sua figlia Vittoria
forma una squadra di valide allieve. Oggi nel laboratorio ci sono cinque donne, che
si avvicendano nelle varie fasi di realizzazione dei capi. Racconta Margherita con
particolare soddisfazione che tutte le sue collaboratrici hanno deciso, in questo
difficile periodo, di portarsi ciascuna il lavoro a casa per non interrompere l’attività
del laboratorio, pur nel rispetto dell’ordinanza vigente.

 

#4 GIUSY BRESCIANI, L’ATELIER DEL CAPPELLO – Via
Bernardino Zenale, 15 (mappa)

smart workingIn un ambiente creativo racchiuso nelle quinte scenografiche decorate in legno e
vetro da Enrico Job, esiste uno scrigno di bellezza che conserva materiali dal
grande valore storico, memoria e testimonianza di una conoscenza che con il
tempo va scomparendo. Giusy inizia appena diciottenne il suo percorso artigianale,
ereditando l’atelier di mamma e papà. La mamma faceva “fiori e piume” in
un’epoca in cui la modisteria era divisa tra il cappello di feltro da indossare tutti i
giorni e il cappello da cerimonia per le occasioni speciali. “Mi piace che il cappello
oggi non sia più lo status symbol che era cinquant’anni fa, ma che le ragazze se lo
mettano per divertirsi, trasformarsi e giocare”. C’è un particolare reparto
dell’atelier che si chiama “stupendezze non in vendita”: “Mi sembrerebbe di buttar
via i miei ricordi” afferma Giusy con un sorriso pieno di speranza rivolto al futuro.

 

#5 FOTO VENETA OTTICA, IL MUSEO DELL’OCCHIALE – via
Torino, 57 (mappa)

smart workingNegozio e casa insieme fin da quando il nonno dell’attuale gestore, Gabriele
Bisello, ha aperto nel 1931 al primo piano di un palazzo storico di via Torino. Per
gli appassionati è “il piccolo museo dell’occhiale”: scaffali in legno, un pavimento
meraviglioso e dentro le vetrine una quantità incredibile di cimeli storici dal valore
inestimabile. L’occhiale più antico risale al Seicento, ma si trovano pezzi del
Settecento, dell’Ottocento – c’è addirittura la famosa montatura di Cavour! -, di
ogni singolo decennio del Novecento, fino ai magnifici anni Sessanta in cui il
design ha moltiplicato i modelli delle montature e si è sviluppata la ricerca sui
materiali. Qui vengono i giovani stilisti a cercare nel passato l’ispirazione per i
modelli del futuro e molti attori in cerca del dettaglio ideale per i loro personaggi
storici!

 

ALBERTO OLIVA

 

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Leggi anche:
* 10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
* Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
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* “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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🔴 Dati 19 marzo: il virus avanza a Milano (nuovo picco dei contagiati). Decessi in calo in Lombardia (+209)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

19 marzo 2020. Nuova giornata molto dura in Lombardia. Sul fronte contagi rappresenta la giornata più nera: per la prima volta si è superata quota 2000 contagi in un giorno (2171). Preoccupano in particolari i dati di Milano. Nella città metropolitana si è passati in un giorno da 318 a 634 nuovi contagi. Il virus avanza anche a Milano città: +287 (per la prima volta sopra quota 200).

Dati positivi, invece, sui decessi: 209 in forte calo rispetto al record di ieri (319). Per la prima volta a livello nazionale i decessi nel resto d’Italia risultano superiori a quelli in Lombardia.

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171** (+12,2%)

Totale: 19.884

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319** (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)

Totale: 2.168

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634** (+23,9%)
Totale: 3.278

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
Totale: 1378

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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I 10 FILM più belli (di sempre) da vedere in QUARANTENA

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Cucinare, fare sport, fare le pulizie, sistemare il box o il balcone. Litigare con il partner, piantare un seme, disegnare un arcobaleno e appenderlo alla finestra. E, perchè no, vedere un film.

Se in questi giorni la televisione non offre grandi spunti di intrattenimento, ecco i 10 film da vedere assolutamente, un punto di riferimento cinematografico.

I 10 FILM più belli (di sempre) da vedere in QUARANTENA

#1 C’era una volta in America

Il film girato da Sergio Leone e uscito nei cinema nel 1984, racconta l’arco temporale di 50 anni di vita di 4 gangster nella New York degli anni 20. Un poema epico di violenza, che mostra tutta la peculiarità del regista, fatto di giochi di sguardi e gesti. Una pellicola che ha stravolto il modo di concepire cinema, un intreccio complesso di flash back rende la storia non lineare.

La colonna sonora di Ennio Morricone, è forse la migliore della carriera del compositore. Eccezionale il cast, che vede in forza, attori del calibro di Robert De Niro e James Woods. La versione uscita nelle sale nell’84 ha subito diversi tagli; quella definitiva dura ben 220 minuti. Da vedere assolutamente quest’ultima edizione.

#2 Pulp Fiction

Un vero e proprio miracolo, il film scritto e diretto da Quentin Tarantino, quel ragazzo, cresciuto a pane e VHS. Una sceneggiatura che non segue un ordine cronologico, ma che ha un intreccio narrativo suddiviso in capitoli. La capacità del regista è quella di riuscire a rendere ordinario, qualcosa di assurdo e decisamente sopra le righe, il tutto grazie a dialoghi che non sono mai fini a se stessi, che portano lo spettatore a seguire il susseguirsi delle vicende, con estrema attenzione.

Da sottolineare, come Tarantino, con questo film , sia riuscito a rispolverare attori che ormai erano finiti nel dimenticatoio.

#3 Memento

Secondo film dell’ormai indiscusso Christoper Nolan, è la trasposizione del romanzo “Memento Mori” del fratello del regista (Jonathan Nolan). Il film segue la vicenda di un uomo afflitto da un disturbo della memoria a breve termine.

Peculiarità di questo gioiello indipendente uscito nel 2000 e diventato un Cult successivamente, è il montaggio, che con una tecnica  complessa, ma molto efficace, darà allo spettatore una sensazione di disorientamento, tale a quella del protagonista.

#4 Quei Bravi Ragazzi

Film di Martin Scorsese, uscito nelle sale nel 1990. Segna una svolta nella categoria dei Gangster Movie.

Storia di 3 uomini che si fanno strada nel mondo della malavita, partendo da zero. Ritmo e montaggio, rendono la visione imperdibile. Monumentale la prova recitativa di Joe Pesci, che gli è valsa la statuetta. A lui si aggiungono Rober De Niro e Ray Liotta.

#5 Taxi Driver

Protagonista è la New York notturna, vista con gli occhi di un taxista, reduce di guerra, solo e che non riuscendo a vivere come vorrebbe, da sfogo alla violenza come forma di vendetta.

Ancora una pellicola di Scorsese, al suo primo capolavoro. Taxi Driver è il monolite della cinematografia anni ’70, dove la guerra del Vietnam, continuava ancora a mietere vittime. Film che segna la consacrazione di Robert De Niro.

#6 Blade Runner

Film del 1982, trasposizione del romanzo di Philip K. Dick, “ Ma androidi sognano pecore elettriche?”, mette in risalto il rapporto tra uomo e macchina, in una ipotetica metropoli del futuro.

Una colonna sonora strepitosa e la scenografia di una Los Angeles Cyberpunk, rendono questo titolo incredibilmente affascinante.

#7 2001 Odissea nello Spazio

Quattro lunghi anni di lavoro, innovativo tecnicamente a tal punto, da essere ancora oggi un capostipite del genere di fantascienza. Missione quasi impossibile, se si pensa che parliamo di una pellicola del 1968.

Tanti simboli al suo interno,impossibile coglierli tutti con la singola visione. Consacrazione del genio di Stanley Kubrick.

#8 Psyco

Alfred Hitchcock dirige il film, che diventerà un punto di riferimento, per tutti i film Thriller.

Tratto dal romanzo omonimo di Robert Bloch, “Psyco” ha come suo punto di forza, la tensione; Forse non un film magistrale, poiché vittima degli stereotipi di genere, ma e’ sicuramente un capolavoro di suspance.

#9 Eyes Wide Shut

Film postumo di Stanley Kubrick, uscito nel 1999, che mette a nudo, la vera natura dell’essere umano, tra cui il matrimonio, visto come un inganno. Il regista da una visione molto pessimista della vita di coppia, dando sfogo ad un misto, tra sogno e realtà.

Una pellicola da vivere come un viaggio onirico all’interno della vita di coppia. Sicuramente non per tutti.

#10  Il petroliere

Uno spaccato di storia americana, raccontato attraverso la vicenda di un Petroliere, uomo misantropo e maligno, il cui unico scopo e’ quello di guadagnare il piu’ possibile, per poter stare lontano da tutti. Magistrale interpretazione di Daniel Day Lewis.

Tra i film più belli e significativi di questo ventennio.

A CURA DI DAVIDE CARLO MOSCATI

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🔴 Dati 18 marzo: +319 decessi in Lombardia (picco massimo), in lieve calo i nuovi contagi a Milano e in Lombardia

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Foto: Andrea Cherchi (c)

18 marzo 2020. Nuovo picco nei decessi in Lombardia, per la prima volta si sfonda quota 300 (319). In lieve calo la crescita dei contagi in Regione, +1493, anche se in rialzo rispetto a ieri a Bergamo (+312) e soprattutto a Brescia (+484), che sta confermandosi il focolaio in maggiore crescita. In lieve calo i nuovi contagi della città metropolitana di Milano che crescono di 318 persone, dopo il picco di 343 di ieri. L’incremento di persone in terapia intensiva in Regione è di 45 (a fronte dei 56 di ieri), scende anche l’incremento di persone ospedalizzate.

News sull’Ospedale all’Ex Fiera: in accordo con il Governo l’Ospedale all’ex Fiera ha l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per tutta Italia fino alla fine dell’emergenza Coronavirus, pronto a ricevere pazienti per tutto il tempo necessario per sconfiggere il virus. Domani si dovrebbe giungere al progetto definitivo per poter dare il via ai lavori. Le donazioni stanno aumentando in modo “commovente”, dichiara l’assessore Caparini. Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865** (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)

Totale: 17.713

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319** (+19,5%)

Totale: 1.959

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343** (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)

Totale: 2.644

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151** (+18,5%)
18/3: in attesa dei dati
Totale: in attesa dei dati

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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Nuovi studi: l’INQUINAMENTO aumenterebbe la diffusione del Coronavirus

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Livelli di inquinamento da PM2.5 Arpa Lombardia 18-03-2020

Con oltre il 50% di decessi nel mondo per Covid-19 negli ultimi giorni l’Italia detiene un triste primato con la Lombardia in testa a questa classifica. Le altre regioni maggiormente interessate dai contagi sono Veneto, Emilia Romagna e Piemonte che assieme alla Lombardia fanno parte del bacino padano, l’area più inquinata d’Europa. Un dato in comune tra il bacino padano e la Cina in particolare Wuhan, dove il virus è partito e dove i contagi hanno registrato il numero più alto mondo, è proprio l’alto tasso di inquinamento atmosferico. Esiste un nesso causale?

Covid-19 diffuso nelle zone più inquinate d’Europa: esiste un legame oggettivo?

# Roberto Boffi, medico oncologico “il virus si aggrega ai PM (poveri sottili) e al loro aumento corrisponde una maggiore facilita di trasporto”

Il medico Roberto Boffi medico dell’Istituto dei Tumori impegnato contro vari tipi di inquinamento oltre che quello da fumo di sigarette ha analizzato i risultati dei campionamenti effettuati a Wuhan da medici cinesi ed americani, i quali evidenziano come “il virus si aggrega ai PM (poveri sottili) e al loro aumento corrisponde una maggiore facilità di trasporto e della trasmissione SARS – CoV-2 . A prescindere dal fatto che non si è ancora a conoscenza della durata del virus attivo nel PM” si può aggiungere “che l’inquinamento induce infiammazione cronica nelle mucose delle vie respiratorie e rappresenta quindi un fattore di rischio aumentato per le complicanze polmonari indotte dal virus” sia che si tratti di coronavirus o altri ceppi.

# Società italiana di medicina ambientale: “relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e PM2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19”

Uno studio curato da una dozzina di ricercatori italiani e medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima) hanno incrociato i dati registrati nel periodo tra il 10 e il 29 febbraio dalle centraline di rilevamento delle Arpa e i dati del contagio da Covid19 riportati dalla Protezione Civile, aggiornati al 3 marzo ovvero in lasso temporale utile visto il ritardo dovuto al periodo di incubazione di 14 giorni del virus. La conclusione è che si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e PM2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19.

Nel bacino padano si sono infatti misurate crescite anomale nelle curve di espansione dell’infezione in evidente coincidenza con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico registrate nelle due settimane precedenti: a conferma di questo fatto Roma che ha visto manifestarsi i contagi negli stessi giorni del nord Italia non ha avuto nessuna esplosione del fenomeno, mentre Brescia insieme a Bergamo sono i casi più drammatici nonché i focolai attualmente più estesi.

Leonardo Setti, medico e professore ordinario dell’Università di Bologna conclude che le alte concentrazioni di PM 10 “registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del Covid19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”.

Fonte: Il Sole24ore

# Dopo una settimana d’aria pulita, Milano è tornata nella morsa dello smog, dobbiamo aspettarci un picco di contagio?

A seguito del decreto di 10 giorni fa che che ha forzato lo smartworking in Lombardia e in seguito in tutta Italia, l’aria di Milano ha avuto una settimana di condizioni ottimali con le centraline Arpa a segnalarlo. Il risultato è stato determinato dalla riduzione del traffico e dallo spegnimento dei riscaldamenti degli uffici per: la mancanza di dipendenti in ferie forzate o a casa per lavorare da remoto, l’azzeramento del traffico sulle principali arterie stradali e le benevoli correnti di aria sulla città.

Questa settimana è iniziata con le stesse immutate limitazioni alla circolazione, escluse deroghe per motivate esigenze indifferibili, con strade, tangenziali e autostrade deserte fatto salvo il trasporto pubblico e i trasporti merci e con buona parte dei riscaldamenti spenti complici delle temperature primaverili. I risultati però non sono affatto incoraggianti, infatti come dimostra l’immagine di copertina le centraline regionale hanno registrato per tutta l’area metropolitana milanese, nella giornata di oggi martedì 18 marzo, aria scadente o pessima sia per PM 2,5 che per PM 10.

Posta la validità di questi e altri studi che certificano il legame tra diffusione di virus e inquinamento, e che non sappiamo ancora se Milano abbia raggiunto il massimo numero di contagi giornalieri, dobbiamo aspettarci il picco di infezioni da Covid-19 nei prossimi 14 giorni in costanza di questi livelli di inquinamento?
Se così fosse, prima di preoccuparsi di qualsiasi altro batterio circolante nell’aria, non sarebbe il caso di mettere in agenda una drastica strategia per ridurre al minimo l’inquinamento nell’area europea con il numero più alto di decessi per smog?

FABIO MARCOMIN

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L’ANNIVERSARIO: le gloriose CINQUE GIORNATE di Milano e la loro eredità

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Barricate cinque giornate

Questi, per Milano sono giorni importanti. Poco più di 170 anni fa, dal 18 al 22 marzo del 1848, la nostra città fu al centro di un episodio di valore civile, passato alla storia come “Cinque Giornate di Milano”.

 

L’ANNIVERSARIO: le gloriose CINQUE GIORNATE di Milano e la loro eredità

LE DATE DA NON DIMENTICARE

cinque giornate milano

Milano, allora capitale del Regno Lombardo-Veneto, dipendente dall’Impero Austro-Ungarico, si sollevò, liberandosi dal dominio austroungarico e seppe organizzarsi in maniera mirabile, approfittando della situazione politica favorevole.
Ecco i momenti salienti.

# 13 marzo: le dimissioni di Metternich

Il Principe Metternich, Ministro degli Esteri dell’Impero Austro-Ungarico e principale fautore di quel Congresso di Vienna, di cui il Regno Lombardo-Veneto era uno dei prodotti più evidenti, si dimise.

# 14 marzo: l’escalation delle schermaglie

L’Impero concesse una Costituzione alle popolazioni insorte, seguendo in questo molti altri regni e potentati della penisola italiana.
Già prima dei fatti di marzo, la convivenza tra i milanesi e gli austroungarici risultava difficile e fu costellata di schermaglie, mosse e contromosse, che ebbero conseguenze sullo scenario sociale e culturale cittadino prima che sul’ordine pubblico.
Innanzitutto, l’oltraggio: in occasione della morte del patriota italiano Federico Confalonieri, l’epigrafe preparata per lui da Achille Mauri fu ridotta, per volere del governo austroungarico, alle sole parole ”A Federico Confalonieri”.
Inoltre, l’elezione di un arcivescovo italiano al soglio ambrosiano nel settembre 1847, dopo la morte del predecessore austriaco, oltre ad andare incontro ai desideri della città, rappresentò un ulteriore motivo di frizione.
I festeggiamenti per l’arrivo dell’Arcivescovo Romilli furono, infatti, ridotti alla semplice illuminazione di Piazza Fontana e la polizia imperiale austroungarica caricò la folla e represse le acclamazioni all’indirizzo del Romilli.
Questo evento trasmise alla popolazione il messaggio che il governo imperiale avrebbe represso ogni dissenso, magari anche solo presunto.
Il fatto che la polizia a Milano fosse diretta da Luigi Bolza, un funzionario che la satira disegnava con le fattezze di un animale feroce, non aiutò certamente a migliorare la situazione.
Successivamente, in occasione del boicottaggio del tabacco e del lotto, due monopoli imperiali asburgici, promosso dagli intellettuali milanesi a partire dal 1° gennaio 1848, la situazione precipitò in breve tempo.
Il 3 gennaio era entrato in vigore un decreto imperiale austroungarico che sanciva gravi punizioni per chiunque impedisse ad altri di fumare. Lo stesso giorno, le forze asburgiche di stanza a Milano, rifornite di acquavite e sigari a spregio della popolazione ed esacerbate dalla propaganda popolare, si diedero ad atti di violenza, causando diversi morti e feriti.

# 18 marzo: l’inizio della rivoluzione

Questo stato di cose mise i cittadini di Milano in uno stato d’animo adatto ad opporsi all’oppressione astroungarica.
La popolazione si riunì di fronte al palazzo municipale per spingere Gabrio Casati, che era all’ultimo anno della sua carica di Podestà di Milano, a richiedere il passaggio del potere dal Governo austroungarico al Municipio.
Poiché l’allora Governatore asburgico della Lombardia era fuggito, spaventato dai tumulti, il Vice Governatore O’Donnell firmò, sull’abbrivio delle richieste della delegazione municipale, i decreti che autorizzavano la formazione di una guardia civica dopo i soprusi della polizia asburgica e sancivano il passaggio dei poteri al Municipio di Milano. Allo stesso modo, però, il Vice Governatore chiese al Feldmaresciallo Radetzky di tenere pronte le truppe.
Quest’ultimo agì immediatamente, dichiarando l’invalidità dei decreti firmati dal Vice Governatore, attaccando Milano e proclamando lo stato d’assedio. Le campane della città suonarono a martello per richiamare i milanesi alla difesa con tanta forza e tanto a lungo che alcune finirono con il rompersi.
I nostri concittadini di allora scesero sulle strade combattendo con tanta foga da stupire lo stesso Radetzky e da convertire alla causa milanese anche un graduato dell’Esercito del Regno di Sardegna di passaggio a Milano, il nizzardo Augusto Anfossi, che trovò la morte in città dopo avervi valorosamente combattuto. 

# 19 marzo: barricate contro la cavalleria

Comparvero barricate costruite con i materiali più disparati che però risultarono utilissime nel fermare la cavalleria asburgica

cinque giornate milano

# 19-21 marzo: gli eroi di Porta Tosa

Porta Tosa fu teatro di atti di particolare valore contro le truppe di Radetzky e, dopo l’Unità di Italia,  il suo nome fu cambiato in Porta Vittoria. La piazza che oggi commemora l’evento, appunto Piazza Cinque Giornate, sorge proprio in corrispondenza di quella che fu Porta Vittoria.

# 22 marzo: la vittoria dei milanesi

Milano si diede un governo indipendente, che ebbe la sua sede a Palazzo Marino. Lo stesso giorno la scuola militare fu presa d’assalto e conquistata dal nuovo governo, che la destinò alle attività dell’Artiglieria e del Genio.

# 6 aprile: plebiscito dei milanesi per l’annessione al Piemonte

Il nuovo governo festeggiò la libertà dagli austroungarici con un Te Deum solenne, perfezionando intanto l’intesa con il Regno sabaudo.
L’iniziativa del Regno di Sardegna contro l’Impero austroungarico fu però carente e poco incisiva, tanto che le truppe di Radetzky poterono tranquillamente riorganizzarsi e, quando Casati si presentò con la sua delegazione a Carlo Alberto il 10 giugno per comunicargli il risultato del plebiscito di annessione al Regno sabaudo, vide che la situazione dell’esercito albertino era compromessa.

# 4 agosto: il tradimento sabaudo

Il Re decise di riparare su Milano e di firmare la capitolazione, cosicché, il giorno dopo, gli austroungarici ripresero Milano.


cinque giornate milano

Le Cinque Giornate furono senz’altro un momento storico importante del Rinascimento. Nonostante la scarsa risolutezza dimostrata da Casa Savoia in questo frangente, i fatti di valore di marzo diedero coraggio a Carlo Alberto, il quale dichiarò poi guerra all’Impero Austro-Ungarico, innescando la scintilla della Prima Guerra d’Indipendenza. Seppure risoltasi in una sconfitta, questa guerra avvierà il cammino verso l’unità d’Italia.


Anche la Storia dimostra che, quando i cittadini di Milano si muovono insieme in maniera efficace, poco o nulla può fermarli.

ANTONIO BUONOCORE

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10 OPERE D’ARTE che non vediamo l’ora di rivedere a Milano

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Credit: Ph. Andrea Cherchi

Milano ospita alcuni dei capolavori più significativi della storia dell’arte, conservati in musei che l’intera Europa ci invidia, come la Pinacoteca di Brera, Palazzo Reale, il museo Poldi Pezzoli o il Museo del Novecento.
Questo stato di emergenza sanitaria ha, però, imposto la chiusura totale di qualsiasi attività, comprese quelle culturali.
In attesa della riapertura, ecco una selezione non esaustiva delle opere più belle conservate a Milano, con qualche curiosità meno nota.


10 OPERE D’ARTE che non vediamo l’ora di rivedere a Milano finita l’emergenza coronavirus

#1 L’ULTIMA CENA, Leonardo da Vinci
1495-1498 Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Dipinto parietale a tempera grassa su intonaco

Credit: Ph. Andrea Cherchi

Forse non sapevi che
Nell’Ultima cena di Leonardo da Vinci si va oltre la tradizione iconografica fiorentina delle Ultime cene, perché è stato rappresentato il momento che segue l’annuncio del tradimento. La stanza, inoltre, è stata immaginata come un prolungamento illusorio del vero ambiente dove i frati domenicani consumavano i pasti.


#2 CRISTO MORTO, Andrea Mantegna
1480 Pinacoteca di Brera
Pittura a tempera

Il Cristo Morto Mantegna

Forse non sapevi che…
La prospettiva è imperfetta, ma incredibilmente emotiva. I piedi di Gesù sono proiettati verso l’osservatore, ma se si fossero applicate rigorosamente le leggi prospettiche sarebbero dovuti essere di dimensioni maggiori. Lo stesso vale per le gambe, che appaiono schiacciate, per il torace, troppo ampio, per le braccia eccessivamente lunghe, e per la testa, più grande.

#3 IL QUARTO STATO, Giuseppe Pellizza da Volpedo
1901 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

IL QUARTO STATO, Giuseppe Pellizza da Volpedo

Forse non sapevi che…
Per la prima volta nella storia dell’arte italiana, un pittore sceglie di rappresentare l’ascesa del movimento operaio. Una folla di uomini e donne che, insieme, marciano per i propri diritti. Sono contadini e lavoratori e tra loro, in prima fila, si possono riconoscere Giovanni Zarri, detto Gioanon, falegname di Volpedo, Teresa Bidone, moglie di Pellizza, e Giacomo Bidone, anch’esso falegname.


#4 LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE, Raffaello Sanzio
1504 Pinacoteca di Brera
Dipinto a olio su tavola

lo sposalizio della vergine raffaello sanzio

Forse non sapevi che…
L’opera rappresenta il matrimonio fra Maria e Giuseppe. La serenità che domina la scena non viene interrotta nemmeno quando uno dei pretendenti di Maria, come gesto di stizza, spezza il ramo con la gamba. Secondo i vangeli apocrifi, ad ogni pretendente di Maria venne dato un ramo secco, quello che sarebbe fiorito, come segno divino, sarebbe stato il destinato alle nozze.


#5 IL BACIO, Francesco Hayez
1859 Pinacoteca di Brera
Dipinto a olio su tela

IL BACIO, Franceco Hayez

Forse non sapevi che…
Il periodo storico in cui vive il pittore è tutt’altro che romantico: siamo nel pieno del Risorgimento, l’Italia è in tumulto poiché non tollera più le imposizioni degli austriaci.
Nemmeno il vero significato del quadro è del tutto romantico: quel bacio rappresentava l’unione tra la Francia di Napoleone III e il Regno di Sardegna di Camillo Benso, conte di Cavour.


#6. PIETA’, Giovanni Bellini
1460 Pinacoteca di Brera
Dipinto tempera su tavola

PIETA’, Giovanni Bellini

Forse non sapevi che…
Sul fronte del sarcofago è posta l’iscrizione ispirata a un’elegia del poeta latino Properzio: Haec fere quum gemitus turgentia lumina promant/Bellini poterat ionnis opus, ovvero Come questi occhi gonfi di pianto emettono quasi gemiti così l’opera di Giovanni Bellini potrebbe piangere.


#7 RITRATTO DI PAUL GUILLAUME, Amedeo Modigliani
1916 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

RITRATTO DI PAUL GUILLAUME, Amedeo Modigliani

Forse non sapevi che…
Modigliani raffigura Paul Guillaume, un famoso collezionista d’arte di Parigi, con un occhio aperto ed uno chiuso. Il motivo lo spiega lo stesso pittore: “Perché con uno tu guardi il mondo, con l’altro guardi in te stesso”.


#8 FORME UNICHE DELLA CONTINUITA’ NELLO SPAZIO,
Umberto Boccioni
1913 Museo del Novecento
Scultura

FORME UNICHE DELLA CONTINUITA’ NELLO SPAZIO, Umberto Boccioni

Forse non sapevi che…
Nel novembre 2019 questa incredibile opera è stata battuta all’asta per 16 milioni e 165mila dollari, pari a 14 milioni e 637mila euro, nuovo record mondiale per Boccioni.


#9
PIETA’ RONDANINI, Michelangelo Buonarroti
1552 – 1564 Museo della Pietà Rondanini
Scultura marmorea

PIETA’ RONDANINI, Michelangelo Buonarroti

Forse non sapevi che…
Questa è l’ultima opera del Michelangelo, e lo si vede: i suoi pensieri sulla morte traspaiono. Il corpo del Cristo sta per scivolare dalle braccia della madre, che a fatica lo sorregge, anche se può sembrare il contrario, con Cristo morto che regge la Madre, come metafora del suo sacrificio salvifico per l’umanità.
L’opera non fu terminata a causa della morte del Buonarroti, ma non sono distinguibili le parti non terminate di proposito (non-finito michelangiolesco) da quelle che realmente l’artista non riuscì a terminare.


#10 WALD BAU, Paul Klee
1919 Museo del Novecento
Tecnica mista con gesso su tela

photo by https://www.analisidellopera.it/paul-klee-wald-bau/

Forse non sapevi che…
Wald Bau si può tradurre in Struttura di foreste. Si tratta, infatti, di una veduta dall’alto del parco di Schwabing, nel quartiere degli artisti a Monaco. Il verde rappresenta la foresta, i segni geometrici che creano reticoli rappresentano, probabilmente, coltivazioni o campi, ci sono poi i segni marroni delle strade e quelli azzurri di fiumi e ruscelli.

Per MERDA D’ARTISTA di Piero Manzoni, leggi il nostro articolo

BARBARA VOLPINI

 

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