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🔴 Dati 17 marzo: crescono i contagi a Milano (+343)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

17 marzo 2020. Notizie non belle, purtroppo. In rialzo i decessi giornalieri in Lombardia (+220) nelle ultime 24 ore, ieri erano + 202.  La maggiore crescita di contagi è sempre Brescia (+382 anche se in calo rispetto al picco di +445 di ieri) seguita dalla città metropolitana di Milano (+343 a fronte dei 233 di ieri) che supera Bergamo, in calo con 233 nuovi contagi (ieri erano +344). Anche a Milano città siamo all’aumento record con 151 nuovi contagi (+18,5% in un giorno). L’incremento di persone in terapia intensiva in Regione è di 56 (a fronte dei 66 di ieri).

Per Milano (sia città che per area metropolitana) si tratta del numero maggiore di contagi giornalieri dall’inizio dell’emergenza. L’invito di Gallera è perentorio: “Bisogna restare a casa”.

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

La bella notizia: cresce anche la solidarietà dei milanesi. Nelle ultime 24 ore sono arrivate in Regioni rilevanti donazioni. Hanno donato ciascuno 10 milioni di euro Silvio Berlusconi, Giuseppe Caprotti e Remo Ruffini (Moncler). Rilevanti donazioni anche da Grana Padano, Fondazione Veronesi e Invernizzi. Molti lombardi, sottolinea Gallera, stanno donando anche solo con 1 o 5 euro sul conto dell’emergenza: Iban IT76PO306909790100000300089

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865** (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252** (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343** (+17,2%)

Totale: 2.326

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151** (+18,5%)
Totale: 964

 

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 Ruffini suona la carica: “Moncler è pronta a finanziare l’OSPEDALE. La città se lo merita”

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Intervista a Ruffini, Il Foglio (tratta da instagram)

Dopo Caprotti e Berlusconi che si sono impegnati ciascuno con 10 milioni di euro arriva anche Moncler per costruire l’ospedale di Milano.

In un’intervista a Il Foglio, l’AD di Moncler ha dichiarato “bisogna fare presto, possiamo resistere ancora 40-50 giorni, ma se dura di più le conseguenze sanitarie ed economiche saranno devastanti”.

“Dobbiamo costruire questo ospedale alle porte di Milano. Ci siamo sopra da almeno una settimana”. Ma voi che fareste? “L’unica cosa che possiamo fare: dare un sostegno finanziario. Quello che serve. Milano è una città che ha regalato a tutti noi un presente straordinario. Non possiamo e non dobbiamo abbandonarla. Dobbiamo aprire il portafoglio e fare tutto ciò che serve. Restituire a Milano ciò che fino ad ora ci ha dato, è il minimo.

Poi Ruffini aggiunge una stoccata: “Abbiamo avuto rapporti con l’assessore Gallera. Mi sembra molto sul pezzo. Ma non ha potuto farci una richiesta precisa. Sembra che non gli facciano fare l’ospedale. (…) I soldi ci sono. Il progetto pure. Bisogna fare, non perdersi e non perdere”.

“Non vorrei sembrarle fissato. Ma la città ha avuto la capacità in questi anni di attrarre persone, società e intelligenze eccezionali. Non solo la Lombardia, ma l’Italia non può permettersi di perderla”.

Fonte: Il Foglio

Leggi anche: dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

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La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus

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Credits: la repubblica.it - Dubai
Credits: la repubblica.it - Dubai

Il maxi decreto “Cura Italia” prevede lo stanziamento di circa 25 miliardi di euro per il sostegno economico dell’Italia, contiene la sospensione del pagamento di mutui e affitti, lo slittamento del pagamento dei contributi previdenziali, la cassa integrazione straordinaria estesa a tutte le aziende, congedi al 50% dello stipendio, aiuto una tantum per autonomi e molto altro. Quello che sembra già chiaro è che di queste misure beneficeranno indistintamente tutti i cittadini a prescindere dal territorio in cui si trovano.

Nell’immediato è un’iniziativa meritoria da parte del Governo, ma per ripartire serviranno soluzioni di diverso impatto, soprattutto per rilanciare le aree più colpite che oggi sono anche quelle che trainano l’economia del Paese. La domanda che molti si fanno è: cosa potrebbe servire di più?

La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus

Milano e la Lombardia come Dubai per tornare a correre

Nessuno conosce ancora quando la pandemia da Covid-19 terminerà di produrre i suoi effetti sulla salute delle persone e sul sistema sanitario. A maggior ragione non esistono proiezioni plausibili sui danni economici che arrecherà allo ristabilirsi di una situazione di normale vita quotidiana. La chiusura del 90% delle attività commerciali porterà con sè il bisogno di imprimere una scossa all’impianto economico del Paese come mai successo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ormai 70 anni fa.

L’istituzione di una ZES (Zona economica speciale) ovvero una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza, di norma prevista per attrarre maggiori investimenti straniera, potrebbe essere lo strumento appropriato per ridare uno slancio alla nostra nazione già in condizione di recessione e in particolare alle aree più colpite che coincidono anche con le aree più produttive: Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sommano il 40% del Pil italiano.

La situazione in Italia, le prime zone istituite nel mezzogiorno

La normativa specifica sulle Zone Economiche Speciali è stata introdotta nell’ordinamento giuridico italiano nel 2017, come forma di supporto per il mezzogiorno e come individuate dalla normativa europea devono:

  • essere situate in una delle regioni meno sviluppate e in transizione.
    Con regioni meno sviluppate si intendono le regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media europea, con regioni in transizione le regioni il cui PIL pro capite è invece compreso tra il 75% e il 90% della media europea. Tra le prime rientrano oggi Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, mentre tra le seconde Abruzzo e Molise.
  • riguardare una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata
    entro i confini dello Stato
  • comprendere un’Area portuale inserita nelle reti di trasporto trans-europeo

Inoltre è data possibilità di creare ZES Interregionali e ogni Regione può istituire sul proprio territorio un massimo di due Zone Economiche Speciali.

I benefici previsti per chi opera in queste zone compresi in 3 macrocategorie:

#1 Procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, volti a semplificare ed accelerare l’insediamento, la realizzazione e lo svolgimento dell’attività economica nelle ZES.
#2 L’accesso alle infrastrutture esistenti e a quelle previste nel Piano di sviluppo strategico
della ZES stessa.
#3 Un credito d’imposta fino a 50 milioni di euro, per ciascun progetto di investimento
(entro i limiti stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato).

La realizzazione di Zone Franche, invece, ha l’obbiettivo di aiutare ad un migliore inserimento nelle catene globali del valore e favorire l’import/export di materie prime, semilavorati e prodotti finiti da partner extra-Ue.

I vincoli per le imprese che scelgano di insediarsi in queste aree e usufruire dei relativi benefici sono:

mantenere la loro attività nell’area ZES per almeno sette anni dopo il completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti;
• le imprese beneficiarie non devono essere in stato di liquidazione o di scioglimento.

Fonte: Ufficio Studi PWC

Nel mondo le Zes sono 2.700, come renderli strumenti efficaci anche per rilanciare il “motore” del Paese

Nel mondo si contano circa 2.700 Zes, in Cina e a Dubai gli esempi più noti. La capitale degli Emirati ad esempio non prevede imposte sulle plusvalenze, sul capitale e sui dividendi, non fa pagare i contributi sociali agli stranieri, mentre ammonta al 12,50% dello stipendio per i cittadini dell’Emirato che lavorano nel settore privato e al 15% per quelli che lavorano nel settore pubblico.

In Europa sono circa una settantina, 14 delle quali istituite in Polonia che prevede ad esempio una corporate income tax exemption che può oscillare tra il 25 e il 55%. Nel nord Italia abbiamo il caso di Livigno località montana della provincia di Sondrio a 2000 metri d’altezza, quale zona franca di confine, grazie all’esenzione di imposte come Iva e accise che lo rendono il “Duty Free” più alto del mondo.

Quali potrebbero essere le regole nelle Zes da istituire nelle aree più colpite da Coronavirus?

#1 Estendere benefici della normativa italiana anche alle aree più produttive

Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sono le aree più colpite dal Coronavirus, sia in termini di contagi e decessi, sia per le immediate e future ricadute economiche e sociali che impatteranno violentemente su ogni settore produttivo. Il caso vuole che siano le stesse Regioni che stanno richiedendo una maggiore autonomia nei confronti dello Stato in quanto producono il 40% del Pil nazionale e sono le più efficienti in assoluto.

#2 Esenzione per 1 anno da Iva e accise come Livigno

Per mantenere maggiore liquidità nelle tasche dei cittadini e nei bilanci delle imprese, con ricadute evidenti sui dipendenti, si potrebbe seguire il modello Livigno che esenta da Iva e accise sui carburanti per una durata almeno di 12 mesi

#3 Finanziarie promozione dei prodotti locali

Per salvaguardare e migliorare la competitività del “Made in Italy” e nello specifico dei prodotti territoriali regionali, si potrebbero predisporre finanziamenti a fondo perduto per tutte quelle aziende che fatturano maggiormente con l’export e che necessitano della promozione dei loro beni nel mondo.

#4 Tax Free per aziende internazionali che scelgano queste zone per i propri investimenti

Uno degli effetti più prevedibili del post emergenza sarà la riluttanza di aziende straniere a investire in Italia. Una riluttanza che rischia di colpire pesantemente proprio le aree più connesse alla competizione internazionale, come Lombardia e Veneto. Si dovrebbe prevedere un regime di Tax Free per i primi 2 anni alle aziende estere che decidano di investire in Italia e sperimentare dal terzo anno una flat tax al 20%, con vincolo di rimanere nel territorio almeno 10 anni

#5 Flat tax al 10% per i residenti e stop ad anticipo contributi e tasse

Implementare per una durata di 3 anni una flat tax al 10% per tutti i residenti dei territori interessati dalla sperimentazione e modificare il calendario fiscale per Pmi e liberi professionisti stabilendo il pagamento di contributi e tasse a posteriori ovvero a seguito di accertamento di quanto effettivamente pagato.

Il mondo come lo conosciamo oggi non tornerà più e al momento, le Regioni del Nord sono le aree al mondo che stanno pagando le conseguenze della più grande pandemia dagli ultimi 100 anni e per questo motivo sono indispensabili misure coraggiose per non precipitare in una crisi economica senza ritorno.

FABIO MARCOMIN

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13 opportunità gratuite da NON PERDERE restando a casa

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“Restate a casa”: queste le parole che, negli ultimi giorni, appaiono più frequentemente sui giornali, sui social e in tv. Restiamo a casa per ridurre al minimo le possibilità di contagio e per fronteggiare nel migliore dei modi la diffusione del coronavirus. Dopo i primi giorni di totale confusione, pieni di interrogativi sulla gestione delle nostre attività quotidiane, oggi sono numerose le iniziative proposte per rendere questa “quarantena” il più agevole possibile per tutti. E soprattutto gratis. 

13 opportunità gratuite da NON PERDERE restando a casa

Siamo nell’era del digitale e proprio per questa ragione il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione ha promosso un’iniziativa di solidarietà digitale alla quale hanno aderito numerose associazioni e imprese, mettendo a disposizione di tutti alcuni servizi gratuiti. Tra i numerosi abbiamo evidenziato questi. 

Qui tutta la lista dei servizi offerti dalle aziende per l’iniziativa: SOLIDARIETA’ DIGITALE

solidarietà digitale

#1 Vodafone

Numerosi gli operatori telefonici che hanno incentivato l’utilizzo gratuito della connessione dati. Tra questi Vodafone Business ne ha disposto l’utilizzo gratuito per un mese al fine di facilitare il lavoro da remoto, incentivando la comunicazione tra colleghi e clienti.

#2 Weschool – TIM

La solidarietà digitale ha rivolto il proprio sguardo anche al mondo scolastico. Tra le diverse iniziative atte a fronteggiare il problema della chiusura di scuole e università, si menziona Weschool (By Tim). Si tratta di una vera e propria piattaforma di classe digitale attraverso la quale studenti e docenti possono condividere materiali didattici, organizzare discussioni e gestire eventuali verifiche, oltre a disporre di un’apposita sezione che fornisce la possibilità di ottenere un’aula virtuale attraverso video streaming a distanza.

#3 Scienza Express

L’attenzione è stata rivolta anche ai più piccoli e alle famiglie intente a trovare modi educativi, ma allo stesso tempo divertenti, per poter trascorrere il tempo a casa. Scienza Express offre sul proprio sito web numerose attività da svolgere comodamente a casa con bambini e ragazzi.

#4 Mondadori

Il Gruppo Mondadori offre 10.000 e-book gratuiti. E’ possibile scegliere un e-book tra saggistica, narrativa, varia e libri per ragazzi, che potrà essere letto con l’app Kobo Books, disponibile gratuitamente per smartphone, tablet e pc. Mondadori mette, inoltre, a disposizione 50.000 abbonamenti gratuiti per tre mesi ai magazine del Gruppo.

#5 Sirius

Per poter facilitare il lavoro agile previsto per queste settimane, Sirius offre il suo servizio di SDN (Software Defined Network) ai suoi clienti in modo del tutto gratuito.

#6 Cisco Webex

Si tratta di una piattaforma di smart working completamente gratuita per aziende e professionisti, che mette a disposizione la possibilità di organizzare riunioni e condividere documenti in modo rapido e veloce.

#7 Formazione libera

Questa è una raccolta delle migliori risorse di formazione online, messe a disposizione da professionisti dei più svariati settori: dal marketing all’insegnamento della fisica.

#8 Futuria Marketing

L’azienda di consulenza ha come scopo quello di sostenere aziende e professionisti attraverso gli strumenti di marketing e l’ottimizzazione dei processi aziendali. Per questo ha creato il progetto Imprenditori per l’Italia, dove raccoglie servizi offerti gratuitamente da aziende e liberi professionisti,rendendoli pubblici.

#9 Unshakeable by Sherpa

Il Protocollo Unshakeable by Sherpa è un progetto di volontariato digitale che aiuta tutte le professionalità e strutture colpite a utilizzare soluzioni tecnologiche per ottimizzare i processi di smart working. Per trovarlo, basta inserire @unshakeablebysherpa in facebook.

#10 Chatbot – Pagine Mediche

Pensata per i pazienti che presentano sintomi iniziali e come ausilio per i medici per il trattamento di eventuali casi sospetti, Chatbot è una chat completamente gratuita ideata partendo dalle Linee Guida del Ministero della Salute.

#11 Pronto in Farma

Un portale web attraverso il quale i farmacisti possono facilmente gestire la prenotazione online dei farmaci e le consegne a domicilio.

#12 Mindwork

In un periodo in cui siamo sottoposti a un forte stress emotivo, non mancano iniziative gratuite volte a dare il giusto sostengo psicologico. Mindwork offre in modo del tutto gratuito un colloquio in videochiamata con gli psicologi presenti sulla piattaforma.

#13 Adnkronos Salute

Al fine di contribuire alla divulgazione di informazioni certe e verificate in merito al coronavirus, Adnkronos Salute mette gratuitamente a disposizione degli operatori digitali le news più rilevanti e la propria produzione specialistica. Basta inviare una mail di richiesta: dsb@adnkronos.com

Queste sono solo alcune tra le numerose imprese che hanno preso parte attivamente al progetto di solidarietà digitale. È proprio il caso di dirlo: il mondo non si ferma!

ROSSANA QUARATO

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Come ordinare e farsi consegnare i FARMACI A DOMICILIO a Milano

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Farmacie di turno

In questi giorni, per venire incontro alle prescrizioni del decreto sulla limitazione dei movimenti, molte farmacie milanesi offrono la possibilità di ordinare e farsi recapitare i farmaci direttamente al proprio domicilio.
Un aiuto per chi è impossibilitato a muoversi e per evitare ulteriori spostamenti, presso le farmacie ma anche presso le persone più anziane, che attualmente sono considerate soggetti particolarmente a rischio.

Come ordinare e farsi consegnare i FARMACI A DOMICILIO a Milano

Se avete necessità di farvi recapitare i farmaci a casa, avete più opzioni:

#1 Tramite sito o app Pharmap

Moltissime farmacie milanesi infatti, si appoggiano a questa piattaforma digitale.
Direttamente dal sito www.pharmap.it o scaricando l’app pharmap sul cellulare, è possibile ordinare i propri farmaci.
– Si seleziona il farmaco di cui si ha bisogno, per nome, per categoria o per sintomo
– Si inserisce l’indirizzo, dove si vorrebbe far recapitare i farmaci
– Si sceglie la farmacia disponibile più vicina
– Si inoltra la richiesta
Per qualsiasi dubbio o necessità, inoltre, si può contattare il numero messo a disposizione +39 02 871 76 193
Trovate inoltre tutte le farmacie milanesi aderenti al servizio di consegna a domicilio tramite pharmap, a questo link.

È importante ricordare che, se il farmaco necessita di ricetta medica, viene offerto anche un servizio di ritiro della ricetta medica, presso il richiedente o presso il medico curante, eseguito dal Pharmaper, munito di apposita delega rilasciata dal richiedente.

La ricetta sarà ritirata dal Pharmaper presso il richiedente e/o presso il medico curante in busta chiusa sigillata e, con le medesime modalità, sarà consegnata alla farmacia (nel rispetto della privacy).
Tale servizio non sarà necessario nell’ipotesi in cui il richiedente dichiari che la ricetta si trova già presso la farmacia indicata.
Il costo del servizio di ritiro e consegna dei prodotti all’indirizzo indicato è pari a € 1,99 compresa IVA per la consegna a slot e di € 3,99 compresa IVA per la consegna fast entro 60 minuti.

#2 Con le farmacie associate a Federfarma

Anche la Federazione nazionale delle farmacie, Federfarma, in collaborazione con le farmacie associate, mette a disposizione il numero verde 800 189 521, contattabile dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.30, per ordini e consegne gratuite di farmaci a casa.
Da ricordare però, che il seguente servizio è riservato solo ed esclusivamente alle persone che sono impossibilitate a recarsi in farmacia, per disabilità o gravi malattie, e non possono delegare altri soggetti.
Una volta chiamato il numero all’operatore telefonico, si dovrà indicare le generalità e l’indirizzo al quale recapitare il farmaco.
Successivamente, si verificherà quali farmacie vicine al domicilio del richiedente sono disponibili ad effettuare il servizio.
Qualora ci siano farmacie disponibili, l’operatore metterà in contatto telefonico la farmacia più vicina disponibile al domicilio del richiedente, alla quale si potrà richiedere la consegna a casa degli specifici farmaci, nelle modalità e nei tempi di consegna richiesti.

#3 Croce Rossa, operativo h24, sette giorni su sette

La consegna dei farmaci a domicilio è un servizio offerto anche da Croce Rossa.
Sarà necessario contattare il numero verde 800 06 55 10 (attivo h24, sette giorni su sette). L’operatore si metterà in contatto con la Croce Rossa dedita alla consegna dei farmaci a domicilio più vicina.
I volontari della CRI, riconoscibili in uniforme, ritirano la ricetta presso lo studio medico o acquisiscono il numero NRE (Numero Ricetta Elettronica) e il codice fiscale del destinatario del farmaco, quindi si recano in farmacia. I medicinali vengono poi consegnati in busta chiusa all’utente, che provvede a corrispondere l’eventuale costo del medicinale anticipato al farmacista dai volontari. Il servizio di consegna è completamente gratuito. Attraverso la consegna a domicilio è inoltre possibile richiedere lo scontrino fiscale “parlante” da utilizzare per le detrazioni fiscali, fornendo ai volontari della Croce Rossa la tessera sanitaria o il codice fiscale. (Fonte Ministero della Salute)

LUCIA MARTINAZZO

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🔴 Dati 16 marzo: in calo nuovi contagi e decessi in LOMBARDIA, lieve rialzo contagi a MILANO

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Ph. Andrea Cherchi (c)

16 marzo 2020. Dopo il picco di decessi in Lombardia del 15 marzo (+252) nelle ultime 24 ore i decessi scendono a 202, sempre concentrati in alto numero nelle province di Bergamo e di Brescia. I due principali focolai della Regione, Bergamo (+10% con 344 nuovi contagi) e Brescia (+18% con 445 nuovi contagi), raggiungono rispettivamente quota 3760 e 2918 contagi, mentre la Lombardia arriva a 14.649 (+1377 rispetto a ieri, in calo rispetto ai 1587 di ieri).

La città di Milano registra una leggera crescita nei contagiati sia in città (+102) che nell’area metropolitana (+233) oltre a una “leggerissima crescita nell’accesso agli ospedali” come ha dichiarato l’assessore Gallera. Crescita dei contagiati che risulta comunque inferiore ai giorni più problematici sia come valore assoluto che come incremento percentuale. Preoccupa di più l’incremento delle persone in terapia intensiva: +66 (ieri erano +25).

Uno dei temi che si cerca di capire dai trend è sul futuro dei focolai: l’epicentro dei contagi si sta spostando verso est (come mostrerebbe il maggior incremento a Brescia rispetto a Bergamo) oppure c’è da aspettarsi un nuovo picco a Milano?

Leggi anche: Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865** (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252** (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333** (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
Totale: 1.983

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113**
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
Totale: 813

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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Coronavirus: in attesa del vaccino, le CURE E I FARMACI impiegati per i malati

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In attesa del vaccino o di una cura risolutiva, può essere utile fare il punto sulle metodologie principali che sono impiegate per curare i casi più gravi e sui farmaci che abbiamo a disposizione e che si stanno sperimentando per arginare e contrastare quest’emergenza.

Coronavirus: in attesa del vaccino, le CURE E I FARMACI impiegati per i malati

Ad oggi non esistono terapie specifiche per il coronavirus e il trattamento mira ad alleviare e curare i sintomi dei pazienti, in modo da favorirne la guarigione.

Oltre all’isolamento, i casi lievi vengono trattati con farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di fluidi e di ossigeno in caso di polmonite, mentre i casi più seri con gravi problemi respiratori richiedono il ricovero in ospedale e attrezzature specializzate per mantenere la funzione respiratoria. A seconda delle condizioni, i pazienti possono trarre beneficio grazie a strumenti di ventilazione non invasiva, come le maschere ad ossigeno o i caschi, mentre nei casi più gravi è necessaria l’intubazione, nel caso in cui i malati non riescano più a respirare da soli e debbano essere collegati ad un respiratore artificiale esterno.

Le tecniche che stanno venendo sperimentate in Italia e all’estero seguono tre direttrici principali: 

#1 Impedire la replicazione del virus

Come altri virus, anche il coronavirus non è un essere vivente vero e proprio in grado di riprodursi da solo ma si “introduce” nel nostro organismo e lo sfrutta per moltiplicarsi. Per semplificare, il coronavirus si lega alla membrana delle nostre cellule, inietta il suo codice genetico e sfrutta gli organelli cellulari per replicarsi. Le copie di virus prodotte lasciano poi la cellula e vanno ad infettarne altre in un processo di crescita esponenziale.

Identificare le strutture-chiave che consentono al virus di introdursi e moltiplicarsi nelle nostre cellule e utilizzarle come bersagli per bloccare la replicazione del virus potrebbe pertanto essere una strategia efficace per “debellare” il virus dal nostro organismo.

Ad oggi esistono già alcuni farmaci in grado di interferire a diversi livelli con questi processi:

  • Clorochina – è il più comune farmaco anti-malarico ma sembra essere efficace anche nell’eliminare il coronavirus dalle colture cellulari, impedendo il legame tra il virus e la cellula ospite. Sperimentata su circa 100 pazienti in Cina, la clorochina – secondo quanto riportato dai medici che l’hanno utilizzata – ha portato ad un miglioramento dei sintomi dei pazienti e a una riduzione del periodo di degenza.
  • Remdesivir – farmaco inizialmente sviluppato contro l’ebola, è in grado di bloccare gli enzimi sfruttati dal virus per replicarsi nella cellula ospite. Sebbene non sia stato ancora approvato per uso clinico, i risultati del trial condotto sui pazienti affetti da ebola sembrano confermarne il profilo di efficacia e sicurezza. La sperimentazione nei pazienti con Covid-19 è appena partita e in Italia verrà effettuata presso l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani.
  • Camostat mesylate – un farmaco contro la pancreatite acuta, che però si è rivelato efficace nella Sars-Cov2 e potrebbe ora essere utilizzato anche per la Covid-19. In questo caso, il meccanismo di azione sembra essere quello di impedire al virus in fase di replicazione di produrre la molecola-cancello che gli permette di introdursi nella cellula ospite.

#2 Spegnere l’infiammazione

I gravi sintomi polmonari associati alla Covid-19 sono dovuti in parte alla reazione del sistema immunitario contro il virus. Ridurre l’infiammazione con farmaci già disponibili può pertanto ridurre la gravità della polmonite e di conseguenza il tempo trascorso in terapia intensiva.

In questa direzione si muovono gli studi condotti sul Tocilizumab, un farmaco contro l’artrite reumatoide che agisce proprio bloccando la produzione di molecole infiammatorie prodotte dal sistema immunitario in risposta all’infezione virale.  Supportata dai risultati incoraggianti di uno studio su 188 pazienti in Cina e dai primi dati positivi sui pazienti italiani, Aifa ha autorizzato l’uso del Tocilizumab su altri 250 pazienti affetti da Covid-19.

#3 La sieroprofilassi: impiegare gli anticorpi di persone immunizzate

Si chiama sieroprofilassi e l’idea è quella di sfruttare l’azione del loro sistema immunitario di una persona già immunizzata come arma contro il virus.

Nel caso di un’infezione virale, infatti, la scomparsa del virus è accompagnata dalla produzione di anticorpi specifici che hanno il compito di proteggere l’organismo da una seconda infezione. Sulla base dei dati disponibili, si ritiene che questo tipo di protezione agisca anche per il Covid-19 e pertanto si può pensare di utilizzare il plasma – ovvero la componente del sangue che contiene gli anticorpi – di pazienti guariti dalla Covid-19 per trattare i malati gravi. Questa strategia è già stata esplorata in Cina e la Lombardia sta mettendo a punto un protocollo sperimentale in cui pazienti guariti da Covid-19 e con alti livelli di anticorpi contro il nuovo virus potranno diventare “donatori” a favori di malati di Covid-19 in gravi condizioni.

LAURA COSTANTIN

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Le 5 FARMACIE più antiche di Milano

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Credits: Milano da Scoprire - Interno Farmacia Lazzaretto

Le farmacie sono un paese in mezzo alla città, di cui la gente si fida, dove va a chiedere consigli. Sono il primo incontro tra il paziente e la soluzione del suo problema, sono sulla strada quando succede un incidente o quando qualcuno si fa male, sono i primi a cui i residenti vengono a chiedere aiuto quando hanno bisogno. Oggi più che mai sono un punto di riferimento e un presidio sempre aperto contro il contagio. Andiamo alla scoperta delle più antiche e belle di Milano.

Le 5 farmacie più antiche di Milano

#5 L’erboristeria Novetti – dal 1952

Credits: inmilano.it – Erboristeria Novetti

La tradizione delle erbe officinali risale al Medioevo e conserva una lunghissima esperienza da sempre a contatto con la natura e le sue proprietà benefiche. Settant’anni fa aprire un’erboristeria era un atto rivoluzionario e innovativo, non certo la moda che è scoppiata in questi anni. Italo Novetti credeva fermamente che la ricostruzione dopo la guerra dovesse passare attraverso un ritorno alla natura. La bottega, da sempre in fondo a via Paolo Sarpi, è un gioiello che si offre intatto agli occhi del visitatore, come una volta. In esposizione ci sono tantissimi vasi trasparenti con erbe e piante per tisane e decotti, con proprietà nutritive e rigeneranti, che non possono essere considerate mediche, ma sanno senza dubbio offrire benefici a chi le assume. Alcuni prodotti vengono direttamente da coltivazioni di famiglia, ma la maggior parte delle piante proviene da varie zone del mondo, trattate e miscelate dalla sapienza artigianale di Francesco e di sua figlia Elena. Via Paolo Sarpi 63. 

#4 Farmacia Boccaccio – dal 1947

La storica Farmacia Bracco, “notturna” fin dal Dopoguerra e oggi aperta ventiquattr’ore al giorno, è sempre stata sensibile alle necessità emergenti dei milanesi. Dagli Anni Ottanta, con la nuova gestione della dottoressa Paola Colombo, che ne ha cambiato il nome in Farmacia Boccaccio, come la via in cui si trova, si è aperta al sociale organizzando per i suoi clienti momenti gratuiti di formazione e consulenza. Nel 2005 diventa EcoFarmacia per identificare ma un vero e proprio ‘hub del benessere’ olistico, dove chi entra è considerato un individuo nella sua interezza e in relazione con gli altri e l’ambiente. Uno dei fiori all’occhiello è l’attenzione agli animali, per i quali è presente una vastissima offerta e perfino un veterinario comportamentista. Cuore pulsante della EcoFarmacia Boccaccio è il laboratorio, dove si fa ricerca per la produzione a marchio proprio di integratori alimentari, creme ed emulsioni a base di materie prime certificate. Via Giovanni Boccaccio, 26

#3 San Gottardo – dal 1835

Il più antico documento attesta l’esistenza della farmacia fin dal 1835 nella Località Camposanto, alle spalle del Duomo. Immaginare la sede di una farmacia laddove fino a qualche tempo prima c’era il cimitero è un segnale di ottimismo verso una rinascita, che ha portato bene alla famiglia Bianchini, che è in sella all’attività da tre generazioni e ci sarà sicuramente anche la quarta, guidata da Massimo, figlio dell’attuale titolare Clara, che mi ha accompagnato alla scoperta di questa meravigliosa bottega in cui sono ancora custoditi cimeli del passato. È bello scoprire, con la guida appassionata di Clara, tra uno scaffale e l’altro, una bilancia antichissima, delle vetrine piene di boccette di preparati artigianali perfettamente conservate, e dei volumi antichi con dei titoli che oggi fanno sorridere ma che al tempo erano fondamentali come il “libro dei veleni”. Bellissimo il mortaio originale in bronzo del peso di 6 chili che troneggia in alto di fronte al bancone, fronteggiando i busti dei Padri della medicina, anch’essi scolpiti nel bronzo. Via Pavia, 1

#2 Diana – dal 1890

Farmacia Diana Milano

In principio erano le Terme, poi venne l’hotel e quindi la farmacia. Ad accomunarli il nome Diana, come la dea della caccia, bella e inafferrabile, selvaggia e conquistatrice. Quando però la farmacia di Piazza Oberdan nasce, alla fine dell’Ottocento, prende il nome del suo primo gestore, il dottor Milani, che la guida fino al 1937, quando subentra Luigi Massarani Orsi, nonno dell’attuale titolare, che sceglie come nome quello del vicino Hotel e da allora la farmacia si chiama Diana. La guerra passa senza danni particolari, solo tanta paura come traspare dai racconti della nonna, che ricorda una bomba inesplosa sul tetto e una sparatoria tra un partigiano e un fascista tra un palazzo e l’altro addirittura dopo il 25 aprile. Ma l’attività non si ferma mai e la farmacia presta soccorso a tutti gli abitanti della zona. Entrando nella Farmacia Diana si ha ancora un forte impatto con la storia, grazie al permanere dei mobili originali, gli splendidi arredi in legno che incrociano la fine dello Stile Impero e l’inizio del Liberty, ancora molto funzionali all’esposizione dei prodotti. Se avete voglia di guardare con attenzione fra gli scaffali, potrete trovare alcuni vasi tradizionali per le preparazioni e altri cimeli d’epoca molto suggestivi, mentre camminate sul pavimento originale da belle epoque. Piazza Guglielmo Oberdan, 4

#1 Antica Farmacia Lazzaretto – dal 1750

La scritta in latino che augura salute agli ammalati, “Aegrotantibus salus”, campeggia a caratteri cubitali sopra il bancone della farmacia più antica di Milano, aperta nel 1750 e ancora oggi punto di riferimento nel quartiere cui il Manzoni ha dedicato pagine immortali del suo capolavoro, proprio riferite agli ammalati in cerca di assistenza. Il passato si respira ancora nei mobili intarsiati in ebano, tutti originali del Settecento, bellissimi e ancora carichi di cimeli che raccontano di un mestiere e di una sapienza secolare. La famiglia Moja ha raccolto una lunghissima eredità rilevando la farmacia nel secondo dopoguerra. Oggi Renato e suo figlio Fabio collaborano insieme a tanti dipendenti in una squadra affiatata e motivata, che sa di portare avanti con orgoglio una lunga storia, sebbene il mestiere del farmacista si sia evoluto e trasformato profondamente nel corso del tempo. Renato ricorda quando ha cominciato ed esisteva ancora la funzione del cosiddetto “farmacista preparatore”, che nel suo laboratorio mesceva i medicinali, unendo in giuste proporzioni i vari ingredienti, con una sapienza da alchimista.  Via Panfilo Castaldi, 29

ALBERTO OLIVA

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🔴 Galli (Ospedale Sacco): va fatto il massimo sforzo per aumentare i tamponi e PROTEGGERE MILANO

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Credits: ilsecoloxix.it - Massimo Galli
Credits: ilsecoloxix.it - Massimo Galli

Anche i dati diffusi dalla Regione Lombardia il 15 marzo confermano che il focolaio più violento in Italia resta quello delle province di Brescia e Bergamo. Al momento Milano città sembra colpita in modo minore con un totale di 711 (1750 nell’area metropolitana) a fronte dei quasi 6.000 contagi delle due province più colpite.

Il responsabile delle Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano si è detto favorevole a far seguire anche alla Lombardia la strategia, adottata prima in Corea e Vo’ Euganeo e a breve in tutto il Veneto, dei tamponi a tappeto anche agli asintomatici soprattutto per quella che lui considera una priorità: proteggere l’area metropolitana di Milano dal virus. 

Leggi anche: Dati 15 marzo: +252 decessi in Lombardia (picco massimo), 79 nuovi contagi Milano città

Galli: aumentare i tamponi, la priorità per proteggere Milano

La strategia veneta e coreana è quella corretta, controlli anche agli asintomatici

Aumentare il numero dei tamponi, da fare anche agli asintomatici, e proteggere Milano per “evitare il peggio in una zona di grande concentrazione di popolo come l’area metropolitana. Su questo va fatto il massimo sforzo” sono le parole del medico Massimo Galli, che senza troppi giri di parole lancia l’allarme e traccia la via da seguire in un’intervista a Repubblica.

La ricetta è dettata anche dagli ultimi 2 giorni a zero contagi nel primo focolaio veneto nonché comune in cui si è registrato il primo decesso italiano da Covid-19: Vo’ Euganeo. In questa località veneta infatti, in seguito al primo contagio, è partito un controllo su tutti gli abitanti per contenere l’epidemia oggi diventata pandemia.

Il medico aggiunge che facendo i tamponi esclusivamente a chi ha sintomi importanti vengono individuati solo la fasce più grave degli infetti con la percentuale di mortalità che può salire fino al 15%, mentre il modello veneto sarebbe migliore perché simile a quello coreano che ha registrato un tasso di letalità inferiore al 1%.

L’unica soluzione è arginare il contagio, perché il limite di sopportazione del sistema sanitario è vicino, e quindi usare dei tamponi con tempi di analisi rapidi per scovare tutti gli asintomatici insieme all’assistenza in telemedicina per chi si trova in quarantena domiciliare può essere di grande aiuto nel ridurre pazienti in terapie intensiva e decessi.

Leggi anche: L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

Intervista a Galli 

 

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 15 marzo: +252 decessi in Lombardia (picco massimo), 79 nuovi contagi Milano città (risultato più basso dal 10 marzo)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

15 marzo 2020. Picco di decessi in Lombardia (+252) nelle ultime 24 ore, sempre concentrati in alto numero nelle province di Bergamo e di Brescia, i cui focolai non accennano a ridurre la forza, che raggiungono rispettivamente quota 3416 e 2463 contagi, sfiorano il 50% del totale di 13.272 della Lombardia (+1587 rispetto a ieri).
In Italia i contagiati totali raggiungono quota 24.747 (+3590) con un picco di decessi di 368 persone.

La città di Milano registra un incremento contenuto nel numero di contagi: +79 (totale di 711). Nella città metropolitana i contagi aumentano di 200 raggiungendo quota 1750. Nel corso dell’Assessore Gallera segnala il potenziamento della terapia intensiva, anche grazie al ricevimento di 90 ventilatori dalla Protezione Civile, che portano a 1.200 i posti a disposizione. L’aumento dei malati in terapia intensiva è di 25 persone, incremento più contenuto rispetto alla media degli ultimi giorni. Sul fronte mascherine Gallera informa di aver ricevuto in giornata 700.000 mascherine da imprese ed enti del territorio. Alla notifica del Governo di un prossimo invio di 500.000 mascherine, l’assessore ricorda che la Lombardia attualmente necessita di 300.000 mascherine al giorno. “Noi da lombardi non molliamo“, è la sua conclusione.

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252** (+26,0%)

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato di decessi quotidiani in Lombardia dall’inizio dell’emergenza

UPDATE. Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
Totale: 1.750

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79*** (+12,5%)
Totale: 711

***Numero più basso di nuovi contagiati a Milano dal 10 marzo

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

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Credits: larepubblica.it - Zaia e Fontana

Il governo ha dichiarato di voler affrontare l’emergenza coronavirus in modo unitario su tutto il territorio. La strategia scelta in Italia è di limitare i contatti tra le persone, mettendo in quarantena nella propria abitazione tutti i cittadini, riducendo le loro uscite allo stretto necessario, nella fattispecie per motivi di lavoro inderogabili, per fare la spesa e per motivi di salute.

Le prime avvisaglie di ribellione alla strategia unitaria per la verità si erano viste nelle regioni del Sud, con diversi Governatori che hanno emanato direttive ed azioni volte soprattutto a impedire qualunque tipo di ingresso sul territorio di persone provenienti dalle regioni del nord.

Qualche giorno e la strategia unitaria è posta in discussione soprattutto nelle due regioni più colpite da contagi e decessi: Veneto e Lombardia. Le due grandi regioni del nord per motivi differenti stanno prendendo le distanze dalla politica del governo per implementare ulteriori e diversificate strategie d’azione: il Veneto dopo l’esperimento positivo a Vo’ ha deciso di estendere il “modello Corea” dei tamponi a tappeto sul resto del territorio, mentre la Lombardia scottata dall’invio di mascherine inidonee dalla Protezione Civile e dal dietrofront del governo sull’ospedale all’ex Fiera, ha deciso di affidarsi all’ex capo della Protezione Civile Bertolaso e alle imprese del territorio per uscire dalla crisi sanitaria. Ma procediamo con ordine.

L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

# Veneto. Zaia: “Sui tamponi non accettiamo lezioni da nessuno. Abbiamo un progetto, li faremo anche on the road

Il presidente della Regione Veneto ha azionato un piano di controllo della popolazione contagiata, sul modello applicato in Corea, che si esplica nella verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada, fuori dai supermercati e anche al personale degli stessi. In Corea i controlli vengono effettuati anche nelle stazioni di servizio e in tutti i locali commerciali, con il risultato di contenuto numero di infettati ospedalizzati e un numero esiguo di decessi in proporzioni ai casi positivi (0,9% contro quasi il 7% italiano).

Leggi anche: Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

Lo stesso Zaia ha dichiarato che oltre ad essere stato il primo ad adottare questa prassi medica in Italia, con tamponi a tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo in seguito all’accertamento del paese quale primo focolaio del virus in Veneto, la sua regione risulta essere la prima comunità al mondo per controlli ogni milione di abitanti, per la precisione 29.000.

Identificare e isolare tutti i contagiati, compresi gli asintomatici, secondo gli esperti rappresenta la tecnica migliore per evitare lo sviluppo di nuovi focolai che obblighino ogni volta tutti i cittadini a mettersi in quarantena. Così la Reuters ha sintetizzato i diversi approcci di Italia e Corea: “in Italia, a milioni sono chiusi in casa e oltre 1000 persone sono morte per il coronavirus. Nella Corea del Sud, colpita dall’epidemia più o meno nello stesso periodo, solo poche migliaia di persone sono in quarantena e 67 persone sono morte”. (Reuters: Special Report: Italy and South Korea virus outbreaks reveal disparity in deaths and tactics)

# La Lombardia sceglie di fare da sola e affida a Bertolaso il nuovo ospedale

Anche il governatore lombardo ha scelto una strada differente dalla strategia unitaria del Governo. In questo caso non prevede tamponi a tappeto, ma richiede misure ancora più stringenti rispetto a quanto previsto da Roma e, soprattutto, chiede mano libera per risolvere i due più gravi problemi nella Regione: la carenza di mascherine e la necessità di potenziare i reparti di terapia intensivi.

Il caso emblematico, diventato casus belli dopo una serie di altre polemiche a distanza, è evidenziato dalla scelta di costruire un’ospedale temporaneo con 600 posti letto di terapia intensiva presso i padiglioni vuoti della Fiera Milano in centro città, da mettere in piedi in una settimana. Il progetto era già stato predisposto in accordo con Governo e Protezione Civile ma quest’ultima improvvisamente ha negato il supporto in quanto si è detta impossibilità a fornire macchinari e personale.

Poche ore dopo il dietrofront e lo scontro con il Governo si è infiammato ancora di più. La nuova miccia è stata la ricezione dal personale medico della Lombardia di mascherine di pessima qualità, “simili alla cartaigienica” (Gallera), ricevute dalla Protezione Civile, mascherine di cui gli operatori sanitari hanno disperato bisogno.

Esempio di mascherina inviata dalla Protezione Civile per il personale medico della Lombardia (credit: Il Giorno)

Dopo questi due incidenti la decisione della Regione Lombardia è di “farcela da soli”. Ha chiesto dal ministro Speranza il via libera a fare produrre mascherine ad aziende del territorio e ha attivato una call internazionale per procurarsi il personale qualificato e gli ausili respiratori necessari per l’ospedale temporaneo all’Ex Fiera. Stanno intervenendo in aiuto anche le aziende del territorio: la Morganti ha donato 14.000 mascherine alla Regione, l’Inter altre 85.000, mentre l’Ospedale San Raffaele sta allestendo a sue spese una tensostruttura per potenziare la terapia intensiva contro il coronavirus.

Il fattore di discontinuità con quanto fatto dal Governo italiano è stato però un altro, ovvero quello di affidarsi ad una sorta di commissario per gestire l’emergenza Covid-19 e primo su tutto per l’implementazione del presidio sanitario provvisorio in Fiera: la scelta è ricaduta su Guido Bertolaso, uomo d’esperienza già capo della Protezione Civile e commissario per l’emergenza del terremoto all’Aquila, che per il compenso simbolico di 1 euro fungerà da consulente personale del presidente della Regione Lombardia.

Da molte parti politiche nazionali era stato fatto il nome di Bertolaso come commissario dell’emergenza ma il governo ha optato su Domenico Arcuri di Invitalia. 

Leggi anche:
Dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva
🔴 Breaking News. Lombardia delusa dal Governo per MASCHERINE e RESPIRATORI

# Lo strappo violento del Trentino. Il Presidente Fugatti: “Se sei qui in villeggiatura niente cure”

Preme sull’acceleratore di un’autonomia ancora più aggressiva il Trentino. Il presidente della Regione Autonoma del Trentino Alto Adige Fugatti ha fatto una dichiarazione molto dura durante l’ultima conferenza stampa, dichiarando “Se sei qui in villeggiatura, anche no. Il Trentino non può sobbarcarsi esigenze sanitarie che non ci competono anche se la costituzione direbbe così. Ma questa è una situazione di emergenza” come riporta ildolimiti.it. Il riferimento è all’art. 32 della Costituzione Italiana che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

# Le autonomie delle Regioni del Nord fatte uscire dalla porta, stanno rientrando dalla finestra?

Le richieste di autonomie delle Regioni del Nord, supportate da referendum popolari, sono state al momento accompagnate alla porta. Le vicende di queste ultimi giorni sembrano mostrare come l’animo autonomista non si sia affatto sopito e i governatori di Veneto e Lombardia con le loro azioni controcorrenti rispetto al Governo nazionale stanno forzando la mano anche forse per dare una dimostrazione che maggior libertà d’azione può significare maggior efficienza, perchè autonomia significa poter agire più da vicino secondo le specifiche esigenze del territorio. Dopo essere state sbattute fuori dalla porta, le autonomie stanno rientrando dalla finestra?

Nel frattempo dalla Spagna, dove le autonomie sono più marcate e le rivendicazioni d’indipendenza come quella della Catalogna hanno sempre riempito le piazze, si sta innescando un nuovo scontro tra le regioni e lo Stato Centrale che vorrebbe avocare a sè i poteri degli enti locali, come riportato da elmundo.es. Si tratta di una “invasione militare” ha dichiarato la giunta della Catalogna.

FABIO MARCOMIN

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I NUOVI OSPEDALI per la terapia intensiva: Cina e Milano a confronto

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Ospedale Huoshenshan Wuhan Credit: eu.usatoday.com

Quando in Cina l’epidemia ha raggiunto 17mila contagiati e 361 morti, il governo ha dato il via alla costruzione in emergenza di 2 ospedali. Ecco cosa stiamo facendo in Italia e, in particolare, a Milano.

I NUOVI OSPEDALI per la terapia intensiva: Cina e Milano a confronto

Il modello cinese

# Ospedale Huoshenshan

Ospedale Huoshenshan
Ospedale Huoshenshan Wuhan
Credit: eu.usatoday.com

Quando in Cina l’epidemia di coronavirus ha raggiunto la soglia di 17.000 contagiati e 361 morti, il governo ha dato mandato per la costruzione in emergenza dell’Ospedale Huoshenshan (Ospedale del Monte del Dio del Fuoco) a Wuhan epicentro del focolaio.
Il 23 gennaio 2020 sono iniziati, pertanto, i lavori di sbancamento di 25.000 mq di terreno e circa 7.500 operai hanno raggiunto il sito per realizzare a ritmo serrato le platee di cemento armato e assemblare i moduli prefabbricati a struttura leggera che hanno comportato la costruzione dell’ospedale in tempi record, si parla infatti di soli 10 giorni.

Il 2 febbraio 2020 ben 1.100 posti letti erano pronti per ospitare i pazienti affetti dal virus che dal giorno successivo hanno potuto iniziare ad occupare le degenze dotate di stanze con impiantistica a vista ma completa e letti attrezzati con le più alte tecnologie sanitarie, oltre che a ricevere le cure del personale medico dell’esercito nazionale.

Ospedale Huoshenshan Wuhan
Credit: eu.usatoday.com

# Ospedale Leishenshan

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Contestualmente, sullo stesso modello, hanno preso avvio anche i lavori di costruzione dell’Ospedale Leishenshan (Ospedale del Monte del Dio del Tuono), struttura gemella completata il 5 febbraio 2020 e resa operativa l’8 febbraio con la messa a disposizione di altri 1.600 posti letto.

credit: eu.usatoday.com

La Cina era forse abituata a questo genere di imprese: qualche anno fa in soli 6 giorni aveva costruito a Pechino l’Ospedale Xiaotangshan per fronteggiare l’epidemia SARS-CoV-2 del 2002-2003, struttura che oggi è stata riconvertita anch’essa per ospitare i contagiati di coronavirus.

I progetti a Milano

Nel momento in cui, nel nostro Paese, i numeri dell’epidemia stanno uguagliando quelli raggiunti in Cina a fine gennaio, le proposte non hanno tardato ad arrivare.
Il piano è quello di recuperare le strutture sanitarie non più in attività o parzialmente occupate che sarebbe facile riconvertire per gli scopi dell’emergenza è al vaglio. Ecco le prime attuazioni.

#Ospedale San Raffaele

All’interno della tensostruttura che già copre l’ex campo sportivo dell’Università Vita-Salute sono iniziati i lavori di allestimento di un nuovo reparto di terapia intensiva che proseguiranno incessantemente per due settimane fino a rendere funzionante quest’opera finanziata attraverso donazioni volontarie di circa 200.000 persone da tutto il mondo.

# FieraMilanoCity

fieramilanocity

Il progetto su cui si punta molto è, tuttavia, la riconversione del Padiglione 1 e 2 dell’ex polo fieristico in un ospedale temporaneo capace di accogliere fino a 600 pazienti. L’operazione di riconversione di questa struttura, ben collocata sul territorio e facilmente raggiungibile, è già stata progettata per soddisfare i requisiti strutturali generali. Il layout dei due livelli del padiglione che si estendono su una superficie di circa 2.200 mq sono già stati studiati, così come i moduli che comporranno i reparti, ovvero i container prefabbricati larghi 6 metri e lunghi 26, che potranno contenere i letti attrezzati collegati agli impianti elettrici e gas medicinali trasversali alle unità.
I lavori per realizzare queste opere dovrebbero durare solo 6 giorni, ma manca ancora uno scoglio da superare: il reperimento delle apparecchiature elettromedicali come aspiratori, ventilatori e monitor, oltre al reclutamento di personale qualificato per la gestione di questo nuovo ospedale da campo.

Dopo un primo accoglimento positivo della proposta da parte di tutti, oggi Regione Lombardia si trova tuttavia da sola a portare avanti questa impresa a cui crede ancora, come ribadito anche nella conferenza stampa di sabato 14 marzo 2020, nella quale è stato anche annunciato l’incarico affidato a Bertolaso, in qualità di consulente di questo importante progetto, che ci auguriamo possa concretizzarsi al più presto.

Leggi anche: Dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

MANUEL CATTANEO

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Quando il virus colpisce vicino. LA MIA STORIA

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Si dice che da ogni attimo, bello o brutto che sia, si debba trarre un insegnamento, una lezione, un bagaglio da portare con sé. E io credo che nessun momento come questo abbia lasciato un segno così profondo dentro ciascuno di noi.
Non perché ci sia stato chiesto di restare a casa o, nella peggiore delle ipotesi, di non tornare dalle nostre famiglie. Credo che la lezione più grande che abbiamo ricevuto sia che non sempre la leggerezza è lo scudo migliore con il quale proteggerci da quanto ci accade.

Quando il virus colpisce vicino. LA MIA STORIA.

Ammetto di essere stata tra quelli che hanno pensato si trattasse di un’esasperazione mediatica, lamentavo le continue telefonate di genitori in preda al panico quando il virus ha iniziato a diffondersi qui a Milano, li ho persino rimproverati suggerendo loro di dare meno ascolto alle tv o ai social impazziti.
Ammetto di aver sbagliato tutto.
In un attimo, ancor prima che potessi rendermene conto, i ruoli si sono invertiti.
Di solito la parola “positivo” dovrebbe alludere a qualcosa di bello e, di contro, il termine “negativo” avere un significato contrario.
Questa volta non è stato così.
Quando ti sentì dire “è positivo” la paura ti pervade, privandoti di qualsiasi capacità di ragionare. Tutto amplificato dalla lontananza, sì perché la persona positiva è una persona a me molto vicina anche se è a 900 chilometri di distanza, mentre io scrivo qui, da Milano.
In fondo sai che comunque non avresti potuto far nulla, che è giusto seguire le indicazioni delle autorità mediche, ma ogni centimetro che ti divide corrisponde ad anni luce. Quando il virus colpisce qualcuno di tanto vicino a te, il paradosso difficile da accettare è non potergli stare accanto. 

 

Visto da fuori fa paura, ma visto da vicino lo fa ancora di più.

Visto da fuori ci si limita ad ascoltare quello che viene raccontato, ma visto da vicino è una corsa contro il tempo alla ricerca di testimonianze, studi scientifici, punti di vista di esperti.
Visto da fuori pensi di sapere come gestirlo, visto da vicino ti riscopri completamente incapace di farlo.
La superficialità ti porta a pensare “a me non può accadere” anche se i numeri aumentano, le città colpite anche, e tu ti rinchiudi in quella piccola bolla dove pensi che niente di tutto questo possa raggiungerti.
Eppure si sa, le bolle sono fatte per scoppiare prima o poi. La verità è che tutto quello che sta accadendo in questo giorni riguarda ciascuno di noi, nella stessa identica misura.
Non importa quanti anni tu abbia, a che ceto sociale appartenga, che tu creda in qualcosa oppure no. Forse questa è una di quelle rarissime volte in cui tutti siamo sotto lo stesso identico cielo.

È questione di tempo e torneremo tutti alla normalità.

Le metro torneranno affollate come un tempo, la gente tornerà alle proprie irrefrenabili corse contro il tempo, torneranno gli aperitivi e le palestre piene, torneranno i cinema, i teatri, i musei e i banchi di scuola. Tornerà tutto come prima, riavremo tutto indietro, ma ci porteremo addosso e dentro una lezione indelebile…
Quella chiamata o quel messaggio mandalo anche quando credi di non aver abbastanza tempo, quel libro non abbandonarlo sul tuo comodino, leggine qualche pagina anche quando la stanchezza è troppa, quel silenzio ascoltalo anche quando i clacson delle auto imbottigliate nel traffico sembrano impedirtelo e, più di ogni altra cosa, se ti mancherà quell’abbraccio, quello che ti fa tornare il sorriso, vai a prendertelo.

Perché oggi sai cosa significa non poterlo avere.

ROSSANA QUARATO

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La SFIDA più grande quando tutto sarà finito

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Qualcosa di buono, in fondo, ci sarà.
Non dobbiamo attendere che tutto questo finisca per scoprirlo, anche perché, lo sappiamo, sarà lunga a finire. E quello che sarà un nuovo inizio – perché lo sarà – ci vedrà globalmente diversi. Intimamente modificati. Più ammaccati, meno sicuri, più sintomatici, meno connessi, più diffidenti. E altre cose che ancora non conosciamo. Forse.

# La paura, il terrore di non essere più

Nel mezzo però, in questo limbo lento di attese, a tratti spaventoso di silenzio urlante spezzato dalle sirene della autoambulanze, ma anche, dall’inno d’Italia cantato in qualche modo dai balconi, o dalla tromba di Raffaele Kohler che dalla sua finestra intona uno struggente “Oh mia bela Madunina”, dagli applausi scroscianti per i medici e gli infermieri che si stanno dannando per salvare il numero maggiore di persone, dalle dirette Instagram che si moltiplicano, sovrappongono, uniscono, dai sorrisi scambiati così dal niente con quel passante frettoloso con mascherina e spesa sotto casa, da catene whatsapp che fino a più o meno due settimane fa avremmo definito stucchevoli, ma adesso, quasi quasi “una candela la accendo anch’io” ci ritroviamo, per la prima volta nelle nostre vite – per tutti i nati nel dopoguerra – faccia a faccia con il noi più intimo. Il nostro essere esseri umani. E con la paura, il terrore di non essere più.

Siamo noi spogliati da ogni sovrastruttura che per la prima volta in vita nostra siamo chiamati a comportamenti obbligati, ad una restrizione importante di libertà, per tutelare la nostra salute, anzi no, di più, per salvarci la pelle. La nostra e quella degli altri. Quella del nostro Paese. E come ci vediamo nel mondo. Siamo così tanto connessi che non esiste azione del singolo che non abbia conseguenze sull’altro. Lo hanno capito anche quelli che fino a 48 ore fa sminuivano tutto con un “Ma è solo un’influenza, noi non siamo l’Europa”, contagio dopo contagio, lo stanno capendo tutti.

Anche noi a Milano, così viva, così veloce, così appassionata, così “week”, avevamo forse perso l’aderenza a noi

# Essere migliori esseri umani

E quindi nel cuore di questa pandemia incredibile e violentissima, ma non del tutto inimmaginabile, visto i tanti, ripetuti e spregiudicati modi in cui abbiamo vissuto – scherzo tragico del destino – abbiamo un’occasione, forzata, ma l’abbiamo: possiamo provare ad essere esseri umani migliori. Possiamo prepararci, rispettando rigorosamente ciò che ci è imposto, dentro le nostre case, ad un domani più consapevole. Ne abbiamo la responsabilità e anche il privilegio.

Non a caso scelgo di utilizzare questa parola, privilegio. Perché noi, fino a due settimane fa siamo stati dei privilegiati. Gli esseri umani più privilegiati della storia, nella parte più ricca, eccitante, sana, ambiziosa del mondo in cui crescere e vivere. Eravamo così sfacciatamente fortunati agli occhi di gran parte del pianeta che nemmeno ne eravamo consapevoli. Con un’intrinseca e odiosa convinzione, che i desideri fossero bisogni. Anche noi a Milano, così viva, così veloce, così appassionata, così “week”, avevamo forse perso l’aderenza a noi. È così semplice quando va tutto bene.
Ma ora che non va tutto bene, e abbiamo tempo, tanto, restando sani fino a prova di tampone contrario, interroghiamoci e ridiamo un ordine al senso delle cose e alle priorità. Ascoltiamo quella paura profonda e umana, viscerale, che ci vuole legati alla vita. Che ci fa sentire il terrore di non poter controllare nulla di ciò che ci accade. O ci è accaduto.

Questo virus ci sta urlando in faccia che le chiacchiere stanno a zero, che la scienza è democratica e ancora di più che solo la competenza ha o può provare ad avere risposte. Non tutti possono sentenziare e argomentare su tutto. Anche questo ci sta dicendo. Facciamone tesoro quando tutto questo sarà finito. Nel frattempo rimettiamo le cose al loro posto, dentro di noi e fuori.
Possiamo essere esseri umani migliori di quanto siamo stati fino a due settimane fa. Lo dobbiamo e lo dovremo a chi non ce l’avrà fatta. A noi stessi. E alla nostra Milano che ha la scorza dura, che ha indossato guanti e mascherine e che, instancabile, non ci fa sentire soli.

ridiamo un ordine al senso delle cose e alle priorità. Ascoltiamo quella paura profonda e umana, viscerale, che ci vuole legati alla vita. Che ci fa sentire il terrore di non poter controllare nulla di ciò che ci accade. O ci è accaduto.

 

ERIKA BRENNA

 

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle CHIESE che sorgevano al posto del Duomo

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chiese paleocristiane
Il Battistero di Santo Stefano alle fonti, scoperto nel 1899, si riferiva all'antica Basilica Vetus: vi fu battezzato Sant'Ambrogio

Ogni volta che proviamo a dare di Milano una definizione che ne sintetizzi al massimo le peculiarità storiche, sociali e culturali, pensiamo immediatamente a definirla con le sole categorie della contemporaneità: moderna, ricca, efficiente.

Troppo spesso dimentichiamo che nel periodo tardo-antico, al principio di un medioevo connotato dal declino politico della Roma tardo-Imperiale, Milano è stata epicentro della germogliante civiltà cristiana occidentale, la quale non ha solo plasmato le coscienze dei nuovi fedeli, ma ha anche impresso – in maniera indelebile – il suo “marchio di fabbrica” sull’architettura civile e religiosa della città.

Leggi anche: Quando Milano era CAPITALE di Roma

El Domm prima del Domm: le CHIESE PALEOCRISTIANE di Milano

Non mi riferisco alla Basilica Sanctae Mariae Nascenti, più comunemente chiamata Duomo, il cui candore stride con l’asprezza delle sue celeberrime guglie gotiche, bensì a ciò che letteralmente sta sotto di esso: la BASILICA VETUS.

#1 Basilica Vetus: gli esorcismi di Ambrogio

Costruita dal 314 d.c. per volere dell’Imperatore Costantino, essa aveva sede nel punto corrispondente al fulcro dell’attuale Duomo, ovvero proprio sotto la sua sacrestia, ed era curiosamente formata da due semplici aule, in una delle quali si narra che il nostro Sant’Ambrogio fosse solito praticare gli esorcismi... ma questa è un’altra storia.

Leggi anche: Quando Milano aveva una DOPPIA CATTEDRALE al posto del Duomo

#2 Basilica Nova: il covo degli eretici

Si tramanda che la seconda chiesa, la BASILICA NOVA, costruita stavolta in corrispondenza dell’attuale monumento a Vittorio Emanuele II, facesse da “contraltare estivo” alla precedente. Prima che fosse consacrata a Santa Tecla, era un vero e proprio covo di eretici Ariani. Dettaglio che potrebbe non stupire più di tanto, se pensiamo che negli stessi spazi di Santa Tecla vi era, secoli prima, un tempio consacrato alla divinità pagana Minerva.

Leggi anche: In Piazza della Scala sorgeva un TEMPIO SOLARE

#3 Battistero di San Giovanni alle Fonti: dove Ambrogio battezzò Sant’Agostino

Fra le due basiliche fu costruito infine, sul finire del IV secolo, il Battistero di San Giovanni alle Fonti, luogo in cui secondo la tradizione il nostro Ambrogio battezzò un altro illustre santo, vale a dire Agostino. Il battistero è stato individuato sotto il sagrato dell’attuale Cattedrale e qui si trovano, incisi nel pavimento, i confini dell’antico battistero i cui resti, insieme a quelli della Basilica Vetus e di Santa Tecla, sono oggi visibili nell’affascinante percorso di visita sotterraneo, in alcune vetrine della M1 e nel museo del Duomo.

 

PIERLUIGI COSTANTINO

 

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🔴 Breaking News. Lombardia delusa dal Governo per MASCHERINE e RESPIRATORI

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Esempio di mascherina inviata dalla Protezione Civile per il personale medico della Lombardia (credit: Il Giorno)

Nella conferenza stampa quotidiana della Regione Lombardia non sono stati protagonisti solo i numeri. Sulla scena sono emerse due criticità per il sistema lombardo: la carenza di mascherine e il mancato invio degli ausili respiratori per realizzare l’ospedale temporaneo di terapia intensiva all’ex Fiera. Ma procediamo con ordine.

Lombardia: i dati del giorno

14 marzo 2020. Il numero dei contagiati totali in Lombardia è di 1865 nelle ultime 24 ore. Si tratta dell’aumento più alto in valore assoluto dall’inizio dell’emergenza Coronavirus che porta a un totale di 11.685 contagiati nella Regione. I decessi del giorno sono 76. Numero consistente però che rappresenta il valore più basso dal 9 marzo. Le province più colpite si confermano Bergamo e Brescia (a Milano città i nuovi contagiati sono 98). Attualmente in Regione sono 5.085 le persone ricoverate presso le strutture opsdaliere per Covid-19.

Leggi anche: Dati 14 marzo, Lombardia: crescita record dei contagi, calano i decessi

La beffa delle mascherine

A tre settimane dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Lombardia appare inspiegabile la carenza di mascherine. Quello che preoccupa non è solo che siano difficili se non impossibili da trovare per i normali cittadini. Ma la notizia che allarma di più è che la fornitura inviata dalla Protezione Civile per medici e infermieri della Lombardia sia risultata non a norma.
L’assessore Gallera ha spiegato che le mascherine arrivate dalla Protezione civile sono inutilizzabili per il personale medico: “I nostri operatori ci hanno detto ‘come possiamo utilizzarle?. Non voglio fare polemica ma è evidente che non è possibile immaginare di utilizzare queste mascherine da parte di sanitari che lavorano ore e ore… questo non è consentito e accettabile per una persona che sta a con pazienti infetti”, perchè “al massimo possono essere utilizzate da un volontario che le usa per portare la spesa a un anziano”.
C’è un’emergenza mascherine che va risolta con i giusti presidi. almeno dateci gli strumenti per giocare questa battaglia”, ha concluso Gallera.

L’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini si è così impegnato a risolvere il problema: “Dobbiamo dotare tutto il personale medico ma anche i cittadini di mascherine, da acquistare in farmacie e supermercati. Siamo la Lombardia, con un grande settore aeronautico e farmaceutico: riusciremo a produrre mascherine, grazie alla circolare del ministro Speranza, che ha dato questo via libera. Attivato anche Politecnico di Milano che ha strutturato prove tecniche per verificare qualità materiali da utilizzare e dare garanzie”.
A conclusione della conferenza stampa è arrivata in diretta la notizia di 14.000 mascherine donate alla Regione dalla ditta Morganti.

Blocco a respiratori e a ospedale temporaneo all’ex Fiera

L’altra notizia del giorno è stato il blocco del governo al progetto di costruzione di un ospedale temporaneo per la terapia intensiva all’Ex Fiera, come proposto dalla Regione Lombardia. Il problema sul tavolo è l’impossibilità del governo di inviare gli ausili respiratori necessari.
Sul tema è tornato il governatore, che ha ribadito che la frenata di ieri è arrivata perché per ora “nessuno è stato in grado di fornirci né i ventilatori né i medici”. Regione Lombardia continua comunque a coltivare l’idea di un ospedale in Fiera per 600 letti di terapia intensiva dedicati ai pazienti positivi al Coronavirus. “Abbiamo lanciato una call internazionale per trovare i ventilatori. Ci proveremo per ancora un paio di giorni“, ha detto Fontana ricordando la necessità di intervenire “a breve. Sono moderatamente ottimista”, ha concluso. Gallera ha comunque ricordato che si sta riuscendo a gestire la terapia intensiva spostando alcuni dei pazienti in altre regioni, ampliando la disponibilità in alcune strutture esistenti del territorio, e ha segnalato la realizzazione di una tensostruttura da parte dell’Ospedale San Raffaele dedicata interamente a questo.

Leggi anche: Dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

In attesa di team medico e attrezzature cinesi arriva la promessa della Merkel

Sono atterrati 2 giorni fa all’aeroporto di Fiumicino il team di medici dalla Cina, per confrontarsi con gli operatori sanitari italiani, al fine di trovare soluzioni per poter arginare al meglio l’epidemia di Covid-19 che ha colpito il nostro paese, forti dell’esperienza che hanno maturato nell’emergenza cinese.  Con loro, il team di medici cinesi, hanno portato 31 tonnellate “materiali sanitari”, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni “medicinali antivirus” e campioni di plasma. Materiali che dovrebbero essere ridistribuiti, proporzionalmente alle necessità ed i bisogni regionali. Si fatica a comprendere come mai attrezzature e staff medico stiano rimanendo questi giorni a Roma invece che venire inviati immediatamente in Lombardia e nelle altre zone più colpite.

Mentre si attende l’arrivo anche in Lombardia di attrezzature e staff medico giunto a Roma dalla Cina, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che bisogna aiutare l’Italia, smentendo di fatto quanto dichiarato dalla presidente della BCE Lagarde.

LUCIA MARTINAZZO

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🔴 Dati 14 marzo, Lombardia: crescita record dei contagi, calano i decessi

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Foto: Andrea Cherchi (c)

14 marzo 2020. Due risultati apparentemente di valore opposto spiccano nel bollettino giornaliero sul Coronavirus in Lombardia. Partiamo dalla notizia più dura: il numero dei contagiati totali in Lombardia è di 1865 nelle ultime 24 ore. Si tratta dell’aumento più alto in valore assoluto dall’inizio dell’emergenza Coronavirus che porta a un totale di 11.685 contagiati nella Regione. Un numero che purtroppo inverte il trend che risultava in calo da due giorni.

Nell’ultimo giorno si sono avuti 76 decessi. Numero consistente però che rappresenta il valore più basso dal 9 marzo.

Le province più colpite si confermano quelle di Bergamo e di Brescia.

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

Sui dati bisogna muoversi con attenzione, considerando sia alcune variazioni di competenza tra un giorno e un altro, soprattutto per i contagi, inoltre si tratta di un periodo ancora troppo breve per parlare di trend. Però fatte tutte le premesse del caso, il tasso di crescita dei decessi risulta da quattro giorni consecutivi in calo.

Non bisogna abbassare la guardia.

UPDATE. Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)

11/3: +333 (+55,4%)*
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
Totale: 632

Fonte: dati Protezione Civile

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 BREAKING NEWS: dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

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Protezione civile

La notizia positiva di giovedì 12 marzo della realizzazione di un’ospedale temporaneo con 600 posti letto di terapia intensiva, da montare in 7 giorni, per dare sollievo al sistema sanitario lombardo in forte difficoltà pare venga smentita dai fatti. Il Governo ha fermato l’iniziativa sul nascere perché la Protezione Civile ha dichiarato che non può rispettare gli accordi presi nei giorni scorsi con la Regione. La replica della Regione è che ora proverà a farcela con i propri mezzi.

Leggi anche: 🔴 In arrivo OSPEDALE temporaneo di terapia intensiva da 600 posti al Portello per il Coronavirus

Dal Governo arriva lo stop all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

La Protezione Civile non riesce a rispettare gli accordi presi giorni fa

L’emergenza sanitaria e la relativa scarsità di camere attrezzate per il ricovero in terapia intensiva dei pazienti affetti da difficoltà respiratorie a causa del Covid-19, che si manifesta sotto forma di polmonite, non è ancora finita. Per tamponare e risolvere il prima possibile questa drammatica situazione la “macchina” era già partita all’inizio della settimana: Regione Lombardia e la Fondazione Fiera Milano avevano messo su carta un progetto che prevedeva l’installazione temporanea di 20 moduli da 3 letti ciascuno, un maxi reparto di terapia intensiva, da localizzarsi nei padiglioni vuoti della vecchia fiera in zona Portello.

L’accordo era stato trovato anche con il Governo, attraverso l’ente nazionale di Protezione Civile che avrebbe dovuto mettere a disposizione tutti i letti, macchinari e personale per rendere funzionante il nuovo presidio ospedaliero.

Nella giornata di ieri è arrivato l’improvviso stop: la Protezione Civile ha comunicato infatti l’impossibilità di consegnare i beni promessi alla Regione Lombardia in quanto questi sono quasi totalmente a servizio di altri ospedali. Il Governatore Fontana preso atto della situazione di stallo, che di fatto fa cadere i presupposti per la realizzazione dell’ospedale, ha subito dato mandato ai tecnici regionali di avviare una ricerca di aziende italiane e operatori internazionali disponibili a fornire in breve tempo tutte le attrezzature necessarie e sopperire alle mancanze dell’ente nazionale per dare seguito al progetto previsto in origine.

La domanda è: se siamo tutti costretti all’isolamento per evitare il collasso dei nostri ospedali, non dovrebbe essere la priorità favorire la costruzione di un nuovo ospedale temporaneo, in grado di potenziare la terapia intensiva?

FABIO MARCOMIN

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IO RESTO A CASA: 10 consigli per non USCIRE DI TESTA in questo periodo di isolamento

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Siamo tutti, o quasi tutti, chiusi in casa. I periodi di isolamento forzato ci costringono a interrompere  la quotidianità, così rassicurante proprio per la sua prevedibilità, e a fare i conti con sentimenti di paura, impotenza, rabbia e tristezza. E con il senso di vuoto. Ecco cosa fare per passare dalla preoccupazione all’occupazione, e allontanare i cattivi pensieri.

IO RESTO IN CASA: 10 consigli per non USCIRE DI TESTA in questo periodo di isolamento

Com’è noto in psicologia, l’essere umano non è fatto per reggere situazioni di allerta o tensione per troppo tempo. Prima della società moderna, questi stati venivano interrotti con l’attacco o con la fuga. Ma oggi, costretti a rimanere immersi in questa situazione stressante, cosa possiamo fare?

#1 Imporvi di non parlare di covid-19 per qualche ora al giorno

Le cose non cambieranno senza il vostro pensiero costante o il vostro intervento, ma mettere in stand-by mente e corpo fornendo loro una pausa detox aiuta a mantenere un equilibrio anche in questi giorni di grande stress.


#2 Restate allenati

SPORT

In casa, in terrazzo, nel proprio giardino per i più fortunati, ma non interrompete l’attività fisica. O, se non siete mai stati grandi sportivi, considerate ora di iniziare. Perché? Perché chi si allena con regolarità riduce lo stress, migliora l’umore e stimola la salute mentale. E perché fare sport aumenta il livello endorfinico, fa aumentare le difese e riossigena tutto l’organismo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consiglia di fare 150 minuti di attività fisica a settimana.
Per chi vuole fare esercizio fisico in modo leggero, ma completo (provato da me!) consiglio questo video: 30 minuti con count-down di esercizi guidati di ginnastica dolce Total Body, yoga e stretching.


#3 Un corso di crescita personale

Sappiamo tutti, in potenza, cos’è giusto per noi, cosa ci divide dalla serenità, qual è l’ordine delle priorità da affrontare, e quale la scala dei propri valori.
Ma quando veniamo al dunque, all’azione, tutti i buoni propositi si confondono tra loro, diventano più gravosi e l’obiettivo si allontana.
Crescere significa proprio questo: cercare un percorso di sviluppo e maturazione che fa una bella cernita del superfluo, che mette in luce il necessario, definendo desideri, obiettivi, azioni, e rafforza, lungo il cammino, l’autostima. Io do spesso un occhio qui.


#4 Appaiare i calzini

CALZINI

Ed estendete questo slancio, un pezzo alla volta, a tutta la casa. A parte che ordinare dà come risultato, oltre all’ovvio nuovo assetto, una grande soddisfazione dovuta al raggiungimento di un obiettivo prefissato. Ordinare i cassetti, sì, rinforza l’autostima.
Se vogliamo farci dare un aiuto da un guru del settore, basta guardare qualche puntata di “Facciamo ordine con Marie Kondo” in onda su Netflix!


#5 Piantare un seme

Per vivere la vita in modo pieno un uomo dovrebbe fare almeno tre cose nella vita: piantare un albero, educare un figlio, scrivere un libro. Questo adagio, della quale non si conosce con certezza la paternità, si tramanda proprio per la forza del suo messaggio. Per ora concentriamoci sulla natura.
Piantare un seme, o un bulbo, e vedere la sua evoluzione nei prossimi 20 giorni è un bel modo per darsi un appuntamento con la vita.


#6 Studiare una parola al giorno di una nuova lingua

Niente obiettivi irraggiungibili e demotivanti come imparare il cinese in 20 giorni. Basta imparare una parola ogni giorno per arricchire il vocabolario di una lingua già conosciuta o gettare le fondamenta per l’apprendimento di una nuova lingua. Ci si può far aiutare da duolingo o da bebbel, per esempio.

 

#7 Videochiamare amici o parenti

Avete almeno una decina di giorni che corrispondono, facendo una chiamata al giorno, a 10 amici o parenti che non abbiamo tempo mai di sentire, ma che ci mancano. Amicizie fatte durante esperienze all’estero? La zia negli Stati Uniti che ancora non si rende conto di cosa stia succedendo? La lista è sicuramente lunga.


#8 Viaggiare stando in poltrona

Lo potete fare chiudendo gli occhi, leggendo un libro, guardando un film, sfogliando un catalogo di vacanze. Oppure facendo tutto insieme grazie alla guida Lonely Planet scaricabile gratuitamente.
“Viaggiare in poltrona è una selezione di 500 film, libri e musiche che ti condurranno dalle mete più vicine a quelle più remote. Per sognare ad occhi aperti e poi, magari, partire davvero.”


#9 Aggiornarsi nel proprio campo

FORMAZIONE

L’aggiornamento è il carburante (ecologico) per la vostra professione. Sfruttando al meglio questo tempo libero, ripartirete con maggiore competenza ed efficienza quando tutto questo sarà finito. E al momento tanti professionisti e aziende stanno proponendo webinar e videolezioni gratuitamente.


#10: Fare l’amore e non la guerra

Per chi è in isolamento in compagnia. 

 

PILLOLA

PSICOLOGIA

Sipem, la Società italiana di psicologia d’emergenza, ha messo a punto un servizio di sostegno psicologico telefonico ed è rivolto a chi si trova in quarantena o in isolamento domiciliare.
Per la Lombardia, mandare una mail a sipemsoslombardia@gmail.com per essere ricontattati da uno psicologo volontario.

 

BARBARA VOLPINI

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🔴 CONTAGI coronavirus: gli ULTIMI DATI indicano che bisogna tenere duro

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Credits: Andrea Cherchi - Milano dall'alto
Credits: Andrea Cherchi - Milano dall'alto

13 marzo 2020. Sono passate esattamente tre settimane da quando è iniziato l’allarme Coronavirus in Lombardia.

In Lombardia i contagiati raggiungono il numero complessivo di 9820 con 1095 nuovi contagiati e 146 nuovi decessi rispetto alla giornata di ieri. La città metropolitana di Milano arriva a 1307 contagiati (+152 rispetto a ieri).

Si tratta di numeri sempre molto pesanti anche se si intravede uno spiraglio puramente statistico: da due giorni i numeri dei contagiati giornalieri risultano in calo per la Regione e la città metropolitana e per la città di Milano.

Contagi Lombardia.

11/3: +1489 (+25,7%)*
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)

Contagi Città metropolitana di Milano.

11/3: +333 (+55,4%)*
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)

Dati quotidiani che risultano in calo anche per Milano città:

11/3: +113* 12/3: +92 13/3: +83.

Gli asterischi indicano che nella giornata dell’11 marzo si sono registrati dei conteggi che potrebbero avere incorporato anche un numero di contagi di pertinenza della giornata precedente, quindi potrebbero risultare sovrastimati. 

Sui dati bisogna muoversi con attenzione, considerando sia alcune variazioni di competenza tra un giorno e un altro (10 e 11 marzo), inoltre si tratta di un periodo ancora troppo breve per parlare di una curva discendente. Però fatte tutte le premesse del caso, questi dati che sono in linea con quello che si registra anche in Veneto ed Emilia, confortano almeno nel fatto che non bisogna abbassare la guardia.

Fonte: dati Protezione Civile

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