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🔴 BREAKING NEWS. La regione Lombardia valuta la CHIUSURA di attività e trasporti

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(ore 13.15) A meno di sorprese a Milano e in Lombardia saranno abbassate le saracinesche di tutti i negozi, ad esclusione di quelli alimentari e di prima necessità. Si sta valutando anche il blocco di tutti i mezzi pubblici e di alcune attività produttive.

A comunicare questa intenzione è stato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, che sta ora valutando la sua applicazione a Milano con il sindaco Sala.

Verranno studiate anche modalità di rimborso o di compensazione per venire incontro ai commercianti e alle piccole imprese.

La chiusura di Milano e Lombardia dovrebbe durare per almeno 15 giorni.

Vi aggiorniamo sugli sviluppi.

MILANO CITTA’ STATO

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Le IMPRESE milanesi e italiane più generose durante l’emergenza Coronavirus

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Credits: notizie.it - Giorgio Armani

Il bilancio sull’economia al termine di quest’emergenza sanitaria è ancora da calcolare e al momento non sono state prese misure di sostegno concrete per cittadini e aziende.
In questo contesto alcune grandi imprese milanesi e internazionali con sede a Milano e a ruota in altre parti di Italia hanno fatto la loro parte elargendo contributi sostanziosi verso ospedali o altre forme di agevolazioni per i cittadini. Le elenchiamo nella speranza di innescare altri comportamenti positivi, in chi ne ha le possibilità, e di ricordarci di loro con gratitudine quando tutto questo sarà finito.

Invitiamo tutti a segnalarci altre iniziative per aggiornare questa lista. 

Le imprese milanesi e italiane più generose durante l’emergenza Coronavirus (elenco in ordine sparso)

#1 Esselunga in prima fila dona 2,5 milioni di euro

La prima catena di supermercati italiana, fondata da Caprotti, è stata una delle prime a dare supporto alla sanità italiana donando 2,5 milioni di euro ai principali ospedali e centri di ricerca italiani, dall’Ospedale Sacco allo Spallanzani, oltre a 5 euro ogni 500 punti fidaty guadagnati da tutti i clienti fino al 12 aprile. Inoltre ha messo a disposizione dei fornitori tramite UniCredit Factoring 530 milioni di euro di affidamenti dedicati alle anticipazioni di pagamento dei crediti commerciali e regalato la consegna a tutti gli over 65.

#2 Giorgio Armani si impegna con 1 milione e 250 mila euro

Re Giorgio, creatore di una delle maison italiane più riconosciute al mondo, piacentino di nascita ma milanese d’adozione, ha mostrato la sua generosità impegnando 1 milione e 250 mila euro in favore degli ospedali e della protezione civile.

#3 Dolce & Gabbana sostengono un progetto di ricerca

Stefano Gabbana e Domenico Dolce stanno finanziando un progetto di ricerca sviluppato dall’Università Humanitas in collaborazione con i virologi dell’Ospedale San Raffaele di Milano

#4 I Ferragnez hanno avviato una campagna di crowfunding

Anche un’altra milanese acquisita come Chiara Ferragni insieme a suo marito il rapper Fedez stanno contribuendo alla causa. Hanno dato via ad un’iniziativa di crowfunding, che abbiamo rilanciato anche noi, destinata ad attivare una nuova terapia intensiva presso l’Ospedale San Raffaele donando personalmente la cifra iniziale di 100.000, sfruttando la loro popolarità e l’enorme seguito di follower: nel momento in cui scriviamo la soglia raggiunta sfiora i 3 milioni di euro.

#5 Anche Etro ha coinvolto gli influencer per la sua raccolta

La casa di moda Etro, grazie al coinvolgimento di influencer e celebrity in una campagna virtuale che sponsorizzava la maglietta “Milano never stops”, ha effettuato una donazione al laboratorio di virologia dell’Ospedale Sacco.

#6 Intesa San Paolo ha disposto 100 milioni di euro a favore degli ospedali

Il gruppo bancario di Intesa San Paolo ha disposto 100 milioni di euro nei confronti dello Stato a sostegno degli ospedali e ha dato disponibilità a erogare finanziamenti fino a 5 miliardi alle famiglie e imprese che devono affrontare problemi di liquidità.

#7 Unicredit versa 2 milioni di euro alla Protezione Civile

La banca con sede in Piazza Gae Aulenti ha donato 2 milioni in favore della Protezione Civile per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e dispositivi medici.

Le altre imprese che hanno dato il loro contributo

Oltre a i casi più eclatanti, ecco altri imprenditori e aziende che sono in prima fila per l’emergenza Covid-19: 

  • Eurospin ha elargito 100.000 euro tra Spallanzani e Sacco
  • Il presidente dell’Inter Zhang ha donato 100.000 euro all’Ospedale Sacco
  • Al Sacco anche 100.000 euro donati da Banca Mediolanum
  • Bulgari ha acquistato un microscopio in 3D per l’Ospedale Spallanzani
  • Eni ha donato 35.000 mascherine agli ospedali
  • Anche Farmac Zabban e Xiaomi hanno acquistato mascherine protettive per i presidi sanitari
  • I negozi di Yamamay, Eataly, Manila Grace e Carpisa distribuiranno sotto forma di donazione una parte dei loro incassi di questi giorni
  • L’azienda Malloni ha progettato una scarpa il cui ricavato andrà all’Ospedale Fatebenfratelli di Roma
  • Due imprese comasche del tessile Mantero e Ratti collaborano in sinergia per mantenere produttività e posti di lavoro
  • L’azienda milanese Acquaflex produrrà gratis 20 mila flaconi detergenti per la Croce Rossa ed alcuni Comun
  • 40.00 flaconi di Amuchina verranno consegnati da AngeliniPharma a Lombardia e Veneto
  • Unipol ha esteso le sue polizze sanitaria e messo a disposizione la sua centrale operativa 24/h, anche Reale assicurazione a ampliato le coperture alla quarantena
  • Vodafone, Tim e Wind Tre hanno previsto pacchetti di giga illimitati a tutti i clienti nelle zone più a rischio, per poter rimanere in contatto con i propri cari.

Invitiamo tutti a segnalarci altre iniziative per aggiornare questa lista. 

FABIO MARCOMINLe città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #SingaporeLeggi anche:
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Il “GIORNALISMO CANTATO” di Trincale, il cantastorie che trasformava in musica la protesta politica

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Immaginate di trovarvi in piazza Duomo e provate a tornare indietro nel tempo. Ecco, siamo più o meno negli anni ’70, nel fervido periodo della lotta operaia. Manifestazioni, agitazioni politiche, urla di protesta… e poi lui, il cantastorie siciliano trapiantato a Milano, Franco Trincale, che con la sua chitarra e la sua voce trasformava in musica la protesta collettiva di quegli anni.

Il “giornalismo cantato” di FRANCO TRINCALE, il cantastorie siculo trapiantato a Milano

Nato in un piccolo paese della provincia di Catania in Sicilia nel 1935, Franco Trincale si trasferisce a Milano negli anni del dopoguerra. È proprio nella grande metropoli milanese che Franco Trincale diverrà negli anni una vera e propria istituzione, divenendo noto per le sue note di protesta satirica contro gli uomini politici del tempo.

Per molti anni era sufficiente recarsi nei pressi del Duomo per poter ascoltare le storie in musica di Trincale. Numerose le vicende da lui cantate, tra cui i numerosi fatti di cronaca che riguardavano l’attualità di quegli anni.

L’appello per salvare Ermanno Livorini nella ballata “Il ragazzo scomparso a Viareggio”

Nel 1969, con la sua ballata “Il ragazzo scomparso a Viareggio”, racconta la storia del piccolo dodicenne Ermanno Lavorini, scomparso a Viareggio il 31 gennaio di quello stesso anno, rapito e poi ucciso. Nel suo testo, il cantastorie canta la disperata ricerca del bambino, i falsi allarmi del suo ritrovamento, fino a cantare “Son passati già 15 giorni, rapitore se c’avete cuore la notizia date al genitore, vivo o morto dite dove sta”, esortando così i rapitori a dare notizie del piccolo Ermanno.
Pochi anni dopo incide altre due ballate, “La tragedia delle bambine rapite a Marsala” e “La tragedia di Milena”, con le quali affronta altre due toccanti vicende dell’epoca.

La satira politica nata in piazza San Babila e poi messa a tacere sotto la giunta Albertini

Dal 1992 Franco Trincale si sposta nei pressi di Piazza San Babila, dove inizia a cantare in tono satirico le vicende di Mani Pulite.
Dopo anni di attività, dopo aver dedicato gran parte delle sue ballate alla politica, non risparmiando quasi nessuno degli uomini di potere attivi in quegli anni, il 19 luglio 2002 Franco Trincale è costretto a un momentaneo silenzio. È in quel giorno, infatti, che viene firmata dal sindaco di Milano, Gabriele Albertini, l’ordinanza secondo cui «è vietato l’uso di impianti di amplificazione per l’esercizio di attività musicali disciplinate dal vigente Regolamento comunale degli artisti di strada nelle aree pedonali di Piazza Duomo, C.so Vittorio Emanuele e Via Dante».
«Molestia alla cittadinanza e disturbo alle attività» sono le motivazioni espresse alla base di quell’ordinanza, ma secondo alcuni e secondo lo stesso Trincale, dietro un tale divieto era celato un probabile tentativo di mettere a tacere una satira politica che iniziava a rivelarsi scomoda a molti.

Nel 2008 i riconoscimenti della sua opera per aver unito la cultura popolare ai movimenti sociali

Nonostante l’ordinanza emessa nel 2002, Franco Trincale riuscirà a ottenere la sua vittoria. Qualche anno dopo, nel 2008, l’artista diventa uno dei beneficiari della Legge Bacchelli, riconoscimento conferitogli dal Governo Prodi per aver «saputo utilizzare significativi elementi di cultura popolare legando il proprio lavoro artistico con la storia di movimenti sociali». Nello stesso anno, il Comune di Milano gli conferisce la Medaglia d’oro di Benemerenza Civica per essere stato uno dei più illustri rappresentanti dei cantastorie siciliani.

ROSSANA QUARATO

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Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

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test thru (drive-in tamponi test)
test thru (drive-in tamponi test)

L’Italia ha superato la Corea: nel numero di contagi, l’Italia ha raggiunto quota 7.375 risultando ora il secondo paese più colpito al mondo, dietro la Cina.
Ma quello che spicca della Corea non è solo il ridotto tasso di crescita che hanno raggiunto (165 nuovi casi nell’ultimo giorno) ma anche il basso tasso di mortalità. In Corea su un numero di contagiati prossimo a quello italiano, i decessi ad oggi risultano 53 (+3 nell’ultimo giorno), mentre in Italia sono 366. Questo significa che in Italia la mortalità sfiora il 5% mentre in Corea risulta dello 0,7%. Una differenza di quasi il 700%.

I risultati in termini di contenimento nella crescita dei contagi e nella ridotta mortalità ci spinge a scoprire quello che la Corea sta facendo. Anche perché, trattandosi di una democrazia e non di una dittatura, forse può rappresentare un modello da cui prendere esempio più applicabile da noi rispetto a quello cinese.

Queste sono le principali informazioni che ho ricavato su quello che sta accadendo in Corea incrociando la testimonianza di oltre una dozzina di persone, italiane e non, che stanno vivendo in Corea, con alcune informazioni ufficiali che trovate in fondo all’articolo.

Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

# Come è nata: Daegu e il raduno di una setta

Il palazzo del raduno della Chiesa di Shincheonji a Daegu

Il focolaio iniziale sembra sia partito dalla setta di Sincheonji a Daegu, città del sud del Paese, tra l’altro gemellata con Milano. L’esplosione del contagio sarebbe avvenuto in seguito a un grande raduno a metà febbraio.
Ad oggi la situazione più critica è sempre concentrata nella città di Daegu e nella provincia limitrofa (North Gyeongsan). Su un totale di 7.375 contagiati oltre 5.000 provengono da quell’area. Qui sono stati inviati medici anche da altre zone del Paese meno colpite.

Nelle metropoli di Seoul e Busan si contano invece attorno a un centinaio di contagi, che risultano facilmente gestibili per città di quelle dimensioni.

Il 74.3% dei dati certi a Daegu sono ancora riconducibili alla setta di Sincheonji, su cui si sono concentrati i tamponi. Il Ministero ha ordinato di avere tutti i dati delle persone in contatto con la setta per poter procedere al test su di loro.

# Attività commerciali e culturali: sono aperte ma…

A Seoul (la capitale) non vi è uno stato di allerta, la maggior parte delle attività commerciali operano normalmente con gli stessi orari lavorativi attuati in precedenza allo scoppio del virus. I cittadini di Seoul non si sono fatti prendere dal panico e hanno immediatamente attuato le misure precauzionali dettate dai medici. All’entrata di ogni ristorante, cinema, autobus, metropolitana insomma ovunque è fornito disinfettante per le mani ad uso gratuito. Cinema, musei, ristoranti sono aperti, tuttavia alcuni grandi centri commerciali hanno deciso di chiudere per alcune settimane.

Anche nelle zone ad alto contagio come la città di Daegu, le attività commerciali operano regolarmente, ma a differenza della capitale, la popolazione evita luoghi pubblici preferendo le proprie abitazioni.  Vi sono stati però diversi casi visti come infezioni di massa nelle strutture infermieristiche e nei complessi pensionistici dove risiedono i più fragili cittadini anziani.

Tra le crescenti preoccupazioni per il rischio di infezioni di massa che affliggono gli anziani, il governo provinciale di North Gyeongsang ha deciso di mettere tutte le 573 strutture di assistenza sociale in isolamento (Cohort isolation) da lunedì 9 al 22 marzo come misura precauzionale.

Bisogna considerare che in Corea i sindaci godono di un’ampia autonomia e possono decidere le restrizioni da apportare sulla loro città, ad esempio a Busan sono più stringenti

# Scuole e università: posticipata la riapertura ma lezioni online per tutti

Le Università e le scuole sono viste come potenziali focolai di contagio, per questo motivo hanno deciso di posticipare l’inizio del secondo semestre e il rientro degli studenti di due settimane. Fino alla fine di Marzo le lezioni saranno offerte esclusivamente online.

La Università coreane presentano un cospicuo numero di studenti stranieri, in particolar modo studenti cinesi, date le strette relazioni economiche tra Cina e Corea. Le Università hanno imposto due settimane di auto quarantena a tutti i coloro provenienti da zone contagiate (Wuhan, provincia di Hubei) e hanno richiesto obbligatoriamente un certificato medico che testimoniasse la non contrazione del virus Covid 19.

Il 30 marzo dovrebbero riaprire ma non è sicuro se verrà confermato o ancora posticipato.

# No restrizioni ai movimenti dei cittadini

La strategia dichiarata e progressivamente passata (dal 3 marzo) dal “contenimento” alla “mitigazione”, intervenendo direttamente sulla gestione diretta delle persone contagiate, trattate in modo differente a seconda della gravità dei sintomi.

Non vi è alcuna particolare restrizione per i cittadini, anche se il Centro Coreano per il controllo e la prevenzione delle malattie (KDCD) sconsiglia di viaggiare e soprattutto di recarsi in luoghi ad alto contagio come la città di Daegu. Per il resto si invita la popolazione a non uscire per quanto possibile.

# Nessuna creazione di zone rosse con blocchi in entrata o in uscita

Hanno creato una zona per la città di Daegu ma non è un vero e proprio isolamento, viene considerata zona rossa in riferimento all’alto numero di contagiati non perchè prevede delle restrizioni in entrata o in uscita. 

A Daegu tuttavia, un intero palazzo è stato posto sotto stretto controllo/isolamento poiché un terzo dei suoi residenti è stato infettato dal nuovo coronavirus, hanno detto i funzionari della città sabato 7 marzo. Secondo le autorità sanitarie della città, 46 su 141 residenti nel condominio sono stati confermati di aver contratto COVID-19. La città ha messo il complesso residenziale sotto isolamento di gruppo. Le autorità cittadine hanno affermato che 94 residenti erano membri della chiesa di Shincheonji, che è considerata in gran parte responsabile dell’epidemia.

# Servizio di informazione ufficiale via SMS in tempo reale

I cittadini sono informati in tempo reale via SMS dal Centro Coreano per il controllo e la prevenzione delle malattie (KDCD) sui nuovi contagi nella propria zona di residenza, con un elenco dettagliato degli spostamenti delle persone e i luoghi in cui le persone contagiate si sono recate durante il periodo di incubazione del virus.

# Misure di profilassi e di disinfezione: temperatura e mascherine

Disinfezione preventiva di strutture ad alto rischio (es. l’Università cattolica della Corea- Eunpyeong St. Mary’s Hospital, le chiese di Shincheonji) e gestione rinforzata delle persone ad alto rischio.

Obbligo per le aziende di misurare la febbre in entrata al lavoro. Gel disinfettanti disponibili gratuitamente ovunque, sui bus metropolitane supermetcati etc.

Le mascherine vengono indossate comunemente. A seguito di una carenza di mascherine, sono state adottate a partire da lunedì 9 marzo misure del governo per ordinare la consegna delle mascherine: con il nuovo sistema numerato, i coreani possono acquistare due maschere fornite dallo Stato a settimana negli uffici postali in base all’anno di nascita. Anche gli stranieri possono acquistare le mascherine fornite dallo Stato.

# Tamponi a tappeto: i drive-thru

Ai cittadini è stato fornito un numero verde 1339 che possono utilizzare in caso di sospetto contagio. Chiamando il numero verde un operatore fornisce indicazioni riguardo l’ospedale in cui recarsi in base alla zona di abitazione. I pazienti che risultano negativi al test devono pagare una somma pari a circa 130 euro; coloro invece che risultano positivi vengono ricoverati in via immediata nella struttura in questione e sono sottoposti a cure mediche tutto a spese del governo coreano.

Ci sono stazioni drive-thru dove, previo appuntamento telefonico, si può fare il tampone senza scendere dall’auto. Ad oggi sono stati effettuati oltre 200mila tamponi, di cui 162mila negativi, 7300 positivi e gli altri in corso di accertamento. Il Ministro della Sanità Park Neung-hoo ha dichiarato domenica 8 marzo che il governo amplierà la capacità di test per eseguire fino a 17.000 test al giorno.

Goyang, nella provincia di Gyeonggi, ha istituito mercoledì una struttura di test drive-through, in cui i controlli dei sintomi, la raccolta dei campioni e la ricevuta di pagamento vengono effettuati in modo completo in meno di 10 minuti.

# I contagiati sono isolati ma non vengono lasciati soli

In caso di positività le cure ospedaliere sono gratuite, anche per gli stranieri. Alle persone che sono state in contatto con una persona infetta è richiesto l’isolamento per 14 giorni, con multe salate per chi viola le disposizioni. Alle persone in quarantena vengono inviati pacchi con beni di prima necessità.

# Quando scatta il ricovero

Fino alla seconda metà di febbraio, quando i casi erano sporadici, chiunque risultasse positivo al tampone veniva ricoverato. Con la crescita esponenziale dei contagiati nelle ultime settimane, soprattutto nella città di Daegu, ci sono stati dei decessi di persone in attesa di trasferimento in ospedale, per cui chi ha sintomi gestibili ora può restare a casa.

# Potenziamento delle strutture sanitarie e gestione del sovraffollamento

Attualmente nella capitale le strutture ospedaliere non si trovano in situazioni critiche, a differenza delle zone rosse che sono in estrema emergenza. A Daegu sono in carenza di medici, infermieri, maschere e prodotti disinfettanti ma soprattutto le strutture non presentano sufficienti posti letto e stanze ad accogliere l’elevato numero di pazienti. Per questo alcuni dei malati vengono portati in strutture di aree confinanti.  

Il governo sta aprendo 10 centri di quarantena della comunità per ospitare 2500 pazienti con sintomi assenti.

# Opinione pubblica: sotto accusa il culto di Shincheonji

A livello generale l’opinione pubblica coreana sta reagendo alla pandemia in maniera risoluta. Memori delle conseguenze di altri coronavirus “d’importazione” quali la SARS e la MERS, i coreani hanno da subito preso l’emergenza COVID-19 molto seriamente. Le mascherine si utilizzano comunemente per malanni di stagione e inquinamento, e le scuole ne hanno richiesto l’utilizzo su base quotidiana nelle prime due settimane di febbraio.

Vi è tuttavia rabbia di molti verso il culto di Shincheonji, considerata responsabile del contagio che ha portato la Corea fino ad essere il secondo paese più contagiato al mondo.

# Limiti ai coreani imposti da altri Paesi

Oltre 100 paesi o regioni prevedono restrizioni, divieti di ingresso o procedure di quarantena sui visitato provenienti dalla Corea.

# Ricadute economiche e sostegno del governo: allo studio il pagamento del 50% degli affitti

Soprattutto a Daegu ma anche nel resto del paese molte attività economiche ne hanno fortemente risentito. In particolare negozi, ristoranti, centri commerciali. Il governo sta studiando di sostenere il 50% degli affitti di locali chiusi per il virus.

Kia, Hiundai e altre aziende del Paese, specie quelle che usano componenti di provenienza cinese, hanno ridotto la produzione in media dell’80%.

Fonti:
Koreabiomed
Koreaherald.com
Seoul.go.kr (Sito ufficiale del Governo)
www.cdc.go.kr 1 (Korea Centers for Disease Control and Prevention, KCDC)
www.cdc.go.kr 2
www.koreatimes.co.kr

Ringraziamento speciale per l’aiuto a:
Sara Vasku, Adele Vitale, Daniele Raffaelli, Han Gyeol, Cecilia Kim, Alberto Mazzoleni, oltre ai contatti coreani di Giancarlo Russo e a tutti quelli che preferiscono restare anonimi.

ANDREA ZOPPOLATO

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5 LEZIONI che il CORONAVIRUS ci sta dando

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morale

Non avrei mai pensato di dirlo, forse nemmeno di pensarlo. Ma, è vero, questa calamità, che ha investito le nostre vite e le nostre abitudini, ci sta dando delle lezioni che potrebbero tornarci utili. Prima tra tutte, quella di non dar mai per scontato il bello, il normale, ma anche il brutto, di cui godiamo ogni giorno, nei momenti di quiete.
Perciò, vale la pena fare un punto della situazione e portarci a casa alcuni insegnamenti, per metterli in pratica ora e quando tutto questo sarà solo un incredibile ricordo.
Tra queste lezioni ci sono anche un paio di grazie fondamentali, indispensabili.

5 LEZIONI che il CORONAVIRUS ci sta dando

 

#1 che nn esiste “l’altro”

“Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei l’altro.” Lo ha detto Andrea Camilleri. E forse oggi è un pensiero che si è fatto strada nelle teste di tanti, che per settimane hanno rappresentato, per le province vicine, per le altre regioni italiane, per molti paesi stranieri, l’altro da temere, l’altro portatore del virus.
Ma prima del virus? La nostra paura che qualcuno ci potesse togliere ciò che spetta di diritto al nostro gruppo di appartenenza era destinata allo straniero, al povero, a chi fa scelte di credo o di sessualità diverse. Quando, perciò, ci si potrà ridare la mano, sarà bello allungarla verso chi non è più altro rispetto a noi.

#2 che l’Italia ha uno dei sistemi sanitari migliori al mondo (da difendere e potenziare)

sanità

Sia in termini di assistenza, che in termini di ricerca, nonostante i continui tagli alla sanità degli ultimi dieci anni. Milano, in particolare, ha strutture d’eccellenza che stanno operando con efficacia e con la totale abnegazione dei sanitari impegnati 24 ore su 24, a tutti i livelli professionali. L’autonomia di Milano, costituita in forma di Città Stato e l’acquisizione di pieni poteri porterebbe al raggiungimento di livelli ancora più elevati, in grado di poter far fronte a nuove emergenze, creando modelli da esportare in tutto il mondo.

#3 che il Pronto Soccorso serve solo per le emergenze

Sì, fino all’avvento del coronavirus ne abbiamo fatto un uso improprio.
Lo afferma nursetimes.org che intitola il suo articolo così: “L’emergenza Coronavirus smaschera l’uso improprio dei PS: in tutta Italia le sale d’attesa sono deserte”.
E continua: “Questo ha permesso di dimostrare ciò che ogni professionista della salute è costretto a subire da anni, ovvero l’invasione da parte di centinaia di persone che non hanno alcun bisogno di salute urgente.”
Gli appelli a non rivolgersi autonomamente al Pronto Soccorso in caso di sospetto di contagio hanno costituito un deterrente e tolto la maschera ai codici bianchi e verdi.

#4 che il lavoro ci nobilita davvero

colleghi

Perché definisce la nostra identità sociale, ci fa sentire utili, ci spinge ad interagire col prossimo, è un esercizio continuo di resilienza, ci fa crescere nel carattere, non solo nelle competenze lavorative, ci costringe a non procrastinare, a uscire di casa, a vestirci, a salutare… Sono infinite le funzioni benefiche che l’esercizio della nostra professione ci offre, e forse oggi un po’ la vediamo come un piacere a cui vogliamo tornare.

#5 che la vita può andarsene in un soffio

formiche

Della caducità della nostra esistenza se ne potrebbe parlare per pagine e pagine, ma non siamo qui per fare pipponi noiosi o strappalacrime. Solo, proviamo a pensare ai nostri problemi nella giusta prospettiva facendo un click qui 😉
Ne vale la pena.

BARBARA VOLPINI

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🔴 BREAKING NEWS. Borsa di Milano: -10%, a un passo del peggiore risultato della storia

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il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

Il contagio del Coronavirus si è esteso sui mercati finanziari. Molti paventavano il rischio di un crollo in Borsa dopo la “chiusura” della Lombardia sancita dal decreto del governo maturato a mercati chiusi, nella notte tra sabato e domenica. Ma in pochi si attendevano un crollo così drammatico, che arriva tra l’altro dopo due settimane di cali consistenti, e che sta trascinando altri listini, tra cui quello tedesco che perde oltre il 7%, dopo che la borsa di Tokio ha chiuso a meno 5%.

A metà seduta la borsa di Milano perde il 10% a un passo dalla peggiore perdita di sempre, toccata nella seduta del 24 giugno del 2016, quando Piazza Affari crollò del 12,48% in seguito ai risultati del referendum della Brexit.

Preoccupa molto anche lo spread, il differenziale dei titoli di stato italiano con quelli tedeschi, che ha raggiunto i 220 punti base, in crescita del 20,87%. Gli esperti ritengono che all’impennata non abbia giovato anche l’annunciata decisione del governo di aumentare il deficit dello stato per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il rischio finanziario è che il rialzo degli interessi per un mercato preoccupato dall’aumento del debito pubblico, possa compensare in negativo le maggiori risorse che si intende prendere a prestito.

AGGIORNAMENTO DELLE 13.22

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 BREAKING NEWS. Modifica al decreto: ristoranti milanesi aperti per la CONSEGNA A DOMICILIO anche dopo le 18

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Il sindaco Beppe Sala ha chiesto conferma al governo che il decreto firmato ieri notte consenta ai ristoranti di tenere aperte le cucine anche dopo le 18 per favorire la consegna a domicilio del cibo e la continuità del business nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria. Un tipo di disposizione in vigore anche in Cina. Il Governo ha confermato.

(Fonte: Linkiesta )

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Le 7 POLITICHE dell’emergenza coronavirus da adottare PER SEMPRE

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treno

In questo periodo di restrizioni, alcune delle politiche adottate a Milano sembrano aver reso più efficiente la città e più funzionali alcuni aspetti della vita quotidiana. Alcune delle politiche potrebbero essere mantenute anche quando l’emergenza sarà rientrata. Come queste 7 che abbiamo selezionato.

Le 7 POLITICHE dell’emergenza da adottare PER SEMPRE

#1 La pulizia sui mezzi pubblici

treno

Su autobus, tram e metro si respira un’aria nuova. Questo grazie alla misura di pulizia straordinaria richiesta dall’ordinanza del governo, sia per per le aree già colpite dal contagio, che per le regioni non ancora interessate.
Anche Trenitalia è corsa ai ripari con il potenziamento delle attività di pulizia disinfettanti di treni regionali Frecce e InterCity. Prevista anche l’installazione di dispenser di disinfettante per mani a bordo. Ma la differenza più eclatante che hanno notato i milanesi è sulla metropolitana: pulita come mai, addirittura profumata. Trasformiamo questi standard di pulizia da straordinaria a straordinaria.

#2 Lo smart working a rotazione

smart working

Il cosiddetto lavoro agile, fino a qualche settimana fa solo in parte adottato, è diventato realtà per la maggior parte dei lavoratori milanesi, e non solo.
In Italia, lo smart working ha avuto anche un riconoscimento giuridico con la Legge 81 del 2017, ma da allora è stato applicato solamente in modo parziale. Il Coronavirus ha accelerato una sana abitudine che porta con sé una serie di vantaggi. Un minor numero di mezzi inquinanti in circolazione, la capacità non così scontata dell’autogestione, una maggiore dimestichezza con la tecnologia, sono solo alcune delle opportunità che ci offre. Diventiamo smart e agili.

#3 Le lezioni on-line nelle università

lezione online

La didattica a distanza è diventata uno strumento fondamentale contro il rallentamento del programma scolastico per migliaia di studenti a Milano e in tutta Italia. Sono tanti gli atenei a mettere a disposizione un piano straordinario di didattica virtuale. In particolare, da lunedì 2 marzo, nelle aree colpite dal Coronavirus, gran parte degli universitari ha potuto progressivamente tornare a seguire le lezioni sul web. Innovazione utile da mantenere anche nel futuro. 

#4 L’igiene personale

lavarsi mani

Al tempo del Coronavirus, regole elementari come lavarsi le mani, non toccarsi viso, occhi e bocca, starnutire e tossire riparandosi, sono entrate nella prassi di tutti. Tra emergenza Amuchina e video istruttivi su come e per quanto tempo ci si deve lavare le mani, sembra di essere tornati all’infanzia.
Manteniamo queste abitudini di salute e rispetto.

#5 La conferenza stampa delle ore 18 sullo stato della nazione

Il Ministero della Salute, per questo periodo di emergenza da Covid-19, ha introdotto un appuntamento quotidiano: ogni giorno alle 18 viene trasmessa online una conferenza stampa sui dati relativi all’emergenza. Un punto della situazione quotidiana che ci mancherà, per la sua capacità di fare informazione oggettiva e di qualità. Può essere utile mantenere un appuntamento quotidiano per avere una versione ufficiale sullo stato della nazione. 

 

#6 Le misure economiche

La situazione attuale non è certamente felice. Soprattutto per le aree maggiormente colpiti, per le quali il Governo ha previsto degli interventi speciali come la sospensione dei versamenti e delle utenze. Per le piccole e medie imprese è stato invece introdotto l’accesso gratuito e prioritario al Fondo di Garanzia, rifinanziato. E’ stato poi rafforzato il sostegno delle imprese esportatrici, dei lavoratori, soprattutto in materia di cassa integrazione e di sussidio, per il settore del turismo, per la giustizia e per la pubblica amministrazione.
Misure che servirebbero anche senza lo stato di emergenza sanitaria.

#7 Zone rosse (ad amministrazione differenziata)

Per una questione di organizzazione è sensato che quando c’è un problema, un’esigenza o una questione sui cui intervenire immediatamente si delineino i confini di un territorio e si agisca all’interno di questi. Il ragionamento è lo stesso alla base di Milano Città Stato, una città con tanto potenziale che possa essere libera di agire a livello locale per migliorare la situazione generale. 

BARBARA VOLPINI

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5 LUOGHI COMUNI su Milano sfatati dal coronavirus

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Sono tanti i luoghi comuni quando si parla di Milano. Eppure, nelle ultime due settimane, l’emergenza del contagio e l’adesione alle norme di prevenzione, ha fatto sì che ci ritrovassimo davanti a una città diversa, insolita.
E’ Milano a essere cambiata o siamo noi che abbiamo contribuito a spogliarla di alcuni di quei tanto famosi luoghi comuni?

5 LUOGHI COMUNI su Milano sfatati dal coronavirus

#1 A Milano sono tutti freddi!

Niente di più lontano da quello che sta accadendo in questi giorni. Non so se sia la paura a rendere le persone più vicine e più comprensive verso il prossimo, eppure negli ultimi giorni si respira aria di solidarietà e abbondano i ‘come stai’ e i ‘ti capisco’. Così quando entri in un bar a prendere il solito caffè, non al banco…, non vedi più facce incollate sullo schermo dello smartphone, ma persone pronte a condividere con te i momenti buoni e meno buoni di questi giorni.

#2 A Milano vanno tutti di corsa!

Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato: le vie del centro, persino nelle ore di punta, sono straordinariamente silenziose. Se per molti lo shopping del weekend rappresentava un ulteriore motivo di stress dopo una settimana passata a correre come criceti in gabbia, ora potrebbe persino rivelarsi un momento di inaspettato relax.

#3 A Milano l’aria è inquinata!

La richiesta di molte aziende rivolta ai propri dipendenti di adottare la soluzione del lavoro agile, ha provocato un netto calo di auto in circolazione e questo ha indubbiamente avuto un risvolto positivo sul problema dell’inquinamento dell’aria che da sempre coinvolge la città.
Il cielo appare limpido e sembra una consuetudine vedere da lontano la cima innevata delle Alpi.

#4 Milano è la città dell’aperitivo!

happy hour

Avete presente quando si dice che si inizia ad apprezzare qualcosa solo quando viene meno? Certo, l’abolizione, seppur temporanea, dell’istituzione aperitivo ha fatto crollare la vita sociale di molti milanesi, ma la vera perdita è stata la chiusura di cinema, teatri, musei, che ha improvvisamente riportato alla mente quanto fosse bello concedersi una piccola pausa di qualità per godersi lo spettacolo di un film o di una rappresentazione teatrale.

#5 A Milano la calca è infernale!

Capitavano giorni in cui sembra di assistere a vere e proprie scene da film d’azione. Anche nella metro: corse infinite verso l’unico posto rimasto vuoto o trasformazioni in mirabolanti equilibristi da circo…
Le cose, oggi, sono ben diverse: strade libere, sui mezzi pubblici tutti ben attenti a mantenere le distanze di sicurezza, non troppo vicini, non troppo contatto fisico e addirittura disposti a cedere il posto a sedere.

Quali altri luoghi comuni dobbiamo ancora sfatare noi milanesi?

ROSSANA QUARATO

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L’unico italiano vincitore del PREMIO NOBEL per la PACE è MILANESE!

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Passeggiando per i viali del parco Indro Montanelli può capitare a tutti di imbattersi nella statua a mezzo busto di un uomo dalla sottile barba e i folti baffi, una mano appoggiata al panciotto e un altra rivolta in basso come a volerci indicare l’epigrafe che lo riguarda.

Quest’ uomo si chiama Ernesto Teodoro Moneta, un nome probabilmente sconosciuto alla maggior parte degli italiani, e fu, come si può ben leggere:”Garibaldino, pensatore publicista e, soprattutto, apostolo della pace fra libere genti”.

Se il personaggio inizia a farsi interessante, va inoltre ricordato che Moneta è stato l’unico italiano ad aver vinto il Premio Nobel per la Pace.

Un uomo che vale la pena di ricordare, cercando anche di capire cos’abbia fatto per aggiudicarsi un simile premio.

L’unico italiano vincitore del PREMIO NOBEL per la PACE è MILANESE!

# Un Milanese nazionalista e pacifista

Nato a Milano nel 1833 da antica famiglia milanese, visse la sua infanzia tra il suo palazzo cittadino e le ville di famiglia nella verde campagna brianzola di Missaglia.

Fervente patriota, partecipó appena quindicenne alle cinque giornate di Milano e, nel 1860, seguì Garibaldi nella spedizione dei Mille. Interrotta la carriera militare, Moneta decise di darsi al giornalismo collaborando con il quotidiano “Il Secolo”, di cui divenne direttore nel 1869, con articoli inneggianti al pacifismo e alla lotta non armata come l’abolizione della leva obbligatoria e dell’esercito a favore di un addestramento dei singoli cittadini capaci di difendere la propria patria in caso di pericolo, la “nazione militante”.

Nel 1887, assieme a Francesco Viganò e Angelo Mazzoleni, fondó a Milano “l’unione lombarda per la pace e l’arbitrio” atta a diffondere sentimenti umanitari per la cessazione delle guerre, favorire la fratellanza fra popoli e risolvere arbitramente le vertenze internazionali.

Grazie a questa piccola società pacifista e al giornalismo Moneta riuscì a toccare gli animi e la sensibilità degli italiani, pubblicando un almanacco annuale chiamato “L’amico della pace” e fondando la rivista “Vita internazionale” che gli valse il titolo di rappresentante italiano per la Commissione dell’International Peace Bureau nel 1895.

# Nobel per la pace

Il suo attivismo lo portò, in occasione dell’Expo di Milano del 1906, ad edificare un padiglione totalmente dedicato alla Pace, ponendo ulteriormente le basi per la candidatura al Premio Nobel.

Nel 1907  partecipó al XVI Congresso Universale di Monaco di Baviera come presidente della Federazione delle Società Italiane della Pace lavorando contro la guerra nel mondo e promuovendo un movimento pacifista, che gli valsero il Nobel per la Pace 1907 assieme al francese Louis Renault.

Durante la cerimonia di premiazione svoltasi ad Oslo, Moneta ricordò l’evento che scaturì in lui la voglia di diventare Operatore di Pace: il veder morire di fronte a lui tre soldati austriaci durante i moti milanesi, il vederli non più come nemici ma come semplice uomini tali e quali a lui.

Un uomo che quindi decise di spendere se stesso per la creazione di una società pacifica e non violenta, un italiano, un milanese che, sebbene criticato e in parte dimenticato dai più, contribuì con il proprio nome ad inserire la nostra Italia nella lista dei Peacemakers.

MATTIA GALBIATI

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L’IRONIA dei commercianti milanesi per vincere sul coronavirus

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Il momento è duro per tutti. Innanzitutto per i malati, le loro famiglie e i numerosi medici e infermieri impegnati in questa emergenza. Ma è particolarmente dura anche per i commercianti che nella Milano delle restrizioni vedono crollare se non azzerare i loro incassi. Alcuni di loro hanno cercato di reagire con il sorriso, affrontando con ironia la crisi economica creata dall’emergenza coronavirus. Perché anche di fronte a gravi problemi Milano non è una città che si lascia andare e si fa sconfiggere dalla depressione.

L’IRONIA dei COMMERCIANTI milanesi per vincere sul coronavirus.

#1 L’aperivirus

Che l’aperitivo, anche detto happy hour, per i milanesi sia un culto tutti lo sanno e nessuno lo nega. Ma cosa succede quando una delle restrizioni dettate dall’ordinanza regionale ha imposto ai bar di chiudere alle 18? La trovata di alcuni bar è questa: l’aperivirus, un aperitivo anticipato che non rinuncia al sorriso.

#2 Lo sconto anti psicosi

coronavirus

I commercianti milanesi hanno un gran senso dell’umorismo, questo è poco ma sicuro. Lo dimostra lo sconto anti psicosi che alcuni commercianti stanno offrendo ai loro potenziali e terrorizzati clienti. Un incentivo che rimette in modo il commercio, drammaticamente bloccato da un’emergenza ancora bene da definire.

#3 Il dolce… virus

Chi ha detto che non c’è un lato buono di tutta questa faccenda? C’è eccome, lo sanno bene pasticceri e gelatai che si sono inventati torte e pasticcini a forma di virus. Inquietanti, ma divertenti.

#4 Ti ospito e fai da testimonial

“Venite a raccontare Milano senza pregiudizi: offro 10 giorni di affitto gratuito”. E’ l’appello che un proprietario di un b&b di Milano, sfitto per la paura del coronavirus, ha fatto ai giornalisti stranieri, con la speranza in una informazione più corretta e oggettiva.

#5 Corona vs Corona

Una psicosi che si è riversata, immotivatamente, anche contro prodotti che, solo per il loro nome ma per nessun’altra ragione, hanno avuto un crollo verticale delle vendite. Chi nei frigo la birra Corona l’aveva e doveva smaltirla, ha provato a farci dell’ironia.

Se avete altre segnalazioni di business che cercano di dispensare buonumore fatecelo sapere!

BARBARA VOLPINI

 

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10 motivi per riscoprire CODOGNO (e i paesi dell’AREA ROSSA) quando sarà finita l’emergenza

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Posta tra le uscite autostradali della A1 Casalpusterlengo e Basso Lodigiano, chiamato fino a pochi anni fa Piacenza nord per la vicinanza non solo geografica ma anche in parte culturale con la città emiliana, questa terra ora messa alla “berlina” e in “isolamento” come terra di untori è in realtà una zona verde posta tra due fiumi, l’Adda e il grande Po, caratterizzata da borghi in apparenza rurali ma con alle spalle secoli di tradizione e valori morali.

Sarebbe bello, una volta finita questa cortina d’isolamento, ridare valore a queste terre scoprendole e promuovendole, magari con l’arrivo della primavera e il periodo pasquale.

10 motivi per riscoprire CODOGNO (e i paesi dell’ AREA ROSSA) quando sarà finita l’emergenza

#1 Maleo e il suo Castello

Il piccolo borgo rurale di Maleo deve la sua storia a quella della famiglia Trecchi, originari di Cremona, che fece edificare numerosi monumenti.

Tra questi il Castello medioevale, rimaneggiato a dimora signorile per mano dell’architetto di Carlo Borromeo, Pellegrino Tibaldi, ed affrescato dal cremonese Bernardino Campi.

In onore della famiglia Trecchi venne anche edificato il cosiddetto “purtón”, un monumentale ingresso al borgo che conduce al cuore del paese, piazza XXV aprile.

#2 Raccolta d’arte Lamberti, Codogno

Per gli amanti dell’arte moderna, Codogno vanta una raccolta di ben oltre trecento opere otto/novecentesche della collezione Lamberti ospitate all’interno dell’omonimo palazzo barocco ed oggi affidata ad una fondazione.

Le stanze seicentesche interamente affrescate e i mobili d’epoca di Palazzo Lamberti meritano già da sole la visita.

#3 Castello Cavazzi, Somaglia

Circondato dalle campagne lodigiane, a pochi chilometri dalle acque del Po, sorge l’antico castello Cavazzi.

Fatto costruire secondo i canoni attuali nel XIV sec dal signore di Milano Bernabó Visconti come dimora di caccia, sua grande passione, e da lui fatto decorare con celebri affreschi purtroppo oggi andati perduti.

 

#4 Parco Adda sud, Maleo

Per i più sportivi o semplici amanti della bicicletta, da Maleo è possibile seguire numerosi percorsi all’interno del Parco Adda Sud costeggiando campi, canali e lo stesso fiume Adda, che di li a breve si butterà nel Po.

 

#5 Pizzighettone

Sebbene non sia in provincia di Lodi ma bensì in quella di Cremona, a pochi chilometri di distanza da Maleo sorge questo gioiello di città fortificata.

Interamente circondata dalle sue mura, Pizzighettone è un borgo dal fascino medioevale immutato.

Nella sua Torre detta del Guado, un tempo castello visconteo, venne imprigionato il re di Francia Francois I dopo esser stato catturato nella Battaglia di Pavia nel 1525.

#6 Borgo di San Fiorano

La prima impressione che si può avere arrivando a San Fiorano è quello di un borgo dall’illustre passato feudale e dal fascino decadente.

Il suo castello è un po la falsacopia in piccolo della rocca Pallavicino di Busseto, con il busto non di Giuseppe Verdi ma proprio di un esponente, manco a farlo apposta, della nobile famiglia emiliana, Giorgio Guido Pallavicino.

Già, perché la storia di questo piccolo borgo di nemmeno 2000 abitanti è legata non solo a quella del suo castello ma anche alle avventurose vicende della famiglia Trivulzio-Pallavicino, il che la rende tanto lombarda quanto emiliana.

 

#7 Corno Giovine

Poco distante da San Fiorano, troviamo il piccolo borgo di Corno Giovine, così vicino al grande fiume da sentire l’influenza piacentina tra le sue vie e le sue genti.

Un paese che sembra uscito dalla penna di Guareschi, con le sue case colorate per essere riconosciute durante i giorni di nebbia, la cinquecentesca chiesa con la sua piccolissima piazza, le sue cascine, i suoi abitanti.

Un paese che ricorda molto, non solo stilisticamente ma anche caratterialmente il luogo dove si svolsero i fatti di “Don Camillo e Peppone”, se solo Guareschi avesse passato passato la sponda del grande fiume penso che di questo piccolo paese della bassa si sarebbe innamorato.

 

#8 Caselle Landi

Pensare che questo paese a ridosso del Po fino al 1798 era parte del territorio piacentino e che, grazie ad un’azione di canalizzazione del grande fiume, avvenuta per volontà dei Landi nel 1593, passò dalla riva destra a quella sinistra fa sorridere.

L’assolata piazza dominata dal seicentesco Palazzo Nuovo e dalla bianca facciata della chiesa cittadina ci fa capire che questo è il cuore di questo piccolo paese.

Poco distante sorge il Castello Landi, fantasma di quel glorioso passato legato alla grande famiglia piacentina.

 

#9 Po, il Grande Fiume

Visitare queste zone e non fare una sosta o una passeggiata lungo le sponde del Grande Fiume che tutto muove in questo angolo d’Italia sarebbe un vero peccato.

Sono molti i punti d’osservazione del Po, per i più sportivi è possibile pedalare da Caselle Landi lungo gli argini fino ad un piccolo chalet sul fiume fiume Po. Qui è possibile riprendere fiato ammirando lo scorrere lento di queste acque oppure noleggiare una barca e navigarle.

 

#10 Dalla Cotognata ai biscotti

Oltre ad essere una terra di tradizioni, castelli e borghi medioevali, il basso Lodigiano è anche una terra in cui non manca la buona cucina tradizionale influenzata dal vicino territorio piacentino.

E quindi salumi nostrani, tortelli, Pisarei e Fàsö, stracotto d’asino e buon vino sono di casa in queste zone.

Forse non tutti sanno che la celebre mela cotogna si chiama così perchè proviene proprio da Codogno. 

MATTIA GALBIATI

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The 10 things we understood about the CORONAVIRUS in Milan (🔴 March, 5, 2020, update)

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Navigli (sera 24/2/2020) Foto Valentina Burlando

Even since the Coronavirus jumped on the scene, Milan is the city that felt its fallout more than any other outside Asia, suffering incalculable damages, both to its economy and its image. Even amongst many questions, the first certainties may very well be taken into consideration.

The 10 things we understood about the Coronavirus in Milan

#1 Those certified dead because of the Coronavirus in the city of Milan is ONE at the moment (5h of March)

Even if, at the moment, over one hundred deaths have been counted in the whole Italy, the person in charge of the Infective illness Ward of the Sacco Hospital in Milan stated, that in most case “the cause of death can be ascribed to other pathogens”. Besides this, the declaration by Mr. Fontana, the President of the Lombardy Region, focused on the fact that the Coronavirus is, in his opinion “something more than simple flu”. Such a stance would therefore be unable to explain the curfew set up by the Italian Government and the Lombardy Region, to which the Municipality of Milan had to adapt, closing up every cultural, sport, and association activities and introducing limitations in their opening hours for pubs, bars and other stores, except for those providing basing necessities. The only certainty at the moment is that, within the city of Milan, one person is dead in reason, directly or indirectly, to the Coronavirus. While two deaths due to the Coronavirus have been recorded within in the Greater Milan area.

#2 87 people in Milan have caught the Coronavirus at the moment

At the moment (March 5, 2020), 87 people have caught the Coronavirus out of a population of 1,4 million. There are some good news as well: the first patient in Milan, a dermatologist of the Policlinico di Milano hospital, has been declared healthy.

#3 Stopping flights to and from China has not been useful in stopping the spreading of the virus

The WHO declared that stopping the commercial flights coming from the Country of the Dragon, like the Italian State did, has not only been useless, as the bigger spread of the virus to Italy more than to the other European countries not having blocked these flights, but even counterproductive, as it actually prevented the possibility of verifying the health status of those travellers from the places the Coronavirus first appeared in when they reached Italian soil.

#4 The ban for crowded places concerns stadiums, schools, Universities, cinemas and theatres, but not the public transport system

Despite the fact that soccer matches happen in the open and involve some tens of thousands of people, while an 2 million people overall travel daily in a closed environment, such as that of the Milanese public transport system, only the former have been forbidden, whereas the public transport system in Milan is currently going full steam.

🔴March 5, 2020 update: the Duomo and the museums in the city have been reopened, even if the entry there is strictly regulated at the moment. Schools and universities have beeb closed until March 15. The Serie A football matches will resume, but without attendance.

The Duomo in Milan opened again, at 8:00 AM on March 2, 2020, “for a short prayer”, and to tourists afterwards, even if the entry there has been limited; the same policies will be enacted for both public and private museums. No changes for other cultural institutions and for sports facilities, from football fields to swimming pools, as well as for spectator sports and similar activities. Only the Serie A football fixtures will restart, but without an attendance until the end of March.

#5 Milan is going to look at significant economic damages

The representative of the Hospitality Industry for Milan estimated losses for about 8 million euros for this sector, because of the significant shrinking of inbound tourism flows, while the fairs, a sector Milan has a dominant position in, are going to look at 1,5 billion euros in losses. A great many bookings have been cancelled by tourists, for the Salone del Mobile, an important furniture exhibition, the Milan Stock Exchange plunged. On Monday, February 24, The Milan stock Exchange lost 30 billion euros.

#6 Should a citizen of Milan decide to go abroad, even for work, he or she might run into problems

First, France stopped a bus going from Milan to Lyon because of the suspect coughing of its driver, then the French government decided to force its citizens to stay home for 14 days if they came from the Lombardy or Veneto Regions. Similar restrictions have been set up by other countries as well. The list of the nations forbidding entry or forcing quarantine upon everyone coming from Lombardy, Veneto or Italy as a whole is growing constantly.

🔴 March 2, 2020 update: Many countries all over the world deny entry to those people coming from Milan or Italy at large

The list of the countries imposing restrictions on, or denying, entry to people from Italy is still growing at the moment. In the press conference he held on March 1, 2020, advised Americans against travelling to Northern Italy. American Airlines and all other such companies afterwards, decided to stop all flights bound for the three airports in Milan, Malpensa, Linate and Orio al Serio, for the moment.

#7 More than 80% of the people having caught the virus recover spontaneously

In such a case, there is a risk to increase the panic effect, providing no practical solutions for those people having no symptoms or having light symptoms. Most of the experts in the field agree that 80% of the people with the virus recover spontaneously.

According to the official statistics, only 5% of the people having fallen ill requires to be hospitalized. The mortality of the Coronavirus seems to be in line with the rest of the world, around 2% of the overall sick population, but it concerns, at the moment, in the largest amount elderly people already suffering from grievous illnesses.

#8 The children under the age of 10 are less in danger with the virus

Concerning the statistics by the WHO all over the world, no child under 10 is dead for the Coronavirus yet. Another mystery on the cause of the sickness.

#9 The atmospheric pollution is even deadlier

Unlike the uncertain data concerning the spreading and the potential mortality of the Coronavirus in Milan, the city still has some scientifically attested causes for a significant number of deaths. Statistically speaking, the seasonal flu, the car accidents and the atmospheric pollution in the city are all deadlier than the Coronavirus for the deaths they cause.

🔴 March 2, 2020 update: Less traffic jams and less pollution through intensive smart working

The Coronavirus has also had a positive effect on both traffic jams and pollution, as the majorities of the companies in Milan chose to implement smart working as a preferential tool. Therefore, the flow of vehicles in the city has thinned considerably and the air got cleaner, even in the absence of winds. The cleaning activities on public transport, being something both intense and extraordinary produced cleanliness and good smells as never before.

#10 Milan is the first city in Europe to ever close up several of its activities and businesses because of a virus. But it won’t stop

Milan is the very first metropolis in the history of the Western world to forbid entry to its cinemas, schools, Universities, theatres and events, as well as set up a curfew for business because of a virus. However, its citizens don’t stop: videoconferences, smart work, coworking, no matter the choice, their work and their lives go on undaunted, even when others limit them. The sense of responsibility for those living and working, by birth or by choice, in the city driving the whole of Italy forward remains unchanged even in a situation such as this, where, more than the Coronavirus, the management of the impact this health emergency has had on its citizens still weighs on them.

The italian version: Le 10 cose che abbiamo capito del CORONAVIRUS a Milano (🔴 Aggiornato al 5 marzo)

FABIO MARCOMIN (Translated by ANTONIO BUONOCORE)

 

🔴 BREAKING NEWS. Sala al Corriere: «Penso al rilancio, no alla città-Stato»

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Milano 4 marzo 2020. Il primo cittadino intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ha risposto alle domande dei milanesi sull’emergenza coronavirus a Milano. Qui l’intervista completa: Coronavirus, il sindaco Sala al Corriere: Ritorno alla normalità? Due mesi. Ma penso al rilancio. No alla città stato. 

«Due mesi per uscire dalla crisi»

«Bisogna non cadere nell’ottimismo di maniera e neanche nel pessimismo», ha dichiarato il sindaco. «Parlavo con amici imprenditori in Cina e mi descrivevano un ritorno alla normalità adesso, un paio di mesi dopo l’esplodere dell’epidemia. Potrebbe essere così anche per noi. Certo bisogna essere determinati nel controllare il nostro modo di vivere, in questo momento serve essere abbastanza rigidi»

«Penso al rilancio, no alla città stato»

Parlando delle ipotesi sul futuro per rilanciare la città, Sala si è espresso anche sul progetto di Milano città stato, che intende dotare Milano di poteri simili alle città stato internazionali (qui la lista delle città stato: Lista delle città stato): «Questa città senza l’apertura al mondo si affloscia, non può funzionare. Fatemi dire una cosa che non vorrei sembrasse troppo filosofica, ma io ho sempre detto che non sono tanto caldo sull’idea di città-stato – abbiamo dato anche l’ambrogino l’anno scorso ai portatori dell’idea della città-stato, ma con loro dialogo – perché la città-stato mi riporta a Sparta, Atene ad un modello antico, io credo nella città-mondo. Milano non è una città-stato, non è il centro dello stato è una città-mondo in quanto inserita in un sistema mondiale che trae beneficio dal fatto che ha una grande reputazione, che arrivano investimenti dall’estero, che arriva il turismo, che impara dall’estero. Uno dei modi per uscirne sarà riflettere sul tema della transizione ambientale.»

«Caro Beppe, ti rispondiamo…»

Caro Beppe. Segnaliamo e sottolineiamo quello che hai detto. Lo facciamo come promemoria. Riprenderemo le tue osservazioni quando saremo fuori da questa situazione. Per il momento pensiamo sia bene evitare di fare polemiche. Buon lavoro e buona fortuna a tutti noi.

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🔴 In Italia più di 25.000 TAMPONI, in Francia 1.000: è ora di chiedere alla UE controlli a tappeto in tutti i paesi

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L’Italia sta venendo travolta dalla tempesta perfetta: un contagio abbinato a un boicottaggio internazionale che mette a rischio un’economia già seriamente compromessa. Il tutto in un momento di confusione politica in cui c’è bisogno di una leadership chiara che tuteli gli interessi italiani.

In Italia più di 25.000 TAMPONI, in Francia 1.000: è ora di chiedere alla UE controlli a tappeto in tutti i paesi

Se si guardano le statistiche ufficiali dell’OMS (qui il sito: Coronavirus) si notano dei dati che sollevano interrogativi. Al momento l’Italia con 2502 casi è appaiata all’Iran al terzo posto per numero di contagiati al mondo, dopo la Cina (80.282 casi, pari all’86% del totale) e la Corea (5.621 casi). In Europa gli altri Paesi risultano molto distanti e dalle statistiche ufficiali molti dei loro infetti risultano aver avuto rapporti con l’Italia o con italiani.

Se si guardano i dati sul numero di tamponi che misurano il contagio, la differenza tra l’Italia e gli altri paesi occidentali risulta però abissale.

Numero di test sul coronavirus nei diversi paesi europei

Numero di tamponi eseguiti nei paesi UE (ultimi dati del 3/3):

Italia: 25.856 tamponi
Austria: 2.120
Francia: 1.126
Finlandia: 130
Di altri Paesi non si ritrovano dati certificati OMS sul numero di tamponi eseguiti.
In Germania chi non ha sintomi evidenti se vuole fare il test deve pagare 300 euro.
Leggi anche: Coronavirus: un tedesco racconta quanto è difficile fare il test a Berlino (da Berlino Magazine)

Per capire le diverse politiche nei paesi, gli Stati Uniti hanno realizzato 472 test pari a meno di 1 per milione di persone (con nove decessi), mentre in Italia i test sono 386 per milione di persone.
Qui i dati: Test

Considerando inoltre che in Francia risulta il primo caso in Europa di infezione da parte di un turista cinese, spicca il basso numero di tamponi eseguiti oltre Alpe. (The Guardian: Chinese tourist in France becomes Europe’s first coronavirus fatality)

La richiesta al nostro governo: pretendere dalla UE controlli a tappeto in tutti i paesi per garantire la sicurezza di tutti

Questa divergenza nel numero di test tra Paesi confinanti potrebbe indurre a credere che la diffusione del coronavirus possa risultare sottovalutata in certe nazioni rispetto ad altre. Questo determina un maggiore pericolo potenziale per i cittadini di tutta Europa provocato dai Paesi che eseguono meno test. Non basta. Limitare i test in una nazione rischia di provocare un eccesso di attenzione e di rischio percepito nei confronti dei Paesi che, come l’Italia, fanno più controlli. Innescando così una spirale negativa costituita dall’induzione di falsi positivi attribuiti a contatti con gli italiani e dalle ricadute sull’economia per le restrizioni adottate dalle nazioni che risultano meno colpite.

In un momento in cui la sicurezza, l’immagine e l’intera economia italiana è messa in pericolo a causa delle reazioni internazionali, credo sarebbe opportuno invitare il governo a farsi portavoce con decisione di una richiesta chiara all’Unione Europea: pretendere controlli a tappeto in tutti i paesi per garantire la sicurezza di tutti. Ed evitare di fare diventare l’Italia il capro espiatorio del virus.

ANDREA ZOPPOLATO

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PREMIO CORONAMEME: vota quello più virale

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Il Coronavirus insieme alla paura ha alimentato anche l’ironia. Nei giorni precedenti abbiamo pubblicato i meme più divertenti. E’ ora di scegliere il vincitore.

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I 10 MEME più divertenti sul Coronavirus
La classifica dei MEME più divertenti sul Coronavirus (Vol. II – il SEQUEL)

PREMIO CORONAMEME: vota quello più virale

#1 L’ordinanza ha colpito anche loro

#2 In nostro soccorso un italiano vero

Toto Codogno

#3 Pragmatismo milanese

Non andate al pronto soccorso

#4 Ci sono mali peggiori del coronavirus

Cinese aggredito da moglie

#5 Alla ricerca dell’amuchina perduta

Indiana Jones Amuchina

#6 Marketing territoriale

Bivio Corona Virus

#7 L’ultimo baluardo della civiltà occidentale

Io sono Lombardo

#8 La domanda che si sta facendo il mondo intero

Il mistero di Codogno

#9 Pregiudizi d’Oltralpe

#10 Il nuovo protocollo di sicurezza

 

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CHINATOWN OFF-LIMITS: la comunità cinese ha abbassato le serrande

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Alla fine a Milano si è verificato quello che si temeva quando si è affacciato per la prima volta nel mondo il virus nato in Cina: la chiusura dei negozi gestiti dalla comunità cinese più popolosa della città nel quartiere che ruota attorno a Paolo Sarpi, meglio noto come Chinatown. La causa temuta all’inizio però, ovvero discriminazione e boicottaggio dei negozi da parte degli italiani, non si è verificata. Il motivo è un altro.

CHINATOWN OFF-LIMITS: la comunità cinese ha abbassato le serrande 

I cinesi di Milano si sono messi in auto-isolamento

La tempesta conseguente al “Coronavirus” sembrava non potesse intaccare la vitalità di una città come Milano e il laborioso quartiere di Chinatown con le sue numerose attività commerciali: ristoranti, lavanderie, bar, negozi di ogni genere che servono tutti gli abitanti della zona e non solo.

Prima l’assessore al commercio Tajani, poi il Sindaco Sala, infine il presidente lombardo Fontana, avevano simbolicamente supportato la comunità cinese facendosi immortalare mentre erano intenti a mangiare ravioli, noodles e altre prelibatezze culinarie asiatiche. L’obbiettivo era veicolare un messaggio di positività e invitare i milanesi a frequentare senza paura le attività del quartiere, nonostante il Governo avesse bloccato poco prima i voli provenienti dalla terra del Dragone.

Le serrande abbassate non è quindi avvenuta per mancanza di milanesi nei negozi a causa di discriminazione verso la popolazione cinese, ma al contrario è stata la stessa comunità di Paolo Sarpi, a seguito della veloce diffusione del virus in Lombardia e dell’ordinanza di chiusura e limitazione degli orari delle attività in città, che ha deciso di mettere in atto la politica più stringente possibile per arginare il virus: mettersi in isolamento volontario.  

FABIO MARCOMIN

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5 attrazioni uniche del MUSEO DEL NOVECENTO

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È l’ultimo arrivato sulla scena dei musei milanesi, ma fin da subito si è imposto come simbolo della cultura e avanguardia della città. Ospitato all’interno del Palazzo dell’Arengario, il museo del Novecento contiene più di quattrocento opere e capolavori del XX secolo. Un tuffo nell’arte che permette ai visitatori di afferrare lo spirito di progresso e contemporaneità della città.

5 cose che forse non sapevi sul MUSEO DEL NOVECENTO

#1 La scala a spirale


La cifra architettonica del museo è sicuramente la rampa a spirale che collega i diversi piani della torre, dal livello della metropolitana fino alla suggestiva terrazza sul Duomo. Un lungo percorso ininterrotto che permette di passare da un piano all’altro senza necessariamente seguire un percorso stabilito, ma guidati solo dalla vostra curiosità e dalle vostre emozioni.

#2 Il quarto stato


A metà della rampa d’ingresso a spirale e visitabile gratuitamente, troviamo il celebre dipinto “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Opera considerata simbolo dell’inizio del secolo, va ad aprire la collezione del Museo e ne incarna simbolicamente lo spirito rivoluzionario e di avanguardia.

#3 Il Palazzo dell’Arengario

museo del novecento
Credits: museodelnovecento.org

Ad ospitare il Museo del Novecento è il Palazzo dell’Arengario, un edificio storico progettato nel 1938 dagli architetti Griffini, Magistretti, Muzio e Portaluppi e ristrutturato dal Gruppo Rota nel 2010. Costruito per dare simmetria a piazza Duomo, il complesso dell’Arengario è formato da due edifici gemelli che fronteggiano il grande arco della Galleria Vittorio Emanuele e accolgono cosi lo sguardo di chi esce dalla Galleria.

#4 Il neon di Fontana


L’ultimo piano del museo è dedicato a Fontana e progettato come un’unica opera ambientale immersiva che ospita “Soffitto Spaziale”, opera realizzata nel 1956 dall’artista per la sala dall’Hotel del Golfo dell’Isola, e “Scultura Luminosa”, un’installazione di tubi fluorescenti al neon creata nel 1951 per lo scalone della Triennale di Milano. Questa sala ci rivela anche il vero spirito del Museo, proiettato in un abbraccio simbolico verso la città. Vale la pena fermarsi qualche minuto e contemplare il Duomo dalle ampie vetrate della sala, immersi nella luce bianca delle opere di Fontana.

 

#5 Il ristorante da Giacomo


Il museo del Novecento è progettato anche come luogo di incontro ed ecco allora al secondo piano il ristorante dello chef Giacomo Bulleri, già proprietario del famoso ristorante Da Giacomo. Una grande loggia affacciata su piazza Duomo vi permetterà di godervi un drink o assaporare piatti della tradizione milanese leggermente rivisitati con un’incomparabile vista su uno dei luoghi più belli della città.

 

LAURA COSTANTIN

 

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🔴 Ingressi contingentati, sale d’attesa AFFOLLATE: il paradosso dell’ordinanza anticontagio a Milano

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Uffici poste pieni fuori e vuoti dentro (foto: Natalia Molchanova)

L’ordinanza che prevede di tenere una distanza adeguata di un metro tra le persone e limitare l’assembramento sembra sia stata presa in modo un po’ originale. Sta accadendo infatti che negli uffici bancari e postali, per limitare la concentrazione di clienti all’interno, vengano concentrati invece in attesa nell’area di filtraggio prima dell’ingresso o nell’area degli sportelli bancomat.

Un modo originale per eseguire l’ordinanza anti-contagio: clienti  concentrati nella sala d’attesa

Uffici poste pieni fuori e vuoti dentro

In questi giorni di moderata ripresa della città e di aumentato flusso negli uffici pubblici, come quelli postali, e nelle banche, i responsabili di filiale hanno deciso di dare una propria interpretazione all’ordinanza emanata dalla Regione Lombardia che ha l’obbiettivo di limitare le possibilità di contagio da virus in ambienti molto frequentati.

Come si vede dalla foto in alto si sta assistendo ad una duplice situazione: all’interno dei locali si registrano poche persone agli sportelli tenuti alla corretta distanza di sicurezza, mentre all’esterno tutti i clienti si trovano ammassati nelle sale bancomat o di attesa complice anche il freddo delle ultime ore. La sensazione è che l’ordinanza venga applicata esclusivamente per tutelare la salute degli impiegati, a danno di quella dei clienti.

La situazione che si è creata, con le persone che si comportano all’esatto contrario di quanto prescritto dagli organi di governo, è la dimostrazione che quando dei limiti non sono calati nella realtà quotidiana possano produrre effetti opposti a quanto preventivato.

La sensazione è che l’ordinanza venga applicata esclusivamente per tutelare la salute degli impiegati, a danno di quella dei clienti.

FABIO MARCOMIN

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🔴La proposta. La TRILATERALE dei paesi infetti: un’area di libero scambio di merci e persone rifiutate dal resto del mondo

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Tabellone voli Aeroporto di Malpensa (con la Triplice Alleanza Paesi Infetti)

Anche Nepal e Islanda hanno chiuso l’accesso agli italiani: ormai si fatica a trovare un Paese che non ponga limiti verso l’Italia. Si diffonde anche il rifiuto dei prodotti fatti in Italia che a detta dei più allarmisti potrebbero trasmettere il virus anche a settimane di distanza. Con il consueto tatto in Francia la Tv ha mostrato un video in cui si parla di pizza al coronavirus, suggerendo una diffidenza verso i prodotti alimentari italiani. In breve, il mondo ci ha costruito attorno un muro invisibile e invalicabile. La domanda che molti si fanno è: in un’economia già prossima allo sfascio, cosa ci possiamo inventare per superare questa emergenza?

il mondo ci ha costruito attorno un muro invisibile e invalicabile. in un’economia già prossima allo sfascio, cosa ci possiamo inventare per superare questa emergenza?

La proposta. La TRILATERALE dei paesi infetti: un’area di libero scambio di merci e persone rifiutate dal resto del mondo

La soluzione ci può arrivare dalla saggezza popolare: “mal comune mezzo gaudio“. Se tutto il mondo ci ha isolato in preda alla psicosi, perchè non allearci con i paesi che condividono con noi la diffusione dei contagi?
Italia, Cina e Corea del Sud potrebbero formare un’area esclusiva di libero scambio di merci e persone rifiutate dal resto del mondo. I vantaggi sarebbero tantissimi.

Un’area di libero scambio con dazi esterni del 100%

Nessun dazio tra di noi e il 100% sulle importazioni, applicando per reciprocità la protezione totale sui nostri prodotti e sulle nostre persone. Avremmo pertanto accesso esclusivo e protetto su un mercato immenso, di oltre un miliardo e mezzo di persone, molto più grande dell’Unione Europea o degli Stati Uniti d’America.

La leadership culturale

Cina e Italia sono i due Paesi al mondo che vantano più siti patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO. Rappresentano due culture millenarie alla base rispettivamente della civiltà occidentale e di quella orientale. La Corea ha anche vinto l’Oscar. 

Boom del turismo

Cina e Italia sono tra le più importanti mete turistiche al mondo. L’Italia può diventare l’unica meta di approdo per quasi un miliardo e mezzo di turisti cinesi e coreani rifiutati o guardati con sospetto dalle altre nazioni del mondo. A loro volta gli italiani possono riscoprire con voli diretti ed esclusivi l’immenso territorio cinese, con le sue città, rinvigorendo uno storico rapporto nato con Marco Polo e i gesuiti. Il resto del mondo resterebbe alla finestra dei luoghi più belli al mondo divenuti per loro inaccessibili. 

Un mercato con prodotti unici al mondo

Un’immenso mercato che avrebbe i semilavorati più economici, provenienti dalla Cina, assemblati dai maestri italiani. Darebbe un impulso pazzesco alle imprese italiane e consentirebbe ai cinesi di godere di prodotti straordinari, bramati dall’intero pianeta.

Il gemellaggio Milano – Hong Kong

Le due città d’avanguardia e di rinnovamento per i rispettivi paesi, isole felici e democratiche all’interno di stati sovrastrutturati, stringerebbero una speciale alleanza all’insegna dell’autonomia. Gli organi di controllo dell’area di libero scambio verrebbero posizionati in Paolo Sarpi, così ci potremmo rifare della perdita di EMA. 

Una moneta comune

Più performante dell’euro, utilizzabile solo tra i tre Paesi. La paura del contagio azzererà il rischio di fuga dei capitali. 

Avanti un altro

L’Iran potrebbe fare richiesta per aggiungersi all’alleanza. Pochi turisti, poco PIL, ma si può rifare con la bomba atomica. 

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