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Quello che l’Italia dovrebbe chiedere all’Europa (se ne avessimo il CORAGGIO)

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meno retorica, più responsabilità

ESTATE 2018. All’annuncio del governo italiano di voler aumentare il deficit i mercati internazionali reagiscono duramente. Si vendono ovunque i titoli di stato italiano, lo spread si impenna, i tassi di interesse sul debito mettono a rischio la tenuta dei conti dello Stato. Pochi giorni e si arriva al dietrofront: non ci sarà nessun aumento del deficit previsto. I mercati si calmano.

2 MARZO 2020. Il Parlamento italiano è compatto nel chiedere all’Unione Europea di aumentare il deficit per fare fronte all’emergenza coronavirus. L’Europa si dice d’accordo. Le forze politiche festeggiano e c’è già chi rilancia: bisogna aumentare il deficit ancora di più, fino ad almeno 20 miliardi.

La domanda è: aumentare il deficit è un regalo che ci fa l’Europa o è una “sòla” che viene rifilata ai cittadini italiani?

aumentare il deficit è un regalo che ci fa l’Europa o è una “sola” che viene rifilata ai cittadini italiani?

Aumentare il deficit non è la cura ma la via sicura per il disastro

Tutto il Parlamento italiano preme per aumentare il deficit.
Più deficit + caduta (prevista) del PIL = ?
Il risultato è matematico: impennata del debito.
Aumentare il deficit è una mossa semplice ma disastrosa per due motivi. Innanzitutto perchè indebitarsi di più significa che questo renderà ancora più difficile la ripresa a emergenza finita, visto che al debito pregresso dovremo anche aggiungere il nuovo debito con gli interessi. Ma questo è il meno.
La regola aurea dei mercati finanziari è che se annunci che aumenti il debito, i mercati vendono i titoli di stato e paghi in maggiori interessi più di quello che ottieni facendo più debito. Purtroppo l’economia non ha il cuore tenero, questo devono considerare i politici.
Forse è un caso, ma alla notizia della richiesta del Parlamento italiano di fare più debito, i mercati non hanno reagito a champagne: al momento in cui scrivo (ore 13 del 2/3/2020) la Borsa perde oltre tre punti, lo spread è passato da 170 a quasi 190.
Risultato? La richiesta di maggiore deficit ci sta già costando più dei due miliardi di maggior debito.

La verità è che chiedere più deficit significa chiedere all’Europa il permesso di fare pagare di più gli italiani

Quello che dovremmo chiedere all’Europa (se ne avessimo il coraggio)

Aumentare il deficit ha un solo grande vantaggio: è una richiesta semplice da fare perchè il vero vantaggio è per i creditori che devono concederlo, esattamente per lo stesso motivo perchè esistono le banche. Ogni debito è un guadagno per chi presta i soldi non per chi se li fa dare.

La domanda che però ci dobbiamo fare è: in una situazione di oggettiva emergenza, se abbiamo bisogno di soldi, che cosa possiamo fare?
La risposta di buon senso è che se si è in difficoltà si chiedono aiuti, non si fanno più debiti. Se fossimo in difficoltà per una grave emergenza cosa diremmo a chi ci dice: “vatti a indebitare”? Al limite accetteremmo prestiti ma solo a tasso zero, altrimenti non si tratta di un aiuto ma di un affare. Un affare che gli italiani pagheranno a caro prezzo.
Allora che fare?

Per fare fronte all’emergenza occorrono politiche di emergenza: il Parlamento deve avere il coraggio di chiedere compatto a Bruxelles una risposta all’emergenza. Ad esempio di destinare un budget a fondo perduto per fronteggiare l’emergenza o, almeno, la moratoria sugli interessi del debito pubblico, socializzandoli tra i diversi stati europei che non risultano colpiti dalla crisi.
L’Europa deve assumersi la responsabilità di una causa di forza maggiore che sta mettendo in ginocchio un suo territorio. Indebitarsi e fare precipitare ancora di più il Paese nella morsa di maggiori interessi e spread a picco è una politica facile ma irresponsabile. E in questo momento Milano e l’Italia hanno bisogno di tutto tranne che di politiche irresponsabili.

Per fare fronte all’emergenza occorrono politiche di emergenza: il Parlamento deve avere il coraggio di chiedere compatto a Bruxelles una risposta all’emergenza. Ad esempio di destinare un budget a fondo perduto per fronteggiare l’emergenza o, almeno, la moratoria sugli interessi del debito pubblico

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 BREAKING NEWS. Coronavirus: un tedesco racconta quanto è difficile fare il test a Berlino (da Berlino Magazine)

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Credits: www.glitchmagazine.eu - Porta di Brandeburgo

L’Italia, con circa 1700 persone, risulta il terzo paese per numero di contagiati al mondo dopo Cina e Corea e i numeri sono in aumento per gli effetti propagatori naturali del virus. Si diffonde nel mondo il panico verso gli italiani che sono considerati ormai uno dei principali fattori di rischio che motiva il controllo con tampone. In altri paesi, anche molto vicini alle regioni italiane più colpite, i numeri risultano molto più rassicuranti. La domanda che molti si fanno è: può essere che il minor numero derivi da un numero maggiore di controlli? A questa domanda arriva una possibile risposta da Berlino, pubblicata oggi da un sito berlinese di lingua italiana: Berlinomagazine.com.

BREAKING NEWS. Coronavirus: un tedesco racconta quanto è difficile fare il test a Berlino (da Berlino Magazine)

Il Ministero della Salute tedesco, a differenza di quello italiano che ha fatto condurre test anche su persone asintomatiche e non obbligatoriamente provenienti dall’area dei focolai, ha scelto di sottoporre gratuitamente al tampone solo chi potesse dimostrare di essere sintomatico e proveniente dalle “zone rosse”.

Questa politica viene confermata dall’esperienza riportata su Berlino Magazine da un cameraman tedesco di ritorno da un lavoro per i Campionati del Mondo di Biathlon nel Nord Italia. La sua premura appena arrivato a casa è stata quella di voler fare il test per accertare l’eventuale positività al Coronavirus, contattando immediatamente l’amministrazione sanitaria tedesca che l’ha indirizzato al suo medico di famiglia. Quest’ultimo ha affermato di rifiutare pazienti provenienti dalle zone di contagio e di aver esaurito i tamponi in magazzino.

L’uomo è stato così mandato al Charité di Berlino, ospedale di riferimento per la rilevazione del virus nella capitale tedesca, il cui personale gli ha riferito che il test rapido di Covid-19 è riservato solo a persone entrate in contatto reali con persone infette. In caso contrario fare il test costerebbe 300 euro.

Il risultato di questo approccio metodologico

L’evidenza più acclarata è stato il numero limitato di effettivi contagiati e di ricoveri e l’assenza di persone passate a miglior vita. Questo fatto contrasta con l’esplosione di malati tedeschi di influenza rispetto all’anno precedente, 80.000 contagiati pari al numero di contagiati da Coronavirus nel mondo, e di 130 persone decedute ovvero 4 volte quelli italiani per il Covid-19. I dati confermerebbero i riscontri dei ricercatori dell’Ospedale Sacco, per conto della dottoressa Gismondo la quale ha affermato che i reali decessi conseguenti al virus sono in numero inferiore rispetto a quelli riportati.

Confrontando il sistema dei tamponi a 300 euro della Germania con i circa 10.000 tamponi eseguiti in Italia solleva alcune domande: qual è la strategia migliore per contrastare il virus? E cosa sarebbe successo a parti invertite, ossia se l’Italia avesse adottato la politica tedesca? 

Qui l’articolo di berlinomagazine.com: Coronavirus, un tedesco racconta quanto sia difficile fare il test a Berlino

FABIO MARCOMIN

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Le 10 cose che abbiamo capito del CORONAVIRUS a Milano (🔴 Aggiornato al 5 marzo)

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Navigli (sera 24/2/2020) Foto Valentina Burlando

Dall’avvento sulla scena mondiale del Coronavirus Milano è la città che più di tutte ne ha subito le conseguenze, fuori dal continente asiatico, con danni inestimabili all’economia e all’immagine. Tra i numerosi interrogativi si può fare il punto sulle prime certezze.

Le 10 cose che abbiamo capito del coronavirus a Milano  

#1 Morti accertati a Milano città

Sono stati registrati i primi decessi nella Città Metropolitana di Milano, un uomo di 84 anni di Cinisello Balsamo e uno di 87 di Bresso. In giornata è arrivata anche la triste notizia del primo morto di Milano città.

#2 Le persone contagiate in città

Il numero di contagiati ha raggiunto quota 87. Una buona notizia: il primo paziente di Milano, il dermatologo del Policlinico, è stato dichiarato guarito.

#3 Lo stop ai voli aerei da e per la Cina non è stato utile a bloccare la proliferazione del virus

L’OMS ha dichiarato che la chiusura dei voli commerciali in arrivo dallo stato del dragone stabilita al governo italiano non solo è stata inutile, come attesta la maggiore diffusione del virus in Italia rispetto agli altri Paesi europei che non hanno attivato il blocco, ma sarebbe stato perfino controproducente: ha impedito di fatto la possibilità di accertare la salute all’ingresso sul suolo italiano dei viaggiatori provenienti dai territori da cui si è manifestato per la prima volta il Coronavirus.

#4 Lo stop ai luoghi affollati riguarda stadi, scuole, università, cinema e teatri ma non il trasporto pubblico

Nonostante le partite di calcio si svolgano all’aperto e coinvolgano qualche decina di migliaia di persone, mentre sui mezzi pubblici milanesi viaggiano in ambienti chiusi complessivamente ogni giorno 2 milioni di persone, solo le prime sono state vietate mentre il trasporto cittadino è perfettamente funzionante.

🔴 Aggiornato al 5 marzo: Duomo e musei riaperti, scuole e università chiuse fino al 15 marzo, Serie A senza pubblico

Il Duomo di Milano ha aperto alle 8 del due marzo “per una breve preghiera” e successivamente per i turisti, purché con ingressi limitati, e così sarà anche per le istituzioni museali pubbliche e private. Niente da fare per altre istituzioni culturali milanesi, così come quelle sportive dal calcio alle piscine e per qualsiasi luogo di attività ginniche che prevedano la partecipazione di un pubblico spettatore.
Solo le partite di Serie A riprenderanno il corso regolare, ma senza pubblico fino a fine marzo.

#5 I danni economici saranno ingenti

Il referente dell’Associazione Albergatori Milanesi ha stimato una perdita nell’ordine di 8 milioni di euro per il settore, a causa delle sensibile contrazione dei flussi turistici in entrata, mentre nel comparto fieristico di cui Milano svolge un ruolo dominante i danni ammonterebbero a 1,5 miliardi. Fioccano le disdette nelle presenze turistiche, al Salone del Mobile, crolla la Borsa: lunedì 24 febbraio il listino di Milano ha bruciato oltre 30 miliardi di euro. 

#6 Se un milanese dovesse andare all’estero, anche per lavoro, potrebbe avere problemi

La Francia ha prima bloccato un pulmann a Lione proveniente da Milano per tosse sospetta dell’autista, poi ha deciso di obbligare tutti i cittadini francesi a rimanere chiusi in casa per 14 giorni se provenienti da Lombardia o Veneto. Analoghe restrizioni sono state adottate da altri Paesi. E’ in costante aggiornamento la lista delle nazioni che vietano l’accesso o impongono la quarantena a chiunque arrivi da Lombardia, Veneto o dall’Italia. 

🔴 Aggiornato al 5 marzo: molti Paesi bloccano l’accesso a chi proviene da Milano o dall’Italia

Si allunga la lista dei Paesi che impongono restrizioni o divieto di accesso a chi proviene dall’Italia. Nella conferenza stampa del primo marzo il Presidente Trump ha sconsigliato agli americani di viaggiare nelle regioni del Nord Italia. Prima American Airlines, poi a ruota tutte le altre compagnie aeree americane hanno deciso di interrompere tutti i voli in partenza verso i tre aeroporti milanesi di Malpensa, Linate e Orio al serio.

#7 Oltre l’80% di chi prende il virus guarisce spontaneamente

La dottoressa Maria Gismondo, Direttrice responsabile del laboratorio di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus Covid-19 in Italia afferma che “fare uno screening a tappeto con tamponi significherebbe trovare migliaia di positivi“. In questo caso il rischio è di incrementare l’effetto panico ma senza fornire un rimedio pratico per chi non avesse sintomi o avesse sintomi lievi che, a detta di tutti gli esperti, guariscono spontaneamente nell’arco di due giorni.

Secondo le statistiche ufficiali solo il 5% dei malati richiede una cura ospedaliera. La mortalità in Italia sembra in linea con quella mondiale, attorno al 2% dei malati, e riguarda al momento per la grande maggioranza persone anziane affette da gravi patologie (media dei decessi: 81 anni).

#8 I bambini al di sotto i 10 anni risultano non a rischio

Secondo le statistiche dell’OMS nel mondo non esisterebbero decessi tra i bambini al di sotto dei 10 anni.  E in questa fascia d’età risulta un numero di contagiati prossimo allo zero. Un altro motivo di mistero sull’eziologia della malattia.

#9 L’inquinamento atmosferico è più letale

A differenza dei dati incerti riguardanti la diffusione e la potenziale mortalità del coronavirus a Milano, esistono in città cause scientificamente provate di un gran numero di morti. Risultano statisticamente assai più gravi del coronavirus, per numero di morti, l’influenza stagionale, gli incidenti stradali e l’inquinamento atmosferico.

🔴Aggiornato al 5 marzo: Meno traffico e meno inquinamento con lo smart working intensivo

Il Coronavirus ha avuto effetto positivo su traffico e inquinamento, complice la scelta della maggior parte delle aziende milanesi di adottare lo smart working, come metodologia di lavoro. Il risultato è stato traffico veicolare sensibilmente ridotto e aria pulita pur in assenza di vento. L’intensa e straordinaria attività di pulizia e igienizzazione sui mezzi pubblici ha prodotto una pulizia e un profumo come mai percepito fino a oggi.

#10 Milano è la prima città dell’occidente a chiudere molte sue attività a causa di un virus. Ma non si ferma.

Milano risulta la prima metropoli della storia del mondo occidentale a vietare l’accesso a musei, cinema, scuole, università, teatri, a eventi e istituire un corpifuoco per i pubblici esercizi a causa di un virus. Eppure i milanesi non si fermano: videoconference, telelavoro, coworking, qualsiasi sia la formula  scelta il lavoro e la vita vanno avanti in egual modo, pur se limitata da altri. Il senso di responsabilità di chi lavora e vive, per nascita o per scelta, nella città locomotiva d’Italia,  rimane immutato anche in una situazione del genere in cui a pesare, più che il coronavirus, è la gestione dell’impatto sui cittadini che ha avuto questa emergenza sanitaria.

FABIO MARCOMIN

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I 10 luoghi magici che proteggono i milanesi

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Madonne che piangono, altre che proteggono bambini, novelle spose e ballerine, fonti di acqua capaci di curare malanni. I luoghi magici di Milano sono tanti, misteriosi e magnetici. Eccone 10, oppure… 11?

I 10 luoghi magici che proteggono i milanesi

 #1 La fontana degli 11 zampilli

fontana degli 11 zampilli

La si trova nel santuario rinascimentale di Santa Maria alla Fontana ed è stata edificata nel 1507 su una fonte antica, ritenuta miracolosa.
La storia racconta che, ai tempi di Luigi XII di Francia, il governatore di Milano Charles d’Amboise, sofferente di una grave malattia della vista, si recò presso questa fonte e guarì. In segno di ringraziamento, fece quindi costruire il santuario mariano. Un grande dipinto cinquecentesco sopra l’altare ricorda il miracolo. Fu così che questo luogo divenne una delle principali strutture sanitarie del tempo e, a giudicare dai messaggi lasciati nei pressi della fontana, i fedeli arrivano ancora oggi da tutto il mondo pregando per la loro salute.

#2 L’oratorio di San Protaso al Lorenteggio

oratorio di San Protaso al Lorenteggio

E’ la chiesa più piccola della città e si trova nello spartitraffico di via Lorenteggio. Costruita intorno all’anno 1000 dai monaci benedettini sui resti di un antico tempio pagano, in passato fu frequentata dai Visconti, proprietari del territorio di caccia circostante, e dai Carbonari, che qui tenevano i loro incontri segreti. Nel corso dei secoli, la chiesa è sopravvissuta a diversi tentativi di distruzione. Gli anziani del quartiere raccontano che, quando si decise di utilizzare la cappella come abitazione, l’affresco della Madonna del Divin Aiuto venne coperto per ben tre volte da un’imbiancatura a calce, ma l’immagine riaffiorò sempre e più nitida che mai. Ancora oggi i milanesi si recano presso la gesetta di’ lusert per chiedere intercessioni o rendere omaggio per una grazia ricevuta.

#3 Santa Maria dei Miracoli presso San Celso

Santa Maria dei Miracoli presso San Celso

E’ un antico santuario di Milano, situato in corso Italia, al fianco dell’antica chiesa di San Celso. La storia racconta che, durante la peste, i milanesi accorrevano numerosi per chiedere la fine della calamità. Il miracolo sembra sia avvenuto il 30 gennaio del 1485: durante la messa, al momento della Comunione, la Madonna con in braccio il Bambino scostò il velo da cui era coperta e, fissando uno a uno i fedeli con tenerezza materna, tese le braccia presentando Gesù.
Da quel momento la peste cominciò a regredire. Secondo un’ormai secolare tradizione, questo è il Santuario dove le spose milanesi, subito dopo il rito del matrimonio, vengono a donare il bouquet nuziale alla Madonnina miracolosa per ottenerne la benedizione.

#4 La Cappelletta di Via conte Rosso e il miracolo di Lambrate

Sorta probabilmente come luogo di culto romano, rappresentato da un’ara sacrificale pagana, si è poi trasformata in altare cristiano a seguito dell’editto dell’Imperatore Costantino. La Cappelletta è stata anche luogo sacro per i milanesi, cacciati dall’Imperatore Barbarossa, che si erano rifugiati a Lambrate dopo la distruzione della città da parte delle truppe imperiali. Da oltre 1500 anni, questo luogo magico resiste all’inclemenza del tempo e a guerre, pestilenze, carestie e occupazioni straniere. Si narra che, la notte del 13 agosto 1943, un ordigno forò il tetto della cappella posandosi dolcemente sull’altare senza esplodere e lasciando quasi intatta la struttura. Terminato il conflitto, le anziane e devote signore lambratesi si ritrovavano qui per ringraziare del ritorno a casa di mariti e figli reduci dalla guerra.

#5 La Madonna del Grembiule

Situata all’interno dell’attuale Chiesa di Santa Maria alla Porta, fu costruita nel 1652, durante la dominazione spagnola, sui resti di una chiesa medievale. Sembra che, durante i lavori di ricostruzione della chiesa, un operaio trovò un dipinto cinquecentesco della Madonna e che, pulendolo con il proprio grembiule, guarì dalla zoppia. Dopo il miracolo, il luogo divenne oggetto di venerazione per i milanesi che nel ‘700 costruirono una cappella a pianta ottagonale dedicata alla Beata Vergine dei Miracoli in grado di curare i malati, detta appunto Madonna del Grembiule.

#6 La Madonnina pugnalata

Basilica di Santa Maria presso San Satiro

La si può trovare dietro la Basilica di Santa Maria presso San Satiro, a due passi dal Duomo. Nel 1242, qui c’era solo una minuscola cappella con il sepolcro del santo e il rione era davvero poco raccomandabile, tra bische, locande mal frequentate, gioco d’azzardo e prostituzione.
La leggenda narra che, una notte di quell’anno, un tale Massazio da Vigonzone perse molto denaro al gioco e non sapendo più contro chi inveire, giunto davanti alla chiesa, sfogò la sua ira pugnalando l’immagine sacra dipinta sul muro.
Al terzo colpo di lama, dai buchi non uscì malta ma sangue, che colò sul braccio del Bambino e sulla Madonna. Massazio, ritornato in sé, cadde in ginocchio e il popolo gridò al miracolo. Poco dopo, il giocatore incallito si fece frate e il posto divenne luogo di culto. Il dipinto originale fu spostato all’interno e posto sull’altare. Alla Madonnina pugnalata, ancora oggi rivolgono le loro preghiere le persone che hanno problemi di natura familiare.

#7 La Madonna di Corbetta

Si tratta di un affresco di Gregorio Zavattari del 1475, che si trova sulla facciata dell’antica Chiesa di San Nicolao, a Corbetta. Il 17 aprile 1555 il dipinto divenne il protagonista di un miracolo, tanto che nel giro di poco tempo si rese necessario costruire un Santuario capace di accogliere i sempre più numerosi fedeli.
Si narra che tre bambini, Cesare dello Stampino, Antonio della Torre e Giovanni Angelo, sordomuto dalla nascita, stavano giocando a bocce sotto il ritratto della Madonna con il Bambino, quando all’improvviso, il Bambino Gesù scese dal dipinto e si mise a giocare con i tre coetanei.
Giovanni, il primo ad accorgersi dell’avvenimento eccezionale, riacquistò immediatamente l’udito e la parola, mentre la Madonna, uscita anch’ella dal dipinto, si manifestò in piazza e recuperò il suo Bambino.
La Madonna di Corbetta è patrona di zona.

#8 La Madonna dei Tencitt

Madonna delle rose

Prima del 1630, Milano contava oltre 100mila abitanti, appena due anni dopo, a causa della peste, ne rimasero 47mila. Eppure, una piccola parte della città riuscì a restare immune al morbo: si tratta della zona compresa tra l’ospedale, oggi Università Statale, e piazza Santo Stefano.
Secondo la leggenda, in via Laghetto 2, nel rione Ca’ di Tencitt (dei carbonai), abitava una strega, capace di contrastare la malattia grazie alla sua magia.
Terminata la peste, per celebrare il miracolo, il comune fece dipingere sulla sua casa l’immagine di lei, con ai piedi San Rocco, San Sebastiano e San Carlo.
Ma una tesi con fondamenta più scientifiche si fece strada negli anni a venire: in via Laghetto sorgeva il porto dove veniva scaricato il carbone destinato alla Veneranda Fabbrica del Duomo. Il carbone, noto per i suoi poteri assorbenti, funse da disinfettante contro la malattia.
L’opera è ancora lì e nemmeno la spiegazione scientifica sembra averla adombrata.

#9 La Madonna dei Ricchi e la Madonna dei Poveri 

Madonna delle rose

All’interno del Duomo di Milano si trova la Madonna dell’Aiuto, chiamata anche Madonna degli Sciori, che si dice esaudisca le preghiere dei ricchi signori.
Posizionata dal lato opposto rispetto alla Madonna dell’Aiuto, la Madonna delle Rose, o dei Poveritt, cioè dei poveri.
Si racconta che nel 1409, mentre Milano era assediata dai ghibellini, una donna chiese alla Madonna di risparmiare il figlio che era in fin di vita a causa della guerra.
Il primo miracolo fu che, mentre pregava, le rose appassite, portate qualche giorno prima, tornarono a essere fresche.
Il secondo miracolo si manifestò quando la donna tornò a casa e scoprì che il figlio era guarito.

#10 La Madonna delle Ballerine

La Madonna delle Ballerine

Alle spalle di Palazzo Marino, nella Chiesa di San Fedele, si trova un affresco del Duecento che rappresenta la Madonna delle Ballerine, dispensatrice di grazie e aiuti nei confronti delle danzatrici dell’epoca. Anche in tempi più recenti le grandi stelle della Scala, prima di ogni spettacolo, si recavano dalla Madonna per accendere un lumino, nella speranza di una grande prestazione.
Oppure, al termine della rappresentazione, andavano a depositare i mazzi di fiori ricevuti dagli ammiratori.
Oggi qualcuno l’ha ribattezzata Madonna degli Artisti, con l’augurio che la benevolenza raggiunga tutti gli artisti della città.

#10+1: le palle del Toro

palle del Toro

Uno dei simboli più famosi di Milano, amato sia dai cittadini che dai turisti, e custodito nella Galleria Vittorio Emanuele.
La tradizione vuole che il rito scaramantico si compia facendo tre giri sulle palle del toro col tallone del piede destro. Ciò dovrebbe garantire maggiore fertilità alle donne e fortuna per il futuro.
Qualunque sia la ragione del rito, quello che è certo è che l’attrazione attira ogni giorno centinaia di persone disposte a mettersi in coda per compierlo.

Continua la lettura con: Lambrate

VALENTINA PETRACCA

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“Radio e TV basta versi da gorilla”: CT, il SENZA TETTO pioniere della street art milanese

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carlo torrighelli
Immagine del 1973 di C.T. con uno dei suoi cartelli

Forse non tutti si ricorderanno di lui, qualcuno ne avrà sentito parlare. Eppure per chi ha vissuto in quegli anni, il solo acronimo CT potrà riportare alla mente tante cose.
Stiamo parlando di Carlo Torrighelli, un writer ante-litteram, attivo a Milano tra gli anni ’70 e ’80.

CT: il SENZA TETTO pioniere della street art milanese

#1 I tre tratti distintivi di CT

Tre erano i caratteri distintivi di Carlo Torrighelli, un senza tetto fuori dal comune: il carretto sul quale trainava i suoi tre inseparabili cani (La Bella, L’Umanità e L’Amore), il megafono e la vernice bianca, strumenti attraverso i quali diffondeva per tutta Milano i suoi slogan.

#2 “La Chiesa ti uccide con l’onda” e altri slogan

In quegli anni Torrighelli si aggirava soprattutto nelle zone adiacenti a Castello Sforzesco e la stazione di Milano Porta Garibaldi. Era proprio in quelle strade che si potevano leggere i suoi manifesti affissi sulle pareti o i suoi slogan scritti in caratteri maiuscoli con la vernice bianca sull’asfalto:

“La Chiesa ti uccide con l’onda”

“Popolo bue, ti uccidono con l’onda!

“Esistono impianti a onde che torturano rovinano e uccidono da lontano milioni di morti in Italia”

“Radio e televisione basta versi da gorilla ma cultura”

Slogan provocatori contro quegli impianti a onda situati nei sotterranei delle chiese capaci di uccidere, o ancora un invito a tutti i mass media di prestare maggiore attenzione alla diffusione della cultura.

#3 CT sul muro di Berlino

Carlo Torrighelli diventa ben presto un personaggio noto in tutta Milano, la sua fama si diffonde a macchia d’olio persino fuori dai confini nazionali. Uno dei suoi slogan, infatti, fu tradotto in lingua tedesca e riprodotto a caratteri cubitali sul muro di Berlino.

#4 Il senza tetto ha trovato casa

Visse per anni senza dimora, era stanziato nei pressi dell’arco vicino all’Arena e trascorreva le sue giornate tra le strade di Milano con il suo inseparabile carretto a distribuire volantini ai passanti e far sentire la sua voce.

Ma la sua protesta si estese sino al portone di Palazzo Marino, dove per giorni Torrighelli si stanziò urlando “Non ho una casa!”. Protesta che ebbe un esito positivo: gli fu assegnata una casa in via Pinamonte da Vimercate 9, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.

Il 4 novembre 1983 Carlo Torrighelli muore nella sua casa a seguito di un probabile arresto cardiaco. Ma da quel giorno nessuno ha più dimenticato il suo nome, la sua storia, la sua voce.

#5 La gloria post mortem

Nonostante gli anni passati, il nome di CT è rimasto impresso nella storia di chi ha vissuto la Milano di quegli anni, di chi ha avuto la fortuna di conoscere o ascoltare direttamente i suoi slogan urlati a gran voce. Ma se così non fosse stato, numerose sono state le iniziative incentrate sulla valorizzazione di questo noto personaggio: mostre a lui dedicate e diverse pubblicazioni sulla sua vita hanno fatto sì che ancora oggi CT resti uno dei personaggi storici che hanno lasciato un segno importante nella storia di Milano.

 

ROSSANA QUARATO

 

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* “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Tre cose che si possono capire sul CORONAVIRUS analizzando i dati dell’OMS

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Milano (Foto: Andrea Cherchi)

Come molti sanno è possibile seguire l’evoluzione in tempo reale della diffusione del coronavirus nel mondo su questo link: https://www.worldometers.info/coronavirus/.
I dati sono quelli ufficiali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e mostrano la diffusione del virus segmentato per diversi metri di analisi, come le aree geografiche, la suddivisione dei malati, il tasso di mortalità per classi di età e tipo di concausa. In più si trova il continuo aggiornamento delle ultime notizie nazione per nazione. Rappresenta la fonte più esaustiva e oggettiva su quello che sta accadendo nel mondo. Vorrei suggerire alcune riflessioni in particolare su alcuni dati.

Tre cose che si possono capire sul CORONAVIRUS analizzando i dati dell’OMS

#1 I contagi in Italia potrebbero essere di più

Prendendo i paesi dove si è ufficialmente diffuso di più il virus, i dati sembrano discordanti. Si passerebbe da un tasso di mortalità superiore al 3% in Cina allo 0,5% della Corea. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che in Corea è stata adottata la strategia di misurazione a tappeto del virus, procedendo su vasta scala alle analisi con i tamponi anche su chi non ha sintomi. Se si tenesse fisso il valore di mortalità misurato in Corea, forse il più affidabile per presumere il numero reale di contagiati, allora negli altri Paesi i contagiati potrebbero essere molti di più. Se infatti al momento in cui scrivo i decessi a causa del virus in Italia risultano 29, tenendo l’indice di mortalità rilevato in Corea, i contagiati nel nostro Paese potrebbero essere più di 6000, ossia quasi sei volte di più degli attuali.

Decessi su cintagiati (dato del 1/3/2020). Gli aggiornamenti sono quelli provenienti dai dati inviati nelle ultime ore

Qui i dati aggiornati dopo la stesura dell’articolo: https://www.worldometers.info/coronavirus/#countries

Questa ipotesi potrebbe essere confermata anche analizzando il numero di tamponi che sono stati eseguiti nei diversi paesi. Il tasso di positività al tampone è al 5% in Italia contro il 4,3% in Corea. La differenza più rilevante è nel numero di controlli effettuati: 9.462 in Italia contro i 66.652 in Corea. Quindi anche questo dato potrebbe confermare che mantenendo il tasso di positività tra il 4% e il 5% se si aumentassero i controlli come fatto in Corea aumenterebbe anche il numero dei contagi nelle statistiche italiane, così come in quello delle altre nazioni.

Qui i dati aggiornati anche dopo la stesura dell’articolo: https://www.worldometers.info/coronavirus/covid-19-testing/

#2 Essere stati in Italia o il contatto con italiani è considerato un fattore di rischio

Se si verificano le news sugli ultimi dati in aggiornamento (https://www.worldometers.info/coronavirus/#news) molti dei nuovi casi sono collegati a persone rientrate dall’Italia oppure che sono venute in contatto con persone italiane. Si ricava che nel mondo questo costituisce uno dei principali fattori di rischio che richiede un controllo sanitario.

#3 Per i contagiati senza gravi patologie e al di sotto dei 60 anni il virus presenta pochi rischi

Come si vede da qui (https://www.worldometers.info/coronavirus/coronavirus-age-sex-demographics/) il virus risulterebbe pericoloso quasi esclusivamente per la popolazione più anziana. Il tasso di mortalità risulta del 14,8% tra i contagiati che hanno oltre 80 anni e dell’8% tra i settantenni. Tra i cinquantenni è dell’1,3%, sotto i 40 anni dello 0,2%, tra i bambini sotto i 10 anni non si registra al momento alcun decesso. Ma c’è un altro elemento che riduce la pericolosità del virus anche tra persone di età elevata.

tasso di mortalità per classi di età (aggiornato al 1/3/2020)

L’età elevata da sola non rappresenta però un sufficiente motivo di rischio. Lo è se accompagnata a una grave patologia preesistente al virus. Come si vede qui sotto la presenza di gravi patologie innalza in modo consistente il tasso di mortalità. Il tasso di mortalità su tutta la popolazione non affetta da gravi patologie risulta infatti allo 0,9% che però può arrivare al 13,9% se si hanno patologie cardiovascolari. Pertanto si può dire in  base a questi dati che per chi non ha un’età elevata e non presenta gravi patologie, il virus non presenta un fattore di pericolo reale, almeno non di entità differente da quella di una malattia comune. Questo confermerebbe tra l’altro quello che sta accadendo in Italia dove al momento i decessi rientrerebbero nelle fasce di età più elevata e sarebbero legati a gravi patologie pregresse, come ha dichiarato la direttrice del Sacco, per cui non possiamo attribuire unicamente al virus ancora nessun decesso. (vedi: “Nessuno è morto per il virus”)

Concause e tasso di mortalità (aggiornamento del 1/3/2020)

Qui l’aggiornamento sulla cause dei decessi:  (https://www.worldometers.info/coronavirus/coronavirus-age-sex-demographics/)

# Conclusioni

Suggerisco tutti di monitorare i dati OMS per farsi un’idea oggettiva e, nel caso, affidarsi a medici per quanto riguarda la loro corretta interpretazione. Se le mie analisi fossero condivisibili, in particolare sulla maggiore diffusione reale del contagio, specie tra gli asintomatici, e sulla pericolosità reale del virus solo su certe categorie, anziani con gravi patologie, a quel punto forse potrebbe suggerire una considerazione finale.

Forse bisogna essere realisti e dire che ormai il virus si è diffuso molto di più di quanto dicano le statistiche: chiunque potrebbe essere contagioso.
La responsabilità ora è individuale: è chi appartiene alle classi a rischio che se ha paura deve stare al riparo in casa.  Bloccare i contagiati (gravi focolai a parte) ormai potrebbe risultare inutile.
La buona notizia è che chi non ha gravi patologie e non ha un’età elevata può vincerlo standosene tranquillamente a casa sua.
Quindi forse bisognerebbe dire con chiarezza che:
1. per chi non ha gravi patologie non si tratta di un virus particolarmente pericoloso
2. i soggetti anziani con gravi patologie se non vogliono correre rischi devono stare in casa perché ovunque ormai sono a rischio di contagio.

ANDREA ZOPPOLATO

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🔴 BREAKING NEWS. I milanesi NON hanno PAURA: il 66% vuole “riaprire” la città

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foto di Andrea Cherchi (c)

28 febbraio: sondaggio lampo rivolto ai milanesi. La domanda: Riaprire Milano o continuare così (tenendo chiuse scuole, università e luoghi di aggregazione)? In poche ore hanno votato 2.364 persone. Il risultato è netto: il 66% è a favore alla riapertura.

 I milanesi NON hanno PAURA: il 66% vuole riaprire la città

Risultati finali

Al sondaggio realizzato su Facebook hanno votato 2.364 persone che si sono registrate con il loro profilo. Il messaggio inviato ai decisori politici è chiaro: decidete per il meglio, ma tenete in considerazione che i milanesi non hanno paura. Un chiaro invito a Governo, Regione e Sindaco a prendersi la responsabilità delle proprie scelte, senza cercare alibi su psicosi o timori dei cittadini. Che a parte qualche comportamento folkloristico accentuato dai media stanno dimostrando ogni giorno una grande maturità, stanno rispettando con senso del dovere le limitazioni imposte, nonostante i danni che molti subiscono, e che sono pronti a fare ripartire la città. Rilanciando #milanononsiferma, il messaggio coniato da Milano Città Stato, per indicare che “the show must gon on”: Milano non si è fermata al tempo delle invasioni barbariche, delle pestilenze, della Seconda Guerra Mondiale e degli Anni di Piombo. Non si fermerà neanche a causa del coronavirus.

Qui il sondaggio: Riaprire Milano?

La notizia rilanciata dai media

Il sondaggio è stato anche rilanciato da Il Giorno, nell’articolo Il 66%dei milanesi dice “riapriamo la città” , con l’intervista ad Andrea Zoppolato che ha una speranza: “Questa emergenza può essere l’occasione per ridefinire il concetto di autonomia, un elemento fondamentale per rilanciare Milano attraverso deleghe, legge e autonomie speciali. Insomma, poteri straordinari almeno per un determinato periodo per rimettere Milano subito in carreggiata”. E per uscire dal tunnel l’invito alle istituzioni è questo: “Tre soggetti si devono sedere intorno al tavolo: Governo, Regione e Comune. Il Governo potrebbe dare un segnale positivo dal punto di vista fiscale. E se non non può rinunciare ai soldi, almeno vada nella direzione della “burocrazia zero’’ per un anno. La Regione, invece, potrebbe dare maggior autonomia al Comune, che, a sua volta, dovrebbe chiedere al Governo una delega a trattare direttamente con l’Unione europea sul reperimento dei fondi europei per la lotta contro l’inquinamento ambientale”.

Qui l’articolo de Il Giorno: Il 66%dei milanesi dice “riapriamo la città”

 #milanononsiferma

Prosegue intanto la campagna social #milanononsiferma, lanciata sulla Fan Page di Milano Città Stato all’inizio dell’emergenza per incoraggiare e ringraziare chi sta consentendo a Milano di andare avanti con il suo lavoro, con il suo impegno, con lo spirito di sacrificio a favore della comunità di cui far parte chi viva e lavora nella nostra città straordinaria.

MILANO CITTA’ STATO

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10 idee per RILANCIARE MILANO quando tutto questo sarà finito

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Foto Andrea Cherchi (c)

Sembra una vita fa quando Milano inanellava record, attirando turisti e investimenti da ogni parte del mondo. Pochi giorni e ci siamo ritrovati sull’orlo del baratro. Prenotazioni crollate, eventi annullati, chiese chiuse, Salone del Mobile rinviato come non era mai accaduto nella storia della città, frontiere per noi invalicabili in ogni parte del mondo.

Una Milano che ha superato pestilenze, bombardamenti e invasioni barbariche potrà mai essere messa in ginocchio da un virus che “è poco più di una banale influenza”?
Purtroppo pare di sì. Siccome Milano ha da sempre il futuro degli occhi, proviamo già a pensare a iniziative che potranno rilanciare la nostra città come già stanno facendo in Cina: Hong Kong ha stanziato 14 miliardi di euro per risollevarsi dopo il coronavirus.

10 idee per RILANCIARE MILANO quando tutto questo sarà finito

#1 Semaforo verde alla zona gialla

Estendere alla zona gialla, ossia all’intera Lombardia, gli interventi e le agevolazioni stanziate dal governo per la zona rossa (più colpita dal virus).

#2 Milano is back

Organizzare una campagna di comunicazione su vasta scala per comunicare al mondo che Milano è di nuovo alla grande.

#3 Tok tok: UE, dai segni di vita!

Chiedere all’Unione Europea di promuovere prodotti made in Italy, anche per non aver fatto nulla per supportarci nella gestione dei contagi.

#4 Ricomincio da zero (Km)

Incentivare politiche a chilometro zero per ripartire dai produttori locali.

#5 ZES come per Expo

Ricevere dal governo deroghe per creare a Milano una ZES, Zona a Economia Speciale.

#6 Un anno a burocrazia zero

Massima semplificazione a ogni pratica e libertà totale per chi fa impresa.

#7 Liberalizzare ogni tipo di orario

Rendere Milano una città aperta 24h

#8 Stop alle tasse per un anno

Verranno ripagate a rate nei dieci anni successivi o, almeno, prevedere regimi fiscali agevolati.

#9 Eliminare gli anticipi fiscali e passare alla fiscalità di cassa

Pagare solo su quello che si è effettivamente incassato, non sui ricavi presunti (che potrebbero diventare inesigibili)

#10 Milano città stato

Autonomia per l’area di Milano come laboratorio sperimentale di riforme: far diventare Milano una città stato come occasione di rilancio della città e dell’intero Paese.

ANDREA ZOPPOLATO

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Le proposte ANTISTRESS per questi giorni a Milano

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Simone Lunghi e Delia Giubeli presso La Lory Costumi ritratti da Andrea Cherchi (c)

Vivere a Milano ai tempi dell’ordinanza anticoronavirus non è facile. Abbiamo pubblicato l’articolo 10 motivi di STRESS a Milano nei giorni dell’ordinanza anti-coronavirus che ha destato molto interesse. Siccome preferiamo curare che prevenire ecco allora il rimedio a questo articolo, con 10 proposte antistress ad hoc per questi giorni.

Le proposte ANTISTRESS per questi giorni a Milano

#1 Respirare a pieni polmoni aria di montagna nelle strade deserte

Un’esperienza meravigliosa.

#2 Fare la faccende domestiche con calma

E non la sera quando si è stanchi.

#3 Lavorare con un terzo della gente in ufficio

Godendo del ritrovato spazio vitale.

#4 The sound of silence

Cullarsi nel suono del silenzio.

#5 La chat dei survivors

Scambiarsi messaggi con altre persone che non sanno come far passare il tempo. Far sapere ai parenti lontani che sei ancora in vita.

#6 In bici a Milano

Senza rischio di essere investiti.

#7 Parcheggiare

Dove non hai mai trovato posto.

#8 Evitare incontri sgradevoli

Bisogna tenersi a debita distanza, anche in ascensore. Trovare posto al ristorante anche un minuto prima.

#9 Scaricare app per gli esercizi in casa

Cercare su youtube corsi di yoga, fitness gag etc. Cercare su spotify nelle playlist di musica relax e concentrazione. E uscire a fare un giro al parco.

#10 Scrivere per Milano città stato

Una minestra per l’anima e per Milano.

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MUSEI pronti a RIPARTIRE alla grande! La nuova stagione dell’ARTE a Milano e dintorni

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Milano come sempre dimostra di essere in prima linea anche per quanto riguarda l’attività culturale. Si moltiplicano quindi le proposte, dalle grandi istituzioni museali alle gallerie d’arte, alle più piccole realtà disseminate in ogni dove nella città.

Diamo allora uno sguardo a quelle che sono le principali mostre da andare a vedere nei prossimi mesi.

MUSEI pronti a RIPARTIRE alla grande! La nuova stagione dell’ARTE a Milano

# Palazzo Reale

Inaugurata a inizio febbraio fino al 6 giugno è l’attesissima mostra che vede protagonista uno dei più grandi artisti del ‘600 francese, Georges de la Tour.

Per la prima volta esposto in Italia in una mostra a lui dedicata con una quindicina di suoi quadri posti a confronto con grandi artisti del periodo barocco. Pittore a servizio della corte, de la Tour è considerato un vero e proprio Caravaggio d’oltralpe.

Fu infatti un grandissimo maestro della luce, abile nel rappresentare verosimilmente la sua epoca e i  suoi protagonisti. Impressionante è la sua capacità di rendere l’effetto del lume di candela che avvolge l’osservatore facendolo entrare direttamente nell’atmosfera dell’opera.

# Hangar

Fino a luglio allo Shed del Hangar Bicocca è allestita una mostra sul lavoro di Trisha Baga, giovane artista americana di origine filippina che fa del video una sua cifra stilistica per indagare quello che è il rapporto tra il corpo e il movimento.

Anche in questo caso Milano si dimostra all’avanguardia: la mostra in Hangar è infatti la prima dell’artista su territorio nazionale e si inserisce nel palinsesto lombardo che in questo 2020 vuole celebrare il “talento delle donne”.

# Poldi Pezzoli

Una delle eccellenze di Milano, lo sappiamo tutti, è la moda e il Poldi Pezzoli la celebra in grande stile. Fino al 4 maggio infatti disseminate tra le sale accanto alle opere di artisti del calibro di Mantegna e Botticelli, Pollaiolo e Antonello da Messina, saranno esposti abiti di haute couture degli stilisti delle più grandi maisons italiane e francesi, da Armani a Gucci, da Fendi a Dior, anche loro veri e propri capolavori.

“Memos: a proposito della moda in questo millennio”, curata da Maria Luisa Frisa con il supporto del museo del costume di Palazzo Morando fa dialogare tra loro oggetti di filoni artistici certamente molto differenti ma tutti accumunati dall’impegno e della passione verso il Bello.

# Museo Diocesano

Piccola ma molto ben concepita è la mostra aperta fino al 17 maggio al Museo Diocesano di Sant’Eustorgio. Particolarmente interessante in quanto espone opere, alcune anche per la prima volta al pubblico, di artisti francesi che vissero a cavallo tra il XIX e il XX secolo ad argomento religioso.

La mostra si propone di sanare un gap storico  e culturale e dimostrare come l’arte moderna torna ad interessarsi alla tematica del sacro, argomento ripreso dopo un secolo di quasi oblio. Ecco che artisti come Gauguin, Rodin, Matisse e Chagall con il loro particolarissimo modo di dipingere o scolpire affrontano il profondo e antico tema della passione di Cristo.

# Mudec

Qui è forse l’evento più atteso, previsto per il 19 di marzo, certamente perché rivolto ad un pubblico di tutte le età. Dopo la rassegna che omaggiava la Barbie, presentata nel 2016, il Museo delle Culture torna ad occuparsi del meraviglioso mondo dei bambini e lo fa in grande stile con una mostra dedicata al top dei top: la Disney.

Ancora molto riserbo per quello che potremmo vedere ed aspettative altissime oltre a tanta tanta curiosità, ma una cosa è certa.. sarà l’occasione per tutti per tornare per qualche momento bambini e rivivere quelle emozioni che sono i grandi classici della Disney hanno saputo farci provare.

# Fuori Milano

E fuori da Milano?.. beh la proposta è ugualmente variegata e di altissima qualità.

Fra tutte volevo accendere i fari sulla tanto attesa mostra alla Carrara di Bergamo su Simone Peterzano, grandissimo esponente del secondo ‘500 lombardo, presente in molti punti del territorio milanese, da Brera alla chiesa di San Fedele, dalla Certosa di Garegnano alla chiesa di San Maurizio. Ebbe tra gli altri due grandissimi meriti: fu da una parte allievo di Tiziano e dall’altro maestro di Caravaggio, entrambi presenti in mostra. Un’occasione davvero unica per scoprire l’importanza di un artista il cui nome non è forse tra i più conosciuti ma che al contrario andrebbe altamente valorizzato e riqualificato.

ROBERTO BRACCO

Milanesi come Newton, alla ricerca di una nuova IDEA RIVOLUZIONARIA

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Foto Andrea Cherchi (c)

C’è sempre un risvolto positivo, anche quando tutto sembra andare storto. In questo periodo di divieti confusi, quarantene approssimative e diktat sense o no-sense, ispiriamoci a Sir Isaac Newton, che nel suo smart working ha formulato la legge di gravitazione universale.

Milanesi come Newton, alla ricerca di una nuova IDEA RIVOLUZIONARIA

Cosa può insegnarci lo scopritore della legge gravitazionale

Correva l’anno 1665 quando un’epidemia di peste si diffuse in Inghilterra, colpendo soprattutto le grandi città come Londra, dove fece tra le 75.000 e le 100.000 vittime. Fu così che un studente di nome Isaac Newton, allora 23enne, dovette rifugiarsi nella sua casa natale nel villaggio di Woolsthorpe.
Questa casa aveva un giardino pieno di alberi di mele…
Fu proprio in giardino che Newton giunse alle sue scoperte più rivoluzionarie. I due anni di allontanamento dal College e dalla società, lo portarono a riflettere a lungo e a portare avanti le grandi scoperte scientifiche nei campi della matematica, della meccanica e dell’ottica, che lo resero noto nei secoli dei secoli.

# La mela in testa

Un pomeriggio estivo, nel tepore postprandiale, mentre schiacciava una pennichella sotto un albero, Newton venne colpito in testa da una mela. Così lo scienziato, a tu per tu con un evento apparentemente banale, iniziò a interrogarsi sulla forza secondo la quale due corpi si attraggono in modo direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale alla loro distanza elevata al quadrato.

# Storia o realtà?

Ci fu un tempo in cui questa storia fu data per vera, grazie alla quindicesima lettera contenuta in Lettres philosophiques di Voltaire – 1734, per poi essere dichiarata un perfetto aneddoto da tramandare ai posteri. Oggi, grazie a un manoscritto dell’epoca, possiamo affermare che giardino e mela non sono un racconto, ma la verità.

A renderlo ufficiale ci ha pensato la Royal Society (la celebre associazione scientifica britannica di cui Newton fu anche presidente), diffondendo online la biografia di Newton, scritta da William Stukeley, suo caro amico. Nel manoscritto del 1752, intitolato Memoirs of Sir Isaac Newton’s Life, Stukeley dice di aver trascritto in presa diretta il ricordo di Newton. Raccontò che si trovava davvero nel suo giardino “quando per la prima volta, la nozione di forza di gravità si formò nella sua mente.”

E ancora: “Fu causato dalla caduta di una mela, mentre sedeva in contemplazione. Perché la mela cade sempre perpendicolarmente al terreno?, pensò tra sé e sé. Perché non potrebbe cadere a lato o verso l’alto ma sempre verso il centro della Terra?»

# Fiat Lux

Newton passava molto tempo anche in casa, in particolare in una stanza oscurata dove eseguiva degli esperimenti sulla luce, facendo penetrare da una fessura un raggio di sole che andava a colpire prismi di cristallo. Fu così che dimostrò che la luce bianca è composta dalla somma di tutti gli altri colori e diede vita alla teoria corpuscolare della luce, in contrapposizione alla teoria ondulatoria della luce.

Per non essere da meno, in questi giorni di lavoro agile, è il momento di far girare la mente. Chissà che in questi giorni a Milano non siano fatte scoperte destinate a rivoluzionare la storia dell’umanità.

Per approfondire: Keesing, R.G., The History of Newton’s apple tree (La storia dell’albero di mele di Newton), Contemporary Physics, 39, 377-91, 1998.

BARBARA VOLPINI

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La classifica dei MEME più divertenti sul Coronavirus (Vol. II – il SEQUEL)

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Dopo I 10 MEME più divertenti sul Coronavirus, come per tutte le opere di successo abbiamo pensato di realizzarne il sequel, aggiornato alle uscite degli ultimi due giorni. Tra gli effetti conclamati del coronavirus c’è l’esplosione della creatività. Ecco la nuova classifica aggiornata.

La classifica dei MEME più divertenti sul Coronavirus (Vol. II – il SEQUEL)

#10 Aspiranti pazienti zero

#9 Il primo sintomo

#8 L’Aperitivo prima di tutto

#7 Più efficace dell’Amuchina

#6 Milano non dimentica i più piccoli

#5 Marketing territoriale

#4 L’ultimo baluardo della civiltà occidentale

#3 La domanda che si sta facendo il mondo intero

#2 Pregiudizi d’Oltralpe

#1 Il nuovo protocollo di sicurezza

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🔴 BREAKING NEWS. Sala a Conte: Riaprire Milano!

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Beppe Sale e Giuseppe Conte

Il sindaco di Milano dopo avere recepito l’ordinanza congiunta di Governo e Regione che ha limitato gli orari di apertura dei pub e bar e ha imposto la chiusura di tutti i luoghi culturali della città, ha chiesto al Governo di riaprire la città.

Sala a Conte: Riaprire Milano!

“Milano a luci spente non piace nessuno, che sia una città riaperta al più presto”

Solo qualche giorno fa il Sindaco si era “arreso” alle decisioni imposte dall’alto chiudendo di fatto la città, locali chiusi alle 18.00, teatri e cinema off-limits e persino le chiese.
Ad alcuni è parso un segno di resa del primo cittadino, che dopo la cancellazione di tutti gli eventi dei prossimi mesi si è visto obbligato anche a rinviare l’evento più importante del palinsesto cittadino, il Salone del Mobile, a causa della pioggia di disdette degli operatori internazionali.

Tutte le attività stanno subendo gravi perdite economiche e vista forse anche la protesta che sta montando in queste ore da parte di imprese e commercianti, Beppe Sala ha chiamato il Presidente del Consiglio per chiedergli di far visita alla città e ripristinare le condizioni per permettere a Milano di tornare operativa al 100%.

L’altro contatto avuto dal Sindaco è stato con il Ministro alla Cultura Dario Franceschini a cui ha rivolto l’appello di riaprire immediatamente i luoghi culturali milanesi, sia che si tratti dei musei, dei teatri o dei cinema.

Ci aspettiamo nelle prossime ore di conoscere anche la posizione del governatore della Lombardia Fontana che, dopo aver dichiarato che si tratta di un virus banale, “poco più dell’influenza”, ha destato clamore quando nella serata del 26 febbraio ha girato un video in cui ha dichiarato in mascherina di mettersi in autoquarantena a causa della positività al virus di una sua collaboratrice.

FABIO MARCOMIN

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Più forti contro il coronavirus (e non solo): il ruolo chiave del SELENIO per rinforzare le difese immunitarie

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Nell’articolo Dobbiamo farcela da soli: cosa mangiare per rinforzare le difese immunitarie si è visto in che modo possiamo sostenere il nostro sistema immunitario consumando il più possibile cibi la cui efficacia antivirale è stata ampiamente documentata. Una dieta varia, ricca di frutta e verdura fresca, a basso indice glicemico è sempre raccomandata. Ma potrebbe non bastare.

Più forti contro il coronavirus (e non solo): il ruolo chiave del SELENIO per rinforzare le difese immunitarie 

Risale all’anno 2000 uno studio della North Carolina University in cui è emerso che avere deficit nutrizionali favorisce la mutazione dei classici virus stagionali circolanti. Cosa significa più nel dettaglio?
Significa che i virus influenzali attecchiscono meglio e si replicano maggiormente nei soggetti carenti di sali minerali, tra cui il selenio risulta avere un ruolo chiave.

Carenza di Selenio e maggiore vulnerabilità ai virus (compreso il COVID-19)

Il Selenio è un componente essenziale di alcuni enzimi antiossidanti fondamentali come il glutatione perossidasi e la tioredossina la cui carenza porta ad un aumento della patologia polmonare rispetto a chi non ha carenza.
Il fabbisogno giornaliero di selenio è di 50-55 microgrammi per gli adulti, aumenta nel caso di donne in gravidanza e durante l’allattamento è di 65-75 microgrammi
La sua carenza rende il virus umano dell’influenza suscettibile di mutazione (questo avviene per tutti i tipi di virus dal comune raffreddore al virus dell’AIDS o di Ebola).

Il problema non riguarda solo le persone che a causa di una dieta poco varia risultano essere più suscettibili alle malattie di natura virale, ma anche chi senza particolari deficit nutrizionali e in salute, si trova a fare i conti con i virus “trasmessi” dalle persone con cui entra in contatto.
Una motivazione che risulta coerente con il fatto che alcuni soggetti siano portatori sani e asintomatici del Coronavirus e perché la malattia sia più aggressiva nei confronti della popolazione anziana nota per avere maggiore carenze anche di natura nutrizionale. I livelli di Selenio decrescono con l’avanzare dell’età.

Ma non finisce qui. Questo ultimo aspetto ha una rilevanza di non poco conto anche in campo sociale e assistenziale. La dieta tipica delle popolazioni più povere del terzo mondo non raggiunge nemmeno i livelli minimi di assunzione raccomandata di Selenio, e secondo quanto è stato dimostrato negli studi (vedi in fondo all’articolo) favorirebbe lo sviluppo di serbatoi di virus trasmissibili a chi ha a disposizione cibi e si nutre in modo più vario, ma anche focolai di trasformazione di virus mutanti a cui il nostro sistema immunitario è del tutto impreparato.

Potenziali fattori che agevolano la diffusione del coronavirus: inquinamento atmosferico e carenza di selenio e vitamina D

Potrebbe essere proprio questo un motivo per cui virus temibili del passato, che spesso nascono in luoghi poco sviluppati, e la cui genesi non è chiara possano aver subito mutazioni favorite proprio da carenze di natura nutrizionale. E ancora potrebbe non essere un caso fortuito il fatto che il COVID-19 si sia sviluppato proprio in un’area i cui terreni sono più poveri di Selenio. Concorrono poi gli elevati livelli di inquinamento di quelle aree che provocando uno stato di infiammazione permanente della mucosa respiratoria, rendono la popolazione più debole e un minor irraggiamento al suolo che durante i mesi invernali determinano minore produzione di vitamina D il cui ruolo di sostegno immunitario è indubbio.

Uno studio più recente pubblicato su Nutrients nel settembre dello scorso anno ha confermato che la presenza di livelli ottimali di Selenio sostenga l’attività di proteine che utilizzano questo minerale (selenoproteine) nel controllo della diffusione di molti virus riducendo al contempo l’infettività.

Dove trovare il Selenio

Per attuare una valida ed efficace strategia di potenziamento delle nostre difese, è fondamentale portare a tavola cibi ricchi di selenio: aglio e cipolle o le patate arricchite ne sono ricchi. Si può così alimentare l’organismo con questo straordinario sale minerale per renderci più forti noi e per bloccare le mutazioni virali nei soggetti più malnutriti o deboli.
Se oltre o in alternativa al cibo si desidera prendere degli integratori, tra i più ricchi di selenio biodisponibile ci sono:

#1 GENELASI D3

Apporto di Selenio pari a 45 microgrammi.
Vitamina D 3, e il complesso ALFD, molecola biologica con azione antivirale e antimicrobica in grado di potenziare la risposta immunitaria e che consente di ridurre il rischio di antibiotico-resistenza. Il complesso ALFD per la sua azione competitiva impedisce il trasferimento orizzontale del materiale genico plasmidico e/o cromosomico, interponendosi tra i vari batteri patogeni e non inibendo così la selezione, la moltiplicazione e la diffusione di ceppi resistenti.
La vitamina D 3 riveste un ruolo fondamentale sulle cellule T per contrastare le infezioni dell’organismo. Apporta anche Zinco che aiuta ad aumentare i linfociti T, riducendo la gravità delle infezioni.

Link suggerito: https://www.farmagensonline.it/product/genelasi-d3/
(nota: a questo link esiste la possibilità di ottenere uno sconto inserendo come codice sconto la dicitura SCONTO5)

#2 OXIMIX 1+ 

Apporto di Selenio pari a 16,5 microgrammi.
Oximix 1+ è efficace nelle forme infettive sia virali che batteriche, comprese quelle acute e febbrili. La sua formula unisce la funzione disinfiammante di minerali come Manganese, Zinco, Rame, con l’efficacia antiossidante e vitalizzante del Selenio e della Vitamina C. Oximix 1+ aiuta a risolvere in modo fisiologico un ampio spettro di situazioni infiammatorie e infettive, stimolando le difese e le risorse interne dell’organismo. Questo permette di riservare i farmaci più specifici solo ai casi strettamente necessari, evitando molte delle conseguenze e degli effetti secondari indesiderati. Per l’azione equilibrante e per la composizione naturale Oximix 1+ è un prodotto particolarmente adatto a bambini, anziani e persone plurimedicate come trattamento di prevenzione delle malattie invernali.

Link suggerito: http://www.driatec.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=88&Itemid=95

#3 OXIMIX MV+

Apporto di Selenio pari a 55 microgrammi.
Oximix MV+ è un integratore multiminerale vitaminico formulato appositamente per fornire tutti i micronutrienti essenziali per la salute dell’organismo. Il Rame, il Selenio, lo Zinco, il Manganese e le Vitamine B2, C ed E contribuiscono alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Il Ferro, il Rame, il Selenio, lo Zinco, l’Acido Folico e le Vitamine B6, B12, C e D contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario. Perché minerali e vitamine siano efficaci devono poter entrare nella cellula, per questo non sono stati inseriti conservanti, edulcoranti o altri additivi che possano dare fastidio all’organismo. In questo modo diventa possibile assumere Oximix MV+ anche per lunghi periodi. Inoltre l’utilizzo di minerali in forma di sali oxiprolinati, o pidolati, permette una maggiore biodisponibilità di tutti i componenti, garantendone una maggiore efficacia.

Link suggerito: http://www.driatec.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=215&Itemid=130

Leggi anche: Dobbiamo farcela da soli: cosa mangiare per rinforzare le difese immunitarie

DEBORA CANTARUTTI

Nutrizionista, esperta di Ciboterapia (effetti del cibo sull’organismo) e di Nutrigenomica, advisor scientifico di MadebyMilan, founder di Bon, Leggi anche: Corriere della SeraCibobuonochefabeneGSA

Contatto: debora.cantarutti@gmail.com

BIBLIOGRAFIA

Jaspers, I; Zhang, W; Brighton, L E et al. (2007) Selenium deficiency alters epithelial cell morphology and responses to influenza. Free Radic Biol Med 42:1826-37

Sheridan, Patricia A; Zhong, Nianxin; Carlson, Bradley A et al. (2007) Decreased selenoprotein expression alters the immune response during influenza virus infection in mice. J Nutr 137:1466-71

Styyyblo, Miroslav; Walton, Felecia S; Harmon, Anne W et al. (2007) Activation of superoxide dismutase in selenium-deficient mice infected with influenza virus. J Trace Elem Med Biol 21:52-62

Beck, Melinda A (2007) Selenium and vitamin E status: impact on viral pathogenicity. J Nutr 137:1338-40

Li, Wei; Beck, Melinda A (2007) Selenium deficiency induced an altered immune response and increased survival following influenza A/Puerto Rico/8/34 infection. Exp Biol Med (Maywood) 232:412-9

Guillin OM, Vindry C, Ohlmann T, Chavatte L (2019) Selenium, Selenoproteins and Viral Infection, 

 

5 + 1 cose che forse non sapevi sulle PESTILENZE a Milano

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La peste di San Carlo nel '500

Approfittiamo del momento per ricordare le grandi epidemie che hanno colpito Milano nei secoli scorsi.

5 + 1 cose che forse non sapevi sulle pestilenze a Milano

#1 La “peste di San Carlo” (‘500)

La peste di San Carlo nel ‘500

La prima delle due grandi pestilenze che hanno interessato Milano si diffuse nella seconda metà del ‘500. E’ chiamata peste di San Carlo perché il vescovo si profuse in tutti i modi per aiutare la popolazione, a rischio della propria salute. Mentre il governatore spagnolo si affrettò a fare armi e bagagli per scappare dalla città, San Carlo aprì le porte dei propri palazzi e la propria dispensa a vantaggio dei poveri e degli ammalati: era un Borromeo quindi spazio e viveri ne aveva in abbondanza e contro il consiglio di tutti si adoperò in prima persona arrivando a donare le proprie tende, i drappeggi e fin i suoi abiti prelatizi per farne coperte e vestiti per i poveri.

#2 La Sacra Sindone fu portata a Torino come atto votivo per la fine della peste di Milano

Credits: ultimaedizione.eu – Sacra Sindone

La Sacra Sindone, che i Savoia tenevano a Chambery, fu portata a Torino proprio nello stesso periodo. Sempre San Carlo aveva infatti fatto voto alla Madonna di recarsi a piedi in adorazione al sacro lino se avesse accordato a Milano la guarigione dalla pestilenza.. e questo avvenne. Il Vescovo si mise quindi in marcia di buona lena. Il duca Emanuele Filiberto decise di facilitargli il compito “avvicinando” la Sindone dalla Savoia a Torino, dove ancora oggi è custodita ad perpetuum.

#3 Manzoni ha romanzato la pestilenza del 1630

La scena più poeticamente tragica è forse relativa alla seconda delle due grandi pestilenze, quella del 1630 che Manzoni descrisse magistralmente nei Promessi Sposi. Proprio al 34° capitolo del romanzo l’autore seppe trattare la morte della piccola Cecilia e la solenne dignità della sua povera madre con una grazia e un pathos così sublimi che ancora oggi rendono la pagina una delle vette più alte della prosa letteraria.

#4 I due santi invocati contro la peste: San Rocco e San Sebastiano

I santi che si invocavano qui in città a protezione delle pestilenze erano due. San Rocco, universalmente patrono degli ammalati e degli appestati, la cui iconografia è riconoscibile dalla piaga sulla coscia e dal cane che ogni giorno gli portava una pagnotta affinché il santo non morisse di fame. E San Sebastiano, il più riconoscibile dei santi per i dardi che lo trafiggono. Come le frecce piovono sul povero martire anche la peste era vista come un castigo divino scagliato contro l’uomo, ed essendo Sebastiano sopravvissuto al supplizio, fu invocato a protezione della città. Proprio il civico Tempio di San Sebastiano in via Torino fu un ex voto costruito a seguito della guarigione della città dalla peste del 1575/76.

#5 San Carlo e le colonne erette per fare pregare la gente da casa

San Carlo che porta la croce

Sempre San Carlo promosse l’usanza di erigere colonne nelle piazze, sormontate dalle immagini di Cristo o dei santi, per permettere alla popolazione di pregare senza necessariamente uscire di casa, perchè malate e per evitare il rischio il contagio. Lui stesso si caricò in spalla una croce con la reliquia del sacro chiodo conservata in Duomo ed attraversò per tre volte a piedi nudi la città come penitenza per la città, chiedendo la fine della pestilenza.

#5+1 La chiesa rotonda di Corso Vittorio Emanuele edificata in ringraziamento dell’epidemia di colera

Chiesa di San Carlo

Il +1 non riguarda la peste… ma un’altra calamità simile. Tutti noi conosciamo la chiesa di San Carlo al Corso, la chiesa rotonda di Corso Vittorio Emanuele che ci ricorda un po’ il Pantheon. La chiesa fu costruita a metà del XIX secolo in ringraziamento per la cessazione di un’epidemia di colera e la si dedicò a San Carlo, a ricordo di questo grande vescovo milanese che, abbiamo visto, si era occupato della grande pestilenza del XVI secolo.

ROBERTO BRACCO

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🔴 Cronache dalla Virus Week: torna l’APERITIVO, torna MILANO

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virus week
Credits: Andrea Cherchi

Tramonta Orione su Milano.

Al semaforo le ragazze si coprono il volto in attesa del verde. C’è traffico, in Cadorna. Gli sguardi si incrociano, indagano, inconsapevolmente cercano il virus sul tuo volto. È istinto di sopravvivenza, abitudine primitiva. Ma Milano continua a correre. È una corsa olimpica, satura di fatalismo. La terra trema ancora: è il treno della linea rossa che serpeggia sotto la piazza. Stridono i binari, il tram 19 rallenta, frena, riprende la corsa. Sui palazzi liberty svettano sempre i cartelloni pubblicitari, all’entrata della stazione suona ancora una chitarra. Sulle vetrine i cartelli: “mascherine esaurite”. Le farmacie però sono vuote. Nei supermercati del centro mancano solo le zuppe disidratate e i fagioli Borlotti. In periferia, invece, il macellaio dice che sembra di esser tornati alla Guerra del Golfo.

«Milano, capital económica de Italia, Milano, fashion week y Coronavirus…»

Proseguo. Mi lascio alle spalle il Castello Sforzesco. Due o tre coppie già cenano al ristorante. Si guardano intorno, le mascherine accanto alle posate. Mi sorpassa un rider di Glovo con la mascherina, appena uscito dal McDonald deserto. Scatta tra i passanti, ghepardo urbano.

Dal liberty al gotico, Piazza del Duomo è abbagliata dai LED delle videocamere, piccole lucciole artificiali. Una giornalista spagnola ripete tra sé prima della diretta: «Milano, capital económica de Italia, Milano, fashion week y Coronavirus…».

Mi siedo sugli scalini. Nella città dell’aperitivo questa settimana i bar hanno dovuto chiudere alle diciotto. Sacrilegio preventivo, temporanea abnegazione. E la città si svuota a quell’ora, non prima. L’orologio biologico si ferma. La nostalgia del suono del ghiaccio nell’Old Fashioned, dei funghi riscaldanti, della lounge music. Le serrande si abbassano: il fracasso riempie lo spazio, sale su, avvolge le guglie, si perde nell’aria.

Breaking News: Aperitivo is back in town

Arriva la sera. Decido di tornare in metro. Non sembra l’ora di punta, non corre nessuno, nessuno da evitare, nessuno che urta. La fashion week è finita, le modelle sono scappate, sono scappati anche gli studenti fuori sede, chi spaventato dal virus, chi dalla minaccia della solitudine di una potenziale quarantena. In metro una donna preferisce rimanere in piedi, nonostante i quattro posti liberi, lontano da tutti. In fondo è il lavoro, sì, è il lavoro che obbliga a uscire di casa, a prendere i mezzi, al rischio del contagio. È la centralità dell’economia occidentale che si contrappone alla priorità primordiale del benessere psicofisico.

La notizia è giunta nel pomeriggio. Da oggi, mercoledì 26 febbraio, i locali possono rimanere aperti anche dopo le diciotto, ma solo se si effettua servizio al tavolo. Dopotutto, i bar sono sovraffollati anche la mattina e, se in questi giorni non lo sono stati, è perché qualcuno ha deciso di prepararsi il caffè a casa. Torna l’aperitivo, torna Milano. Il cielo è laccato, si cerca un sorriso dietro certe mascherine futili superstiti.

VINCENZO REALE

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10 motivi di STRESS a Milano nei giorni dell’ordinanza anti-coronavirus

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Malpensa Express - Terminal 1 - Andata (Foto: Andrea Urbano)

Se non fosse per la sua motivazione drammatica, vivere a Milano in questi giorni è meraviglioso. Aria pura, niente traffico, mezzi pubblici vuoti, niente code, ristoranti liberi, un senso di complicità con chi si incrocia nelle strade come a Ferragosto. Eppure sotto questa patina di paradiso si scovano anche dei motivi di disagio, che abbiamo ordinato in questa classifica.

10 motivi di STRESS nei giorni dell’ordinanza anti-coronavirus a Milano

#10 Impossibilità di svolgere hobby di routine

No palestra, no cinema, no centri commerciali, no piscina (“ma se c’è il cloro?!?”). Carenza di movimento fisico, “ieri ho fatto 200 passi secondo il mio applewatch”.

#9 Stress condominiale

“Ho una che suona il pianoforte tutto il giorno. Aiuto”. Quando ci si incontra, reciproci sguardi di diffidenza.

#8 Parenti da remoto

“Ma come mangi? Ti mando un pacco di cibo? Ma te lo consegnano? Pensano che sei in condizioni disperate”

#7 La salute

Difficoltà di avere un soccorso medico per problemi non legati al corona virus. Centralini occupati, “io lunedì per una cazzata ci ho messo tutto il giorno per sentire il mio medico di base”
“Io ho lo stress ipocondriaco: esco e quando torno a casa mi sento tutti i sintomi del coronavirus. Chiamo il centralino, ma non riesco a prendere la linea e nel frattempo mi passa”

#6 L’ansia da viaggio

“Se vado via da Milano, finirò in quarantena? Mi lasceranno ritornare?” Non poter pensare alle vacanze perchè ci trattano come appestati.

#5 Lo stress da divieto

Anche se non ti è mai fregato nulla di andare a teatro, al museo o di vedere una mostra, ti assale un’improvvisa fame di cultura.

#4 Acquistare su Amazon Prime

E vederti recapitare i prodotti in una settimana.

#3 Andare al supermercato

E trovare solo le penne lisce

#2 Guardare la TV

Stress mediatico tv, social, radio, che non parlano d’altro. Milano ritratta come in The Day After post esplosione nucleare

#1 Avere i figli in casa

 

MILANO CITTA’ STATO

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Perché ho scelto di vivere a MILANO

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Foto Andrea Cherchi (c)

E’ tanto che non scrivo per Milano Città Stato ma ora, con la paura che serpeggia nelle case, i bar chiusi, i tram deserti, sento il dovere di ricordare -soprattutto a me stesso- perché, con tutte le lusinghe del mondo, ho scelto di restare qui.

Milano è un cavallo da tiro pesante rapido. Il problema non è quanto pesa il carro, ma in quale direzione andare.
Milano è un formicaio, un alveare, un superorganismo: ognuno faccia il suo dovere e staremo meglio tutti. Milano è l’onda del mare. Non puoi prevedere quando e come e dove arriverà, ma continuerà ad esserci. Non la puoi fermare.
Milano è una fortezza assediata e abbattuta cento volte e centoun volte ricostruita, più grande e più bella di prima.

Milano è una direzione da prendere nella nebbia, è un cono d’ombra nella calura, Milano è una casa con le porte sempre aperte e qualcosa di caldo pronto per ogni ospite.
Milano è un sasso che rotola da una collina, non si fermerà. E’ un fiore: non c’è inverno, per quanto rigido, che gl’impedisca di rifiorire a primavera.
Milano è lavoro, aperitivi, cene, musei, concerti, mostre, eventi, mercati, servizi pubblici e iniziativa privata. Non fatevi ingannare dagli scaffali vuoti dei supermercati, i milanesi non cedono mai al panico, semmai all’istinto di non farsi trovare impreparati. Milano guarda solo avanti.

Milano è culto dell’ironia garbata, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. Milano sa aspettare, borbottando in fila agli uffici pubblici, mugugnando sotto le mascherine, cristonando in coda nel traffico, sa aspettare perché ha un obiettivo e nessuno al mondo, niente al mondo potrà mai impedirle di raggiungerlo.
Milano non cade. Milano non cede. Milano non si umilia e non si lascia umiliare. Milano è un giunco che si piega al vento, una quercia solida e ombrosa, custode gelosa di una storia di confine, invasa, appestata, bombardata, celebrata, viziata e operosa. Milano non rinuncia: rinvia. Milano non crolla: tratta.

Ci avete amati: lusingati, grazie. Ci avete odiati: problemi vostri. Nessuno ti obbliga a venirci, nessuno ti obbliga ad andartene. Vuoi il posto al sole? Milano. Vuoi scomparire tra la folla? Ancora Milano. Non sarà un virus a mettere al tappeto Milano. Non sarà la quarantena a sfinirla. E quando tutto questo sarà passato, Milano scatterà in avanti con lo slancio di un proiettile da obice.

Milano è orgoglio, determinazione, rabbia e buone maniere. C’è solo un soggetto che può stroncare Milano ed è Milano, il giorno in cui smetterà di credere in se stessa.

ANDREA BULLO

SARS, AIDS, AVIARIA, MUCCA PAZZA: come sono state gestite negli anni le 🚨 EMERGENZE SANITARIE?

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campagna progresso sull'aids - 1989

Al di là dei meme e delle battute, che aiutano senz’altro a sdrammatizzare la situazione, può essere utile operare una breve rassegna delle emergenze sanitarie più recenti che hanno avuto un’eco importante a livello globale e delle soluzioni poste in atto per risolverle o arginarle, in modo da poter trarre qualche utile insegnamento.

Ferma restando la gravità della situazione, che non si intende sottovalutare, è triste vedere una città chiusa e i supermercati saccheggiati come se si fosse in guerra.

Le più gravi EMERGENZE SANITARIE degli ultimi anni: quanto hanno colpito e come sono state trattate

# AIDS

Negli anni ’80, precisamente nel 1981, negli Stati Uniti, cominciarono ad apparire misteriosi casi di malattie generalmente collegate a quadri immunologici compromessi. All’inizio dello studio della malattia, oggi nota come HIV, se ne ritrovò un’ampia casistica negli omosessuali attivi, tanto che uno dei suoi primi nomi fu GRID, ossia Gay-Related Immuno Deficiency, immunodeficienza collegata ai gay, mentre volgarmente fu definita la “Peste dei gay“.

A livello mondiale si diffuse una diffusa ansia legata al fatto che insieme all’incertezza sulla trasmissione del virus, inizialmente si pensava che potesse bastare anche il contatto tra le mani, si trattava di uno stadio, quello della sieropositività, che, una volta preso, risultava irreversibile fino alla morte del soggetto.

Studi più approfonditi, che consentirono di ricostruire le modalità di contagio e di decorso del virus, dimostrarono come questa malattia colpisse a prescindere dagli orientamenti sessuali e condussero a rivedere e a liquidare tutti quei preconcetti che intanto si erano radicati nell’opinione pubblica e rischiavano di essere dannosi per i malati.

La malattia nota dal 1986 come AIDS (in italiano Sindrome di Imunodeficienza Acquisita) è dovuta al virus HIV e si trasmette attraverso i fluidi corporei. La sua virulenza e l’immunodeficienza di cui è responsabile, unitamente alla mancanza di vaccini o farmaci che siano completamente efficaci fanno sì che la prevenzione, unitamente alla ricerca di nuovi farmaci rappresenti la prima e più importante linea di difesa.

L’informazione efficace su questa malattia, oltre a sgombrare il campo da credenze infondate e pericolose, ha contribuito e contribuisce a rendere importante l’uso di comportamenti e strumenti, ad esempio i profilattici, che risultano efficaci nella tutela e nella protezione di sé stessi e degli altri.

A distanza di quarant’anni la malattia risulta ancora senza una terapia risolutiva, anche se i farmaci consentono di trasformare la sieropositività uno stato gestibile nel tempo. Fino ad oggi risultano oltre 35 milioni di persone morte per AIDS. 

# Morbo di Creutzfeld-Jakobs o della “MUCCA PAZZA”

Anche se il cosiddetto “morbo della mucca pazza” (tecnicamente, si tratta di una forma di encefalite spongiforme bovina) ha monopolizzato le prime pagine negli anni ’90, specie dal 1995 in avanti, il primo caso di questa malattia si è avuto nel 1986, nel Regno Unito. E questo stesso Paese è stato anche l’epicentro della malattia durante gli anni ’90. Il picco si è avuto tra il 1996 ed il 1997 e, nello stesso anno, il Nobel per la medicina ha riguardato proprio gli studi su questo morbo.

La comparsa dell’encefalite spongiforme bovina fu dovuta all’uso di farine animali per nutrire animali vegetariani, in particolare dei bovini, nei quali insorgeva la malattia proprio a causa di questo tipo di alimentazione estranea alla loro dieta. Oltre ad essere devastante per gli animali, il “morbo della mucca pazza” era enormemente pregiudizievole anche per gli umani: poteva portare alla demenza e alla morte in pochissimo tempo. A tutt’oggi non esistono farmaci in grado di curare tale morbo negli umani. Al netto della psicosi, l’allora Primo Ministro britannico, John Major comunicò, prima ancora che i controlli potessero venire completati, che i bovini britannici erano sicuri.
La mossa, sicuramente avventata, aveva lo scopo di proteggere l’industria alimentare britannica, ma complicò enormemente la situazione.

Ove non riuscì uno Stato membro, poté l’Unione Europea che, attraverso la sua Commissione, coordinò l’abbattimento dei capi malati ed i controlli necessari, provvedendo poi a riscrivere, anche sulla base di quanto era appena accaduto, la normativa in ambito di sicurezza alimentare a livello UE.
La possibilità di risalire, per ogni step del procedimento della sicurezza alimentare, al passo successivo e a quello precedente, che ora è un dato acquisito per tutta le norme di food security a livello UE è una lezione che fu appresa allora.

In trent’anni per il morbo della mucca pazza sono morte 207 persone nell’Unione Europea. 

 

# L’influenza aviaria

Nota anche come Peste Aviaria. E’ una malattia infettiva dovuta a un virus influenzale di ceppo A (orthomyxovirus), che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere inapparenti o lievi (virus a bassa patogenicità), oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso e alta mortalità (virus ad alta patogenicità).

Il virus è particolarmente resistente alle basse temperature e, in tali condizioni, rimane vitale a lungo nelle feci (7 giorni, oltre 30 giorni a 0 °C), tessuti, acqua (sino a un mese a 4 °C). Viene distrutto a 60 gradi in 30 minuti, per bollitura in 2 minuti, per luce solare diretta in 1÷2 giorni ed è inattivato immediatamente dai raggi UV e dai comuni disinfettanti.

Il virus può trasmettersi agli umani, come è stato definitivamente dimostrato a partire dal 1997.Anche in questo caso, la presenza di una strategia coordinata ha consentito di arginare e sconfiggere la malattia, che si è manifestata in Italia, sinora, diverse volte dopo essersi spostata all’interno di uccelli infetti. Dal 1997 è attestata la trasmissibilità all’uomo e le strategie di contrasto alla malattia, soprattutto farmacologiche e di controllo, riguardano tanto i volatili che gli umani.

L’OMS conferma 97 casi e 53 morti per l’influenza aviaria in Vietnam, Tailandia e Cambogia dal gennaio 2004.

# SARS

La SARS (che deve il suo nome all’acronimo inglese Severe Acute Respiratory Syndrome, ossia Sindrome Respiratoria Acuta Grave) appartiene anch’essa alla famiglia dei coronavirus. Proveniente dalla Cina (e poi diffusosi nel resto dell’Asia), raggiunse il resto del mondo nel periodo 2002-2003. E, nei giorni dal 12 al 15 marzo 2003, l’Organizzazione Mondiale della Sanità prese, per la prima volta dalla sua fondazione, la decisione di lanciare la raccomandazione di limitare i viaggi. Questo fu il primo passo verso la creazione e la gestione di una strategia coordinata, che, considerando solo i sintomi, ed i relativi esami ritenuti pertinenti, creava i casi clinici suddividendoli tra sospetti e probabili. Ciò permise di utilizzare a largo raggio tutta una serie di strumenti di controllo e cura, mantenendo il massimo grado possibile di flessibilità ed efficacia.

Dal 1° novembre 2002 al 31 agosto 2003, il virus contagiò 8.096 persone in una trentina di Paesi, soprattutto in Asia, causando 774 decessi.

La diffusione periodica di virus epidemici mostra che anche se funzionano strategie di limitazione e di isolamento, bisogna capire che con i virus dobbiamo saper convivere, senza cedere al panico o ad allarmismi esagerati.

ANTONIO BUONOCORE

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Quest’estate tutti all’IDROSCALO: l’elenco dei paesi che vietano o limitano l’accesso ai milanesi

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La lista dei Paesi stranieri che hanno deciso di adottare delle misure restrittive nei confronti dei viaggiatori provenienti dai nostri territori per contenere la diffusione del Coronavirus.

Quest’estate tutti all’Idroscalo: l’elenco dei paesi che vietano o limitano l’accesso ai milanesi

Nazioni off-limits

#1 Giordania

Dal sito di Viaggiare Sicuri del Ministero degli Affari Esteri emerge che la Giordania ha “vietato l’ingresso di tutti i viaggiatori provenienti dall’Italia, salvo i cittadini giordani. Ai viaggiatori che abbiano viaggiato in Italia, Cina, Corea del Sud e Iran nei 14 giorni precedenti l’arrivo in Giordania sarà negato il visto d’ingresso”.

#2 Seychelles

Stessa situazione per le Seychelles dove le autorità hanno “vietato a tutte le compagnie aeree con voli diretti alle Seychelles di imbarcare passeggeri che siano stati in Italia, Cina, Sud Corea e Iran negli ultimi 14 giorni”, ad eccezione dei cittadini delle Seychelles e dei residenti del Paese.

#3 Kuwait

Il Kuwait ha “annunciato la sospensione di tutto il traffico aereo da e per l’Iran, l’Italia, la Corea del Sud e la Thailandia”.

#4 Romania

Sempre sul sito del Ministero si legge che le autorità della Romania stanno adottando  misure di controllo e quarantena domiciliare di 14 giorni per i viaggiatori provenienti dalle località colpite dal Coronavirus. In particolare, all’arrivo in Romania, tutti i “viaggiatori  asintomatici delle aree maggiormente interessate, rispettivamente la provincia cinese dell’Hubei e le località italiane oggetto di specifica ordinanza della Lombardia e del Veneto, saranno collocati direttamente in quarantena, per un periodo di 14 giorni. Ai viaggiatori provenienti da altre località delle regioni Lombardia e Veneto sarà richiesto un isolamento volontario domiciliare per 14 giorni dall’arrivo” nel Paese.

#5 El Salvador

Proibito l’ingresso a chiunque provenga da Italia o Corea del Sud.

#6 India

I viaggiatori italiani o provenienti dall’Italia potrebbero essere sottoposti a quarantena di 14 giorni. 

#7 Kirghizistan

I viaggiatori provenienti dall’Italia saranno sottoposti a un regime di quarantena di 14 giorni in una caserma fuori dalla capitale Bishkek.

#8 Mauritius

Interdetto l’accesso a chi proviene dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia Romagna.

#9 Turkmenistan

Sospeso il visto d’ingresso per chi arriva dall’Italia.

#10 Zambia

Alle persone che arrivano all’aeroporto di Lusaka se vengono da zone interessate dal contagio (Lombardia e Veneto) anche se asintomatici viene imposta una quarantena obbligatoria di 14 giorni. 

#11 Malta

Chi arriva da Lombardia, Veneto, Piemonte e Emilia Romagna devono contattare le autorità e mettersi in quarantena volontaria per 14 giorni.

#12 Vietnam

Si riserva di adottare misure restrittive all’ingresso fino al respingimento in frontiera anche senza nessun preavviso per viaggiatori provenienti dall’Italia.

#13 Iraq

Chiuse le frontiere ai viaggiatori provenienti dall’Italia.

#14 Germania

Chi proviene da Paesi a rischio, compreso il Nord Italia, sono obbligati a rimanere nel proprio domicilio e a contattare le autorità sanitarie locali anche se non sviluppano sintomi.

#15 Francia

Chi proviene dalla Lombardia e il Veneto devono rimanere in casa e ridurre le attività non essenziali. 

#16 Regno Unito

Chi proviene dalla Lombardia e il Veneto devono rimanere nella loro abitazione e contattare il Servizio Sanitario Nazionale, anche se senza sintomi.

#17 Bulgaria

Scorrendo l’elenco, che viene aggiornato in tempo reale, emerge che la  Bulgaria richiede “a tutti i passeggeri provenienti dall’Italia la compilazione di un questionario, in presenza di un ispettore sanitario, dichiarando le proprie generalità e se si avvertono dei sintomi. In caso di febbre alta o tosse, verificatesi successivamente all’ingresso nel Paese, si dovrà contattare un medico di base. Le autorità locali raccomandano di non recarsi direttamente all’ospedale senza aver prima preso contatto con il medico. Per tutti i passeggeri in arrivo in Bulgaria che presentassero temperatura corporea superiore ai 37 gradi è prevista una consultazione nella struttura sanitaria specializzata istituita in Aeroporto. La compagnia Air Bulgaria ha comunicato la cancellazione dei voli da e per Milano fino al 27 marzo”.
E ancora il Ministero della Salute di Samoa ha stabilito che i viaggiatori provenienti (o in transito) dall’Italia saranno ammessi nel Paese solo se abbiano trascorso 14 giorni di quarantena in un Paese in cui non siano occorsi casi di coronavirus e posseggano certificazione medica (non piu’ vecchia di 3 giorni) che escluda il contagio.

Nazioni con limiti particolari 

#1 Bielorussia

Hanno prodotto protocolli specifici per viaggiatori provenienti dall’Italia: devono compilare un questionario e all’aeroporto vengono sottoposti alla misurazione della temperatura corporea e chi ha la febbre viene accompagnato in un presidio sanitario ad hoc.

#2 Ucraina

L’Ucraina, invece, ha deciso di aumentare i controlli per i passeggeri.
In particolare “le autorità sanitarie ucraine hanno annunciato il controllo della temperatura corporea per tutte le persone provenienti dall’Italia, sia attraverso i confini terrestri, in particolare quello con l’Ungheria, che negli aeroporti internazionali laddove sono state  predisposte unità epidemiologiche mobili. Le persone che presentino sintomi della malattia verranno poste in temporaneo isolamento e sotto osservazione per essere eventualmente trasferite nei reparti di infettivologia degli ospedali ucraini specializzati”.

#3 Moldavia

In Moldavia il Premier Ion Chicu ha annunciato l’installazione di un termoscanner presso l’aeroporto di Chisinau per esaminare i passeggeri provenienti dall’Italia, “cui seguirà l’installazione di un secondo scanner adibito a controlli generalizzati”.

#4 Brasile

Il Brasile ha adottato una procedura di controllo sui voli diretti in arrivo dall’Italia presso  l’Aeroporto internazionale di San Paolo, che prevede la salita a bordo di alcuni ispettori dell’agenzia, la formulazione di una serie di domande a fini di sanità pubblica, in particolare all’equipaggio, e la lettura, da parte del personale di bordo ai passeggeri, prima dello sbarco, di un messaggio informativo che richiama misure preventive per evitare la  trasmissione della malattia e la necessità di rivolgersi a un medico nel caso in cui si registrino sintomi quali febbre, tosse o difficoltà respiratori”.

#5 Polonia

La Polonia invece raccomanda, “per chi rientra dalle Regioni del Nord Italia” di adottare misure di auto-monitoraggio.

#6 Lettonia

In Lettonia, le autorità locali richiedono ai passeggeri in arrivo su voli provenienti da Milano, Bergamo, Venezia e Verona la compilazione, in aeroporto, di un modulo rilasciato dal Centro di Prevenzione e di Controllo delle Malattie locale, in cui indicare la Regione di provenienza, i luoghi in cui ci si è recati di recente nonché la prevista durata e il luogo di soggiorno” nel Paese.

# Altri Paesi con vincoli

Questi provvedimenti si aggiungono a quelli emanati nei giorni scorsi in particolare dalla Croazia (controlli all’ingresso), dalla Slovacchia (controlli all’ingresso) e il Montenegro (restrizioni all’ingresso per chi proviene dall’Italia). Controlli per chi proviene dall’Italia anche in Egitto, in Libano e Costa D’Avorio.

# Località italiane

Anche delle località italiane pongono vincoli a chi proviene dalle le regioni più colpite, in particolare da Veneto alla Lombardia, tra cui la Calabria (chi arriva dal nord deve contattare le autorità sanitarie e gli viene consigliato di mettersi in quarantena per 14 giorni), la Campania (nel comune di Pago Veiano, in provincia di Benevento, ordinanza contro chi non riferisce gli spostamenti, con multa di 5.000 euro a chi ha soggiornato dal 10 febbraio in Lombardia o in Veneto e non lo ha comunicato alla polizia municipale o al sindaco, Ischia annullata dal prefetto l’ordinanza di divieto di ingresso per chi arriva da Lombardia e Veneto), Molise e Basilicata (in entrambe ordinanza di quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi arriva dal nord).

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