Quando te ne vai dovresti farlo in modo elegante e curato nei dettagli, imparare a salutare è importante.
Uno non ci fa caso, si dà più peso all’arrivo, ma invece arrivare è solo l’inizio.
Ma il punto è un altro, le persone dovrebbero avere a disposizione un ventaglio di tecniche di commiato da utilizzare a seconda dei contesti. E guarda caso eccole qui.
10 modi per salutare quando te ne vai
#1 Fuga all’inglese
Come insegna la Brexit, gli inglesi quando decidono che si è fatta una certa vanno via senza spendere troppe parole.
#2 I tre baci alla francese
Destra, sinistra e poi ancora destra. O si partiva con la guancia sinistra? Non ricordo. Sappi che se sbagli scatta il French Kiss.
#3 Ciao a tutti
Così si evitano i saluti a uno a uno che portano via più tempo dell’intera serata. E ti permette di salutare anche chi non sopporti affogandolo nella matassa del generalismo.
#4 Abbraccio nordico
Beh, lì fa freddo. Ogni scusa è buona per fregare il calore umano dell’altro.
#5 Bacio sovietico sulla bocca
Quando la tua virilità non è in discussione non hai paura di affrontare certe sfide. Tipo baffo contro baffo.
#6 Si è fatta una certa
Una frase che strizza l’occhio alla gioventù senza riuscire a interessarla più.
#7 Bella
Bella cosa? La serata? La tipa che ha declinato il tuo insistente invito a uscire con te? Non lo sapremo mai.
#8 Salutare e guardare un altro (saluto della spaccone)
Allenati prima di effettuare questa forma di saluto. Il rischio è quello di sembrare leggermente strabici ottenendo così l’effetto inverso rispetto a quello sperato.
#9 Il pugno sullo spalla
Magari evita se lei è una dolce fanciulla che sta tranquillamente sorseggiando un Martini.
#10 See you later alligator (in a while crocodile)
Se durante la serata non ti sei ancora divertito abbastanza non perdere questa ultima occasione per sfoderare il meglio della tua ironia.
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Le città stato sembrano un fenomeno contagioso. Madrid è diventata comunidad autonoma, a Parigi sono state introdotte leggi speciali, Londra è stata dotata di un suo governo, così come Città del Messico è nel pieno del processo di diventare una città stato sul modello del mondo germanico, come Berlino, Vienna o Amburgo. Sono città stato in Europa anche Bruxelles, San Peitroburgo, Mosca, Budapest e le città cantone della Svizzera. Cina ed India stanno realizzando città e distretti autonomi prendendo a riferimento Singapore. In tutto il mondo la tendenza è univoca: dare più autonomia alle città più importanti.
Perché i governi stanno creando delle città stato?
È un fattore ideologico, storico oppure pragmatico come risposta alle esigenze della società di oggi? Ideologico non è, nel senso che non c’è un’ “ideologia delle città stato”: le città stato non si riconoscono tali per l’appartenenza all’idea o a un modello astratto, ma si caratterizzano esclusivamente per un aspetto amministrativo: la possibilità di autogovernarsi senza organi di mediazione tra sé e il governo nazionale. Non è un fattore storico, nel senso di continuazione di una tradizione. C’era un periodo del mondo antico caratterizzato dalle città stato, che ha raggiunto l’apice con le polis greche, poi il Medioevo con il Sacro Romano Impero che era suddiviso in numerose città stato. Ma quello delle città stato moderne è un fenomeno completamente diverso rispetto a quello dell’antichità: è il primo segnale di forza delle città rispetto ai grandi stati sovrani che hanno dominato negli ultimi secoli.
Resta l’ultima ipotesi, che le città stato siano una risposta a un’esigenza del mondo contemporaneo. Se fosse così, quale sarebbe questa esigenza che ha portato paesi diversi come Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Russia, Svizzera, Messico o Argentina a puntare su città autonome senza mediazioni di governo? Negli ultimi decenni, in particolare nell’ultimo, la situazione del luogo come vincolo, come centro di tutte le relazioni che riguardano un individuo, è diventato un concetto superato. Nel senso che oggi c’è la possibilità di trascendere il “luogo” in infiniti modi: tu oggi non devi più scegliere il luogo che ti consente di svolgere entro i suoi confini il massimo delle tue attività, ma tu oggi puoi scegliere quel luogo che ti mette nella condizione di poter operare con tutti gli altri luoghi.
Questa è la premessa: l’impresa, il lavoratore, ogni operatore può scegliere di stare dove può essere in contatto con tutto il mondo, quindi non è più costretto a scegliere il luogo che offre al suo interno il migliore mercato. Questa è una tendenza globale che investe tutti gli stati. Di conseguenza la priorità commerciale degli stati moderni non è più quella di creare un mercato interno tale da attirare compratori e venditori, bensì creare un luogo che diventi un trampolino per le attività che possano essere svolte al di fuori di quel luogo.
la priorità commerciale degli stati MODERNI non è più quella di creare un mercato interno tale da attirare compratori e venditori, bensì creare un luogo che diventi un trampolino per le attività che possano essere svolte al di fuori di quel luogo.
Per certi aspetti la grande città non risponde più a un’esigenza di essere la sede fisica, la sede di relazioni e di contatti di una persona, ma è diventata un hub di rapporti, come un aeroporto. Prendiamo ad esempio l’aeroporto. Non si va in un aeroporto per andare necessariamente nel luogo dove si trova l’aeroporto. Questo è ancora più chiaro per gli hub, i grandi aeroporti internazionali, come Francoforte o Parigi: quasi tutti quelli che ci arrivano ci vanno perché sono il luogo ottimale per le connessioni che hanno con altri luoghi.
Le città stato sono principalmente un luogo di attrazione di persone e capitali, sono come degli hub aeroportuali che attraggono per la loro capacità di connessione con il resto del mondo, dando la possibilità di operare ad armi pari con le città più evolute. Queste città “punta” all’interno degli stati stanno acquisendo sempre più autonomia e si potrebbero definire “città mercato internazionali”.
Le città stato moderne sono delle “città mercato internazionali”
Ogni Paese in Europa ha creato o sta creando almeno una città stato che è una città mercato internazionale. Cosa significa in concreto città mercato internazionale? Per capirlo capiamo cosa si intende per mercato. Il mercato è un luogo dove chi vuole acquistare o vendere della merce ci va perché in quel luogo trova la possibilità di incontrare più occasioni di compravendita per la merce a cui è interessato, anche grazie ad operatori che possono provenire da luoghi molto distanti. Le città si sono formate nel tempo come dei mercati, luoghi dove si radunavano compratori e venditori di tutto il circondario, ma oggi compratori e venditori in realtà possono essere di tutto il mondo e raggiungibili direttamente a casa loro.
Le città si sono formate nel tempo come dei mercati, luoghi dove si radunavano compratori e venditori di tutto il circondario, ma oggi compratori e venditori in realtà possono essere di tutto il mondo e raggiungibili direttamente a casa loro.
Berlino, Parigi, Londra o Madrid sono delle grandi città mercato dove compratori e venditori sono di tutto il mondo. Quando tu vendi devi avere le stesse condizioni fiscali, giuridiche, di libertà di poter vendere a tutti i possibili consumatori del mondo, come se tu stessi operando in un’altra città mercato internazionale. Allo stesso modo il consumatore deve avere la possibilità di comprare i migliori beni e servizi con condizioni analoghe a quelle di altri luoghi. E di conseguenza lo stesso accade per il lavoratore: più la città si pone come un vero hub internazionale e più gli si offre la possibilità di poter lavorare per le aziende di tutto il mondo.
La tendenza internazionale è di concedere maggiore libertà di amministrarsi alle città economicamente più sviluppate. Questa tendenza in atto risponde all’esigenza degli stati di avere al loro interno un’area ottimale per poter accedere ai mercati internazionali, un’area che sia più efficiente rispetto a come è organizzato il resto del Paese. Il successo delle città stato nasce pertanto da una tendenza che si sta diffondendo in tutti i grandi paesi europei, tranne uno. Indovinate quale.
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La gente è convinta che la spiaggia sia una zona franca dove puoi fare tutto quello che vuoi. Sbagliato, quelle sono le acque internazionali piene di sirene e di pirati.
Fin quando resti dentro i confini della territorialità nazionale devi seguire le norme di comportamento previste dagli autoctoni. Per esempio se va in Papua Nuova Guinea è brutto rifiutare lo stinco di esploratore offerto in dono dagli indigeni.
Le 7 regole del galateo della spiaggia
#1 Non lasciare le sigarette in spiaggia (metterlo nel cocco)
Anche se fuori dai locali mettono la sabbia nel posacenere questo non significa che tutta la spiaggia sia un enorme pattumiera per i tuoi mozziconi.
#2 Non avere musica a palla
Pensare che i tuoi gusti musicali siano talmente sofisticati da conferirti l’onere di erudire tutto il litorale è un pensiero leggermente psicotico.
#3 Non tutti sono interessati alle tue conversazioni telefoniche
Abbassa il volume della tua voce, non sei sul tram.
#4 Non contrattare con la collana se non la vuoi prendere
Quando si avvicina il venditore, sotto il sole torrido delle due di pomeriggio, carico come un furgoncino di medie dimensioni, non è il caso di fermarlo se non sei veramente interessato agli articoli che offre.
#5 Non riempire di sabbia chi sta a prendere il sole
Per esempio potresti cominciare indossando le pinne quando arrivi a bordo mare, non sette chilometri prima. Altrimenti lungo il tuo percorso al mare seminerai vento e poi raccoglierai tempesta.
#6 Non sbattere il telo mare
Altrimenti vengo a casa tua e sbatto la tovaglia sopra il tuo divano in alcantara e vediamo se ti fa piacere. Come con i bambini bisogna fare con voi…
#7 Non guardarsi in giro come un allupato
Gli occhiali da sole sono stati inventati con lo scopo preciso di proteggere il vagare errabondo dei bulbi oculari in contesti a elevata densità di natiche.
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Gli amanti della vita notturna e del divertimento da oggi hanno un valido alleato per pianificare e organizzare al meglio il proprio tempo libero: Le Notti di Milano. Una vera e propria guida on line per districarsi nella moltitudine di proposte che offre la movimentata città di Milano. Il preparato e qualificato staff del sito ha selezionato per voi solo i locali più alla moda, trendy e seri della città. Potrete essere sicuri di trascorrere una bella serata di allegria senza la paura di incappare in location poco serie che potrebbero rovinarvi il divertimento. Nel portale troverete tante categorie di differenti locali, per ogni struttura è dedicata un’intera pagina con la descrizione, le fotografie, gli eventuali menù e i prezzi ben chiari e precisi. Potrete anche prenotare direttamente on line il vostro tavolo, in tutta comodità e sicurezza. Milano è una città caotica e piena di vita, molteplici sono le possibilità che offre, grazie all’unico sito ufficiale dedicato al divertimento della città, potrete essere sempre aggiornati sui diversi eventi anche culturali. Il sito infatti è una guida ideale per tutti gli amanti dell’arte e della cultura come ad esempio; esposizioni, rappresentazioni teatrali, vernissage. Sarete sempre aggiornati sui diversi eventi, per essere sicuri di non perderne neppure uno!
I locali più trendy di Milano
Sono innumerevoli i Locali Milano che propongono tutte le sere tanto svago e divertimento. Nella categoria apposita troverete tante differenti tipologie di locali tra cui scegliere; discoteche, birrerie, pub, wine bar e locali per aperitivo. Potrete scegliere la location ideale in base ai vostri gusti e alle vostre esigenze. Molti locali iniziano la serata con ricchi e sfiziosi buffet di aperitivo, accompagnati da ottimi drink. Si proseguirà poi la serata con tanti differenti intrattenimenti; musica dal vivo, musica dei più bravi Dj Set del momento, spettacoli di cabaret e balli.
I migliori Ristoranti della città
Gli amanti della buona cucina, potranno scegliere i Ristoranti ideali nell’apposita categoria. Molteplici le cucine tra cui scegliere; la classica Italiana, ristoranti di carne e pesce, e le particolari Regionali dove riscoprire gusti e sapori di sempre. Non mancano le proposte di cucine orientali ed etniche come quelle Giapponesi, Cinesi, Messicane, Greche o Eritree per esempio. Sapori e profumi di terre lontane tutte da scoprire. Differenti sono anche le atmosfere proposte; dai ristoranti di Lusso dove nulla è lasciato al caso, alle pizzerie o trattorie, dove si respira un’aria godereccia, quasi famigliare. Molti ristoranti propongono anche speciali menù e intrattenimenti dedicati ai bambini, per una serata di sicuro divertimento per tutta la famiglia.
Arte e Spettacolo
Nel portale troverete anche diverse categorie dedicate agli eventi culturali; arte & cultura, benessere e spettacoli. Potrete essere sempre aggiornati sulle diverse proposte in programmazione nella movimentata città di Milano. Per qualsiasi dubbio o domanda basta contattare lo staff di Le Notti di Milano, sia online sia telefonicamente, 24H su 24H (call center informazioni & prenotazioni: 02 84571125).
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E’ la notte tra il 28 e il 29 giugno del 1521, quando una saetta colpisce il deposito di munizioni del Castello Sforzesco. Nell’esplosione morirono più di trecento soldati francesi e la torre del Filarete venne distrutta. Solo molti anni dopo si seppe cosa accadde quella notte.
Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro.
Un amore ESPLOSIVO: la torre del Castello Sforzesco fu distrutta per vendicare la fidanzata
Qualche giorno prima era stato arrestato il “Bombarda” che lavorava al servizio del duca Sforza che voleva riconquistare Milano dai francesi. Il Bombarda venne arrestato dai francesi all’abbazia di Chiaravalle proprio mentre convolava a nozze con la fidanzata, l’Assuntina.
Il Bombarda fu condannato a morte, ma il comandante delle forze francesi ebbe un’idea. Visto che il Bombarda era molto abile con la bombarda pensò che gli potesse essere utile e decise di risparmiargli la vita. Per metterlo alla prova gli fece far esplodere un colpo di bombarda sulla statua dell’Arcangelo Michele, che era odiata dal governatore, e l’uomo colpì perfettamente il bersaglio. Il capitano promise al Bombarda che la mattina dopo lo avrebbe lasciato libero di tornare a Chiaravalle per sposare la sua Assuntina.
Ma la donna prima di venire riconsegnata al suo amato divenne preda di alcuni soldati francesi che se la spassarono con quella poveretta in un’orgia all’interno del Castello. La vedetta del Bombarda fu terribile. Prese di mira il deposito di munizioni e con un colpo preciso lo fece esplodere. La statua dell’Arcangelo Michele fu risistemata nel 1735. La torre del Filarete fu ricostruita nel 1905.
Fonte: Milano Segreta, Francesca Belotti- Gian Luca Margheriti, Newton Compton Libri
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Alzi la mano chi vorrebbe saltare l’attesa e andare subito alle vacanze… o almeno, che vorrebbe distrarsi con qualcosa che ricordi mete calde e rilassanti: con della musica reggae, per esempio.
Purtroppo gli scienziati preferiscono inventare altro rispetto alla macchina del tempo, quindi dovremo aspettare nella calda e umida Milano fino al momento in cui faremo finalmente le valige e accontentarci, appunto, della musica reggae che abbiamo deciso di ascoltare.
D’altronde, penso che tutti siamo d’accordo sul fatto che la musica sia un ottimo palliativo per sopportare l’attesa snervante, no? Soprattutto se si parla del sound molleggiato del reggae.
E dato che siamo in tema reggae, ho una cosa molto interessante da dirti.
Pronto? Questo sabato, dalle ore 21.30, il Carroponte proporrà uno dei suoi live dj set esplosivi, al quale faranno da cornice la location all’aperto, il prelibato street food e i fiumi di birra: sembrerà quasi di essere già in vacanza… ho detto quasi, non esageriamo.
Sto parlando del “Carroponte Reggae Summer Party“, una serata a ingresso gratuito a base di musica reggae e che vedrà in consolle Vitowar e il suo repertorio che ti farà molleggiare fino al mattino.
Fossi in te, non mi lascerei scappare una serata così.
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Cercare il verde a Milano può costare davvero un lungo viaggio tra la memoria e il futuro, tra la grandezza del passato e quello che per ora possiamo solo immaginare. Piccoli tesori antichi che fanno parte della storia cittadina conviveranno presto con paesaggi avveniristici che esistono ancora esclusivamente nei progetti dei grandi studi di architettura chiamati ad immaginare la Milano del nuovo secolo.
Ogni buon milanese sa che nel cuore di Milano esiste un piccolo giardino, il più piccolo della città per l’esattezza: 12.000 mq di superficie per 183 alberi. Non uno di più. In via Francesco Sforza, racchiuso tra Palazzo Sormani, l’Università degli Studi e l’Ospedale Maggiore, in pieno centro città, il Giardino della Guastalla è uno splendido scrigno che custodisce una storia molto antica. Fu costruito nel 1555 su commissione della contessa Paola Ludovica Torelli della Guastalla, una delle più illustri signore della Milano cinquecentesca che, rimasta vedova per la seconda volta a soli 29 anni, fondò qui un collegio per giovani nobili decadute. Una delle più antiche istituzioni educative laiche d’Europa, probabilmente la più antica scuola per ragazze al mondo, che esiste ancora oggi a Monza.
Non proprio una vita da mammoletta quella della Contessa: abituata al comando, praticamente di casa alla corte di papi, re, principi e duchi, a metà del suo cammino decise di cambiar vita e acquistò questi giardini per l’educazione delle sue ragazze, poiché riteneva che la bellezza stessa fosse educativa e che quindi dovessero vivere immerse in essa: «le fanciulle sono come le viti novelle, che se si appoggiano a pali ritti crescono ritte, se a torti, vengono torte e difettose». Forme geometriche, simmetrie perfette, viali, fontane e tanto verde caratterizzano dunque questo giardino “all’italiana“, cui negli anni si aggiunsero una peschiera barocca – un tempo alimentata dal Naviglio che passa proprio sotto via Sforza – un’edicola seicentesca e un tempietto neoclassico, opera di Luigi Cagnola. Nel 1939 fu espropriato dal Comune di Milano e adibito a parco pubblico, conservando un’eleganza degna di Versailles.
Attraverso i secoli ha mantenuto la sua ispirazione di giardino intimo e chiuso: quella dimensione raccolta, i rumori lontani, i bambini che urlano, i cani, il rumore delle pagine sfogliate, il suono di un pallone preso a calci, l’acqua della vasca dei pesci ne fanno un’oasi di relax apprezzata soprattutto da mamme con i bambini, studenti universitari e giovani avvocati in pausa pranzo. Se il giardino è così ben tenuto lo si deve soprattutto ai cittadini della zona, che cinque secoli dopo la morte della Contessa hanno preso a cuore il loro piccolo polmone verde e se ne occupano ogni giorno. Fino al punto di aver progettato, promosso e reso possibile – trovando persino lo sponsor – un piano per dotarlo finalmente di un impianto di illuminazione pubblica, che lo renda godibile anche nelle ore serali e ne scoraggi le invasioni vandaliche.
Il futuro
Ben altro scenario è quello che si delinea per un’area considerata un tempo periferica alla città, luogo di binari, depositi e magazzini ferroviari, che dovrebbe diventare il Central Park di Milano: più di 400 mila metri quadri di verde, con (quasi certamente) grattacieli sullo stile della vicina Porta Nuova e il nuovo polo artistico della città. Stiamo parlando dell’ex-scalo Farini, che fa parte del più vasto progetto di recupero dei 7 scali dismessi, ovvero il più redditizio piano di investimenti immobiliari del secolo a Milano.
L’accordo di programma siglato lo scorso 3 agosto 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia, Ferrovie dello Stato Italiane e Savills, definisce le regole di rigenerazione della porzione dello Scalo Farinicon la creazione di aree verdi per una parte sostanziale della superficie fondiaria e 37.900 mq di superficie che potrà essere sviluppata con progetti di coliving e student housing. Un lungo iter – attraverso complesse procedure pubbliche – dovrà perciò realizzare all’ex Scalo Farini, di proprietà delle FS, il quarto parco più esteso della città dopo i parchi Lambro, Sempione e Montestella.
Tra tutti gli scali, la trasformazione del Farini dovrebbe essere la prima a partire. In questi mesi si dovrebbe avviare la procedura per la definizione del masterplan che disegnerà l’asset urbanistico definitivo, mentre la posa della prima pietra è prevista per il 2021.
Per il momento gli elementi certi sono solo due.
In prima istanza, gli accordi tra FS Sistemi Urbani, Comune di Milano e Accademia di Brera per trasferirvi una quota consistente delle attività d’insegnamento su un’area di 15000 metri quadrati, recuperando l’ex magazzino merci tramite una ristrutturazione affidata al Politecnico.
Per una Milano verde e verticale
Più recentemente, l’acquisto da parte di COIMA, società indipendente leader nella gestione patrimoniale di fondi di investimento immobiliare (la stessa che ha realizzato Porta Nuova per intenderci), dell’area Valtellina, porzione strategica dello Scalo adiacente proprio a Porta Nuova, il cui unico conduttore fino a dicembre 2022 sarà l’Agenzia del Demanio con spazi occupati dalla Guardia di Finanza e dalla Agenzia delle Dogane.
COIMA ha dichiarato che garantirà la collaborazione con il Comune e le Ferrovie nell’ambito dell’iter amministrativo e del bando internazionale per selezionare lo studio di architettura che si occuperà del masterplan per impostare le linee guida dello Scalo Farini. Per questo ha costituito un Sustainable Innovation Committee – un gruppo multidisciplinare operante in ambito di sostenibilità, digitalizzazione e tecnologia, community management e smart construction – che sarà attivo anche sul progetto dell’area Valtellina per approfondire ricerca e sviluppo dedicati all’innovazione di prodotto, alle applicazioni tecnologiche con riferimento alle caratteristiche della domanda futura degli utilizzatori, e alla sostenibilità ambientale e sociale.
Le luci stanno dunque per accendersi sull’inizio della più vasta rivoluzione urbanistica di Milano. E speriamo si accendano presto anche i led dei giardini della Contessa. Chissà se oggi la bellezza che cercava per le sue ragazze l’avrebbe trovata proprio qui, nel nuovo regno delle Belle Arti o nei grattacieli che sfideranno il cielo.
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Il VOID è molto più di una serata di musica elettronica.
Il VOID è LA serata elettronica per eccellenza, che raduna i dj più abili e rinomati nell’ambiente e che, quando il Rocket chiude, si sposta nei club e nei locali più vivi di Milano.
Come il Magnolia.
Hai presente il Magnolia il venerdì sera? Ecco, questi due elementi vanno sempre necessariamente a braccetto, soprattutto se si tratta di ospitare una serata come, appunto il VOID.
Questo venerdì, in particolare, questo circolo in quel di Segrate sarà teatro della Techno Religion night della crew del VOID.
A partire dalle ore 22, potrai ballare una delle migliori selezioni techno della nostra città nel parco del Magnolia… per ben 6 ore di fila, dopo aver pagato solo 5 euro d’entrata.
Il VOID saprà farti esplorare i confini del ritmo, della sonorità e dell’elettronica fino alle viscere, per travolgerti in danze sfrenate.
Chi sarà protagonista della consolle? Naturalmente Richey V, Simone Zino e Sofia T., che ti travolgeranno con un sound intenso e robusto.
Ma non è tutto, perchè a rinfrescare i bollenti spiriti ci sarà il nostro amato Void Sake Bar, per una fornitura all night long di prelibato sakè.
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Se l’Italia fosse un animale sarebbe un gattopardo, creatura innaturale figlia dell’incapacità di scegliere e di prendere una posizione netta, come il titolo del capolavoro di Tomasi da Lampedusa che denunciava un Paese in cui “tutto cambia perchè niente cambi“. In settant’anni poco o nulla è cambiato: la nostra natura gattopardesca rimane immutata nei decenni, forse nei secoli, in cui cambiamenti fasulli si avvicendano a colpi di grandi proclami e di piccole azioni.
La regola aurea delle Olimpiadi: una sola sede
E’ la logica del primo non prenderle, del catenaccio, del tengo famiglia, dell’Arlecchino servo di tutti i padroni. Un po’ gatto un po’ leopardo, un po’ Torino un po’ Cortina d’Ampezzo. Pur di non decidere e di non scontentare nessuno, l’Italia supererà il limite del ridicolo: una delle poche certezze nella vita sono le Olimpiadi, fin nella notte dei tempi avevano luogo in una sede. Ogni quattro anni il Comitato Olimpico assegna i giochi olimpici a un’unica sede che si è candidata ad organizzarli. Così accade da sempre e così accadrà per sempre. Eppure l’Italia che non sceglie decide di infischiarsi di questa regola, semplice, a prova di idiota, e presenterà non una ma tre candidature. Senza una capofila. Tre luoghi assieme. E non si tratta di posti vicini: da Torino a Cortina d’Ampezzo ci vogliono dalle 5 ore e mezza alle sei ore di automobile. Un tempo che si impiega da Milano per andare a Marsiglia, Monaco di Baviera o Zagabria. Immaginiamo i torpedoni che si spostano dalle valli delle Dolomiti per portare selve di tifosi nei dintorni di Torino.
E’ la logica del primo non prenderle, del catenaccio, del tengo famiglia, dell’Arlecchino servo di tutti i padroni. Un po’ gatto un po’ leopardo, un po’ Torino un po’ Cortina d’Ampezzo. Pur di non decidere e di non scontentare nessuno, l’Italia supererà il limite del ridicolo
Dalla politica romana siamo abituati ormai a qualunque tipo di follia, ma questa le supera tutte. E già ci pregustiamo gli sghignazzi che accoglieranno questo nostro ennesimo colpo di teatro, travestito da innovazione epocale ma frutto della più classica mentalità levantina, del salvare capri e cavoli per lisciare i potenti. Cosa succederà è già scritto. Al CIO si faranno una grassa risata, “ah les italiens!”, e assegneranno la candidatura a chi ha rispettato almeno la regola base: presentare una e una sola candidata, senza fare i fenomeni. Ci saranno accuse contro i cattivi stranieri insensibili al nostro genio e poi si dimenticherà tutto, dividendosi nelle consuete lotte tra fazioni, tecnica infallibile per sviare l’attenzione del popolo e lasciare che tutto rimanga com’è.
Per non scontentare i potenti si fa perdere chi per la politica romana non conta nulla: Milano
Quello che resterà sul campo sarà una brutta sconfitta. Soprattutto per Milano, perchè era l’unica sede con le carte in regola per aggiudicarsi le Olimpiadi, come avevano riconosciuto i vertici della Federazione Internazionale. Ma a perdere sarà anche l’Italia, che vedrà l’ennesimo treno farle ciao ciao, perduto per non dover scontentare nessuno. Ma non solo: perduto per aver danneggiato Milano, l’ennesima volta. La pagliacciata della candidatura a tre teste si aggiunge infatti a una sfilza di prese in giro e di occasioni fatte perdere a Milano dalla politica romana. Si aggiunge a EMA, con la candidatura di Milano portata avanti solo da un sottosegretario contro primi ministri di paesi esteri, si aggiunge alla strabiliante riforma delle città metropolitane che ha livellato Milano verso il basso, al pari di città più piccole e periferiche come Messina o Cagliari. Si aggiunge alla compagnia di bandiera che abbandona Malpensa o al patto per Milanocon investimenti promessi e poi rimangiati nel valzer dello scaricabarile e delle dimenticanze. Ora l’ennesimo smacco, con la candidatura di Milano innalzata all’estero e annacquata in patria. Che cosa deve succedere ancora perchè i milanesi si accorgano di una realtà così evidente, che la politica romana sta sabotando la nostra città? A memoria storica il governo nazionale ha appoggiato Milano solo una volta, quando le ha consentito di candidarsi e di aggiudicarsi Expo. E sappiamo come è andata a finire, con un successo straordinario per la città e forse unico nella storia recente del nostro Paese.
Che cosa deve succedere ancora perchè i milanesi si accorgano di una realtà così evidente, che la politica romana sta sabotando la nostra città?
La verità è che la politica romana è il più grande pericolo per il futuro di Milano. Eppure i milanesi sembrano non accorgersene. Tanto più riceviamo batoste tanto più andiamo avanti come se nulla fosse, accettando da Roma qualunque sopruso senza fiatare. Anzi, quasi con piacere. Come Tafazzi, personaggio della tv che, in calzamaglia nera e sospensorio bianco, saltellava colpendosi l’inguine con una bottiglia di plastica e traendo chiaramente piacere da tale pratica. Un personaggio che, guarda caso, era interpretato da un milanese.
L’unica alternativa al masochismo è pretendere da governo centrale quello che hanno chiesto, ottenuto o difeso le più importanti città del mondo: l’autonomia amministrativa. Le città cantone della Svizzera, Berlino Amburgo o Vienna, Parigi, Madrid, San Pietroburgo o le province autonome del Trentino: tutte forme di città stato, di territori che hanno alzato una barriera alle interferenze che il governo del paese può esercitare sulle comunità.
Tafazzi sfida Arlecchino
Le Olimpiadi saranno una grave perdita per Milano e per il Paese, ma potrebbero essere una straordinaria secchiata d’acqua fresca sui milanesi. Potrebbero segnare il miracolo di Tafazzi che smette di prendersi a bottigliate e si lancia contro Arlecchino. Il miracolo di cittadini che, come è successo forse solo nelle cinque giornate, smettono di dividersi in fazioni e si compattano in una comunità per pretendere lo status di città stato: una piena autonomia amministrativa perchè Milano possa prendere il controllo sul suo futuro. E scegliere se essere gatto o essere leopardo.
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Il 13 novembre di quest’anno saranno intercorsi esattamente centocinquanta anni dalla morte del grande compositore pesarese Gioachino Rossini.
Molti conoscono Rossini per lo più per il… drink, ahimè.
Ma Rossini è stato compositore di alcuni capolavori del teatro lirico, tra i quali il primo e più famoso tra tutti è l’ironico e frizzante “Il Barbiere di Siviglia“.
Altri successi di Rossini sono stati “La Gazza Ladra”, “La Cenerentola” e “Guillaume Tell”, assieme ad altre decine e decine di opere liriche, musiche di scena, inni e cori, ma questo poliedrico compositore è stato autore anche di musica sacra, vocale e strumentale.
Insomma, Rossini è stato un personaggio molto importante della grande opera italiana e se anche tu sei un suo ammiratore, o semplicemente ti piacciono le sue composizioni, ti propongo l’appuntamento diquesto mercoledì della rassegna “Estate Sforzesca“, che ancora una volta propone serate… “di qualità”, come direbbe il nostro barbiere.
A partire dalle 21.30 di questa sera, infatti, il Castello Sforzesco rimbomberà della musica del concerto “Omaggio a Gioachino Rossini“, durante il quale ascolterai le più celebri sinfonie del maestro pesarese eseguite dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali.
Nonostante il caldo, uscirai soddisfatto, soprattutto perchè l’ingresso costerà solo 5 euro.
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Una delle frasi che si sente più spesso è che i cani siano i migliori amici degli uomini.
Sappiamo tutti che i cani sono tra le creature più fedeli della natura, arrivando quasi ad essere accecate fede nei propri umani, peccando di ingenuità.
I cani farebbero di tutto per gli uomini, ma fino a che punto potrebbero spingersi gli uomini per i loro compagni di gioco a quattro zampe?
Ci sono varie risposte a questa domanda e posso dirti che il dodicenne Atari Kobayashi è arrivato persino a infrangere la legge per il suo cane.
Lascia che ti racconti questa storia.
Siamo nel 2037: la città giapponese di Megasaki è invasa dalla crescita incontrollata dei cani e dalla diffusione di una misteriosa “influenza canina”.
La situazione è tragica e conduce il sindaco alla drammatica decisione di isolare tutti i cani del paese – randagi e domestici, compreso il proprio animale da compagnia – su un’isola destinata all’accumulo di rifiuti e immondizia: l’Isola dei Cani.
E’ qui che entra in gioco Atari Kobayashi, che pur di riavere con sè il fedele compagno di giochi Spot parte alla sua disperata ricerca: così, dirotta un piccolo aeroplano e lo pilota fino all’Isola dei Cani.
Persi i sensi in seguito all’atterraggio di emergenze sul posto, viene soccorso da un manipolo di meticci: commossi dalla devozione del ragazzino nei confronti del suo animale domestico, Capo, Rex, Boss, Duke e King decidono di proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia.
Piaciuta questa storia? E’ solo l’inizio, perchè potrai vedere “L’isola dei cani”questo martedì alle 21.15 al Cinema Oberdan: credimi, questa storia vale tutti i 7.50 euro del biglietto.
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Voglio raccontarti di un bel posticino in quel di Baggio (che, al di là di tutti gli epiteti del tipo “all’arrembaggio!”, “fatti coraggio!” e “quartiere selvaggio“, alla fine “vale il viaggio”).
Attento, però: questo mio racconto vale solo se ami la birra buona – e per “buona” intendo quella artigianale, corposa e profumata -.
Eh sì, perchè anche a Baggio teniamo molto al buon bere: se la birra non è artigianale, perde quel qualcosa che la rende ancora più appagante.
Quindi, se anche tu ami la birra, proseguo questo mio racconto.
Il posticino del quale voglio parlarti si chiama HopDuvele descriverlo con aggettivi risulterebbe scontato… ti dico solo che è stato una manna dal cielo, per Baggio.
Si tratta di un pub molto speciale in via Bonaventura Broggini.
E’ quel tipo di pub in cui se qualcuno ha portato una chitarra acustica puoi metterti lì vicino e chiedere canzoni da cantare e/o suonare tutti insieme: basta avere voglia di divertirsi in compagnia (e a Baggio ne abbiamo molta!).
Quel tipo di posto in cui se dici all’oste “vorrei una birra rossa, dolce e molto saporita, magari con un retrogusto fruttato” avrai esattamente quello che volevi.
Ma è anche quel tipo di locale che va bene sia per mangiare qualcosa, sia per passare una serata con amici, sia con la tua anima gemella, perchè è intimo e familiare, informale e raccolto, adatto per tutte le occasioni.
Chiedi agli osti quello che vuoi, qualsiasi sapore tu voglia assaggiare e loro sapranno consigliarti esattamente quello che cerchi: garantito.
Insomma, un posto che vale il viaggio fino a Baggio.
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Prima del 1630 Milano aveva oltre centomila abitanti. Nel 1632 ne erano rimasti quarantasettemila. In mezzo ci fu l’epidemia di peste più violenta della storia della città.
La storia dell’area di Milano che restò immune dalla PESTE: strega o carbone?
Nel periodo di maggior picco la morte nera arrivò a portare via quasi 1000 persone al giorno. Ma c’era una parte della città che restò immune: la zona compresa tra l’ospedale (oggi Università Statale) e piazza Santo Stefano.
Secondo il popolo la ragione di questo miracolo era dovuta alla presenza di una strega in via Laghetto numero 2 (ai tempi si chiamava Ca’ di Tencitt) che doveva aver fatto una magia contro il morbo. Per celebrare il miracolo, finita l’epidemia il comune fece dipingere su quella casa un’immagine della Madonna con san Rocco, san Carlo e San Sebastiano ai suoi piedi. Quell’immagine esiste ancora oggi.
Difficile dire se il miracolo fosse opera davvero di stregoneria. Una ragione forse scientificamente più realistica fu che in via Laghetto c’era il porto dove veniva scaricato il carbone che veniva poi portato alla Veneranda Fabbrica del Duomo chi trasportava il carbone era chiamato Tencitt). Tutta quella zona era ricoperta di polvere nera e i suoi poteri assorbenti fungevano da disinfettante contro la malattia.
La leggenda narra che una notta si sentì il suono delle campane seguito da una voce molto potente che disse: “avrò pietà del mio popolo, madre”. Era la voce di Gesù che rispondeva alle preghiere della Madonna. Pochi giorno l’epidemia scomparve dalla città.
Fonte: Milano segreta, Francesca Belotti- Gian Luca Margheriti, Newton Compton Editori
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La Luna è stata per secoli al centro delle credenze, dei miti e del folklore dei popoli a noi antecedenti.
E’ collegata a divinità marine, notturne e a spiriti che popolano il mondo onirico: insomma, se si pensa alla Luna, non si può non sognare.
E proprio questo venerdì, il nostro satellite argentato sarà protagonista di un evento astronomico affascinante è unico nell’arco dell’ultimo secolo (e non sto esagerando).
Sto parlando dell’eclissi totale di Luna, fenomeno che tingerà la superficie del satellite visibile dalla Terra di… rosso. Si potrà, quindi, parlare di Luna Rossa.
Sarà l’eclissi lunare più lunga del secolo, ma c’è di più.
Eh sì, perchè oltre a questo spettacolo mozzafiato, si potrà anche osservare l’estrema vicinanza della Luna con Marte, altro fenomeno che ci regalerà uno show fuori dal comune per una notte magica.
Se anche tu vuoi goderti questo cielo speciale, non devi fare altro che recarti al Planetario “Ulrico Hoepli” alle 21 di questa sera armato di telescopio e goderti questa performance stellare scrutando il firmamento.
E, dato che la Luna è sempre stata un riferimento fondamentale per i romantici, se non hai un telescopio sarà l’occasione giusta per chiederlo a qualcuno: magari può nascere qualcosa di più…
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Siamo arrivati all’ultima settimana di luglio e già sentiamo odore di vacanza.
Ti rendi conto? Tra pochi giorni sarà la prima settimana di agosto: è tempo di pensare alle giornate con gli amici, con l’anima gemella o con la famiglia, di abbandonarsi al relax, all’avventura e al divertimento.
Ma quest’ultima settimana di luglio ci porta alla mente anche un’altra cosa inerente alle vacanze: la prova costume.
Eh sì, perchè è dalla prima settimana di marzo che siamo attenti all’alimentazione, scrupolosamente attenti a equilibrarla con esercizio fisico e a evitare tutte quelle occasioni in cui la nostra buona volontà è messa a dura prova da squisiti manicaretti che comprometterebbero il lavoro di mesi.
Fino a qui, nessun problema. Ci siamo quasi: nulla potrà distoglierci dall’obiettivo finale…
E qui non c’è scampo: a chi non fanno gola quei deliziosi ravioli? Se hai voglia di una cena diversa, gustosa e stuzzicante oppure, più semplicemente, ami la cucina orientale, o, ancora, sei solo curioso di provare sapori nuovi, i ravioli orientali della zona di Lambrate sono il top per chiudere in bellezza la settimana.
Per quattro giorni, potremo dimenticarci della prova costume, a cominciare dalle 18 di questo giovedì fino alla tarda serata di domenica.
A partire dall’aperitivo di questa sera, si andrà di ravioli: potrai gustarli al vapore o alla piastra, di carne o verdura, shao mai o gyoza. E ti dirò di più: sei con un gruppo di amici, potrai anche provare il formato Friends Will Be Friends, cinque porzioni di Dumplings, 1 per ogni tipo, servite su un vassoio.
Ok, abbiamo già capito che quest’ultima settimana di luglio si sgarra di brutto, soprattutto perchè ad accompagnare il tutto ci sono fiumi di birra by Brooklyn Brewery, che potrai gustare assieme ai tuoi ravioli sulla terrazza dell’East Market Diner.
Guarda il lato positivo: hai ben… una settimana per recuperare, prima delle ferie.
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Avete presente quelle ore che, in un’afosa notte di luglio, precedono l’alba di Milano?
E’ l’attimo del pre-giorno, quasi tutto è ancora ovattato e il tuo cane accucciato sogna, mentre il caldo della stanza sta per diventare meno appiccicoso, senti il primo tram della giornata che esce dalla rimessa. E proprio in quel momento di dormiveglia interrotto anche dai pensieri più neri che si fanno largo con l’afa, ho constatato che non ci si può davvero sentire soli in questa città, nemmeno se la si cercasse strenuamente, ‘sta solitudine. Perché?
Perché, per esempio, ho notato che nemmeno di notte è possibile perdere l’orientamento. Fateci caso, indipendentemente dalla zona nella quale vi svegliate, di notte, affacciandovi alla finestra, al balcone o scendendo per strada, troverete, alzando il viso, un punto luce, quasi come una stella, non solo polare, che è lì a confermare la vostra posizione in questo nostro mare urbano. Qualche esempio?
Torre Velasca
La mia preferita, così chic e immutabile: il tempo non la scalfisce e nemmeno la volgarità delle torri moderne. La zona è quella dell’Università Statale e si può ammirare da Piazza Fontana/Santa Sofia sino a Porta Romana.
Unicredit Tower
Lo sanno proprio tutti dove si trovi, avendo superato in altezza persino la Madonnina. È quella più visibile da diversi punti della città anche a molti Km di distanza. Infatti mi dicono che è visibile da Viale Certosa sino a Sesto San Giovanni.
Torre Branca o Just Cavalli
E’ la torre più à la page, lì sotto ci si fanno spesso feste e aperitivi memorabili, al suono di DJ super trendy. Visibile in zona Parco Sempione-Triennale.
Linate Torre di Controllo
Se siete nell’area Mecenate-Forlanini-Idroscalo, sarete avvezzi a questo faro che indica il viaggio per antonomasia. Insieme alla torre di controllo, di notte, non è raro seguire con lo sguardo il volo di un aeroplano appena decollato.
Madonnina
In alto sopra ogni guglia più alta del Duomo c’è Lei che da lassù rassicura chi la guarda e ci accoglie generosa, donandoci un abbraccio.
City Life
Le due torri (dicono ve ne saranno 5 a breve) si trovano in zona Gattamelata, Fiera Vecchia o per dirla in modo moderno: Fiera Milano City, è lì dove i VIP hanno preso residenza.
Diamante
E’ la torre fatta tutta di vetro e con quel taglio particolare, che le conferisce, quasi, l’eleganza del diamante, ospita BNP e in serate particolari si colora in modi differenti. La possono ammirare tutti coloro che affacciano sulla zona Ex Varesine-Garibaldi.
Torre RAI
Accompagna lo sguardo notturno dall’Arco della Pace per tutto corso Sempione sino quasi ad arrivare all’imbocco della Milano Laghi.
Regione Lombardia
Con la Rosa Camuna al suo apice, affianca coloro che si trovano in zona Isola, Melchiorre Gioia e sempre più giù sino ad arrivare quasi in Copernico.
Ne conoscete altre? Se sì, arricchite questo contributo così mi rassicurerete ulteriormente durante la mia prossima notte insonne.
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Come ho già detto in più occasioni, la zona di San Siro è abbastanza contraddittoria.
Negli ultimi anni, per bilanciare il divario tra stra-ricchi delle upper class e abitanti delle case popolari, questo quartiere della zona 7 si è popolato di tanti locali ed eventi sparsi qui e là.
Pensa: persino lo Smashing Wednesday, la serata fatta da ragazze per ragazze, è approdato a San Siro per la sua stagione estiva.
Più precisamente, lo Smashing Wednesday è piombato al Chiringuito di San Siro, che, grazie alla crew di questa serata folle, rimbomberà di musica per ragazze che hanno voglia di ballare fino al mattino.
Potrai scatenarti sui sound più svariati: dalla trap alle hit italiane, dal rock’n’roll all’electronic music… insomma, ce ne sarà per tutti i gusti e non avrai scuse per non ballare, soprattutto perchè l’ingresso è gratis.
Quindi, ricapitoliamo: questa sera, ci troviamo alle 22 al Chiringuito Forlanini di San Siro. Non mancare, eh.
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L’estate più terribile per Milano ebbe inizio il 25 luglio 1943, una data storica per l’Italia.
La serie di sconfitte dell’Asse in Russia e in Africa settentrionale posero le basi per la richiesta di convocazione del Gran Consiglio del Fascismo, al quale Mussolini non potè opporsi a lungo.
Così, mentre gli Americani conquistavano la Sicilia, all’alba del 25 luglio, a maggioranza dei voti dei propri membri il Gran Consiglio approvò la mozione di Grandi. Nel pomeriggio, il Re nominò Pietro Badoglio quale nuovo capo del governo, disponendo l’arresto di Mussolini.
Il Bomber Command inglese, che fino ad allora aveva seriamente bombardato Milano solo in tre occasioni (due attacchi il 24 ottobre 1942 e uno il 15 febbraio 1943), decise che per accelerare la resa italiana il modo migliore fosse quello di distruggere la sua più importante città industriale.
Mettendo a ferro e fuoco Milano (e altre città del nord), la popolazione esasperata e fiaccata avrebbe spinto Badoglio a chiedere l’armistizio.
Fu così che in agosto i bombardieri inglesi della RAF sorvolarono la nostra città per quattro notti, sganciando sulla testa dei pochi milanesi rimasti (circa 250.000) un carico di bombe inimmaginabile.
L’8 agosto, poi la notte tra il 12 e il 13, tra il 14 e il 15, tra il 15 e il 16 del mese.
Notti che lasciarono per sempre il segno, sia in chi visse quei momenti, sia in chi vide la città subito dopo, ma anche nei mesi e negli anni seguenti. Milano non fu più la stessa: il patrimonio storico e artistico, alcuni pittoreschi quartieri, le antiche dimore, rimasero solo un ricordo fotografico.
Approssimativamente, morirono tra le 1.200 e le 2.000 persone. La città perse un terzo delle proprie costruzioni, distrutte direttamente dalle incursioni aeree, dagli incendi da queste scatenati, o per le demolizioni successive resesi necessarie o (spesso) economicamente più vantaggiose.
L’8 settembre l’Italia si arrese. Anche in questo caso, Milano pagò alla nazione uno dei suoi più alti tributi.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Emily Dickinson è conosciuta da molti come poetessa e personaggio storico da studiare a scuola e nelle università.
Ma, nonostante questo, Emily Dickinson era edè un mistero per molti… come persona.
Perchè dico questo?
Beh, sulla carta si sa chi fosse: Emily Dickinson era una poetessa che ha trascorso la maggior parte della vita chiusa nella tenuta dei suoi genitori a Amherst, nel Massachusetts… ma che persona era veramente quella ragazza che ha vissuto in isolamento per la maggior parte dei suoi giorni?
Emily era considerata una bambina di talento, ispirata e intelligente, ma nonostante le sue elevate e acute virtù, fu costretta ad abbandonare gli studi a causa di trauma emotivo vissuto durante la sua giovinezza.
Ritiratasi dalla società, Emily divenne introversa e si cimentò nella scrittura di poesie, senza più affacciarsi al mondo esterno, quel luogo che lei riteneva freddo, duro e spietato, soprattutto nei confronti delle donne.
Nonostante l’esistenza claustrale, Emily riuscì comunque a portare e tramandare ai suoi lettori lontano nel mondo i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue emozioni.
Dunque, chi era realmente Emily Dickinson? Una donna che ha compiuto la sua lotta solitaria e disperata per il proprio riconoscimento sociale in un mondo maschilista.
Se ami la figura di questa poetessa americana, ti consiglio di assistere alla proiezione di“A Quiet Passion”questa sera alle 21.30 al Cinema Ariosto, soprattutto perchè il biglietto costa 10 euro.
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