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L’Art Experience dell’artista dagli occhi bianchi

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Quando conosco una persona, la prima cosa che guardo sono i suoi occhi.

Personalmente, penso che gli occhi siano la parte più significativa e trasparente del nostro volto: non solo sono i portatori delle emozioni, dei sentimenti e degli stati d’animo, ma soprattutto… non possono mentire.

Quando vidi per la prima volta un dipinto di Modigliani, uno dei suoi famosissimi dipinti che raffigura un soggetto con gli occhi bianchi, rimasi… assai interdetta.

Non capivo il perchè di quelle rappresentazioni femminili, quelle figure allungate, quei colli così sottili e quel viso così lungo… e poi gli occhi.

Quegli occhi bianchi mi facevano sempre una certa impressione, perchè era come se il soggetto che avessi davanti non avesse un’anima. Perchè, alla fine, è vero: gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima.

Poi, studiando la sua arte, ho capito che Modigliani dipingeva gli occhi delle persone solo quando conosceva personalmente il soggetto dei suoi dipinti.

Affascinante… ma sempre abbastanza impressionante.

Se anche tu sei appassionato dell’arte di questo maestro italiano, non puoi perderti “Modigliani Art Experience“, la mostra multimediale che il Mudec esporrà fino al 4 novembre.

Tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie, “Modigliani Art Experience” proporrà le opere di questo grande pittore in 2D e in 3D.

Potrai immergerti a trecentosessanta gradi nelle rappresentazioni pittoriche di questo grande artista italiano del Novecento pagando solo 13 euro di ingresso.

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Il PARCO SEMPIONE: storia, leggende e curiosità del central park di Milano

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Storia, leggende e curiosità che pochi conoscono del Parco Sempione, il Central Park di Milano.

#1 Ospitava animali esotici

Ai tempi degli Sforza, il Castello si apriva in un bosco dove c’erano anche animali esotici introdotti dai nobili che regnavano sulla città.

#2 E’ stato un campo di addestramento militare

Con la caduta degli Sforza il parco venne abbandonato e in età napoleonica fu trasformato in piazza d’armi, campo di addestramento militare, e rimase con questa funzione anche con il ritorno degli austriaci.

#3 Fu salvato dai cittadini contro la speculazione edilizia voluta dall’amministrazione

Dopo l’unità d’Italia l’uso militare del parco fu sospeso e si avviò un dibattito su cosa farne di questo spazio: da un lato i costruttori premevano per inserirlo nel piano regolatori e trasformarlo in area edificabile, dall’altro lato però i cittadini si organizzarono in comitati che si opponevano con grande forza a questa idea.

#4 Fu progettato come parco all’inglese

Vinsero in cittadini e nacque così il parco attuale, denominato “Parco Sempione” e realizzato tra il 1888 e il 1894 da un progetto dell’architetto Emilio Alemagna secondo il modello romantico dei parchi all’inglese, con viali alberati e laghetti.

#5 Il parco dell’Expo e dell’arte a cielo aperto

Nel 1906 il parco ospitò l’EXPO e nel 1933 vide la realizzazione del Palazzo dell’Arte (Triennale). Il parco ospita diverse le sculture, tra cui il monumento equestre a Napoleone III e le opere Storia della Terra di Antonio Paradiso, Accumulazione musicale di Fernandez e i Bagni misteriosi di Giorgio de Chirico.

#6 Dai navigli proviene il ponte degli innamorati (e il Luna Park)

Attira gli innamorati il Ponte delle Sirenette di Francesco Tettamanzi, un tempo sul naviglio in via Visconti di Modrone e qui portato in occasione della copertura della cerchia nel 1930.

Ogni anno, nel periodo del carnevale ospita un luna park che, in passato, aveva sede nella vecchia Fiera di porta Genova, lungo le sponde della Darsena.

#7 Ha ospitato una prova della Coppa del Mondo di sci da fondo

Nel gennaio 2011 il Parco è stato teatro di una prova della Coppa del Mondo di sci di fondo. In tale occasione alla neve frutto di abbondanti nevicate fu aggiunta neve portata dalle Alpi.

#8 E’ abitato dallo spettro della Dama Nera

Tra le leggende metropolitane, si segnala lo spettro della Dama Nera: nelle sere di nebbia, quando Parco Sempione è ormai deserto, capiterebbe di sentire odore di violette e apparirebbe la figura spettrale della dama vestita di un lungo abito nero e velata in viso. Si dice che adescherebbe giovani aitanti per condurli in un luogo sperduto dove dopo l’accoppiamento sarebbero vittime della follia.

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“Scendi, c’è il cinema”, il cinema all’aperto della zona 6

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Se ti dico “cinema all’aperto” e “zona Giambellino-Lorenteggio“, sembra stia parlando di due particelle che non possono stare nella stessa frase.

Se hai presente quelle zone, hai in mente il perfetto significato della parola “periferia” ma anche se possono sembrare luoghi abbandonati a loro stessi, nascondono spesso abitanti dal grande spirito di collaborazione, condivisione e dalla voglia di mettersi in gioco per cambiare le cose e creare insieme qualcosa di bello… come un bel cinema all’aperto per passare l’estate in compagnia.

Ed è proprio questa è l’anima del progetto di riqualificazione del quartiere “Scendi, c’è il cinema!“, un cinema all’aperto che si sposterà in varie zone del quartiere per il quale non ci sarà bisogno del biglietto e non ci saranno sedili, maschere e gradinate.

Tutto quello che occorrerà per godersi un film è un prato e la voglia di stare insieme, gli elementi più genuini ed essenziali per passare una bella serata estiva.

Questo venerdì, “Scendi, c’è il cinema!” si sposta nel cortile di Via Segneri 3 e dopo l’Anguriata di benvenuto delle 20.30 sarà proiettato “Oceania, una pellicola per grandi e piccini, dal profondo significato e dai paesaggi onirici.

Potrai conoscere la storia di Vaiana, una principessa polinesiana irrimediabilmente attratta dall’oceano nonostante le ammonizioni dei genitori, che continuano a proibirle di cavalcare le onde con la sua barca o con qualsiasi cosa le permetta di salpare.
Soltanto la nonna, che suole raccontare storie di antichi miti che lei reputa reali, sembra spingerla verso l’acqua.

Presto, però, per Vaiana arriva il momento di lasciare la sua isola per salvarla da una maledizione dalle dimensioni sovrannaturali che sta avvelenando il mondo da centinaia di anni. La missione della ragazza sarà quella di trovare il semidio Maui e convincerlo a restituire il cuore di Te Fiti, la Madre Terra, la quale sembra essersi dileguata nel momento in cui le è stato sottratto questo prezioso tesoro.

Sei curioso di sapere come andrà a finire? Scoprilo questo venerdì sera con la proiezione del progetto “Scendi, c’è il cinema!“.

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La storia di Palazzo MARINO: da casa maledetta a sede del Comune

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Era un ricco banchiere, Tommaso Marino, che lo eresse nel 1598, commissionando il progetto a Galeazzo Alessi. La sede del futuro Comune di milanese aveva ben poco: Marino era genovese, Alessi era perugino. Nessuno dei due viveva in città, anche per questo il palazzo fu malvisto dai milanesi che lo consideravano un oltraggio alla loro città e un’opera estranea allo stile milanese.

Alla morte di Tommaso Marino, la famiglia subì un profondo tracollo, che sarebbe culminato nel 1577 col pignoramento, a saldo dei numerosi debiti contratti, finendo nelle mani dell’amministrazione pubblica. Durante questo periodo il palazzo cominciò a deperire finché nel 1632 lo Stato vendette il palazzo agli eredi del banchiere Emilio Omodei, anche se non lo abitarono mai.

Il 14 luglio 1781 per la somma di 250.000 lire lo Stato ritornò in possesso del Palazzo che, durante il periodo napoleonico, divenne sede del Ministero delle Finanze e del Pubblico Tesoro del Regno d’Italia.
Dopo le Cinque giornate di Milano, il palazzo divenne sede del Governo provvisorio della Lombardia e, nel 1859, il palazzo passò dalla proprietà dello Stato a quella del Comune che lo elesse a sua sede nel 1861.

Alcune curiosità sul palazzo: inizialmente era orientato verso piazzetta San Felice ed ha la caratteristica di essere l’unico palazzo del centro di Milano a non accostarsi a nessun altro palazzo sui quattro lati.

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Festival delle birrette

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Ogni volta che c’è il Festival delle Birrette del mare culturale urbano è una festa.

Non scherzo: io amo tutte quelle birrette artigianali che riescono a combinare un perfetto grado alcolico, una gasatura al punto giusto e, naturalmente, un sapore che ti ricorderai per il resto della vita.

Perchè la cosa bella delle birrette artigianali (dico “birrette” perchè, purtroppo, la maggior parte delle volte sono vendute in bottiglia da 33cl, ahimè), è proprio il loro gusto sempre diverso, che potrebbe variare addirittura da bottiglia a bottiglia.

E il mare culturale urbano lo sa: ogni volta che organizza questo festival dedicato alle birre artigianali, alla musica, allo street food e alla buona compagnia sotto le stelle gli abitanti della zona 7 ringraziano e fanno la ola.

Anche questo weekend, il Festival delle Birrette sarà a ingresso gratuito e partirà da venerdì, dalle 18.00 fino alle 24.00, per terminare domenica, offrendo la possibilità di scegliere tra le proposte “luppoliche” dei numerosi stand dei birrifici presenti.

Ma non ci sarebbe un vero festival senza musica: per questo, come ognuna delle precedenti edizioni, per accompagnare questo scorrere di rigagnoli dorati ci sarà anche la musica dei gruppi che si esibiranno dal vivo.

Insomma, c’è davvero di tutto: cibo, birra, musica, birra, street food… birra.

Quello che importa è la birra e qui ce ne sarà tanta e di quella buona, quindi non mancare.

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Rivivere Expo sulle panchine del padiglione Germania

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I resti di Expo non sono solo nell’area Expo di Rho. Ci sono alcune memorie rimaste anche in città o nei dintorni, come è il caso del padiglione dell’Uruguay trasformato in ristorante sudamericano a Origgio. 

Chi avesse nostalgia di Expo può andare nel giardino delle culture di via Morosini (nelle vicinanze di largo Marinai d’Italia) e sedersi sulle panchine.

Si sentirà di colpo immerso nella grande esposizione universale, tra wurstel e balli tipici bavaresi. Non si tratta di un’allucinazione, ma del fatto che le panchine su cui si siede sono quelle che si trovavano nel padiglione tedesco.

Leggi anche: Expo, 3 anni dopo: cosa è rimasto?

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L’Estate al Folk Festival di Eataly

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Eccoci qui: anche quest’anno, l’Estate è esplosa.

Anche quest’anno, l’Estate fa rinascere la vita con i suoi colori e i suoi profumi… e il suo caldo soffocante, naturalmente, quello che smorzerebbe persino la voglia di fare di un bambino iperattivo sotto effetto di zucchero.

Ma dato che non manca poi tantissimo alle tanto agognate vacanze (o almeno, ci piace pensare così), noi non ci lasciamo scoraggiare da questo clima tropicale e facciamo come se il sole e il caldo siano giusti giusti, alla temperatura ideale, quella perfetta per godersi l’Estate.

Per questo motivo (e, a proposito di Estate, per rovinare la prova costume che stai cercando di superare con tanta fatica), ti propongo l’evento Folk Festival di Eataly, che ha deciso di eludere quel caldo che normalmente fa passare l’appetito.

Cosa c’entra questo evento con l’Estate? Beh: cosa ti viene in mente quando si parla di questa stagione?

Naturalmente gli eventi all’aperto, le grigliate con gli amici e ai festival colmi di stand pronti a proporti le proprie leccornie ready to eat.

E difatti questi sono proprio gli elementi dei tre giorni del Folk Festival: a partire dalle 18 di questo giovedì fino a sabato, potrai gustare, accedendo all’evento gratuitamente, prelibatezze street food, birra artigianale a fiumi e, dato che non c’è Festival senza musica, potrai goderti i concerti previsti per le tre serate.

In particolare, questo giovedì, a partire dalle 21.30, potrai ascoltare i Balfolk, che porteranno un repertorio di Mazurke, Polke, Rondeau e chi ne ha più ne metta, per ballare in compagnia tra manicaretti gustosi e freschissima birra.

Che bella l’Estate, eh?

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Fare SPORT a MILANO: dalla pallavolo al trisball tutti gli impianti della città

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Si parla in questi giorni di una candidatura di Milano come possibile sede delle Olimpiadi Invernali del 2026. Siamo andati perciò ad analizzare come se la passa il mondo dello sport in città.

Leggi anche: Dieci motivi perchè le Olimpiadi sono da fare a Milano

Tra gli open data messi a disposizione da Regione Lombardia, troviamo anche un censimento degli impianti sportivi della città metropolitana.

Restringendo lo sguardo alla sola città di Milano troviamo 308 complessi sportivi dedicati alle più svariate discipline (113 sono oratori!), per un totale di 1667 spazi in cui è possibile praticare la propria attività preferita.

Tra questi, 1054 risultano omologati CONI, 948 sono all’aperto e 719 al coperto.
A livello di accessibilità, 1214 sono fruibili anche dai disabili, 453 ancora no.

Per chi ama fare fitness c’è solo l’imbarazzo della scelta (266 strutture), ma anche chi vuole praticare tennis, basket e pallavolo non avrà problemi, con circa 200 campi per disciplina.

sport a milano
Numero di strutture per disciplina (Open Data Regione Lombardia)

Se ci si vuole arrampicare, nell’elenco compare la Polisportiva Lombardia Uno in Zona 6, mentre chi vuole scendere sott’acqua può rivolgersi alla Associazione Canottieri Milano, sul Naviglio Grande.

Spazi anche per chi ama gli sport americani: 4 campi da baseball e 5 da football tra le strutture censite. Ma è possibile anche mandare la palla in buca, nel campo da golf dell’Harbour Club di via Cascina Bellaria.

Per chi preferisce sedersi e ragionare, nell’elenco compaiono due strutture che si accreditano come spazio per il gioco della dama e degli scacchi (si tratte di due palestre in istituti scolastici della zona 2).

Se intanto volete imparare a difendervi, in 101 spazi è possibile praticare arti marziali, in 10 scherma e in 5, per chi ha un nemico più distante, il tiro con l’arco.

Lo sport nazionale in cui si rincorre un pallone per far gol conta 166 campi per calcio a 11, 141 per calcio a 5, 28 per il calcio a 7, ma anche 3 dedicati al trisball (calcio a 3).

Vi manca il mare? Il beach volley è anche a Milano, con 4 campi in sabbia e uno in erba.

Il celebre Stadio di Ghiaccio permette, invece, di cimentarsi nei freddi hockey e pattinaggio su ghiaccio, ma se ormai vi sentite una certa età addosso forse è meglio darsi alle bocce: 25 campi vi aspettano.

ELIF LAB

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La leggenda del MOSTRO mangiabimbi dello stemma di Milano

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Sopra le porte del Castello Sforzesco può capitare di vedere una strana immagine, un filo sgraziata e molto molto macabra. Raffigura un bambino nella bocca di un grosso serpente.
Questa immagine che ha fatto diventare il biscione il simbolo di Milano proviene da un Visconti. Anche se ci sono due leggende che parlano della sua origine.

Una versione racconta che durante l’assedio di Gerusalemme, nel corso della prima crociata, Ottone Visconti, alla guida di 7000 milanesi, sconfisse in un duello il terribile nobile saraceno Voluce, che aveva come simbolo di guerra un serpente che ingoiava un uomo.

La seconda narra che nella metà del IV sec., un drago di nome Tarantasio giunse nei dintorni di Milano trovando dimora in una grotta presso il lago Gerundo. Si riteneva che tale mostro divorasse i bambini. Dopo diversi tentativi di uccisione, Uberto Visconti affrontò e sconfisse il mostro, prima che quest’ultimo potesse ingoiare del tutto un fanciullo. Volendo immortalare l’evento, lo stesso Uberto, leggendario capostipite dei Visconti, si fece riprodurre il mostro sullo scudo e sull’elmo.

Chissà se invece tutto questo non sia stato il semplice frutto di una meravigliosa storia inventata di sana pianta da un cavaliere in cerca di un mito?

Leggi anche: Storia e misteri di Gerundo, il lago che bagnava Milano

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Il viaggio del Tri.p Music Fest: Alva Noto

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Viaggio: quanta magia si nasconde dietro a questa parola.

Prima o poi, la voglia di fare un bel viaggio viene a tutti, soprattutto se si tratta di un viaggio di piacere per scappare dalla routine e dal grigiore della città.

In assenza di questo, anche un viaggio metafisico, mentale, può andare bene, se fatto come si deve.

Ah, sia chiaro: non mi riferisco alla sensazione di estasi che può dare chissà quale schifezza chimica e non.

Sto pensando al semplice trasporto che può dare una qualsiasi situazione che ci emoziona particolarmente, pensiero che ci rende felici e qualunque cosa ci faccia volare con la fantasia e lo spirito.

Soprattutto se si parla di una musica evocativa e coinvolgente, quella che evoca quel sentimento di totale perdita in un’universo altro è impagabile.

Ed è proprio di musica che voglio parlare, in particolare del TRI.P Music Fest, che torna a Milano con una seconda edizione dedicata alla ricerca musicale più pura dell’indie rock e della world music, per creare un unico “viaggio sonoro”.

Musicisti da tutto il mondo saranno invitati a partecipare a questo festival e i loro concerti si svolgeranno tutti alla Triennale di Milano fino a lunedì 25 luglio.

Questo martedì, per esempio, dalle 21 toccherà al sound di Alva Noto deliziare la nostra serata milanese, che approda alla Triennale di Milano per proporre una concerto che sicuramente non potrà che far bene.

Mi raccomando: se ti interessa, non dimenticare di acquistare il biglietto per la sua serata sul sito ufficiale del festival.

E anche quest’anno gli appuntamenti sono eccezionali.

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La politica e le OLIMPIADI a Milano: pensavo fosse amore invece era un calesse

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Le Olimpiadi a Milano? Sarebbero un grande successo per tutta la nazione, di questo sono convinti alla Federazione Internazionale Sci. Milano sarebbe la favorita e ha tutte le carte in regola, eppure difficilmente sarà la città candidata dall’Italia: amata all’estero osteggiata in patria, sembra questo il mantra di Milano.
Per capire le chances di Milano a superare le candidature di Torino e Cortina, abbiamo indagato negli ambienti istituzionali.
Tutte le informazioni qui sotto riportate si riferiscono a indiscrezioni rilasciate da massimi esponenti della scena politica nazionale o locale di cui omettiamo i nomi perchè ci sono state date a titolo privato.

La politica e le Olimpiadi a Milano: pensavo fosse amore invece era un calesse

Il “ricatto” della Appendino

Se non viene candidata Torino al posto di Milano, l’Appendino si dimetterebbe, mandando allo sbando i 5 Stelle. Per questo i 5 Stelle fanno blocco contro Milano: Torino deve essere la candidata italiana, altrimenti cade il governo, questa l’indiscrezione che circola ai piani alti del governo.
Questa posizione provoca molti mali di pancia all’interno dello stesso movimento: non è un mistero che molti siano contro i grandi eventi, che ci sia una spaccatura nella giunta su questo tema e, soprattutto, sarebbe un esempio di politica clientelare tipica della DC ai tempi di Remo Gaspari con l’Abruzzo o Gava con la Campania. Proprio quella politica da cui il Movimento 5 stelle ha da sempre dichiarato di essere ad anni luce di distanza.
Al diktat dei 5 Stelle come replica la Lega?

Le resistenze nella Lega

I massimi esponenti lombardi della Lega si sono espressi a favore della candidatura Milano. Ed è difficile non esserlo: le Olimpiadi sarebbero un volano straordinario per il territorio, una promozione delle nostre montagne e Milano è garanzia di successo. Però sembra che siano molti di più quelli che frenano di quelli che premono sull’acceleratore. Ci si interroga infatti sulle ricadute politiche: appoggiare la candidatura di Milano significa non solo rischiare di spaccare il governo, ma anche irritare la lega veneta di Zaia che preme su Cortina e tutto questo col rischio di avvantaggiare il PD di cui Milano è rimasto l’ultimo fortino. Ma le ricadute politiche non sono l’unica ombra su Milano…

Non ci sono soldi

1 miliardo e 200 milioni, questo sarebbe l’investimento dello stato per dare a Milano e al territorio le infrastrutture necessarie per le Olimpiadi. Soldi che il governo preferirebbe destinare altrove: candidare Torino in questo caso farebbe tirare un bel sospiro di sollievo perchè è impossibile che il CIO assegni le Olimpiadi alla stessa sede che le ha organizzata pochi anni fa.

In Lombardia fa troppo freddo

Anche il presidente Fontana dopo un entusiasmo iniziale si sarebbe raffreddato. Troppi scontri, troppo alto il rischio di investire in un evento che potrebbe rivelarsi un trampolino di lancio per Beppe Sala. In regione sono molti a temere questo ma al contempo si guardano le spalle per non dover scontare l’ira dei milanesi per questa resa che farebbe il paio dell’EMA e starebbero pensando a un “contentino”: candidare Milano per i mondiali di atletica. A questo punto a spingere per Milano sembrerebbe uno solo…

Beppe Sala e il rischio dell’effetto boomerang

Il sindaco non ha mai nascosto di puntare forte sulle Olimpiadi. Sembra che se venissero assegnate a Milano, Sala non si candiderebbe per il secondo mandato preferendo la carica di presidente del comitato organizzatore, in modo da ripetere con le Olimpiadi i fasti di Expo, e chiamarsi fuori dalla lotta politica.
Quindi non assegnare le olimpiadi per non avvantaggiare Sala potrebbe rivelarsi un boomerang: ritrovandosi Sala come avversario politico invece che come funzionario di Stato. Ma Sala non deve difendersi solo dagli avversari politici ma deve stare in guardia anche dal fuoco amico…

Leggi anche: 2018 a Milano: 10 fatti che potrebbero renderlo memorabile (quando abbiamo anticipato prima di tutti la candidatura di Milano)

Lo stallo del PD

Il paradosso è che il governo non vuole appoggiare Milano per non dare un vantaggio al PD, eppure il partito democratico è tutt’altro che compatto a favore di Milano come sede delle Olimpiadi. Anzi. Ci sono tre sentimenti, nessuno dei tre a favore di Milano. Il primo è un generale disinteresse per una scelta che ricade sul governo. Il secondo è una diffusa diffidenza negli ambienti romani, e non solo, per i fasti di Milano: si teme che darle anche le Olimpiadi possa innalzarla ancora di più al di sopra di Roma e del resto del Paese. Il terzo è il sospetto con cui molti guardano Beppe Sala e tramano nell’ombra per impedirgli di scalzare le gerarchie di un partito allo sbando con in testa la corona delle Olimpiadi dopo quella di Expo.

Ci resta solo De Coubertin

Per il mondo è la favorita ma in Italia è affossata da trame di partito, da ricatti e da una politica clientelare da primi anni ottanta. 

L’importante è partecipare: solo questo chiede Milano, di avere la possibilità di sfidare le altre città del mondo. Per aggiudicarsi le Olimpiadi e per competere alla pari con loro, in ogni aspetto del vivere.

Leggi anche: Dieci motivi perchè le Olimpiadi sono da fare a Milano

ANDREA ZOPPOLATO 

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Capodanno 2018 a Milano

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capodanno 2018

Uno dei momenti più belli dell’anno è sicuramente la notte di Capodanno. Una notte di festa, da condividere con le persone amate, per rendere il giusto tripudio al nuovo anno in arrivo e concludere in bellezza il vecchio anno.

Ma come districarsi nella moltitudine di proposte che offre il movimentato palinsesto della movida Milanese? Come soddisfare al meglio le richieste di tutti? Cosa fare? Dove andare?

Da oggi potrete trovare la soluzione più in linea con i propri gusti e le proprie esigenze nel l’unico portale ufficiale dedicato alla splendida notte di fine anno: Capodanno a Milano. Il preparato e qualificato Staff del sito, ha selezionato solo le strutture più serie, alla moda e trendy della città. Potrete godervi la vostra serata di festa, pensando solo a divertirvi, senza la paura di incappare in brutte sorprese che potrebbero rovinarvi la serata.

Il sito è suddiviso per categorie differenti di locali, per ogni struttura è dedicata un’intera pagina con i programmi della serata, le fotografie, gli eventuali menù e i prezzi ben chiari e precisi. Potrete anche prenotare direttamente on line il vostro tavolo, in tutta comodità e sicurezza.

Tanti prelibati ristoranti per Capodanno

Un classico dei festeggiamenti di Capodanno è il Gran Cenone, da condividere con gli amici e i parenti più stretti. Momenti conviviali di felicità per arrivare al nuovo anno brindando tutti insieme, in allegria.

Nella categoria dedicata ai Ristoranti per Capodanno troverete una moltitudine di differenti proposte tra cui scegliere.

Moltissime le cucine proposte; dalla classica Italiana, alle più ricercate Regionali, dalle cucine particolari come le Etniche e le Orientali, profumi e sapori di terre lontane che per una notte saranno protagoniste della festa.

Potrete anche scegliere l’atmosfera ideale per il vostro Cenone di fine anno; dai ristoranti eleganti e di lusso, dove ogni particolare è curato nei dettagli, oppure trattorie e pizzerie dove si respira un’aria conviviale, a tratti famigliare.

Alcuni ristoranti propongono speciali menù e intrattenimenti dedicati ai bambini, per rendere unica e divertente anche la loro festa.

Discoteche alla moda

Gli amanti della notte, sceglieranno sicuramente la Discoteca più in linea con i propri gusti.

Location affascinanti, alla moda e trendy che per l’occasione si vestono a festa e si addobbano di allestimenti particolari e a tema.

Molte discoteche propongono per l’inizio serata, ricchi e imponenti buffet tutti, mentre nel dopo cena i più bravi Dj Set del momento vi faranno ballare e scatenare fino alle prime ore del nuovo anno alla migliore musica del momento.

Una notte magica

Nella categoria dedicata alle Ville e Castelli troverete solo strutture dall’atmosfera unica, quasi magica.

Potrete vivere una notte indimenticabile degustando prelibati e ricchi Gran Cenoni, sapientemente serviti in sale dall’atmosfera unica con candele, candelabri e luci soffuse.

Molte volte vengono organizzate serate a tema, in maschera che vi trasporteranno in atmosfere uniche e indimenticabili. 

Per qualsiasi dubbio o domanda basta contattare lo staff di Capodanno a Milano, sia online sia telefonicamente, 24H su 24H (call center informazioni & prenotazioni📞 02 84571125 ).

 

REDAZIONE

 

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Andrea BERTON: “Ho scelto Milano perché se fai tanto e bene, ti aiuta. Altrimenti, ti annienta”

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Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

La prima intervista -> Wicky Priyan: “A Milano dico: è tempo di fare, ma c’è bisogno di più persone con grande cuore”

Andrea Berton, Friuli Venezia Giulia

Ristorante: Berton

andrea bertonCi vuole grande intuizione (saper leggere l’azione nella forma prima che si sia manifestata nella sostanza) per aprire un ristorante in un enorme cantiere, tra gru, operai, ruspe e come marciapiedi tavole di legno. “C’è mancato solo che i primi clienti dovessero mettersi il caschetto prima di entrare”, ricorda sorridendo lo chef Andrea Berton. È il 2013, infatti, quando il ristorante stellato che porta il suo cognome apre i battenti, in via Mike Bongiorno, nel pieno della zona di Porta Nuova con inaugurata da pochi mesi giusto piazza Gae Aulenti. Non ci sono il Bosco Verticale, l’Auditorium, il ponte che collega le due aree divise da via Melchiorre Gioia e praticamente tutto il resto…

Oggi siamo seduti al tavolo nella saletta privata nel suo ristorante. Gli ospiti entrano passando dalla sala principale mentre lui arriva da un varco che si apre quasi magicamente da una parete collegata direttamente al suo regno, la cucina. Al suo interno c’è addirittura un altro tavolo esclusivo solo per due persone, posizionato proprio di fronte alla brigata diretta dal suo maestro. Il menu in questo caso lo decide direttamente Andrea Berton. Per tutti gli altri c’è una gustosissima carta fatta di “piatti moderni” – come ama chiamarli – con una valorizzazione degli ingredienti di base e la rivelazione di alcuni ingredienti poco conosciuti. Il tutto frutto di anni di esperienza all’inizio da Mossiman’s a Londra e all’Enoteca Pinchiorri a Firenze, poi al fianco di chef come Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse.

 

Perché ha aperto a Milano e, in particolare, in questo luogo quando ancora c’erano i marciapiedi da fare?

“Dopo l’esperienza Trussardi (2005-2011, ottenendo due stelle Michelin, tre Forchette Gambero Rosso e tre Cappelli Guida L’Espresso, n.d.r.) potevo andare a Dubai e in altre parti del mondo. Avevo offerte molto importanti, ma ho scelto Milano perché credevo in questa città, sentivo che poteva darmi tanto e io potevo dare il mio contributo. Partendo da zero in sei anni sono arrivato a dare lavoro oggi a 120 persone.

andrea bertonNon abito lontano da qui e quando questa zona era ancora tutta un cantiere mi recavo in piazza della Scala in bici o in scooter. Mentre vedevo innalzarsi le gru e crescere i palazzi, pian piano dentro di me è maturata l’idea che mi sarebbe piaciuto fare qui il mio nuovo ristorante… Volevo un posto che non avesse nessun collegamento col passato, volevo una novità assoluta. Tanti mi dicevano che ero pazzo ad aprire lì, che non era il posto giusto o comunque fosse rischiosissimo. Devo dire che anche l’investimento è stato grande. Ma nonostante le passerelle lungo il cantiere per entrare nel ristorante, abbiamo lavorato bene fin dall’inizio e oggi ci troviamo dopo 5 anni nel nuovo centro di Milano, all’interno di un complesso frutto di una delle migliori operazioni negli ultimi anni in tutta Europa… Quando arrivo qui la mattina, a volte in bici altre a piedi, sto bene. È un posto ideale per lavorare, vivere e passeggiare”.

 

Il suo amore per Milano è iniziato però tanti anni prima…

“Una volta terminati gli studi sono arrivato qui: Milano era già considerata in qualche modo la capitale d’Italia. Leggevo e sentivo che qui nascevano idee nuove, c’era business. E poi c’era anche Marchesi. Impossibile resistere alle due cose unite insieme”.

 

Milano ieri e oggi, come la trova?

“Ai tempi era diversa rispetto a oggi, che è molto differente rispetto anche a 10 anni fa. Milano è cambiata molto e per fortuna in modo positivo. Le tante cose che non vanno in Italia qui funzionano: è dinamica, produttiva, ci sono zone più classiche che si uniscono recuperate o del tutto moderne. Dobbiamo parlarne, perché è un esempio da seguire. In passato è stata a volte criticata, forse non è stata gestita al meglio, magari trascurata. Sicuramente posso dire che quando torno a Milano da un viaggio è un vero piacere ritrovarla, 20 anni fa non era così.

Anche nel mio settore c’è grande fermento, che la rende una delle città più interessanti in Europa. Fino a pochi anni fa gli esempi da seguire erano Barcellona, Madrid, Parigi, Berlino… Oggi si viene a Milano. Pensiamo anche a livello di tecnologia: Google, Amazon, Samsung, presto Apple e tanti altri ancora: tutti vedono una crescita in questa città. Le istituzioni funzionano, i servizi anche e sta migliorando ogni area, non solo il centro.

Insomma, Milano è una città che se fai tanto e bene ti aiuta, altrimenti ti annienta. Ma questo è un rischio che è bello correre perché significa che si possono raggiungere grandi traguardi”.

andrea berton

Andrea Berton nel 2015 è stato nominato Ambasciatore EXPO. A partire anche da quel successo, c’è il rischio che Milano possa sedersi sugli allori?

“Non credo sia possibile, perché vedo che anche quando possono esserci dei momenti di calo si cerca subito di capire dove sono i problemi facendo in modo di evitare crisi. C’è un’autocritica costruttiva molto diffusa, sicuramente posso farla a ragione nel mio mondo settore”.

 

C’è qualcosa che cambierebbe oggi di questa città?

Accorcerei i tempi così lunghi degli interventi sulle strade, sui cantieri della metro, etc… Certo non dipendono tutti da Milano e sono forse più legati alla burocrazia italiana”.

 

E qualcosa che non cambierebbe?

“Milano oggi è una città che sotto il profilo del benessere, dello star bene, del lavoro ti dà tante opportunità se sei capace di coglierle. Quindi dobbiamo preservare e difendere questo stato”.

 

Oltre al ristorante Berton di Milano, Andrea Berton ha all’attivo in città Pisacco e i due locali Dry. A Torno, sul Lago di Como, ha aperto il ristorante Berton al Lago all’interno dell’Hotel Il Sereno, dove lo scorso novembre ha ottenuto una stella Michelin.

 

IL PIATTO MILANESE: Brodo di cicale di mare e ravioli aglio, olio e peperoncino

Per Andrea Berton il piatto che meglio rappresenta quello che oggi è Milano sono i suoi ravioli aglio, olio e peperoncino con brodo di cicala di mare. Il brodo non va unito ai ravioli, ma bevuto, un po’ come la caratteristica zuppa pavese. Un binomio che rappresenta la classicità e la modernità della città.

FLAVIO INCARBONE

 

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El signurun de Milan: il CRISTO di Milano, dimenticato e senza una mano

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statue

A Rio è il simbolo della città, a Milano è relegato in periferia.

Al numero 6 di via San Dionigi, in zona Corvetto, davanti a un edificio d’epoca in condizioni di grave degrado, c’è una grande statua di Cristo Redentore.

Viene chiamato «El Signurun de Milan», una grande statua di Cristo benedicente che si trova sulla terrazza di via San Dionigi come fosse sulla prua di una nave, nella posizione di dare il benvenuto a chi entra in città. Grande, imponente, sembra il Cristo di Rio, solo che quello di Milano è senza una mano. Alcuni anni fa, durante i lavori dell’Aem per la sostituzione di un lampione, una ruspa ha troncato la mano destra del Cristo. Gli abitanti dicono che la mano sia stata raccolta da un vigile e portata al sicuro.

Un tempo la terrazza si affacciava sull’acqua: via San Dionigi seguiva per un tratto il corso della Vettabietta, ora ricoperta, in cui si dice che fu ripescata la statua.
L’edificio è di proprietà privata, e si trova in una zona di confine: i numeri dispari di via Dionigi sono in Zona 4, i pari in Zona 5.

MILANO CITTA’ STATO

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La poesia al Base: il lunedì poetry slam

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Ultimamente, si sente spesso parlare di poesia e di serate poetry slam.

Ma… di cosa si tratta, realmente?

Nel corso della storia, ognuno ha sempre avuto la sua personalissima (e poeticissima) opinione a riguardo.

Per esempio…

La poesia è un eco, che chiede all’ombra di ballare“, disse Carl Sandburg.

Di chi fa poesia, Edmond de Goncourt disse: “Un poeta è un uomo che mette una scala su una stella e vi sale mentre suona un violino“.

Henri Michaux, infine, disse che “Il vero poeta crea, poi comprende… qualche volta

Forse, la poesia è proprio questo: cercare di rendere ed esprimere in modo comprensibile ciò che non si comprende… anche per sè stessi.

Insomma, sotto questo punto di vista è una specie di medicina dell’anima.

Se anche tu sei appassionato di poesia, soprattutto quella inedita e contemporanea, fatta dai giovani per tutti quanti, allora ti consiglio di fare un salto al Base, questo lunedì.

A partire dalle 21.30, infatti, ogni lunedì potrai assistere a una sessione di poetry slam a ingresso gratuito che sicuramente allevierà il trauma post-weekend.

Ti aspetto lì.

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Dalle avanguardie a Harry Potter: ascesa e caduta della FABBRICA del VAPORE, in cerca di una vera MAGIA

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fabbrica del vapore

Inaugurata il 12 maggio, già ora con numeri da capogiro, la mostra dedicata a Harry Potter sta segnando un acme per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini.

Nel commentare l’inaugurazione, il vicesindaco Scavuzzo ha ricordato trionfalmente come ciò abbia coinciso con il ripristino della fermata del tram di fronte all’ingresso principale e con il naming della stazione M5 Cenisio, che adesso riporta il nome della Fabbrica e le indicazioni per raggiungerla. D’ora in avanti, sarà aperto anche il cancello di ingresso dal lato della stazione metropolitana.

Insomma, pare proprio che il celebre maghetto britannico abbia fatto un incantesimo e che possa essere considerato un volano per questo polo espositivo e creativo che non sempre è stato, recentemente, sfruttato e pubblicizzato al massimo.

Risale allo scorso inverno l’occupazione da parte di alcune associazioni, culturali e giovanili, di una zona della Fabbrica, da queste giudicata parzialmente abbandonata (anche se diversa era l’opinione e la motivazione fornita da Palazzo Marino).

Ascesa e caduta di una fabbrica del vapore

fabbrica del vaporeFu qui che nel gennaio del 1899 aprì i battenti la Carminati & Toselli, con il preciso intento di costruire, riparare e vendere materiale rotabile per ferrovie e tramvie.

Il settore era in fortissima espansione, Milano vantava una rete ferroviaria già molto estesa e i tram, dal 1893, anno della loro elettrificazione, erano già parte del tessuto urbano.

Leggi anche: La corsa dei trasporti pubblici di Milano in 10 storiche tappe

All’inizio del 1907 la Carminati & Toselli venne sciolta, e con l’apporto del capitale fresco conferito dai nuovi soci, nacque la “Società Italiana Carminati Toselli”, una grande realtà industriale in espansione che presto si trovò ad occupare l’isolato compreso tra via Messina, via Procaccini, via Nono e Piazza Coriolano.

Nei suoi spazi produttivi, tra i quali lo spazio 6 detto “la Cattedrale” per via dell’alto soffitto, lavorarono fino a 1.300 persone, con una produzione orientata anche verso l’estero e le colonie (fornì locomotive alla Ferrovia Eritrea).

fabbrica del vaporeSuperato il periodo della grande guerra e la crisi degli anni venti, arrivò un momento florido, con l’affidamento da parte di ATM della produzione di oltre un centinaio di vetture tranviarie a carrelli denominate “1928” (i nostri tram storici ancora circolanti), un progetto davvero rivoluzionario nel quale la società dei trasporti milanesi coinvolse svariate altre realtà per far fronte alle massicce richieste (lavorarono così su questo modello anche Breda e OM).

Equipaggiate con impianti elettrici della TIBB e della CGE (fateci caso: i motori elettrici sono ancora così marchiati), queste vetture entrarono nella storia cittadina.

Precipitata poi in crisi, la Carminati & Toselli è definitivamente sciolta nel 1935, e gli edifici industriali vengono prima affittati e in seguito venduti a differenti società che vi svolgono le più svariate attività, compromettendo l’unità stilistica e la storicità del complesso.

Post fata resurgo, ma in piccolo

fabbrica del vaporeDal 1999, l’Amministrazione comunale ha trasformato gli spazi abbandonati in un centro di produzione culturale, volendo essere ancora, per Milano, un centro vitale e fondamentale. Un altro esempio di archeologia industriale al servizio della comunità, modus operandi oggi diffusissimo in città, parimenti destinato a crescere ulteriormente.

Eppure, rivolgendo lo sguardo alle più rutilanti realtà europee, scopriamo che il parigino Beaubourg (più noto all’estero come Centre Pompidou, progettato dagli italiani Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini) o la berlinese Kulturbrauerei (il “birrificio della cultura”, ricavato appunto da un’ex fabbrica di birra), due luoghi relativamente assimilabili alla Fabbrica del Vapore milanese, ci sono anni luce avanti.

Non è esterofilia: gli ultimi dati disponibili ci parlano di 1 milione di ospiti annuali alla Kulturbrauerei, in crescita continua. Parigi, comunque la 3° città più visitata al mondo nel 2017, porta il già di per sé storico Centre Pompidou addirittura alla cifra record di 3.75 milioni di ingressi.

Piazze di paese in città

fabbrica del vaporeLa Kulturbrauerei è un punto nevralgico per la vita notturna in quella che senza dubbio è la capitale europea della musica elettronica, ospita un ristorante, due teatri, un cinema e il museo a ingresso gratuito Alltag in der DDR, che racconta la vita quotidiana ad est del muro tra il 1961 e il 1989. Insomma, un cuore pulsante inserito nel vivace distretto di Pankow, che già i nostri CCCP decantavano in tempi non sospetti.

fabbrica del vaporeIl Centre Pompidou, oltre ad essere simbolo della rivoluzione culturale che ha conosciuto Parigi nel secondo dopoguerra, tangibile anche nell’architettura, ospita continuamente mostre, eventi e conferenze che coinvolgono città ed istituzioni da ogni parte di Francia e del mondo. E’ sede della Bibliothèque Publique d’Information, la più grande nella Ville Lumière, oltre che del Musée National d’Art Moderne (allestito da Gae Aulenti), e giace davanti a quel capolavoro che è la Fontaine Stravinsky, magnifico connubio tra musica e scultura.

Sregolatezza, senza genio

fabbrica del vaporeLa Fabbrica del Vapore, fatti salvi picchi estemporanei come la già citata mostra di Harry Potter o eventi come The Art of the Brick (sui LEGO, danesi, curato da Nathan Sawaya, americano), l’Irish Fest o il Chinese Art Festival, per citare alcune altre manifestazioni di successo, è mortificante per gran parte dell’anno, con un ingresso che invita ad andarsene via e una sensazione di diacronia totale con il tessuto socioculturale anche solo immediatamente circostante, che tra Chinatown, il sempiterno Monumentale e la rinata Porta Nuova, insomma, non si può proprio dire che manchi di stimoli.

Leggi anche: Via Paolo Sarpi e le chicche di Chinatown

Lo stesso dicasi per Milano: banalmente, una città ricca di storie da raccontare, senza doversi rifugiare per forza in Cina, Irlanda, Danimarca o Hogwarts. Sicuramente, una metropoli in pieno rinascimento e proiezione internazionale, bisognosa di rappresentanti come la Kulturbrauerei e il Beaubourg, di poli vibranti ed intrinsecamente collegati alla realtà cittadina, per non dire pionieri verso nuovi orizzonti, proprio come un centro culturale dovrebbe essere.

Le associazioni borbottano ancora, eppure il potenziale, degli spazi e nell’ambiente, c’è eccome: ci serve solo il kulturkampf.

 

HARI DE MIRANDA, in collaborazione con Mauro Colombo

 

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San Siro Street Festival

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San Siro e Corvetto, Bovisa e Barona, Bicocca e Giambellino: potrei andare avanti ore a citare tutte e zone di Milano site esattamente nelle zone opposte di Milano.

Ma adesso voglio parlarti in particolare del primo tra i quartieri che ho elencato: San Siro.

Cosa dire di San Siro? Beh, che è un quartiere molto vivo e popolato della zona 7 (o Municipio 7, che dir si voglia), la quale comprende aree completamente diverse tra loro – per citarne alcune: Baggio, Trenno, De Angeli e molte altre -, che presenta grandi contrasti.

Eh sì, perchè accanto – e quando dico “accanto” intendo seriamente “a pochi metri di distanza – all’Ippodromo, agli ex maneggi e alle case dei VIP puoi trovare le case popolari di tutta quella gente che non riesce ad arrivare a fine mese.

Ma prima di tutto questo, San Siro è anche la zona di Milano che ospita uno dei simboli della nostra città, della nostra regione… del calcio, in realtà: mi riferisco, ovviamente, allo Stadio Meazza, che incombe imponente sulle teste delle strade che si snodano attorno alla gigantesca istituzione.

E’ proprio ai piedi dello Stadio di San Siro che questo weekend verrà organizzata una delle manifestazioni più attese della zona: sto parlando del San Siro Street Festival, che andrà avanti fino a domenica animando piazzale Selinunte.

La formula dell’evento è quella ormai consolidata: partecipazione e call to action aperta a tutti. Questo venerdì, a partire dalle 12.30 si apriranno gli stand, ma è dalle 16.30 che inizieranno tutte le attività.

Si inizierà, infatti, con dei giochi popolari e musica da tutto il mondo, per poi – alle 17.30 – potrai partecipare a una serie di attività ginniche (per prepararsi in anticipo a smaltire tutto quello che si mangerà e berrà).

Dopodichè, dalle 19.00 potrai assistere alla presentazione del libro “Ogni luogo è Taksim” con l’autore Murat Cinar, e dalle 20.30 potrai gustare le prelibatezze della cena meticcia a cura del Comitato Abitanti Di San Siro e, infine, concludere la giornata con il live de La Banda degli Ottoni, a partire dalle 21.00

Il tutto sarà coronato da street food di ogni tipo, mercatini di oggetti e libri e molto, molto altro.

Anche quest’anno, il San Siro Street Festival ti farà contento.

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Horror al BASE con la rassegna Film di Paure

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Non so tu, ma io vado matta per i film horror.

Quando ero più giovane, gli horror erano le uniche pellicole in grado di farmi provare delle emozioni vere: insomma, penso esistano poche emozioni più autentiche della paura, dell’angoscia e dell’ansia, no?

Certo, anche l’amore e l’allegria sono sentimenti autentici, ma nel momento in cui vengono sceneggiati, beh… a meno che non siano delle pellicole fatte davvero bene, le trovo spesso pompose, banali e… sì, inutili.

Non fraintendermi: esistono anche horror di serie z, diretti con i piedi e senza un senso, girati solo per fare “bu!” allo spettatore e, difatti, sono proprio i film che non sopporto (vedi gli splatter troppo pieni di sangue violenza gratuita che non ha niente a che fare con lo svolgimento della trama).

Personalmente, sono sempre stata un’amante della sfera inconscia e di tutto quello che la riguarda, per questo ho sempre preferito gli horror psicologici o sovrannaturali (soprattutto quelli coreani e giapponesi).

Penso che queste tipologie di horror siano in grado di risvegliare e riportare a galla tutto quello che razionalmente si respinge e non si vuole accettare, sbattendotelo bruscamente in faccia e facendoti riflettere sul fatto che, forse, tutto quello che di più oscuro e terribile stai pensando, provando o sospettando potrebbe essere la sconvolgente, nuda e cruda realtà.

E penso che anche il BASE la pensi come me, perchè ogni giovedì organizza la rassegna “Film di Paure, per permettere agli spettatori di esplorare ed esorcizzare le proprie paure attraverso i più noti film horror contemporanei e non.

Questa sera, per esempio, con un biglietto di 6 euro potrai goderti dalle ore 21.30 “The Neon Demon… ma questo sarà molto più di un semplice racconto dell’orrore.

Eh sì: sarà un’indagine visiva nella paura del corpo, analizzando l’ossessione per la bellezza, le percezioni distorte e le inquietudini meta-carnali del mondo fashion.

Quello che vedrai saranno corpi umani oggettificati che si muovono come automi in ambienti artificializzati… che è molto più terrificante di serial killer, maniaci assassini e pazzi psicopatici che ti rincorrono con una motosega.

Dunque, se cerchi un horror che terrorizzi temporaneamente, non è questo il caso, ma se cerchi un film che geli il sangue nelle vene, hai trovato pane per i tuoi denti

E dato che il BASE non vuole lasciarti andare a casa inquieto (ci tiene a farti dormire), per stemperare la tensione dopo la visione del film potrai ballare su un bel dj set liberatore… ma butta sempre un occhio alle spalle, non si sa mai.

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Estate Sforzesca: Wrongonyou e special guest

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Durante l’estate milanese, spuntano come funghi tutti quegli eventi imperdibili, che si tratti di festival, di serate o di quei concerti speciali che attendi tutto l’anno.

Una rassegna che racchiude tutto questo in una botta sola è sicuramente l’Estate Sforzesca del Castello, appunto, Sforzesco.

Fino al 26 Agosto, infatti, il nostro meraviglioso e imponente Castello sarà luogo di cultura, tra arte, musica e teatro… ma anche molto altro e ogni sera di quest’estate 2018 proporrà un appuntamento diverso.

Insomma, come ogni anno l’Estate Sforzesca porta creatività, spettacolo e tanto divertimento in questa lunga e calda stagione in quel di Milan.

Questo mercoledì, per esempio, dalle ore 21 potrai partecipare a una delle sue imperdibili serate con ingresso a 15 euro, che sicuramente ti aiuterà a stemperare il caldo bollente (anche se, in realtà, oggi non è che faccia tutto questo caldo, fortunatamente).

Per la precisione, questa sera l’Estate Sforzesca proporrà una performance musicale che avrà del coinvolgente.

Proprio così, perchè potrai assistere al live pop-electro di Wrongonyou, che sarà accompagnato dal compositore, pianista e produttore Dardust.

Visto che roba? E questo è solo uno dei numerosissimi appuntamenti proposti dall’Estate Sforesca. Ti aspetto al Castello!

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Dieci motivi perchè le OLIMPIADI sono da fare a Milano

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campionati italiani di sci a milano (montagnetta)
campionati italiani di sci a milano (montagnetta)

Milano si è candidata a ospitare i giochi olimpici invernali del 2026. Una candidatura esemplare, che ha ricevuto l’apprezzamento internazionale: lo svizzero Gian Franco Kasper, il presidente del FIS, la Federazione internazionale Sci, ha dichiarato il 7 luglio che Milano rappresenta la candidatura più forte tra quelle pervenute al CIO per ospitare i giochi olimpici. Secondo il presidente della Federazione più importante Milano ha molte più chance delle concorrenti più temibili: Sapporo, Erzurum e Stoccolma.

Leggi anche: Kasper: Giochi 2026? Milano nel cuore, ma la scelta spetta al Coni

Una presa di posizione clamorosa che avrebbe compattato qualunque nazione per appoggiare la candidatura giudicata vincente. Ma l’Italia non è un Paese come gli altri e appena 48 ore dopo l’annuncio del presidente della FIS il CONI ha deciso di rimandare a settembre la scelta su quale sede appoggiare per le olimpiadi. L’Italia non si sa decidere tra Milano, Torino (che ha già ospitato le olimpiadi 12 anni fa) e Cortina.
Questo rinvio e questa divisione che commentatori internazionali giudicano “assurda” può costare molto al Paese, perchè rischia di compromettere la possibilità di aggiudicarci i giochi olimpici. 

Milano non solo è la candidatura ottimale ma è l’unica candidatura che ha senso presentare per i giochi olimpici. Se almeno ci si affida al buonsenso e non a logiche di politica clientelare, unico punto a favore di Torino o di Cortina.

Perchè le OLIMPIADI sono da fare a Milano

#1 Abbiamo gestito expo, possiamo gestire anche le Olimpiadi

In un’Italia soggetta a umori e a cambiamenti continui, l’unica certezza è che Milano sarà sempre in grado di organizzare un grande evento, qualunque sia la sua amministrazione o il contesto economico. Non si può dire altrettanto di città che fanno casino anche a organizzare una piazza con il maxi schermo.

coppa del mondo di fondo a milano
coppa del mondo di fondo a milano

#2 Perché come fai a giustificare alla gente che ha vinto Torino?

L’unica ragione sarebbe quella di una discriminazione partitica. Un favoritismo clientelare che neanche l’Abruzzo di Gaspari o la Campania di Gava dei tempi d’oro della DC. Lo stesso discorso varrebbe per Cortina: una manovra fatta solo per favorire Zaia.

#3 Perché a Milano c’è l’aeroporto (anzi, ce ne sono tre)

Con le Olimpiadi si muoveranno milioni di persone. Come fai a portare i turisti con i torpedoni?

#4 Milano è il centro del nord Italia

Torino è nord ovest, Cortina è appollaiata sulle montagne, lontana da tutto. Milano sarebbe invece, come è sempre stato, il centro di tutte le attività del nord italia.

campionati italiani di sci a milano (montagnetta)
campionati italiani di sci a milano (montagnetta)

#5 Milano rinforza le piccole realtà

Ormai le olimpiadi sono un evento diffuso che unisce parti anche distanti del territorio attorno a un centro nevralgico. In questo Milano è perfetta, perchè consente di posizionare le singole discipline in aree diverse, aumentandone l’attrattività, invece di concentrare tutto in un’area più ristretta.

#6 Milano potrebbe riproporre l’esperienza del Fuorisalone e dei suoi eventi diffusi in città

Scegliendo Milano si potrebbe raddoppiare i vantaggi dei giochi olimpici: il vantaggio per le sedi che ospitano le gare con in aggiunta il vantaggio di organizzare in città un evento permanente, diffuso, internazionale, che Milano sa già offrire con il Fuorisalone.

#7 Le Olimpiadi invernali riflettono lo stile di vita dei milanesi

I milanesi vanno a fare il week end sulla neve più che qualunque altra città d’Italia. In più hanno già le case nei posti dove si faranno le gare: anche se le gare avranno luogo in sedi diverse, saranno paesi abitualmente frequentati dai milanesi.

#8 Milano assicura una ricaduta per tutto il Paese

Cortina e Torino sono realtà locali. Le ricadute positive delle Olimpiadi avrebbero un impatto solo in aree ristrette. Mentre Milano è un’altra cosa: se vuoi incidere sul PIL nazionale devi farlo in una città importante.

#9 Milano è garanzia di successo economico

Siamo gli unici che trasformeranno il buco che si accompagna ai Giochi Olimpici in un guadagno della Madonna.

#10 A Paolo Sarpi hanno già pronti i souvenir

Con i cinesi non si scherza.

in paolo sarpi sono già pronti
in paolo sarpi sono già pronti

ANDREA ZOPPOLATO (in collaborazione con DUILIO FORTE)

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