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Il servizio pubblico in ELICOTTERO alla milanese

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elicottero

Fin dal 1958 il Comune di Milano aveva progettato di unire mediante voli in elicottero il capoluogo lombardo con le città vicine, Torino e Genova, immaginando un collegamento anche con la città svizzera di Lugano.

Il servizio pubblico in ELICOTTERO alla milanese

Le cose si concretizzarono l’anno successivo, quando il 16 luglio 1959 venne stipulato l’atto costitutivo della Elipadana SAITE (Società Alta Italia Trasporto Elicotteri), con sede legale in via Albricci. Il Comune di Milano fu da subito socio con il 50% del capitale, mentre il restante pacchetto azionario fu sottoscritto da varie grosse società dell’epoca. 

Fu nominato presidente l’ing. Agostino Giambelli (lo si ricorda per il contributo alla nascita della metropolitana in una targa nel mezzanino di San Babila) e direttore Gino Mattoli.

Leggi anche: Breve storia della metropolitana milanese

In città, l’eliporto venne costruito sfruttando un non vasto spiazzo in via Restelli, tra piazza Carbonari e viale Stelvio. Idea poco lungimirante, visto che ben presto i residenti dei palazzi limitrofi iniziarono a protestare e a promuovere azioni volte allo spostamento del fastidioso scalo, che di fatto sorgeva a poche decine di metri dalle finestre di molti malcapitati milanesi.

Il primo volo fu quello del 28 settembre 1959, sulla tratta Milano-Malpensa-Lugano (eliporto di Agno). Costo del biglietto: andata e ritorno 75 franchi svizzeri, cifra che rapportata ad oggigiorno e convertita nella valuta europea, significa all’incirca 260 euro!

Tre voli al giorno, con un tempo di percorrenza di circa 40/50 minuti. Apparecchio utilizzato: il birotore americano Piasecki H21 conosciuto come Vertol V44B, capacità 15 passeggeri, preso in locazione dalla compagnia belga Sabena.

elicotteroDopo un primo periodo euforico e proficuo, emersero chiaramente gli alti, eccessivi, costi d’esercizio. Ad un drastico calo di passeggeri registrato già nel 1960, l’Elipadana rispose mettendo in servizio un modello di elicottero più piccolo (8 posti) e quindi più economico: il Sikorsky S58C, sempre in locazione dalla Sabena.

Nonostante ciò, e benché i prezzi dei biglietti avessero subito un decremento, i clienti si fecero sempre più radi, fino a quando, nel luglio 1961, il servizio fu sospeso e mai più riattivato.

elicotteroL’eliporto cadde quindi in disuso e smantellato, e presto divenne un comodo spiazzo dove far giocare i bambini. Riconvertita l’intera zona, in quel tratto di via Restelli venne costruito un parco giochi ( parco Mendel), ed ancora oggi si nota chiaramente dove gli elicotteri si posavano a terra.

Continua la lettura con: 10 curiosità sulla metro di Milano che pochi conoscono

MAURO COLOMBO

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I più bei MURALES di Milano

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murales

Gli uomini disegnano e dipingono sui muri sin dall’alba dei tempi. Oggi, la street art ha raggiunto livelli altissimi, nella rappresentazione e nella critica della realtà, con esponenti come Banksy (che ha da poco realizzato sette nuovi murales a Parigi), Roa, C215, SpY, Laguna, Deedee was here, Dirt Cobain e tanti altri, oltre all’italiano e misterioso Blu, autore della magnifica Spirale della storia della Terra, situata in via Palombini a Roma.

Anche a Milano sono sbarcati grandi interpreti della street art, come i sopracitati C215 e Blu, insieme a Max Rippon, Sten Lex, Edoardo Tresoldi, Atomo e Sam3, per dirne alcuni. Una galleria dei migliori esempi di questa espressione nella nostra città vi farà scoprire sia il mondo dal quale emerge, sia il mondo di cui essa parla: non altro che il nostro, visto sotto una nuova lente. Come si confà ad ogni forma d’arte.

– CuciMilano

murales

Situato a due passi dalla Fondazione Prada, in via Benaco 1 su una facciata del Madama Hostel & Bistrot, realizzato da Marco Burresi in arte ZED1, i cui lavori ricordano molto lo stile di Fernando Botero. Viene qui esposto il tema della multiculturalità, con annessa polemica per l’inserimento di cartelloni pubblicitari che hanno rischiato di sovrapporsi all’opera.

 – Fiori a Quarto Oggiaro

murales

Realizzato dal collettivo Orticanoodles, tra i primi interpreti italiani ad essere riconosciuti a livello internazionale per la loro maestria nell’uso della tecnica dello stencil, un genere di street art. Questo murale, commissionato da Fastweb, occupa 300 su uno dei palazzi di via Cesare Pascarella.

– Lo Squalo dei Navigli

murales

Otto artisti radunati dall’associazione Evoluzioni Urbane e patrocinati dal Comune di Milano per ornare uno dei luoghi simbolo della città con pregiatissimi murales. Dagli italiani Marco Teatro (milanese) e Andrea Marrapodi (romano) fino al losangelino Augustine Kofie, è stata operata una selezione di autentici fuoriclasse del settore. In particolare, lo squalo è stato realizzato dal concittadino Teatro, sul ponte all’incrocio tra via Ascanio Sforza a via Giuseppe Lagrange.

– Metamorfosi del classico

murales

Mitologia e Antica Grecia à gogo: in via Termopili, strada dedicata alla storica località tessagliana teatro della battaglia tra Spartani e Persiani narrata in 300 (oltre che di altri leggendari scontri, contro gli ottomani e contro i nazisti), c’è un murale floreale di Felipe Cardeña sviluppato attorno al busto di Antinoo, il giovane amante dell’imperatore Adriano. Date un’occhiata alle altre opere dell’artista cubano, meritano.

– Lost and found

murales

Situato nel cosidetto Giardino delle Culture in via Morosini, che di giardino non ha proprio nulla essendo interamente coperto di cemento, il murales di Francesco Camillo Giorgino, in arte Millo, fa il paio con un’altra sua opera lì adiacente: una (di cui sopra) rappresenta una bambina e la sua fionda, l’altra un rabdomante, l’indovino dell’acqua. Ad accomunarle, due cuori rossi, che contrastano col bianco e nero del disegno e col grigiore circostante.

– Street art, Sweet art

murales

Fu Blu, il Banksy italiano, a realizzare con Ericailcane questo murale al PAC, in occasione della mostra Street art, Sweet art voluta da Vittorio Sgarbi. La sua esistenza è stata minacciata nel 2017, a dieci anni dal suo compimento, ma alla fine in seguito ad un sondaggio popolare si è deciso per la sua preservazione. Nonostante Blu sia uno avvezzo a rimuovere le sue opere, ovunque esse si trovino.

Milan Street Hi Story

murales

Qui si gioca tutta la partita tra sostenitori e avversatori dei writers e della street art: parliamo infatti di un murale realizzato su un muro di proprietà della Basilica di San Lorenzo Maggiore. L’opera, fortemente desiderata da Don Augusto Casolo e commissionata ai milanesi Acme107, Cheone, Crea, Encs, Gatto Max, GattoNero, Gianbattista Leoni, Kasy23, Luca Zammarchi, Mr Blob e Neve, ripercorre tutta la storia di Milano da Attila a Carlo Magno passando per Leonardo Da Vinci, con rivisitazioni fortemente simboliste dello scontro tra i Visconti e gli Sforza. Una carrellata lunga 40 metri, assolutamente da non perdere.

 

BONUS: l’opera in testa all’articolo è invece uno dei murale più lunghi al mondo, coi suoi 120 metri. Realizzato dal riminese Eron, si chiama W.A.L.L. (Walls Are Love’s Limits) e lo trovate nel parco di CityLife.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Il Signore degli Anelli al Planetario

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Ci sono poche certezze nella vita, ma sicuramente una di queste è che tutti amano Il Signore degli Anelli.

Chi non si è innamorato del Signore degli Anelli, con le sue creature fantastiche, i suoi riferimenti mitologici e la trama coinvolgente e ben strutturata?

Chiaramente, quando è uscito al cinema il primo film, la contestazione aperta tra amanti del genere era: meglio Il Signore degli Anelli o Harry Potter?

Eh beh, la questione era fondamentale, dato che entrambe le pellicole sono uscite nello stesso anno.

Dato che da piccola sognavo di essere una strega, io ero schierata per il secondo film, ma naturalmente andavo pazza anche per Il Signore degli Anelli… soprattutto per tutti i riferimenti folkloristici, astronomici e storici.

Se anche tu hai una passione per questa trilogia fantastica (nel senso letterario e cinematografico del termine, ma non solo), questo mercoledì ti voglio proporre un’occasione più unica che rara per poter rivivere le avventure della Compagnia dell’Anello durante l’incontro “Il Cielo di Tolkien – L’Universo de Il Signore degli Anelli“.

La conferenza, che si terrà al Planetario Civico dalle 21, partirà dalla genesi dell’opera e dell’universo in cui è ambientata, ponendo particolare attenzione alla fisica astronomica del mondo reale e alle mitologie folkloristiche.

Dopodichè, si ripercorreranno gli avvenimenti astronomici fino ad arrivare alla distruzione dell’Unico Anello, con particolare focus sul cielo stellato grazie all’uso del Planetario: potrai, quindi, osservare quanto c’è di reale nel Signore degli Anelli e quanto c’è del romanzo nella realtà.

Vuoi lasciarti sfuggire un’occasione del genere quando potresti parteciparvi pagando solo 5 euro di ingresso? Ma ricorda: se vuoi essere sicuro di poter assistere a questa conferenza, ti consiglio di acquistare anche la prevendita… perchè non si sa mai.

 

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Country al Magnolia: i The White Buffalo

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Prendi un sound tipicamente country.

Quanto è già magica la musica, in questo modo? Chiunque ami il suono della chitarra acustica e delle parole che narrano il fascino delle avventure quotidiane ama il genere country.

Ma per capire bene di cosa sto parlando, devi aggiungere questo sound quel timbro rock che rende tutto più interessante, ritmato e coinvolgente… beh, già il country è ritmato di per sè, ma un aiutino non guasta mai.

Termina il tuo viaggio sonoro con una voce profonda e vibrante, tipica del country più profondo e fascinoso, quello che riesce a far volare la mente verso quegli orizzonti che noi europei raramente abbiamo l’opportunità di vedere con i nostri occhi.

Cosa ottieni?

I The White Buffalo.

Chi sono? E’ un band country folk rock nata da un’idea dal cantautore statunitense, nonchè voce e frontman (per la gioia di tutte le donzelle che apprezzano l’uomo capellone e barbuto, che ispira mascolinità dominante da tutti i pori), Jake Smith.

Perchè ti parlo di loro?

Perchè questo gruppo made in USA arriva finalmente a Milano, precisamente al Circolo Magnolia, per donare a questo lunedì un po’ del loro suono country… altrimenti, risulterebbe piatto come tutto il resto della settimana.

Quindi: io ti ho già comprato la prevendita a 20 euro + d.p., per il resto dalle 21 di questa sera ti aspetto sotto al palco del Magnolia.

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A Milano è nata la prima azienda di PUBBLICITA’ “dinamica”

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Nella città in cui si diffondevano i primi tram a vapore non poteva tardare la pubblicità. Fu un francese, Fernand du Chene de Vere a fondare nel 1886 la prima azienda di pubblicità specializzata in affissioni sui mezzi di trasporto. Nel 1890 ottenne l’esclusiva di affissione sul circuito urbano e interurbano della rete tranviaria. L’anno seguente estende l’esclusiva sull’intero Regno d’Italia. Le prime reclame furono per il Fernet Branca e il bitter Campari.

Il suo principale concorrente nel mondo della pubblicità fu Attilio Manzoni che ebbe grande successo con la sua idea innovativa di istituire i necrologi a pagamento.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Sette ABBORDAGGI alternativi del milanese in vacanza

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La stagione della caccia è aperta per il maschio milanese. Presto si riverserà sulle riviere a provarci con tutto quello che passa. Quest’anno ci sono alcuni abbordaggi alternativi da provare per convincerla che siete il tipo giusto.

abbordaggi alternativi

7 abbordaggi alternativi del milanese in vacanza

 

#1 You’re bon come una Maxibon

Quella che sulle prime sembra una tecnica miserabile in realtà funziona sul piano subliminale. Appena pronuncerete queste parole la ragazza davanti a voi penserà a Stefano Accorsi. Ovviamente questo funzionava bene dieci anni fa, ma oggi qualche nostalgica c’è ancora.

 

#2 Tu quanto hai perso con la Brexit?

Poche parole per farle capire che siete ricco, sul pezzo e abbastanza superficiale.

 

#3 Ti ho visto al concertone di FEDEZ & DJ AX

Considerata l’affluenza chilometrica, con buona probabilità anche lei è stata al concerto di Fedez e Dj AX. Se ti risponde di sì, puoi sfruttare il fascino della cultura di massa per fare colpo su lei. Quindi colpisci con “Adoro Baricco”, “Sorrentino è un maestro” e poi via con domande stile Fabio Fazio in venerazione.

 

#4 Ma a te piace lo Storto?

Questa frase apre un universo di ambiguità semantica che potrebbe anche giocarvi contro. Ma si tratta di alludere in modo sufficientemente ambiguo da potervi tirare indietro nel caso lei si offenda.

 

#5 Ma tu lo sai perché si chiama Lodi TIBB?

Se non lo sa, sai di cosa parlare durante la cena che accetterà di condividere con te, abbagliata dalla tua accecante cultura meneghina. Ovviamente prima informati qui: Lodi.

 

#6 Ma Conte?

Un tocco di attualità disimpegnata può far presa sulle ragazze di costiera.

 

#7 Ma anche qui c’è l’Area C?

Date grande prova di milanesità. Non solo siete sensibili al problema delle ZTL, ma avete anche una macchina, accessorio indispensabile per portare a cena una donna. Evitate questa tecnica se la macchina è il taxi di vostro padre.

MILANO CITTA’ STATO

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Il rimedio SEGRETO per scacciare le zanzare

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zanzare estate

Le zanzare, per come noi le conosciamo, infestano il nostro pianeta da almeno 79 milioni di anni (hanno convissuto con i dinosauri) e ad oggi rappresentano in assoluto l’animale più letale per l’essere umano.

Restando a Milano, le zone dove imperversano di più sembrano essere il Parco Sud, i Navigli, le rive del Lambro e un’ampia fetta della zona ovest che comprende Lampugnano, Montestella, Trenno, il Parco delle Cave e San Siro. Tipicamente, una zanzara è a proprio agio in un ambiente dove la temperatura non è inferiore ai 22° C, per questo d’inverno non le vediamo (dormono) e saltano fuori d’estate.

Leggi anche: Le zanzare di Milano

Il motivo del nostro perenne conflitto con questo insetto risiede nella sua attrazione per il sangue e per le proteine in esso contenute, molecole fondamentali per il loro nutrimento e per la loro sopravvivenza.

Rabbia e tarantella

Ora, grazie al lavoro di Jeffrey A. Riffell e del suo gruppo alla University of Washington, forse abbiamo trovato un nuovo metodo per allontanare le zanzare, che superi i classici Autan, zampironi e citronelle varie (la cui inefficacia è stata tra l’altro ampiamente dimostrata): occorre agitarsi a più non posso.

L’evoluzione è un processo straordinario ed ha inevitabilmente favorito quelle zanzare che sanno tenersi lontane dai pericoli. Tra questi, rientra anche l’evitare un essere grande almeno 6000 volte loro che si sbraccia e si dimena. Le zanzare sono dotate infatti di uno sviluppatissimo senso dell’olfatto, sostenuto da 72 diversi tipi di appositi recettori situati nelle loro antenne, e sono in grado di ricordare (per non più di 24 ore, ma per quello che ci interessa è abbastanza) lo specifico odore di un soggetto che ha fatto di tutto per schiacciarle.

Per provare la loro teoria, il gruppo di ricerca guidato da Riffell ha riprodotto vortici e perturbazioni simili a quelli generati dalle nostre mani e braccia quando si muovono forsennatamente, all’interno di un piccolo cesto. Le zanzare collocate all’interno del cesto erano pervase da alcuni tipici odori dai quali vengono attirate. Dopo un quarto d’ora di trattamento, le zanzare sono state rimosse dal cesto ed esposte ai medesimi odori, ma ne sono state repulse e li hanno evitati, perché immediatamente associati a situazioni di potenziale rischio.

zanzare estate

L’unione fa la forza

Un piccolo monito giunge infine: nel caso le zanzare non trovassero facili alternative nelle vicinanze, una volta scacciate tornerebbero comunque a tormentare la preda originaria, in quanto il loro bisogno di sangue è continuo e insaziabile, essendo una sostanza fondamentale per mantenere le funzioni vitali, un metabolismo efficace e per potersi riprodurre.

Quindi, il consiglio rimane quello di dimenarvi, ma di assicurarvi di farlo in compagnia, o in un luogo affollato. Accettando l’eventualità di farvi prendere come tarantolati.
 
 

Scopri di più su Current Biology, oppure leggi le 33 curiosità sulle zanzare

 

HARI DE MIRANDA

 

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Chirurghi Plastici a Milano: rinoplastica e mastoplastica sono gli interventi più richiesti

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rinoplastica mastoplastica

Dall’Antico Regno Egizio a oggi, nella costante ricerca del superamento di sé stesso insita nell’essere umano, anche la chirurgia plastica ha giocato un ruolo cardine: trattasi infatti del nostro corpo e di come a prima vista ci presentiamo al mondo esterno, che si stia parlando di restaurazione, ricostruzione, alterazione o implementazione.

rinoplastica mastoplastica
Sir Harold Delf Gillies, padre della moderna chirurgia plastica, grazie ai suoi lavori di ricostruzione facciale ai reduci della Prima Guerra Mondiale

Milano capitale della chirurgia estetica: rinoplastica e mastoplastica in testa

Senza sorpresa, la nostra città è all’avanguardia in questo campo e a tal proposito è da sottolineare una realtà d’eccellenza come quella dello studio meneghino del Professor Mario Dini, il miglior chirurgo plastico a Milano per la rinoplastica.

Consapevole come l’allungamento della vita media e la crescente importanza dell’aspetto fisico in sempre più ambiti lavorativi richiedano risposte puntuali dalla medicina estetica e dalla chirurgia plastica, il Professor Dini è parimenti attento alla conservazione della fisionomia del paziente così da personalizzare ogni tipo di intervento, arrivando ad un risultato estetico che sia sempre molto naturale e in armonia non solo con le caratteristiche fisiche di ogni soggetto, ma anche con la sua personalità.

Quest’ultimo aspetto evidenzia come, nel campo della chirurgia estetica, nessun paziente possa prescindere dall’informarsi pienamente sull’intervento di suo interesse, per potersi poi scientemente affidare ad un chirurgo che sia al contempo esperto, capace ed empatico.

Primi in Europa in medicina estetica

L’Italia è ad oggi il quarto paese al mondo per spesa nella medicina estetica, dietro solo a Stati Uniti, Brasile e Giappone, quarta al mondo anche considerando il numero di operazioni per abitante: 16 ogni 1000, sotto a Corea del Sud, Taiwan e Belgio.

Milano non sfugge al trend e attualmente gli interventi più richiesti in città sono quelli di rinoplastica e mastoplastica.

La rinoplastica (dal greco ρίς, rhís, “naso“) è la branca della chirurgia che si occupa del rimodellamento del naso. La mastoplastica (anch’essa dal greco μαστός, mastós, mammella“) è invece il settore che si concentra sul seno.

rinoplastica mastoplastica
Alcuni esempi di impianti nella mastoplastica

Naso da favola: un intervento delicato

Se è vero che oggi tutte vogliono il naso della neo duchessa di Sussex, l’ex attrice Meghan Markle, assurta ai ranghi di status symbol di bellezza alla pari della First Lady Melania Trump, non bisogna però dimenticare che il nostro naso è a tutti gli effetti un organo, e in quanto tale ha importanti e specifiche funzioni, filtrando, riscaldando e umidificando l’aria che respiriamo.

Che cos’è la rinoplastica

Molte persone desiderose di operarsi, infatti, spesso lamentano anche difficoltà respiratorie, dovute alle cause più molteplici, dal setto deviato alle varie forme di riniti come NARES, NARESMA, NARMA e NARNE.

L’osservazione delle strutture nasali, cartilagini e turbinati oltre al setto, è fondamentale per mantenere o ritrovare una nuova armonia in concordanza con le proporzioni del volto.

Diversamente, i risultati potrebbero essere spaventevoli.

rinoplastica mastoplastica
Meghan Markle, considerata il modello da imitare

Un seno sempre sull’attenti

Le tette finte sono come i nazisti: non ridono, non danzano. Sono sempre solo dure e sull’attenti” proclamava Mrs. Doubtfire nell’omonimo film. Come nel caso della rinoplastica, però, al di là della facile goliardia c’è un mondo, che va dalle esigenze estetiche alle ragioni sanitarie.

Che cos’è la mastoplastica

rinoplastica mastoplastica
Cristina Chiabotto, Miss Italia 2004, ha notoriamente beneficiato di un intervento di mastoplastica

La mastoplastica può essere adittiva, con l’inserimento di protesi mammarie, riduttiva, nel caso in cui serva diminuire uno sproporzionato volume del seno che potrebbe portare a complicanze alla colonna vertebrale dovute al peso eccessivo, oppure una mastopessi, termine che sta ad indicare un procedimento chirurgico di ricostruzione, utilizzato per il sollevamento delle mammelle nel caso in cui ci sia stata, per esempio, una perdita di tonicità.

Anche in questo ambito, chiaramente, l’armonia gioca un ruolo cruciale.

 

REDAZIONE

 

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10 cose che il vero milanese deve avere sempre IN TASCA

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calendario dell'avvento
generatore di nebbia

Ci sono cose di cui il milanese non potrebbe mai fare a meno. Tipo queste.

10 cose che il vero milanese deve avere sempre in tasca

#1 Caricabatterie

Comprato da Tiger, supereconomico perché lo perdi sempre, ne devi comprare uno a settimana.

#2 Power Bank

Almeno due, perché uno è sempre in carica.

#3 Penna

Per approcciare una donna devi avere una penna. Non ha più senso chiedere l’ora.

#4 Smartphone

Anche se nessuno lo chiama così.

#5 Fidaty Card

L’importante è accumulare punti per comprare il secondo power bank.

#6 Bottiglietta d’acqua

Idrata e alcalinizza l’organismo.

#7 Mascherina contro lo smog o per trattenere i microbi

La moda da Tokio ormai sta imperando anche da noi.

#8 Biglietti da visita

Di due tipi diversi. Uno da una parte per gli scocciatori, uno nella tasca opposta per gli incontri giusti.

#9 Alcuni euro in tasca

Perché ci sono cose che vanno ancora a monete.

#10 Generatore di nebbia portatile

Per sentirsi a casa anche quando si è all’estero. Tipo a Roma.

MILANO CITTA’ STATO

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La strana storia di Sciur SCIAVATTA, l’uomo che si faceva pagare per piangere

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1885. Nei funerali di Milano spesso si vedeva un uomo alto, ricurvo, malvestito, con ai piedi delle strane ciabatte che gli avevano procurato il soprannome: El Sciavatta.

In realtà si chiamava Agostino Pedroni e si era inventato un impiego curioso: andava per le strade in cerca di un corteo funebre. Quando ne trovava uno andava dai familiari e si offriva di piangere il defunto in cambio di poche lire.

Prima di darsi a questa stramba professione, Pedroni aveva fatto il sagrestano e ne era così orgoglioso da cercare di farsi chiamare Sacristia. Ma niente, per tutti i milanesi lui era El Sciavatta, l’uomo che in ciabatte frequentava i cortei funebri della città.

(Fonte: Corriere della Sera)

Il mondo di BRERA: da quartiere a luci rosse a icona della Milano colta e raffinata

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quartiere brera

E’ curioso notare come il nome di uno quartieri che più spicca per eleganza nello scenario milanese derivi da un termine come bràida, lemma latino medievale di origine longobarda, ad indicare un campo suburbano tipico della Padana e coltivato a prato, un’ortaglia.

Leggi anche: Il significato dei nomi dei quartieri di Milano

Brera divenne ciò che è oggi sotto la dominazione austriaca (la prima, quella dal 1706 al 1796), periodo durante il quale vennero costruite e inaugurate istituzioni come l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca Nazionale Braidense.

quartiere brera
La Sala Teresiana della Biblioteca Braidense, in onore della sua madrina, Maria Teresa d’Austria

Scienziati pazzi e madrine austriache

Brera deve moltissimo a Maria Teresa d’Austria, che adibì il Palazzo di Brera (eretto nel XVII Secolo come monastero gesuitico dall’architetto Richini) a centro culturale cittadino, che infatti oltre alla Biblioteca e all’Accademia ospita l’Osservatorio Astronomico, l’Istituto di Fisica Generale Applicata, l’Orto Botanico, la Pinacoteca e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.

In alcuni di questi luoghi si è fatta la storia: ad esempio all’Osservatorio Astronomico, oggi gestito dall’INAF, dove oltre ad essere passato un mito della matematica come Lagrange, è soprattutto avvenuta l’osservazione dei (presunti) canali di Marte da parte di Giovanni Schiaparelli.

La scoperta, avvenuta nel 1877 e confutata solo nel 1971, aprì comunque la strada alle ipotesi sulla presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie marziana, scenario poi confermato almeno per quanto riguarda il suo passato.

quartiere brera
Schiaparelli nell’osservatorio astronomico di Brera, da un disegno dell’illustratore Achille Beltrame

La Pinacoteca e i furti napoleonici

Il Palazzo di Brera è tuttora il centro nevralgico del quartiere. Ricostruito dopo i bombardamenti alleati del 1943, è da poco accompagnato dall’adiacente Palazzo Citterio a costituire la Grande Brera, ma l’edificio del Richini ha tantissimo da offrire anche da solo, partendo dalla statua di Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, un nome un programma.

quartiere brera
La statua di Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore al centro del cortile d’onore del Palazzo di Brera

L’opera è in realtà una replica in bronzo dell’originale in marmo bianco di Carrara, entrambe realizzate da Antonio Canova, e portata a Milano nel 1859 da Napoleone III.

Napoleone è qui raffigurato secondo i canoni estetici della Grecia Antica e ispirandosi a Marte, dio della lotta e della violenza, la cui bellezza faceva impallidire persino Apollo.

L’omaggio è altamente pertinente poiché la Pinacoteca di Brera iniziò ad arricchirsi di opere d’arte proprio grazie ai furti napoleonici, che fecero confluire lì molti dipinti trafugati un po’ in tutta Italia, oltre che alla sapiente guida di Andrea Appiani, artista assoluto e milanese doc, direttore della galleria a partire dal 1807.

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Giove incoronato dalle Ore, capolavoro di Andrea Appiani presso la Pinacoteca di Brera

Il nuovo centro del Fuorisalone

Oggi la Pinacoteca resta uno dei musei più visitati d’Italia: nel 2017 si è posizionato al 17° posto in Italia, 2° a Milano dietro al Cenacolo, con oltre 364.000 visite, guadagnando un 6% e 7 posizioni sull’anno precedente.

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Ma non di sole storia e cultura vive Brera: dal 2009 infatti è Design District del Fuorisalone, che si vanta di essere il più importante distretto di promozione del design in Italia, punto di riferimento internazionale, centro dello sviluppo creativo e commerciale di Milano. Nell’edizione 2017 ha conosciuto un passaggio di 250.000 visitatori e 300 brand in 6 giorni, ospitando l’esperimento del Tram Corallo.

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Il Brera Design District 2018

Dalla tarte tatin al sushi

Brera non delude nemmeno quando il discorso si sposta al palato: superata la fase bohémien, il quartiere mantiene una sobria raffinatezza sia nell’etereo della sua atmosfera sia nel concreto dei suoi locali.

Innanzitutto è sede del Botinero, il locale di Javier Zanetti e Esteban Cambiasso, romantico soprattutto se si sta nel dehors. C’è poi la brasserie Pourquoi-Pas dove i gusti fini potranno deliziarsi con squisite tarte tatin, il bistrot Pisacco dello chef Andrea Berton per cene di classe o il Morso per mangiare hamburger fatti come si deve, oltre che il libanese Noor o il giapponese Kanji Light per chi è in cerca di sapori lontani.

Infine, i migliori cordiali si trovano al Tibi Bistrot Provençal e gli aperitivi più in abitano presso El Beverin, immersi in un ambiente d’altri tempi.

Brera non è sempre stata propriamente elegante, pur mantendendo una certa rutilanza: fino al 1958 era infatti sede di tre bordelli, ognuno diverso per caratteristiche e client policy.

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La metamorfosi delle piante

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L’Orto Botanico di Brera

Per una fuga dalla vita cittadina, torniamo all’Orto Botanico, l’Hortus Botanicus Braidensis: 300 specie diverse su 5000 metri quadrati, abbandonato e recuperato nel 1998, ovviamente anch’esso figlio di Maria Teresa d’Austria.

Le sue aiuole sono state restaurate secondo il loro aspetto originario e oggi comprendono piante officinali, molte spermatofite del genere salvia e bulbi primaverili.

Da non perdere anche i glicini e la digitale purpurea, dal viola ricco di mistero e spiritualità, oltre alle due storiche ginkgo biloba, albero considerato un fossile vivente essendo antichissimo: le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa.

Il quartiere de La Vita Agra è quindi il posto giusto per immergersi in storie antiche, in habitat naturali o alla moda, e scoprire una Milano nascosta, pur essendo sotto agli occhi di tutti.

quartiere brera
Gli hotspots di Brera evidenziati nell’articolo

 

HARI DE MIRANDA

 

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1500: finisce l’epoca d’oro di Milano

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2 settembre 1499. Ludovico Il Moro è davvero in un momentaccio. Due anni prima gli è morta l’amata moglie, Beatrice, a soli 22 anni, e le principali potenze dell’epoca gli vogliono fare la pelle, con in testa i veneziani. I francesi stanno preparando l’assedio a Milano. La sorte di Ludovico è ormai segnata e per evitare l’onta della sconfitta davanti agli occhi dei suoi amati concittadini, l’uomo che ha portato Milano al suo massimo splendore culturale decide di fuggire, lasciando la città. Non l’avrebbe mai più rivista. 

Dopo la sua fuga, Gian Giacomo Trivulzio per conto del re francese Luigi D’Orleans occupa con le sue truppe Milano, prendendo posto nel Castello Sforzesco. Ludovico non molla e ci prova a riprendersi la sua città, muovendo guerra ai francesi, ma viene sconfitto. Il 10 aprile del 1500 viene catturato e condannato all’esilio in Francia, nel castello di Loches, dove resterà rinchiuso fino alla morte, nel 1508.

Si conclude l’epoca d’oro di Milano che per i successivi 360 anni resterà in mani straniere.

MILANO CITTA’ STATO

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La Biblioteca degli Alberi vs Isola Pepe Verde: due concezioni di GREEN a confronto

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isola verde

Parchi orbitali, viali alberati, orti urbani, aiuole fiorite, giardini di prossimità. Tra ambiziosi progetti di riforestazione e l’impegno di un numero sempre maggiore di cittadini oggi il verde di Milano ha una marcia in più.

Leggi anche -> Papaveri e papere: dai community garden ai parchi griffati il futuro di una Milano sempre più VERDE

Il viaggio di Milano Città Stato tra gli alti papaveri usciti dagli studi di architettura e i brutti anatroccoli in cerca della propria strada non poteva che partire dall’Isola, zona di grandi contrasti e trasformazioni urbane fulminanti. Da un lato infatti c’è la griffatissima Biblioteca degli Alberi, nuova area verde appena nata all’ombra dei Boschi Verticali, non ancora aperta al pubblico se non in poche occasioni speciali. Dall’altro, a circa duecento passi di distanza, il giardino comunitario di Isola Pepe Verde, un luogo abbandonato che cinque anni fa è stato preso in gestione da un’associazione di cittadini e trasformato in una piccola oasi tranquilla ai piedi del Cavalcavia Bussa.

Verde speranza: la Biblioteca degli Alberi

isola verdeIn tanti l’hanno vista, pochissimi l’hanno già visitata, dal momento che non è ancora ufficialmente aperta. La Biblioteca degli Alberi è stata quasi un ectoplasma in questi lunghi 14 anni di attesa. Il concorso bandito per la sua realizzazione è stato vinto dallo studio olandese Inside Outside|Petra Blaisse nel lontano luglio 2004. Soltanto 7 anni più tardi l’Amministrazione comunale ne ha approvato il progetto preliminare, parzialmente rivisitato (e ridimensionato) alla luce dello stato di attuazione delle opere pubbliche e private in corso di realizzazione.

Dopodiché tutto è rimasto nell’abbandono più completo. Mentre intorno sorgevano a velocità vertiginosa i grattacieli che sono ormai entrati a pieno titolo nell’immaginario collettivo su Milano, il terreno destinato al parco rimaneva un’area brulla e incolta, imbarazzante per la città che si avviava verso Expo 2015. Al punto che in via temporanea fu realizzato niente di meno che un campo di grano. Lo definirono “opera d’arte” e lo chiamarono Wheatfielddall’opera dall’artista americana Agnes Denes che lo realizzò per la prima volta nel 1982 a New York.

isola verdeDopo alcuni anni e molte scadenze passate senza colpo ferire, alla fine il cantiere è partito: prima sono arrivate le ruspe, poi gli alberi e l’apertura del primo lotto nella zona della Fondazione Catella, tra Via De Castillia e Via Sassetti, che è stato inaugurato nell’aprile del 2017. Infine le panchine e tutto quanto il resto, compresa la fioritura delle prime aiuole. E quindi? Tutto a posto, pronti si va? Non ancora, per dare il tempo alle piantine di irrobustirsi il parco non sarà accessibile fino a dopo l’estate.

Nonostante questo la Biblioteca degli Alberi è già fra noi, grazie alle numerose immagini, soprattutto aeree, che da mesi circolano sui giornali e sul web. Ma anche per effetto delle prime aperture straordinarie, che in maggio hanno aperto i cancelli ai fruitori degli eventi promossi dalla Fondazione Catella e Piano City. Una volta ultimata, con i suoi 9,5 ettari di estensione e i suoi 45mila bulbi da fiore, sarà il terzo parco pubblico più grande del centro di Milano.

Come un libro aperto

Geometrie rigorose, cerchi, linee e tagli diagonali perfetti. Prima di essere un parco questo spazio è un sistema di connessioni tra le differenti realtà urbane che circondano l’area. I giardini infatti sono formati dall’intrecciarsi di un sistema di sentieri (larghi 2,5 metri) e viali (larghi 5 metri) dritti e funzionali, che collegano tutti i punti strategici di accesso e uscita in rapporto con le vie, gli edifici, le fermate dei mezzi pubblici, le residenze, gli uffici e servizi tutt’intorno.

isola verde

Tutto è racchiuso in una forma, in una misura e in una proporzione. Anche gli alberi qui sono stilizzati e disposti in purissime forme circolari disegnate col compasso, a formare una sorta di “stanze vegetali” atte ad ospitare programmi culturali, commerciali e ricreativi. 

Al momento immaginare quest’area come una foresta ombrosa non è semplice, è poco più che una speranza. Da via Melchiorre Gioia viene su il rumore del traffico intenso, i viali sono tutti esposti al sole perché gli alberi sono ancora giovani e dalle chiome modeste, gli arbusti non completamenti cresciuti. Per ora per vedere del verde bisogna viaggiare rasoterra. Qui sì che si può apprezzare il curatissimo progetto botanico che ogni primavera regalerà a questo angolo di mondo una distesa colorata e fiorita: piante perenni, cespugli, piante aromatiche, bambù, fiori di campo e tanto prato all’inglese.

E mentre lo sguardo vaga tutt’intorno senza incontrare ostacolo alcuno, vien da chiedersi quanto possa costare mantenere ordinato un giardino così concepito, con una impressionante distesa di canaline per l’irrigazione che ha l’ingrato compito di mantenere fresca da sola, senza l’ausilio di troppa ombra naturale, questa enorme aiuola perfetta. COIMA finanzierà infatti solo la realizzazione del parco, mentre è ancora scoperto il finanziamento della sua manutenzione (di oltre 2 milioni di euro l’anno). Per sostenere queste spese si sta pensando di creare una fondazione che possa gestire l’area trovando modalità di finanziare le relative spese. 

E naturalmente il pensiero immediatamente vola a un altro giardino che si trova poco distante, ai margini del quartiere vecchio potremmo dire, l’Isola vera e propria, che di puro e rigoroso non ha neanche il nome.

Verde smeraldo: Isola Pepe Verde

isola verdeQuattordici anni sono un’attesa molto lunga, soprattutto per un quartiere che di verde ne ha davvero poco e a cui i cantieri di Porta Nuova hanno temporaneamente sottratto quel che ne restava. Così alcuni cittadini hanno deciso di fare da sé. Individuata un’area recintata abbandonata ai piedi del cavalcavia Bussa, un ex deposito edile in disuso per quasi vent’anni, si sono riuniti in associazione e hanno iniziato un lungo e accidentato percorso per ottenere dal Comune una convenzione che permettesse loro di gestirlo in autonomia e trasformarlo di fatto nel primo giardino comunitario di Milano

Leggi anche: L’Isola dei tesori

Ora Isola Pepe Verde è un’isola nell’Isola, un giardino condiviso, uno spazio verde con tanti giochi per i bambini, tavoli dove pranzare all’aperto, angoli ombrosi per il relax e una zona adibita ad orto urbano. Qui non ci sono papaveri, né erba, né filari di piante perfettamente allineate. Però ci sono i fiori seminati dai bambini durante le feste e le casse piene di ortaggi rigogliosi curati da piccoli contadini in erba. Non c’è l’irrigazione automatica né la pacciamatura nelle aiuole, ma ci sono i pannelli solari che producono l’elettricità e le taniche di l’acqua piovana raccolta per l’innaffiatura e le esigenze di manutenzione. Il tutto realizzato e gestito a mano dagli abitanti del quartiere, che ne garantiscono l’apertura al pubblico su base volontaria.

Un piccolo spazio che ha tracciato però un percorso importante. Dopo questa esperienza il Comune di Milano ha approvato il 25 maggio 2012 la Delibera N.1143 con la quale ha deciso di riconoscere e promuovere la pratica dei giardini condivisi. Sono state quindi approvate le linee d’indirizzo per la realizzazione di giardini di prossimità su aree di proprietà comunale abbandonate o degradate, in alcuni casi anche aree urbanizzate che presentino le caratteristiche per essere in tal modo meglio fruibili.

isola verdeLo scorso maggio, mentre La Biblioteca degli Alberi apriva in via straordinaria per il concerto di Piano City, Isola Pepe Verde celebrava il suo quinto compleanno con una festa, tanto buon cibo preparato sul posto e una coloratissima parata per le strade del quartiere. Poi è arrivata la pioggia, artisti e pubblico di Piano City sono corsi a mettersi al riparo, tutti gli altri sono tornati di corsa al giardino a prendere le taniche: di acqua quest’anno per fortuna ne è venuta tanta.

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Expop Pop Show: pop progetti per una città pop

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expop 2018

Il 4 Luglio presso il Teatro Franco Parenti è di scena la settima edizione di Expop, la pop vetrina delle idee innovative a cura dell’Associazione Vivaio.

Quest’anno ci saranno due novità pop:

  1. La pop location: dopo 6 anni al Vivaio Riva quest’anno Expop sarà on stage, sul palco del Teatro Franco Parenti (foyer e sala AcomeA)
  2. Il pop format: dopo 6 anni il format cambia. Expop diventa un pop show: la presentazione più pop che sia mai stata fatta.  

 

expop 2018

Expop, la rassegna delle pop idee, giunge quest’anno alla settima edizione. L’appuntamento è per il 4 Luglio: dalle 17 alle 21.30 al Teatro Franco Parenti (pop foyer e pop sala AcomeA).

I pop progetti in gara verranno visionati e votati dal pop pubblico direttamente nel pop foyer. E nella pop sala AcomeA verrà fatta una pop presentazione direttamente sul pop stage.

I pop progetti hanno l’ambizione di proporre nuove pop visioni per Milano e per il mondo

Expop è dal 2012 la pop vetrina dedicata a chi vuole rendere Milano pop città delle pop eccellenze e delle pop ambizioni. Dopo i pop successi de Il Parco Orbitale (primo vincitore Expop 2012), il Giardino Sonoro (2013), VespiAMO (2014 – poi entrato pure nel sistema della sharing economy del Comune con il sistema dello Scooter Sharing), Wooding (2015), Bon (2016) e You Milan (2017) i nuovi pop progetti sono proposti da professionisti, artisti, imprenditori, pop associazioni.

Expop, sin dalla prima edizione del 2012, ha l’obiettivo di rendere Milano pop e visionaria. Expop ha anticipato Expo, che era una vetrina di Nazioni sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Expop è sin dalla sua nascita un’occasione per alimentare la capacità di visione delle persone, di chi vive, lavora o sogna Milano, e trasformare in energia la capacità delle buone idee di raccogliere consenso per trasformarsi in iniziative in grado di migliorare la città.

La prima edizione di EXPOP (2012): 

 

Expop è un progetto dell’associazione Vivaio, una associazione no profit, apartitica, ed è oggi lapiattaforma di incontro-confronto su progetti che possano rendere Milan una città a livello mondiale attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini.

 

La pop giornata (4 luglio 2018)

17- 20: Pop Presentazione dei pop progetti nel pop Foyer

Pop Ingresso (libero e gratuito) con pop votazione

20-21.30: PopShow in pop sala AcomeA

Pop Prenotazione (a esaurimento posti): evento Facebook (https://www.facebook.com/events/1667874789955172/)

📌 Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 Milano (MM3 Porta Romana – mappa)

 

Pop Contattiassociazionevivaio@gmail.com ; www.associazionevivaio.com

 

MILANO CITTA’ STATO

 

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Una settimana di MERCATI AGRICOLI a Milano

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mercati agricoli

Chi ha detto che la città debba essere incompatibile con la campagna e, nello specifico, con i suoi prodotti agricoli?
Ogni settimana, Milano propone tanti mercati agricoli e contadini: eccoli in ordine, dal martedì alla domenica (considerando che, soprattutto in occasione di festività, la programmazione potrebbe variare):

MARTEDÌ

Mercato Agricolo della Cuccagna
Dove
: Cascina Cuccagna (Via Cuccagna 2, zona Porta Romana)
Quando: tutti i martedì, dalle 15.30 alle 20.00
Grazie all’Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna è possibile fare la spesa dal contadino in una cascina risalente al XVIII secolo.

Il Buono in Tavola

mercati agricoliDove: Piazza Sant’Eustorgio
Quando: tutti i martedì, dalle 10.30 alle 17.30
Proprio di fronte alla Basilica di Sant’Eustorgio è possibile trovare prodotti a km 0 dalle migliori aziende agricole lombarde.

MERCOLEDÌ

Il Verziere Bio
Dove
: Piazza Leonardo da Vinci
Quando: tutti i mercoledì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana davanti al Politecnico i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

Mercato di Campagna Amica
Dove
: Via Ripamonti 35
Quando: mercoledì e sabato dalle 8.00 alle 13.00 (mercato bisettimanale)
A pochi passi da Porta Romana si trova l’ex Consorzio Agrario di Milano e Lodi, all’interno del quale viene allestito il mercato di Campagna Amica: qui una ventina di produttori portano prodotti genuini direttamente sulle tavole dei milanesi.

mercati agricoliLa Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Santa Francesca Romana
Quando: tutti i mercoledì dalle 7.30 alle 18.30
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano ogni settimana questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

GIOVEDÌ

Il Verziere Bio
Dove
: Piazza Antonio Gramsci
Quando: tutti i giovedì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana in Piazza Gramsci i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Nazaro in Brolo
Quando: tutti i giovedì dalle 8.00 alle 17.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano ogni settimana questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

mercati agricoliMercato in Bellezza
Dove
: Via Bellezza 16
Quando: tutti i giovedì, dalle 15.30 alle 20.00
All’interno del Circolo Arci Bellezza, l’organizzazione Contadini Resistenti presentano i prodotti artigianali della provincia di Piacenza.

VENERDÌ

mercati agricoliIl Verziere Bio
Dove
: Il Giardino delle Culture
Quando: tutti i venerdì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana presso il Giardino delle Culture i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

SABATO

Il Verziere Bio
Dove
: Via Gaetano de Castillia 26
Quando: tutti i sabati, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana presso La Stecca 3.0 i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

Mercato Agricolo dei Navigli
Dove
: Alzaia Naviglio Grande 116
Quando: tutti i sabato, dalle 7.30 alle 14.00
Un sabato a passeggiare lungo il Naviglio e tra le bancarelle di un mercato: si può iniziare meglio il weekend?

Mercato della Terra

mercati agricoliDove: Via Procaccini 4
Quando: 1° e 3° sabato del mese, dalle 9.00 alle 14.00
I Mercati della Terra sono una vera e propria rete internazionale di mercati dedicati ai prodotti locali e di stagione. A Milano lo si trova presso il centro culturale della Fabbrica del Vapore, zona Paolo Sarpi.

Mercato di Campagna Amica
Dove
: Via Ripamonti 35
Quando: mercoledì e sabato dalle 8.00 alle 13.00 (mercato bisettimanale)
A pochi passi da Porta Romana si trova l’ex Consorzio Agrario di Milano e Lodi, all’interno del quale viene allestito il mercato di Campagna Amica: qui una ventina di produttori portano prodotti genuini direttamente sulle tavole dei milanesi.

Mercato Agri-Cultura
Dove
: Viale dei Missaglia 44/2
Quando: tutti i sabati, dalle 9.00 alle 18.00
Ogni settimana Serra Lorenzini, nel quartiere di Chiesa Rossa, propone un mercato a filiera corta con prodotti enogastronomici italiani.

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Durante
Quando: 2° e 4° sabato del mese, dalle 8.00 alle 14.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

Mercato Consorzio Agrituristico Mantovano
Dove
: Piazza Santa Maria del Suffragio
Quando: tutti i sabati, dalle 8.00 alle 14.00
Ogni settimana le eccellenze mantovane raggiungono Milano per proporre in città prodotti di fattoria genuini.

DOMENICA

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Via San Domenico Savio 3 (Complesso Monumentale Chiesa Rossa)
Quando: 1° e 3° domenica del mese, dalle 9.00 alle 18.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

mercati agricoliMercato Agricolo Serra Galbiati
Dove
: Via Rombon 97
Quando: tutte le domeniche, dalle 9.00 alle 14.00
A Lambrate il garden center Galbiati propone un mercatino dove è possibile trovare pane e prodotti da forno, formaggi, vini dell’Oltrepò Pavese, miele, piante aromatiche e, ovviamente, frutta e verdura.

 

VANESSA MARAN

 

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Gli Ottavi di Finale della COPPA DEL MONDO a Milano

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ottavi mondiali
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)

A partire da domani i Mondiali in Russia entreranno nel vivo, con la fase ad eliminazione diretta che non lascerà più spazio a calcoli e meline, assicurandoci emozioni, tensione ed intensità tra le 16 migliori nazionali delle 208 che hanno partecipato a questa edizione, iniziata il 12 marzo 2015 con Timor Leste-Mongolia 0-3, in attesa del vincitore che verrà deciso il 15 luglio 2018 a Mosca.

Intanto abbiamo giocato gli ottavi di finale qui, a Milano.

#1 Francia – Argentina

ottavi mondiali
Foto aerea di corso Buenos Aires

I cugini d’oltralpe, si sa, storicamente non ci stanno simpaticissimi e anche ultimamente, tra carezze al Papa, sconfinamenti e insulti gratuiti, non è tutto rose e fiori.

Inutile sottolineare invece gli storici legami che ci connettono all’Argentina, che oggi ufficialmente conta solo 8000 cittadini residenti in Lombardia, numero però falsato se si pensa agli oltre tre milioni di italiani emigrati laggiù tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento: ormai sono tutti oriundi. Anche in loro onore, e in occasione dell’Expo 1906 a Milano, venne intitolato il viale che oggi conosciamo come corso Buenos Aires.

Abitanti a Milano: Francia batte Argentina 3382 a 470.

 

#2 Uruguay – Portogallo

ottavi mondiali
Alcuni membri della comunità uruguaiana a Milano in occasione della loro festa nazionale, il 25 agosto

Al 1° gennaio 2018, gli uruguaiani residenti a Milano erano 133, roba che li si può contare casa per casa. Parliamo comunque di una nazione dove il 40% delle persone ha origine italiana, oltre che ad avere un trimestrale, tre mensili, un settimanale e un quotidiano nella nostra lingua.

Del Portogallo invece, nonostante sia nell’Unione Europea, a Milano continua a mancarci la sua cucina.

Abitanti a Milano: Portogallo batte Uruguay 449 a 133.

Leggi anche: 20 specialità dello street food europeo a Milano

 

#3 Brasile – Messico

ottavi mondiali
Un ristorante brasiliano a Milano

Altro scontro, altra storia, perchè se a Milano si trovano poco più di 3000 brasiliani, il 7,7% dei cognomi in Brasile risulta essere di origine italiana, e gli oriundi dai 15 ai 30 milioni. Sintomo di questo sostrato sono gli innumerevoli ristoranti brasiliani, anche di qualità, che troviamo nella nostra città.

I messicani a Milano, invece, sono 250, ma, anche qui, i numeri rischiano di essere drogati dagli 85.000 connazionali facenti parte del pueblo, alcuni dei quali, in passato, arrivati anche a fare gli astronauti.

Abitanti a Milano: Brasile batte Messico 3080 a 274.

 

#4 Belgio – Giappone

ottavi mondiali
Le storiche Ginkgo Biloba all’Orto Botanico di Brera

Qui la partita è tutta tra cucina e botanica: l’angolo più belga di Milano è in via Sannio, al Vent du Nord, brasserie con cucina tipica, tanta birra e moules-frites.

Al di là del sushi, invece, la vera perla nipponica in città è all’Orto Botanico di Brera e si chiama Ginkgo Biloba, pianta antichissima originatasi più di 250 milioni di anni fa (in Cina) e il cui nome deriva dal giapponese ぎんきょう, ginkyō, ovvero albicocca d’argento. Chissà quanti dei 1743 giapponesi di Milano l’hanno vista.

Abitanti a Milano: Giappone batte Belgio 1743 a 245.

 

#5 Spagna – Russia

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Un evento all’Associazione Italia Russia di via Cadore 16 a Milano

Jamon, paella, sangria, tapas, fino al bocadillo: la Spagna a Milano c’è.

Nel frattempo, sarebbe bene approfittare dell’esposizione mediatica che sta avendo la Madre Russia in occasione della manifestazione, anche e soprattutto di quanto accade fuori e attorno ai campi,  per decidere di andare a scoprirla.

Abitanti a Milano: Russia batte Spagna 2093 a 2055.

 

#6 Croazia – Danimarca

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Inaugurazione della statua di Ruggero Giuseppe Boscovich, genio croato, donata a Milano dalla città di Zagabria

Gli italiani hanno già scelto: a fronte di 1,1 milioni di compaesani che hanno trascorso le vacanze in Croazia lo scorso anno, solo 50.000 sono andati in Danimarca (in cambio, 650.000 danesi hanno visitato la nostra penisola).

Se in più aggiungiamo i Royal Dansk, insomma i biscotti tipici della Danimarca, diventa facile indovinare per chi si tiferà a Milano. Anche se i nostalgici di Fiume potrebbero pensarla diversamente. Ops, Rijeka.

Abitanti a Milano: Croazia batte Danimarca 396 a 112.

 

#7 Svezia – Svizzera

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Interni della Björk Swedish Brasserie di via Panfilo Castaldi 20

Dopo aver messo in riga Olanda, Italia e Germania, gli uomini di ventura svedesi si apprestano ad affrontare la solida Svizzera di Vladimir Petković.

Certamente, Björk (sia la brasserie milanese, sia l’artista) piace a tutti, ma come dimenticarci del nostro affetto verso il Canton Ticino?

Abitanti a Milano: Svizzera batte Svezia 574 a 209.

Leggi anche: 10 motivi per cui il Ticino va riammesso a Milano

 

#8 Colombia – Inghilterra

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Immagine promozionale per lo stand colombiano al Milano Coffee Festival

I colombiani a Milano sono poco meno di mille, ma comunque in giro si trovano ottime soluzioni per poter esperire della loro cucina anche qua.

L’Inghilterra non ha più Joe Hart, più volte bullizzato dal nostro Andrea Pirlo, ed è l’unica selezione con in rosa giocatori provenienti esclusivamente dal proprio campionato nazionale, che è anche il più ricco e seguito al mondo, la Premier League. Detto questo, se volete sostenerla potrete farlo mangiando fish and chips.

Abitanti a Milano: Inghilterra (ma con in più Galles, Irlanda del Nord e Scozia, il Regno Unito in pratica) batte Colombia 1657 a 928. Varrà?

 

E voi, per chi farete il tifo?

 

HARI DE MIRANDA

 

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Inquinamento acustico: cosa fare contro i RUMORI molesti a Milano

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Il 9 settembre del 1950 il Corriere della Sera scrisse che “nella battaglia contro i rumori, è entrata in azione, da qualche giorno, un’arma segreta“. Si trattava del fonometro, una piccola cassetta rivestita di pelle nera. Compito del fonometro era di misurare e registrare l’intensità e il volume dei suoni. Il Corriere concludeva con grande fiducia: “D’ora in avanti chi farà urlare smodatamente il suo motore non potrà chiamare in causa, a sua difesa, l’ipersensibilità d’orecchi di chi è incaricato di rilevare le irregolarità”.

Sembrava che questo aggeggio potesse risolvere l’inquinamento acustico della città. Ma come è andata a finire? E soprattutto, cosa si può fare oggi a Milano contro i rumori molesti?
Lo abbiamo chiesto al Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano. Ecco cosa ci hanno risposto.

Quando rivolgersi al Comune
Rispetto agli anni cinquanta non ci sono più fonometri sparsi nella città a segnalare picchi di disturbo. Ai nostri giorni l’ufficio comunale può intervenire in caso di inquinamento acustico solo quando il rumore è prodotto da impianti o attrezzature utilizzati per attività produttive, commerciali o professionali.

Come segnalare un presunto fenomeno di inquinamento acustico
La procedura è piuttosto complessa. Occorre compilare un apposito modulo in cui si riportano tutte le caratteristiche del rumore molesto e presentarlo al protocollo del Settore del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche in via Beccaria.
La segnalazione comporta l’avvio di un formale procedimento amministrativo per presunto inquinamento acustico.
Trascorsi 30 giorni dalla data di avvio del procedimento l’amministrazione si riserva di chiedere all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia) di effettuare rilevazioni fonometriche unicamente nell’abitazione della persona che ha presentato l’esposto.

A questo punto entra in funzione sempre lui: il fonometro. Con la rilevazione che viene fatta in esclusiva da parte dei tecnici di A.R.P.A. Lombardia. Le indagini fonometriche all’interno dell’abitazione disturbata sono indispensabili per poter stabilire se vengono effettivamente superati i limiti previsti dalla vigente normativa in materia di inquinamento acustico.
Dopo la rilevazione si potrà procedere a seconda della gravità dell’inquinamento acustico a intimare la riduzione o la cessazione del rumore, fino all’estremo della segnalazione all’Autorità Giudiziaria per ipotesi di reato.

Esclusioni
Non rientrano nell’ambito delle competenze dell’Ufficio:
1. rumorosità determinata da impianti comuni del proprio condominio (ascensore, caldaia condominiale, autoclave, impianti di climatizzazione/condizionamento condominiali, ecc.);
2. rumorosità determinata dal funzionamento di impianti e/o attrezzature in uso ad abitazioni private;
3. comportamenti di privati cittadini all’interno delle proprie abitazioni (es. utilizzo di strumenti musicali o mantenimento di alto volume di impianti di diffusione sonora e/o televisivi);
4. i lavori edili effettuati all’interno delle singole unità immobiliari di un condominio;
5. l’attivazione di cantieri edili o stradali per il ripristino urgente dell’erogazione di servizi pubblici (traffico, linee telefoniche, elettriche, fognature, acqua potabile, gas, ecc.);
6. le operazioni effettuate per fronteggiare od evitare il verificarsi di situazioni di pericolo o stati di necessità;
7. le operazione di pulizia delle strade, le operazioni di raccolta dei rifiuti solidi urbani e le operazioni di manutenzione di parchi e giardini pubblici;
8. la pubblicità elettorale.

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7 STEREOTIPI del milanese di destra e di sinistra

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Sinistra e destra esistono ancora? Per scoprirlo siamo andati in piazza Duomo a chiedere ai milanesi qualche stereotipo su chi è di destra e su chi è di sinistra.

Il sondaggione si è svolto così:

  • La prima domanda era sempre uguale: sei di destra o di sinistra?
  • Poi a quelli di destra abbiamo chiesto uno stereotipo su quelli di sinistra e a quelli di sinistra uno stereotipo su quelli di destra.
  • Per limitare il campo abbiamo chiesto che lo stereotipo fosse riferito a una di queste categorie: ricchezza, uomini, donne, i giovani, la cultura, il lavoro e i politici.

Quello che è emerso ci attirerà un odio bipartisan.

7 stereotipi del milanese di destra e di sinistra

 

Ricchezza

Da sinistra: “Quelli di destra sono evasori e portano i soldi all’estero”

Da destra: “Quelli di sinistra sono figli di papà e vivono di rendita”

 

Uomini

Da sinistra: “Quelli di destra sono contro le unioni civili e non vogliono gli immigrati”

Da destra: “Tutti i gay sono di sinistra”

 

Donne

Da destra: “Quelle di sinistra sono brutte (tranne le renziane… però Renzi è di destra ah ah ah)”

Da sinistra: “Quelle di destra sono fighe di legno (e tutte rifatte)”

 

I giovani

Da destra: “I giovani di sinistra si drogano (con le canne)”

Da sinistra: “I giovani di destra si drogano (con la cocaina)”

 

La cultura

Da destra: “Quelli di sinistra sono pallosi”

Da sinistra: “Quelli di destra se aprono un libro si addormentano”

 

Il lavoro

Da sinistra: “Quelli di destra lavorano tutto il giorno per comprare la Porsche”

Da destra: “Quelli di sinistra odiano chi li fa lavorare”

 

I politici

Da sinistra: “I politici di destra rubano”

Da destra: “I politici di sinistra rubano”

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Perché Milano è più GRANDE di Roma

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Milano e Roma

Un elenco di evidenze che dimostrano che anche se le dimensioni non contano, nelle dimensioni saremmo i primi.

 

Perché Milano è più GRANDE di Roma: la dimostrazione scientifica

#1 Perchè ha più abitanti

L’area funzionale urbana (FUA) che è la definizione di città più rigorosa a livello internazionale indica che Milano ha 9 milioni di abitanti, Roma 3,5.

#2 Perché è più vicina al resto del mondo

Perchè è meglio collegata e ha più aziende internazionali.

#3 Perché è un crocevia di secoli di culture diverse

Milano ha avuto l’influenza di Roma ma Roma non ha avuto Milano. E si vede. 

#4 Perchè ci si muove meglio

Perché già Stendhal aveva detto che le strade di Milano sono una meraviglia.

#5 Perchè ha confini più estesi

Perché invece di credersi la più grande d’Italia, Milano mira a diventare la numero uno d’Europa

#6 Perchè rende i cittadini più grandi

A Roma si diventa romani, a Milano si diventa migliori.

#7 Per la percezione soggettiva

Perché così la sentono i cittadini e le persone di tutto il mondo.

#8 Perché è come Los Angeles

Milano è una città diffusa: Monza è Milano, anche Bergamo, è tutto attaccato. A Vigevano c’è una delle piazze più belle del mondo. Il limite di Milano sono le montagne, mentre per Roma è il Grande Accordo Anulare.

#9 Per le legge dell’economia

Milano è tra le città più ricche d’Europa. Tutto il resto è sovrastruttura.

#10 Perché guarda avanti e non indietro

Ma se inizia a celebrare troppo se stessa commette lo stesso errore della Roma di un tempo.

Per concludere qualche dato:
Per PopulationData.net Milano per dimensioni risulta la terza città in Europa, davanti ha solo Londra – la migliore della classifica – e Parigi, e la 61° nel mondo. La cattiva notizia per Roma è che si trova solo settima nel Continente e drammaticamente fuori dalle prime 100 nel pianeta, esattamente al 108° posto.

Dallo studio va a cadere un luogo comune storico per il nostro Paese, abituato a considerare Roma più grande di Milano per estensione e popolazione. Un errore per la nuova demografia, la Capitale conta su 4.231.244 abitanti e la città dei Navigli ben 6.769.497 mentre per l’anagrafe comunale la proporzione è ribaltata con Roma che vale oltre il doppio di Milano: 2.863.322 residenti contro 1.324.169. Ma ripetiamo, i calcoli di PopulationData.net si riferiscono alle aggregazioni centrali e alle loro zone d’irradiamento, ossia quei comuni collegati da caratteristiche non soltanto territoriali ma anche dai servizi e dalle attività economiche. Niente trucchi, niente inganni.

Continua la lettura con: Abitanti di Milano: quanti sono?

 

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20 specialità dello STREET FOOD europeo: dove gustarle a Milano

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street food

TasteAtlas.com è una pepita d’oro per gli amanti del cibo a tutte le latitudini: il sito permette infatti di esplorare, tramite mappe interattive e con una grafica attraente, le specialità gastronomiche di ogni parte del mondo, dai piatti più tradizionali allo street food. Siamo partiti da quest’ultima mappa per poi risalire ad alcuni dei luoghi dove poter esperire queste particolarità per le strade di Milano, o per trovare mercati aggredibili.

#1 Porilainen – Finlandia

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Una rarità, ma ai mercatini di Natale o ai Boreali, il più grande festival italiano sulla cultura del Nord Europa, si trova. Il Porilainen, dalla cittadina di Pori sul Mar Baltico, è un sandwich di pane bianco con dentro una spessa salsiccia e farciture varie.

#2 Köttbullar – Svezia

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In parole povere, le polpette dell’IKEA. Ma oltre che nei grandi magazzini svedesi, potete gustarle alla Björk Brasserie di via Panfilo Castaldi 20.

#3 Pølser – Danimarca

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L’hot dog danese lo riconosci dalla montagna di croccanti cipolle fritte che lo sovrasta…”. Va servito, oltre che con la tradizionale salsiccia rossastra rød pølse, con la rémoulade, la mostarda, le canoniche cipolle e tanti cetrioli. Il miglior ristorante per provare specialità danesi a Milano era lo Smøøshi, a Cadorna, ma ha chiuso.

#4 Zapiekanka – Polonia

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Il nome di questo panino è un perfetto esempio da lost in translation: deriva infatti dal verbo zapiekać, “cuocere un piatto in modo che i suoi ingredienti si combinino e vengano ricoperti da una crosta croccante“. Va condito con funghi bianchi e ketchup, oltre che con vari formaggi che vanno tostati fino a quando si sciolgono. I sapori polacchi a Milano sono solo al Bar Altro Mondo di via Bezzecca 24, il locale di Agnieszka Witkowska e Violetta Ciechanowska.

#5 Fish and Chips – Regno Unito

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Un piatto che non ha bisogno di presentazioni: chi non l’ha mai mangiato? Il posto più adatto per provarlo a Milano pare essere il Pinch Spirits & Kitchen a Ripa di Porta Ticinese 63.

#6 Breakfast Roll – Irlanda

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La rollóg bhricfeasta irlandese è per stomaci forti, dato che è stata concepita per la colazione (ma ovviamente viene servita e consumata in qualsiasi momento del giorno): baguette con salsicce, bacon, pudding, burro, funghi, pomodori, ketchup o salsa barbecue, con eventuale aggiunta di fritella di patate o uovo fritto. Qui da noi i migliori locali per provare la roll o le sue varianti sono California Bakery, Vintage Bakery, That’s Bakery, Taglio e Madama Hostel & Bistrot.

#7 Kapsalon – Paesi Bassi

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1800 calorie in una botta sola, il Kapsalon olandese è la fusione tra le leggendarie frietjes e il Shawarma levantino, un’autentica bomba multietnica. La sua origine è curiosa: risale infatti solo al 2003, quando Nathaniël Gomes, un parrucchiere capoverdiano di Rotterdam, in collaborazione col negozio mediorientale di alimentari “El Aviva” ha messo insieme tutti i suoi ingredienti preferiti in un unico piatto. Kapsalon significa appunto parrucchiere. Non è ancora sbarcato a Milano, ma di posti dove mangiare le frietjes o il Shawarma, per fortuna, ne abbiamo.

#8 Currywurst – Germania

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Dall’unione di curry e bratwurst, tedesco per salsiccia. Si tratta appunto di una salsiccia, grigliata o bollita, tagliata a rondelle, condita da salsa di pomodoro o ketchup, spolverata di curry e accompagnata da pane bianco o patatine fritte. A Milano si trovava al Wurstel Prince in zona Navigli e al Boh!? in via Enrico Stendhal, ora entrambi chiusi: un’ottima opportunità per tutti i ristoratori.

#9 Párek v rohlíku – Repubblica Ceca

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Letteralmente panino di salsiccia, si differenzia dal classico hot dog, dove viene affettato il panino a metà piazzando la carne nel solco risultante, dal fatto che in questo viene tagliata la testa del pane (rohlík) e creata una cavità che viene poi allargata inserendo al suo interno salsiccia e condimenti. Qualcosa di simile a Milano si può trovare al Beershow di via Pietro Borsieri 30.

#10 Perepichka – Ucraina

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Pastella e salsiccia: andiamo via leggeri. Anche se tutti consigliano di provare la perepichka per le strade di Kiev, a Milano abbiamo la Veranda di via Bezzecca 6 che ci immerge nelle specialità ucraine.

#11 Jambon beurre – Francia

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In Francia, ne vendono 3 milioni al giorno: si tratta di una baguette aperta da un lato e riempita con burro e fette di prosciutto. Per un pranzo nei momenti di fretta, tipico del milanese scatenato, si va allora a La Baguette di via Savona 20.

#12 Pan Bagnat – Francia

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La chicca della Provenza, in particolar modo di Nizza. Si prepara con il pain de campagne e la salade niçoise, che contiene uova sode, pomodori, acciughe sotto sale, peperoni, carciofi, olive, abbondante olio di oliva, sale e pepe, tipica anche della Liguria. Qui si trova a Un Posto Incredibile, il bar dei Bagni Misteriosi, in via Carlo Botta 18.

#13 Lángos – Ungheria

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Il lángos ha una storia antica, che parte dall’Impero Romano e, passando dagli Imperi Bizantino e Ottomano, arriva fino ai magiari di oggi. Il suo nome attuale deriva dall’ungherese láng, fuoco, e i suoi ingredienti principali sono farina, lievito, acqua, sale, a cui si aggiungono le componenti delle diete più svariate, anche quella vegana. A Milano non esiste un locale che serva i lángos propriamente detti, ma a dare una sbirciata al TripAdvisor ungherese troviamo un posto insospettabile dove ne parlano: Luini.

#14 Covrigi – Romania

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La risposta rumena ai pretzel. I covrigi sono popolarissimi in tutte le aree urbane della Romania, specialmente a Buzău, e in alcuni posti si usa addirittura regalarli. Da noi la miglior cucina rumena è alla Bucătăria de Acasă, a San Donato Milanese, in via Unica Bolgiano 9.

#15 Burek – Balcani

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Un piatto tipico della cucina turca, dov’è conosciuto come börek, diffuso nei Balcani dagli ottomani. Le sue componenti principali sono pasta sfoglia e formaggio, carne macinata, spinaci e lapazio. A Milano, purtroppo, ha chiuso l’unico locale specializzato in street food balcanico, che era l’OPA, sui Navigli.

#16 Bocadillo – Spagna

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I sandwich per eccellenza del mondo spagnolo, da riempire a piacimento. I migliori in città sono al 100 Montaditos, sui Navigli in via Ascanio Sforza 49.

#17 Bifana – Portogallo

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Uno dei panini emblematici della cucina portoghese, una ricetta che prevede carne di maiale marinata con vino bianco, paprika dolce, aglio, alloro, sale e pepe. L’unico locale espressamente dedicato all’enogastronomia lusitana a Milano è in via Francesco Sforza 3 ed è la Casa Portuguesa, fondata dall’avvocato Daria Pesce, console onorario del Portogallo a Milano.

#18 Gyros – Grecia

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Il gyros è la versione greca dello shawarma arabo e del döner turco, con la peculiarità di essere tipicamente servito con carne di maiale. La parola deriva dal greco moderno guros, tornitura. Cibo amatissimo nel continente, per gustarlo a Milano c’è l’imbarazzo della scelta.

#19 Döner Kebap – Turchia

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Presentazione meno necessaria di quella per il fish and chips, quindi andiamo alle curiosità: è una ricetta diffusa nell’Impero Ottomano da più di 300 anni e solo in Turchia ne esistono 6 varianti, mentre nel mondo quelle più caratteristiche si trovano in Azerbaijan, Vietnam e Giappone. Inutile distogliervi dal vostro kebabbaro di fiducia, ci limitiamo a segnalarvi il Meydan di via Pergolesi 3 e il Mekan di piazza Baiamonti 2, per un’alternativa di qualità.

#20 Tantuni – Turchia

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Il fiore all’occhiello gastronomico della città di Mersin, sul Mar Mediterraneo. Il tantuni è un dürüm, la piadina turca, piccante, con all’interno carne di manzo o agnello, cipolle, pomodori, prezzemolo e peperoncini verdi. Ufficialmente, è introvabile a Milano.

 

HARI DE MIRANDA

 

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