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Social Eating: LET’S get friend

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Quello che viene spesso rinfacciato ai milanesi è il fatto di non essere socievoli, di essere chiusi e freddi con il prossimo.

Quante ho sentito frasi come “Ma davvero non sai chi sia il tuo vicino?!” o “Solo a Milano sui mezzi c’è questo silenzio di tomba…” e tante altre cose: avrei una lista di diversi metri da srotolare, se volessi snocciolare altre di queste affermazioni.

Devo ammettere che l’idea di parlare con qualcuno alle 8 di mattina mentre aspetto l’autobus non mi entusiasma per nulla e che, lo ammetto, conosco a mala pena di vista il mio dirimpettaio.

Eh sì: sono una milanese DOC, confermata e garantita.

Per fortuna ci ha pensato il LET’S a scongelare questi meneghini dalla voglia di interazione surgelata. Come? Organizzando dei Social Eating, aperitivi a 15 euro fatti apposta per fare conoscenze e amicizie.

Ma a questo punto la domanda è: di che cosa mai si potrà parlare se non si conosce la gente che si ha intorno?

Il LET’S ha pensato anche a questo: ognuno degli appuntamenti avrà una parola chiave, così sarai sicuro di trovare persone con i tuoi stessi interessi.

Questo lunedì, per esempio, la keyword è “Scrittura”: editori, giornalisti e scrittori saranno presenti a questo ingegnoso aperitivo, in modo da potersi conoscere e scambiarsi qualche idea, contatto o pensiero.

Mi raccomando, però: se vuoi goderti l’aperitivo, cerca di arrivare tra le 20 le 21, altrimenti rischi di non trovare più nulla.

Io ti aspetto lì, tanto sai bene qual è il mio mestiere: sicuramente mi troverò benissimo.

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Le fake news di Milanocittàstato: 10 notizie che vi farebbero cadere la mascella

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bollywood
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Ci sono fake news che hanno fatto la storia, come l’invasione dei marziani trasmessa alla radio il 30 ottobre 1938 da Orson Welles che seminò il panico negli Stati Uniti.
Oppure la falsa vittoria di Napoleone a Waterloo che consentì al conte Rotschild di acquistare un botto di azioni a prezzi stracciati.

Le fake news di Milanocittàstato: 10 titoli che vi farebbero cadere la mascella

#1 PRESENTATO UN RICORSO CONTRO L’EMA!

Beppe Sala dichiara: “Il dossier di Milano era un fake. Non poteva essere quello vero”

#2 ATM ABOLISCE L’ORARIO ESTIVO!

Allo studio anche la metropolitana 24h.

#3 ROMA CONTRO MILANO: ABOLITO IL CARNEVALE AMBROSIANO!

“Non è giusto che a Milano ci si diverta quattro giorni di più”. Gentiloni ha firmato il decreto legge.

#4 IDROVOLANTI PER COLLEGARE LA DARSENA ALL’IDROSCALO!

L’innovativo servizio in sharing per ridurre il traffico.

idrovolanti in sharing
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#5 I TRAM VANNO IN PENSIONE!

Al loro posto piste ciclabili.

#6 ROMA CONTRO MILANO: UNA WEB TAX PER LE AZIENDE MILANESI!

“Guadagnare meno, guadagnare tutti”. Gentiloni ha firmato il decreto legge.

#7 UNA NUOVA FERMATA PER LA LINEA VERDE: GENOVA!

Porta Genova non sarà più il capolinea. 

#8 IN AREA EXPO ARRIVA BOLLYWOOD!

In fumo tutti i progetti del polo scientifico.

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#9 ANCHE IL SALONE DEL MOBILE SI TRASFERISCE AD AMSTERDAM!

Offesi per il dossier che è stato presentato: “non all’altezza di una capitale del Design”.

#10 IL PIRELLONE SARA’ ASSEGNATO AI PRETI

Scatta il piano B per la mancata assegnazione dell’EMA.

Le due ANIME di Milano: Sant’Ambrogio e San Carlo

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La ricerca dell’anima di un luogo mi ha da sempre affascinato. Quando sono andato per la prima volta a Berlino, una quindicina di anni fa, trascorsi i primi giorni cercando di capire che identità avesse, perchè delle città che avevo conosciuto mi sembrava quella più confusa. Ricordo che domandavo alle persone che incontravo quale fosse l’anima di Berlino e ricevevo risposte contrastanti, come quella di una ragazza che mi disse: “l’anima di Berlino è di essere una città senz’anima“.

Ho ricercato spesso l’anima di città fuori, ma a dire il vero non mi ero mai posto il tema dell’anima di Milano. Io credo che, a differenza della Berlino di quella ragazza, Milano un’anima ce l’abbia. Parlando di anima per rintracciarla può servire rivolgersi a chi è del settore, ai due santi patroni della città: Sant’Ambrogio e San Carlo.

Sono due persone distanti secoli, in senso letterato e figurato. Nessuno dei due è milanese di nascita. Ambrogio addirittura è tedesco, nato a Trier, nel 339, o forse nel 340, a quei tempi anche la nascita era un’opinione. Da giovane Ambrogio tutto avrebbe pensato tranne che diventare santo patrono di una città italiana. Di famiglia benestante, cristiana ma non troppo, non è neanche battezzato. Studia da avvocato e fa carriera nell’amministrazione dell’impero romano. E’ un ragazzo sveglio che si fa strada rapidamente, diventando a trent’anni governatore della provincia di Aemilia et Liguria, la macroregione romana di cui capitale è Milano. Ad Ambrogio piace la bella vita e come governatore se la cava benissimo, specie nell’attività di mediazione tra le due correnti del cristianesimo di allora, ariani e cattolici, che se le danno di santa ragione specie quando muore un vescovo e bisogna trovarne uno nuovo.

Ambrogio è un mediatore, governatore in carriera, neppure battezzato, che non si risparmia i piaceri della vita. Carlo Borromeo è tutto il contrario. Anche lui nato fuori Milano, ma più vicino, ad Arona, da una famiglia nobile che riempie le pagine dei libri di storia di papi e arcivescovi. L’impero romano è scomparso da oltre mille anni e Milano è sottoposta al giogo degli stranieri, un po’ Spagna, un po’ Francia. E’ un’epoca buia, tra il cinquecento e il seicento, tra dominazioni straniere e terribili pestilenze. Un periodo molto difficile che tempra il carattere di Carlo che fin dall’età più giovane non ha dubbi: diventare prete. Prete? Almeno vescovo, doveva pensare in una famiglia dove diventare cardinale è un diritto acquisito. Carlo infatti lo diventa a poco più di vent’anni, è un predestinato insomma. Carlo è uno che non sgarra di una virgola: è un simbolo di sobrietà, interiore ed esteriore, di fronte a cui Mario Monti pare Lapo Elkann.

Quando muore il vescovo Auscenzio ariani e cattolici ricominciano, il vescovo deve essere dei nostri!, no dei nostri!, e giù botte. Stavolta se le danno sul serio e Ambrogio fa fatica a sedare gli animi. Botte di qua, botte di là, sembra che proprio non si riescano a mettersi d’accordo, peggio che PD e 5 Stelle, quando una voce, forse di un bambino, si alza tra il casino: Ambrogio Vescovo! Tutti si bloccano. Silenzio. Si girano verso Ambrogio e iniziano a guardarlo con luce nuova. Qualcuno fa sì con la testa. C’è uno che però fa segno di no, assolutamente, per nulla al mondo. E’ Ambrogio, che resta pietrificato, lui è governatore, non è neanche battezzato!, che ci azzecca con la Chiesa? Ma quelli insistono, Ambrogio vescovo!, Ambrogio vescovo!, gridano, assurdo come se i milanesi volessero fare arcivescovo Bobo Maroni. Non esiste, dice Ambrogio, che per fare desistere il popolo da questa idea bizzarra, inizia a dire che lui è il più grande dei peccatori e per dimostrarlo organizza una festa a casa sua dove per chi vuole partecipare il dress code è di essere una prostituta. Ma niente, al popolo non interessa. Lo vogliono vescovo. Ambrogio non vuole e sa che gli rimane solo una possibilità di salvarsi.

Tutti altri pensieri aveva Carlo Borromeo. Per lui diventare vescovo era scontato come una sconfitta dell’Inter e quando viene nominato mostra un’entusiasmo tipo Romano Prodi. Il principe della sobrietà non festeggia e il giorno dopo essere stato nominato è già al lavoro, anche perchè per Carlo “non ci inganniamo, non si onora Dio con la lingua sola”. Intendeva che le chiacchiere stanno a zero.

L’unica salvezza di Ambrogio è la fuga. Ci prova due volte ma per due volte si perde o gli succedono cose strambe come quando Betta, la sua cavalla, si arresta di colpo rifiutandosi di andare oltre. Cor Betta!, cor Betta! lui la implora disperato, ma quella non si muove di un centimetro e da quella imprecazione verrà dato il nome a quel paese alle porte di Milano: Corbetta. La volontà del popolo unita a quella di Dio è roba troppo grande anche per un tedesco. Così Ambrogio cede. Fa un percorso accelerato di cristianesimo: viene battezzato e dopo una settimana diventa vescovo di Milano.

Carlo incide fortemente sulla scena milanese. E’ uno dei maggiori esponenti della controriforma, viene definito il “castissimo” perchè evita di stare solo con una donna pure se è una parente, pretende che la moralità sia ostentata, lotta contro ogni forma di eccesso, anche alimentare. I suoi digiuni diventano celebri anche se la sua tempra robusta fa nascere più di un sospetto nei milanesi. In una Milano assediata dai flagelli, dalla peste, dalla crisi economica, molti storici ritengono che la depressione ai milanesi gliel’abbia procurata proprio lui, con la sua instancabile lotta a ogni forma di piacere. Carlo non sopporta neppure il Carnevale, lo vorrebbe abolire e soprattutto fa di tutto per togliere quell’inammissibile regola godereccia introdotta da Sant’Ambrogio, che aveva esteso il Carnevale fino al sabato successivo, rendendo Milano l’unica città al mondo che festeggia durante la Quaresima.

Perchè Ambrogio è uno che quando fa le cose le fa sul serio. Dopo essere stato nominato vescovo si disfa della sua vita precedente. Assume uno stile di vita ascetico e dona tutte le sue ricchezze ai poveri, ad eccezione di qualcosina per la cara sorella. Da vero tedesco per se stesso pretende dedizione assoluta alla nuova professione, ma con gli altri lui resta “dolce come il miele”, prosegue a mediare, accoglie le genti che vengono dalle terre lontane, si batte contro ogni eccesso di intolleranza osando pure sfidare l’imperatore e, soprattutto, lascia che il popolo possa avere tempo per le feste e per il piacere.

Mentre Ambrogio è un uomo di pace che cerca di unire, Carlo è un guerriero che tende a dividere il mondo in buoni e cattivi, perseguita i miscredenti e le sue vittime vengono più volte salvate sull’orlo del rogo. Combatte gli eretici, chi ostenta troppo, è un vero rompiballe. Però è anche in prima linea quando c’è da difendere il popolo dalla peste o i poveri dai soprusi. Anche nel viaggiare è un vero milanese: si sposta parecchio ma ovunque vada per lui è come stare a Milano e cerca di correggere comportamenti e modi di fare che reputi inopportuni.

Ambrogio e Carlo così diversi rappresentano assieme l’anima di Milano. Per il successo in società, innanzitutto. Sono partiti da posizioni molto diversi, uno favorito dalla famiglia, l’altro un vero self made man, sono arrivati alla realizzazione personale al servizio di quello che era il sistema dominante. Ambrogio è l’internazionalità di Milano, l’apertura mentale in cui però c’è sempre uno sfondo di Carlo, con la sua diffidenza e il distinguere tra buoni e cattivi, da misurare le persone attraverso le loro opere, perchè l’oratoria da sola non vale nulla. Sono Milano nell’usare il potere come servizio e soprattutto nel compiere ciò che si deve, incarnando il ruolo così a fondo da farlo  diventare la propria identità.

Forse proprio questa la sintesi di Carlo e Ambrogio che esprime al meglio l’anima di Milano. Certo, caratteristiche della città sono quella di essere portata al fare, di gestire il potere come servizio, di essere individualista nel successo ma orientata al bene della comunità, di essere sobria e caritatevole verso chi ha bisogno, di essere internazionale e aperta anche se con molti distinguo. Ma quello che emerge meno però è più radicalmente parte dell’anima della città, è ciò che ha portato Carlo e Ambrogio ad abbassare la testa di fronte al percorso a cui sono stati destinati. La profonda autentica anima di Milano è forse proprio questa: una città che è ciò che deve essere. E in nome di questo indirizza tutta la sua esistenza.

ANDREA ZOPPOLATO

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Oh bej Oh bej: perché si chiama così il mercato di Natale dei milanesi?

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L’esclamazione dei bambini era riferita ad un fatto preciso: l’ingresso in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Costui era stato incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano, nel tentativo di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani.

Arrivato nei pressi della città, Giannetto ebbe il timore di non venire accolto con favore dalla popolazione milanese, la quale non aveva mai manifestato forti simpatie nei confronti del Papa. Era inoltre il 7 dicembre, giorno in cui si festeggiava il patrono Ambrogio, in coincidenza con l’elezione vescovile del santo avvenuta il 7 dicembre del 374. Decise allora di approntare un gran numero di pacchi, riempiti con dolciumi e giocattoli. Entrato a Milano iniziò con il suo seguito a distribuire il contenuto dei pacchi ai bambini milanesi, i quali si erano radunati intorno al corteo insieme ad una gran folla di cittadini. Il corteo raggiunse la Basilica di Sant’Ambrogio attorniato da una folla festante.

Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo della festa dedicata ad Ambrogio, la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Venivano allestite bancarelle di vestiti, vecchi giocattoli, e soprattutto di prodotti gastronomici. Tipici dell’epoca, insieme con mostarde e castagnaccio, erano i firòn: castagne affumicate al forno, bagnate di vino bianco e infilate in lunghi spaghi.

Fonte: wikipedia

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La ragazza nella nebbia

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Questa storia è ambientata in un piccolo paese di montagna: Avechot.

Durante una notte di nebbia, avviene uno strano incidente automobilistico.

L’uomo alla guida viaggiava da solo ed è incolume… ma allora perché i suoi abiti sono sporchi di sangue?

Il guidatore si chiama Vogel, già poliziotto famoso, che non dovrebbe essere lì.

Dopo l’incidente, un mite e paziente psichiatra cerca di fargli raccontare l’accaduto, ma sa di non avere molto tempo.

Per cercare di capire, bisogna cominciare da alcuni mesi addietro, quando due giorni prima di Natale è scomparsa una ragazzina di sedici anni proprio tra quelle montagne: Anna Lou, una graziosa fanciulla dai capelli rossi e dal viso decorato da lentiggini.

Il nulla che l’ha ingoiata nasconde un mistero più grande di lei: un groviglio di segreti che viene dal passato, perché ad Avechot nulla è ciò che sembra e nessuno dice tutta la verità.

E forse Vogel ha finalmente trovato la soluzione del malvagio disegno: lui conosce il nome dell’ombra che si nasconde dentro la nebbia, ma forse ormai è troppo tardi per Anna Lou… e anche per lui.

Questa è un accenno di quello che potrai vedere durante la visione di “La ragazza nella nebbia”, il film che potrai vedere questo mercoledì alle ore 21.20 al Cinema Ariosto: ti ho già preso il biglietto, mi devi solo 10 euro. 

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La mano invisibile at Cinema Beltrade

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Undici persone vengono contrattate per fare una cosa semplice, ma strana: devono svolgere il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono, in un capannone industriale.

Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie… e tanti altri lavoratori.

Opera d’arte, reality show… o macabro esperimento?

I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, né di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

Ti sei incuriosito? Potrai scoprire come andrà a finire La mano invisibile questa sera, alle ore 21.30, al Cinema Beltrade: il biglietto costa 7 euro, lo prendo anche per te?

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Wine monday at Rebel

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Dire che il Rebel sia un locale “di design” è riduttivo.

E’ molto di più.

Dietro all’autentico arredamento anni ’70 c’è una profonda ricerca di ogni singola componente di questo originale cocktail bar.

Dai tavoli alle sedie, dai divanetti alle lampade, tutto è frutto di un profondo studio sullo stile di questi anni d’oro: varcando la soglia di questo locale, verrai automaticamente catapultato indietro nel tempo… un vero paradiso per gli amanti del design di un certo tipo.

Ma oltre alla location c’è di più, perchè stiamo pur sempre parlando di un lounge bar.

I drink sono sapientemente mixati dal bartender dietro al bancone, che alla richiesta “fai tu” è in grado di rispondere con delle esplosioni di sapore che fanno ballare la disco dance alle tue papille gustative, grazie anche alla creatività e alla fantasia infusa nella presentazione e negli abbinamenti.

Questo lunedì, però, dato che devo raccogliere le energie per la settimana voglio rilassarmi e andare su un classico senza tempo: il vino.

E il Rebel non si fa trovare impreparato, anzi: dalle 18 alle 23 potrai avere un calice di vino piemontese, trentino o friulano e un tagliere di salumi e formaggi a 12 euro.

Ed ecco che un giorno tragico come il lunedì acquista subito una tonalità brillante… in pieno stile anni ’70.

Quindi ricordati: prenotandoti con l’app, dalle 18 fino alle 23 per te un calice di vino piemontese, trentino o friulano e un tagliere di salumi e formaggi a 12 euro.

Dai che si balla!

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La nascita della cittadella della FINANZA: Piazza Edison e il banco Jarach

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Piazza Edison, di forma vagamente triangolare, nacque poco prima della Grande Guerra, accorciando il vicolo e la contrada del Bocchetto, in ossequio al progetto di creare in zona una cittadella della finanza, il cui primo tassello importante fu il palazzo del Broggi per la Banca d’Italia.
La piazza così creata (sacrificando ovviamente l’antico tessuto cittadino) risultò  racchiusa da questo palazzo, dal palazzo delle Poste (di Cesa Bianchi) e, come base di questi due lati, dal bel palazzo liberty detto “casa Lancia“, edificio polifunzionale progettato nel 1907 dall’ingegnere Achille Manfredini (suo è anche il Kursaal Diana, tutt’ora visitabile).

Nel nuovo palazzo si trasferì quasi subito l’attività del “Banco Jarach e C.“, fondato il 6 dicembre 1901 da Lazzaro Donati ed Emilio Jarach (figlio del banchiere Moisè Jarach), inizialmente con sede in via Armorari 4.

Purtroppo il bel palazzo liberty ebbe scarsa fortuna, visto che dopo circa un trentennio venne abbattuto senza rimpianti,  per lasciare spazio alla nuova costruzione marmorea, in stile littorio, del Banco di Roma (con tanto di lupa capitolina). 

L’imponente quanto freddo edificio fu realizzato nel 1939 su disegno dell’architetto Cesare Soccimarro.

MAURO COLOMBO

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Il Museo open air nel giardino della Triennale

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Nel giardino della Triennale, sul lato che si apre sul Parco Sempione, c’è un museo all’aria aperta visibile al pubblico. Oltre ai celebri Bagni Misteriosi di De Chirico, ci sono la “Pietra Sonora” di Pinuccio Sciola, le “Signore” di Gaetano Pesce e i “Sassi nel Parco” di Ettore Sottsass.

In che cosa le MILANESI sono UNICHE al mondo

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Se si cerca su Google “le donne milanesi” le prime risposte indicano che sono “stronze”, “pazze” e “intelligenti ma stressate”.
Ciò che è sicuro è che sono uniche al mondo.

In che cosa le MILANESI sono UNICHE al mondo

donne

#1. Nell’utilizzo dell’espressione “figo”, “figa” per definire l’universo

#2. Nell’abilità di riconoscere la marca da un microdettaglio

#3. Nella capacità di identificare da un particolare del look il potere di acquisto di una persona

#4. Nell’abilità di individuare ciò che è trendy: luogo, evento, oggetto, programma tv

#5. Nella capacità di dissimulare la scarsa intelligenza/cultura

#6. Nella capacità di ostentare nevrosi o ossessioni rendendole interessanti

#7. Nel fatto che mangiano di meno delle donne del resto del mondo

#8. Nel modo di usare il cellulare come una borsetta

#9. Nell’abilità di definire la loro professione in modo cool

#10. Nella capacità di mostrarsi al top anche se sono in pieno esaurimento

Continua la lettura con: 7 cose che le milanesi detestano nelle milanesi

MILANO CITTA’ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Christmas Village in Piazza Gae Aulenti

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Hai presente Piazza Gae Aulenti, il centro della modernità della nostra bella e sfavillante Milano City?

Ecco.

Ora immaginatela piena di luci, addobbi e casette di legno dal tetto ricoperto di neve finta.

Riesci a figurartela? Io all’inizio ho fatto un po’ fatica, soprattutto perchè il contrasto modernità-villaggio degli elfi è notevole… e anche di grande effetto.

Se ancora fai fatica a pensarci, perchè questo venerdì non vai a vedere di persona questo grazioso e luminoso Christmas Village?

Potrai trovare artigianato, prodotti gastronomici provenienti da tutta Italia e tanti artisti di strada pronti a meravigliarti con la loro magia.

E’ vero, dicembre è appena iniziato, ma la magia del Natale sta già cominciando a pervadere la città della Madonnina: qui a Milano, siamo in anticipo anche sullo shopping natalizio.

Taaaaaaaaaaaaaac.

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Suggerimenti per le prossime SPECULAZIONI edilizie a Milano

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Milano è in continua trasformazione, si abbatte il vecchio per costruire il nuovo.

Suggerimenti per le prossime speculazioni edilizie a Milano

#1 Idroscalo

Si può fare una mega Milano quattro. C’è anche il lago.

#2 Linate

Prima o poi deve cedere alla speculazione. Così si può fare diventare Malpensa ancora più grande, mentre a Linate potrà nascere uno dei quartieri più moderni d’Europa. Arriverà anche la metropolitana.

#3 San Vittore

Da quando non ci sono più evasioni ha perso la sua allure romantica. Spostare il carcere nell’hinterland come Opera o Bollate e al suo posto creare una nuova Gae Aulenti, fulcro di una nuova rivoluzione urbana.

#4 Parco Archeologico

Il parco nel centro di Milano a cui si accede solo passando attraverso un condominio, è da sempre al centro delle brame dei costruttori. Abbattuto il Vivaio Riva e dopo avere incantato le allodole con idea del colosseo verde la parte dismessa diverrà un boccone ghiotto per gli speculatori.

#5 La tangenziale est e ovest

Ormai sono troppo urbane. Da smantellare e spostare più all’esterno. Al loro posto si potranno creare nuovi comprensori edilizi per rilanciare le periferie.

#6 Stadio San Siro

Area molto succosa, specie dopo l’arrivo della metro. Doppia speculazione: nuovo stadio più in periferia e vecchio stadio smantellato per villette ultramoderne. Occhio anche alle aree dei cavalli e alla frontiera ovest del quartiere dove è ancora campagna. 

#7 Viale Monza e Via Padova

Distruggere tutto e ricostruire in modo più dignitoso.

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Lo strano gadget del museo di Achille Castiglioni

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In Piazza Castello 27 c’è lo studio trasformato in museo di Achille Castiglioni. All’interno si trovano progetti ed opere del celebre designer. Al termine della visita si possono lasciare dei messaggi e ricevere in dono un rotolo di carta igienica con le immagini delle opere principali del grande architetto.

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

Benolli Night at Zinc

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Un localino ricercato, caratterizzato da colori scuri e industriali, bicchieri-lampadari e un brillante bancone in zinco, che spicca in un’atmosfera squisitamente underground.

Sto parlando dello Zinc, un Cocktail Bar che come parole d’ordine ha originalità e ricercatezza.

Se cerchi cocktail inediti e mai assaggiati, taylor made eseguiti da mixologist esperti e sciroppi e bitter home made, tutti di ottima qualità (per la creazione dei drink viene utilizzata solo frutta fresca), sei nel posto giusto.

Ma la caratteristica più interessante è che ogni cocktail è stato creato dal proprietario del locale e porta il nome di un bartender che ha lavorato allo Zinc.

Questo giovedì, per esempio, dalle 19.00 potrai assaggiare il Benolli, una miscela di gin/vodka, Campari e Bitter pompelmo che porta il nome dello stesso proprietario, a 8 euro.

In più, se arrivi in orario aperitivo, compreso nel prezzo avrai un piattino, comprensivo di pinzimonio, tramezzini, patatine e olive.

E se nella compagnia hai anche qualche tipo da birra, don’t worry: lo Zinc offre anche una freschissima Ichnusa alla spina non filtrata, un’ipa rigorosamente artigianale.

Ma non è ancora finita. Eh sì, perchè ogni mese il locale organizza una mostra d’arte diversa: per tutto novembre, infatti, potrai ammirare i collages e la pittura a olio su sfere di legno di Gianantonio Garlaschi.

E se questo posto ti è piaciuto così tanto da voler trasportare la qua qualità al di fuori delle sue mura, hai anche la possibilità di chiedere il servizio catering al numero 346 1325151.

Quindi ricorda: prenotandoti con l’app, dalle 19 fino alle 2 avrai un Benolli a 8 euro.

Io sono già lì.

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Perché a Milano occorre alimentarsi in modo più sano che in montagna e qualche consiglio su come farlo

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Basta trasferirsi in montagna per sentirci carichi di energia e più rilassati. In termini fisiologici l’organismo diventa infatti più basico o alcalino, perché si trova in un ambiente con più ossigeno e meno sostanze acidificanti. A Milano accade il contrario: inquinamento atmosferico, acqua e cibo conservati, stress arrecano una maggiore acidità dell’organismo, a parità delle altre condizioni. Questo spiega perché in montagna, l’ambiente alcalino per eccellenza, si può consumare cibi acidificanti, come carne, dolci o latticini senza avvertire effetti negativi sulla digestione o a livello energetico come invece accade spesso in città.

Il corpo ricerca un proprio equilibrio fisiologico, è come una camera di compensazione: se viviamo in un ambiente basico, l’organismo può trarre beneficio anche da sostanze acidificanti. In montagna ad esempio sarà l’aria pulita, la maggiore ossigenazione a rendere più alcalino l’organismo. Al contrario, se si sta in un ambiente acidificante, occorre invece aumentare le dosi di sostanze basificanti.
Si potrebbe dedurre che forse è questo il motivo per cui a Milano si stia diffondendo così tanto la moda di un’alimentazione considerata più sana, come quella basata su ingredienti biologici, quella vegana o vegetariana. Vivendo in un’ambiente tossico è più difficile liberarsi dalle scorie acide e dunque occorre limitarne l’assunzione.

Vediamo alcuni consigli per poter alcalinizzare l’organismo reso più acido dallo stile di vita cittadino.

Consigli per la prima colazione
A casa: appena alzati, un bicchiere di acqua tiepida con il succo di un limone.
Scegliere acqua alcalina, ovvero acqua con un pH superiore a 7(è riportato in etichetta). Le acque alcaline contribuiscono a compensare l’acidità provocata dagli eccessi alimentari e dallo stress. Per rendere ancora più efficace la bevanda a base di limone, è possibile aggiungere un pizzico di peperoncino e uno o due cucchiaini di succo d’agave biologico. Questa combinazione di ingredienti conferisce energia e benessere immediata e in più avremo tanta vitamina C utile a sostenere il sistema immunitario.

Oppure tisana preparata con semi di grano saraceno tostato (si può preparare a casa facendo tostare a fuoco medio 200-300 grammi per volta di grano saraceno fino a quando assume un delicato colore dorato). Suggerisco di prepararne alcune dosi per averla sempre a disposizione. Si prepara versando acqua bollente su un cucchiaio di semi di grano saraceno tostati e facendo infondere per 5 minuti. Poi si beve dopo aver filtrato oppure una volta che i semini si sono depositati sul fondo della tazza. Potete berla anche 3 volte al giorno, vi aiuterà a sentirvi rilassati e ad eliminare le scorie acide dall’organismo. Il gusto è così delicato che non servirà dolcificare. Il grano saraceno è ricchissimo di magnesio e di un meraviglioso flavonoide definito rutina che aiuta a proteggere i vasi sanguigni e che svolge una marcata azione antiossidante.

Due consigli per gli altri pasti
Si possono ottenere effetti molto positivi sull’apparato digestivo, con impatto su forma ed energia, anche solo adottando due semplici accorgimenti in tutti i pasti.
Il primo è di iniziare ogni pasto mangiando un’insalata. Verdure fresche e crude prima del pasto consentono di supportare l’apparato digestivo nell’assimilazione degli altri alimenti. E’ questo un metodo utilizzato in natura da numerosi animali per agevolare la digestione.
Il secondo è di masticare. Ricerche scientifiche hanno dimostrato come masticare a lungo ogni boccone, ideale per più di trenta volte, contribuisce a ridurre considerevolmente l’assimilazione di grassi e di sostanze acide. A parità di condizioni, masticare di più dà più energia e comporta un minor accumulo di grassi. Questo perchè più si mastica più si produce saliva che facilita la digestione, riducendo il carico di lavoro per lo stomaco.
In generale, poi, suggerisco di seguire la regola dell’80/20: in ogni pasto cercare di consumare l’80% di sostanze basificanti (verdura e, in parte, frutta) e il 20% di sostanze acidi. Una regola aurea, a meno che non ci si trovi in montagna.

I Bagni Misteriosi alla Triennale sono un regalo a Milano di De Chirico

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I Bagni Misteriosi sono un’opera donata da De Chirico a Milano. Al termine della sua vita il grande artista decise di donare alla città che lo aveva reso grande delle opere che ricordavano la sua terra natia, Volos, in Grecia. Raffiguravano due bagnanti, un pesce, un grande cigno davanti a una cabina, con colori sgargianti.

Egon Schiele. Death and the Maiden.

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Egon Schiele è tra gli artisti più provocatori e controversi di Vienna degli inizi del XX secolo.

Le sue muse ispiratrici, nonchè oggetti dei dipinti, sono donne bellissime e un’epoca che sta volgendo al termine.

Sono, però, solo due le presenze femminili a condizionare davvero la sua vita e la sua espressione artistica: sua sorella Gerti e la diciassettenne Wally, probabilmente l’unico vero amore di Schiele, la quale sarà immortalata nel famoso dipinto ”La donna e la morte”.

Mentre i dipinti di Schiele scandalizzano Vienna, collezionisti lungimiranti e artisti già acclamati, tra i quali figura Gustav Klimt, iniziano a riconoscere l’eccezionale valore della provocatoria e tormentata arte del giovane.

L’artista si tufferà, quindi, nel dolore del suo disagio esistenziale per farne la sua cifra stilistica: sceglierà di sacrificare l’amore e la vita alla sua arte.

Ma non ti dico altro del film “Egon Schiele. Death and the maiden“, che verrà proiettato allo Spazio Oberdan questo mercoledì, alle ore 21.15: l’ingresso costa 8 euro… che faccio, prenoto anche per te?

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Salutile: un’app che a Milano può salvarti la vita. O almeno non farti perdere tempo

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Non so voi, ma io odio gli ospedali. E farei qualcosa per evitare di finirci dentro. Ma qualche volta accade di doverci andare. Come l’estate scorsa, quando sulla barca di amici ho infilato con forza il piede in una bitta. Per chi non lo sapesse la bitta è un affare di acciaio a forma affilata posto sulla prua dove si annodano le cime. Risultato: pronto soccorso di Olbia.

bitta assassina
bitta assassina

In tutta la provincia di Olbia esiste un solo pronto soccorso, che d’estate rischia di essere piuttosto affollato. Sono entrato alle 17 immaginando di poter raggiungere gli amici per cena. Dopo quattro ore mi hanno accettato e per altre quattro ore e passa dopo avermi fatto delle lastre al piede mi hanno lasciato attendere nel reparto di terapia intensiva. L’unico reparto che aveva un posto a sedere.
Alla fine non avevo nulla di rotto e mi hanno messo undici punti per suturare la ferita. Alle quattro del mattino ero in albergo. Quasi undici ore per undici punti di sutura.

pronto soccorso olbia
pronto soccorso olbia

Dopo quell’esperienza più della ferita mi è rimasto il trauma del pronto soccorso. Per scacciarlo qualche giorno fa ho pensato a un’idea che mi sembrava geniale. Ho pensato: perchè non inventare un’app che ti mostra i tempi di attesa dei diversi pronto soccorso? Sarebbe una cosa bellissima. Per provare a vedere se esistesse qualcosa del genere nel mondo ho provato a dare un’occhiata sul web e sì, esiste un’app di questo tipo. E proprio qui, a casa nostra. 
Si chiama Salutile Pronto Soccorso, un’app della Regione Lombardia che è esattamente come desideravo. Si scarica senza dover usare strani codici e appare una mappa della città in cui si può cliccare su ogni pronto soccorso esistente e vedere il tempo di attesa per i codici verde o giallo. E per ognuno di questi si vede in tempo reale quante sono le persone in trattamento e quelle in attesa. Ad esempio, in questi 5 ospedali presi in considerazione nel momento in cui scrivo l’attesa per un codice giallo può variare da 12 minuti a poco meno di un’ora. Per un codice verde il range va da un’ora a sei ore e mezza. Per entrambi i codici il più rapido risulta il San Carlo, mentre quello dove si aspetta di più è il Policlinico.

A Milano c’è l’ultima opera di Michelangelo: la Pietà Rondanini

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E’ l’ultima opera di Michelangelo. La Pietà Rondanini, a lungo andata perduta e poi ritrovata ed acquistata dal Comune di Milano che la mette in mostra nel Castello Sforzesco. Rappresenta Cristo defunto sorretto da Maria dopo la crocifissione, anche se in realtà l’impatto visivo sembra l’opposto, con Gesù che sostiene Maria, immagine di come Cristo con la sua morte sarà salvezza per l’umanità. Sulla statua si notano anche dei ripensamenti, dei cambiamenti di impostazione da parte del maestro la cui morte impedì di cancellarli.

Dumpling Week: ravioli orientali all’East Market Diner

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Hai voglia di una cena diversa, gustosa e stuzzicante?

O, più semplicemente, ami la cucina orientale?

Oppure sei solo curioso di provare sapori nuovi?

Quale che sia il motivo, sei invitato alla Dumpling Week dell’East Market Diner, quattro giorni dedicati ai ravioli cinesi e giapponesi, delle vere e proprie leccornie.

A partire dall’aperitivo, si va di ravioli: che siano al vapore o alla piastra, di carne o verdura, shao mai o gyoza, potrai strafogarti di quest’ottima pietanza orientale.

Io ne mangerei a quintali, soprattutto se ad accompagnare il tutto si sono fiumi di birra by Brooklyn Brewery: cosa c’è di meglio di un pasto prelibato in terrazza durante una bella serata milanese?

Una serata davvero da non perdere.

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