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Milano Photo Week: la settimana della fotografia

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“Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato”, disse Ansel Adams.

… e come dargli torto?

La fotografia è quella forma d’arte che non ti fa solo guardare il mondo: te lo fa osservare a fondo.

Proprio per questo, il fotografo è la persona in grado di cogliere preziosi attimi che sfuggono agli occhi non attenti e che potrebbe impiegare anche anni per catturare singoli momenti che messi assieme formano a mala pena due ore.

Per celebrare al meglio i grandi maestri dell’obbiettivo e del cavalletto, torna a Milano una delle settimane più attese dell’anno (che per fortuna, questa volta, non ha nulla a che vedere con la moda): da questo lunedì fino a domenica, torna nella città meneghina la Milano Photo Week.

Durante questa manifestazione, si svolgeranno mostre, conferenze e serate a tema dedicata alla fotografia più amata degli ultimi decenni. Il calendario di eventi è fittissimo, quindi ti consiglio di dare un’occhiata sul sito ufficiale della Milano Photo Week per scoprirne il programma preciso, giusto per non perderti nemmeno un vernissage.

Anche quest’anno, ne vedrai delle belle, te lo assicuro.

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Bentornato a Woodstock: i figli dei fiori al Carroponte

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Diciamocelo: lo stile hippie, caratteristico dei famosissimi figli dei fiori, non muore mai.

Capelli talmente lunghi da essere usati come vestiti, sandali così consumati da essere ridotti a frange, fiori… fiori. Fiori ovunque, di qualsiasi forma e colore.

Il motto degli hippie? Peace&Love… e di love ce n’era tanto, a volte anche molesto.

E proprio grazie ad alcuni “aiutini” allucinogeni non solo si viveva d’amore, ma addirittura si approdava in universi psichedelici, percepiti soprattutto durante le lunghe sedute di ascolto musicale, quando ancora la musica era ascoltabile.

La musica, ecco: un’altra caratteristica dei figli dei fiori (e chi ha visto “Hair” lo sa bene… ma anche chi ha vissuto sulla sua pelle questo periodo).

Sto parlando della tipica musica rock anni ’60/’70… e se dico “musica rock anni ’60/’70” cosa ti viene in mente? Naturalmente Woodstock, senza nemmeno rifletterci tanto.

Un festival che ha segnato generazioni di giovani e non troppo giovani, un avvenimento irripetibile, un’occasione unica nel suo genere. Sarebbe bello riviverlo, vero?

Sembra impossibile, ma il Carroponte ti da questa opportunità proprio questo venerdì grazie, all’evento Bentornati a Woodstock, che inaugurerà ufficialmente la stagione estiva: a partire dalle 21.30, potrai sfoderare il tuo outfit hippie migliore e venire a muoverti sul sound dei Woodstock Alive, che riproporranno i brani dei principali artisti di… Woodstock, appunto.

Il tutto contornato da dj set a tema e dal prelibato street food del Carroponte… free entry.

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Le 10 città più importanti che si dovrebbero raggiungere in AEREO da Milano

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destinazioni mancanti aeroporti milano

Ormai se ne sono accorti tutti: è da tempo che gli aeroporti di Milano, e in particolare Malpensa, non hanno più un network all’altezza delle grandi metropoli del pianeta.

Le cose stanno pian piano cambiando con l’avvento di Air Italy, sorta dalle ceneri di Meridiana e sostenuta dall’onnipotente Qatar Airways, ma ad oggi possiamo ancora solo sognare un volo diretto che dalla nostra città ci porti in molte tra le destinazioni più importanti, per il mondo e per noi.

Leggi anche -> Linate, Orio al Serio e Malpensa: Milano deve ancora spiccare il volo

#1 MANILA, Filippine

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 12’877’253

Superficie: 619.57 km2

A Milano risiedono 40’474 cittadini filippini, che salgono a 48’651 se consideriamo la città metropolitana, numeri che ne fanno la prima comunità extraeuropea qui da noi.

E’ vero che l’Italia non ha mai avuto una storia coloniale nelle Filippine, però è altrettanto vero come sia inspiegabile non avere un collegamento diretto verso una nazione così intrinsecamente collegata alla nostra realtà: Milano e Manila distano 10’462 chilometri, quindi 12 ore di aereo, assolutamente alla portata tecnica dei wide-bodies odierni.

Curiosità: allo stato attuale, un Milano-Manila diventerebbe il volo più lungo, per durata e distanza percorsa, tra quelli in partenza dai nostri aeroporti.

Raggiungibile con: Turkish Airlines via Istanbul, Emirates via Dubai

 

 

#2 JOHANNESBURG, Sud Africa

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 9’616’000

Superficie: 3’357 km2

La città più ricca dell’intero continente africano, con un giro di 245 miliardi di dollari suddivisi tra i suoi abitanti.

Johannesburg, detta “l’El Dorado del terzo millennio”, è al 52° posto del Global Financial Centres Index (Milano è 61°) e ha guadagnato ben 22 posizioni dal 2010 ad oggi in questa classifica.

Se non bastasse, la città è anche hub culturale del Sud Africa ed è la principale porta d’accesso al Witwatersrand, l’altopiano che dà il nome alla moneta sudafricana per via delle sue immense risorse minerarie, ma notevole anche per le bellezze naturali.

Raggiungibile con: Turkish Airlines via Istanbul, EgyptAir via Il Cairo, Ethiopian via Addis Abeba

 

 

#3 SAN FRANCISCO, Stati Uniti

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 4’727’357

Superficie: 9’128 km2

La capitale degli hippie, della rivoluzione sessuale, della Summer of Love, una città capace non tanto di respingere una proposta di regolamentazione per Airbnb, quanto di indire un referendum per far decidere ai cittadini su un tema del genere.

Poi, c’è poco da fare, la città del Golden Gate è a due passi dalla Silicon Valley: Palo Alto (Facebook), Mountain View (Google) e Cupertino (Apple) sono tutte sulla San Francisco Bay, così come la sua Market Street, la strada del mercato detta “Baghdad by the Bay” per la sua esoticità.

In più, c’è lo Yosemite, a soli 200 chilometri dal centro città.

Raggiungibile con: Lufthansa via Francoforte, British Airways via Londra, United via New York

 

 

#4 BUENOS AIRES, Argentina

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Popolazione: 13’591’863

Superficie: 4’758 km2

Il 40% della popolazione argentina è di origine italiana. 3 milioni di italiani sono emigrati in Argentina negli ultimi 150 anni, e Ushuaia, la città più a sud del mondo, è stata costruita in gran parte da loro.

Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo e si credono inglesi”: ma nonostante questo profondo legame, nel 2018 Buenos Aires è ancora ad almeno due voli di distanza da noi.

Raggiungibile con: Iberia e Air Europa via Madrid, Delta via Atlanta

 

 

#5 LAGOS, Nigeria

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 16’060’303

Superficie: 2’706.7 km2

La città più importante della Nigeria e più grande dell’Africa, capitale economica dello stato più ricco del continente, è una realtà destinata sempre di più a contare nel mondo, data l’esplosione demografica che sta interessando il suo paese.

Lagos è una tra le città del mondo a funzionare 24 ore su 24, è sede di festival culturali sempre più prominenti e si sta avviando a scalare la classifica delle global cities.

E’ anche il fulcro di Nollywood, la pittoresca industria cinematografica della Nigeria, la seconda al mondo dopo l’indiana Bollywood.

Raggiungibile con: Turkish Airlines via Istanbul

 

 

#6 VANCOUVER, Canada

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Popolazione: 2’463’431

Superficie: 2’878.52 km2

Una delle città più premiate dall’Economist Intelligence Unit per la sua altissima qualità della vita, Vancouver è la città cosmopolita e multietnica per eccellenza del Canada ed è costantemente sede di importanti eventi internazionali, oltre ad essere stata soprannominata l’Hollywood del Nord, essendo appunto uno dei più importanti centri di produzione cinematografica del Nord America.

Vancouver punta a diventare la città più verde del mondo entro il 2020: non è l’unica ad esserselo proposto, ma sicuramente è una delle realtà più sulla buona strada per riuscirci.

Raggiungibile con: Lufthansa via Francoforte, Air France via Parigi, British Airways via Londra, Air Canada via Toronto

 

 

#7 KIGALI, Ruanda

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Popolazione: 1’132’686

Superficie: 730 km2

Il Ruanda è la next big thing, la Singapore dell’Africa. Pur non avendo ancora un Ibrahimovic che lo mette sulle cartine geografiche mondiali, il Ruanda è uno dei paesi africani più in crescita e uno dei paesi del mondo dov’è più facile fare business.

Le diseguaglianze sono ancora tante, ma la capitale Kigali già dispone di fibra ottica e ricava la sua energia da fonti rinnovabili, oltre ad essere proiettata al futuro, accompagnando il suo sviluppo con la creazione di molte aree verdi.

Raggiungibile con: KLM via Amsterdam, Turkish Airlines via Istanbul

 

 

#8 SYDNEY, Australia

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Popolazione: 5’131’326

Superficie: 12’367.7 km2

Come spesso accade, Londra è stata pioniera: il primo volo commerciale diretto della storia tra Europa e Oceania l’ha infatti operato Qantas nel marzo 2018, volando da Perth a Heathrow. Il collegamento senza scalo tra i due antipodi è fino ad oggi mancato per limiti tecnici degli aeromobili esistenti, date le proibitive distanze: 14’470 chilometri separano Londra e Perth, ben 16’546 si frappongono tra Milano e Sydney.

Ma le cose stanno cambiando: Qantas opera quello che attualmente è il volo più lungo del mondo grazie ai nuovissimi Boeing 787, ora sempre Boeing sta producendo il 777-8x mentre la sua rivale europea a breve sfornerà l’Airbus A350-900ULR (che sta per Ultra Long Range), modelli che consentiranno di volare senza sosta tra Milano e Sydney, con una maratona di 19 ore.

Siamo pronti?

Raggiungibile con: Qatar Airways via Doha, Emirates via Dubai

 

 

#9 CHICAGO, Stati Uniti

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 9’882’634

Superficie: 5’498 km2

Milano ha un clamoroso ed ingiustificato vuoto di servizi aerei per gli Stati Uniti: nell’area che va da New York (raggiunta da Air Italy, Alitalia, American, Delta e Emirates) a Los Angeles (inizierà Norwegian nel 2019, in ritardo sulla tabella di marcia), l’unica destinazione raggiungibile senza scali è Atlanta, nel cuore della Georgia, a sud.

Chicago, Dallas, Denver e Phoenix sono tutte città verso cui si può volare da qualsiasi importante hub europeo, meno Milano: se vogliamo contare di più, dobbiamo passare anche da qui.

Raggiungibile con: Swiss via Zurigo, Lufthansa via Francoforte, Air France via Parigi, British Airways via Londra, Delta via New York

 

 

#10 SHENZHEN, Cina

destinazioni mancanti aeroporti milano

Popolazione: 23’300’000

Superficie: 1’991.64 km2

Meridiana vi operava voli charter estivi, poi ha smesso, ora Air Italy dovrebbe ripristinarli, ma forse no. Shenzhen, però, è una città senza se e senza ma, Shenzhen è the place to be.

E’ a tutti gli effetti la Dubai della Cina: costruita in fretta e furia dal 1979 partendo da una piccola città mercantile, negli ultimi due anni a Shenzhen sono stati completati più grattacieli che tra Stati Uniti e Australia messi insieme. Nonostante questo, il 45% dell’area urbana è verde, costellata di lussureggianti parchi tropicali.

Shenzhen è la città del futuro, anzi è già nel futuro: zona economica speciale dal 1980, oggi l’amministrazione locale eroga sussidi a chi acquista le automobili della BYD, che produce alcuni tra i migliori esempi di vetture ibride a guida autonoma.

Ha già superato Hong Kong come rilevanza globale ed è la sede delle migliori compagnie cinesi dedicate all’hi-tech e in particolar modo all’intelligenza artificiale, tanto da essere considerata da più parti la Silicon Valley dell’hardware.

Raggiungibile con: Air China via Pechino

 

 

Ci consoliamo con le 10 destinazioni più interessanti che si possono raggiungere dagli aeroporti di Milano.

 

Come avrete notato, molte tra le destinazioni qui elencate sono servite da Turkish Airlines, da anni la miglior compagnia aerea europea, oltre che ad essere la linea aerea col più ampio network internazionale del mondo.

Come mai noi italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, non abbiamo una compagnia che sia anche solo minimamente all’altezza della situazione?

HARI DE MIRANDA

Leggi anche:
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La prima filovia della storia milanese è figlia dell’EXPO

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filovia milanese

Se oggi non si può dire che ATM creda molto nelle filovie (abbiamo solo tre linee gestite con questi veicoli, la circolare 90/91, la 92 e la 93), la prima sperimentazione milanese di questo sistema di trasporto pubblico risale al 1906, durante l’Esposizione Internazionale.

Sul perimetro di 3 chilometri del polo espositivo di Piazza d’Armi (che diventerà poi la Fiera, oggi City Life) venne predisposta una linea filoviaria, sulla quale circolarono alcune piccole vetture con sistema di captazione della corrente a trolley (“automobili elettrici a filo aereo”; non è un refuso, all’epoca “automobili” era maschile!).

filovia milanese

Leggi anche: Assurdità e stranezze dei mezzi pubblici di Milano

Ad occuparsi del progetto fu la Società per la trazione elettrica STE (con sede in via Vignola 6), che chiedeva per una corsa 10 centesimi di lira, mentre per un abbonamento valido per tutto il periodo fieristico 2 lire e 75 centesimi.

Le vetture filoviarie, terminata l’Esposizione, furono sfruttate dalla STE per un più ambizioso progetto: la  linea filoviaria ligure La Spezia – Porto Venere, inaugurata lo stesso anno 1906. Progetto che ebbe però scarso successo e vita breve.

Milano avrà la sua prima vera linea filoviaria cittadina solo nel 1933 (linea 82, filovia Stigler Ransomes, carrozzata dalla Macchi di Varese).

MAURO COLOMBO

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Zuma Festival

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Cos’è Zuma?

Non è un termine che si sente tutti i giorni, ma tenterò comunque di spiegartelo.

Zuma è la musica, quella che ti trascina in danze sfrenate fino a quando non cadi a terra sfinito.

Zuma è la psichedelia, come stile di vita e come frontiera, passata la quale si possono vivere esperienze di universi paralleli e di dimensioni distorte.

Zuma è… l’amore. Amore per te stesso, per mente e il corpo umano, per le altre creature, della tua specie e non. L’amore per il cosmo, l’amore per tutto.

E lo Zuma Festival è proprio tutte queste cose raggruppare in un evento di tre giorni che partirà questo venerdì alle 17 al Cascinet.

Oltre a trasportarti attraverso tempo e spazio, alla volta di dimensioni ancora inesplorate, potrai anche prenderti una pausa da questi viaggi astrali grazie ai punti ristorazione, bevande, libri e molto altro, mentre si svolgeranno diversi workshop e performance (perchè l’obiettivo di questo festival è stare insieme più tempo e in più modi possibile).

Il cuore della manifestazione, però, è la musica, che per tutto il weekend rimbomberà tra le mura di Cascinet.

Questo venerdì, per esempio, si partirà dalle 17.00 con tre dj set che ti prepareranno ai grandi live a seguire, perchè dalle ore 20.30, infatti, si susseguiranno ben sei band, una più psichedelica dell’altra, che proporranno sound e repertori originali e non per garantirti una serata all’insegna dei viaggi astrali più vorticosi dell’anno, per poi concludere il tutto con tre dj set per chiudere la serata in bellezza ballando all night long.

Insomma, se sei un amante delle ambientazioni psichedeliche, non puoi perderti Zuma.

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Milano città stato: la RIVOLUZIONE inevitabile per uno stato allo sbando

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lo sguardo del corazziere
lo sguardo del corazziere

Per un milanese che assiste a queste vicende sembra di essere in un altro paese. Tre mesi senza un governo, veti e controveti, governi di astensione, giornalisti assembrati per ore davanti ai corazzieri dallo sguardo perso nel vuoto.
Sembra di essere al cinema a guardare un film sulla caduta dell’impero bizantino.
Si è oltrepassato così tanto il senso di realtà che si perde il tempo a parlare di cose inutili, come la frase di un tedesco, come la macchina di chi arriva in Parlamento o un post su Facebook.

Milano non si è mai sentita estranea dall’Italia come in questi giorni.
Milano è la città dove le cose si fanno, ci si unisce per risolvere i problemi, si decide, si prendono le responsabilità, tutto deve funzionare: niente di questo sta avvenendo nella politica romana.
Non una distanza da quella o l’altra forza politica, è una distanza dal sistema di caos in cui la politica romana è sprofondata. Come se i buchi dalle strade si fossero estesi alle istituzioni e all’organizzazione dello stato.

Se lo stato cade a picco come in Grecia, Milano deve finire anche lei nel baratro? Una città che ha un PIL da superpotenza, dove le cose funzionano, dove si lavora e ci si prende le responsabilità, deve diventare un cumulo di macerie per l’inettitudine di questo sistema governativo?
Dobbiamo agire con coraggio perché siamo costretti, perché altrimenti ci troviamo di mezzo tutti.
Perché il rischio è che Milano faccia con l’Italia quello che l’Italia sta facendo con l’Europa: una dipendenza che diventa un alibi e che alla fine ci trascina nel baratro. Anche perché l’Europa non salverà l’Italia e Milano non può sperare di essere salvata dall’Italia.

Qualche giorno fa gli ultimi sindaci di Milano hanno scritto una lettera aperta di sostegno a Mattarella e alle istituzioni del Paese. Un bel gesto, certo. Ma troppo facile e convenzionale. Forse quello che occorre a Milano e al Paese è il coraggio di gesti forti e non convenzionali. Va bene dichiarare di appoggiare le istituzioni però al tempo stesso serve dire “cara Roma decidi, perché Milano non può più aspettare“.

Perchè se l’Italia non è in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini cosa facciamo? Deve succedere qualcosa di più che restare in attesa del prossimo premier incaricato o assembrarsi davanti ai corazzieri. Occorre una terapia shock. E l’unica terapia shock deve essere un atto di forza di Milano.

Un atto di forza che anticipi una delle due vie di uscita delle gravi crisi degli stati.
Le crisi più gravi di solito sfociano in un potere oppressivo, come è il caso dell’arrivo di Hitler dopo Weimar, del fascismo in Italia, fino al Venezuela.
Oppure sfociano nella disgregazione, come per l’Unione Sovietica e, andando più indietro, la Jugoslavia, l’impero asburgico o quello ottomano.

L’ipotesi della disgregazione è quella che si è sempre rivelata più funzionale per le zone coinvolte: si sono lasciate libere le singole parti che sono riuscite a porsi in salvo e, alla fine, i territori coinvolti hanno ritrovato la democrazia e sono usciti dalla crisi più forti di prima.
E’ un po’ quello che succede in caso di terremoto, quando si lasciano liberi gli animali così si possono porre in salvo. Così se la nave affonda si salvano le persone con le scialuppe o i salvagenti.
Se il gruppo non ce la fa più, si lascia liberi i singoli. Un principio naturale.

Sulla base di questi due possibili esiti, ci sono due atti di forza che dovrebbe esercitare Milano per assumersi la responsabilità di risolvere la crisi del Paese.

Opzione 1: l’autocommissariamento

Ora più che mai Milano deve diventare non più un semplice modello di buongoverno locale, ma una proposta politica da estendere sul territorio nazionale.
In un’Italia allo sbando ci vuole qualcuno che prenda il volante.
Milano deve promuovere un nuovo Risorgimento: se nei palazzi romani si è persa la capacità di capire cosa è meglio fare, Milano deve prendere il Paese per farlo funzionare.
La proposta shock che deve partire dai principali esponenti della comunità milanese è un governo provvisorio a Milano che gestisca il resto d’Italia e rinnovi le istituzioni della repubblica.
Prima che arrivi l’Europa a commissariarci, Milano deve provare ad assumere il controllo dell’Italia. Se questo non accade, rimane solo una strada che ogni milanese responsabile dovrebbe augurarsi.

Opzione 2: Milano città stato

L’alternativa è di acquisire la necessaria autonomia per spronare il Paese a colpi di innovazioni e di azioni pratiche.
Milano deve pretendere di potersi gestire senza aspettare che la politica romana si inventi qualcosa. E’ come se Milano non riparasse più le buche perché a Roma non lo fanno. Può far ridere, ma il rischio è quello.

Dateci la nostra autonomia, pagheremo le tasse, ma almeno potremo decidere, cosa che voi non riuscite a fare: bisogna che Milano si prenda la sue responsabilità e si dia la possibilità ai cittadini e le imprese di Milano di andare avanti, anche perché i primi a rimetterci con la perdita dei mercati internazionali è Milano.
Con lo status di città stato si avrebbe uno shock terapeutico per lo Stato italiano: da un lato si assicura la sopravvivenza alla sua area più sviluppata, dall’altro si può dare vita a un un modello alternativo allo stato centrale, un modello che se funziona si potrebbe estendere al resto del Paese.

Per evitare che si arrivi a un colpo di stato, serve un colpo allo stato. Per svegliarlo, prima che faccia troppi danni.

ANDREA ZOPPOLATO

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Roseline: lo spettacolo senza spettatori.

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Potrei dirti che Roseline è uno spettacolo teatrale… ma direi solo mezza verità.

Potrei dirti che Roseline parla di una micro-comunità di senzatetto riunitisi a vivere all’interno di un edificio abbandonato e di una morte che non passa inosservata, che farà scaturire una serie di lotte di potere fratricide… ma non è solo questo.

Roseline è uno spettacolo senza spettatori: nessun palco e nessuna platea, solo la rivisitazione rivoluzionaria di una storia affascinante, quella dell’Amleto.

Roseline, ti farà attraversare tutti gli spazi di una struttura di 3500 mq in completa autonomia, alla ricerca di un significato nascosto e di una trama quasi invisibile.

Potrai scegliere se seguire o meno i personaggi che incontrerai lungo il cammino, i quali ti racconteranno le loro storie… ma saranno la verità? O solo il loro personale punto di vista?

Attraverserai una porta verso un mondo che, fino ad ora, nessuno ha mai esplorato: perdersi sarà il miglior modo di godersi l’esperienza unica di uno spettacolo diverso dagli altri, del quale hai sempre fatto parte… e che terminerà questa domenica 3 giugno. 

Fossi in te, mi affretterei a comprare il biglietto: anche se costa 57.50 euro, ti assicuro che ne vale la pena.

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Papaveri e papere: dai community garden ai parchi griffati il futuro di una Milano sempre più VERDE

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Milano è verde? Non stiamo parlando delle linee della metro ma del patrimonio arboreo della città. Spesso non abbiamo una percezione chiara delle potenzialità del nostro territorio in termini di spazi verdi, anche perché i grandi parchi sono disposti alla periferia della città, e quindi spesso poco toccati dalla nostra routine quotidiana. Bisogna andarci apposta insomma, e se non si è appassionati di jogging o genitori premurosi in cerca di un’oasi per i delicati polmoni della prole, spesso non ci facciamo proprio caso.

verdeMilano è al verde

Milano ha in realtà un patrimonio di verde pubblico di circa 24 milioni di mq all’interno di circa 3.000 località censite che comprendono parchi storici, parchi, giardini, verde stradale, piazze e così via. Non pochissimi insomma, ma comunque insufficienti ad assorbire le nubi tossiche che produce quotidianamente e a garantire ai suoi abitanti il sacrosanto diritto alla salute. Per questa ragione negli ultimi anni il Comune ha deciso di investire sul verde, pubblico e privato, puntando a rendere Milano niente di meno che la capitale europea della forestazione urbana.

verde

Leggi anche: Come sarà Milano nel 2050

Diversi i progetti in campo. C’è di tutto un po’ – tetti verdi, raggi verdi, fiumi verdi, boschi verticali, foreste orbitali, edilizia sostenibile, orti urbani, giardini condivisi e corti condominiali – ogni centimetro quadrato e anche cubo può essere una risorsa per la città. Secondo Stefano Boeri, ex assessore all’Ambiente della Giunta Pisapia e “papà” dei celeberrimi Boschi Verticali, l’Area Metropolitana Milanese potrebbe addirittura raddoppiare da qui al 2030 il numero di alberi esistenti, raggiungendo la percentuale del 25% di superfici boschive.

verdeSi va dai progetti più patinati di CityLife e Porta Nuova, quasi in dirittura di arrivo, a quelli ancora in erba, più complicati, delle aree periferiche del Quartiere Adriano e Porto di Mare. E soprattutto al faraonico progetto di riqualificazione degli Scali Ferroviari, che prevede di destinare a verde almeno il 50% della superficie di ciascuno scalo, e sul 90% della superficie totale un sistema continuo di parchi, boschi, oasi, frutteti e giardini a uso pubblico legati tra loro dai corridoi ciclabili realizzati sulle fasce di rispetto dei binari ferroviari. In questo modo, secondo i progettisti, si creerebbe a Milano uno spazio verde grande tre volte il Parco Sempione all’interno della città

Regole chiare per il pubblico e il privato

verdeIl Comune di Milano sta provando ad innovare in maniera significativa anche le modalità di gestione del verde pubblico affiancando al modello tradizionale (il grande appalto di gestione globale) modalità differenti di aperture verso i cittadini, le associazioni e le imprese. Secondo Pierfrancesco Maran, questa è una scelta coerente con la storia della città, che ha visto nascere dall’iniziativa associativa grandi parchi urbani come il Parco Nord, il Bosco in Città e il Parco delle Cave, oltre che una scelta economica necessaria. Ad esempio, e non a caso, si è scelto di affidare al Centro di Forestazione Urbana di Italia Nostra il Parco di Porto di Mare, con l’obiettivo di sottrarlo allo spaccio e di renderlo frequentabile.

Norme chiare, regole inderogabili, modelli da seguire validi per tutti i soggetti coinvolti sono contenute nel nuovo regolamento del Verde varato nel dicembre del 2017. Questo rappresenta un passo molto importante per Milano perché si è fatta la scelta di considerare il verde, sia quello pubblico sia quello privato, “bene comune”, definendolo come un elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo sostenibile della città

verdeOccuparsi del proprio orticello ora non è più un tabù. Se solo pochi anni fa ottenere dal Comune il permesso di creare orti e giardini là dove c’era solo vuoto e abbandono era un’impresa quasi impossibile, ormai i cittadini sono a pieno titolo fra i protagonisti nella gestione e della rigenerazione degli spazi verdi della città, come nel caso dei giardini e degli orti condivisi. E sono molte le persone che hanno scelto di rimboccarsi le maniche: ad oggi sono stati riqualificati 50.000 metri quadri di suolo cittadino, che giacevano nel degrado e nell’abbandono. E altro verde verrà dal Bilancio Partecipativo, che ha premiato un progetto tutto green: la creazione di un corridoio ecologico che dovrebbe collegare tra loro le aree verdi che si trovano a ovest del Parco Nord.

verdeL’orto del vicino (non) è sempre più verde

Ma non facciamo di ogni erba un fascio. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, a fronte di programmi e dichiarazioni di intenti Milano deve ancora correre parecchio per raggiungere risultati comparabili agli esempi più virtuosi di Stoccolma, Amburgo e Copenaghen, città vincitrici del premio di Capitale Verde – European Green Capital Award. Forse si sta però imboccando quella giusta.

E i milanesi che ne pensano? Preferiscono le aiuole di design sullo stile della prezzolata Biblioteca degli Alberi – che pochissimi peraltro hanno potuto apprezzare dal momento che aprirà ufficialmente solo a fine estate – o un bel fazzoletto di terra vera dove sporcarsi ben bene le mani? Sono affezionati alle nobili geometrie del Parco della Guastalla o privilegiano una lucciolata serale al Parco delle Cave? Meglio gli Orti Fioriti di City Life o gli Orti Comunitari di via Padova? Parco Sempione lo diamo un po’ per scontato, data anche la nota vocazione del milanese per l’aperitivo e la prossimità con l’Arco della Pace.

verdeLo sai che i papaveri son alti alti alti, recitava la canzone. E anche se la domanda può apparire un po’ retorica, non è detto che il finale non riservi qualche sorpresa. Seguiteci lungo questo percorso nel verde di Milano, tra gli alti papaveri usciti dagli studi di architettura e i brutti anatroccoli che stanno cercando la loro strada. E molti di loro, ci scommettiamo, l’hanno già trovata.

ROBERTA CACCIALUPI

 

Le ZANZARE di Milano: come difendersi e classifica delle zone più infestate

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Zanzare

Nonostante il progresso tecnologico restano irrisolti due grandi problemi a Milano. Lo smog e le zanzare che si alternano ogni anno: con il freddo l’inquinamento si impenna, con il caldo arrivano le zanzare. In attesa dell’arrivo di una tecnologia risolutiva, proviamo a vedere quali sono le migliori tecniche per difendersi dai loro attacchi e quali sono le zone più infestate.

Per le tecniche ci rifacciamo alla top 5 evergreen stilata da Gabriele Ferraresi.

Le ZANZARE di Milano: come difendersi e classifica delle zone più infestate

La top 5 delle tecniche anti zanzare

#1 Il metodo low cost: straccio o maglietta bagnata

I tradizionalisti usano ancora libri o giornali. Ma c’è un metodo più sofisticato: lo straccio o la maglietta bagnati. “Quando sei a circa venti cm dalla maledetta, appoggia con ferma delicatezza lo straccio o la maglietta al muro. Premi dolcemente: lo schiacciamento e la pressione uccideranno o stordiranno (in quel caso, se cade a terra, sai cosa fare con quelle ciabatte) l’infame e la raccoglierai senza spargimenti di sangue sul tuo prezioso muro. Una tecnica da Kgb”.

#2 Rovinale il banchetto: repellenti chimici sulla pelle

Il più celebre è l’Autan, ma ormai ce ne sono di ogni tipo. L’effetto indesiderato è che non fanno schifo solo alle zanzare ma anche agli esseri umani.
Una curiosità: ci sono ricerche che mostrano come le zanzare amino un sangue di ottima qualità. Tutto ciò che peggiora il suo gusto, tra cui fumo, grassi o acidità in eccesso, tenderebbe a dissuaderle. Dall’altro lato chi viene punto spesso dovrebbe essere gratificato: per le zanzare è come uno chef stellato.

#3 Per gli amanti del design: le zanzariere

Fanno molto design e rappresentano una soluzione utile a ogni latitudine. Anche se per essere certi del suo effetto bisognerebbe trascorrere il periodo estivo senza uscire di casa.

#4 Le armi chimiche

Elettroemanatori, ultrasuoni, candele puzzolenti, lo zampirone. Ogni supermercato offre soluzioni infinite con l’unica controindicazione che spesso appestano l’ambiente in cui stiamo. Anche in questo caso valgono solo a casa propria.

#5 Andarsene da Milano

La soluzione definitiva. Prendere un volo a fine maggio con ritorno per fine ottobre. Destinazione: Islanda. L’isola dove le zanzare non esistono.

Chi invece resta a Milano può innanzitutto evitare i luoghi più infestati dalle zanzare.

La top 5 dei luoghi di Milano più infestati dalle zanzare

#1 Parco sud

Il paesaggio del Parco agricolo Sud Milano
Il paesaggio del Parco agricolo Sud Milano

A nord di Milano ci sono le montagne. A sud ci sono le risaie. Dalle risaie nascono zanzare e nebbia. Questo spiega perchè la concentrazione di case e di paesi è sbilanciata verso il nord della città. Mentre a sud c’è il deserto.

#2 Lambro‘s riverside

Al tramonto basta guardare verso il Lambro per vedere turbini di zanzare che si levano in volo.
Parco Lambro, Forlanini, in pratica tutta la zona est si accorge dell’esistenza del Lambro per le sue zanzare.

Leggi anche: I segreti del Lambro

#3 Zona ovest: Lampugnano, Montestella, Trenno, Parco delle Cave, San Siro

Credits: chiamamilano.it – Parco delle Cave

Una delle aree più verdi di Milano d’estate diventa una riserva di allevamento della zanzara tigre che spadroneggia anche a mezzogiorno.

Leggi anche: Il muro invisibile di San Siro

#4 I navigli

CREDIT: MILANOWEEKEND.IT

Al referendum per la riapertura dei navigli le zanzare di Milano hanno votato SI.

#5 I piani bassi

Si dice che le zanzare siano abbastanza pigre. Volano per brevi tragitti e preferiscono volare a quote basse. Forse soffrono di vertigini.

Continua la lettura con: I segreti del Parco delle Cave

MILANO CITTA’ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

L’Italia di Magnum: mezzo secolo di Storia

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La Storia può essere raccontata in tanti modi.

Leggendo libri di testo, ascoltando canzoni o guardando docu-film.

Personalmente, sono dell’idea che nulla sia in grado di raccontare la Storia meglio della fotografia.

La fotografia è stata una forma artistica molto interessante, che negli anni si è sviluppata con rapidità e creatività, fino a diventare un importante mezzo non solo di comunicazione, ma anche di documentazione storica.

Grazie agli scatti fatti durante il Novecento, alcuni tra i più grandi fotografi del mondo hanno potuto raccontare in modo immediato ed espressivo la Storia dei vari paesi… compresa l’Italia.

Se sei curioso di osservare i progressi del nostro Bel Paese attraverso le immagini dei grandi maestri della fotografia del Novecento, ti consiglio caldamente di visitare la mostra “L’Italia di Magnum. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin”, esposta al Museo Diocesano fino al 22 luglio.

Quest’esposizione fotografica raccoglie 130 scatti organizzati per decenni, grazie ai quali potrai capire più a fondo la cronaca, gli usi e i costumi del XX secolo.

Potrai tornare negli anni ’50 e rivivere l’emozione di avere a Milano il famoso dipinto “Guernica” di Picasso grazie alle fotografie di René Burri. Giungerai, poi, negli anni ’60, durante i quali Thomas Hoepker raccontò il trionfo di Cassius Clay alle Olimpiadi di Roma.

Arrivando negli anni ’70, ti sentirai sulla riva del mediterraneo siciliano grazie agli scatti di Ferdinando Scianna, mentre approdando negli anni ’80 studierai con Martin Parr il fenomeno del boom turistico in Italia.

Durante i turbinosi anni ’90, Thomas Dworzak documenterà il G8 di Genova e, infine, arrivando agli anni 00 rivivrai assieme a Paolo Pellegrin la piazza San Pietro gremita di fedeli durante la veglia per la morte di Giovanni Paolo II.

Insomma, potrai rivivere mezzo secolo di Storia senza bisogno della macchina del tempo.

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Milanese Imbruttito vs Roma Fa Schifo: i due siti icona testimoniano il diverso rapporto di milanesi e romani con la loro città

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milanese imbruttito

Roma e Milano hanno due tipi di mentalità che faticano a trovare punti di accordo, come spesso accade nelle nazioni in cui la capitale politica e quella economica non coincidono.  

Per capire quanto sia evidente il diverso rapporto degli abitanti con la loro città abbiamo deciso di prendere come esempio le loro due icone virtuali: Il Milanese Imbruttito e Roma Fa Schifo.

Leggi anche: Roma ha le buche, Milano il pavé con i binari

milanese imbruttito
L’accostamento tra le due immagini di copertina ci dice già molto

Il Milanese Imbruttito trionfa sui social, Roma Fa Schifo vince sul web

Partiamo dai numeri, che possono già raccontarci molto: su Facebook, la pagina del Milanese Imbruttito ha più di 1.400.000 mi piace, risultato straordinario specie considerando che rappresenta il 106% del numero di abitanti del comune di Milano.

Roma Fa Schifo si ferma a 169.435 likes, circa il 6% della popolazione romana.

Il Milanese Imbruttito ha anche un importante e curato canale YouTube, con 180.000 iscritti, quello di Roma Fa Schifo ne ha 4.000 (ma ha grande fascino).

Sui social vince il Milanese Imbruttito, ma sul web la sfida è più incerta: nel contestato ma prestigioso ranking di Alexa, Il Milanese Imbruttito (dopo 5 anni di attività) è al 224.520° posto nel mondo e all’8.633° in Italia, mentre Roma Fa Schifo (9 anni di attività) è al 196.514° posto globale, 5.957° italiano.

milanese imbruttito
Nella vita si sale e si scende, certamente si oscilla

Ma cerchiamo di carpire dall’atmosfera dei due siti quali sono rapporto e sentimento col proprio territorio di chi vive a Milano e di chi vive a Roma.

Nel Milanese Imbruttito si ride dei singoli, ma si celebra la città

Il Milanese Imbruttito ha nel mirino le singole persone e in qualche modo testimonia una città che si fa persona. Chiunque a Milano può scegliere quale tipo di cittadino incarnare: il milanese o il milanese imbruttito. L’imbruttito è un meme, una macchietta, è pieno di impegni, sempre di corsa ma sempre sul pezzo, comunicante con uno slang tutto suo che suona quasi tragicomico se colto fuori dal suo ambiente. E’ una satira verso certi comportamenti che, per molti, sono più tipici di persone che diventano oggetto della parte più superficiale della città piuttosto che di chi incarna lo spirito di Milano. 

Una Milano che nel Milanese Imbruttito è al di sopra di tutto e di tutti, autentica regina da celebrare, mai in discussione e mai intaccata dal comportamento dei suoi cittadini, specchio di ciò che gran parte dei suoi abitanti pensa e sente in questo momento storico, cioè da Expo in poi.

milanese imbruttito
O mia bela Madunina

Con Roma Fa Schifo appare una città mortificata dai suoi stessi abitanti

Roma Fa Schifo è una piattaforma di denuncia, che riflette un senso di rassegnazione. Nella vastità del suo materiale, raccolto nel corso degli anni ed emergenza del degrado diffuso nella Città Eterna, si intravede anche stavolta un’ironia, ma che in questo caso è rabbiosa e si scaglia contro il rapporto che i cittadini hanno nei confronti della loro città. L’immagine che emerge è di una Roma devastata dai suoi stessi abitanti, divisi tra chi la distrugge e chi rimane semplicemente a lamentarsi, senza però fare niente di concreto per migliorare la situazione. Roma Fa Schifo perchè i suoi abitanti fanno schifo: questa è la disperata invettiva del sito principe della capitale. 

Ironia, protagonismo e amore per la propria città

Roma Fa Schifo e Il Milanese Imbruttito sono gli epigoni delle città che rappresentano e del momento che stanno vivendo: la capitale vittima di un circolo vizioso dal quale sembra difficile individuare una via di uscita, mentre forse il capoluogo lombardo dovrebbe superare la logica autocelebrativa diventando un modello guida per l’Italia e per le migliori realtà europee. Un’evoluzione dove i punti di forza da trasmettere sono quelli che sembrano mettere in comune gli ideatori dei due siti: ironia, voglia di darsi da fare e, su tutto, un grande amore per la propria città. 

Articolo nato da un’idea di Giacomo Biraghi

Il DUOMO di Milano: dieci curiosità e stranezze che sorprendono anche i milanesi

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Pecore in duomo

Il simbolo di Milano è un universo di arte e di curiosità. Ecco dieci fatti riguardanti il Duomo che molti non sanno.

Il DUOMO di Milano: dieci curiosità e stranezze che sorprendono anche i milanesi

#1 Nessuna Chiesa al mondo è più vecchia e più grande del Duomo

Per grandezza il Duomo è la quinta chiesa più grande al mondo, superato solo da chiese più recenti: la Basilica di S. Pietro a Roma, la Basilica di Nostra Signora di Aparecida in Brasile, la Cattedrale di San Giovanni Divino a New York e la Cattedrale di Siviglia.

#2 Il Duomo è la più grande cattedrale gotica del mondo

Costruita con uno stile più tipico del nord Europa che del mediterraneo, il Duomo è la chiesa gotica più grande del mondo.

#3 Sulla facciata del Duomo c’è la Statua della Libertà originale

Costruita nel 1810, anticipa quella regalata dai francesi agli americani di oltre settant’anni. Si tratta di uno dei plagi più evidenti, anche se meno noti, nella storia dell’arte mondiale.

#4 E’ l’edificio al mondo con il più alto numero di statue

Si dice che ci siano più statue sulla sua facciata gotica che in qualsiasi altro edificio del mondo. In totale decorano il Duomo 3.400 statue, oltre a 135 gargoyle e 700 figure di altro genere.

#5 La luce rossa sul chiodo di Cristo

Al di sopra dell’abside sopra l’altare, c’è un punto segnato con una luce rossa: è il punto dove viene custodito un (presunto) chiodo della croce di Cristo.

#6 Per costruirlo c’è voluto mezzo millennio

La costruzione del Duomo iniziò ufficialmente nel 1386 e venne consacrata nel 1418, anche se solo la navata era completata. Per i successivi 200 anni i lavori proseguirono con frequenti lunghe interruzioni, soprattutto derivate da problemi economici. Fu Napoleone a completare la facciata e far ripartire la costruzione agli inizi del XIX secolo.

#7 La meridiana del Duomo serviva per regolare gli orologi della città

Vicino all’ingresso principale, si trova sul pavimento una meridiana. Un raggio di sole entra in un buco nella parete opposta e raggiunge l’orologio. Fu costruita nel 1768 dagli astronomi dell’Accademia di Brera: è incredibilmente precisa e veniva usata per regolare gli orologi della città.

Vedi anche: quando l’ora esatta la stabiliva il Duomo

#8 E’ rivestito di una sostanza antismog

Sulla superficie della facciata è stata applicata una speciale finitura naturale che, attivata dalla luce del sole, riesce ad autopulirsi e a depurare l’aria dagli agenti inquinanti.

#9 Anche mangiare a “ufo” viene dal Duomo

La scritta Ad UFA aveva il significato di Ad Usum Fabricae Ambrosianae che veniva apposta sui blocchi, provenienti dalla Val d’Ossola via fiume, che potevano superare i dazi doganali perchè destinati alla costruzione del Duomo.

#10 Ospita quadri e statue tra i più bizzarri del mondo

Degni menzione ci sono: la statua horror (San Bartolomeo scorticato), le statue di due pugili (Primo Carnera e Erminio Spalla), la Madonna delle Rose senza una rosa (La Madonna delle Rose) e i demoni del Duomo (i demoni del Duomo)

«Il Duomo, simbolo per eccellenza di Milano, è la prima cosa che cerchi quando ti alzi al mattino e l’ultima su cui lo sguardo si posa la sera. Si dice che il Duomo di Milano venga solo dopo San Pietro in Vaticano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell’uomo» (Mark Twain)

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La Corea arriva a Milano con la Korea Week

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Per molti, questo si parla di Corea ci si riferisce a quel paese dell’estremo Oriente capeggiato dal dittatore nordcoreano Kim Jong-Un, che in questi giorni sta avendo un botta-risposta con Trump.

Per altri, la Corea è solo una nazione spaccata in due dalla doppia identità: la Corea del Nord è lo stato chiuso e impenetrabile, mentre quella del Sud è un paese che sta tentando da decenni di uniformarsi alla cultura occidentale, forse anche troppo.

Ma, come si può immaginare, la Corea è molto più di questo.

E’ un luogo ricco di tradizioni di inestimabile valore artistico, musicale e culinario, ma anche letterario, teatrale e cinematografico e questi stereotipi non fanno che affossarne la ricchezza.

Se vuoi andare oltre questi preconcetti e sei curioso di conoscere questa nazione affascinante, non devi fare altro che partecipare agli eventi della Korean Week, che si svolgerà da questo lunedì fino al 2 giugno

A partire dalle ore 9 di oggi, per una settimana potrai immergerti nella cultura di questo affascinante paese grazie agli appuntamenti organizzati dall’Ambasciata Coreana e dal Consolato Generale della Repubblica di Corea a Milano in collaborazione con il Comune di Milano.

Saranno giorni di workshop, mostre d’arte, conferenze e molto altro, l’universo di questa nazione orientale sembrerà più vicino di quanto si possa immaginare.

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Cinque verità sul debito italiano che non piaceranno ai TEDESCHI

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minibond con tardelli
minibond con tardelli

L‘Italia è a libertà limitata. Siamo come un debitore che è caduto nella spirale del fare debito per ripagare i debiti, consegnandosi così nelle mani dei creditori. E’ comprensibile che i creditori esercitino le loro pressioni ma è altrettanto comprensibile che il debitore faccia valere tutte le sue ragioni. E nel caso dell’Italia, forse, alcune di queste ragioni non le abbiamo fatte valere abbastanza. In particolare queste cinque.

E’ comprensibile che i creditori esercitino le loro pressioni ma è altrettanto comprensibile che il debitore faccia VALERE tutte le sue ragioni. E nel caso dell’Italia, forse, alcune di queste ragioni non le abbiamo fatte valere abbastanza.

Cinque verità sul debito italiano che non piaceranno ai TEDESCHI

Premessa: l’autorete del maggiore deficit

Prima di vedere i nostri punti a favore, vorrei smitizzare la nostra principale rivendicazione con l’Europa: l’allentamento del vincolo di deficit del 3%. Maggiore deficit significa maggiore debito e quindi dover pagare ancora di più ai creditori. E’ un’autorete non solo perchè ci danneggia ma perchè va a favore proprio degli interessi dei creditori: più debito per loro significa ricevere più interessi e, soprattutto, poter esercitare su di noi ancora più potere.
Proprio perchè è un’autorete sono anni che con l’Europa si discute su questo punto senza che per questo siano saltati governi o bocciati ministri. Sarà un caso?
Vediamo invece cinque verità che potrebbero queste sì tutelare i nostri interessi.

#1. Chi ha tradito Maastricht?

Le regole stabilite dal trattato di Maastricht ci inchiodano. Eppure questo non è stato sempre valido. Anzi. Non parlo di quando altri paesi, come Francia o Germania, hanno violato alcuni parametri. Parlo proprio del momento in cui si è partiti con l’euro. Il trattato era molto chiaro: nessuno Paese con un debito superiore al 60% avrebbe potuto entrare nella moneta unica. E allora perchè si è lasciato entrare anche Paesi come Italia e Grecia che avevano un debito quasi doppio rispetto al limite massimo?
Farci entrare non è stato un atto di generosità: tutt’altro. Fare entrare due paesi molto più indebitati degli altri, come Grecia e Italia, in uno spazio di affari comune significa già sapere che tutti avranno le stesse condizioni tranne i due indebitati che, non solo partiranno con un debito maggiore e dunque dovranno destinare più risorse per rimborsare il debito, ma addirittura dovranno pagare tassi di interessi più alti degli altri.
E’ stato come se in un gara di velocità avessero accettato che due concorrenti gareggiassero con delle zavorre ai piedi. Ovvio che gli altri hanno acconsentito, scemi noi ad accettare. E soprattutto scemi oggi a non sottolineare che averci permesso di entrare nella moneta unica è stata una furbizia scellerata che ci ha danneggiato, perchè l’Italia oggi è in crisi non per quello che ha fatto dopo l’entrata ma a causa di quello che ha fatto prima di entrare e che ai tempi era stato considerato ok.

l’Italia oggi è in crisi non per quello che ha fatto dopo l’entrata ma a causa di quello che ha fatto prima di entrare e che ai tempi era stato considerato ok

2. Tassi di interesse sui bond

Accettare l’ingresso nello spazio comune di due paesi più indebitati degli altri avrebbe avuto senso se a essere comune fosse stato anche il debito degli Stati. Invece l’eurozona consiste nella stessa moneta, stessa unione commerciale, ma con tassi di interesse diversi sugli stessi titoli.
Lo stato italiano paga e, nel corso degli anni, ha dovuto sempre pagare tassi più alti rispetto ai tedeschi su titoli emessi sulla stessa moneta.
Per capire la distorsione che questo ha creato sarebbe come se si fosse stabilito che gli euro emessi in Germania avessero un potere di acquisto superiore rispetto agli euro emessi in Italia. Questo avrebbe portato più merci in Germania, esattamente come lo squilibrio nei tassi dei bond pubblici ha portato più soldi nel paese tedesco.
A parità di condizioni, l’Italia è stata così penalizzata due volte: perché ha più debito (quindi più interessi da pagare) e perchè deve pagare un tasso di interesse più alto sulla stessa valuta (quindi interessi più alti).
Tenendo ferme tutte le altre condizioni significa per forza che l’Italia sarà perdente e, quel che peggio, destinata ad esserlo sempre di più. La dimostrazione è che il debito che è aumentato in Italia dall’ingresso dell’euro è un debito di interessi: nello stesso periodo l’Italia ha registrato un avanzo primario, quasi sempre superiori agli altri paesi europei, ma che, purtroppo, non è servito.

l’Italia è stata così penalizzata due volte: perché ha più debito (quindi più interessi da pagare) e perchè deve pagare un tasso di interesse più alto sulla stessa valuta (quindi interessi più alti)

3. Debito pubblico + debito privato

Chi garantisce il debito pubblico sono sempre i privati della stessa nazione. Se lo stato non potrà più rimborsare i titoli di stato, questo si ripercuoterà sui cittadini e sulle imprese di quella nazione, bloccando i loro conti, versando più tasse, mettendoci i loro soldi.
A questo punto perché si escludono i risparmi privati nel calcolo del rischio del debito pubblico? I risparmi privati italiani sono di circa 10 miliardi di euro, significa quasi 5 volte di più dell’entità del debito pubblico, un multiplo tra i più alti al mondo.
Gli italiani sono come quei genitori che sono chiamati a garantire il mutuo del figlio in difficoltà economiche. Così come le banche concedono il mutuo ai figli e applicano interessi più bassi se i genitori sono economicamente solidi, così l’Italia dovrebbe pretendere di calcolare anche il debito del settore privato come parametro per il debito: Debito/Pil + Risparmi privati.

l’Italia dovrebbe pretendere di calcolare anche il debito del settore privato come parametro per il debito: Debito/Pil + Risparmi privati

4. Minibond

Quando i nostri governi chiedevano maggiore flessibilità, superando il 3%, la reazione in Europa è stata sempre molto misurata. E abbiamo visto che avveniva perchè la richiesta avrebbe dato ancora più soldi e potere ai nostri creditori.
Ma quando è circolata la voce che il governo lega-5stelle avrebbe voluto introdurre dei minibond per pagare i debiti della PA è cascato il mondo.
Perchè questo terrore verso i minibond?
La verità è che non è detto che siano un pericolo, anzi. Dipende da come vengono fatti. Supponiamo, ad esempio, che i minibond vengano sottoscritti dal popolo italiano pro quota sulla base del patrimonio di ognuno.
Si andrebbe così a sostituire titoli soggetti a tassi di interesse alti o influenzati dai mercati, con titoli con tassi più bassi, certi, e che se fossero a tassi calmierati potrebbero liberare molte risorse, una parte dei 55 miliardi all’anno di interessi, per spese più eque e strutturali.
Un po’ come fa il Giappone che riesce a gestire il suo debito gigantesco, oltre il 230% del PIL, attraverso una limitazione degli interessi grazie all’acquisto di titoli dei suoi cittadini. In pratica dei minibond. Dunque, se gli italiani autonomamente consentissero di abbassare i tassi di interessi pagati dallo stato italiano, dove sarebbe il problema? Forse il problema sarebbe che si toglierebbe uno strumento di guadagno facile, e di esercizio di potere, per i creditori internazionali?

se gli italiani autonomamente consentissero di abbassare i tassi di interessi pagati dallo stato italiano, dove sarebbe il problema? Forse il problema sarebbe che si toglierebbe uno strumento di guadagno facile, e di esercizio di potere, per i creditori internazionali?

5. Giubileo: giustizia e dignità

Lo scontro più grande forse è di tipo culturale. Per i tedeschi debito si dice Schuld che vuole anche dire colpa. Per la lingua tedesca i debiti sono una colpa. Una visione che non solo contrasta con la nostra, per cui i debiti non sono necessariamente una colpa, ma anche principi etici di civiltà.
In Mesopotamia e, successivamente, gli antichi ebrei avevano introdotto “il giubileo dei debiti”, ossia la remissione integrale di crediti e debiti a intervalli di 50 anni. Questo lo stabilirono perché si erano accorti che nel breve tempo i debiti sono una modalità che stimola il commercio ma nel lungo termine si trasformano in uno strumento di schiavitù, perché il debitore finisce in mano al creditore che esercita su di lui un potere che va al di là degli interessi a lui dovuti. Un po’ come sta succedendo all’Italia che pur avendo finora pagato per intero ai creditori il prezzo del suo debito sta progressivamente perdendo la sua libertà.

nel breve tempo i debiti sono una modalità che stimola il commercio ma nel lungo termine si trasformano in uno strumento di schiavitù

ANDREA ZOPPOLATO

Leggi anche: Il debito pubblico è ingiustizia sociale

Leggi anche: Italy’s Kharma: abbattiamo il debito e riprendiamoci il nostro futuro

 

10 motivi per passare le vacanze a SAVONA

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Italia ed Europa sono divise: Savona sì o Savona no?

10 motivi per passare le vacanze a SAVONA

#1 Perché i liguri sono un popolo di risparmiatori

#2 Perché Savona accetta anche le lire

#3 Perché in spiaggia non ci sono tedeschi

#4 Perché le troffie le fanno ancora col mattarello

#5 Perché c’è il collegamento con la Sardegna

#6 Perché ci sono un sacco di spiagge libere

#7 Perché dista 833,8 km da Francoforte

#8 Perché è sulla via Aurelia che come tutte le strade porta a Roma (non a Berlino)

#9 Perché è la città di Pertini

#10 Perché è ancora una città italiana

 

 

Wired Next Fest: il festival dell’innovazione

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Anche quest’anno, finalmente torna a Milano il Wired Next Fest, la manifestazione dedicata all’innovazione digitale nei settori più disparati.

Con questa sesta edizione, che inizierà questo venerdì alle 10 per poi terminare domenica, si prospettano novità sul fronte del digitale nell’economia, nella scienza e nella politica, ma anche nell’intrattenimento, nella cultura e in molti altri settori.

Relatori d’eccezione, performance artistiche e workshop costituiranno il programma del Wired Next Fest, ma non solo, perchè anche videogame, film e speed date sul lavoro riempiranno le tre giornate di questo evento atteso caldamente da tutti i milanesi.

Altra cosa da non dimenticare saranno le escape room, alle quali potrai iscriverti e partecipare per rendere la tua esperienza durante il Wired Next Fest ancora più entusiasmante e… adrenalinica.

A coronare questa edizione del festival dell’innovazione ci saranno anche momenti musicali, tra live music e dj set, perchè il weekend è pur sempre il weekend, soprattutto in un contesto affascinante come i Giardini Indro Montanelli al sorgere dell’estate.

Questo e molto di più sarà quello che potrai trovare durante l’edizione 2018 del Wired Next Fest, al quale potrai accedere – come tutti gli anni – gratuitamente.

Insomma, questo fine settimana sai già dove andare e cosa fare.

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MI AMI: il festival della musica importante

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Molti pensano che la musica sia qualcosa di marginale, della quale si può fare a meno… vallo a dire a chi sta sgomitando per accaparrarsi gli ultimi biglietti del MI AMI.

Per capire l’importanza del MI AMI, basti pensare che il Comune di Milano ha messo a disposizione addirittura una linea apposta per arrivare fino al Magnolia, il 188, che percorrerà la tratta compresa tra Porta Vittoria e… il Magnolia.

Questo Festival è una cosa seria, proprio perchè raccoglie tantissimi artisti e interpreti dello scenario musicale indipendente nazionale dei quali si può godere il concerto pagando decisamente meno – 23 euro + d.p. – di quanto si spenderebbe andando a un singolo live.

Insomma, quando dici MI AMI dici “rendere alla portata di tutti quanti la musica importante del nostro bel paese“, che si tratti di musicisti emergenti e non.

E finalmente, dopo un anno di attesa, il MI AMI festival farà rimbombare il Magnolia proprio questo weekend.

Si parte venerdì alle 17.00 (che, purtroppo, è già sold out) con artisti del calibro di Francesca Michielin, Ex Otago e Cosmo, senza dimenticarsi di Coma Cosa, Frah Quintale e Willie Peyote, per poi continuare sabato alla stessa ora con Tre Allegri Ragazzi Morti, Latente e Joe Victor, ma anche Colapesce, Go Dugong e… il dj set a cura della crew del Linoleum, che chiuderà in bellezza questo fine settimana esplosivo.

Tutti questi musicisti e molti altri in un posto solo: come puoi perderti un fine settimana del genere? Pronto a goderti tutti i concerti della quattordicesima edizione del festival MI AMI Festival?

Sbrigati a prenotare il biglietto, però: stanno andando letteralmente a ruba.

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2049: come sarà la Milano dei ROBOT

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Milano ha lo sguardo nel futuro. Vediamo quali caratteristiche vediamo a Milano nell’era dell’intelligenza artificale.

2049: come sarà la Milano dei ROBOT

Milano, 2049. Tutti i servizi pubblici sono automatizzati e arrivano in orario. Si ricorda con nostalgia di quando alla guida di tram e autobus c’erano degli esseri umani. Sulle strade poco traffico, costituito da macchine in sharing che si autoguidano e che scompaiono dalla strada una volta aver portato a destinazione i passeggeri.

La funzione dell’uomo è cambiata. La classe più numerosa è quella dei filosofi, equivale alla nobiltà nell’ancient regime. La borghesia non esiste più. La maggior parte delle persone si occupa di riempire l’infinito tempo libero rimasto a disposizione, producendo cultura. Tutti quei lavori che a inizio secolo consideravamo lavori sono stati soppiantati.
Aumento esponenziale di locali, di cinema, teatro e momenti di intrattenimento, più o meno intelligenti. Ci saranno simulazioni di lavoro vissute più come distrazione che come formazione.
Ai vertici della gerarchia sociale c’è ora una elite tecnologica che progetta e gestisce reti immense di intelligenza artificiale ormai introdotta in ogni ambito del vivere.

Le macchine sono capaci di sviluppare da sé il learning by doing e il ruolo principale dell’uomo è quello di controllare le macchine.
Sistema di assistenza spinto: molto di ciò che si pagava è ora gratuito, come i mezzi pubblici, la città si autoalimenta. I soldi sono diventati un hobby, un esercizio di potere e di creatività, più che uno strumento di sopravvivenza o di elevazione sociale. Per ottenere ciò che è davvero importante il denaro è stato sostituito da forme di baratto, spesso costituite da beni virtuali.

La malavita è costituita da hacker che corrompono i robot e cercano di deviare le reti di intelligenza artificiale a proprio vantaggio.

Tra le professioni più diffuse c’è quella degli psicologi e il ritorno dei profeti: ci sono tantissime religioni, con un rilancio del paganesimo.

Questo è ciò che abbiamo visto. Ma proviamo ad ascoltare una tipica conversazione durante un aperitivo nel 2049:
“Io ho scritto tre commedie, una tragedia e ho fondato due religioni. E tu?”
“Io ho hackerato la rete dei trasporti”

Anche lo sport non è più come un tempo. Nelle varie discipline si sfidano degli androidi, molto più prestanti e divertenti degli esseri umani. Ogni quattro anni ci sono le Olimpiadi dei robot, con le nazioni che si sfidano nel campo della innovazione tecnologica.
L’inter è tornata a vincere grazie all’acquisto di CR49 un campione della wes robotics che gioca benissimo. Tutti i bambini vogliono diventare come lui.

Una visione di DUILIO FORTE trascritta da ANDREA ZOPPOLATO

La chiesa più CORTA di Milano è in via Giulini. E vanta anche un altro record

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A due passi dal Duomo, la più grande chiesa gotica del mondo, si trova il suo opposto, la chiesa più corta di Milano. In via Giulini, all’angolo con via Porlezza, c’è la parrocchia ortodossa dei santi Sergio, Serafino e Vincenzo. Dietro la facciata alta 12 metri, si trova un locale di soli 72 mq, con l’altare, separato da una iconostasi, sulla destra rispetto al portone d’ingresso.

Si tratta di una chiesa tagliata in due: è infatti la parte superstite di una chiesa benedettina che in origine era molto più lunga ma è stata poi demolita.

La chiesa è stata presa in affitto dalla comunità ortodossa russa che negli anni novanta l’ha ricostruita e, da allora, ospita i fedeli del culto orientale.

L’Archimandrita è padre Dimitri, un medico italiano convertitosi all’ortodossia e fattosi sacerdote.
Nell’interno si trovano degli affreschi di Aurelio Luini, risalenti al Cinquecento.
La parrocchia vanta un altro primato: il fatto di essere intitolata a tre santi.

La chiesa più corta con il nome più lungo.

Arch Week – Urbania: la settimana dell’architettura

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Non è un segreto che Milano stia facendo moltissimo per essere riconosciuta come capitale dell’architettura e del design europea (e non solo).

Effettivamente, la varietà e la creatività dell’architettura in senso lato presente nella città meneghina è innegabile, senza contare che nel nuovo quartiere CityLife sono sorti da pochi alcuni dei grattacieli più belli e articolati del mondo, progettati da architetti d’eccezione.

Vale la pena di citarli.

Addentrandosi nel quartiere di CityLife si può scorgere la Torre Isozaki, progettata da Arata Isozaki e Andrea Maffei e soprannominata Il Diritto, un edificio di 50 piani affacciato sulla piazza Tre Torri.

Dopodichè, si può scorgere il grattacielo di 44 piani chiamato Torre Hadid, soprannominato Lo Storto e progettato dall’architetto donna Zaha Hadid.

A terminare questo quartiere dall’architettura ambiziosa si ergerà la Torre Libeskind, soprannominata il Curvo.

E’ proprio sull’urbanistica che sarà dedicata la seconda edizione della Milano Arch Week, la settimana dedicata all’architettura che coinvolgerà tutto il capoluogo lombardo a partire da questo mercoledì fino a domenica.

Grazie a tutti gli appuntamenti previsti per questa manifestazione, potrai partecipare a workshop, inaugurazioni e conferenze, ma anche a visite guidate e molto altro, sul tema dell’urbanistica, ripreso dallo stesso titolo dell’Arch Week.

Ce ne sarà per tutti i gusti, per tutte le età e per tutte le esigenze, vedrai: l’architettura sarà a portata di tutti.

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