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Le STATUE più belle e curiose di MILANO

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Credits: tripadvisor.t - Leonardo da Vinci

Ecco le 10 più belle statue di Milano con le incredibili storie che celano scolpite nel marmo, bronzo, pietra…

Le STATUE più belle e curiose di MILANO

#1 Vittorio Emanuele a Cavallo (Piazza del Duomo)

statua vittorio emanuele milanoErcole Rosa l’ha costruito con chiari fini politici tra il 1879 e il 1896 e forse non pensava che qualcuno, ripetutamente, un giorno, con un iPhone in mano, avrebbe dato appuntamento sotto “Napoleone”. Insomma, lui ci si era impegnato parecchio.

#2 Leonardo Da Vinci (Piazza della Scala)

Milano_Statua_di_LeonardoAltro simbolo di Milano, altra icona non facilmente memorabile per i milanesi meno attenti. L’autore del Cenacolo volta le spalle a Palazzo Marino e con il busto alla Scala e il viso verso il basso è colto assorto, dallo scultore Pietro Magni.
La statua venne inaugurata il 4 settembre del 1872, in occasione della Seconda Esposizione Nazionale, con una cerimonia alla presenza del sovrano.
Perché Leonardo a Milano?
A ricordarlo ci sono i quattro bassorilievi in marmo di Carrara rappresentanti:

  • Leonardo pittore mentre dipinge il Cenacolo,
  • Leonardo scultore durante la realizzazione della statua equestre di Francesco Sforza,
  • Leonardo architetto e stratega nella realizzazione delle opere di fortificazione dei castelli del Duca Valentino in Romagna
  • Leonardo ingegnere nella costruzione dei canali lombardi navigabili.

Tutto intorno a lui, ecco i suoi discepoli: Cesare da Sesto (prospetto Nord), Marco d’Oggiono (prospetto Ovest), Giovanni Antonio Boltraffio (prospetto Sud), Andrea Salaino (prospetto Est).

#3 Garibaldi (Piazza Cairoli)

Milano._Garibaldi._Castello_Sforzesco_IMG_5688Perché una statua di Garibaldi quando la Piazza è intitolata a Cairoli?
Il monumento celebra i fratelli garibaldini e l’eroe dei due mondi insieme. Giuseppe nostro è colto nell’atto di entrare a Milano trionfante, mentre ai suoi piedi campeggiano “Rivoluzione” e “Libertà” in mezzo a corone d’alloro e palme.
Quando venne inaugurato, il 3 novembre 1895, intervenne anche il patriota Felice Cavallotti che qui tenne un eloquentissimo discorso di fronte ai presenti.
Una curiosità: a sancire proprio l’unione dei due mondi sono anche le provenienze degli autori. All’architetto lombardo Augusto Guidini si deve l’architettura, mentre è di mano del palermitano Ettore Ximenes la statua equestre in bronzo.

#4 Nelson Mandela (via San Giovanni sul Muro)

nelson mandela milano.repubblica.itE’ di recente inaugurazione (ottobre 2015) e si trova di fronte all’Ambasciata del Sudafrica, poco lontano dal Teatro Dal Verme. A volerla e patrocinarla è stata Native Explorations, azienda sudafricana nel settore minerario “per celebrare la diplomazia dell’ubuntu come uno dei valori lasciati dall’ex presidente Nelson Mandela”. Insieme a questo, la comunità sudafricana intendeva “ringraziare i cittadini di Milano per aver sempre sostenuto il popolo sudafricano nella lotta per la libertà e la democrazia“.

#5 Monumento ai Caduti (Piazza Cinque Giornate)

5-giornate-1925 - vecchiamilano.files.wordpress
5-giornate-1925 – vecchiamilano.files.wordpress

1881-94: quattordici anni di lavoro nel suo atelier in via Stella (Porta Vittoria), una vita eccezionalmente ritirata che non si addiceva al suo fare istrionico, una fatica così grande da ammalarsi e morire di tubercolosi tre mesi prima dell’inaugurazione dell’opera.

Aveva poco più di cinquant’anni Giuseppe Grandi e questa resta la sua più grande opera, a Milano. Nel luogo in cui nel 1848 si erigevano barricate e si lottava contro il dominatore austriaco, “gli artisti milanesi vollero rendergli omaggio facendo scoprire il 6 dicembre del ’94, almeno per mezza giornata, il monumento già finito, che sarebbe poi stato inaugurato ufficialmente, per commemorare le Cinque Giornate, solo il 15 marzo dell’anno dopo”.
Qualche curiosità: le donne ai piedi dell’obelisco raffigurano ciascuna una giornata di combattimento.

Inoltre, per essere quanto più fedele ai principi del Realismo, Grandi si procurò i modelli di cui aveva bisogno senza badare a spese: si fece mandare un’aquila da Budapest, andò ad Amburgo per comprarsi un Icone, che si portò dietro con relativo domatore, racconta Carlo Dossi: «Poiché gli occorreva che (il leone) apparisse belva feroce e non pelle impagliata da museo zoologico, lo eccitava in ogni maniera. Inenarrabili i suoi tiri, gli scherzi, che gli faceva attraverso le sbarre, gettandogli pezzi di scarpe e di carbone e gomitoli di filo in bocca. A forza di questo trattamento il leone era diventato addirittura feroce e … stitico ».
Ai piedi del gruppo scultoreo, un vano d’accesso porta alla sotterranea cripta dei Caduti.

#6 La Colonna del Verziere (Largo Augusto)

storiedimilano.blogspot.com-compressorE’ una delle ultime “crocette” votive che punteggiavano Milano in epoca controriformistica e si trova nel “Verziere”, o “Verzée”, l’antico mercato ortofrutticolo che aveva sede attorno al luogo in cui sorge.

Venne iniziata nel 1580 come ex voto per la cessazione dell’epidemia di peste del 1577, ma solo nel 1673 fu completata con la collocazione della statua di Cristo Redentore che la sovrasta (la statua fu scolpita da Giuseppe e Gian Battista Vismara su disegno di Francesco Maria Richini).
Dell’autentico monumento manieristico-barocco resta un’elaborata colonna in granito di Baveno sovrastata da una statua di Cristo.

Sul suo basamento, in origine, le mensole servivano come altare per le messe all’aperto. Dopo il 1860 quella base venne trasformata in monumento per i meneghini caduti durante le Cinque giornate di Milano: i loro nomi sono incisi su tavole di bronzo, su tre delle quattro facce.

#7 Giuseppe Verdi (Piazza Buonarroti)

monumento milano giuseppe verdi13 anni di lavoro per realizzarla. Due bandi di concorso indetti. Un autore morto prima del completamento della figura del maestro e una serie di spese straordinarie perché il monumento al genio di Busseto scomparso al Grand Hotel et de Milan il 27 gennaio 1901 fosse svelato entro il centenario dalla nascita. I tempi furono rispettati e il 10 ottobre 1913 tutti poterono rivedere Verdi con la barba e il completo scuro sorridere davanti alla Casa per Musicisti da lui voluta e dove riposano le sue spoglie.

#8 Il cavallo di Leonardo (Piazzale Lotto)

Frederik-Meijer-Gardens-and-Sculpture-Park-Leonardos-HorseLa più grande statua equestre del mondo, nascosta agli occhi dei milanesi e dei turisti in un anonimo cortile dell’Ippodromo. Avevamo raccontato la sua storia incredibile qui.

#9 Il dito di Cattelan a Piazza Affari

L.O.V.E
Il nome vero di questo blocco di marmo di Carrara alta 4 metri e 60 è L.O.V.E. ed è l’acronimo di «libertà, odio, vendetta, eternità». Maurizio Cattelan l’ha realizzata e la collocazione è avvenuta, provocatoriamente, di fronte a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, il 24 settembre 2010. Si pensava che lì sarebbe rimasto per poche settimane, e invece… quella mano che fa un saluto fascista e ha le dita mozzate, come se erose dal tempo, eccetto il dito medio, è diventato uno dei nuovi simboli di Milano.

#10 La Madonnina

Madonnina_-_Duomo_-_Milan_2014_01
Eccola, ‘la’ statua di Milano.
Forse non tutti sanno che è in rame dorato, realizzata da Giuseppe Perego, dorata all’orafo Giuseppe Bini e posata il 30 dicembre 1774
La Assunzione della Vergine, questo il tema, presenta un’alabarda che è in realtà un parafulmine “mascherato”. E’ alta 4,16 metri e con lei il Duomo raggiunge quota 108,5 metri.
Durante la seconda guerra mondiale la statua venne ricoperta da teli, per ridurne la visibilità impedendo che diventasse un riferimento topografico di navigazione per i bombardieri alleati.
Ne esiste una copia, posata nel 2010 sulla sommità del Palazzo Lombardia, sede della Regione Lombardia, a 161 metri d’altezza.

Per legge e per tradizione, nessun edificio può essere più alto della Madonnina. Così avvenne per Torre Branca, Torre Velasca, mentre a rompere ogni indugio è stata, di recente, Torre Allianz, progettata dal celebre architetto giapponese Arata Isozaki. Nonostante i suoi 207 metri di altezza, 249 metri con l’antenna, il sesto palazzo più alto della Comunità Europea ha voluto issare una copia della Madonnina. Così resterà sempre lei la più alta de Milàn.

Continua la lettura con: le quattro Madonnine di Milano 

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“Prima le fabbriche, poi le case, quindi le chiese”: dai friulani la ricetta per RICOSTRUIRE L’ITALIA

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Maggio 1976. Un violento terremoto rade al suolo diversi paesi del Friuli. La situazione è drammatica ma il popolo friulano prende alcune decisioni, spesso impopolari o contrarie alla retorica, che porteranno a una ricostruzione straordinaria, unica nella storia d’Italia. 

Gli elementi che determinarono lo straordinario successo nella ricostruzione del Friuli furono tre:

#1 L’unione tra tutte le componenti della società

Dopo la tragedia un popolo tradizionalmente individualista si è compattato. Cittadini, imprenditori, politici, uomini di chiesa e forze dell’ordine si sono cementati in un corpo unico, non lasciando alcuno spazio alle lamentele o alle polemiche. Tutti a dare una mano e a prendersi la propria personale responsabilità della ricostruzione. 

#2 Potere ai sindaci (non allo Stato)

A differenza di altre zone colpite da catastrofi, i friulani decisero che tutto il potere di organizzare la ricostruzione dovesse ricadere a livello locale. Lo Stato poteva aiutare ma la responsabilità delle decisioni finali doveva venire presa dai sindaci. Il principio era semplice: i sindaci erano nella posizione migliore per capire come organizzare gli aiuti secondo le esigenze del territorio. Burocrazia e protezione civile sono state tenute fuori dalla porta del Friuli. 

#3 Prima le imprese, poi le famiglie, quindi le chiese

Questo fu il mantra della ricostruzione. Una linea strategica forte, contraria al pietismo o alla facile retorica. Una linea sposata per prima dagli stessi cittadini e dai preti che avevano chiaro in mente che la priorità dovesse essere data alle fabbriche, perchè da loro sarebbe arrivata la produzione di ricchezza e di lavoro necessari per far rialzare la testa al territorio.
Con un buon senso tipico di quelle terre, i friulani hanno adottato il principio marxiano secondo cui tutto è economia, mentre il resto è solo sovrastruttura, quindi non essenziale. Fatte ripartire le fabbriche, ci si è concentrati sulle case. Solo alla fine si è lavorato sulle chiese e, in generale, su tutto ciò che era considerato altro rispetto a fare ripartire l’economia e a salvaguardare la sopravvivenza delle persone. 

Se l’Italia facesse come il Friuli

Rispetto ai friulani i governi che si sono avvicendati in Italia non hanno scelto una linea definita, ossia ordinando in priorità gerarchiche la strategia d’azione per rilanciare il Paese. La classe politica dei governi di Roma ha preferito la strategia di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ossia di intervenire in modo trasversale cercando di non scontentare nessuno. Strategia opposta ai friulani, con il risultato di lasciare invariato il problema base del nostro Paese: il declino economico. 

Proviamo invece ad immaginare cosa potrebbe fare un governo affrontando il tema della ricostruzione dell’Italia come hanno fatto i friulani con il terremoto.
#1 Il presupposto è che si prenda coscienza di dover affrontare tutti insieme il problema. Significa fare fronte comune, deponendo l’ascia di guerra, delle polemiche e delle divisioni non solo tra i partiti ma in tutte le componenti della società.

#2 In secondo luogo occorre affidare le responsabilità ai decisori locali, rinunciando alla logica centralista che ha dominato lo Stato italiano nella sua storia più recente. 

#3 Infine il tema forse più impopolare ma che è stato fondamentale per garantire la ripresa del Friuli: intervenire per prima cosa sulle imprese

Prima le imprese

Se il governo adottasse il mantra dei friulani dovrebbe mettere in atto tutte le iniziative affinché le imprese italiane possano tornare a essere competitive con quelle all’estero. In particolare, cosa frena oggi le imprese, spingendole a trasferirsi oltre frontiera oppure a chiudere? 

Per capire cosa servirebbe basta parlare con chiunque abbia un’attività in proprio. Le difficoltà sono la burocrazia, con lo Stato che controlla e reprime invece che agevolare chi fa impresa, un fisco avido e complesso, che rende meno conveniente fare impresa in Italia, una legislazione del lavoro rigida, per cui diventa costoso e rischioso assumere lavoratori, una giustizia lenta e incerta, per cui chi fa impresa rischia di trovarsi scoperto contro debitori insolventi. 

Se si dovessero decidere delle azioni per tutelare “prima le imprese” queste sono le prime tre che si dovrebbero attuare: 

1. Tassazione

Bisogna introdurre un regime di tassazione per le imprese allineato nella quantità e nelle modalità con i Paesi con cui competiamo, in primis Svizzera, Austria e Slovenia, in cui le nostre imprese tendono a fuggire. Significa ridurre l’aliquota fiscale sul reddito e sul lavoro. Non solo. Significa adottare un sistema di tassazione su quanto incassato non su quanto dichiarato in fattura, in modo da evitare che le aziende debbano versare tasse anche quando non vengono pagate. Significa adottare lo stesso sistema di deducibilità dei costi adottato negli altri Paesi, invece che complesse regole per cui solo una parte dei costi sostenuti possono essere dedotti. 

2. Tutela dei crediti

I paesi a nord dell’Italia tutelano i creditori con automatismi che possono sembrare spietati ma che si traducono nella certezza del credito e nella punizione per chi non rispetta il debito. In Germania, ad esempio, chi non rispetta il pagamento di una fattura, se non salda entro 30 giorni, viene automaticamente iscritto su un apposito registro (Shufa) che comporta l’estromissione della persona o dell’azienda di fatto da qualunque attività economica, come aprire un conto corrente, per la durata di cinque anni. 

3. Vantaggi per nuove aziende

Piuttosto che finanziare con un reddito di cittadinanza chi non ha un lavoro, se si vuole rilanciare l’economia servirebbe aumentare gli incentivi per tutti coloro che dovessero avviare un’attività. Questo comporterebbe infatti come minimo la creazione di un posto di lavoro, per chi avvia l’attività, e, in caso di successo, anche la creazione di altri posti di lavoro oltre che la produzione di ricchezza con cui pagare anche lo Stato. 

Se gli italiani facessero come i friulani del dopo terremoto, farebbero un patto per focalizzarsi unicamente sul rilancio delle aziende nazionali. L’effetto di questo sarebbe una ripresa del PIL, con riduzione del debito, una crescita economica e la produzione di ricchezza e lavoro, uniche basi su cui poter ricostruire seriamente il Paese.  Per fare questo servirebbe un cambiamento di mentalità o dei leader all’altezza, non solo nella politica.

Leggi anche: 10 segnali inequivocabili che lo Stato italiano è da rifare

ANDREA ZOPPOLATO

Dal libro di Sala, all’editoriale di Repubblica: si accelera per Milano Città Stato?

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tempi maturi

Il sogno di Milano sembra essere arrivato alla sua fase di germinazione: sempre di più, infatti, si sta diffondendo l’idea, così audace, così figlia dei tempi, così in anticipo sui tempi, di regalare alla nostra città quell’autonomia che tanto le servirebbe per smarcarsi dalle storture di un’Italia dal futuro equivoco, dalle lentezze di una Roma dal presente voraginoso, e guidarle entrambe alla testa dell’Europa.

Chi più di Milano potrebbe mai farlo? Il capoluogo lombardo, in Italia, è primo per PIL (batte Roma 161mld  a 154mld , con la metà degli abitanti), primo per reddito medio, primo per occupazione.

Milano attira la metà degli investimenti immobiliari stranieri in Italia: si parla di oltre 4 miliardi di euro l’anno, cifra che ci pone all’8° posto in Europa, dietro a realtà come Londra, Madrid, Dublino e Barcellona, aree urbane che godono di ampia autonomia rispetto agli stati centrali.

tempi maturiAddirittura, uno studio del 2017 redatto da Vittoria Assicurazioni in tandem con l’istituto indipendente Scenari Immobiliari pone Milano al secondo posto nel continente alla voce “indice di competitività”, preceduta solo dal Principato di Monaco. Nelle previsioni di questo report, entro il 2030 ci saranno qui oltre quindici milioni di metri quadrati da riprogettare, che potrebbero generare fino a 20 miliardi di valore.

Leggi anche: Come sarà Milano nel 2050

Di più, Milano è ormai stabilmente sopra Roma per numero di turisti internazionali: la Città Eterna, nel 2017, è sotto di più di 1 milione di visitatori (8.17M a 7.09M) e di 400 milioni di euro nei ricavi dal settore (4.9 miliardi di dollari per Milano, 4.5 per Roma). Siamo tornati nel 400 d.C. quando Ravenna inaspettatamente superava l’Urbe come importanza, qualità della vita e preponderanza artistica e politica.

Milano è e fa per l’Italia ciò che Berlino è e fa per la Germania, Londra per il Regno Unito, Madrid per la Spagna. Potremmo allargarci al mondo intero, nominando Dubai, Shenzhen o Singapore, ma la fisionomia delle città-stato fuori dall’Europa non è paragonabile a quelle del Vecchio Continente.

Leggi anche: Milano sta perdendo la Brexit

E sì che Londra è inquadrata nella Greater London Authority, ente che gode di grande autonomia: ora il sindaco Sadiq Khan, in ottica Brexit, ne vorrebbe addirittura di più e, in un sondaggio risalente al 2016, l’11% dei londinesi si è espresso addirittura a favore dell’indipendenza della città. Non serve certo arrivare a tanto: l’area di Madrid è una delle diciassette comunità autonome spagnole. Berlino, in Germania, fa addirittura da Länder, e giuridicamente è sia uno Stato sia un comune.

Per approfondire:

#1 Londra – La volontà del popolo ha invertito la tendenza centralista

#2 Madrid – Libera di scegliere quali competenze tenere e quali lasciare allo Stato

#3 Berlino – Città Stato in Libero Stato

Quindi, tornando a Milano, dicevamo, i tempi sono maturi: lo annunciano i numeri, lo annuncia l’atmosfera che si vive nelle strade, e ce l’ha annunciato Franco Bolelli, filosofo e scrittore milanese che ha parlato del nostro Sogno nelle pagine dell’edizione meneghina di Repubblica. Un endorsement importante, che ne segue alcuni altri molto prestigiosi e che fa eco al libro di Giuseppe Sala, Milano e il Secolo delle città, uscito a inizio 2018, auspicabilmente una sorta di manifesto programmatico che, infatti, anche Bolelli cita:

 

“E’ da un po’ che l’idea sta circolando. al principio sembrava giusto una brillante suggestione, poi man mano che se ne parlava ci si e’ accorti che e’ assolutamente plausibile, anzi necessaria…”

continua a leggere Franco Bolelli da La Repubblica – Milano del 21 maggio 2018

Il Giardino del’Eden Festival al Lucky Seven

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Per noi vegani è sempre un dramma trovare il posto giusto per godere di un ottimo pasto: per fortuna esiste il Lucky Seven!

Se non ci sei mai stato ti consiglio caldamente di farci un salto, soprattutto se ami il cibo etnico, in particolare quello indiano, Sri Lanka e… piccante.

Come descriverti il Lucky Seven… vediamo…

Per quanto riguarda il punto di vista estetico, appena entri in questo ristorante in Via Pasinetti ti trovi davanti a un enorme sala rossa, arancione e gialla, al quale muro sono appese bandiere, maschere e utensili.

A sinistra trovi il buffet, che prosegue con un’isoletta di contorni e, all’estema sinistra, con il bancone delle pietanze talmente piccanti da avere persino un avvertimento di fronte: “Attenzione: MOLTO PICCANTE!”

Il Lucky Seven è in grado di creare il perfetto connubio tra ottima cucina, preservazione dei sapori originali e atmosfera squisitamente orientale, quella che ti fa viaggiare con la mente verso posti esotici.

Insomma, è un luogo in cui chiunque può essere soddisfatto dal punto di vista culinario, ma soprattutto è un posto accogliente, che trasmette tranquillità e convivialità.

Io sono cliente fissa da anni e quando frequentavo l’università (eh sì, ho fatto Beni Culturali in Via Noto: se sei stato uno dei nostri o ne hai conosciuto qualcuno potrai capire il disagio recato dal 24) ci andavo spesso e volentieri, soprattutto perchè non era quel tipo di pranzo che attentava alle mie esigue finanze.

Data la natura del Lucky Seven, la quarta edizione del Giardino dell’Eden Festival non non poteva certo andare in un altro luogo: si tratta di una manifestazione musicale che questo martedì giungerà nella città della Madonnina direttamente da Roma.

Tra atmosfere psichedeliche e sonorità ipnotiche, dalle ore 21.00 potrai passare una piacevole serata all’insegna della cultura musicale e culinaria orientale, ma mi raccomando: se vuoi assistere a questo spettacolo etnico, non dimenticare di prenotare chiamando il numero 02 5740 1949, tramite il quale potrai chiedere tutte le informazioni che vuoi.

Io sono già lì: ti aspetto.

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5 panorami MOZZAFIATO e dove trovarli a Milano

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milano panoramica

Le guglie del Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele, le terrazze della Rinascente, sono tutti luoghi da cui ogni fedele milanese ha ammirato il panorama di Milano, vere icone del capoluogo meneghino: ma ci sono altre vette, più o meno note, che offrono un paesaggio mozzafiato.

Si può godere di una vista meravigliosa non solo sulle cime dei palazzi più alti, ma anche in angoli meravigliosi di altezze più modeste: lo dimostra questa lista di luoghi panoramici che, partendo da un locale a soli 20 metri di altezza, conclude in bellezza con il grattacielo più alto d’Italia.

Leggi anche: Le 10 cose da mostrare a chi viene a Milano per la prima volta

#1 TERRAZZA DELLA TRIENNALE

milano panoramicaIl Palazzo dell’Arte non ospita solo la Triennale, ma anche il ristorante Osteria con Vista: situato a 20 metri di altezza, permette di trascorrere un pranzo e una cena molto piacevoli, con tanto di panorama green su Parco Sempione.

 

#2 MONTE STELLA

milano panoramicaQuesta montagnetta del quartiere QT8, ricavata dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale, si eleva fino a 50 metri e offre una vista non banale su una zona di Milano non ancora molto conosciuta, che vale la pena di scoprire da un punto sopraelevato.

 

#3 TORRE BRANCA

milano panoramicaRitornando in Parco Sempione, è impossibile non notare la Torre Branca, una struttura tutta di acciaio che invita i suoi visitatori a salire fino a 108,60 metri di altezza: un’attrazione originale per ammirare la città meneghina. Ogni tanto vengono anche organizzate degustazioni ed eventi speciali, per godersi un cocktail e una splendida vista.

 

#4 PALAZZO LOMBARDIA

milano panoramicaPeriodicamente di domenica apre al pubblico il Belvedere di Palazzo Lombardia, situato al 39° piano: dalle sue finestre la grande metropoli meneghina sembra una città in miniatura, uno spettacolo che non si vede tutti i giorni.

 

#5 UNICREDIT TOWER

milano panoramicaNon poteva mancare in questa lista il grattacielo più alto d’Italia, che con la sua guglia raggiunge i 231 metri di altezza. Non è semplicissimo salire sull’Unicredit Tower, dato che le visite al pubblico vengono organizzate solo un paio di volte all’anno, ma ne vale decisamente la pena: dall’alto della torre si può ammirare la Milano più moderna e futuristica.

 

VANESSA MARAN

 

Strade PERICOLOSE: Roma ha le buche, Milano ha il pavé con i binari

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strade pavé

Un drammatico incidente ha riacceso il tema dei pericoli delle strade milanesi. Francesco Iennaco, rider di 28 anni, dopo essere caduto “per colpa delle pessime condizioni della strada”, come dichiarato, è finito sotto un tram che procedeva in direzione contraria. Portato al Policlinico gli è stata amputata una gamba. Qui la notizia.

Per motivi e cause diverse, nelle due maggiori città italiane tiene banco il tema della sicurezza e della manutenzione stradale, con al centro i due protagonisti del dibattito. 

Parliamo delle buche di Roma, e del pavé di Milano.

Buche in centro a Roma

Buche a Milano: due app le segnalano

Non che a Roma non si reclami contro le strade in pavé e che a Milano non ci sia il problema delle buche, ma l’intensità del malcontento è senza dubbio diversa.

Nella capitale le buche hanno causato fino a 230.000 incidenti ai centauri, i corridori motociclisti, secondo i dati del Codacons: colpito addirittura uno scooter su cinque. Periodicamente, macchine di ogni genere e dimensione finiscono dentro vere e proprie voragini che si aprono per le strade della città, anche più alla volta: nell’aprile 2018, per esempio, 50 automobili sono rimaste danneggiate da una buca apertasi in via Salaria.

I contenziosi per danni contro il Comune sono migliaia. E intanto il problema persiste: è dal 1998 che a Roma si aprono centinaia di voragini all’anno.

L’amministrazione comunale, tra ritardi, litigi interni e rimbalzi di responsabilità, stenta a varare un piano coerente e su larga scala per affrontare la questione.

Milano non è immune alla tematica: dopo le recenti massicce piogge di fine inverno–inizio primavera, è stato richiesto alla Procura di aprire un fascicolo sulle disastrose condizioni di certi tratti di strade, il Comune ha approntato un call center dedicato, mentre esistono due app per segnalare le buche in città, Ghe Pensi Mi e RoadChecker.

strade pavé
C’eravamo tanto amati

Signora mia, i tempi sono cambiati

Eppure, quello che ormai sta diventando il problema endemico è un altro: il pavé, che a Milano ha una lunga e gloriosa storia.

Tradizionale tipologia di pavimentazione stradale, apprezzata per la sua longevità e resistenza al deterioramento, introdotta dall’Impero Romano, il pavé a Milano fa il suo ingresso in scena tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, inizialmente posato lungo le strade attraversate dai binari dei tram, oltre che dai mezzi di trasporto più in voga all’epoca, carrozze, calessi e carretti vari.

Leggi anche: Quando è stato messo l’asfalto a Milano?

strade pavé
La storica Farmacia alle Cinque Vie di Cordusio, e il pavé

Oggi, il pavé pare superato, e sempre più milanesi lo vorrebbero relegato, si fa per dire, esclusivamente alle vie pedonali del centro storico, meglio se con i sampietrini.

Nelle vie trafficate, da macchine, scooter e biciclette, il pavé è un’insidia (una delle più importanti corse di ciclismo su strada, la Paris-Roubaix, prevede tratti di strada in pavé, proprio per mettere in difficoltà i partecipanti). Un’insidia che diventa un grande pericolo, specie per chi va su due ruote, nei punti dove sul pavé corrono i binari: ai lati infatti acqua e usura scavano solchi che possono rivelarsi micidiali.

La classifica del pavé

I difensori del pavé utilizzano gli argomenti del valore storico, dell’identità urbanistica, del fascino della Vecchia Milano: legittimi, se non fosse che la realtà ci parla di lastroni sconnessi, traballanti e soprattutto molto pericolosi.

Le dieci strade del pavé più temibili da percorrere risultano: 
#1 Via Ludovico il Moro
#2 Corso Genova
#3 Via Torino
#4 Via Manzoni
#5 Foro Buonaparte
#6 Corso Magenta
#7 Via Mercato
#8 Corso di Porta Romana
#9 Via Mazzini
#10 Via Orefici

strade pavé
Via Torino

Il Comune pare aver già deciso

Il Comune ha già iniziato la sostituzione del pavé con l’asfalto in molti punti cardine della città: piazzale Baracca, via Fatebenefratelli, via Galvani, via Mascheroni e via Monti.

Piazza Cinque Giornate è sotto i ferri dall’aprile 2017 e dovrebbe essere completamente asfaltata entro l’estate 2018.

Tutto lascia pensare che da qui ai prossimi anni il rimpiazzo con l’asfalto avverrà ovunque sarà necessario e che il pavé rimarrà un incantevole ricordo dei tempi andati, oltre che un pezzo da museo nei percorsi del centro storico. Questa può essere una soluzione di lungo periodo per ridurre la pericolosità del manto stradale. Ciò non toglie che nel breve termine bisogna riuscire ad assicurare una migliore manutenzione, specie nei punti più critici, i solchi che si creano tra pavé e binari. 

Trattoria Teatrale: il teatro a portata di ristorante

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Purtroppo si sa: sempre meno gente, soprattutto se giovane, passa le proprie serate o si appassiona al Teatro.

Nonostante il mondo teatrale coinvolga anima e corpo, emozioni e diverta, la presenza sugli spalti è sempre più diradata…

E allora, sai una cosa? Se la gente non va a teatro, allora il Teatro andrà dalla gente.

No, non sono impazzita: sto parlando della Trattoria Teatrale, una giovane compagnia di attori che crea e porta i suoi spettacoli all’interno del ristorante.

Dopo una pausa di qualche mese, questo venerdì l’allegra brigata torna con il terzo capitolo della sua sit-com musicale, studiata appositamente per questa occasione…  e noi siamo piacevolmente soddisfatti di ciò.

Dopo che avrai acquistato il biglietto a 35 euro, mentre dalle 20.45 gusterai la tua cena al Rovereto House & Lab, assisterai a uno spettacolo decisamente interessante, interpretato da ragazzi e ragazze che hanno ancora quel barlume luminoso negli occhi tipico di chi fa teatro… quello dell’anima.

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La rivoluzione di NoLo: da quartiere popolare a distretto dei creativi

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north of loreto

Di NoLo, che sta per Nord Loreto, ultimamente è stato scritto di tutto e di più. Da Bronx di Milano a nuova Soho in versione meneghina, regno degli hipster, dei giovani creativi e delle gallerie di moda, il passo è stato breve. Forse troppo. Di sicuro qualcosa sta cambiando, per il momento dal basso.

Ma NoLo esiste?

north of loretoQui nel nord-est di Milano nessuna “riqualificazione” è piovuta dal cielo, come nel caso dell’Isola, né ci sono stati interventi urbanistici da parte delle istituzioni come quelli di Chinatown. La trasformazione è spontanea e riguarda principalmente la composizione sociale del quartiere. Quella zona incastonata tra Greco, Casoretto e Turro, un tempo abitata da immigrati del Sud Italia poi sostituiti da latinoamericani, nordafricani e orientali, e solitamente nota alle cronache per fenomeni come spaccio, prostituzione, scippi, case occupate, viene sempre più spesso scelta da studenti, giovani professionisti e creativi attratti dai prezzi bassi delle case e degli affitti, ma anche da quell’atmosfera multiculturale che ora non fa più così paura, e viene anzi spesso vissuta come un plus.

Anche l’economia della zona sta un po’ cambiando. Al panettiere egiziano, alla pasticceria mediorientale, alla sartoria cinese e al venditore di kebab si affiancano qua e là nuove insegne. C’è chi approfittando degli affitti bassi ha aperto qui la sua gallerie d’arte o lo showroom, chi annusando l’aria ha trasformato negozi tradizionali in più moderni e trendy “concept store”, dove anziché vestiti si vendono “esperienze sensoriali” (Spazio Nolo 43), anziché fiori o biciclette si vendono entrambi anche in coppia, facendoti sentire pioniere di uno stile di vita più misurato e sostenibile (Bici e radici).

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La colazione è Social

north of loretoAl punto da far pensare che NoLo potrebbe diventare la nuova Isola. Del resto anche questo fino a pochi anni fa era un quartiere popolare con un passato critico, che trovava forza nella sua vita di comunità. Per ora qui di turisti se ne vedono pochini, ma il posto ha senza dubbio le sue peculiarità. Dove altro si potrebbe trovare una piazzetta intitolata al Governo Provvisorio (peraltro un gioiellino di palazzine basse e colorate), una Chiesa cristiana adiacente alla vetrina di un sexy shop, un’associazione che si chiama Salumeria del Design e che fra le altre cose anima la via Stazio con un mercatino del vintage dall’improbabile nome Le Pulci Spettinate. E ancora un bistrot sorto in un’antica fabbrica di cioccolata che fa anche da ostello, ciclofficina, spazio coworking e un po’ da portineria, e non ultimo la possibilità di fare un vero party di compleanno a chilometro zero, che non sia la festicciola di classe dei pargoli. Ma soprattutto solo NoLo può vantare, e qui l’orgoglio si pesa a chili, il capolinea del tram numero 1.

north of loretoNon è detto che da tutto questo non nascerà davvero un quartiere nuovo e più inclusivo. E’ più che altro una scommessa, certo, ed è la scommessa che hanno fatto i suoi nuovi abitanti. E’ il caso di Sara e Daniele, detto il Sindaco, i due fondatori di NoLo Social District, che a forza di colazioni organizzate in strada hanno messo su un bel gruppo di gente appassionata e coesa che nella nuova NoLo ci crede eccome. C’è chi si è inventato un corso di giardinaggio, chi un corso di yoga, chi la biciclettata in notturna in quelle zone che di solito la sera si cerca di evitare, e le famose colazioni del sabato mattina ormai documentate persino dalla tivvù, il tutto con la finalità di riappropriarsi degli spazi con fini sociali a costo zero. Così sono nati anche il coro, ovvero il CorNolo, il gruppo lavoro a maglia LaNolo, il gruppo di fotografia PhotoNolo e così via. C’è persino una radio di quartiere che ovviamente si chiama RadioNolo, e trasmette un radiogiornale che non poteva non chiamarsi GiorNoLo.

Leggi anche: Il boom di NoLo

Ci vuole un drink

north of loretoL’idea di base è quella di conoscersi, fare cose insieme e vivere il quartiere nella sua quotidianità, senza pregiudizi. Basta fare un salto nei locali più amati della zona all’ora dell’aperitivo per rendersene conto: qui si va da Zia Barbara, un po’ bar, un po’ zia e anche un po’ luogo di aggregazione, dove tutti o quasi si conoscono e almeno una volta al giorno devono passare di qua. Oppure al Ghe Pensi Mi e al NoLoSo,  il locale con le pareti rosa e blue Tiffany diventato in poco tempo un punto di riferimento per la comunità gay friendly ma non solo, da quando Gianni, il nuovo proprietario, ha regalato più di 2’000 libri trovati nei locali dell’ex bar Sport rilevandolo nel 2017 in via Varanini.

Sono posti dove semplicemente stare bene, con serenità, ti raccontano i ragazzi della Social, che adorano scoprire i posti migliori dove rifarsi il palato. Per un ottimo hamburger con pane artigianale e maionese fatta in casa, da irrigare con un drink da manuale, consigliano il Clover (Viale Brianza 32), senza farsi troppo scoraggiare dall’aspetto esterno.

north of loretoPer dolce invece una bella coppa da Ilgelatochenonce, dove i gelati vengono preparati al momento con l’azoto liquido: ingredienti freschi, piccole planetarie, un’annaffiata di azoto liquido e il gioco è fatto, il mastrogelataio riemergerà dai fumi per servivi un gelato leggero e gustoso.

La scuola chiude, andiamo al parco

north of loretoGià che ci siete fate anche un giro nel quartiere, così da farvi una vostra idea personale di cosa sta accadendo laggiù. Magari sfruttando uno dei tour a tema del GiraNolo (che a dispetto del nome è una cosa seria), che vi porta a scoprire non solo le architetture più interessanti e originali, ma anche le storie che le hanno impregnate di vita. I punti nevralgici del quartiere? Piazza Morbegno con la sua atmosfera un po’ paesana, il cinema Beltrade, l’unico a Milano (e uno dei pochi in Italia) in cui è possibile trovare film indipendenti in lingua originale che nei multisala non li vedono neanche con il binocolo. Qui da un paio d’anni in aprile ci organizzano anche il Festival di San Nolo, competizione canora semiseria che ha potuto vantare però alcuni nomi di un certo prestigio.

E se riuscite a entrarci, giacché è aperto in settimana solo in orari da doposcuola e fino al tramonto, andate a vedere il Parco Trotter, dall’inconfondibile conformazione di galoppatoio come da sua destinazione originaria. In realtà è una vera e propria cittadella in cui sono immersi gli edifici storici delle scuole che lo hanno in gestione, e che fino a poco fa ha ospitato un farfallaio con decine e decine di farfalle meravigliose.

north of loretoCollocato tra via Padova e viale Monza, specchio della complessa realtà che lo circonda, in passato il parco è stato precursore degli studi pedagogici più avanzati, simbolo di una didattica all’avanguardia e di una coraggiosa sperimentazione apprezzata e studiata in tutto il mondo. Una storia raccontata in modo quasi sognante da uno spettacolo teatrale di Davide Verazzani, che si chiama Te la ricordi la Casa del Sole? e che è stato rappresentato anche in occasione di Casa Nolo, la versione social del Fuorislaone di queste parti. Ora che i tempi sono cambiati la sfida è quella di offrire a tutta la cittadinanza un formidabile stimolo all’integrazione, un luogo dove bambini di diverse provenienze imparino a convivere fin dalla prima infanzia e consolidino le loro relazioni nel tempo dedicato alle numerose iniziative promosse dalle associazioni cui partecipano anche gli adulti.

Le potenzialità quindi ci sono. Probabilmente qui una casa non sarà mai venduta a peso d’oro come tanti anfratti poco ospitali dell’Isola, ma non sono certo i prezzi degli affitti che fanno sparire lo spaccio a cielo aperto. Del resto a che serve avere un appartamento che vale una fortuna se poi ti tocca lasciare il posto che ti fa sentire “a casa”?

Leggi anche: Make Lambrate Great Again

north of loreto
Gli hotspots di NoLo evidenziati nell’articolo

 

 

Inaugurazione Piano City: Aziza Mustafa Zadeh

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Quando tutto va male, si perdono quasi tutte le certezze… ma non appena sento il dolce suono del piano, tutto torna ad avere i suoi colori, i suoi profumi e la sua bellezza.

La musica è la dolce compagna di vita, colei che sa sempre come risollevarti il morale, come assecondare il tuo disappunto e come festeggiare la tua euforia.

Soprattutto il piano, lo strumento più completo di tutti, ha quel “non so che” di magico in grado di rendere tutto più soave e leggero, arricchendo la realtà di sfumature che altrimenti non si sarebbero percepite.

Considerando tutto questo, immagina come sarebbe avere un mondo in cui la musica fa da protagonista. Sarebbe bello sentire il dolce suono del piano ad ogni angolo, il soffio leggiadro di un clarinetto proveniente da un autobus o il rombare delle percussioni al posto dei fischi delle metropolitane.

Un mondo del genere sarebbe sicuramente più divertente… ma, purtroppo, impossibile. Possiamo, però, accontentarci di Piano City, che questo weekend torna finalmente a Milano.

Da questo venerdì fino a domenica, in diversi luoghi della città si svolgeranno concerti di musicisti provenienti da tutto il mondo, che presenteranno repertori di ogni genere.

L’inaugurazione della manifestazione si svolgerà alle ore 21 di questo venerdì, presso il Piano Center della GAM – Galleria di Arte Moderna, in via Via Palestro 16: a esibirsi, sarà l’eclettica Aziza Mustafa Zadeh, pianista, compositrice, cantane e anche pittrice di origine azera.

La sua musica è caratterizzata da dolcezza, eleganza e creatività: sono certa che la sua esibizione ti lascerà senza parole… ma non voglio certo rovinarti la sorpresa.

Ti dico solo che sarà veramente un inizio col botto per questa Piano City, ma se vuoi assistere alla prima serata ti consiglio di arrivare presto: l’ingresso è libero… ma fino a esaurimento posti. 

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A Mediobanca c’è ancora l’ufficio di CUCCIA conservato come allora, come una reliquia

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La sede di Mediobanca è uno dei luoghi più leggendari e misteriosi di Milano. Mediobanca è stata a lungo (e forse lo è ancora oggi) l’istituzione più potente del mondo della finanza italiano. Negli anni in cui a capo di Mediobanca c’era Enrico Cuccia, politici e imprenditori venivano ad incontrarlo nella speranza di un sostegno.

Ogni giorno Enrico Cuccia varcava l’ingresso di via Filodrammatici, dietro la Scala, per trascorrere le sue lunghe giornate nell’ufficio al primo piano della palazzina. Non faceva vacanze, neppure ad agosto, e ha lavorato fino alla fine, avvenuta il 23 giugno 2000. Aveva 93 anni.

Credits: trend-online.com – Entrata uffici Mediobanca

Da allora poco è cambiato nella sede di Mediobanca. Dopo aver superato l’ingresso, una rampa di scale conduce al primo piano a struttura rettangolare con vista sul cortile interno. Il silenzio è irreale. Percorrendo un corridoio con il pavimento di legno, da cui si aprono gli uffici, si arriva a uno di questi uffici che da 18 anni nessuno utilizza più.

cortile di mediobanca
cortile di mediobanca

E’ l’ufficio di Cuccia in cui nulla è stato toccato da quando lui non c’è più. Ci sono ancora due vecchi telefoni a disco rotante e tutto è rimasto inalterato, come fosse una reliquia. O come se, sotto sotto, si attendesse il suo ritorno.

ufficio di cuccia
ufficio di cuccia

Campari Academy Truck

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Campari Spritz

In cosa consisterà la tappa milanese del Campari Academy Truck?

In quello che sto per proporti per dare un lieto fine al tuo giovedì.

In una serata all’insegna di shaker, alcool e creatività nel cuore di Milano.

Ma non farti ingannare dal nome “Campari“, perchè questa volta non si tratta di sbocciare (altrimenti con che faccia vai al lavoro, domani?), ma di assistere ad alcune presentazioni davvero interessanti.

Sto parlando delle presentazioni delle nuove masterclass Camparino 2.0 e Innovative menu design del tour 2018 del Campari Academy Truck.

A partire dalle 11.30 di questo giovedì, dieci talenti dell’universo mixology saranno disponibili in Piazza del Duomo per tutti gli aspiranti bartender, ma anche per gli appassionati di questo mondo, allo scopo di presentare i nuovi corsi organizzati per il tour Campari di quest’anno.

Direi che un salto lo si può fare, giusto per passare un pre-weekend diverso. E dopo? Camparino sotto alla Madonnina, chiaro.

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Sotto piazza Grandi (corso XXII marzo) si può visitare un RIFUGIO ANTIAEREO

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A metà di corso XXII marzo, all’altezza di piazza Grandi, c’è un rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale. Costruito nel 1936 per proteggere i civili è stato rimesso a posto e reso accessibile al pubblico per visite guidate gratuite nell’ambito di “Milano sotterranea” a cura di Neiade Immaginare Arte.

L’accesso è posto sotto la fontana monumentale e conduce a un labirinto in cemento armato composto da 25 stanze. Poteva ospitare fino a 400 persone. Uno degli aspetti più curiosi, e agghiaccianti, sono le scritte sui muri che rappresentano una testimonianza dei sentimenti delle persone che vivevano quei momenti così drammatici.

Per poterlo visitare è obbligatorio presentarsi 10 minuti prima dell’inizio. Necessaria la prenotazione qui: prenotazione visita rifugio.

Triennale Design Museum: storie del design italiano

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Anche quest’anno, la Triennale di Milano organizza il Triennale Design Museum, una mostra dedicata al design che arriva così all’undicesima edizione.

Il protagonista sarà indubbiamente il design italiano, del quale verranno raccontatati la storia, i successi e la creatività.

La novità di quest’anno sarà il display della mostra, uno store vero e proprio nel quale si potrà entrare e girare: questo progetto è la metafora di una città contemporanea e immaginaria allo stesso tempo, un’utopia futurista aggrappata, però, alla realtà.

Sarà un connubio di neon, cemento e specchi, che diverranno vetrine di un design alla portata di tutti.

Se anche tu vuoi capire e conoscere meglio il design italiano, ricorda che hai tempo fino al 20 gennaio 2019 per poter visitare questa strabiliante mostra della Triennale di Milano: l’ingresso costa 12 euro e ti consiglio di prenotare il biglietto perchè, visti i progetti contenuti al suo interno, è previsto il pienone.

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Il veto della DE CESARIS

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Credits: ilmessaggero.it - De Cesaris

Tra il PD milanese e l’idea di rendere Milano una città-stato (ossia amministrativamente autonoma) è da tempo in corso una liaison, figlia della naturale pulsione del capoluogo lombardo ad ergersi come protagonista, padrone del proprio destino, guida ed esempio per le realtà altre che lo circondano.

Tutti a favore…

Non è un mistero che l’autonomia amministrativa di Milano sia coerente con la tradizione della sinistra riformista italiana e infatti molti suoi esponenti si sono espressi in quella direzione (ossia, verso Milano Città Stato), necessaria per competere con le migliori città europee, alcuni tra i principali esponenti del centro sinistra milanese, tra cui

Filippo Barberis: Milano Città Stato per avere l’autonomia funzionale per rendere Milano all’altezza delle migliori città del continente e “per influire sulle politiche europee” (Filippo Barberis sul Corriere della Sera: qui l’articolo)
Stefano Boeri: “Milano Città Stato come Londra” (Stefano Boeri, su La Repubblica: qui l’articolo)

Nel giugno 2016 alcuni tra i massimi esponenti del centro sinistra guidati da Franco D’Alfonso hanno firmato un appello per l’autonomia di Milano (“Un appello fortemente centrato attorno ai temi dell’autonomia della Città Metropolitana” che promuove una politica “interamente centrata sul ruolo che Milano dovrà stabilmente mantenere nel circuito delle grandi città europee, per quella idea di “Europa delle città”).
Nello stesso mese il Sindaco Sala ha inviato una lettera aperta nella quale scrive “proviamoci, mi impegnerò personalmente”, a favore di Milano Città Stato.

Tra gli altri che si sono espressi per Milano Città Stato ci sono Emanuele Fiano e Alice Arienta

Il 13 marzo 2017, il Consiglio Comunale, a maggioranza centro sinistra, ha approvato quasi all’unanimità (36 voti a favore, un solo astenuto) un ordine del giorno in cui si “invita il sindaco e la giunta ad individuare ed attuare in ogni sede iniziative politiche e amministrative tendenti ad ottenere maggiore autonomia finanziaria e normativa a tutela degli interessi dei milanesi”. Qui l’articolo.

Leggi anche: Milano Città Stato compie due anni

…tranne una

Nonostante la tradizione di autonomia locale del riformismo della sinistra italiana, nonostante l’articolo V della Costituzione che promuove le autonomie locali e nonostante gli endorsements pubblici e privati, ufficialmente il PD milanese rimane in silenzio, senza esprimere un appoggio ufficiale a rendere Milano autonoma come lo sono le sue principali referenti internazionali Berlino, Amburgo, Madrid, Londra, Parigi, Basilea, Bruxelles, Vienna e San Pietroburgo, tutte città-stato, amministrativamente autonome e senza organi di mediazione tra sé e il governo nazionale. Lasciando così l’Italia ad essere l’unico grande Paese europeo a non avere una città-stato.

Abbiamo fatto una ricerca direttamente tra alcuni esponenti del PD. Da più fonti c’è arrivata questa informazione: la maggioranza degli amministratori PD sono a favore di Milano Città Stato, ma purtroppo esisterebbe un veto da parte di una delle persone più influenti nel partito: l’avvocato Ada Lucia De Cesaris.

Nessuno ci ha detto il motivo per cui l’ex vicesindaco di Milano sarebbe contro nel dare a Milano un’autonomia simile a quella delle principali città internazionali con cui si misura. Abbiamo provato a contattarla ma non ci ha mai risposto. 

Leggi anche: Perchè le città-stato si stanno diffondendo nel mondo

Iron Lady

ada lucia de cesaris

Cresciuta a Roma dove si è diplomata alla Bufalotta e laureata alla Sapienza in Giurisprudenza, la De Cesaris, soprannominata “vice di ferro”, madre di tre figli, sposata due volte, ambientalista della prima ora, ha lasciato l’incarico di vicesindaco (e di assessore all’urbanistica) nel luglio 2015, denunciando “grande difficoltà nel condividere gli obiettivi” col governo di Palazzo Marino, allora guidato da Giuliano Pisapia.

Ai tempi si parlava di una sua possibile candidatura come sindaco di Milano, poi di un suo ingresso nella politica nazionale, oggi invece sta portando avanti il suo lavoro di sempre, l’avvocato amministrativo, occupandosi di urbanistica, ambiente e appalti.

Alla causa di Milano Città Stato servirebbe una persona così, della sua forza e competenza

ada lucia de cesaris

Più che un sogno, una necessità

La visione di questo progetto avveniristico è quella di dare a Milano la forza decisionale che hanno Singapore, Hong Kong, Berlino, Londra e le megalopoli del futuro come Dubai e Shenzhen. Smarcarsi dalle pesantezze e dalle storture degli apparati romani per dare finalmente tutta la propulsione necessaria alla capitale economica del nostro Paese, così che si possa aprire all’Europa e al Mondo e che sia all’altezza di competere con i palcoscenici più importanti e vibranti del pianeta.

Sarebbe un cambiamento benefico per tutti, in un’ottica win-win per Milano e per l’Italia.

La nostra città sta già pagando il fatto di non essere protagonista come potrebbe e come meriterebbe, nonostante l’innegabile e continua crescita di cui ha esperito negli ultimi anni: ma accontentarsi adesso sarebbe il peccato mortale.

ada lucia de cesaris

De Cesaris risponda, per cortesia: non a noi, ma alla città

Rinnoviamo pertanto il nostro invito, questa volta pubblico, ad Ada Lucia De Cesaris per un confronto con noi su Milano Città Stato per capire con lei se è vera la sua avversione all’iniziativa e, in tal caso, comprendere da cosa è motivata e se ci sono possibilità per trovare comunque un’intesa che sarebbe fondamentale per il futuro di Milano e del resto d’Italia. In un momento in cui Milano vive un momento di svolta, serve quanto mai che tutti i migliori remino nella stessa direzione.

ada lucia de cesaris

Speriamo quindi che questa vera e propria chiamata all’azione, a una delle donne più carismatiche della scena milanese, riceva una risposta chiara e propositiva.

 

 

 

Nowhere: quando la musica è la vita

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La musica può diventare estremamente importante, nella vita di una persona.

E’ qualcosa in grado di donare sensazioni ed emozioni rare da percepire in altro modo: vari studi si occupano di cercare di capire il processo neurologico che spinge gli esseri umani a provare certi sentimenti, durante l’ascolto musicale… ma, forse, è meglio che questo rimanga un mistero.

Proprio per via di questa incantevole caratteristica delle composizioni musicali, spesso molta gente arriva a pronunciare frasi come “la musica è la mia vita”, “senza musica non so come farei” o “la musica è in tutto quello che faccio”.

… figuriamoci cosa dovrebbe dire, fare e pensare un musicista professionista.

Purtroppo, però, i musicisti professionisti sono spesso i più additati come “perenni senza-lavoro”. Addirittura, c’è chi pensa che suonare uno strumento non possa essere un vero mestiere, una fonte di guadagno, un modo per vivere e di vivere.

Ma il pianista Marino Formenti è pronto a sfatare questo pregiudizio: da questo lunedì alle ore 11 fino a domenica 20 maggio, il musicista rimarrà… fermo al suo pianoforte, posto all’interno del Santeria Social Club.

Questa performance, intitolata “Nowhere” e organizzata da Triennale Teatro dell’Arte e Piano City, prevede che Formenti suoni, mangi e dorma davanti ai suoi tasti bianchi e neri, invitando gli spettatori a fare lo stesso per passare tempo assieme a lui per vivere la sua stessa esperienza.

Questo progetto totalmente gratuito mira a indagare lo scorrere e la condivisione del tempo in relazione alla musica, in modo da percepire questo legame come parte essenziale della vita: forse, è un po’ estremo… ma può funzionare.

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Nella MADONNA delle ROSE non c’è neppure una ROSA: ecco perché

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Nel Duomo vicino alla sagrestia settentrionale è presente un quadro che raffigura la Vergine, detto della “Madonna delle Rose”. Nel dipinto non c’è ombra di un fiore.

Nella MADONNA delle ROSE non c’è neppure una ROSA: ecco perchè

# La fioritura miracolosa

Nel 1409 Milano era assediata dagli eredi di Bernabò. La città, non avendo più armi per difendersi, decise di saccheggiare il cantiere del Duomo.

Una donna per paura delle conseguenze divine che si sarebbero susseguite a quel gesto, decise di recarsi ogni giorno davanti all’antico quadro portando un mazzo di rose.
Un giorno trovò il mazzo di qualche giorno prima completamente appassito e si mise a piangere pregando anche per la salvezza del figlio ferito in battaglia.
Le rose rifiorirono immediatamente. Da questa vicenda deriva il soprannome dato al quadro.

Continua la lettura con: Il Santo che dà la grazia agli esaminandi

MILANO CITTA’ STATO

Le 10 MAGLIE di Milan e Inter che hanno fatto più scalpore nell’ultimo decennio

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maglie milan inter

Nell’ultimo decennio, Milan e Inter hanno cambiato tutti gli anni la propria divisa di gioco, come del resto tutte le altre squadre di Serie A. Ciò accade, fondamentalmente, per rincorrere il business del merchandising.

Le due squadre cittadine non sempre hanno avuto fortuna nella scelta del design. Altre volte, le scelte dei rispettivi sponsor tecnici, Adidas per i rossoneri e Nike per i nerazzurri, hanno riscosso grande entusiasmo da parte dei tifosi e non solo. Vediamo le 10 maglie che, nel bene e nel male, hanno fatto parlare maggiormente di sé.

Leggi anche: Le 5 caratteristiche che distinguono milanisti e interisti

 

AC MILAN

Partiamo con l’analizzare le cinque maglie rossonere in ordine cronologico di apparizione.

#1 Away Kit 2006/2007

maglie milan inter

Il Milan torna Campione d’Europa nella notte di Atene contro il Liverpool, indossando la divisa bianca da trasferta. Il colore è il classico bianco della seconda maglia, con inserti rossi.

 

#2 Home Kit 2010/2011

maglie milan inter

Il nuovo sponsor Fly Emirates, che sostituì Bwin, esordisce con il diciottesimo titolo nazionale per i rossoneri. La prima maglia presenta le classiche bande rossonere, di notevole spessore.

 

#3 Away Kit 2011/2012

maglie milan inter

Nella divisa dell’anno post-scudetto, i rossoneri giocano con lo scudetto cucito sulla maglia. Nella divisa da trasferta, bianca, piace molto la banda rossonera a ridosso dello stemma del club, sul lato sinistro della casacca.

 

#4 Third Kit 2013/2014

maglie milan inter

Più che ricordare i colori del Milan, sembra fatta per le truppe coloniali italiane.

 

#5 Home Kit 2014-2015

maglie milan inter

Anziché il classico logo del club, torna, come negli anni ’30, lo stemma di Milano. Nella maglia casalinga, è presente una banda nera centrale, affiancata da righe di diverse tonalità del rosso.

 

Leggi anche: 10 cose che forse non sapete dei momenti topici dell’Inter

 

FC INTERNAZIONALE

Passiamo, invece, alle divise dell’altro club cittadino, l’Inter.

#1 Away Kit 2007/2008

maglie milan inter

Nell’anno del centenario del club nerazzurro, la maglia da trasferta richiama lo stemma del Comune di Milano. Quell’anno, i nerazzurri vinsero lo scudetto, il sedicesimo della loro storia.

 

#2 Home Kit 2009/2010

maglie milan inter

In quella stagione, i nerazzurri vinsero lo Scudetto, la Coppa Italia e la Champions League, per realizzare il famoso Triplete. Per ottenere questo importante traguardo, la Nike realizzò una semplice divisa nerazzurra, con pantalone nero.

 

#3 Away Kit 2010/2011

maglie milan inter

Nell’anno post Triplete, l’Inter gioca le gare esterne con la classica divisa bianca, ma con un dettaglio non da poco. Infatti, è presente la biscia nerazzurra, simbolo del club, sulla parte laterale della casacca.

 

#4 Home Kit 2014/2015

maglie milan inter

Per quella stagione, la Nike ha presentato una divisa che ha fatto storcere il naso a molti. Infatti, il colore prevalente era il nero, mentre l’azzurro si poteva notare solamente in una sottilissima banda verticale.

 

#5 Third Kit 2016/2017

maglie milan inter

I commenti furono quasi tutti negativi: sembrava la lattina della Sprite!

 

 

Il lancio della NUOVA Collezione Estiva JAM

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nuova collezione estiva jam
JAM è un brand all’avanguardia gender fluid molto attento alla ricerca dei tessuti composti 100% da fibre naturali e 100% made in Italy.
Molto al passo con i tempi, espressione di una donna che alterna guardaroba femminile e guardaroba maschile senza perdere la propria identità, JAM spazia dalla tradizionale lana cotta italiana ai tessuti tecnici come il neoprene.
JAM ha portato un’importante innovazione nel mondo dell’abbigliamento, unendo la moda con la nuova tecnologia della stampa 3D, creando la linea Overline, una fusione mai vista prima che rivoluziona sia il mondo della moda sia il mondo 3D.
Nella linea Overline di JAM fanno parte i papillon stampati 3D, accessori con un design unico. Overline è cool, all’avanguardia, gender fluid e creata con colori pop, un particolare perfetto con una personalità originale.
Inoltre tutta la minuteria e vari inserti delle collezioni sono fatti con la stampante 3D, personalizzabili in forme e colori.
La persona che compra JAM vuole essere unica e differenziarsi, senza perdere la qualità dei capi.
nuova collezione estiva jam 
Il logo JAM nasce dal mix del nome della designer Alessia Jamieson e dalla sua estetica pura con uno stile dai molteplici sapori: un’insolita ‘marmellata’ di forme e geometrie che si traducono nei suoi unici e ricercati capi.
 
Sabato 12 maggio alle ore 16 in via Nervesa 12, Milano (mappa), ci sarà il grande lancio della nuova collezione estiva SS18 ispirata al viaggio.
 
Si potranno vedere, toccare e provare tutti i capi JAM, inoltre ci sarà uno sconto del 40% su tutta la collezione, oltre a musica, food e drinks, il tutto ispirato alle suggestioni dal Mediterraneo, dal Sahara e dall’Asia orientale.
 
 
Come raggiungere l’evento:
– MM3 Brenta
– In auto parcheggi in zona
– Stazione ferroviaria Milano Porta Romana
– Filobus 90/91

Harry Potter: The Exhibition

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Harry Potter è il simbolo di un’intera generazione di ragazzi e ragazze… e non solo.

Harry Potter è tutti coloro che, arrivati a 11 anni, hanno sperato dal più profondo del cuore di aprire la finestra e vedere un maestoso gufo arrivare con la famosa lettera d’ammissione scritta su pergamena.

E’ tutti coloro che hanno sempre creduto fortemente che esistesse davvero un binario 9 e 3/4 nascosto da qualche parte nella stazione di Londra… o in quella della propria città.

Harry Potter è tutti coloro che hanno sempre immaginato come potesse essere avere la propria bacchetta, essere smistati in una casa dal cappello parlante o volare sulla scopa.

E’ tutti coloro che, pur di non rassegnarsi all’idea di essere dei semplici babbani, hanno passato ore e ore su Pottermore, davanti al televisore o ai libri a per rivivere le avventure del celebre mago con la cicatrice sulla fronte o, ai giorni nostri, attaccato al telefono per riuscire a finire tutte le missioni di Hogwarts Mistery.

Harry Potter è tutti i fan che nel 2001 sono corsi al cinema a vedere il primo, meraviglioso film e ancora oggi si meravigliano ed emozionano rivedendo tutta la saga.

E ora ti dirò una cosa: se hai notato statue del cappello parlante, di Dobby o della macchina volante del Signr Weasley e sei una di queste persone ho davvero una buona notizia per te, perchè finalmente, a partire da questo sabato alle ore 10 fino al 9 settembre, approda a Milano “Harry Potter The Exhibition“, la mostra completamente dedicata al magico mondo creato da J.K. Rowling.

Sarà un’occasione d’oro per un vero potterhead di vedere con i propri occhi parti originali del set cinematografico, dei costumi e degli attrezzi di scena, ma anche di essere smistato in una delle case della scuola di magia più famosa del mondo e, con un pizzico di fortuna, di incontrare gli attori che hanno interpretato i simpaticissimi gemelli Weasley, Fred e George.

Io ho già prenotato il biglietto da 16.90 euro per godermi questa meravigliosa mostra della Fabbrica del Vapore: se vuoi lo compro anche per te.

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Il ROCK IN PARK 2018: la celebrazione della musica live a Milano

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rock in park

Il festival alternativo più amato dell’hinterland milanese sta tornando: dall’11 maggio al 17 giugno, infatti, al Legend Club di Viale Enrico Fermi, 98 la direzione artistica del Rock In Park punta stupire ancora una volta e, per la decima edizione, si è prodigata nel mettere assieme una programmazione da urlo.

Come ormai di consuetudine, si è tenuta una “data zero, sabato 5 maggio scorso al Legend Club (mappa), sede dell’intera serie di concerti, che ha permesso ai rockers, agli habitué e ai neofiti della manifestazione di scaldare ugola e collo, onde evitare strappi per l’headbanging prolungato.

Quindi buttate le corna al cielo e salvatevi la road map qui di seguito: per tutto il resto, ci sono i canali Facebook e Instagram dedicati (ai quali vi rimandiamo anche per aggiornamenti e variazioni).
 
VEN 11.05.18 → € 7,00
MARIO RISO + THE STRIGAS + THE ELEMENTS + MARTIAN PATRIOTS
 
SAB 12.05.18 → ingresso FREE
DOBERMANN + RAGING DEAD + LEATHER JACKET
 
DOM 13.05.18 → € 5,00
THE LAST BAND + UNDER STATIC MOVEMENT + BROWBEAT + THIS BROKEN MACHINE
 
GIO 17.05.18 → ingresso FREE
CELEB CAR CRASH + MADBOX + MEXICAN HEROES + VITREO
 
VEN 18.05.18 → € 15,00
CONFESS + GUEST
 
SAB 19.05.18 → € 10,00
PINO SCOTTO + SKW + HELL’S CROWS + ANOTHER FEEDBACK
 
DOM 20.05.18 → ingresso FREE
ELECTRIC BALLROOM + 7 IRIS + EXCENTRIC DISEASE
 
MER 23.05.18 → € 10,00
MARCO MENDOZA + WOLF THEORY + SUPASONIC FUZZ
 
GIO 24.05.18 → ingresso FREE
DROPSHARD + WEISS BAND + FROZEN SAND + DIRAXY
 
VEN 25.05.18 → € 5,00
IRON MAIS + FARTY WAYNE + NO ONE’S PROJECT
 
SAB 26.05.18 → € 5,00
HELL IN THE CLUB + LUCKY BASTARDZ + SEVERAL UNION + BLACKHOLEDREAM
 
DOM 27.05.18 → € 15,00
CRAZY TOWN + HUMAN TORNADO + BREAK ME DOWN
 
MAR 29/05/18 → € 24,00
BOULEVARD + SOUL SELLER + MINDFEELS + AIRBOUND
 
GIO 31.05.18 → ingresso FREE
GAMBARDELLAS + NAGA + UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA + ONDARETRÒ
 
VEN 01.06.18 → ingresso FREE
SYK + FOREDAWN + SOUL VIBES + ENDGAME
 
SAB 02.06.18 → € 5,00
SUPERHORROR + 17 CRASH + MY CITY ROOM + DELUDED BY LESBIANS
 
DOM 03.06.18 → ingresso FREE
REACTION + DEEP AS OCEAN + CRUENTATOR + DECLAPIDE
 
GIO 07.06.18 → ingresso FREE
DEATHLESS LEGACY + MECHANICAL GOD CREATION + KANTICA
 
VEN 08.06.18 → € 8,00
ELECTROCUTION + BLACK RAGE + INSIGHT + SINATRAS
 
SAB 09.06.18 → € 8,00
ELVENKING + TREWA + ATLAS PAIN
 
DOM 10.06.18 → ingresso FREE
PAOLO MARTELLA from QUARTIERE LATINO + AMORS + MR. KNOW IT ALL + NICE
 
GIO 14.06.18 → ingresso FREE
SHE WAS NOTHING + REBIRTH OF ENORA + CODENAME DELIRIOUS
 
VEN 15.06.18 → € 15,00
UNREAL CITY + IL BACIO DELLA MEDUSA + TRIO
 
SAB 16.06.18 → € 5,00
ANEWRAGE + GHOST MANTRA + MISANTROPHIA + CHECKMATE
 
DOM 17.06.18 → € 25,00
SUFFOCATION + GUEST
 
Le date dal respiro internazionale alle quali non potete assolutamente mancare sono quelle dei Crazy Town e dei Suffocation, tra i massimi esponenti death metal assieme ai Cannibal Corpse. Per quanto riguarda le band tricolore vi segnaliamo i concerti degli Electrocution e degli Elvenking.
 
rock in park
Cava Roselle
Mettete in agenda anche il Rock My Life Festival che presenterà il Rock In Park, per la prima volta, in versione Open Air, nella suggestiva cornice della Cava di Roselle (mappa), a Grosseto, i prossimi 13, 14 e 15 Luglio.
 

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