Sai dirmi cosa accomuna carne, pesce e verdura? Sono alimenti completamente diversi tra loro, eppure hanno qualcosa che li lega: tutte queste belle cosine possono essere fatte alla brace.
Dove c’è una brace, c’è una griglia e dove c’è una griglia c’è divertimento, musica e tanta buona compagnia.
Ma dove trovare tutto questo insieme, in quel di Milan?
Naturalmente al Carroponte, perchè in occasione di Milano Food City è stato organizzato il CarroGrill, tutto alla Brace Festival, la manifestazione che ti permetterà di assaporare tante prelibatezze grigliate per ben quattro giorni.
Da questo giovedì alle 17 fino a domenica, potrai gustare tutte le tipologie di carne e pesce da griglia possibili e immaginabili, per non parlare delle delle freschissime verdure (così facciamo contenti anche i vegani e i vegetariani), dell’ottima birra e, naturalmente, dei concerti e dei dj set che saranno organizzati per l’occasione… tutto questo con ingresso libero!
Ah. In tutto questo ben di Dio, ricordati dei poveri addetti alla griglia. Sai, sono sempre loro i veri eroi, sempre soli a controllare che nulla bruci. Però, si sa: da grandi poteri derivano grandi responsabilità… e anche una giornata di isolamento accanto ai carboni ardenti sotto il sole cocente.
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In origine erano i giardini del Collegio della Guastalla. Nel 1937 il Comune di Milano decise di espropriare il palazzo e il Collegio venne trasferito a Monza. Quando il parco fu aperto al pubblico, nel 1939, era unito al parco di palazzo Sormani.
Sono tra i giardini pubblici più piccoli e più antichi di Milano. Al posto dell’originario laghetto, i giardini ospitano una pregevole vasca peschiera in stile barocco, del seicento. Tra gli altri elementi si trovano un’edicola, sempre seicentesca, con un gruppo di statue in terracotta della Maddalena penitente confortata da angeli, un tempietto neoclassico del Cagnola e una fontana barocca.
Particolarmente curioso è un albero, la catalpa bignonioides ‘Walt’, detto albero dei sigari dal tronco molto contorto e monumentale e dalla chioma asimmetrica. Sembra una scultura vegetale.
Il miglior street food proveniente da tutta Italia sarà proposto durante lo Streeat Food Truck Festival.
No, non era un modo per ottenere la tua attenzione, parlavo sul serio: in occasione della Milano Food Week, da questo mercoledì alle 18.00 fino a domenica, ape car, carretti, furgoncini, ma anche biciclette, roulotte, moto e addirittura rimorchi allestiti con piastre, forni, friggitrici (e chi ne ha più ne metta) popoleranno Piazza Leonardo Da Vinci, proprio di fronte al Politecnico (sfido i poveri studenti a concentrarsi).
Durante lo Streeat Food Truck Festival, troverai pietanze gustose, fresche… e al giusto prezzo, accompagnate da ottime birre artigianali locali dei più rappresentativi produttori Italiani, vini naturali e biologici e cocktail da sogno, senza dimenticare le gustose centrifughe di frutta e verdura.
Insomma, lo Streeat Food Truck Festival sarà un tripudio di sapori e profumi, buon cibo e buona compagnia per passare una settimana col sorriso stampato sul viso… dimenticandosi della prova costume.
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Paul Cezanne è una figura fondamentale all’interno del panorama avanguardistico europeo.
Si tratta di colui che ha influenzato i principali artisti Novecenteschi, come i Fauves francesi, i cubisti e molti altri esponenti di innumerevoli correnti artistiche.
I suoi studi sulle forme, sulle prospettive e sui colori hanno contribuito a dare un nuovo punto di vista alla rappresentazione pittorica, fino a quel momento ancora saldamente ancorata ai dogmi accademici del tempo.
Grazie al documentario “Cezanne – Ritratti di una vita”, potrai conoscere i volti delle persone che il grande pittore ha incontrato, l’inedita storia dei suoi momenti personali e delle confessioni più intime.
Inoltre, potrai vedere le immagini di “Cezanne’s portraits”, l’esposizione che raggruppa ben cinquanta ritratti che hanno viaggiato dalla National Portrait Gallery di Londra al MoMA di New York, per poi giungere alla National Gallery of Art a Washington DC e, infine, al Musée d’Orsay a Parigi, il tutto arricchito da presentazioni, contributi e spiegazioni di curatori ed esperti legati a queste istituzioni museali.
Sarà un viaggio artistico alla scoperta del grande protagonista dell’arte contemporanea, Paul Cezanne, che potrai vivere questo martedì, a partire dalle ore 15.00, al Cinema Ariosto: il biglietto costa solo 10 euro… e vedrai che ne varrà la pena.
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Nel pieno centro di Milano c’è un parco pubblico che ha due caratteristiche che lo rendono unico. La prima è che è anche un parco archeologico. La seconda è che è il parco più inaccessibile del mondo. Procediamo con ordine.
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il parco archeologico si trova nei pressi delle Colonne di San Lorenzo. Diciamolo subito, non è una delle mete turistiche principali della città, e a dire il vero non rende neppure molto l’idea di quanto monumentale fosse l’edificio che conteneva.
Si trattava di una delle costruzioni pubbliche più importanti della Milano capitale dell’Impero Romano: l’Anfiteatro. Vero richiamo per l’intera popolazione di Mediolanum e vetrina per lo stesso Imperatore.
LA STORIA DELL’ANFITEATRO DI MILANO
Destinato ad ospitare gli spettacoli gladiatori, lotte tra uomini e bestie feroci, ma anche pubbliche esecuzioni, venne edificato nei primi decenni del I secolo d.C.
Si trovava poco fuori le mura, oltre Porta Ticinensis, e poteva contenere 20.000 spettatori. Nel corso del V secolo venne progressivamente demolito per recuperarne i materiali di costruzione, prevalentemente i blocchi di pietra, che confluirono nella basilica di San Lorenzo e nei rinforzi delle mura cittadine.
Le indagini archeologiche iniziate negli anni trenta del novecento ne hanno permesso l’esatto posizionamento (tra l’attuale via Arena, via Conca del Naviglio e via De Amicis), nonchè le sue misure, davvero notevoli: 155 metri x 125 metri.
UN PARCO QUASI INACCESSIBILE
Quel che resta oggi e che possiamo visitare è purtroppo davvero poco: solamente le fondazioni (parziali) sono visibili entrando nel “Parco archeologico dell’anfiteatro romano“, un parco che oltre ad avere alcuni reperti archeologici, è particolarmente riservato, visto che al suo interno non c’è mai nessuno. Anche perchè la mancanza di ingressi e gli orari di chiusura lo rendono praticamente inaccessibile.
In cerca dell’ingresso
Ci sono due cancelli che darebbero l’accesso diretto al parco. Uno in via De Amicis, l’altro in Via Arena. Ma sono sempre chiusi. Ci sarebbe anche un terzo ingresso teorico, costituito dal Vivaio Riva, ma anche il Vivaio è stato chiuso. Per entrare, l’unico modo è di individuare il portone di un palazzo di via De Amicis 17, un ex monastero femminile.
Attraverso un portone ben mimetizzato, c’è solo una targa che indica la destinazione, si accede nel cortile interno dell’Antiquarium Alda Levi, dedicato alla prima donna sovrintendente ai beni archeologici della Lombardia. Qui bisogna evitare di perdersi visto che un cartello vieta nel cortile l’accesso ad estranei. Bisogna destreggiarsi con perizia, procedere sulla destra fino ad arrivare in fondo dove si trova un cancello che conduce al parco. Sperando di trovarlo aperto. Già, perchè il parco, oltre a vietare praticamente qualunque cosa, è: chiuso la domenica chiuso il lunedì chiuso il sabato pomeriggio e, da novembre a marzo, negli altri giorni chiude alle 16.30.
Quel che resta del parco
Se si è fortunati ad azzeccare l’orario di apertura, si accede ad un vasto prato dove si trovano i resti del grandioso edificio. Solo abili rendering tuttavia ci possono dare l’idea di quanto fosse maestoso l’anfiteatro nei tempi di massimo splendore.
Il Parco è sotto il Ministero dei Beni Culturali, quindi il governo di Roma, attraverso la Sovrintendenza, che forse potrebbe fare qualcosa di più: oltre ai cancelli chiusi e agli orari che paiono fatti apposta per tenere lontane le persone, anche quel poco che si trova dentro non sembra molto valorizzato, come si vede da queste immagini.
In questo caso il Comune non c’entra, anche se sorprende che abbia ceduto alla Sovrintendenza a costo zero anche l’area di sua proprietà dove, dagli anni venti fino allo scorso dicembre, sorgeva il Vivaio Riva. Altra area verde che, oltre ad aver fatto la storia di Milano, almeno era aperta al pubblico. Sul sito web del parco si trovano gli orari e qualche interessante informazione sulla Milano imperiale. Nota dolente: il sito risulta aggiornato al 2012.
MAURO COLOMBO
Con il contributo di Andrea Zoppolato
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
L’Italia potrà avere molti problemi, ai giorni d’oggi, ma nei secoli passati ha dato un grande contributo a livello artistico, culturale… e, soprattutto, ha istituito un primato mondiale nell’universo food.
Eh sì: è indubbio che il nostro Bel Paese primeggi nella cucina, portando creatività, equilibrio e salute non solo all’interno dello Stivale, ma anche al suo esterno.
Pensaci: quando si parla del food, non esiste persona che non conosca la ricetta della pasta al pomodoro, della pizza napoletana o del gustosissimo babà, senza contare che, ad ogni pietanza servita in tavola, gli italiani sono in grado di abbinare i loro ottimi vini.
Insomma, il buon cibo in Italia è una cosa seria e, per celebrare questo primato mondiale, da questo lunedì fino a domenica anche quest’anno potrai partecipare a tutti i gustosi eventi previsti per la Milano Food Week.
Saranno sette giorni di inaugurazioni, degustazioni, conferenze e moltissimi altri appuntamenti organizzati in tutto il capoluogo lombardo, che ti permetteranno di approfondire (e assaporare) i temi legati al mondo del food in tutte le sue forme e dimensioni.
Mi raccomando: porta fieramente in alto la bandiera tricolore e celebra assieme ai meneghini questa settimana di abbuffate.
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Il primo tratto navigabile dei Navigli risale alla seconda metà del XII secolo. La realizzazione durata fino al XX secolo, di questo sistema di trasporto di merci e di persone per la prima volta mise in collegamento la zona del Lago di Como e del Lago Maggiore con la città di Milano.
Nel 1805 è stato Napoleone a completare la costruzione del Naviglio Pavese per permettere di collegare la città di Milano con il mare. La navigazione sul naviglio fu abbandonata per la concorrenza delle ferrovie.
Lambrangeles, Lambrooklyn, o il criptico movimento Make Lambrate Great Again, degno anche di un subreddit (al momento vuoto), sono solo alcuni tra i nuovi modi con cui i milanesi hanno scelto di chiamare Lambrate, il quartiere più anarchico di Milano.
Zona storicamente indomita e libertina, antico porto fluviale per la romana Mediolanum, poi suddivisa tra Lambrate di sotto e Lambrate di Sopra, aggregata a Milano sotto Napoleone e di nuovo autonoma fino alla definitiva annessione alla grande città nel 1923, oggi Lambrate è tra i quartieri che più stanno accelerando.
Una spinta decisiva per la rinascita del rione l’ha data il suo inserimento tra i Design Districts di Milano, avvenuto nel 2010 con la riqualificazione urbana della zona tra via Ventura, via Massimiano e via Sbodio. Il Fuorisalone è ormai un evento di portata mondiale ed è assurto a vera e propria vetrina di lustro per la nostra città, occasione unica per rivitalizzare aree decentrate: si pensi anche a Isola e a Tortona.
Fulcro del processo è stato lo Spazio Ventura, che è addirittura arrivato ad ospitare la mostra protagonista di un tour internazionale A Human Adventure, curata dalla NASA e focalizzata sulla corsa allo spazio del secolo scorso.
Il format lambratese ha avuto un successo tale da essere esportato anche in altre parti di Milano, grazie al Ventura Project che con Ventura Future ha portato anche a Loreto e a Centrale l’atmosfera peculiare del Lambrate Design District.
Lambrate d’Arte
“Solo un pesce morto segue la corrente” è poi lo slogan, molto in sintonia con l’ambiente, dell’irriverente FuoriSalmone, il network B2B di designer creativi che si riuniscono nel loft di via Massimiano 25.
Il suo nome strizza l’occhio al luogo mentale di Jack Torrance nello Shining di Kubrick (lì stilizzato in redrum, bifronte di murder) e probabilmente al mito appartenente alla sottocultura delle redrooms, le messe in scena in diretta di snuff movies nel dark web.
Un quartiere avant-garde
Al di là di questa angosciante quanto curiosa parentesi, Redroom è uno spazio d’avanguardia, che va incontro ai gusti dei connoisseurs come a quelli dei semplici passanti: si va dai lapislazzuli al punk-chic, immersi in una scenografia à la David Lynch.
Dall’altra parte della via si trova Tuttaltrosuono e il Vino, apparentemente una semplice enoteca, in realtà un ambiente sonoro allestito nei minimi dettagli da un veterano dell’hi-fi, Andrea Bernardi: perfetto per adagiarsi su un’aria di Rossini abbinata al suo rosé preferito. Dopotutto, senza musica la vita sarebbe un errore.
Ma così come non sarebbe onesto tralasciare il Birrificio di via Adelchi, il primo del suo genere ad aprire in città, tra i luoghi in cui andare a bere, parimenti non possiamo dimenticarci del Mundial per mangiare, il locale di piazza Bottini, quella della metro e della stazione ferroviaria, vero e proprio polso della situazione del “quartiere reale”.
Food Cult
Per nostra fortuna, Lambrate è anche sede della Trattoria La Cappelletta: i suoi gestori garantiscono pasta 100% fatta in casa, noi garantiamo che l’accostamento dei piatti della casa con le loro birre alla spina non lascerà delusi.
Degno di nota anche l’esperimento (riuscito) dell’Osteria Milano, aperta durante il Fuorisalone 2017 come progetto temporaneo in un vecchio edificio industriale di via Sbodio, ora autentico punto di riferimento permanente per i lambratesi e non, dove è possibile degustare antiche e storiche ricette lombarde, piemontesi e toscane, accompagnati da musica live: a Lambrate il messaggio è chiaro, rock and roll is (t)here to stay.
Si sa: Milano è capace di far spuntare quartieri nuovi e modernissimi in men che non si dica, com’è avvenuto con la zona Isola.
Si tratta di un quartiere pieno di vita, sempre frequentato da milanesi e non, in grado di offrire tutto quello che occorre per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione alla serata con gli amici.
Uno di questo posticini è il Frida Isola, un locale che fa da ristorante, ma anche da negozio molto attento all’ecosostenibilità.
E’ composto da tre sale con due grandi vetrine che danno sul verde cortile interno, capace di infondere tranquillità e pace anche nelle giornate piovose: tra le fronde degli alberi, puoi trovare articoli vintage, bijioux dal design creativo e tantissimi prodotti originali, creati dalla contaminazione di diversi stili.
Questa domenica, dalle 10 in poi, il Frida Isola festeggia l’arrivo di Maggio della primavera con la quinta edizione del Frida Market, un mercatino all’interno del suo shop completamente dedicato all’homemade, l’ideale quando l’estate si avvicina e hai voglia di cambiare aria.
Che sia l’ora di pranzo o di cena, puoi fare un salto all’interno di questo allegro mercatino e darti alle spese pazze: sbrigati ad andare, prima che finisca tutto.
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Se chiedete a un milanese come definirebbe l’Isola oggi, la risposta probabilmente sarebbe “radical chic”. Zona di periferia urbana ma vicinissima al centro, orgogliosa della sua origine popolare e nuova meta della movida milanese, attaccata alla sua solida tradizione artigiana che è sempre più relegata nell’angolo dall’apertura di nuovi locali e dagli arrivi dei nuovi creativi, nostalgica delle “occupazioni” e degli “abusivi” eppure sempre più affollata di negozi alla moda e appartamenti di lusso.
L’Isola è ancora, come in passato,un quartiere che evolve per contraddizioni.
Isola by Night
Ma soprattutto l’Isola è un luogo che vive una grande trasformazione, dal punto sociale, culturale, urbanistico. Il progetto di riqualificazione di Porta Nuova sta modificando in maniera definitiva la sua fisionomia, affiancando alle vecchie case di ringhiera grattacieli di cemento di venti piani e più. Gli abitanti che da decenni lottano per una riqualificazione “umana”, che non la snaturi e tenga conto non solo dei metri cubi ma anche dei servizi che un quartiere deve avere per essere vivibile, continuano a creare reti di solidarietà e partecipazione passandosi il testimone da una generazione all’altra, dalle vecchie famiglie isolane ai nuovi arrivati.
L’Isola è interessante da vivere by night, come accade sempre più frequentemente negli ultimi anni, ma anche by morning and afternoon. Tutto dipende dallo spirito con cui la si esplora.
Praticamente ogni settimana chiude un negozio e apre un locale, che sia ristorante, hamburgeria, raviolificio poco importa. L’unica mappa mentale è quella di chi la frequenta con regolarità, se il suo senso di orientamento non è già compromesso da un cocktail di troppo. In verità i cocktail non sono proprio il suo punto di forza, ma se proprio non ci si vuole rinunciare meglio andare al Bar Bah di via Porro Lambertenghi, il preferito dagli isolani, o al Wasabi di via Pollaiuolo, un cocktail bar che la musica blues jazz e rock’n’roll ce l’ha nel sangue, e abbina drink ben fatti a un’atmosfera calda e intima (ma tanto dentro non troverete posto).
Da queste parti comunque è sempre meglio una birra, soprattutto quelle artigianali dell’Isola della Birra, o l’ampia scelta del Pub 24 (via Borsieri 24), dove spesso si può ascoltare anche buona musica live. Per tutto il resto c’è il neonato sito di Isola Food District, una specie di guida su Drink & Food messo in rete dal locale Distretto del Commercio.
Isola by Day: cosa vedere
Di giorno l’Isola può fare la felicità di chiunque abbia l’obiettivo facile. Questo è probabilmente il quartiere cittadino, sostanzialmente privo di monumenti storici di una qualche notorietà, ma con la più alta densità di traffico di macchine fotografiche di Milano. Non perché non esistano siti artistici di un certo interesse, a partire dalla Chiesa e il Santuario Santa Maria alla Fontana con i bei cortili porticati, le vasche interrate e decorati da affreschi seicenteschi, o la Fonderia Napoleonica Eugenia di Thaon di Revel. Ma inevitabilmente ad attirare l’interesse sono soprattutto i nuovi grattacieli di piazza Gae Aulenti e dintorni, sorti in palese contrasto con le pittoresche case di ringhiera, le botteghe artigiane, la vita “di paese” che ancora vi si conduce, che fanno del quartiere un luogo privilegiato per la scoperta di nuove prospettive di fotografia architettonica e sociale.
Le vie dello shopping
Per gli amanti dello shopping c’è solo l’imbarazzo della scelta, scordatevi però i grandi marchi e le catene che proliferano da Piazza Gae Aulenti in poi. Qui si trovano soprattutto i piccoli atelier artigianali con prodotti unici e originali, dagli abiti ai gioielli alla ceramica e alla lavorazione del legno e del metallo, senza dimenticare le chicche vintage e l’angolo green.
Per un cambio di stagione con stile una tappa obbligata è Tantrika Shop, in via Pollaiuolo 2, vera e propria pietra miliare del quartiere, un piccolo rifugio dai prezzi democratici dove gli abiti sono tutti originali, realizzati senza sfruttamento di manodopera minorile e colorati senza l’uso di sostanze tossiche. Gli amanti del vintage troveranno pane per i loro denti da Le Vintage, in via Garigliano 4, nel quale perdersi a curiosare e frugare tra abiti, accessori e gioielli vintage originali dagli anni Quaranta in poi; mentre bimbi e mamme troveranno irresistibile le creazioni home made di Rapa Design, in via Pastrengo 5, tutte in tessuti rigorosamente naturali e coloratissimi. Poco più in là un salto da Ambroeus ci aiuta a riflettere su come vivere la moda in maniera più etica e sostenibile: dai designer più famosi, al vintage e al retro, fino ai migliori brand della grande distribuzione, inclusi scarpe, borse e accessori, qui tutto è rigorosamente di seconda mano.
Il cuore del piccolo mondo artigiano si trova tra via Pepe e via Pastrengo, dove ogni civico e ogni corte nascondono un mondo segreto tutto da esplorare. Vale la pena anche solo fare un giro per rifarsi gli occhi sulle splendide ceramiche di Caterina Von Weiss in via Guglielo Pepe 36 (solo su appuntamento), sui gioielli dell’Atellier di Monica Castiglioni in via Pastrengo 4, pezzi unici in bronzo e argento che suggeriscono associazioni con le innumerevoli piante del mondo marino o con le antiche reliquie delle culture ancestrali. Per finire con le creazioni in rame, ferro e legno legno del laboratorio Algranti, in una parola la forza della materia formato design.
Poco distante, nella via Thaon de Revel, ci si trova nel regno dei Bikers, dove il tempo sembra essersi fermato agli anni Cinquanta: officine, negozi di abbigliamento, locali, backery, librerie e barber shop. Se non fosse per il Deus ex Machina, concept store australiano specializzato in moto, surf e biciclette frequentato più che altro dalla Milano più modaiola (soprattutto per i famosi brunch e apertivi del Deus Cafè).
Il regno della Street Art
La domenica invece le strade sono particolarmente vuote e i negozi chiusi, come è consuetudine nei paesi. E’ il giorno più ambito dagli appassionati di Street Art quando, complici le serrande abbassate e le strade deserte, non solo i muri ma anche clair, tombini, energy box semaforici esplodono in un turbinio di colori. Da via Gaetano de Castillia a Piazzale Minniti (opera di Microbo), da via Cola Montano (Zedz) a viale Sturzo, senza dimenticare le incursioni di Pao e i murales all’interno di locali come il Frida, il quartiere è una galleria a cielo aperto della più rappresentativa Street Art cittadina di questi anni, sempre più meta di visite guidate a tema.
Il Fuorisalone ha ormai coinvolto tutta la città e dall’anno scorso anche l’Isola vuole fare la sua parte. Le potenzialità del resto non le mancano, sia per gli spazi ricchi di fascino che ospitano gli eventi sia per il tessuto artigiano e laboratoriale che la caratterizza. Così per il secondo anno l’Isola Design District si è aggiunta al circuito cittadino dando spazio a quei progetti che abbiano evidenziato la versatilità di determinati materiali con un’applicazione diversa da quella tradizionale o con un focus sull’ecosostenibilità. Tutto il programma degli eventi è consultabile sul sito ufficiale.
Si tiene in genere a fine maggio e propone la formula del festival dislocato in un intero quartiere. Per sei giorni l’Isola si trasforma in un grande laboratorio musicale, con un programma ricco di appuntamenti ed eccellenti performance. Sono serate speciali in luoghi prestigiosi dell’Isola e concerti gratuiti del circuito “Isola Jazz Club”, organizzati in gallerie d’arte, cortili, locali, ristoranti e negozi, dall’ora dell’aperitivo a notte fonda, che fanno risuonare musica live in ogni angolo del quartiere. Assolutamente da non perdere.
Favoloso, colorato, affollato e in totale libertà. Il Festival si svolge ogni anno durante il Carnevale Ambrosiano, presentando i migliori artisti in arrivo da tutta Europa. E’ una kermesse che offre al più ampio pubblico possibile il meglio del nuovo teatro di strada e nuovo circo europeo, concentrata nel quartiere con spettacoli a rotazione all’aperto e al chiuso, dal mattino alla sera, nelle strade e nelle piazze, nei teatri e nei pub, sui sagrati delle chiese e infine nel bellissimo chapiteau rosso simbolo del Festival.
Si tiene in genere alla fine di settembre e fa parte della più larga manifestazione Kult City – Quartieri in gioco, un Festival dedicato alla cultura urbana partecipata che si svolge in alcuni quartieri della città. Performance, parole, musica, teatro, cinema, libri, design, fotografia, arte, cibo e danze che diventano linguaggi che invadono le strade della città e si rivolgono a tutti coloro che le attraversano. ISOLA KULT è un progetto culturale per il quartiere ISOLA di Milano, è un momento di festa per contribuire, tutti insieme, a ritrovarne l’identità culturale e comunitaria ed arricchirla di nuovi contenuti e idee. Ma è anche una bella esperienza per chi all’Isola non ci abita, non la frequenta e non ne vuole sapere nulla, ma che magari vorrebbe riscoprire lo spirito del proprio quartiere.
Ci sono tante altre novità che bollono in pentola, grazie soprattutto alle numerose ed effervescenti associazioni di quartiere che non si danno mai pace. Sempre che anche queste, come già i negozi di vicinato e le gallerie d’arte, non vengano prossimamente travolte da montagne di polpette giganti, take away asiatici e hamburger vegani.
Se dovessi attribuire degli aggettivi all’arte di Boldini, userei “delicata”, “eterea” e al contempo “intensa”.
Giovanni Boldini è stato uno dei protagonisti della Belle Epoque, grazie alla sua passione per i ritratti e alla sua impostazione macchiaiola, che l’hanno resto uno dei pittori più richiesti dalla una committenza altolocata di quel periodo.
I soggetti preferiti di Boldini, però, erano senza dubbio le figure femminili, dei quali tratti eleganti, candidi e leggiadri erano sempre resi alla perfezione dalla sua sensibile abilità ritrattistica. Tale bravura gli consentiva di attribuire un’aura quasi intangibile alle protagoniste delle sue opere, senza tralasciare – però – retrogusti intriganti percepibili osservando attentamente lo sguardo e le pose delle figure.
Se ti ho incuriosito, ti invito caldamente a visitare la mostra “Boldini. Ritratto di signora” della GAM, esposta fino al 20 giugno: avrai l’occasione di ammirare trenta opere di questo grande mastro, tra dipinti e disegni, e di osservare le varie modalità figurative dei suoi soggetti femminili nei primi del ‘900… al ridicolo prezzo di 5 euro. Cosa vuoi di più?
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Nel panorama milanese sempre in movimento, la Fondazione Prada, in largo Isarco, a due passi da corso Lodi e via Ripamonti, spicca oggi per due importanti aspetti.
Innanzitutto, in breve tempo ha saputo affermarsi quale punto di riferimento dell’offerta culturale milanese, con eventi, mostre d’arte contemporanea, cinema e tanto altro.
In secondo luogo, ha trasformato una zona da anni abbandonata a se stessa e impantanata nel classico degrado del post industriale.
La storia della location
La Fondazione è nata infatti sulle ceneri di un bel fabbricato anni dieci, che un tempo ospitava la prestigiosa ed affermata distilleria della Società Italiana Spiriti (poi statalizzata), famosissima per il brandy del Cavallino Rosso, tanto caro agli italiani degli anni cinquanta e sessanta.
Come tutte le ex fabbriche della zona, anche questa sfruttava il contiguo scalo ferroviario di porta Romana (purtroppo precipitato nell’abisso del degrado più folle, e per il quale, ad oggi, si sentono solo promesse, idee e progetti).
Fino agli anni settanta, non era raro vedere vagoni merci uscire dal muro dello scalo e raggiungere, attraverso appositi binari di servizio, le realtà produttive del quartiere, durante il giorno popolato da migliaia di operai, in un allegro, anche se faticoso, via vai di carri, camion, gente indaffarata.
Lavorando su un’area produttiva di imponenti dimensioni (la SIS occupava quasi 19’000 metri quadrati), Koolhas ha salvato sette edifici industriali originali, ai quali ha affiancato strutture nuove, l’ultima appena inaugurata: la torre. Questa, dall’alto dei suoi 60 metri, regala una vista inedita della città, attraverso le sue ampie vetrate. Le facciate esterne, di vetro e di cemento, attribuiscono ai diversi piani un’esposizione alla luce sempre differente.
Il visitatore che varca il cancello d’ingresso può passeggiare tra ambienti diversi tra loro, che tuttavia si armonizzano sapientemente e si valorizzano come in una sorta di “affinità elettive”: possiamo ammirare il vecchio e il nuovo, lo scrostato intonaco anteguerra e l’oro tanto di moda oggi.
Un bar da film
Entrate nel visionario bar interno, il Bar Luce, progettato da Wes Anderson (proprio il regista USA, quello di Grand Budapest Hotel o ITenenbaum), che ricorda un tipico locale anni cinquanta, con tanto di flipper e un jukebox. Il soffitto a volta riproduce in scala la copertura in vetro della Galleria Vittorio Emanuele, mentre altri elementi chiave della Galleria trovano spazio nella parte superiore del bar, in una sorta di schema decorativo. Almeno un caffè al banco è d’obbligo (ma se volete rilassarvi e spendere qualcosa di più, fatevi servire ad uno dei tavolini).
Insomma, Fondazione Prada ha dato il via alle danze per far rinascere la zona: ora siamo fiduciosi che altri vorranno ballare dando il proprio contributo a trasformare una parte di Milano che merita molto e che ha da raccontare ancora tante cose.
Davanti a un piatto di carbonara, parte subito la Sora Lella che è in ognuno di noi e, anche se si è a poche settimane dalla fatidica prova costume, tutto quello che viene da dire è: “Ma famme magnà, ma che me frega!”
E’ proprio approfittando di questo sole che sembra essere tornato a giocare a nascondino che ti invito a dimenticarti dell’estate per passare quattro intense giornate a base dell’orgoglio culinario romano, grazie al Carbonara Festival di Piazza Città di Lombardia.
Si, hai capito bene: a partire dalle 18 di questo giovedì fino a domenica, potrai strafogarti di piatti su piatti di carbonara cucinata al momento da chef professionisti, i quali useranno solo ingredienti artigianali e di primissima qualità.
Ma non sarebbe una vera abbuffata se non si potesse abbinare anche qualcosa da bere, giusto? E infatti potrai decidere di accompagnare la tua magnata con birra o bibite.
Insomma, saranno giorni intensi, per le tue papille gustative: un piatto di carbonara non si rifiuta mai e non cercare di nasconderti dietro al portafoglio, perchè l’ingresso è gratuito. Chi accampa scuse è un traditore della patria, ricordatelo.
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Il Primo Maggio cade il terzo anniversario dall’inaugurazione della grande Esposizione Universale. Sembra ieri che Milano faceva il conto alla rovescia sulla inaugurazione e gli occhi del mondo (e dei malpensanti) erano puntati su traversie legali, ministri in livrea in arrivo, padiglioni incompleti.
EXPO 3 anni dopo: cos’è rimasto, a Milano, della grande esposizione? Noi abbiamo trovato almeno 10 punti che ne rappresentano l’eredità.
#1. Un’area smantellata in cerca di una nuova anima… gelata
La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi. Molti sognano campus universitari avveniristici e grandi zone ricreative. In totale, i padiglioni erano 54.
Al 1° aprile 2016 ne erano stati smantellati appena 26 – Austria, Bielorussia, Colombia, Corea del Sud, Indonesia, Iran, Malesia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Thailandia, Uruguay, Slovacchia, Ecuador, Germania, Kuwait, Israele, Turchia, Cina, Lituania, Oman, Giappone, Slovenia, Marocco, Argentina -. In corso, allora, c’era lo smontaggio di 14 strutture (le prime 4 in fase iniziale e le ultime 4 in fase finale): Azerbaijan; Brasile; Cile; Moldavia; Angola; Emirati Arabi; Francia; Belgio; Kazhakistan; Qatar; Russia; Regno Unito; Monaco; Irlanda.Con l’aggiunta degli stand di Algida, Birra Moretti, Don Bosco e Save the Children (fonte:Wilditaly.net).
Ancora un anno dopo, molti di essi giacevano raminghi e un po’ annoiati, ben fotografati anche da Elena Galimberti (galleria) che a Expo ha lavorato e si è innamorata del senso universale di questa manifestazione.
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Altri, come nel caso del Padiglione dell’Uruguay, rivivono in nuove forme, sempre nel nostro paese. Avreste mai pensato di ritrovarlo, oggi, nelle vesti di ristorante etnico in Via Saronnino, 1 a Origgio, Varese!? (foto)
Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, lo scorso inverno, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.
#2. Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)
Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.
A dire il vero, la prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città. Così avvenne ed ora le panchine servono a tutti.
#3. Le code
Farà ridere, qualcuno sarà sdegnato, ma di fatto le code interminabili fuori dal Padiglione del Giappone sono entrate così nell’immaginario comune da aver introdotto – per fortuna – un buon costume (anche) negli italiani. Dopo essersi allenati per ore e ore, ora anche negli altri macro eventi di punta – su tutti, il Fuorisalone – i milanesi attendono pazientemente il loro turno senza ‘scavallare.
Expo ha lanciato la moda, Milano non si è più fermata. Dopo il Bosco Verticale ecco la rinascita di Torre Galfa, le super suite di Libeskind alla ‘Fedez’ (foto) con vista sulle nuvole di Porta Nuova, la grande vela Zaha Hadid in compimento, il salvadanaio di Fondazione Prada, e poi Osservatorio Prada sopra Galleria Vittorio Emanuele… Milano tende verso l’alto, e tutti stanno con il naso in su.
#6) La darsena
Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…
Viale Monza include SoS e Martesangeles, con la Silicon Valley nostrana.
I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico tra Piazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.
Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)
Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali. Quest’anno è diventata pure una Design District con tanto di prima Design Week. Proprio come Ventura-Stazione Centrale, e chi l’avrebbe mai detto!
#8. Da Padiglione Coca Cola a…
…un campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta. Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui) è divenuto il cuore di un progetto articolato,’ParkMI’, composto da 240 giornate di attività ricreative, ludiche e sportive.
Dal 13 maggio al 30 dicembre 2017, eventi e operatori professionali animeranno il quartiere per diffondere la cultura dell’inclusione e della cittadinanza attiva, come incontri di quartiere, laboratori ludico-didattici, tornei di street basketball, mostre, fino alle giornate di sport e animazione dedicate alle famiglie (calendario completo su www.progettoparkmi.it).
#9. L’Albero della Vita… una nuova spiaggia (nel vero senso del termine)
Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, e non è stato ancora smantellato.
Qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.
La scorsa estate è diventato – inimmaginabile a dirsi – il set della spiaggia all’aperto più lontana da Milano, ma più affollata dai milanesi. Un ricco calendario di appuntamenti, tra concerti e proiezioni di partite di calcio, ha riadattato l’area Expo in un ‘parco Experience’ fuori dal comune (in effetti, siamo già a Rho).
#10. Il sindaco
Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.
L’arte può diventare la ragione di vita di molte persone.
Ma per “arte” non si intende necessariamente quella pittorica e scultorea: ci si può riferire, per esempio, al teatro, alla musica, del cinema… ma anche all’architettura e al design.
E’ proprio in relazione a quest’ultime due tipologie d’arte che il grande Gio Ponti ha sempre dimostrato grande bravura.
L’eleganza delle sue forme, le linee pulite, i colori mischiati con gusto e molte altre lodevoli caratteristiche hanno da sempre contraddistinto le sue creazioni e la sua carriera artistica, della quale potrai ripercorrere una parte grazie a “Domus 90“, la mostra che la Galleria Carla Sozzani ospiterà fino al 6 maggio 2018.
Grazie a quest’esposizione, potrai conoscere da vicino l’arte di questo architetto e designer che ha fondato la… Domus, appunto, scoprendo non solo il fascino del design, ma anche il modo in cui un’idea può prende le forme più colorate e meravigliose sotto la spinta di una grande creatività.
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Milano è la città dove i trend dell’estero arrivano prima che nel resto d’Italia e contaminano ogni campo: la moda, il cibo, l’arte, la musica, il design, l’arredo, non ultimo lo sport. Qui non ci sono solo la palestra di Madonna e i runners più trendy: a Milano ci sono sport nascosti che altrove è difficile praticare. Andiamoli a cercare.
15 sport nascosti di Milano ed ecco la mappa di dove si praticano.
Dove: Idroscalo. Milano è la città dove il mare non è solo urbano (un progetto culturale) o emozionale (la Darsena e i Navigli). Nel mare artificiale di Milano esiste un teleski (una specie di skilift sull’acqua) che consente di praticare il kitesurf e il wakeboard come se si fosse a Waikiki Beach. Più o meno.
#2. Arrampicata
Milano è piatta. Tranne la montagnetta che in passato ha ospitato anche un campionato italiano di sci. Ma scalare la montagnetta no, è improponibile. Meglio trovare le montagne nelle palestre di climbing gym. Ci sono pareti attrezzate indoor e pure un festival, ClimbaMi. Dove: Rockspot in via Fantoli 15 (zona Mecenate) e Passaggio Obbligato in via degli Imbriani 17 (Farini-Bovisa) sono i due indirizzi cult, a Milano. Il primo è stato inaugurato alla fine del 2009 e presenta una parete da 12 metri per 60 itinerari da scalare con la corda, percorsi laterali per allenarsi nel bouldering (senza corda), pannelli con prese e sbarre per training mirati più una piccola area fitness. Il secondo ha una sala boulder da 3 metri e ampia 300 metri quadrati più alcune pareti artificiali da 8 metri da scalare muniti di corda e imbraghi e un negozio all’interno.
#3. Skate
Dove: skatepark di Parco Lambro (Udine), gratuito e sempre aperto, e poi il mitico “MC” in piazza Duca D’Aosta (Centrale). Altre zone da skaters sono Lambrate, la scalinata da 9 al coperto e quella da 11 all’aperto nel sottopassaggio della stazione (FS/MM2), ma la sera perché passa meno gente, la scalinata da 10 della Scuola Media Monteverdi di Via Vittorio Colonna, zona Piazza Piemonte, e il piazzale della Bicocca verso stazione FS Greco-Pirelli. La Skatemap parla anche di un Trinity skatepark ora chiuso e di altri tre poli: lo skatepark dell’Idroscalo, uno a Lampugnano e uno in via Savona.
#4. Parkour
E’ uno sport recente. Prima sembravano dei teppisti arrampicamuri. Il PARKOUR e IL FREE RUNNING sono discipline metropolitane nata in Francia agli inizi degli anni ‘80 e consistono nel superare qualsiasi genere di ostacolo, all’interno di un percorso, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante (cit. CUS Milano). Dove: qualche folle si esercita in Piazza Duca d’Aosta, qualche altro si mostra in Piazza Gae Aulenti durante le giornate di Outdoor Days, i Milanmonkeys sono il più grande e solido gruppo di parkour di Milano ormai da 10 anni e propongono corsi a partire da 6-9 anni presso il centro Total Natural Training, Via Val Maira snc, di fronte al civico 23 (Niguarda).
#5. Cricket
Dove: Campo Italtel – Settimo Milanese, in Via Reiss Romoli. Due sono le squadre ufficiali in città. Il The Milan Cricket Club è un’associazione fondata a Milano nel 1972. Il Milan Kingsgrove Cricket Club è nata nel 2010 e da allora milita nella serie A del cricket. Si allenano nello stesso stadio, anche se si possono ammirare incontri di cricket tra amici alle pendici della Montagnetta (lato Lampugnano).
#6. Tiro con l’arco
Dove: il Club Every Archery usa la palestra di via Crivelli (Crocetta) e via Salerno (zona Barona). Gli Arcieri di San Bernando si allenano a Rogoredo, in via Feltrinelli 12, sulla strada per l’Abbazia di Chiaravalle, ma un altro centro è presente Baggio, la Associazione Arcieri nel Tempo – si trova appena prima del Parco delle Cave, nascosto tra le fronde. Occhio a non centrare qualche uccello.
#7: Qigong e Taijiquan
Dove: nell’attesa di vedere i parchi di Milano inondati da tute bianche e movimenti lentissimi, in silenzio, alle 5 del mattino, l’Istituto Confucio dell’Università Cattolica di Milano organizza dei corsi presso il Centro Yang Cheng Fu in via Apelle 8, Milano (MM1 Gorla) tutti i sabati di maggio tra le 15.00 e le 17.00. Anche nel resto della città si possono trovare corsi validi per imparare “il metodo per eliminare le malattie e prolungare la vita” e “meditazione in movimento”.
#8: Badminton
Dove: il PalaBadminton, Via Giovanni Cimabue 24 (QT8) non è solo un impianto da 1.800 mq, di cui oltre 1.000 mq di area di gioco e per oltre 1.000 spettatori. Qui ha sede pure la Federazione Italiana Badminton. All’interno del centro ci sono sei spogliatoi e tre sale mediche attrezzate (fisioterapia, area medica e antidoping) per fornire una preparazione sportiva d’eccellenza a quello che i più sfigati chiamano ancora “volano”.
#9. Pesca
Avete mai notato quanti negozi di pesca ci sono a Milano? Perché non di sole pesche di beneficienza o pescatori finti in Darsena è fatta la nostra città. Dove: a Basiglio, comunemente detto Milano3, o al Laghetto Azzurro in via Matteotti 56 a Peschiera Borromeo con una tariffa giornaliera (questa). Qualcuno ci ha provato al Boscoincittà, via Novara 390, ma gli è andata male. Si può pescare in una cava al Parco delle Cave, Baggio, previo permesso annuale, stesso dicasi per i centri pesca privati. Su qualche forum (questo ad esempio) qualcuno parla di Idroscalo e Naviglio pavese “da tenere in considerazione anche se non è facile pescarci”.
#10. Minigolf
Dove:Minigolf “Adventure Golf in via Corelli, 138. Ottima location per i più piccoli. I grandi, quando vogliono fare colpo e andare in buca con qualcuno puntano sui club chic appena fuori Milano, come quello di Zoate (sud Milano) oppure senza allontanarsi troppo al Citygolf di San Siro, Piazzale dello Sport, 12.
#11. Bocce
Dove: di circoli e luoghi storici ce ne sono a bizzeffe, come il Circolo Bocciofilo Caccialanza di via Padova 91. Ora che sono tornate di moda rivivono nel mix bocce-osteria radical chic-balera. Quelle del momento e più centrali sono U Barba in via Pier Candido Decembrio 33 (metro Lodi), la Balera dell’Ortica in via G.A.Amadeo 78, la Nuova Bocciofila Montevideo in via Tortona (da non perdere durante la Settimana della Moda, mentre i fighetti sfilano sui tacchi i vecchietti urlano e lanciano il boccino. Indovinate chi si diverte di più?).
#12. Bowling
Dove: fino a qualche anno fa c’erano il bowling di Corvetto, in Piazzale Marco D’Agrate, sud Milano, e il Bowling Loreto di via Cavezzali 9, oggi è rimasto solo il secondo altrimenti ci tocca chiuderci in qualche grosso centro commerciale con area intrattenimento, in genere al piano ammezzato, tra i negozietti, un Old Wild West, qualche slot machine e il cinema.
#13. Curling
Sembra strano, ma a Milano ci sono delle squadre e persino delle competizioni di questo sport che a vederlo la prima volta viene un po’ da ridere. Dove: durante il programma del Comune, Biancoinverno, qualcuno avrà assistito a delle partite nella pista attrezzata in Piazza Gae Aulenti, per tutti il punto di riferimento è il Palazzo del Ghiaccio di Sesto San Giovanni. Proprio a Sesto, in Piazza 1° Maggio, il Jass Curling Club che organizza corsi di curling da ottobre a aprile-maggio per imparare regole e tecniche di base.
#14. Pattinaggio sul ghiaccio
Dove. Tutto l’anno – piste al coperto: l’Agorà (via dei Ciclamini, 23 – Primaticcio), il Palasesto (Sesto San Giovanni), il Forum (Assago), il Quanta Club in via Assietta, 19 (fermata Affori FN). Peccato sia finita l’era romantica del palazzo del ghiaccio in via Piranesi. Temporary: ben più comodi da raggiungere e suggestivi perché all’aria aperta gli allestimenti temporanei al Palazzo della Regione o ai Giardini di via Palestro o addirittura sui tetti di Milano (novità appena post Expo 2015) insieme ai molti spuntati sotto Natale a corolla di mercatini delle festività.
#15. Rollerblade
Andavano negli anni ’90, ma ci sono ancora. Al Multisport di Idroscalo, Via Circonvallazione Idroscalo – Segrate (MI) – c’è una pista con rampa per evoluzioni protetta da fermapattini per non finire nel lago. Una volta ce n’era una al Lido di Lotto. Per andare sul sicuro c’è sempre il Saini, ancora Idroscalo. Con la bella stagione non si può che puntare sui parchi cittadini.
Ogni milanese di successo sa che per arrivare a grandi traguardi servono grandi sacrifici. Ecco una lista di 10 sacrifici per chi vuole puntare al vertice.
10 SEGRETI per diventare un milanese di SUCCESSO
#1.Correre
Stare in forma è fondamentale per essere sempre al top. Minimo 2 chilometri al giorno a passo veloce, meglio tre volte alla settimana almeno 10 chilometri.
#2. Alzarsi presto la mattina
Il mattino ha l’oro in bocca, scriveva Nicholson. Presto significa presto, non alle 7.30. Significa prima delle sei. Per fare cosa? Meditare, fare attività fisica, leggere. Per entrare subito a pieno regime può essere utile una doccia gelata, come insegna il re del freddo Wim Hof.
#3. Mangiare sano
È la grande tendenza tra chi vuole eccellere. Curare al massimo l’alimentazione: suggerimento prendere a ogni pasto almeno 80% di cose salutiste, come verdura, meglio se cruda, sostanze basiche o antiossidanti, liquidi, frutta.
#4. Studiare
Ogni milanese di successo sa che nella vita bisogna studiare soprattutto dopo che finisce il periodo scolastico. Si impara da libri, incontri, esperienze, ogni giorno è fonte di insegnamento.
#5. Lavorare davvero
A Milano si fa a gara a chi lavora di più. Almeno a parole. Il successo è figlio del lavoro duro, vero, che si ottiene iniziando prima e concludendo dopo, a volte anche nel fine settimana, cercando di ottenere il massimo in ogni ora.
#6. Prove coraggio
Ogni paura o fonte di preoccupazione va sfidata di petto per rinforzare il carattere. Un passo alla volta: per chi soffre di vertigini si può iniziare dal tetto del Duomo per finire con lo scalare le montagne.
#7. Lo stile di vita
Non si può vivere da aquila abituati a vivere come dei polli. Una vita superiore richiede uno stile di vita superiore. Nel tipo di amicizie, negli hobbies, nelle letture, nell’utilizzo del tempo libero soprattutto: è proprio nel tempo libero che si annida la chiave del vero successo.
#8. Occuparsi degli altri
Il milanese è un individualista, tende a pensare molto a se stesso. Però chi ha successo sa che il proprio successo passa attraverso il successo degli altri. Quindi non si può essere realizzati se non si fa qualcosa per aiutare altri, anche tutta la comunità, a migliorare e a stare bene.
#9. La cura della mente
Il milanese di successo sa che il principio che regola il mondo è la legge fisica della causa-effetto. Ogni effetto è determinato da una causa, ogni causa determina effetti definiti. Il milanese di successo sa che la causa prima della propria vita è sempre a livello psichico, conscio e inconscio. Per questo lavora tutti i giorni per tenere la mente pulita, per migliorare la connessione col suo istinto. Per farlo frequenta corsi, maestri, legge libri stimolanti, cerca esperienze di valore.
#10. Fare ogni giorno qualcosa di più
Anche se quello che fai viene bene, il successo è sempre in prestito. Ogni giorno si deve fare qualcosa di più, domandandosi a inizio giornata: cosa posso fare per rendere questa giornata un capolavoro oppure questa giornata cosa posso fare per render migliore Milano?
Beh, quello che mi viene in mente nell’immediato è la pirofila colma di sugo al pomodoro che mio nonno sfornava la domenica.
Oppure ai falafel, quel delizioso mix di ceci e spezie che rappresentano la salvezza dei poveri vegani e vegetariani durante le gite dal kebabbaro con la compagnia.
O, ancora, gli arancini (o arancine, che dir di voglia) ripieni di riso, carne, formaggio e chi più ne ha più ne metta.
Potrei continuare all’infinito questo gustoso elenco, ma preferisco vedere di persona tutte queste squisitezze – e anche di più – grazie a Festival delle Polpette di Eataly.
A partire da questo venerdì alle 12 fino a domenica, potrai assaporare polpette di ogni forma e dimensione: dal coppo alle polpette fritte, dagli arancini alle classiche polpette della nonna, dai falafel arabi ai milanesissimi mondeghini… e molto altro ancora.
Insomma, ce ne sarà per tutti i gusti, ma Eataly sa bene che non sarebbe un vero Festival senza qualcosa da bere: per questo, metterà a disposizione l’ottima birra artigianale di due birrifici milanesi.
Quindi, bando alle ciance: questo weekend se magna.
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Come riportato da The Next Tech, Oslo si sta preparando ad ospitare il primo nucleo urbano interamente sostenibile d’Europa, che verrà progettato per produrre più energia di quanta ne consumerà.
Dopo la Liuzhou Forest City di Boeri, ecco che arriva Oslo Airport City (OAC), cittadella di 4 km² che sorgerà tra l’Oslo Airport Gardermoen e la città di Jessheim: la prima pietra verrà posata nel 2019, i primi edifici saranno pronti entro il 2022.
Una città più che indipendente
Le due realtà incaricate del progetto, Haptic Architects e il Nordic Office of Architecture, hanno da poco pubblicato il piano che verrà seguito per creare questo business park vicino all’aeroporto di Oslo: OAC utilizzerà solo l’energia creata all’interno della città stessa, e per le sue strade vedremo unicamente veicoli elettrici senza conducente. “Un’opportunità unica per progettare una nuova città da zero”, nelle parole del direttore di Haptic Architects, Tomas Stokke.
La città aeroportuale, che verrà completata in trent’anni, sarà la prima ad essere energeticamente positiva, con la capacità di vendere l’energia in eccesso agli edifici, alle comunità e alle città circostanti.
L’aeroporto di Oslo comprenderà caratteristiche a basse emissioni di carbonio e tecnologie verdi. La città sarà interamente basata su tecnologia, con piani per incorporare auto elettriche senza conducente, illuminazione automatica e infrastrutture intelligenti per servizi come la mobilità, i rifiuti e la sicurezza. Gardermoen, di proprietà del governo, è già oggi l’aeroporto più digitalizzato d’Europa e dovrebbe diventare il primo a gestire la propria flotta elettrica, a partire dal 2025.
Una ricetta a misura d’uomo, tutta norvegese
Oslo Airport City avrà zero auto, per essere una città a misura d’uomo, sarà smart, con un’efficiente gestione dei rifiuti e della pubblica illuminazione, avrà zero emissioni inquinanti e sarà immersa in spazi verdi dedicati allo sport.
Per soddisfare la passione per le attività all’aria aperta della Norvegia, infatti, OAC consentirà molteplici attività ricreative incentrate su un parco pubblico, oltre a fare da hub cargo e business in sostegno all’aeroporto. Nel centro città, niente e nessuno sarà a più di cinque minuti di distanza dai mezzi pubblici. La città comprenderà anche la fornitura di ampi spazi per favorire il benessere e lo svago della crescente forza lavoro dell’aeroporto, che aumenterà dalle attuali 22’000 fino a 40’000 persone entro i prossimi trent’anni.
Sostanzialmente, sono ciotoline di riso condite con quello che si preferisce: carne, pesce, verdura… persino frutta.
Si pensa che arrivino dall’Oriente, ma si sono subito diffuse in ogni dove, in Occidente, soprattutto per la loro comodità.
Possono essere onnivore, vegane e vegetariane, si adattano a tutti i gusti, per questo riescono sempre a mettere d’accordo ogni richiesta.
Se pensi di non averle mai assaggiate e sei curioso – o semplicemente molto goloso – sei invitato ai 5 Bowls days dell’East Market Diner, tre giorni dedicati al magico mondo delle ciotoline di riso più amate e semplici da preparare.
Da questo giovedì alle 18 fino a sabato si va di bowls: potrai gustare le chicken, salmon e pokè bowls, senza dimenticare le tofu ed egg bowls, che comprenderanno riso, verdure, avocado e frutta.
Cosa ti dicevo? Ce ne sarà davvero per tutti i gusti. Fossi in te, una volta acquistata la mia bowl preferita, mi accomoderei in terrazza per godermi in tranquillità questa squisitezza.
Preparati a far ballare la lambada alle tue papille gustative.
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