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Zucca in festa!

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Sai che quando si tratta di mangiare io sono sempre in prima linea, pronta per raccontarti cosa c’è di buono in città.

Questa volta voglio anche farti una domanda: cosa fa “Ottobre“?

Pensa al freddino che sta preannunciando l’inverno, al colore delle foglie che cadono dagli alberi o ad Halloween, festa caratterizzata per un ortaggio in particolare…

Esatto: la zucca.

E’ quel genere di alimento che ami o odi, non c’è niente. Personalmente, la amo alla follia (penso si fosse capito, ma lo dico lo stesso).

Dalla dolcissima polpa ai suoi semi gustosi, tutto di questo ortaggio è buono da gustare in diversi modi.

… ed Eataly lo sa, per questo organizza per tre giorni “Zucca in festa!“, l’evento durante il quale potrai gustare la zucca in tutte le salse: qualsiasi cosa assaggerai, dall’aperitivo, alle pietanze servite e persino la birra, sarà a base di questo gustoso alimento arancione.

Ma non si tratterà solo di mangiare tante prelibatezze colorate, anche di imparare qualcosa di nuovo, perchè gli chef e gli esperti che saranno ospiti di tutte le giornate ti spiegheranno i metodi di preparazione, alcune curiosità e molte altre cose riguardo questo ortaggio dalle mille risorse.

E’ l’occasione perfetta abbuffarsi in modo istruttivo, te lo dico io: a partire da oggi alle 18.00 fino a domenica, potrai riassaggiare quei sapori che fanno tanto “autunno” e sperimentare abbinamenti inediti.

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10 motivi per cui Milano dovrebbe chiedere l’annessione al VENETO

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Milano è in crisi di appartenenza. Non si sente pienamente italiana, non si sente lombarda, guarda più a Berlino o a Londra che alle altre città d’Italia. Le restano due opzioni: diventare una città stato o chiedere l’annessione al Veneto.
Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra.” (Art.132 Costituzione Italiana)

10 motivi per cui Milano dovrebbe richiedere l’annessione al Veneto

#1 Perché siamo già stati insieme

Milano era insieme al Veneto nel Regno d’Italia sotto Napoleone e poi nel Lombardo-Veneto, Stato dipendente dall’impero asburgico prima dell’unità d’Italia. Mentre nei secoli precedenti la Lombardia è rimasta divisa tra ducato di Milano e Repubblica di Venezia.

#2 Grazie ai veneti nei referendum si raggiungerebbe il quorum

L’elevata affluenza dei veneti potrebbe assicurare il raggiungimento del quorum nonostante il non voto dei milanesi.

#3 Ci si mette meno ad arrivare a Verona che a Sondrio

Milano-Verona in treno: 1 ora e 13 minuti. Milano-Mantova: 1 ora e 55 minuti. Milano-Sondrio: 2 ore e 1 minuto.

#4 Perché così anche il Veneto avrebbe una metropoli

Le 10 città più grandi del Veneto messe assieme non fanno gli abitanti di Milano. Nessuna città supera i 300 mila residenti. Lo stadio San Siro al completo sarebbe la sesta città più popolosa del Veneto.

#5 Perché ha una bandiera più bella di quella lombarda

#6 Perché è sempre stata una Repubblica

Il primo Doge risale al 697 secolo d.C.
Per circa mille anni la Repubblica di Venezia è stato uno Stato moderno e liberale d’ispirazione per il mondo intero.

#7 Perché aveva la città stato per eccellenza

Nata come città stato Venezia si è poi sviluppata arrivando a dominare terre che oggi sono slovene, croate, montenegrine, albanesi o greche.

#8 Perché finalmente Milano avrebbe lo sbocco sul mare

Basta code in Liguria.

#9 Perché gestirebbe le competenze in maniera autonoma dal governo

23 competenze che in Lombardia vengono gestite da Roma.

#10 Con i 9/10 delle tasse potremmo fare 10 linee metropolitane in un anno

E tante altre cose straordinarie (clicca per vederle).

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I ragazzini milanesi come quelli nordeuropei: 10 idee per non renderli dei bamboccioni

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Genitori: dovete andare a prendere i figli a scuola“, ha dichiarato la ministra Fedeli, ricordando che “lo dice la legge”. Almeno fino ai 14 anni. In un’età in cui in passato si andava in guerra, in Italia non puoi neanche tornare a casa da solo. Crediamo che a Milano Città Stato bisogna ripartire da questo: educare i più giovani a diventare degli adulti responsabili.

I ragazzini milanesi come quelli nordeuropei: 10 idee per non renderli dei bamboccioni

#1 Divieto di farsi accompagnare a scuola dai genitori (o dai nonni)

Un’infamia assoluta. Alle medie occorre incentivare l’uso di scuolabus o dei mezzi pubblici. Un liceale accompagnato da genitori o nonni va sospeso per un giorno. Vietati i SUV davanti alle scuole.

#2 Lavoretti estivi a partire dai 14 anni

Attività stagionali come raccogliere i pomodori oppure possono anche lavorare come meccanici o falegnami. O pizzaioli così si assicurano un futuro certo in caso di rovesci finanziari.
Anche prima dei 14 anni si dovrebbero apprendere attività artigianali fondamentali per apprendere manualità e senso pratico.

#3 Più attività nella natura

Dalla coltivazione alla vita nei boschi per apprendere le leggi della natura.

#4 Un po’ di vita di strada

In generale occorre favorire l’attitudine a farcela da soli, a vivere ogni problema come qualcosa da risolvere e non da scansare con terrore. Perchè se non ti autoresponsabilizzi non crescerai mai. In Italia non si diventa mai adulti perchè si aspetta sempre che altri ci risolvano i nostri problemi.

#5 Conquistarsi le gratificazioni

Stop alla paghetta automatica ma abbinarla a compiti svolti o a risultati ottenuti. Occorre trasmettere l’idea che i soldi non sono un diritto acquisito ma il risultato del proprio lavoro e della propria intraprendenza.

#6 Stop a leggi assurde che trattano i ragazzini come dei deficienti

Inutile fare leggi o regolamenti su ogni cosa. I ragazzini devono imparare fin dalla più tenera età ad autogestirsi e ad autofrenarsi nei comportamenti che danneggiano se stessi o gli altri.

#7 Punizioni esemplari: chi rompe paga

Trattarli da agenti responsabili. In caso di atti vandalici il principio è che siano loro a pagare, facendo in modo di rimediare personalmente a quanto provocato. I genitori non possono mai intervenire né sugli insegnanti né su chi assegna queste punizioni.

#8 Prendersi cura della scuola

In Giappone prima delle lezioni gli studenti fin dalle elementari devono pulire la scuola. Vengono educati a prendersi cura degli spazi in cui vivono invece che a lasciarglieli sporcare perchè tanto ci pensano gli altri.

#9 Stop ai compiti a casa

Quando sei a scuola studi. Quando sei a casa gestisci la tua vita in libertà. Assegnare compiti a casa crea anche discriminazione tra i bambini: se hai genitori colti fai i compiti bene, se hai genitori ignoranti fai i compiti da asino.

#10 Stop all’atteggiamento iperprotettivo dei genitori italiani (dovuto anche a leggi assurde)

Se si va all’estero, si vede come si comportano i bambini delle varie nazionalità: c’è una differenza pazzesca con i bambini italiani. I Bambini del nord si autogestiscono. I bambini italiani, siccome sono abituati che interviene sempre il genitore, non hanno autonomia in niente, urlano, piangono, vanno sempre a chiedere l’intervento di qualcun altro.
Negli anni crea dei cittadini immaturi e irresponsabili.

La narratrice araba: Sharazad fuori dal Palazzo

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Anche se non le hai fisicamente lette, sono certa che hai presente l’enorme manoscritto che contiene “Le mille e una notte“.

Io ho appena finito di leggerlo: se non hai presente nemmeno per sbaglio, sappi che il filo conduttore di tutte le storie presenti nel libro è il racconto di Sharazad, la ragazza che chiese al Visir, suo padre, di darla in sposa al Sultano.

Non certo per diventare una principessa, bensì per fermare la furia omicida del sovrano, il quale, in seguito al tradimento della moglie (che aveva fatto prontamente giustiziare), aveva deciso di sposare ogni giorno una ragazza diversa e, dopo averci passato la notte, di farla uccidere senza pietà.

Dopo il matrimonio, la dolce Sharazad escogitò uno stratagemma per fermare il Sultano: ogni notte raccontava una parte di una storia e si interrompeva alle prime luci dell’alba senza terminarla. Così il sovrano doveva aspettare la notte successiva per sapere come sarebbe continuata la fiaba.

Questa trovata geniale andò avanti per mille e una notte e, alla fine, il Sultano decise di non uccidere la ragazza grazie alla sua fantasia, alla sua cultura e al suo animo buono.

Come Sharazad, le donne arabe anticamente raccontavano storie tra le mura domestiche… ma oggi?

Le vediamo diventare giornaliste, sceneggiatrici e molto altro.

Qual è stato il meccanismo sociale nella cultura araba che ha permesso questo cambiamento?

Se sei curioso e appassionato quanto me, potrai scoprirlo questo giovedì al Mudec, dalle ore 18.30, durante la conferenza “La narratrice araba: Sharazad fuori dal Palazzo“.

 

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Accelerazione senza freni: 10 proposte alternative per ridare tempo a Milano senza rallentarla

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Dopo l’appello di Sala: “Vorrei che Milano rallentasse“, ecco 10 proposte per ridare tempo ai milanesi.

10 idee per ridare tempo a Milano senza rallentarla

#1 Accelerazione della Pubblica amministrazione

Per ridurre traffico e inutili perdite di tempo il primo passo lo dovrebbe compiere la pubblica amministrazione. Documenti, pagamento delle multe, ogni pratica dovrebbe poter essere fatta da casa con pochi click. Ogni assessorato dovrebbe avere l’obbligo di rispondere ai cittadini entro massimo 24 ore. Ci sono impiegati comunali che usano il computer come se fosse una macchina da scrivere.

#2 Migliorare la comunicazione del Comune di Milano

In particolare occorre riorganizzare il sito del Comune. Non si trova mai niente. Fa perdere ore. Basterebbe affidarlo a un esperto di comunicazione.

#3 Togliere tempo al traffico

Incrementare gli spostamenti alternativi alla macchina. E costruire tunnel sotterranei per le auto: a Stoccolma o a Bruxelles riesci ad andare dall’altra parte della città in 5 minuti.

#4 Trasformare la 90/91 in una specie di metropolitana

Creare un anello per il percorso accelerato della 90/91, abolendo i semafori.

#5 Incrementare le connessioni tra i raggi

Invece di insistere ad aumentare solo le connessioni con il centro, occorre incrementare anche le connessioni tra i raggi: per andare da qualunque parte bisogna sempre passare dal centro. Sarebbe utile una linea circolare della metropolitana come esiste a Berlino e in altre metropoli.

#6 Metropolitana 24 ore

Estendere gli orari della metro, come nelle principali città europee, consente di distribuire meglio i flussi delle persone e far vivere con più calma gli eventi serali in città.

#7 Potenziare il wi fi cittadino

Ogni connessione alla rete deve essere superveloce.

#8 Supportare i genitori per i figli

I genitori milanesi trascorrono gran parte del loro tempo facendo gli autisti. Per portare i figli a scuola, ai corsi di nuoto o di yoga. In altre città è il Comune che si fa carico degli spostamenti dei ragazzi.

#9 Aiutare gli anziani nelle commesse domestiche

A Milano gli anziani sono lasciati soli o a carico dei loro figli per l’assistenza. In Svezia c’è un aiuto domestico: HemHyalp. Fornisce supporto agli anziani a sbrigare le faccende domestiche anche a chi non si può permettere un aiuto.

#10 Mettere i generatori di nebbia

Per consentire a ognuno momenti di intimità con il proprio pezzetto di città.

Nella Stazione Centrale c’è un RITRATTO di Mussolini

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Nel Padiglione Reale della Stazione Centrale si trovano tre opere dipinte da Cascella nel 1931 raffiguranti episodi legati alla famiglia Savoia.

In uno di questi è ritratto l’incontro tra Mussolini e re Vittorio Emanuele dopo la marcia su Roma.

Si trova tra i mosaici alla Piattaforma 20 e ritrae Benito Mussolini nell’atto di dare il via al progetto di costruzione della stazione. Una iconografia coerente con un luogo simbolo della politica fascista e pieno di sue icone. Il viso è semi cancellato come damnatio memoriae, per sconfessare il fondatore del Fascismo.

Questa non è l’unica immagine che ritrae il duce a Milano. Addirittura esiste una statua sul Duomo con il suo volto. 

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Radici – ciclo di cene al mare culturale urbano

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Questo mercoledì, non perderti l’appuntamento mensile del mare culturale urbano con il ciclo di cene Radici, una ricorrenza davvero imperdibile per assaporare la stagionalità dei prodotti in cucina.

Il menù per la serata, che parte dalle 19.30, sarà a cura dello chef Massimo Cemolani e prevederà fettuccine integrali con cavolo spigarello, farinata di ceci, zucca al forno, tempeh all’aceto con cicoria di Chioggia e mele alla cannella con crema di mandorle… non ti sta già venendo l’acquolina?

Il prezzo per il menù a partire da 20 euro, bevande escluse. Mi raccomando: se non vuoi rimanere a bocca asciutta, non dimenticare di prenotare al numero 3318134754.

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Che cosa si potrebbe FARE a Milano in un anno trattenendo i 9/10 delle tasse

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Dopo i risultati del referendum il governatore del Veneto aveva subito proclamato: ora chiederemo a Roma di lasciare in Veneto i nove decimi delle tasse che paghiamo! Sarebbe lo stesso meccanismo che già avviene in Trentino Alto Adige. Abbiamo provato ad immaginare cosa si potrebbe fare se Milano trattenesse i nove decimi delle tasse che paga: per l’area metropolitana sarebbero circa 35 miliardi all’anno.

Che cosa si potrebbe fare in un anno trattenendo i 9/10 delle tasse

#1 10 linee di metropolitane all’anno

Una linea della metropolitana costa tra 2,5 e 3 miliardi di euro. Quindi si potrebbero fare 10 linee della metropolitana all’anno o, se preferite, 285 chilometri di nuova metropolitana (costa 70 milioni al chilometro). Praticamente si potrebbe realizzare una metropolitana che arriva fino a Venezia. O fino a Sankt Moritz.

#2 Far diventare Malpensa il più grande aeroporto del mondo

Altro che Dubai o Singapore. Con 35 miliardi in un solo anno si potrebbe trasformare Malpensa nel più grande aeroporto del mondo, completo di base spaziale per atterraggio Shuttle.
Oppure si potrebbero costruire un centinaio di aeroporti in città (costo medio di realizzazione di un aeroporto: 400 milioni).

#3 Eliminare definitivamente e completamente il problema dell’inquinamento

Con 35 miliardi si potrebbero impiegare delle tecnologie clamorose per rendere l’aria di Milano pura come quella del Cervino.

#4 Si potrebbe costruire un treno hyperloop per collegare Milano a Milano Marittima

Per costruire una linea di hyperloop, il treno superveloce inventato da Elon Musk, ci vogliono circa 57 milioni a chilometro. Con 35 miliardi si potrebbe costruire una linea hyperloop di 357 chilometri per andare in 15 minuti a Milano Marittima. O in Costa Azzurra.

#5 Costruire una laguna con in mezzo un’isola artificiale stile Dubai

Con 14 miliardi Dubai ha costruito The World, una laguna con oltre 300 isole artificiali che riproducono la mappa del mondo. Con i 9/10 di tasse, Milano potrebbe fare di più: oltre alle isole potrebbe realizzare una distesa di mare fino a Pavia.

#6 Si potrebbe regalare una Tesla a ogni cittadino

Il costo base di una Tesla modello S è di 30 mila euro. Con i 35 miliardi si potrebbe regalare una Tesla a un milione di cittadini. Ogni anno.

#7 Si potrebbe fare dei tunnel per passare dalla città da una parte all’altra

Il tunnel del Gottardo in Svizzera (57 km) è costato 7,3 miliardi di euro. Significa che si potrebbero realizzare un tunnel sotterraneo dall’Adda e al Ticino per passare da est a ovest e un altro tunnel da Pavia a Monza, per passare da sud a nord. Oppure si potrebbe fare ogni anno un tunnel di 150 chilometri a piacimento.

#8 Potrebbe diventare 100% autonoma energeticamente mettendo pannelli solari ovunque

In un solo anno Milano potrebbe diventare la prima metropoli al mondo a impatto ambientale zero. Ogni superficie potrebbe diventare un pannello solare per la produzione di energia pulita: strade, tetti, marciapiedi.

#9 Si potrebbe costruire un’intera foresta attorno a Milano

Con 35 miliardi si potrebbe creare un anello verde attorno a Milano, con foresta pluviale e animali esotici.

#10 Potrebbe diventare la città più scenografica al mondo

Si potrebbero costruire una nuova cinecittà, dei generatori di nebbia, dei droni volanti, una rete di mezzi pubblici senza conducente. Si potrebbero comprare Messi, Neymar e i più grandi campioni dell’NBA. Milano potrebbe diventare la città più scenografica del mondo.

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

10 cose irresistibili che ha dovuto fare il milanese invece di andare a votare

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In Veneto si festeggia ancora come pazzi per la vittoria del referendum e presto Zaia si presenterà a Roma forte della stragrande maggioranza di veneti che chiede più autonomia. In Lombardia infuriano le polemiche. Da una parte si sostiene che comunque senza quorum il risultato è valido, dall’altro si sottolinea la scarsa affluenza. In particolare quella dei milanesi: record di astenuti (3 su 4 non hanno votato) e record di no (5,5%). Se il futuro governatore della Regione vorrà procedere con il governo per l’autonomia della Lombardia, il suo “peso elettorale” sarà molto, molto fragile. La domanda che si fanno tutti è: che cosa avevano di così importante da fare i milanesi da non poter andare a votare per l’autonomia? Noi abbiamo trovato dieci possibili alternative irresistibili.

10 cose irresistibili che ha dovuto fare il milanese invece di andare a votare

#1 Curare la comunicazione clienti-fornitori

#2 Trovare una Mobike che appare sul display ma è nascosta dentro un palazzo

#3 Abbuffarsi al Salon du Chocolat

#4 Assistere all’ineluttabile tracollo del Milan

#5 Redigere i vari ordini del giorno della settimana incombente

#6 Approfittare della domenica senza blocco del traffico per inquinare la città

#7 Restare in coda sul lungo lago

#8 Partecipare a un evento a Parigi

#9 Preparare il referendum per Milano città stato

#10 Andare a votare in Veneto

Aperiveg al Palo Alto Cafè

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Se stai cercando una serata per gli amanti della cucina vegan, l’hai trovata, perchè questa sera, al Palo Alto Cafè avrai a disposizione l’aperitivo vegano più ricco di Milano: l’Aperiveg.

Dalle 19.00 alle 22.30, avrai a disposizione il fornitissimo menù della serata che comprende delle raffinate tartine e un’insalata delicata al tofu, una morbida mousse di barbabietole rosse, ma anche verdure fresche, insalate, farro, polpette di spinaci, piatti a base di ceci, cous cous, frutta fresca e molto, molto divertimento.

Ad accompagnare questo straordinario buffet non mancheranno vini vegani e biologici e gli ottimi cocktail del Palo Alto Cafè.

Il costo di tutto questo ambaradan di prelibatezze? Solo 10 euro comprensivo di drink. Direi che per una serata così completa ci sta tutto.

Ah, mi raccomando, se vuoi trovare posto, ti consiglio di prenotare al numero 339 3190062 o di accreditarti scrivendo il tuo nome e quello dei tuoi amici sulla pagina Facebook dell’evento: non vorrai rimanere a bocca asciutta e a pancia vuota, vero?

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Intercettazioni Milano: Giacomo Biraghi e i tre spettri di Milano

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– eccoci qua
– eccoci Giacomo. Ma come sta Milano?
– mah… Io non ho mai visto parlare così bene di Milano e, nello stesso tempo, non sono mai stato così preoccupato
– perchè?

– ma sì, perchè è da 10 anni che pompiamo l’ottimismo sulla città che, anche insieme, facciamo così che chi vuole fare faccia, che cose belle accadono eccetera. Però io vedo tre spettri all’orizzonte. E sono preoccupato
– oddio, quali sono?
– allora, quello principale è il tema della demografia e della domanda. Alla fine qua abbiamo costruito metrò, parchi, a manetta, tra le altre cose, offerta culturali, spazi bum bum bum e non c’è tanta gente che li usa. Sempre meno. Poi le proiezioni ci dicono sempre meno e o ci mettiamo qui ed attraiamo stranieri, ma di più, turisti di più, aziende di più, oppure ste robe non si mantengono
– dobbiamo importare spettatori… poi il secondo?
– Secondo spettro: la scala. Siamo sempre, a me è comodissimo, mi piace che tutto sia piccolino la 90/91, ma è una scala troppo piccola. Le altre città ci stanno facendo il culo, Parigi ragiona alla grande, proprio letteralmente, Mosca sta facendo delle robe incredibili e noi non possiamo rimanere in questi 184km quadri senza mai nessun tipo di progetto lungo. E poi il terzo e ultimo sono i poteri ma su questo entrambi ne sappiamo. E non solo non possiamo avere gli stessi poteri di Caltanissetta che vabbé, ma non avere i poteri che hanno le città fighe: non abbiamo l’educazione, non abbiamo la sanità, non abbiamo la polizia locale. Non possiamo fare leggi, non possiamo fare tributi, insomma, qua queste tre cose vanno messe a posto.

La collezione Lorenzi: il museo dei rasoi più stravaganti del mondo

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In via Montenapoleone 9 c’è un museo poco noto ma unico al mondo. È la collezione Lorenzi dove si trovano molti oggetti stravaganti, tra cui una delle più grandiose collezioni di rasoi da barba provenienti da ogni parte del mondo. Tra gli oggetti più curiosi ci sono rasoi sonori che producono musica al contatto con la pelle e rasoi di personaggi celebri, come quello di D’Annunzio.

Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy

Toulouse-Lautrec. Il mondo fuggevole

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Chi rispecchia la filosofia bohèmien più di Toulouse-Lautrec?

Un pittore che ha fatto delle sue rappresentazioni espressioniste sfuggenti il suo marchio di fabbrica.

Un artista che ha saputo costruire un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, colore e movimento.

Un autore di origine aristocratica, ma testimone della Parigi dei bassifondi e delle case chiuse, il quale ha fatto della pittura alla grafica un elemento distintivo.

Durante la mostra del Palazzo Reale, “Toulouse-Lautrec. Il mondo fuggevole“, potrai ammirare 250 opere dell’artista, tra le quali presenziano 35 dipinti, litografie, acqueforti e la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati dall’artista ‘maledetto’.

Potrai immergerti a trecentosessanta gradi nella filosofia del un artista che ha saputo creare sensazioni ed emozioni anche dove queste, in realtà, nemmeno osavano addentrarsi: direi che per tutto questo, i 12 euro del biglietto sono più che giusti.

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Il non voto di Milano: contro l’autonomia o contro la Lombardia?

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Un referendum accusato di non avere valore può segnare la storia dell’Italia. Sono emersi infatti tre dati significativi che potrebbero assestare uno scossone al futuro del Paese.

#1 La vittoria di Zaia

L’indiscutibile vincitore è Luca Zaia. Ha vinto nei numeri, il 98% dei SI è un risultato pazzesco in una democrazia, ma soprattutto ha vinto prima ancora di giocare. Nell’ostinazione nel pretendere il referendum con le istituzioni nazionale, nella scommessa del quorum obbligatorio, nel coinvolgimento di tutte le forze politiche e nell’indentificarsi come portavoce degli interessi di un popolo.
Maroni non è riuscito a comunicare il referendum nel modo ottimale, privilegiando slogan vuoti a contenuti veri, e ha fallito soprattutto dove Zaia ha trionfato: non è riuscito a incarnare l’identità della comunità e a far percepire i vantaggi per tutti di un’autonomia maggiore. Forse il referendum apre una nuova fase per la leadership del Paese, con l’affermazione di una politica più visionaria e inclusiva rispetto a quella della conservazione dello status quo.  

#2 Il Veneto merita l’autonomia, la Lombardia no

Il messaggio dal Veneto è chiaro: il popolo vuole l’autonomia. Di questo il governo ne dovrà tenere conto e in fretta, se non vuole perdere un’intera regione alle prossime elezioni. Diverso il discorso della Lombardia: è emerso un messaggio contraddittorio. La maggioranza non ha votato e chi non l’ha fatto è stato per motivi diversi.
Quello che forse è emerso con più forza è che i lombardi hanno altre priorità rispetto all’autonomia della loro Regione. C’è chi non ha votato perché si sentiva più parte di una fazione che di una comunità (non ha votato per non dare potere a Maroni o alla lega), chi perché reputava poco utile il referendum e chi semplicemente perché il tema non gli interessava abbastanza.
I veneti in nome dell’autonomia se ne sono fregati di altre questioni. I lombardi in nome di altre questioni se ne sono fregati dell’autonomia. In particolare lo hanno fatto i milanesi.

#3 La questione Milano

Come Milano città stato avevamo preso posizione per il SI, nella convinzione che fosse meglio avere una Milano più forte in uno Stato che funziona meglio. E uno Stato funziona meglio se ha autonomia nelle sue parti. Ma l’autonomia ha senso dove ci sono interessi omogenei e questo accade dove emerge il senso di comunità. In questo senso il Veneto si è guadagnato il diritto all’autonomia, perchè ha dimostrato l’esistenza di un popolo che fa fronte comune per promuovere istanze condivise. In Lombardia questo fronte comune non si è manifestato.
In particolare c’è Milano che fa storia a sé. Si sta dimostrando elezione dopo elezione città diversa dal resto del paese. Non solo: anche dal resto della regione.
Nel referendum di dicembre Milano si era distinta per la vittoria del SI e ora si distingue per il disinteresse verso l’autonomia regionale. Un disinteresse che può essere verso l’autonomia, ma forse il vero disinteresse è per l’altra parola: regionale.
I milanesi non sentono l’appartenenza a un popolo lombardo, anche perchè hanno interessi che sono forse più simili a quelli degli abitanti di Berlino o di Parigi invece che di quelli della Valtellina.

Questi risultati potrebbero pertanto segnalare un messaggio più forte, che potrebbe rivoluzionare l’assetto strutturale della nazione. Il segnale è che sta tramontando lo Stato dei territori uniformi, lo Stato centralista che gestisce forme di autonomia simili tra le diverse Regioni. Forse lo scenario che ci si apre davanti è di uno Stato che deve ripensare la sua organizzazione e ridisegnare le autonomie per aree omogenee. Uno Stato dove dovrebbero coesistere l’autonomia di un intero popolo e un’autonomia di una sola città. Come tra l’altro succede in tanti altri paesi, come in Germania, in Spagna, in Austria, in Svizzera o in Russia.

I due PUGILI sul tetto del Duomo

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Sulla punta superiore del Duomo, tenendo le spalle alla Madonnina, si possono vedere le statue di due pugili. Si tratta di Primo Carnera ed Erminio Spalla.

La scelta è di ispirazione fascista: ritrae infatti due pugili utilizzati nella propaganda del regime. Erminio Spalla fu il primo pugile italiano a conquistare il titolo di Campione europeo, negli anni venti. Primo Carnera, soprannominato “La montagna che cammina” per la sua stazza, fu il primo italiano a conquistare un titolo mondiale di pugilato nel 1933. 

Sul lato opposto ci sono altre statue particolari, tra cui quella che ritrae il volto di Mussolini contornato di ricci, il ritratto di Arturo Toscanini e un’immagine dell’incontro tra Mussolini e Vittorio Emanuele.
Sul Duomo sono anche ritratti una racchetta da tennis e una palla ovale da rugby.

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Il debito pubblico è INGIUSTIZIA sociale

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Elaborazione di Osservamondo su dati Bankitalia
Elaborazione di Osservamondo su dati Bankitalia

2.430.000.000.000 euro. E’ il debito pubblico dello stato italiano. In rapporto al PIL, la ricchezza prodotta dal paese, risulta al 133%. Quest’anno la spesa per gli interessi sul debito sarà attorno ai 55 miliardi di euro, con cui si potrebbero costruire 7 ponti sullo stretto di Messina. E per il futuro si prevede un ulteriore aumento del debito già previsto dalla legge di stabilità.

Il debito pubblico italiano è un problema per diverse ragioni:

#1. Il trend

Dieci anni fa il debito era pari al 100% del PIL. Oggi è superiore al 133%. Tutto questo è accaduto nonostante l’impegno sottoscritto al momento dell’entrata nell’Euro di far rientrare il debito al di sotto del 60% del PIL.
In rapporto al PIL il debito pubblico italiano risulta superiore rispetto a quello che ha portato la Grecia al collasso finanziario (nel 2009 il debito pubblico greco era al 129% sul PIL).

2. L’economia a crescita zero

Per calcolare la sostenibilità del debito pubblico lo si rapporta al PIL che rappresenta la produzione di ricchezza di un paese. In una fase di crescita negativa o vicina allo zero il debito risulta meno gestibile. Dalla crisi del 2008 l’Italia è assieme alla Grecia il paese che in Europa ha ridotto maggiormente il PIL.

3. La richiesta di maggiore flessibilità

Da alcuni mesi si assiste alla trattativa tra il governo italiano e l’Europa per ottenere maggiore flessibilità nel deficit pubblico. Maggiore flessibilità significa chiedere di potersi indebitare ancora di più. Quindi la politica economica italiana resta centrata sulla creazione di debito.

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La creazione di debito pubblico non è solo un problema economico ma è fonte di ingiustizia sociale.

Chi difende la possibilità di indebitarsi dello stato sostiene che l’indebitamento serva per garantire i servizi fondamentali dello stato, come la sicurezza e l’appianamento delle disuguaglianze. In realtà effetto del debito è proprio l’opposto: il debito pubblico riduce la sicurezza dei cittadini e aumenta le disuguaglianze sociali.

il debito pubblico riduce la sicurezza dei cittadini e aumenta le disuguaglianze sociali.

Tanto maggiore è il debito dello stato più a rischio sono i cittadini: uno stato indebitato è il pericolo più grande per il patrimonio degli individui.
Di questo si possono portare due dimostrazioni, una storica e una contingente.
La prova storica è ciò che è accaduto nei paesi che sono andati in collasso finanziario: alla fine chi ha pagato sono stati i risparmiatori. La dimostrazione contingente è che quando si parla di debito pubblico, per provare la sua sostenibilità si porta il dato dei risparmi privati. Il debito pubblico viene considerato sostenibile sulla base dei risparmi dei cittadini: è già previsto implicitamente nel calcolo del debito pubblico che lo stato per ripagare il proprio debito possa disporre della ricchezza dei cittadini.

è già previsto implicitamente nel calcolo del debito pubblico che lo stato per ripagare il proprio debito possa disporre della ricchezza DEI CITTADINI.

Ma uno stato indebitato non mette a rischio solo la sicurezza dei cittadini: è anche fonte di disuguaglianza sociale.
Il meccanismo stesso dell’indebitamento è un’ingiustizia: nel presente si vive con i soldi che verranno pagati dalle generazioni future.
Si spendono soldi dei propri figli o nipoti per garantirsi una qualità di vita superiore. Questo determina un’ingiustizia tra le generazioni: chi verrà dopo si ritroverà un debito contratto da chi lo ha preceduto.
Ma oltre all’ingiustizia differita nel tempo ce n’è anche una già presente nel momento in cui si pagano gli interessi: all’aumentare del debito aumenta la quota di budget dello stato che viene destinata al pagamento degli interessi. Ma chi riceve i soldi degli interessi?
Si tratta di risparmiatori, ossia di persone o istituzioni che ricevono soldi non per un principio di redistribuzione o di equità sociale, ma perché sono possessori di titoli di stato. In questo caso le tasse dei contribuenti finiscono in misura crescente a chi possiede soldi  (tanto da poterli risparmiare) rispetto a chi non li ha, tradendo in questo modo il principio di redistribuzione delle risorse.

ALL’AUMENTARE DEL DEBITO AUMENTA LA QUOTA DI BUDGET CHE LO STATO DESTINA AL PAGAMENTO DEGLI INTERESSI. SI TRATTA DI persone E istituzioni che ricevono soldi non per un principio di redistribuzione o di equità sociale, ma perché sono possessori di titoli di stato.

Questo meccanismo distorsivo del debito è ancora più grande se si considera nel debito dello stato non solo il debito pubblico ma anche quello delle pensioni future. Sarebbe corretto inserirle anche loro nel computo del debito perché queste sono già stabilite nel loro ammontare e sono indipendenti dal PIL, mentre invece risentono del PIL i contributi che dovranno essere pagati per finanziare tali pensioni.
Questo significa che in caso di calo consistente nel PIL, la spesa per pensioni rimarrebbe costante mentre calerebbero i contributi versati, accentuando ulteriormente non solo il rischio di sistema ma anche l’ingiustizia generazionale.
La dimostrazione degli effetti dell’indebitamento dello stato sulla redistribuzione delle risorse lo si vede in questa tabella che valuta l’indice GINI che misura la disuguaglianza sociale negli stati.

indicegini
Come si può vedere nella tabella nel 1990 l’Italia era a 0,40 risultando il paese con meno disuguaglianza economica tra le economie considerate. In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali.

Pertanto chi sostiene la necessità di aumentare la flessibilità, ossia di aumentare il disavanzo pubblico, mette a rischio il patrimonio dei contribuenti e soprattutto favorisce ancora di più i ricchi di oggi rispetto ai poveri di domani.

ANDREA ZOPPOLATO

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Perchè sì (nonostante tutto)

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Italia_Cittadini
Italia_Cittadini

A differenza di molti che promuovono il sì o l’astensione (soprattutto col loro silenzio), noi di Milano città stato non agiamo per interessi di partito: l’unica parte a cui apparteniamo e’ quella di chi vuole una Milano più forte in uno Stato che funziona meglio.

Anche se questo referendum ha molti limiti, non andare a votare significa dire addio a qualunque forma di maggiore autonomia in Lombardia.

Significa preferire che competenze che riguardano la nostra vita come lavoro, istruzione, ambiente e salute, sul nostro territorio siano gestite più da Roma che da Milano.

Significa che per pigrizia, per superficialità o per pregiudizio ideologico ci si mette dalla parte di chi si lamenta e non fa nulla, invece che provare a migliorare le cose. Anche esercitando l’unico diritto che abbiamo di far valere il nostro potere: il voto.

LET’S (play) The Beatles

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Forse sono l’unica al mondo, ma quando ho ascoltato “Yesterday” per la prima volta sono scoppiata a piangere per diversi minuti.

Ero inconsolabile, non la smettevo di sgorgare lacrimoni grandi come una noce.

Non per niente è stato uno dei primi brani che ho imparato a suonare con la chitarra.

Ma i Beatles mi hanno regalato emozioni anche con “I want to hold your hand“, “Penny Lane” e “Because“.

Se anche tu sei appassionato quanto me di questa band britannica che ha fatto la storia del rock inglese (e non solo), ti consiglio di fare un salto al LET’S, questo venerdì, perchè dalle 19.30 in poi potrai ascoltare i Nowhere Boys, la band tributo che ha fatto delle note squillanti dei Beatles la sua filosofia di vita.

Ma non è tutto: mentre ti lascerai cullare dai ricordi che questi meravigliosi brani suscitano (magari anche battendo il piede a ritmo), potrai gustare un drink compreso nel prezzo dell’entrata, 10 euro. 

Se, invece, sei uno che la musica la deve assaporare a pancia piena, potrai anche fare un aperitivo biologico con tanto di drink a 15 euro.

Insomma: c’è la musica, ci sono ottimi drink e volendo c’è anche aperitivo… una serata perfetta.

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La verità non detta del referendum: la vittoria del SI sarebbe un bene per l’Italia

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Sono soldi che si potevano spendere meglio? Può darsi. E’ un referendum inutile? Teoricamente sì, perché non ha effetti legali. Queste due obiezioni sono delle ipotesi, mentre esiste una certezza: se il referendum dovesse fallirela Lombardia non avrà un’autonomia maggiore rispetto a quella di adesso.
Quindi la vera domanda del referendum è: serve davvero una Lombardia più autonoma? E, soprattutto, serve solo a chi vive nella regione oppure è utile anche al resto del Paese?

serve davvero una Lombardia più autonoma? E, soprattutto, serve solo a chi vive nella regione oppure è utile anche al resto del Paese?

Il vero motivo della campagna di denigrazione o di silenziamento del referendum è questo: il pensiero diffuso che una Lombardia autonoma possa recare danno al resto del Paese. Eppure, in realtà, così non è. Anzi, i maggiori benefici di una Lombardia più autonoma sarebbero proprio per l’Italia.
Basta prendere a riferimento quello che succede in altri Paesi, in particolare con la diffusione delle città stato e di aree ad alta autonomia interne agli stati sovrani, per fare questa scoperta: l’autonomia è la migliore medicina per risolvere i maggiori problemi nazionali.

L’autonomia locale è il principale strumento per la soluzione dei problemi nazionali

Le città stato sono un centro di innovazione. Spesso si orientano verso la ricerca di soluzioni ai problemi principali degli stati a cui appartengono. Una delle finalità di San Pietroburgo, ad esempio, è di sperimentare sul territorio delle politiche che possano essere poi estese, in caso di successo, al resto della nazione: in particolare sono le iniziative di tipo ambientale a fare da apripista in uno Stato in cui il problema dell’inquinamento delle grandi aree urbane si fa sentire. Hong Kong ha contribuito al rinnovamento della burocrazia e del sistema economico della Cina, in Germania Berlino rappresenta il polo di attrazione per un pubblico internazionale interessato alle aree metropolitane e Amburgo si pone all’avanguardia mondiale per le politiche green, mentre le leggi speciali applicate a Parigi rispondono all’esigenza di rendere la città più appetibile rispetto agli standard nazionali.
Il caso forse più evidente di centro di innovazione è Singapore che con il progetto Smart Nation sta facendo da guida per un rinnovamento radicale di altri Paesi: Cina e India stanno creando delle aree in cui testare le politiche d’avanguardia della città stato del sud est asiatico.
Questi esempi mostrano che sperimentare delle iniziative su base locale è il modo migliore per poi estenderle su scala nazionale, in modo da risolvere i problemi del Paese. E se si prende il caso dell’Italia di problemi da risolvere c’è l’imbarazzo della scelta.

Un Paese molto problematico (alcuni dati in pillole)

#1 Libertà economica: l’Italia è in ottantesima posizione, dietro a Madagascar e Arabia Saudita. Secondo l’Heritage Foundation l’Italia non si può definire un paese economicamente libero. (1)
#2 Debito pubblico: Dal 2000 al 2014 il debito pubblico italiano è aumentato in termini assoluti di 900 miliardi, in termini relativi negli ultimi otto anni è passato dal 100% al 135% del prodotto interno lordo. Questo è accaduto nonostante nello stesso periodo lo Stato abbia incassato oltre il 36,1% di tributi in più. (2)
#3 Ricchezza prodotta: Se si analizza il tasso di crescita annuale del PIL tra tutti i paesi occidentali, dal 2008 al 2015 l’Italia è risultata per 5 volte all’ultimo posto e per le restanti 2 volte al penultimo posto. (3)
#4 Attrattività: Dall’Italia ogni anno si trasferisce all’esterno un numero di italiani equivalente a una città come Brescia. Secondo il Global Talent Competitiveness Index (GTCI) del 2016, l’Italia per capacità di attrarre talenti dal resto del mondo si colloca in 41esima posizione su 50 paesi considerati, in calo di 5 posizioni rispetto al 2015. (4)
#5 Giustizia: l’Italia è prima al mondo nella durata dei processi. Per arrivare alla sentenza definitiva passano in media 2.866 giorni, significa che ci vogliono 8 anni per arrivare alla conclusione di un processo civile (la media nel mondo è inferiore ai 2 anni). (5)
#6 Corruzione: nell’indice di corruzione, l’Italia risulta al trentesimo posto su trentadue paesi considerati. (6) Nove delle dieci aree con i più alti indici di corruzione in Italia appartengono al settore pubblico. (7)
#7 Disuguaglianza sociale: tra le economie più sviluppate l’Italia risulta il paese con la maggiore disuguaglianza nella distribuzione del reddito, preceduta solo dalla Gran Bretagna.(8) Un quarto della spesa sociale in Italia va al 40% più ricco e solo il 19% delle risorse destinate al Welfare vengono destinate alla riduzione della povertà, dato che pone l’Italia al terz’ultimo posto in Europa. Nel 1990 l’Italia risultava il paese con meno disuguaglianza economica tra le economie più sviluppate. In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali. (9)

L’autonomia della Lombardia è una delle ultime occasioni per rilanciare l’Italia

In un’Italia che presenta una grande quantità di problemi la cui soluzione è ostacolata da resistenze e automatismi invalicabili, è strategico poter contare su un luogo d’avanguardia dove sperimentare innovazione sociale. Come dimostra la proliferazione di aree autonome negli stati, è più agevole estendere delle soluzioni che si sono dimostrate efficaci su scala locale, piuttosto che azzardare sull’intera nazione tentativi non comprovati dai fatti.
Milano sarebbe l’ideale per poter applicare su scala locale delle iniziative di riforma strutturale. In mancanza dell’autonomia di Milano, il piano B potrebbe comunque essere quello che sia la Lombardia a fungere da laboratorio per orientarsi verso i principali problemi del Paese. In fondo già accade per alcuni settori: la sanità lombarda, ad esempio, grazie all’autonomia è un fattore di innovazione preso a riferimento da tutta Italia. Incrementare le aree di autonomia, immaginando di poter giungere a uno statuto speciale simile a quello del Trentino Alto Adige, è la premessa per introdurre un nuovo sistema capace di fornire soluzioni radicalmente innovative ai problemi più gravi del nostro Paese. 
La Lombardia potrebbe così rappresentare per l’Italia quello che Hong Kong sta facendo per la Cina o Singapore per le economie dell’Asia. O quello che la stessa Lombardia sta facendo per il sistema sanitario nazionale che risulta oggi uno dei migliori al mondo.

La Lombardia potrebbe rappresentare per l’Italia quello che Hong Kong sta facendo per la Cina o Singapore per le economie dell’Asia.

E’ chi non va a votare che butta i soldi e che rende inutile il referendum

Ok, si poteva agire su Roma senza dover fare il referendum. Ok, c’è una parte politica che si sta battendo più degli altri. Ok, l’ideale sarebbe ottenere più autonomia per Milano più che per l’intera regione.
Però quello che è certo è che:
1. Nei paesi più avanzati l’autonomia locale sta diventando il migliore strumento per risolvere problemi nazionali (e noi di problemi ne abbiamo troppi)
2. Se il referendum fallisce diremo addio a qualunque forma di autonomia maggiore rispetto a quella attuale (preferendo così che competenze come istruzione, sanità, ambiente o lavoro siano gestite sul nostro territorio più da Roma che da Milano)

Per questo quelli del referendum sono soldi che vengono buttati solo da chi non va a votare. Perchè in ballo ci sono infinitamente più soldi di quelli spesi per il referendum: i soldi che verranno buttati se si mantiene il sistema attuale.
E a allo stesso modo è chi non va a votare che rende inutile questo referendum: inutile perchè se il referendum fallisce tutto rimane uguale. E il no che direbbe la Lombardia sarebbe il no ad assumersi la responsabilità di contribuire a risolvere i problemi del Paese.
Ognuno di noi ha un’opportunità storica, quella di superare la pigrizia fisica e mentale, per esprimere col voto un gesto di responsabilità. Un gesto di cui solo chi andrà a votare avrà il diritto di chiedere conto ai futuri governanti, della Lombardia e dell’Italia.

(1) Fonte: www.heritage.org/index/ranking
(2) Fonte: Istat
(3) Fonte: http://data.worldbank.org
(4) Fonte: Global Talent Competitiveness Index (GTCI) del 2016
(5) Fonte: OCSE
(6) Fonte: Fondazione HUME su dati Commissione Europea
(7) % di diffusione della corruzione in Italia: 1.Partiti politici (68,3%), 2. Politici (63,2%), 3. Funzionari appalti pubblici (55,3%), 4. Funzionari permessi edilizi (54,1%), 5. Funzionari licenze commerciali (44,3%), 6. Ispettori (44,2%), 7. Sistema sanitario (44,1%), 8. Banche ed istituzioni finanziarie (40,3%), 9. Autorità fiscali (35,4%), 10. Polizia e funzionari doganali (33,0%). Fonte: Fondazione Hume su dati Commissione Europea
(8) Fonte: OCSE (Indice GINI calcolato sulle economie di Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Finlandia, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi)
(9) Fonte: Eurostat

Misteri e delitti efferati di Milano

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Hai mai sentito le storie inquietanti che si raccontano su Piazza Sant’Ambrogio?

E la leggenda del palazzo della “colonna infame” che citava anche il Manzoni?

E conosci le pinacoteche che proprio qui a Milano si credono “infestate”?

Questo giovedì potrai scoprire tutte queste storie sinistre grazie al tour “Misteri e delitti efferati a Milano”, per gli amanti degli horror, ma in un certo senso anche dell’arte.

Questa passeggiata notturna, che partirà dalle ore 18.00 in piazza Sant’Ambrogio, sarà composta da otto tappe, una più terrificante dell’altra, nel centro storico cittadino, totalmente in esterno: tra fantasmi infestanti, delitti efferati ai piedi della Madonnina e tanto altro, passerai due ore immerso nella storia mai raccontata della città meneghina.

Se vuoi partecipare a questa visita mozzafiato, puoi prenotarti (mi raccomando: è obbligatorio) all’indirizzo percorsi.arte.funeraria@gmail.comil costo della visita guidata è 10 euro e, credimi, li vale tutti.

Fossi in te, non mi perderei un’occasione così ghiotta di conoscere tutti quegli aneddoti che i professori di storia dell’arte non hanno mai avuto il coraggio di raccontarti… ma io sono un pochino fissata.

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