Fondata nel 1920 la sua prima sede era ai Bastioni di Porta Venezia. Era la fiera Campionaria, “vetrina economica d’Europa”. Successivamente fu aperta la nuova sede in Piazza Giulio Cesare dove rimase fino alla sua chiusura.
Nel corso dei decenni mostrò la trasformazione dell’Italia in potenza industriale, raggiungendo l’apice negli anni del boom economico, tra gli anni cinquanta e sessanta.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Arriva la festa di San Patrizio e subito tutto si fa più verde… proprio come l’Irlanda.
Hai presente com’è questo paese?
I suoi prati così rasserenanti ed estesi cullano la tua immaginazione e la tua tranquillità verso orizzonti magici, intervallati da gruppetti di candidi puntini bianchi, le morbide pecorelle.
Le sue leggende sul Piccolo Popolo ti riportano con la mente a quell’età in cui credevi che esistessero fate, gnomi e… leprecauni.
Eh beh, ormai i leprecauni sono celebrità, soprattutto nel giorno di San Patrizio: tutti conoscono questo folletto dai capelli e dalla barba rossa vestito completamente di verde a guardia della sua pentola d’oro.
Originariamente, però, (e gli irlandesi che festeggiano il San Patrizio originale lo sanno) erano folletti malvagi. Con il tempo, invece, la loro fama si è mutata e sono diventati il simbolo del paese del quadrifoglio… e di questa festa.
E, come dicevo all’inizi, finalmente è arrivato il giorno di San Patrizio, durante il quale si è autorizzati a sbocciare come pazzi furiosi: d’altronde, uno dei principali simboli irlandesi è proprio la birra.
E ovviamente, non mi tiro indietro nel segnalarti un evento degno di questa ricorrenza: lo Spirit of Irelanddello Spirit de Milano, tre giorni completamente dedicati all’Irlanda che partiranno questo venerdì alle 18.30.
Potrai gustare dell’ottima birra, ascoltare bella musica e ballare danze tipiche irlandesi.
Quindi bando agli indugi: ci vediamo allo Spirit de Milan, tanto l’ingresso cosa solo 15 euro, compresa la consumazione. Cosa vuoi di più?
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Ormai lo sappiamo: l’East Market Diner ci regala sempre dei fine settimana intriganti, interessanti e, soprattutto, gustosi.
Questo giovedì, per esempio, se hai voglia di una cena diversa, stuzzicante e colorata o, più semplicemente, se ami la cucina giamaicana, oppure, ancora, sei solo curioso di provare sapori nuovi, quello che devi fare è proprio venire all’East Market Diner.
Perchè? Perchè fino a sabato potrai godere delle leccornie previste per la Jamaican Week, tre giorni dedicati al cibo giamaicano e ai suoi freschissimi ingredienti.
A partire dalle 18.00, si andrà di cibo giamaicano: potrai assaggiare il jerk chicken, pollo fritto marinato in spezie caraibiche servito con salsa jerk piccante, i jerk burger e la nuovissima jerk bowl con base di riso e verdure con jerk chicken accompagnata dalle croccantissime chips di platano.
Ma non c’è buon cibo senza buon bere… e l’East Market Diner lo sa bene, per questo ti proporrà il tutto accompagnato da Cocktail Caraibici e birra Brooklyn Breewery.
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La Borsa di Milano nacque nel 1808 e dall’inizio del novecento si affermò come principale borsa italiana.
Nel 1932 fu inaugurata la nuova sede, Palazzo Mezzanotte e Mussolini decise di fare demolire gli edifici che opprimevano la sua facciata, dando così vita all’attuale Piazza degli Affari.
Palazzo Mezzanotte ospitava gli agenti di cambio che ai tempi della borsa gridata chiamavano le azioni attraverso segnali con le mani, come un saluto militare per le Generali, il movimento di un volante per le Fiat o le corna per le azioni Toro.
Dal 1992 Milano è diventata la Borsa d’Italia, con la chiusura di tutte le altre borse locali e dal 1998 le grida degli agenti di cambio sono state sostituite dalla borsa telematica. Da allora unico segno rimasto nella piazza è il dito medio alzato della scultura L.O.V.E. di Cattelan.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Beh, se sei un pugliese, un campano, un calabrese o comunque un fuori sede del sud, sai benissimo cosa significa.
Il pacco da giù non rappresenta solo la salvezza del tuo stomaco, ma è soprattutto portatore di quella sensazione che ti fa sentire un po’ a casa tua, anche se sei materialmente lontano.
E la Salumeria del Design lo sa bene e questo giovedì si rivolge a tutti i calabresi fuori sede.
Eh sì, perchè vuole farti tornare (almeno in senso figurato) alla tua amata terra proponendoti l’aperitivo calabrese più autentico che ci sia, che partirà alle 17.30 spaccate.
Sto parlando, appunto, della serata “Il Pacco da Giù“, all’insegna di cibo selezionato proveniente direttamente dalla Calabria.
Durante l’aperitivo buffet potrai gustare il famosissimo n’duja, ma anche la spianata, il caciocavallo, della salsiccia fresca, gli scarafuagli, la rosa marina, il Cirò e tante altre specialità dal profondo sud, che potrai avere a soli 10 euro con tanto di calice di vino o birra.
Ma non è finita: se anche tu sei calabrese e hai appena ricevuto un pacco dalla tua famiglia, porta qualcosa da condividere.
Dopotutto, chi non mangia in compagnia… di certo non è del Sud.
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Nel 2018 compiono un anno di Borsa. Vediamo come si sono comportate e quali sono le prospettive per il futuro.
5 aziende quotate in Borsa nell’ultimo anno: come si sono comportate e quali sono le prospettive per il futuro
#1 Equita Group: una lunga tradizione di investment banking indipendente
Equita Group, istituzione italiana indipendente con una consolidata presenza sui mercati dei capitali, ha fatto il suo debutto a Piazza Affari (Aim Italia) il 23 novembre 2017. Il titolo della banca d’investimento si è presentato sul listino milanese con un guadagno di circa 7 punti percentuali nel primo giorno di contrattazioni (dal debutto ad oggi +4.40%) ma da allora il titolo non ha più brillato e continua a sostare al di sotto del prezzo raggiunto al primo giorno di contrattazioni. Titolo da cassettista.
Alcuni dei principali punti di forza di Equita Grp sono la riconosciuta specializzazione sui mercati dei capitali italiani ed internazionali ed un modello di business diversificato. Inoltre il gruppo è considerato una leadership sul mercato di competenza grazie ad un ottimo posizionamento nei principali servizi di investment banking (unico player indipendente in Italia per prodotti e servizi di investment banking).
Le principali strategie del gruppo (prospettive di crescita) sono quelle di rafforzare il proprio posizionamento come leading player indipendente; mantenere il focus di tutte le business line sul mercato delle Mid e Small Cap italiane e aumentare le opportunità di cross-selling attraverso una intensificazione della collaborazione con le business line “Investment Banking” e “Alternative Asset Management”.
#2 Indel B Group: refrigerio a portata di mano
Indel B, società quotata al segmento MTA di Borsa Italiana, ha fatto il suo esordio sul listino di Milano il 19 maggio 2017. Il Gruppo opera a livello mondiale nel settore della refrigerazione mobile applicabile ai comparti Automotive, Tempo libero e della refrigerazione per il mercato Hospitality. Dal debutto ad oggi il titolo si è comportato bene mettendo a segno un progresso di circa 29 punti percentuali (lo scorso 11 gennaio ha toccato nuovi massimi storici a 37.50 euro).
I principali punti di forza del Gruppo Indel B sono il posizionamento consolidato nei segmenti OEM (rappresenta il 53.2% dei ricavi) e AM attraverso collaborazioni con alcuni dei principali operatori del settore ed un’ampia diversificazione geografica (mercati strategici). Inoltre il gruppo può contare di un’elevata generazione di flussi di cassa e nel corso degli ultimi anni Indel B è riuscito a penetrare in mercati ad alta potenzialità di crescita. In termini di diversificazione geografica, il gruppo ha conseguito (esercizio 2016) la maggior parte delle vendite di prodotti in Europa, pari a circa l’83,1% dei ricavi (di cui il 25,8% in Italia). Il gruppo ha realizzato vendite significative anche in Nord America (circa il 10,9%).
Per quanto riguarda il trend di crescita anche nel corso del primo semestre 2017 il Gruppo ha confermato il positivo andamento di crescita dei ricavi. Il buon andamento ha riguardato quasi tutti i segmenti di mercato, in particolare Automotive, Hospitality e Leisure time, mentre Cooling Appliances ha registrato una flessione del 18% legata al comparto Home. Inoltre lo scorso 30 gennaio Indel B ha reso noto l’ingresso di Shanghai Junzhi Enterprise Management (società di marketing strategico in Cina) nel capitale di Guangdong Indel B Enterprice con una quota dell’8%. L’ingresso nel capitale di Guangdong Indel B da parte di Shanghai Junzhi Enterprise Management ha una valenza altamente strategica per il mercato cinese. Questa operazione permetterà al gruppo di inserirsi maggiormente in un mercato in continua espansione con l’obiettivo di diventare leader di settore nel Paese.
#3 Tps Group: sulle ali della crescita
Il 29 marzo 2017 fa il suo esordio Tps Group, holding operativa del Gruppo TPS leader nel settore dei servizi tecnici e di ingegneria in campo aeronautico. Dopo un esordio brillante, il titolo ha invertito la rotta spingendosi fino agli attuali 4.56 euro, cedendo così dal debutto circa 20 punti percentuali .
TPS Group intende continuare il percorso di crescita organica intrapreso nel 2017 raggiungendo importanti obiettivi e si prevede una chiusura dell’esercizio 2017 con ricavi consolidati in crescita di circa il 30% (il 16 marzo si riunirà il cda per l’approvazione dell’esercizio 2017). Presto verrà completata anche la produzione di barelle per l’utilizzo aeronautico e finalizzando la produzione di 3 kit per l’utilizzo del modello di elicottero AW119. Il gruppo ha come obiettivo di accrescere il set di servizi offerti in questo specifico settore industriale ed avviare attività in Paesi strategici come gli Usa, Turchia e Medio Oriente; inoltre non sono da escludere partnership o possibili acquisizioni di società italiane o estere, dotate di esperienza e professionalità e operanti in aree di business similari a quelle del Gruppo ma specializzate in differenti settori industriali, sviluppi dell’area di business Design and Production Parts & Components ed implementazione della produzione di componenti in metallo attraverso tecnologia di stampa 3D.
Uno dei fattori chiave di successo del Gruppo TPS è l’alto livello di personale specializzato in sistemi informatici all’avanguardia elaborati internamente dal dipartimento research & development che ha creato la piattaforma informatica denominata “TPS LSA Management Tool”. Altra chiave di successo è il posizionamento competitivo (unico gruppo sul mercato italiano dei servizi tecnici in campo aeronautico ed elicotteristico); inoltre il Gruppo TPS ha sviluppato negli ultimi anni un profondo know-how e l’efficiente sistema di distribuzione dei carichi di lavoro ha consentito una riduzione dei costi interni, una maggiore competitività sul mercato.
#4 Spaxs: blank check company
Spaxs, Special Purpose Acquisition Company con l’obiettivo di realizzare un investimento per l’integrazione e la successiva capitalizzazione di una o più società del settore bancario e/o finanziario in Italia, ha fatto il suo debutto a Piazza Affari (Aim Italia) il 01 febbraio 2017 con un progresso di circa 4 punti percentuali.
La Società è stata costituita in data 20 dicembre 2017 e non ha una storia operativa pregressa ma il principale scopo sarà la creazione di un operatore italiano nel settore bancario e/o finanziario che sia attivo principalmente nel mercato dei non-performing loans, tramite l’acquisizione di sofferenze garantite e non garantite e nella prestazione di servizi bancari e/o finanziari nei confronti della clientela imprese soprattutto “Mid Corporate”. La società, così come dichiarato dall’ex Ministro Italiano per lo Sviluppo Economico Corrado Passera (amministratore delegato di Spaxs), a breve acquisirà una piccola banca per fondersi con essa e farla crescere. Sotto la lente ci sono una o più società italiane di piccole-medie dimensioni non quotate che operano nel mercato bancario e/o nei servizi finanziari.
I punti chiave della società sono i fattori legati ai promotori di alta professionalità e competenza; il settore di investimento (i settori bancario e dei servizi finanziari subiranno un cambiamento legato a una evoluzione più veloce e profonda del previsto. Nei prossimi anni infatti saranno avvantaggiati gli operatori bancari e non bancari che sapranno sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie platform banking) e l’investimento in Spac offre dei vantaggi poiché può essere considerato un investimento a basso rischio (alternativa ai fondi di private equity, più flessibile di questi ultimi in quanto permette all’investitore di liquidare la posizione in qualsiasi momento). Lo scenario è fertile per lo sviluppo delle SPAC già diffuse da diversi anni negli Usa poiché sono considerati come veicolo di risorse finanziarie per accrescere la dimensione delle imprese.
#5 Digital360: soluzioni digitali
Esordio (13 giugno 2017; Aim Italia boom per Digital360 che fece registrare un progresso di circa 24 punti percentuali. Purtroppo dopo un avvio entusiasmante il titolo ha invertito la rotta ed in circa 9 mesi ha lasciato sul terreno di Piazza Affari il 17.5%. Digital360, attraverso ICT&Strategy, gestisce il più grande network in Italia di testate, portali, app ed eventi dedicati alla Trasformazione Digitale e all’Innovazione Imprenditoriale.
Nel corso dei primi sei mesi del 2017 il Gruppo, oltre ad aver finalizzato il processo di quotazione all’AIM Italia, ha proseguito il proprio piano di investimenti per lo sviluppo di nuove piattaforme tecnologiche, nuovi portali ed il lancio di nuove practice di Advisory. Le prospettive di crescita della società sono interessanti, sono in cantiere alcune operazioni strategiche di cui una è avvenuta lo scorso 6 marzo con l’acquisizione di una quota pari al 51% di IQ Consulting S.r.l. (“IQC”), spin-off accademica attiva nel campo dell’Industria 4.0 e del Supply Chain Management (il prezzo inclusivo della PFN è stato fissato in 400 mila euro e sarà integralmente corrisposto alla data del closing). Grazie a questa operazione la società punta a rafforzare le competenze in uno degli ambiti di maggior interesse per la trasformazione digitale delle imprese italiane ed inoltre si verrà a creare un pool unico di competenze interdisciplinari integrate negli ambiti della Supply Chain, dell’ICT, della Cyber Security e della Business Model Innovation a livello europeo. Lo scorso 28 febbraio il Consiglio di Amministrazione di Digital360 ha deliberato di sottoporre all’approvazione dell’Assemblea la proposta di un adc per un ammontare massimo pari a Euro 5.000.000 ed entro un periodo di cinque anni dalla data della delibera della Delega.
Elementi distintivi del Gruppo sono l’esperienza e credibilità nel mondo dell’innovazione digitale in Italia (settore in forte crescita nei prossimi anni), la trasformazione digitale dei canali tradizionali B2B di comunicazione, eventi, lead generation e consulenza e modello organizzativo scalabile – sia in modo organico che per acquisizioni – e in grado di garantire economie di scale.
PASQUALE FERRARO
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La prima sede dell’OVRA, la polizia segreta fascista, venne aperta a Milano in via dell’Orsola, mascherata dall’insegna di una inesistente società vinicola meridionale. L’OVRA aveva il compito di schedare e vigilare su tutti i potenziali nemici dello stato fascista. Nei primi tre anni vengono giudicate per antifascismo 5046 persone. Tra il 1931 e il 1938 ci furono oltre 33 milioni di segnalazioni che portarono all’arresto 580mila persone e 13 mila al confino.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Dopo la fondazione del Partito Comunista italiano e l’invito della Terza Internazionale a un quotidiano in Italia, Antonio Gramsci il 12 febbraio 1924 fondò in via Settala l’Unità, il “quotidiano dei lavoratori”. Così il suo fondatore motiva la scelta del nome: “L’unità a cui noi facciamo appello non è un richiamo di ordine sentimentale o decorativo, ma strumento idoneo per la lotta del proletariato, e alla base di una concezione politica ben definita”. Il giornale viene soppresso dopo il fallito attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 ma prosegue in clandestinità fino al 1942. Nel settembre del 1945 venne organizzata la prima Festa dell’Unità a Mariano Comense, perché Milano era ancora in rovina. Successivamente la sede dell’Unità venne spostata a Roma.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Forse perchè riescono a vedere sempre un po’ più in là e a proporre, in questo modo, degli appuntamenti sempre interessanti?
Forse perchè dicono che i cambiamenti siano necessari e, come veri e propri visionari, riescono a individuare quelli giusti per offrire delle serate top?
Qualunque sia il motivo, questi Visionari avevano bisogno di una casa accogliente per raccogliere le loro idee e le loro intuizioni.
Così, hanno istituito il mercoledì sera con ingresso gratuito all’Apollo Club, che ogni settimana li accoglie a porte aperte per condividere con i milanesi tutte le visioni che sono sbocciate durante la settimana, come un vero e proprio giardino.
Tra esposizioni artistiche e live painting, yoga exhibitions e videomapping, fino ad arrivare al mitico dj set della crew che comprende Etna, DADA, Groove Squared e Restless, ballerai e dimenticherai ogni tuo problema, entrando nell’ottica di questi creativi Visionari.
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Fare della buona fotografia non significa sono auto-proclamarsi “fotografi” o, peggio ancora, “fotografi professionisti” solo per il fatto di essersi fatti regalare o essersi comprati una Nikon o una Canon.
Allo stesso modo, essere fotomodelli o modelli professionisti non significa aver posato una volta durante un pomeriggio di sole per l’amico che vuole farsi “il portfolio”.
La fotografia vera è altra e per capire di cosa sto parlando potrai visitare la MIA Photo Fair, la fiera internazionale dedicata alla fotografia d’arte in Italia.
Per quest’occasione, fotografi professionisti (per davvero, però) da tutto il mondo esporranno i loro lavori: tra presentazioni editoriali, mostre e conferenze, potrai immergerti nel mondo della fotografia d’autore e assaporarne tutte le sottili sfumature.
Quindi, ti do appuntamento al The Mall di Piazza Lina Bo Bardi 1: questo lunedì è l’ultimo giorno e, se fossi in te, non mi farei scappare un’occasione del genere e andrei subito a comprare il biglietto a 16 euro.
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Nel 1782 il vasto territorio prettamente agricolo formato da cascine e borghi che circondava Milano, oltre la cerchia dei bastioni spagnoli, fu organizzato in un unico Comune autonomo, detto “dei Corpi Santi“. Ne risultò un comune a forma di ciambella, dove il “buco” era Milano.
La strana storia del Comune che CIRCONDAVA Milano
Un nome da cimitero
Questo ente territoriale fu da subito dotato di propri deputati dell’estimo, dell’imperial regio cancelliere delegato, di un esattore e naturalmente di un sindaco e sei consoli. Venne parificato a tutti gli altri comuni foresi, tanto in campo fiscale che in materia di fazioni militari. Il nome, secondo una tradizione tra le più seguite, deriverebbe dal fatto che era usanza, fin dai tempi dell’affermarsi del cristianesimo, di seppellire i corpi dei martiri cristiani fuori le mura cittadine. Anche altri comuni lombardi avevano, fuori le proprie mura, un comune detto dei Corpi Santi: era ad esempio il caso di Pavia, di Como, di Cremona.
Napoleone contro i Corpi Santi
L’arrivo delle armate rivoluzionarie francesi (che entrano in città il 14 maggio 1796) segnò il tentativo di annettere questo comune suburbano a Milano. A tal proposito fu promulgata la Legge 2 nevoso anno VI repubblicano (22 dicembre 1797) per l’aggregazione dei Corpi Santi alle municipalità del comune di Milano, in esecuzione della legge del 29 frimale anno VI. L’articolo IV sancì la soppressione della dizione Corpi Santi, da sostituirsi con la dizione Circondari esterni del comune di Milano. La legge conteneva una lista davvero infinita di cascine e borghi che venivano assegnati, a seconda di dove si trovassero, ad ognuno degli 8 rioni cittadini. Tuttavia il processo aggregativo non fece mai in tempo ad andare concretamente in porto, e con il ritorno definitivo degli Austriaci (1814) i due Comuni tornarono ad essere (meglio si direbbe rimasero) separati.
Il tentativo del Sindaco di ingrandire Milano
Nel 1860, sull’onda di una medesima richiesta fatta dalla città di Pavia, Milano, per bocca del suo sindaco, Antonio Beretta, aveva fatto domanda di un congruo aumento del proprio territorio giurisdizionale, poiché moltissime persone residenti nella fascia sub-urbana dei Corpi Santi fruivano dei vantaggi economici derivanti dalla vicinanza alla città, nella quale quotidianamente entravano per lavorare e esercitare varie professioni, senza tuttavia partecipare agli oneri che la città imponeva ai propri cittadini. Insomma, alla Giunta municipale tutto questo non sembrava uno scambio equo. Alla nascita, nel 1861, del Regno d’Italia, il comune dei Corpi Santi risultava avere una popolazione residente di 48.359 abitanti. In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865, il comune dei Corpi Santi veniva amministrato da un sindaco, da 6 assessori e da un consiglio di 30, poi 40, membri.
La fine di un Comune fuori dal Comune
La sede era, paradossalmente, dentro la città di Milano, in via Crocefisso 11. Ma la scelta era dovuta al fatto che anche il sindaco (l’ultimo fu il dottor Noè) e i quasi tutti gli assessori e i consiglieri erano residenti in città. L’ultimo censimento utile che abbiamo, quello del 1871, aveva fissato la popolazione dei Corpi Santi in 62.976 residenti. La fine di questo Comune fu sancita con il Regio Decreto 1413 del 1873: nonostante due deliberazioni contrarie proprio del comune dei Corpi Santi, questa zona suburbana fu aggregata a Milano a partire dal 1° settembre 1873.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
E’ considerato il male del secolo, intendendo come secolo il novecento. Prima di allora, infatti, era un male pressoché sconosciuto. Fu Luigi Mangiagalli, sindaco di Milano dal 1922 al 1926, a fondare l’Istituto Nazionale dei tumori, primo centro di cura in Italia contro la malattia. La sede vene costruita in via Ponzio. Nel 1994 Umberto Veronesi, dopo aver diretto l’istituto, aprì l’Istituto Oncologico Europeo.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Forse l’idea più rivoluzionaria nel dopo elezioni è stata del direttore de Linkiesta Francesco Cancellato: “L’unico modo per uscire dal caos elettorale: una legislatura costituente”. Tutti dentro, dai Cinque Stelle alla Lega, passando dal Pd a Forza Italia: l’unica via per uscire dall’impasse del voto del 4 marzo è un accordo per cambiare le regole, questa la sua proposta. Quasi sicuramente si tratta di un’idea irrealizzabile ma un senso ce l’ha, perchè la crisi dell’Italia è una crisi profonda, strutturale, che è stata perpetrata dai governi che si sono succeduti e che hanno tenuto fede a una linea comune: la difesa dello status quo. Ora, per la prima volta dal dopoguerra, abbiamo un governo costituito nella maggioranza da partiti diversi da quelli tradizionali, partiti che sono espressione di una volontà popolare di cambiamento. Se la politica vuole tornare a fare gli interessi dei cittadini, deve trasformare la volontà di cambiamento manifestata dagli elettori in azione concreta. Facendo ciò che nessuno è riuscito a fare dai tempi dell’assemblea costituente: mettersi tutti assieme per riscrivere le regole. Questa potrebbe essere la finalità di questa legislatura: rivoluzionare lo stato italiano. Sognare per sognare si può immaginare a capo di questo governo la figura più credibile che l’Italia ha saputo produrre a livello internazionale: Mario Draghi, che tra un anno dovrà comunque lasciare la guida della BCE. Certo, sarebbe difficile mettere d’accordo forze così diverse però ci sono alcune linee guida di riforma su cui si potrà trovare una intesa ampiamente condivisa. Ecco quali.
LA NUOVA CLASSE POLITICA deve trasformare la volontà di cambiamento manifestata dagli elettori in azione concreta. Facendo ciò che nessuno è riuscito a fare dai tempi dell’assemblea costituente: mettersi tutti assieme per riscrivere le regole. Questa potrebbe essere la finalità di questa legislatura: rivoluzionare lo stato italiano.
Le 5 priorità per un governo costituente e rivoluzionario
#1 La riforma della struttura dello Stato: un’Italia federale
Una delle critiche principali che sono state fatte alla riforma tentata da Renzi era quella di voler aumentare il centralismo dello Stato. In un momento in cui la tendenza nel mondo è l’opposto: assegnare maggiore autonomia a livello locale. Questo sta accadendo in Cina, in India, che stanno mutuando il modello Singapore creando aree di autonomia, in Messico con la recente trasformazione della capitale in una città stato affine a quelle tedesche e, in generale, nei paesi europei, che stanno assegnando poteri speciali e autonomia crescente ai territori e alle città più rappresentative. Onu e Consiglio d’Europa hanno invitato le diverse nazioni ad aumentare il decentramento amministrativo, considerato un baluardo di democrazia e di partecipazione del popolo. In Italia è in vigore una riforma federale che è l’antitesi del principio del federalismo che si basa su responsabilità e sussidiarietà, con autonomia in entrata e in uscita. Questo parlamento può dare una soluzione a un processo che va completato realizzando un federalismo simile a quello delle democrazie che funzionano meglio, come quella Svizzera o quella tedesca, che prevedono un’autonomia variabile, in certi casi a livello regionale, in altri a livello cittadino, con le città stato.
#2 La riforma del sistema fiscale e della burocrazia: un’Italia al servizio di chi produce
Altro punto evidente alla maggioranza delle forze politiche in Parlamento è il fallimento dell’impostazione del sistema fiscale e della burocrazia italiana. Quello attuale è un sistema che penalizza con tasse e ostacoli burocratici chi dà lavoro e chi produce reddito. Come affermava Milton Friedman tassare chi crea lavoro è la strada maestra per produrre disoccupazione e povertà diffusa. E questo sta accadendo in Italia dove occorre capovolgere il sistema burocratico-fiscale, da strumento di controllo e di oppressione su chi fa impresa a strumento di servizio per chi fa impresa e, in generale, per ogni cittadino. Serve un cambiamento epocale che solo un parlamento costituente formato da forze anti sistema potrebbe fare.
#3 La riforma del welfare: un’Italia che aiuta chi è rimasto indietro senza assistenzialismo
Sta divampando la polemica sul reddito di cittadinanza. Eppure in una democrazia bisogna saper rispettare quello che emerge dal popolo cercando di capirlo nelle sue cause e di fornire soluzioni capaci di risolvere le cause, non solo il sintomo manifesto. La proposta del reddito di cittadinanza nasce dal fallimento del welfare all’italiana. Un welfare che ha ancora una logica assistenziale, anacronistica, arroccata nella difesa di diritti acquisiti- che sono spesso privilegi a danno di altri-, e che mette ancora più fuori chi è rimasto fuori da questo sistema. E’ un sistema assistenzialista perchè lascia nel bisogno, spesso per sempre, chi riceve assistenza e non aiuta chi avrebbe bisogno a rimettersi in piedi. Anche in questo caso solo un’assemblea costituente antisistemica potrebbe rifondare un’impostazione economicamente fallimentare ed eticamente scorretta, per trasformare il welfare da una logica assistenzialista ad una di assistenza, finalizzata ad aiutare chiunque si trova ai margini a tornare il prima possibile ad essere in grado di avere un ruolo attivo in società.
#4 La riforma dell’istruzione: un’Italia che torna ad essere faro nella formazione
Siamo stati per secoli la culla della formazione. Anche nei periodi in cui politicamente l’Italia era divisa e scassata, sapeva essere un punto di riferimento per l’istruzione. Qui sono nate le università, qui si sono sviluppati i principi della formazione moderna. Almeno fino al novecento. Negli ultimi decenni l’Italia ha perduto terreno, precipitando in ogni classifica. In un mondo in cui tutti i paesi competono per formare i loro talenti, l’Italia ha saputo solo proteggere corporazioni e baronati, come spesso accade i governi si sono preoccupati più di tutelare chi fornisce il servizio che chi riceve tale servizio. L’Italia sta perdendo il contatto con un mondo che si è trasformato e dove questo ritardo è più evidente è nel percorso di formazione. Siamo in ritardo nelle scuole e nelle università. Una delle priorità di un parlamento costituente è quella di disegnare un nuovo modello formativo, che metta al centro uno studente che debba essere portato a svolgere il ruolo di protagonista in un mondo in trasformazione.
#5 La riforma dell’Europa: un’Italia che si pone alla guida di una nuova Unione Europea
Un parlamento così coraggioso e rivoluzionario dovrebbe avere tra le sue priorità anche quella più coraggiosa: la riforma dell’Europa. Mentre gli ultimi governi si sono limitati ad avere un rapporto da inferiori con l’Europa, limitandosi a pretendere più flessibilità o a criticare, questo parlamento può essere finalmente all’altezza di un paese fondatore. Non solo all’Italia, anche all’Europa serve una rottura forte con il passato. Bisogna saper dire basta all’Europa degli Stati e della difesa dello status quo, proponendo un nuovo modello che investa tutto il sistema di governance e di partecipazione dei cittadini. E chi potrebbe farlo meglio di un parlamento che ha il coraggio di riformare in modo rivoluzionario e radicale il Paese più malato del continente?
Queste sono le 5 priorità di un parlamento che ha l’occasione storica di mettere in azione la prima rivoluzione italiana.
Dai nerd sfigatelli che si rinchiudono in una stanza e stanno al pc fino alla mattina successiva o leggono manga o fumetti fino a diventare orbi, si è passati alla moda dei “”””nerd”””” che o si presentano come bellissime ragazze dai capelli rossi, occhialoni neri e magliette di gruppi rock, metal o ispirate a personaggi di videogiochi, ritratte in foto che mostrano chiaramente quanto facciano finta di giocare ad Halo, o, peggio ancora, come persone che pensano di essere “”””nerd”””” perchè hanno letto un fumetto di Batman o giocano a Call of Duty.
Come vera nerd, che ha passato l’adolescenza a essere etichettata come “strana” solo perchè parlava di quanto fosse figo Drakul Mihawk dagli Occhi di Falco di One Piece, delle difficoltà che aveva avuto a trovare i giusti capi d’abbigliamento per fare un Cosplay decente e di quanto fosse frustrata dal fatto di aver usato la Master Ball in modo sbagliato, mi sento profondamente offesa da questa cosa.
C’è un luogo, però, dove tutti i nerd autentici possono pascolare allegramente senza avere scatti d’ira nel momento in cui sentono parlare di Fifa o Pes come meravigliosi giochi per consolle o pc.
Sto parlando di Cartoomics, la fiera dei fumetti e del gioco che ogni anno raduna a Rho Fiera centinaia e centinaia di amanti dei video giochi, di giochi di carte e di fumetti, film e serie animate, provenienti da Milano (e non).
Tra spettacoli a tema, stand e Cosplay Contest, Cartoomics è quel luogo leggendario in cui i sogni diventano realtà… soprattutto perchè il biglietto costa 13 euro e non una fortuna come gli altri anni.
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Il 71% della superficie terrestre è ricoperto da 1.386×1024 litri di H2O, un’entità inimmaginabile; in più, la quantità di acqua presente nel sottosuolo è da 1.5 a 11 volte più grande di quella emersa. L’approvvigionamento potabile della città di Milano avviene esclusivamente da acqua di falda, quindi da acque sommerse, su tre livelli di profondità: 0-40 metri, 40-100 metri, 100-200 metri.
L’acqua emersa presenta innumerevoli problemi: solo lo 0,014% del totale globale è immediatamente potabile e facilmente accessibile.
La sua pervasività tira fuori il meglio e il peggio dell’ingegno umano: il 65% del territorio dei Paesi Bassi sarebbe sott’acqua se non fosse per le dighe e le paratie opportunamente preposte al contenimento del Mare del Nord; di contro, Egitto ed Etiopia sono sull’orlo del conflitto a causa della decisione da parte di Addis Abeba di costruire la cosiddetta Grande Diga del Rinascimento Etiope sul Nilo Azzurro, tra l’altro commissionata alla multinazionale milanese Salini Impregilo, opera che presumibilmente taglierà vitali risorse idriche alla terra dei faraoni.
Oggi, le città più avanzate del mondo gestiscono il proprio fabbisogno idrico partendo dal sottosuolo. Certo, devono anche poterselo permettere, ma difficilmente una città importante può sorgere in un luogo dove non ci sono risorse per l’approvvigionamento dell’acqua: l’essenziale è invisibile agli occhi. New York e Berlino sono tra gli esempi più virtuosi in questo ambito.
La Grande Mela sorge sull’Hudson e la capitale tedesca è attraversata dalla Sprea, ma entrambe le città poggiano su un sofisticato sistema di acquedotti sotterranei, idrovore, tunnel d’acqua artificiali, tubi, raccordi e serbatoi per soddisfare i bisogni vitali di milioni di persone. A inizio 2018, l’amministrazione newyorkese ha inoltre annunciato un investimento di un miliardo di dollari per lo sviluppo e il mantenimento del proprio sistema idraulico, già tra i migliori al mondo.
Scontato? Non proprio, perché New York è una tra le sole cinque grandi città statunitensi (insieme a Tallahassee, Louisville, Miami e Cincinnati) dove è assolutamente sicuro bere l’acqua dal rubinetto.
In questo scenario, Milano se la cava bene. E’ vero, abbiamo il problema dei farmaci che finiscono nei fiumi, ma stiamo parlando di 6.5 chili al giorno a fronte di 3 milioni di tonnellate d’acqua consumate, e di una questione che riguarda praticamente tutte le città d’Occidente.
L’acqua che esce dai nostri rubinetti rispetta tutti i parametri europei di controllo qualità, dal pH al cloro residuo, e in più, Milano è la miglior città d’Italia nell’ottimizzazione delle sue risorse idriche, utilizzandone efficacemente l’83.3% dei volumi immessi a fronte di una media nazionale del 64.4% (dati ISTAT 2015). Un primato figlio della storia e della geografia.
Innanzitutto, occorre dire che la nostra città è stata fondata su una delle tante linee dei fontanili presenti nella Pianura Padana, cioè su di un punto dove vi è l’incontro di strati geologici di differente permeabilità idrica, caratteristica che favorisce la fuoriuscita dell’acqua presente nelle profondità della Terra, che come abbiamo visto è moltissima. Questo particolare attributo geofisico dava già due vantaggi in partenza a chi avesse deciso di costruire una città in quel luogo: banalmente, il facile accesso all’acqua; secondariamente, dato il terreno paludoso per effetto del fontanile, rendeva più difficile l’accesso dalle aree limitrofe, il che ai tempi (si parla del 600 a.C. circa) significava spesso potersi difendere dai nemici.
Da quel momento, come sottolineato dagli studi del Professore di Geologia tecnica e Geologia applicata Andrea Cancelli, l’intervento umano ha forgiato l’impianto idrologico della zona in maniera netta e costante: i fiumi di modesta entità che passano nelle vicinanze, l’Olona, il Lambro Meridionale, il Seveso, la Vettabbia ed il Lambro, sono stati integrati da grandi navigli: la Martesana, la Fossa Interna, il Naviglio Grande, il Naviglio di Pavia, da grandi canali di irrigazione come la Muzza ed il Villoresi e da grandi colatori come il Redefossi e l’Addetta, ai quali va aggiunta una fitta rete di rogge.
I fontanili quindi, oltre a fare da nutrici ai dintorni meneghini, mantengono anche la falda che ci dà innumerevoli privilegi, primi fra tutti la protezione dalle contaminazioni accidentali (più facilmente rilevabili) e la salvaguardia dalle siccità (un problema attuale, ci arriviamo), in quanto l’acquifero milanese non ne risente.
Da lì, l’acqua viene captata, potabilizzata, controllata e distribuita, con un sistema sulla falsariga di quelli sopracitati, a New York e Berlino.
Eppure, come molte cose a questo mondo, una grande falda acquifera non è un bene di per sé: Jakarta, una delle metropoli più importanti del pianeta, sta letteralmente affondando, a causa delle sue scellerate politiche edilizie e della trascuratezza con cui ha gestito la propria falda, alla quale gli abitanti attingono tramite pozzi illegali e non armonizzati, né fra di loro, né tra loro e la falda.
La mostruosa quantità di cemento (97% dell’area metropolitana) che ricopre la città impedisce all’acqua in superficie di filtrare nel terreno, e l’abusivismo dei cittadini (coadiuvato da un ormai fiorente mercato nero) sta svuotando il “gigante cuscino su cui Jakarta si poggia”, nelle parole del giornalista americano Michael Kimmelman. La miope indifferenza del governo indonesiano nei riguardi delle tematiche ambientali ha inoltre portato ad una deforestazione selvaggia e ad una scarsa manutenzione dei bacini dei fiumi, tutti fattori che contribuiscono al mancato drenaggio dell’acqua, che così si disperde e fa un po’ quello che vuole.
Un olandese inorridirebbe.
Il problema non è l’acqua che si alza: alcune aree della città si sono abbassate addirittura di 10 centimetri nell’ultimo anno. Nello stesso periodo di tempo, per fare un paragone, Venezia è scesa di circa 2 millimetri.
Come se non bastasse, il 96% dell’acqua degli otto fiumi che attraversano Jakarta è severamente inquinata. Le fogne, ove presenti, sono al collasso, mai toccate da anni. Le reazioni al problema, per ora, sono confuse e poco lungimiranti: ad esempio, si è pensato di chiudere la baia sulla quale Jakarta si affaccia sbarrandola con delle dighe, ma così facendo si creerebbe una sorta di laguna tossica e potenzialmente mortale per moltissime persone. In alcune aree si è deciso di costruire comunque la barriera, opera che finirà anch’essa sott’acqua entro il 2030 se non si deciderà di intervenire sulle origini invece che sui sintomi del problema. Occorrerebbe poi comunque agire sulla pratica ormai radicata dei prelievi illegali dalla falda acquifera.
Possibili soluzioni possono essere la massiccia reintroduzione di aree verdi di cui la città era piena fino a qualche decennio fa, lasciando proliferare le mangrovie endemiche, di pari passo con lo stop a nuove costruzioni. Incredibilmente, nel panorama dell’attualità questa non è neanche la storia più grave che si può raccontare sui dilemmi tra una città e le sue risorse idriche, o per lo meno non è l’unica: per cause per certi versi simili, a Città del Capo l’acqua sta finendo.
Non ci sono sensazionalismi. Ad oggi, il “Day Zero”, la data in cui si prevede si rimarrà completamente a secco, è fissato per il 9 Luglio 2018. Fino a poche settimane fa, era collocato al 12 Aprile. Qualora il fatto avvenisse, sarebbe una prima volta nella storia: mai una città con più di 3 milioni di abitanti è rimasta senza acqua. Qui come a Jakarta, con il proliferare delle foreste di cemento, unite alla gentrificazione e ad un’esplosione demografica mal gestita, si paga la miopia e l’insensibilità ambientale: scienziati, meteorologi ed ingegneri captarono il pericolo già nel 1990, inascoltati.
Il record minimo di precipitazioni toccato nel triennio 2015-2017 ha fatto il resto, ma i segnali c’erano da tempo, figli tra l’altro di una dilettantesca gestione (non era e non è tuttora previsto nessun backup rispetto ai 6 serbatoi idrici della città, riempiti esclusivamente dall’acqua piovana) della risorsa più preziosa per la vita umana. I cittadini sono ora chiamati ad affrontare mesi di grande resilienza, riducendo drasticamente il loro consumo di acqua giornaliero in attesa di palliativi per salvare la situazione.
Stiamo parlando di una città indicata più volte come meta turistica d’eccellenza, una città le cui infrastrutture, strade, aeroporto e centri commerciali, fanno invidia a molte megalopoli del mondo.
Milano è immune da tutti questi estremi? Possiamo rispondere di sì.
Innanzitutto, la nostra falda acquifera è più “docile” rispetto a molte altre, e non aspetta di inghiottirci da un momento all’altro. Questo al netto dei numerosi allagamenti che puntualmente si verificano ad ogni grande acquazzone che colpisce la città. Se ne sono verificati 20 dal 2010, di cui ben 8 proprio in quell’anno. Per affrontare la questione, Metropolitana Milanese, società che dal 2003 ha in gestione il servizio idrico integrato della nostra città (facile: la metropolitana viaggia sottoterra, e il sottosuolo milanese è pieno d’acqua) ha preposto la costruzione di un nuovo canale scolmatore, oltre a quello già esistente tra Paderno Dugnano (sul Seveso) e Abbiategrasso (sul Ticino).
La nostra bestia nera è proprio il Seveso: dal 1976, è esondato ben 104 volte.
La strategia quindi, oltre ad affrontare gli allagamenti a monte col nuovo canale scolmatore, sarebbe quella di migliorare il sistema di drenaggio urbano e di sviluppare l’urbanizzazione in maniera più accorta. Non è tutto rose e fiori, insomma, ma non c’è nessun “rischio Jakarta”.
Storicamente, la nostra falda acquifera è stata costantemente monitorata e amministrata, per questo nonostante i problemi siamo lontani dalla clamorosa noncuranza che ha condannato Città del Capo: dal 2007, abbiamo la figura dell’energy manager di Metropolitana Milanese, che supervisiona l’analisi e l’ottimizzazione delle risorse e delle politiche inerenti alla gestione dell’acqua, preoccupandosi che siano sostenibili e razionali. Dal 2013, questa persona è il Dott. Antonio Sanfilippo, che si occupa inoltre dell’adozione della modernissima metodologia LLCA (Life Cycle Cost Analysis, analisi del costo nel ciclo di vita), oggi irrinunciabile nei sistemi di gestione dell’energia, prevedendo uno sguardo che deve andare dallo studio dei costi iniziali fino ai costi di smaltimento/recupero e al loro impatto, passando per i costi di gestione: un sinonimo di sostenibilità.
La tematica madre per i guardiani dell’acqua meneghina rimane il monitoraggio dell’innalzamento costante del livello della falda acquifera, iniziato nel 1990 e generato dalla chiusura di tutte le industrie idrovore pesanti nel nord della città, che hanno fatto venir meno un importante prelievo d’acqua, ora in ascesa di circa mezzo metro all’anno.
Gli allarmismi sono però del tutto infondati: le sopracitate azioni in contrasto agli allagamenti, se perseguite fino in fondo, saranno più che sufficienti per tenere la città al sicuro negli anni a venire.
Come l’anno scorso, in cui per l’occasione si sono tenuti molti tavoli sul tema, la Giornata Mondiale dell’Acqua, che ricorre ogni 22 Marzo, potrebbe essere un’opportunità per fare il punto della situazione, tenendo sempre a mente che tanto una Milano Marittima esiste già.
E’ considerata la terza strage del novecento milanese, insieme a quelle dell’Hotel Diana e di Piazza Fontana. Era il 12 aprile 1928, giorno dell’inaugurazione della Fiera Campionaria. Nella piazza principale della fiera, piazza Giulio Cesare, venne posizionata una bomba probabilmente diretta contro il re Vittorio Emanuele III che doveva presenziare alla cerimonia. Ma prima dell’arrivo del corteo la bombò scoppiò facendo venti vittime tra la folla. Della strage vengono accusati inizialmente degli studenti universitari appartenenti al mondo anarchico che verranno però successivamente scarcerati, a parte uno di loro, Umberto Ceva, che si avvelenò. Non si riuscì a risalire agli autori della strage.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Non si è trattato di elezioni qualunque: probabilmente segnano la volontà popolare più di rottura nella storia della Repubblica italiana. Mai si era vista una spaccatura così netta tra nord e sud e tra presente e passato. Partiti che fino a una decina d’anni fa o non esistevano o avevano su scala nazionale dimensioni irrisorie sono stati votati dalla maggioranza assoluta degli italiani. Sono partiti in nulla tradizionali, hanno caratteristiche che per alcuni sono eversivi ma per altri sono totalmente innovativi rispetto a partiti storici e rispetto a qualunque riferimento internazionale. Se si guarda ai risultati delle elezioni, l’Italia si distingue da qualunque altra democrazia al mondo. Non è mia intenzione dare un giudizio di valore sui risultati, ossia non mi permetto di dire se quanto sia accaduto sia un bene o un male per il futuro del Paese. Quello che vorrei dimostrare è che è sbagliato sostenere che il popolo abbia agito in modo stupido, irrazionale o ottusamente egoista. La mia convinzione è che la scelta del popolo italiano nella sua maggioranza non solo è comprensibile ma forse è quella più di buonsenso, se si considerano le condizioni reali in cui è maturata.
la scelta del popolo italiano nella sua maggioranza non solo è comprensibile ma forse è quella più di buonsenso, se si considerano le condizioni reali in cui è maturata
Sono in particolare tre le prese di posizioni principale di queste elezioni che hanno provocato ironia se non denigrazione.
#1 Quello per i 5 stelle al sud è stato un voto assistenzialista?
La prima notizia è il trionfo del Movimento 5 stelle nel sud Italia. L’attacco principale che viene fatto è che i meridionali abbiano votato per il Movimento 5 stelle per avere il reddito di cittadinanza, ossia per poter ricevere uno stipendio mensile a spese dello stato senza dover fare nulla. Partiamo dalle premesse per capire cosa avrebbe dovuto votare una persona che vive al sud e che è animata da intenzioni legittime, sia per il suo interesse personale che per i benefici per la comunità. La premessa è che dopo governi tradizionali, di centro destra e di centro sinistra, che ne è del sud Italia? La Calabria oggi risulta la regione più povera d’Europa (1), il sud Italia negli ultimi 15 anni è arretrato in tutte le statistiche nazionali e internazionali (2). Cinque regioni del sud Italia hanno un tasso di disoccupazione più che doppio rispetto alla media Europea con una disoccupazione giovanile che in Calabria raggiunge la vetta europea con il 58,7% (3). Il sud è diventato il luogo da cui si scappa se si vuole perseguire le proprie aspirazioni.
Cosa avrebbe dovuto fare un elettore di buonsenso? Molti denigrano il voto dei 5 stelle come il voto di persone ignoranti. Le uniche ricerche che hanno analizzato il voto per caratteristiche sociodemografiche hanno mostrato che l‘elettore 5 stelle è mediamente il più istruito (4). Già questo può seminare qualche dubbio. Dal punto di vista logico la domanda è: che cosa avrebbe dovuto fare un elettore del sud di buonsenso che persegue il bene proprio e della sua gente? Partendo dal fatto che la situazione sta deteriorando anno dopo anno senza mai venire cambiata da un governo o da un altro, se la priorità è il cambiamento, che senso avrebbe avuto votare per il partito del governo attuale? O che senso votare Forza Italia che ha già governato in passato e che governa diverse parti del sud Italia? A questo si aggiunga la piaga della corruzione che ha coinvolto in passato spesso politici e amministratori a livello locale del meridione che facevano parte dei partiti tradizionali, in primis PD e Forza Italia. Se la priorità è quella di mostrare l’esigenza di un cambiamento non opportunista, non egoista, non figlio di logiche clientelari e che in mancanza di una competenza raramente dimostrata a livello locale cerchi di ripartire almeno da un livello auspicabile di onestà civica, diventa difficile pensare di non votare 5 stelle. La maggioranza degli elettori del sud con il loro voto hanno espresso un voto non clientelare, di novità e rottura rispetto a un sistema di potere che li ha governati male.
La maggioranza degli elettori del sud con il loro voto hanno espresso un voto non clientelare, di novità e rottura rispetto a un sistema di potere che li ha governati male.
#2 Quello per la lega al nord è stato un voto ignorante e razzista?
Nel giro di una sola tornata elettorale la lega è passata da partito fortemente locale a primo partito del centro destra nazionale. La critica denigratoria è che il nord più ignorante ed egoista avrebbe ceduto agli istinti più bassi esprimendo un voto populista, demagogico e fortemente razzista. Cosa avrebbe dovuto fare l’elettore del nord di buonsenso?
La premessa: la situazione in cui si è venuto a creare questo voto. Se si guarda l’economia italiana, il nord è in ripresa dalla più violenta crisi economica del dopoguerra. Ma se si confronta il nord con le regioni europee con cui storicamente fa riferimento, il nord è in declino pesante, con 10 punti PIL persi in dieci anni rispetto alla media dell’Unione Europa (5). La perdita del PIL nasce da aziende che o chiudono o si trasferiscono nelle nazioni confinanti. La Lombardia e il veneto sono le due ragioni italiani da cui partono più “cervelli”, persone istruite, per lo più di giovane età, che devono andare all’estero per poter cercare una carriera all’altezza delle loro capacità (6). A parte qualche isola felice, come il centro di Milano o il Trentino Alto Adige, il nord è in crisi in relazione alle dinamiche internazionali e il primo colpevole di questo si chiama stato italiano. Stato italiano rappresentato da governi che hanno di fatto mantenuto se non accentuato la spesa pubblica e l’impiego delle risorse statali in modo inefficiente e improduttivo, tutelando le rendite, sia private che pubbliche, e posizioni di privilegi acquisiti, danneggiando fortemente la produzione di ricchezza da parte di imprese piccole e medie che sono l’ossatura della società del nord Italia. Chi fa impresa in Italia oggi è un eroe, ostacolato da una tassazione alta e confusa, che nessun imprenditore riesce a capire esattamente quanto sia, perchè solo in Italia tra anticipi, spese non deducibili, tasse non correlate ai guadagni, è l’unico Paese dove alla fine dell’anno un’impresa non sa quello che deve pagare e spesso deve pagare di più di quello che si ritrova in banca. Chi è lo stupido, chi vota per cambiare questo sistema o chi alimenta un meccanismo masochista che costringe molte imprese a chiudere, altre a cercare forme di evasioni per sopravvivere e altre a trasferirsi nei territori oltre confine, causando così una perdita netta per lo stesso stato? Il territorio che era ai primi posti come tasso di imprenditorialità nel mondo, ha visto crollare progressivamente il numero di nuove aziende che aprono, ha perso la rivoluzione digitale ed è ormai marginale come quota di start up a livello mondiale. Si dice che al sud in ogni famiglia ci sia un disoccupato, così in gran parte del nord in ogni famiglia c’è un imprenditore o un commerciante o una persona che lavora in una piccola azienda. Cosa avrebbe dovuto fare questa persona considerando i grossi problemi a tirare avanti che non sono stati scalfiti se non addirittura peggiorati da parte dei governi che si sono succeduti? Avrebbe dovuto scegliere le forze di sinistra in nome di ipotetici motivi etici, come quello di un pericolo di fascismo, che le stesse elezioni hanno dimostrato di non esistere con i partiti fascisti che hanno preso meno dell’1%? Avrebbe dovuto premiare il partito che negli ultimi cinque anni non è riuscito a intervenire in modo strutturale per rendere vantaggiosa l’attività di impresa in Italia, almeno quanto lo è nei paesi confinanti? Tutto questo in nome di una retorica multiculturale e di pericolo di razzismo che in realtà chi vive a nord sa non solo che non esiste ma che sono proprio quegli imprenditori piccoli e ignoranti che votano lega a dare spesso lavoro agli immigrati?
Se queste sono le premesse diventa una scelta quasi obbligata esprimere come voto la lega, un voto che nasce da problemi quotidiani e dalle preoccupazioni che subisce ogni persona che vive d’impresa, rivolto all’unico partito che potrebbe rappresentare un cambiamento rispetto al governo esistente, ai partiti tradizionali o a logiche assistenzialiste di altri movimenti. Significa sottolineare che la priorità in questo momento non è la retorica, non sono paure immaginarie, ma sono problemi reali nati dall’impossibilità in questo paese di poter competere in modo sano nel fare impresa, che al nord è la principale fonte di reddito della stragrande maggioranza delle famiglie. E bisogna riconoscere che la lega, a parte toni che si possono rivelare fastidiosi è stata l’unico partito a porre l’accento sul cambiamento economico, con tre economisti, Bagnai, Borghi e Siri, messi in prima fila a illustrare il programma di Salvini.
IL VOTO DEL NORD ALLA LEGA sottolinea che la priorità in questo momento non è la retorica, non sono paure immaginarie, ma sono problemi reali nati dall’impossibilità in questo paese di poter competere in modo sano nel fare impresa, che al nord è la principale fonte di reddito della stragrande maggioranza delle famiglie.
#3 Quello di Milano è stato un voto snob ed elitario?
Terza evidenza clamorosa è stata che il Milano centro ha votato in modo radicalmente diverso rispetto al resto del Paese. C’è chi lo attacca come voto snob, eccessivamente conservatore ed egoista, sordo ai problemi del Paese. Premessa. Milano sta vivendo un momento di splendore. Sulla scia di un’Expo trionfale Milano sta venendo ben governata. A Milano il pubblico non interferisce nelle attività del privato, non interviene in modo assiestialista, ma funge spesso da facilitatore, con il risultato che Milano oggi presenta un’armonia tra i cittadini, tra pubblico e privato e un’economia in espansione. Che cosa avrebbe dovuto fare una persona di buonsenso e che tutela i suoi interessi e quelli del Paese? Sicuramente il centro sinistra sta facendo bene a Milano. Per molti questo non basta a votarlo, perchè votare il centro sinistra solo perchè a Milano sta facendo bene mentre il resto del paese sta male, sarebbe un atto di egoismo, specie se dichiarato nelle elezioni nazionali. Perchè Milano avrebbe dovuto voltare le spalle al governo?
In realtà Milano sotto certi aspetti ha davvero voltato le spalle a questo governo. Milano ha premiato il centro sinistra milanese, più che quello nazionale. Lo dimostrano due dati evidenti. Il primo è il successo straordinario dei radicali della Bonino che in centro hanno raggiunto l’11%, mentre in Parlamento erano e resteranno assenti. Il secondo è che negli unici tre seggi conquistati alla Camera dal centro sinistra sono stati eletti esponenti cittadini, mentre i candidati imposti dal PD nazionale sono stati bocciati. Milano da un lato non aveva motivo di esprimere una critica netta a un governo che a livello cittadino danni non ne ha fatti, d’altra parte ha manifestato al paese l’esigenza di avere un altro centro sinistra, più vicino alla tradizione di un progressismo social democratico e inclusivo che a quello un po’ raffazzonato e personalistico della stagione del renzismo. Questo è il messaggio che emerge e queste sono le persone che sono state inviate a Roma: Tabacci, che viene da una tradizione politica trasversale e non ideologizzata, Lia Quartapelle, quasi imposta dal PD milanese contro il PD nazionale che esprime una politica fatta dal basso e aperta al dialogo con chi la pensa diversamente, e anche Mattia Mor, con tutti i limiti sottolineati negli attacchi a lui rivolti in campagna elettorale è stato comunque un personaggio che si è saputo muovere nella realtà cittadina con un movimento d’opinione, forse un pochino elitario, ma aperto ad esponenti di tutte le forze politiche.
Quindi anche da Milano in realtà si è levato un messaggio di rottura: stop alla sinistra ideologizzata, ancorata alla divisione tra fascismo e antifascismo che probabilmente non rappresenta più la realtà del nostro paese, e settaria nel dividere il mondo tra buoni e cattivi, divisione che in realtà spesso nasconde solo delle logiche di potere. Sì invece a un nuovo centro sinistra, orientato alla soluzione di problemi reali, più libero dalla retorica, più aperto al dialogo con chi la pensa diversamente e che pone il suo altolà a spinte velleitarie antieruropeiste. Perchè Milano col suo voto ha detto questo: l’Italia deve avere una nuova sinistra, ma soprattutto Milano è Europa.
Il voto di Milano dice questo: l’Italia deve avere una nuova sinistra ma soprattutto Milano è Europa
Alzi la mano chi acquista ancora dei libri solo per piacere.
Pochi, suppongo… ed è un vero peccato.
Personalmente, preferisco perdermi nella lettura di libri cartacei piuttosto che scorrere un freddo ebook, che con lo sviluppo del digitale sono sempre più diffusi.
Vuoi mettere il profumo della carta, le sottolineature furiose per cercare di ricordare le frasi più belle che ti stanno passando sotto agli occhi, la soddisfazione di portarti sotto braccio i tuoi libri preferiti o di vederli infilati uno per uno sullo scaffale?
Purtroppo sembra che la lettura stia passando di moda… ma per scongiurare questa terribile evenienza, stanno nascendo molti eventi culturali improntati sul mondo della lettura e dei libri, tra i quali “Tempo di Libri”, la fiera del libro che si svolgerà da questo giovedì fino a lunedì alla Fiera Milano City.
Ogni giornata avrà un tema particolare da affrontare: all’inaugurazione dell’8 marzo, per esempio, per celebrare la Festa della Donna si parlerà… proprio della donna.
Tramite conferenze, presentazioni ed espositori, potrai conoscere e incontrare alcune grandi scrittrici, lasciarti trasportare dalle vicende femminili più avvincenti e, soprattutto, rendere omaggio alle creature complesse, profonde e meravigliose che sono le donne.
L’ingresso costa 10 euro e direi che per un evento del genere si possono spendere. Dopotutto, “chi legge avrà vissuto non una, ma dieci, cento, mille vite.”
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
L’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa eppure la borsa di Milano (che è stata acquisita dalla Borsa di Londra) è indietro nelle classifiche mondiali per capitalizzazione e per numero di imprese quotate. Non è un mistero che molte delle imprese più redditizie non sono quotate. Alcune di loro potrebbero fare l’ingresso sul mercato. Ecco quelle che potrebbero diventare delle star del listino.
Il ballo delle debuttanti: 5 aziende molto interessanti che si quoteranno alla Borsa di Milano
Kolinpharma: leader to health
Kolinpharma S.p.A. opera nel mercato nutraceutico e i suoi prodotti hanno lo scopo di supportare i trattamenti farmacologici principalmente per le patologie nei campi ortopedico, fisiatrico e ginecologico. La società opera su tutto il territorio italiano. L’avvio delle negoziazioni sul mercato AIM Italia è previsto nel mese di marzo. Il Consiglio di Amministrazione della società ha individuato il range di prezzo delle azioni tra 6,5 e 7,5 euro, equivalente ad una capitalizzazione pre-money compresa tra 6,5 e 7,5 milioni di euro. Il lotto minimo è stato fissato in 200 azioni.
Kolinpharma ha archiviato il 2017 con un fatturato di circa 4.0 mln di euro (+60% rispetto all’analogo periodo 2016) e un’Ebitda margin in crescita del 45% rispetto ai dati registrati nello scorso esercizio. Con lo sbarco a Piazza Affari la società punterà a crescere rafforzando alcuni progetti di ricerca scientifica e lo sviluppo di nuovi e innovativi prodotti. Inoltre verrà incrementato portafoglio brevettuale di tutti i prodotti in sviluppo e posti in commercializzazione nel territorio nazionale e verrà potenziata la rete informativa in Italia.
iGuzzini: al servizio della luce
iGuzzini Illuminazione, con sede a Ravenna e fondata nel 1959, è un gruppo internazionale leader nel settore dell’illuminazione. iGuzzini ha attività operative in oltre 20 paesi distribuiti in 5 continenti. Nel 2017 il gruppo dovrebbe confermare risultati record in termini di ricavi con un fatturato consolidato di circa 231-232 milioni di euro (l’80% realizzato all’estero). iGuzzini dovrebbe sbarcare a Piazza Affari a fine 2018 o nel 2019.
Il gruppo, prima di approdare sul listino milanese, è intenzionata a cercare un partner. Nel frattempo lo scorso 22 dicembre iGuzzini ha acquisito il 70% del capitale di Sistemalux Inc.(società canadese); grazie a questa operazione il gruppo rafforza la sua presenza sul mercato nord americano. Inoltre è allo studio la tecnologia di comunicazione senza filo “LiFi” utilizzando lo spettro della luce visibile, ovvero un modo per rendere la luce un terminale per rilevare informazioni e trasmettere dati.
Itema Group: leader dell’industria meccano-tessile mondiale
Itema è una multinazionale italiana leader nella fornitura di soluzioni per la tessitura all’avanguardia, inclusi telai best-inclass, ricambi e servizi integrati. Itema ha una lunga tradizione di quasi 200 anni e ha messo in produzione più di 300.000 telai nel mondo. La società è presente in oltre 100 Paesi ed ha un fatturato di circa 350 milioni ogni anno. Dovrebbe fare il suo esordio sul listino milanese entro fine 2018.
Nel maggio del 2017 Itema ha reso noto la finalizzazione degli accordi che hanno sancito l’acquisizione del 61% delle quote di Lamiflex (azienda leader nella fornitura di materiali compositi) e la partecipazione in NoeCha (azienda produttrice di stampanti digitali). Queste acquisizioni che rientrano nei piani strategici della società (60 famiglia Radici, 40% fam. Arizzi e Torri) permetteranno ad Itema di espandersi in ulteriori territori di grande potenziale di crescita ed inoltre sono allo studio acquisizioni strategiche.
Eataly: il simbolo dell’enogastronomia italiana da esportazione
La catena di supermercati d’alta gamma (presente anche all’Expo di Milano) è pronta a sbarcare a Piazza Affari. Eataly nel 2018 dovrebbe portare il valore della produzione a circa 750 milioni di euro (+33% circa rispetto all’esercizio 2017)
Intermonte (investment bank ) prevede un Ebitdain crescita, un margine Ebitda -fatturatoin crescita dal 7,3% al 9,5% e l’utile nettodovrebbe triplicare sfiorando i 15 milioni di euro. Eataly è attualmente presente in Italia, Stati Uniti, Medio ed Estremo Oriente e Brasile con un network di circa 30 store. Previste nuove aperture a Monaco, Mosca, Londra, Parigi e Seul. Negli Stati Uniti è prevista l’apertura a New York (World Trade Center), Boston, Los Angeles e Washington.
Octo Telematics: “la scatola nera”
Octo T., società italiana specializzata nei sistemi telematici per il mercato assicurativo dell’automotive (leader di mercato a livello mondiale con quota mercato di circa il 36%) e conosciuta per la famosa “scatola nera” per auto e moto, si prepara a fare il suo esordio sul listino di Milano probabilmente entro maggio/giugno (flottante previsto almeno 35/40%).
La società ha archiviato il 2017 con un margine operativo lordo di 117 milioni. Il gruppo controllato dalla conglomerata russa Renova (68,5%) e partecipato dal fondo di private equity anglo-russo Pamplona (26,5%) grazie all’acquisizione degli asset assicurativi Ubi di Willis Towers rafforzerà la propria presenza nei mercati anglosassoni, inoltre il gruppo è pronto a sbarcare anche in Sudamerica. Octo T., che ha attualmente circa 4.8 milioni di clienti distribuiti in varie parti del mondo, ha archiviato il 2017 con un giro d’affari consolidato di circa 239 milioni di euro. Il valore del gruppo in Borsa potrebbe aggirarsi su 1-1,3 miliardi di euro. Octo Telematics detiene il brevetto della “scatola nera” e controlla il 45% del mercato mondiale di questo strumento sempre più diffuso. L’azienda ha sviluppato anche app mobili per una guida più sicura.
Altre società che dovrebbero debuttare a Piazza Affari:
VALENTINO: casa di alta moda fondata nel 1957 da Valentino Garavani.
FURLA: azienda di moda italiana che opera nel campo della pelletteria.
NTV: Nuovo Trasporto Viaggiatori è un’impresa ferroviaria italiana privata che opera nel campo dei trasporti ferroviari ad alta velocità.
ILLY CAFFE’: azienda specializzata nella produzione di caffè, con sede e stabilimento di produzione a Trieste, da dove viene seguito tutto l’iter del prodotto, dalla coltivazione alla preparazione nei bar.
RAINBOW: studio di animazione italiano. Rainbow è una content company dedita alla creazione di contenuti di intrattenimento per famiglie e bambini a livello internazionale, e attualmente è il più grande studio in Europa dedicato alla produzione televisiva e cinematografica d’animazione. Rainbow è un’azienda completamente integrata, leader nella creazione, produzione, distribuzione & licensing delle proprie IPs.
SIA: azienda leader nella gestione di infrastrutture e servizi finanziari per banche e intermediari.
PASQUALE FERRARO
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