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Tre manifesti a Ebbing, Missouri

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Mildred Hayes è una donna che vive a Ebbing, nel Missouri, arrabbiata dal fatto che dopo ben sette mesi di ricerche non sia ancora stato catturato l’assassino di sua figlia.

Esasperata, decide di affiggere tre cartelloni per Ebbing al fine di sollecitare le autorità locali ad andare avanti con le indagini.

Questo suo gesto, però, scatena il disappunto non solo del corpo di polizia, ma anche di molti suoi concittadini.

La situazione si complica ulteriormente quando l’agente Dixon, un ragazzo immaturo e viziato, si intromette fra la donna e le forze del’ordine locali.

Nonostante le difficoltà, Mildred non ha alcuna intenzione di mollare: è pronta a tutto pur di ottenere giustizia…

Questa è un accenno di quello che potrai vedere durante la visione di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, il film che potrai vedere questo mercoledì al Cinema Ariosto dalle ore 21.15: il biglietto costa 10 euro e il film li vale tutti.

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Il CENTRO di Milano non è Italia: ecco le prove

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Il cuore di Milano è la più grande cattedrale gotica del mondo. Basta solo questo per capire quanto siamo diversi.

Il centro di Milano non è Italia: ecco le prove

#1 Impossibile parcheggiare in divieto di sosta

Gli ausiliari più efficienti del mondo, tempo massimo di sosta in divieto: 5 minuti.

#2 I negozi fanno l’orario continuato

Non chiudono per la pausa pranzo, niente pennichella.

#3 Si vota in modo diverso

In Area C Tabacci ha preso più del 40%.

#4 Ci sono ancora i radicali

Manco sono entrati in Parlamento ma qui raggiungono il 10%. E’ l’unico posto dove i radicali vengono chiamati ancora radicali.

#5 Non ci sono segni di crisi

In pieno boom anni ottanta, disoccupazione negativa, compilano il quadro RL perché hanno la casa in Svizzera.

#6 I mezzi funzionano alla perfezione

Gli orari indicati corrispondono alla realtà. Ogni punto è distante massimo 200 metri da una stazione della metropolitana. Il centro è più servito di Seul.

#7 Si parla in inglese

Ogni tre parole devi usare almeno una word di English. Altrimenti sei nobody.

#8 I bambini con il trolley

Così si abituano a viaggiare nel mondo.

#9 Più sei ricco più vai in bici

E dici male di quelli che hanno la macchina, poveracci.

#10 Guardano con sospetto tutti quelli che vivono al di fuori dei bastioni

Ancora non si sa bene cosa ci sia fuori dall’Area C, molti ipotizzano che non ci sia niente.

MILANO CITTA’ STATO

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1928: apre a Milano Domus, la più importante rivista di architettura e interior design italiano

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Gennaio 1928. Il milanese Giò Ponti fonda Domus, la prima rivista di architettura e decorazione di interni d’Italia. La dirigerà fino al 1979, anno della sua morte, e contribuirà a lanciare personaggi come Lucio Fontana, Franco Albini ed Ettore Sottsass. Nello stesso periodo nasce anche la principale concorrente: “Casabella”, ora edita da Mondadori.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Aperiveg: il buon vegano al Palo Alto

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Le motivazioni “dell’essere vegano” sono tantissime, personalissime e tutte diverse.

C’è chi lo fa per salute, chi (purtroppo) per moda e chi per etica.

Qualunque sia il pensiero dietro a questa scelta, di certo un vegano a Milano non ha problemi a trovare un degno approvvigionamento, sia che si parli di spesa sia di ristoranti.

Le proposte sono tra le più varie, fornite e consapevoli… ma quando si parla di aperitivo… beh, diciamo che ci sono delle cosine da mettere a posto.

E te lo dico per esperienza: io sono vegana e devo dire che quando cerco un aperitivo che vada bene per me so già che uscirò o appesantita dalle troppe patate arrosto o quasi a digiuno per la sola presenza di misere ciotole di insalata.

Per questo quando ho letto dell’Aperiveg del Palo Alto Cafè ho voluto subito provarlo… e devo dire di esserci rimasta molto bene.

Dalle 19.30 alle 22.00, sono a disposizione pietanze che vanno dalle tartine all’insalata delicata al tofu, dalla morbida mousse di barbabietole rosse alle verdure fresche, dal farro alle polpette di spinaci, dai piatti a base di ceci al cous cous… e molto molto altro.

Per non parlare delle consumazioni alcoliche, che variano dai vini vegani e biologici e gli ottimi cocktail del Palo Alto Cafè.

Una serata che mi ha sempre resa felice e soddisfatta: se vuoi testare queste proposte vegane durante un aperitivo buffet a 10 euro, ti do appuntamento questa sera al Palo Alto Cafè, ma ricordati di prenotare chiamando il 339 3190062.

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E ora Milano città stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’EUROPA (con l’aiuto di un calciatore)

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Jean Marc Bosman
Jean Marc Bosman

Così come non sarebbe giusto imporre all’Italia ciò che vuole Milano, così non è giusto il contrario. L‘unica strada per rispettare le esigenze di una comunità è l’autonomia, in coerenza con l’articolo V della Costituzione italiana: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princıpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Per ottenere più autonomia per la città sembra oggi difficile per Milano passare per il governo: i contrasti sono evidenti con la giunta di Milano. Allo stesso modo sembra difficile poter ottenere autonomia dalla regione che difficilmente si priverebbe della sua area più ricca. Sembra che le porte siano tutte chiuse, invece si potrebbe tentare con un percorso nuovo, rivoluzionario. Per farlo ci può venire in soccorso un calciatore belga.

UNA LEGGE BOSMAN PER MILANO CITTÀ STATO?

Pochi lo ricordano come calciatore, molti lo ricordano come nome di legge. Una legge che ha sconquassato il mondo del pallone. Lui è Jean Marc Bosman.
Tutto nasce negli anni novanta, in Belgio. Bosman gioca nel Liegi. O meglio, non gioca nel Liegi. Già, perché da quattro anni non entra più in campo, il contratto con la sua squadra è scaduto nel 1990, mai più rinnovato e l’unica squadra che pare interessato a prenderlo è il Dunquerque.
Ma c’è un problema: il Dunquerque è francese e Bosman è belga. Quei pochi chilometri tra Liegi e Dunquerque a quei tempi costituivano un abisso, perché le leghe sportive separavano tra calciatori nazionali e stranieri, intendendo per stranieri anche i comunitari. Massimo tre calciatori stranieri, così recitavano i regolamenti, e per Bosman, più un ripiego che un calciatore, era un’utopia trovare posto tra i tre prescelti. In campo Bosman non era un granché, ma fuori era uno che non mollava. E visto che nel suo Paese si ritrovò tutti contro, la voglia di continuare a giocare lo spinse fino alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Bosman rivendicò il diritto di poter giocare ovunque in Europa, appellandosi all’articolo 39 dei trattati di Roma, che consentivano la libera circolazione delle persone.
La Corte di Giustizia gli diede ragione togliendo ogni tipo di barriera al trasferimento di giocatori comunitari all’interno dell’Unione Europea, impedendo alle leghe nazionali di porre dei tetti.
Fu una rivoluzione che ha portato molta fortuna a tanti calciatori- e ai loro procuratori-, ma non a Bosman. Alla fine infatti tutto questo casino non gli è servito a un granché: il Dunquerque gli ha girato la schiena e con lei tutte le altre squadre, forse perché nere di rabbia per la sua azione che toglieva loro molto potere o forse perché era davvero una schiappa. Fatto sta che Bosman non ha più lavorato nel mondo del calcio anche se è entrato nella storia dalla porta principale: al suo nome viene abbinata la legge che ha cambiato il volto del calcio europeo.

Bosman rivendicò il diritto di poter giocare ovunque in Europa, appellandosi all’articolo 39 dei trattati di Roma, che consentivano la libera circolazione delle persone.
La Corte di Giustizia gli diede ragione togliendo ogni tipo di barriera al trasferimento di giocatori comunitari all’interno dell’Unione Europea, impedendo alle leghe nazionali di porre dei tetti.

La storia di Bosman potrebbe ispirare la strada più ardita ma forse più affascinante per Milano città stato. Si è detto come la Costituzione italiana consenta, anzi promuova, le autonomie locali. L’articolo 132 dà la possibilità a Milano di diventare regione e l’articolo 116 assegna a ogni regione la possibilità di accedere a forme di autonomia avanzata. La realtà però è che l’articolo 116 non è mai stato applicato e che il nostro non è Paese per le riforme radicali. Già è difficile chiedere un’autorizzazione per una strada, figurarsi costituire una nuova regione che coincida con il territorio di una città.
Tutto il discorso della Costituzione, delle leggi regionali, del referendum, allo stato pratico temo si riducano a intellettualismi destinati a impaludarsi nella realtà politica italiana.
Eppure proprio perché il sistema di fatto non rende possibile per Milano rivendicare diritti di libertà e di autonomia che sono garantiti dalla Costituzione, proprio per questo Milano dovrebbe avere il coraggio di osare di più, traendo ispirazione dalla storia di un mediocre giocatore belga della metà degli anni novanta.

Cosa potrebbe fare allora Milano? Se la comunità desiderasse ottenere l’autonomia, si potrebbe puntare direttamente all’Europa. I riferimenti normativi sono il trattato di Lisbona e la carta di Nizza. Tra i principi fondamentali ci sono quelli della “buona amministrazione” e del “diritto dei cittadini di essere rappresentati”. Oltre a questi c’è il principio generale e costitutivo dell’Unione Europea, quella della libertà di circolazione per beni e persone. Da un punto di vista giuridico Milano è un bene. E come bene dovrebbe avere il diritto di poter circolare liberamente all’interno dei sistemi legislativi dell’Unione Europea per poter godere del diritto fondamentale alla “buona amministrazione”.

Da un punto di vista giuridico Milano è un bene. E come bene dovrebbe avere il diritto di poter circolare liberamente all’interno dei sistemi legislativi dell’Unione Europea per poter godere del diritto fondamentale alla “buona amministrazione”

Ispirandosi alla “legge Bosman”, Milano potrebbe rivendicare di fronte alla Corte di Giustizia europea il diritto di godere nel suo territorio unicamente delle leggi dell’Unione Europea e, per il resto, di potersi dotare in totale autonomia delle leggi che reputi ottimali per la gestione della comunità. Sembra un’ipotesi da fantascienza ma in realtà ci sono alcuni elementi a favore.
Provare a diventare città stato utilizzando le leve del diritto e della burocrazia italiana comporta di avere al di fuori della città solo nemici e ostacoli. Ma se si agisce a livello europeo le cose cambiano perché si potrebbe intercettare delle istanze che possano supportare il processo di autonomia di Milano. Già il Consiglio d’Europa si è espresso a favore della maggiore autonomia delle città perché strumento di democrazia e di partecipazione attiva dei cittadini. 

Ispirandosi alla “legge Bosman”, Milano potrebbe rivendicare di fronte alla Corte di Giustizia europea il diritto di godere nel suo territorio unicamente delle leggi dell’Unione Europea e, per il resto, di potersi dotare in totale autonomia delle leggi che reputi ottimali per la gestione della comunità.

C’è un altro grande alleato potenziale per l’autonomia di Milano dallo stato centrale: le grandi città d’Europa. 

Molti lamentano che l’Europa non abbia un’identità. E questo è un dato di fatto. Ma qual è la reale identità europea? Basta viaggiare nel mondo per accorgersi che il fattore identitario di maggiore forza che ha l’Europa sono le sue città. Non esiste altro luogo al mondo dove le città si differenzino tra loro così tanto, per cultura, cibo, tradizioni, linguaggi, anche se distano tra loro pochi chilometri. La storia dell’Europa è la storia delle sue città. Di più. L’Europa è stata fondata dalle sue città. Le radici dell’Europa moderna affondano nelle città stato dell’antica Grecia fino ad alimentarsi con la città stato che ha forgiato di più la stria del nostro continente: Roma. L’Impero romano era espressione di una città stato così come lo era anche il suo successore, il Sacro Romano Impero che era una costellazione di città stato. Il risultato di questa storia è sotto gli occhi di tutti con città che hanno un’identità spesso assai più forte rispetto quella della nazione a cui appartengono.
La storia dell’Europa è fatta di città ed è dalle città che deve ripartire il futuro dell’Europa. Questo non significa cancellare gli stati nazionali bensì rinnovarli nella loro concezione che deve passare da stati di difesa dello status quo contro invasori esterni a federatori di città e di territori. Gli stati devono trasformarsi da sistemi in ecosistemi per consentire a territori omogenei di fare leva sulle loro caratteristiche distintive all’interno di uno spazio comune. E dal punto di vista gestionale bisogna scendere al livello più basso possibile, alle città che sono l’espressione diretta della comunità.

Per una rivoluzione di questo tipo è impensabile immaginare che possa partire da uno stato nazionale attuale. Questo per due motivi. In primo luogo perché una volontà di riforma radicale portata avanti da un singolo stato innescherebbe automaticamente la reazione contraria di altri stati. Il secondo è ancora più immediato: aspettarsi che gli stati si adoperino per ridurre considerevolmente il proprio potere è un controsenso logico. Come spesso accade se le riforme non vengono dall’alto, è dal basso che possono arrivare.

Qui si ritorna a Milano che potrebbe diventare con la sua istanza alla Corte di Giustizia la città Bosman d’Europa. La città che intrappolata da un ordinamento deficitario, quello dello stato italiano attuale, si rivolge all’Europa per liberarsi, rivendicando il diritto di dotarsi da sé degli strumenti più opportuni per gestire la propria comunità. Ma con lo scopo di non fermarsi, rilanciando l’azione alle altre città che in Europa ritengono meglio potersi gestire con maggiore autonomia rispetto agli stati nazionali di cui fanno parte.

Milano potrebbe aprire la strada a una nuova rivoluzione, consentendo a ogni città di poter essere trattata come un bene, diventando libera di scegliere come gestirsi e a quali leggi fare affidamento, restando comunque all’interno dell’alveo normativo europeo. Sembra una follia ma credo che in fondo in fondo sarebbe questa la strada migliore da attuare. Nel momento almeno in cui vi sia una volontà diffusa e condivisa nei cittadini e nei governanti locali di diventare una città stato.

Milano potrebbe aprire la strada a una nuova rivoluzione, consentendo a ogni città di poter essere trattata come un bene, diventando libera di scegliere come gestirsi e a quali leggi fare affidamento, restando comunque all’interno dell’alveo normativo europeo

ANDREA ZOPPOLATO

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Attenzione: queste elezioni segnano la sconfitta di Milano

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So di andare controcorrente ma sono convinto che uno dei dati più evidenti di queste elezioni sia la sconfitta di Milano. Lo si nota anche dall’ondata di delusione e di critica che si leva da Milano contro il resto del Paese. Di critica, ma non di autocritica.
Invece Milano dovrebbe prendere atto che qualcosa di grave sta accadendo ed è qualcosa di cui Milano non è uno spettatore ma uno dei principali responsabili.
Questo perchè Milano non è stata all’altezza del suo ruolo e ora rischia seriamente che venga compromesso quanto di buono è stato fatto in Milano ma non da Milano.

Mi spiego meglio. In ogni nazione esiste almeno un luogo che ha la funzione di porta d’ingresso nella nazione. In Germania lo è Berlino, Londra in UK, Parigi in Francia. Sono la porta d’ingresso del loro paese per investitori, per lavoratori, in generale per attirare risorse dall’estero. Questa è l’essenza di un’economia di mercato dove la forza dei paesi passa attraverso la capacità di attirare ricchezza dal resto del mondo. Per motivi storici e per motivi economici è Milano che dovrebbe svolgere questo ruolo in Italia. La domanda è: Milano sta riuscendo a fare questo? E’ riuscita ad essere in questi ultimi anni la porta d’ingresso per attirare risorse e ricchezza in Italia?

In un’economia di mercato dove la forza dei paesi passa attraverso la capacità di attirare ricchezza dal resto del mondo. Per motivi storici e per motivi economici è Milano che dovrebbe svolgere questo ruolo in Italia. La domanda è: Milano sta riuscendo a fare questo? 

Basta vedere i movimenti in entrata e in uscita dal nostro Paese per vedere che proprio questo è il nostro punto debole: l’Italia ogni anno perde imprese e talenti a favore dell’estero. I flussi sono questi: lavoratori e imprese si spostano dall’Italia per venire a Milano, ad esempio come accade alle aziende che trasferiscono la sede da Roma a Milano. Milano è prima per capacità di attrarre dal resto d’Italia però insieme alla Lombardia è anche il primo luogo in Italia da dove imprese e lavoratori se ne vanno, trasferendosi all’estero:
-“La Lombardia si conferma, con 23mila espatriati, la prima regione da cui si parte, seguita da Veneto (11mila circa), Sicilia, Lazio e Piemonte” (Fonte: Repubblica);
– Provengono dalla Lombardia il maggior numero di aziende estere a partecipazione italiana. Le attività sono ben 9.788, il 33,2 per cento del dato totale italiano (pari a 29.483) (Fonte: Regione Lombardia).
Invece di essere punto di approdo per il Paese, Milano è oggi uno snodo in uscita dal Paese. Ci si sposta qui prima di andarsene via dall’Italia. Invece di attrarre ricchezza da fuori per diffonderla poi nella nazione, Milano fa l’opposto: drena risorse dal resto del Paese grazie alla sua superiorità dentro ai confini nazionali.

Invece di essere punto di approdo per il Paese, Milano è oggi uno snodo in uscita dal Paese. Ci si sposta qui prima di andarsene via dall’Italia

Questi flussi sono motivati dal fatto che in un Paese economicamente in difficoltà come il nostro, che dal 2008 in poi sta arretrando in tutte le classifiche continentali, si tende ad andare via perchè fuori ci sono più opportunità. Quelli che vogliono restare in Italia, se la nazione è in crisi vanno dove si è più vicini alla linea di galleggiamento. Così Milano attira, ma attira solo dal resto del Paese.

La dura verità è che oggi la forza di milano è la debolezza dell’italia. Non solo. La forza di Milano è causa di debolezza dell’Italia, nel senso che in un’economia di mercato la ricchezza di una nazione si basa sulla capacità di attirare ricchezza, imprese e talenti dall’estero, se questo non accade la nazione si impoverisce progressivamente. Milano è causa di debolezza per l’Italia perchè non svolge il suo compito di attirare ricchezza dall’estero.
Qualche prova? Il nostro mercato delle start up è ridicolo se paragonato al resto d’Europa, abbiamo perso la rivoluzione digitale, tra le più importanti aziende del web del mondo non c’è traccia di aziende italiane, così come non c’è traccia di aziende italiane tra le principali aziende nate nel mondo negli ultimi vent’anni.

La dura verità è che oggi la forza di milano è la debolezza dell’italia. Non solo. La forza di Milano è causa di debolezza dell’Italia perchè non svolge il suo compito di attirare ricchezza dall’estero

Che cosa ha fatto Milano di sbagliato e cosa potrebbe fare?
La sconfitta di Milano è stata quella di aver sempre abbassato la testa di fronte a un governo considerato come amico, aver sempre ceduto a considerarsi come migliore tra le tante, accontentandosi di prendere risorse dal resto del Paese.
E’ come se invece di rispondere all’esigenza storica ed economica di avere un aeroporto internazionale si fosse accontentata di avere il migliore tra gli aeroporti nazionali. Perdendo così tutto il traffico da diffondere nel paese.
Segno di questa mancanza di Milano a rispondere al suo ruolo non sono solo i flussi di mobilità in entrata e in uscita nel Paese ma lo è anche il risultato elettorale.

Milano è l’unico luogo che ha premiato un governo che è stato giudicato fallimentare dal resto del Paese. Un governo che non è stato capace di invertire la rotta di un declino che ha portato l’Italia alla periferia dell’Europa. Dal punto di vista economico non è riuscito a incidere strutturalmente in nulla, lasciando una disoccupazione giovanile alle stelle, un mercato di lavoro rigido e perdente su scala internazionale, una burocrazia e un sistema fiscale che tengono alla larga imprese estere e spingono fuori dal Paese imprese italiane.
L’Italia ha punito un governo che è riuscito a tutelare la rendita ma non la produzione. Che ha salvato chi ha, ma senza offrire più opportunità a chi non ha.
Un governo che come Milano può vantare successi solo se evita di confrontarsi con l’esterno, ad esempio sottolineando una crescita economica che in realtà è all’ultimo posto tra i paesi europei.
Milano è l’unica ad aver premiato questo governo e può reagire in due modi: in modo arrogante, considerandosi nel giusto mentre tutti gli altri avrebbero sbagliato, oppure provare a chiedersi se non sia Milano non solo ad essersi sbagliata ma essere responsabile di una situazione così drammatica di cui il risultato elettorale è effetto non causa.

Milano è l’unica ad aver premiato questo governo e può reagire in due modi: in modo arrogante, considerandosi nel giusto mentre tutti gli altri avrebbero sbagliato, oppure provare a chiedersi se non sia Milano non solo ad essersi sbagliata ma essere responsabile di una situazione così drammatica di cui il risultato elettorale è effetto non causa

Milano deve prendere consapevolezza che riesce a prosperare solo perché prende risorse dal resto del Paese e che questo può consentirle solo un successo nel breve periodo. La grande sconfitta di milano è stata questa: accontentarsi e anzi compiacersi di primeggiare quando gli altri calano, senza rispondere alla sua vocazione di porta d’ingresso nazionale.
Se le affrontasse con la giusta autocritica, queste elezioni siano per Milano potrebbero essere uno schiaffo terapeutico, per capire che deve alzare la testa e chiedere quello che hanno ottenuto tutte le città con cui deve tornare a confrontarsi: Berlino, Madrid, Amburgo, San Pietroburgo, Londra o Parigi. Tutte città che hanno in comune il fatto di avere leggi che le differenziano dagli altri territori nazionali. Milano deve alzare la testa non contro il popolo italiano ma contro il governo di Roma, per avere un’autonomia amministrativa che la porti a competere alla pari con le altre metropoli internazionali. A quel punto Milano potrà rispondere al suo ruolo fondamentale di attirare risorse internazionali per aumentare la ricchezza di tutto il Paese.

ANDREA ZOPPOLATO

All these sleepless nights – l’età dei vent’anni…

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I vent’anni sono un’età… ambivalente.

E’ quel periodo della vita in cui non hai regole e puoi permetterti di uscire due, tre, quattro volte alla settimana senza nessun tipo di problema.

E’ quel periodo in cui non ti importa niente dei sentimenti degli altri e delle conseguenze delle tue azioni, perchè senti di poter conquistare il mondo.

E’ quel periodo in cui hai energie da vendere per fare qualsiasi cosa ti piaccia, ma scappi dalle responsabilità.

E’ quel periodo in cui cerchi definitivamente di affermare la tua identità di adulto bevendo, fumando ed esplorando la sessualità in modo più spensierato e sregolato possibile.

Anche Kris, dopo aver lasciato la sua ragazza, sente di dover sfruttare i suoi ven’anni. 

Vuole godersi a pieno questa età che non tornerà mai più e comincia a vivere in quinta la nighlife della città, buttandosi in qualsiasi esperienza gli garantisca adrenalina e senso di libertà.

Chissà se questi saranno proprio i vent’anni che avrebbe voluto…

Se sei curioso di scoprire come andrà a finire la vicenda di Kris, allora di invito questo lunedì, alle 21.20, al Cinema Beltrade: prendi il biglietto a 7 euro e vieni a goderti la proiezione di “All These Sleepless Nights”.

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Tre motivi per votare ogni partito: l’articolo che sfida gli ultras della politica

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A un passo dal voto molti si sono trasformati in ultras da curva sud. Andando controcorrente, abbiamo provato invece a trovare delle buone ragioni per votare qualunque partito chiedendo aiuto a chi lo vota.

Tre motivi per votare ogni partito

Liberi e uguali

#1 Per chi si sente di sinistra ma non si riconosce nella politica di Renzi
#2 Per chi crede nell’uguaglianza tra i cittadini come valore fondamentale
#3 Per chi crede che il Paese abbia bisogno di più sinistra

“In un’Europa che ha ormai abbracciato quasi ovunque una destra liberale potrebbe essere un esperimento interessante differenziarsi con una posizione opposta: gli altri vanno a destra e noi li spiazziamo con una sinistra egualitaria, forse un po’ anacronistica, ma almeno ortodossa, non come quella annacquata che ha governato buona parte degli ultimi vent’anni”

PD

#1 Perchè è il partito che garantisce un livello di competenza mediamente maggiore
#2 Perchè è il partito della continuità, contro rischiosi salti nel buio
#3 Perchè il governo Gentiloni non è stato un cattivo governo

“Il PD e i suoi alleati possono mettere in campo le persone più competenti tra le forza politiche. Persone mediamente più capaci sia nei posti chiave del governo che per i tecnici che lavorano nell’ombra dietro ai politici. E’ poi il partito che offre più garanzie sullo status quo e contro cambiamenti che potrebbero rivelarsi pericolosi per il Paese”

+Europa

#1 Per chi si sente europeista e crede che i problemi dell’Italia derivino dalla nostra classe politica, non dall’Europa
#2 Per chi si riconosce nelle lotte per i diritti civili dei Radicali
#3 Perché sono gli unici che hanno in programma un freno alla spesa pubblica

“Avere radicali in Parlamento fa sempre bene: sono una garanzia contro soprusi della politica e possono attenuare sia una deriva statalista del centro sinistra che velleità antieuropeiste del centro destra”

Movimento 5 stelle

#1 Perchè sono gli unici ad avere restituito 25 milioni di euro dei loro stipendi
#2 Perché rappresentano un freno ai privilegi e ai costi della politica
#3 Perché sono il partito più determinato a difendere le categorie storicamente più svantaggiate dai governi italiani, come i giovani o le partite iva

“Rappresenta la forza politica più divisiva. Nel senso che divide la personalità di ognuno di noi. Provoca una schizofrenia, una dissociazione dell’Io. Ha infatti elementi che non possono non piacere: il fatto di restituire una parte degli stipendi, ad esempio, è qualcosa che ha del miracoloso in un Paese dove i politici hanno preso senza mai ridare un centesimo. E questa è già una ragione che mi potrebbe spingere a votarli. Altro punto a loro favore è che sono il movimento degli esclusi, innanzitutto dei giovani che devono pagare le pensioni dei loro padri o nonni, ancora calcolate con il metodo retributivo sull’ultimo stipendio percepito. Così come non si può non provare simpatia per la lotta ai privilegi che i politici elargiscono con generosità a se stessi”

Forza Italia

#1 Per chi crede che bisogna lasciare più libertà alle imprese per ridare fiato all’economia
#2 Per chi si sente di destra ed europeista
#3 Per chi crede che Silvio Berlusconi possa dare di più come “padre nobile” che come membro di un governo

“Silvio Berlusconi è in grado di azzerare ogni facoltà cognitiva. E’ pazzesco: ci sarebbero milioni di motivi per non votarlo. Prima di tutto perché tutto quello che promette ha già dimostrato di non metterlo in atto. Poi c’è che è incandidabile: stiamo assistendo alla prima campagna elettorale del mondo in cui si può votare per un partito con il nome di un “presidente” che non può essere eletto né entrare nel governo. Eppure proprio questo fatto potrebbe spingermi a fare quello che non ho mai fatto in vita mia: a dargli il mio voto. Perché forse Berlusconi il meglio di sé lo dà non quando è in prima linea ma quando si pone nelle retrovie. Forse ha sbagliato proprio in questo in passato, nel voler guidare il paese in prima linea, invece di fare l’allenatore o il presidente che sceglie i giocatori migliori. Forse è così o forse è semplicemente l’ennesima dimostrazione della sua capacità di azzerare ogni facoltà cognitiva in campagna elettorale”

Lega

#1 Per chi ritiene che lo stato vada riorganizzato in senso federale o con maggiore autonomia locale
#2 Per chi vuole premiare le regioni più efficienti
#3 Per chi vuole provare una riforma radicale della politica economica e fiscale  

“Nel programma di Salvini ci sono idee che potrebbero servire al Paese se non altro perché sono opposte rispetto a quello che è stato attuato negli ultimi decenni e che ha avuto il risultato di portare l’Italia al fanalino di coda dell’Europa. Ridare più libertà alle imprese, lasciare più risorse ai privati con una fiscalità più snella e meno opprimente, contrastare l’invidia sociale che infesta il nostro Paese e agire sulla struttura dello stato capovolgendola, concedendo più autonomia ai territori e riducendo il centralismo di stato, mi sembrano idee valide. Così come anche se è vero che un governo guidato dalla Lega potrebbe essere un pericoloso salto nel buio, bisogna riconoscere che le regioni amministrate dalla Lega non stanno cadendo a pezzi, anzi”

Fratelli d’Italia

#1 Per chi si riconosce nei valori della destra ma non si riconosce in Berlusconi
#2 Per chi si riconosce nei valori della destra ma non si riconosce nella lega di Salvini
#3 Per chi ritiene che il Paese abbia bisogno di più destra

“E’ l’unico partito che da una donna come guida. E poi diciamoci la verità, tra i diversi leader politici Giorgia Meloni li batte tutti in simpatia”

Outfit ‘900

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Il ‘900 è stato il secolo delle evoluzioni, delle innovazioni e delle scoperte in tutti i campi.

E’ stato il secolo dei “perchè”.

Tante curiosità, quesiti e problemi hanno avuto la loro risposta. Una di queste, sempre interessante da porre, è la domanda “perchè le donne sono arrivati a indossare gli abiti che portano adesso?”

Dall’inizio alla fine del ‘900, si è passati dalla gonna lunga fino ai piedi alla minigonna che quasi non esiste, per quanto è corta.

Non so tu, ma io molte volte non posso fare a meno di chiedermi quali siano state le cause socio-culturali che hanno portato queste conseguenze nell’evoluzione del modo di abbigliarsi.

Per soddisfare le mie curiosità, penso che questo venerdì farò un giro alla mostra “Outfit ‘900” del Palazzo Morando, dedicata alle mode esistite tra il 1900 e gli anni ’90 del secolo scorso.

In questo modo, potrò scoprire tutti i cambiamenti avvenuti in relazione al vestiario diurno e notturno e conoscere la storia di ogni capo d’abbigliamento presente grazie a fotografie, racconti e scritti dei donatori di tali meraviglie sartoriali. Ma, cosa ancora più interessante, potrò conoscere le vite di chi indossò i vestiti esposti grazie alle immagini che li ritraggono.

Sarà un salto nella storia degli abiti che hanno segnato un’epoca… e penso che per un viaggio nel tempo del genere, 5 euro si possano spendere.

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La colomba pasquale è nata a Milano

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Anche se era un dolce di antica tradizione milanese, si dice nato ai tempi di Ludovico il Moro, fu grazie a Motta che il panettone divenne famoso prima in Italia e poi in tutto il mondo come dolce simbolo del Natale.

Dalla pasticceria aperta in via della Chiusa nel 1919 Angelo Motta affermò il suo marchio, la cui emme divenne simbolò della milanesità, per promuovere il panettone come dolce di Natale. Tra le sue invenzioni ci fu anche la colomba che con un impasto simile a quello del panettone Motta riuscì ad affermare come dolce pasquale.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

 

Questi sono i candidati consigliati per chi vuole dare più autonomia a Milano

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L’Italia è l’unico tra i grandi stati europei a non avere una città stato, ossia un hub internazionale amministrativamente autonomo.
L’8 febbraio abbiamo chiesto a tutti i candidati un impegno scritto per Milano: qui l’articolo Cari candidati, mettete per iscritto il vostro impegno per Milano
Ci hanno risposto in quattro, due della coalizione del centro sinistra, due del centro destra. Se sei in corsa alle prossime elezioni, regionali o nazionali, e ti vuoi impegnare per Milano Città Stato, scrivici e renderemo pubblico il tuo impegno (se credibile): info@milanocittastato.it .
Nota: anche se sosteniamo i politici che si impegnano a portare avanti l’istanza di Milano amministrativamente autonoma,
Milanocittastato.it e i suoi rappresentanti non appartengono a nessun partito.

Questi sono i candidati consigliati per chi vuole più autonomia a Milano

Centro sinistra

Valerio Federico

51 anni, membro della Direzione di Radicali Italiani, è coautore della Proposta di Legge popolare “Più democrazia, più sovranità al cittadino” (2017) e coautore dello studio “Federalismo e sovranità dei cittadini”, ottobre 2016 (goo.gl/yK5qzV). E’ capolista in Lombardia per la lista +Europa con Emma Bonino.

“La nostra proposta, articolata negli ultimi anni in Radicali Italiani, prevede una forte autonomia tributaria ed amministrativa per le città insieme anche a una devoluzione di funzioni. Questa proposta è in linea con quanto proponete. Noi chiediamo questo non solo per una città-stato ma per tutte le grandi aree urbane, identificate anche da noi come centro di cambiamento, come ambito sovranazionale delle sfide del nostro tempo. Un federalismo dunque con devoluzione bidirezionale, verso l’Europa e verso le città

Cristiana Zerosi

Cristiana Zerosi, odontoiatra, ha partecipato attivamente ad iniziative in difesa dei diritti civili e delle libertà dell’individuo. E’ referente dell’unità di strada di Fondazione Progetto Arca che si occupa di dare assistenza ai senza fissa dimora presenti nel territorio milanese. E’ candidata in Lombardia per la lista +Europa con Emma Bonino.

“Sostengo il progetto di Milano Città Stato sì, ma Europea, la cui autonomia deve essere basata non solo sulla devoluzione dei poteri e delle funzioni, ma anche sulla democrazia (con l’attivazione degli strumenti di partecipazione di democrazia ad ogni livello, anche in materia fiscale), e che auspico possa inserirsi in una futura rete di “città federaliste europee”. Quindi autonomia, ma finalizzata a rafforzare l’identità di Milano “con gli altri” e non “contro gli altri”, per una politica transnazionale ed il superamento del concetto di sovranità assoluta degli Stati nazionali

Centro destra

Alessandro Morelli

Capogruppo della Lega a Palazzo Marino è candidato per la Camera nel Collegio Milano 3 (dai Navigli a San Siro). Ha presentato a Palazzo Marino un’istanza per l’autonomia di Milano votata da 36 consiglieri con un solo astenuto: Primo passo del Consiglio Comunale verso Milano Città Stato.

“Che Milano abbia tutte le caratteristiche per essere al pari di Londra, San Pietroburgo o Berlino è tanto evidente che tutti, in ogni campagna elettorale, promuovono una maggiore autonomia per la nostra città. Ora è il momento di passare dalle parole ai fatti, uscendo dagli steccati ideologici e dalle bandiere politiche. Adesso perché la crisi che abbiamo vissuto e la ripresa che sta facendo volare alcune economie europee ed è dello zero virgola in Italia non durerà per sempre ed è questo il momento per mettere le basi per far sì che Milano continui ad essere locomotiva del Paese. Sono orgoglioso di aver fatto approvare da tutte le forze di centrodestra e centrosinistra di Palazzo Marino un testo a favore dell’autonomia di Milano, ma dopo l’iniziale slancio il percorso si è purtroppo interrotto. Sostenere le aziende in crisi, attuare politiche di attrazione di capitali esteri, snellire la burocrazia legata a norme nazionali, non sono promesse elettorali ma obblighi morali per la città che guida il Paese. L’autonomia fiscale e amministrativa di Milano non è un successo della nostra città: è una risorsa per tutti”

Gianmarco Senna

Imprenditore nel campo della ristorazione, cofondatore dell’associazione Tra il dire e il fare, è capolista in Lombardia per la Lega.

“La mia storia di uomo ed imprenditore è legata indissolubilmente a Milano. Così come la mia passione politica è nata e cresciuta con salde radici nei principi dell’autonomia fiscale e della sussidiarietà.
Milano Città Stato è un progetto che in modo del tutto naturale fonde il mio percorso di imprenditore milanese con il mio progetto politico per Milano e per la Lombardia: immagino una Milano forte, moderna, innovativa e con i pieni poteri che una grande Città deve avere, in una Regione Lombardia finalmente libera, con l’autonomia, di scegliere e costruire il futuro delle proprie imprese e dei propri cittadini”

Il primo locale di musica Jazz in Italia fu l’Ambassadors di Piazza Sempione

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La musica Jazz arrivò in Italia con i soldati americani nella prima guerra mondiale. Nel 1918 aprì nei pressi dell’arco della Pace il primo locale di musica jazz, l’Ambassadors New Club di Arturo Agazzi. Milano divenne la capitale della scena jazzistica nazionale riuscendo ad attrarre negli anni trenta alcuni dei più grandi artisti mondiali.

Jack il matto: “Psico-Cinema”

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Se pensi a Jack Nicholson cosa ti viene in mente?

Esatto: pazzia, follia e stravaganza, alcune delle prerogative della maggior parte dei personaggi che ha interpretato…

… e i suoi occhi da assatanato incorniciati da un sorriso che sa essere diabolico hanno sempre reso al meglio queste caratteristiche.

Basti pensare ai ruoli che Jack ha interpretato in film come “Shining”, “Batman” e “Le Streghe di Eastweek”, durante i quali ha sfoggiato al meglio, a parer mio, le sue capacità attoriali.

Osservando più attentamente le sue varie performance cinematografiche, sarebbe possibile analizzare in modo quasi psichiatrico il decorso della pazzia e della paranoia nella mente umana, che ascende in un preciso climax quasi accademico.

Ed è proprio quest che si pone di fare La Corte dei Miracoli con “Psico-Cinema“, la rassegna cinematografica che analizza da un punto di vista psicologico e psichiatrico i ruoli più iconici che Jack Nicholson ha interpretato in alcuni film.

Questo mercoledì, dalle 21.00, potrai assistere alla proiezione di “Qualcosa è cambiato, capolavoro su pellicola che permetterà di osservare con cura il disturbo ossessivo compulsivo.

 

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Marte. Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso

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Da quando l’uomo è arrivato sulla Luna, Marte è sempre stato nel mirino degli studiosi dello spazio.

In realtà, è storia antica che gli esseri umani abbiano sempre tenuto il naso in sù per scrutare il cielo sopra alla loro testa nel tentativo di capirne i segreti.

D’altronde, tra marinai che si orientavano con le stelle, astronomi che studiavano le costellazioni e matematici che ragionavano sul moto terrestre, c’era poco tempo per stare con i piedi per terra.

Poi, beh, se si parla di un pianeta come Marte, chiamato “il pianeta rosso“, è inevitabile interessarsi all’argomento, soprattutto perchè la curiosità viene suscitata già dal nome, la versione romana dell’Ares greco, il dio della guerra, impetuoso e dalla testa calda… esattamente come la superficie di Marte.

Se anche tu da piccolo sognavi di fare l’astronauta, l’astronomo o eri semplicemente affascinato dall’universo, ti invito ad accontentare questa sopita di te con la mostra del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci “Marte. Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso“.

Potrai visionare fotografie della sua superficie di Marte, leggere racconti fantascientifici e conoscere i report dei più famosi studi condotti sull’argomento, senza contare che potrai farti un’idea più precisa anche quanto sia stato importante l’apporto italiano durante gli studi sul pianeta rosso.

Direi che per viaggiare “verso l’infinito e oltre“, 10 euro di biglietto possono bastare, no?

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7 scenari post elettorali: dove andrà a finire Milano con le diverse coalizioni al governo

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Si avvicina il tanto atteso election day, il giorno delle urne, della maratona di Mentana, il culmine degli ultimi mesi di dibattito pubblico e di climax politico in Italia. E se è vero che ogni volta si dice che “questa campagna elettorale è stata la peggiore di sempre”, è vero anche che siamo in un momento di cambiamenti epocali e di scelte da prendere, quindi in un momento dove servirebbe una grande e saggia guida a trainare il Paese verso un futuro prospero. Milano, in tutto ciò, dove andrà a finire?

  • Vince la coalizione di Centrodestra

Il Centrodestra crede nella democrazia, nelle persone e nella libertà.
Tutto questo si traduce nell’applicazione della flat tax: l’economia meneghina, sulla falsariga di quella americana sotto la cura Trump, decolla, gli investimenti non hanno più nessun limite e trasformano la città.
Viene realizzato il parco orbitale, la riqualificazione degli scali procede spedita e vengono riaperti i Navigli.
Piazza Affari raggiunge volumi di scambio mai visti, Milano crede ora come non mai nelle magnifiche sorti e progressive.

  • Trionfa il Movimento 5 Stelle

 

Acqua, Ambiente, Trasporti, Sviluppo ed Energia sono le costellazioni attorno alle quali ci muoviamo.
Per la gestione dell’acqua, quindi, guardiamo a Bangalore e alla sua pluripremiata falda acquifera per ottimizzare al massimo l’utilizzo della nostra.
Sul tema ambiente abbiamo un maestro in casa: Stefano Boeri. Gli verrà chiesto di non fare forest cities solo in Cina, ma anche qui a Milano, magari al Gratosoglio.
Trasporti: portiamo qui i capi del sistema di metropolitane di Seoul, per farci avere le migliori ferrovie urbane al mondo.
Per lo sviluppo, modello Dubai: infrastrutture à gogo e prima o poi qualcosa di buono arriverà. Per l’ultimo punto, si dà pieno credito agli scienziati del CERN per puntare tutto sulla realizzazione di un collisore di muoni, che ci farà finalmente avere il nostro Kundalini, la fonte di energia infinita.

  • Vincono PD e alleati

 

Per un’Italia più forte e più giusta.

La proposta di investire un euro in cultura per ogni euro messo per la sicurezza, unita alla paranoia dei tempi odierni, porta ad effetti paradossali: la Sormani supera il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele nelle classifiche dei luoghi più fotografati di Milano, e posti come il Frida o Ceresio 7 tra quelli più frequentati, mentre nelle strade marciano plotoni di militari.

La criminalità viene azzerata, Milano assurge alle cime dei ranking mondiali delle città con più biblioteche e con le migliori università.

 

  • Secondo Patto del Nazareno

 

 

Come molti prevedevano, il 5 Marzo Renzi e Berlusconi siglano la Sacra Alleanza che consegna Milano sotto la più monarchica delle coalizioni.

Sul solco di quanto accadde 4 anni fa, il fulcro è la radicale trasformazione dello stato italico e l’approdo alla terza repubblica: la strada per Milano Città Stato è spianata.

  • Si forma la Coalizione Sovranista

 

 

Nel nome della Patria, si alleano Salvini, Meloni, Cinque Stelle e CasaPound.

La Coltelleria Lorenzi, la Gelateria Toldo e le altre botteghe storiche meneghine diventano il fiore all’occhiello della città e della sua immagine all’estero.
Con l’energia di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Milano torna ai fasti del XIII Secolo e diventa un vero snodo fondamentale del commercio globale, il Naviglio il più elegante e stiloso canale del mondo mentre vengono costruiti un Nuovo Duomo che fa impallidire la Piramide della Pace di Sir Norman Foster e un Palazzo della Moda da far invidia alla residenza del sultano del Brunei.

 

  • Si forma la Coalizione Esotica

 

Nel più imprevisto degli scenari, salgono al potere Liberi e Uguali, Potere al Popolo e i Comunisti di Marco Rizzo.

Milano supera Tallinn nella classifica delle smart cities e crea un agglomerato urbano verde, interconnesso ed energeticamente sostenibile.
Il nuovo modello economico basato tutto sul welfare e sul reddito di cittadinanza viene ammirato in tutto il mondo fino a diventare un vero e proprio case study, col nome di Milanomics.

  • Il vuoto di potere

Probabilmente lo scenario più drammatico, quindi quello più fecondo di opportunità: per Milano soprattutto, che sotto l’egidia di Beppe Sala, della sua classe imprenditoriale e del suo tessuto cittadino può davvero dimostrare all’Italia (leggasi Roma), all’Europa e al Mondo di che pasta è fatta, pronta a far convivere in sé sia la spinta verso le magnifiche sorti e progressive, sia la valorizzazione delle sue botteghe storiche e della sua storia millenaria.

HARI DE MIRANDA

L’animo bohemien di Baudelaire: I Fiori del Male

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Bohemien, grottesco, gotico… queste e molte altre sono le tipologie dell’intricato e turbinoso scenario del Romanticismo.

Gli esponenti delle varie correnti letterarie sono stati tantissimi, ma uno che spicca per acume e raffinatezza è sicuramente Charles Baudelaire, passato alla storia per la sua opera più contestata e conosciuta, “Les Fleurs du Mal”, “I Fiori del Male”.

Molti lo ritengono più un dandy che un bohemien, per via della sua estrazione sociale: convenzionalmente, quindi, non si può definire al cento per cento un poeta “maledetto”… ma sicuramente non era tanto inquadrato.

Ad ogni modo, se sei un amante di questo poeta parigino e della sua opera più famosa e citata, allora ti propongo un mercoledì sera non puoi perdere: a partire dalle 19.30, alla Libreria Verso di Corso di Porta Ticinese potrai partecipare alla lettura e alla spiegazione de “I Fiori del Male” e potrai partecipare a un dibattito di confronto sui significati delle composizioni.

Sarà sicuramente una serata interessante, soprattutto perchè se arrivi presto potrai godere dell’happy hour disponibile e magari sorseggiare un bel calice di vino… in pieno stile bohemien.

 

 

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Le tre aziende (apparentemente) più sottovalutate dal mercato. E perchè

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astaldi in turchia (terzo ponte sul bosforo)
astaldi in turchia (terzo ponte sul bosforo)

I loro valori sono crollati a picco in poco tempo. Il mercato le snobba, i ribassisti infieriscono. Sono tre aziende, tra le più rinomate nel panorama italiano, particolarmente colpite dalla speculazione. Vediamo perchè i loro prezzi sono calati così e perchè potrebbero invertire la rotta.

Le tre aziende (apparentemente) più sottovalutate dal mercato. E perchè

#1 Salini Impregilo: prevede fatturato del 30% in Usa

salini impregilo in arabia saudita
salini impregilo in arabia saudita

Da circa 4 mesi il titolo Salini Impregilo continua a perdere terreno e a deludere i propri investitori, nonostante un nuovo contratto del valore di 1,3 miliardi di dollari in Arabia Saudita (21 febbraio) e le opportunità che il gruppo potrà avere dal piano del presidente Trump, il quale è pronto ad investire ingenti capitali in infrastrutture.
Salini Impregilo prevede di raggiungere il 30% del fatturato entro il 2019 negli Usa (mercato di riferimento) soprattutto grazie alla Lane Construction acquisita nel 2016.
Il titolo è “sottovalutato” e probabilmente nel breve periodo non assisteremo ad un reale recupero poiché i riflettori sono sempre puntati sulla maggiore leva finanziaria di Salini dopo l’acquisizione di Lane nel 2016. Inoltre c’è la possibilità che il Gruppo manterrà una moderata politica di distribuzione dei dividendi, con un pay-out rapporto non superiore al 40%.
Altri fattori di rischio sono il debito finanziario lordo del Gruppo pari a 2,332 miliardi di euro (31/12/2016) e la sua esposizione ad alcuni Paesi ad alto rischio, in particolar modo in Venezuela e Medio Oriente. Salini Impregilo è anche soggetta a diversi casi di contenzioso e arbitrato, con esiti che sono difficile da prevedere, tra cui anche alcuni pagamenti congelati da parte dello stato italiano.
Nel lungo periodo ci sono buono chance che il Gruppo possa rialzare la testa, riducendo il debito ed aumentando i ricavi, sfruttando in particolar modo il territorio statunitense. Il 6 febbraio scorso Kepler C. ha ridotto il target price da 3.10 a 3.00 euro con rating Hold in seguito alla riduzione delle stime sull’utile per azione per il triennio 2017-2019.

Qualche piccolo accenno a livello grafico

Il downtrend potrebbe spingere le quotazioni (al momento il titolo è a quota 2.58 euro) fino al successivo obiettivo di 2.50 euro la cui rottura (in particolar modo in chiusura) sarà preludio ad un ulteriore affondo fino a 2.43 euro (il supporto fondamentale di medio/lungo periodo è posizionato a 2.38 euro, monitorare questo riferimento la cui rottura potrebbe spingere le quotazioni anche fino a 2.21 euro). Segnali di ripresa credibili giungeranno invece solo a seguito di rialzi oltre 2.97 (in chiusura) per l’obiettivo a 3.16 euro (forte resistenza).

#2 Astaldi: in attesa di un aumento di capitale

astaldi in turchia (terzo ponte sul bosforo)
astaldi in turchia (terzo ponte sul bosforo)

Altro titolo “sottovalutato” di Piazza Affari è Astaldi che in soli 6 mesi ha ceduto oltre il 55% (al momento il titolo è a quota 2.38 euro) ma è arrivato a cedere anche oltre il 66%. Il caso Venezuela (svalutazioni per circa 230 mln di euro l’esposizione verso il Paese), l’incombente aumento di capitale ed i conti del 3° trimestre inferiori alle aspettative (debole generazione di cash flow) hanno travolto le quotazioni del titolo del Gruppo che opera nel settore costruzioni.
Il gruppo è in difficoltà finanziarie ma le prospettive future non sono negative.
E’ allo studio un aumento di capitale da 300 a 400 mln di euro (entro fine 2018) volto al rafforzamento della struttura patrimoniale del Gruppo finalizzato al rifinanziamento del debito a lungo termine con scadenze oltre il 2022 e riduzione del costo dell’indebitamento.
Astaldi prevede una chiusura dell’esercizio in corso in perdita, sebbene in riduzione rispetto al dato dei primi nove mesi del 2017, anche grazie a 1,3 miliardi di nuove commesse acquisite negli ultimi mesi.
Nell’anno in corso il Gruppo si focalizzerà su aree a profilo di rischio più contenuto rispetto al passato e verso contratti in EPC con previsione di anticipo contrattuale. Si punterà anche sul riposizionamento del portafoglio ordini su Contratti EPC (ingegneria, approvvigionamento, costruzione) per valorizzare la capacità di offerta integrata del Gruppo e garantire una redditività sostenibile nel tempo. Lo scorso 15 febbraio  Astaldi si è aggiudicato un contratto da 108 milioni di dollari, per la realizzazione di una tratta della Wekiva Parkway, in Florida (Usa).

A livello grafico possiamo notare che il titolo è inserito in un trend discendente ed è fondamentale che le quotazioni non violino quota 2.30 euro (in chiusura di seduta) altrimenti sarà difficile evitare un ritorno in area 2.06 euro. Il supporto di lungo periodo è posizionato a quota 1.88 euro la cui violazione darà spazio a nuovi approfondimenti in direzione di 1.81 e 1.63 euro (1.51 euro è il prezzo minimo storico). Ovviamente in questa situazione di grossa volatilità è difficile stabilire dei supporti, inoltre il mese prossimo si riunirà il Cda per l’approvazione del Progetto di bilancio 2017 e novità sull’aumento di capitale.

CREDIT RATING

AgenziaLong-Term RatingOutlook  Data di assegnazione
Standard & Poor’sCCC+Negative   17/11/17
Fitch RatingsBNegative   21/11/17
Moody’sB3Stable   16/11/17

 

#3 Recordati: pesa la riduzione delle stime 2018/2019

La riduzione delle stime sulla redditività per il biennio 2018/2019 e la concorrenza di Mylan e Anylam nella vendita di alcuni prodotti continuano a penalizzare il titolo farmaceutico. I recenti e forti ribassi (al momento il titolo è a quota 28.75 euro) hanno spinto Recordati su prezzi interessanti e poiché il titolo è considerato “sottovalutato” ed eccessivamente penalizzato in rapporto ai risultati economico-finanziari, nel breve/medio periodo potrebbe tornare al centro degli acquisti. Recordati è uno dei migliori 5 titoli di Piazza Affari (performance %) degli ultimi 18 anni. Per chi è già in possesso del titolo è consigliabile monitorare il sostegno in area 28.50 euro poichè è fondamentale che il titolo non rimanga sotto tale soglia altrimenti ci saranno buone change di raggiungere anche area 26.50 euro.

 Recordati (titolo da cassettista) è una buona opportunità nel medio/lungo periodo poiché dopo un 2018 di incertezza (in particolar modo nel primo semestre) il Gruppo nei  prossimi anni continuerà lo sviluppo, a causa della grossa concorrenza, sia attraverso una crescita organica sia attraverso una strategia di acquisizioni con l’obiettivo di rafforzare il portafoglio ordini  puntando anche a mercati strategici e al rafforzamento della pipeline in particolar modo su malattie rare.

Goldman S. ha ridotto le stime sull’utile per azione per il 2018-2022 tra l’1 e il 4% a causa della concorrenza sui prodotti ma mantengono invariato il target price (31.0 euro) e portando il rating da sell a Neutral.

NomeDataRatingTarget Price
Banca IMI15/02/2018Hold34.20 euro
Goldman Sachs13/02/2018Neutral31.00
Equita sim09/02/2018Hold34.00
Banca Akros09/02/2018Accumulate39.30
Credit Suisse17/01/2018Underperform37.00

 

 

PASQUALE FERRARO

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Futurismo e Fascismo: “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics”

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Ricordi il Manifesto del Futurismo che scrisse Marinetti?

Io purtroppo sì: quando lo studiai al Liceo, sia per Storia dell’Arte, sia per Lettere, mi venne letteralmente la pelle d’oca.

Lascia che telo ricordi:

“1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno.
4. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
5. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
6. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
7. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.”

I futuristi erano devoti al progresso e al dinamismo ed è a causa dell’indole risoluta e guerrigliera che gli esponenti di questo movimento artistico si sono trovati molto d’accordo con le idee fasciste.

Molti, infatti, ritengono quasi scontato il collegamento Futurismo-Fascismo… ma a livello pratico, quanto è effettiva questa relazione? Ci sono elementi oggettivi, analizzando fonti, opere e reperti storici, che attestino questa sintonia?

La mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics” della Fondazione Prada si pone proprio l’obiettivo di analizzare le opere prodotte tra il 1918 e il 1943, per un totale di quasi cinquecento dipinti, sculture, fotografie e molto altro, per capire se si possa affermare con certezza la relazione tra il Futurismo e il Fascismo.

Direi che per un argomento così importante e interessante, i 10 euro del biglietto si possono anche spendere.

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Festival del cibo di montagna

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Una cosa rende i mesi invernali così speciali: il cibo di montagna.

Io ne vado matta: ogni volta che riesco a fare una scappatella tra i monti, non manco mai di provare la polenta con i funghi, i canederli o i pizzoccheri.

Senza parlare delle cioccolate calde, delle tisane e de vin brulè, che sono in grado di dare a qualsiasi fredda giornata quella scintilla di calore in più per portare il sole dentro al cuore.

Se anche tu sei un amante del cibo di montagna, allora devi assolutamente fare un salto da Eataly, questo weekend, perchè a partire da oggi alle 18.00 fino a questa domenica si svolgerà il “Festival del cibo di montagna“.

Saranno tre giorni di abbuffate epiche, durante le quali potrai assaporare tutte le leccornie che prepareranno i ristoranti che aderiranno alla manifestazione.

Ricorda, però, che se vuoi provare tutte queste delizie, devi necessariamente munirti dei gettoni appositi, che potai acquistare sul posto o sul sito internet di Eataly.

Vedrai che weekend…

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“Mi trasferisco a Milano: dove mi consigli di cercare casa?”

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Questa la domanda che mi ha fatto un amico che si trasferisce a Milano dalla Versilia. Anche se il mare non è la stessa cosa, gli ho consigliato queste zone (le prime tre per la comodità con il suo ufficio, le altre le ho aggiunte per questo articolo).

“Mi trasferisco a Milano: dove mi consigli di cercare casa?”

#1 Isola

E’ per Milano quella che Prenzlauer Berg è per Berlino: il quartiere dei fighetti.
Anche i prezzi delle case ne hanno risentito. Decisivo per il suo successo lo spostamento a Porta Nuova del centro di gravità permanente della città e l’apertura della lilla. Il punto debole è che non si trova un albero.
Prezzi case (Acquisto): 4.000-4.500 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1000-1400 euro

#2 Chinatown

Altro quartiere supertrendy forse anche per il boom economico della Cina. Da ghetto di immigrati cinesi è ormai uno dei posti più alla moda della città. Il fulcro è via Paolo Sarpi. La posizione è fantastica vicina a Porta Nuova e al Parco Sempione. Altro vantaggio è che si trovano un sacco di negozi con merce a basso prezzo. 
I prezzi delle case sono aumentati ma girando per le vie secondarie del quartiere si possono trovare ancora buone occasioni.
Prezzi case (acquisto): 4.500-5.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1000-1400 euro

#3 Centrale

Si dice sia la nuova frontiera di una Milano il cui centro si sta spostando verso nord. La creazione della city a Porta Nuova ha rilanciato una zona a lungo poco frequentata e ancora vissuta con sospetto. I pro sono la vicinanza con la Stazione che prima o poi dovrà essere riqualificata e l’apertura di centri ufficio e di spazi di coworking di successo (in particolare gli spazi di Copernico). Il grande vantaggio sono i collegamenti: stazione e due linee della metro. Il punto debole è che è ancora quartiere di passaggio o di lavoro, ma non residenziale: basta visitarla di sabato o domenica per soffrire di solitudine.
Prezzi case (acquisto): 4.000-5.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 900-1200 euro

#4 Maggiolina

Il quartiere più residenziale della zona compresa tra la Centrale e viale Zara. Si trovano villette molto gradevoli, spesso con giardino e piuttosto isolate. Punto debole è l’alto tasso di insicurezza (furti in casa).
Prezzi case (acquisto): 4.000-5.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1000-1400 euro

#5 Lambrate

Indicato per chi non si preoccupa di essere vicino al centro ma desidera ritrovarsi un un quartiere ben servito e in cui si respira aria da vecchia milano. Ha anche molti spazi verdi e il Lambro può riservare scorci sorprendenti. A cercare bene si possono trovare case di una bellezza unica, specie dalle parti di via Ventura. Anche i prezzi sono più che abbordabili.
Punto debole: la lontananza.
Prezzi case (acquisto): 3.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 800-1100 euro

#6 Bicocca

Quartiere molto moderno, con una popolazione giovane che beneficia dell’Università, dell’Hangar Bicocca e delle nuove costruzioni attorno all’Arcimboldi. Apprezzato da chi ci vive e ben servito dai mezzi.
Punto debole: occorre cercare il luogo giusto per non sentirsi in un deserto posturbano.
Prezzi case (acquisto): 3.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 800-1000 euro

#7 Via XX Settembre

Per chi se lo può permettere la zona attorno a via XX settembre (Triennale) presenta alcuni tra i più bei palazzi e villette della città. Si tratta di una zona residenziale molto sicura che ha dalla sua la vicinanza con il centro e la presenza di spazi molto ampi. Punto debole: il costo, anche se meno alto rispetto ad altre aree di pregio. E cercando bene si possono trovare belle occasioni.
Prezzi case (acquisto): 5.000-6.000 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1200-1600 euro

Ultimo consiglio generale: sta migliorando molto la vivibilità lungo la linea gialla a sud di Milano. Porta Romana, Corso Lodi fino a Brenta possono presentare ottime soluzioni.

Per chi vuole provare fuori Milano: I migliori paesi dove vivere nell’hinterland milanese

ANDREA ZOPPOLATO

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