Via Benedetto Marcello, poco distante dalla Stazione centrale, è sempre stata una zona ai limiti della legalità a causa di spaccio di droga, prostituzione, microcriminalità.
La sua strana forma: né via, né piazza
La strada lunga circa 600 metri presenta un parterre in mezzo, che pone all’esterno le corsie con i rispettivi sensi di marcia assomigliando così a una piazza. O forse il contrario: né via né piazza.
La suddivisione del parterre centrale vede: una parte predominante destinata a giardini e giochi per bambini, al di sotto della quale è situato un parcheggio sotterraneo, e un’area più ridotta, da via Vitruvio a via Scarlatti, utilizzata come parcheggio e area di mercato il martedì e il sabato di ogni settimana.
Il degrado caratterizza da anni la via, complice la scarsa considerazione dell’area adibita a parcheggio alternato al mercato, con la presenza di asfalto e cemento rovinato, alberi abbattuti e mai più rimpiantumati, buche pericolose e “tag” su l’arredo urbano.
Credits: Urbanfile – Degrado Via Benedetto Marcello
Dal degrado alla microcriminalità
Il degrado trascina con sè situazioni di disagio sociale e comportamenti borderline.Via Benedetto Marcello non si sottrae a questa regola e infatti registra da anni episodi di microcriminalità, quali furti, spaccio di droga, vendita di oggetti rubati e attività di prostituzione, che si accompagnano a danneggiamenti di proprietà pubblica, imbrattamenti e incuria.
Il progetto del nuovo mercato “calato dall’alto”: le proteste dei cittadini
Oltre all’attività di prevenzione e repressione da parte del Comune di Milano, per mezzo della Polizia Locale, l’amministrazione ha presentato un progetto di sistemazione dell’area di mercato e parcheggio della via, con riparazione della pavimentazione danneggiata, ripristino delle situazioni di degrado e piantumazione di alberi sradicati a causa delle auto. I lavori sono partiti alla fine di agosto, tra le proteste dei cittadini che vorrebbero finalmente eliminare il parcheggio di auto e il mercato dal parterre centrale per restituirlo alla sua funzione di viale alberato e di giardino. Questa richiesta non è certamente un capriccio visto che è dal lontano 1965 che l’area è vincolata paesaggisticamente dalla Sovrintendenza.
Il fatto che il mercato abbia una storia decennale comporta per il Comune, come riporta Urbanfiledalla voce dell’Assessore al commercio Cristina Tajani, delle “obbligazioni giuridiche…verso i titolari di concessione e la soppressione espone a ricorsi, spesso vinti”.
Pertanto i lavori prevedono solo la messa a dimora di alberi per ricostituire il perimetro precedente e la sistemazione a nuovo della pavimentazione e dell’arredo urbano. Si tratta quindi di una riqualificazione leggera che non ha visto la partecipazione diretta dei cittadini ma, data la mole di proteste che si è levata, il Comune ha dato spazio a possibili alternative in occasione della presentazione del progetto nel contesto dell’assemblea pubblica del Municipio 3.
In sostanza, i cittadini chiedono che il mercato venga trasferito lungo tutto la via e che l’area oggi utilizzata si trasformi in un giardino come tutta Via Benedetto Marcello. Verranno accolte le richieste? Il Comune ha offerto una possibilità: di certo se la partecipazione dei cittadini fosse avvenuta prima di presentare il progetto e metterlo in atto, forse si sarebbe potuta trovare una soluzione migliore per il quartiere.
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Credits: urbanfile.org - Progetto Leopoldo Freyrie
Cittadini contro il Comune, Comune contro Ministero. Quella sul futuro di Piazza d’Armi è una partita che si gioca sulla pelle di Milano, interessata in questi ultimi anni da una vera e propria rinascita culturale ma soprattutto urbanistica. Finché qualcuno non si mette di traverso.
Natura vs Nuove costruzioni
I progetti storici della nuova Milano – porta Nuova, City Life, l’area ex-Expo e ora anche gli Scali ferroviari – sono ormai in fase quasi conclusiva o comunque avviati su un percorso già ben definito. Ma se finora sì è trattato semplicemente di riempire spazi in abbandono ma già fortemente urbanizzati, alcune delle aree attualmente all’attenzione dell’amministrazione comunale pongono il problema più spinoso di dover mettere mano ad ampi vuoti urbani che in qualche modo la Natura ha già avuto modo di colmare, creando piccole (ma neanche tanto) oasi naturali. E in un periodo storico in cui i problemi climatici e la riforestazione sono al centro del dibattito politico, le opposizioni di chi vorrebbe preservare il patrimonio naturalistico – e paesaggistico – della città trovano, per così dire, terreno particolarmente fertile.
Così ad esempio il futuro di Piazza d’Armi è diventato un po’ un emblema di due visioni diverse sullo sviluppo della città. Potremmo dire, semplificando, di chi si batte per la conservazione e la riqualificazione dell’esistente, preservandone il valore culturale, naturalistico e pubblico, e chi vorrebbe investire su uno stravolgimento totale, in grado di ricostruire su basi più moderne e di rendere appetibile l’investimento per soggetti privati, con positive ricadute anche sui conti pubblici cittadini.
La sua storia: dai dirigibili alle esercitazioni militari
Partiamo dall’inizio. Piazza d’Armi è un interessante e vasto complesso situato in via Forze Armate, a poca distanza dal Parco delle Cave e dal Parco Agricolo Sud Milano. Tale area aveva avuto un uso agricolo fino al primo decennio del ‘900. Poi, nel 1913, l’Ingegner Forlanini vi costruì le Officine Leonardo Da Vinci, da cui uscì il primo dirigibile italiano denominato “città di Milano”. Qui nacque anche il primo aerodromo cittadino, su cui volò in più riprese, negli anni Dieci, la prima aviatrice italiana, Rosina Ferrario.
Dagli anni ’30 la piazza divenne un campo di esercitazione soprattutto per mezzi logistici (carri armati e mezzi pesanti) dell’adiacente Caserma Santa Barbara. L’area oggi comprende una Piazza d’armi vera e propria (35 ettari) e alcuni edifici adibiti a suo tempo a Magazzini militari (7 ettari), costruiti con caratteristiche costruttive e stilistiche unitarie, per una superficie complessiva ampia come quella del Parco Sempione (che non a caso era la vecchia piazza d’Armi).
Ormai in disuso dalla fine anni ’80, l’area verde è stata ricolonizzata dalla natura e trasformata in boschetti di latifoglie miste, alternati ad aree umide e praterie dalle vivaci fioriture, e vi si sono inseriti spontaneamente orti urbani e un’attività di apicultura. La biodiversità dell’area è tale che Piazza d’Armi è stata inserita nella Rete Ecologica Regionale ed è stata di recente riconosciuta ufficialmente come Area di Rilevanza Erpetologica Regionale per la rilevata presenza di anfibi rari e in via d’estinzione.
I progetti in campo
Nel 2015 Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A. (Invimit Sgr), una società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stata incaricata del recupero e della valorizzazione dell’area. Il Comune di Milano, nel Documento di obiettivi per il piano di governo del territorio dell’agosto 2017, ha inserito Piazza d’Armi, insieme ad altre aree come quelle degli Scali ferroviari, di Città Studi e dell’ex area Expo, tra quelle che potranno contribuire in modo rilevante a ridefinire l’assetto urbano della città e dell’intera area metropolitana del prossimo decennio. Il Piano di Governo del Territorio (PGT) identifica quindi l’area come ATU (Ambito di Trasformazione Urbana) e prevedeva la possibilità di costruirvi 290.000 mq di superficie lorda di pavimento. Un progetto che si sarebbe potuto attuare con la costruzione di circa 4000 alloggi di medie dimensioni o con la realizzazione di un centro sportivo per il quale sembrava esserci l’interesse dell’Inter. Il bando pubblicato da Invimit Sgr era tuttavia andato deserto.
Credits: urbanfile.org – Progetto Leopoldo Freyrie
In entrambi i casi, tuttavia, una buona fetta dell’area ora totalmente verde sarebbe stata cementificata con indici di edificabilità molto elevati, e la cittadinanza privata dell’uso di tale spazio oggi completamente pubblico.
Un luogo del cuore
Nel corso di questi anni quindi si è levata la voce critica e autorganizzata di alcuni gruppi di cittadini, in particolare quella dell’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere, che ha richiesto una revisione del PGT che preveda l’abbattimento dell’edificabilità sull’intera area verde.
A loro si sono affiancati nel corso del tempo altri comitati cittadini, che sono confluiti nel Coordinamento Piazza D’Armi. Le loro richieste sono supportate da evidenze importanti, come il fatto che nell’area si sia sviluppata spontaneamente un’oasi naturalistica e della biodiversità che merita protezione, un unicum in una città come Milano ove il problema dell’inquinamento è all’ordine del giorno. I Comitati di Piazza D’Armi hanno anche avanzato una petizione alla Commissione Europea affinché l’area verde boschiva esistente venga mantenuta e valorizzata come “capitale naturale di biodiversità”, diventando una grande Parco Pubblico Urbano, mentre il FAI l’ha inserita tra i suoi luoghi del cuore.
Il loro progetto, alternativo a tutti quelli finora presentati, prevede nell’area a verde la realizzazione di un parco agro-silvo-pastorale urbano, con attività di carattere orticolo, vivaistico, didattico, culturale, botanico, scientifico e di allevamento, oltre alla tutela degli animali selvatici presenti e delle colonie feline; e la riqualificazione dei Magazzini militari dismessi a scopo residenziale, sociale con attività didattiche, riabilitative, culturali produttive e commerciali, senza aumento delle volumetrie.
Progetto dell’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere
Recependo in parte le istanze della cittadinanza, all’inizio del 2018 sono state accolte dal Comune due importanti osservazioni, che hanno ridotto l’indice di edificabilità da 0,7 a 0,35, aumentando la quota minima di verde dal 50% al 70% dell’area (quasi tutta quella non già edificata), e identificano la Grande Funzione Urbana della Piazza d’Armi nella riforestazione urbana. E’ un passaggio importante perché, per la prima volta, nel Pgt di Milano l’area di piazza d’Armi viene esplicitamente considerata innanzitutto area verde. Piazza d’Armi è quindi destinata ad essere un grande parco con edifici non residenziali al posto degli ex magazzini militari, che avrebbero dovuto essere abbattuti per far posto alle nuove costruzioni.
Il vincolo paesaggistico, una decisione annunciata
Ma ecco che la primavera scorsa, insieme ai temporali di stagione, arriva anche il vincolo paesaggistico chiesto dal Ministero dei Beni Culturali, che riguarda tutti gli edifici militari esistenti nonché il divieto di nuove edificazioni in tutta l’area attualmente a verde, oltre ad alcune prescrizioni paesaggistiche per la salvaguardia di “prospettiva, luce, ambiente e decoro degli edifici sottoposti a tutela”. Il complesso della Piazza d’Armi e l’ospedale militare attiguo del resto costituiscono un esempio unico di cittadella militare del periodo tra le due guerre in Lombardia, di importante memoria storica e identitaria e di significativo valore artistico-antropologico.
Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Già nel marzo 2018 infatti il FAI aveva presentato una richiesta di apposizione di vincolo paesaggistico sull’intera area, ai sensi della legge 42 del 2004 – “Codice dei beni ambientali e culturali”, in cui si sottolineava il “notevole interesse pubblico per gli aspetti di memoria storica, di valore estetico, tradizionale e visivo/paesaggistico e per peculiarità panoramiche in ambito urbano”. Mentre il Parlamento Europeo aveva inviato nel marzo 2019 a Comune, Regione e ai Ministeri Finanze, Beni culturali e Ambiente un monito in cui faceva suo l’appello dei cittadini contro il possibile scempio nell’ex Piazza d’Armi, invitando a preservare i suoi valori ambientali, paesaggistici, storici-architettonici, nonché a porre vincoli urbanistici con gli appositi piani regolatori e paesaggistici”.
E’ però evidente che il mantenimento di un’ampia area verde, unito all’impossibilità di aumentare le volumetrie esistenti, è molto difficilmente compatibile con l’appetibilità economica di questo complesso per gli investimenti immobiliari. E da qualche parte il denaro per la riqualificazione deve pur essere trovato, se non si vuole destinare ampie zone di città all’abbandono definitivo, rinunciando altresì a ricavarne nuove risorse per i cittadini. «Se parliamo in termini economici – ha dichiarato l’assessore Maran – Invimit deve rientrare dei 60 milioni di euro di investimento (il prezzo di acquisto dell’area) e l’intervento deve generare oneri sufficienti a realizzare il parco e le altre urbanizzazioni necessarie» (circa 40 milioni di euro per 30 ettari di parco e servizi vari).
E il Modello Milano?
Pare difficile che il vincolo paesaggistico possa mutare, anche a seguito delle recenti vicissitudini della politica nazionale, ma la questione di fondo rimane, e si pone anche per altre aree del nostro territorio interessate da vicende simili, come la Goccia alla Bovisa. In parole povere la questione è la seguente: è meglio difendere le conquiste della Natura, preservando un patrimonio verde atoctono e spontaneo, completamente pubblico e in funzione prevalentemente ecologica; oppure è preferibile fare piazza pulita riprogettando il verde ad uso privato e prevalentemente come arredo urbano, dove magari gli alberi si vedono solo nei rendering, piegandosi a logiche prettamente economiche (anche in funzione di investimenti pubblici)?
Siamo fiduciosi che la soluzione stia nel mezzo, e che nella conciliazione tra la salvaguardia del nostro patrimonio culturale e naturalistico, e il ritorno economico di soggetti pubblici e privati possa infine identificarsi il famigerato “modello Milano”, tanto sbandierato dalla Giunta Sala.
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Credit: ilcielosumilano.it - Fontanile dei Certosini
Il fontanile dei Certosini è un corso d’acqua all’interno dei giardini di Ponte Lambro, che risulta essere presente sulle carte idrografiche sin dal 1833, e che fino al 2017 non era tenuto propriamente in ordine e risultava inserito in un’area degradata complice l'”ecomostro” iniziato e mai concluso dell’hotel previsto per i mondiali di calcio del 1990.
Dall’ecomomostro al bosco
Credit: albesteiner.net – Hotel mondiali ’90
Nel 2017, successivamente all’abbattimento dell’ecomostro al cui posto sono sorti giardini pubblici, con panchine e giochi per bambini, grazie all’opera di un gruppo di cittadini volontari compreso il presidente di Muinicipio l’area del fontanile è stata completamente ripulita.
Inoltre sono stati messi a dimora 1.400 alberi, una vera area boschiva curata dal WWF, tipici della pianura padana e dell’ambiente fluviale con altezza variabile fra 1,5 e 6 metri, per ricreare ambienti tipici della pianura quali il bosco di latifoglie e un arbusteto campestre.
Credit: ilcielosumilano.it – Aironi in volo e coltivazioni di piselli
Tra le cose incredibili di questo luogo, ai margini della città, la presenza di fauna caratteristica come gli aironi e altri uccelli tipici della pianura padana, piante erbacee di ogni tipo e migliaia di fiori, oltre a coltivazioni come quella dei piselli bioligici, sui terreni affidati dal Comune e alimentati dall’acqua pulitissima del fontanile circondato da enormi pioppi neri.
Percorrendo il sentiero al di sotto dell’argine del Lambro si ha “la sensazione di non stare a Milano”.
FABIO MARCOMIN
Un ringraziamento speciale a Paolo Guido Bassi, Presidente del Municipio 5
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Diario di bordo del 13 settembre 2019. Destinazione: Milano città stato.
Nuovo record di lettori per Milano città stato: 24.400 lettori unici nella giornata di ieri. L’autonomia di Milano sta diventando un tema sempre più caldo.
Oggi abbiamo fatto un piccolo assaggio del district tour. Mattinata in municipio 9 accompagnati dal presidente vulcanico e appassionato. Tanti progetti per il futuro che cercheremo di supportare.
Delegazione District Tour di Milano città Stato con il presidente Lardieri
Una nota di colore: la sede del Municipio 9, Villa Hanau, è forse la più bella insieme a quella del Municipio 1, ma lo stemma non si può guardare. Nove quadrati che potrebbero rappresentare qualunque zona con il numero 9 di qualunque città del mondo. Uno dei nostri cavalli di battaglia sarà di rinforzare l’identità di ogni municipio, anche attraverso l’adozione di stemmi più rappresentativi.
Nel pomeriggio incontri con rappresentanti dei municipi 1, 5 (Alessandro Giacomazzi) e il consigliere comunale Gabriele Luigi Abbiati che ci ha illustrato ancora il municipio 9.
Delegazione District Tour di Milano città Stato con il consigliere Abbiati
Nota a margine che fatichiamo a comprendere: abbiamo contattato tutti i presidenti dei municipi. Per ora ci hanno risposto solo rappresentanti del centro destra. Amici presidenti della sinistra milanese ci risponderanno?
Delegazione District Tour di Milano città Stato con il consigliere Giacomazzi del Municipio 5
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Tutti conoscono la Terrazza Duomo21. Tutti la conoscono perchè è la terrazza panoramica più bella di Milano, perchè è la più In e perchè organizza party ed aperitivi più fashion che mai!
E questa volta si ricomincia: White Premier Party, la Terrazza Duomo 21 organizza un aperitivo esclusivo.
Non solo cocktail e stuzzichini a partire dalle 19.00, ma anche dj Set!
Ricordatevi che c’è il dress code: white elegant chic!
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Gli interventi di urbanistica tattica stanno venendo realizzati dal Comune di Milano su iniziativa dei delegati di Bloomberg Associates che hanno portato a Milano un modello di intervento sperimentato nella città di New York. L’urbanistica tattica consiste nel ridisegnare in maniera leggera e quindi non definitiva dei “non luoghi”, per vivacizzarli riducendo degrado e problemi di sicurezza.
Le esigenze di modifiche dell’assetto, di quelle che diventeranno nuove piazze, può arrivare direttamente dal Comune o da richieste di gruppi/comitati cittadini.
Gli effetti principali di questi interventi
Il primo effetto è il divieto di transito e sosta alle auto, il secondo è la trasformazione in area pedonale e quindi piazza ad uso esclusivo di chi si muove a piedi.
La trasformazione consente nel delimitare l’area con alberi in vaso, dipingere la pavimentazione con diverse colorazioni, inserire panchine e arredi quali tavoli da ping pong per favorire l’utilizzo del luogo e la socializzazione in generale.
Tra le trasformazioni effettuate: Piazza Angilberto II, la nuova piazza nel quartiere Dergano, il piazzale di Porta Genova e l’area tra le vie Venini e Nolo, North Of Loreto, termine coniato per identificare quella porzione di città.
Luci e ombre di una modalità di azione che sta dividendo i cittadini
Il processo di cambiamento della città messo in atto con questa modalità mostra sia luci che ombre.
LUCI
#1 BASSA SPESA, ALTA RESA Con l’impiego di risorse ridotte, visto l’utilizzo di vernici, panchine amovibili e vasi, si è in grado di modificare la percezione di un luogo adibito a transito e parcheggio auto in una piazza vivibile dai pedoni. A questo si aggiunge che i progetti sono attivati su iniziativa dei delegati di Bloomberg che stanno supportando a costo zero per il Comune le attività dell’amministrazione locale.
#2 STIMOLO AI RAPPORTI SOCIALI
La possibilità di avere uno spazio all’aperto in cui sedersi a parlare, giocare a carte o a ping pong favorisce i rapporti sociali e rinforza la vita di quartiere.
#3 VALUTAZIONE DELL’IMPATTO PER SUCCESSIVA SISTEMAZIONE DEFINITIVA
Un approccio urbanistico leggero consente di valutarne l’impatto nel contesto del quartiere e la risposta dei cittadini, decidendo quindi se studiare una progettazione definitiva della piazza oppure se tornare indietro all’assetto precedente.
OMBRE
#1 ELIMINAZIONE DEI POSTI AUTO E AUMENTO DEGLI INGORGHI
Come si è visto per il caso di Porta Genova o anche per quello di Piazza Angilberto II la trasformazione di queste aree senza prima prevedere un serio impatto viabilistico ha prodotto la rimozione di posti auto, non reintrodotti in zone limitrofe, e l’aumento della congestione dei veicoli a motore a causa di percorsi obbligati e della chiusura di aree adibite prima al traffico.
#2 COMMERCIANTI DANNEGGIATI ECONOMICAMENTE
Alcune delle proteste, che si sono levate al termine dei lavori, sono giunte dai commercianti che vedendol’eliminazione del transito e della sosta delle auto in prossimità delle loro attività temono una riduzione di passaggio dei clientie quindi degli incassi, considerando in particolare che si tratta di via periferiche o lontane da percorsi pedonali ad alto scorrimento.
#3 ALTA PROBABILITA’ CHE DIVENTINO SOLUZIONI DEFINITIVE
La paura di chi ha valutato negativamente l’intervento, ma anche di chi l’ha valutato positivamente, è che le piazze rimangano per anni così, carine per una soluzione di breve durata, ma di scarso impatto estetico-funzionale a livello urbanistico se dovessero rimanere tali. Una paura che può trovare fondamento dal fatto che il Comune ha già stanziato i fondi per il mantenimento dei luoghi allo stato attuale, senza che ci sia all’orizzonte l’ipotesi di un progetto definitivo di risistemazione.
FABIO MARCOMIN
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I centenari o ultracentenari residenti nel comune erano 249 nel 1999 e nel 2017 hanno raggiunto quota 667 (dati Anagrafe). Ma non è finita: secondo le proiezioni nel 2030 potrebbero quintuplicare, arrivando a superare quota 3.000!
God save the Queens
Dei 667 centenari milanesi, 474 hanno superato i cento anni e la probabilità di sopravvivenza a 100 oggi sono due su tre. La vita non è solo più lunga ma anche migliore. Il traguardo dei 100 non corrisponde più all’abbandono e alla fine dell’attività: oggi si parla di invecchiamento attivo. La crescita esponenziale dunque non è solo quantitativa ma anche qualitativa e ciò significa un miglioramento della qualità della vita. Un segno positivo che riflette una città che si evolve continuamente in linea con gli standard delle altre grandi metropoli del mondo.
I numeri parlano al femminile perché la quota rosa è in netto vantaggio: 580 donne e solo 87 uomini. In altre parole l’83% di donne e il 13% di maschi. In più fra quelli che superano i 105 non ci sono uomini (Istat 2019).
La generazione delle due guerre
Questi fuoriclasse sono i figli della Grande Guerra venuti al mondo negli anni in cui in Italia la natalità crollava. Sono sopravvissuti a due Guerre Mondiali e sono i testimoni di una storia di Milano lunga un secolo. La generazione della Guerra si è mostrata in ogni caso resistente o meglio ancora resiliente, cioè capace di fare fronte in maniera positiva a eventi traumatici.
Il minor numero di centenari maschi è legato verosimilmente alla leva e ai numerosi caduti della Seconda Guerra Mondiale ma ci sono anche altre spiegazioni. Da una valutazione condotta dall’Università di Milano nel 2006 emerge inoltre che molte di delle donne centenarie hanno vissuto sole per numerosi anni, in quanto nubili o vedove, mentre i maschi sembrano beneficiare di un maggiore supporto familiare, in quanto sposati una o due volte o accuditi dai figli. Essere donna e sola sembrerebbe quindi rappresentare una condizione favorevole per la longevità.
I segreti della lunga vita
Secondo gli esperti la componente genetica pesa per circa il 30%, ma tutto il resto è legato allo stile di vita cioè: alimentazione, l’accessibilità alle cure mediche e l’ambiente. L’alimentazione e le condizioni di salute sono legate a fattori economici, sociali e culturali. In altre parole incide sulla lunghezza della vita la qualità del sistema sanitario, l’istruzione, il fatto che siamo ricchi o poveri. Sull’ambiente influiscono diversi fattori fra cui l’inquinamento del territorio, gli incidenti stradali, la criminalità ma anche l’invecchiamento attivo come strumento utile per risolvere alcune delle sfide legate all’invecchiamento della popolazione.
Proprio di invecchiamento attivo ha parlato Stefano Errico della Direzione Politiche Sociali del Comune di Milano e Coordinatore dei Centri Socio Ricreativi Culturali (CSRC). I 29 centri contano 15 mila soci e sono distribuiti in tutti i 9 municipi. Le attività offerte dai centri sono ricchissime e vanno dal ballo alle lingue straniere, dalla scrittura creativa alla alfabetizzazione digitale. In occasione dei 50 dallo sbarco sulla Luna è stato organizzato un ciclo di lezioni tenuto dell’astrofisico Fabio Peri del planetario civico e per novembre la direzione ha promosso un convegno sull’invecchiamento attivo che coinvolgerà città italiane e europee. L’Assessorato quindi non solo promuove cultura per i cittadini ma è anche soggetto produttore cultura in questa materia. Sempre secondo Stefano Errico le più attive sono le donne e questo è uno dei fattori che spiega la dominate femminile fra i centenari milanesi: le donne dunque sono sole ma non soffrono certamente di solitudine.
L’invecchiamento attivo: un marchio di fabbrica della mentalità milanese
Milano insomma è sulla buona strada. Certo bisognerebbe coinvolgere più attivamente gli uomini nelle attività dei Centri Socio Ricreativi Culturali, che sono però già una ottima risposta per l’invecchiamento attivo. Molti altri aspetti sono già dei punti di forza della Città: La criminalità è bassa e la qualità del sistema sanitario milanese è indiscutibile ed è una delle ragioni del turismo sanitario dalle altre regioni.
Con un piano di mobilità integrata innovativo come hanno tutte le grandi metropoli del mondo gli incidenti stradali e l’inquinamento diminuirebbero significativamente. Milano ha anche bisogno di un piano mirato contro l’inquinamento che sfrutti tutte le tecnologie più innovative che oggi sono disponibili.
Per realizzare questi grandi progetti Milano ha bisogno di maggiori risorse, di più autonomia e di grandi idee che valorizzino, rafforzino e sviluppino le sue potenzialità.
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Diario di bordo del 12 settembre 2019. Destinazione: Milano città stato.
Oltre alla consueta attività editoriale, l’attenzione di oggi è stata sulla definizione di un primo calendario di incontri per organizzare il District Tour e sul primo meeting di preparazione al Laboratorio Economia di Milano città stato.
Questi i prossimi incontri di preparazione per il district tour:
Domattina: Municipio 9 (incontro con il presidente direttamente in sede), nel pomeriggio municipio 1 e municipio 5.
Martedì fissato l’incontro con il presidente del Municipio 7
In attesa di conferme per i municipi 2, 3, 6 e 8.
Nel primo pomeriggio c’è stato il debutto del Laboratorio Economia. Il nostro sogno è che Milano città stato proponga un modello di economia alternativo all’attuale leva tasse-debito. In un’ora e mezzo abbiamo definito due linee di azione: organizzazione di un mese destinato a un funding innovativo, se riusciamo a ottobre, e alcune prime idee per valorizzare economicamente Milano che sperimenteremo nei primi mesi del 2020.
Concludo con i risultati entusiasmanti del sito www.milanocittastato.it: stiamo registrando un nuovo record di accessi che sta facendo tremare il server. Domani pubblicheremo il risultato per noi straordinario.
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Non a Parigi, Londra o Berlino: il più grande incubatore d’Europa è in Bovisa. Si tratta di TusStar che ha un giro d’affari globale superiore agli otto miliardi di euro e più di un miliardo e mezzo di profitti e che dal 1999 è stato in grado di incubare oltre 5000 aziende, una trentina delle quali già sbarcate in borsa. Di questo record bisogna ringraziare i cinesi.
La scelta della Bovisa e del Politecnico
Credits: polihub.com – Tusstar
La società cinese Tusstar aveva sedi in tutto il mondo, fuorchè l’Europa (ad esclusione della Svizzera) e ha scelto Milano per fare il suo debutto nel mercato comunitario.
La scelta è ricaduta sul Politecnico per creare una piattaforma per l’attrazione di investimenti cinesi in innovazione, sostenendo le attività di trasferimento tecnologico fra le rispettive accademie e il mondo delle imprese, facendo leva sulla creazione di startup.
L’investimento è successivo all’accordo tra Polihub e la Tsinghua University di Pechino che ha scelto come sede del proprio hub europeo per l’innovazione il polo di ingegneria, design e start-up meneghino in zona Bovisa.
Campus Bovisa uno dei più importanti cluster d’innovazione d’Europa
L’obiettivo principale è far diventare il Campus Bovisa uno dei più più importanti cluster d’innovazione d’Europa, aumentando sensibilmente il numero di aziende incubate e coinvolgendo realtà italiane e cinesi.
Allo scopo sono stati creati percorsi post-laurea congiunti e master universitari ad-hoc, e verrà avviata una base innovativa congiunta dedicata al design e alla progettazione.
Si prevedono notevoli benifici per entrambe le università: sfruttando le capacità formative reciproche si stimolerà e agevolerà l’incontro tra studenti, manager e professionisti con contatto con potenziali partner di ricerca e affari.
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Vogue Fashion Night Out è arrivata! La notte è giovane e i Party sono ancora più grintosi!
Per una serata all’insegna del puro spirito della Vogue Fashion Night, andate al TOM!
Vi attende un ricco buffet, 2 drink inclusi e djset! Non mancate! To Do in Milan in occasione dell’inizio della Vogue Fashion’s Night Out, é lieta di invitarvi all’esclusivo evento targato Tom.
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Il semestre marzo-settembre porta in dote un nuovo record per il canone degli affitti a Milano. Come riportail Sole24oreche ha elaborato i dati raccolti da due portali di riferimento nell’immobiliare Immobiliare.it e Mioaffitto, il costo medio di un bilocale ha toccato i € 1.300 rispetto agli € 845 di tutte le altre grandi città registrando un rialzo del 5,8%.
Domanda in crescita, offerta in calo
A Milano il caro affitti ha sicuramente un impatto maggiore che altrove in Italia, ma anche nel resto d’Europa esistono situazioni problematiche soprattutto nei grandi centri urbani dove spesso la richiesta di abitazioni da prendere in affitto è superiore all’offerta. Milano è un caso emblematico: mentre la domanda continua a registrare un +4,2% da sei mesi, l’offerta è in calo del 3,2%.
L’aumento costante della popolazione, si stima 1,5 milioni di abitanti entro una decina di anni, dovuto all’attrattività della città per lavoro, qualità di vita e opportunità di business sta accentuando questo fenomeno.
Tre soluzioni per evitare che Milano diventi inaccessibile
Prima di arrivare al punto di non ritorno, si potrebbe ricorrere ad un mix di queste soluzioni per affrontare con decisione il problema casa:
#1 RISERVARE UNA QUOTA DI AFFITTI CALMIERATI IN TUTTI I NUOVI IMMOBILI IN COSTRUZIONE Una soluzione è di imporre ai costruttori che intendano realizzare ex-novo o riqualificare immobili abbandonati, anche in caso di grattacieli di lusso, di destinare una quota di appartamenti ad affitti con canoni calmeriati per evitare il fenomeno della gentrificazione e quindi includere diverse fasce sociali in ogni palazzo e zona. Questa è la strada intrapresa da Vienna dove il 20% degli nuovi immobili ha l’obbligo di affittare a prezzi molto bassi per famiglie disagiate.
#2 APPARTAMENTI SFITTI DI PROPRIETA’ DI SOCIETA’ TRASFORMATI IN HOUSING SOCIALE Stabilire che le società che detengono più di 50 appartamenti, rimasti vuoti, debbano metterne sul mercato almeno il 30% ad un prezzo equiparabile all’housing sociale ampliando così l’offerta di appartamenti disponibili, altrimenti si procederà all’esproprio per raggiungere l’obbiettivo. A Berlino, ad esempio si sta discutendo di avviare un referendum per portare all’esproprio appartamenti e case alle multinazionali che ne possiedono più di 3000 nei loro asset patrimoniali.
#3 TASSARE APPARTAMENTI SFITTI COME FOSSERO AFFITTATI Spesso si preferisce lasciare vuoti appartamenti, per i quali i proprietari non devono più pagare mutui, per evitare di pagare maggiori imposte. Una soluzione potrebbe essere quella di istituire che il livello di tassazione di un immobile vuoto sia identico a quello di uno locato. In Francia hanno optato per questa formula che sta riscuotendo buoni risultati riducendo la percentuale di appartamenti sfitti.
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Credits: urbanfile.org - Prisma Landscape per piazzale Lotto
Milano è in perenne evoluzione e da qui al 2030 si potrà assistere a stravolgimenti urbanistici senza precedenti: dal quartiere Santa Giulia che raddoppierà la sua estensione con annesso “PalaItalia” pronto ad ospitare le gare sul ghiaccio delle’Olimpiadi Invernali 2026 fino ai 7 Scali, con milioni di metri quadri che cambieranno il volto alla città.
La trasformazione in arrivo di Zona 7
Il quadrante ovest di Milano, per intenderci quello che comprende il quartiere San Siro e i suoi dintorni, attende dei cambiamenti che andranno a toccare luoghi storici per i milanesi.
1# LE SCUDERIE DE MONTEL: sicuramente uno dei progetti più affascinanti, riguarda il recupero delle ex stalle storiche di San Siro che saranno convertite in un centro di attività termale, in base al progetto “TEATRO DELLE TERME” presentato dall’Architetto Giancarlo Marzorati vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities 40 a Maggio.
Il progetto, che dovrebbe partire a breve, punta a sfruttare le fonti termali presenti nel sottosuolo per restituire a Milano un gioiello architettonico e creare un ambiente di relax esclusivo.
2# LO STADIO DI SAN SIRO E’ MORTO, VIVA SAN SIRO: un’attrazione per molti, un monumento, un’emblema, un simbolo storico, la Scala del calcio, tanti appellattivi sono stati e tutto vengono usati per identificare lo stadio cittadino Giuseppe Meazza in San Siro.
Ormai è anche un elemento dello “skyline” milanese, un’icona che da’ lustro a Milano nel mondo da ormai 100 anni e che è ritenuto uno dei più belli mai costruiti.
Uno dei progetti del nuovo stadio
Niente dura in eterno, o almeno molte cose, e questa volta sembra essere il caso dello Stadio di San Siro, infatti le società di Inter e Milan hanno formalizzato la richiesta di realizzare ex-novo il loro stadio con annessa area commerciale da costruirsi sull’attuale area dell’arena calcistica che verrà successivamente demolito.
Proprio in questi giorni, nell’elenco degli studi di progettazione incaricati per il nuovo studio sono rimasti solo 2 nomi: Popolus (il più famoso al mondo nel settore) e CMR.
Il Sindaco Sala rimane sempre dubbioso sull’abbattimento e anche per questo motivo ha sollecitato le due società a sottoporre ai cittadini i progetti o il progetto vincitore che dovrebbe essere scelto entro fine mese, quasi certo la scelta ricadrà su quello dello studio Populous.
Vedere Hotel, aree commerciali al posto del vecchio San Siro abbattuto ha già sollevato numerose proteste, anche se fino del 2026, quando sarà teatro della cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina, l’impianto storico rimarrà al suo posto.
3# PIAZZALE LOTTO E IL PONTE DI TRAINING: in questo caso si tratta solo di una call for ideas per immaginare la città del futuro, voluta dal Comune di Milano, ed in particolare Prisma Lanscape che ha ipotizzato di realizzare un percorso di training naturalistico con piazze degradanti che sovrastino l’incrocio di piazzale Lotto.
Credits: Urbanfile – Prisma Landscape per piazzale Lotto
Il ponte del progetto prevedrebbe percorsi per lo jogging, piste ciclabili, pareti per arrampicate, attrezzi per fitness , con inserimento di aree verdi tutto in sopraelevata rispetto al piazzale, per consentire di vivere l’area in sicurezza e di collegare le aree verdi ricomprese tra l’Ippodromo di San Siro, dal QT8 e dal Monte Stella.
Un’idea suggestiva, che se realizzata trasformerebbe realmente in meglio la zona, visto che poco distante rimangono le preferenziali dei filobus ancora incompiute, che presentano al momento solo degrado.
Accanto ad alcuni progetti suggestivi, già decisi o che rimarranno puri esercizi di stile, il quadrante ovest della città denuncia situazioni di violenza estetica e di abbandono totale su cui occorerebbe intervenire.
Tra gli esempi più significativi:
1# GLI ORRORI DI VIA HARAR E DINTORNI
Le vie che si propagano a sud dello Stadio San Siro, in particolare le vie Dessiè e Harar, danno particolare sfoggio di bruttezza (tralasciando le ville sul lato nord) con monoliti stile quartiere sovietico che costituiscono un muro sia fisico sia visivo all’interno dei quartieri.
Uno dei più stranianti, senza nemmeno balconi o terrazzini e con un fitto mosaico di finestrelle affiancate una all’altra si trova in Via Federico Engels.
Credits: googlemaps.com
Esempi simili, seppur di impatto più limitato si trovano poco più distante in via Carlo Marx.
2# PIAZZA SELINUNTE, UNA SITUAZIONE FUORI CONTROLLO
Definita da tempo la “piazza araba” di Milano, per via della comunità proveniente dal maghreb che ha ormai superato la popolazione italiana e che controlla di fatto, anche in modo violento, tutta la zona.
La mancata sicurezza si riflette anche nel degrado in cui è costretto a vivere il quartiere, complici anche i mancati controlli e sistemi di prevenzione atti a limitare fenomeni di inciviltà e violenza.
Credits: milanopost.info – Degrado San SiroCredits: milanotoday.it – Case popolari San Siro
Le riqualificazioni, in questi casi, si ripercuoterebbero positivamente sulla vita sociale delle comunità dei quartieri coinvolti e sull’identità di ogni cultura che vi abita, senza creare quei ghetti artefici di tensioni e scontri tra i cittadini.
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L’annuncio bomba di un possibile affare da 32 miliardi di sterline è stato comunicato la mattina dell’11 settembre 2019 in una nota dall’Hong Kong Exchanges e Clearing Limited, come riportato da Forbes.
Due tra la città stato più rilevanti al mondo, Hong Kong e Londra, stanno trattando per “ridefinire gli scenari economici e finanziari dei prossimi decenni”. In questo caso anche Milano sarebbe della partita in quanto Piazza Affari è stata incorporata all’interno del London Stock Exchanges.
Le opportunità per Milano se diventa una città stato
Si sta delineando uno scenario perfetto per spingere Milano a diventare una città stato per queste ragioni:
1# LA BORSA DELLE CITTA’ STATO
Se Milano diventerà città stato Milano potrà aspirare a giocare alla pari con le altre due città stato, in questo modo la potenza di fuoco di una borsa che raggruppa Hong Kong, Londra e una Milano finanziariamente autonoma avrebbe pochi concorrenti.
2# ECONOMIA A RITMI VERTIGINOSI L’impatto economico e finanziario su Milano e le aziende che decideranno di investirvi sarà amplificato dalla disponibilità di capitali e dalla facilità di operare più facilmente da e con l’est-asiatico. Essenziale per attirare grandi investimenti è di consentire alle aziende quotate a Milano di poter avere le stesse condizioni delle altre piazze finanziarie.
3# LA PRIMA ALLEANZA TRA CITTA’ STATO NEL MONDO Se Milano potesse avere lo status di città autonoma o di città regione, si potrebbe infine assistere ad una prima alleanza tra città stato, prodromo della costruzione di rete mondiale capace di aumentare l’influenza sulle scelte politiche di nazioni e continenti.
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Intervista a Ying Qiū, studentessa di architettura al Politecnico, cinese di seconda generazione, che pur essendo nata e cresciuta qui ed avendo l’italiano come lingua madre, conserva un profondo legame con le sue radici nel Celeste Impero. Un perfetto esempio di cittadina del Terzo Millennio e del Secolo delle Città, che non poteva proprio mancare nel novero delle Interviste Mondiali.
Partiamo dall’inizio, nome ed età.
Sono Ying Qiū e ho 26 anni. Il mio nome in cinese significa perspicace, qui infatti mi faccio chiamare Sofia, sapienza, saggezza. Molti di noi adottano un nome italiano per facilitare la pronuncia e la comprensibilità: ci rendiamo conto che pronunciare o ricordare certi nostri nomi in modo corretto non è per nulla semplice. Io ho voluto mantenere una continuità col mio nome cinese, c’è chi più banalmente si sceglie il primo nome comune che trova, altri fanno ricerca: un mio amico cinese si fa chiamare Augusto, in onore dell’Imperatore Romano. Il migliore.
Per adesso studio architettura al Politecnico, voglio diventare la nuova Ming Pei (modernista, Premio Pritzker, l’architetto della Piramide del Louvre ndr). Scherzi a parte, seguo con molto interesse lo sviluppo dell’architettura in Cina, c’è un vero e proprio movimento, la New Chinese Architecture, che sta generando nuovi grandiosi spunti e quell’energia necessaria, ma non sufficiente, a portare avanti il miracolo economico. Sono orgogliosa di poter dire che alcuni dei suoi più importanti esponenti sono donne: Di Shaohua, Wang Wei, Du Juan, sono la mia ispirazione, vedrete che ne sentirete parlare. Ovviamente ammiro anche la vostra tradizione architettonica: voi italiani siete maestri per tutto il mondo. Non ce n’è per nessuno, dal Palladio in giù.
Perché in Italia? Perché a Milano?
È una domanda da porre ai miei genitori più che a me che a Milano ci sono nata. Lo Zhejiang oggi è una delle province più ricche della Cina, ma non è sempre stato così. Fino a 30-40 anni fa era una zona di rilevanza marginale nella geografia del Paese, l’economia era agricola e di sussistenza, costellata tra tanti piccoli villaggi. Anche la morfologia del territorio ha giocato la sua parte, essendo in prevalenza montuosa, non facilitava gli spostamenti e quindi la crescita. Per questo moltissimi dei suoi abitanti hanno deciso di cercare fortuna via mare. Perché a Milano è semplice: una volta scelta l’Italia, è chiaro che il suo centro produttivo per eccellenza calamiti i migranti economici.
I principali problemi che hai riscontrato?
Essendo nata qui, non ho avuto né problemi linguistici né ho dovuto affrontare le classiche odissee burocratiche dei migranti, tutto grazie ai miei genitori. Penso di poter dire di essere cresciuta come un’italiana, certo con in più il vantaggio di avere una profonda prospettiva su un altro paese com’è la Cina, ricco di storia, sempre più importante e decisivo nel panorama mondiale.
Cosa pensi di Milano e dei milanesi?
Milano attualmente è in un momento d’oro, in Italia e in Europa è il nuovo che avanza. Penso sia il posto perfetto per un giovane, è una città dinamica e internazionale, ma con un’identità precisa grazie al fatto che è in Italia. I milanesi sono causa e specchio di tutto ciò, aperti e in cerca di nuove sfide. I cinesi qui non credono ai loro occhi, l’ambiente ti porta a maturare un tuo spirito imprenditoriale e chiunque può far soldi. Un’utopia per il “mio popolo”, che fino a quarant’anni fa viveva come i servi della gleba.
Cosa cambieresti di Milano?
Da aspirante architetto, vorrei che diventasse un punto di riferimento per tutto il mondo nel mio campo. Al di là della mia facoltà al Politecnico, che già lo è: abbiamo studenti da ogni parte del pianeta. Vorrei che da Milano nascesse una nuova idea di gestione dello spazio.
Quali sono i tuoi posti preferiti qui?
Piazza Gae Aulenti, CityLife: i migliori biglietti da visita per il mondo. Senza dimenticarmi dei luoghi storici, che però vanno scoperti con calma.
Cosa pensi di Milano Città Stato? Di dare a Milano i poteri di una Regione?
Penso subito a Wenzhou che è una città-prefettura:in Cina ritengono che il potere vada gestito localmente, a livello cittadino, e si cerca di delegare il più possibile. Anche se chiaramente poi si parla di meri esecutori di ciò che decide il Politburo, sono favorevole a questa concezione. Declinata in Italia, penso sarebbe la soluzione ideale affinché ogni città di una certa importanza, non solo Milano, possa sviluppare appieno la propria identità e la propria libertà, che si può ottenere solo all’interno di una legislazione illuminata.
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Diario di bordo del 10 settembre 2019. Destinazione: Milano città stato.
Nuovo record di lettori: abbiamo superato quota 22.000 lettori unici al giorno. Sempre più in alto come diceva il caro Mike.
Per capire se Facebook abbia modificato qualche algoritmo abbiamo fatto qualche analisi comparativa con altri siti. Il risultato come si vede nelle immagini qui sotto sembra chiaro: il nostro sito è in grande crescita e apparentemente senza dipendere da algoritmi strani. Siamo primi a Milano per interazioni su singolo post e nettamente primi tra i siti su Milano per incremento di fans. Non sappiamo il motivo di questa impennata ma ne siamo felici e questo ci sta portando a impegnarci ancora di più.
La serata si è chiusa con degli incontri di preparazione per il District Tour. Oggi abbiamo raccolto indicazioni sul Municipio 4 incontrando in Copernico il Presidente del Municipio Paolo Guido Bassi e il consigliere Alessandro Verri.
Paolo Bassi è partito piano, poi si è scatenato e con l’aiuto di Magnin ci ha svelato delle autentiche chicche che sembrava Alberto Angela nella Cappella Sistina. Siamo così venuti a conoscenza di luoghi straordinari, di curiosità, di personaggi, di quartieri e di storie che ci hanno messo una grandissima voglia di andare alla scoperta di questa zona affascinante.
Nei prossimi giorni raccoglieremo informazioni anche sugli altri municipi per partire con il grande viaggio del District Tour.
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La mostra Nanda Vigo. Light Project è aperta fino al 29 settembre ed è un’occasione unica per ammirare il lavoro artistico di un’artista ed architetto italiana.
Dovete sapere che il suo lavoro ha influenzato la scena artistica italiana ed europea degli ultimi 50 anni.
Ci saranno circa 80 opere tra progetti, sculture ed installazioni che raccontano il percorso di ricerca artistica di una figura di grande rilievo nel panorama europeo
La mostra è da considerarsi dunque un’occasione unica e speciale!
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In un periodo storico in cui la Regione rivendica con Roma il diritto all’autonomia e alla autodeterminazione, sorprende l’atteggiamento opposto nei confronti di Milano. Autonomista con Roma, centralista con Milano questo in sintesi quello che emerge dai rapporti della Regione con la sua città più rappresentativa. Più rappresentativa ma più penalizzata come risorse, poteri e rappresentanza politica. E per il futuro le cose sembrano ancora peggiorare per Milano. Ma procediamo con ordine.
OCSE E FLUSSI ECONOMICI: MILANO IN LOMBARDIA E’ UN MONDO A PARTE
Per capire quanto poco Milano pesi in Regione Lombardia, partiamo dai dati che ne esprimono la sua rilevanza.
Milano produce da sola quasi l’11% del Pil nazionale, il 50% circa del Pil della Lombardia
La popolazione dell’area metropolitana è 1/3 della regione, la popolazione che gravita attorno a Milano (dati OCSE) supera il 50% della popolazione regionale
Dal punto di vista della forza economica e delle connessioni, Milano è un mondo a parte rispetto al resto della Lombardia, questo si evince: dal numero di aziende multinazionali nell’area milanese, dal flusso di pendolari provenienti dalle altre province e da fuori regione, dal turismo, dall’economia, dalla finanza, dall’agricoltura, dalle università, dalle startup, dai brevetti registrati, dalla percentuale di residenti stranieri etc… in cui Milano fa storia a sé rispetto alla Regione.
Anche perché, parliamoci chiaro, quanti conoscono la Lombardia nel mondo e quanti conoscono Milano? Non c’è partita.
E’ incontrovertibile il fatto che se la Lombardia deve la sua principale rilevanza a un fattore in particolare, questo fattore si chiama Milano. Tenendo conto della rilevanza di Milano ci si aspetterebbe che questa sia anche proiettata all’interno dell’istituzione Regione Lombardia, in termini di rilevanza politica e di risorse disponibili.
Invece basta una rapida analisi per scoprire che non è così. Tutt’altro.
Tenendo conto della rilevanza di Milano ci si aspetterebbe che questa sia anche proiettata all’interno dell’istituzione Regione Lombardia, in termini di rilevanza politica e di risorse disponibili. Invece basta una rapida analisi per scoprire che non è così. Tutt’altro.
IL DEFICIT DI RAPPRESENTANZA E DI POTERI DI MILANO IN LOMBARDIA
Praticamente in tutto ciò che amministra la Regione Lombardia Milano risulta ben al di sotto del suo peso teorico che dovrebbe essere del 50% nella produzione di ricchezza o, almeno di un terzo nel numero complessivo di abitanti. Vediamo alcuni esempi.
I TAGLI AL TRASPORTO PUBBLICO MILANESE
Un esempio lampante è il tema dei trasporti, oltre allo Stato anche la Regione ha ridotto i fondi per il trasporto pubblico, dove Milano gioca il ruolo principale: nonostante l’aumento di 12 milioni di km percorsi dai mezzi Atm negli ultimi anni la Regione ha tagliato complessivamente circa 70 milioni di euro, circa 7 milioni all’anno.
In base ai chilometri percorsi Milano avrebbe dovuto vedere accrescere la propria quota di fondi, invece è successo l’esatto contrario.
Unica azione di impatto mediatico della Regione sui trasporti milanesi è stato il muro contro muro con il Comune sull’adozione del nuovo sistema tariffario dell’area metropolitana il STIBM, con aumento costo biglietto da € 1,50 a € 2,00. La Regione ha fatto solo opposizione alla manovra invece di proporre risorse aggiuntive per sostituire l’aumento del biglietto oppure pretendere che a Milano ci fossero interventi compensativi all’aumento, come corse 24h almeno nei week end o maggiore frequenza dei treni. Quindi non solo non assegna risorse coerenti con il peso di Milano nell’economia della Regione ma ostacola le decisioni del Comune sul suo territorio di competenza.
nonostante l’aumento di 12 milioni di km percorsi dai mezzi Atm negli ultimi anni la Regione ha tagliato complessivamente circa 70 milioni di euro
CHI L’HA VISTO? I POLITICI MILANESI IN LOMBARDIA
Altro tema è la rilevanza politica, sia in tema di peso politico dentro la regione sia come rappresentanza verso gli altri livelli o enti istituzionali nazionali e internazionali.
Come sappiamo l’organo che esercita il potere della Regione è la Giunta.
Su 17 membri della giunta presieduta dal presidente varesino Attilio Fontana, ci sono solo due milanesi: Fabrizio Sala e Giulio Gallera.
Una percentuale ridicola se si confronta a quanto spetterebbe a Milano sia considerando il suo apporto al PIL (50%) che la sua popolazione.
Ma oltre al numero di membri della giunta vale l’esperienza diretta di chiunque abbia a che fare con le istituzioni della Lombardia. Al di fuori di Milano la Regione è il principale riferimento per le principali politiche sul territorio. Ovunque tranne a Milano, dove è difficile che vi siano politiche dedicate esclusivamente alla città. Basta frequentare la Regione per capire che Milano è vista quasi come un corpo estraneo che, se si vuole realizzare qualche progetto, bisogna collegare sempre Milano ad altre aree della regione.
Su 17 membri della giunta presieduta dal presidente varesino Attilio Fontana, ci sono solo due milanesi
PROMOZIONE DEL TERRITORIO
Un terzo esempio è la scarsa considerazione che a Milano nelle politiche di promozione territoriale della Lombardia. La città che risulta tra le prime in Italia per affluenza di turisti, viene poco promossa dalla regione che preferisce valorizzare altri luoghi. Un esempio di questo è il numero di siti Patrimonio dell’Unesco, la cui domanda viene fatta proprio dalla Regione.
La Lombardia è molto attiva in tal senso: è la regione italiana che vanta più siti Unesco.
Undici siti patrimonio dell’umanità di cui solo uno a Milano. Nessuna traccia di eccellenze milanesi come il Duomo, Sant’Ambrogio e le altre chiese storiche, la Scala, il teatro più celebre del mondo, i Navigli o il distretto della moda e del Design. Nessuna traccia di tutto questo, tanto che a fronte di una Lombardia prima in Italia, Milano risulta tra le ultime città per siti Unesco, molto distante da città come Napoli, Torino, Roma o Ravenna che collezionano molti più siti.
Per capire la scarsa valorizzazione che la Regione dà a Milano basta fare un giro sul sito della Regione, dove la città che produce il 50% della ricchezza è trattata come qualunque altro territorio. Ultimo affronto sono gli spazi che la Regione ha in città e che, come l’ultimo piano del palazzo della Regione, invece di costituire una delle attrazioni turistiche della città vengono tenute chiuse al pubblico fatto salvo casi eccezionali.
Un esempio di questo è il numero di siti Patrimonio dell’Unesco, la cui domanda viene fatta proprio dalla Regione. LA LOMBARDIA CONTA Undici siti patrimonio dell’umanità di cui solo uno a Milano
LO SCANDALO DELLE RISORSE ECONOMICHE
Ma, come lamentano le regioni del nord contro Roma, il caso più emblematico di penalizzazione di Milano è il residuo fiscale. Degli oltre 23 miliardi che la Regione Lombardia riceve dallo Stato, Milano riceve come trasferimenti da Regione e Stato solo 450 milioni circa.
Se Milano potesse godere di un’autonomia da regione, sulla base di un principio economico gestirebbe circa la metà dei 23 miliardi oggi in capo alla Regione, ossia attorno a 11 miliardi.
Una differenza abissale tra quanto Milano produce e quanto riceve, tanto da fare diventare Milano di gran lunga la città con il maggiore residuo fiscale al mondo, sideralmente maggiore a quello lamentato dalla Lombardia verso lo Stato italiano.
Milano è di gran lunga la città con il maggiore residuo fiscale al mondo. Se potesse godere di un’autonomia da regione, sulla base di un principio economico MILANO POTREBBE GESTIRE circa la metà dei 23 miliardi oggi in capo alla Regione, ossia attorno a 11 miliardi, OLTRE 20 VOLTE DI PIù DEI 450 MILIONI ATTUALI.
L’UNICA STRADA: L’AUTONOMIA
L’unica via di uscita equa si chiama autonomia. Per molti aspetti si tratta di seguire l’identica logica che porta la Lombardia e il Veneto a rivendicare più poteri con Roma. Lo stesso vale anche per Milano che, in questo caso, potrebbe ottenere poteri e risorse senza causare alcuna differenza allo Stato. L’unico ostacolo potrebbe essere la Lombardia, ma in quel caso sarebbe difficile motivare la contraddizione: autonomista con Roma ma centralista con Milano?
L’unico ostacolo PER L’AUTONOMIA DI MILANO potrebbe essere la Lombardia, ma in quel caso sarebbe difficile motivare la contraddizione: autonomista con Roma ma centralista con Milano?
FABIO MARCOMIN
Si tratta di una strada ampiamente percorribile, anche se non sarà un processo banale: la partenza a Ottobre con il Referendum Day, non rimane che accompagnarci in questo viaggio. Chi voglia darsi da fare in modo attivo invece che lamentarsi rimanendo sorpreso per questo e altri problemi derivanti da assenza di risorse e di poteri per Milano, ci scriva: info@milanocittastato.it (Oggetto: CI SONO ANCH’IO). Non sarà facile, ma ce la faremo.
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1628. Nel comune autonomo di Baggio si organizza la prima edizione della Sagra di Baggio, dove oltre a mercatini, bancarelle e fuochi d’artificio ha luogo la corsa degli asini che da allora si sarebbe tenuta una volta all’anno fino ai giorni nostri.
Le corsa degli asini
Baggio è un quartiere ricco di storie e curiosità come abbiamo raccontato qui. La corsa degli asini è una sorta di Palio in cui i cittadini corrono a piedi tirandosi a presso un asino, ognuno ricoperto da una lenzuolo di colore diverso.
L’asino è anche il simbolo del quartiere a causa di novella tramandata nei secoli, con protagonista un contadino, il campanile e un asino: secondo questa novella crebbe dell’erba in cima al campanile di S.Apollinare e un contadino stupido, per toglierla, issò un asino perché la brucasse.
La sagra di Baggio è anche l’occasione per riscoprire antiche tradizioni culinarie, di artigianato e di usi e costumi secolari e dura solitamante tre giorni consecutivi culminanti con la corsa degli asini nella terza domenica di Ottobre.
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Diario di bordo del 9 settembre 2019. Destinazione: Milano città stato.
Ma che è successo a Facebook? Ha cambiato l’algoritmo? Zuck si è messo a tifare per Milano città stato? O improvvisamente è esplosa l’euforia attorno al progetto? Non sappiamo cosa sia successo, ma siamo passati da quota 10.000 a 20.000 lettori unici sul sito www.milanocittastato.it da un giorno all’altro. Sabato, domenica e oggi ancora di più. Fatichiamo a rispondere a chi ci scrive per unirsi alla nostra avventura. Che cosa sta succedendo? Non sappiamo perché ma è tutto bellissimo.
Nel fine settimana c’è arrivata una notizia pazzesca. Purtroppo questa non la si può svelare, vi prego di perdonarci, ma può essere una bomba. L’unica cosa che possiamo dire è che il progetto di Milano città stato, ossia di creare una città regione che sia libera di sperimentare un’azione costituente, di riforme utili per il Paese, sta venendo approfondita a livello molto alto. E qualcuno di inaspettato sembra interessato a portarla avanti, per questo ci ha contattato per ricevere informazioni approfondite sulla sua realizzazione. Stateci vicini perchè assieme possiamo fare grandi cose.
Oggi si è iniziata la preparazione del District Tour che da ottobre ci porterà nei diversi municipi. Grazie ai molti che ci hanno scritto stiamo iniziando a raccogliere le informazioni utili per poterci “trasferire” nelle diverse zone di Milano. Chi vuole farci da ambassador, ci scriva (info@milanocittastato.it).
Alle 18.30 in Copernico si è tenuta la riunione strategica che ha luogo ogni due settimane. In risposta all’ultimo incontro in cui eravamo tutti uomini e ci siamo lamentati dell’assenza delle quote rosa, Sofia detta Sonia ci ha portato la quota rosa più dolce del mondo: un delizioso cioccolato svizzero alla fragola.
cioccolato rosa
Nella riunione strategica abbiamo affrontato i cinque temi dell’ordine del giorno: eventi, referendum, laboratorio economia, scuola politica e district tour. Bellissime idee e gran voglia di partecipazione che estendiamo a chi si voglia unire a noi. Basta scriverci a info@milanocittastato.it. Non ne potrete più fare a meno, come del cioccolato rosa.
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