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Una marea di birra a Eataly

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Ora ti faccio un indovinello.
Cosa fa “vacanze“, come sapore?

Ooooooooooooooh… rullo di tamburi… Esatto! Le pietanze di mare e la birra , naturalmente (se pensavi ad altro, beh, va bene anche quello).

Non ti immagini su una spiaggia ad assaporare il tuo bel frittino misto di pesce mentre sorseggi una birra ghiacciata (magari non a mezzogiorno, meglio verso sera)?

Per molti milanesi, le vacanze sembrano non arrivare mai, ma per questo Eataly ha una soluzione: da dalle 18 di oggi, per tre giorni nell’ex Smeraldo potrai gustare le proposte marittime e del buon luppolo fermentato con l’evento a ingresso liberoUna marea di birra “.

Potrai scegliere tra le tante proposte gastronomiche provenienti da diverse parti del mondo: dal temaki all’angolo spagnolo, dagli aromi salentini alle leccornie fornite da Eataly. Insomma, ne avrai davvero per tutti i gusti.

Per quanto riguarda la birra , beh.. potrai scegliere tra ben cinque birrifici selezionati, che ti proporranno bevande artigianali di alta qualità per accompagnare gli sfizi culinari.

Ma non è finita, perchè non c’è un vero party senza musica. Detto, fatto. Ad animare la prima giornata ci penserà il trascinante folk rock della the Mama Bluegrass Band. Occhio a non ballare con la birra in mano, però, se no si rovescia e poi piangiamo tutti insieme.

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Nervetti in insalata, una storia milanese

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Li ho sempre guardati con sospetto: mollicci e gelatinosi non mi hanno mai ispirato molto. Poi, da grande, ho iniziato a conoscerli meglio, e soprattutto ho cominciato a mangiare quelli che producevano piccoli gastronomi artigianali, con la ricetta giusta e con le corrette tecniche. E da lì è stato amore.

Ricetta storica della tradizione, la loro presenza nelle trattorie è certificata già agli inizi del secolo scorso: allora venivano serviti come stuzzichino, per accompagnare il consumo del ‘quartino’ di vino. Se non li avete mai preparati, dovete sapere che sono le parti cartilaginose del ginocchio e dei piedini di vitello o di bovino in genere. Leggete bene la ricetta e poi procuratevi la materia prima migliore nei posti giusti, perché da lì parte tutto il gusto.

Se invece non avete voglia di mettervi ai fornelli, li troverete ottimi in alcuni macellai storici della città, che li preparano ancora ‘comme il faut’.

Per noi i più buoni sono quelli di Peck, preparati con cura dalle abili mani di Paolo Schiavone, storico gastronomo della casa meneghina, ma eccellono anche quelli al Mercato di Piazza Wagner (soprattutto quelli della macelleria all’angolo) e quelli della Fattoria in via Venini: tutti luoghi di perdizione gastronomica dove oltre ai nervetti vale la pena fare un giro per scoprire altre prelibatezze milanesi e non. Li volete assaggiare al ristorante? Al Materel ve li serviranno ancora come una volta.

NERVETTI IN INSALATA, la ricetta

Ingredienti e dosi per 4 persone

2 zampetti di vitello
2 ginocchi di vitello
3 cipollotti
1 costa di sedano
1 carota
1 cipolla
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di aceto
sale
pepe

Procedimento

Pulire gli zampetti e i ginocchi e lavarli bene.
Portare a bollore abbondante acqua salata in una pentola con la carota, il sedano e la cipolla ben pulite.
Al bollore unire gli zampetti e i girelli e cuocere per almeno tre ore.
Togliere le carni dal brodo e porle a intiepidire.
Affettare finemente i cipollotti.
Staccare la parte nervosa dalle ossa e tagliarla a listerelle.
Porre i nervetti in una ciotola, unire i cipollotti, sale e pepe.
Condire con olio e aceto.
Mescolare, porre in frigo a marinare e servire il giorno successivo.

Tempo di preparazione: 20 minuti + marinata
Tempo di cottura: 3 ore
Difficoltà: bassa

Bachelite Outsound Jazz Music Festival

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Questa sera il Bachelite cLab propone un evento scoppiettante e gratuito in occasione del Bachelite Outsound Music Festival dedicato al mondo del jazz .

Da dopo l’aperitivo dai sapori sudamericani e il dj set curato da Bachelite cLab, dalle 20.00 potrai ascoltare un gruppo tutto particolare: i Double-Sided Octet, un complesso di otto strumentisti che si ispira all’originalità del linguaggio jazz di Joe Henderson, il celebre sassofonista statunitense.

Mentre ti starai schioccando le dita trascinato dal ritmo degli Double-Sided Octet, potrai assistere a un live painting, un happening che celebrerà l’arte dell’improvvisazione artistica su muro.

La serata si concluderà in bellezza con una jam session coinvolgente e dinamica: un ottimo incentivo per scrollarsi di dosso tutto lo stress e lasciarsi andare al sound jazz per eccellenza.

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Anni Albers : The Prints

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Nel corso del ‘900, si sono susseguite evoluzioni su evoluzioni, miglioramenti tecnici e concettuali nei principali settori di produzione e non, ma questo secolo ha anche visto nascere e affermarsi delle discipline che prima erano marginali.

La Galleria Carla Sozzani – in collaborazione con il museo delle Belle Arti di Le Locle, la Alan Cristea Gallery britannica e l’americana The Josef and Anni Albers Foundation – ospita fino al 3 settembre una mostra dedicata a una grande personalità storica, una delle più importanti artiste tessili e grafiche del Novecento: Anni Albers , vissuta tra il 1899 e il 1994, a cavallo tra due secoli.

Per questa esposizione gratuita, chiamata “The Prints“, saranno esposte ben trentuno opere, tra litografie, incisioni, serigrafie, ma anche acquetinte e stampe su carta, tutte realizzate tra il 1969 e il 1978. Ad arricchire il tutto, si aggiungeranno anche fotografie d’archivio dal valore inestimabile.

Non perdere l’occasione di conoscere le innovazioni della grafica e del settore tessile introdotte da Anni Albers .

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Estate Tabacchi Film 2017 – L’ora Legale

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Questa è la storia di due amici siciliani.
Insieme gestiscono un bar e sognano di costruire un dehor con i fiocchi per il loro locale: purtroppo i soldi, i permessi e, soprattutto, il sindaco della città sembrano ostacolare questo progetto accorato.

Un giorno, arriva il momento delle elezioni comunali e finalmente si presenta una persona onesta, nonchè professore del liceo e… parente di uno dei due protagonisti.

Purtroppo la troppa onestà non va a genio ai compaesani, che si trovano a fare i conti con tutti i nuovi provvedimenti presi per sistemare le irregolarità del precedente primo cittadino.

Come andrà a finire? Lo scoprirai questo martedì, alle ore 21.00, guardando “L’ora legale“, il film che verrà proiettato al MIC – Museo Interattivo del Cinema in occasione dell’Estate Tabacchi 2017, la rassegna estiva che propone i migliori film della stagione 2016-2017 al modico prezzo di 6.50 euro a proiezione.

Il film comincerà non appena finirai di gustare il delizioso aperitivo in terrazza a base di tramezzini Tramè e degustazioni di vino, giusto per essere sicuri che divorerai anche il film , oltre alle leccornie proposte.

Ricordati che, in caso di pioggia (anche se dubito accadrà, ma io te lo dico lo stesso), gli eventi nella terrazza verranno cancellati.

Beh: si mangia, si beve e si guarda un film . Cosa vuoi di più dal martedì?

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Art Basel a Milano

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Lo scorso giugno ho passato due giorni a Basilea, 48 ore nel cuore pulsante del sistema per respirare quell’aria lì, quella che dà ossigeno ai misteriosi polmoni del mercato dell’arte.
Tutto organizzato secondo gli schemi più tradizionali e conosciuti ovunque, da noi in primis. La grande fiera (Art Basel), il percorso esterno “nella città” (Parcours) e la sua collaterale (Scope).

Se il percorso esterno “Parcours” si rivela immediatamente debole, con installazioni poco convincenti sparse in punti strategici della città e supportate da un esercito di personale addetto ad informazioni che pochi chiedono, la collaterale “Scope” si presenta discretamente, con un contenuto a tratti interessante purtroppo costretto in uno spazio che poco soddisfa le esigenze di una qualsiasi esposizione, tantomeno d’arte contemporanea.

Ma non è per questo che siamo tutti qui. Il motivo che ci spinge tutti, da ogni parte del mondo a raggiungere questa piccola cittadina svizzera ai confini con la Germania ogni anno in questi giorni è lei, Art Basel, protagonista indiscussa del nostro ristretto sistema senza confini.
E le aspettative non vengono disattese.

Il gotha dell’arte c’è tutto. New York presente in prima linea, una piccola “chinatown” newyorchese all’interno di Art Basel, a seguire tutti gli altri, da Londra alla Cina, al Sud America, insomma tutto il mondo qui a proporre il meglio del meglio, Italia compresa. Dal moderno al contemporaneo, non c’è spazio per la mediocrità. Qui tutto è al massimo. L’eccellenza on stage.

Entri nella sezione Unlimited, dove, come dice la parola stessa, non vi sono limiti all’arte, e ti perdi all’interno di installazioni interattive, sale di videoarte e grandi opere che solo qui puoi vedere, vivere. Un enorme parco giochi dell’arte, dove l’opera diventa esperienza e tu ne fai parte insieme agli altri.

Art Basel. Qui ti senti nella sala motori e nel salone delle feste allo stesso tempo, all’interno di una grande nave che solca i mari più aperti incurante delle tempeste esterne e delle profondità sommerse, oscure. Il mercato dell’arte va avanti comunque e dovunque. Il vento sempre a favore, soprattutto per chi la nave la guida già da tempo, o per chi ha da poco imparato a navigare. Pochi. Pochissimi. E li trovi tutti qui, nel privè del salone.

Scesa dalla giostra mi chiedo…perchè non a Milano?

Milano potrebbe ospitare una fiera di questa portata. Gli spazi ci sono, le strutture di accoglienza e i trasporti anche. Milano offrirebbe anche di più dal punto di vista culturale e turistico. Molto di più.

Ma Svizzera è ordine. Un ordinatissimo sistema di copertura e di facciata, un perfetto fornitore delle giuste garanzie. Quelle garanzie che tanto piacciono a chi decide di investire in beni di rifugio, l’arte in prima linea.
Italia è garanzia di instabilità.
Svizzera è garanzia punto. Ma non per molto. Il modello svizzero sta per gettare la maschera e mostrare il volto, vivere isolati non sarà facile per sempre quando ti trovi al centro dell’Europa.

Tralasciando le ovvie considerazioni, viene da chiedersi se davvero possa sorgere a Milano un appuntamento di portata internazionale al pari di Art Basel.

Milano in quanto “capitale trainante” del Paese con il più grande patrimonio artistico mondiale, si candiderebbe come la città ideale ad accogliere il sofisticato e autorevole sistema dell’arte contemporanea con tutto l’indotto che ne deriverebbe.
Una macchina discreta, affascinante e potente, capace di muovere molteplici dimensioni e connettere sistemi tra loro apparentemente distanti. Arte, cultura, creatività, turismo, finanza, economia.

E allora usciamo dal guscio e contrapponiamo all’ordine svizzero la nostra capacità di far accadere le cose. Se non in altri campi, almeno in quello dell’arte possiamo, anzi dobbiamo osare. Le potenzialità non mancano. Crediamoci e mettiamoci la testa. Milano può farcela.

Milano: legge speciale o città stato? Se ne parla stasera alla Festa de l’Unità

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Tutte le forze politiche stanno capendo l’importanza dell’autonomia di Milano. Ma come deve essere fatta questa autonomia? Deve essere il risultato di una legge speciale, quindi per iniziativa del governo, oppure deve essere l’acquisizione dello status di regione, quindi per iter costituzionale su istanza dei milanesi?
Se ne parla questa sera alle 18.30 al Festa de l’Unità allo Scalo Farini.
Interverrano:

– Filippo Barberis, consigliere comunale, all’interno del PD è uno dei più convinti sostenitori dell’autonomia di Milano;

– Enrico Morando, vice ministro dell’Economia;

– Stefano Parisi, candidato sindaco 2016;

– Roberto Tasca, assessore al Bilancio del Comune di Milano;

– Andrea Zoppolato, cofondatore di Vivaio, presidente dell’associazione Milano che pubblica milanocittastato.it.

Modera l’incontro Paola D’Amico del Corriere della Sera.

Ottanta Nostalgia: la mostra degli 80 ‘s

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Ah, gli anni ‘ 80.
Quando sono magici?

E’ un decennio che ha visto sorgere tantissime novità che tutt’oggi sono un cult.

Soprattutto in ambito musicale, cinematografico e fumettistico hanno arricchito tanto il panorama artistico.

Io sono una fan accanita di questo periodo: chi si scorda più l'”Uomo Tigre” o “Lupin” o ancora “Dylan Dog“, per rimanere in ambito fumettistico. Anche film come i due sequel di “Star Wars“, “Ritorno al Futuro” o “La Storia Infinita” sono indimenticabili: quando ero piccola li rivedevo 5, 50, 100 volte, fino a quando non li sapevo a memoria. Per quanto riguarda la musica, beh, sia in Italia sia all’estero si sono formati i complessi e i gruppi più famosi ancora ai giorni nostri, come i Guns N’ Roses, gli Europe e l’immancabile Bon Jovi.

Se anche tu sei un nostalgico come me, non puoi perderti la mostra del Wow Spazio Fumetto dedicata proprio a questo mondo magico che sono gli 80 ‘s: “Ottanta Nostalgia“, esposta fino all’1 ottobre.

Tra dischi, manifesti e fumetti, potrai rivivere la magia di quegli anni scintillanti: io ho già speso 5 preziosissimi euro per comprare il biglietto, ne vale proprio la pena. Se vuoi faccio uno sforzino e ne prendo uno anche per te, ok?

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Un inaspettato primato mondiale di Milano: le SOCIAL STREET

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Le cose eccitanti accadute a Milano negli ultimi anni sorprendono per primi i milanesi rassegnati all’immagine di una città non bella e umanamente fredda, con un clima inospitale e il pensiero rivolto solo al lavoro. Invece, la Milano del dopo Expo si scopre bella, ricca di nuova architettura (grattacieli) e nuovi servizi innovativi (car sharing, bike sharing, coworking, AirBnb, etc.), con una vita culturale vivace e, soprattutto, un ambiente sociale accogliente. In quest’ultimo aspetto si inserisce il tema, ancora poco conosciuto, delle social streets.

Che cosa sono le social street? Sono unioni di cittadini che abitano in una stessa via e decidono di incontrarsi per dare una risposta ad alcune domande: chi sono quelli che vivono nella mia strada? Cosa succede nel mio quartiere? Come posso essere utile ai miei vicini? Una social street parte grazie a uno o più volenterosi, che si fanno conoscere nella strada per risolvere un bisogno comune. La prima nasce a Bologna nel 2013 perché un giovane papà vuole conoscere nella sua strada altri giovani papà per far giocare suo figlio. Fa una pagina Facebook, a cui si iscrivono quelli interessati alla sua proposta. La pagina diventa in breve tempo il mezzo di comunicazione degli abitanti della strada che hanno voglia di offrire un aiuto o proporre qualcosa. Così a Bologna è nata la prima social street ufficiale (anche se a Milano ce n’era già una in via Paolo Sarpi dal 2010).

Chi lancia la proposta iniziale diventa un punto di riferimento della strada (o del quartiere) e a quel bisogno se ne aggiungono col tempo altri. Dalle feste/cene in strada, alle sessioni comuni di yoga, musica, jogging. Ma anche passeggiate culturali per il recupero della memoria storica del territorio (coinvolgendo gli anziani residenti) e attività a favore del quartiere, come la pulizia in gruppo dei giardinetti. Per esempio, la social street di via S.Gottardo-Meda ha un bar che è un punto di riferimento sociale e funge da portineria del quartiere, per chi non ha la portinaia. Il risultato è un quartiere in cui la gente si riconosce per strada e si saluta. Si crea una rete sociale basata sulla collaborazione reciproca e gratuita, che ha dato prova di sé nelle tragedie. Per esempio, dopo l’esplosione della palazzina di via Brioschi ci fu subito una gara di solidarietà nella strada per ospitare le famiglie sfollate e una raccolta di fondi, ma anche mobili, abiti, etc.

Si tratta, quindi, di un fenomeno molto recente e di un caso di innovazione sociale straordinario, per almeno due ragioni: innanzitutto, è un ritorno dalle relazioni virtuali (web, social networks) a quelle reali (persone che si incontrano fisicamente), in controtendenza rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi anni. In secondo luogo, questa sfida alla mancanza di socialità (la solitudine in città) e di prossimità (non conoscenza dei propri vicini), viene lanciata proprio nelle grandi città, creando delle nuove identità territoriali. Per esempio la social street NOLO (North of Loreto) ha creato un quartiere che prima non esisteva.

Un’altra cosa sorprendente di questo fenomeno è la nascita di reti sociali sulla base della fiducia reciproca e della gratuità. Infatti, la social street è sostenuta da chi mette a disposizione degli altri gratuitamente tempo, esperienza, competenze e spazi. La spinta ideale del gruppo è la voglia condivisa di rendere più vivibile il proprio quartiere, scendendo in strada per conoscere i vicini e fare qualcosa insieme a loro. A NOLO hanno perfino organizzato un cinema all’aperto per gli abitanti del quartiere in un cortile da sempre inutilizzato, perché conteso fra due condomini, che si sono accordati per il bene di tutti. Un effetto molto rilevante della social street è la bonifica sociale. Andando tutti insieme in piazza o per strada anche di sera, i fenomeni di microcriminalità (spaccio di droga, gang giovanili) che non vogliono troppi riflettori e occhi indiscreti, vengono espulsi verso altre zone. Una riconquista degli spazi nel proprio quartiere a costo zero.

La notizia incredibile è che proprio Milano, la fredda città degli affari, ha il record delle social street nel mondo. Lo dice l’Osservatorio sulle social street della Prof.ssa Cristina Pasqualini dell’Università Cattolica, che le studia da qualche anno e ne ha mappate oltre 450 (quasi 20 all’estero) e di cui 70 solo a Milano. Un primato internazionale, anche se ancora sconosciuto. Sembra una riprova del migliore spirito meneghino (senza togliere nulla alle altre città con social street): a Milano si può fare tutto, se ci si organizza insieme agli altri. In altri termini, non ci sono scuse a non risolvere i problemi, a condizione di non essere soli.

Ma chi sono i cittadini che si impegnano nella loro social street? Secondo l’Osservatorio della Prof. Pasqualini hanno una fascia d’età dai 30 ai 50, in maggioranza proprietari del loro appartamento e di livello culturale medio-alto. Un identikit di persone che ci tengono al luogo in cui vivono, hanno verso il prossimo più curiosità che diffidenza e conoscenze o esperienze da condividere con gli altri.

Ma la cosa più interessante è scoprire dove sono ubicate le social street a Milano. Sono concentrate in quel grande anello tra la Cerchia dei Navigli e la Circonvallazione esterna (con estensioni in Città Studi e lungo gli assi delle vie San Gottardo-Meda e Corso Lodi). Potrebbe essere interpretata come la mappa della Milano socialmente attiva. Stupisce l’assenza di social street sia nel centro storico, che nelle periferie. Gli abitanti dentro la Cerchia dei Navigli sembrano poco interessati a iniziative per umanizzare la città. Probabilmente gioca l’alta percentuale di anziani e di quei milanesi abituati ad abbandonare la città tutti i weekend (d’estate al mare e d’inverno in montagna). Mentre le periferie risentono del fatto di avere abitanti di recente insediamento, meno legati al territorio in cui vivono.

In sintesi, abbiamo scoperto che a Milano ci sono almeno 70 realtà che migliorano la qualità della vita e la sicurezza nelle strade, grazie al contributo di cittadini volenterosi, in totale autonomia rispetto alla politica. Sarebbe un’interessante occasione di marketing della città. Per esempio, quanti sarebbero interessati a comprare una casa in un quartiere con una social street attiva, rispetto a una zona priva di iniziative sociali o eventi di buon vicinato? Certamente un quartiere “sano” è più attraente di uno alienante e insicuro, con un probabile effetto positivo sui prezzi delle case. Ma forse è meglio non fare troppa pubblicità per non rovinare la spontaneità e la gratuità del fenomeno. Però, che peccato non raccontare al mondo una cosa così bella…

UGO POLETTI

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New York New York: l’ arte italiana in America

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L’Italia è sempre stata la culla dell’ arte, fin dagli albori: durante il Rinascimento, qualunque nobile mecenate chiamava al proprio cospetto i pittori, scultori e architetti più famosi per commissionare i grandi capolavori che tutti conosciamo.

Da quel momento in poi, le correnti artistiche sono cambiate e sono aumentate esponenzialmente e, proprio grazie a questa diffusione storica dell’ arte italiana, sono arrivate persino in America.

La mostra del Museo del Novecento, “New York New York“, è proprio questo: una raccolta di opere di artisti italiani che riuscirono a internazionalizzare la produzione del nostro paese, prendendo anche parte a importanti manifestazioni negli Stati Uniti.

L’esposizione presenta alcune delle maggiori opere risalenti agli anni ’30, ’40 e ’50 di artisti del calibro di Depero, De Chirico, Fontana e molti altri grandi nomi dell’ arte italiana.

Io sono una grande appassionata di arte contemporanea, quindi penso proprio che, fino al 17 settembre, sarò un giorno sì e l’altro anche al Museo del Novecento per questa interessantissima esposizione: tanto, il biglietto costa solo 5 euro. Direi che ne vale proprio la pena: vieni con me?

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Quando alla Scala si prendeva in giro il Papa

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Durante l’occupazione napoleonica la rivoluzione investì anche il Teatro alla Scala. Per la prima volta aprì i battenti a tutto il popolo, mentre prima l’ingresso era riservato agli aristocratici, e furono messe in scena anche opere ostili al clero.
La più famosa fu Il Ballo del Papa, inaugurata il 25 febbraio 1797. Nonostante il tema anticlericale, e per questo osteggiato dall’arcivescovo, lo spettacolo ebbe un grandioso successo di pubblico

Korean Wunderkammer: l’ arte coreana a Milano

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La Corea del Sud.
Un paese lontano geograficamente, ma che sta cercando di avvicinarsi all’Occidente da anni.

Negli ultimi decenni, ha infatti aperto i suoi orizzonti al mondo, per condividere la sua cultura e apprendere quella degli altri paesi.

A questo proposito, voglio proprio parlarti di un settore in particolare della cultura coreana: l’ arte.

Scommetto che pochi hanno presente le caratteristiche, i concetti e le tecniche utilizzate dagli artisti di questo paese. Proprio per questo, il festival Korean Wunderkammer, curato da Michela Ongaretti, approda a Milano: l’intento è quello di far conoscere l’ arte contemporanea di questi luoghi, con la sua pittura, scultura, fotografia e persino le sue installazioni.

Sarà una manifestazione di 15 giorni che coinvolgerà tre luoghi diversi di Milano. Oggi si inaugura la seconda tappa dell’evento, che si svolgerà fino al 21 luglio presso la Galleria MAEC, in Via Lupetta, 3.

Dopo l’arte Minhwa, questa volta ci si concentrerà sull’ arte giovane della Corea del Sud: potrai osservare la pittura, la scultura e le installazioni di numerosi artisti impegnati in una profonda e impegnativa ricerca visiva, che per alcuni include la tradizione figurativa e disciplinare orientale.

Per questa seconda parte della manifestazione, verrà eseguito un Vernissage a ingresso libero alle 18.30. Saranno giorni molto interessanti, utili per conoscere nuove culture e nuovi metodi di rappresentazione artistica: io non sto più nella pelle dalla curiosità, vieni con me?

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La storia di Biki e del suo strano nome

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Elvira Leonardi Bouyeure in arte Biki nasce a Milano il 1º giugno 1906. Il suo pseudonimo deriva dal soprannome “Bicchi” (derivato da “birichina”) datole dal pro zio Giacomo Puccini.
È stata una delle più celebri sarte italiane tra gli anni quaranta e gli anni sessanta. Inizialmente disegnò biancheria intima per poi estendere a ogni tipo di abito. Il suo atelier in via Senato 8 e successivamente in via S. Andrea fu luogo d’incontro di molte personalità della cultura dell’epoca, frequentato anche da Maria Callas, di cui Biki curò l’immagine.

Estate Tabacchi Film 2017: A United Kingdom

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Sai qual è la forza più grande del mondo?
No, non è quella di gravità, bensì l’amore: questo sentimento è in grado di far superare qualsiasi ostacolo e la storia del principe del Botswana, Seretse Khama, ne è la prova.

Nel 1947, il nobile si innamorò e sposò l’impiegata inglese Ruth Williams, ma ai tempi dell’apartheid questa unione suscitò un certo clamore e scandalo… così tanto da diventare un caso politico internazionale, che obbligò la coppia a un esilio forzato.

Ti ho incuriosito, vero? Eh beh, è una trama decisamente avvincente. Scopri come andrà a finire questo racconto coinvolgente questo mercoledì, guardando “A United Kingdom“, il film che verrà proiettato al MIC – Museo Interattivo del Cinema in occasione dell’Estate Tabacchi 2017, la rassegna estiva che propone i migliori film della stagione 2016-2017.

Questa sera, il film comincerà alle 21.00, non appena finirai di gustare il delizioso aperitivo in terrazza a base di tramezzini Tramè e degustazioni di vino, giusto per essere sicuri che divorerai anche il film, oltre alle leccornie proposte.

Ricordati che, in caso di pioggia (anche se dubito accadrà, ma io te lo dico lo stesso), gli eventi nella terrazza verranno cancellati.

Beh: si mangia, si beve e si guarda un film. Cosa vuoi di più dal mercoledì?

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Milano e Londra: alcuni elementi di confronto

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In tempi di Brexit, viene spontaneo fare paragoni fra Londra e Milano. La questione dello spostamento delle agenzie comunitarie e dei servizi di clearing finanziario si sta imponendo al centro dell’agenda politica ambrosiana, con tutto ciò che ne consegue in termini di numeri e pesi demografici e territoriali da mettere sul piatto della bilancia.

Sarebbero naturalmente moltissimi gli aspetti da elencare e gli indici da sviscerare; in questa sede ne abbiamo scelti tre, abbastanza particolari e, forse, anche un po’ inaspettati.

#1 Estensione: per un curioso caso del destino, la Città Metropolitana di Milano e la Greater London insistono su aree dalle dimensioni quasi identiche: tutte e due le metropoli, infatti, esercitano la propria giurisdizione su circa 1.600 chilometri quadrati di territorio. Da questo punto di vista si tratta di aree metropolitane geograficamente piuttosto ridotte, anche se è chiaro che si sta parlando di confini amministrativi e non economici. Ma è un dato comunque significativo: ad esempio, in ambito peninsulare, la “taglia” media delle città metropolitane è decisamente più ampia.

per un curioso caso del destino, la Città Metropolitana di Milano e la Greater London insistono su aree dalle dimensioni quasi identiche

#2 Popolazione: Londra è decisamente più popolata di Milano, nonostante la nostra metropoli possa già vantare un peso demografico di tutto rispetto, con conseguente densità abitativa di primaria importanza. Se in ambito meneghino si viaggia attorno ai 3 milioni e 200 mila abitanti, in terra inglese si toccano gli 8 milioni e mezzo, quasi il triplo. E proprio per il fatto di occupare territori della stessa grandezza, i rapporti fra le densità abitative sono egualmente nell’ordine di (quasi) 1 a 3 in favore di Londra.

#3 Sistema aeroportuale: Londra è la capitale mondiale del traffico aereo e, in forza di ciò, gode di un sistema costruito attorno ad almeno 4 aeroporti con traffici particolarmente sostenuti (in ordine decrescente Heathrow, Gatwick, Stansted e Luton), cui si somma il “piccolo” aeroporto cittadino di London City. Il traffico passeggeri complessivo arriva a 150 milioni annui, contro i 36 del sistema aeroportuale milanese. Quest’ultimo si articola sulla triade Malpensa, Orio al Serio, Linate, come certamente ben sa la gran parte dei nostri lettori. Il rapporto fra traffico passeggeri risulta di poco inferiore ad un quarto, fra Milano e Londra; tale proporzione cambia però decisamente se confrontiamo il traffico merci, che vede viaggiare 700 mila tonnellate annue sui cieli milanesi, contro il milione e 800 mila londinesi: non si è troppo distanti dalla metà, il che la dice lunga sul dinamismo commerciale e produttivo delle nostre aziende, che non a caso sono protagoniste nell’export. C’è però una particolarità che riguarda le due metropoli in relazione ai relativi sistemi aeroportuali: in entrambi i casi essi si articolano su strutture che si trovano al di fuori dei loro confini amministrativi. E se Londra può comunque vantare sul proprio territorio, oltre al piccolo “City of London”, anche il colosso di Heathrow, Milano ha Orio al Serio e la stessa Malpensa in territori extrametropolitani. E’ un elemento sul quale, a parere di chi scrive, occorre attentamente riflettere.

ALEX STORTI

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Dropkick Murphys al Carroponte

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Molti anni fa, avevo un insegnante privato di inglese per fare approfondimento e conseguire il First.
Era un madrelingua di Liverpool dai capelli rossi: un pazzo scatenato.

Quando ha capito che ero un amante del metal, hard rock e compagnia bella, durante le pause ha preso a consigliarmi una serie di gruppi stranissimi che ascoltava lui: Finntroll, Bigelf e… Dropkick Murphys.

I primi due gruppi li ho persi per strada, mentre i Dropkick sono la colonna sonora di tutto quello che facevo per diverso tempo, da quel momento.

Non hai idea di quanto mi caricasse “Shipping up to Boston“: ogni volta che la ascoltavo, venivo catapultata in qualche locanda marinaresca, insieme ai filibustieri più incalliti che si fossero mai visti e mi ritrovavo con loro a ballare sui tavoli di legno e a cantare a squarciagola “I’m shipping up to Booostooooon oooooooooooooooh oooooooooooh ooooooooooooooh!!” (giuro: non mi sono mai fumata niente per immaginare queste cose, ho fatto tutto da sola).

E questo martedì, quel sogno piratesco sta per diventare una verità concreta.

No, non parto con Jack Sparrow, anzi: se qualcuno potesse accompagnarmi alle 20.00 al Carroponte per sentire dal vivo i Dropkick Murphys mi farebbe davvero tanto piacere… e sarebbe un vero galantuomo se mi regalasse anche il biglietto (che senza d.p. costa 30 euro, ma io non glielo dico).

Scommetto che li ami anche tu: allora salta a bordo con me e partiamo alla volta del loro celtic punk scalmanato.

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Non solo Macron: anche a Milano si parla di Europa

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Parigi chiama, Milano rilancia. Stasera, 10 luglio, alle 18.30 si tiene l’evento: Quale politica economica per l’Europa?, organizzato da Tortuga e Europa XXI secolo, associazione che proprio stasera tiene il suo battesimo ufficiale.

L’evento è gratuito e si tiene dalle 18:30 alle 20 al Talent Garden Calabiana, in Via Arcivescovo Calabiana 6, Milano.

Programma
Presentazione di “Europe’s Political Spring: Fixing the Eurozone and Beyond” (a cura di Agnès Bénassy-Quéré e Francesco Giavazzi, con un capitolo di Guido Tabellini)
Introduzione a cura del Gruppo Tortuga
Ne discutono:  Francesco Giavazzi  Tommaso Nannicini  Guido Tabellini  Irene Tinagli
Modera:  Francesco Cancellato (Direttore Linkiesta)

Nota degli organizzatori: l’evento sarà l’occasione per presentare al pubblico l’associazione Europa XXI secolo. Trattandosi di una associazione non solo europeista ma anche europea, la discussione inizierà alle 18:30 in punto come da invito.
Seguirà rinfresco.

Perchè la torre Galfa si chiama così

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La torre Galfa, inaugurata nel 1959 su progetto di Melchiorre Bega, prende il nome dalle iniziali delle vie in cui si trova: via Galvani e via Fara, nei pressi della Stazione Centrale.
Simile logica vale anche per i televisori Mivar: nome tratto dal fatto che la sede si trova nelle vicinanze dell’autostrada Milano-Varese.

La festa di compleanno del Magnolia

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Da dodici anni il circolo Magnolia è un punto di riferimento per gli appassionati di musica. Un’oasi di cultura, relax e divertimento, che anche questa estate ospita un programma
senza un attimo di respiro: 126 giorni consecutivi con artisti, gruppi e dj internazionali, i
migliori act italiani, festival, party a tema ed eventi speciali per una programmazione
ricercata e diversificata che come da tradizione toccherà i più svariati generi musicali, dall’elettronica al rap, dal metal al reggae.

Quest’anno Magnolia Estate si rinnova e porta nella sua area verde di 20.000 mq un nuovissimo palco principale, ancora più grande e in linea con i grandi festival europei, un nuovo punto ristoro incentrato sulle nuove tendenze di street food che si aggiunge alla pizzeria e all’hamburgeria, una zona chill con sdraio, un Beer Market in cui si possono assaggiare birre provenienti da tutto il mondo. Per tutta la stagione estiva non sarà necessaria la tessera Arci.

Il Circolo Magnolia, situato in uno stupendo polmone verde a un passo dalla città, non è solo un rifugio per gli amanti della musica, ma un’occasione per tutti i cittadini di vivere liberamente uno spazio unico e accogliente dall’atmosfera internazionale.

Sabato 8 luglio il CIRCOLO MAGNOLIA festeggia i suoi 12 anni con una grande festa. Una serata dedicata a tutti coloro che sono passati dal Circolo, sopra e sotto al palco, con i live delle band REVO FEVER, LEUTE e DUMBO GETS, MAD e il dj set della crew Magnolia Djs All Starz.

“E sono 12. Come i mesi dell’anno, come i cavalieri dello zodiaco e della tavola rotonda.
Sono sempre di più questi anni e passano sempre più in fretta, ma qui ci sentiamo giovani come fossimo ancora alle scuole medie. Li compiamo anche quest’anno e quindi vogliamo fare festa assieme a chi è stato con noi sul palco e sotto palco. Vi stiamo aspettando dall’anno scorso, quindi venite a farci la festa.” dicono i fondatori del circolo.

Dove e perchè mangiare alcalino a Milano…

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fruer
fruer

Seguo da anni un regime alimentare prevalentemente alcalino. Cosa significa? In parole povere significa creare un bilanciamento tra alimenti più acidificanti e alimenti con caratteristiche alcaline all’interno dello stesso pasto. Ma facciamo un passo indietro.
Il nostro organismo per stare in salute, pieno di energia e magro, -sì, seguire la dieta alcalina aiuta anche a rimanere in forma-, necessita di mantenere un equilibrio acido-basico nei propri tessuti, vale a dire mantenere in equilibrio il valore di acidità o di basicità presente in una cellula, in un tessuto o in un apparato.

Perché è così importante l’equilibrio acido base?
Spesso questo aspetto viene trascurato anche da coloro che promuovono stili di vita salutistici e molte persone non ne conoscono nemmeno l’importanza. Eppure l’equilibrio acido base è un requisito fondamentale per la nostra salute. Perché così importante? Innanzitutto perché se siamo acidi, aumentano le infiammazioni. Quei doloretti migranti a volte leggeri e che vanno e vengono, stanchezza, mal di testa, dolori articolari, ricezione idrica e pure la cellulite, solo per citarne alcuni, stanno ad indicare che siamo fondamentalmente acidi.

Da cosa si genera tale squilibrio?
I fattori che portano ad acidificazione dei nostri tessuti sono molteplici. Al primo posto abbiamo: un’alimentazione squilibrata, poco movimento, stress, sedentarietà, il permanere a lungo in luoghi chiusi, bere poco, fumare e talvolta un’attività fisica eccessiva, e pensate un po’, pure le arrabbiature.
La dieta, quindi, conta eccome. L’equilibrio acido-basico si può ottenere sia con una corretta alimentazione, ricca di frutta e verdura, sia con la riduzione di cibi acidificanti e l’incremento di quelli alcalinizzanti. E con un atteggiamento positivo nei confronti della vita.

Gli alimenti che portano ad acidificazione
Visto che mi occupo di nutrizione è importante individuare quali siano gli alimenti che ci portano ad acidificazione. Innanzitutto l’eccesso di zuccheri semplici, i farinacei, i grassi (contenuti in merendine, biscotti, dolci industriali), le proteine animali, le carni, i formaggi, il sale, il caffè, le bevande a base di cola oppure il classico tè in bottiglietta servito nel bar o che compriamo al supermercato (il pH di tali bevande deve essere necessariamente acido, per mantenerle stabili, se poi ci aggiungete che viene aggiunto molto zucchero per renderle più gradevoli, bevendole ci acidifichiamo) ci portano sempre più frequentemente, e inconsapevolmente, a un accumulo progressivo di sostanze acide.

In termini pratici è possibile costruire in modo molto semplice un pasto equilibrato dal punto di vista nutrizionale e allo stesso tempo con caratteristiche alcalinizzanti.

Prima regola: iniziare il pasto con una porzione abbondante di insalata fresca, in questa insalata far prevalere le verdure colorate in particolare quelle verdi (perché più ricche di clorofilla e ciò significa che lì troveremo anche molto magnesio, un noto sale minerale alcalinizzante); via libera quindi a spinacini freschi, lattuga romana, insalata lollo, valeriana, ecc. Carote a julienne, finocchi, ravanelli, cetrioli, ecc.

Poi aggiungiamo una fonte di proteine: pollo, tacchino lessati, oppure tonno al naturale (per non esagerare con l’olio che aggiungeremo comunque per condire), feta oppure mozzarelle oppure primosale oppure tufu o legumi come i ceci o i fagioli. Con questa seconda aggiunta abbiamo di fatto inserito nel nostro piatto i cibi “acididicanti”, nulla di grave, sia chiaro, basterà bilanciare ancora con altri ingredienti alcalinizzanti. Quindi ci aggiungeremo una fonte di carboidrati sani ovvero riso integrale lessato, oppure orzo o farro lessato, oppure quinoa, oppure 1-2 fette di pane integrale o di semi misti.

E infine per rendere davvero alcalino il nostro pasto, ci basterà aggiungere anche una porzione media di verdure cotte. Vanno benissimo le zucchine al vapore, le carote oppure gli spinaci o le bietole cotte.

Ed ora mettiamoci nei panni del classico lavoratore/trice milanese che durante la pausa pranzo desidera fare due passi fuori dall’ufficio e soprattutto cercare un pranzo leggero ed equilibrato (e alcalino). Dove potrebbe trovare piatti con tali caratteristiche?

Ho girato un po’ per trovare luoghi in cui mangiare sano e leggero anche a pranzo. Ne ho scelti tre nella città di Milano.

#1 FRUER
Via Fabio Filzi 14
Si tratta di un delizioso bistrot di cibo sano che è parte integrante di un negozio di fiori. Molto piccolo ma accogliente. Si può mangiare sul posto oppure portare via il cibo. Fuori e dentro il locale ci sono alcuni posti a sedere ma andateci presto perché all’ora di pranzo si forma velocemente la fila.
Il pranzo alcalino da loro lo costruite in questo modo: scegliete la base insalata, vi assicuro che a differenza di altri posti è abbondante (in realtà la prossima volta che mi capiteràdi andarci, suggerirò di farla più “verde”), a cui aggiungere a scelta tonno, mazzancolle, pollo, feta, mozzarelline oppure tofu o legumi.
Poi aggiungete riso integrale oppure orzo o farro lessato.
Sul versante verdure cotte trovate di solito gli spinaci , le zucchine al vapore, i finocchi al vapore o un mix di verdure con broccoli, carote e cavolfiore.
Nel caso in cui voleste sperimentare invece una bevanda alcalinizzante, in questo periodo propongono la GREEN FEVER con sedano, finocchio e lime (un super centrifugato ricco di sali minerali alcalinizzanti come potassio e magnesio) oppure il frullato HEALTHY con spinaci, mango, latte di cocco e banana. Sublime.

#2 MANTRA RAW VEGAN
Via Panfilo Castaldi, 21
Per principio tutte le preparazioni presenti da Mantra sono alcalinizzanti. Innanzitutto perché qui non c’è traccia di proteine animali e perché tutti gli alimenti sono crudi oppure trattati a basse temperature (max 42 gradi). Il consumo di frutta e verdure fresche e prive di additivi chimici ha il potere di contrastare l’eccessiva acidità indotta dall’alimentazione moderna ricca di derivati animali e di prodotti industriali.
Esiste anche un market dove acquistare frutta secca e succhi pressati a freddo da portare a casa. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta, a cominciare dal succo AUM VERDE ottenuto da cavolo, lattuga, spinaci, prezzemolo, sedano, mela e limone.

#3 BIOESSERI’
Via Fatebenefratelli 2
Si tratta di un ristorante vegetariano e biologico. Andateci se desiderate gustare piatti realizzati con ingredienti sani ma allo stesso tempo in grado di far felice il palato. Il mio motto del resto è sano ma buono.
Il loro piatto alcalino? La Balottina di insalata iceberg (viene scottata per pochi secondi in acqua bollente e fatta raffreddare velocemente in acqua ghiacciata per mantenere il candore delle foglie) ripiena di cous cous alle verdure (qui a fantasia dello chef che unisce zucchine, barbabietola, carote e ravanelli) che dopo averle ridotte a cubetti le fa saltare con salsa di soia e le profuma con lo zenzero. Il tutto viene servito con una salsa di peperoni (ricordiamolo super alcalini e ricchi di betacarotene, che viene reso più disponibile proprio dopo la cottura, e vitamina C). E completato da un insalata riccia e olive.

Alla prossima puntata;-)

www.cibobuonochefabene.it

Qualche riferimento:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/18042305/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/9016905/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3195546/pdf/JEPH2012-727630.pdf

http://euronet5.eurob.it/contenuti/acidosi_it/file/articoli-opuscoli/Redazionale_Corriere_Sera.pdf


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