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Il successo del nuovo direttissimo «Milano-Bolzano»: fermate, orari e costi

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In funzione dal 15 dicembre, il nuovo treno che collega Milano e Bolzano, fa già la differenza nella mobilità tra Lombardia e Trentino-Alto Adige: 2000 passeggeri al giorno.

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Il successo del nuovo direttissimo «Milano-Bolzano»: fermate, orari e costi

# Un nuovo collegamento tra Lombardia e Trentino-Alto Adige

Dal 15 dicembre, il nuovo treno RegioExpress che collega Milano e Bolzano ha già portato una grande innovazione nella mobilità tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Con una media di circa 2.000 passeggeri al giorno, il servizio sta riscuotendo un successo notevole, diventando un’opzione privilegiata per chi si sposta tra le due regioni.

Il RegioExpress, che viaggia a bordo di un moderno treno “Caravaggio” di Trenord, offre un’alternativa rapida e confortevole per i pendolari e i turisti, riducendo drasticamente il tempo di viaggio e l’impegno richiesto rispetto al passato, quando era necessario cambiare treno a Verona.

Il numero di passeggeri giornalieri è una chiara testimonianza della bontà del progetto, che ha già visto una significativa adesione da parte dei viaggiatori, con circa 200 persone che percorrono l’intera tratta da Milano a Bolzano.

# Fermate, orari e costi del Milano-Bolzano

Il RegioExpress Milano-Bolzano offre una serie di vantaggi che lo rendono una scelta ideale per tutti i tipi di viaggiatori. Ogni giorno, il treno parte da Milano Porta Garibaldi alle 6:43, un orario che permette ai pendolari di evitare il traffico mattutino e di arrivare a destinazione in tarda mattinata, alle 10:31. Il viaggio di ritorno è altrettanto comodo, con partenza da Bolzano alle 16:57 e arrivo a Milano alle 20:55.

Il treno “Caravaggio” di Trenord è dotato di 570 posti a sedere, spazi moderni e confortevoli, ideali per chi viaggia per lavoro o per piacere. Ogni carrozza è attrezzata con prese per ricaricare dispositivi elettronici, mentre ci sono spazi dedicati alle biciclette, rendendolo ideale per i pendolari che desiderano portare con sé la bicicletta o per i turisti che vogliono esplorare la regione in modo ecologico.

Il RegioExpress non si limita a collegare Milano e Bolzano, ma si ferma anche in numerose località strategiche lungo il percorso. Tra queste, Milano Lambrate, Pioltello, Treviglio, Brescia, Desenzano, Peschiera del Garda, Rovereto, Trento, Mezzocorona e Ora. Questa rete di fermate rende il viaggio accessibile anche a chi vive o si trova lungo la tratta, consentendo collegamenti rapidi con altre città e destinazioni turistiche popolari, come Trento e il Lago di Garda.

# Un successo che supera le aspettative

I numeri registrati fin dall’inizio sono decisamente positivi. Oltre 2.000 passeggeri utilizzano ogni giorno il treno Milano-Bolzano, un dato che testimonia l’alto gradimento da parte del pubblico. Di questi, circa 200 percorrono l’intera tratta, da Milano a Bolzano e viceversa.

L’assessore regionale ai trasporti della Lombardia, Franco Lucente, ha espresso grande soddisfazione per l’andamento del servizio: «dopo un mese di collegamenti diretti, possiamo certificare il successo dell’iniziativa. Grazie a questo servizio, la Lombardia e il Trentino-Alto Adige sono più vicini, e i viaggiatori hanno dimostrato di apprezzare molto questa nuova offerta». 

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MATTEO RESPINTI

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L’ultima mossa per entrare di sgamo in area B

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La prossima volta mi travesto da metro.

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SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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La mini «zona rossa» in Corso Garibaldi: il pezzettino di strada dove dopo le 22 è vietato anche un gelato

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Maps - Tratto Corso Garibaldi con restrizioni del Comune di Milano

Un pezzettino di via dopo le 22 dove non ci si può nemmeno sedere a un tavolino per gustarsi un gelato, o bere un bicchiere d’acqua. Ma basta fare qualche decina di metri e cambia tutto. Una ordinanza che penalizza alcuni esercenti in lotta da anni contro il Comune di Milano: negli ultimi mesi i controlli delle forze dell’ordine si sono intensificati e le conseguenze per i locali che non rispettano le regole sono pesanti. Si arriva anche alla revoca della licenza. Queste le richieste dei commercianti e la petizione online.

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La folle mini «zona rossa» in Corso Garibaldi: il pezzettino di strada dove dopo le 22 è vietato anche un gelato

# Dalle proteste dei residenti all’ordinanza restrittiva: stop alla vendita di alimenti e bevande dopo le 22 in questo pezzetto di via

Maps – Tratto Corso Garibaldi con restrizioni

Poco più di 100 metri di strada tra Largo la Foppa e Via Marsala. In questo tratto di Corso Garibaldi è dal 2021 che dopo le 22 non ci si può nemmeno sedere all’aperto per mangiare un gelato. Facciamo però qualche passo indietro. Tutto è iniziato nel 2019 quando i residenti del condominio al civico 104 della via avevano ottenuto una prima vittoria al Tar contro il silenzio opposto dal Comune alla richiesta di “ordinanze contingibili e urgenti” per mettere un freno ai rumori causati dal passanti e dai clienti del locali sotto le loro finestre.

L’arrivo della pandemia e il coprifuoco avevano messo in ghiaccio il problema, ripresentatosi nell’estate 2020 con i test dell’Arpa che certificavano decibel ancora oltre la soglia consentita. A quel punto la decisione di Palazzo Marino è stata quella di introdurre regole più stringenti, solo per il tratto del corso “incriminato” con l’Ordinanza Sindacale n. 41/2021 del 04/06/2021: stop alla vendita di alimenti e bevande dalle 22 alle 6, che siano alcolici, acqua o gelato, e all’utilizzo dei dehor da mezzanotte alle 6 tutti i giorni della settimana. 

# Le prime multe e i ricorsi dei titolari dei locali, con la bocciatura da parte del Consiglio di Stato

kateposener IG – Bar Radetzky

Nell’estate del 2023 le prime sanzioni da parte della Guardia di Finanza, poi quelle della Polizia Locale. I proprietari degli undici locali, tra cui lo storico Radetzky, si erano contestualmente uniti per far ricorso al Tar, dichiarato inammissibile, e poi fino al Consiglio di Stato contro il Comune di Milano e la delibera che ha imposto misure ritenute troppo restrittive e che oltre quel tratto di strada non esistono. I giudici hanno però dato ragione a Palazzo Marino. Pertanto l’ordinanza è rimasta, con tutte le conseguenze che ne sono derivate.

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# A rischio decine di posti di lavoro: dopo la terza multa viene revocata la licenza

Corso Garibaldi

Roberto Cassina, titolare di una gelateria sul corso, spiega che quando sono state fatte nuovamente le rilevazioni da parte dell’Arpa «eravamo appena usciti dal Covid, le regole imponevano di non concentrarsi all’interno dei locali e quindi la gente consumava soprattutto all’esterno». Il racconto della sua situazione a Il Giorno: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22. E sono in centro a Milano. Perché una persona dovrebbe sedersi da me e poi esser cacciato (per evitare multe), quando a 100 metri nessuno ha alcun tipo di restrizione? Tutte le sere veniamo multati, trattati da delinquenti quando vogliamo solo svolgere il nostro lavoro».    

Nel frattempo il canone di occupazione del suolo pubblico è raddoppiato, ma i tavolini possono essere utilizzati due ore in meno. A rischio l’occupazione per il ridotto afflusso di clienti: «Ho 14 dipendenti e se la situazione non cambia entro la primavera dovrò licenziarne 6». Inoltre, se per i primi due anni non c’erano controlli, negli ultimi mesi non c’è giorno in cui le forze dell’ordine non passino a verificare: il rischio è grande, dopo la terza multa è prevista lo stop alla licenza.

# Olimpia, titolare del ristorante Cimmino 104: «Una vera ingiustizia»

Olimpia, titolare del ristorante Cimmino 104, ritiene l’ordinanza una vera ingiustizia dato che le attività distanti solo poche decine di metri dalla sua non hanno le stesse restrizioni. Aggiunge inoltre che, se l’intenzione è quella di mantenere la misura permanente, il Comune di Milano dovrebbe avere il coraggio di proporre una modifica al Regolamento Comunale e non di lasciare in vigore un’ordinanza che dovrebbe essere transitoria. Luca Hu, proprietario di Chinese Box e Agua Sancta, spiega come i suoi locali abbiano perso il 20% del fatturato. Pandenus ha chiuso i battenti. Gli effetti negativi della situazione sembrano riflettersi anche sulle attività commerciali aperte di giorno: il mancato passaggio serale di potenziale clienti davanti alla vetrine riduce la possibilità che questi ritornino nei giorni successivi per fare acquisti.

# La petizione che ha superato le 1.300 firme per chiedere la revoca dell’ordinanza

Petizione Corso Garibaldi

I proprietari dei locali non hanno però gettato la spugna e vanno avanti nella loro battaglia «per denunciare una situazione che riteniamo non solo ingiusta, ma del tutto irrazionale e dannosa per i cittadini e gli esercenti» come scritto nella petizione online che ha già superato le 1.300 firme. Nel testo viene chiesto con urgenza «che venga revocata l’ordinanza del giugno 2021 e che venga ristabilita la parità di trattamento per Corso Garibaldi/Largo La Foppa, equiparando questa meravigliosa zona a tutte le altre zone della città. I cittadini e i commercianti meritano di essere trattati con equità.»

Continua la lettura con: Chiude il Diana, il simbolo di una stagione gloriosa

FABIO MARCOMIN

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In 27 nella stessa casa: le nuove frontiere dell’abitare a Milano

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jason-goodman-unsplash - Co living

Milano: affitti e mutui alle stelle. I primi hanno raggiunto la media di 1.300€ per un monolocale in centro, mentre i prestiti per una casa hanno un tasso di interesse del 7,29% in crescita del 3,95% su base annua. Tutto questo ha un doppio risvolto perché nel momento in cui ci sono sempre meno case da comprare o affittare, quelle disponibili hanno dei prezzi spropositati con un costo che la maggior parte delle persone non riesce a sostenere.

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In 27 nella stessa casa: le nuove frontiere dell’abitare a Milano

# Dalle stanze in affitto al co-living

jason-goodman-unsplash – Co living

In questa situazione molto critica si aprono nuove frontiere per riuscire ad abitare a Milano che chi decide di trasferirsi qui deve mettere in conto. Ad esempio, sempre più spesso agli studenti vengono affittate singole camere e così si ritrovano costretti a vivere all’interno di appartamenti già abitati, oppure appartamenti minuscoli o ancora gli studenti stessi decidono di convivere con dei coinquilini, a volte anche quattro o cinque, per riuscire a sostenere i costi fissi dell’abitazione.

A proposito di ciò, è stato coniato un nuovo termine ossia co-living” o “co-housing che è un modello abitativo nato e pensato per gli anziani, ma che si sta diffondendo anche nelle metropoli e racchiude tutti quegli insediamenti abitativi composti da alloggi privati corredati da ampi spazi comuni destinati all’uso collettivo e alla condivisione tra i coresidenti.

# A Milano in 27 nella stessa casa

Cohabs Milano

Tuttavia, questa crisi abitativa può portare anche a soluzioni veramente estreme come quella in cui, sempre a Milano, in una sola casa possono abitare fino 27 persone. L’affitto mensile è di 1.400 euro, un prezzo giustificato in primis dalla grandezza dell’abitazione, si tratta di un intero edificio con un giardino privato accessoriato persino da un barbecue e un forno per la pizza, una sala tv, una lavanderia e una piccola palestra. Sono comprese poi tutte le spese e diversi servizi: bollette, tasse, la pulizia degli spazi comuni, un abbonamento a Netflix e tutti gli eventi organizzati da Cohabs, promotore dell’iniziativa.

Chi sceglie questa soluzione abitativa è spinto dalla curiosità di vivere in un contesto molto particolare condividendo la casa con persone di tante etnie diverse con la quale scambiarsi esperienze di vita. Non è in questo caso una scelta obbligata dai prezzi elevati della città, ma un’esperienza unica anche se bisogna pensare che condividere un’abitazione con altre 26 persone non è affatto una cosa semplice.

# La fuga nelle periferie o fuori città

prolocoopera IG

Un altro esempio è che molti degli abitanti milanesi decidono di trasferirsi nelle periferie limitrofe, dato che con le stesse risorse investite in un bilocale a Milano riescono a permettersi un quadrilocale in una zona più tranquilla della città. Inoltre, al giorno d’oggi sono tanti gli alloggi realizzati in “housing sociale” ossia soluzioni abitative messe in affitto per un target di popolazione con un reddito non adeguato al mercato immobiliare privato, in particolare si tratta di alloggi destinati esclusivamente a persone con un massimo di 25 anni al canone mensile di 6€ al metro quadro e l’accesso a questa locazione è limitato a determinate categorie sociali in possesso di specifici requisiti stabiliti dalla legge.

Questi nuovi modi di abitare riflettono la flessibilità e la multifunzionalità che il vivere moderno porta con sé. I professionisti del settore hanno infatti studiato soluzioni ad hoc per rispondere ai nuovi bisogni cioè per personalizzare ogni abitazione e renderla un posto confortevole in cui passare del tempo di qualità all’insegna del benessere.

Leggi anche: 7 motivi per trasferirsi a Opera

# Camere di hotel o motel per gli studenti: un’altra soluzione alla crisi abitativa?

Credits Ibismilanocagranda IG – Camera matrimoniale Hotel Ibis Milano Ca’Granda

Si può pensare di riservare le camere che rimangono invendute degli hotel e motel sparsi per la città agli studenti, soprattutto durante i periodi nei quali c’è meno affluenza turistica. Oppure si può mettere un limite numerico alle case affittate ai turisti, in modo tale da farle occupare per periodi più lunghi dell’anno a chi veramente ne ha bisogno.

Continua la lettura con: Case: i milanesi preferiscono l’hinterland

MARTA BERARDI

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Salire sulla metro e scendere su una pista di sci? Qui è possibile. Ci sarà questa «linea della neve» anche nel futuro di Milano?

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Maps - Metro della neve

Si portano in spalla sci o snowboard, si prende la metropolitana e si “sbarca” direttamente sulle piste innevate per praticare i tipici sport invernali. Vediamo dove si può fare e quale linea potrebbe partire da Milano per raggiungere i comprensori sciistici. 

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Salire sulla metro e scendere su una pista di sci? Qui è possibile. Ci sarà questa «linea della neve» anche nel futuro di Milano?

# Dove si arriva sulle piste da sci direttamente con la metro

Maps – Oslo-Hormekollen

Una rete di 5 linee, 101 fermate e 85 km. Questa è la metropolitana di Oslo, superata da tempo da quella di Milano ma rispetto a quest’ultima offre un’opportunità davvero particolare: si può salire su un convoglio e scendere direttamente sulle piste innevate. Dal centro città in circa trenta minuti si può arrivare con attrezzatture sulla spalla, sci o snowboard, in due delle più importanti stazioni dedicate allo sport invernale

# La linea T1 porta al tempio dello sci nordico e al Vinter Park con  l’unico super pipe olimpico al mondo aperto al pubblico

holmenkollen_skimuseet IG

All’omonima fermata Hormekollen della linea T1 c’è il tempio dello sci nordico dove praticare sci di fondo e salto degli sci, con il trampolino, c’è anche lo stadio dedicato al biathlon e il Museo dello sci. Sulla stessa linea, a circa 14 km dal centro, c’è il Vinter Park di Tryvann dove divertirsi con lo sci alpino: a 531 metri di altezza con 18 piste dalla verde alla nera, 11 impianti di risalita tra cui 3 seggiovie, un half-pipe e l’unico super pipe olimpico al mondo aperto al pubblico. 

 

 
 
 
 
 
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# Una metropolitana della neve anche a Milano? Queste le due fermate

Maps – Metro della neve

In futuro si andrà a sciare prendendo la metropolitana da Milano? A Londra l’Elizabeth Line si estende su 136 chilometri di lunghezza. Non solo: sovrapponendo il territorio della capitale inglese con la Città Metropolitana di Milano la rete potrebbe raggiungere molti dei comuni e delle città anche di altre province. Tra le località più vicine dove praticare sport invernali ci sono i Piani di Bobbio nel lecchese e Foppolo nel bergamasco. Si potrebbe quindi ipotizzare una linea metropolitana express della neve, identificata dal colore bianco, dalla Stazione Centrale e con una fermata per ognuna delle destinazioni: la prima a circa 55 km di distanza e la seconda dopo altri 24 km. Qualcosa forse impensabile alle nostre latitudini ma che altrove, come in Gran Bretagna, nel Nord Europa, a Dubai o in Cina è (quasi) all’ordine del giorno. 

Leggi anche: Se a Milano ci fosse la stessa rete metropolitana di Londra si potrebbero raggiungere queste località

Continua la lettura con: 5 linee no-stop di lusso da Milano per le mete più strategiche

FABIO MARCOMIN

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Il «laghetto dei riflessi»: un angolo da Oscar a pochi chilometri da Milano

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Credits: @ ballachetipassa IG

Ma il successo ha sempre un prezzo e, in questo caso, c’è anche un risvolto a tinte fosche.

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Il «laghetto dei riflessi»: un angolo da Oscar a pochi chilometri da Milano

# Il «laghetto dei riflessi» di Ricengo 

Credits: moviemaps.org

Un piccolo lago della campagna cremasca, vicino al fiume Serio, diventato una star del Cinema. Un luogo affascinante che ha raggiunto la celebrità per l’ambientazione di alcune delle scene del film “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino vincitore del Premio Oscar nel 2018 (con tre nominations). Stiamo parlando del Laghetto dei Riflessi.
Lo si raggiunge attraverso un breve sentiero che parte dalla stradina asfaltata che collega Ricengo con le periferia di Crema. Si può passeggiare su circa la metà delle sue sponde e ci sono postazioni per il pic-nic. 
A breve distanza si trova anche un’ampia e scenografica cascatella del vicino fiume Serio.

# L’altra faccia del successo: un luogo incontaminato che viene violato

Credits: @daveh00d IG

La notorietà raggiunta dal Parco del Serio e, in particolare, dal suo Laghetto dei Riflessi ha fatto sì che i visitatori aumentassero in modo esponenziale.

Ma molti ignorano un divieto: il Laghetto dei Riflessi non è balneabile. Questo fu stabilito e approvato già da diversi anni dallo specifico regolamento di fruizione.

Ci si potrebbe chiedere: “perché i visitatori ignorano questo divieto se è specificato?”. E il problema è proprio qui: degli incivili si divertono a distruggere i cartelli segnalatici e a non rispettare le altre norme, contribuendo alla diffusione di bagni vietati, festini e atti di vandalismo.

# Un luogo naturale da preservare e valorizzare

Credits: @toniomargiotta IG

Eppure, il divieto esiste e vuole tutelare i visitatori e la loro sicurezza. Infatti, sono aree non sorvegliate e pericolose anche per i nuotatori più esperti.

Ma non solo: l’utilizzo di queste aree può disturbare la sua fauna, che si allontanerebbe dalle proprie zone di alimentazione e nidificazione. Un laghetto da visitare,  sì, ma in punta di piedi.

 

Continua la lettura con: Il LAGO ALPINO più bello del mondo è a 3 ORE da MILANO

ALESSIA LONATI

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I 7 super formaggi della Lombardia

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olfomager IG - Pannerone

Formaggi lombardi & co: perché la Lombardia è la regione che ha più formaggi in Italia, uno tra tutti la Rosa Camuna simbolo della Regione. Amanti ed estimatori dei formaggi ecco una guida ad alcuni formaggi della nostra regione che vanta il maggior numero di prodotti caseari con ben 137 tipi di formaggio, con una produzione casearia antica e ben radicata sul territorio. Perché ” la bocca l’è minga stracca se la sa no de vacca”.

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I 7 super formaggi della Lombardia

#1 Taleggio, il formaggio della omonima valle

Stefano Corrada – Taleggio 

Prende il nome dall’omonima valle bergamasca ed è prodotto in forme basse e rettangolari con una crosta esterna solitamente beige o rossastra. Odore deciso e pasta morbida, viene prodotto anche in altre regioni come il Piemonte. Grazie alla sua cremosità si presta a molte preparazioni culinarie come il risotto

Leggi anche: ITALIA, Campioni del Mondo dei FORMAGGI: la classifica definitiva

#2 Casera e Bitto DOP, le eccellenze della Valtellina 

formaggicapoferri IG – Bitto dop

Il primo, dal sapore molto delicato viene usato soprattutto per condire i famosi pizzoccheri, una pasta lunga lavorata con grano saraceno. Il secondo è un formaggio a pasta dura dalla stagionatura lunghissima, fino a 10 anni, che gli conferisce sapore molto deciso specialmente nelle forme con stagionatura più matura. 

#3 Pannerone di Lodi, il formaggio simile alla panna

olfomager IG – Pannerone

Questo formaggio, appartenente alla ricca schiera dei Pat presenti in regione, ossia prodotti agroalimentari tradizionali, ha la particolarità di essere lavorato senza la fase della salatura. Per tale motivo risulta essere lattiginoso e simile alla panna da cui il suo nome deriva.

Leggi anche: Dolce, amaro, senza sale, con le BOLLICINE “ALCOLICHE”: alle porte di MILANO si produce il FORMAGGIO “CHAMPAGNE”

#4 Strachitunt dop, il cugino del Gorgonzola 

latteria_castelnovo IG – Strachitunt dop

Deriva dallo stracchino questo formaggio a pasta molle prodotto in val Taleggio e che significa stracchino tondo. Si differenzia dallo stracchino perché questo è un formaggio erborinato, dal retrogusto quasi piccante dovuto alle muffe che lo caratterizzano: per questo assomiglia al gorgonzola anche se ne differisce per la pasta interna più compatta.

#5 Nostrano della Valtrompia e Silter dop, le eccellenze casearie bresciane

borgolagallinaccia IG – Nostrano dop

Il primo, prodotto nell‘omonima valle, viene lavorato con l’aggiunta di zafferano che dona alla pasta un bel colore giallognolo. Viene usato per il ripieno dei casoncelli, tipica pasta fresca a forma di mezzaluna. Il secondo, prodotto in Val Camonica, prende il nome dai Silter ossia le strutture tipiche in cui viene stagionato. È infatti un formaggio a pasta dura dal sapore dolce e dai profumi che richiamano le erbe aromatiche di montagna.

Leggi anche: Le 5 ragioni che rendono Milano una capitale mondiale del FORMAGGIO

#6 Rosa Camuna, il fiore della Lombardia 

mosca1948 IG – Formaggio Rosa Camuna

Formaggio tipico della Val Camonica, prende il nome dai Camuni popolazione antichissima che popolò questi luoghi ed il cui simbolo era una rosa, la stessa che è oggi il simbolo della regione Lombardia e che è riprodotta sulla crosta di questo formaggio dalla caratteristica forma a fiore

#7 Grana Padano dop, dall’anno 1000 fino ai giorni nostri 

justbefoodie IG – Grana Padano

Formaggio prodotto soprattutto in provincia di Mantova, è comunque altamente diffuso anche in altre regioni come il Piemonte, il Trentino Alto Adige e parte dell’Emilia Romagna. Ha una tradizione millenaria risalente addirittura ai monaci cistercensi di Chiaravalle a Milano che, per conservare il latte in esubero, escogitarono la produzione di un formaggio che durasse nel tempo. E infatti il tempo lo ha fatto giungere fino ai giorni nostri.

Leggo anche: Il Grana Padano è nato a CHIARAVALLE 

Continua la lettura con: FASHION FOOD: i CIBI più TRENDY a MILANO

ALESSANDRA GURRIERI

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I 7 quartieri più malfamati d’Italia

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Credits: vi.be___IG - Forcella

Dal “Bronx” al “Quartiere dei morti ammazzati” fino alla “culla della criminalità siciliana”. Tutte le grandi città hanno quartieri in cui è fortemente sconsigliato mettere piede. Ecco quali sono i più pericolosi.

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I 7 quartieri più malfamati d’Italia

#1 Porta Palazzo, il lato oscuro di Torino in centro città

Credits: crisonmars IG – Porta Palazzo

Come tutte le grandi città anche Torino ha dei quartieri da cui è meglio stare alla larga. Porta Palazzo è forse quello peggiore, pur trovandosi in pieno centro. È la piazza del mercato principale della città, una dei mercati più grandi d’Europa, ed è anche piazza di spaccio, di rapina, di microcriminalità di ogni genere nonostante la quasi totale assenza di segni di degrado nella zona.

 

#2 Quarto Oggiaro, il “Bronx” di Milano

Credits: palazzi_popolari IG – Quarto Oggiaro

Nella periferia nord-ovest di Milano troviamo Quarto Oggiaro, meglio conosciuto con gli appellativi di “Bronx” o “Barbon City”. Un conglomerato di case popolari, con quasi 50 mila abitanti, dove si sviluppano le principali attività criminali della città. Il fenomeno che più identifica il quartiere è il coinvolgimento di minorenni nel traffico illecito di stupefacenti, soprattutto metanfetamina, e qui la dispersione scolastica arriva al 30%. 

 

#3 Begato, il “Quartiere dei morti ammazzati” di Genova

Credits: pasto_22 IG – Begato Genova

Il quartiere di Begato, nella periferia nord di Genova è stato ribattezzato il “Quartiere dei morti ammazzati” per l’alto numero di omicidi. Al suo interno vivono circa 2.500 persone di cui una percentuale superiore al 75% si trova ai servizi sociali. All’inizio di quest’anno è iniziata la demolizione della “Diga Rossa” e della “Diga Bianca”, i due palazzi simbolo del degrado del quartiere abitati da oltre 400 famiglie e ora sistemate in altre case popolari del capoluogo ligure.

 

#4 Il Serpentone Corviale di Roma, tristemente noto per lo spaccio di droga 

Credits: mori_pori
IG – Serpentone Corviale

Il luogo simbolo del Serpentone Corviale, nella periferia ovest della capitale, è l’enorme palazzo che si snoda per centinaia di metri. Già dagli anni ’80 è stato segnato da degrado e spaccio, soprattutto di cocaina, e da l’occupazione continua degli appartamenti. La Regione Lazio e il Comune hanno lanciato un progetto di recupero con la costruzione di 103 nuovi appartamenti. 

 

#5 Il quartiere Forcella, casa del clan del boss Giuliano, è il più pericoloso di Napoli

Questo Rione del capoluogo campano è segnato da un altissimo tasso di disoccupazione, di abbandono scolastico e criminalità. Si è abituati a pensare, anche per le notizie di cronaca, che siano i Quartieri Spagnoli e le Vele di Scampia le zone peggiori di Napoli. Sicuramente non sono luoghi molto raccomandabili, ma il più pericoloso in assoluto è Forcella, noto anche per essere la casa del clan a cui apparteneva il boss Giuliano. 

 

#6 Il quartiere Zen di Palermo, il fortino controllato dalla microcriminalità 

Credits: giuliafoscariwr IG – Zen Palermo

Il quartiere Zen di Palermo è famoso per essere una specie di fortino controllato a ogni ingresso e resta ancora lasciato quasi a se stesso nonostante i numerosi tentativi di recupero. Qui si registra uno dei tassi di abbandono scolastici più alti d’Italia, con il 75% dei ragazzi che smettono di studiare e il cui approdo più frequente è la microcriminalità.

 

#7 Il quartiere Librino a Catania, “la culla della criminalità siciliana”

Credits: zolta_zlt – Librino

Sempre in Sicilia, Librino è un quartiere cosiddetto satellite con enormi palazzi bianchi nella periferie sud-occidentale di Catania. Da decenni qui il traffico di armi e droga e gli omicidi sono all’ordine del giorno, a tal punto da essere definito “la culla della criminalità siciliana”.

 

Fonte: Sputniknews

Continua la lettura con: Quattro QUARTIERI di Milano: una volta non ci mettevi piede, ora sono tra i più AMATI

FABIO MARCOMIN 

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Lavorare in Svizzera abitando in Italia? Queste sono le 5 «capitali» dei frontalieri

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Ph. @rsisport IG

Il sogno di molti: vivere in Italia lavorando in Svizzera. Dove uno stipendio medio è 5 volte quello italiano. Ma quali sono i centri privilegiati dai frontalieri?

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Lavorare in Svizzera abitando in Italia? Queste sono le 5 «capitali» dei frontalieri

#1 Como, la regina del lago

Como – Ph. Maurizio Moro

Non si può che partire da Como: dal centro sono appena 5 i chilometri che la separano dal confine svizzero con Chiasso. Qualità della vita molto elevata, tra i quartieri da citare il centro storico con la Basilica e il Tempio Voltiano, la zona del lungolago, con giardini, ville storiche e spazi verdi e infine la zona Borghi, più tranquilla e residenziale. Collegata in maniera ottima con la Svizzera tramite treni giornalieri, verso la vicina Chiasso, Locarno e Zurigo e tramite l’autostrada A9. E a 50 minuti da Milano. Offre anche molti luoghi straordinari nei dintorni, sul lago o nelle vallate al confine con la Svizzera. 

Leggi anche: 10 MOTIVI per passare una giornata a COMO

#2 Varese, la Città Giardino

Credits: @vareseturismo
Belvedere di Tornavento

A separare il centro di Varese dalla Svizzera ci sono invece poco più di 10 chilometri di SP3. Dalla Dogana del Gaggiolo a Mendrisio ce ne sono altri 20. Ben collegata anche tramite treno. Soprannominata la Città Giardino per i meravigliosi parchi che ospita al suo interno e per il verde che la circonda, Varese offre tutti i servizi necessari quali scuole, ospedali e centri commerciali. I quartieri migliori dove vivere, oltre al centro storico, sono quello di Casbeno e quello di Bizzozero

#3 Sondrio, il piccolo capoluogo alpino della Valtellina

Credits nicotom IG – Sondrio

Più distante sia dalla Svizzera che dall’area metropolitana di Milano c’è Sondrio. Il primo centro oltre il confine si raggiunge in 30 minuti tramite la SS38. Il piccolo capoluogo alpino immerso nella Valtellina è ideale se si vuole vivere con un ritmo lento e rilassato anche perché circondato da paesaggi suggestivi dove possibile praticare numerose attività all’aperto. Insieme al centro storico, si può scegliere di andare a vivere in uno dei quartieri residenziali distanti pochi passi.

Leggi anche: Milano vista dalla VALTELLINA

#4 Verbania, sulle rive del Lago Maggiore

alexandra_tuffi93 IG – Verbania

Spostiamoci in Piemonte sulle rive del Lago Maggiore, a Verbania. Qualità di vita eccellente per il capoluogo della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, con un equilibrio perfetto tra la vita cittadina e la natura grazie allo scenografico lungolago e agli ampi spazi verdi. Ben collegata con la Svizzera tramite la SS34, i bus e la navigazione del lago con la quale arrivare ad esempio a Locarno, situata situata sulle sponde del lago. Tra i quartieri più grandi e con più servizi fuori dal centro Intra e Pallanza

#5 Domodossola, perfetta per chi ama la tranquillità

Piazza Mercato – Domodossola

L’ultima “capitale dei frontalieri” da considerare è Domodossola. Uno dei comuni principali della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, si trova al centro della Val d’Ossola e per andare oltre confine è possibile usare i treni che attraversano il Traforo del Sempione verso Locarno, Briga, Ginevra e Basilea oppure l’auto percorrendo la E62. Si estende per poco meno di 40 kmq ed è perfetta per chi ama la tranquillità e un’alta qualità della vita pur rimanendo lontano da grandi centri.

Leggi anche: Una storia di libertà: i 40 giorni della REPUBBLICA dell’OSSOLA

Fonte: idealista 

Continua la lettura con: Il “VILLAGGIO più BELLO della Svizzera” è a un’ORA da Milano

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le 5 zone più sicure di Milano

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Ph. @milanesando IG

Non tutta Milano è così pericolosa come sembra. Secondo il crime index, indice calcolato da Wikicasa, queste sono le zone più sicure di Milano. Cover: @milanesando IG

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Queste sono le 5 zone più sicure di Milano 

Quali sono le zone “oggettivamente” più sicure di Milano? La risposta ce la dà l’indicatore WCI (Wikicasa Crime Index), sviluppato da wikicasa per i professionistil del settore e che misura la sicurezza delle città e dei quartieri. L’indice calcola l’incidenza di ogni reato documentato per ciascun quartiere di Milano, assegnando un coefficiente diverso per ogni tipologia di reato, dal disturbo della quiete pubblica fino all’omicidio. Più basso è l’indice, più sicura risulta la zona. 

#5 Quadrilatero della Moda e Porta Vigentina (pari merito)

credits: it.wikipedia.org

Ex aequo per il cuore del commercio di lusso di Milano e uno dei quartieri con la qualità della vita più alta: Montenapoleone/Quadrilatero della Moda e Bianca di Savoia/Porta Vigentina. Wikicasa Crime Index = 12,54.

#4 Centro storico: Guastalla, Crocetta, Tribunale

Credits: @milanoclik
Giardini della Guastalla

A ridosso del podio si rimane nel centro di Milano. Il quadrante che comprende Guastalla, Crocetta e Tribunale risulta più sicura rispetto alla stessa Piazza del Duomo. Wikicasa Crime Index = 12,17.

#3 San Siro: Trenno e Bosco in Città (la meno pericolosa in periferia)

Anche in periferia si può stare tranquilli. In particolare, nel Municipio 7 a San Siro, nella parte compresa tra Trenno, Bonola e Bosco in Città. Wikicasa Crime Index = 12,11. Una delle aree più verdi della città, in forte espansione dal punto di vista immobiliare, e ben collegata con la metropolitana.

#2 Via XX Settembre, Pagano e Magenta 

Maps – Via Venti Settembre

Al secondo posto si trova l’area compresa tra via Venti Settembre, Pagano e Magenta. Tra le più eleganti di Milano con viali alberati, ville e palazzi d’epoca, è anche la più sicura tra le zone più centrali. Wikicasa Crime Index = 11

Leggi anche: Le VILLE più BELLE di VIA VENTI SETTEMBRE, la Kensington High Street di Milano

#1 The winner is: Maggiolina e Villaggio dei Giornalisti

E pensare che esiste il luogo comune che sia un quartiere stupendo ma a rischio furti, per il fatto che è costituito per lo più da villette isolate. E invece risulta la zona più sicura di Milano: comprende i quartieri di Maggiolina e il Villaggio dei Giornalisti, dove ci sono le caratteristiche case a igloo, fino ad arrivare a Istria.  Una delle aree a prevalenza residenziale di Milano curiosamente non lontana dall’area considerata più critica, quella della Stazione Centrale. Wikicasa Crime Index = 8,48. 

Continua la lettura con: Le zone dove i milanesi si sentono più in pericolo

FABIO MARCOMIN

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Treni nel mondo: le novità più straordinarie per il 2025 (tre saranno in Italia)

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Il super treno cinese

I viaggi i treni si stanno riprendendo la scena alla grande anche per lunghi tragitti grazie all’aumento della velocità commerciale e delle proposte esclusive a bordo. Scopriamo le novità più interessanti in arrivo nel 2025 anticipate dalla CNN.

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Treni nel mondo: le novità più straordinarie per il 2025 (tre saranno in Italia)

# Arriva il treno superveloce cinese: a 400 km/h da Pechino e Shanghai in sole 2 ore e mezza

CRRC – Treno CR450

In meno di due decenni, la Cina ha costruito la rete ferroviaria ad alta velocità più estesa al mondo, superando paesi come Giappone e Francia. Nel 2025 è prevista l’introduzione dei nuovi treni CR450, evoluzione dei Fuxing, capaci di raggiungere la velocità di 452 km/h  durante i test, con una velocità operativa prevista di 400 km/h. Questi treni potrebbero ridurre il viaggio tra Pechino e Shanghai da quattro a due ore e mezza, anche se restano alcuni interrogativi sull’effettiva fattibilità tecnica ed economica. L’aumento di velocità richiede infatti maggiore energia, manutenzione e vigilanza. 

# Dream of the Desert: un viaggio intimo ed esclusivo di 1.300 km tra lusso e paesaggi mozzafiato

Arsenale S.P.A.-Saudi Arabia Railways – Dream of desert

In Arabia Saudita a novembre 2025 arriva il Dream of the Desert, un treno di lusso che promette di trasformare il turismo ferroviario del Paese. Composto da 41 cabine su misura, il treno può ospitare fino a 80 passeggeri e garantire un’esperienza intima ed esclusiva. Lungo un itinerario di circa 1.300 km da Riyadh ad Al Qurayyat, vicino al confine con la Giordania, si passa attraverso paesaggi desertici e montuosi mozzafiato. Tra le meraviglie da ammirare c’è la Riserva naturale reale Re Salman Bin Abdulaziz, mentre a bordo si può godere di un’esperienza culinaria unica, con piatti sauditi e internazionali preparati da chef di fama mondiale. 

# Il Britannic Explorer: in viaggio dal Galles alla Cornovaglia a bordo di convogli Art déco con cucina stellata

Britannic Explorer

A luglio 2025 è programmato il Britannic Explorer, gestito da Belmond, un nuovo standard di lusso per i viaggi in treno nel Regno Unito pronto a sfidare il celebre Royal Scotsman. La partenza è da Londra e sono previsti per itinerari verso il Galles, il Lake District e la Cornovaglia. Il servizio viene fornito da carrozze degli anni ’80 riqualificate, ogni convoglio è dotato di 18 cabine eleganti, tra cui tre suite, interni Art déco ispirati ai paesaggi delle destinazioni. A bordo un cocktail bar, una carrozza panoramica e persino una spa. La cucina è curata dallo chef stellato Simon Rogan, con menù sostenibili basati su ingredienti stagionali e locali. 

# Oriente Express – La Dolce Vita: a bordo di cabine di lusso ispirate ai designer degli ’60 e ’70 dal nord al sud dell’Italia

orient.express.com – Suite con paessaggio Dolce Vita

Il 2025 è l’anno del debutto del treno di lusso Orient Express – La Dolce Vita, creato dal gruppo Accor Hotels, pensato per offrire un’esperienza di viaggio esclusiva lungo oltre 16.000 km di linee ferroviarie alla scoperta dei luoghi storici del Paese. Previsti percorsi attraverso 14 regioni italiane e 3 destinazioni internazionali, con sei itinerari regolari, toccando località quali Venezia, Roma, Matera e Palermo, incluso un suggestivo passaggio sullo Stretto di Messina. Le carrozze, bar e cabine di lusso, offrono servizi a cinque stelle, cucina italiana e vini pregiati e sono ispirate al design italiano degli anni ’60 e ’70, alle influenze dei grandi creativi come Carlo Scarpa, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Ignazio Gardella e Riva Aquarama. I prezzi partono da circa 2000 euro a persona e in futuro sono in programmata tratte internazionali verso Parigi, Istanbul e Spalato.

Leggi anche: ORIENT EXPRESS – La Dolce Vita: le nuove tratte in arrivo per il treno più lussuoso del mondo

# Il viaggio notturno a bordo dell’European Sleeper da Venezia a Bruxelles

Europeansleeper – Good Night Train

Il 5 febbraio 2025 è prevista la partenza del primo treno notturno della tratta Bruxelles-Venezia, con un percorso tra Paesi Bassi, Germania e Austria, della giovane compagnia European Sleeper. Le fermate dei Good Night Train sono: Anversa, Rotterdam, Utrecht, Colonia, Monaco di Baviera, Innsbruck, Bolzano e Verona. Un servizio pensato per le vacanze scolastiche e l’alta stagione degli sport invernali e per offre un’opzione di viaggio sostenibile e piacevole per il famoso carnevale di Venezia. I treni mettono a disposizione scompartimenti letto, cuccette e sedili reclinabili, Wi-Fi e prese per ricarica dei dispositivi elettronici. Il viaggio ha una durata prevista di circa 20 ore, operativo due volte alla settimana nei mesi di febbraio e marzo.

# Il ritorno dell’alta velocità tra Milano e Parigi

Credits brian_en_tramway IG – Frecciarossa Gare de Lyon

Se alla fine del 2024 c’è stato il primo storico viaggio veloce tra Parigi e Berlino, collegate ora in 8 ore invece di 14, nel 2025 è atteso il ritorno dell’alta velocità tra la capitale francese e Milano. Il collegamento è stato interrotto nell’estate 2023 a causa di una frana e progressivamente ripristinato in modo parziale grazie alla combinazione di un servizio trano più bus. La compagna ferroviaria francese Sncf ha annunciato durante la 67/a riunione della commissione intergovernativa Italia-Francia che la ripresa integrale è prevista tra il 15 marzo e il 30 marzo, al più tardi nel mese di aprile.

Leggi anche: Da Milano a Parigi in treno con l’alta velocità: la data del ripristino di tutta la linea

Fonte: CNN

Continua la lettura con: La prima corsa del nuovo treno veloce Berlino-Parigi: quando Milano completerà il triangolo?

FABIO MARCOMIN

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Quando a Milano ci si dava appuntamento al Transatlantico

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Durante i decenni a cavallo del boom economico i milanesi erano soliti darsi appuntamento con amici e parenti qui. 

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Quando a Milano ci si dava appuntamento al Transatlantico

# Un luogo di incontro per i milanesi

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

La Stazione Centrale è considerata una delle più belle al mondo dal punto di vista architettonico: la sua inaugurazione avvenne nel 1931 su progetto dell’architetto Ulisse Stacchini, in sostituzione della precedente stazione centrale che sorgeva nell’attuale piazza della Repubblica. Pochi sanno che è stata per decenni un luogo di incontro per milanesi, amici e parenti in partenza per un viaggio o in arrivo a bordo di un treno. Ma in in punto ben preciso definito in modo molto evocativo. 

# Ci vediamo “alla nave” o “al transatlantico”

Credits Milano sparita e da ricordare Fb – Stazione Centrale

Stiamo parlando di un punto particolare dell’edificio, all’interno della galleria illuminata dalla luce proveniente dalle vetrate e arricchita dai mosaici al piano binari, conosciuto da tutti come “la nave” o “il transatlantico”. Qui si trovava infatti un modellino di transatlantico bianco in scala 1:50 protetto da una teca di cristallo, riprodotto nei minimi dettagli: i ponti della prima classe, le antenne, i grandi camini, le scialuppe di salvataggio e gli oblò. Durante i decenni a cavallo del boom economico i milanesi erano soliti darsi appuntamento qui.

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

# La scomparsa della nave e le versioni conosciute

Molti si chiedono dove sia andata a finire e vorrebbero rivederla al suo posto: nel film “La vita agra” con Ugo Tognazzi si può vedere come si mostrava all’epoca, anche se oggi con la stazione rivoluzionata dai tapis roulant lo spazio sarebbe forse un po’ esiguo. 

Questi alcuni commenti sulla pagina facebook “Milano Sparita e da ricordare“:

Nata e cresciuta a Milano, quando andavo alla Stazione Centrale era una festa e mi soffermavo a guardare il modello della nave con grande attenzione! Mi attiravano gli oblò e gli arredi piccolissimi delle cabine e tutto il resto ! Mi è rimasto un bellissimo ricordo della nave!” – Cit. Gabriella d’Ambrosio

La ricordo benissimo, ma ero molto piccolo mi ci portava mio papà per vedere i treni, che tempi andati.” – Cit. Enrico Tessaro

Non capisco perché hanno tolto questo transatlantico, una cosa stupenda e punto di riferimento, con tutte le brutture che ci sono , era più bella prima la stazione , adesso è un labirinto.” – Cit. Mila Sarta

Credits remocontro – Modellino Doria

Sulla natura e sulla relativa scomparsa del modellino di sei metri si conoscono almeno due versioni.

Una sostiene che replicasse in scala la mitica Andrea Doria (in foto), realizzato dalla Ditta Giacomo Patrone nel 1952, per poi essere esposto negli atri delle principali stazioni ferroviarie italiane e infine ritirato dopo la tragedia per essere recuperato e restaurato alla fine degli anni ’90. Un’altra parla della nave Michelangelo, una delle due navi “gemelle” costruite dopo la Doria, prima finita in un magazzino e poi trovato dalla Costa Fortuna che l’ha rimesso a nuovo.

Continua la lettura con: Nuova luce per la “NAVE”, il PALAZZO ICONA di corso Italia (Fotogallery)

FABIO MARCOMIN

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La metro di Milano poteva essere la prima al mondo. Ma poi è successo questo

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Credits: milanodavedere.it Tram sotterraneo

La Metropolitana Milanese poteva nascere addirittura prima di quella di Londra, quando Milano era in Austria. Ripercorriamo la sua storia ad ostacoli. 

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La metro di Milano poteva essere la prima al mondo. Ma poi è successo questo

# Milano asburgica: la Milano-Monza e la prima idea di una metropolitana

Credits: flickr.com
Duomo

Durante l’Ottocento Milano è una città che sta progettando la sua espansione, sotto la guida degli Asburgo. Una semplice via tramviaria, la Milano-Monza, fa il proprio esordio sul territorio milanese, portando una via moderna, veloce e che apre nuovi orizzonti mentali e culturali per i cittadini, destando l’innata curiosità della popolazione milanese: nasce così l’impulso di esplorare nuovi orizzonti.

Forse non tutti sanno che, quando Milano era in Austria, già si parlava di una linea metropolitana per la città. Sotto il dominio di Maria Teresa d’Austria, Milano prende le caratteristiche che segneranno la città per i due secoli a venire, compreso l’essere antesignana di tutte le novità per il territorio italico.

# L’antesignana della metro: interrare l’ippovia

Credits: metroricerche.it
Progetto Brocca 1873

L’ingegner Carlo Mira fa proprio nel 1856 il primo tentativo per interrare, sotto il livello stradale, le ippovie del centro cittadino. Un complicato progetto di deviazione dei Navigli nel canale Redefossi viene approvato nel 1863 dal generale Gandini, dopo che questi ha assistito all’inaugurazione della metropolitana londinese. Il primo progetto, però, viene accantonato per problemi tecnici ed economici. Nel 1873 viene ripreso da Giovanni Brocca, che riparte dal laghetto di S. Marco per creare una specie di sotterraneo destinato a sede di una ippovia a doppio binario. La soluzione non piace all’amministrazione comunale: il cavalier Belinzaghi sentenzia che «mettere la tranvia così in basso, diventa esteticamente cosa poco simpatica».

Si deve aspettare la Grande Esposizione Universale del 1881, affinché l’architetto Brocca faccia un secondo tentativo, questa volta direttamente al Governo di Roma che però boccia di nuovo l’idea. Siamo ancora lontani dall’elettrificazione delle vie tramviarie ed ogni progetto risulta troppo oneroso o di difficile praticabilità, per quelle che sono le possibilità tecniche dell’Italia neo-unificata di allora.

# 1903: il progetto di una rete sotterranea per unire le stazioni di Milano

Credits: milanodavedere.it
Tram sotterraneo

Milano segue comunque la sua vocazione, quella di misurarsi con le realtà estere piuttosto che farsi fermare dalle difficoltà dell’Italia. Anche se ci vorrà oltre mezzo secolo, dopo aver visto i “tube” di Londra, i progettisti di Milano capiscono che la via maestra è quella di rendere il trasporto pubblico libero dal traffico di superficie, interrandolo. Nel 1903 Carlo Castiglioni e Leopoldo Candiani lanciano un progetto di ispirazione londinese, per creare una rete metropolitana interrata che serva le principali stazioni ferroviarie. Lo scopo è, come a Londra, di unire tra loro nuove stazioni a Est e Ovest della città, interrando le vetture elettrificate, sia per il trasporto delle persone che delle merci. Anche questo progetto viene rimaneggiato, pensando di far confluire il traffico ferroviario in un unico punto in superficie, cosa che getta le basi per la futura Stazione Centrale di Milano.

# Milano e milanesi si autofinanziano: via ai lavori nel 1956

Le vicende dopo il 1903, con il fascismo e la guerra, hanno decisamente influito a rimandare questo progetto. I sogni, però, non si possono fermare: quando i milanesi si mettono in testa di realizzare una cosa, semplicemente si concentrano e trovano il modo di realizzarla. Ed è proprio così che, autofinanziandosi tra cittadini ed amministrazione, nel 1956 finalmente si parte. Una squadra di 900 operai inizia a concretizzare il sogno, mettendo sul piatto anche innovazioni tecnologiche. Dopo quasi un secolo di progettazione, ritardi e ripensamenti, il 14 gennaio del 1955 il ministero dei Trasporti finalmente da parere favorevole e nasce la Società MM il 6 ottobre 1956. Il 12 giugno 1956 erano intanto iniziati i lavori che, pur ispirati ai progetti dell’estero, prevedono tratti personalizzati per la città.

# La realizzazione a tempi record

Credits: metroricerche.it
Metodo Milano per MM

I lavori portano a scavare tunnel che posizionano i binari al piano, ma con un soffitto di non meno di 8 metri per le stazioni e non meno di 3 in galleria, ricalcando l’esecuzione di Londra di fine ‘800. Questa realizzazione ha sconvolto il traffico di superficie, ma ha reso possibile lo scavo di due trincee contemporaneamente, grazie alla primaria realizzazione dei piedritti, poi lo scavo vero e proprio con conseguente consolidamento e getto della galleria. Infine il ripristino della viabilità superficiale, mentre nel sottosuolo continuano i lavori di realizzazione. Vengono istituiti 3 turni e si lavora h24, in modo da velocizzare tutta la fase per portare la superficie alla condizione normale e il risultato è qualcosa di straordinario: meno di un anno per realizzare il tratto Via Dante-Piazza Cordusio, durante il quale tutta la viabilità di tram e filovie è spostata o poggiata su ponti militari di tipo Bailey. Tutti gli scavi hanno interessato molti palazzi storici, le cui fondamenta sono state rimodernate e consolidate per sopportare sia le gallerie, sia le future vibrazioni dei treni.
Inizialmente pensata con ingressi senza mezzanini, MM Metropolitana Milanese fa dietrofront e adotta questa soluzione, che allunga i tempi di realizzazione.

# Le criticità anche moderne

Le criticità maggiori si sono riversate sulla cittadinanza. I lavori hanno ridotto all’isolamento molte attività economiche, alcune addirittura hanno chiuso, segno che l’allungamento dei tempi di realizzazione nuoce, come oggi, al sistema città. La rifinitura degli interni viene affidata a Franca Helg e Franco Albini, la grafica a Bob Noorda. Vince la linea che punta alla massima efficienza con la semplicità delle linee. La scarsa attenzione ai dettagli estetici resta ancora oggi una delle peggiori dimostrazioni di lungimiranza: Milano diventa capitale della moda e del design ma non lo dimostra, soprattutto con la sua infrastruttura che è un vero e proprio fiore all’occhiello della città e dei milanesi. Il pavimento in gomma, realizzato ad hoc per le stazioni, è invece una delle intuizioni più brillanti per efficienza: ancora oggi, in ben 18 stazioni, è possibile trovare quello originale anni ’60.

# La partenza e la crescita

Credits: Milanofree.it
Inaugurazione

Alla presenza delle massime autorità cittadine e statali, il 1° novembre 1964 viene inaugurato il tratto Lotto-Sesto Marelli. Il percorso, stabilito con un certo criterio, risale ai primi anni ’50, figlio di un progetto embrionale chiamato “Rete delle Linee”, poi modificato con l’evoluzione della città. La società MM, costituita in forma S.p.A. e concessionaria esclusiva dei diritti per 30 anni, insieme al Comune e ATM, decidono i percorsi di 4 linee metropolitane che vedranno la luce nel futuro. La Linea 2 da Lambrate a Cadorna, la Linea 3 dal Duomo al Parco Solari e la Linea 4 da Piazza Firenze a Medaglie d’Oro, mostrando attenzione sia al numero degli utenti che ai nodi più importanti di Milano. Viene così a svilupparsi, in modo del tutto naturale con la crescita della città, una serie di prolungamenti che nel tempo hanno portato la Linea 1 all’inaugurazione, nel novembre del 1975, del prolungamento da Lotto a QT8 e del ramo Gambara-Inganni. Nel 1974 si lavora anche all’estensione ex Gallaratese 2, da QT8 a San Leonardo. Questo ramo apre nel 1980 e la previsione di spostamento della Fiera a Rho porta il capolinea attuale nel 2005. Cresce Inganni-Bisceglie nel 1992, in attesa di altri prolungamenti desiderato dai cittadini di Baggio.

# Dai numeri ai colori, ai prossimi traguardi

Non solo i binari della metropolitana hanno fatto tanta strada a Milano. Le linee hanno scatenato la voglia di colore dei milanesi, che chiamano le metropolitane con il colore distintivo dei treni e del tracciato, non più con i numeri con cui sono apparse in città.
La Linea 1 è da sempre, affettuosamente “La Rossa”.

Cosa possiamo aspettarci o chiedere ancora alla Rossa? Possiamo e dobbiamo attenderci che Milano sia, al pari delle migliori città internazionali, in grado di dotarsi di una rete metropolitana h24 e che le ambizioni dei milanesi siano assecondate e facciano da motore per lo sviluppo di questa preziosa infrastruttura. Addirittura si potrebbe spingere sull’autonomia di Milano dal giogo di Regione Lombardia e Stato, raccogliere l’eredità della primissima MM e realizzare speditamente tutti i lavori di prolungamento ancora fermi. Volendo poi esagerare, chiedere che la metropolitana diventi gratis per tutti, finanziando questo piccolo sforzo con parte del residuo fiscale dei milanesi. Almeno nel fine settimana come test. In Lussemburgo o in Estonia, dove l’intera rete dei mezzi pubblici è gratis, si è riusciti nell’intento di eliminare parte del traffico privato che incide sulle città. Perché non farlo anche a Milano?

Continua la lettura con: M2: 7 RECORD CURIOSI che forse non sai della METRO dell’HINTERLAND

LAURA LIONTI

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Milano? «Troppo noiosa». La bocciatura a sorpresa dei turisti internazionali

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paolodesario IG - Vista piazza Duomo

Il 2024 è stato un anno record per il turismo a Milano, con circa 9 milioni di arrivi: superato il precedente primato di 8,5 milioni registrato nel 2023. Una buona fetta proviene dall’estero, ma di questi non tutti sono risultati entusiasti della visita. Anzi. Vediamo il giudizio dei turisti stranieri sulla piattaforma Reddit.

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Milano? Troppo noiosa. La bocciatura a sorpresa dei turisti internazionali

# La crescita costante del turismo a Milano, ma non tutti la apprezzano

Credits Maxim Klimashin-unsplah – Turisti Milano

Milano sempre più città turistica. Tolta la parentesi della pandemia, la città ha macinato anno dopo anno record di presenze: nel 2023 si sono toccati gli 8,5 milioni, nel 2024 sono stati raggiunti i 9 milioni. Un trend di crescita che ha ricevuto una grande spinta dall’Expo2015, consolidata negli anni, e destinato a continuare ancora grazie alle prossime Olimpiadi Invernali 2026. Non più solo meta di lavoro e shopping, ma anche culturale. Tra i visitatori una buona fetta è rappresentata dagli stranieri, ma proprio da questi arrivano giudizi che sorprendono. Perché molti non sono risultati soddisfatti di Milano. Che viene addirittura inserita nella lista delle destinazioni più famose da evitare

# La bocciatura dei visitatori internazionali: “noiosa”, utile solo come “via d’accesso ai laghi” o al mare

paolodesario IG – Vista piazza Duomo

Sulla piattaforma Reddit, una community dove utenti postano e condividono contenuti sui temi più disparati, i turisti internazionali hanno discusso su quali località europee sarebbe meglio evitare, da non ritornarci più perchè non vale assolutamente la pena visitarle. A sorpresa, troviamo in questo elenco anche Milano. Le motivazioni? Viene ritenuta una città “noiosa”, utile solo come “via d’accesso ai laghi” o al mare, quindi una destinazione di passaggio. C’è chi ha commentato “Ho dovuto passare cinque giorni lì per lavoro e volevo andarmene dopo 30 minuti” oppure “Grande, sporca, affollata. Puoi vedere il Duomo e l’Ultima Cena in un giorno. Poi vai al Lago di Como.” C’è chi l’ha scelta come soggiorno per poi visitare le Cinque Terre.

# E le altre città italiane? 

Ph. Burkard Meyendriesch (Pixabay)

Non se la passano meglio le altra città italiane. Venezia è stata definita una “trappola per turisti”, così come Firenze Napoli “molto rumorosa, intensa e caotica.” In cattiva compagnia ci sono anche: Bratislava, al primo posto dei luoghi da evitare, considerata “insignificante” e con abitanti inospitali, seguita da Atene “sporca, calda, sovraffollata”, Bruxelles con “tanta spazzatura per le strade, tanti lavori edili ovunque e tanti mendicanti e truffatori” e Barcellona “sopravvalutata”.

Continua la lettura con: 7 cose sorprendenti che i turisti non sanno di Milano

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La strada di Milano dove sembra di tornare al Rinascimento

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A Milano l’architettura contemporanea domina sempre più il panorama urbano. Ma c’è una strada che custodisce intatta la grande tradizione rinascimentale.

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La strada di Milano dove sembra di tornare al Rinascimento

# Via Rovani, una delle le strade più eleganti di Milano

Maps – Via Rovani

Ci troviamo in via Rovani. La prima cosa che balza agli occhi è il verde che contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più elegante. Per il resto la via è costellata di ville e palazzi che si rifanno alla Milano del Rinascimento. 

Angolo tra via Rovani e via Sebeto. Credits: @terredilombardia IG

Tra le ville più affascinanti in stile neo-rinascimentale spicca Villa Borletti, al civico 2, e la splendida villa situata all’angolo con via Sommaruga, i cui medaglioni raffigurano membri della famiglia Sforza. Da non perdere anche la palazzina della famiglia Donzelli, costruita nel 1904, che si trova poco distante, in via Gioberti 1.

Lo stile neo-rinascimentale è una caratteristica distintiva anche delle strade circostanti a via Rovani e, in generale, dell’intero quartiere Magenta. Le principali vie del quartiere includono via 20 Settembre e le parallele vie Tamburini e Rovani, che incarnano appieno lo charme senza tempo di questa zona esclusiva della città.

# Villa Borletti

Credits: milanofoto.it
Villa Borletti

Al numero di 2 di via Rovani si trova Villa Borletti, accanto alle prestigiose residenze delle famiglie Flack e Recordati. Nel 1935 la villa fu ampliata con l’aggiunta di un avancorpo che si estende verso via Vincenzo Monti. Questo intervento rappresenta il primo progetto milanese di Ignazio Gardella, realizzato nello stile modernista ispirato all’architetto Ludwig Mies van der Rohe. Per quasi un secolo, la villa è appartenuta alla famiglia Borletti, una dinastia industriale di spicco nella Milano del XX secolo. Tuttavia, negli anni ’70, la proprietà fu acquistata da un allora poco noto Silvio Berlusconi.

Durante il periodo Borletti, Milano era guidata da una classe dirigente convenzionale ma, allo stesso tempo, spesso eccentrica. Questa élite era solita abitare in residenze spettacolari, e Villa Borletti, con il suo elegante colore rosa, ne è un perfetto esempio.

Continua la lettura con:  La curiosa storia del CAMPANILE in un CONDOMINIO (video)

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Il Jamaica, il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

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Credits: @casa.dei.tre.oci Bar Jamaica

Ci sono bar che, come diceva una celebre canzone di Ligabue, sono luoghi del cuore a tal punto da dargli addirittura del tu. Nella stessa canzone si parlava di un fantomatico posto chiamato Bar Mario. Molti anni prima, Vasco Rossi inneggiava alla vita spericolata, a Steve McQueen e tutto finiva nell’ormai leggendario Roxy Bar. Insomma per farla breve, il bar è un luogo del cuore, un luogo dell’anima, un posto dove s’incontrano amici, dove nascono amicizie, dove la parola “condivisione” è d’obbligo. Certo non tutti i bar sono uguali, ma alcuni sono diventati storici e la loro storia li ha proiettati nella leggenda (un po’ come il Bar Mario e il Roxy Bar). Uno di questi è di sicuro il Bar Jamaica nel cuore di Brera.

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Il Jamaica, il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

# Brera la piccola Montmartre milanese

Credits: @jamaicabarmilano
Bar Jamaica

A Milano ci sono tanti quartieri con le loro caratteristiche e le loro attrazioni, ma Brera ha sempre rappresentato l’animo bohémienne di Milano. Un luogo di storia, cultura, arte e architettura che si mescolano insieme e creano un posto che richiama ogni anno numerosi turisti. Fa strano pensare che in realtà Brera deriva dal termine “braida” che vuol dire incolta, cosa che in realtà non è proprio. Nelle sue vie e stradine è facile incontrare artisti, pittori, cartomanti e studenti della vicina Accademia di Belle arti, infine i numerosi locali e bar sono luoghi d’incontro che ormai fanno parte della storia di Milano.

# Il Bar Jamaica

Credits: @_triolescano_
Bar Jamaica

Fra i tanti, quello che spicca, soprattutto per la sua semplicità esteriore, è il Bar Jamaica. Perché passando davanti al suo ingresso, non ti verrebbe mai da pensare che parlare del Bar Jamaica vuol dire parlare della storia di Brera e di tutta l’arte italiana del ventesimo secolo.

# Una storia lunga più di un secolo

Credits: jamaicabar.it
Bar Jamaica

La sua storia nasce nel 1911 e già dall’inizio si differenzia per essere uno dei primi bar muniti di telefono e macchina del caffè espresso. Diversi personaggi in vista della Milano del tempo iniziano a frequentare il bar, tra questi Benito Mussolini, allora direttore del Popolo d’Italia, e il musicologo Giulio Confalonieri, cui si deve il nome con cui lo conosciamo oggi. La storia narra che Confalonieri, ispirato dal film La Taverna della Jamaica di Alfred Hitchcock, abbia suggerito ai proprietari dell’epoca di chiamare il proprio bar con il nome Jamaica e da qui parte la sua leggenda.

Il bar diventa il luogo prediletto degli artisti che frequentavano la vicina accademia ed è sempre qui che trovano spazio per le loro prime mostre che si scontravano con i tradizionalisti dell’arte. In breve tempo il bar Jamaica diventa il Caffè degli Artisti, una sorta di “casa” per le personalità della vita intellettuale milanese, un luogo, dove incontrarsi e discutere, litigare, scambiare idee, ma anche solo per fare una partita a carte, bersi un buon caffè e un ottimo bianchino.

# I frequentatori del bar

Piero Manzoni, Lucio Fontana, Germano Lombardi, Nanni Balestrini, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo sono solo alcuni nomi che gravitano attorno e dentro il bar in quegli anni. Lo scrittore Luciano Bianciardi ha dichiarato che i conforti alcolici del Bar Jamaica lo hanno aiutato e ispirato a scrivere il suo capolavoro La Vita Agra.

# La svolta

Credits: @casa.dei.tre.oci
Bar Jamaica

Elio Mainini, figlio della storica proprietaria e fondatrice, prende in mano le redini del bar e, oltre ai vini, comincia a proporre diversi cocktail e aggiungere piatti da degustazione. Da questa intuizione al bar fanno la loro comparsa il carpaccio, tartine e tramezzini raffinati e le Caesar Salad d’importazione americana. Sono gli anni in cui si affacciano fotografi che ambiscono allo status d’intellettuali al pari dei pittori e scultori. D’altronde la fotografia è disegnare con la luce. Sono gli anni di Ugo Mulas, Mario Dondero, Alfa Castaldi e Guido Aristarco. Alla fine degli anni settanta il sindaco di Milano premia il Bar Jamaica per aver portato a Brera l’arte a 360 gradi, un lavoro che ha portato Milano a diventare una capitale dell’arte moderna al pari di Parigi o Londra.

# Il presente

Credits: @jamaicabarmilano
Bar Jamaica

Il Jamaica, come viene chiamato amichevolmente, è ancora lì. Il quartiere e tutto il circondario ha subito numerosi e notevoli cambiamenti. Sono stati aperti diversi locali, la gente stessa è cambiata, ciò che rimasto immutato è il fascino discreto del Bar Jamaica. Un posto dove la gente, che ha trascorso la sua giovinezza tra quelle mura, è tornata per scherzare, litigare e ricordare i tempi che furono. Tutto può cambiare, ma i ricordi, le leggende, gli aneddoti continuano a vivere e lo faranno per sempre. E fortunatamente ci sono ancora gli eredi di Elio Mainini che portano avanti il bar, perché questo non è solo un posto dove si beve un caffè o un aperitivo, ma un luogo dove la tradizione non è morta e la passione è rimasta quella di sempre. Proprio come quei bar cui dai del tu.

 

Continua la lettura con: I PONTI sui NAVIGLI: storia e curiosità dei tesori sull’acqua di Milano

MICHELE LAROTONDA

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Questa è l’ultima «grande casa da nobile» di Milano

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Screenshot

L’unico esempio rimasto a Milano di “grande casa da nobile“. Era anche lo storico ritrovo degli “Scapigliati” di Milano. Ma dove si trova? E che cosa la rende così unica?

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Questa è l’ultima «grande casa da nobile» di Milano

# Quando via Vivaio era la meta preferita dagli scapigliati

Celebre per essere la via dell’Istituto dei Ciechi, nella seconda metà dell’Ottocento via Vivaio era il ritrovo degli Scapigliati milanesi. In particolare, due erano i luoghi in cui si davano appuntamento: l’osteria del Polpetta e il giardino dei Cicogna. A quei tempi corso Monforte terminava sui bastioni chiusi dalle larghe ombre di ippocastani giganteschi, in mezzo  ai  bei giardini  patrizi.

Il ritrovo a mezzogiorno era dal Polpetta, sull’angolo di via Conservatorio. La polpetta milanese, piatto povero e di recupero per antonomasia, era così popolare fra gli Scapigliati che il poeta e commediografo Ferdinando Fontana compose “la Polpetta del Re”.

Il mezzo di collegamento con questa zona di atmosfere bucoliche era un omnibus color verde pisello. Via Vivaio era una zona campestre, con solo un paio di case moderne accanto a un paio di antiche case rurali: la costruzione più importante era Palazzo Cicogna. 

# Palazzo Cicogna: l’unico esempio rimasto a Milano di “grande casa da nobile”

Palazzo Cicogna è visitabile in alcuni periodi dell’anno e con ingresso da corso Monforte e via San Damiano. Uno dei motivi di attrazione sono i giardini che hanno preservato la stessa tipologia floreale del ‘700, con le siepi che mantengono la sobrietà del tempo.

Il palazzo è considerato l’unico esempio rimasto a Milano che abbia conservato l’aspetto di una “grande casa da nobile”. Il palazzo fu costruito nel ‘500 in stile rinascimentale dalla famiglia Arrigoni. Nell’Ottocento diventò proprietà del conte Cicogna Mozzoni che fece chiudere il cortile verso corso Monforte con una decorazione romantica dell’architetto Sanquirico. Tale costruzione neogotica fu molto criticata perché in contrasto con l’aspetto sobrio del cortile.

# Affreschi del ‘600, soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano 

Solo nel 1973, a distanza di 150 anni, è stata ripristinata l’antica facciata in tinta unita ed è stato completato il cortile con una quarta facciata in stile rinascimentale, identica a quella originale. La facciata verso il giardino, posta oggi anche su via Mozart, venne ristrutturata nel 1906 nell’originale stile barocco dall’architetto Alemagna. “Lo Studio contiene affreschi del ‘600 appena restaurati” spiega l’avvocato Campagnolo ospitato nel palazzo, “soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano, specchiere del ‘700, statue in marmo, camini decorati con stemmi in ferro battuto. Il complesso con annesso giardino originariamente occupava tutto il borgo Monforte, solo nel 1929/30 fu creata via Mozart che tagliò il parco. Dal lato che dava su via Vivaio l’area era coltivata ad ortaglia e qui, grazie a una intraprendente famiglia di portinai, ebbe origine la Scapigliatura milanese“. 

 

Continua la lettura con: Il palazzo dove vivono fuoco, aria e terra

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Ciao, Oliviero: il ricordo di Toscani, un milanese dissacrante

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Il tuo ritratto da Oliviero Toscani
Oliviero Toscani, il celebre fotografo e pubblicitario italiano, è deceduto stanotte all’ospedale di Cecina. Lascia un grande vuoto nel mondo della fotografia e della comunicazione visiva. La sua carriera è stata caratterizzata da un approccio audace e innovativo, che ha sfidato le convenzioni e ha spinto i confini della creatività. Toscani era noto per le sue campagne pubblicitarie provocatorie, in particolare per il marchio Benetton, che ha utilizzato per affrontare tematiche sociali e politiche, portando l’attenzione su questioni come il razzismo, l’AIDS e i diritti umani.
 
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toscani
toscani

# Una vita dissacrante all’insegna di arte e attivismo

Nato nel 1942 a Milano, Toscani ha iniziato la sua carriera nel mondo della fotografia all’inizio degli anni ’60. La sua formazione artistica lo ha portato a sviluppare uno stile unico, caratterizzato da immagini potenti e messaggi forti. Nel corso degli anni, ha collaborato con numerosi marchi e ha lavorato a progetti che hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura visiva contemporanea.
Una delle sue campagne più famose è stata quella per Benetton, che ha scatenato dibattiti e controversie in tutto il mondo. Toscani ha utilizzato il potere della fotografia per affrontare argomenti delicati, creando immagini che hanno colpito nel segno e costretto il pubblico a riflettere. La sua capacità di unire arte e attivismo ha ispirato molti e ha contribuito a cambiare il modo in cui la pubblicità viene percepita.
Oliviero Toscani non si è mai limitato a seguire le tendenze; piuttosto, ha cercato di crearle. La sua visione artistica e la sua passione per la fotografia lo hanno portato a esplorare una vasta gamma di temi, dall’identità culturale alla sostenibilità. Ha collaborato con artisti, designer e intellettuali, creando un dialogo tra diverse forme di espressione e contribuendo a una comprensione più profonda delle sfide contemporanee.
 

# Un intellettuale fuori dagli schemi

Oltre alla sua carriera nel campo della fotografia, Toscani era anche un intellettuale, un pensatore critico che ha sempre messo in discussione le norme sociali. Ha scritto libri e tenuto conferenze in tutto il mondo, condividendo le sue idee e il suo approccio unico alla creatività. Le sue riflessioni su temi come la bellezza, la verità e la responsabilità sociale hanno lasciato un segno indelebile nei cuori e nelle menti di molti.
Le immagini di Toscani non sono semplici fotografie: sono dichiarazioni, provocazioni, inviti alla riflessione. La sua capacità di utilizzare la fotografia come strumento di cambiamento sociale è stata pionieristica e ha aperto la strada a molti altri artisti e creativi.
 

# La scomparsa di un personaggio che scompaginava lo status quo

Con la scomparsa di Oliviero Toscani, il mondo perde non solo un grande fotografo, ma anche un visionario che ha saputo utilizzare l’arte per affrontare le verità scomode della società. La sua vita e la sua carriera ci ricordano l’importanza di usare la creatività come mezzo per comunicare e per stimolare il cambiamento. In un’epoca in cui l’immagine e la comunicazione visiva sono più rilevanti che mai, il suo lavoro rimane un faro di ispirazione.
La sua figura continuerà a vivere nelle gallerie d’arte, nei libri e nelle campagne pubblicitarie che ha creato. Ogni scatto, ogni campagna, ogni parola scritta porta con sé il suo spirito e la sua passione per la verità. Oliviero Toscani ci ha insegnato a guardare oltre l’apparenza e a cercare il significato profondo che si cela dietro le immagini.
La morte di Oliviero Toscani segna la fine di un’era, ma il suo impatto continuerà a influenzare generazioni di artisti e creativi. La sua eredità è un invito a riflettere, a provocare e a utilizzare l’arte come mezzo per affrontare le sfide del nostro tempo. La sua vita è stata un viaggio straordinario, e il mondo della fotografia non sarà mai più lo stesso senza di lui.

Continua con: Il mondo sommerso del Ticinum Labirintus

 
MICHELE LAROTONDA
 

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Quando trovi un taxi la sera in Centrale

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E ti senti gli occhi della tigre.

Qui il video: Quando trovi un taxi la sera in Centrale

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Continua con: La tua prima volta sulla M4

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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L’«uscita thrilling» della tangenziale di Milano

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Uscita da A4 verso Viale Certosa

Un tempo l’uscita del terrore era quella di Linate, sulla tangenziale Est. Per molti anni è stata l’unica uscita che si doveva prendere a sinistra, ossia dalla corsia di sorpasso. Il suo posto tra gli incubi degli automobilisti che arrivano a Milano l’ha preso quest’altra uscita, molto nota a tutti i milanesi.

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# La “tangenziale” dei milanesi e la sua uscita thrilling

Uscita Viale Certosa

Il primo dilemma è sul nome. Ufficialmente siamo sulla A4, ma di fatto è una tangenziale. Si tratta del tratto autostradale della A4 a nord di Milano, che per i milanesi è una tangenziale dato che scorre in maniera lineare appena oltre il confine comunale con tre importanti svincoli che consentono di entrare in città. Arrivando da Est ci si ritrova in una uscita da film dell’orrore. Chi si è trovato in questo svincolo almeno una volta sa di cosa stiamo parlando, come Ercolemy che ci scrive così: “L’uscita Milano Certosa Ospedale Sacco in direzione Torino è pericolosissima. Mentre si esce altri entrano ad alte velocità.”

Leggi anche: Il mistero della TANGENZIALE SENZA NOME (ma sempre intasata)

# Nello svincolo si immettono 4 corsie da destra

Uscita verso Viale Certosa

Nello svincolo autostradale per Viale Certosa si innestano i flussi dei veicoli provenienti dall’Autostrada dei Laghi A8 e quelli dall’Autostrada A4 verso Trieste, entrambe con due corsie. Non solo: a loro si aggiunge l’uscita dell’A4 in direzione Torino a una sola corsia.

Uscita da A4 verso Viale Certosa

Come si può vedere dalle immagini street view di google, che fotografano l’uscita sia dal lato anteriore che posteriore dei veicoli, si può notare come quelli che percorrono le 4 corsie arrivino dal lato destro rispetto a chi si immette dall’unica corsia “tangenziale”. Solitamente un guidatore gira lo sguardo sul lato sinistro dato che chi arriva da destra generalmente lo fa più lentamente, perché appena entrato da un casello o uscito da un’area di servizio. In questo caso non può essere così perché ci sono tre flussi autostradali che convertono in un unico punto.

A questo si aggiunge il fatto che auto e camion viaggiano a velocità sostenuta rendendo questo svincolo decisamente pericoloso per chi, proveniente dalla “tangenziale”, deve inserirsi nella corsia più a sinistra. Quest’ultima infatti si unisce, diventando una corsia sola, all’uscita proveniente dalla “tangenziale”.

Continua la lettura con: Il super-grattacielo e altre 5 idee per la nuova Centrale di Milano

FABIO MARCOMIN

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