Home Blog Pagina 6

24 giugno. Lo storico doppio concerto dei Beatles a Milano

0

Milano è la capitale un po’ di tutto, ma 60 anni fa, 24 giugno 1965, fu per la prima volta, nella propria storia, la capitale della musica leggera. Infatti nella serata del 23 giugno di quell’anno i Beatles sbarcarono in stazione Centrale, provenienti da Lione, sui vagoni del Trans Europe Express.

# L’arrivo sul binario “sbagliato”

wikipedia.org – Beatles in concerto al Velodromo Vigorelli nel 1965

La Centrale era affollata di fans in fibrillazione, che per ore attesero il convoglio proveniente dalla Francia sulla pensilina ferroviaria indicata dai tabelloni. Peccato che il treno dei Beatles venne “dirottato” su un altro binario, così l’immenso e scatenato pubblico dei quattro ragazzi rimase a bocca asciutta. Alloggiarono all’Hotel Duomo: in tanti avevano sentito la narrazione secondo cui John, Paul, George e Ringo avrebbero passeggiato per le vie del centro, però i ragazzi di Liverpool rimasero dentro l’albergo, senza uscire.

# L’emozione dei presentatori

Credits: @insta_artslife
The Beatles

I Fab Four giovedì 24 giugno si esibirono al Velodromo Vigorelli con due spettacoli: il primo verso le 16.30, il secondo poco dopo le 21.00. In quello pomeridiano presenziarono circa 7 mila persone, un numero certamente poco consono a grandi miti della musica come i Beatles, ma il costo salato dei biglietti tenne lontani tanti fedelissimi dei quattro: si andava da un minimo di 750 lire ad un massimo di 3 mila. Erano soldi!!
Al pomeriggio il caldo era torrido e i quattro ragazzi inglesi salirono sul palco con giacca e cravatta e pantaloni scuri con camicia bianca. John Lennon è l’unico a capo coperto, con un berretto blu. A presentare l’evento furono Lucio Flauto e Rossella Como. I due, forse complice l’emozione, quando presentarono i Beatles si impappinarono un po’, dicendo: “signore, signori, vi presentiamo i Bitles…Bi…Bitels”, elencando poi i loro nomi.

# 20mila spettatori la sera

Locandina Beatles

Sul palco, prima dei quattro ragazzi inglesi, si alternarono Peppino di Capri, Fausto Leali con la band Novelty, i New Dada e la cantante milanese Angela Denia Tarenzi. Al concerto serale la folla si attestò sulle ventimila persone. Dopo l’esibizione notturna, finalmente i Beatles decisero di passeggiare per le vie del centro di Milano raggiungendo il locale Charlie Max. Tra il concerto del pomeriggio e quello della sera, l’incasso milanese fu di 58 milioni delle vecchie lire. Le due esibizioni del Vigorelli durarono 40′ circa l’una, proponendo dodici canzoni. In quello serale aggiunsero un brano (“Roll over Beethoven” di Chuck Berry). L’evento nella nostra città divise i fans, tra quelli esaltati nell’assistere ad un concerto destinato a passare alla storia e quelli, invece, rimasti delusi dal come i quattro ragazzi di Liverpool si concedessero poco o nulla agli appassionati e per la durata breve delle esibizioni. Dopo la tappa di Milano, i Beatles cantarono a Genova, al Palasport e a Roma, al Teatro Adriano.
Nella capitale gli organizzatori furono costretti a diminuire il costo del biglietto in quanto vi era il forte rischio di registrare un numero di spettatori nettamente inferiore alle attese.

Continua la lettura con: Quando a Milano c’erano i Beatles: foto e ricordi dei milanesi

FABIO BUFFA

Le sette parole che definiscono meglio i milanesi

0
Ph. @le_milanesi_a_milano_ IG

Riesci a definire i milanesi in una parola sola? Certo. Sono i milanesi stessi a rispondere. Queste le sette parole più menzionate e votate. 

Ph. @papillamilano IG

# Unici

«Per intelligenza, cultura, eleganza, discrezione, accoglienza e lungimiranza» (da Lella Guarnerio)

# Lungimiranti

«O, almeno, lo erano» (da Cinzia Antoniali)

# Bauscia

«Bauscia (sono milanese)» (da Pietro Hasenmajer)

# Signori

«I milanesi veri di 30 anni fa , dei signori. Oggi , mi dispiace , Bauscia» (da Luigi Lovino)

# Ciula

«I veri milanesi, tra cui io, siamo dei ciula.
Quelli che vengono definiti “milanesi” ma in minga bun de parlaa, dei prepotenti» (da Gaetano Bresci)

# Fighi

«Praticamente Fighi» (da Lidia Ceriotti)

# Estinti

«Impossibile, sono estinti…» (da Tex Willer)

Milanesi

Continua la lettura con: Parole milanesi con il suono più bello

MILANO CITTA’ STATO

Il «Capo Horn d’Europa»: il punto più a sud d’Italia che guarda l’Africa

1
mollerrikkelouise IG - Isola delle correnti

Qui si trova un piccolo borgo di pescatori. Tante le curiosità e le chicche da scoprire per chi ha voglia di avventurarsi fin qui, il Capo Horn dell’Europa.

# Le spiagge

cocinandoporelmundo_yoli IG – Spiaggia Portopalo

Sono tante, tutte di sabbia fine, immense e suggestive come ad esempio la spiaggia delle formiche. Lungo la costa, una sottile striscia di mare separa le spiagge dall’isola di Capo Passero. Sono circa 300 metri, percorribili anche a nuoto e che permettono di raggiungere questo isolotto che sembra un angolo di paradiso fatto di sole, sabbia bianca a 70 km sotto il parallelo di Tunisi.

# La chiesa di San Gaetano nel centro storico 

beweb.chiesacattolica.it – Chiesa di Portopalo

Nel centro storico del borgo, si erge una bellissima chiesa. Un edificio molto caratteristico perché sulla sua sommità, sul campanile, spicca una statua in ferro a forma di pesce spada, a testimonianza della enorme importanza che la pesca ha in questi luoghi. Qui, ancora oggi, si può gustare il pesce più fresco di tutta la Sicilia nei tanti ristoranti che popolano le viuzze del paese.

# La tonnara più antica d’Europa e il Forte

turytrip IG – Portopalo di Capo Passero

La tonnara più antica d’Europa si trova proprio qui. Un antico stabilimento ormai in disuso ma visitabile, denominata tonnara di ritorno perché qui i tonni tornavano, appunto, dopo aver deposto le uova. Da qui si ammira un paesaggio incredibile, fatto di spiagge, natura incontaminata e mare cristallino. E poi il Forte, situato nella parte più alta dell’isola di Capo Passero, costruito alla fine del 1500 e nato per esigenze di difesa e militari. Da qui si gode di una vista pazzesca su tutta l’isola, un panorama mozzafiato e assai suggestivo

# Isola delle correnti 

mollerrikkelouise IG – Isola delle correnti

Si chiama così perché rappresenta l’incontro tra due mari, il Mediterraneo e lo Ionio.

Mare limpidissimo, spiagge immense con sabbia fine, tramonti indimenticabili sono i punti più salienti di queste zone raggiungibili agevolmente quando c’è bassa marea.
Una location suggestiva, teatro di un passo dell’Odissea: qui approdò infatti Ulisse che, di ritorno da Troia, sbarcato su questo isolotto costruì un monumento sepolcrale in onore della regina di Troia.

# Grotta Corruggi

lasiciliainrete.it – Grotta Corruggi

Assieme alla grotta Calafarina, questa grotta risale addirittura al periodo mesolitico, per cui rappresenta un sito archeologico di valore inestimabile non solo per gli studiosi e gli addetti ai lavori, ma per tutti i visitatori che si spingono fin qui. Uno scrigno di storia da preservare e tutelare, immerso nella natura e ricco di panorami indimenticabili. E poi tanto mare. Anzi…due.

Continua la lettura con: Bandiera Blu 2025: le tre spiagge lombarde che sfidano il mare

ALESSANDRA GURRIERI

Una sera a settimana i concerti al tramonto sul tetto del Duomo: video, orari e biglietti

0

Ogni giovedì fino all’11 settembre sulle Terrazze del Duomo sono di scena le “Serate d’Incanto”. Uno dei luoghi più affascinanti di Milano si apre anche questa estate allo spettacolo serale, dove si crea un’atmosfera magica tra musica e i colori del tramonto che calano sulla città.  

La musica dal vivo è offerta grazie alla collaborazione tra la Veneranda Fabbrica del Duomo e il Conservatorio. 

# Orari e biglietti

Ph. ingegnocarlo IG

Le Serate d’Incanto si svolgono ogni giovedì sera, con inizio concerti alle 20:30 (20:00 ad agosto e settembre). I biglietti si possono acquistare online su www.duomomilano.it o presso la Biglietteria 3 del Duomo, che offre anche l’opzione di salita in ascensore. 

 

Inoltre, si possono trovare eventi serali con musica e aperitivo anche al Museo del Duomo, come “Aperitivo ad Arte”. 

# Il video di milanodascrocco

Continua la lettura con: Cinque luoghi insoliti da visitare a Milano

MILANO CITTA’ STATO

 

A Milano nasce un nuovo parco: con alberi da frutto, sentieri agresti e una foresteria in una cascina d’epoca

0

Milano avrà presto un nuovo parco. Al civico 428 di via Ripamonti, dove la metropoli sfuma nei campi, prende vita un progetto che unisce natura, storia e rigenerazione urbana. L’Oasi Ca’ Granda sarà uno dei nuovi polmoni verdi di Milano, portando biodiversità e bellezza in una delle aree meno conosciute della città. Immagini di Milano Segreta

# Un’esperienza immersiva tra prati fioriti, alberi da frutto, sentieri agresti e una foresteria in una cascina d’epoca

Ph. Milano Segreta

Non è un parco qualunque: si tratta di un’esperienza immersiva tra prati fioriti, alberi da frutto, sentieri agresti e una foresteria in una cascina d’epoca. L’Oasi Ca’ Granda si estende su un’area vasta a ridosso del confine sud di Milano, là dove l’urbanizzazione lascia spazio a campi coltivati, rogge storiche e filari di alberi. Un luogo di frontiera, dove si riscopre la campagna senza allontanarsi dalla città.

Il progetto sarà ufficialmente aperto al pubblico nelle prossime settimane e si articola attorno a circa 5 km di percorsi pedonali e ciclabili, illuminati nelle ore serali da una fila di lucine che accompagnano i visitatori tra le varie zone del parco. Gli itinerari attraversano frutteti, prati umidi e zone umide rinaturalizzate, comprese piccole paludi e un lago dove hanno trovato rifugio aironi, anatre selvatiche, rane e libellule. L’intento è chiaro: restituire spazio alla biodiversità e favorire un equilibrio ecologico tra flora e fauna autoctone.

# Si potrà dormire immersi nel verde

Ph. Milano Segreta

Fulcro dell’oasi è una cascina storica, tipica dell’architettura rurale lombarda, recuperata e trasformata in una foresteria per chi vorrà dormire immerso nel verde, pur restando nel perimetro cittadino. Sarà possibile soggiornare tra le travi a vista e i profumi di legno e campagna, in un’esperienza che mescola agriturismo e turismo sostenibile.

Non mancheranno spazi di aggregazione ed eventi: sono già in programma serate a tema, cene sotto le stelle, workshop di orticoltura e botanica, attività ludico-didattiche per famiglie e bambini. L’obiettivo è fare dell’Oasi Ca’ Granda un centro capace di mettere in relazione le comunità urbane con i ritmi della terra.

# L’inaugurazione a breve

Ph. Milano Segreta

Il parco sarà facilmente raggiungibile grazie alla pista ciclabile che collega il centro di Milano con l’estremo sud della città e alle linee ATM che fermano in prossimità dell’ingresso.

L’iniziativa è firmata dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, ente nato per valorizzare l’immenso patrimonio fondiario storico dell’Ospedale Maggiore, ereditato nei secoli attraverso donazioni e lasciti.

L’inaugurazione ufficiale è attesa a breve. L’Oasi Ca’ Granda non è solo un parco, ma un laboratorio di futuro: un modo per riscoprire che la città può ancora dialogare con la terra, che la bellezza può germogliare dove meno te lo aspetti.

Per piú info: www.oasicagranda.it
 
Ph. Milano Segreta

Continua la lettura con: Cinque luoghi insoliti da visitare a Milano

MILANO CITTA’ STATO

M1 fino a Baggio: c’è la data!

1
M1 fino a Baggio: si farà! La notizia è che è avvenuta la sospirata aggiudicazione della gara d’appalto per il prolungamento. Questi i dettagli con la data del primo viaggio.

# La data di apertura 

Tre nuove fermate: Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi. Il capolinea della M1 sarà spostato a Baggio. I lavori iniziano entro il 2025. Inaugurazione prevista per il 2031.

# Le soluzioni innovative per la sua costruzione

Comune di Milano – Deposito M1

Un tracciato di 3,3 km lungo le vie Parri e Pertini. La galleria sarà quasi interamente realizzata con la “talpa” per ridurre gli impatti in superficie. 

Nel progetto, realizzato da MM, sono previste alcune soluzioni innovative tra cui la prevenzione incendi con tecnologie all’avanguardia capaci di garantire i più alti livelli di sicurezza. È stata utilizzata la metodologia BIM (Building Information Modeling), con un approccio integrato di tutti gli elementi progettuali delle opere modellate e quindi con una visione totale sul progetto sia sulla sua realizzazione “materiale” che nell’impatto delle opere sull’ambiente.

Leggi anche: La linea M1 si fermerà a Olmi: le prime immagini delle tre nuove fermate

# Saranno riqualificate tutte le aree di superficie lungo la nuova tratta M1

 
Tutte le aree superficiali interessate dai cantieri della tratta di metropolitana saranno oggetto di un’importante riqualificazione, con l’obiettivo di riconsegnare alla cittadinanza luoghi polifunzionali e parchi urbani, non solo quelle limitrofe alle stazioni. Si prevedono infatti aree verdi, aree giochi, ciclabili e la completa ristrutturazione del Centro Sportivo AICS Olmi.

Continua la lettura con: I cinque comuni più strategici dell’hinterland dimenticati dalla metro di Milano

MILANO CITTA’ STATO

I cinque comuni più strategici dell’hinterland dimenticati dalla metro di Milano

1

Con Area B e Area C, l’amministrazione milanese impone restrizioni alla mobilità privata. Un sacrificio chiesto soprattutto ai pendolari dell’hinterland. Ma a queste limitazioni non corrisponde un vero investimento in infrastrutture e trasporti alternativi.

Mancano parcheggi di interscambio gratuiti fuori dall’Area B, e soprattutto manca una rete efficiente e capillare che colleghi Milano ai comuni più strategici dei dintorni. Le grandi capitali europee – da Londra a Berlino – offrono sistemi integrati tra metro e trasporto suburbano. Milano, invece, resta indietro. Ecco cinque casi emblematici di comuni dell’hinterland ancora esclusi dalla rete metropolitana.

#1 Rozzano: oltre 40mila abitanti e solo un tram

Rozzano è il comune più popoloso a sud di Milano, con oltre 42mila abitanti e una densità urbana tra le più alte dell’area. È servito con Milano solo dal tram 15, che arriva dal centro città: insufficiente per un territorio che ospita anche un polo d’eccellenza come l’Ospedale Humanitas. Una possibile soluzione? Prolungare la M2 da Assago Forum.

#2 Vimercate: un’attesa lunga decenni

Vimercate aspetta da anni il prolungamento della M2 da Cologno Nord. Ora si valuta una metrotranvia da 11 fermate e 13 km, ma la mancanza di una linea diretta con Milano resta una delle cause principali del congestionamento in una delle aree più trafficate della Lombardia.

#3 Abbiategrasso: il nome c’è, la metro no

L’ipotesi di prolungare la M1 da Baggio ad Abbiategrasso è sparita dai radar. Un’alternativa potrebbe essere l’estensione della M4 oltre Corsico e Buccinasco. Intanto la fermata “Abbiategrasso” della M2 continua a trarre in inganno: si trova in realtà nel quartiere Chiesa Rossa di Milano. Invece collegare il paese più grande per dimensioni e, forse, più bello dell’hinterland sarebbe strategico per Milano. 

#4 Legnano: e perché non fino a Busto Arsizio?

Legnano, ultimo comune della Città Metropolitana a nord-ovest, è servito solo dal passante. Prolungare la M1 da Rho Fiera attraversando Nerviano, Parabiago e San Vittore Olona garantirebbe un collegamento strategico con Milano. Da lì, un’estensione fino a Busto Arsizio (con fermata a Castellanza) porterebbe anche l’università nel sistema metropolitano milanese.

#5 Genova: con una nuova Elizabeth Line… finanziata dalla Svizzera

Nel 2027 l’alta velocità collegherà Milano e Genova in 50 minuti. Ma perché non pensare in grande? Una linea diretta M2 da Porta Genova al porto ligure, senza fermate intermedie, sarebbe paragonabile a quanto già realizzato a Londra con la Elizabeth Line. Senza considerare le superlinee delle città cinesi. E chi la potrebbe finanziare? Abbiamo a pochi chilometri il paese più ricco del mondo: la Svizzera. Che già ha attivato un treno diretto per Sestri Levante e Forte dei Marmi. Non vedrebbe l’ora di unire il Ticino a Genova con una supermetropolitana. Perché non provarci?

Continua la lettura con: Metro Tricolore: trasformare la Milano Roma in una superlinea

ANDREA ZOPPOLATO

La «linea di ghiaccio» della metropolitana di Milano

0

La M4 si definisce la linea di ghiaccio della metropolitana di Milano? La ragione è per la tecnologia utilizzata che sembra uscita da un laboratorio scientifico: il congelamento artificiale del terreno. Una tecnica utilizzata per la prima volta durante lo scavo del cantiere di via San Damiano.

Credits teknoring – Jet grounting

# Il primo test sotto San Damiano

«Il primo congelamento lo abbiamo fatto a San Damiano», ha raccontato Antonio Celot, responsabile per Webuild delle operazioni di congelamento. «Non conoscevamo ancora il comportamento del terreno in presenza di falde acquifere. È stato un test per misurare la quantità di azoto necessaria, la risposta del suolo e la tenuta della temperatura». L’esperimento è stato un passaggio cruciale per valutare la fattibilità della tecnica su larga scala. Ma in che cosa consiste questa tecnica?

# Il terreno di Milano portato a -196°C

Il congelamento artificiale è una tecnica di consolidamento temporaneo che consente di scavare in sicurezza, evitando crolli e infiltrazioni. Può essere eseguito in due modi: con azoto liquido (ciclo diretto) o con salamoia (ciclo chiuso).

Nel caso della M4 si è scelto prevalentemente il metodo ad azoto liquido, in grado di creare rapidamente una barriera di ghiaccio spessa un metro grazie allo shock termico generato da una temperatura di -196°C. Solo per il lungo cunicolo sotto la Vettabbia è stata adottata la tecnica della salamoia, che raffredda il terreno a circa -32/-35°C in 35-40 giorni.

balossirestelliassociati.it – Tecnologia scavo metro

# Ghiaccio controllato h24

Una volta congelato il terreno, è stato necessario mantenere stabile lo strato di ghiaccio. L’azoto veniva pompato durante la notte, quando i cantieri erano fermi, mentre di giorno venivano monitorate costantemente le temperature, la composizione del terreno e la quantità d’acqua, per garantire la sicurezza degli scavi.

Anche se in Italia rappresenta una novità, questa tecnica dimostra come l’ingegneria possa trovare soluzioni “estreme” per portare avanti infrastrutture complesse in contesti urbani delicati. Ma quali sono le altre metro di ghiaccio del mondo?

# Le altre metro di ghiaccio del mondo 

Il congelamento artificiale è stato adottato per la prima volta in Italia, ma non è una novità assoluta nel panorama internazionale. Queste le altre metro di ghiaccio del mondo

  • Berlino: nella costruzione della linea U55 sotto la Porta di Brandeburgo.

  • Amsterdam: durante la realizzazione della Noord/Zuidlijn, sotto il centro storico attraversato da canali.

  • Londra: per il Thames Water Ring Main e tratti critici della Elizabeth Line.

  • Mosca: in diversi tratti delle linee metropolitane in presenza di terreni argillosi saturi.

  • Tokyo: per i tunnel profondi in aree a rischio sismico e con forte presenza di acqua sotterranea.

Stazione Elizabeth Line (Cross Rail Place, Canary Wharf) Credits: mslenzbaby IG

Continua la lettura con: Le 5 fermate della metro dove gli affitti sono più bassi 

MILANO CITTA’ STATO

 

Cinque luoghi insoliti da visitare a Milano

0
sgamonica IG - Villa Reale Milano

Cinque tappe tra sorprese, stranezze e visioni che non ti aspetteresti mai di trovare a Milano. Questa la selezione di milanopersempre.it IG

#1 I giardini nascosti della Villa Reale

sgamonica IG – Villa Reale Milano

Alle spalle del Palazzo Reale di Milano, di fronte ai Giardini Pubblici di via Palestro, si estendono i Giardini della Villa Belgiojoso Bonaparte, meglio conosciuta come Villa Reale. Progettati alla fine del ‘700 dall’architetto Piermarini, offrono uno degli spazi verdi più eleganti e nascosti della città. La parte sud dei giardini è organizzata secondo il gusto “all’italiana”, con aiuole geometriche, statue neoclassiche e fontane. Sul retro della villa si apre un lungo cannocchiale prospettico incorniciato da alberi, che guida lo sguardo verso l’orizzonte. È uno dei pochi esempi a Milano di giardino scenografico settecentesco ancora intatto, spesso ignorato da turisti e milanesi. Piccola nota di colore: gli adulti non possono accedere, a meno che non siano accompagnati da un bambino di età inferiore ai 12 anni.

#2 Villa Mozart, la casa avvolta dalla natura

elizabethsotobarajas IG – Villa Zanoletti

Sulla raffinata via Mozart, dietro i Giardini di via Palestro, si nasconde Villa Zanoletti, nota a molti come Villa Mozart. L’edificio è quasi invisibile dall’esterno per via del fitto intreccio di piante rampicanti che ne ricoprono le pareti, integrandosi con le grate in ferro battuto alle finestre. Lo stile liberty della villa e la sua posizione riservata le conferiscono un’aura misteriosa. È una delle poche residenze in città a presentare un giardino verticale completamente naturale. Non è visitabile internamente, ma la vista dall’esterno basta a trasportare chi guarda in un’altra epoca, tra suggestioni gotiche e atmosfere fiabesche. 

#3 Villa Invernizzi e la colonia dei fenicotteri

Foto redazione – Fenicotteri Villa Invernizzi

Poco distante da Villa Mozart, in via dei Cappuccini, si trova Villa Invernizzi, un luogo che custodisce una delle visioni più improbabili di Milano: una colonia stabile di fenicotteri rosa. Voluti dal Cavalier Invernizzi, pioniere dell’industria alimentare, questi uccelli vivono da decenni in un giardino privato nel centro città. L’oasi è nata negli anni ’70 e ancora oggi ospita una dozzina di esemplari, visibili solo attraverso le inferriate e la vegetazione. I fenicotteri non sono solo una curiosità zoologica ma un simbolo di un’idea di Milano capace di sorprendere con l’assurdo. La villa, in stile liberty, contribuisce a rendere l’insieme ancora più surreale.

#4 Via Lincoln, il quartiere arcobaleno

giovanna.rosada IG – Via Lincoln

A pochi passi da corso XXII Marzo si apre via Lincoln, un micro-quartiere residenziale che sembra uscito da una cartolina. Nata a fine ‘800 come insediamento operaio ispirato ai modelli inglesi, è diventata oggi una delle zone più colorate e fotografate di Milano. Le villette a due piani dai colori vivaci, tra cui rosa, verde, azzurro, giallo, sono quasi un unicum nel contesto urbano milanese. I giardinetti curati, i dettagli liberty e la quiete del quartiere danno la sensazione di essere lontani anni luce dalla città. Nonostante la fama crescente, la zona mantiene un’atmosfera discreta, quasi privata, ed è uno degli esempi più riusciti di urbanismo “gentile”.

Leggi anche: La «Notthing Hill di Milano»: la sua storia e come arrivarci

#5 Brera, il salotto degli artisti milanesi

vittoschiero IG – Brera

Oltre alla celebre Pinacoteca e all’Accademia di Belle Arti, il quartiere nasconde tra i suoi vicoli edifici storici come Palazzo Cusani e piccole gallerie indipendenti. La pavimentazione in ciottoli, le botteghe artigiane e i cortili interni raccontano una Milano d’altri tempi, sopravvissuta ai cambiamenti urbanistici. La sera, i dehors dei locali trasformano le vie in un salotto diffuso. La zona è anche meta dello shopping di nicchia, con boutique che non si trovano in nessun’altra parte della città. Brera conserva un’anima bohémien e colta che ricorda certi angoli nascosti di Parigi, tra caffè letterari e librerie d’arte. Non manca la dimensione esoterica: al calar della luce, tra via Fiori Chiari e via Brera, compaiono tavolini con candele e tarocchi, dove cartomanti leggono mani, carte e destini a chi si ferma.

Spunto: milanopersempre.it IG

Continua la lettura con: I 7 luoghi vicini vicini dove ogni milanese deve andare almeno una volta nella vita

FABIO MARCOMIN

«Affittasi terrazzo con tenda»: l’ultimo limite per gli studenti fuorisede?

0
odditycentral.com - Tenda in balcone a Zurigo

Affitti sempre più alti, soluzioni sempre più estreme. La nuova trovata arrivata a poche ore da Milano. 

# Dalla camera alla veranda, e ora alla tenda

odditycentral.com – Tenda in balcone a Zurigo

Il primo annuncio è del 2022. A Zurigo, una delle città più care d’Europa, un annuncio che fece il giro del mondo: una giovane donna mise in affitto una tenda montata sul balcone del suo appartamento. L’iniziativa non era né uno scherzo né un esperimento artistico, ma una proposta reale per chi cercava un posto letto economico. Il prezzo richiesto era di 500 franchi svizzeri al mese, circa 520 euro. La tenda, una struttura impermeabile, era equipaggiata con materasso, cuscino e illuminazione, e chi la affittava poteva usare cucina, bagno e salotto dell’appartamento. L’annuncio ha suscitato stupore e polemiche in tutta la Svizzera. Alcuni l’hanno vista come un simbolo di creatività abitativa, altri come il segno che il mercato ha perso ogni logica. Eppure la proposta ha attirato risposte, soprattutto da studenti.

# «Voglio solo ridurre un po’ il mio affitto. La tenda è grande, ha un buon materasso ed è anche romantica, se il meteo è buono»

Zurigo è spesso ai vertici per qualità della vita, ma anche per il costo proibitivo degli affitti. Trovare una stanza a meno di 900 franchi è un’impresa quasi impossibile, e molti giovani sono costretti ad alloggi temporanei o a vivere in periferia. L’associazione degli inquilini aveva definito l’annuncio “scioccante”, ma anche emblematico: “È un segnale della deriva del mercato immobiliare urbano”. La notizia ha fatto il giro di testate come The Local, Oddity Central e LADbible. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che si trattasse di un’iniziativa di marketing virale o una forma di provocazione politica. Ma l’autrice dell’annuncio, una 27enne identificata solo come Sandra, ha chiarito che la sua era una proposta autentica, motivata da necessità economiche. «Voglio solo ridurre un po’ il mio affitto. La tenda è grande, ha un buon materasso ed è anche romantica, se il meteo è buono», aveva dichiarato a 20min.ch.

# E se anche a Milano arrivasse la tenda sul terrazzo?

Una studentesca protesta contro il caro-affitti al Politecnico di Milano

La vicenda potrebbe far sorridere, ma non è poi così assurda se paragonata a quello che accade oggi a Milano. Da anni, infatti, detiene il triste primato di città con gli affitti più alti d’Italia. Nel 2025, i canoni medi si aggirano intorno ai 24 euro al mq, superando città come Firenze (22 euro al mq), Roma (19), e Bologna (17). Nel 2023 si è diffusa la protesta “Tende in piazza” al Politecnico: Ilaria Lamera, studentessa, ha montato una tenda in piazza Leonardo da Vinci, e altri studenti l’hanno seguita nei mesi successivi, denunciando affitti insostenibili. A Milano, dove vivere costa molto più che nel resto del Paese, soluzioni di fortuna come la tenda sul terrazzo non appaiono più tanto fuori luogo. Cosa ci impedisce di pensare che qualcosa di simile possa presto succedere anche in via Padova, in zona Bocconi o in qualche terrazzo della Darsena?

Continua la lettura con: Le 5 fermate della metro di Milano dove gli affitti sono più bassi (edizione 2025)

FABIO MARCOMIN

Passaggio a nordovest: il buco nero della metro di Milano

0
Maps - Dove serve la metro a Milano

Milano vanta una delle reti metropolitanta più estese d’Europa. Ad oggi però sono ancora diverse le aree non servite e, in particolare, c’è un maxi quadrante densamente abitato. Ecco dove ci sarebbe bisogno di un linea quanto prima.

# Il quadrante che Milano ha dimenticato

Mappa Atm metro e linee S

Nonostante cinque linee metropolitane e 112 km di tracciato la rete metropolitana milanese è ancora lontana da servire tutte le zone della città che ne avrebbero bisogno. La parte est della città è storicamente sottoservita: da Cimiano fino a Lambrate e Rubattino, passando per Ortica, si estende un’area ad alta densità abitativa dove la metro non tocca quasi nulla. Non solo, all’orizzonte non esiste nemmeno un’ipotesi allo studio per una possibile linea. Poi c’è il sud, con il Vigentino: una zona strategica a ridosso dello scalo di Porta Romana e del Parco Agricolo Sud, attraversata solo dal tram 24 lungo Ripamonti e per il resto solo bus che finisco il servizio la sera. Nel futuro è quasi certo l’arrivo della linea M6.

Ma il vero buco nero è a nordovest. Stiamo parlando del maxi quadrante che comprende: Garegnano con via Gallaretese, Quarto Oggiaro e Vialba, il quartiere Varesina che include viale Certosa, l’area di Cagnola con corso Sempione, della Ghisolfa e Villapizzone. Un vasto territorio attorniato dalla linea M1, M3 e M5 ma non servito da nessuna di queste.

Leggi anche: La linea della metro che ci vorrebbe per servire l’area più ignorata di Milano

# Il passante non basta per servire oltre 100mila residenti

Maps – Da Quarto Oggiaro a Cagnola

Il quadrante nordovest ha il passante ferroviario, è vero. Le fermate di Certosa, Villapizzone e Bovisa garantiscono una minima copertura, ma sono ben lontane dall’essere un’alternativa alla metropolitana. Le distanze tra una stazione e l’altra sono ampie, le interconnessioni con altri mezzi scarse. Oltretutto la frequenza non è da metropolitana e nemmeno serve il tessuto abitato come dovrebbe, compito a cui sono chiamate le linee tramviarie 1, 14 e 19. Un territorio popoloso, di circa 110mila abitanti, complesso, dove ci sono poli importanti quali il Politecnico con il nascente campus alla Goccia. L’area è ricca anche di aziende, capannoni, magazzini e showroom. Qui hanno sede aziende del settore automotive, logistica, tecnologia, stampa e altri servizi industriali. Un tessuto residenziale e produttivo tagliato fuori da un trasporto pubblico veloce e capillare.

Leggi anche: La «Goccia», il più grande bosco spontaneo di Milano, tornerà alla luce?

# Ci penserà la M6 a colmare la lacuna?

Pums orizzonte 2030 Moratti

Già ai tempi della giunta Moratti nel PGT per la Milano del 2030 veniva immaginata una linea che andasse a servire l’asse di corso Sempione e poi puntasse ancora più a nord con fermate lungo viale Certosa, in zona Roserio e capolinea a Rho Fiera con interscambio con la M1.

Credits Urbanfile – Metro M6 lato ovest

Negli ultimi anni è ritornato d’attualità il progetto della linea M6, con la tratta a sud quasi definita (dalla Barona a Ponte Lambro) e quella dell’arco ovest fino a nord ancora da confermare. L’intenzione di Palazzo Marino è di realizzare un’infrastruttura che chiuda il buco lasciato dal passante, la cintura ferroviaria copre l’asse sud, est e nord. Le ipotesi più concrete parlano di incrociare tutte le linee lungo il percorso (nell’ordine M4, M1 e M5) prima di terminare in zona MIND, magari con interscambio con l’attesa stazione della Circle Line. Tra le possibili stazioni intermedie ci sarebbero proprio quelle su viale Certosa e nei quartieri di Quarto Oggiaro e Vialba. Al momento si attende ancora la presentazione del tracciato definitivo, nell’ottobre 2024 era prevista l’illustrazione in un evento pubblico delle alternative elaborate da MM e Politecnico. 

Ci penserà la M6 a far sparire il buco nero della metro di Milano?

Continua la lettura con: Le 5 nuove linee metro più rivoluzionarie in arrivo nel mondo: dalla sub-oceanica al «progetto del secolo»

FABIO MARCOMIN

A Milano si balla in una chiesa-hotel tra i sette peccati capitali

0
citybeat.it - Nh hotel collection

Un tempo era una chiesa, oggi è un rooftop e hall dove scatenarsi a ritmo di musica con dj set e cocktail ispirati… ai sette peccati capitali.

# Una chiesa trasformata in hotel di design

nhcollectionmilanocitylife IG

Si chiama NH Collection CityLife, ma prima era la Chiesa di Cristo Re. Costruita a metà Novecento, è stata riconvertita in albergo quattro stelle superior conservando la pianta a croce latina, gli archi e le finestre originali. Oggi ospita 185 camere, una hall scenografica e spazi comuni che mantengono tracce evidenti della destinazione precedente. L’operazione è firmata dallo studio Quattroassociati. L’esterno è rimasto fedele all’originale, mentre dentro il contrasto tra sacro e moderno è marcato. Reception al posto dell’altare, pareti con inserti in vetro e cemento, arredi di design.

# The District: piscina, dj set e cocktail ispirati ai 7 peccati capitali

michele_santorsola_ IG – Dj-set Nh Collection Citylife

Al tredicesimo piano si apre The District, un rooftop bar con piscina panoramica, piante tropicali e vista sui grattacieli di Hadid e Libeskind. I cocktail prendono ispirazione dai sette peccati capitali, a partire da Superbia, Lussuria e Gola, in una drink list che oscilla tra classici e signature. I prezzi vanno dai 15 ai 18 euro. Di giorno è riservato agli ospiti dell’hotel, ma di sera apre anche al pubblico. L’ambiente è rilassato ma curato, con luce calda, sedute basse e un sottofondo musicale che cambia con l’orario. L’ingresso è libero, ma è consigliata la prenotazione.

Leggi anche: La torre Prada apre la sera: si balla con dj set. L’ingresso è libero

# La hall come nuovo spazio per scatenarsi a ritmo di musica

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Un post condiviso da citybeat | Milano (@citybeat.it)

Non c’è solo il rooftop: anche la hall viene utilizzata per ospitare eventi musicali e momenti di socialità. Le volte alte, l’illuminazione teatrale e l’acustica naturale rendono lo spazio adatto anche a dj set e serate lounge. In alcune occasioni la domenica sera si trasforma in una pista sotto il cielo dell’ex navata. Le serate sono organizzate da noon.milano,  la prenotazione è gratuita e obbligatoria. Si paga la consumazione. Il ristorante Tailors, al piano terra, completa l’offerta con cocktail bar e cucina mediterranea. 

Continua la lettura con: Un drink di lusso: 7 bar in hotel a cinque stelle a Milano

FABIO MARCOMIN

10 cose da turista che i milanesi amano fare a Milano

0
gianfranco_laquintana IG - Gondola Darsena

Abbiamo chiesto ai milanesi: “Qual è la cosa da turista che ami di più fare a Milano?”.  Queste sono state le risposte più ricorrenti e nostalgiche.

#1 Salire in metro e sbucare davanti al Duomo

Piazza del Duomo

C’è chi lo fa apposta: salire le scale dal mezzanino della metropolitana e godersi l’effetto sorpresa quando si apre la vista sul Duomo. Un gesto da turista che molti milanesi non hanno mai smesso di fare. Il colpo d’occhio funziona sempre. Qualcuno lo accompagna con un salto da Princi per la colazione, qualcun altro con un panzerotto da Luini. 

#2 Fotografare i tram, soprattutto il mitico Carrelli

Credits ufficio stampa Atm – tram Milano1928 o Carrelli

Chi ama davvero Milano si riconosce anche così: fotografando i tram storici, magari quelli arancioni anni ’20. I turisti li trovano pittoreschi, i milanesi li considerano quasi di famiglia. Scattare una foto mentre passa un Carrelli è un gesto automatico, da condividere o tenere per sé. Cìè chi ha album interi di tram, come fossero ritratti. E chi dice che a Milano i veri monumenti sono quelli su rotaie.

#3 Passeggiare come se non si avesse nulla da fare

Porta Romana, Corso Vercelli, Via Durini, Corso XXII Marzo: camminare senza meta tra le vie di Milano è un piccolo lusso da turista che tanti milanesi si concedono, soprattutto nei weekend. Fermarsi in una chiesa per guardare i dettagli dei dipinti, entrare in un negozio senza comprare nulla, osservare la città invece che attraversarla. 

#4 Fare shopping come se fosse la prima volta

ochmilano IG – Shopping sciura

Shopping da Rinascente, da Montenapoleone o tra i negozi affollati di Corso Buenos Aires. Anche chi vive a Milano cede all’idea di entrare in un negozio solo per annusare una nuova fragranza o provare un abito che non comprerà mai. 

#5 Visitare mostre, teatri e musei

Molti milanesi vivono la cultura come i turisti colti: mostre a Palazzo Reale, una serata a teatro, un giro nei musei cittadini. Lo fanno con naturalezza, come se ogni tanto servisse ricordarsi perché Milano è anche capitale artistica. E spesso accompagnano tutto con una colazione o un aperitivo, come tappa obbligata prima o dopo l’arricchimento culturale.

#6 Fermarsi davanti agli hotel come fossero musei

Credits: principesavoia iG – Hotel Principe di Savoia

Uno dei commenti più suggestivi è quello di chi ama fermarsi davanti al Principe di Savoia per farsi aprire la porta, rivivendo il proprio primo giorno di lavoro. In altri casi, l’ingresso di un hotel di lusso diventa il pretesto per osservare come si muove la città “che conta”. 

#7 Godersi la città quando è vuota (o almeno provarci)

Corso Sempione – Milano 11 agosto 2024

C’è chi rimpiange le estati di trent’anni fa, quando ad agosto Milano si svuotava davvero. Strade senza macchine, saracinesche abbassate, silenzio irreale. Una città sospesa. Oggi è difficile ritrovare quella magia, ma l’idea resiste: ogni tanto si cerca una domenica con meno traffico, una pausa dai clacson, una Milano che per un attimo torna a somigliare alla cartolina di un tempo.

#8 Fare da guida per chi crede ancora che Milano sia grigia

Un altro gesto da turista “al contrario” è quello di chi accompagna amici e parenti convinti che Milano sia solo grigia, mostrando angoli nascosti e meraviglie poco conosciute. È un modo per guardare la città con occhi nuovi, attraverso lo stupore degli altri. I milanesi diventano turisti nel momento esatto in cui cercano di convincere qualcuno che Milano è più bella di quanto sembri.

#9 Fare un giro tra Navigli e Darsena, magari in gondola

gianfranco_laquintana IG – Gondola Darsena

Passeggiare lungo i Navigli resta uno dei gesti più “turistici” che i milanesi continuano ad amare, così come la novità di navigare le acque seduti su una vera gondola veneziana. Lo si fa di giorno, tra le librerie e le botteghe storiche, o di sera, per l’aperitivo o un drink in Darsena, un luogo ormai diventato punto di ritrovo, osservatorio urbano e perfino “spiaggia” improvvisata nelle giornate calde. Anche chi ci è cresciuto vicino, ogni tanto torna per fare lo stesso giro: ponte, vetrine, birra, foto con l’acqua sullo sfondo. 

#10 Scattare foto, fare due passi e poi sparire

NoName_13-pixabay – Fotografo

C’è chi ama scattare foto come se fosse la prima volta, chi si concede una passeggiata in centro senza meta precisa, magari dopo anni di abitudine quotidiana. Fermarsi in Piazza Mercanti, entrare al Castello Sforzesco, fotografare la Galleria, sedersi un attimo a guardare la gente passare: sono gesti semplici, da turista, che molti milanesi fanno senza pensarci troppo. Poi si torna a casa, come se nulla fosse.

Continua la lettura con: I 7 difetti di Milano più gravi…sono risolvibili: queste le soluzioni

FABIO MARCOMIN

Le sei scuole più care del mondo sono a un paio d’ore da Milano

0
instrosenberg IG

Dove si va al liceo come in un resort, ma servono cifre da jet-set. E il diploma può costare più di un master ad Harvard.

# Benvenuti nella Svizzera delle scuole da re

Spear’s index

Le sei scuole private più costose al mondo non sono a Londra, New York o Tokyo. Sono tutte concentrate in Svizzera. E non parliamo di università, ma di scuole superiori: college internazionali riservati a figli di re, oligarchi, capitani d’industria e star mondiali. Lo dice il Spear’s Schools Index 2025, realizzato in collaborazione con Carfax Education. In questi collegi si studia tra laghi alpini, biblioteche con vista e campus più simili a resort a cinque stelle che a istituti scolastici. Qui l’orario comprende lezioni di IA, sci alpino, vela sul lago e almeno tre lingue. Nomi come Le Rosey o il Rosenberg sono sussurrati con rispetto nei corridoi delle famiglie più ricche del mondo. Il tutto a meno di tre ore di treno da Milano.

# La più esclusiva al mondo arriva a costare 175mila franchi annui

instrosenberg IG

#6 Lyceum Alpinum Zuoz, vicino a St. Moritz, dove si pagano circa 120.000 franchi l’anno

#5 Collège Alpin Beau Soleil a Villars-sur-Ollon, con 150.000 franchi.

#4 Il celebre Aiglon College, anch’esso a Villars, supera i CHF 160.000 annui.

#3 TASIS, la scuola americana di Lugano, frequentata da expat e diplomatici, con rette intorno ai CHF 160.000

#2 L’Institut Le Rosey, chiamato “la scuola dei re”, tra Rolle e Gstaad, dove si arriva fino a CHF 165.000–170.000.

#1 La più costosa di tutte è l’Institut auf dem Rosenberg, a San Gallo: un collegio che sembra una startup della Silicon Valley. Qui, l’esperienza scolastica arriva a costare CHF 175.000 l’anno, un record mondiale. Per dare un termine di paragone: un intero anno di MBA ad Harvard costa circa $120.000, tra tasse e spese vive. Qui, siamo ampiamente oltre. E si tratta ancora di scuola superiore.

# Per una camera si paga il doppio di un attico a Brera

Credits Andrea Cherchi – Scorcio di Brera

Una stanza singola in questi collegi svizzeri può arrivare a costare oltre 15.000 euro al mese, tutto incluso. Una cifra che supera anche gli affitti top di Milano. In zona Brera, uno degli angoli più esclusivi della città, un attico panoramico o un trilocale arredato di fascia altissima può raggiungere anche i 10.000–12.000 euro al mese. Ma è l’eccezione. In media, con quello che si paga per una cameretta vista lago in un collegio elvetico, si potrebbe vivere da re nel cuore del design milanese o pagare un anno intero d’affitto per più di un appartamento di lusso a Roma.

Continua la lettura con: Le 5+1 scuole di Milano più frequentate dalle celebrità

FABIO MARCOMIN

Quando il Commodore 64 fu presentato per la prima volta a Milano

0
Commodore 64

Senza voler partire dalla preistoria del computer, tipo la macchina analitica di Charles Baddage del 1883, piuttosto che l’algebra booleana di George Boole, possiamo dire che l‘”home computer”, pensato per l’uso domestico, come lo intendiamo oggi, ha avuto come “padri”, anzi “nonni”, il Commodore Pet del 1977, l’Apple II e l’Atari 400/88 del 1979.

# Il primo “vero” computer mostrato in esclusiva italiana a Milano

Di Francesca Ussani (WMIT) – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59954090 – Commodore 64

Ma la concezione del personal computer (PC), così come lo intendiamo in questo millennio, che si presta all’utilizzo personale, accessibile ai comuni mortali e catalogato nei beni di consumo di massa, è certamente rappresentato dal Commodore 64, il mitico home computer, della Commodore Businnes Machines Inc., che venne presentato per la prima volta al mondo nel gennaio del 1982, a Las Vegas.

Otto mesi dopo ecco che il C64 fu presentato per la prima volta in Italia alla SMAU, alla vecchia fiera dove oggi c’è Citylife. Non poteva che essere Milano ad ospitare in esclusiva questo prodotto, informatico, caratterizzato da tecnologia all’avanguardia (per allora), dall’essere un nuovo simbolo del consumismo e prodromo di qualcos’altro che, nel 1982, non si sapeva ancora cosa fosse, ma si era certi che prima o poi quella svolta mediatica sarebbe arrivata. E infatti dal Commodore ci ritroviamo con l’intelligenza artificiale e con il metaverso. E Milano non poteva certo farsi scappare la possibilità di essere la prima a presentare un prodotto di estrema novità.

# Smau: la principale fiera italiana dedicata all’innovazione per le imprese

archiviostorico.fondazionefiera.it – Smau 1982

La Smau (Salone Macchine e Attrezzature per l’Ufficio) è la principale fiera italiana dedicata all’innovazione per le imprese. Nell’edizione del settembre 1982, il C64 fu esposto riscuotendo un certo interesse, in quanto per la prima volta un computer non veniva solo visto come un grosso marchingegno dedicato al calcolo, ma anche come un’agile risorsa per scrivere, per praticare videogiochi e crearne di nuovi.

Chi non aveva il monitor apposito, collegava il Commodore alla presa dell’antenna della TV, trasformando il televisore in un foglio informatico o in un campo da gioco per videogame. Per la prima volta si poteva giocare a tennis, a squash e al tiro al bersaglio, con tanto di rudimentale joystick, comodamente seduti sul divano.

# Il segno di un mondo che stava cambiando

Commodore 64

E Milano fu la testimone di un mondo che stava cambiando, un mondo in cui le pallottole degli anni di piombo (ci fa bene pensare) venivano sostituite da quelle virtuali del gioco con cui, con una pistola ottica, si doveva colpire un bersaglio che rimbalzava sullo schermo del televisore. Qualcuno, proprio all’ombra della Madonnina, si doleva del fatto che tanti giovani, anzichè inseguire gli ideali dei sessantottini e dei settantasettini, con manifestazioni e rivolte, ammorbidissero le pulsioni rivoluzionarie di lotta sociale, sfogandosi a suon di gare al “Tennis for two”, di commodoriana memoria, senza neppure uscire di casa. 

Sarebbe un’interessante narrazione (chissà quanto vera) che il Commodore 64 diede il via ad una trasformazione di Milano che, da città delle rivolte e delle lotte sociali, si ritrova a diventare culla del disimpegno dei paninari e degli yuppies. Una Milano da bere che, con il C64 sulla scrivania, diventa un po’ più sborona, davanti ad un marchingegno che al primo impatto non capivi bene cosa dovevamo farci e a cosa ti servisse, però quel mistero, che campeggiava attorno a questo reperto di tecnologia, era tanto figo.   

FABIO BUFFA

Continua la lettura con altri milanesi d’autore

La «Metro Tricolore»: la Milano-Roma come una metropolitana nazionale?

1

Salire a Milano e scendere a Roma con la stessa naturalezza con cui si prende la linea rossa. Non solo: con servizi, orari, mappe, interscambi e biglietti integrati con la metro. E un flusso continuo come una metropolitana nazionale. Trasformare la Milano-Roma in una “linea tricolore”, un’alta velocità pensata non solo come infrastruttura, ma come rivoluzione culturale. 

Metro tricolore

# La metropolitana d’Italia: da slogan a realtà?

Trenitalia la chiama già da tempo la “metropolitana d’Italia”. Uno slogan suggestivo, ma se diventasse realtà? Se l’asse Milano-Roma, cuore pulsante dell’Alta Velocità, fosse davvero pensato come una metro lunga 600 chilometri?

Oggi il servizio tra le due città è garantito da Trenitalia (Frecciarossa) e Italo (Ntv), per un totale di 106 treni al giorno in ogni direzione (dati Omio): un’offerta che, nelle ore di punta, arriva a una frequenza sorprendente di un treno ogni 6 minuti e mezzo – paragonabile a quella delle linee centrali della metro milanese.

# Tempi record e stazioni intermedie: una metro di 5 o 6 fermate

I treni più veloci collegano Milano Centrale e Roma Termini in meno di 3 ore: 2h52 per il Frecciarossa no-stop, 2h56 per l’Italo più rapido da Rogoredo. Oltre ai poli principali, sono servite anche città come Parma, Modena, Reggio Emilia, Bologna e Firenze, che sarebbero anch’esse coinvolte in questa rivoluzione metropolitana.

# Il colore della “metro d’Italia”?

Se davvero si trattasse di una linea metropolitana, quale colore la identificherebbe sulla mappa? Due le opzioni simboliche: il tricolore, che richiama la bandiera, o l’azzurro, il colore dell’Italia sportiva. Anche se questa potrebbe creare confusione con la M4. 

# All’orizzonte, i TGV francesi

La rivoluzione è già in atto. E non c’è rivoluzione senza lo zampino dei francesi. Entro il 2026 è previsto l’arrivo di SNCF Voyageurs, con 30 treni TGV (15 dei quali a due piani) per coprire la tratta Torino/Milano/Roma/Napoli. Si aggiungeranno 9 coppie di corse giornaliere, portando l’offerta ancora più vicina agli standard delle grandi metropolitane europee.

# Cosa serve per renderla una vera metropolitana?

La frequenza e la linea ci sono già. Le fermate intermedie pure. Il difficile è già fatto. Serve solo uno sforzo strategico per passare da una logica ferroviaria a una metropolitana. In breve, occorre cambiare la comunicazione e, soprattutto, integrare la linea con quella delle metro di Milano e di Roma. 

Quindi:

  • inserire la Milano-Roma in tutte le mappe della metro
  • dare possibilità di biglietti integrati (formula treno+metro)
  • organizzare meglio gli interscambi (Termini, Centrale e Rogoredo)
  • integrare app e servizi

Anche se, considerando le lacune nelle integrazioni tra metro e passante urbano, quello che sembra a portata di mano rischia di diventare un lontano miraggio. Ma si sa, la rivoluzione serve anche a trasformare i miraggi in realtà. 

Continua la lettura con: Frecciarossa alla conquista della Francia: inaugura la nuova tratta tutta in territorio francese

MILANO CITTA’ STATO

Un’Italia unificata… dalla Svizzera (e non dal Piemonte)? Lo scenario e i vantaggi per i cittadini

0

L’unificazione dell’Italia fu una marcia lunga e accidentata, tra guerre, trattati segreti e compromessi politici. Ma cosa sarebbe successo se, al posto del Piemonte, a guidare il processo fosse stata la Svizzera? Carlo Cattaneo avrebbe fatto salti di gioia. E, forse, non solo lui. 

# Una nazione fatta a cantoni

Massima_espansione_Viscontea

L’unificazione d’Italia in realtà è stata un’annessione. Da parte dello Stato Piemontese che così ha esteso su tutta la penisola il suo modello, centralista e di forte derivazione francese. Ma, se a procedere all’unificazione fosse stato un altro piccolo Stato, per l’Italia sarebbe stata tutta un’altra storia. Per alcuni aspetti perfino opposta. Cosa sarebbe successo, dunque, se fosse stata la Svizzera a rendere l’Italia unita?

La prima più evidente differenza sarebbe stata nel modello amministrativo. Per la Svizzera il federalismo è una religione. Non solo: quello svizzero si basa su un principio opposto a quello dell’Italia odierna. Tutte le funzioni e competenze vanno trasferite al livello più basso possibile, vicine ai cittadini. Il centro della Confederazione sono i cantoni. Pertanto, se l’Italia fosse stata unificata dagli svizzeri, oggi non esisterebbe uno Stato centralizzato. Avremmo una Confederazione Italiana di Cantoni, ognuno con piena autonomia. Cantoni di norma molto più piccoli delle attuali regioni. Non solo: spesso coincidenti con le città. Come in Svizzera ci sono numerose città-cantone, come Basilea, Ginevra, Zurigo, in Italia avremmo con poteri da cantone anche Roma, Napoli e, soprattutto, Milano. La capitale economica già nel Cinquecento, avrebbe così una propria autonomia fiscale, leggi locali, gestirebbe per i fatti propri scuola, sanità, trasporti e magari anche lingua e bandiera. Roma sarebbe solo il centro simbolico, una sorta di Berna italica. Le decisioni locali non verrebbero calate dall’alto, ma decise con il voto dai cittadini del posto. E questa sarebbe un’altra variazione radicale. 

Leggi anche: Quelli che «dovevamo essere Svizzera»: la maxi provincia più curiosa della Lombardia

# Ogni decisione a referendum: il governo ai cittadini

Credits: Ministero dell’Interno

Nel modello svizzero, le leggi importanti passano dal popolo, non imposte da autorità lontane. Un’Italia federale avrebbe introdotto la democrazia diretta già nell’Ottocento. Niente leggi improvvisate a colpi di fiducia o parlamenti gattopardeschi: le riforme strutturali sarebbero sottoposte a votazione popolare. Questo sistema avrebbe probabilmente ridotto la litigiosità della politica e coinvolto i cittadini molto prima, rendendoli meno sospettosi e propensi alla lamentele, ma al contrario più abituati a decidere insieme.

# Meno burocrazia, più treni in orario

tilo.sa IG

In un’Italia alla svizzera, l’amministrazione sarebbe decentralizzata e più snella: uffici pubblici che funzionano, i certificati che si stampano solo online e i treni che spaccano il minuto. Sembra fantascienza, ma è la normalità in Svizzera. I cantoni si farebbero concorrenza virtuosa: chi ha i servizi migliori attrae cittadini e imprese. Il Comune di Milano potrebbe diventare un benchmark europeo per innovazione urbana. Invece dei tavoli interministeriali eterni si sarebbero avute decisioni rapide, locali e adattate al territorio.

# Le tasse lasciate dove si vive, enti più responsabili delle loro spese: un bilancio pubblico in ordine

Credits: consumatori.it

Il sistema fiscale svizzero è uno dei più decentralizzati al mondo. Se lo avessimo adottato noi, ogni cantone italiano avrebbe le sue aliquote, i suoi bilanci, le sue priorità. A Palermo potresti pagare meno per incentivare i giovani, a Trento di più per finanziare il trasporto alpino. Lo Stato centrale? Solo per la difesa e la diplomazia. In un’Italia così, forse la pressione fiscale sarebbe più equilibrata, e le regioni più responsabili nella spesa. Non ci sarebbero scuse su fondi bloccati a Roma o tagli imposti dall’alto. Soprattutto, i conti pubblici sarebbero in ordine. Con un bilancio in pareggio, o quasi. 

# Un’Italia multilingue, multilocale e multipolitica

ChatGPT – L’Italia svizzera

Oggi parliamo di “divario Nord-Sud” come se fosse una patologia. Ma in un sistema federale, le differenze non sarebbero un problema, bensì una risorsa. Proprio come in Svizzera convivono tedesco, francese, italiano e romancio, in una Confederazione Italiana si potrebbero valorizzare dialetti, identità locali e modelli culturali. Non avremmo bisogno di omologare tutto per sentirci uniti. La politica potrebbe quindi essere meno teatrale: più sobria, più pragmatica, meno concentrata sulla conquista del potere centrale. 

Continua la lettura con: A Milano servono i «semafori adattivi», come in Svizzera

Una settimana in terrazza: ogni sera un diverso rooftop con vista su Milano

0
Ph. @walterv.ig IG

Dai tetti del centro alle altezze di Porta Nuova, dai cocktail con vista Darsena alle tapas nel verde del Parco Sempione. Sette giorni, sette terrazze, sette punti di vista diversi su Milano.

# Lunedì, l’aperitivo con vista Duomo

Credits danibutten IG – Terrazza Aperol

La Terrazza Aperol è sospesa sopra Piazza Duomo, con vista diretta sulle guglie e sulla Madonnina. Situata all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, offre una combinazione di drink classici e moderni. Gli arredi giocano sui toni dell’arancione, a richiamare il brand di alcolici, e del vetro, con tavolini affacciati sulla piazza. La terrazza è frequentata da turisti, ma anche da milanesi che cercano un punto panoramico nel cuore di Milano.

# Martedì, glamour in piazza Missori al The Roof Milano

Credits theroofmilano IG – The Roof Milano

Il The Roof Milano è situato sopra l’Hotel dei Cavalieri, all’ultimo piano, in posizione dominante su piazza Missori. Dalla terrazza si vedono le guglie del Duomo, le cupole di San Lorenzo e il profilo dei nuovi grattacieli. Il locale è diviso tra zona ristorante e lounge bar, con arredi chiari e linee moderne. La cucina propone piatti italiani rivisitati, mentre la drink list include classici e signature. I tavoli esterni sono disposti lungo il perimetro per massimizzare la vista.

# Mercoledì, piscina a sfioro con vista Porta Nuova al Ceresio 7

mauroperrella IG – Ceresio7

Il Ceresio 7 si sviluppa sopra l’ex sede dell’Enel, con due piscine a sfioro rivolte verso Porta Nuova. Il progetto è firmato Dsquared2 e unisce design, illuminazione scenografica e arredi in marmo e legno. Il bar propone cocktail elaborati, mentre il ristorante serve piatti contemporanei d’autore. Il pubblico è selezionato, con forte presenza internazionale e imprenditoriale. La vista abbraccia lo skyline moderno con Torre Unicredit e il Bosco Verticale. Per fare aperitivo bisogna mettersi in coda, sperando si liberi la lista. Per avere un posto un sicuro meglio riservare un tavolo per un pranzo o una cena.

# Giovedì, musica e vibrazioni al Radio Rooftop in piazza della Repubblica

Credits: @radiorooftopmilan – Radio Rooftop Milano

Il Radio Rooftop Bar occupa l’ultimo piano del ME Milan Il Duca, il decimo,affacciato su Piazza della Repubblica. La terrazza si estende in più direzioni, con vista sia su Porta Nuova che sulla vecchia Milano. I cocktail sono ispirati alle capitali mondiali, serviti in un contesto musicale con dj set serali. Gli spazi sono divisi tra zone lounge, bancone e tavoli con sedute morbide. L’illuminazione d’ambiente accompagna l’aperitivo e la notte.

# Venerdì, la terrazza gourmet di Casa Baglioni in Brera

casabaglionimilan IG

Al settimo piano di un boutique hotel in via dei Giardini, la terrazza di Casa Baglioni accoglie pochi tavoli in un contesto riservato. La cucina è curata da Claudio Sadler, chef stellato, con menu stagionali e presentazioni essenziali. Il panorama si apre sui tetti eleganti di Brera, lontano dal traffico e dai grandi flussi. Gli arredi sono minimali, con toni neutri e materiali naturali. Il servizio è personalizzato, pensato per una clientela abituata all’alta ristorazione.

# Sabato, il doppio rooftop tra Darsena e Naviglio

imirador.milano IG – Vista Darsena


“I Mirador” è la doppia terrazza panoramica della 21 House of Stories Navigli, tra la Darsena e il Naviglio Pavese. Su due livelli, ospita una piscina con area lounge al settimo piano e uno skybar all’ottavo, con vista a 360 gradi su Milano: dal Duomo a San Siro, da Torre Velasca a CityLife. Gli arredi si ispirano al Mediterraneo con ceramiche, ombrelloni bianchi e piante rigogliose. La proposta gastronomica include piatti leggeri, frutta fresca e cocktail con agrumi, spezie ed erbe. Aperto dal lunedì al sabato in doppio turno, è uno dei nuovi riferimenti dell’estate milanese.

# Domenica, tramonto verde con le meneghinas alla Terrazza Triennale

Fabio Marcomin – Vista Triennale

La Terrazza Triennale si trova sopra il Palazzo dell’Arte, immersa nel Parco Sempione, con affaccio su Castello Sforzesco, Duomo, Porta Nuova e CityLife. L’ingresso avviene tramite ascensore e il percorso panoramico consente scorci unici sulla città. Il locale, rinnovato nel 2023, propone una cucina firmata dallo chef stellato Tommaso Arrigoni, con piatti stagionali e tapas alla milanese, le “Meneghinas”. Tra i più originali: crostino di panettone con gorgonzola, acciughe del Cantabrico e arancini allo zafferano con maionese all’ossobuco. La carta cocktail è essenziale ma curata, con mixology su misura e vista a 360 gradi.

Leggi anche: L’aperitivo “panoramico” con le Meneghinas, le tapas alla milanese

Continua la lettura con: La doppia terrazza panoramica con skybar sopra i Navigli: riapre la novità dell’estate

FABIO MARCOMIN

L’appello: almeno… la tagliamo l’erba nelle strade del centro?

0
Andrea Cherchi - Via Marconi 2025

In un post sulla sua pagina facebook il “fotografo di Milano” Andrea Cherchi invita a ripristinare la situazione del verde presente fino a qualche anno fa lungo una delle vie più frequentate del centro città. Il suo appello solleva una questione: si può curare il verde almeno nei luoghi più frequentati dai turisti?

# L’invito di Andrea Cherchi a ripristinare il verde di alcuni anni fa in centro città

Andrea Cherchi – Via Marconi 2017

Siamo abituati a vedere il bello della città grazie agli occhi e soprattutto all’obiettivo fotografico di Andrea Cherchi, ormai conosciuto da tutti come il “fotografo di Milano”. In un post pubblicato il 19 giugno non ci sono però le solite immagini delle meraviglie della città, ma un appello all’amministrazione affinché in una delle più importanti vie del centro venga ripristinata l’allestimento del verde presente fino al 2017. 

«Un piccolo invito alla riflessione. Vi propongo due immagini. La prima dell’estate 2017 e la seconda dell’estate 2025. La prima mostra, quella del 2017, via Marconi ed è una vista davvero piacevole.

Andrea Cherchi – Via Marconi 2025

La seconda, quella del 2025, mostra via Marconi ed è una vista sicuramente meno piacevole. Il mio è un appello. Torniamo all’immagine del 2017. Via Marconi a Milano è la via che collega Piazza Diaz con piazza del Duomo ed è percorsa non solo dai Milanesi, ma anche da centinaia di migliaia di turisti.»

# I commenti dei milanesi

Cosa ne pensano i milanesi? Le risposte sono contrastanti. C’è chi pensa che la situazione fosse meglio prima, c’è chi preferisce quella attuale con le bordure e i cespugli invece del tappeto di erba, ma che comunque occorre cura e manutenzione per evitare disordine. 

Ecco alcuni commenti: 

«Meglio adesso Andrea. Il verde, i “cespugli” aiutano anche ad emettere ossigeno, a mantenere la temperatura più bassa al suolo, a favorire a biodiversità anche in città favorendo gli impollinatori. Ed è meno costosa la manutenzione.» – Allegra Leone

«Sinceramente preferisco la 2 per lo spazio dedicato alle biciclette e perché sono state usate piante che non necessitano di eccessiva manutenzione. Va sistemata un pochino chiaramente.» – Ozzir Rizzo

«verde mal curato, sembra sterpaglia» – Vilma Meroni

«ma che sensazione di disordine!» –  Piera Origgi

«La prima è molto Svizzera, la seconda rispecchia il disordine generale che c’è un po’ ovunque, perché da noi si fanno anche cose molto belle, peccato che poi non vengono mantenute tali!» – Adelina Giorgi

«Prima più “pulita” e ordinata» –  Silvia Andreetto

«A me piace di più adesso. È un verde rigoglioso e permanente in un contesto interamente lapidario» – Giorgio Vizioli

# La risposta dell’Assessore al verde e ai lavori pubblici del Municipio 1

Lorenzo Pacini – Foto via Marconi

Tra i commenti c’è anche la spiegazione della situazione da parte di Lorenzo Pacini, Assessore al verde e ai lavori pubblici del Municipio 1: «Carissimo Andrea senza nessuna polemica, ma solo per dare qualche elemento in più. L’area era molto degradata, con le recinzioni rotte e le piante morte. Recentemente abbiamo rimosso la recinzione rotta e piantato 10 arbusti ad alto fusto che diventeranno presto alberi. Arriverà poi la nuova recinzione che proteggerà il tutto. Insomma… non è il prato all’inglese ma per una volta che riusciamo a mettere alberi in centro storico».

# La ricerca della biodiversità sta sfuggendo di mano anche in centro?

David Diana FB – Corso Sempione

Il problema di fondo non è tanto scegliere se fare un’aiuola con sola erba oppure con cespugli, arbusti e alberi. Quello che conta è la frequenza con cui viene effettuata la manutenzione. La strategia di lasciare crescere la natura in modo quasi incontrollato riducendo gli sfalci al minimo, con l’obiettivo di favorire la biodiversità, sembra sempre più fuori controllo. Dalle zone periferiche a quelle più centrali l’immagine che si ha della città è di incuria e disordine, senza contare i pericoli per gli animali a causa dei forasacchi. 

Enrico Balossi FB – Erba tagliata

Ma anche quando l’erba viene tagliata, e non raccolta per consentire che il terreno rimanga umido, spesso si secca perchè non sempre i sistemi di irrigazione sono funzionanti.

A prescindere dalle scelte effettuate quello che conta sono le risorse investite per la cura del verde e la qualità dell’operato dell’azienda incaricata (da poco è stato affidato l’appalto per 25 anni a MM ndr). In alternativa è meglio puntare all’essenziale: un prato verde, come mostrato nella foto di via Marconi del 2017, e, se proprio si vuole “esagerare”, qualche alberello. A patto di non lasciarli morire per la mancanza d’acqua.

Leggi anche: La foresta amazzonica di corso Sempione (immagini)

Continua la lettura con: Alle nuove piazze di Milano manca il verde

FABIO MARCOMIN

Sala: «Londra e Milano sono le uniche due città con Area B». Ma solo a Milano è un divieto all’ingresso

0
Ph. @ Whitechappel79 IG

«Londra e Milano sono le uniche due città con Area B funzionanti, da questo punto di vista siamo un esempio». La dichiarazione del Sindaco Sala all’incontro pubblico «Strategia urbana, energia e infrastrutture per il clima». 

Vero che non esistono altri casi del genere all’estero. Ma in realtà quello del sindaco si tratta di un paragone molto forzato. Perché le ZTL a Londra e a Milano hanno una differenza abissale. Solo a Milano l’area B è un divieto per i mezzi “inquinanti”. A Londra si consente l’entrata a tutti, previo pagamento di un pedaggio per chi non ha auto di ultima generazione. Una differenza sostanziale perché a Milano chi non può permettersi di rinnovare l’auto, non può entrare. Nemmeno pagando. Ma vediamo come funzionano le ZTL a Londra, la città che più si avvicina a Milano nelle restrizioni al traffico.

Ph. @
carnet_midlands IG

A Londra, le zone a traffico limitato, sono chiamate Congestion Charge Zone (CCZ) e Ultra Low Emission Zone (ULEZ). La CCZ impone un pedaggio per l’accesso al centro di Londra nelle ore di punta. La ULEZ pretende un pedaggio per l’ingresso in città da parte dei mezzi più inquinanti. Quindi, in entrambi i casi, la differenza con Milano è radicale: Londra impone un pedaggio di ingresso, ma consente a tutti di entrare in città e nel centro. A Milano Area B e Area C sono un divieto: chi non ha mezzi di nuova generazione non può entrare. Neppure pagando. In questo senso la misura adottata a Milano è giudicata fortemente classista. E per alcuni aspetti di diritto rappresenta una violazione costituzionale. Proprio appellandosi a questo aspetto, di recente il Parlamento francese ha bocciato l’istituzione delle ZTL nei comuni. 

# ZTL di Londra: come funzionano

Ph. @regit_cars Ig

Congestion Charge Zone (CCZ):

  • Area: copre un’area specifica nel centro di Londra 
  • Funzionamento: si paga un pedaggio giornaliero per accedere alla zona durante le ore diurne, dal lunedì al venerdì. Alcuni veicoli sono esenti dal pagamento, come moto, ciclomotori, biciclette, veicoli a emissioni zero e veicoli di persone con disabilità.
     
     
     
Ultra Low Emission Zone (ULEZ):
  • Area: tutta la Greater London. 
     
  • Funzionamento: si applica una tariffa giornaliera ai veicoli che non soddisfano determinati standard di emissione (Euro 4 benzina, Euro 6 diesel) 
  • Una curiosità? L’incasso per le multe supera quella dei pedaggi.  
     
     

    Ph. @
    krpartyfavours IG

Continua la lettura con: La Francia dice stop alle ZTL in città: “classiste, punitive e incostituzionali”

MILANO CITTA’ STATO

 

 

 


TLAPSE | Your Project in Motion