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Summer Whispers per Rosa Barba

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Arriva anche quest’anno arriva al Pirelli HangarBicocca la terza edizione del Summer Whispers Festival, l’evento musicale estivo concepito in stretta connessione alle mostre in corso.

Per questa edizione, la mostra in corso è “From Source to Poem to Rhythm to Reader” di Rosa Barba: il suo lavoro è incentrato sul mondo del cinema e sui suoi elementi costruttivi e di conseguenza mantiene un intimo legame con il suono e la musica.

Per questo motivo, sono stati invitati numerosi musicisti a esibirsi live negli spazi esterni dell’Hangar Bicocca, che potrai vedere acquistando il biglietto a 10 euro.

Oggi, dalle ore 20.30, i concerti sarà aperti da Chad Taylor, uno dei componenti del Chicago Underground Duo, che eseguirà un’improvvisazione dal vivo per dettare il ritmo dell’installazione luminosa e sonora di Rosa Barba, “Hear, There, Where the Echoes Are” (2016).

Subito dopo, toccherà all’assiduo collaboratore di Rosa Barba, Jan St. Werner, che darà il via a “Glottal Wolpertinger“, un’istallazione basata sulla decostruzione del principio dei droni: l’obiettivo di questa ricerca è rompere la tradizionale concezione di musica.

Infine sarà la volta del duo Mouse on Mars, un progetto di musica elettronica tedesca incisivo e versatile. Questi artisti sono famosi per il loro spirito anarchico e il loro approccio aperto all’elettronica: l’inventiva e l’umorismo del loro pop elettronico sperimentale sono esattamente quello che ci vuole per un finale indimenticabile per questo Summer Whispeer Festival.

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Quando Schumann trovò Dio a Milano

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“C’è nella mia vita una serata unica, nella quale mi è sembrato che Dio in persona mi comparisse davanti e mi lasciasse liberamente e dolcemente completare per un minuto il suo volto. E’ stato a Milano, quando ho ascoltato la Pasta e Rossini”. Lettera di Robert Schumann, dopo aver sentito cantare il soprano Giuditta Pasta in Duomo nel 1829.
Morì pazzo.

Pietro Paganini: “Milano: the place to be”

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L’intervento di Pietro Paganini (Competere) agli Stati Generali di Milano Stato.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, martedì 16 maggio 2017
Riprese: Elite
Montaggio: Sydney Oketayot
www.milanocittastato.it

Avocado Week at East Market Diner

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Non so tu, ma io vado pazza per l’ avocado.
Lo mangerei sempre, tutti i giorni a tutte le ore.

Non so cosa lo renda così speciale al mio palato, ma so che lo metterei davvero ovunque: a tocchetti nell’insalata, spalmato sul pane e persino in qualche strano miscuglio per preparare dei gelati alternativi.

E’ un frutto così versatile da poterci fare qualunque cosa… e l’East Market Diner lo sa bene, per questo organizza da oggi fino a domenica “l’ Avocado Week.

Saranno quattro giorni dedicati completamente a questo alimento miracoloso, che fa impazzire tutti, vegani e non.

Oggi, a partire dalle 18.00, si va di avocado in ogni forma e consistenza: potrai gustare prelibatezze come l’ avocado toast, l‘ avocado waffle, l’hawaiian pokè e il nuovo e sfizioso avocado burger. Come rinunciare a tante ghiottonerie messe insieme?

Vieni con me e gustiamoci un pasto verdeggiante e profumato sulla splendida terrazza dell’East Market Diner e, mi raccomando, conservati uno spazietto per domani: la festa non finisce qui.

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Quale PERIMETRO per la città metropolitana di Milano?

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Milano è oggi una grande metropoli, largamente prima in Italia, tra le primissime d’Europa e tra le più grandi del mondo, la cui area metropolitana reale non corrisponde però ad alcuna perimetrazione amministrativa o para-amministrativa vigente.

Esistono diversi studi che definiscono la reale estensione di Milano e delle altre metropoli mondiali in base a criteri geografici, urbanistici, funzionali, economici e trasportistici che approssimano con precisione scientifica le dimensioni della metropoli, discostandosi entro una certa misura gli uni dagli altri in base al criterio di valutazione ma validi per inquadrare l’ordine di grandezza dell’area metropolitana. I principi sulla base dei quali questi studi perimetrano le aree metropolitane, pur declinati e mischiati tra loro in un’ampissima gamma di ragionate gradazioni sono sostanzialmente due:

• La continuità fisica dell’urbanizzato (edificato, infrastrutture);
• L’intensità funzionale delle relazioni (pendolarismo, scambi economici).

Su studi simili si è basata la creazione di organismi di governo metropolitano in diversi Paesi del mondo, quando i livelli amministrativi esistenti non consentivano una perimetrazione realistica ed efficiente dell’area metropolitana in questione, risultando troppo piccoli, troppo grandi o, non di rado, non centrati (nel caso di aree che escludevano parti consistenti e vitali dell’area metropolitana includendone invece altri palesemente avulsi sia per quanto riguarda la continuità urbanizzata che l’intensità delle relazioni funzionali).

Sono così nati organismi come l’ Umlandverband Frankfurt (UVF), la Communauté urbaine de Lyon (Courly), l’ Ámbito Metropolitano de Barcelona (AMB), lo Storstockholm e così via.

Per decenni in Italia si è invece addirittura sostanzialmente negata de jure l’esistenza de facto delle aree metropolitane: lo schema Nazione – Regione – Provincia – Comune resisteva rigidamente a qualunque realtà territoriale, dai paesini isolati di montagna alle aree metropolitane di Milano o Napoli dove i Comuni principali non racchiudono che una modesta parte dell’agglomerato urbano e figuravano grandi sì e no come la metà di Roma – che poteva contare sul vastissimo Comune – comprensorio istituito in epoca fascista – pur avendo una dimensione metropolitana nettamente più vasta nel primo caso e quasi identica nel secondo. Un dato semplice quanto basilare come la densità insediativa bastava a rilevare il paradosso: quella delle Province di Milano e Napoli era assolutamente di tipo urbano e del tutto analoga a quella del solo Comune di Roma.

Con la L. 142/90 Ordinamento delle autonomie locali furono finalmente riconosciute giuridicamente, sia pur con almeno vent’anni di ritardo sulla scena europea, le Città Metropolitane, ma per la loro traduzione in pratica si è dovuta attendere la L.56/2014 Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Ma il problema, soprattutto per Milano, è ben lungi dall’essere risolto, in quanto la metropoli si trova a dover far conto con una perimetrazione del tutto inadeguata.

L’attuale perimetrazione della Città Metropolitana di Milano, perfettamente coincidente con quella della ex Provincia di Milano ed estesa per 1.576 km2 con 3.218.201 abitanti per una densità media di 2.042 ab/km2, vigente dal 1 gennaio 2015, non è per nulla significativa.

Restano infatti esclusi dall’area metropolitana milanese nientemeno che la prima storica direttrice di conurbazione industriale milanese quanto italiana, la Milano-Monza, il cui comune capoluogo dista appena 4km completamente urbanizzati ad altissima densità da Milano, sì che assieme ad altri può tranquillamente considerarsi di prima cintura rispetto al “core” metropolitano (ancorché tecnicamente in seconda cintura rispetto al Comune di Milano confina infatti con la A52 Tangenziale Nord Milano e col raccordo autostradale che circonda Milano Città), gran parte del distretto industriale del Sempione e l’aeroporto intercontinentale di Milano Malpensa. Per contro rimane compreso, al di fuori di ogni logica di gestione metropolitana del territorio, il Comune agricolo di San Colombano al Lambro, a 35 km di campagna da Milano.

Un’area metropolitana così definita non può funzionare.

Che tipo di rappresentatività può garantire ad un’area urbana estesa e complessa come quella milanese una perimetrazione che le amputa gran parte le due direttrici di conurbazione principali e l’aeroporto intercontinentale?

Che senso ha per Saronno, legato a quattro binari a Milano Città e distante 19’ di urbanizzato continuo lungo la via Varesina, ricadere amministrativamente in Provincia di Varese?

A cosa è mai servito istituire la Provincia di Monza e Brianza l’11 giugno 2004 (1) (dunque non si tratta nemmeno di una perimetrazione ereditata come retaggio della storia pre-industriale) quando non esiste studio urbanistico o anche più banalmente osservazione satellitare o diretta che non provi aldilà di ogni ragionevole dubbio come tale area urbana (seconda per densità tra le province italiane) sia completamente inclusa nell’area metropolitana milanese e ne rappresenti anzi il settore dove la conurbazione è più stretta e compatta e le relazioni più intense?

Quale utilità presenta il fatto che l’aeroporto noto nel mondo come Milano Malpensa, secondo in Italia per passeggeri e primo per merci, primo del Nord Italia e uno dei due unici aeroporti intercontinentali del Paese figuri in provincia di Varese, quando le relazioni con Milano sono almeno dieci volte più forti e più consolidato è anche l’urbanizzato che li separa?

Si immagini se in Europa si sarebbe mai accettata una Banlieue parigina che escluda la Dèfense e l’aeroporto Charles De Gaulle. Eppure a Milano succede. La corrispondenza, automatica quanto fallace, tra le perimetrazione delle ex Province e delle neo Città Metropolitane penalizza in particolar modo Milano. Non Roma, la cui provincia di gran lunga più estesa dell’area metropolitana capitolina la include con largo margine, tanto che la densità media figura due volte e mezzo inferiore a quella della Città Metropolitana di Milano, e dove comunque il solo vastissimo Comune ne include gran parte. Non Napoli, la cui Provincia aderisce con molto migliore approssimazione all’area metropolitana vera e propria. Non Torino, il cui perimetro è largamente sovradimensionato, al punto che la densità risultante supera di poco i 300 ab./km2, ma almeno include completamente la Città Metropolitana vera e propria (e, come ovvio, se l’ideale sarebbe una Città Metropolitana che includa tutta e sola l’area metropolitana vera e propria dovendo mancare l’uno dei due è molto meglio sia il secondo, dimodoché il nuovo ente possa comunque disporre di potestà sull’intero territorio). E’ proprio l’Area Metropolitana di Milano, di gran lunga la più vasta, popolata ed economicamente rilevante delle aree metropolitane italiane, foriera di oltre 1⁄8 del PIL nazionale, a rimanere sprovvista di adeguato riconoscimento della propria dimensione metropolitana nella sua interezza.

Eppure gli studi cui attingere per giungere ad una perimetrazione ragionata non mancano di certo.

In base allo studio Le Aree Metropolitane in Italia e i loro caratteri socio-territoriali dell’Università di Milano Bicocca del dicembre 2013 l’Area Metropolitana di Milano, intesa in realtà come regione urbana policentrica transregionale comprensiva anche dei capoluoghi Novara, Varese, Como, Lecco, Bergamo e Brescia, conta oltre 7,5 milioni di abitanti su 7.528 km2 di estensione comprensiva di 858 Comuni, per una densità risultante ancora urbana di circa 1.000 ab/km2, superiore a quella della attuale Città Metropolitana di Roma, mentre la popolazione è paragonabile a quella della maggiore regione urbana d’Europa, la Ruhr, con 11,5 milioni di abitanti e superiore a quella del Randstat Holland con 7,1.

La stessa OCSE identifica per la regione urbana di Milano una popolazione di 7,4 milioni di abitanti.

Si tratta di una perimetrazione del tipo “Regione Urbana Policentrica” eccessivamente ampia, tuttavia risulta più sensata, in termini di urbanizzato e relazioni, di quella attuale.

Le stime storiche ISTAT ed EUROSTAT individuano la vera e propria area metropolitana di Milano come l’attuale Città Metropolitana (ed ex Provincia) meno il Comune di San Colombano al Lambro (2) più la Provincia di Monza e Brianza e l’area Saronno – Busto Arsizio – Gallarate – Malpensa in provincia di Varese. Tale perimetrazione conta oltre 4,3 milioni di abitanti su circa 2.250 km2, per una densità media di circa 1.911 ab/km2 e corrisponde in effetti col concetto di FUA (3) ripreso anche dall’OCSE.

Il recente studio ISTAT La nuova geografia dei sistemi locali pubblicato nel 2015 individua per la metropoli milanese quattro diversi livelli di perimetrazione valutati scientificamente, ovvero:

Il Sistema Locale (SI) (4), comprendente 174 comuni estesi per 1.838 km2 con 3.685.101 abitanti per 2.005 ab/km2;

• La Metropolitan Area (MA) (5), comprendente 252 comuni estesi per 2.633 km2 con 4.073.812 abitanti per 2.032 ab/km2;

• La Functional Urban Region (FUR) (6) comprendente 347 comuni estesi per 4.129 km2 con 4.766.091 abitanti per 1.154 ab/km2;

• L’Area Metropolitana Funzionale (AMF) (7) comprendente 363 comuni estesi per 4.431 km2 con 4.869.226 abitanti per 1.099 ab/km2.

Le densità risultanti, sempre superiori ai 1.000 ab/km2 e dunque di tipo urbano dimostrano l’effettiva natura delle aree urbane delimitate dalle perimetrazioni ottenute. Tuttavia esse sono definite maggiormente sulla base di criteri legati al principio dell’autocontenimento dei flussi pendolari che all’effettivo continuum urbanizzato e, in particolare negli ultimi due casi, danno luogo ad aree effettivamente più vaste della Grande Milano, pur magari escludendo centri già ad essa conurbati.

Uno studio che offre una più efficace perimetrazione dell’area metropolitana milanese per approssimazione all’effettiva Forma Urbis ed al consumo di suolo reale dell’agglomerazione milanese è World Urban Areas, presentato annualmente da Demographia (8), giunto alla X edizione nel 2016 e ormai ampiamente ripreso da altri studi, atlanti geografici ed enciclopedie, compresa Wikipedia.

In base ad esso, l’Area Urbana di Milano comprende la Città metropolitana di Milano meno il Comune di San Colombano al Lambro, la Provincia di Monza e Brianza e parte delle Province di Varese, Como e Lecco con 326 Comuni in totale, conta 5.264.000 abitanti ed è estesa per 1.891 km2, con una densità media di 2.784 ab/km2.

Tali dati ne fanno di gran lunga la prima d’Italia (seguono Roma, Napoli e Torino con 3,8, 3,7 e 1,5 milioni di abitanti, uniche nel Paese a superare la soglia di 1 milione di abitanti), la terza UE dopo Parigi e Madrid (9), la sesta dell’intero Continente Europeo dopo Londra, Mosca, Istanbul, Parigi e Madrid (superate invece Barcellona, San Pietroburgo e tutte le metropoli tedesche) e la 69° del mondo, ove sono 468 le metropoli con oltre 1 milione di abitanti e oltre 1.000 le grandi città dai 500.000 abitanti in su.

La densità media decisamente urbana, nettamente superiore a quella del solo Comune di Roma (2.232 ab/km2), circa tre volte e mezza più alta di quella della Città Metropolitana di Roma Capitale, superiore di 1⁄3 a quella della Città Metropolitana di Milano e sempre maggiore a quella delle pur meno popolate e spesso più vaste aree individuate dagli altri studi, pur restando imperniata su di un’area monocentrica quanto radiocentrica, conferma la migliore approssimazione alla reale dimensione urbana della metropoli milanese.

In ogni caso, i diversi studi confermano per Milano una natura metropolitana interprovinciale e un ordine di grandezza di circa 5 milioni di abitanti su 2.000 km2, per 2.500 ab/km2.

La possibilità (l’opportunità è certa) per la Città Metropolitana di adottare perimetri diversi da quello ex- provinciale non è solo teorica o limitata al mondo scientifico-accademico. Le stessi Leggi di riferimento, pur essendo le medesime a sancire il perimetro provinciale come opzione iniziale automatica, lo prevedono.

La L.142/90 cita infatti al Capo VI Aree Metropolitane, Art. 17 Comma 6 che “Quando l’area metropolitana non coincide con il territorio di una provincia si procede alla nuova delimitazione delle circoscrizioni provinciali o all’istituzione di nuove province”.

Anche la L.56/2014 ricorda testualmente all’art. 1 comma 6 “Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima, ferma restando l’iniziativa dei comuni, ivi compresi i comuni capoluogo delle province limitrofe, ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, per la modifica delle circoscrizioni provinciali limitrofe e per l’adesione alla città metropolitana”.

Nonostante ciò, nulla è stato intrapreso in tal senso. Perché?

Le difficoltà stanno tutte nella difficoltà che ha la politica di superare i campanilismi e, più in generale, nella stessa preoccupante e sempre più frequente messa in discussione del principio della Democrazia Rappresentativa.

Sempre più spesso abbiamo assistito in questi ultimi anni a decisioni tanto importanti quanto squisitamente tecniche affidate a referendum per l’incapacità della politica di giungere ad una soluzione, un caso su tutti la Brexit, ma non sono rari anche gli esempi italiani. L’istituzione referendaria, così come i pareri locali espressi dai vari comitati e associazioni o financo singoli cittadini sono ovviamente e giustamente previsti e tutelati dalla Costituzione.

Tuttavia queste forme partecipative, come tutto in Democrazia, devono sottostare a limiti e regole precise. Come ha ricordato giustamente Piero Angela “la velocità della luce non si decide per alzata di mano”.

Fuor di metafora, esistono aspetti tecnici e scientifici che sul piano tecnico e scientifico devono essere valutati; tra questi dovrebbe rientrare anche la delimitazione delle aree metropolitane.

 


(1) Divenuta operativa nel giugno 2009.

(2) Il Comune, un piccolo centro agricolo nella Bassa Padana lodigiana presso le rive del Po, rimase in Provincia di Milano quando fu istituita la Provincia di Lodi il 6 marzo 1992, con scorporo di 61 comuni del lodigiano dall’allora Provincia di Milano.

(3) Functional Urban Area, Area Urbana Funzionale.

(4) Bacino di autocontenimento dei flussi pendolari, ISTAT, 2014.

(5) OECD, 2012.

(6) Valutazione sulla base dei dati incrociati relativi ai flussi pendolari e al consumo di suolo, Cheshire and Hay 1989; Compagnucci 2015.

(7) SI di Milano con SSII aggregati caratterizzati da almeno il 15% del pendolarismo sul SI di Milano.

(8) www.demographia.com

(9) A seguito della Brexit Londra non appartiene tecnicamente più all’Unione Europea.

ANDREA BRUSCHI

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Lombardia Beer Fest

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Ragazzi, qui si va sul pesante.
Sia chiaro: la birra è sempre buona.

Non si discute su questo punto, vero?

Bene, se non ci sono obiezioni, andiamo avanti.

Quindi: la birra è indiscutibilmente un’ottima scelta in qualunque circostanza. Ma. Esiste quella più buona e quella meno buona e, stranamente (ma nemmeno così tanto), quelle dal sapore più intenso, corposo e gustoso sono sempre quelle artigianali. Sempre.

Siamo d’accordo anche su questo, vero?

Se siamo d’accordo, allora posso finalmente proporti un evento pazzesco: in Piazza Città Lombardia approda la prima edizione del Lombardia Beer Fest, il festival dedicato esclusivamente alle birre artigianali lombarde.

Da domani fino a domenica, potrai passare quattro giornate all’insegna del nettare degli dei, quello buono, robusto e saporito, proveniente dai migliori birrifici artigianali di Milano, Bergamo, Brescia e tutte le altre città della regione e se ti viene fame, potrai accompagnare le tue bevute (perchè in questo caso sono proprio le bevande la portata principale) con lo street food degli stand selezionati da niente meno che STREEAT, l’European Food Truck Festival e, magari, puoi ascoltare la selezione musicale della Barley Arts Promotion mentre sorseggi dal tuo boccale, che dici?

Insomma, c’è tutto quello di cui hai bisogno: sembra il paese dei balocchi. Che bel modo di passare il fine settimana, vero?

Approda a Milano la prima edizione del Lombardia Beer Fest, il festival dedicato alle birre artigianali che rimarrà in piazza Città di Lombardia fino a domenica.

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L’ISOLA che c’è a Milano: storia di un quartiere divenuto mito

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C’era una volta un’Isola a Milano, e c’è ancora. Ieri terra di nessuno e sancta sanctorum della mala di Milano, la Ligera, oggi questa isola – chiamata Isola – è il paradiso di motociclisti col ciuffo impomatato, donne in gonna a palloncino, barber shop all’ultimo grido e osterie tipiche milanesi.

La foto qui sotto, per esempio, riproduce una giornata tipica da Bullfrog Milano, barberia per gentlemen metropolitani. Gettonatissima dal 2012, sembra aprire un varco temporale facendoci tornare ad almeno cento anni fa, cioè a quando Isola era un mondo a sè rispetto al resto di Milano. 

Oggi, per esempio, nessuno chiamerebbe gli abitanti di Thaon De Revel ‘isolati’, eppure questa foto parla chiaro: 

 Questo perché Isola, in soli dieci anni, è rinata, si è trasformata, e questo cambiamento è avvento in modo così radicale da quasi nascondere la ragione del suo nome. E allora…

Perché Isola si chiama così?

Partiamo col dire che, come altri quartieri di Milano (Lambrate), Isola era uno dei Corpi Santi di Milano, una terra di cascine agricole che venne annessa al Comune solo nel 1873.

Siamo gli anni del primo piano regolatore di Milano, il Piano Beruto.
Il Naviglio scorre ancora su Melchiorre Gioia.
Chi può, dal Sud, arriva a Milano per lavorare nelle fabbriche di nuova costituzione, come la Pirelli in Bicocca o la Brown-Boveri a Lodi.

Quando va bene, trasferiscono con loro mogli e figli. Abitano in casoni, numerosissimi, con un bagno unico collocato alla fine della ‘ringhiera’.
Quando va male si danno alla rapina e ai furtarelli. Quei pochi che non conoscono il dedalo di vie e di palazzi che insiste in questa porzione settentrionale a nord di Milano, difficilmente vogliono avventurarcisi.

Molti si ricordano ancora dei lanci di frutta e oggetti dalle finestre contro l’esercito nazionale.  Tutti sanno che il limite invalicabile è la ferrovia di Garibaldi, in costruzione. Ed ecco la ragione dell’Isola.

Per poter passare da una parte all’altra di Isola  e perdersi nelle sue storie, tra le cantanti da ballatoio, i tangueri da cortile appena tornati dalle Americhe, prima di lasciarsi abbracciare dalla Casbà de Milan – così verrà chiamata per tanto tempo Isola – c’era solo un ponticello. Questo:

E questo rimarrà l’unica forma di collegamento tra Isola e Garibaldi almeno fino agli anni anni ’60, quando entrerà in funzione il cavalcavia Eugenio Bussa.  

Un micromondo, quello di Isola, che oggi continua a costellarsi di una varietà di personaggi, storie ed eventi memorabili (è arrivata anche la Design Week). A fare da palinsesto per tutti e rimanere aggiornati: www.zonaisola.it/il-quartiere.

PAOLA PERFETTI

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L’infelice debutto del grosso lampadario della Scala

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Quando nel 1821 fu inaugurato alla Scala il grosso lampadario con 84 lumi, ci fu un vespaio di critiche. Le dame della nobiltà, infatti, per la luce eccessiva si videro costrette a prestare più cura ai loro abiti.

Evanescence in Milan

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Correva l’anno 2003.
Io non conoscevo ancora il mondo del metal e non lo volevo conoscere.

Un giorno, passa in radio una canzone che mi lascia… sbalordita.

L’ascolto fino all’ultima nota, immobile, rapita, senza fiatare.

Quella voce femminile che sembra invocare aiuto, quella controparte maschile che sembra tenderle la mano e quella musica così penetrante mi sono rimaste in mente per anni, ma non sapendo nè il titolo nè il nome del gruppo, non sapevo come rintracciare il brano.

Nel 2006, dopo ben 3 anni, ero entrata a piedi pari nel mondo dell’heavy metal e dell’hard rock e passavo le serate su Rock TV.

Mentre sono in cucina, sento finalmente quella canzone che mi tormentava dalla frustrazione di non poterla riascoltare per intero. Corro davanti alla tv e leggo il sottopancia: è “Bring me to life” degli Evanescence .

Da quel momento, non li ho più mollati: ho comprato il loro primo cd, “Fallen“, poi il secondo (che era appena uscito), “The Open Door“, e per un periodo sono stati la mia band preferita, nonostante i continui scioglimenti e i successivi ricomponimenti con altri membri.

Chi non cambiava mai era sempre lei: Amy Lee. Quella voce, quelle parole e quelle melodie che solo lei sapeva creare erano gli Evanescence… e lo sono tutt’ora.

Questa sera, alle 21.00, dopo 5 anni dall’ultima volta, questa band torna finalmente a Milano, all’Ippodromo di San Siro, per riproporre i loro classici e i nuovi pezzi.

Una serata che non mi perderò assolutamente, anche a costo di stare in piedi davanti all’Ippodromo a sentire da fuori la loro musica. Se invece tu sei più furbo di me e preferisci prendere il biglietto, puoi acquistarlo online pagando 36.80 euro.

Direi che per un gruppo come gli Evanescence ne vale proprio la pena, non credi?

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Cinema all’aperto: Rogue One

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Conosci Star Wars?
Ovviamente sì.

Io non ero una grande amante di questa saga, perchè i film sullo spazio non mi sono mai piaciuti. A un certo punto, però, mi sono detta che avrei dovuto per forza vedere questi lungometraggi storici, prima o poi, giusto perchè sono essenziali da conoscere per una cinefila come me.

Così, prima che uscisse l’episodio sette due anni fa, un giorno mi sono sparata tutti e sei i Guerre Stellari e… devo ammetterlo: mi sono piaciuti.

Il settimo film non è stato maligno (a parte Kylo: era meglio che non si togliesse la maschera), ma non era Star Wars fino in fondo. Era come se mancasse quel fascino originario che solo Lucas era riuscito a infondere nelle prime storie.

Poi è uscito “Rogue One” e sono andata a vederlo per completare la trafila di Guerre Stellari.

Da semplice spin-off che si preannunciava essere, si è rivelato un film entusiasmante: non ha scombinato nulla nella trama originale, bensì si è infilato perfettamente tra una trilogia e l’altra, spiegando e raccontando in modo eccezionale come i ribelli siano entrati in possesso dei piani della Morte Nera.

Il finale, poi, è davvero un capolavoro… ma sarei davvero cattiva a spoilerarlo così, quindi ti invito a vederlo mercoledì sera, alle ore 21.30, al Cinema all’Aperto del mare culturale urbano. Il biglietto costa 4 euro e lo puoi acquistare a questo link: fidati di me, rimarrai di stucco, ne sono sicura.

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Regina De Albertis: “Milano è una città credibile!”

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L’intervento di Regina De Albertis (Borio Mangiarotti) agli Stati Generali di Milano Stato.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, martedì 16 maggio 2017
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In Corso Italia c’è una Madonna MIRACOLOSA

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Santa Maria dei Miracoli presso San Celso si trova in corso Italia al civico 37. È affiancato dall’antica chiesa di San Celso.
Rappresenta un notevole esempio di architettura rinascimentale a Milano e la sua facciata è considerata un capolavoro del manierismo italiano.

L’antico affresco della Madonna miracolosa, celebre per i miracoli e per l’apparizione del 30 ottobre 1485, si trova sotto un altare alla sinistra del presbiterio ed è visibile solo durante alcune feste.

Nel 1620 la Madonna fu vista da molti versare lacrime. 

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“Scendi, c’è il cinema !” presenta: Moonlight

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Se hai presente la zona di Giambellino e Lorenteggio, hai in mente il perfetto significato della parola “periferia”.

Sembrano luoghi abbandonati a loro stessi, ma nascondono spesso abitanti dal grande spirito di collaborazione, condivisione e, soprattutto, dalla grande voglia di mettersi in gioco per cambiare le cose.

E’ proprio questa l’anima del progetto di riqualificazione del quartiere “Scendi, c’è il cinema !”, un cinema all’aperto gratuito, senza biglietto, senza sedili, senza maschere e gradinate. Per i residenti di Giambellino e Lorenteggio, tutto quello che occorre per godersi un bel film è un prato e la voglia di stare insieme.

Questa sera, in Via Segneri 3, dopo l’Anguriata di benvenuto (niente è meglio dell’anguria per rinfrescarsi), alle 20.30 sarà proiettato “Moonlight“, un film che racconta la storia di Chiron (chiamato Little), un bambino afroamericano di 10 anni bersagliato dai bulli della sua scuola. Lui non condivide l’atteggiamento aggressivo e l’arroganza che indossano fin da piccoli i suoi compagni: è gay e non sa essere chi non è, non sa e non vuole adeguarsi. Così, anni dopo, finalmente si ribella, ma finisce in prigione: quando esce è apparentemente diverso, cambiato, anche se nel profondo rimane sempre lo stesso.

Un film drammatico, ma dal significato profondo, che animerà il cinema all’aperto di questa sera per il progetto “Scendi, c’è il cinema  !“.

 

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Filippo Barberis: “La visione per Milano: servizi nord europei, qualità della vita italiana”

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L’intervento di Filippo Barberis (PD) agli Stati Generali di Milano Stato.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, martedì 16 maggio 2017
Riprese: Elite
Montaggio: Sydney Oketayot
www.milanocittastato.it

Francesco Gabbani live at Carroponte

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Come dimenticare “Occidentali’s Karma“?

Una canzone che non c’entrava assolutamente nulla con Sanremo, che però è riuscita a vincere il festival.
Sarà stata la voce leggermente nasale e graffiante di Francesco Gabbani, la musica incalzante, le parole dal profondo significato sociale, la scimmia ballerina

Non saprei dirlo, una cosa, però, è certa: questo brano rimane in testa a tutti sin dalla prima volta che si ascolta.

Se vuoi, ti propongo il suo concerto di questa sera al Carroponte, dalle 19.30, così potrai sentire e vedere di persona cosa rende questa e le altre canzoni di Francesco Gabbani così trascinanti.

Il biglietto in cassa costa 25 euro: direi che per conoscere la scimmia ballerina ne vale proprio la pena.

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I Racconti nella Cripta: un pò di Poe

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Edgar Allan Poe è in assoluto il mio autore preferito.

E’ capace di suscitare grande terrore e grande ansia pur avendo uno stile ricercato, elegante, ma anche estremamente preciso e descrittivo.

Il mio racconto preferito è “Il Cuore Rivelatore“. Mentre lo leggevo, mi sembrava di essere lì, in quella stanza, assieme al maggiordomo che sentiva il peso straziante del senso di colpa per aver ucciso il suo anziano padrone. Il tutto durante una normale ispezione di due poliziotti di passaggio.

Basta! Smettetela di beffarvi di me! E’ là, sotto quelle assi del pavimento. E’ lì che giace il suo orrendo cuore!“. Questa esclamazione finale valeva tutto: dopo turbinii di pensieri, inquietudine, angoscia e paranoia, il maggiordomo ha confessato un crimine del quale nessuno sapeva nulla e del quale non era minimamente sospettato.

Dall’esterno sembra non abbia senso, ma tu, che hai vissuto il tormento interiore dell’uomo, sai che questa era la giusta conclusione della storia.

Domani sera, potrai entrare nel mondo del maestro della letteratura gothic e noir Ottocentesca grazie alla lettura scenica di tre racconti di Edgar Allan Poe nella Cripta San Pietro in Sala, un’ottima location per questa macabra occasione.

Dalle 21.00 potrai rivivere la storia dell’inquietante “Gatto nero“, per poi venire travolto dal senso di inesorabile e straziante attesa durante “Il pozzo e il pendolo“. La serata terminerà in bellezza con l’angoscia de “La caduta di Casa Usher“.

Tre capolavori di scrittura nella stessa serata. Non perderti questa serata: il biglietto costa 15 euro, affrettati a prenotarlo, contattando il numero 393 9461215, altrimenti rischi di non poter replicare… “Mai Più“.

 

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Anche Milano ha il suo mostro di Loch Ness

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Forse avete visto, sulla facciata del Duomo, un lungo mostricciattolo, scambiandolo per un dinosauro.
Di sicuro vi sarete chiesti chi sia l’enorme drago che divora un bambino, effigiato nello stemma visconteo e quindi del Comune di Milano.

Qualcuno avrà anche pensato: che cosa ci fanno palafitte e lo scheletro di uno pseudo balenottero nelle campagne tra Milano, Pavia e Cremona? Ad essere precisi, per la Pianura Padana ne troviamo ben due: una nella chiesa di San Cristoforo, nel lodigiano, l’altra nella chiesa di San Bassiano, a Pizzighettone.

E come la mettiamo con la questione delle piroghe, ben undici, ritrovate tra i fiumi Serio, l’Adda e l’Oglio, negli anni Settanta, e datate tra il 400 ed il 750 dopo Cristo?

A tutti questi quesiti l’unica risposta valida è: tutta colpa del mostro di Loch Ness di Milano.
Sì, perché anche Milano ha avuto il suo lago e all’interno non poteva che viverci un mostro tremendo, puzzolente.Il mostro Tarantasio che viveva nel Lago Gerundo.

A convalidare questa tradizione ci sono diversi aspetti.

Innanzitutto, la toponomastica. Passando in rassegna i nomi dei luoghi si scoprono cascine come la Taranta, tra Cassano d’Adda e Treviglio, oppure i paesi Gera d’Adda, Gerola, Girola. 

Poi c’è la geologia. Anche gli studiosi ritengono che, appena fuori di Milano, ci fosse un lago preistorico, paludoso, malsano, ricco di ghiaia, il cui sottosuolo emanava metano e idrogeno solforato. Un inferno di posto che rievoca Ăchĕrōn, in greco, il fiume infernale Acheronte. Ma Gerundo può venire anche da géra, la “ghiaia” (oppure gérola), letteralmente “sasso”.

Tuttavia, le suggestioni e le favole sono più intriganti della scienza.

Nasce così la storia di Tarantasio, il drago-dinosauro nato dalla tomba del perfido Ezzelino da Romano. Tarantasio  si avvicinava alle rive del lago mangiando uomini e bambini, dall’alito asfissiante – come le esalazioni di metano -, al quale venivano offerti sacrifici umani.

Una volta toccò anche al figlio del fondatore della dinastia dei Visconti il quale, impavido, con un colpo di spada strappò dalle fauci del mostro il suo erede, distruggendo l’avversario.

Per eliminare ogni pericolo di qualunque ritorno, Visconti fece prosciugare il lago di Gerundo e bonificare la palude. Per eternare l’impresa,  poi, prese l’immagine di quella vittoria e la forgiò su pietra.

Nasceva così il Biscione, il simbolo di Milano. Secondo qualcuno il merito non fu di un Visconti ma dell’unico Federico Barbarossa, ma il mostro c’era e il lago pure. E nella tradizione popolare ci sarà sempre.

Alessandro Morelli: “Autonomia per Milano, il percorso intrapreso”

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L’intervento di Alessandro Morelli (Lega Nord) agli Stati Generali di Milano Stato.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, martedì 16 maggio 2017
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Montaggio: Sydney Oketayot
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Africa. Raccontare un mondo – l’ arte sub-sahariana in mostra

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Ti propongo una sfida.
Adesso io ti dico ” arte africana ” e tu in 3 secondi dici la prima cosa che ti viene in mente.

Ci sei? 3…2…(non sbirciare su Google)…1… STOP.

Ora ti dico cos’hai pensato: maschere e statuine di legno, colori, piume e tanti oggetti tribali. Ho indovinato?

Purtroppo, a causa della mancata informazione e delle gravi situazioni che il continente sta vivendo, non si sa tanto dell’ arte contemporanea di questi luoghi. Di conseguenza subentra lo stereotipo (quello che hai pensato prima), che categorizza tutto sotto qualcosa di conosciuto e che, si presume, non sia mai cambiato.

Fortunatamente, l’ arte africana è ben altro, al giorno d’oggi, e a mostrarcelo ci penserà la mostra “Africa. Raccontare un mondo, che si inaugura oggi, alle 9.30, al PAC ed esposta fino all’11 settembre.

Acquistando un biglietto a 8 euro, potrai visitare questa mostra e ammirare le opere di alcuni artisti sub-sahariani in costante ricerca di nuovi spunti visivi. Il risultato? Opere che saranno in grado di mostrarti le meraviglie di un nuovo, vecchio mondo.

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Depeche Mode at San Siro Stadium

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Mi ricorderò sempre la prima canzone dei Depeche Mode che ho ascoltato.
Credo sia stata la prima di molti, con la sua introduzione inconfondibile e il suo ritornello famoso più di molti altri brani storici.

Quando sentii “Enjoy the silence” era un momento particolare della mia vita: stavo cominciando a conoscere il mondo del metal, del rock, del gothic e selezionavo rigidamente tutti i brani che ascoltavo.

Le prime note partirono e nonostante non fosse un sound aggressivo, pesante, tagliente, di quelli che stavo cercando, non fermai la traccia. Continuai ad ascoltarla e man mano che la voce cantava e che gli strumenti suonavano, mi sentivo come trasportata, cullata da quelle parole e da quella musica.

Fui avvolta da un suono che mi è entrato nel profondo del cuore e che non ho più dimenticato.

Ascoltare i Depeche Mode è un’esperienza sensoriale che ti emoziona e ti culla verso panorami sonori che mai avresti pensato di esplorare, come tutti i loro fan sanno benissimo: sono capaci di spaziare dal rock al pop, dall’elettronica pesante a quella più malinconica e sensuale.

E, finalmente, i Depeche saranno a San Siro domani sera, dalle 21.00.
Potrai vederli e ascoltarli dal vivo e ti garantisco che sarà una serata che non dimenticherai, ma fai in fretta ad acquistare i biglietti: ne sono rimasti pochissimi da 41.40 euro su Ticketone

Quindi affrettati, se non vuoi perderti questi pezzi di storia della musica.

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