Milano può! Questa affermazione che assomiglia tanto al “yes, we can” di Obamiana memoria, è il sunto dell’incontro “degli Stati Generali di Milano Città Stato” svoltosi mercoledì 16 al Teatro Franco Parenti, a Milano, con la partecipazione multipartisan e multicultural di tutti quei milanesi veri o d’adozione che davvero credono in questo progetto.
Apre le danze la padrona di casa Andree Ruth Shammah che ha incitato a battersi con passione per rendere Milano ancora più grande e traino del Paese. Il direttore de Linkiesta Francesco Cancellato ha proposto la metafora di Milano come un’astronave, che miri a raggiungere obiettivi ancora più alti di quelli che ha realizzato fino ad oggi come locomotiva d’Italia. Marco Cappato ha proposto che “Milano sia città stato d’Europa” e che come primo punto si batta per poter decidere in autonomia le politiche fiscali sul territorio. L’imprenditore ed esponente della Lega, Gianmarco Senna, ha rilanciato che Milano si ponga come portavoce di una Europa delle città, da sostituirsi all’Europa degli stati, ma mettendo in guardia che il progetto di Milano Città Stato non determini “una Milano di serie A e una Milano di serie B“. Filippo Barberis, del PD, ha ricordato l’alto rapporto fra qualità della vita e dei servizi offerti nell’area metropolitana di Milano. Alessandro Morelli, della Lega, ha invece parlato di Milano città stato come “occasione da non perdere perché è una questione “di vita o di morte” per la città“.
Corrado Passera ha affermato che “Milano è in grado di attrarre talenti ma per farlo occorre liberarsi e la Costituzione italiana, all’art132 , ce ne da la possibilità”.
Ma nel dire che “Milano può” l’ex Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Monti, ha anche messo in guardia sui possibili errori che i milanesi si devono impegnare seriamente con i loro amministratori ad evitare: “discutere genericamente di autonomia, estendere il progetto alla regione intera e non solo alla città, dare per scontato che fuori si sappia cosa è una città stato, temporeggiare”. La conclusione di Passera, come di molti altri relatori è stata infatti che Milano deve agire “qui e ora”.
Il mantra della serata è stato proprio “se non ora quando?”. L’idea di fondo e ricorrente è stata che Milano, sull’onda dell’Expo e ora su quella della Brexit, che può offrire alla città su un piatto d’argento interi settori in cerca d’Europa, come quello delle Banche, orfane di Londra, debba agire subito per non cadere nel limbo di quelle realtà che hanno perso un’occasione.
Lo sa bene Marco Gualtieri, Presidente di Seeds&Chips, già fondatore di TicketOne, uno che le occasioni non se le fa sfuggire e che la scorsa settimana è riuscito “con una telefonata”, parole sue, a portare l’ex presidente americano, leader carismatico, Mr. Barack Obama, alla sua prima vera uscita post presidenza, a Milano per parlare di cibo e innovazione. “Ho portato Obama a Milano perché dopo Expo sta diventando la capitale del food nel mondo ma in molti non riescono ancora a capirlo” ha spiegato Gualtieri al pubblico. “Milano è un marchio in mondovisione, una freezone dove tutto è possibile, da seme nasce cosa!” ha concluso.
E di una Milano che sa agire da motore e sa cambiare e crescere per migliorare sempre ne hanno parlato anche l’imprenditrice Cristina Pepe, “appassionata del senso di accoglienza di Milano“, e Regina De Albertis, manager del gruppo di famiglia Borio-Mangiarotti e figlia del grande e compianto Claudio, presidente della Triennale, quando ha affermato “il grande sviluppo immobiliare che ha avuto Milano negli ultimi anni, basti pensare alla piazza Gae Aulenti, a City Life, alle zone di Isola e Porta Nuova, ha attirato l’attenzione di investitori stranieri per la prima volta e questa è una occasione da non perdere”.
Queste occasioni secondo molti dei relatori presenti si perdono con la troppa burocrazia, l’incertezza della giustizia e dei processi, i passaggi amministrativi, le tasse eccessive, come ha ricordato Pietro Paganini, affermando la necessità di creare a Milano un’area a “burocrazia zero” e che “Milano ha bisogno di meno politica e più libertà per continuare ad accogliere talenti e occasioni. Anche Fabio Massa ha sostenuto la necessità di avere una politica più visionaria che faccia fronte comune per portare a Milano città stato che è “una risposta chiamata desiderio“. Lo ha detto Angela Ronchini, presidente dell’Associazione Art. 51, ricordando di puntare sulle donne, lo hanno ribadito alcuni giovani astri della politica locale e Ilaria Amé che ha paragonato Milano a Londra, rilanciando la necessità che si riparta dai giovani.
Un momento esilarante si è avuto con l’intervento di Andrea Cuomo del Giornale, milanese da due anni ma romano di nascita, quando ha sottolineato la diversità di fondo fra la Milano che vuole essere città stato e la Roma che è stato città. “Di Milano la cosa che più mi sorprende è leggere sul display della metropolitana, treno in arrivo tra 3 minuti e mezzo”. Un riso amaro che ha fatto sottolineare agli ideatori di questo progetto, fra cui Andrea Zoppolato, come Milano città stato debba essere presa come un’assunzione di responsabilità perchè Milano possa rilanciare con leggi e una mentalità nuove il resto del Paese.
Ha concluso infine l’editorialista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi che ha ribadito la necessità che tutta Milano sia unita per ottenere quel tipo di autonomia che merita.
Sono inoltre intervenuti Paolo Bertaccini, che ha parlato della nascita dell’idea di Milano Città Stato nei primi anni novanta ad opera sua e di Mario Unnia, i politici Alice Arienta, Alessandro De Chirico, Nicolò Mardegan, Oscar Strano, Federico Figini, i professionisti Michela Spinola, Nicolino Gentile, Enrico Aprico, Roberto Adriani, Alex Storti di Milano altra capitale e uno degli ideologi di Milano Città Stato, Duilio Forte che ha concluso salutando i partecipanti con una storiella vichinga.
(Il video completo della serata, andata live sul sito di www.corriere.ite, sarà a breve disponibile – courtesy Corriere)