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Il quartiere Isola debutta al Fuori Salone

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Tutti gli eventi e i protagonisti della Design Week “isolana”

Lo storico quartiere popolare di Isola, zona a vocazione artigiana e artistica tra le più fervide in città, non poteva non fare il suo ingresso tra le aree attrattive del Fuori Salone, dando vita all’ Isola Design District.

All’ombra del bosco verticale, dal 4 al 9 Aprile 2017, artigiani, giovani designer e brand emergenti saranno i protagonisti della Design Week isolana, dove verranno coinvolte attivamente anche le attività commerciali locali, esaltando il patrimonio storico/artistico dell’area.

Tra i designer internazionali spicca il nome del giapponese Kensaku Oshiro, che per l’occasione esporrà nel suo nuovo studio di via della Pergola la Chiavari Chair realizzata per il pluripremiato ristorante Keisuke Matsushima a Nizza.

Il Giappone sarà presente anche con i designer Tomoya Tabuchi e Tomoyuki Sakakida, con i loro nuovi progetti realizzati per e’interiors, azienda di contract con base a Tokyo.
Allo Spazio O’ di Via Pastrengo, va in scena la sperimentazione del design olandese organizzato da Dutch Invertuals che ospiterà Harvest, un progetto futuristico di lavori creati appositamente per il Fuorisalone. Dieci designer esploreranno i fattori estetici e le complessità tipiche di un mondo in transizione, che sta velocemente cambiando, ricreando scenari differenti, ciascuno dei quali avrà luogo in un’ambientazione futuristica.

Il design è anche un’occasione per diffondere valori socialmente utili, come quello di offrire nuove opportunità socio-economiche alle persone lontane dal mercato del lavoro. E’ questo il tema di Social Label, l’iniziativa che Studio Boot e C-mone presenteranno da Crud, un nuovo work concept dedicato proprio ha chi ha perso il lavoro, che mira a mettere in comunicazione designer, aziende impegnate nel sociale e organizzazioni sanitarie e governative con l’obiettivo di contribuire alla creazione di una società maggiormente inclusiva.

Nello storico Frida la mostra Obstacles and Solutions di Source, curata da Valia Barriello mette in scena una riflessione sulle difficoltà che i progettisti devono affrontare durante la realizzazione dei loro prodotti. In esposizione le opere di designer emergenti e altri più noti come Paolo Ulian, Lorenzo Damiani, Donata Paruccini, Carlo Contin, Federico Angi, Francesco Faccin, Massimo Barbierato.

Il Milan Design Market, per la sua seconda edizione si sposta proprio in Isola, all’interno dello studio fotografico Gianni Rizzotti, un meraviglioso loft di 400 metri quadri in via Pastengo. Lo spazio ospiterà l’esposizione di 30 giovani designer provenienti da diverse parti del mondo, oltre al robot di Caracol Design Studio, in grado di stampare in 3D artefatti inediti in argilla con l’ausilio di un braccio robotico a 6 assi: gli esempi di fabbricazione 4.0 del progetto saranno messi a disposizione degli artisti che potranno rielaborarli a piacimento all’interno dell’istallazione. Dalla Germania arriveranno le lampade Junit disegnate dall’azienda tedesca Schneid, per le quali ha da poco ricevuto il prestigioso German Design Award, e all’insegna dell’olfatto la proposta del talentuoso designer Patrick Palcic, che propone due progetti Odor per imbrem e Copper Clock: nel primo bolle di varie fragranze prodotte da un atomizzatore delizieranno i visitatori, mentre nel secondo il profumo verrà manipolato in modo da indicare l’ora esatta.

Tanti gli artigiani locali coinvolti, tra cui Pietro Algranti che per l’occasione aprirà le porte del suo studio di via Pepe, in cui vengono realizzati arredi dal forte carattere sulla base di materiali recuperati. Alcuni degli artigiani del quartiere progetteranno e realizzeranno i totem informativi che verranno distribuiti per le vie principali con mappe e guide. Inoltre, molte delle attività commerciali e dei ristoranti della zona accoglieranno al loro interno installazioni ed esposizioni, per completare un percorso che mira a far scoprire il quartiere agli amanti del design.

Spazio anche al green con l’installazione realizzata da Offfi nel suo laboratorio botanico di via Carmagnola, il Suspended Garden di Bici&Radici al Milan Design Market e il progetto Infine segnaliamo il progetto Green Island, costituito da una ricerca in tre tappe delle sculture vegetali dell’artista Emilia Faro, presenti nelle vetrine di Tiger nella stazione di Porta Garibaldi, nell’Algranti Lab e nello showroom di eco-arredamento Riva Viva, dove sarà anche esposta un’inedita installazione dal nome Botanik.

Parte integrante del distretto saranno gli studenti, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano – Scuola di Design, che promuoverà il concorso di idee Isola Is, rivolto a studenti dell’università e neolaureati chiamati a sviluppare un progetto di elementi segnalatori che migliorino la percezione del quartiere e l’orientamento in esso.

Giovedì 6 Aprile vedrà protagonista Superficial che, all’interno dello spazio co-working Yoroom di Via Pastrengo, presenterà un talk in cui designer ed aziende invitate si confronteranno sul tema dei contest progettuali che hanno lasciato un segno evidente sia per il valore del risultato ottenuto sia per il riscontro culturale che ha generato.

 

 

 

IX secolo: nascono a Milano i cittadini

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Con la fine dell’impero carolingio, ci fu una disgregazione di poteri. Nelle città, senza un’amministrazione civile, il governo cittadino venne assicurato per lo più dai vescovi.
E’ in questo periodo che a Milano si forma la prima classe di cives, i cittadini, contrapposta ai cavalieri feudali, i milites, che a differenza del resto d’Europa abitano dentro la città. I

Gli Austra live all’Arci BIKO

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Voce meravigliosa, synth prepotenti e ritmi che ti entrano dentro.

La musica degli Austra si muove in questa direzione e col terzo album Future Politics conferma definitivamente la grandezza del progetto guidato da Katie Stelmanis.

Elettronica sperimentale, che strizza l’occhio alle commistioni di elettro cumbia, che dialoga con un filone mistico, ma che si fa orecchiabile.

Una musica che non ha bisogno di avvalersi di troppi riferimenti per essere apprezzata, ma che colpisce dritta alle gambe.

Molto spesso il rischio è infatti quello che se un certo tipo di musica non ti piace è perché non riesci a leggere i rimandi – criptici e forzati – che i detrattori o ancor peggio gli amatori millantano ad ogni frase.

E che ti fanno sentire inadeguato senza possibilità d’appello.

Nella musica degli Austra i riferimenti agli addetti ai lavori sono molto chiari. Ma lo sono ancor di più per chi non li conosce.

Musica cinematografica, perfetta a farci da inno contro quelle cose che non ci vanno più bene e che vorremmo cantare.

Gli Austra con il loro ultimo lavoro hanno raggiunto una maturità che aspettavamo e sospettavamo da tempo.

E che non vediamo l’ora di esplorare stasera.

Gli Austra si esibiranno live questa sera all’Arci BIKO.

E ti travolgeranno con quel mix di basi che accelerano quello che avevano creato anni orsono i Simian Mobile Disco o meglio alla Fischerspooner declinati in versione femminile.

O che per un po’ ha portato avanti Christine and the Queen.

Ci aggiungono una certa dose di dark, un cantato da sirena e una potenza che non stanca mai.

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Il 40% dei laureati che tornano in Italia si fermano a Milano

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In fatto di laureati l’Italia vanta tristi primati. Siamo all’ultimo posto in Europa per numero di laureati e ultimi come stipendi. Non solo abbiamo i salari più bassi dell’Eurozona, ma i laureati italiani, specie quelli con la triennale, sono i più poveri.
La maggioranza dei giovani laureati italiani (61%) dichiara di voler andare a lavorare all’estero e ogni anno lasciano il Paese 107.000 persone, in buona parte di età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Ma in questa emorragia pare tenere Milano. La prova è che quasi un laureato su due che rientra dall’estero lo fa per venire nella nostra città.

Studi Festival #3 ritorna a Milano

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L’arte che apre le porte degli studi che una certa élite vorrebbe eternamente chiusi.

L’arte che prepotente si affaccia in strada e a gran voce chiama i passanti, invitandoli ad entrare.

L’arte che si mostra, in tutto il suo splendore, pura, nuda e cruda, nelle stanze in cui viene alla luce.

L’arte epifanica, che incoraggia l’incontro e si fa conoscere da tutti, addetti e non.

L’arte che ti fa scendere delle scale ripide e ti attende, al centro della stanza, bellissima e senza veli, senza fretta e senza tempo.

Eccola l’arte che ci piace, che non ha paura di farsi riconoscere da tutti quelli che non l’hanno studiata, non sanno come metterla al mondo, che non ne capiscono la lingua, che non sanno come afferrarla.

Oggi si ricomincia, le porte si aprono, le soffitte si popolano e le caves si riempiono di gente.

Ritorna con la terza edizione Studi Festival.

Cinque giorni di scoperta, con focus dedicati ad aree precise della città, per una via crucis in tutti gli studi d’artista in cui sono custoditi tesori preziosissimi.

102 mostre in studi d’artista aperti in tutta la città, numerosi eventi collaterali in luoghi speciali, più di 600 artisti coinvolti.

Da martedì 14 a sabato 18 marzo 2017 gli artisti che vivono e lavorano a Milano aprono alla città le porte dei loro studi, dove hanno invitato ad esporre altri artisti organizzando mostre, performance ed eventi, attivando così un dispositivo di scambio.

Un progetto ideato e curato da Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini (Premiata Ditta), Claudio Corfone, Rebecca Moccia, che ci piace da morire.

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Il galateo dei gruppi di WHATSAPP: 10 regole per vivere tutti più felici e contenti

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WhatsApp con le sue evoluzioni ha facilitato la comunicazione e l’interazione con gli altri. Faccine, audio, video e foto ci consentono di condividere informazioni, vita e pensieri con amici e familiari. 

Tra le funzionalità offerte dall’applicazione c’è la possibilità di chattare all’interno di un gruppo di persone, i famosi “gruppi di whatsapp”.

Nonostante siano utili soprattutto per fini organizzativi, tuttavia sono di fatto detestati da molti per una serie di ragioni che vanno dalle troppe notifiche all’abuso dello strumento da parte di chi non ne è ha ancora capito lo scopo, ma soprattutto ne ignora grandemente la netiquette!

Eppure, se tutti osservassimo qualche regolina di buon senso vivremmo tutti più felici e contenti nell’universo gruppale di whatsapp.

Vediamo cosa sarebbe bene fare o non fare nell’interazione all’interno di un gruppo.

10 regole per vivere tutti più felici e contenti nell’universo dei gruppi WhatsApp

#1 Non scrivere ad orari improponibili

Sei solito andare a letto tardi o svegliarti prima dell’alba? Benissimo, siamo contenti per te, ma sappi che non tutti hanno il tuo stesso bioritmo! Scrivere messaggi dopo le 9 di sera o prima delle 8 del mattino, farà sì che le tue orecchie fischieranno per l’intera giornata (o nottata)a causa di tutte le imprecazioni a te rivolte dai membri del gruppo.

#2 Evita gli spezzettamenti

Chiedere di essere sintetico è forse troppo ma almeno evita di spezzettare un messaggio in mille messaggi: ricorda, ogni messaggio è una notifica ed ogni notifica uno squillo del cellulare.

#3 Non coinvolgere perfetti sconosciuti

Anche se l’admin fa da connettore, aggregare nello stesso gruppo  persone che non si conoscono, e che possono così visualizzare i rispettivi numeri di telefono, può risultare spiacevole. Verificare la disponibilità dei singoli, prima di prendere iniziative corali, è sempre il miglior modo di procedere.

#4 Evita di parlare con una sola persona

Evita di accendere discussioni sterili sui gruppi, da risolvere altrove e con la persona interessata, ma soprattutto non parlare con un solo componente se il tema della vostra conversazione non è di interesse per il resto del gruppo.

#5 Evita contenuti non pertinenti

Certi punti sono decisamente off topic, e più in generale poco consoni al contesto: è il caso delle questioni culturali o politiche e religiose, spesso causa di discussioni ingombranti. Evitale. E non allontanarti troppo (né troppo spesso) dal motivo di apertura della chat collettiva, intavolando contenuti non pertinenti.

#6 Trova la giusta misura

Non scrivere troppo e di tutto, evita messaggi di solo “buongiorno” o “buonanotte”  e non  chiedere info a un singolo membro del gruppo, piuttosto scrivigli in privato. Ma non essere nemmeno troppo silente, altrimenti tanto vale uscire dal gruppo.

#7 Non postare inutili catene

Please, credi davvero alle catene? Nessun problema, ma sappi che il resto del mondo non ci crede, anzi le odia. Il tuo messaggio quindi non verrà mai inoltrato e in più, avrai disturbato e seccato il resto del gruppo.

#8 Modera i messaggi vocali

Comodi per chi li fa, un po’ meno per chi li riceve: ogni messaggio vocale, infatti, richiede tempo per essere ascoltato (e un’opportuna situazione di fruizione). Pertanto, evita di inoltrarne a raffica.

#9 Evita di aprire tanti gruppi

Evita di aprire tanti gruppi coinvolgendo le stesse persone e soprattutto evita di aprirne se non hanno uno scopo ben preciso o un tema di vera utilità.

#10 Congedati sempre

E’ carino salutare tutti prima di abbandonare un gruppo e, ancora più carino, spiegare brevemente il motivo del congedo. L’educazione non è mai troppa e in più eviterai che i restanti membri fraintendano la tua reazione elucubrando le motivazioni più strane.

RAFFAELLA APPICE

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Foto in evidenza: Grazia.it

 

 

Bonobo in concerto al Fabrique

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Bonobo moniker di Simon Green è un primate.

Ma non nel senso che intendiamo noi. Certo, se cercate Bonobo su Google vi appariranno foto di scimmiette scure e pelose.

Ma non è questo il punto.

Il punto di Bonobo è la sua musica.

È esperienziale, è mistica, è ancestrale la musica di Bonobo.

Mescola sapientemente trip hop e downtempo. Si avvale di sonorità primigenie, naturali e rilassanti.

Perfetto per accompagnare viaggi sulle lunghe distanze, Bonobo si sposa bene anche con le playlist Spotify dal titolo “Sleep”, “Quiet again”, “Golden dreams”, ecc.

È questo che intendo con “primate”.

Una musica che vada dritto al sodo, a quelle corde dell’anima che vanno stimolate di quando in quando.

A quelle malinconie che vanno coltivate quando, nella calma della sera, ci ritroviamo a colmare l’assenza con una solitudine scelta e caparbia, eretta a mo’ di scudo o di coperta calda in cui infilarci.

Al suo secondo album, Bonobo con Migration ha regalato al suo pubblico la conferma del suo modo di fare musica.

Senza sbandate eccessive, ha consegnato all’ascolto un prodotto pulito, confortevole e docile da ascoltare a riascoltare, senza stancarsene mai.

Il cantato cantilenato suona quasi come un rito sciamanico, una regressione ad una lingua pura, scevra di qualsiasi orpello e pretenziosità.

E il pubblico sembra apprezzare, basta guardare i sold out che colleziona.

Con Migration la sua carriera ha subito una svolta essenziale: Bonobo è diventato un migrante come la sua musica, che attinge a varie scuole e numerose culture, senza dimenticarsi delle sue origini trip hop che evocano subito i Massive Attack (maledetti).

Questa sera Bonobo è al Fabrique dove, con un sold out, ha già sancito la conquista del vecchio continente.

Speriamo soltanto che non abbia problemi con il Muslim Ban di Trump e le frontiere non gli vengano mai chiuse in faccia.

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10 città che credono di essere più IMPORTANTI di Milano. E perché non lo sono

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Forse non sapevi che esistono città che credono di essere più importanti di Milano. Basta qualche dato oggettivo per capire che non è così.

10 città che credono di essere più importanti di Milano. E perché non lo sono

#1 Londra

La loro convinzione di essere il centro del mondo è solo questione di tempo. Tra poco diventeranno dei provincialotti.

#2 New York

Già il nome li dovrebbe fare dubitare della loro superiorità. York è una città di 180.000 abitanti (come Modena) che presta il nome a un luogo diventato celebre in tutto il mondo. Lo Yorkshire. Milano almeno ha un nome originale.
Nonostante questo molti abitanti di New York pensano di essere nella città più importante nel mondo. Però non lo è, perchè Milano con un decimo dei suoi abitanti ha il più grande evento di design del mondo, ha la cattedrale più grande del mondo, il teatro lirico più famoso del mondo. La statua della libertà, il loro monumento più importante, è un plagio di una statua del Duomo. E a Milano siamo più liberi.

#3 Parigi

Competono con noi sulle stesse cose ma sono secondi in tutto. Nel cibo, nella moda, nella simpatia. Abbiamo tutto quello che vorrebbero, infatti continuano a comprare le nostre aziende. Ci hanno copiato la statua della libertà che hanno regalato all’America.

#4 Berlino

E’ meno importante di Parigi, quindi è meno importante di Milano. (Socrate)

#5 Hong Kong

Perché copiano la borsa italiana. Prada, Ferragamo. Perché ha bisogno di due nomi per definirsi, di cui uno ricorda uno scimmione.

#6 Tokyo

Non hanno neppure i nomi delle vie e i numeri civici. Sono ancora rimasti ai tempi della guerra, hanno paura di essere invasi.

#7 Los Angeles

Hanno Venice Beach ma l’originale ce l’abbiamo noi. Hanno il monte delle stelle, noi abbiamo il monte stella. Pure il nome è taroccato: il suo nome completo è El Pueblo de Nuestra Señora de los Ángeles del Rio de la Porciúncula, che significa “Il villaggio di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola”, che è la chiesa vicino ad Assisi contenuta in un’altra Chiesa. Noi siamo nati nel mezzo delle terre.

#8 Vienna

Non si sono ripresi dalla perdita dell’impero. Francesco Giuseppe era il figlio illegittimo del figlio di Napoleone. Ora la loro massima aspirazione è di riprendersi l’Alto Adige.

#9 Dubai

Pur di sembrare come noi bruciano tonnellate di petrolio per creare la neve nel deserto. Sono pazzi.

#10 Formentera

Ovvio che crede di essere più importante di Milano. Perché è Milano.

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NUL presenta Lena Willikens al Plastic

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Ogni volta che il nome di Lena Willikens appare nelle programmazioni di qualche club, si chiudono le partite.

Chi c’era in quel novembre maledetto lo sa.

Chi non c’era presto lo saprà.

Lena Willlikens è serissima quando suona: non un capello fuori posto, mai un’espressione fuori dalle righe.

Compita, composta e concentrata, si dedica magistralmente ai suoi set, come un amante al corpo della persona amata.

Accompagnata dal suo accessorio preferito, una sigaretta, i set di Lena Willikens sono una cosa seria.

Dall’inizio alla fine, Lena sceglie suoni calibrati, mai scontati, mai ripetitivi e mai banali. Con quel suo mix di techno e disco-house, Lena Willikens ti fa entrare in un loop infinito in cui l’unica cosa che potrai fare è muovere la testa a tempo di musica.

E lasciarti andare.

Oggi trovi Lena Willikens nel giardino tropicale del NUL.

Sarebbe un vero peccato perdersela.

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Le diverse tipologie dei membri di un gruppo WhatsApp

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I gruppi di WhatsApp sono per molti il male del secolo, per altri lo strumento che mancava per organizzare al meglio ogni cosa, per altri ancora una figata pazzesca per essere sempre, ma proprio sempre, in contatto con amici e familiari.
 
Ognuno reagisce e agisce in modo diverso agli input dello strumento, palesando la propria contrarietà o cedendo al suo fascino tentatore.
 
Di certo, esistono diverse tipologie di utenti gruppali che abbiamo riassunto così:
 

Il Gruppoclasta

drastico e risoluto abbandona tutte le conversazioni, ne dichiara apertamente l’odio, minaccia e combatte il trend groups e ti cancella con nonchalance dalla rubrica se provi a inserirlo.
 

 Il Silenziatore

 
della serie “me ne infischio ma non ho il coraggio di togliermi dal gruppo”, è colui che silenzia a vita le chat –perdendosi spesso (per quella volta che capita)  info importanti che poi sono foriere di misunderstanding e qualche volta di brutte figure.
 

Il Soccombente

è quello che, pur facendo fatica e smadonnando di tanto in tanto, riesce a starci dietro cercando di ritagliagliarsi  qualche momento per leggere i messaggi e interagire, anche se spesso con tempi di reazione pari al fuso orario Terra-Marte!
 

 L’Entusiasta

colui che gioisce ogni qualvolta viene aggiunto in un gruppo. Considerato dal suo network e quindi dal mondo circostante, reagisce e interagisce con entusiasmo e prontezza ad ogni messaggio, alimentando le conversazioni ed elargendo emoticons delle più disparate.
 
 
 

 

L’Amministratore Capo

è colui necessita di creare gruppi, decidere i componenti, sceglierne la foto e il tema. Adora esserne l’amministratore, e si sente fiero e importante quando gli viene chiesto di aggiungere o togliere un componente. Il creatore è colui che da vita a un gruppo, mette in contatto le persone ma poi non partecipa alle conversazioni, defilandosi senza remore perché tanto lui è l’Amministratore Capo!
 

 L’Attivista

detto anche il fancazzista, è  un vero e proprio fan dei gruppi whatsapp. Ogni scusa è buona per crearne sempre di nuovi: il gruppo alluce valgo, il gruppo matrimonio Luca e Sara 2019, il gruppo mamme col semi-permanente, il gruppo colleghi con schiscetta a pranzo e così via. Oltretutto, un vero e proprio esperto di emoticons studiate appositamente per ogni tipo di conversazione ed emozione.
 

Così nasce la “Milano da bere”, la città simbolo di yuppies e paninari (video della pubblicità originale)

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Milano da bere era lo slogan pubblicitario ideato nel 1985 da Marco Mignani per la réclame dell’Amaro Ramazzotti.
Lo slogan scandiva le immagini della giornata milanese, «una città che rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore. Milano è positiva, ottimista, efficiente. Milano è da vivere, sognare e godere» e si chiudeva con il claim “Milano da bere”.

Le atmosfere della Milano da bere si associano ad alcuni film italiani usciti negli anni 1980, in cui dominavano rampantismo e ambienti sociali benestanti, con yuppies, paninari e mondo della moda. Tra questi si ricordano:
Lui è peggio di me, regia di Enrico Oldoini (1984)
A me mi piace, regia di Enrico Montesano (1985)
Sotto il vestito niente, regia di Carlo Vanzina (1985)
Yuppies, i giovani di successo, regia di Carlo Vanzina (1986)
Sposerò Simon Le Bon, regia di Carlo Cotti (1986)
Via Montenapoleone, regia di Carlo Vanzina (1987)
Bye Bye Baby, regia di Enrico Oldoini (1988)

MILANO CITTA’ STATO

Com Truise live al Magnolia

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Com Truise è il lato più solare degli Anoraak ai tempi di “Nightdrive with You”.

Musica da viaggio notturno, in autostrada, perfetta per tenere alta l’attenzione ed evitare sbandate e guardrail.

Da videogioco, nel suo mix perfetto di synthwave e nostalgia per gli anni ’80, Com Truise che nel suo lavoro forse più conosciuto – “In Decay” strizza l’occhio a Washed Out di “Feel It All Around”, è un ascolto piacevole.

Perfetto per scongelarsi dopo la stagione del plaid e del telecomando, ritorna a distanza di un anno al Circolo Magnolia.

Immagina luci basse, toni bluastri, viaggi interspaziali e giacche leggere.

Immagina il Magnolia, con quel freschetto serale che fa da preludio alla primavera. Immagina la gola che pizzica quel tanto che basta a farti tirare su la zip e bere un altro amaro.

Bene, ora prendi tutto questo e trasportalo altrove. In un abitacolo silenzioso, su una strada sconosciuta, verso una meta indefinita.

Avrai la cifra esatta delle atmosfere che crea Com Truise, moniker simpatico, che potrebbe benissimo essere quello di uno dei maggiori attanti di Scientology se solo non ce ne fosse uno più celebre – quando suona.

Adesso smetti di fantasticare, prendi la prima enjoy che trovi e fiondati al Magnolia.

Stasera c’è Com Truise che ti farà volare.

Non te ne pentirai nemmeno per un secondo.

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I milanesi più visti su Wikipedia: le classifiche di febbraio in Italia e all’estero

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Wikipedia Logo

Chi sono i milanesi che fanno tendenza?
Abbiamo analizzato i dati delle visite alle pagine Wikipedia durante il mese di febbraio per capire chi, tra i milanesi, abbia goduto delle luci della ribalta nel mese appena concluso.

Partiamo da Wikipedia Italia

I dati che utilizziamo sono quelli che Wikimedia mette a disposizione degli utenti, un dato già ripulito dalle visite di bot e crawler vari che consente quindi di impostare un’analisi sulle visualizzazioni dei soli utenti “reali”.
Abbiamo elaborati i dati (che trovate qui) per capire quali, tra le 4509 pagine indicate nella categoria wiki Nati a Milano, siano state le più visitate durante il mese di febbraio.

Elif Lab - Dati Wikipedia Milano Febbraio

L’asse Milano-Sanremo è caldo, con Maria de Filippi che stravince grazie al Festival (469.980 visite nel mese), seguita dalla cantante di origine sarda ma nata a Milano Bianca Atzei (248.391).

Adriano Celentano, fresco di nuovo disco con Mina, veleggia al terzo (78.188).
Segue il trio Fedez (59.182), Rovazzi (53.987) e J-Ax (47.260) con l’intrusione del sempreverde Silvio Berlusconi (49.358) che a questo punto ci aspettiamo di vedere in uno dei loro video 🙂 .

Ottavo posto per il Caravaggio (41.929), che sì, pare sia nato a Milano e non in provincia di Bergamo. Al nono posto torna la musica, con Alex Baroni (41.463 visualizzazioni), scomparso prematuramente nel 2012 (picco di visite nella serata in cui la sua ex compagna Giorgia si esibiva a Sanremo).

Decimo posto per lo scrittore milanese per eccellenza, Alessandro Manzoni (33.912 visualizzazioni).

E nella versione inglese?

Più clamorosi i risultati della versione inglese dell’enciclopedia online. I dati sono sempre qui, ma stavolta andiamo ad analizzare le visite alle 774 pagine della categoria People from Milan (non ci sono solo i nati in città dunque).

Elif Lab - Milano visualizzazioni Wikipedia EN Febbraio
Al primo posto, con 76.215 visualizzazioni a febbraio, c’è Matilda Lutz.
Siamo i soli a chiederci “chi?”? Se anche voi ve lo steste domandando, Matilda Lutz è una modella e attrice nata a Milano, appena uscita nei cinema con The Ring 3.

Matilda Anna Ingrid Lutz
Matilda Anna Ingrid Lutz

Caravaggio (56.304) e Silvio Berlusconi (50.324) emergono anche all’estero. Il quarto posto è più insolito, con Fabio Lanzoni, un attore e modello italoamericano nato a Milano, che risulta molto popolare (40.778 visualizzazioni): una ricerca sul web e scopriamo che il suo volto figura in oltre 200 copertine dei libri Harmony!

Al quinto posto Tamara Ecclestone (38.836), modella e conduttrice tv, figlia di Bernie Ecclestone e nata anche lei a Milano. Al sesto troviamo, invece, Allegra Versace (30.171 visualizzazioni), che controlla l’omonima azienda di moda.
Al settimo una leggenda del cinema italiano, Tinto Brass (28.047), seguito dall’attrice italo-australiana Greta Scacchi (26.685).

Maria de Filippi la spunta anche qua, agguantando il nono posto (18.244).
Chiude la top ten un’eccellenza milanese del passato, il giurista e filosofo Cesare Beccaria (12.926), autore del sempre attuale Dei delitti e delle pene.

Fu così che Milano è diventata la capitale morale

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Milano è diventata “capitale morale” del Paese grazie a un napoletano.
Era il 1881 e Milano organizzò l’Esposizione Industriale, sfidando Torino e i Savoia. In quell’occasione il napoletano Ruggero Bonghi, direttore del quotidiano milanese La Perseveranza, inventò la definizione “capitale morale”, che divenne l’etichetta di Milano agli occhi del mondo.
Già allora Milano si sentiva città guida del Paese e accolse con slancio questa definizione che innescò malumori in altre parti d’Italia, non solo a Roma.
Lo storico Renzo De Felice, negli anni Novanta, contestò la definizione affermando: “se c’è un mito della capitale morale, c’è un mito anche di quella reale. L’Italia ha solo due capitali: Napoli e Palermo, le uniche che ricordano Parigi, Madrid, Vienna.”

Fonte: https://angeloxg1.wordpress.com/2015/10/05/milano_capitale_morale/

Beauty Sushi Buffet con Secret Dinner e Vaniday

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Per la prima volta una Secret Dinner in collaborazione con Vaniday, la piattaforma online dove è possibile trovare e prenotare trattamenti di benessere e di bellezza nella città di Milano.

Vaniday e Secret Dinners ti propongono una cena segreta seguita da alcuni trattamenti di bellezza, in occasione della festa della donna. Il menù della serata prevede un abbondante Sushi Buffet, dell’ottimo vino super selezionato e una sorpresa targata Vaniday.

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Cosa fa la Lombardia contro lo smog? Lo abbiamo chiesto all’assessore Terzi

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All’indomani dell’ultimo scioccante report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dove si legge che sono 1.7 i milioni di bambini sotto i 5 anni che muoiono per cause legate all’inquinamento (dell’aria e dell’acqua) ogni 12 mesi, viene da chiedersi che cosa si stia realmente facendo per far fronte a questo immenso problema.
Subito si capisce come in questo mondo dove lo smog sta uccidendo più di quanto non facciano in un anno gli incidenti stradali ogni stato, regione, comune, cittadino stia cercando la sua strada per far fronte alla strage di questo killer silenzioso e diffuso: l’inquinamento dell’aria.
Così se la Germania crede nel blocco della auto più inquinanti, la Norvegia studia incentivi per le auto a basse emissioni, l’Inghilterra chiede a chi inquina di pagare di più, la Francia usa stickers colorati da applicare alle auto in base a quanto inquinano, gli Stati Uniti hanno cancellato il problema nascondendosi dietro il “negazionismo”, viene da chiedersi cosa stia facendo la Lombardia, una delle regioni, per cause morfologiche, più inquinate d’Europa.
Lo abbiamo chiesto alla persona che in Regione si occupa dell’argomento: l’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Claudia Maria Terzi.
“Le azioni messe in campo dall’Europa confermano quanto sia importante la strada di un lavoro comune per affrontare la questione ambientale della qualità dell’aria che riguarda la maggior parte degli Stati europei”. Lo ha detto l’assessore in merito all’ultimo avvertimento inviato dalla Commissione Europea ai cinque Stati, fra cui anche l’Italia: Germania, Francia, Spagna e Regno Unito colpevoli di non aver affrontato le ripetute violazioni dei limiti di inquinamento dell’aria per il biossido di azoto (NO2).
“La Commissione – ha spiegato l’assessore regionale – ha esortato anche il nostro Paese ad agire per garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica. In base alla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria, infatti, viene stabilito il valore limite per gli inquinanti atmosferici, tra cui l’NO2; in caso avvengano superamenti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria che stabiliscano misure adeguate a porvi rimedio nel più breve tempo possibile”.
“Abbassare le emissioni inquinanti non è semplice – ha aggiunto Terzi – Regione
Lombardia è da sempre in prima linea nel contrastare le maggiori cause d’inquinamento che gravano sia sulla nostra regione sia sul bacino padano. In particolare, siamo impegnati nella riduzione delle emissioni dai veicoli diesel da oltre un decennio, avendo stabilito una progressiva limitazione della circolazione dei veicoli più inquinanti, favorendo lo sviluppo di una mobilità pubblica a minor impatto ambientale”.
“Regione Lombardia continua a fare la propria parte – ha ricordato Terzi – già nel 2013 siamo stati la prima regione nel Paese ad approvare il Piano Aria (Pria – Piano regionale interventi per la qualità dell’aria).” Questo piano prevede ben 91 azioni di intervento, molte delle quali già in essere, una su tutte i fondi stanziati per il Trasporto pubblico locale.
“Insieme ad altre regioni del bacino padano – ha continuato la Terzi – abbiamo istituito un tavolo di lavoro per la qualità dell’aria con l’obiettivo di coordinare azioni comuni già dal 2005, rinnovato nel 2007 ed in ultimo con la partecipazione di 5 ministeri nel 2013. Ricordo, infine, che per quanto attiene alle emissioni di polveri sottili derivanti dalla combustione di biomassa legnosa in ambito domestico, abbiamo approvato una classificazione ambientale dei generatori di calore anticipando addirittura di cinque anni i contenuti della direttiva Ecodesign che porterà a una classificazione vigente in tutti i Paesi”.
“Stiamo lavorando da tempo alla riduzione degli inquinanti – ha concluso -, sono convinta che su questa partita si debba giocare un’azione comune non solo tra tutte le regioni del bacino padano, ma anche con lo Stato e la Commissione europea, per il rilevante contributo che questi livelli di governo possono garantire in termini di responsabilità sia dal punto di vista normativo, sia per quanto riguarda le relative risorse”.

Così nacque il traffico. Tutta colpa di un romano

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Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculio, noto più semplicemente come Massimiano, nel 286 d.C. divenne imperatore romano e decise di spostare la capitale a Milano. Fino ad allora Mediolanum era un grande centro di commerci ma dopo la decisione dell’augusto si ritrovò sommersa dal traffico. Al commercio si aggiunse l’indotto generato dal ruolo di capitale e per la prima volta si registrarono ingorghi e difficoltà nei trasporti.

Nei pochi anni del suo regno Massimiano lasciò a Milano delle opere imponenti:
– un grande ippodromo o circo, il più grande dell’epoca delle tetrarchia, dotato di una parte monumentale con due torri, una delle quali esiste ancora trasformata in campanile del convento di San Maurizio Maggiore;
– un mausoleo ottagonale (uguale a quello nella villa di Diocleziano a Spalato) per il quale fece costruire un sarcofago di porfido egiziano. Dopo varie vicissitudini è divenuto il fonte battesimale del Duomo;
– ampliò notevolmente i palazzi imperiali, che davano direttamente sul circo;
– fece costruire delle mura dotate di torri a 24 lati, per uno sviluppo di circa 4,5 km.
– costruì le terme Erculee, in un’area a est della città.

David Lynch: The Art Life al Beltrade

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Il film ritrae il regista David Lynch nel suo studio sulle colline sopra Hollywood, mentre racconta aneddoti dal proprio passato, come fossero scene da un suo film.

Strani personaggi emergono come ombre dalle pieghe del tempo, ma solo per scomparire ancora di nuovo, lasciando un segno indelebile sull’artista e sullo spettatore.

David Lynch: The Art Life mette anche in luce le paure, le contraddizioni e gli sforzi che Lynch ha dovuto superare durante la propria carriera.

 

E mette in scena gli incontri con le persone che hanno contribuito alla sua formazione.

Appare così evidente che già da giovane Lynch vedesse il mondo in modo diverso, assimilandone le ombre e impiegando i propri sogni fino a creare gli affreschi visionari che hanno ipnotizzato il pubblico di tutto il mondo.

Il film, al cinema Beltrade ancora per qualche giorno, è un’occasione unica per approfondire l’opera di un regista che ha rivoluzionato il cinema.

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Moonlight, film da Oscar al Cinema Anteo

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Abbiamo sentito parlare molto di Moonlight.

Non solo per l’errore agli Oscar, il film che si è aggiudicato – non senza imbarazzi per il falso annuncio – il premio come “Miglior film” e si è aggiudicato la statuetta d’oro più importante è al cinema da un po’.

Se non l’hai ancora visto, puoi recuperare andando all’Anteo.

Moonlight rimarrà ancora un po’ nella programmazione.

Non perderlo.

Ma cos’è Moonlight?

Miami. Little ha dieci anni ed è il bersaglio dei bulli della scuola.

Sua madre si droga, e lui trova rifugio in casa di Juan e Teresa, dove può parlare poco, ma sa che può trovare le risposte alle domande che più gli premono.

Nero fra soli neri, dei suoi coetanei non condivide l’atteggiamento aggressivo, l’arroganza che indossano fin da piccoli.

Chiron – è questo il suo vero nome – non è un duro, ma nemmeno un debole.

È gay e, anche se non lo dice, non sa essere chi non è, non sa e non vuole adeguarsi, così si ribella e finisce in prigione.

Quando esce, Black è diverso, cambiato, apparentemente un altro, ma sempre lui.

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Come si chiamano a Milano i disoccupati

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A Milano non ci sono disoccupati.

Come si chiamano a Milano i disoccupati

#1 Freelance

E’ un termine della lingua inglese per indicare un soggetto che effettui un’attività assimilabile a quella di chiunque altro. Esprime disponibilità verso qualunque lavoro sottopagato.

#2 Angel

Fa finta di avere il grano, è disponibile a lavorare gratis.

#3 Coach

Cerca un lavoro ma gli basta anche starti vicino.

#4 Personal shopper

Faceva la commessa o l’autista della navetta per Serravalle.

#5 Influencer

Prima i disoccupati erano giornalisti, poi sono diventati bloggers, oggi sono influencers.

#6 Presso me stesso

Versione social.

#7 You tuber

Gli unici senza lavoro che guadagnano un sacco.

#8 Digital strategist

Ormai ha perso ogni speranza. Si è inventato una qualifica inutile di cui nessuno ha bisogno.

#9 Consulente

In attesa della pensione.

#10 Startupper

Sogna di svegliarsi una mattina con in numeri dell’enalotto. Se si definisce seriale significa che non ne ha azzeccata una.


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