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La rivoluzione bancaria di Milano Città Stato: etica e peer to peer

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In tempi di crisi del settore bancario, viene da pensare a delle soluzioni che potrebbero fare di Milano Città Stato un’isola felice dove cittadini e Banche potrebbero avere un rapporto di vera fiducia e aiuto reciproco.
Quello che è accaduto nel 2016 a Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banche, potrebbe quindi essere solo un brutto ricordo in questa città che avrebbe delle banche dove innanzitutto il sistema dell’etica sarebbe rafforzato, magari dalla presenza di comitati etici composti da cittadini nella governance delle stesse.

Questi tre istituti nel corso del 2016 sono stati al centro di forti deflussi di depositi, restando completamente esclusi dal mercato dei capitali. Secondo gli analisti le tre banche potrebbero semplicemente fallire se non ci dovesse essere un intervento pubblico.
Ma la crisi delle Banche in Italia è più diffusa, ha colpito anche le grandi banche retail, le banche popolari, le banche di credito cooperativo, come le small local banks.
Le radici di questa crisi affondano in un passato recente caratterizzato da un periodo di forte recessione, iniziata nel 2009, cui è seguita la crisi del debito sovrano, lo Spread impazzito e le manovre del Governo Monti per salvare il Paese.
L’economia è poi crollata in una recessione ancora peggiore e il mercato ha perso ulteriore domanda. Dunque se l’Italia sta faticando a riprendersi e con lei il suo settore bancario.
Il PIL Italiano contraendosi ha comportato l’impossibilità di molte imprese debitrici delle banche di restituire i soldi presi in prestito, generando i non performing loans, ossia le sofferenze bancarie.
Ma se il dato macroeconomico è una ragione della crisi, l’altro è legato al fattore umano e culturale più italiano: un sistema di gestione del merito creditizio non efficiente, nel migliore dei casi, fraudolento, nel peggiore.

Le banche italiane hanno portato avanti una certa modalità di comportamento che ha visto fare favori agli amici, malversazioni e frodi. Molti scandali italiani hanno dimostrato come spesso non sono state finanziate imprese che avrebbero meritato credito e sono state invece favorite imprese il cui merito creditizio è stato sopravvalutato. Basti pensare ai casi Cirio e Parmalat, forti sulla carta ma fallimentari nella realtà.

Resta il fatto che il sistema bancario è la spina dorsale di qualsiasi sistema economico e il mondo industriale non potrebbe sopravvivere senza il finanziamento bancario. Per cui un comparto bancario sano rappresenta una condizione ineludibile per la crescita economica di un Paese.
Allora se in futuro si vorrà evitare che un calo del PIL dell’1% mandi in crisi le banche occorrerà procedere gradualmente verso la disintermediazione bancaria auspicata da molti economisti.
La parola d’ordine potrebbe essere il peer to peer. Coloro i quali oggi portano in banca i propri risparmi potrebbero prestare direttamente i soldi a chi necessita di credito e la banca agirebbe soltanto come istituto di pagamento, limitandosi a svolgere le analisi di merito creditizio.
Poi la tecnologia potrebbe aiutare il comparto. Le app che tutti abbiamo sui telefonini presto potrebbero rende inutili le banche per il trasferimento di denaro, disintermediando di fato il sistema bancario.

Un sistema che in ogni caso sta già cambiando se si guarda ad esempio alla concorrenza che in futuro potrebbero generare i grandi provider on line come Google, Facebook e Amazon, che stanno per proporsi come nuovi soggetti nel mondo dei servizi finanziari.
Ma ad oggi se è vero che stanno maturando i tempi per utilizzare al meglio i big data, è anche vero che per certe cose forse deve ancora prevalere il rapporto umano e personale, andrebbe perciò pensata una terza via fra quella tradizionale e quella innovativa proposta dai provider del web.
In ogni caso per salvare le nostre banche servirebbe comunque maggiore etica. Su questo molti analisti concordano, vedendo di buon occhio la nascita di comitati etici di cittadini dentro la governance delle Banche, con poteri che non creino sovrapposizioni o incongruenze, per il bene di un istituto, quello delle Banche, che è e resta un bene comune. Perché non cominciare questa rivoluzione a Milano?

Il primo grande OSPEDALE di Milano fu il Brolo

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1158. Dalla fusione dell’ospedale di San Barnaba in Brolo e dell’ospedale di Santo Stefano alla ruota nasce il più grande ospedale di Milano: l’ospedale del Brolo.

Sorgeva nei pressi dell’attuale Chiesa di Santo Stefano e venne definito da Bonvesin de la Riva ne Le grandezze di Milano come “il più grande fra gli ospedali della città e del suburbio“.

L’ospedale era finanziato dalle donazioni dei milanesi e rimase il principale ospedale della città fino al 1456 quando l’Ospedale Maggiore lo relegò in posizione secondaria fino alla chiusura avvenuta due secoli dopo.

MILANO CITTA’ STATO

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About Art: Keith Haring a Palazzo Reale

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Sì, ok, Keith Haring lo conosciamo tutti; è stato spesso accostato a Warhol per portata e per il fenomeno mediatico raggiunto.

Tutti, almeno una volt nella vita, abbiamo posseduto un portachiavi, una maglietta, una stampa o, peggio, un bicchiere della birra con una riproduzione degli ‘omini’ di Keith Haring.

Ma cosa si nasconde dietro il radiant baby e quali sono le tappe che lo hanno portato alla creazione delle sue opere – il cui ultimo record d’asta è attestato a 5,5 milioni di dollari?

Keith Haring, ancor prima di essere un fenomeno mediatico, ancor prima di essere un artista che ha rivoluzionato il concetto di “pop”, è stato un appassionato di arte e archeologia.

E la mostra, inaugurata al Palazzo Reale per la curatela di Gianni Mercurio e a cura de 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, intende mostrare un’altra faccia dell’artista poliedrico di cui riconosciamo tutti l’opera.

L’esposizione vuole mettere l’accento sui suoi maestri culturali, da Pollock a Dubuffet, passando per Klee, le arti precolombiane e l’archeologia classica.

Ma Keith Haring, ancor prima di essere un grande artista venduto in tutto il mondo, è stato un tormentato la cui figura richiama di sicuro quella letteratura di stampo beat – per intenderci, il classico On the road – e sulla strada Keith Haring c’è stato davvero, prima come venditore di t-shirt vintage, poi come writer.

In questa mostra però, quello che interessa alla curatela sono tutti gli stimoli che hanno contribuito a rendere grandioso un genio senza tempo che non ci stanchiamo mai di vedere e rivedere.

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Milano vs Roma: nelle ricerche su Google in Italia e nel centro Europa vinciamo noi, nel resto del mondo vince Roma

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Elif Lab - Word Cloud Google - Milano 2016

Tra gli strumenti più utilizzati per saggiare la percezione di un brand online vi è senza dubbio Google Trends.

Attraverso l’analisi di un campione casuale di ricerche, Google ci fornisce delle stime rispetto alle ricerche correlate a una determinata keyword, mostrando l’andamento temporale e la distribuzione geografica dell’interesse.

Un confronto tra “Milano” e “Roma” rispetto a quanto è stato cercato nel 2016 fa emergere qualche curiosità interessante.

Un’Italia spaccata a metà

Elif Lab - Google Trends 2016 Italia - Milano_Roma
Clicca sull’immagine per visualizzare la versione interattiva.

La mappa mette a confronto la frequenza di ricerche correlate a Roma e a Milano sul totale di ricerche effettuate in ogni regione. Il colore attribuito alla regione corrisponde alla maggior frequenza relativa delle ricerche legate a una delle due città.
Milano trionfa nel Nord Italia, in Puglia e nelle isole. Roma vince nel Centro-Sud.

Elif Lab - Google Trends - Italia 2016 - Milano vs Roma
Clicca sull’immagine per visualizzare la versione interattiva.

Nel 2016, sul totale delle ricerche in Italia, quelle legate a Milano sono state in media più di quelle legate a Roma (il valore 100 rappresenta qui il valore massimo toccato in una settimana da uno dei due temi, i valori delle altre settimane sono riscalati in maniera proporzionale per far emergere i trend).

Nel mondo vince Roma, il centro Europa guarda a Milano

Il rapporto si ribalta se allarghiamo il campo a ciò che accade nel resto del mondo.
Le ricerche legate a Roma sono in media più numerose rispetto a quelle relative a Milano.

Elif Lab - Trends 2016 Mondo Milano Roma
Clicca sull’immagine per visualizzare la versione interattiva.

La distribuzione geografica ci mostra una nicchia milanese nell’Europa centrale, con le ricerche legate a Milano che battono per numero quelle su Roma in Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Serbia, ma anche in luoghi meno scontati come la Turchia, l’India, l’Indonesia, il Vietnam e il Giappone.

 

Elif Lab - Trends 2016 World - Milano_Roma
Clicca sull’immagine per visualizzare la versione interattiva.

Ma quali ricerche su Milano sono andate per la maggiore nel 2016?

Qui mostriamo un word cloud “ripulito” dalle tante ricerche legate alle svariate partite del Milan (del resto le due squadre di Milano sono un asset anche all’estero, no?).

Elif Lab - Word Cloud Google - Milano 2016Emergono alcuni brand importanti, nuove aperture, concerti, scioperi, news, mostre e fiere.

Vi state domandando cosa siano

ミラノ – インテル ナ ツィ オナー レ ミラノ – Милан e điệp vụ ?

Il primo è il nome di Milano in giapponese, il secondo è il nome dell’Inter in giapponese, il terzo, più facile, è la traduzione in russo di Milano.

điệp vụ invece fa riferimento a điệp vụ Milano (Missione Milano) che abbiamo scoperto essere un “affascinante” film vietnamita ambientato in città. Ne trovate un estratto qua.

ELIF LAB

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Napoleone era INNAMORATO di Milano: in pochi anni fece costruire queste GRANDI OPERE

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Napoleone in Duomo

Napoleone venne più volte a Milano, ma non mise mai piede a Roma. Già questo ce lo rende simpatico. Napoleone era molto attratto da Milano, così come altri suoi illustri connazionali, come Stendhal o Francesco I.

Napoleone era INNAMORATO di Milano: in pochi anni fece costruire queste GRANDI OPERE

La rese capitale del Regno d’Italia e nel suo breve dominio le regalò numerose opere, tra cui ricordiamo:

#1 la costruzione del Naviglio Pavese
#2 la strada del Sempione (che puntava verso la Francia)
#3 la terza ala della Ca’ Granda, quella situata verso via Laghetto, con linee esterne neoclassiche, ispirata al progetto del Filerete
#4 archi di Porta Ticinese, di Porta Nuova e l’Arco del Sempione
#5  l’Arena
#6 il palazzo Rocca Saporiti
#7 il progetto di Foro Bonaparte

Tra le diverse innovazioni Napoleone rese anche La Scala accessibile a tutti i cittadini (prima era riservata agli aristocratici).

I milanesi nutrirono grande simpatia per l’imperatore. In primo luogo perchè li aveva liberati dagli Asburgo e poi perchè Milano era la capitale dell’illuminismo italiano e si identificava negli ideali della rivoluzione incarnati da Napoleone.

Continua la lettura con: La Milano di Napoleone

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

The XX live al Forum

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“I see you” de The XX è un album che ha superato qualsiasi aspettativa.

E ha fatto sì che il trio arrivasse a quella consapevolezza e maturità musicale che li ha portati dritti dritti al Nirvana della musica.

“On Hold” e “Say something Loving” sono due hit che sentiamo costantemente trasmesse alla radio.

Sono pezzi che ti entrano dentro e che descrivono appieno certi stati interiori per cui noi non siamo in grado di trovare le parole adatte.

The XX sanno bene come si fa a stamparsi nella testa con una canzone.

E il concerto di oggi è l’evento più atteso di questo inizio di stagione. 

Andato sold out dopo pochissimo tempo dalla messa in vendita dei biglietti, questo risultato dimostra non soltanto come si possa fare una musica di qualità altissima che riesca ad arrivare a tutte le orecchie.

Quelle che millantano conoscenze musicali e i profani che con quella curiosità tipica dei bambini, spesso sono in grado di apprezzare meglio quello che sentono. Perchè scevri di qualsiasi preconcetto e distorsione modaiola del tempo.

Questa sera The XX sono al Forum, sold out ahinoi.

 

Non possiamo non menzionare l’evento, perchè è uno di quei miracoli che capitano di rado.

E se stasera non potrai esserci, ci sarai la prossima volta, perchè questo non è che l’inizio, anzi la svolta, di una carriera che possiamo considerare a tutti gli effetti rosea e costellata di successi incredibili.

Tutti maledettamente meritati. Premi play, se non mi credi e cambierai subito opinione.

3 giorni di Rosie Birkett a Milano: sul food Milano è già regina

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Rosie Birkett è una signorina inglese che gli amanti del settore food conoscono sicuramente molto bene. Oltre a cucinare, scrive di cibo. Ha debuttato con il libro A Lot On Her Plate – che poi è diventato il nome del suo blog e del suo canale YouTube. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui The Guardian, The Independent, The Sunday Times e ha contribuito alla creazione di vari libri di cucina tra cui Ocean Voyage dello Chef stellato Mark Jordan, Obsession di Nigel Haworth e Where Chefs Eat edito da Phaidon.

Nel 2013 ha scritto, assieme ad Alain Ducasse, la guida dei ristoranti gourmet di Londra, J’Aime London, pubblicata nella primavera del 2014.

La Birkett è arrivata a Milano, ha preso una stanza all’ Excelsior Hotel Gallia, e ha iniziato il suo tour intenta a scoprire i luoghi e i cibi più attraenti e stimolanti di Milano.

Giorno 1

Il suo diario di viaggio inizia con un drink ai sentori di cacao e cardamomo, sorseggiato sulla terrazza panoramica dell’Hotel Gallia. Il cocktail si chiama “Il Rituale” ed è un inebriante e moderna creazione aggiornata dall’approccio cheffy dei migliori barman di oggi, che combinano tecniche classiche con l’utilizzo di nuovi ed audaci ingredienti.

La Birkett è affascinata dal maestoso hotel che descrive come “un mashup di tradizione e nuovi trend, dalla facciata antica agli interni ultra moderni che rimandano al periodo Art Déco”.

La prima cena milanesevla trascorre nel quartiere Isola, nella pizzeria gourmet Berberè situata all’interno dell’ex Circolo Filippo Sassetti. La giornalista definisce i pizzaioli del locale “veri artigiani della pizza” mettendo in luce gli ingredienti biologici e di alta qualità.

Beve La Bassa, una deliziosa birra artigianale, cruda e non filtrata per poi rimanere estasiata da una pizza bianca con radicchio tardivo saltato all’olio d’oliva su una base di crema di taleggio ed una fantasiosa “pizza viola” fatta con purea di barbabietole sormontata da porri leggermente stufati e arricchita da olive salmastre.

Giorno 2

Non poteva mancare l’assaggio di un fragrante cannoncino che Rosie Birkett addenta, persa in una distorsione temporale, nel bar della Pasticceria Marchesi assieme alla giornalista di Sauce Milan, Sara Porro, solita organizzare tour culinari nella città. I dolci appena sfornati che la giornalista descrive  brillare in antiche casse di legno e vetro, vengono serviti da camerieri la cui mise – giacche di cotone con colletti di pizzo decorato – colpiscono la sua attenzione così come le brioche ripiene di salumi e i dolci di pan di spagna impregnati di sciroppo.

Ma la giornata è appena iniziata e la blogger, lasciata la pasticceria, si dirige presso il Camparino, l’originale bar Campari nella scintillante Galleria Emanuele. L’impatto con questo bar è alquanto positivo dal momento che lo descrive come “uno dei più bei bar dove sia mai entrata”, impressionata dal pavimento a mosaico e dalle pareti affrescate abbracciate dalle luci e dalle ombre del maestoso lampadario. Qui lei e la giornalista di Sauce Milan, fanno un aperitivo  ordinando uno Zucca e un Negroni Sbagliato dato che – come sottolinea la Porro alla Birkett – l’aperitivo deve essere amaro per poter preparare lo stomaco al pranzo.

Ma si sa, gli inglesi non si tirano indietro quando si tratta di bere, e la cara signora inglese fa una doppietta dirigendosi alle Cantine Isola che la blogger definisce  un rustico bar. L’enoteca, nella famosa Paolo Sarpi, è stata fondata nel 1896, e i suoi scaffali colmi di bottiglie offrono una scelta variegata per tutte le tasche. Luca, titolare di seconda generazione, pensa di poter “coltivare i palati delle persone” – come scrive la Birkett – “consentendo loro di degustare vini rari al bicchiere”. Le suggerisce un Radikon, un vino corposo dai riflessi arancioni prodotto in un territorio sul confine italo-sloveno. Questa varietà di vino, realizzato con uva bianca lasciata macerare con la sua buccia ottenendo così un colore più scuro dei bianchi normali, è molto in voga in questo periodo e la giornalista sembra apprezzare in pieno il suo gusto ed i suoi sentori.
Il momento del pranzo è arrivato e , sempre accompagnata dalla Porro, la scrittrice approfitta del quartiere per assaggiare i ravioli della Ravioleria Sarpi. Ravioleria tipica cinese con cucina a vista, frutto della collaborazione tra un cinese laureato alla Bocconi e una delle più antiche e valide macellerie meneghine. I ravioli sono fatti di manzo e porro, maiale e verza, e un terzo vegetariano, con verdure di stagione rigorosamente tritate a mano a punta di coltello.

Ci si sposta di zona, perché la cena si svolge in Porta Romana. Il locale scelto è Trippa, guidato dallo chef Diego Rossi. Ovviamente la Birkett ordina il piatto da cui il ristorante prende il nome. La sua, è una dorata trippa fritta servita con pepe nero e rosmarino profumato. Continua con un vitello tonnato per concludere con crocchette di maiale con cipolla rossa in salamoia e  cavolo nero croccante. Il tutto accompagnato da un ottimo rosato (che poi diventano due).

La sua seconda serata si conclude in un bar segreto – di cui accenna solo a cocktail e whisky giapponesi – e che in quanto segreto, non ne menziona il nome.

Giorno 3

La mattina seguente, dopo un bagno caldo nella profonda vasca di marmo situata nella sua stanza d’hotel, la Birkett sceglie di fare colazione al Pavé, la moderna pasticceria di ispirazione francese in Via Felice Casati. Ordina un caffè ed una torta coperta di mousse di cioccolato bianco bianco, con ganashe di nocciola e gel al finocchio.

Di rientro in hotel, dove si fa coccolare con un massaggio rilassante nella Spa Shiseido, si reca al Ristorante Terrazza nel roof dell’hotel, curiosa di assaggiare il tipico piatto della tradizione milanese: il Risotto alla Milanese – per l’appunto – da lei celebrato come un risotto degno della sua fama per i suoi chicchi al dente avvolti da un’intensa e setosa emulsione di zafferano e condito, in cima, con un friabile e tenero ragù di vitello che si abbandona nel giallo del piatto.

Un po’ casualmente lo chef Vincenzo Lebano, al timone del ristorante assieme al fratello Antonio, le propone di assaggiare un nuovo piatto non ancora sul menù: anguilla grigliata con verdurine in carpione. Lei è felicissima, l’anguilla è uno dei suoi piatti preferiti! E commenta di non aver mai immaginato di scoprire a Milano un nuovo modo di cucinare l’anguilla.

Ma in fondo, commenta la blogger, Milano ti offre sempre qualcosa di inaspettato “with cool, understated elegance” – per citare le sue parole. E conclude dicendo di non vedere l’ora di sperimentare a Londra ciò che ha appreso a Milano: “fuelled with lots of fresh culinary inspiration, I can’t wait to get home and start experimenting”.

 

La NEVE a Milano: sei giorni, 18 centimetri, meno di Varese, più di Udine

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Negli ultimi trent’anni a Milano sono caduti in media ogni anno ci sono state 6 giornate di neve con una precipitazione annuale di 18 centimetri. Ogni quattro anni capita un inverno in cui la neve non cade. 
Le 5 nevicate più massicce risultano:
1) Febbraio 1947 (82 cm)
2) Gennaio 1985 (75 cm)
3) Gennaio 1954 (63 cm)
4) Gennaio 2006 (50 cm)
5) Gennaio 2008 (40 cm)

Con i suoi 18 centimetri Milano si colloca lontana dalle città al mondo in cui cade più neve. Le prime dieci sono:
10. Buffalo (Usa) 241 cm
9. Rochester (Usa) 251 cm
8. Akita (Giappone) 272 cm
7. Saguenay (Canada) 312 cm
6. Quebec City (Canada) 315 cm
5. Syracuse (Usa) 315 cm
4. St. John’s (Canada) 333 cm
3. Toyama (Giappone) 363 cm
2. Sapporo (Giappone) 485 cm
1. Aomori City (Giappone) 792 cm

E in Italia? Queste sono le dieci città più nevose:
10. Macerata 47 cm
9. Fermo 49 cm
8. Reggio Emilia 50 cm
7. Modena 50 cm
6. Varese 55 cm
5. Trento 56 cm
4. Urbino 80 cm
3. Campobasso 90 cm
2. Aosta 95 cm
1. Cuneo 100 cm

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East Market: la domenica di cui abbiamo bisogno

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L’East Market è tornato, più smagliante che mai.

Ritornano gli appuntamenti domenicali più attesi della città.

Potrai venire a curiosare, mangiucchiare qualcosa, spulciare tra i vinili e cercare il pezzo vintage per quella serata lì per cui ti stai preparando da tempo.

E inoltre, toys, arredamento, sneakers, vecchie collezioni, oltre ad un food truck dedicato, che aspetta solo di essere divorato.

Sempre a via Ventura, zona Lambrate, sempre tutto il giorno, sempre per sconfiggere il tedio domenicale. Sempre East Market, insomma.

Ah, dimenticavo. Sempre free entry.

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Live Wine 2017 al Palazzo del Ghiaccio

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Amanti del nettare degli dei (aka vino), siete chiamati a raccolta questo weekend perché c’è il Live Wine.

Questo fine settimana avrete una scusa per cominciare a bere alle 10:00 del mattino, senza rischiare di passare per degli alcolisti.

Ritorna infatti Live Wine il più importante evento del vino artigianale mai realizzato a Milano.

Produttori italiani ed europei arrivano in città per far conoscere i loro vini, tutti in degustazione con il solo biglietto d’ingresso.

Un salone-mercato rivolto sia al grande pubblico che ai professionisti in una delle più belle location milanesi, il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi.

E a parte i soliti cliché legati ai saloni dedicati al vino, quella di Live Wine è senz’altro un’ottima occasione per scoprire proposte nuove, primizie e bontà senza eguali.

Tutte rigorosamente artigianali.

Di sera invece, quando le porte del Palazzo di Ghiaccio si chiudono, partecipa a decine di eventi LIVE WINE NIGHT organizzati nei locali selezionati della città.

Con il biglietto di ingresso di 20 euro, comprensivo di calice e catalogo degli espositori, oltre a poter degustare i vini dei produttori presenti al Palazzo del Ghiaccio, avrai la possibilità di acquistare le bottiglie direttamente in loco.

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Anche se non ci piacciono, W la città delle palme

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Le ho viste. Correndo stamattina ho deviato il mio percorso per andarle a vedere. Le palme di piazza Duomo. Al momento si capisce poco quale sarà l’impatto finale. Ci sono solo delle palme sulla terra, ancora da trattare. Mentre le guardavo per capire l’effetto che potrebbero fare, mi è venuto in mente un monte. Il monte di Berlino.

Il monte di Berlino

Quando sono andato a viverci, la capitale tedesca era in piena crisi. Era il 2004, la disoccupazione galoppava e le uniche gioie della popolazione erano l’attesa dei mondiali di calcio e la discussione sul monte di Berlino.
Berlino è una città strana per chi arriva da Milano, sotto tantissimi aspetti. Uno è quello che è fredda, l’inverno dura cinque o sei mesi, ma nonostante il clima le prime montagne sono a cinquecento chilometri. Fa l’effetto di una città di mare senza il mare. Almeno per me. Così quando ho visto che divampava il dibattito promosso dai principali media sulla montagna da costruire, mi ci sono appassionato.
Il progetto vincitore prevedeva di costruire una montagna artificiale di oltre 1000 metri, costruita utilizzando la sabbia presa dal fondale del mare Baltico. Così i berlinesi avrebbero risolto due problemi: avrebbero avuto una montagna in città e un mare con un fondale più profondo, rispetto al tappeto di fanghiglia che si stende dalle loro coste.

die Berg – il progetto del monte di Berlino

Anche se il progetto non si è mai fatto, ho apprezzato l’effervescenza del dibattito e ho capito quella che è la grande forza di Berlino: la propensione al futuro.
A Berlino tra passato e futuro vince sempre il futuro. Significa che tra conservare e costruire qualcosa di nuovo si preferisce sempre buttarsi e fare, senza guardare indietro. Credo che questa dote sia alla base del rilancio della città che in pochi anni ho visto trasformarsi da malato di Germania a capitale europea dell’innovazione.
Ecco perchè queste palme spelacchiate mi fanno amare ancora di più la mia città.
Non sto parlando dei miei gusti, se mi piacciono o no, ma ciò che mi piace è che Milano sia una città, forse l’unica città italiana, che è capace di progettare una roba così assurda, uno scempio quasi sacrilego, nella sua piazza più importante. E questo per tre ragioni.

ciò che mi piace è che Milano sia una città, forse l’unica città italiana, che è capace di progettare una roba così assurda

Perchè amo la città delle palme

La prima ragione è che Milano con opere come queste è coerente alla sua identità di città aperta al cambiamento. In un’Italia in cui molti ormai intendono le città come dei musei, Milano afferma una diversa idea di città. Dove non si teme il nuovo, anzi, si utilizza il cambiamento come fonte di vitalità e di creatività.

La seconda ragione è che le palme del Duomo possono diventare simbolo della Milano che fa, città leader di un paese dove si perdono mesi se non anni su progetti, chiacchiere, dibattiti e convegni ma alla fine non si combina niente. Il paese del Ponte di Messina o della Tav al rallentatore può ricevere una scossa positiva dalla città che zitta zitta, quasi senza dire niente, all’improvviso pianta delle palme davanti all’icona della città. Uno schiaffo a tutti quelli che cincischiano senza fare nulla.

La terza ragione è che Milano finalmente mostra di essere più forte rispetto a una delle più grandi sciagure culturali della nostra epoca: l’ipercritica. Siamo un paese in cui tutti criticano, insultano, minacciano chi fa qualcosa o prova a fare qualcosa fuori dall’ordinario. Siamo un paese di spettatori, di leoni da testiera, ma soprattutto di amministratori terrorizzati dal muovere foglia per timore della condanna sociale.
Con un’opera così pacchiana Milano mostra tutta la sua forza, urla all’Italia intera il suo me ne infischio. Da noi conta solo fare.

Con un’opera così pacchiana Milano mostra tutta la sua forza, urla all’Italia intera il suo me ne infischio. 

Forse volo troppo alto ma la storia delle palme mi sta facendo venire in mente un’altra cosa oltre il monte di Berlino. Mi sta ricordando Expo. Anche in quel caso per anni a Milano tutti si lamentavano, eravamo sul punto di rinunciare, ma alla fine è emersa forte l’energia, l’anima della città che porta a fare le cose.
Se devo confessarlo anche a me le palme lasciano perplesso, così come ho trovato ridicolo l’albero della vita, deludente il Padiglione Italia e poco identitaria per Milano tutta Expo. Eppure sono stato e sarò sempre orgoglioso della mia città quando sarà la città che fa. Anche se quello che fa riceverà fischi dagli spalti e infiammerà la frustrazione degli incapaci.

Il “Pinocchio della Madonnina” è in corso Indipendenza. Insieme al gatto e alla volpe

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La statua, in bronzo, fu realizzata nel 1955 e venne inaugurata il 19 maggio 1956 nel campo giochi dei giardinetti spartitraffico di corso Indipendenza.

I giornali locali lo definirono “il Pinocchio della Madonnina“, sottolineando come il personaggio rappresentato da Fagioli fosse ben diverso e maggiormente realistico di quello realizzato a Collodi.

La statua ritrae Pinocchio diventato bambino che osserva il corpo inanimato del burattino. Ai lati sono raffigurati il Gatto e la Volpe.

Al centro c’è una frase del poeta Antonio Negri che ha ispirato l’opera dello scultore:
«Com’ero buffo quand’ero un burattino! E tu che mi guardi, sei ben sicuro di aver domato il burattino che vive in te?»

Folla inaugurazione statua (Wikipedia)

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I TOMBON sono degli strani mulinelli che si formano nelle acque dei navigli

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I Tombon sono degli strani mulinelli creati dalle correnti dei navigli.

Nel quartiere di San Marco confluivano la fossa interna dei navigli e la Martesana creando un laghetto, chiamato Laghetto di San Marco o Tombon de San Marc.

Fonte: Milano Life

MILANO CITTA’ STATO

Joey Anderson al NUL

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Ci risiamo. Il venerdì tropicale è arrivato. E oggi porta a casa NUL Joey Anderson.

Rivelando sempre di più una stagione in continua evoluzione.

Nella scorsa i suoni viravano verso groove e beat più profondi.

Che ti prendevano alla bocca dello stomaco, inglobandoti in una danza lenta e cadenzata come fossi ipnotizzato anche tu.

In questa si intravede la voglia di esplorare un altro filone dell’elettronica; più legato alle atmosfere del Dekmantel e del Salon zur wilden Renate.

E non a caso hanno riportato a casa NUL proprio lui, Joey Anderson.

Più elettrico, più acido e a tratti isterico, il suono risuona nel giardino del NUL e rende frenetici i movimenti, nel tentativo di non perdere nemmeno un secondo del ritmo che si ascolta.

Non a caso, ospite della serata è Joey Anderson.

Prestigiatore della deep techno e dell’house di stampo newyorchese che con i suoi beat ancestrali ti porterà ad esplorare i meandri di suoni pulsanti che non ti daranno tregua fino alla fine del set.

E visto che, a poco a poco, le giornate sembrano diventare più ospitali, non possiamo non uscire.

Cominciando a svestirci lentamente, in attesa di scongelarci del tutto.

In attesa della stagione dell’amore, che arrivi a rischiarare tutte le cose.

E visto che al NUL piace fare le cose per bene, ecco qualche consiglio utile: tieni il telefono in tasca, lascia perdere i social e goditi il viaggio spazio-temporale del venerdì tropicale del NUL.

Non pensare a nient’altro, se non a liberare quell’energia buona che tieni nascosta.

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Milano Stand Up Comedy Club allo Sloan

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La stand up comedy è anglofona al 100% o almeno i natali sono anglofoni.

È un modo di fare spettacolo irriverente che elimina la quarta parete canonica.

Ha raggiunto il mainstream, toccando un pubblico vastissimo e ormai incontenibile – non per suo volere, ma perché geniale – con Louis C.K. e che ha trovato spunti intimisti e a tratti drammatici con lo show di Neal Brennan “3 mics” (lo trovate in questi giorni, fresco fresco di registrazione su Netflix).

Anche a Milano sembra che il genere stia cominciando ad attecchire in maniera massiccia e stanno spuntanto, cavalcando un po’ la scia della tendenza, serate e appuntamenti vari che celebrino la comicità.

Allo Sloan questo giovedì ci sono alcuni ospiti che ti faranno scoprire un po’ di questa stand up comedy.

Che, a tratti amara a tratti autoironica, che ti incanterà.

Tra gli ospiti la matrona dei salotti, la biondissima, purissima, Levissima Michela Giraud.

Che per quanto ci riguarda merita una dipartita verso lo Sloan.

Insieme a lei, Nicolò Falcone, Luca Ravenna e Giuseppe Sapienza.

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Le meraviglie della Milano Sotterranea svelate dagli speleologi (INTERVISTA)

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Già cinquecento anni fa, Leonardo da Vinci constatava l’improponibile traffico milanese di superficie. Un argomento non molto dissimile da quelli trattati oggi al bar. Sono passati secoli, progetti urbanistici, Area C e anti particolati, ma il problema resta lo stesso. E allora la domanda che ci si pone è: e se le cose non vanno bene sopra, andassero meglio ‘di sotto’?!?

Milano Sotterranea, 2013, libro
Milano Sotterranea, 2013, libro

Mi torna alla mente il titolo di un libro del 2013, Milano Sotterranea, in cui lo speleologo Gianluca Padovan e lo scrittore Ippolito Edmondo Ferrario raccontavano i passaggi segreti, i bunker antiaerei e quello di Mussolini, insomma, tutto quello che si nasconde sotto il trambusto della Milano che conosciamo. Chi, meglio di loro, può rispondere alla mia domanda?

«Una sera ci siamo trovati in pizzeria e tra le varie cose abbiamo parlato del progetto di Leonardo di spostare nel sottosuolo il traffico merci effettuato con i carri mediante lo scavo di strade carreggiabili e di canali navigabili. E ci siamo detti: “proviamo un po’ a vedere che cosa c’è sotto Milano» – mi dice Ippolito, amico ed esperto di misteri, soprattutto meneghini – «Ho sempre avuto l’interesse e la curiosità per la storia e il mondo ipogeo in generale, senza però aver mai fatto ricerche specifiche o essermi dedicato alla speleologia. L’incontro con Gianluca è stata la molla per trasformare una passione in qualcosa di più concreto.»

Qual è il momento migliore per scendere?

Ogni momento è buono, ma d’inverno l’acqua, la fanghiglia e un po’ di rifiuti che sotto finiscono, puzzano di meno.

Che rumore ha Milano di sotto?

(Gianluca Padovan) Il silenzio assoluto: quello che manca nella cacofonica vita quotidiana di superficie. Si parla tanto di inquinamento atmosferico, mai d’inquinamento acustico.

(Ippolito Edmondo Ferrario) Sotto si ha l’impressione di penetrare nella storia, in un mondo dimenticato, immutato nel tempo. Forse sotto ci sono davvero le radici della nostra storia e della nostra città.

C’è lo smog?

Certamente, forse tanto quanto in superficie. Ma non ci siamo mai presi la briga di analizzare l’aria che si respirava. D’altra parte, dato che le opere sotterranee milanesi si sviluppano appena al di sotto della superficie e non a grandi profondità, è un po’ come scendere nella cantina di casa: chi ha mai analizzato l’aria della propria cantina?

La cosa più incredibile che avete visto sotto

(Gianluca Padovan) Il Tempio della Notte, tempio monoptero con annessa grotta artificiale dei primi dell’Ottocento. È un’architettura da giardino paesaggistico in stile neoclassico, situata nel quartiere Gorla nel Parco Pubblico in via Sant’Erlembardo. In Italia ne sono stati individuati e documentati solo due esempi: a Milano e a Cernusco sul Naviglio. Peccato che quello di Milano sia oggi oggetto di vandalismo, che nessuno frena.

(Ippolito Edmondo Ferrario) Per me è stato scendere nel putridarium della chiesa di San Bernardino alle Ossa, luogo di culto milanese, celebre per l’ossario. Pur essendo un ipogeo piccolo, è qualcosa di unico nel suo genere nel panorama nella città insieme a quello che è stato scoperto sotto il pavimento dell’Archivio di Stato in via Senato.

Il luogo di Milano più affascinante visto da sotto, che nessuno si aspetta

La galleria di controscarpa del Castello di Porta Giovia, chiamata da Leonardo “strada segreta di dentro”. Esempio unico al mondo per estensione, articolazione e periodo storico di costruzione: dovrebbe risalire ai primi del Quattrocento e l’architetto Luca Beltrami ha ipotizzato che possa essere stata realizzata su progetto del Brunelleschi, per quanto non sussistano prove oggettive.

Il percorso più lungo?

Roggia San Gregorio (passante per il Lazzaretto del 1870, N.d.r.) e la Galleria di Controscarpa del Castello.

Ci sono passaggi nascosti?

Si. Uno l’abbiamo documentato e si trova nella Chiesa di San Marco (Brera, n.d.r.).

7 cose che nessuno si aspetta ma che ci sono, nella Milano sotterranea

Alla data del 5 ottobre 1940 il Comune di Milano ha fatto approntare 135 rifugi antiaerei. Ad oggi ne abbiamo indagati una cinquantina. Oggi è visitabile il Rifugio Antiaereo N° 87, situato sotto le Scuole Primarie Giacomo Leopardi, in Viale Bodio. Neiade srl ASU si occupa di “mantenerlo in vita” nella memoria dei milanesi organizzando le visite turistiche (
www.neiade.com)

Chi è Gianluca Padovan

Speleologo, veronese, classe 1959. Si occupa essenzialmente di Speleologia in Cavità Artificiali, ovvero della ricerca e dello studio delle opere realizzate dall’essere umano nel sottosuolo, con l’Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano (milanosotterranea.blogspot.com).

Chi è Ippolito Edmondo Ferrario

Classe 1976, scrittore, collaboratore in passato con quotidiani e riviste. Ha scritto saggi di vario argomento storico e romanzi noir di ambientazione ligure e milanese (www.ippolitoedmondoferrario.it).

PAOLA PERFETTI

Dove piove di più a Milano

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Le precipitazioni non sono uguali in tutta la città. In media sono più intense nei quartieri a nord est e meno nelle zone a sud. Questo accade soprattutto perchè avvicinandosi alle montagne, in particolare, alle correnti d’aria fredda provenienti dal Resegone, diventano più frequenti i temporali nei mesi estivi, che invece sono meno diffusi a sud.

Una curiosità? Le capitali europee dove piove di più sono Tirana e Lubiana.

Terraforma 2017 presenta Carte Mutaforma di Francesco Cavaliere

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Se fosse un racconto legato alla tradizione fiabesca, l’artwork di Terraforma a cura di Francesco Cavaliere lo inserirei a metà strada tra Pierino e il Lupo nelle varie versioni narrate dai grandi maestri del teatro italiano (da Dario Fo a Paolo Poli) e la musique concrète di matrice francese – iniziata da Pierre Schaeffer.

Attingendo a entrambe le suggestioni, le produzioni di Francesco Cavaliere sono storie moderne musicate.

Che suonano perturbanti e che attraggono l’ascoltatore in un loop di straniamento da cui fuggire e al contempo lasciarsi catturare.

Francesco Cavaliere, italiano con un solido e duraturo rapporto amoroso con la musica, lo scorso anno ha emozionato tutti al Terraforma di villa Arconati.

E quest’anno ritorna, Francesco Cavaliere, chiamato a realizzare l’artwork della prossima edizione, dopo una breve residenza presso Gluck50.

L’archivio di cui si avvale è fantasmagorico.

Nel senso che sembra provenire da un universo parallelo all Stranger Things, per intenderci.

E per rendere un lavoro così complesso più vicino a chi è (giustamente) profano.

E se è vero che i suoni nascono e muoiono con le esperienze legate al vissuto quotidiano, al mondo circostante e ale sollecitazioni sonore di cui spesso siamo vittime, i suoni di Francesco Cavaliere suonano più come un’epifania.

O meglio, una decodificazione di un reale che incontra l’immaginario, l’onirico, il sommerso e l’ancestrale.

Vale la pena fare un giro di ronda per scoprire di più di quest’artista poliedrico, un po’ mago, un po’ scienziato e un po’ sciamano.

In attesa del prossimo Terraforma, per voi un’anticipazione degna di nota.

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4 idee per un San Valentino milanese diverso dal solito

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San Valentino a Milano? Si può fare. Ecco alcune idee last minute per festeggiarlo.

San Valentino consumista.
All’Outlet di Vicolungo ci sono i Kiss Kiss Days: un bacio al vostro lui/lei a stampo o alla francese, fugace o reale e avrete un ulteriore sconto del 70% sul prezzo già ridotto!
Per restare più in zona, si può scegliere l’iniziativa “paga con un bacio” lanciata alla Wineria di Piazza Carlo Caneva. Il primo calice lo offre la casa.

San Valentino pigro.
Per chi invece si sente innamorato ma stanco, o pigro, no problem! Basterà scaricare la app di Bloovery e con pochi tocchi sul display dello smartphone si potrà scegliere un mazzo di fiori, scrivere un messaggio, aggiungere il destinatario e il gioco sarà fatto!

San Valentino in versione originale.
Per chi di voi teme le intolleranze alimentari, per il gran giorno dell’amore, proponiamo due film in lingua originale, da somministrarsi a partire dalle 19, in occasione delle Giornate del Cinema Europeo Contemporaneo: “Murderous Tales” esempio di contaminazione fra 3D, cartoni animati e attori, in ceco e “Highways to Hellas”, una bella commedia sulla crisi finanziaria, in tedesco.

San Valentino Social.
Se è troppo anche per voi intellettuali single, allora perché non buttarsi sul sociale e, vincendo un po’ di sano pudore, scatenarsi sulle note di “break the chain” in uno spettacolare flash mob in Piazza della Scala contro tutti i femminicidi. Sarà il vostro modo social di dire “ti amo”!

Napoleone voleva Milano capitale

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26 gennaio 1802. Viene proclamata la Repubblica Italiana con Napoleone Bonaparte presidente, a cui viene donata la villa Belgioioso in via Palestro. La sede del governo è a Palazzo Reale.
Il 17 marzo 1805 viene proclamato il Regno d’Italia. Napoleone è re d’Italia. Milano è la capitale. Lo rimarrà fino al 1814 con il ritorno di Milano sotto l’impero austriaco.


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