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Le Dictateur Opening – Coco N. 5

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Questa sera Le Dictateur riapre le porte dopo un anno di assenza e scopre la sua nuova sede espositiva.

Luogo deputato a continuare la tradizione avanguardistica è il palazzo Liberty FuturDome, meta di riferimento e di incontro per gli artisti che aderirono al Futurismo.

Le Dictateur e Belvedere Vodka daranno vita ad un evento unico.

In anteprima assoluta ci sarà la proiezione di COCO N.5 “RISE OF THE VOID.”

Girato nel Parco Archeologico di Paestum, COCO è il progetto, ormai al quinto episodio, di un disco che unisce musica e videoarte.

Con la creazione complessiva di 8 video e altrettante colonne sonore originali, COCO è una visione in continuo divenire.

Il progetto è stato ideato dall’artista e designer Federico Pepe e da Jacopo Benassi.

A ideare il pezzo per il quinto video sarà uno dei più grandi compositori al mondo: Teho Teardo.

Noto al grande pubblico per le colonne sonore di film come “Il Divo” e “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino, “Denti” di Gabriele Salvatores, La Ragazza del Lago fino a Il Gioiellino di Andrea Molaioli.

Compresi anche i lavori di Vicari, Cupellini, Chiesa e Incerti, Teho Teardo continua ad incantare con le sue composizioni.

Un’occasione imperdibile per il pubblico per vedere il video in anteprima.

Che verrà sarà reso visibile solo in occasione di festival internazionali e non verrà trasmesso su alcun canale.

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Le allieve dell’accademia della Scala, la scuola di danza di Carla Fracci e Roberto Bolle, sono chiamate SPINAZITT

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L’Accademia Teatro alla Scala è la scuola del Teatro milanese. E’ stata fondata nel 1813, con il nome di “Imperial Regia Accademia di Ballo Teatro alla Scala”.

Dal 2001 è diventata una fondazione di diritto privato. Presieduta da Alexander Pereira e diretta da Luisa Vinci, l’Accademia opera attualmente attraverso quattro Dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori e Management).

Il Dipartimento di Danza è diretto da Frédéric Olivieri e fornisce un diploma dalla duplice specializzazione in danza classico-accademica (balletto) e moderno-contemporanea. Qui si sono formati Carla Fracci, Luciana Savignano, Oriella Dorella e Roberto Bolle.

Le allieve dell’Accademia della Scala sono chiamate Spinazitt: la loro acconciatura ricorda gli spinaci. 

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Cass McCombs live al BIKO

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Ce l’avete presente quella canzone che sentite in sottofondo nei bar che vogliono darsi un tono e vi ripromettete ogni volta di cercare su Shazam?

Ecco, è di sicuro di Cass McCombs.

(Se non ci credi prova a cercare “Morning Star o “Opposite Hours”).

Il bello e dannato tornato alla ribalta con Mangy Love, sa come si fa a far breccia nei cuori delle pulzelle.

Sarà quel ciuffo ribelle, sarà la sua voce calda e la chitarra pizzicata, sarà chissà.

Cass McCombs è di sicuro uno dei sogni proibiti di molte signorine piccolo-borghesi che hanno superato una certa, ma ancora non sono arrivate all’-enta.

E che parlano come la Littizzetto.

Detto questo, Cass McCombs è un musicista meraviglioso.

Incarna perfettamente quell’ideale americano di tramonti infuocati, Route 66 e affini, casette sparse, macchine ingombranti dai colori smaglianti e viaggi senza senso.

Di quelli che un tempo erano i cowboy a fare quando andavano verso il tramonto, perchè faceva figo.

Stasera però accontentati di immaginarli questi itinerari, perché Cass McCombs lo trovi al Biko.

Live, pronto a trascinarti in quel Bildungsroman chiamato immaginazione.

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20 segnali per capire se una persona fa parte dell’UPPER CLASS milanese

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Milano è una città che ama dividersi. Inter e Milan, Area C e resto del mondo, upper class e insignificanti. A chi fa parte dell’upper class milanese bastano pochi segnali per distinguersi dalla massa.

20 segnali per capire se una persona fa parte dell’upper class milanese

#1 avere fatto il Berchet, il Parini o un collegio di preti;

#2 i figli non vanno a scuola, vanno al college;

#3 vivere in una casa di proprietà e avere casa di famiglia sulle alpi svizzere;

#4 accento e modo di parlare inconfondibile, un po’ schizzinoso;

#5 chiamare “colazione” il pranzo;

#6 avere un antenato che ha fatto qualcosa di rilevante;

#7 avere almeno due nomi e due cognomi;

#8 se donne: avere o avere avuto un cavallo o un pony;

#9 se uomini: giocare a golf, andare a cavallo, correre in auto, correre in moto, praticare uno sport estremo. Minimo due opzioni di quelle indicate;

#10 usare il galateo con disinvoltura, non sbagliare un congiuntivo e passare con nonchalance da una lingua a un’altra;

#11 vestirsi in modo trasandato senza curarsi del giudizio degli altri;

#12 far parte di un club esclusivo: Unione, Società del Giardino o Clubino;

#13 avere un abbonamento open (alla Scala, in palestra, ovunque purchè sia open)

#14 avere una galleria d’arte e/o un’azienda vinicola e/o una masseria in Puglia;

#15 non andare mai al supermercato (ci va il domestico);

#16 essere capaci di parlare per ore del nulla durante cene formali;

#17 essere in grado di dare del “loro” all’interlocutore;

#18 avere cani enormi con pedigree risorgimentale;

#19 disprezzare chi ha soldi senza averli ereditati: li chiamano arricchiti o nuovi ricchi;

#20 possedere auto di lusso ma muoversi solo in bicicletta o con il car sharing.

Continua la lettura con: 7 cose che le milanesi amano delle milanesi

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

Capodanno cinese a Milano

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A differenza dell’astrologia di cui leggiamo gli oroscopi sibillini ogni settimana, quella cinese è molto semplice.

L’anno di nascita e il conseguente animale associato, rappresentano l’anno più sfortunato nel ciclo degli ultimi 12 anni.

Esempio: sei del ’93 e quindi sei del Gallo (segno cinese)? Perfetto, questo è il tuo anno sfortunato.

Lo so, probabilmente non ci voleva una notizia del genere.

Ma non vuol dire che devi rimanere chiuso in casa per i prossimi 11 mesi, anzi.

Devi solo essere particolarmente cauto nell’intraprendere nuove avventure lavorative e non.

Detto questo, il Capodanno Cinese, a differenza di quello occidentale, rappresenta l’arrivo della primavera e, anche se è difficile crederci per via di questo grigiore interiore ed esteriore che ha chiuso il mese di gennaio, non abbiamo nulla da perdere quindi tanto vale crederci.

Anche a Milano si festeggia degnamente il Capodanno cinese.

In quello che è il cuore della Chinatown meneghina, Paolo Sarpi, sono previste per la giornata di oggi sfilate e manifestazioni varie che celebrino l’ingresso del nuovo anno.

A partire dalle ore 14:00 con punto di ritrovo in piazza Gramsci, ci sarà la tradizionale sfilata del Dragone.

Consigliatissima una tappa – anche se la vediamo un po’ difficile – alla Ravioleria Sarpi che fa dei Baozi (pane ripieno cotto al vapore, ripieno di carne di manzo e maiale misto di provenienza biodinamica e condito con verza, erba cipollina e zenzero) che ti si sciolgono in bocca.

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Writers. Gli scrittori si raccontano

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Ai FRIGORIFERI MILANESI si torna a parlare di scrittura, praticata e raccontata con piglio sbarazzino con Writers, all’insegna della condivisione delle proprie passioni in un clima informale e conviviale.

E’ arrivata alla quinta edizione Writers.

Gli scrittori si raccontano, la rassegna letteraria un po’ eccentrica curata da Frigoriferi Milanesi e IdN Media Relations, che ogni anno cerca di affrontare temi diversi con tagli originali.

Ma che soprattutto vuole essere un’occasione per stare assieme, e provare il calore dei libri e delle idee, avvicinando scrittori e lettori, attraverso racconti, discussioni, letture, mostre e spettacoli.

L’edizione di quest’anno si concentra sui poeti della Beat Generation, primo su tutti Allen Ginsberg.

Writers si snoda per tutti e tre i giorni del nostro weekend e quindi ti consiglio di dare uno sguardo al programma e lasciarti catturare dalle proposte.

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Kassem Mosse al NUL

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Chiedi alla polvere, chiedi alla vecchia guardia, chiedi a Theo Parrish, chiedi a Omar S di farti un nome, un nome soltanto di chi riesce ancora a farli emozionare, chiedete loro chi rispettano più di ogni altro ed avrete lo stesso responso: Kassem Mosse.

Cupo, schivo, timido, riservato e sprezzante di quel circuito mainstream che ha inquinato oggi un certo filone electro, ha le idee chiare e la risposta pronta.

A chi gli chiede cosa pensa di Ibiza e, inevitabilmente, della scena musicale imperante, risponde “I’ve never been to Ibiza and I don’t see myself going there”.

Tuttavia, la sua musica si impone, cattura, ipnotizza ed imprigiona qualsiasi ascoltatore.

Risuona a mo’ di loop.

Impossibile resistergli, inutile combatterla.

Quello di cui Kassem Mosse si fa testimone è una musica che unisce vecchia e nuova guardia e, con i suoi live più unici che rari in Italia, siamo certi che se ne parlerà per un po’.

Vieni a scoprirlo nel giardino tropicale del NUL, luogo magico che, come ogni venerdì, è difficile da superare per scelta e programmazione.

Un locus amœnus, che fa parlare sempre più di sé.

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Dovremmo fare una class action contro Roma per danno d’immagine

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degrado roma - new york times
degrado roma - new york times

Probabilmente Roma ci costa più come danno di immagine che per gli sprechi e i debiti.
Quando si pensa alla Francia si pensa a Parigi, Londra è l’Inghilterra, Berlino è l’immagine della Germania. Questa è la funzione principe di una capitale: rappresentare in tutto il mondo i cittadini di un Paese. Questo vale anche per Roma: non è una semplice città, è la nostra capitale, quella in base a cui tutto il mondo ci guarda e ci giudica. Come capitale ha più onori, ad esempio ricevere il denaro dal resto del Paese, ma anche oneri: in primis quello di comportarsi bene perchè altrimenti danneggia l’immagine di tutti gli altri.
Il declino rovinoso di Roma sta innescando un drammatico peggioramento del giudizio internazionale sull’Italia. Agli occhi di uno straniero ogni cittadino italiano, che provenga da Milano, Bari o Bolzano, è visto come fosse un romano. E più scade l’immagine di Roma più tutti noi ne dobbiamo pagare le conseguenze. E’ ora di pensare a un gesto di grande impatto: quello di chiedere i danni a Roma.

La Giurisprudenza: un Comune può chiedere un risarcimento per danno di immagine

Il codice civile consente a ogni cittadino di procedere per lesione del diritto d’immagine al risarcimento per danno patrimoniale e per danno non patrimoniale. Quindi i cittadini potrebbero unirsi in una class action contro Roma. Ma l’atto più forte sarebbe se il risarcimento fosse promosso da un’intera città: la nostra Giurisprudenza ha esteso anche ai Comuni la possibilità di tutelarsi per danno d’immagine.
La sentenza n. 12929/2007 della III Sezione civile della Suprema Corte di Cassazione ha di fatto uniformato la tutela risarcitoria per lesioni di diritti non patrimoniali fra persone fisiche e giuridiche, «allorquando si verifichi la lesione di tale immagine è risarcibile, oltre al danno patrimoniale, se verificatosi, e se dimostrato, il danno non patrimoniale costituito dalla diminuzione della considerazione della persona giuridica o dell’ente che esprime la sua immagine».
La sentenza 4542/2012 della terza sezione civile della Cassazione ha in seguito specificato che va risarcito «il danno all’immagine o al prestigio del Comune e della sua amministrazione, quale danno non patrimoniale». Sulla base di questo Milano potrebbe chiedere i danni a Roma. Vediamo quali e perchè.

I danni per la perdita d’immagine dell’Italia

#1 I media
Tutte le notizie che escono sulla gestione fallimentare della capitale portano fango all’Italia. In questi ultimi anni sono stati pubblicati numerosi articoli denigratori verso Roma gettando discredito sul nostro Paese. Giornali americani francesi, tedeschi, soprattutto, descrivendo Roma ci hanno massacrato.

#2 I turisti
Ogni anno arrivano a Roma 8 milioni di turisti stranieri. Turisti e giornalisti internazionali dopo aver visto Roma raccontano che gli italiani non sanno raccogliere la spazzatura, vivono nello sporco, sono persone non pulite che nella cura dell’ambiente mostrano di essere maleducate.
E ancora i prezzi maggiorati dagli ambulanti e nei ristoranti per i turisti stranieri, i posteggiatori abusivi, tutto questo si trasmette in un’ambasciata di 8 milioni di persone che dopo aver visto Roma tornano nel loro Paese raccontando ad amici e conoscenti quello che hanno visto nella nostra capitale. E spesso quello che hanno sperimentato non lo identificano come un aspetto specifico di Roma ma come una caratteristica italiana.

#3 L’etica del lavoro
Scarso senso civico e pigrizia sul lavoro si accompagnano ormai in ogni articolo sul Belpaese ricavato dalla nostra capitale. Roma rovina l’immagine della puntualità. Mostriamo al mondo che non siamo in grado di gestire i mezzi pubblici, che sono caotici, in ritardo e spesso non funzionano. Pigrizia, ritardi, assenteismo determinano un danno di immagine per i milioni di imprese e di italiani che lavorano all’estero e che vengono giudicati nullafacenti. La conseguenza di questo è che a parità di capacità, un lavoratore italiano viene spesso pagato di meno. Così come un’impresa italiana a parità di servizio viene pagata con un prezzo inferiore.

#4 Istituzioni retrograde
Roma è l’Italia come immagine e per le istituzioni. Le istituzioni che hanno sede a Roma e che governano il nostro Paese hanno un’immagine paludosa, opaca, sono tutte orientato al passato. Attraverso di loro trasmettiamo l’immagine di una civiltà in decadenza, l’immagine di nobiltà decaduta che poi è quello che Roma trasmette al resto d’Italia.
Perché le istituzioni utilizzano dei palazzi che sembrano dei musei?
Sarebbe come se il Louvre venisse usato per ospitare il governo francese.
Per trasmettere l’immagine di un Paese che si dà da fare dovrebbero usare palazzi dove si lavora.
Il governo è una cosa di lavoro, non un’entità di paludamenti. Sarebbe come se per gli spostamenti usassero ancora una Lancia del 1912. Non sarebbe funzionale e trasmetterebbe una pessima immagine. Allo stesso modo dobbiamo utilizzare palazzi e luoghi che devono essere moderni.
Quelli attuali sono un costo di funzionalità e anche di immagine, senza contare l’assurda logistica dei palazzi del potere di Roma.

#5 I costi sul debito
La solvibilità del debito pubblico è legata anche all’immagine che ha un paese. Quindi la capitale che è espressione di questa immagine, tipo Londra quando pensiamo all’Inghilterra o Parigi alla Francia, ha per forza ricadute sul giudizio di solvibilità. In Europa le banche e i politici quando attaccano l’Italia, la attaccano anche perché negli occhi hanno l’immagine di Roma. La pessima immagine di Roma determina un aumento dei costi sul debito che ci possono costare miliardi di euro.

#6 Il mancato guadagno
Il danno va valutato per quanto ci costa e per quello che ci impedisce di guadagnare. Il mancato guadagno è riconducibile soprattutto alla cattiva gestione del nostro patrimonio.
Nella classifica degli incassi dei musei di tutto il mondo, nelle prime venti posizioni appaiono solo i musei vaticani, al terzo posto. Ma il Vaticano non è l’Italia. Perché il museo capitolino non è il terzo o il quarto museo del mondo?
La città che ha il patrimonio artistico più grande di tutti è incapace di valorizzarlo. E questa trascuratezza nella gestione delle opere d’arte si estende a macchia d’olio.
Siamo il paese per beni artistici e culturali più ricco al mondo: un patrimonio che come ogni patrimonio dovrebbe fruttare e non essere un costo.

#7 La perdita per Milano
In un Paese normale Milano sarebbe più ricca proprio perché potrebbe sfruttare l’incredibile ricchezza del Paese in cui si trova. Invece diventa più povera a stare in un Paese amministrato da Roma: Milano sarebbe più ricca se fosse uno stato autonomo.
La ricaduta per Milano è disastrosa ed è ora che prenda in mano il suo destino. Le strade praticabili in un luogo civile sono due: farsi risarcire i danni d’immagine oppure pretendere l’autonomia.

Scritto con Duilio Forte

Paolo Fresu e Gianluca Petrella al Blue Note

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Tempo fa, in un documentario su Clark Terry, ho capito come il jazz sia stato per moltissimo tempo un modo diverso di parlare.

il concetto viene ripreso anche dal film di cui tutti stanno parlando in questi, La La Land e non è una novità.

Stuoli di musicisti accorsi da ogni parte del mondo, hanno trovato nella frenetica New York e in uno dei generi musicali più universali che esistano, un esperanto sonoro, da inventare e reinventare costantemente.

Tralasciando i grandi maestri mondiali, che hanno lasciato un’eredita che chissà se verrà compresa fino in fondo, anche in Italia i jazzisti si fanno sentire.

Uno dei migliori è di sicuro Paolo Fresu, artista diventato da anni internazionale, che ha fatto e continua a fare scuola e promuovere artisti più o meno conosciuti, portandoli sotto le luci della ribalta.

Oggi Paolo Fresu lo troviamo al Blue Note, il jazz club milanese di via Borsieri, insieme ad un altro protagonista del jazz mondiale contemporaneo, Gianluca Petrella.

E siamo certi solo di una cosa: anche se non ci capisci nulla, anche se ti sembra di non essere nemmeno all’altezza di un genere che, a primo acchito sembra escludere con il suo sembrare elitario, il jazz va scoperto. Perché ad ogni ascolto imparerai a sentirle tutte le lingue che parla.

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Inaugura Fattobene a via Savona

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Ci sono oggetti che, con il passare delle tempo e delle morte stagioni, non sono mai andati via dalle nostre case.

Si sono ricavati il loro posto stabile negli armadietti, sugli scaffali e nelle dispense.

Hanno cominciato ad abitare le nostre abitudini e non ne sono mai usciti.

Ora una mostra ne celebra la storia.

Si tratta di Fattobene, un progetto che intende far luce sulla storia legata agli oggetti storici di uso quotidiano.

E che da sempre siamo abituati ad usare.

Ad esempio, ve la ricordate la Coccoina, la colla che usavamo da bambini e che aveva quell’odore di mandorla che ci faceva andare in visibilio?

Alzi la mano invece chi non ha mai cercato di rendere il proprio bagno un posto migliore con tubetto di Marvis, il dentifricio che fa sempre chic.

Ecco, è proprio di questo che si parlerà oggi a via Savona.

Ad aprire la danze alle ore 19:00, Anna Lagorio, fondatrice di FATTOBENE. 

Con lei Giulio Iacchetti, designer, e Stefano Salis, giornalista del Sole 24 Ore.

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E’ anche capitale degli Erasmus

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Una matricola ogni dieci sceglie di studiare a Milano, per la precisione sono 183mila studenti il pari al 13% del totale. Il record dei fuori sede è alla Bocconi: il 75% degli studenti viene da fuori Milano.

Tra le grandi città dell’Europa continentale Milano è, dopo Barcellona quella, che ha la più alta percentuale di iscritti stranieri: 12.301, il 6,7 per cento degli iscritti, triplicati rispetto al 2004. A Roma sono il 4,6. In Italia la media è del 4,2.

Le 10 app immancabili a Milano

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A Milano le app sono fondamentali come l’aria, senza di loro la vita non avrebbe un programma e l’essenza stessa dell’essere milanesi potrebbe essere compromessa. Vediamo la classifica delle 10 app più importanti per i milanesi.

Le 10 app immancabili a Milano

#10 Mytaxy
Il milanese viaggia sempre per affari, non ha di certo tempo da perdere dietro agli orari e ai ritardi incalcolabili degli autobus e dei tram. Infatti prende il taxi, non importa se gli ci vorranno 40 euro per arrivare da Porta Romana a San Siro.

#9 Runtastic
Il milanese fa attività fisica dopo l’ufficio, prediligendo la corsa al Parco Sempione e misurando attentamente i chilometri percorsi e i risultati ottenuti.

#8 Spotlime
Di tanto in tanto al milanese rimane del tempo libero, e quando non si perde nella frustrazione e nella noia in cui si chiede amleticamente quale sia lo scopo della domenica, si butta negli eventi della movida milanese, nei luoghi di cultura, fa l’aperitivo, va ai mercatini vintage. Ma come può scegliere i migliori eventi vicini a lui? Spotlime è la risposta.

#7 Elevate
Il milanese deve sempre tenere la mente occupata e soprattutto deve continuare ad accrescere le sue
capacità intellettive senza sosta per poter far fronte alle sfide quotidiane che lo attendono. Elevate, con i suoi giochi e esercizi per allenare soprattutto la parte matematica e analitica del cervello, è quello che fa al caso suo.

#6 Crowdfire
Al milanese non basta essere social, deve assicurarsi di avere un numero di follower che soddisfino le sue manie di grandezza malcelate. Infatti usa Crowdfire, uno dei migliori tool per accrescere follower su Twitter.

#5 Instagram
Il milanese fa le foto a praticamente qualsiasi cosa abbia un nome e sia indicabile, altrimenti come fa a far sapere al mondo che è stato in vacanza a Formentera, che ha fatto colazione con muesli e smootie al mango, che ha dei cani stupendi, che i suoi gatti hanno distrutto la tappezzeria ma sono tanto coccolosi?

#4 Slack
Il milanese deve poter essere sempre connesso con i suoi collaboratori e scarica l’app di Slack per poter inviare loro (generalmente la domenica pomeriggio) del materiale interessante su cui fare approfondimenti lunedì mattina alle 8.30.

#3 Twitter
Sembra in crisi un po’ ovunque ma a Milano tiene botta perchè il milanese partecipa agli eventi, anche a quelli che non interessano direttamente il suo business, e vi partecipa attivamente con il Live Twitting, spesso distraendosi da chi sta tenendo gli speech.

#2 Linkedin
Il milanese vive per lavorare sin dall’inizio della sua specie. Altrove la si usa soprattutto per cercare lavoro, a Milano serve per fare networking, incontrare altri professionisti, restare informati sui principali temi che riguardano le sue maggiori expertise.

#1 Flipboard
Il milanese deve sempre essere informato sugli ultimi avvenimenti e novità, soprattutto su quelli che riguardano Innovazione, business e affari. Spesso non ha il tempo per leggere Il Sole 24 Ore o Milano Finanza, quindi utilizza i migliori aggregatori di informazioni, da convidere poi su Facebook, Linkedin, Twitter, ecc.

Un effetto positivo dell’inquinamento

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La continentalità del clima milanese si fa sentire nelle escursioni termiche stagionali: si va dai 30 °C di media nelle massime di luglio agli 0 °C di media nelle minime di gennaio.

Un effetto positivo dell’inquinamento è di produrre un microclima interno più caldo di quello della periferia che può arrivare fino a 3-4 gradi di differenza nelle notti invernali.

Martedì jazz a mare culturale urbano

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mare culturale urbano, hub creativo che ha conquistato tutta Milano con le sue rassegne e i suoi appuntamenti imperdibili, ritorna in una veste invernale con un focus sulla musica jazz e i concerti dal vivo.

In collaborazione con Novara Jazz, continua la rassegna di concerti jazz a mare culturale urbano.

Dedicati a tutti gli appassionati e a quei neofiti che nelle atmosfere jazz trovano il tepore tanto agognato in questi giorni di inverno inoltrato, mare ti aspetta anche questa settimana .

I gruppi, selezionati dai direttori artistici dell’associazione culturale Rest-Art, daranno vita ad un martedì musicale in cui l’imperativo sarà la buona musica dal vivo.

Insieme a quella voglia, che non ci abbandona nemmeno con l’inizio del nuovo anno, di assaporare suggestioni nuove, in quel locus amœnus che è mare culturale urbano.

L’iniziativa che si muove sull’asse Lombardia-Piemonte vede protagonista questa sera il Johnny Lapio & Arcote Project per un martedì sera che si rispetti.

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I Flaming Lips presentano Oczly Mlody all’Alcatraz

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Il nuovo album de The Flaming Lips da quando è uscito è al centro di numerose polemiche.

Che vertono tutte, stranamente, sulla collaborazione con Miley Cyrus, chiamata alle armi per collaborare Miley Cyrus & Her Dead Petz.

Che però, almeno per quanto mi riguarda, allontana la band da quella stretta somiglianza con una litania da tempio del signore che è There Should Be Unicors, contenuta invece nel loro ultimo album, Oczly Mlody, uscito da poco che è un po’ na lagna.

Pare che alla critica musicale non vada molto giù il fatto che Wayne Coyne sia il BFF della wrecking girl di Disney Channel.

E tutti, ma proprio tutti, quelli che si sono espressi finora sull’album non hanno potuto esimersi dal commentare con una punta di ironia questa collaborazione.

Come se le collaborazioni con artisti pop e definiti mainstream possa inquinare, traviare e far ammalare i grandi nomi della musica.

Come se innestasse un virus pericolosissimo nei loro corpi e facesse dimenticare loro chi sono, da dove vengono e via dicendo.

Il punto è questo: provate ad ascoltare un intero concerto di Oczly Mlody e a prendervi contemporaneamente sul serio.

Il massimo grado di soddisfazione sarà non addormentarsi.

Provate invece ad ascoltare un’ora di concerto di Miley Cyrus & Her Dead Petz.

Scommettiamo che vi divertirete pure?

Ma visto che in Italia ci piace tanto essere tradizionalisti, godiamoci un concerto soporifero, sperando che ad una certa Wayne Coyne e soci tirino fuori Do You Realize? che fa sempre coro.

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Pochi sanno da chi è stata ideata

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In via De Amicis nelle vicinanze delle colonne di San Lorenzo ci sono delle bambole appese al muro. E’ il wall of dolls, il muro delle bambole, installazione realizzata da 50 brand della moda per mandare un appello al Ministro dell’Istruzione per introdurre nelle scuole l’Educazione Sessuale e Sentimentale per combattere il femminicidio.

Pochi sanno che l’ideatrice dell’installazione è Jo Squillo, che nel 1981 incise la provocatoria: “Violentami sul metrò”.

Comedy Club alla Santeria Social Club

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La stand up comedy è anglofona al 100% o almeno i natali sono anglofoni.

È un modo di fare spettacolo irriverente che elimina la quarta parete canonica nelle scene teatrali.

Ha raggiunto il mainstream, toccando un pubblico vastissimo e ormai incontenibile con Louis C.K.

E recentemente ha trovato spunti intimisti e a tratti drammatici con lo show di Neal Brennan “3 mics” (lo trovate in questi giorni, fresco fresco di registrazione su Netflix).

Anche a Milano sembra che il genere stia cominciando ad attecchire in maniera massiccia.

Stanno spuntanto infatti, cavalcando un po’ la scia della tendenza, serate e appuntamenti vari che celebrino la comicità.

E la Santeria non è da meno: questa domenica nasce infatti il Comedy Club.

Per l’occasione sarà Saverio Raimondo, voce e volto di Comedy Central, a fare gli onori di casa.

E lo fa chiamando a raccolta alcuni dei talenti della comicità 100% dop italianadimenticatevi “Made in Sud” e affini, qui si ride sul serio, senza usare stereotipi culturali che anche basta -.

Il cast di oggi prevede: Alessandro Ciacci, Martina Catuzzi, Luca Ravenna e Michela Giraud.

Non ti resta nient’altro da fare che arrivare presto, se vuoi puntuale e metterti seduto comodo.

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Zero20 – Vent’anni di Zero

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Zero è quella guida cartacea e tascabile, che si presta da vent’anni agli usi più svariati: far colpo sulla tipa che ti piace, scoprire posti nuovi, placare la fame di cultura e la sete di cocktail.

Alcuni hanno provato pure a farci dei filtri con gli angolini di Zero e anche lì il risultato è stato valido.

Zero rappresenta Milano in primis e la sua voglia di far festa, sbottonarsi la camicia, tirarsi a lucido e darci dentro, ma anche un modo unico di informare su quello che succede in città.

Su Zero hanno scritto i paladini della notte, gli scrittori di oggi, i giornalisti di ieri e gli artisti di domani.

Tutti conoscono Zero.

Attiva a Milano – dov’è nata e dove ha il suo headquarter – presente anche in altre città, Zero ha sancito per molte di noi quel passaggio dalla pre-pubertà di serate passate in casa all’età semi-consapevole in cui inseguire l’artista indie che ci faceva battere il cuore.

E per festeggiare vent’anni di onorata carriera, Zero ha deciso di dar vita ad un evento di dimensioni cosmiche, chiamando a raccolta la meglio gente in fatto di musica e l’artiglieria pesante in materia di buon bere.

Ci sono tutti.

Da Tyler a Stefano Fontana, passando per Bassi Maestro, Tiberio del Rollover; c’è Lele Sacchi e c’è pure Guiducci. E c’è pure Burlon, Marcelo.

Ad annaffiare il tutto ci pensano i migliori barman di Milano.

Dal Rita alla Santeria Social Club, passando per Lacerba e tutti i posti a cui sei più affezionato, stai pur certo di trovare uno dei campioni della mescita al Macao stasera.

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Quello che i ROMANI dicono dei milanesi

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Dopo il grande buzz provocato dall’articolo le 10 cose che i romani invidiano di Milano le nostre talpe disseminate nella capitale ci hanno fornito una nuova lista esclusiva della serie macchevelodicoaffà.

10 cose che i romani dicono dei milanesi

#1 Se la tirano tanto.
“Anche le donne fanno le fighe, sanno tutto. Questo non è del milanese in quanto tale ma di chiunque metta piede a Milano. Già il solo stare a Milano è per molti un motivo di vanto, soprattutto se si viene da fuori”

#2 Si credono chissacché
“I romani pensano che i milanesi vogliano sempre farsi credere importanti. A Roma l’importanza viene data dalle amicizie che si hanno, un mio caro amico è…, mentre il milanese si misura dal ruolo che occupa”

#3 Pensano che lavorano solo loro
Ai romani irrita l’atteggiamento che il milanesi ha nei loro confronti: “il fatto è che a Roma il lavoro non lo si ostenta come fanno i milanesi. Ad esempio, il milanese ti dice: Sono uscito alle 10, lo dice con soddisfazione, mentre il romano si lamenta”.
“I milanesi se lavorano te lo dicono 100 volte di più”

#4 Siete attaccati a dei luoghi comuni
“Ci giudicate sempre con un atteggiamento di superiorità. Il metro è Milano: per voi quello che si fa a Milano è il modo ottimale. Se ci si discosta in più o in meno significa essere inferiori. Specie sullo stile di vita: in realtà seguiamo semplicemente orari diversi”

#5 Ormai i romani copiano i milanesi
“Molti a Roma prendono a riferimento a Milano per vantarsi di ciò che fanno. Dicono: Eh, l’hanno fatta pure a Milano o c’è anche a Milano, come dire che allora è una cosa figa”

#6 I romani pensano che Milano sia il posto più figo d’Italia
“Per i lavori, i servizi e il divertimento. Milano è associata a New York”
“A roma ci sono locali stupendi che se fossero a milano sarebbero pompati a mille”

#7 Se lo dice un milanese, allora è vero
“I romani si fidano dei milanesi. Mia mamma dice che le uova a milano sono più fresche, perché lo dicono i milanesi e se lo dicono i milanesi è vero”

#8 Al milanese dà fastidio che Roma sia capitale
“Roma sottolinea spesso che è la capitale perchè pensiamo che ai milanesi questa cosa dà fastidio. Stare sotto Roma è una cosa che vi andare di matto”

#9 Il romano accetta in fondo in fondo che il milanese sia avanti
“Anche se non lo ammetterebbe mai, la verità è che per il romano è assodato che Milano sia avanti. Se prova a dire il contrario lo fa solo per provocare”

#10 I romani sono innamorati di Milano
“Tutti i miei amici vorrebbero venire a vivere a Milano. Però non sanno che cosa li aspetta”

MILANO CITTA’ STATO

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Perchè a Milano i vigili urbani vengono chiamati GHISA?

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Credits: Attilio-Ruzzenenti - Ghisa milanese

4 ottobre 1860. Fanno la loro comparsa sulle strade di Milano cinquanta Agenti della Pubblica Sorveglianza Urbana, con una divisa blu, guanti neri, un bastone, una pistola nascosta e un cappello a cilindro.

Sono stati istituiti per decisione del sindaco Antonio Beretta che teme per l’accoglienza dei milanesi: dopo secoli di dominio straniero è preoccupato che la gente non abbia più voglia di divise e di armi.

Invece i milanesi mostrano simpatia per i loro “survegliant” e li soprannominano “Ghisa”. Tra le teorie sull’origine del nome c’è quella della forma del cappello che sembra un cilindro di ghisa e quella che invece risalirebbe più alla costituzione dei primi vigili, che
furono scelti di corporatura molto robusta, simile all’acciaio.

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