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Consigliamo i consiglieri: i nomi di chi si è espresso per Milano Città Stato

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Nel mondo anglosassone si dice “Endorsement”. All’origine significava l’atto di garanzia per un assegno o un fido, successivamente è diventato d’uso comune nel mondo politico. Endorsement significa approvazione, adesione, indicazione di voto. Con questo articolo volevamo fare un atto di riconoscenza e di fiducia per quei candidati al consiglio comunale che si sono espressi pubblicamente a favore di Milano Città Stato, firmando il manifesto di intenti all’evento in Triennale dello scorso lunedì o in altre occasioni (es. tavoli di ideazione di Vivaio).
A questi rivolgiamo il nostro endorsement, suggerendoli a chi è ancora indeciso su chi votare ma che condivide con noi l’idea che Milano debba essere città stato, ottenendo lo status di regione come consentito dalla Costituzione (art.132) e come sono le migliori città d’Europa (Londra, Madrid, Berlino, Amburgo, Vienna e tante altre).

Questa è una lista che speriamo in futuro sia più ampia. Se qualcuno che non abbiamo citato vuole aggiungersi ci può contattare. Saremo felici di menzionarlo a prescindere dalla sua appartenenza politica.

CANDIDATI AL CONSIGLIO DI MILANO: CHI SI E’ ESPRESSO A FAVORE DI MILANO CITTA’ STATO

Nota: con l’asterisco sono indicati i candidati sindaco che si sono espressi a favore di Milano Città Stato

NOI x MILANO (Mardegan*)
Rossella Bargiggia
Guido Brambilla
Gherardo Fiume
Francesco Novetti

PD (Sala)
Filippo Barberis
Rosario Pantaleo

Forza Italia (Parisi*)
Marco Anguissola
Pietro Tatarella

M5s (Corrado*)
Gianpiero Allegri (Municipio Zona 1)

Lega Nord (Parisi*)
Alessandro Morelli
Gianmarco Senna

Radicali (Cappato*)
Manuela Alessandra Filippi
Cristiana Zerosi

Beppe Sala -Noi Milano (Sala)
Pasquale Cioffi
Elena Galimberti
Arianna Ricotti
Antonella Tagliabue

Lista Parisi – Io Corro per Milano (Parisi*)
Ilenia Ferrario
Daniela Reho
Michela Spinola

Milano Popolare (Parisi*)
Matteo Forte

Di queste liste non ci risulta ancora nessuno che si sia impegnato pubblicamente per Milano Città Stato:
FdI (Parisi*)
Italia dei Valori (Sala)
Sinistra X Milano (Sala)
Alternativa Municipale (Santambrogio*)
Partito Comunista dei Lavoratori (Azzaretto)
Partito Pensionati (Parisi*)
Fuxia People (Baldini*)
Milano in Comune (Rizzo)

Nota: con l’asterisco sono indicati i candidati sindaco che si sono espressi a favore di Milano Città Stato

Sì o no a Milano Città Stato? Le risposte di 6 candidati sindaco in Triennale

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6 candidati sindaco hanno accettato l’invito dell’associazione Milano a confrontarsi su Milano Città Stato, lunedì 30 maggio al Salone d’Onore della Triennale. Si tratta di Maria Teresa Baldini, Marco Cappato, Gianluca Corrado, Nicolò Mardegan, Stefano Parisi e Luigi Santambrogio che hanno dimostrato come il tema della maggiore autonomia di Milano sia per loro una priorità, nonostante la diversità di pensiero.

E’ proprio questo che ha animato l’iniziativa organizzata dall’associazione Milano: unire le diverse parti politiche su un intento comune, per portare Milano a poter essere all’altezza delle migliori europee.

COME E’ NATO IL PROGETTO DI MILANO CITTA’ STATO

Nell’introduzione dell’evento sono state ricordate le origini del progetto. Tutto è nato all’interno di Vivaio, associazione fondata nel 2012, aperta a persone di ogni idea o pensiero politico, accomunate dal desiderio di rendere Milano una città leader a livello internazionale. In questi anni Vivaio si è dedicata a supportare progetti visionari per la città, come il Parco Orbitale, lo Scooter Sharing, il museo diffuso o il bosco immobile, e alla fine del 2014 per la prima volta si è deciso di immaginare anche un progetto con ricadute politiche. La domanda è stata: che progetto politico potrebbe portare Milano all’altezza delle migliori città europee?

milano citta stato conferenza triennale 30 maggio 2016
milano citta stato conferenza triennale 30 maggio 2016

L’IMPORTANZA DELL’AUTONOMIA

Per la risposta è bastato dare un’occhiata a cosa accomuna le migliori città d’Europa: l’autonomia. Hanno tutte ampi margini di autonomia concessi dagli stati di cui fanno parte. In particolare sono città stato, nel senso che hanno uno status da regione che consente loro di interfacciarsi direttamente con il governo nazionale. Questo vale per Madrid che è comunità autonoma, per la grande Londra, grazie al referendum del 1998, per Berlino, che è città stato, così come Brema, Vienna o Amburgo, la seconda città tedesca per popolazione, in cui anche grazie all’autonomia c’è il più alto reddito pro capite della Germania.
In tutti gli stati europei ci si è accorti che ormai le grandi città internazionali competono tra loro e per questo occorre dare loro maggiore autonomia per poter competere ad armi pari. Questa esigenza c’è anche per Milano: è evidente che un giovane o un’azienda oggi lasciano Milano per andare a Dublino, Londra o Berlino, ma sempre più di rado lo fanno per trasferirsi in altre parti dell’Italia.
In tutti gli stati ci si è accorti che dare più autonomia alle loro città migliori non solo rinforza quelle città, ma rinforza anche l’intero stato. Per questo il progetto di Milano Città Stato si pone l’obiettivo di rilanciare Milano ma costituendo anche un laboratorio che sia di stimolo per il nostro Paese che da decenni sta perdendo terreno in Europa.
Così da Vivaio è nata l’associazione Milano che si occupa di portare avanti il progetto di Milano Città Stato. E visto che si tratta di un progetto che necessita condivisione tra le diverse parti e politici che poi possano attuarlo, per questo ha invitato tutti i candidati sindaco, con la speranza che in nome del futuro di Milano potessero per un momento abbandonare divisioni e strumentalizzazioni della campagna elettorale per condividere una visione comune.
E’ stato anche invitato sul palco Corrado Passera che condivide il percorso dell’associazione e che anche se si è sfilato dalla sfida elettorale, ha dichiarato di voler dare il suo apporto per questa iniziativa per la città di Milano.

SI O NO A MILANO CITTA’ STATO: LE RISPOSTE DEI CANDIDATI SINDACO

All’invito hanno risposto 6 candidati di diversi schieramenti politici. Un settimo, Basilio Rizzo, doveva partecipare ma ha dovuto dare forfait all’ultimo, inviando un delegato.
Prima dell’intervento di 7 minuti di ciascun candidato presente, Marilisa D’Amico, docente ordinario di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano, ha illustrato tutti i modi concessi dalla nostra Costituzione che consentono a Milano di arrivare allo status di Regione, modificando anche le caratteristiche previste per le regioni attuali, un po’ come successo a Londra o a Berlino che a suo parere costituisce l’esempio più auspicabile per la nostra città.
A questo punto inizia in stile TED la proclamazione di intenti dei candidati. Ecco cosa hanno risposto.

GLI INTERVENTI IN SINTESI

L’unico candidato donna, Maria Teresa Baldini (Fuxia People), ha dichiarato: “Sì per una Milano città Stato ma intesa come valore per la gente”.
Marco Cappato (Radicali) sostiene che “La Forza di una città sia nell’apertura. Non si può rischiare di finire in una trappola del regionalismo e dello statalismo che hanno affossato le nostre regioni. Sì a una città autonoma ma con condizione. Non sull’attuale modello di chiusura burocratica”.
Per Gianluca Corrado (Movimento 5 Stelle) “Le 14 città metropolitane sono strutture vuote perché non hanno sufficienti conferimenti statali. Milano merita un’autonomia maggiore”.
Nicolò Mardegan (NoixMilano) è stato netto: “La politica è morta e Milano cerca di ricostruirla ed è l’unica città che trascina la Nazione”, dichiarando “Sì per la città Stato per liberare Milano dagli avvoltoi dei Palazzi romani”
Per Stefano Parisi (centrodestra) “Il modello deve essere di maggiore autonomia fiscale. Sì, ma con una chiara idea di cosa sia l’autonomia”.
Luigi Santambrogio (Alternativa Municipale) dice “Sì alla città Stato (…) ma restituendo ai cittadini il rispetto per la cittadinanza”.
Alla fine di ogni intervento ogni candidato doveva firmare SI o NO a Milano Città Stato. Risultato? Hanno tutti sottoscritto il SI a una Milano che abbia lo status di regione, come consentito dalla Costituzione e come lo sono le migliori città europee.

L’IMPEGNO FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE MILANO (E DI MILANOCITTASTATO.IT)

associazione milanoAnche alla luce dei risultati emersi, i lavori si sono conclusi riaffermando l’impegno dei padri fondatori dell’associazione Milano, una trentina erano presenti in sala, di proseguire il percorso intrapreso, per costituire un gruppo di lavoro che unisca le diverse parti politiche per proporre alla prossima giunta un progetto di autonomia per Milano. Autonomia vera, in tutto e per tutto come una regione. Con quei poteri previsti dalla Costituzione Milano dimostrerà di farne un uso buono e responsabile di fronte a tutta la nazione. E l’associazione Milano non mollerà fino al risultato.
Perché il bene di Milano sarà sempre al di sopra degli interessi di una singola parte politica.

L’INTERVENTO DI MARIA TERESA BALDINI

L’INTERVENTO DI MARCO CAPPATO

L’INTERVENTO DI GIANLUCA CORRADO

L’INTERVENTO DI NICOLO’ MARDEGAN

L’INTERVENTO DI STEFANO PARISI

L’INTERVENTO DI LUIGI SANTAMBROGIO

LEGGI I PROGETTI QUI DI MILANO CITTA’ STATO QUI

In 5 punti come si vota alle elezioni per il sindaco di Milano 2016

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Domenica 5 giugno 2016 si vota per il candidato sindaco di Milano. Ecco come si vota.

ISTRUZIONI SU COME VOTARE ALLE PROSSIME ELEZIONI COMUNALI

#1. Quando si vota?

SOLO UN GIORNO (e non due come in passato): domenica 5 giugno, dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e in caso di ballottaggio domenica 19 giugno. Ricordatevi di portare carta di Identità e tessera elettorale (mi raccomando, io ogni anno devo ricordarmi dove l’ho messa e vado nel panico).

#2. Quante schede troverò al seggio?

Una di colore azzurro, per l’elezione del Sindaco e dei 48 componenti del Consiglio comunale. Una di colore verde, per eleggere il Presidente di Municipio e i componenti del Consiglio di Municipio (ex Consiglio di Zona).

#3. Chiarimenti sul voto disgiunto

Il voto disgiunto permette di poter votare una lista non necessariamente collegata ad il candidato Sindaco di preferenza.
Il numero dei consiglieri infatti dipende dal numero di voti ottenuti dalla lista e non da quelli ottenuti dal suo candidato Sindaco.
Attenzione: i candidati al Consiglio comunale si possono votare SOLO il 5 Giugno, e non all’eventuale ballottaggio.

#4.Esprimere le preferenze

Mentre i nominativi dei candidati a Sindaco sono già stampati sulla scheda e quindi, per votarne uno, basta fare crocetta sul nome, per quanto riguarda i candidati a consigliere comunale bisogna scrivere il COGNOME nelle righe affianco al logo della lista di appartenenza. Attenzione a non fare pasticci (tipo indicare un nominativo affianco alla lista sbagliata) altrimenti il voto è annullato.

#5. Doppia preferenza di GENERE.

Si potrà esprimere ben DUE preferenze per i consiglieri comunali, purché riguardanti candidati di SESSO DIVERSO e della STESSA LISTA. Indi per cui, se votate due uomini oppure un uomo e una donna di due liste diverse, risulterà valido solo il primo nome espresso.
L’obiettivo della doppia preferenza di genere è l’incremento della presenza delle donne anche nei Consigli Comunali.

I 10+1 festival da non perdere a Milano

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Milano è una città perfetta per gli eventi diffusi. E’ la città del Fuorisalone, delle Fashion Week. Ma ora gli eventi le stanno stretti: Milano sta diventando sempre più la città dei festival. Ne abbiamo scelti 10+1: ecco la lista in ordine sparso.

#01. Wired Next Fest

Si è appena conclusa, in un week end dominato dalla finale della Champions League. L’edizione di quest’anno è stata straordinaria, aperta dal concerto dei Subsonica che hanno festeggiato i 20 anni di attività, proseguita con tantissimi pitch e interviste, con aspiranti sindaco o icone internazionali, come Assange, il creatore di Wikileaks. Di solito è l’ultimo week end di maggio, ai Giardini Indro Montanelli di Corso Venezia.

#02. Festival internazionale di Poesia

La prima edizione si è tenuta il 14 maggio al Mudec: si pone come obiettivo quello di creare uno spazio plurale di diffusione della parola Poetica, in tutte le sue declinazioni, di riconoscere i valori culturali di ogni paese rappresentato e di approfondire gli aspetti dell’Identità.

#03. Milano Film Festival

8-18 settembre undici giorni e undici notti, film belli brutti corti lunghi sperimentali quello-lì-non-l’ho-capito, musica di sera ma anche di mattina, registi che arrivano da ogni parte del mondo, registi che si perdono in giro per Milano, la casa dei registi dove tutti vogliono sapere cosa succede, incontri al bar, incontri a teatro, tieniti libero, io vado in vacanza a Milano.

#04. MDFF Milano Design Film Festival

Dal 6 al 9 ottobre è una piattaforma d’informazione, d’aggiornamento, di sperimentazione e d’incontro, che si caratterizza per la qualità dei contenuti e per un’inedita ed efficace capacità di dialogo con un pubblico trasversale composto da architetti, designer, appassionati della materia, ma anche dai curiosi in città.

#05. Festival Internazionale di letteratura

Dura un anno intero e chiunque può sottoporre il proprio evento per approvazione, basta collegarsi al sito: www.festivaletteraturamilano.it/

#06. Salone o Festival del libro usato

26-27 novembre. Librai, appassionati e collezionisti, provenienti da tutto il mondo, espongono i loro volumi introvabili e preziosi; presso Fiera Milano Congressi.

#07. Holi Dance Festival

26 giugno è una manifestazione ispirata all’antica festa dei colori indiana. Celebrata ogni anno con il lancio di polveri colorate, dove il pubblico è il vero protagonista. Il tutto poi è animato da spettacoli di animazione, musica elettronica, dj set, band già affermate e gruppi emergenti per dodici ore non stop. Per esaltare al massimo la visibilità dei colori, il cuore della manifestazione sarà concentrata dalle 12 alle 23. Location da definire

#08. MI AMI Festival

Dal 27 al 28 Maggio nel parco dell’Idroscalo di Milano ha segnato l’inizio all’estate. Un festival bello e irrinunciabile, una maniera per stare insieme e divertirsi, per dire ancora una volta #silovoglio.

#09. Milano Latin Festival

Dal 6 giugno al 16 agosto, è dedicato alla cultura latino americana e si svolge ad Assago è un festival che rappresenta il tributo al mondo latino americano attraverso concerti, cucina, danza in sostanza cultura diffusa dell’America del centro sud.

#10. Festival delle Arti Marziali e dell’Oriente

Nel fine settimana del 27-29 maggio e dall’ 1 al 5 giugno presso il Parco delle Esposizione di Novegro Maestri ed atleti si alternano sul palco e nelle aree tatami per proporre al pubblico performance e seminari di aikido, karate, ju jitsu, tai chi chuan e altre discipline marziali. In più vengono allestiti numerosi spazi espositivi con capi d’abbigliamento ed attrezzatura per allenamento e gare, oggetti da collezione e rarità.

#11. Festival Salute e Benessere

In contemporanea al Festival d’Oriente 2016, il Parco Esposizioni di Novegro ospita una fiera dedicata alla salute e il benessere nella sua accezione più ampia: massaggi, terapie olistiche, tisane e infusi, cosmesi, al mondo del biologico e delle discipline bionaturali, allo yoga e al tai chi chuan.

Milano Città Stato invita i candidati sindaco alla Triennale di Milano

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evento-sindaco
evento-sindaco

Per una volta siamo di parte: vi invitiamo all’evento più visionario di questa campagna elettorale. Lunedì 30 maggio 2016, alle ore 12, il salone d’onore de La Triennale di Milano, tempio del design e palazzo dell’arte, si trasforma nella sala del confronto tra i candidati sindaco di Milano, sul tema: Milano Città Stato.

L’Associazione Milano, spin off dell’associazione Viviaio (www.associazionevivaio.it) e che ha concepito il progetto per Milano Città Stato (www.milanocittastato.it), ha invitato i candidati sindaco alle amministrative 2016 per confrontarsi sui temi e i progetti emersi dal lavoro e dai tavoli di ideazione di questi mesi.

IL PROBLEMA.

Il punto di partenza è: ciò che accomuna tutte le migliori città d’Europa, ovvero Londra, Parigi, Madrid, Berlino, è l’autonomia dallo stato centrale che esse sono state in grado di ottenere in maniera sempre più crescente, da 20 anni a questa parte.

Questo è avvenuto perché gli stati hanno capito che le grandi città delle diverse nazioni devono poter competere tra di loro.

Questo Milano Città Stato auspica che accada anche a Milano, anche perchè ormai è chiaro che la nostra città si misura con le altre grandi città d’Europa: un giovane o un’impresa non lasciano più Milano per andare in altre città d’Italia ma sempre più spesso se ne vanno all’estero,  in città come Berlino, Londra o Dublino.

Perchè Milano possa giocarsela con loro occorre che abbia il loro stesso potere.

LA PROPOSTA.

L’articolo 132 della Costituzione italiana dà la possibilità ad un’area di almeno 1 milione di abitanti di  costituirsi regione.

Quello che chiediamo è che Milano possa esercitare un suo diritto per poter competere alla pari con le città con cui si deve confrontare.

PERCHE’ I CANDIDATI SINDACO?

Il progetto per una Milano più autonoma può diventare realtà se c’è condivisione di gran parte del mondo politico. Per capire chi è favore di una Milano più forte e più libera, sono stati invitati tutti i candidati sindaco.

Vedremo il 30 chi di loro ha accettato di parlare di questo tema e chi si impegna a favore di Milano Città Stato.

Alla fine dell’incontro si darà la possibilità a tutti candidati sindaco e partecipanti all’evento, di firmare un manifesto di comunanza di intenti per la creazione di una città stato, nel rispetto dei principi costituzionali e normativi.

L’EVENTO

lunedì 30 maggio – ore 12
presso La Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano [MAPPA PER ARRIVARE]
Diretta streaming: Corriere.it
Iscrivi all’evento sulla pagina Facebook: Evento

Ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti). Prenotazione obbligatoria: info@milanocittastato.it

#milanocittastato | #milano2016

Dall’idea di un privato: Milano città della prima grande Mostra Diffusa – MAPPA

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Tantissime volte il Comune ha messo o ha cercato di mettere in rete le energie di tutti quei singoli milanesi dediti al fare cultura metropolitana, ma nessun mentore all’interno di Palazzo Marino aveva previsto l’opportunità di farle conoscere tra di loro e di renderle tappe di una inedita caccia al tesoro per Milano. Ci ha pensato un giovane regista e autore teatrale, amante di Milano: Alberto Oliva.

LA PRIMA MOSTRA DIFFUSA DI MILANO. Il 2 giugno 2016 e fino al 1°ottobre, infatti, Milano sarà il palcoscenico della prima Mostra Diffusa di Milano. 30 dei 150 luoghi nascosti trovati da Alberto Oliva nel corso di un anno e mezzo e raccontati nella sua rubrica settimanale su QN-IlGiorno, poi confluiti nella prima guida ‘Scoprire Milano. 101 Locali, Negozi, Spazi d’Arte per vivere bene in città’, diventeranno la prima Mostra Diffusa delle Anime Nascoste di Milano.

anime nascoste milano da scoprire cartoline 150up
anime nascoste milano da scoprire cartoline 150up

CHE COSA SONO LE ANIME NASCOSTE. E’ passato appena un anno da quando Alberto, regista teatrale, autore e membro dell’Associazione Vivaio, presentava a Expop, la vetrina per idee e persone visionarie, il suo progetto: fare di Milano il palcoscenico di una grande caccia al tesoro in cui i luoghi segreti della città, quelli in cui si fa cultura ma nessuno lo sa, possano aprirsi anche al grande pubblico. Per sorprenderlo, per arricchirlo, o semplicemente per dire che ci sono.  (www.animenascoste.it)

IL VALORE DELLA MOSTRA DIFFUSA DELLE ANIME NASCOSTE DI MILANO. Fino a qualche anno fa pareva cosa impossibile far aprire in contemporanea caffetterie che nascondono concerti da camera (La Teiera Eclettica), stamperie di quartiere che si tramutano in spazi d’arte (Piscina Comunale), ex atelier d’artista (Spazio Tadini), luoghi in disuso sotto i passanti ferroviari (Il Cielo Sotto Milano),  una startup di design nel retro di un bar di zona Isola che producono cartoline di Milano d’altri tempi (150up foto qui in alto**), e poi una fabbrica di bambole, una farmacia alcolica (Sagrestia, sui Navigli), una cantina con palco in via Padova (Spazio Ligera), uno dei locali top per fare l’aperitivo a Milano (Frida), e così via.

Alberto Oliva c’è riuscito e non solo le ha messe tutte in rete, ma ha preparato la più grande caccia al tesoro di Milano mai realizzata, dove il tesoro è rappresentato da ogni Anima Nascosta scovata.

CLICCA SULLA MAPPA
PER SCOPRIRE GLI INDIRIZZI
DELLA MOSTRA DIFFUSA
DELLE ANIME NASCOSTE DI MILANO 

mappa mostra diffusa anime nascoste


IL 2 GIUGNO 2016 LA GRANDE MOSTRA DIFFUSA ALL’INTERNO DI 30 DELLE 150 E OLTRE ANIME NASCOSTE SI FARÀ. 
Ogni tappa sarà segnata dalla presenza di un’opera dell’artista Antonio Syxty (www.antoniosyxty.com) nell’ambito del suo inedito progetto Amazon Papers, con l’obiettivo di far uscire l’arte dalle sue torri di avorio e avvicinare i milanesi e i curiosi di Milano alla riscoperta del genius loci italiano oltre che al saper fare tipicamente milanese.

“Tutta l’Italia è un luogo di cultura, e non è detto che il prossimo anno la stessa caccia al tesoro non passi da 30 a 150 luoghi, ovvero che tutte le Anime Nascoste ne facciamo parte. Magari, allo stesso modo, così faremo anche per le Botteghe Storiche di cui Milano è ricca, ma nessuno ancora lo sa”, conclude Alberto Oliva. Insomma: l’arte e l’artigianato di Milano diventano accessibili a tutti e per tutti.

LA MOSTRA DIFFUSA – 2 GIUGNO-1°OTTOBRE 2016. Un progetto di Alberto Oliva in collaborazione con Paolo Sciortino e la galleria Simona Schiavi Art Gallery, con la collaborazione di Radio Marconi, la voce-guida a questa esperienza dentro lo spirito di Milano, e birra Warsteiner (sponsor ufficiale dell’iniziativa). (www.mostradiffusa.it | Anime Nascoste Facebook)

PER SAPERNE DI PIU’: la conferenza stampa di presentazione de LA MOSTRA DIFFUSA è prevista per martedì 31 maggio, ore 11.00, Riad Food Garden, viale Piave 17, Milano, previa iscrizione m.nicoletti@businesscommunications.it.

 

 

 

 

CLICCA SULLA MAPPA
PER SCOPRIRE GLI INDIRIZZI
DELLA MOSTRA DIFFUSA
DELLE ANIME NASCOSTE DI MILANO 

 

 

 

 

** Errata corrige – aggiornamento del 1° giugno 2016:
Le cartoline nella foto non state fatte da 150UP. Le cartoline del progetto di A-Z Milano sono indipendenti dal progetto di anime nascoste e le puoi trovare qui http://azmilano.com/

Londra si prepara al lancio dell’auto senza conducente: cosa ci aspetta nel prossimo futuro?

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Qual è la differenza tra un angelo custode ed un’autista? Questa è solo una delle cose che dovete sapere sulla rivoluzione robot -on – the-road

 Il giornalista Hal Hodson si trova in Costa Azzura mentre sfreccia lungo la costa su una vecchia Honda Civic. Il volante gira e la macchina imbocca una curva ma le sue braccia rimangono conserte. E, dal momento che non ha bisogno di tenere gli occhi sulla strada, è libero di godersi la vista sul mare, sotto lo sguardo stranito di due passanti.

Purtroppo, la Riviera di cui sta parlando, non è altro che una proiezione sul grande schermo avvolgente di un simulatore in una grande stanza a Wokingham, UK.

Il progetto Gateway vedrà Londra diventare una delle prime città al mondo ad avere veicoli senza conducente . Il numero e percorsi esatti che queste percorrerrano sono ancora da decidere, ma tra qualche mese da oggi si potrà saltare in una “capsula” autonoma (vedi foto sopra) ed essere traghettati a destinazione lungo le strade pubbliche. Sarà la prima occasione dove il pubblico potrà sperimentare auto senza conducente, in uno spazio condiviso con altre persone.

“Questo è l’inizio di una rivoluzione nel mondo dei trasporti, dato che le auto verranno introdotte lentamente in piccole aree urbane che faranno da progetto pilota. Nel Regno Unito, Greenwich, Milton Keynes, Coventry e Bristol potranno aprire la strada . Progetti simili si stanno verificando in altre città del mondo, tra cui Singapore; Austin, Texas; Mountain View in California e a Ann Arbor nel Michigan” spiega Nick Reed, direttore del TRL (Transport research Laboratory).

La visione di Reed coinvolge solo uno dei due prototipi molto diversi di auto autonoma che scorrazzeranno sulle nostre strade nel prossimo anno o giù di lì. La Toyota Research Institute, guidata da Gill Pratt, chiama questi due modelli: angelo custode e autista.

Le capsule autonome di trasporto passeggeri che vedremo in città sono della tipologia autista. Gli angeli custodi, d’altra parte, sono auto che non potranno mai prendere completamente il controllo di un essere umano, ma potranno fermarti se stai facendo qualcosa di stupido.

Una delle cose, di cui hanno bisogno queste auto senza conducente, sono mappe molto dettagliate che vengono studiate e realizzate in ognuna delle città pilota. Le isole di questa mappatura precisa saranno allargate verso l’esterno, dai centri urbani lungo le strade principali. La società di mappe stradali TomTom dice che ha già coperto 28.000 chilometri di strade in Germania con una risoluzione sufficiente per le auto senza conducente : il 4%di tutte le strade del Paese.

Sensori e software

Gill Pratt afferma che ogni auto della flotta Toyota del 2017- dal modello più semplice in su – avrà sensori e software necessari per l’esecuzione in modalità “angelo custode” . Sensori che consentiranno una frenatura automatica di emergenza , per esempio, permettendo alla vettura di fermarsi se rileva una collisione imminente.

I dati provenienti dai sensori in tutte le vetture saranno inseriti nel data center centrale di Toyota a Plano, Texas. I ricercatori di intelligenza artificiale di Toyota li utilizzeranno per insegnare ai loro IA come guidare su una più ampia varietà di strade che sono incluse negli schemi pilota come il progetto Gateway. In ultima analisi, i dati raccolti dai sistemi dell’angelo custode contribuiranno a costruire le auto che possono guidare come autisti su qualsiasi strada . “Le nostre auto guideranno un trilione di miglia all’anno, e ciò produrrà una montagna di dati ” spiega Pratt .

“Entrambi i tipi di auto dovrebbero salvare vite umane. Nel solo Regno Unito, 17.000 persone vengono uccise ogni anno sulle strade . A livello globale, il numero è di 1,25 milioni . “Questo è visto come una cosa accettabile e noi abbiamo adeguato le nostre vite intorno a questa accettazione”, dice Reed. “Ma io non credo che sia OK “.

Milanocittastato interior self carIn generale, tuttavia, le aspettative dei consumatori detteranno il nostro modo di utilizzare auto senza conducente, dice Reed. “Se la gente in auto vuole lavorare o rilassarsi o guardare un film, gli ingegneri potranno trovare dei modi per rendere le vetture abbastanza sicure.” Anche la dimensione e la forma dei veicoli potranno cambiare. Eppure, la larghezza delle strade e l’aerodinamica saranno ancora vincolate a ciò che è possibile. “Si possono immaginare forme completamente diverse, ma probabilmente non sarà possibile avere una macchina di 4 metri di larghezza e 1 metro di lunghezza,” afferma Dominique Taffin del Yanfeng Automotive Interiors a Colonia. “Le automobili sono cose piuttosto uniche”, spiega Pratt. “Sono una camera di isolamento dove ci si siede in per 1 o 2 ore al giorno.” E ‘una cosa molto strana”, dice. “Quando non abbiamo più bisogno di guidare noi stessi, siamo liberi di re-immaginare tutto quello che vogliamo fare con quel tempo e quello spazio”.  E’ questa potrebbe essere un’esperienza del tutto fantastica.

https://www.newscientist.com/article/mg23030732-600-london-to-see-fleet-of-driverless-cars-on-public-roads-this-year

 

50 sfumature di GRIGIO a Milano

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A chi dice per offenderla che Milano è grigia, sfugge evidentemente il fatto che il grigio di Milano non è triste, è raffinato e ricco di sfumature. E se è vero che in certe giornate tutto, strade, palazzi, il cielo, il panorama della città è grigio, in realtà i nostri grigi potrebbero essere degni di attenzione almeno tanto quanto i molteplici tipi di neve che si dice gli eschimesi sappiano definire.

Intrigati dal fascino e dalla bellezza dei “lividi” arcobaleno degli ultimi giorni, abbiamo stilato il nostro personale elenco delle sfumature più suggestive e caratteristiche.

#1 Grigio Neutro

Ha una funzione simile al verde della Svizzera, che in modo quasi ostentato ne fa sfoggio sui propri prati e sulle proprie montagne. Il grigio di Milano incarna l’idea di paese neutrale e aperto al dialogo con tutti. Rende l’ambiente pacifico, accogliente e adeguato agli occhi di chiunque: non urta la sensibilità, i gusti o le preferenze cromatiche di una parte o dell’altra. Candida Milano come luogo ideale per appianare ogni questione diplomatica conflittuale.

#2 Grigio Elegante

Il grigio di Milano is the new black: sta bene con tutto. I colori e le mode passano, quella sfumatura di turchese un anno c’è e quello dopo no, ma ad ogni Salone del design, ad ogni Fashion week, in ogni casa e in ogni armadio c’è e ci sarà sempre qualcosa di grigio. Dubbi su come vestirsi per una particolare occasione? Il completo o il tailleur grigio rende virtualmente impossibile sbagliarsi.

#3 Grigio Resiliente

Mai sentito l’espressione “la mia maglia grigia ha perso il colore nel lavaggio”? Chiaramente no, il grigio non sbiadisce, non avrebbe per lui alcun senso farlo. E’ più probabile che col passare del tempo qualcosa di colorato diventi grigio che non viceversa; perché il grigio è stabile, assertivo, indipendente, perseverante. Il grigio di Milano non molla mai.

#4 Grigio Sexy

Qui è facile, visto il successo internazionale costruito dalle fortunate serie di libri e film che esaltano le tonalità più conturbanti del grigio. Al di là di ciò, il motivo del successo erotico del grigio è che stimola l’immaginazione: si inizia col domandarsi cosa nasconda, e poi ci si lascia trasportare liberi dalle suggestioni e dalle fantasie della propria mente in un turbinio di mistero, scoperta, sensualità ed eccitazione. Beh, più o meno.

#5 Grigio Inclusivo

Che cosa risulta mescolando tutti i colori in parti uguali? Naturalmente il grigio. Il grigio è la media che non elimina le differenze, ma trova il punto di compromesso. Definisce un riferimento, un abbinamento ideale da cui poi possono emergere le differenze e le più spettacolari particolarità. Dal punto di vista della teoria del colore si potrebbe quasi dire che l’ambiente anticipa la tendenza della città a divenire (come altre capitali nel mondo) sempre più metropoli cosmopolita, melting pot di culture, nazionalità e anime diverse.

In aggiunta a queste sfumature che abbiamo ritenuto essere le più significative, eccone molte altre forse con un uso più quotidiano. L’ordine è del tutto casuale.

 

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#6 Grigio pavé

#7 Grigio polvere

#8 Grigio smog

#9 Grigio abito completo

#10 Grigio tailleur

#11 Grigio smoking

#12 Pinot grigio

#13 Grigio navigli d’inverno

#14 Grigio Duomo prima del restauro

#15 Grigio asfalto medio

#16 Grigio asfalto circonvallazione

#17 Grigio carta del Corriere

#18 Grigio nuvole

#19 Grigio nuvole riflesse su finestra

#20 Grigio ombretto

#21 Grigio antenna

#22 Grigio topo di Brera

#23 Grigio piccione del Duomo

#24 Grigio nutria della Martesana

#25 Grigio scoiattolo di Porta Venezia

#26 Grigio fumo in pausa siga

#27 Grigio ma-tanto-non-piove

#28 Grigio meglio-prendere-l’ombrello

#29 Grigio un-attimo-fa-era-sereno

#30 Grigio tra-un-attimo-si-schiarisce

#31 Grigio speranza (privi di ombrello)

#32 Grigio nebbia

#33 Grigio nebbia anni-fa-ce-n’era-di-più

#34 Grigio nebbia ricorda-quella-di-anni-fa

#35 Grigio al mattino

#36 Grigio di sera

#37 Grigio selciato parco Sempione

#38 Grigio rotaia del tram

#39 Grigio Stazione Centrale

#40 Grigio grattacielo Pirelli

#41 Grigio San Siro

#42 Grigio Palazzo Marino

#43 Grigio visto dagli occhi di chi arriva dal Sud

#44 Grigio visto dagli occhi di chi arriva dal Nord

#45 Grigio linoleum in metropolitana

#46 Grigio pozzanghera che non scola

#47 Grigio in settimana

#48 Grigio nel weekend

#49 Grigio a Novembre

#50 Grigio a Maggio

(EM)

Il miglior negozio del mondo è a Milano

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I negozi di Milano meglio di Selfridges, Beymen-Turkey, Brown Thomas-Ireland, Isetan Mitsukoshi-Japan, John Lewis-UK.
Una volta li chiamavamo ‘grandi magazzini’, ora invece fa più international usare il termine inglese ‘department store’. Il più antico di Milano è La Rinascente di dannunziana memoria, in Piazza Duomo, che fu il primo ad essere costruito e, dal 26 maggio 2016, è anche il migliore del mondo.

miglior negozio del mondo milanoA dirlo, L’annuncio è stato dato ieri sera a Zurigo la cerimonia di premiazione del Global Department Store Summit 2016, evento giunto alla quinta edizione e organizzato da Intercontinental Group of Department Stores (IGDS), la più grande associazione internazionale di department store, con più di 40 membri nei cinque continenti, con sede in Svizzera sin dal 1946, anno della fondazione.

Ogni due anni il premio di “miglior store del mondo”, THE BEST DEPARTMENT STORE IN THE WORLD, viene assegnato a quel multibrand che abbia “dimostrato capacità di generare innovazione e performance eccezionali nei confronti di tutti i suoi stakeholder, secondo i seguenti criteri di selezione: profilo esemplare, eccellenza nell’implementazione e sviluppo di prodotti, di negozi, di strategie di innovazione, capacità di creare una straordinaria esperienza in-store, ottimo servizio al cliente, solida performance finanziaria” ci spiegano gli organizzatori.

Quest’anno ha vinto La Rinascente. E dire che tutto ebbe inizio con una bottega, ben 150 anni fa.

la rinascente cartelloniLA STORIA DI LA RINASCENTE. Era il 1865 quando i Fratelli Bocconi fondarono “la bottega” in Piazza Duomo, mentre correva l’anno 1917 quando il poeta Gabriele D’Annunzio diede il nome al primo rinnovamento del negozio, che in breve tempo si impose come catena di grandi magazzini più elegante d’Italia.

L’azienda, che “negli anni divenne Acquisita nel 2011 dal gruppo thailandese Central Retail Corporation, e ora  è una Collezione di 12 negozi situati nel cuore delle più belle città italiane e uno store a Copenhagen, ILLUM” come ci raccontano da Piazza Duomo, è  pure arrivata seconda al World’s Best Store Window Campaign at a Department Store 2016, il premio per la migliore vetrina. Il merito va al progetto Edible Monsters di Zim&Zou, realizzato per l’inaugurazione di EXPO MILANO 2015.

 

 

 

10 cose da fare per vincere la noia mentre si fa jogging a Milano

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Fare jogging è bello quando hai finito e ormai sei sotto la doccia. Per chi non è arrivato ancora a quel momento, ecco 10 modi per scacciare la noia mentre si corre.

jogging10 COSE DA FARE PER VINCERE LA NOIA MENTRE SI FA JOGGING A MILANO

#1 Inventarsi gare improvvisate con altri runner.

Scegli qualcuno come tuo avversario e divertirti a umiliarlo superandolo di scatto oppure facendogli credere di essere più lento ma accelerando all’ultimo. L’importante è sceglierne uno scarso.

#2 Guardare il paesaggio.

Potrebbe anche generare tristezza, perché obiettivamente il panorama potrebbe non essere il massimo, però è ancora più divertente cercare il tesoro quando questo è più nascosto. In questo caso vi sconsiglio di correre in tangenziale.

#3 Mettersi le cuffiette ascoltare musica.

Bella forza, così sono bravi tutti. Allora puoi anche restare a casa.

#4 Trovare un amico.

Ok, sei una persona solitaria, però devi capire che un amico può servire, soprattutto quando devi buttare via un’ora. Funziona anche nella variante trovare un’amica, soprattutto se sei single.

#5 Pensare.

Correre per un’ora è un ottimo modo per ricominciare a pensare. All’inizio può essere difficile, se non sei più abituato a farlo la mente si riempirà di ricordi o di gossip su altre persone, però puoi farcela. Consigliamo di pensare inizialmente a una lista di cose da fare in giornata, il resto verrà da sé.

#6 La gara contro il tempo.

Non hai trovato un amico. Non hai voglia di pensare. La cosa più divertente rimane la sfida con te stesso. Ideale prendere intervalli di 500 metri, 100 metri per i più competitivi. E misurare in ogni intervalle quanto ci metti a percorrerlo, spezzando così la distanza completa. Programma quotato: Runtastic. È possibile anche fare sfide virtuali con amici. Alla fine la condivisione su Facebook può servire per motivarsi ancora di più.

#7 Col cane.

Uomo e cane sono diventati amici correndo.

#8 Telefonare.

E’ chiaro, con la corsa non hai nulla a che vedere. Hai letto su qualche rivista di moda che rende più tonici e per questo stai corredo. Però non sei credibile.

 

#9 Organizzare uscite di gruppo.

Come diceva il ragionier Filini la corsa è un’ottima occasione per rompere le balle agli amici. Grazie alla tecnologia ci sono infiniti modi: creazione di gruppi Facebook, chat su WhatsApp, messaggio a bomba. In alternativa può entrare a far parte di gruppi di altri.

 

#10. Scaricare un programma di dettatura vocale.

Ottimo è dragon. Lo sto usando per dettare un articolo su cosa fare quando si corre.

Caro Beppe, Milano è Campa Cavallo

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(OMNIMILANO) Milano, 23 MAG – “Se ricominciamo dalla Citta’ Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo”. Lo ha detto il candidato sindaco del centrosinistra Giuseppe Sala, presentando la richiesta di maggiori fondi per la citta’ metropolitana alla presenza del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, al Circolo della Stampa.

Caro Beppe, siamo i fondatori dell’associazione Milano, spin off di Vivaio, che come sai si occupa del progetto Milano Città Stato e del sito milanocittastato.it.
Abbiamo avuto già il piacere di incontrarti di persona e anche per questo ci ha colto di sorpresa la tua dichiarazione al circolo della stampa: “Se ricominciamo dalla Città Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo“, che è stata poi rilanciata dalle agenzie.

Si tratta di parole che ci hanno sorpreso per due ragioni.
La prima è che ci hai attribuito in pubblico una connotazione politica che non abbiamo.
Milano Città Stato è un progetto concepito a inizio 2015 nei tavoli di ideazione di Vivaio, associazione che mira a supportare progetti che possano rendere grande Milano.
Ai tavoli c’erano persone di ogni parte politica e alla domanda cosa potrebbe rendere grande Milano, la risposta è stata di diventare più autonoma. Si è scelto il termine di Città Stato, perché è quello più coerente per ragioni storiche e di attualità.

Negli ultimi anni tutte le principali città d’Europa hanno ottenuto una maggiore autonomia dagli stati di cui ne fanno parte. Berlino è città stato, Vienna e Amburgo lo sono, Madrid è comunità autonoma che trattiene il 50% circa di tutte le tasse che si originano sul suo territorio, Londra è diventata autonoma dal governo in seguito a un referendum popolare alla fine degli anni novanta. Perfino per Parigi il governo francese ha applicato delle leggi ad hoc. Tutto questo succede perché in tutta Europa si sono accorti che le migliori città competono tra loro e non più con altri territori della nazione di cui fanno parte. Se un giovane o un’impresa lascia Milano, di regola è per trasferirsi a Berlino, Londra o Dublino, non più per andare in altre parti d’Italia.

L’idea di Milano Città Stato nasce per questo: per dare la possibilità a Milano di competere ad armi pari con le migliori città d’Europa. E questa non è una rivendicazione egoistica o secessionista, ma tutt’altro. Come quello che hanno capito tutte le altre nazioni europee: rinforzare attraverso l’autonomia le loro città migliori determina un miglioramento per l’intera nazione. E la nostra Costituzione prevede con l’articolo 132 la possibilità che comunità di almeno 1 milione di persone possano costituirsi come una regione.

La storia di come è nata l’iniziativa e le caratteristiche ne rendono un progetto della città per la città. Fin dall’inizio abbiamo rifiutato di cedere alla logica dell’appartenenza politica, perché crediamo che esistano dei fini superiori di fronte a cui gli interessi di parte devono essere accantonati. Ciò che anima il progetto è l’entusiasmo di un gruppo allargato di ragazzi e professionisti di ogni credo politico uniti esclusivamente dall’avere al di sopra di tutto il bene di Milano.
Ma l’aver accostato il nostro progetto agli avversari politici non è ciò che ci ha sorpreso. Questo lo riteniamo solo non corretto.

Quello che ci ha sorpreso è l’espressione “campa cavallo” che hai utilizzato contro il progetto di Milano Città Stato.
Milano è una città di startupper, di ricercatori, di innovatori, di imprenditori che ogni giorno cercano di realizzare idee contro chi le ritiene irrealizzabili. Qualunque idea imprenditoriale è campa cavallo, perché nessun imprenditore parte già con l’idea vincente, ma parte con grande entusiasmo. Milano è diventata grande perché ha reso possibile l’impossibile. Il teatro più importante al mondo, la prima centrale elettrica, il miracolo economico, il futurismo e l’arte povera, il Fuorisalone, la capitale della moda, le nostre aziende: tutte le cose che hanno reso grande Milano all’inizio erano solo un “campa cavallo”.

Vedi Beppe, tu spesso ripeti che il sogno per cui vorresti essere ricordato è la riapertura dei navigli. Ma aggiungi che non è realizzabile. Ecco questo è ciò che ti chiediamo: non rinunciare ai tuoi sogni, non distruggere i sogni degli altri.
Noi tutti crediamo come diceva Max Weber, che esiste uno stato di grazia tale per cui anche un piccolo uomo se diventa leader tende a compiere progetti più grandi di lui. Il solo fatto di essere nella posizione di servire un grande progetto gli consente la capacità di realizzare cose impossibili.
Sei nella condizione mentale di essere sindaco e non ne fai mistero nei tuoi messaggi. Un sindaco di una città di Milano che dice “campa cavallo” a progetti visionari, rinuncia ad innovare e cancella ogni possibilità di ambizione.
Quello che vorremmo per Milano è un sindaco che posto nella condizione di fare qualcosa di buono, si metta a progettare la città da coraggioso visionario rispetto alla storia, alla burocrazia, rispetto a chi ripete che per inseguire i propri sogni l’unica strada è di lasciare il nostro Paese.

Confidiamo che le tue parole siano state solo un’uscita determinata dalla campagna elettorale e che non rispecchiano le tue reali intenzioni per la città.
Anche per fare maggiore chiarezza ti rinnoviamo l’invito a partecipare all’evento di lunedì 30 alla Triennale, assieme a tutti i candidati sindaco di Milano.

Con stima,

I “Padri Fondatori” firmatari in rappresentanza dell’associazione Milano, titolare del progetto di Milano Città Stato:
Raffaella Appice
Francesca Bartolino
Fabio Bergomi

Fabio Biccari
Giacomo Biraghi
Luisa Cozzi

Sydney Isaiah Lukee
Danilo Mazzara
Emanuele Montiglio
Francesco Moretto
Alberto Oliva
Ivan Ortenzi
Paola Perfetti
Ugo Poletti

Alice Riva
Luca Rossi
Ivan Salvagno
Giorgia Sarti
Marco Torchio
Roberto Zanibelli
Andrea Zoppolato
Giacomo Zucco

www.milanocittastato.it

7 SLOGAN per Milano Città Stato – VOTA quello che ti piace di più

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Di quali e quante immagini può essere fatta l’iconografia della Milano del futuro? Noi per ora ne abbiamo create sette.

#1. LA FORZA DI MILANO

Come il cavallo di Leonardo, che resta in attesa di essere valorizzato

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#2. IL GENIO DI MILANO

Come Leonardo da Vinci, che proprio a Milano ha realizzato il suo più grande capolavoro su muro: L’Ultima Cena

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#3. IL SOGNO DI MILANO

Di essere libera di poter trasmettere la sua cultura e la sua identità a tutta Europa   (illustrazione dell’artista Duilio Forte)

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#4. LO SPIRITO LIBERO DI MILANO

Quello che è capace di creare l’impossibile.

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#5. SI MUOVE ALLA VELOCITA’ DELL’IMMAGINAZIONE

Sempre proiettata sul futuro.
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#6. MILANO IN AZIONE

Perché Milano non parla, fa.

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# 7. A MILANO PUOI

Dove ogni cosa è possibile.
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7 slogan per Milano Città Stato - VOTA QUELLO CHE TI PIACE DI PIU'

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La Gran Bretagna osa: dare a ognuno 100 sterline alla settimana?

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L’idea di un reddito di base universale è al centro della scena politica inglese, portando con sé la promessa di una popolazione più sana e felice.

Immaginate una Gran Bretagna in cui il governo paga ogni individuo adulto il costo base della vita. Sia esso ricco o povero – o soprattutto impiegato o non – tutti ricevono la stessa somma settimanale senza alcun vincolo.

Il rigido modello di “welfare” moderno è solo un lontano ricordo.

Le conseguenze di questa scelta si estenderebbero su ogni aspetto della vita:

  • le donne sarebbero appena finanziariamente indipendenti ed in grado di venir fuori da relazioni violente
  • la salute sarebbe notevolmente migliorata
  • le persone sarebbero in grado di dedicare del tempo alla propria cura che, una società in continuo invecchiamento, richiede.

Tutti i partiti politici britannici hanno firmato a favore: proprio come il welfare ha sorretto il 20° secolo, così questa nuova idea definisce il 21° secolo.

Il reddito base incondizionato

L’idea di un reddito di base incondizionato, in inglese UBI (Unconditional Basic Income) potrebbe sembrare qualcosa di assurdo e utopistico ma si sta diffondendo velocemente dalle frange della sinistra politica tradizionale, per essere testato in tutto il mondo.

Il partito dei Verdi ha supportato l’idea per decenni: una versione di UBI è stato uno dei temi chiave alle ultime elezioni.

In occasione della conferenza di primavera del mese scorso, il Partito Nazionale Scozzese ha approvato una mozione supportando l’idea che “un reddito universale può potenzialmente fornire una base per sradicare la povertà e garantire che tutti i cittadini possano vivere con dignità”.

Un gruppo di parlamentari laburisti hanno cominciato ad avvicinarsi a questa idea e, hanno sottoposto il progetto ad un gruppo di esperti per verificarne la fattibilità.

Prove di reddito universale nel mondo

Nel mentre, ci sono state politiche ed esperimenti sulla falsa riga di UBI in India e Brasile. Tali esperimenti hanno suggerito che, contrariamente agli stereotipi moderni del “welfare”, un reddito di base potrebbe incentivare le persone a lavorare di più e meglio, garantendo loro un senso di stabilità.

Un progetto pilota di UBI si sta testando anche a Utrecht, nei Paesi Bassi e altre città olandesi sembrano destinate a seguire il suo esempio. E ci sono le basi per un più ambizioso progetto di UBI in Finlandia.

Inoltre, il prossimo 5 giugno gli svizzeri voteranno una proposta che vedrebbe tutti i cittadini ricevere £1700 al mese, con un extra di £400 per ogni bambino.

E non poteva mancare la Silicon Valley. L’incubatore start-up con sede in California, Y Combinator, ha annunciato di voler finanziare la ricerca sulla fattibilità di UBI. Il suo presidente, Sam Altman, ha detto: “E’ impossibile avere realmente pari opportunità senza una qualche versione di reddito garantito”.

Il reddito di base a Londra. Cosa cambia?

Lo scorso aprile migliaia di persone si sono radunate nel centro di Londra per l’ultima manifestazione organizzata dall’alleanza anti-austerity dell’Assemblea del Popolo. Il grande slogan è stato “fine dell’austerity ora”, accompagnato da 4 parole chiave: salute, abitazioni, educazione e naturalmente, posti di lavoro.

Ma i rumors attorno ad UBI non sono finiti.

Un gruppo chiamato Assemblea Radicale, fondato nel maggio scorso, ha organizzato ciò che esso definisce il Blocco No Jobs: una sottosezione della marcia per i “sick of daily grind” letteralmente i malati di routine quotidiana, a favore di un mondo che ne possa essere privo e convinti che la tecnologia sia la risposta. Per costoro, il punto non dovrebbe essere quello di discutere di più, o meglio, il lavoro ma di chiedere un mondo con meno lavoro ma pagato per tutti e, la chiave fondamentale per far funzionare questa visione è un reddito di base.

L’idea va dritto al cuore della crisi che stanno vivendo i partiti della sinistra tradizionale in tutta Europa e oltre.

Per il partito laburista britannico il concetto di un reddito di base solleva una questione dolorosa: come puoi continuare ad indossare la veste del partito dei lavoratori quando il lavoro tradizionale sta scomparendo così velocemente?
Se le macchine sostituiranno molti dei posti di lavoro, abbiamo bisogno di distinguere il legame tra lavoro e salari.

I pareri sul diritto al reddito di base: favorevoli e contrari.

L’idea di UBI è circolata per anni, sostenuta da personaggi come Thomas Paine, Martin Luther King e Milton Friedman.

Anche i libri, come “Il Precariato: la nuova classe esplosiva” di Guy Standing (2011) e “Il Post-Capitalismo” di Paul Mason (2015) hanno affrontato lo stesso tema. Come Inventing the Future, pubblicato lo scorso anno, che ha già creato notevoli brusii nei circoli di sinistra. I suoi due autori, Alex Williams e Nick Srníček, e il loro lavoro, hanno costituito l’ispirazione chiave dietro al raduno che l’Assemblea Radicale ha organizzato per lo scorso Aprile. Il Blocco No Jobs infatti richiama gli slogan stampati in grassetto sulla copertina del libro:

  • richiesta di piena automatizzazione
  • richiesta di reddito base universale
  • esigere il futuro

Come spiega Srníček, l’idea di un reddito base è circolata per secoli, sostenuta da personaggi come il radicale Thomas Paine, Martin Luther King e il guru del libero mercato Milton Friedman. Negli Stati Uniti, l’amministrazione Nixon del 1970 aveva progetti per un modello di destra che fece diventare quasi legge. [Per approfondire: http://www.remappingdebate.org/article/guaranteed-income%E2%80%99s-moment-sun?page=0,2]

Reddito di base negli Stati Uniti

Nel frattempo, tra il 1968 e il 1978 , il governo degli Stati Uniti ha fatto una serie di esperimenti con un reddito di base in luoghi come New Jersey, Seattle, e Denver. E’ stato testato anche nella cittadina canadese di Dauphin, Manitoba. Anche se ci sono voluti anni perché i risultati della ricerca fossero pubblicati, essi hanno suggerito che c’era stato un calo di ricoveri ospedalieri, ed un aumento del numero di adolescenti che frequentavano la scuola.

Il diritto al credito e la questione del lavoro

Il grande tema che le idee di Williams e Srníček si trovano ad affrontare è quello dell’automazione e degli effetti di questa sul luogo di lavoro e nelle nostre vite.

Un terzo dei posti di lavoro retail nel Regno Unito si pensa scompariranno entro il 2025. Il Financial Times ha recentemente riportato una ricerca che prevede che 114.000 posti di lavoro nel settore legale britannico saranno automatizzati nei prossimi 20 anni. Oppure come nel settore dei trasporti: negli Stati Uniti si testano autocarri senza conducente. Tutto questo fa riflettere su quanto possano essere enormi i cambiamenti relativi al lavoro retribuito.

La tecnologia di cui stiamo parlando oggi è davvero impattante sulle aree che abbiamo pensato sarebbero sempre state appannaggio degli esseri umani:” le attività non di routine, cose come guidare una macchina, ma anche l’automazione dell’interazione sociale di base – come il lavoro dei call center, il lavoro di customer service e tutto questo genere di cose”, dice Srníček. “Diversi posti di lavoro stanno per acquisire dei ritmi molto più rapidi. Ciò significa che, anche se non porta alla disoccupazione di massa, l’automazione porta ad un cambiamento enorme nel mercato del lavoro, e la gente deve trovare nuovi posti di lavoro e nuove competenze “.

Quanto tempo pensa passerà prima che UBI diventi una parte credibile della politica tradizionale? “Beh, io credo che questo sia un progetto a lungo termine; non accadrà in una notte. “È necessario costruirlo nel tempo. Ed è anche necessario trovare nuove entrate per renderlo possibile. Quindi è necessario parlare di Panama Papers e paradisi fiscali, e come recuperare le entrate fiscali per permetterci qualcosa come UBI. Il punto fondamentale è che qualcosa di così ambizioso come un reddito di base che consente alle persone di fare scelte significative costerà, e l’unico modo per portare finanziamenti combacia con le nostre crescenti preoccupazioni circa l’evasione fiscale e, del resto, la disuguaglianza globale e dei mercati del lavoro sempre più fragili che siedono sotto di essa”.

Il punto chiave, continua Srníček è il contesto: mettere UBI accanto ad altri piani e proposte, in modo da rimpolpare l’idea di un mondo al di là del lavoro. “Una grande cosa sarebbe ridurre la settimana lavorativa,” dice. “La mia preferenza è di attuare un week-end di tre giorni. Abbiamo già alcuni casi, in occasione delle festività. Siamo già abituati. E a tutti fa star bene quando queste festività capitano. Questo potrebbe plausibilmente essere realizzato nei prossimi cinque anni.”

I favorevoli nel Regno Unito

L’unica parlamentare dei Verdi, Caroline Lucas, è una fan di Inventare il Futuro :”Amo il modo in cui si parla di un reddito di base come qualcosa di veramente trasformante”, dice . Recentemente ha presentato una mozione alla Camera dei Comuni su UBI .

Trentadue parlamentari hanno firmato: 23 provenienti dal Partito Nazionalista Scozzese, 6 dal Partito Laburista e 2 dal Partito Social Democratico e Laburista dell’Irlanda del Nord.

I Conservatori e i Liberal Democratici hanno brillato per la loro assenza. “Questa idea funziona su molti livelli”, dice . “E’ una politica molto pratica perché garantisce che le persone non cadano nelle crepe del sistema di welfare. Ma è anche un’ idea profondamente radicale, in termini di potenziale femminista e di ciò che facciamo in un mondo in cui sempre di più il lavoro sta per essere automatizzato. Esso stimolerebbe anche un senso di contributo alla comunità , come la pulizia delle spiagge, visitare un amico anziano che potrebbe essere solo, questo per fare qualche esempio. C’è un’intera libertà e liberazione che ci verrebbe data, e penso che tutto ciò ci metta davanti  profondi interrogativi sul fatto che noi esistiamo semplicemente per trascorrere un terzo della nostra vita a lavorare per qualcun altro”.

Foto e fonte: dal web

7 tesori da non perdere al Cimitero Monumentale di Milano

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Monica della Giustina scrive di Carla de Bernardi: “Carla è una fotografa prestata alla scrittura o molto più probabilmente scrittrice lo è sempre stata ma ha sempre preferito raccontare le sue storie attraverso le immagini. Ci sono interi romanzi dietro alle sue foto delle camere d’albergo scattate in giro per il mondo. Qualche anno fa è entrata per caso al Monumentale di Milano e si potrebbe dire che non ne è più uscita. Non perché sia rimasta tra i suoi “inquilini”, ma perché si è innamorata di questo luogo unico e speciale e lo ha “adottato”. Ha fondato Gli Amici del Monumentale per tutelare, conservare e valorizzarne gli aspetti artistici e storici. Ha scritto una Guida per visitarlo e poi si è appassionata alle storie dei defunti e degli artisti e le ha raccontate nel libro “Non ti scordar di me-Guida per curiosi e ficcanaso al Monumentale di Milano” Sempre con Mursia suo unico editore da sempre perché Carla… è una persona fedele!”

E noi chiediamo a Carla: perché hai scelto di scrivere un libro sul Cimitero di Milano?
Per me che ho scritto altri libri è stato naturale. Ho cominciato a prendere appunti mentre camminavo e a fare fotografie (anche molte di quelle erano appunti) poi mi sono accorta che valeva la pena di condividere questi tesori e così è nato il libro.

Ti sogni mai gli ospiti delle tombe che visiti?
Più che sognarle quando dormo, le sogno quando mi sono di fronte. Chiudo gli occhi e si animano…per esempio il corteo funebre di Giuditta Sommaruga, dieci donne che portano un feretro pregando, lo vedo staccarsi dal fondo in mosaico azzurro che altro non è che il cielo e vagare nella notte sopra i viali per tornare al loro posto all’alba, poco prima che il Monumentale apra. E così vedo angeli librarsi, uomini in abiti borghesi conversare, dame eleganti passeggiare chiacchierando, bambini tornare tra le braccia della mamma per un breve istante. Poi apro gli occhi e tutto è immobile, silenzioso, magnifico.

Cosa non si può assolutamente perdere nella visita al Cimitero Monumentale, che è poi un immenso Museo a cielo aperto?
Ci sono cento monumenti da non perdere, anzi 1.000 anzi più di 15.000 e 1.500 edicole (tempietti o cappelle) ma indico le più note che ovviamente sono anche tra le più belle e importanti:

#01. Edicola Campari e Edicola Bernocchi di Giannino Castiglioni

#02 Edicola Besenzanica e Monumento Isabella Casati di Enrico Butti

#03 Edicola Toscanini e Monumento Erminia Cairati Vogt di Leonardo Bistolfi

#04 Edicola Korner

Con il gruppo in bronzo in bilico tra arte antica e un’arte ancora da venire, di Adolfo Wildt.

#05 La Nike di Lucio Fontana

Una ceramica smaltata azzurra che non sfigurerebbe in nessun museo del mondo

#06 il Monumento Andrico di Enrico Pancera

Una Deposizione con meravigliosi volti dai tratti orientali

# 07 il monumento di Giovanni Vittadini e Amalia Beretta di Giovanni Giudici

“Il mio preferito in assoluto: lo struggente addio di una anziana, dolente moglie all’adorato marito sul letto di morte…strappa il cuore!”

Ci fermiamo a 7 in quanto potrete continuare voi questo elenco dopo aver visitato il Monumentale grazie alle passeggiate che Carla organizza al suo interno, raccontando di aspetti artistici, storie, aneddoti e curiosità sui defunti e sugli artisti, portando così il visitatore vicino alle loro anime.

15 cose che solo chi vive in una casa di RINGHIERA può capire

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Una delle cose che ho scoperto quando sono venuto a vivere a Milano è la casa di ringhiera.

Le case di ringhiera, o case a ballatoio sono una tipologia di edilizia popolare tipica del primo 900 che prevede la compresenza in ciascun piano dell’edificio di più unità abitative che condividono lo stesso balcone.

In pratica la porta di casa si trova su un lungo balcone comune che percorre tutto il piano.

Milano è piena di case così e chi ci vive ha imparato alcune cose.

casa di ringhiera15 cose che solo chi vive in una casa di ringhiera può capire

 

#1 Quando devi spiegare cos’è una casa di ringhiera a chi non l’ha mai vista dici che è uguale ai motel dei film americani ma invece di affacciarsi sull’autostrada si affaccia su una corte interna silenziosa e riposante.

#2 Nel tuo piano c’è sempre un’anziana signora un po’ matta che controlla tutto quello che fai.

#3 L’ultima casa della ringhiera è privilegiata perché non ti passa davanti nessuno.

#4 Tranne l’anziana signora di prima che viene a controllare che tutto sia in regola e ti ricorda di innaffiare le piante.

#5 Alcuni balconi sono scivolosi e con il parapetto così basso che i tuoi ospiti hanno paura di cadere giù.

#6 Quando cerchi il coinquilino del piano di sopra per risolvere il problema di un’infiltrazione d’acqua, lui è sempre un coinquilino fantasma che vive da qualche parte nel centro america.

#7 Se c’è una bella ragazza nello stabile non riuscirai mai a capire quale sia il suo appartamento, anche se vivessi lì per anni.

#8 In compenso se hai finito l’olio puoi sempre chiederlo in prestito alla signora anziana di prima.

#9 L’ascensore è sempre occupato.

#10 Essendo case di inizio 900 le mura sono molto spesse e isolano bene i rumori. Per questo quando qualcuno deve urlare lo fa sul balcone, rivolto al cortile interno. Così rimbomba.

#11 Non è vero che le case di ringhiera sono di basso profilo. Alcune sono piuttosto lussuose.

#12 Se sei appassionato di gossip sul vicinato ti basta fare amicizia con il portinaio.

#13 Quando c’è un problema i consiglieri arrivano rapidi come il giustiziere della notte.

#14 I parcheggi interni alla corte si tramandano di generazione in generazione come il daltonismo.

#15 Quando ti trasferisci un po’ ti manca. 

FRANCESCO BOZ

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10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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8 progetti VISIONARI per Milano: VOTA il migliore

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In questi mesi MilanoCittàStato.it ha raccontato le migliori proposte che ci possono cambiare la vita segnalate dal mondo.
Anche noi abbiamo cercato di contribuire al progresso delle idee, proponendo una serie di novità che vorremmo per il domani di Milano Città Stato. Ecco le nostre 8 proposte da scegliere.

#1. SCUOLA: video lezioni nelle università e nelle scuole per imparare dai grandi del mondo

scuola milano citta stato

 

#2. URBANISTICA: produrre energia pulita dalle strade

strade milano citta stato

 

#3. TEMPO LIBERO: restare in forma producendo energia

palestra

 

#4. LAVORO: coworking all’aperto per vivere meglio il lavoro

lavoro open air milano citta stato

 

#5. TRASPORTI: la circonvallazione sarà molto più veloce

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#6. MOBILITA’: strade a scorrimento veloce sotto la città, per muoversi meglio e per ridurre il traffico di superficie.

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#7. INQUINAMENTO: obiettivo: emissioni zero.

 

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#8. COLLEGAMENTI VELOCI: mai più code sull’A12

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QUALE PROGETTO VORRESTI DI PIU' CHE FOSSE REALIZZATO?

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6 cose che vi stupiranno sulla GALLERIA Vittorio Emanuele

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La Galleria di Milano dedicata a Vittorio Emanuele II e ai Milanesi è tra le opere che hanno segnato la storia d’Italia nel XIX secolo. Ci passiamo davanti tutti i giorni, molti sono gli aneddoti e le storie conosciuti, noi abbiamo tentato di stupirvi con queste 6.

galleria vittorio emanuele#1. Molto simile a quella di Napoli: chi ha copiato chi?

Prendete una foto di Milano nella mano sinistra e una di Napoli nella mano destra. Potreste confonderle. La Galleria di Milano come quella di Napoli si caratterizza per un ingresso ad arco trionfale, tipico retaggio di chi ha una storia romana di grande pregio e che vuole richiamare a gran voce.

Entrambe sono intitolate a un re: Vittorio Emanuele e Umberto. Nella genealogia dei Savoia sono stati prima padre e poi figlio l’uno dell’altro.

Entrambe hanno 4 donne molto ‘mondane’, nel senso che le donne rappresentate nelle lunette ai quattro bracci rappresentano i 4 continenti.

Entrambe ce l’hanno grande uguale, la cupola: è un ottagono di 36 metri che sorregge una mastodontica struttura di ferro e vetro, secondo la moda che andava a fine XIX secolo.

Entrambe quelle decorazioni apparentemente incomprensibili sono un omaggio alla Scienza, all’Industria, all’Agricoltura e all’Arte.

Sia a Milano che a Napoli il loro passaggio converge sulle piazze prestigiose: San Carlo e La Scala.

Sono ambedue un simbolo del Natale: sotto la cupola troneggia grande albero sul quale è regola appendere il proprio bigliettino dei desideri.

Ma se sono quasi uguali, chi ha copiato chi? Vinciamo noi: quella di Milano è stata inaugurata nel 1867, quella di Napoli è del 1890. 

#2. La galleria d’Italia

Appena sotto la cupola sono effigiati gli stemmi dei 100 comuni d’Italia ai tempi della costruzione – 1865-1877

#3. La galleria prima di tutti

 

Sul pavimento si trovano gli stemmi delle quattro capitali del Regno Italico: Milano, Torino, Firenze e Roma.

#4. Le palle non sono ‘palle’

Quelle del toro, da schiacciare. E’ un rito di turisti e milanesi. Si dice che questa tradizione sia nata perché il toro è simbolo di Torino e i Milanesi e Torinesi non sono sempre andati d’accordo. Si dice che porti fortuna, ma che effetto abbia di preciso è altrettanto misterioso.

C’è chi dice che si debbano compiere 3 giri il giorno di Natale,  col tacco e in senso antiorario.
C’è chi dice che basti un solo giro di tacco l’ultimo dell’anno (non importa la direzione).
Per qualcun altro sono tre i giri da fare il giorno del proprio compleanno. La tradizione più consolidata è di fare i tre giri una volta sola, in qualunque giorno dell’anno. Meglio se appena arrivati in città.

#5. Le città in una cupola

Che si entri da via Silvio Pellico o si passi dalla dirimpettaia Via Ugo Foscolo, noterete degli  affreschi con scene storiche. Ritraggono le città principali d’Italia nell’atto di seguire le direzioni dei quattro bracci della galleria per convergere su Milano. Io sono riuscito a identificare:  Venezia Crema, Mantova, Cremona, Firenze, Bergamo. Vi invito a scoprire quelle mancanti.

#6. Prima Milano, poi tutte le altre.

Quando Giuseppe Mengoni, l’architetto, la progettò, era sua intenzione creare un simbolo tangibile della unicità di Milano per l’Italia ed un simbolo di innovazione nel mondo, in anticipo persino su città come Londra, Parigi o Bruxelles.

Dopo di lei e come lei ne costruirono altre. In Italia  la Galleria Giuseppe Mazzini a Genova, la Galleria Principe di Napoli a Napoli, la Galleria San Federico e
la Galleria Subalpina a Torino. 

 

A Boston quando piove sulle strade fioriscono le poesie

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Addio giorni di pioggia pieni di malinconia: negli Stati Uniti, una vernice simpatica che si attiva con l’acqua fa fiorire i grigi lastricati di cemento delle strade e li trasforma in poemi d’amore.

Accade a Boston, dove i marciapiedi sono ricoperti di poesie segrete che si svelano solo quando bagnati dalla pioggia.

hidden-poetry-on-bostons-sidewalks-is-revealed-only-when-it-rains_6-768x1024Viene chiama “Raining Poetry”, cioè poesia della pioggia, ed è il felice esito di una collaborazione tra il pubblico, in questo caso rappresentato dal Municipio, e il privato, la Non profit mass poetry, che ha letteralmente invaso le strade della città.

Le poesie sono scritte con una vernice biodegradabile che rende leggibile ogni poesia dalle sei alle otto settimane.

lead_largeIn questo modo, la città di E. Cummings e Sylvia Plath svela l’intero suo patrimonio culturale on the road rendendolo fruibile a tutti e sorprendendo il passante ad ogni angolo.

14-e1463680524510Un’idea che ci piacerebbe vedere anche a Milano, magari senza dove aver aspettare il prossimo Festival Internazionale di Poesia.

Per saperne di più, guarda il video.

4 PR di Milano insopportabili

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Il PR è una figura mitologica mezzo uomo e mezzo luogo comune.

L’acronimo significa pubbliche relazione e la definizione riassume in modo didascalico come questo individuo occupa il 90% della sua giornata.

Il PR non è buono o cattivo, come ha egregiamente spiegato Wittgenstein queste categorie assolute dell’etica sono prive di significato se non vengono messe in relazione con qualcosa.

Per questo oggi descriveremo alcuni tipi di PR di Milano cercando di capire perché sono insopportabili.

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#1 Il PR della discoteca.

Nella sua manifestazione più classica il PR si occupa di riempire i tavoli della discoteca. E poi di riempire chi riempie il tavolo di bottiglie. È insopportabile perché conquista la fiducia di chi detiene il potere decisionale nella tua compagnia di amici e ti obbliga collateralmente a partecipare a serate che detesti. La sua nemesi è il divano di casa.

 

#2 Il digital PR.

Il digital PR si muove nell’ombra del suo laptop e promuove strategie per far conoscere qualcosa attraverso internet. È insopportabile perché prima di lui internet era una piazza dove camminare in totale tranquillità. Oggi è una piazza il giorno di mercato. La sua nemesi è il ragazzino di 10 anni che senza aver studiato marketing digitale riesce a ottenere risultati migliori dei suoi.

 

#3 Il PR donna.

Il PR di solito è uomo, ma la tanto sospirata parità ha creato una nuova categoria di promotori donna. Le mansioni del PR donna restano immutate ma lei si può avvalere di armi di distruzione di massa che l’uomo non possiede. Per dipanare ogni dubbio stiamo parlando del broncino: “dai vieni nel mio locale, altrimenti ci resto male”. La sua nemesi è la fidanzata del maschio che cerca di intortare.

 

#4 Il PR di se stesso.

Non può mancare in questa breve rassegna il PR di se stesso. Una versione post moderna dei proletari che possedevano solo i figli, lui non ha nemmeno quelli quindi si dedica esclusivamente a sé. Se lo fa bene riuscirà ad arrivare a quel momento della carriera lavorativa in cui il suo capo si accorge di aver assunto un giovane il cui unico talento è vendersi. La sua nemesi è la vita.

 

A scuola di abbracci: quando l’educazione vale più di 1000 parole – VIDEO

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Una delle leggi sacrosante che sentiamo spesso urlare dalle mamme milanesi ai loro bambini è: “Non alzare le mani, non dare i calci“. La prima regole delle educatrici di una scuola orientale è: “Congiungi le mani al petto in segno di saluto, guarda negli occhi e abbraccia il tuo vicino“.

Nella forma mentis tipica della cultura d’Oriente ci sono l’accettazione e l’uso esclusivo del senso positivo delle parole. Usare parole definite, nette, chiare, dicono, consente all’universo di ascoltarci ed esaudire le richieste che quelle parole compongono.

Secondo la psicologia, hanno ragione loro:  si dice infatti che ogi volta che impartiamo un ordine inserendo la parola “non”, sortisca l’effetto contrario, visto che il cervello trasforma tutto in positivo.

“Comincia la tua mattinata abbracciando ed accogliendo il tuo vicino” questo è il messaggio che si trasmette in queste scuole che potrebbe ispirare anche le nostre.

 


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