Al momento l’Italia è l’unico Paese al mondo con due camere che hanno identiche funzioni ma che vengono elette con sistemi elettorali radicalmente diversi. Alla Camera si voterebbe con un sistema a doppio turno con premio di maggioranza, al Senato con un sistema proporzionale puro.
Questa difformità impedisce di andare a elezioni immediate dopo la crisi del Governo: votare con due sistemi così diversi significa trovarsi quasi certamente con una maggioranza per la Camera, di un singolo partito, e una al Senato, dove sarebbe necessaria la formazione di una coalizione tra più partiti. A questo si aggiunge il fatto che sul sistema elettorale della Camera pende il giudizio della Corte Costituzionale che si pronuncerà il 24 gennaio per accoglierlo, modificarlo o bocciarlo. Il Presidente della Repubblica ha dato incarico a un nuovo governo che ha come scopo principale l’armonizzazione dei due sistemi elettorali.
Le forze politiche stanno valutando il sistema elettorale sulla base delle esigenze contrapposte della governabilità e della democraticità, e sulla base dei propri interessi.
Il sistema elettorale è determinante per stabilire la rappresentanza in Parlamento. Proviamo a capire quale potrebbe essere la soluzione che potrebbe favorire la realizzazione di un’autonomia a Milano, consentendole di diventare una città stato.
Proviamo a capire quale potrebbe essere la soluzione che potrebbe favorire la realizzazione di un’autonomia a Milano, consentendole di diventare una città stato.
Come Milano può diventare una città stato con le norme vigenti
Il percorso per diventare una città stato lo abbiamo descritto in questo articolo: Cosa deve fare Milano per diventare una città stato.
La Costituzione consente a un’area di almeno un milione di abitanti di diventare una regione (art.132) e, una volta ottenuto questo status, le consente di richiedere forme di autonomia maggiore, simili a quella delle regioni a statuto speciale (art.117). In più si potrebbe ipotizzare anche un’iniziativa dal basso, nata come movimento popolare, che possa spingere il Parlamento ad introdurre una legge specifica per il territorio di Milano, come ad esempio avvenuto a Londra nel 2001 o a Parigi nel 2009.
Premesso che in tutti questi casi il punto di partenza è che vi sia una diffusa volontà dei milanesi di ottenere una maggiore autonomia dal Governo e dalla Regione, vediamo come questa volontà potrebbe avere un impatto maggiore sul Parlamento sulla base del sistema elettorale nazionale adottato.
La scelta maggioritaria: l’Italicum
L’Italicum è entrato in vigore il primo luglio 2016. E’ stato introdotto solo per l’elezione della Camera dei deputati, in previsione dell’approvazione della riforma costituzionale che con la vittoria dei SI al referendum del 4 dicembre avrebbe abolito il Senato eletto con suffragio universale.
Fine dichiarato di questo sistema elettorale è quello di garantire una stabile governabilità al Paese, al prezzo della rappresentatività democratica. Per capire se questo prezzo è eccessivo e incostituzionale è intervenuta la Corte Costituzionale che si pronuncerà il 24 gennaio.
Si tratta di un sistema proporzionale derivato da quello spagnolo ma con la differenza di calcolare i seggi su base nazionale e non locale. La soglia di sbarramento è al 3%: potranno accedere al Parlamento solo i partiti che su base nazionale avranno superato tale soglia, con eccezione per alcune regioni a statuto speciale, Val D’Aosta e Trentino Alto Adige che mantengono collegi uninominali, potendo in questo modo eleggere rappresentanti più collegati con gli interessi del territorio e delle minoranze linguistiche.
Una caratteristica particolare dell’Italicum è quello di prevedere sia il premio di maggioranza che il doppio turno, consentendo così il massimo potere al partito di maggioranza relativa.
Il premio di maggioranza del 15% scatta se un partito o una colazione ottiene oltre il 40% dei voti. In questo caso un partito che dovesse raggiungere il 40% avrebbe il 55% dei seggi in Parlamento. Nel caso in cui nessun partito o coalizione raggiungesse tale soglia, si andrebbe al secondo turno tra i due partiti o coalizioni più votati per assegnare il premio di maggioranza. Il partito o coalizione che vincesse il secondo turno otterrebbe il 53% dei seggi indipendentemente da quanto ottenuto al primo turno. In tal modo, qualsiasi risultato si otterrà al primo turno, un partito (o coalizione) potrà governare.
L’ITALICUM E’ un sistema proporzionale derivato da quello spagnolo ma con la differenza di calcolare i seggi su base nazionale e non locale.
La scelta proporzionale pura: il Consultellum
Il Consultellum è entrato in vigore dal gennaio 2014 dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il precedente sistema elettorale maggioritario (il cosiddetto “Procellum” o “Procellum” come lo definivano i suoi detrattori) con cui è stato eletto l’attuale Parlamento. Una caratteristica distintiva è che, caso unico al mondo, si tratta di un sistema che non è stato scelto dal Parlamento ma dalla Corte Costituzionale, da qui il soprannome di “Consultellum” (dalla Consulta). E’ un sistema proporzionale puro a un solo turno, con soglie di sbarramento al 2% per le coalizioni e al 4% per i singoli partiti. Non prevede nessun premio di maggioranza.
La migliore scelta per Milano Città Stato
A questo punto le tre ipotesi più probabili per le prossime elezioni sono:
#1 Italicum per la Camera e Consultellum per il Senato, se le forze politiche non si dovessero mettere d’accordo e la Consulta dovesse promuovere l’Italicum;
#2 Italicum per entrambe le Camere, con accordo tra le forza politiche e nulla osta della Corte Costituzionale;
#3 Consultellum per entrambe le Camere, con accordo tra le forze politiche e/o bocciatura dell’Italicum da parte della Corte Costituzionale.
Quale di questi tre casi sarebbe preferibile per Milano Città Stato?
Per chi ha letto con attenzione questo articolo la risposta è implicita nell’eccezione prevista dall’Italicum: tale sistema elettorale non si applica in Trentino e Valle d’Aosta proprio per non penalizzare la rappresentanza di forze autonomiste che verrebbero decimate dall’applicazione dell’Italicum anche sul loro territorio. L’Italicum sfavorirebbe movimenti forti a livello locale ma deboli su scala nazionale: in questo caso un partito ad hoc o uno che portasse avanti l’istanza di Milano Città Stato avrebbe poche possibilità di successo, perchè i suoi risultati sarebbero annacquati su scala nazionale.
CON L’ITALICUM un partito ad hoc o uno che portasse avanti l’istanza di Milano Città Stato avrebbe poche possibilità di successo
Quindi la soluzione ottimale per portare in Parlamento l’istanza dell’autonomia di Milano città stato sarebbe quello di un sistema calcolato su base locale e non su base nazionale, con basse soglie di accesso. Quindi meglio il Consultellum, ma ancora meglio il sistema elettorale vigente in Spagna che si è preso a riferimento con l’Italicum, che ha però modificato la sua ragione ispiratrice della rappresentanza locale. Questo se si scegliesse un sistema proporzionale: se invece si tornasse al Mattarellum o a sistemi maggioritari uninominali, con collegi “all’inglese” per intenderci, il legame con il territorio sarebbe ancora maggiore e quindi sarebbe ancora meglio per favorire richieste di maggiore autonomia come quella per Milano città stato.
se invece si tornasse al Mattarellum o a sistemi maggioritari uninominali, con collegi “all’inglese”, il legame con il territorio sarebbe ancora maggiore e quindi sarebbe ancora meglio per favorire richieste di maggiore autonomia LOCALE.
Detto questo, il passo decisivo per l’autonomia di Milano sarà una volontà diffusa a livello popolare e dei politici locali. Se ci sarà questa, sarà difficile per qualunque governo non tenere conto dell’area metropolitana che produce quasi il 30% del gettito fiscale nazionale e che ha tutti i diritti, anche costituzionali, di pretendere un’autonomia simile alle più importanti città d’Europa.