Nell’attesa che il ponte di Sant’Ambrogio curi le ferite del referendum, dedichiamo ancora qualche minuto all’analisi dei risultati. Ogni membro della redazione ha identificato un motivo per cui il voto di domenica potrebbe rivelarsi utile per rendere Milano una città stato.
Perché il voto del referendum può portare a Milano Città Stato
#1 Perché restano comunque invariati l’articolo 132 della Costituzione, che consente “la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti”, e l’articolo 116, che consente “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” ad altre regioni, per intraprendere subito un percorso di autonomia.
#2 Perché sono rimasti intatti i poteri a diventare una città stato (o città regione).
#3 Perché tutti dicono di voler cambiare ma alla fine in Italia resta tutto com’è. Ma Milano non può permettersi questo immobilismo: può diventare il laboratorio dove sperimentare nuove leggi e innovazioni politiche prima di estenderle al resto del Paese, come è il caso, ad esempio, del distretto federale di San Pietroburgo in Russia.
#4 Perché Milano ha votato in modo diverso dal resto del Paese, dimostrando che le esigenze e le caratteristiche di chi abita a Milano sono diverse da quelle delle altre parti d’Italia. Per questo occorre che Milano possa avere sue leggi e una sua autonomia, esattamente come succede alle più importanti città d’Europa, tipo Londra, Madrid, Parigi, San Pietroburgo, Amburgo, Vienna o Berlino.
#5 Perché Milano ha votato come gli italiani all’estero, segno che è una città internazionale, a contatto con il resto del mondo, che non si può permettere di procedere con la stessa lentezza del sistema italiano.
#6 Perché in un’Italia sempre più divisa in fazioni, il progetto di dare autonomia a Milano può costituire un momento di unione costruttiva tra tutti i cittadini, che mettano il bene di tutta la comunità al di sopra degli interessi di parte.
#7 Perché Milano ha dimostrato una grande volontà di cambiamento che il prossimo governo, qualunque esso sia, non potrà ignorare.
#8 Perché il fatto di sentirsi ostacolati dal resto degli italiani, può portare ai milanesi una nuova consapevolezza. Quella di capire di essere diversi e di voler prendere nelle mani il proprio destino, senza doversi sottomettere alla volontà di persone che hanno esigenze ed interessi diversi se non opposti ai nostri.
#9 Perché i risultati del referendum hanno mostrato una volontà diffusa di tutelare le autonomie del territorio. Potrebbe spingere questo ad un cambio di rotta del governo romano verso l’autonomia di Regioni e Comuni rispetto a insistere su un centralismo antistorico che è stato sonoramente bocciato.
#10 Perché il risultato del referendum, infine, ha mostrato che più che un leader serve un progetto. Come quello di una città stato capace di essere laboratorio, portare innovazione, generare economia, offrire servizi, essere solidale e generosa, espressione di una memoria storica e culturale di un popolo abituato ai cambiamenti, in grado di valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale, che non ha bisogno di farsi finanziare nei suoi obiettivi di crescita, capace di sostenere persone idee e progetti, autorevole nel dialogo con l’Europa che lavora (all’occasione anche quella finanziaria) senza farsi sottomettere, espressione di stabilità e democrazia, dove tutti partecipano alla gestione del bene comune perché parte di un circolo virtuoso che porta benefici a tutti.